28 gennaio 2014
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DOSSIER
LA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI: LE PROVINCE
La legge elettorale provinciale che stiamo discutendo oggi non la riforma, appena la
porta dentrata del pi ampio riassetto complessivo dellarchitettura istituzionale
regionale.
In questa sede stiamo appena decidendo se siamo in grado di riformare il nostro sistema
territoriale con le nostre forze, prima che lo faccia qualcun altro al posto nostro, o se
invece tutto debba rimanere cos com.
Dobbiamo decidere se ci muoviamo o se restiamo fermi.
C chi ha stigmatizzato il fatto che il primo passo delle riforme istituzionali sia coinciso
con la proposta di modifica della legge elettorale provinciale, che si sia iniziato dalla
coda, invece di aspettare che il governo approvasse la riforma costituzionale e abolisse
le Province.
A questa obiezione rispondiamo che se vogliamo rispettare il voto degli elettori e
facciamo andare a scadenza le attuali Province (come chiede chi ha parlato di inizio dalla
coda), allora necessariamente dobbiamo intervenire prima della prossima elezione
provinciale che coinvolge Pordenone. Altrimenti, visto che le scadenze elettorali delle 4
Province non sono allineate, ci troveremmo nella situazione di non iniziare mai,
sarebbe un gatto che si morde la coda!
Quindi se crediamo nella riforma complessiva, allora dobbiamo necessariamente
modificare prima di tutto la legge elettorale provinciale.
La strada del commissariamento, che sarebbe decisamente la pi semplice, purtroppo
non praticabile perch anticostituzionale, come ha dimostrato il precedente della
Sardegna, regione che si mossa per prima in materia, e quindi verrebbe
immediatamente cassata. Al contrario, lelezione di secondo grado, che appare pi
complessa, viene considerata da una larga parte dei giuristi e costituzionalisti italiani
assolutamente corretta e percorribile a Costituzione vigente.
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Un altro punto di contestazione riguarda lesiguit dei risparmi che si avrebbero con
leliminazione delle Province o addirittura un aumento dei costi dovuti alla mobilit del
personale.
Su questo va fatta una premessa. Non abbiamo messo mano alla riforma degli enti locali
e al superamento delle Province perch questo avrebbe risolto con un colpo di bacchetta
magica i problemi economici del Paese.
Naturalmente non dispiace a nessuno riuscire anche a eliminare i costi di
mantenimento delle strutture provinciali, le indennit di presidenti, assessori e
consiglieri, le spese del personale politico, quelle di rappresentanza, le auto blu, le
spese elettorali da tirare fuori ogni 4 anni, ecc., ossia risparmiare, a essere cauti, 26
milioni di euro allanno, che nel medio periodo (10 anni) raggiungono un tesoretto di
260 milioni di spese vive!
Non labbiamo fatto neanche per il ben pi consistente, ma difficilmente quantificabile,
risparmio che deriver dalle economie di scala, dallimpiego del personale provinciale
negli altri enti locali di qui a dieci anni, dalla soppressione di enti legati alle
Province (es. lUPI) o dalla giungla delle tante societ partecipate o controllate
dalle Province (e relativi consigli di amministrazione, ecc.).
A titolo desempio, segnaliamo il costo dellassociazione UPI FVG (Unione Province
Italiane FVG), che potremmo definire quasi un sindacato delle province.
LUPI composta da: Presidente, Vice presidente, 8 membri dellUfficio di Presidenza, 24
membri del Consiglio Direttivo, un centinaio di membri dellAssemblea regionale, un
Organo di revisione economico-finanziario, tre Commissioni da 7 membri ciascuna, un
Direttore, una segreteria amministrativa, un ufficio di coordinamento, un ufficio di
consulenza finanziaria e un ufficio stampa.
Dai dati del bilancio consuntivo per il 2010 la spesa complessiva dellUPI risulta pari a
755.000 euro. Cos suddivisa:
1) per gli organi dellUPI: gettoni, indennit, spese per assemblee e riunioni, spese di
rappresentanza e simili 42.800,00 euro;
2) Per i dirigenti ed il personale dipendente, addetto stampa ecc. 353.000,00 euro;
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3) Per le spese di funzionamento 71.700,00 euro di cui 20.300,00 per cancelleria, linee
telefoniche, abbonamenti riviste e quotidiani e simili e 23.100,00 euro per affitto della
sede di Udine, bollette e pulizie;
4) Per la pubblicit delle proprie attivit (piano di comunicazione) 49.000,00 euro;
5) Acquisto di titoli a breve termine 209.000,00 euro.
La motivazione principale che ci ha spinto a voler eliminare un intero livello di potere,
quello provinciale, la volont di semplificare, di ridurre gli ostacoli (formalit nelle
pratiche, timbri, pareri, autorizzazioni, pedaggi vari, blocchi di potere) che ogni livello
amministrativo pone necessariamente alliter di realizzazione di un qualsiasi progetto.
I VERI COSTI DELLA POLITICA NON SONO I GETTONI DI PRESENZA O LE
INDENNIT MA LA FRAMMENTAZIONE, LA SOVRAPPPOSIZIONE DEI RUOLI, LO
SCARICA BARILE DELLE RESPONSABILIT PER CUI NESSUNO HA COLPA DI
QUEL CHE NON VA
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Vogliamo questa riforma perch lattuale sistema istituzionale e amministrativo della
Regione FVG, come quello di tutte le altre regioni dItalia, non rappresenta un fattore di
sviluppo, anzi. Cos com un ostacolo sia per le imprese che per i cittadini. Per
questo per noi una priorit assoluta quella di semplificare il rapporto tra la Regione e gli
EELL e tale semplificazione passa anche attraverso labolizione delle Province.
Le criticit di fondo alla base del funzionamento del sistema istituzionale italiano nella
sua attuale articolazione territoriale sono
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:
- Confusione delle competenze legislative
- Sovrapposizione dei livelli amministrativi
- Inadeguatezza dei piccoli comuni
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La costruzione degli enti di area vasta con organi di secondo livello non risponde affatto a un puro obiettivo di
contenimento dei costi della politica. Mira piuttosto alla riduzione di un eccesso di rappresentanza diretta, per
ridurre la compresenza su uno stesso territorio di troppe classi politiche diverse, necessariamente tutte alla
ricerca di un proprio spazio anche a costo di moltiplicare i livelli di decisione relativi a attivit sostanzialmente
analoghe, e comunque rispondenti alle medesime esigenze dei cittadini. In questo senso, la vera limitazione dei
costi legata non tanto al minor onere per gli amministratori, ma alla riduzione delle fasi di concertazione tra i
diversi livelli di governo e dalla eliminazione delle sovrapposizioni fra amministrazioni diverse, spesso
portatrici di indirizzi politici differenti, e incidenti tutte su un medesimo, sostanzialmente limitato, ambito
territoriale. FRANCO PIZZETTI, La riforma Delrio tra superabili problemi di costituzionalit e concreti obbiettivi
di modernizzazione e flessibilizzazione del sistema degli enti territoriali, Astrid, 2013.
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Considerazioni tratte da La semplificazione dellarchitettura istituzionale, a cura di V. Cerulli Irelli, F. Pizzetti, L.
Vandelli, A. Vigneri, Astrid, 2013.
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- Proliferazione di livelli intermedi tra comuni e regioni
- Incertezze sul ruolo e sulla conformazione del livello provinciale
- Mancato riordino dellamministrazione periferica dello Stato
- Costi eccessivi nel funzionamento del sistema locale, in particolare per le spese
delle classi politiche e per le societ pubbliche e miste di dubbia utilit.
A tutte queste criticit bisogna porre rimedio, ripensando in termini innovativi al modello
di governo locale, non pi come sovrapposizione di una pluralit di livelli espressivi di
altrettante distinte classi politiche (magari di segno opposto e quindi conflittuali), con
una frammentazione e moltiplicazione di competenze e procedimenti, anche nellambito
delle medesime materie, ma come un sistema organico, con una governance coesa.
Insomma, siamo arrivati al punto in cui per sopravvivere dobbiamo cambiare,
riformando innanzitutto larchitettura istituzionale, obsoleta, pesante e inefficiente del
Paese e dei territori.
Gi dal 2007 nellUnione europea (Agenda Territoriale dellUnione) andata
prefigurandosi una nuova visione, quella di unEuropa delle variet, la variet e centralit
del territorio come segno distintivo del nostro continente. Ne disceso limperativo di
ridefinire i sistemi territoriali, una nuova idea di territorio, dove i livelli ambientale,
economico, sociale e culturale coincidano e trovino la giusta dimensione, in termini di
estensione, adeguatezza, efficienza economica, coesione sociale, inclusione e flessibilit
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Questo significa necessariamente un processo di ridefinizione dei confini (le dinamiche
di sviluppo territoriale, infatti, coincidono sempre meno con le attuali delimitazioni
amministrative), una loro evoluzione che pur tuttavia contempli rappresentazioni
condivisibili, sintetiche e progettuali, capaci di interpretare limmagine strategica del
territorio.
Naturalmente una suddivisione in ambiti territoriali nuovi rimette in gioco il problema
delle identit. Anche la formazione dellidentit locale, e quindi territoriale, ha una sua
dinamica, e non pu essere fissata una volta per tutte. Lidentit non una cosa statica
ma un processo che muta col variare dellambiente e delle esigenze della societ.
Tuttavia la scelta di mettere alla base del riordino istituzionale le municipalit, ossia i
Comuni, prevedendo la loro aggregazione istituzionale e funzionale, va esattamente
nella direzione della condivisione del progetto da parte delle comunit locali.
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I prossimi paragrafi sono tratti dalla Relazione di accompagnamento al Disegno di Legge Costituzionale
presentato questanno dalla Societ Geografica Italiana.
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Viene rispettata lesigenza di territorializzare, unendo in una visione unitaria la
dimensione economica, le esigenze di inclusione sociale, i caratteri patrimoniali e
ambientali, evitando la sovrapposizione di competenze. Si tratta cio di utilizzare il pi
estesamente possibile il medesimo ritaglio territoriale per lesercizio del maggior
numero possibile di funzioni, eliminando (accorpando o scomponendo) gli ambiti
di esercizio funzionale non coincidenti.
Per questi motivi una riforma provinciale (o regionale) non scindibile da quella che
coinvolge il fitto reticolo comunale. Una realt amministrativa che deve essere vicina al
cittadino, ma al tempo stesso deve assicurare i servizi territoriali necessari, evitare la
frammentazione e il campanilismo, incidendo significativamente sulla moltiplicazione
delle competenze, distribuite attualmente a circa 16.000 enti su base nazionale.
noto, infatti, che lattuale maglia amministrativa sia resa particolarmente complessa
dalla presenza di una molteplicit di enti che si collocano a una scala intermedia tra
il Comune, la Provincia e la Regione: aziende sanitarie, ospedaliere e territoriali,
istituzioni scolastiche, aziende (o altri soggetti) di erogazione di servizi pubblici (acqua,
energia, trasporti), ma anche Comunit montane e ATO (Ambiti Territoriali Ottimali), ecc.
La proliferazione di enti territoriali intermedi e a geometria variabile ha ulteriormente
appesantito liperterritorializzazione della maglia amministrativa, aggravando le
disfunzioni della Pubblica Amministrazione e, soprattutto, rendendo assai ardua alla
cittadinanza unadeguata fruizione dei servizi.
A questo riguardo occorre un ripensamento anche della gestione delle partecipate
regionali e provinciali. La dismissione e il riordino delle societ partecipate, oltre a
rappresentare un significativo risparmio in termini di spesa, toglierebbe dal campo una
delle principali condizioni che frenano la piena attuazione delle riforme politiche
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Insomma, si tratta di iniziare un percorso lungo e complesso che ridisegna gli equilibri
dellintera architettura istituzionale regionale.
Nellaffrontare il dibattito sulla legge provinciale dobbiamo gi avere in testa la
Regione che vogliamo o di cui avremo bisogno fra 10-15 anni. questo lorizzonte
allinterno del quale come Assessorato e come Giunta regionale vogliamo collocare la
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A fronte di un processo di snellimento della PA avviato negli ultimi anni che ha portato a una contrazione
delle istituzioni pubbliche (-21,8%) e della stessa occupazione (-11,5%), non ci sono stati significativi benefici sul
versante della spesa pubblica che invece da parte sua ha continuato nella sua crescita inarrestabile. Una
delle cause di questa situazione paradossale da ricercarsi nella mancata dismissione e riordino delle societ
partecipate (Relazione della Societ Geografica Italiana, 2014).
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riforma degli Enti Locali e la riduzione da tre a due livelli dellarticolazione
istituzionale regionale. Ed su questo terreno che vorremmo portare la discussione e il
confronto pubblico con gli altri soggetti coinvolti, senza impantanarci in diatribe di poco
conto sulle poltrone che non ci saranno pi, sulle convenienze di questa o quella
specifica formazione politica o addirittura sugli sviluppi di carriera del singolo presidente
o consigliere provinciale.
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1. COSTITUZIONALIT DELLA NORMA SULLELEZIONE DI SECONDO LIVELLO
DELLE PROVINCE
A seguito della presentazione del DDL n. 1542 (c.d. Delrio) e n. 1543 (legge
costituzionale per leliminazione Province), a livello nazionale sono stati sollevati da pi
parti dubbi sulla costituzionalit dellintroduzione con legge ordinaria dellelezione
di secondo grado delle Province. In particolare ha destato scalpore lAppello del 13
ottobre 2013 a firma del prof. Gian Candido De Martin e numerosi altri professori
universitari intitolato Per una riforma razionale del sistema delle autonomie locali, che
contestava la legittimit e costituzionalit dei due provvedimenti governativi.
Poich analoghi dubbi di costituzionalit sono anche alla base dei possibili ricorsi
che alcuni Presidenti di Provincia della nostra Regione hanno minacciato di
presentare contro il DDLR n. 29, si riporta una selezione di pareri di autorevoli
costituzionalisti e giuristi che sciolgono con assoluta convinzione tali dubbi (gli
argomenti tecnici relativi a ipotizzati vizi di costituzionalit del ddl n. 1542 appaiono
deboli e sostanzialmente infondati) e vanno oltre, notando come sia difficile sottrarsi
alla spiacevole sensazione che il vero obiettivo dellAppello sia stato e sia essenzialmente
la salvaguardia delle province esistenti e dei loro organi elettivi di primo grado. Dunque
un Appello per limmobilismo del sistema di governo locale e il mantenimento il
pi ampio possibile della classe politica provinciale. Obiettivi non facilissimi da
sostenere nella realt odierna del Paese, e che suscitano inevitabile irritazione
soprattutto in considerazione del ruolo essenziale che gli enti di area vasta, riorganizzati
in forma moderna, possono svolgere per il rilancio del Paese
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Quello che non si pu fare privare le province di ogni funzione, cos come non
sarebbe legittimo istituire citt metropolitane senza funzioni, o prevedere, senza
adeguata e forte motivazione, la riallocazione in capo allo Stato di funzioni delle Province,
e quindi gi assegnate al circuito degli enti territoriali. Illegittimo anche usare lo
strumento del decreto (e non la legge) per procedere al riordino delle Province, o
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Prof. Francesco Pizzetti, Pareri in merito ai dubbi di costituzionalit del DDL n. 1542, 29 ottobre 2013. I pareri
sullAppello sono stati espressi dai professori: Augusto Barbera dellUniversit di Bologna, Ernesto Bettinelli
dellUniversit di Pavia, Roberto Bin dellUniversit di Ferrara, Marco Cammelli dellUniversit di Bologna, Paolo
Caretti dellUniversit di Firenze, Stefano Ceccanti della Sapienza di Roma, Giampiero Di Plinio dellUniversit di
Pescara, Carlo Fusaro dellUniversit di Firenze, Vincenzo Lippolis dellUniversit degli Studi Internazionali di
Roma, Massimo Luciani della Sapienza, Andrea Morrone dellUniversit di Bologna, Cesare Pinelli della Sapienza,
Annamaria Poggi dellUniversit di Torino, Lorenza Violini dellUniversit di Milano. Tutti gli interpellati, salvo il
prof. Bettinelli, hanno ritenute infondate, o comunque molto discutibili, le tesi contenute nellappello.
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eliminarle con legge ordinaria (sentenza n. 220 del 2013 della Corte Costituzionale).
Questi i veri limiti costituzionali.
PARERI FAVOREVOLI ALLE ELEZIONI DI SECONDO GRADO DELLE PROVINCE:
Barbera Bassanini - Bin Cammelli Caravita Caretti Ceccanti - De Minico - Di
Plinio Fabrizi Fusaro Grosso - Lippolis Napoli Pinelli Pizzetti Prisco Renna
Vandelli Violini
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Qualifiche:
BARBERA AUGUSTO Ordinario di Diritto Costituzionale allUniversit di Bologna
BASSANINI FRANCO Ordinario di Diritto Regionale e Costituzionale allUniversit La Sapienza di Roma, ha
insegnato anche allUniversit Statale a Milano, Trento, Sassari e Firenze
BIN ROBERTO Ordinario di Diritto Costituzionale dellUniversit di Ferrara
CAMMELLI MARCO Ordinario di Diritto Amministrativo alla Facolt di Giurisprudenza dellUniversit di Bologna
CARAVITA DI TORITTO BENIAMINO Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico all Universit La Sapienza di Roma
e Docente di Diritto Costituzionale alla LUISS di Roma
CARETTI PAOLO Ordinario di Diritto Costituzionale allUniversit di Firenze
CECCANTI STEFANO Ordinario di Diritto Pubblico Comparato alla Facolt di Scienze Politiche dellUniversit La
Sapienza di Roma
CERULLI IRELLI VINCENZO Ordinario di Diritto Amministrativo presso l Universit La Sapienza di Roma
DE MINICO GIOVANNA Professore di Diritto Costituzionale alla Facolt di Giurisprudenza dellUniversit di
Napoli
DI FALCO MARCO Ricercatore di Istituzioni di Diritto Pubblico allUniversit Tor Vergata di Roma
DI PLINIO GIAMPIERO Ordinario di Istituzioni di Diritto Pubblico allUniversit di Chieti Pescara
FABRIZZI FEDERICA Ricercatore di Istituzioni di Diritto Pubblico presso la Facolt di Giurisprudenza
dellUniversit Telematica Internazionale Uninettuno
GROSSO ENRICO Ordinario di Diritto Costituzionale alla Facolt di Giurisprudenza dellUniversit di Torino
LA LOGGIA ENRICO Docente di Contabilit di Stato alla Facolt di Giurisprudenza di Palermo e gi Ministro per
gli Affari Regionali del Governo Berlusconi
LIPPOLIS VINCENZO Ordinario di Diritto Costituzionale Italiano e Comparato allUniversit degli Studi
Internazionali di Roma
NAPOLI CRISTINA Assegnista di ricerca in Diritto Costituzionale alla Scuola Superiore S. Anna di Pisa
PAJNO SIMONE Professore Associato di Diritto Costituzionale allUniversit di Sassari.
PATRONI GRIFFI FILIPPO gi Presidente di Sezione presso il Consiglio di Stato e Ministro, oggi Sottosegretario
nel Governo Letta
PINELLI CESARE Ordinario Diritto Regionale presso lUniversit La Sapienza di Roma
PIZZETTI FRANCO Ordinario di Diritto Costituzionale alla Facolt di Giurisprudenza dellUniversit di Torino e
docente di Diritto Costituzionale alla LUISS di Roma
PRISCO SALVATORE Professore di Istituzioni di Diritto Pubblico presso lUniversit di Napoli
RENNA MAURO Ordinario di Diritto Amministrativo e Regionale presso lUniversit Cattolica di Milano
VANDELLI LUCIANO Ordinario di Diritto Amministrativo e di Diritto e Ordinamento degli EELL presso lUniversit
di Bologna
VASSALLO SALVATORE Ordinario di Scienza Politica allUniversit di Bologna
VIGNERI ADRIANA gi Ordinario di Diritto Amministrativo dei Servizi pubblici allUniversit C Foscari di Venezia
VILLONE MASSIMO Titolare della Cattedra di Diritto Costituzionale dellUniversit di Napoli
VIOLINI LORENZA Professore di Diritto Costituzionale allUniversit di Milano
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Selezione della dottrina favorevole allelezione di secondo grado degli organi provinciali:
Roberto BIN (2013)
Ho sempre ritenuto che all'introduzione con legge ordinaria dell'elezione di secondo grado delle
Province non si opponga alcuno ostacolo costituzionale.
Per ritengo anche che:
a) debba spettare alle regioni e ai comuni di ciascuna regione scegliere come organizzare
l'amministrazione di area vasta, e vada impedito alla burocrazia ministeriale di decidere in via generale e
astratta, dal centro, come i territori devono essere amministrati;
b) spetti alla legge dello stato stabilire i tempi e gli obiettivi della riforma, agendo semmai in via
successiva e sussidiaria (il modello della "legge Bassanini", per intenderci);
c) spetti invece allo Stato ripensare urgentemente e in tempi certi alla organizzazione della sua
amministrazione periferica (oggi tutta su base provinciale) - oltre che alla decimazione della burocrazia
ministeriale, ma questa un'altra storia!
Mauro RENNA (2006)
Le province, al pari delle citt metropolitane, non sembrano avere uguale rango costituzionale rispetto a
regioni e comuni, a dispetto della formale ma soltanto apparente equiordinazione delle stesse e delle
citt metropolitane agli altri enti territoriali della Repubblica.
Non si vede dunque perch la legislazione statale, nel disciplinare gli organi di governo e la legislazione
elettorale dei comuni, delle province e delle citt metropolitane (art. 117 della Costituzione), dovrebbe
configurare non solo i comuni, ma pure le province e le citt metropolitane come enti direttamente
rappresentativi delle proprie comunit di riferimento, mediante lelezione popolare dei loro consigli e dei
loro presidenti. Non si vede perch, in altri termini, non sarebbe possibile, a Costituzione invariata,
concepire le province, insieme alle citt metropolitane, come enti rappresentativi di secondo grado,
espressione cio della rappresentativit diretta e di primo grado dei comuni, sul modello delle comunit
montane.
Beniamino CARAVITA, Federica FABRIZI (2012)
In materia di organi di governo delle province, stante la indiscussa competenza legislativa esclusiva
statale, si pu intervenire in modo da rivedere lattuale assetto dei poteri, senza intaccare la logica del
Titolo V. In particolare, sul punto della trasformazione degli enti provinciali in enti a rappresentanza di
secondo livello, sembra che si sia raggiunta, ormai, una diffusa condivisione nel senso di ritenere che
nella Costituzione non sembra si possano rintracciare elementi tali da rendere illegittima tale proposta.
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Franco PIZZETTI (2012)
Lart. 23 del d.l. 201/2012, convertito nella legge 214/2012 (salva Italia), per la prima volta organizza le
province come enti di secondo grado, prevedendo che i consiglieri provinciali sono eletti dai comuni
ricadenti nel territorio della provincia. Il presidente della provincia poi diventa addirittura organo di terzo
grado perch eletto dal consiglio provinciale.
Secondo alcuni, lelezione di secondo e terzo grado rispettivamente del consiglio e del presidente della
provincia contrasterebbe con lart. 114 della Costituzione, che pone le province sullo stesso piano di
parit dello Stato, delle regioni e dei comuni.
Ora, se vero che la Costituzione indica alcuni aspetti che devono essere presenti in tutti i diversi livelli
territoriali di governo (il territorio, la popolazione, la personalit di diritto pubblico, lessere enti
autonomi, dotati di potere statutario e titolari di poteri e funzioni proprie), e vero anche che la
Costituzione non prevede affatto che i diversi livelli di governo debbano avere tutti il medesimo
ordinamento. Infatti, lordinamento dei comuni, delle province e delle citt metropolitane, ai sensi
dellart. 117 Cost., disciplinato dalla legge statale, senza vincoli costituzionali che ne impongano la
uniformit.
Il legislatore statale sembra dunque legittimato a scegliere diverse modalit organizzative nellambito
dei diversi livelli di governo che costituiscono la Repubblica. Avvalendosi della competenza statale
esclusiva in materia di legge elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di comuni, province e
citt metropolitane, il legislatore pu dotare le province di organi di secondo e terzo grado. Del resto,
non si pu dubitare che le forme di elezione di secondo grado rientrino fra le forme di tipo democratico
e che la legittimazione legata alla rappresentanza degli elettori, che tipica dei consiglieri comunali, non
sia sufficiente a dare fondamento democratico e carattere rappresentativo, sia pure di secondo grado,
agli organi provinciali.
Luciano VANDELLI (2013)
Si fronteggiano due opposte letture della posizione e del ruolo costituzionale delle province: da un lato,
si afferma una tendenza ad una sostanziale equiparazione tra tutti gli enti autonomi territoriali, anche e
particolarmente agli effetti del riconoscimento di una imprescindibile e inderogabile elettivit diretta
dei loro organi di governo; dallaltro, si delinea una impostazione che, allopposto, considera i caratteri
del livello provinciale ampiamente disponibili per il legislatore ordinario, che potrebbe dunque regolarne
discrezionalmente gli assetti organizzativi.
Ora, che lart. 114 Cost. non prescriva una pari ordinazione tra gli enti considerati stato chiarito dalla
Corte costituzionale sin dalla sentenza n. 274/2003, dove si afferma che lart. 114 Cost. non comporta
affatto una totale equiparazione degli enti in esso indicati. In quelloccasione la Corte considerava
distintamente lo Stato, le regioni e il complesso degli enti locali territoriali (comuni, province e citt
metropolitane). Proseguendo nelle argomentazioni della Corte, anche allinterno di questultima
categoria (quella degli enti locali territoriali) si possono ammettere elementi di asimmetria. Infatti, il
quadro costituzionale non sembra vincolare il legislatore ad adottare necessariamente per tutti gli enti
locali una elezione di tipo diretto.
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Franco BASSANINI (2013)
Non ho motivo per modificare sostanzialmente le linee di fondo della proposta di riforma del sistema
delle amministrazioni territoriali che fu elaborata nel gennaio-febbraio del 2012 da un gruppo di
parlamentari di vari partiti e da un gruppo di esperti della Fondazione Astrid, tra cui il sottoscritto. Alla
elaborazione di quella proposta concorsero il ministro Patroni Griffi, gli onn. La Loggia (Pdl), Walter Vitali
(Pd), Lanzillotta (Scelta civica), DAl (Pdl), Adamo (Pd), Causi (Pd), Cambursano (Misto), Ceccanti (Pd),
Morando (Pd), Pastore (PdL), Vassallo (Pd) e, con me, i professori Cerulli Irelli, Macciotta, Pajno, Pinelli,
Pizzetti, Vandelli, Villone.
I punti salienti di quella proposta erano per molti versi simili a quelli che ispirano oggi il disegno di legge:
1. abolire le Province come livello istituzionale direttamente rappresentativo, riducendo cos da tre a due
(Regioni e Comuni) i livelli territoriali ad elezione diretta.
[]
Personalmente, resto dellidea che, nelle more di una riforma che consentirebbe di attuare pienamente
il ridisegno di riassetto della nostra architettura istituzionale locale nel senso accennato sopra, nulla osti
a prevedere da subito una elezione indiretta dellorgano di supervisione e direzione politica della nuova
Provincia.
Che la rappresentanza democratica debba essere in ogni caso diretta, non infatti un principio generale
delle Costituzioni democratiche.
[]
Non dunque corretta uninterpretazione dellart. 114 che derivi automaticamente dalla natura
costituzionalmente necessaria degli enti costitutivi della Repubblica, da esso elencati, la necessit
che gli organi di governo degli stessi siano direttamente eletti.
Paolo CARETTI (2013)
Tra i tanti motivi di critica ai pi recenti tentativi del legislatore statale di intervenire sul tessuto delle
autonomie locali, vi quello relativo alla possibile incostituzionalit dellintroduzione per le province di
un sistema di elezione indiretta per la composizione degli organi. A mio avviso, tali obiezioni non sono
affatto fondate. Non si vede infatti quale sarebbe il principio costituzionale che la scelta del legislatore
favorevole ad un sistema ad elezione indiretta verrebbe a violare.
Non sarebbe certamente violato il principio autonomistico sancito dallart. 5 Cost. Si tratta di un
principio che rappresenta lespressione della volont del Costituente di rompere con la tradizione
precedente ispirata ad un rigido centralismo e di favorire la moltiplicazione delle sedi di esercizio della
democrazia, ma che di per s non dice nulla circa i modi della sua applicazione.
Neppure sarebbe violato lart. 114 Cost., che considera le province quali enti costitutivi della Repubblica.
Da tale disposizione derivano certo dei limiti per il legislatore ordinario, ma, anche lart.114, nulla ci dice
circa le modalit attraverso le quali procedere alla composizione dei loro organi di vertice. Per sostenere
il contrario bisognerebbe sostenere e dimostrare che il principio democratico (art.1 Cost.) impone che
ogni organo cui sono affidate funzioni latamente politiche debba necessariamente essere composto
secondo un sistema ad elezione diretta, tanto pi se si tratta di organi di enti di rilevanza costituzionale.
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Ma si tratta di unaffermazione che andrebbe dimostrata anche alla luce delle esperienza delle odierne
democrazie che sono ricche di regole e procedure diverse da quelle proprie di un sistema ad elezione
diretta.
Alle stesse conclusioni mi sembra si debba arrivare anche in ordine a quanto disposto dallart. 117 Cost.,
che riserva alla esclusiva competenza legislativa dello Stato la materia relativa a legislazione elettorale,
organi di governo e funzioni fondamentali di comuni, province e citt metropolitane. Infatti, linciso
legislazione elettorale mantiene la sua natura polisemantica riferendosi genericamente a tutti i diversi
meccanismi attraverso i quali si pu procedere alla elezione di un organo collegiale.
Carlo FUSARO (2013)
Non concordo con chi sostiene la presunta illegittimit costituzionale della trasformazione per legge
delle province in enti ad elezione indiretta.
Il principio autonomistico implica un necessario legame con il territorio, oltre che linammissibilit di una
legittimazione degli organi dallalto, ma non necessariamente lelezione popolare diretta degli organi.
Questa unopzione che resta a disposizione del legislatore ordinario, limitatamente alle province delle
regioni a statuto ordinario, e del legislatore regionale per le province delle regioni a statuto speciale.
Molti autori sostengono che lart. 3 della Carta europea delle autonomie locali (ottobre 1985) impone
come necessaria la elezione diretta degli organi provinciali. Dalla lettura dellarticolo appare evidente
che in nessun modo esso pu essere invocato, all'interno di un singolo ordinamento, allo scopo di
dedurne vincoli in ordine all'ordinamento degli enti locali nel suo complesso. Ci che ciascun Paese si
obbligato a fare dare riconoscimento costituzionale e legislativo - in generale - al principio
dell'autogoverno locale. Invece, nulla si evince in ordine a una presunta necessit/obbligo giuridico di
attribuire determinate funzioni a determinati enti n in ordine alla necessit che tali enti abbiano
determinate caratteristiche.
Pertanto a Costituzione vigente i soli limiti che il legislatore incontra sono: che non pu cancellare le
province tout court; che non pu negare ad esse qualsiasi funzione; che non pu farne enti soggetti, per
fare un esempio, alle direttive governative-prefettizie.
Infine, va osservato che la questione della formazione indiretta degli organi provinciali rappresenta una
disciplina transitoria destinata a regolare la fase intermedia in attesa che sia varata la riforma di rango
costituzionale in materia. In questa fase non avrebbe senso alcuno dotare di legittimazione popolare
diretta enti il cui profilo destinato a mutare.
Enrico GROSSO (2013)
Con riferimento alla Costituzione, non mi pare corretta uninterpretazione dellart. 114 che faccia
discendere automaticamente, dalla natura costituzionalmente necessaria degli enti ivi menzionati
come costitutivi della Repubblica, lindispensabilit che gli organi di governo di tutti quegli enti siano
direttamente eletti. Gli enti elencati allart. 114 sono tutti costitutivi della Repubblica, ma non lo sono
necessariamente ad eguale titolo.
Lo stesso art. 5 Cost., nel riconoscere e promuovere le autonomie locali, non pretende che tutti i livelli
di autonomia siano politicamente disciplinati allo stesso modo, attraverso la garanzia di un eguale
principio di rappresentanza attraverso lelezione diretta. Lintera riforma del Titolo V del 2001, del resto,
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improntata allaffermazione del principio di differenziazione, che non pu non riguardare anche la
possibilit di differenziare i modelli di rappresentanza politica ai vari livelli.
pertanto perfettamente compatibile con la Costituzione lintroduzione di meccanismi di
rappresentanza degli enti territoriali alternativi allelezione diretta. Il fatto di costruire gli organi di
governo delle province come organi rappresentativi di secondo grado non priva affatto quegli organi di
un collegamento con le loro popolazioni di riferimento. Appare piuttosto discutibile, nella sua
meccanicit, la tesi secondo cui la rappresentativit di un organo debba sempre indefettibilmente
coincidere con la sua elezione a suffragio universale diretto.
Quanto, infine, allargomento secondo il quale la deroga al principio dellelezione diretta sarebbe
precluso dalla Carta europea delle autonomie locali del 1985, so osserva che la citata normativa
internazionale, si limita a richiedere che i membri delle assemblee siano freely elected, ben potendosi
concepire che tale elezione avvenga per il tramite di un altro organo a sua volta elettivo.
Franco PIZZETTI (2013)
Sono convinto della legittimit costituzionale degli organi provinciali di secondo grado.
Non fondata la tesi secondo la quale gli organi di secondo grado non sono dotati di una
rappresentanza delle comunit. Inoltre, la possibilit di differenziazione dei modelli di rappresentanza
oggi rafforzata dal peso e dal valore che lart. 118 Cost. d al principio di differenza come esplicitazione
ed evoluzione anche del principio di autonomia contenuto nellart. 5 della Costituzione. Infine, il nostro
Paese troppo piccolo, quanto a territorio e popolazione, per poter sopportare e giustificare ben cinque
diversi livelli di classi politiche espresse direttamente dai cittadini.
La ragione di fondo per la quale si scelto il modello di enti di area vasta con organi di secondo grado,
direttamente rappresentativi dei sindaci e dei consiglieri comunali dei comuni ad essi appartenenti, di
carattere
sistemico. Si ritiene cio che, ferma restando la sua legittimit costituzionale, questa scelta sia la pi
opportuna e adatta allevoluzione del sistema di governo locale nelle condizioni attuali del Paese.
Lo scopo perseguito non tanto quello di ridurre la classe politica come tale, ma piuttosto quello di
incardinare su due sole classi politiche direttamente elette, quella comunale e quella regionale, la
rappresentanza a livello territoriale dei cittadini, affidando poi agli amministratori comunali il compito di
assicurare, attraverso gli enti di area vasta guidati da organi da loro eletti e formati, la massima sinergia
possibile fra la gestione dei problemi e delle funzioni locali e la dimensione di area vasta. Questa infatti
intesa come momento di coordinamento, supporto e indirizzo degli enti territoriali e delle loro
comunit, oltre che strumento e sede di ottimizzazione delle risorse e di sostegno operativo ai comuni
nell esercizio delle funzioni che possono essere esercitate in modo pi efficiente ed efficace a scala
sovracomunale.
La costruzione degli enti di area vasta con organi di secondo livello non risponde affatto a un puro
obiettivo di contenimento dei costi della politica. Mira piuttosto alla riduzione di un eccesso di
rappresentanza diretta, per ridurre la compresenza su uno stesso territorio di troppe classi politiche
diverse, necessariamente tutte alla ricerca di un proprio spazio anche a costo di moltiplicare i livelli di
decisione relativi a attivit sostanzialmente analoghe, e comunque rispondenti alle medesime esigenze
dei cittadini.
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In questo senso, la vera limitazione dei costi legata non tanto al minor onere per gli amministratori,
ma dalla riduzione delle fasi di concertazione tra i diversi livelli di governo e dalla eliminazione delle
sovrapposizioni fra amministrazioni diverse, spesso portatrici di indirizzi politici differenti, e incidenti
tutte su un medesimo, sostanzialmente limitato, ambito territoriale.
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2. IMPATTO ECONOMICO DELLA RIFORMA: COSTI/RISPARMI
Si contesta da pi parti, sia a livello nazionale che regionale, che con leliminazione
delle Province si otterrebbero dei risparmi. Addirittura c chi sostiene (come ad
esempio il consigliere regionale Rodolfo Ziberna) che la riforma far aumentare la
spesa a causa del passaggio del personale provinciale allente Regione.
Sono palesemente false e demagogiche entrambe le contestazioni, tanto pi per
quel che riguarda la nostra Regione dove in materia di personale stato gi realizzato
il cosiddetto Comparto Unico che allinea gli stipendi dei dipendenti regionali a quello
dei dipendenti degli altri enti locali.
Ma vediamole una alla volta.
A) RISPARMI DERIVATI DALLELIMINAZIONE DELLE PROVINCE
Da circa una decina danni si cerca di stimare questo dato e, nel frattempo, le Province
sono aumentate di numero e, contestualmente, dal 2008 al 2011 hanno ridotto
drasticamente le spese sia dinvestimento che di spesa corrente.
I risparmi si dividono in spese dirette immediatamente eliminabili (es. indennit
dei politici, personale dipendente politico, auto blu, spese rappresentanza, rimborsi,
spese per il mantenimento delle province stesse o costo delle elezioni provinciali),
spese collegate (es., accorpamento delle Prefetture, eliminazione enti legati
allesistenza delle province come lUPI o degli enti/societ partecipate o controllate),
spese eliminabili nel medio periodo (blocco turnover dei dipendenti) e spese
indirette (economie di scala, minor aggravio burocratico, eliminazione doppioni e
blocchi di potere).
A livello nazionale le stime vanno da un minimo di 100-200 milioni di risparmio
ipotizzati dal Ministro Tremonti nel 2010 (che considerava le sole indennit dei
politici) ai 2 miliardi del prof. Andrea Giuricin (Universit di Milano Bicocca)
comprensivi di eventuali economie di scala e di eventuali esternalizzazioni di alcune
funzioni (come i Centri per limpiego), fino addirittura ai 10,6 miliardi del Rapporto
Italia 2008 dell EURISPES, passando per la CGIA di Mestre che, prudenzialmente,
calcola, su dati ISTAT 2009, in 510 milioni il risparmio annuo a livello nazionale (10,6
milioni quello del FVG).
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Si riportano brevemente le diverse stime censite.
COSTI DIRETTI STIME A LIVELLO NAZIONALE:
Ministro dellEconomia Giulio Tremonti nel 2010 (Tremonti: conti 2010 in linea
gli obiettivi saranno centrati, Il Sole 24 Ore, 6/10/2010): afferma che il taglio
delle Province e delle auto blu sono misure pressoch simboliche, perch il gettito
non supererebbe i 100-200 milioni. Nota: nello stesso articolo, per, il ministro
afferma che la nuova versione del Patto di stabilit allesame di Bruxelles non
partir prima del 2016 e in ogni caso lItalia in una posizione
straordinariamente confortevole (sic!).
CGIA di Mestre (elabora dati ISTAT del 2009): risparmio da abolizione delle
Province (escluse Valle dAosta e Trentino Alto Adige) di 510 milioni, pari al 3,9 %
dei 13 miliardi che vengono spesi in totale ogni anno. Risparmi solo su voci di
spesa direttamente imputabili ai costi della politica e ai costi intermedi contraibili
nel breve termine e non per le funzioni e il personale (che sarebbero a carico di altri
enti). Per il FVG si calcola un risparmio minimo (2,11% di 502.700.000 di euro
totali), pari a 10,6 milioni annui.
Stima del Rapporto Giarda (2012): 750 milioni.
Relazione di accompagnamento alla proposta di Disegno di Legge
Costituzionale Per un riordino territoriale dellItalia, 2014: A livello
complessivo lecito attendersi un risparmio derivante dal processo di riordino
territoriale (soppressione delle Province) nellordine di 1 miliardo di euro in
termini strutturali, attraverso una riorganizzazione dei servizi pubblici orientata
allefficienza mostrata da pratiche migliori e a una riduzione dei costi di natura
amministrativa (i quali, al netto di personale e imposte ammontano a livello di
sistema a 1,223 miliardi).
Andrea Giuricin (Universit di Milano Bicocca) per lIstituto Bruno Leoni
(dichiaratamente liberista): indennit politici, ossia Presidenti, Vice Presidenti,
Assessori, Consiglieri e Presidenti del Consiglio nel 2004 (dati UPI) pari a 115
milioni, nel 2010 saliti a 135 milioni. A questo si aggiungono le spese per il
mantenimento delle province stesse (dati ISTAT 2009: la funzione 1 spese di
amministrazione, gestione e controllo nei bilanci provinciali, tolto il costo del
personale) che ammontano a 1,9 miliardi. Totale risparmio immediato: 2
miliardi lanno. Nel tempo le Province hanno tagliato le spese per investimenti e
hanno invece mantenuto stabili quelle correnti (acquisti e personale), quindi pi
passa il tempo e pi le Province esistono unicamente allo scopo di mantenere le
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proprie stesse strutture. Dalle economie di scala potrebbe arrivare circa un
ulteriore miliardo di risparmi (il 10% del totale).
Sempre Giuricin ridimensiona il dato del risparmio alla luce della riduzione delle
spese complessive delle Province di oltre il 19% tra il 2008 e il 2011 che ha di fatto
ridotto i benefici attesi dalla loro eliminazione: pari comunque a 1,3 miliardi. Il
professore rileva come i tagli effettuati negli ultimi anni abbiano provocato un
aumento della pressione fiscale a livello provinciale (entrate fiscali
aumentate di quasi il 13% in 3 anni), una piccola riduzione delle spese correnti
e un blocco quasi totale degli investimenti.
Studio Confesercenti 2012 (Quotidiano.net del 1/10/2012): Dalla
soppressione totale delle Province deriverebbero risparmi di spesa stimabili,
nellimmediato, in circa 4,5 miliardi. I risparmi sarebbero concentrati nel
comparto dei consumi intermedi e, indirettamente, nei drastici tagli agli organismi
partecipati dalle Province e nel ridimensionamento degli organi territoriali
rappresentativi dello Stato centrale. A tali risparmi si aggiungerebbero, negli anni
(10 anni circa) quelli derivanti dalla mancata o ridotta assunzione di nuovo
personale da parte della Pubblica Amministrazione (blocco turnover).
EURISPES Rapporto Italia 2008, su dati del 2006 (citato in Corriere
Economia del 21/3/2008): stima il risparmio in 10,6 miliardi. Nellipotesi in cui il
personale delle Province (pari a 62.778 tra dirigenti e impiegati), venisse
reimpiegato in altre amministrazioni o istituzioni locali, ci sarebbe un risparmio
complessivo pari a 10,6 miliardi di euro, dal momento che verrebbero meno tutte
le altre voci di spesa attuali (13 miliardi).
ALTRI COSTI LIVELLO NAZIONALE:
ECONOMIE DI SCALA: 1 miliardo circa (Giuricin).
ACCORPAMENTO PREFETTURE: Giuricin (Paper 129 del 2/12/2013) stima un
eventuale risparmio derivante dallaccorpamento delle Prefetture. Insieme al
taglio delle Province occorre ridisegnare quelle Amministrazioni che furono
pensate secondo la stessa logica delle Province: per esempio, le Prefetture []
Con un taglio delle Prefetture e la loro riorganizzazione territoriale, i risparmi
aggiuntivi derivanti dalleliminazione del livello provinciale di governo potrebbero
addirittura raddoppiare.
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COSTI DIRETTI IMMEDIATI E A MEDIO TERMINE DEL FVG:
Di norma il valore della nostra Regione si colloca al 2,11% circa delle stime nazionali.
Per quel che riguarda il FVG, possiamo parlare di dati reali e non di stime.
Gli uffici regionali hanno valutato in 26 milioni annui il risparmio immediato che si
avrebbe con leliminazione delle province, considerando solo alcune spese dirette
immediatamente eliminabili:
le spese relative allindizione delle elezioni provinciali nelle quattro province;
il costo delle indennit degli organi istituzionali;
le spese correnti di amministrazione, gestione e controllo (funzione 1 dei
rendiconti al bilancio provinciali) senza la voce relativa al personale.
SPESE ELEZIONI PROVINCIALI
MODULISTICA(IeIIturno) 163.492,55
ONORARIeALTRESPESEsostenutedaicomuni(Iturno) 1.367.856,76
ONORARI(IIturno) 1.030.500,00
TRASPORTO 52.459,35
POSTE 59.333,16
TOTALESPESEELEZIONIPROVINCIALI(5anni) 2.673.641,82
TOTALESPESEELEZIONIPROVINCIALI(10anni) 5.347.283,64
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SPESE FUNZIONI GENERALI DI AMMINISTRAZIONE, GESTIONE E CONTROLLO
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B) AUMENTO DELLA SPESA DOVUTA ALLA MOBILIT VERTICALE DEL
PERSONALE.
Dichiarazioni di Alessandro Ciriani, Presidente della Provincia di Pordenone
(Messaggero Veneto 23.1.2014): Tutti devono essere informati dei disservizi, del caos
e dei maggiori costi che provocher labolizione delle Province. Lo dimostreremo con
numeri e dati ufficiali, confrontando la qualit dei servizi e i costi di Regione e Province.
Un esempio: con il passaggio del personale alla Regione aumenteranno i costi perch i
dipendenti provinciali dovranno essere allineati al pi oneroso contratto regionale.
Dichiarazioni di Rodolfo Ziberna, consigliere regionale (Vita Cattolica 23.1.2014):
assodato che solo per il personale la Giunta spender dai 3 ai 25 milioni di euro in pi,
a seconda del grado di regionalizzazione dei dipendenti provinciali, visto che questi ultimi
costano da 8.000 a 16.000 euro in meno dei colleghi regionali.
Vale anche per noi il ragionamento fatto a livello nazionale:
Luigi Olivieri
7
(commento critico al paper di Giuricin): Il problema da molti posto, ma
in realt inesistente, del pericolo di crescita del costo del lavoro stato risolto
dallattuale testo del ddl Delrio, dopo gli emendamenti: i dipendenti provinciali
mantengono congelato il proprio trattamento economico e presso gli enti verso i quali
sarebbero trasferiti si costituiscono fondi contrattuali su misura, per evitare confusioni
con i fondi degli altri dipendenti e rischi di incrementi dei costi.
Anche nel FVG si prevede un analogo meccanismo di portabilit del proprio contratto
che rimane uguale a quello che si aveva in Provincia senza alcun adeguamento al
rialzo.
A questo c da aggiungere la particolarit del FVG che, rispetto ad altre Regioni, ha gi
sostanzialmente allineato gli stipendi dei dipendenti regionali a quelli dei dipendenti
di altri enti locali, il cosiddetto Comparto Unico. Persistono ancora delle differenze che
nel tempo si stanno riducendo. Come si pu vedere dalle tabelle analitiche sotto
riportate che comparano la situazione per tre diverse posizioni (B7, C4 e D4) tra
7
Luigi Olivieri un dirigente amministrativo della Provincia di Verona. Collabora con numerose testate, tra le
quali LaVoce.info. Contrario allabolizione delle Province e critico rispetto alle argomentazioni di Giuricin e
dellIstituto Bruno Leoni, gli riconosce tuttavia la correttezza delle stime economiche proposte a seguito
dellipotetica abolizione delle Province.
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dipendenti regionali e di altri enti locali, lunica differenza sostanziale risiede
nellammontare del salario aggiuntivo (14esima).
Andrea Giuricin: i dipendenti non possono essere licenziati, anche se molto
probabilmente si tratta almeno in parte di un eccesso di organico difficilmente
ricollocabile, viste le economie di scala che si produrrebbero accorpando le diverse
funzioni. Comunque almeno nel medio termine si pu immaginare una graduale
riduzione del personale attraverso il blocco del turnover.
Dal momento che nessuno perder il posto e che, con tutta probabilit, il maggior
numero di funzioni e quindi di persone verr trasferito in Regione, il personale
proveniente dalle Province, anno dopo anno, con il blocco del turnover, andr a coprire il
personale regionale in uscita.
A questo proposito interessante vedere il numero dei dipendenti che da qui al 2025
usciranno dallente Regione per aver maturato i requisiti pensionistici.
I numeri sono imponenti (1143 persone), in particolare per il 2022 (139), poich si tratta
delluscita delle coorti pi popolose relative al boom delle nascite degli anni 60 (il
cosiddetto babyboom).
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Considerato che i dipendenti provinciali al 31/12/2012 erano 1.278, si capisce bene
che tra Comuni e Regione il processo di assorbimento del personale provinciale potrebbe
addirittura rappresentare in futuro una necessit, sia in termini quantitativi che
qualitativi, per poter coprire adeguatamente la richiesta di personale regionale e quindi
garantire la continuit dei servizi ai cittadini.
Un altro aspetto da tenere in considerazione il diverso costo che hanno i dipendenti
a fine carriera (quando hanno maturato gli scatti di anzianit) o neoassunti, cos come il
rapporto tra personale dirigente e non dirigente.
Esempio 2013
A titolo esemplificativo si riporta una tabella che riassume la situazione di questanno.
Nel 2013 il risparmio avuto dalluscita (pensionamento) di 27 dipendenti regionali a
tempo indeterminato stata di circa 1,5 milioni di euro. Con il 20% del risparmio
complessivo (pari a 305.000 euro circa), come vuole la legge, sarebbe perci possibile
assumere da 2,7 a 11 unit, a seconda dellinquadramento in entrata (che nel caso di
neoassunti sempre pi basso):
LORDO UNITARIO COSTO UNA UNIT (+36,7%) UNIT COMPLESSIVAMENTE ASSUMIBILI
A
20.432,61 27.933,98 10,94
B
21.656,73 29.620,56 10,32
C
26.082,50 35.673,82 8,57
D
29.873,19 40.858,46 7,48
DIRIGENTE
81.055,08 110.861,46 2,76
28 gennaio 2014
23
3. BREVE NOTA SULLA STORIA DELLE PROVINCE
PARADOSSO: nel nostro Paese e fino al 2001 la Provincia ha rappresentato la sede di
decentramento del potere statale e non certo un ente autonomo espressione del
territorio (federalismo).
C chi invece oggi la individua come lemblema dellautonomismo territoriale e come
la massima espressione dellidentit socio-culturale locale (pi dei Comuni, pi della
Regione), e si appella a questo binomio provincia=identit per scongiurarne la
soppressione.
Correttezza vorrebbe, quindi, di postdatare al 2001, ossia alla Riforma costituzionale
(Legge costituzionale 18 ottobre 2001 n. 3 che riforma il titolo V, parte II, della
Costituzione), la nascita della nuova identit della provincia quale ente di governo di
area vasta, istituzione per il governo del territorio che rappresenta la comunit
provinciale, attraverso le funzioni programmazione e pianificazione, la tutela
dellambiente e la gestione delle infrastrutture e del territorio, le politiche dellistruzione,
della formazione professionale e del lavoro, il coordinamento dello sviluppo locale,
lassistenza ai Comuni e agli enti locali.
Unidentit giovane, per niente consolidata o tradizionale, che le attribuiamo oggi
(forse solo nei suoi esempi pi virtuosi).
4. CONCETTO DI AREA VASTA:
Una dimensione territoriale che non coincide necessariamente col novero degli enti locali
territoriali gi noti, ma anzi che tende a distinguersi da essi perch il risultato
dellindividuazione da parte dei territori interessati alla realizzazione di un progetto o di
un complesso di progetti condivisi.
Implica laggregazione di pi comuni su politiche progettuali condivise. Funziona senza il
bisogno di ulteriori livelli di rappresentanza elettiva.
Larea vasta una tipica dimensione progettuale, che segue lo sviluppo spontaneo
dellorganizzazione territoriale, cercando di aumentarne il grado di razionalit e di
efficienza.
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24
Questa prospettiva mi sembra preziosa per il lavoro stiamo portando avanti (la riforma
delle AA.LL.) anche perch ci permette di recuperare proprio quelle forme aggregative
sovraccomunali che ricalcano il territorio mandamentale.
28 gennaio 2014 - Documento riservato
DOSSIER
LA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI: LE PROVINCE
PROGRAMMI ELETTORALI
Non comprensibile che uno schieramento politico voti contro la realizzazione di un
punto che appartiene al proprio programma di governo (eliminazione delle province
"inutili") sul quale ha chiesto e ottenuto il voto della maggioranza (politica) degli italiani.
Luigi Ferdinando Nazzaro e Alberto Stancanelli
[19/07/2011 - saperi.forumpa.it]
PER LA FAMIGLIA
E PER IL FUTURO DEI GIOVANI
PER LO SVILUPPO
DELLE IMPRESE E DEL LAVORO
PER LA RIDUZIONE DEI COSTI
DELLO STATO E DELLA POLITICA
PER COSTRUIRE
ISTITUZIONI PIU MODERNE
PER UNA GIUSTIZIA
DEGNA DI UN PAESE CIVILE
P
rogramma
NOI CI IMPEGNIAMO
A PROMUOVERE E REALIZZARE
ENTRO LA XVII LEGISLATURA
I SEGUENTI PUNTI PROGRAMMATICI
ELEZIONI POLITICHE 24 25 FEBBRAIO
7
Istituzioni adeguate e moderne
favoriscono lo sviluppo del paese
1
Elezione diretta e popolare del Presidente della Repubblica
Rafforzamento dei poteri del Governo
Riforma del bicameralismo, Senato federale,
dimezzamento del numero dei parlamentari e delle altre
rappresentanze elettive
Revisione dei regolamenti parlamentari e snellimento
delle procedure legislative, con tempi certi per lapprovazione
delle Leggi
Riordino e ulteriore semplificazione della legislazione vigente
Abolizione delle Province tramite modifica costituzionale
Con la piena entrata in vigore della riforma costituzionale sul
pareggio di bilancio e della relativa Legge rafforzata,
superamento del Patto di Stabilit interno per gli enti locali
',-l ('; ::: Ul
n (".:
; 'U! XI LEGISLATURA
!i'PEL PRESIDENTE
'"
DEL CONSIGLIO REGIONALE
DEL FRIULI VENEZIA GIULIA
DEL 21 22 APRILE 2013
PROGRAMMA AMMINISTRATIVO
DEL CANDIDATO PRESIDENTE
RENZO TONDO
G ,nE DELLA COALIZIONE FORMATA DAI SEGUENTI
-5!- - j:'::
GRUPPI DI LISTE
.- ,-, ;::- ,!) ..
;i' "Popolo della Llberla per Tondo Presidente";
<1J ;, );\.\il fil
r:::: \:-::
t: ---' \:) p...
2. "Autonomia Responsabile";
3. "Lega Nord";
4. "Unione di Centro";
5
"P rtt pOtO"
. . .. a IO enslona I ;
6. "La Destra";
2.3 Una Regione leggera
l Una drastica riduzione delle procedure amministrative e minori vincoli nella
! gestione conseguenti alla semplificazione burocratica consentono un esercizio
:t
ii pieno della responsabilit di ciascuna istituzione legittimata dal voto dei
1
! cittadini e sono la premessa per una riconsiderazione dell'assetto delle funzioni
t
,
J e competenze pubbliche nell'ambito del territorio regionale. Oggi una eccessiva
-i
1
frammentazione dei soggetti e la tendenza a moltiplicare gli stessi con le pi
;.;:
l svariate forme organizzative di tipo pubblico o privato rende inefficace l'azione
pubblica a fronte di costi di struttura che non possono essere pi sostenuti.
D'altra parte c' da chiedersi quanto il cittadino conti davvero, anche in termini
t ,di effettivo peso della volont popolare, a fronte di apparati sempre pi
'fff
autoreferenziali e che, invece, dovrebbero assicurare servizi pubblici di qualit
:1!' '
'1 e secondo le esigenze del cittadino.
fi. ...... . .
j Si. impone quindi una compiuta riforma della intera "funzione pubblica"
'" nell'ambito del territorio regionale, muovendo da una attenta considerazione
i degli effetti del decentramento attuato in questi anni. Un diverso sistema di
l" finanziamento degli enti locali, pi sopra delineato, sar accompagnato da un
ridisegno unitario delle funzioni e delle competenze di ciascun livello
I
t istituzionale, secondo il principio della sussidiariet e della unicit della
in relazione ai servizi ed interventi da assicurare soglie
l; dimensionali entro le quali sviluppare le decisioni delle autonomie locali.
li
i: Quindi, in prospettiva, sar dato corso e sostegno ad un articolato processo di
l
, riorganizzazione dei Comuni e delle relative articolazioni, comprendenti anche
i unioni e fusioni tra comuni. Parimenti saranno individuate le modalit per un
y
+
t,
i
: diverso assetto delle funzioni dell'area vasta e della dimensione regionale,
i
,\ anche nella prospettiva della annunciata modifica costituzionale per la
.
(soppressione delle Province. AI livello regionale sar assicurato il
I
mantenimento della funzione legislativa, di coordinamento e di alta
'.;
l programmazione, nonch di diretta gestione delle funzioni per loro natura non
Si
t' divisibili e quelle connesse con il riequilibrio tra le diverse parti del territorio.
;i
;l 2.4
t
Meno costi e pi trasparenza nella politica
l
l Una buona amministrazione passa attraverso amministratori con credibilit
i p.ersonale e riconosciute un agire . e
I Virtuoso. Non puo mal venire meno la necessita di "rendere conto del proprio
operato ai cittadini-elettori. Ma la qualit e la responsabilit personale sono
solo 'il presupposto per una azione che deve ulteriormente ridurre i costi degli
Uorganie degli eletti.
'.i!i'
J Il Friuli Venezia Giulia ha gi avviato una consistente azione in questa
.s prospettiva con la riduzione del numero dei Consiglieri regionali e la riduzione
I significativa delle indennit degli eletti, degli amministratori di enti e societ e
delle assegnazioni ai gruppi consiliari. Per il Presidente della Regione, per gli
ii Assessori e per i Consiglieri regionali le indennit saranno ulteriormente ridotte
,
-----".--- .. _______
t de120% ed eliminati i rimborsi forfettari.
f,
'f.
tJ
} Questo programma sar completato con una ricognizione di tutte le realt
t
istituzionali o comunque partecipate della Regione al fine di procedere a
t
t soppressioni di quelle non indispensabili, ovvero ad ulteriori riduzioni degli
ill-
f
l
l
,
,
{ organi delle stesse, privilegiando gli amministratori o direzioni uniche con
t
l comprovate capacit in luogo di pletorici consigli di amministrazione. Per
l' assicurare ulteriore trasparenza alle spese relative agli apparati politici, le
J
1 stesse saranno pubblicate periodicamente sul sito ufficiale della Regione. La
ii'
.'
relativa regolamentazione sar approvata entro tre mesi dall'insediamento del
l' nuovo Consiglio regionale.
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I
1
Programma 2013
21 e 22 aprile
Riforma Amministrativa
Riorganizzazione assetto istituzionale: comuni e provincie
Procederemo alla riforma dell-organizzazione dell-amministrazione regionale
contemporaneamente e parallelamente a !uella dei 8omuni e all-eliminazione delle
Provincie. /nfatti, la Regione deve esercitare il potere legislativo, la programmazione
generale e di settore e l-azione di controllo. G !uindi necessario un riordino della struttura
amministrativa regionale, prevedendo la modifica delle norme statutarie e regolamentari,
con particolare riguardo agli incarichi disciplinati dall- art. 11. del $()& <.&gs. 2*9/2...
s.p.m.i. =incarichi fiduciari ai direttori centrali@.
&a Regione deve delegare alcune funzioni amministrative ai comuni che svolgeranno le
loro funzioni ed erogheranno i servizi prevalentemente tramite le forme associative
previste dal <.&gs. 2*9/2... =testo unico ordinamento enti locali@ e dalle leggi regionali
1/2..* e 1%/2.11.
Per prima cosa, chiariamo !uale sia la situazione attuale relativa alle associazioni
intercomunali e unioni montane. seguito della &egge Regionale 1/2..*, la !uasi
totalit dei comuni regionali risultano aver stipulato convenzioni per svolgere funzioni e
servizi tramite ssociazioni /ntercomunali e marginalmente tramite le (nioni. &e forme
associative intercomunali, essendo prive di forma giuridica, non permettono una
gestione amministrativa snellaH !uindi, la loro naturale conseguenza dovrebbe essere
la confluenza nelle (nioni ed in alcuni casi la fusione dei comuni stessi. Iuest-ultima
perJ rappresenta un passo ulteriore in cui dovrebbero fondersi i nomi dei comuni e gli
organi amministrativi determinando un unico 2indaco e un solo consiglio comunale. l
fine di rispettare le &eggi nazionali che prevedono lo svolgimento obbligatorio di
funzioni e servizi per i comuni di entit inferiore ai '.... abitanti, la Regione ha istituito
per le zone di montagna, con la &egge 1%/2.11, le (nioni 1ontane, con lo scopo di
assorbire le funzioni svolte dalle associazioni intercomunali dei vari comuni e trasferire
9
alle unioni stesse anche tutte le competenze delle 8omunit 1ontane che cessano di
esistere.
8on successivi atti sono stati definiti gli ambiti territoriali delle (nioni 1ontane stesse
nonchF il trasferimento alla Provincia di Pordenone delle funzioni amministrative
precedentemente esercitate dalla 8omunit 1ontana del 3riuli Accidentale,
l-assegnazione alla Provincia di (dine delle funzioni amministrative della 8omunit
1ontana $orre, :atisone e 8ollio, l-(nione montana della 8arnia , l-(nione montana
della 4al d-rzino>4al 8osa, l-(nione montana delle 4alli delle <olomiti 3riulane,
l-(nione montana del 0emonese, l-(nione montana del 8anal del 3erro e della
4alcanale, l-(nione montana del $orre e dell-(nione montana del :atisone.
&a proposta del 1ovimento ' 2telle
Proponiamo dun!ue la modifica alla &egge Regionale 1%/2.11, estendendo le (nioni di
comuni a tutti i comuni della Regione con popolazione all-ultimo censimento 2.12
inferiore a '.... residenti. 2olamente in presenza di autonomia finanziaria da parte dei
comuni con popolazione inferire ai '.... residenti, !uesti ultimi potranno fare istanza
agli organi regionali per permanere fuori dalle (nioni.
0li ambiti territoriali delle (nioni dei comuni ricalcheranno !uelli delle forme associative
in essere =associazioni /ntercomunali@ dando la possibilit alle popolazioni tramite
referendum, o altra indagine conoscitiva, di esprimere a !uale (nione far parte,
chiaramente sempre tra (nioni attigue. / comuni con popolazione superiore a '....
potranno scegliere se aderire o meno all-(nione o continuare a svolgere con l-(nione
servizi in forma associata tramite convenzioni con le (nioni stesse.
:elle varie forme di aggregazione sopra descritte i comuni manterranno sede e ruolo
politico !uale espressione della realt e identit territoriale, i cittadini continueranno a
ricevere i servizi necessari tramite sportelli unici mantenuti sul territorio comunale, e le
funzioni e i servizi svolti obbligatoriamente per legge in forma associata presso le (nioni.
2ara- limitato il permanere dello svolgimento di funzioni in associazione tramite
convenzioni solamente tra soggetti giuridici non appartenenti all-ambito territoriale
dell-(nione o tra (nioni.
&e economie di scala relative allo svolgimento di tutte le funzioni e i servizi in forma
associata, avverranno !uindi tramite:
1. (nioni tra comuni limitrofi oltre alle gi previste (nioni montane, prevedendo
ambiti territoriali corrispondenti alle attuali associazioni intercomunali gi
esistenti in Regione, per accorparne servizi e funzioni, da svolgere per legge
in forma associata, obbligatoriamente per tutti i comuni con popolazione
inferiore a '.... residenti.
2. &e (nioni tra comuni limitrofi e !uelle 1ontane avranno come organo
l"assemblea dei sindaci dei comuni che ne fanno parte, che elegge nel suo
seno il presidente dell-(nione e, come gi prevede la legge, non percepiranno
alcun compenso ulteriore per l"attivit svolta presso l-(nione. &-assemblea dei
sindaci svolge le funzioni di giunta e consiglio e gli atti deliberativi
dell-assemblea saranno esecutivi a norma di legge con i poteri e le
competenze assegnate.
#. / comuni avranno un numero rideterminato di consiglieri, non saranno
10
nominati assessori ma solamente consiglieri referenti e svolgeranno tale
incarico senza indennit alcuna. 0li atti deliberativi dei comuni facenti parte
delle (nioni saranno esecutivi a norma di legge con i poteri e le competenze
degli atti consiliari, come atto di indirizzo generale e delega al sindaco che
rappresenta il comune in seno all-(nione stessa.
%. &e (nioni di comuni con ambiti territoriali attigui potranno prevedere lo
svolgimento di servizi e funzioni in forma associata tramite convenzioni !uadro
ed attuative di durata non inferiore a cin!ue anni.
'. KPer attuare il processo di accorpamento dei comuni sopra i '.... abitanti si
dovr procedere con disincentivi sui trasferimenti effettuati dalla Regione agli
enti locali.
*. &e competenze amministrative delle Provincie passeranno alle unioni di
comuni e ai comuni.
9. (na volta svuotate le competenze delle Provincie, si metteranno in atto tutte le
iniziative legislative per eliminarle.
Comparto unico del pulico impiego
/l comparto unico del pubblico impiego regionale e locale del 3riuli > 4enezia 0iulia, di cui
fanno parte i dipendenti del 8onsiglio regionale, dell-mministrazione regionale, degli )nti
regionali, delle Province, dei 8omuni, delle (nit montane e degli altri )nti locali, + stato
istituito in attuazione della legge costituzionale 2# settembre 177#, n. 2, dell-articolo 1 della
legge regionale #/1775, e dall-articolo 129 della legge regionale 7 novembre 1775 n. 1#,
nell-ottica di una razionalizzazione degli apparati amministrativi e di un accrescimento
dell-efficacia e dell-efficienza degli apparati medesimi.
/l comma 1 dell-articolo 1 della lr. 29 marzo 2..2, n. 1., definisce nuovi criteri di
organizzazione dell-mministrazione regionale, del 8onsiglio regionale e degli )nti
regionali, finalizzati al contenimento, alla razionalizzazione e al controllo della spesa,
nonchF alla modernizzazione e alla riorganizzazione degli uffici, avviando un processo di
ampia delegificazione ai fini dello snellimento delle procedure per un adeguato e pi;
rapido adattamento alle esigenze dell-attivit amministrativa della Regione alla comunit
regionale.
8on il comma % si persegue il fine di delineare una Regione sempre pi; orientata a
compiti di indirizzo, coordinamento e programmazione e a una progressiva dismissione
di !uelli connessi alla gestione e all-amministrazione diretta da trasferirsi o delegarsi
agli )nti locali, con conseguente progressiva riduzione dell-organico regionale.
Iuindi, a seguito dell-attribuzione alla Regione della competenza primaria in materia di
ordinamento degli enti locali, con legge regionale n.1# del 1775 + stato istituito il comparto
unico del pubblico impiego regionale e locale del 3riuli > 4enezia 0iulia, di cui fanno parte i
dipendenti del 8onsiglio regionale, dell-mministrazione regionale, degli )nti regionali,
delle Province, dei 8omuni, delle (nit- montane e degli altri )nti locali.
<ue le finalit del legislatore regionale: rendere omogeneo il trattamento economico e lo
stato giuridico dei dipendenti pubblici e offrire un servizio migliore ai cittadini attraverso la
delega di funzioni regionali agli enti locali.
Raggiunto l-obiettivo della pere!uazione economica =costata #29,* milioni di euro, e che a
11
Elezioni del Presidente e del Consiglio Regionale
del Friuli Venezia Giulia 21 e 22 aprile 2013
PROGRAMMA ELETTORALE
PER IL MANDATO REGIONALE 2013-2018
Coalizione della candidata Preidente della Re!ione
DEBORA SERRACCHIANI
TORNIAMO AD ESSERE SPECIALI
Gr"##i di lite della coalizione$
- PARTITO DEMOCRATICO
- %LO&EN%'A %'(PNO%T
- CITTADINI PER DE)ORA %ERRACC*IANI PRE%IDENTE
- %INI%TRA ECOLOGIA LI)ERTA+ %&O)ODA E'OLOGI,A LE&ICA - #er &ENDOLA
- ITALIA DEI &ALORI - LI%TA DI PIETRO
Sede della coalizione presso Partito Democratico di Udine, via Vincenzo Joppi, 63 tel. 0432 23301, e!mail segreteria@pd.fvg.it
1
$ap. 2 Un sistema istit'zionale aperto ed e((iciente e la revisione del patto di sta)ilit*
2.1 "ntendiamo ri(ormare in modo radicale il sistema istit'zionale
"a specialit della Regione consente ampi margini di riforma dell3assetto per renderlo pi' efficiente, economico e utile ai
cittadini. "a Regione deve definire gli indirizzi generali e occuparsi delle scelte strategiche decentrando funzioni e risorse
alle comunit che ne dispongano attraverso le loro istituzioni democratiche. #eno !urocrazia, meno procedimenti, meno
sprechi di tempo e risorse e pi' attenzione alle persone, alle famiglie e alle imprese. Il )riuli 1enezia .iulia puD
disegnare da sE il sistema delle autonomie locali. %i tratta di una riforma a costo zero.
2.2 %e principali mis're nel )reve e medio periodo sempli(icare la vita dei cittadini e delle imprese
%a ('nzione di indirizzo #enerale spetta alla Regione, presidio delle 6uestioni di interesse collettivo che non
possono essere la somma degli interessi particolariA
le azioni necessarie per rispondere alle esi#enze dei cittadini competono al *omune, primo livello del
sistema istituzionale cui spetta il governo del territorioA
la (ormazione dell3area vasta e l3a##re#azione dei $om'ni garantir la necessaria razionalizzazione
organizzativa e una maggiore efficienza nella gestione non solo dei servizi F attraverso la condivisione di uffici e risorse =
ma soprattutto l3ottimizzazione delle relazioni con gli enti sovraordinati e tra i territoriA
il s'peramento delle Province ; la diretta conse#'enza del n'ovo modello istit'zionale !asato su
sistemi territoriali locali di area vasta per il governo del territorio e la gestione dei serviziA
ri(orma della le##e elettorale prevedendo principi e misure di garanzia a favore della minoranza linguistica
nazionale slovenaA
a)ro#azione della norma s'll3inele##i)ilit* dei sindaci<
li)erare la societ* da 'n c'm'lo di enti, a#enzie e str'tt're in'tili e non ('nzionali9 lasciare la societ
regionale 6uanto pi' li!era di esprimere le proprie potenzialitA un riordino possi!ile con una forte volont politica, priva
di lacci e li!era da condizionamenti, svincolata dai rapporti di forza interni alla maggioranza e ai singoli partitiA
modi(icare le 0'ote di partecipazione societarie e rid'rre i $onsi#li di /mministrazione9 la
partecipazione della Regione va limitata solo alle societ ed enti di carattere generale, parallelamente vanno ridotti i
*onsigli di (mministrazione, le indennit e i compensiA
interrompere le rendite e i vanta##i individ'ali9 sono i 0costi0 determinati da una cattiva concezione della
politica per cui vanno ripensati i modelli e i meccanismi di funzionamento degli attuali enti, agenzie, strutture, poli, zone e
distretti industrialiA
le nomine nelle societ* partecipate dovranno rispondere a criteri di competenza e trasparenza e dovranno
essere il risultato di un processo finalizzato a raccogliere le candidature migliori sulla !ase delle esperienze e delle
competenze culturali e professionali. 7ei ruoli di gestione non devono essere nominati rappresentanti politici ma solo
professionalit e competenze di 6uel campo.
7
28 gennaio 2014 - Documento riservato
DOSSIER
LA RIFORMA DEGLI ENTI LOCALI: LE PROVINCE
RASSEGNA STAMPA
Oggi Impresa FVG, mensile di Confcommercio FVG - N. 9 settembre 2012 - abstract .pdf dalla versione online
Province,
la posizione di Confcommercio Udine
Province, la posizione di Confcommercio Udine
Questo il documento presentato lo scorso 30 agosto alla Commissione del Consiglio regionale
incaricata delle audizioni sul riassetto degli enti di area vasta
LINTERVENTO DEL GOVERNO
Il decreto legge sulla spending review contiene tra le altre cose un provvedimento che punta, per
via indiretta, vale a dire attraverso lo svuotamento delle funzioni, la cancellazione delle giunte, la
riduzione a soli dieci membri dei consigli, di concretizzare una promessa mancata della politica:
la soppressione delle Province.
LOPPORTUNITA DELLAUTONOMIA
Pi volte, nelle precedenti campagne elettorali, se ne parlato, ma mai si intervenuti in tal senso.
Pur nei militi di una legge ordinaria, quando invece si dovrebbe procedere a una modifca di rango
costituzionale, riteniamo opportuno il provvedimento del governo e auspichiamo che la Regione
Friuli Venezia Giulia non si limiti al recepimento ma colga lopportunit della sua autonomia
speciale, per la difesa della quale si battono in tanti, per intervenire in maniera pi netta.
BUROCRAZIA
Perch le Province, nostra convinzione, hanno un ruolo superato dato che le loro funzioni po-
trebbero essere svolte da altri enti, la Regione come i Comuni, evitando sovrapposizioni istitu-
zionali che non portano alcun benefcio a cittadini e imprese. Anzi, fniscono con laggravare e il
complicare gli aspetti burocratici del quotidiano. Senza contare laggravio di costi: dalle indennit
della politica a quelli indiretti, dovuti proprio ai tentacoli della burocrazia che trova facile diffu-
sione negli uffci di area vasta.
DOPPIONE
La nostra una regione di piccole dimensioni. Un milione 200mila abitanti non giustifcano il
proliferare di enti che in alcuni casi servono pi al mantenimento del potere politico che ad age-
volare persone e imprese. Enti, le Province, ben lontani da quel ruolo di controllo del territorio
per il quale furono pensate nella Carta costituzionale. Nel momento in cui si punt decisamente
sullo sviluppo delle Regione, quel doppione avrebbe dovuto essere soppresso. E invece, rinvio
dopo rinvio, anzi aggiunta dopo aggiunta, siamo arrivato a una realt istituzionale che i cittadini
faticano a comprendere e ormai ad accettare.
NO ALLE SOVRAPPOSIZIONI
Confcommercio Udine, riassumendo, ritiene che il ruolo delle Province non sia indispensabile.
E che vada per questo abolito. Fermi restando i paletti di una riforma che dovr essere inevitabil-
mente costituzionale, lappello alla Regione che intervenga nella direzione di cancellare inutili
sovrapposizioni di competenze, dannose per i cittadini come per le aziende.
REGIONE E COMUNI RAFFORZATI
In un momento di grave crisi che mette in diffcolt lintero assetto dellEuropa, si deve evitare
di spezzettare il territorio salvaguardando campanili di vecchia data. Si affdi dunque allente
Regione e ai Comuni, perfettamente in grado di gestire nuovi incarichi, quanto oggi nelle mani
delle Province: dalla manutenzione delle strade, per la quale c gi la societ regionale Fvg Stra-
de, a quella delle scuole, dal coordinamento territoriale alla promozione culturale, dal lavoro alla
formazione.
Sarebbe un bel modo anche per giustifcare la riforma del comparto unico che da una decina
danni non ha sin qui dimostrato di aver centrato il suo obiettivo: maggiore effcienza dei servizi
a fronte di costi pi alti per il personale pubblico.
Confcommercio Udine
1. 02-04-09, 21:21 #1
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IL CENTRODESTRA UNITO
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30 Mar 2009
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Brunetta e Maroni proporranno lo svuotamento delle province?
Brunetta "svuota" le Province
Roma - Si detto tante volte ma nessuno ha mai osato: abolire le province. Accadr adesso, anche se
abolire un termine non corretto: gli enti intermedi che stanno a met strada tra Comune e regione
saranno svuotati. Ha usato questa parola il ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta in
unintervista al Tgcom in cui ha anticipato un provvedimento che il governo discuter tra una settimana.
Le elezioni amministrative di giugno potrebbero essere le ultime per alcune delle province dove il consiglio
sar rinnovato.
Ci sono delle novit. Il ministro Maroni sta presentando una riforma, ha spiegato Brunetta. il codice
degli enti locali, un provvedimento in cui la parola riforma potrebbe essere sostituita con rivoluzione,
perch per la prima volta si inizier a pianificare un cambio dellassetto dellamministrazione pubblica che
nessun governo sinora aveva azzardato.
un processo dinizio, perch la morte delle Province non sar istantanea: allinterno del nuovo codice
contenuta unidea comune di Maroni e Brunetta, come ha spiegato il ministro anti-sprechi. Lidea che
non da questa volta ma dal prossimo ciclo, cio tra quattro o cinque anni, alla scadenza della prossima
tornata amministrativa, le Province molto probabilmente non saranno pi quelle che abbiamo conosciuto
fino a oggi.... Saranno cio degli enti di secondo livello.
La Provincia non sparir dal punto di vista formale, ma non avr pi un costo politico: Rimarr lente
provincia ma non avr pi degli eletti, ha chiarito Brunetta: I consiglieri provinciali e presidente non
saranno altro che i sindaci dei comuni nella provincia. Il presidente sar il sindaco del capoluogo di
provincia, e il parlamentino sar formata dagli altri primi cittadini del territorio. Si elimineranno cos un po
di costi della politica - ha detto ancora il ministro nemico dei fannulloni - e quello che fa ora la provincia lo
faranno i Comuni all'interno della provincia. Tra cittadino e Stato rimarranno quindi solo due livelli:
Regione e comune. Che possono bastare.
Le province per essere abolite richiedono un cambio costituzionale - ha illustrato Brunetta - mentre questa
formula di svuotarle di contenuto politico primario e di farle diventare sostanzialmente dei consorzi funzionali
si pu fare senza modificare la costituzione. Un passo in avanti - lo definisce - per semplificare il sistema
dei livelli di governo che ora farraginoso. E lo stesso criterio si adotter per le comunit montane che
verranno cancellate come enti autonomi.
http://www.ilgiornale.it/a.pic1?ID=340427
Published on l'Occidentale (http://www.loccidentale.it)
Un macchina che lievita anzich snellirsi
Abolire le Province con risparmi pari a 10 volte la stima di
Tremonti
di Pietro Moroni
Nel 2010 le Province in Italia raggiungevano il numero di 110; tra queste ve ne erano
due autonome (Trento e Bolzano) mentre in Valle dAosta le funzioni tipiche della
Provincia vengono svolte dallamministrazione regionale. Il loro numero per
continuamente aumentato e dal 1992 ne sono state istituite altre quindici.
Dunque, non solo i governi che si sono succeduti non hanno provveduto alleli-
minazione delle Province, ma ne hanno fatto aumentare il numero. E questo sia per
opera di partiti, come la Lega Nord, che sono sempre e coerentemente stati contrari
alla riforma del livello provinciale, sia per scelta (o ignavia) di chi pubblicamente
sosteneva il contrario. Questo meccanismo perverso pu essere spiegato forse con la
resistenza delle lobby locali, che molto spesso vogliono un livello pi vicino al
territorio per cercare di avere maggiore influenza nelle scelte locali. Perch, cio,
credono in questo modo di poter gestire ingenti voci di spesa.
La domanda allora la seguente: abolire le province farebbe davvero risparmiare
solo 100-200 milioni di euro come ha indicato il ministro dellEconomia Giulio
Tremonti? Secondo lIstituto Bruno Leoni, il risparmio sarebbe di almeno dieci volte
tanto.
Il solo costo politico delle province era di circa 115 milioni di euro nel 2004, saliti a
135 milioni nel 2010. Dunque, se il livello provinciale fosse tagliato (come peraltro
prevedeva il programma del Popolo della Libert alle elezioni politiche 2008), si
otterrebbe una riduzione secca della spesa dellordine di grandezza indicato dal
ministro. Ma c dellaltro. O meglio, questa solo una parte dei risparmi che si
potrebbero ottenere dallabolizione delle province. Infatti, le spese di controllo e
amministrazione ammontano a quasi 4 miliardi di euro, di cui poco pi di 2 di costo
per il personale. Assumendo di riallocare tutti i dipendenti in conseguenza
dellabolizione delle province (ma sapendo che, almeno nel lungo termine, il numero
dei dipendenti pubblici potrebbe essere strutturalmente ridotto), si pu stimare un
risparmio dellordine dei 2 miliardi di euro.
Vi invitiamo a leggere il Focus Quanto costano le Province di Andrea Giuricin.
http://www.loccidentale.it/print/articolo/abolendo+le+province+si+avrebbero+risparmi+pari...
8 Ottobre 2010
Source URL:
http://www.loccidentale.it/articolo/abolendo+le+province+si+avrebbero+risparmi+pari+a+dieci+volte+la+stima+di+tr
Links:
[1] http://brunoleonimedia.servingfreedom.net/Focus/IBL_Focus_170_Giuricin.pdf
http://www.loccidentale.it/print/articolo/abolendo+le+province+si+avrebbero+risparmi+pari...
LESPRESSO
Casta
Province, spreco senza fine
Con il voto del Pdl e l'astensione del Pd, la proposta di
abolirle stata bocciata. Eppure in campagna elettorale
dicevano tutti di volerle eliminare. Balle: sono ancora
qui e chiss per quanto ce le terremo, con le loro auto
blu, le cene di gala, i premi inutili
di Primo Di Nicola
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Noemi Letizia riceve il premio alla carriera al Valva Film
Festival
Sono nel mirino come il pi inutile degli organismi statali. E puntualmente finiscono nell'occhio
del ciclone quando si parla di tagli ai costi della politica. C' chi ne invoca la cancellazione per
l'inconsistenza delle funzioni che svolgono e chi per risparmiare le troppe risorse che bruciano.
Invece le province sono sempre l: insaziabili centri di potere capaci come pochi altri di
dilapidare risorse per gli scopi pi singolari.
Valva un paesino della Valle del Sele, in provincia di Salerno.
Nell'agosto del 2009, l'estate degli scandali sessuali di Silvio Berlusconi, fu l che a Noemi
Letizia, la perla del suo "harem", nell'ambito del "Valva Film Festival" fu consegnato un premio
alla carriera "Per il talento che verr". Peccato che quel festival e quell'inutilissimo premio
siano stati finanziati dalla provincia di Salerno. Che per l'occasione, per mano del suo
presidente Edmondo Cirielli, deputato Pdl, ha staccato un assegno da 25 mila euro. E che dire
della mega-cena per 500 operatori turistici e politici pagata dalla provincia di Lecco per
ospitare una conferenza sul turismo? La manifestazione costata 140 mila euro (pi Iva) e
per qualche giorno ha portato la citt sulla ribalta nazionale. Lecco non stata infatti scelta a
caso: il ministro per il Turismo Michela Vittoria Brambilla abita a sette chilometri dalla citt e
per lei l'evento si rivelato un'ottima vetrina elettorale visto che ci arrivata in barca, con tanto
di orchestrina e telecamere Rai al seguito.
Da Lecco a Milano, la musica sempre la stessa. Come dimostra un finanziamento del
presidente della Provincia Guido Podest all'Associazione Occidens per la presentazione del
libro "Lucchesit Vizi e Virt". Argomento lontanissimo dagli interessi dei milanesi. Come mai
allora Podest ci ha messo 10 mila euro? Forse perch Occidens viene da Lucca, citt natale
del suo presidente onorario Marcello Pera, ex presidente del Senato, ma soprattutto
compagno di partito dello stesso Podest, uno che per gli amici si sempre fatto in quattro.
Come Luigi Cesaro, deputato Pdl e presidente della Provincia di Napoli, a tutti noto come
"Giggino a purpetta". Cesaro ha stanziato 50 mila euro per il rinnovo dell'arredo degli uffici di
rappresentanza del Comune di Sant'Anastasia, dove da un anno circa sindaco il suo ex
capo di Gabinetto, Carmine Esposito, un amico per la pelle.
Sono solo alcune delle elargizioni delle Province italiane. Per le scelte nel mare magnum dei
finanziamenti che ogni anno impreziosiscono i loro bilanci. Bilanci miliardari che i cittadini
amerebbero tanto vedere azzerati considerando che sulla soppressione delle province un po'
tutti i partiti sono d'accordo. Non c' stata tornata elettorale in cui destra e sinistra non abbiano
scritto sui loro programmi la magica parola "soppressione".
Alla vigilia delle elezioni del 2008, per esempio, giurarono sulla cancellazione sia Berlusconi
("Le province dobbiamo abolirle") che l'allora segretario del Pd Walter Veltroni ("Serve
l'abolizione delle province"). Persino Casini per l'Udc prese un impegno solenne ("L'abolizione
delle province fondamentale"). Ma quando l'anno successivo Antonio Di Pietro riuscito a
portare in aula un disegno di legge dell'Idv, ecco il voltafaccia. Invece di approvare la
soppressione, berlusconiani e democratici hanno votato con la Lega un rinvio "sine die" del
problema. Copione che si ripetuto il 15 giugno scorso, quando l'esame del ddl dipietrista
stato di nuovo rinviato da Montecitorio.
Le province non si toccano, insomma. Anche perch sono delle formidabili macchine elettorali.
E i consiglieri e i presidenti in esse eletti dei temutissimi portatori di pacchetti di voti. Che
spendono in tutte le direzioni per coltivare i loro feudi e premiare famigli e amici di partito. Il
presidente della giunta di centrodestra di Cremona, Massimiliano Salini, un Pdl vicino a
Comunione e liberazione, ha per esempio nominato il fratello Rossano direttore della testata
giornalistica "L'informatore", organo dell'amministrazione provinciale. In redazione lavorano tre
persone e si spartiscono 70 mila euro l'anno. Fulvio Pacciolla ricopre invece dall'aprile 2010 il
ruolo di vice capo di gabinetto alla Provincia di Milano, una carica che non esisteva nelle
amministrazioni precedenti. Fino al 2010 Pacciolla risultava per direttore generale della Rsa
Helipolis di Binasco, una clinica che faceva capo al gruppo Zanella, controllato all'80 per cento
da Noevia Zanella. Chi costei? La moglie del presidente Podest.
Dal Pdl alla Lega, formazione che notoriamente acchiappa voti urlando contro gli sprechi di
"Roma ladrona", salvo non differenziarsi molto nello sperpero quando si trova ad amministrare
le casse. A Brescia, un leghista doc come Daniele Molgora appena salito alla presidenza della
Provincia ha promesso di sforbiciare le spese inutili. Non si fatto per problemi nel varare un
progetto per la creazione di una inutile Orchestra di Brescia di cui si conoscono gi i costi (200
mila euro l'anno) e il nome del direttore: Enzo Rojatti, gi direttore della disciolta Orchestra
della Padania. La presidente della provincia di Venezia Francesca Zaccariotto, appena eletta,
un anno fa, ha deciso invece di festeggiare la vittoria con un bell'aumento di stipendio per s e
per gli assessori. Una trovata che comporter un incremento di spese di 200 mila euro da qui
alla scadenza della legislatura.
Le province d'altra parte sono uno dei piatti forti del "buongoverno" dei leghisti: ne presiedono
una quindicina e, nonostante in campagna elettorale si siano impegnati con Berlusconi per
l'abrogazione, sostengono a spada tratta la loro esistenza. Qualche anno fa minacciarono
addirittura l'uscita dal governo se non fosse nata la provincia di Monza (solo per il varo
costata quasi 50 milioni di euro), mentre ancora oggi il deputato leghista Caparini non si fa
problemi nel chiedere l'istituzione della provincia della Valcamonica con capitale Breno, una
"metropoli" da 5 mila abitanti.
Ma inutile meravigliarsi, i leghisti sono fatti cos. La provincia di Bergamo, tanto per fare un
altro esempio, ha un ufficio di rappresentanza a Roma, a piazza Colonna. Costo: 65 mila euro
l'anno. Durante l'ultima campagna elettorale il candidato presidente Ettore Pirovano, bossiano
sfegatato, aveva garantito che "una delle prime scelte, se fosse stato eletto, sarebbe stata la
chiusura della sede romana". Inutile dire che quegli uffici sono l anche se Pirovano stato
puntualmente eletto. Spendere, infatti, molto pi semplice che tagliare. E lo si vede
scandagliando le province da Nord a Sud, come ha fatto "l'Espresso". La provincia di Trento
ha dato una consulenza di 20 mila euro a due professori universitari "per capire gli orsi";
spende 2 milioni per acquistare divise a bande musicali e gruppi folkloristici, schtzen
compresi (a questi paga anzi anche gite sulle nevi a Folgaria); mentre Belluno elargisce oltre
200 mila euro per una consulenza per l'inserimento delle Dolomiti nel patrimonio dell'Unesco.
Scendendo nel Meridione, si distingue ancora Napoli per il finanziamento del progetto "La
cucina di mamm" (35 mila euro); i 40 mila euro spesi per sovvenzionare i Cantori di Posillipo
e gli altri 4 mila sperperati per cravatte griffate che il presidente Cesaro regala a Natale.
Ancora pi a sud, la provincia di Palermo brilla per i 200 mila euro elargiti per bande musicali,
fiere e sagre (si va dalla salsiccia al ficodindia); i 4 mila euro per il sostegno all'associazione
Badminton di Cinisi; i 10 mila per foraggiare la confederazione siciliani del Nord America.
Indimenticati restano per i 5 mila euro dilapidati nella sagra dell'asino di Castelbuono e l'altro
migliaio bruciati per scoprire il "significato della musica nella preistoria".
Infine, la Sardegna, che in fatto di province nell'ultimo decennio non si fatta mancare niente
visto che, in quanto Regione autonoma, in un sol colpo, nel 2001 ha deciso di raddoppiarne il
numero, passando da quattro a otto. Sugli scudi dunque anche l'isola, che si distingue pure
per il contributo di 70 mila euro di Carbonia-Iglesias per il censimento e lo studio delle abitudini
dei cormorani; quello del Medio Campidano che foraggia la sagra del salmone e per l'incarico
conferito dall'Ogliastra a un ingegnere per scoprire quali dei gestori telefonici avesse la tariffa
pi conveniente. Come se un qualsiasi dipendente non potesse assolvere il compito.
anche per questo che le province costano tanto. E per un modo di amministrare che spesso
suscita le ire della Corte dei conti. Da Nord a Sud non si contano i casi di cattiva
amministrazione. Varese nel mirino dei giudici contabili per gli acquisti impropri per la pulizia
del lago Maggiore (macchinari comprati da un funzionario incompetente); Palermo, alle prese
con le conseguenze delle scorribande nei derivati dell'ex presidente Francesco Mussotto, per
le anomalie e le disfunzioni riscontrate nei bilanci; Trento per la moltiplicazione dei centri di
spesa, la proliferazione delle consulenze, la "poca chiarezza" nell'esposizione dei dati contabili
delle societ partecipate. Insomma, un mare di irregolarit nel quale galleggia anche il caso
dell'astro nascente del Pd, Matteo Renzi, sindaco di Firenze. In precedenza presidente della
stessa Provincia, Renzi sotto esame per l'assunzione di persone sprovviste dei titoli
necessari. Una colpa grave per la Corte dei conti che gli ha contestato, insieme ai membri
della giunta, un danno erariale di circa 2 milioni di euro.
hanno collaborato Marco Guzzetti, Mario Lancisi, Thomas Mackinson, Claudio Pappaianni,
Maurizio Porcu, Paolo Tessadri
04 luglio 2011 Riproduzione riservata
Tag
province
sprechi
I TAGLI POSSIBILI
Province, sprechi e doppi incarichi Province, Titanic da 18
miliardi tenuto a galla dai doppi incarichi
Protette dal Parlamento, accumulano spese. E sprechi
Ci sono italiani che vivono su Marte. La prova in una delibera della Provincia di Reggio Calabria. Che il 23 dicembre 2011, il giorno dopo
il varo della manovra lacrime e sangue per salvare l' Italia dal baratro, stanziava 120 mila euro per comprare un pianoforte a coda per
dare dei concerti a palazzo. CONTINUA A PAGINA 11 SEGUE DALLA PRIMA Cosa se ne fa di un pianoforte, direte voi, una Provincia che
come le altre sta per essere soppressa? Ecco il nodo: l' idea di chiudere, a molti, non passa neanche per la testa. Il bello che la Provincia
di Reggio perfino meno sgangherata (si fa per dire.) delle sorelle calabresi. Lo dice l' ultima classifica dei buchi di bilancio pubblicata dal
Sole 24 Ore. Che vede i reggini con un debito pro capite provinciale di 236,8 euro, cio meno della met di quello stratosferico dei
crotonesi (493,7), dei vibonesi (564), dei catanzaresi (564,9) e dei cosentini, che svettano nella hit-parade (dove sono calabresi le prime
quattro Province dalle mani bucate) con 591,1 euro di buco a testa. Con dei conti cos disastrati, vi chiederete, nei mesi in cui imprenditori
asfissiati dai debiti e operai disoccupati si impiccano, come pu venire in mente a un amministratore pubblico di comprare un pianoforte
a coda? La delibera merita di essere letta per il linguaggio surreale. L' acquisto, infatti, viene motivato dalla necessit di avviare nel corso
del 2012 una stagione concertistica che contribuisca (.) ad avvicinare i cittadini all' istituzione. Testuale. Apriti cielo! Ma siete pazzi?,
hanno chiesto i giornali locali mentre sul web giravano insulti irripetibili. Risposta di Edoardo Lamberti Castronuovo, che dopo essere
stato il candidato al comune della sinistra oggi l' assessore alla Cultura della destra: Mi domando perch molti non si sono preoccupati
degli sprechi del passato e oggi contestano l' acquisto di un bene che diventa patrimonio della gente. Insomma, affittare un pianoforte a
Catania costava ogni volta duemila euro! Insurrezione del Conservatorio: Ma se ne abbiamo due noi! Sigillo finale: d' accordo, stop, ma
l' acquisto solo rinviato finch si abbassa il polverone. E pare davvero di sentirle, le note dell' ultimo valzer, mentre il Titanic delle
Province si avvia verso l' iceberg nella incredulit generale: possibile che, alla fine, si faccia sul serio e si vada allo scioglimento? Un po' di
navigazione ancora la vorr ben concedere. Ed ecco che i presidenti delle Province di Como, Vicenza, La Spezia, Genova, Ancona e
Belluno, che sarebbero decaduti il 6 maggio per fine mandato, resteranno ancora un poco al loro posto. Il ministro dell' Interno Anna
Maria Cancellieri ha deciso di nominarli commissari di se stessi, in attesa che entro l' anno, come stabilito dal decreto Salva Italia si
faccia la legge con la quale gli enti dovrebbero scomparire. Il solo presidente della Provincia di Genova, Alessandro Repetto, ha detto
Non ci sto. E si dimesso. Ma sono in tanti a non volersi rassegnare. Non si rassegnano i nordisti che a maggio 2011, quando gi la
campana suonava a morto, per bocca del senatore leghista Sergio Divina proponevano una legge per istituire la Ladinia, terza Provincia
autonoma nella Regione Trentino Alto Adige. Ma non si rassegnano neppure i meridionali. Giorni fa il disegno di legge regionale che
prevedeva la soppressione delle Province siciliane saltato. Tutto rimandato. In compenso, come racconta LiveSicilia, comparsa una
sorpresina maleodorante: invece di abolire le Province, si abolita l' incompatibilit fra sindaco o assessore e dipendente di aziende
sanitarie. Prosit. Il fatto che le Province hanno potentissimi sostenitori in Parlamento. Dove sono seduti ben dieci presidenti. E ci
resteranno fino alla fine della legislatura. Soltanto due mesi fa la giunta per le elezioni di Montecitorio ha stabilito che l' incarico di
parlamentare non incompatibile con quello di presidente di Provincia. E ci nonostante la legge al riguardo sia esplicita: non si pu. Ma
tant' . La deputata Maria Teresa Armosino rester quindi presidente della Provincia di Asti, al pari di Luigi Cesaro che governa quella di
Napoli, Edmondo Cirielli (Salerno), Domenico Zinzi (Caserta), Antonello Iannarilli (Frosinone), Daniele Molgora (Brescia), Antonio Pepe
(Foggia) e Roberto Simonetti (Biella). Tutti di centrodestra. E l' unico giano bifronte del centrosinistra? Il senatore Daniele Bosone,
presidente della Provincia di Pavia: appartiene al Pd, che alla Camera s' era opposto fermamente ai doppi incarichi. Allora se ne va? No,
resta. Ma quanto costano le Province? Le stime, a seconda delle fonti, vanno dai 12 ai 18 miliardi di euro. E chi ne difende la
sopravvivenza sostiene che abolendole si risparmierebbe pochissimo. Un miliardo al massimo, considerando che (escluso il licenziamento
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dei dipendenti) verrebbero meno solo 4 mila amministratori. Ma cos? O solo fumo ostruzionistico per rallentare il processo? Il
presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti, l' unico che abbia pubblicamente sostenuto l' inutilit del suo ente, dice che solo
ridisegnando la gara d' appalto per il riscaldamento di 300 scuole romane riuscito a risparmiare 5 milioni l' anno. Una bella somma:
niente, per, in rapporto al fiume di denaro che se ne va per iniziative quantomeno discutibili. Come i viaggi delle delegazioni provinciali
campane (50 mila euro ciascuna) al Columbus Day. O lo strepitoso Valva Film Festival, organizzato a spese della Provincia a Salerno nell'
agosto del 2009, dove fu assegnato a Noemi Letizia, la ninfetta napoletana alla cui festa cominci il tormentone sul Cavaliere e le
minorenni, il premio alla carriera Per il talento che verr. O ancora, a Bolzano, la spesuccia costata una condanna della Corte dei Conti
(2.400 euro) a Luis Durnwalder. Se andiamo avanti cos non saranno pi i politici a decidere quale iniziativa sostenere con un
contributo, sbottato furente. Difficile, per, non condividere le perplessit dei magistrati contabili davanti al finanziamento indagato:
62 mila euro a un torneo di beach volley. A Bolzano! Elemosine, in confronto a qualche iniziativa di Trento. Dove la Provincia, insieme
con il comune di Riva del Garda, ha fatto rinascere con i soldi pubblici un lussuoso e storico albergo a 5 stelle, il Lido Palace. Investimento
previsto: una trentina di milioni di euro. Prezzi delle stanze: da 730 a 1.959 euro a notte per la junior suite. Perch le Province, e non
soltanto quelle autonome, muovono somme importanti. Talvolta con serie ripercussioni finanziarie, come ha documentato una recente
relazione della Corte dei conti sulla Provincia di Torino, il cui indebitamento nel 2013 raggiungerebbe 667 milioni. Nell' occasione, i
giudici hanno stigmatizzato l' esistenza di un groviglio di partecipazioni. La Provincia di Torino ne ha 165. Una giungla infernale e
costosissima, dalla quale ora il presidente Antonio Saitta vorrebbe uscire accorpando tutto in una nuova societ regionale. Dice che si
potrebbero risparmiare 4 milioni l' anno. Buona fortuna. Quando la scorsa estate il consiglio provinciale doveva decidere la riduzione
delle poltrone, magicamente manc il numero legale. Eppure dovrebbero saperlo: le societ pubbliche spesso sono anche fonte di guai.
Ricordate la Sogas che gestisce l' aeroporto di Reggio Calabria, i cui azionisti sono con il 67% la Provincia reggina e col 27% quella di
Messina? In vent' anni ha accumulato perdite per 35,4 milioni in euro. Una voragine. La cosa dovrebbe servire d' esempio. Invece la
febbre degli aeroporti sempre pi alta. Ogni Provincia vuole il suo. Frosinone, Caserta, Sibari. L' Italia ha pi del doppio degli scali della
Francia, in rapporto alla superficie? Chissenefrega, le ambizioni delle Province non si placano. Al punto che Caserta, nonostante le
resistenze, insiste sul bisogno d' uno scalo a Grazzanise, ad appena 33 chilometri da Napoli Capodichino. La societ dell' aeroporto di
Frosinone, invece, esiste gi: ha un capitale di 5,9 milioni, di cui 2,8 della Provincia. E un consiglio di amministrazione pieno zeppo di
politici. Gian Antonio Stella RIPRODUZIONE RISERVATA **** Enti in bilico I numeri Le province italiane sono 110. I capoluoghi sono
117, perch esistono 5 province che ne hanno due e una che ne ha tre I bilanci Le prime 4 Province con i debiti pi alti sono in Calabria La
classifica vede in testa quella di Cosenza, con un debito pro capite di 591,1 euro La legge Il decreto Salva Italia ha stabilito che entro l'
anno venga varata una legge che porti alla sparizione delle Province 9 33 591 I presidenti di Provincia seduti in Parlamento. La legge vieta
il doppio incarico, ma due mesi fa la giunta per le elezioni della Camera ha stabilito la non incompatibilit delle due cariche chilometri
La distanza che separa l' aeroporto di Napoli da Grazzanise, dove la provincia di Caserta vuole costruire un suo scalo. L' Italia ha gi
pi del doppio degli aeroporti della Francia, in rapporto alla superficie euro Il buco di bilancio pro capite posto sulle spalle dei propri
cittadini dalla provincia di Cosenza. A Catanzaro il debito di 564,9 euro a testa, a Vibo Valentia di 564, a Crotone di 493,7 i tagli possibili
Rizzo Sergio, Stella Gian Antonio
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(28 aprile 2012) - Corriere della Sera
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26-07-12, 13 Regione
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La Lega apre al taglio delle Province
UDINE La Lega si converte, il governatore Renzo Tondo insiste. Se ci fermiamo a
tutelare lesistente saremo sotto attacco non solo dei media, ma anche del
governo. Suona come una condanna a morte per le Province quella che il
presidente della Regione ha pronunciato ieri tornando a parlare delle scelte che
attendono al varco lamministrazione regionale circa il futuro dei quattro enti
intermedi del Fvg. La nostra comunit ha detto il governatore si aspetta
scelte coraggiose, ha capito come noi che tutelare lesistente non ci porta da
nessuna parte. Tanto vale quindi superare lesistente ed quello che Tondo
sembra ormai convinto di fare, ben oltre ha chiarito ieri le previsioni del
settembre 2011, quando aveva prospettato il ricorso a un referendum per
decidere se abolire o meno le Province. Affermazione che, a sorpresa, vede
daccordo anche il Carroccio. Dopo aver liquidato come impraticabile, poich
anticostituzionale, la proposta del presidente Tondo di cancellare tutte e quattro le
Province, la Lega ne ha invece eccheggiato ieri lidea avanzando una proposta non
scevra da polemiche. Il segretario regionale Matteo Piasente e il capogruppo in
consiglio, Danilo Narduzzi, si sono detti pronti a votare per labolizione di tutte le
Province, a patto che vengano erogati i servizi, si concretizzino risparmi veri e
siano cancellati gli inutili e costosi enti periferici dello Stato. Insomma, se devono
saltare le Province, saltino anche le Prefetture, dice in estrema sintesi Piasente,
che solo qualche giorno fa aveva bollato luscita di Tondo sulla cancellazione degli
enti intermedi come impraticabile, causa la carta costituzionale. Cos, dunque,
la proposta di ieri? Una provocazione? Un messaggio? Per Piasente un invito al
realismo politico. Sappiamo bene che la Regione non pu eliminare le Province
ribadisce il leader del Carroccio , ma nostra volont far capire (a Tondo) che
siamo disposti a metterle sul piatto e a ragionare senza particolari preclusioni,
purch siano garantite le funzioni oggi in capo alle Province e si affronti la
presenza sul territorio di enti molto pi pesanti e costosi. Il nostro vuol essere un
invito ad affrontare le riforme per il Fvg in Fvg e non a Roma. A questo
proposito, Narduzzi a dettare lagenda: Anzitutto, la Regione deve ricorrere
contro il decreto del Governo per garantire la sua autonomia, dopodich, se la
strada che intendiamo percorrere quella della cancellazione delle Province, si
dovr elaborare una proposta di legge da inviare al Parlamento. Lapertura della
Lega ha per un prezzo: per tagliare la testa alle Province, il Carroccio chiede di
mettere in discussione il primato di Trieste e trasferire il capoluogo regionale in
Archivio Messaggero Veneto Extra http://archivio.messaggeroveneto.extra.kataweb.it/archivio/extrasearch
1 di 2 24/01/2014 17:49
una sede pi baricentrica, vale a dire in Friuli, a Udine. Unallucinazione leghista
secondo il parlamentare del Pd Ettore Rosato che mira solo a distruggere la
Regione. A favore di una rivoluzione, vera, sullordinamento degli enti locali in
Fvg anche la segretaria regionale del Pd, Debora Serracchiani: Dobbiamo
imboccare la strada del cambiamento e non accontentarci dice leurodeputata
della conservazione dellesistente o di pseudo-riforme. Per il Pd, aggiunge la
candidata anti-Tondo alle prossime Regionali, lattuale sistema di organizzazione
territoriale strutturato sulle Province devessere superato. Maura Delle Case
RIPRODUZIONE RISERVATA
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Archivio Messaggero Veneto Extra http://archivio.messaggeroveneto.extra.kataweb.it/archivio/extrasearch
2 di 2 24/01/2014 17:49
Il sito Internet dell'Agenzia ANSA
Friuli Venezia Giulia
Spending review: Fvg, Commissione per
funzionamento Province
Orientamento politico e' sopprimere tutti gli enti intermedi
31 luglio, 14:16
(ANSA) - TRIESTE, 31 LUG -Una commissione speciale del Consiglio regionale studier in Friuli Venezia
Giulia la riforma per razionalizzare il funzionamento delle Province. Lo ha stabilito oggi l'aula. In Fvg
l'orientamento politico espresso di recente dai principali partiti - dal Pdl al Pd, dalla Lega all'Udc -
procedere all'abolizione delle 4 amministrazioni provinciali. La commissione dovr compiere una
ricognizione della normativa relativa agli enti locali, in particolare quelli provinciali, procedere ad audizioni
di organi e soggetti interessati al riordino istituzionale e ordinamentale degli enti locali, predisporre
eventualmente una o pi proposte di riforma per affermare la specialit riservata al Fvg su enti locali.
(ANSA).
RIPRODUZIONE RISERVATA Copyright ANSA
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(http://www.ansa.it/main/prodotti/mobile/html/index.html)
P.I. 00876481003 - Copyright ANSA - Tutti i diritti riservati
http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/friuliveneziagiulia/2012/07/31/Spending-review-Fvg-...
MV
Abolire le Province Fvg,
ma non sanno come fare
Favorevoli dal Pdl al Pd, dallUdc a Idv, contrari a sinistra. La commissione calendarizza i lavori, ma la
Lega diserta.
di Beniamino Pagliaro
UDINE. I partiti del Friuli Venezia Giulia sono tutti (o quasi) daccordo sullabolizione delle Province. C chi
ritiene pi elegante parlare di superamento, e chi invece propone la pi temibile soppressione, chi
pensa a spostare il capoluogo, ma dal Pdl al Pd, dalla Lega allUdc, il quadro allineato. Gli unici fuori dal
coro, nellarco politico del Consiglio regionale, sono a sinistra, dove sia Rifondazione comunista sia Sel
sembrano difendere gli enti intermedi. Quel che manca, si direbbe guardando tanta un tempo incredibile
compattezza, il percorso formale.
La commissione al lavoro Nei prossimi mesi il dibattito politico sar dedicato senza dubbi ad analisi, tra lo
studio dei costi e dei benefici dellipotetica chiusura, e alle soluzioni da attuare. Per questo ieri in Consiglio
regionale si insediata la Commissione speciale che dovr individuare un processo di razionalizzazione e la
possibile abolizione della Province in regione. La presidenza della commissione stata affidata al
consigliere del Pdl, Antonio Pedicini, che aveva proposto la nascita della stessa. Ieri i consiglieri hanno
deciso il calendario delle audizioni e incaricato gli uffici dei primi approfondimenti giuridici. Il 21 e 23 agosto
la commissione si riunir per ascoltare in audizione i soggetti interessati in prima persona, ovvero i presidenti
delle quattro Province della regione e altri soggetti istituzionali.
Le audizioni Ma il Consiglio ha scelto di andare oltre, e provare a coinvolgere nel ragionamento anche
rappresentanti e interlocutori della comunit regionale come associazioni e anche i direttori dei quotidiani
che raccontano ogni giorno il territorio. Nei partiti le prese di posizione sono variegate, ma la condivisione
sullobiettivo finale sembrano unanimi: labolizione sha da fare. I favorevoli Nel Pdl la posizione ufficiale
quella annunciata dal presidente Renzo Tondo e dal coordinatore Isidoro Gottardo, che hanno specificato
come il taglio debba riguardare tutti o nessuno. Tondo da tempi non sospetti favorevole allabolizione, e
si era schierato anche contro la nascita della Provincia della Carnia. Ma a Pordenone il Pdl trova le prime
contrapposizioni, perch il presidente della Provincia Luca Ciriani ha promesso le barricate sul Tagliamento
in caso di soppressione. Nel Pd stato il segretario Debora Serracchiani a dettare la linea, dicendo che gli
enti vanno superati. La candidata ha convocato un incontro interno al partito, il 13 agosto, per affrontare
complessivamente un disegno di riforma degli enti locali. Le Province - spiega il vicecapogruppo Mauro
Travanut - sono superabili, frutto di una condizione antica. Il Comune un ente reale, mentre la Provincia
un ente di ragione, collocato secondo bisogni di fine Ottocento.
Il Carroccio diserta La Lega Nord ha scelto di disertare le riunioni del comitato e correre in avanti con una
proposta: via le Province, via le prefetture, il presidente della Regione diventi commissario di governo e il
capoluogo si sposti da Trieste a Udine. Nel Carroccio friulano labolizione firmata dal segretario Matteo
Piasente e dal capogruppo Danilo Narduzzi viene comunque vista con sospetto, soprattutto dal presidente
della Provincia di Udine, Pietro Fontanini. Sul capoluogo, Tondo ha gi bocciato lidea di uno spostamento.
Una nuova analisi Al centro, lUdc conferma la volont di sopprimere le Province ma prima - nota il
capogruppo Edoardo Sasco - va fatta una analisi delle funzioni. LItalia dei Valori presenter presto una
proposta di legge per svuotare, intanto, le Province delle competenze e girare le deleghe a mamma-
Regione, mentre i Cittadini vedono nei comuni il ruolo chiave. Infine, nel Misto si punta a Province pi
leggere in attesa dalla riforma costituzionale e fusione dei Comuni. da sinistra che arriva lo stop: Sono
parte dellassetto istituzionale del Paese - dice il capogruppo Igor Kocijancic -, labolizione non risolverebbe
nulla e aprirebbe il problema dei dipendenti.
Gli autonomisti Nel dibattito si fa sentire anche il Comitato per lAutonomia e il Rilancio del Friuli. Sulle
Province, scrivono, il problema non tanto quello di sopprimerle, o accorparle, mantenerle, o riordinarle.
Bisogna fare una analisi delle funzioni svolte per vedere se ancora attuali. Bisogna chiedersi se, in caso di
soppressione dellEnte, le funzioni vanno ai Comuni o se invece non vengono assorbite dalla Regione,
dando vita ad una nuova forma di accentramento. Bisogna ragionare in primis sulla Regione, impostando un
nuovo progetto istituzionale.
03 agosto 2012
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CR: accolta mozione Commissione speciale riordino Province (5)
31 Luglio 2012, ore 12:42
(ACON) Trieste, 31 lug - RC - Da parte di PD, Sinistra Arcobaleno e Cittadini-Libert Civica, oltre al Pdl, pieno appoggio
all'iniziativa di Antonio Pedicini (Pdl), anzi - ha proposto Igor Kocijancic di SA-PRC - comunichiamo subito i nomi dei
componenti e acceleriamo i tempi. Roberto Asquini, da presidente del Gruppo misto, ha ricordato la propria proposta di
legge sulla semplificazione istituzionale (si poteva lavorare su quella), ma comunque una strada da percorrere per
arrivare, si augura, alla cancellazione definitiva delle Province.
A non ritrovarsi nella proposta si sono dette, invece, Lega Nord (per Danilo Narduzzi solo una perdita di tempo e il voto
del Gruppo sar negativo) e UDC (lavoriamo in V Commissione - cos Edoardo Sasco - senza creare un organismo nuovo;
per il resto siamo sempre stati per la riforma del sistema delle autonomie locali perci comunque voteremo s). E pollice
verso alla mozione anche da parte di Idv (la questione di primaria importanza, ma il tavolo di lavoro non sarebbe quello
appropriato - ha detto Alessandro Corazza).
Alla fine, la mozione stata accolta con 38 voti favorevoli e 5 contrari (solo quelli preannunciati di LN e Idv), nessun
astenuto.
(segue)
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LN: Narduzzi, abolizione Province, basta la volont politica
31 Luglio 2012, ore 14:45
(ACON) Trieste, 31 lug - COM/MPB - "Non serve una Commissione per abolire le Province. Basta la volont politica. La
Lega diserter il tavolo proposto dal consigliere Pedicini e porter la sua proposta direttamente in Aula: azzeramento degli
enti di area vasta e trasferimento del capoluogo in Friuli".
Cos Danilo Narduzzi, capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale, annuncia l'indisponibilit del Carroccio a
prendere parte a un organismo "ridondante, inutile, con vaghe analogie rispetto alla celebre bicamerale D'Alema, che non
produsse assolutamente niente. Troppo spesso le Commissioni servono ad affossare le proposte, anzich a farle
decollare. Siamo pronti a una discussione in Aula sin dalla prossima seduta di Consiglio regionale", la sua conclusione.
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LN: Narduzzi, via le Province e capoluogo regionale baricentrico
2 Agosto 2012, ore 15:12
(ACON) Trieste, 02 ago - COM/RC - Il presidente della Lega Nord in Consiglio regionale, Danilo Narduzzi, conferma che il
suo gruppo prontissimo ad azzerare le Province del Friuli Venezia Giulia e che, come la storia insegna, certe
Commissioni servono solo a seppellire le riforme sotto valanghe di parole, a vuoto.
Narduzzi annuncia che "la Lega Nord porter in Aula la propria proposta di riforma: via le Province, via le Prefetture, il
presidente della Regione come commissario di Governo e trasferimento del capoluogo regionale in una posizione pi
baricentrica.
"Il Carroccio vuole accelerare sulla strada delle riforme, ma rifiuta soluzioni ibride da apprendisti stregoni.
"Noi puntiamo su un pacchetto non scomponibile di quattro punti, e cercheremo un'intesa. Vorrei chiarire che nessuno
vuole combattere una battaglia di retroguardia contro Trieste, citt splendida e vera capitale mitteleuropea. Ma come
possiamo pensare di cancellare le Province e lasciare tutto il Friuli senza un punto di riferimento, Comuni a parte?"
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Commissione speciale Province: prima seduta
2 Agosto 2012, ore 16:53
(ACON) Trieste, 02 ago - RC - Antonio Pedicini (Pdl) stato eletto presidente della Commissione speciale paritetica che si
istituita questo pomeriggio in Consiglio regionale e che si occuper della ricognizione della normativa relativa agli enti
locali, in particolare quelli provinciali. Vicepresidenti saranno Franco Iacop (PD) ed Edoardo Sasco (UDC); Igor Kocijancic
(SA) sar il consigliere segretario.
La rosa dei nomi indicati dai Gruppi (ciascuno un rappresentante, eccetto Pdl e PD con due) include Roberto Marin per il
Pdl, Mauro Travanut per il PD, Alessia Rosolen per il Gruppo misto, Enio Agnola per Idv e Stefano Alunni Barbarossa per i
Cittadini.
Poich la Lega Nord non ha inteso esprimere alcun componente, a norma di Regolamento interno consiliare stato
indicato il suo capogruppo, Danilo Narduzzi, comunque assente e che ha gi espresso pubblicamente la sua intenzione a
non partecipare ad alcuna delle sedute.
Intenzione di tutti i commissari di lavorare molto e celermente per arrivare alla seduta d'Aula del primo ottobre con una
relazione compiuta. Per questo si ritroveranno gi il 21 e 23 agosto per le prime audizioni, quando calendarizzeranno altri
incontri per la settimana successiva. Ad essere chiamati saranno gli amministratori locali ma anche i componenti la
Commissione paritetica Stato/Regione, giuristi, studiosi e semplici comitati. E non mancher lo spazio web nel sito del
Consiglio regionale per raccogliere idee e commenti dei cittadini.
E se la critica maggiore sollevata in questi giorni stata di aver voluto un organismo inutile, con lavori che si potevano
portare avanti in sede di V Commissione permanente, la risposta di Pedicini che in quella Commissione sarebbero
prevalse le espressioni partitiche, mentre sua intenzione raccogliere pareri spogliati dell'esigenza di difendere il proprio
pezzetto di terra. L'esperienza a cui dovremmo guardare - ha detto - quella del Comitato di controllo presieduto da
Giorgio Baiutti del PD, dove si lavorato molto e bene. L'augurio , dunque, che anche nella Commissione paritetica si
faccia un lavoro non di contrapposizione centrodestra contro centrosinistra, ma di ragionamento per un migliore
ordinamento e assetto della Regione.
Riordino parola che non significa solo riduzione di alcune Province o allargare altre, ma - ha specificato ancora Pedicini -
ripensare gli enti provinciali, funzioni incluse.
A fargli eco Franco Iacop, che ha inteso sottolineare che non si possono trattare le Province dimenticando tutto il resto del
sistema. Come PD - ha rimarcato - siamo stati d'accordo con la mozione portata in Aula sull'istituzione della Commissione
speciale perch si parla di riordino degli enti locali e noi siamo per una riforma nel sua complesso.
(foto; immagini tv)
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PD: Moretton, sulle Province pressappochismo della Giunta Tondo
9 Agosto 2012, ore 16:28
(ACON) Trieste, 9 ago - COM/RC - La Regione, sostiene il capogruppo consiliare del PD Gianfranco Moretton, costretta
a rincorrere i provvedimenti nazionali in materia di Province e Autonomie locali perch incapace di adempiere alla
realizzazione di un progetto di riforme in materia. E la responsabilit di ci evidente, in quanto sia il presidente Tondo sia
la sua Giunta, compresa la maggioranza di centrodestra, non hanno saputo o voluto affrontare uno dei temi pi importanti
per il futuro della Regione, creando condizioni di grave fibrillazione economica finanziaria.
Non ci riuscito l'ex assessore regionale alle Autonomie locali, Andrea Garlatti - osserva Moretton - e pare non riuscirci
nemmeno il nuovo titolare, Elio De Anna. Anzi, evidente che ora regna il caos pi totale, sia per il conflitto in atto tra il Pdl
e Tondo, sia per la presa di posizione estranea a qualsiasi linea politica in materia di Province e Comuni da parte
dell'assessore De Anna. certamente molto singolare - cos ancora il rappresentante del PD in Consiglio regionale - che
l'ex assessore Garlatti sia stato richiamato da De Anna a dare la propria collaborazione alla predisposizione di un'idea di
riforma, ma ancora pi strano che De Anna, per salvare la Provincia di Pordenone, pensi a trovare condizioni di
aggregazione del Comune di Portogruaro a quel territorio. Dimostrazione di un evidente pressappochismo pi unico che
raro, perch non tiene conto di una necessaria visione generale del problema per una riforma che sappia tener conto, da
un lato, dell'intero territorio regionale e, dall'altro, della indispensabile riduzione della spesa, pena il fallimento
dell'Istituzione Regione che, come si sa, non dispone pi delle risorse di un tempo.
anche molto strano - incalza Moretton - che l'assessore De Anna non si ricordi che non tantissimi anni fa stato fatto un
referendum che ha visto i cittadini del Comune di Portogruaro esprimersi contro il passaggio al Friuli Venezia Giulia.
Evidentemente, visto che i tempi sono cambiati, De Anna pensa sia possibile sparigliare le carte come se si trattasse di un
semplicissimo gioco. Invece non cos, perch il tempo che viviamo richiede seriet, impegno e soprattutto un chiaro
disegno di riforme, capace di ridistribuire quel poco di ricchezza che ci rimasta. Fare diversamente significa solo
danneggiare i cittadini.
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Commissione speciale riordino Province: prime audizioni (2)
21 Agosto 2012, ore 16:36
(ACON) Trieste, 21 ago - RC - A seguire, si sono espressi molti dei presidenti dei Gruppi politici presenti ai lavori della
Commissione speciale consiliare. E se Claudio Grizon, capogruppo Pdl Trieste, ha sostenuto che si tratta di una manovra
imposta dal Governo Monti sulla base di falsit anche perch non vero che ce lo chiede l'Europa, i leghisti Franco Zotti di
Gorizia, Paolo Polidori di Trieste ed Enzo Dal Bianco di Pordenone hanno parlato di Nord che deve rimediare ai buchi di
bilancio fatti dal Centro-Sud, di principi del federalismo che vanno difesi, di enti che funzionano e dunque perch
cancellarli, semmai potenziarli.
Alessandro Zanella, capogruppo PD Gorizia, ha affermato che sopprimere solo la sua Provincia non ha senso, allora si
devono sopprimere tutte; Stefano Cosma, capogruppo Fli Gorizia, ha ribadito che non il Consiglio delle Autonomie locali
che pu dire cosa fare; Enrico Bullian, capogruppo PRC Gorizia, ha rimarcato che giusto rispettare la durata naturale dei
mandati e che le Province non diventino di secondo livello, ma soprattutto si deve pensare a chi trasferire i compiti delle
Province e solo allora chiedere ai cittadini di esprimersi; e per un ampliamento delle loro competenze si detto anche
Mario Lavencic, capogruppo SEL Gorizia.
Per Francesco Martines, capogruppo PD Udine, non si tratta del fatto che costano "solo" 2 euro al cittadino, ma il fatto che
questo le percepisce come un ente che non funziona; per Paola Schiratti, capogruppo Misto - esponente Idv Udine, va
rivisto l'apparato regionale perch la Regione non ha bisogno di quasi 3.000 dipendenti per operare, e vanno riformati
anche i Comuni perch anche i loro servizi non funzionano bene, vanno accorpati sulla base di 20/30 mila abitanti.
Se Antonio Sartori di Borgoricco, capogruppo Pdl Pordenone, ha parlato in termini di rimodulazione delle Province in base
alle esigenze del territorio, il collega Giorgio Zanin del PD ha sollevato la questione del comparto unico, ovvero le
conseguenze negative che ci saranno sui dipendenti e ha auspicato un trattamento uniforme (oggi un dipendente
regionale costa, mediamente, 64.333 euro all'anno, contro i 42.299 euro di un dipendente provinciale e i 38.603 euro di un
dipendente comunale).
Resti un organo elettivo - ha rimarcato Elena Legisa, capogruppo Federazione della Sinistra di Trieste, mentre Sandy
Klun, capogruppo PD Trieste, ha affermato la sua contrariet a farsi schiacciare da un "Grande Friuli" e ha sostenuto che
si pu fare un ragionamento solo a patto che Trieste resti capoluogo regionale. Di posizione netta e contraria il collega di
Un'altra Trieste, Francesco Cervesi, a detta del quale cos com', la sua Provincia non ha senso di esistere, va bene
diventi citt metropolitana. Non si tratta di affermare che chi ha governato prima non ha lavorato bene, ma semplicemente
sono cambiati i tempi. Che senso ha - ha concluso - un ufficio di 30 persone che riceve soldi dalla Regione per gestire 120
chilometri di strade e 21 edifici scolastici? Eliminare le Province, soprattutto quella di Trieste, significa eliminare i passaggi
intermedi e burocratici, dunque significa far arrivare i soldi prima a chi li deve spendere.
La Commissione speciale si cos data appuntamento a dopodomani, gioved 23 agosto, per la seconda giornata di
audizioni.
(fine)
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Commissione speciale riordino Province: secondo giorno audizioni (1)
23 Agosto 2012, ore 12:55
(ACON) Trieste, 23 ago - RC - La seconda giornata di audizioni davanti alla Commissione speciale per la
razionalizzazione delle Province - presidente Antonio Pedicini del Pdl - si aperta con le considerazioni di Enrico
Gherghetta, presidente della Provincia di Gorizia che si espresso in termini personali quanto alla salvaguardia di ogni
forma di democrazia e di rappresentanza elettorale, ma soprattutto come presidente dell'Unione delle Province Italiane
(UPI) FVG affermando che queste ultime sono enti da mantenere.
Le Province - ha quindi detto - sono enti di area vasta che fanno economie di scala e gli stessi servizi, se erogati dai
Comuni o dalla Regione, avrebbero costi maggiori. Perci il primo limite di carattere economico. Inoltre, le loro funzioni
andrebbero al 90% alla Regione, che le gestirebbe con difficolt. Non chiaro con cosa si andrebbe a sostituire questi
soggetti: i comprensori, piuttosto che le Aster, sono gi stati un flop. Sparirebbero le differenze territoriali, linguistiche in
primis, e la Regione sarebbe a rischio specialit. Impensabile diventino enti di secondo grado, allora s che meglio
chiuderle; sarebbero carrozzoni di cui ce ne sono gi anche troppi in regione. Al pari impensabile che i mandati in corso
vengano interrotti. Quanto alle competenze, ci vuole una riforma complessiva. La ripartizione territoriale, insomma, una
questione che non pu attenere solo alle Province, ma al sistema totale.
Ettore Romoli, sindaco di Gorizia ma da presidente del Consiglio delle autonomie locali, ha parlato in termini di offerta di
collaborazione tra Commissione speciale e CAL, come gi avanzata direttamente al presidente del Consiglio regionale,
Maurizio Franz. La Regione Sardegna sta gi operando in tal senso - ha reso noto. Non rivendichiamo nessuna decisione,
ma che ci sia concesso di predisporre la nostra proposta istruttoria da trasmettere a chi di dovere, ovvero a questa
Commissione consiliare.
Mario Pezzetta ha sottolineato il senso di responsabilit dell'ANCI di cui presidente e ha affermato che, per, non loro
intenzione fare solo passerella. Contrario alle unioni dei Comuni, la soluzione invece sta nei Comuni federati. Oggi
riproporre gli Aster insufficiente - ha rimarcato - perch si devono proporre ambiti competitivi, cosa che sarebbero le
federazioni di Comuni. La riforma deve riguardare tutti, non solo le Province. Poi certo i Comuni non possono restare a
guardare, ma non lasceremo che sia cancellata la nostra storia.
Il Comitato paritetico per i problemi della minoranza slovena ha chiesto di ricevere dalla Commissione speciale la bozza di
proposta di legge, una volta formulata, affinch il Comitato possa esprimersi a riguardo e fornire le proprie considerazioni e
le eventuali richieste di modifica.
Dalle Assemblee delle unioni dei Comuni montani la richiesta di non fare confusione tra riordino istituzionale e risparmio,
ma di considerare anche i costi che ricadrebbero sui 15mila dipendenti pubblici della regione. Le unioni, poi, devono
essere qualcosa di serio e non solo parole sulla carta, ma sono un percorso necessario che quelli della montagna hanno
gi iniziato tre anni fa; per ci vuole una scelta generale di riorganizzazione del territorio perch gi quella dei Comuni
montani stata fatta partire senza un disegno complessivo.
Prima di concedere una serie di considerazioni ai consiglieri, il presidente Pedicini ha dato la parola all'assessore regionale
Elio De Anna che ha assicurato che al momento non esiste un disegno di legge della Giunta, la quale attende gli esiti dei
lavori della Commissione speciale sebbene nel frattempo continui a confrontarsi con CAL, UPI e ANCI per essere pronta
quando dovr valutare la proposta consiliare.
(segue)
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Commissione speciale Province: terzo giorno di audizioni (1)
28 Agosto 2012, ore 12:54
(ACON) Trieste, 28 ago - RC - Province enti di coccio. Il presidente della Commissione speciale del Consiglio regionale,
Antonio Pedicini, le ha definite cos, in apertura della terza seduta di audizioni sul loro futuro nel caso in cui la Corte
costituzionale rigettasse il ricorso del presidente Renzo Tondo e anche la nostra Regione dovesse sottostare ai dettami
governativi che imporrebbero il mantenimento solo delle Province di Trieste (in quanto capoluogo di Regione e dunque
citt metropolitana) e di Udine (per dimensione territoriale e numero di abitanti), mentre le altre diventerebbero enti di
secondo grado, ovvero non eletti direttamente dal popolo.
Mantenere lo status quo sbagliato - ha cos esordito la presidente della Provincia di Trieste, Maria Teresa Bassa
Poropat, che ha sottolineato la necessit di rivedere competenze e deleghe: alcune dovrebbero andare ai Comuni e quelle
delle Province devono essere di area vasta, soprattutto quanto a trasporti, scuola e ambiente. Quanto alla sovrapposizione
degli enti - ha aggiunto - avevamo gi chiesto all'allora assessore regionale Andrea Garlatti di ritrovarci per pensare come
eliminare i doppioni, ma non abbiamo mai avuto risposta. Il tema su cui il Consiglio regionale dovrebbe impegnarsi il
riordino degli enti, a prescindere da come finir il ricorso. Ovvero le Province vanno ripensate secondo le vocazioni dei
territori: ci sono due autorit portuali in Friuli Venezia Giulia (Trieste e Monfalcone) distanti pochi chilometri: perch non
unirle?
Mara Cernic, vicepresidente Provincia di Gorizia, ha ribadito che non sono un ente costoso, devono essere di area vasta,
se fossero cancellate si avrebbe lo svuotamento della rappresentanza democratica.
Daniele Macorig, vicepresidente Provincia di Udine, ha dato ampia disponibilit per studiare e trovare soluzioni per
contenere le spese. Le diffidenze della Regione verso le Province - ha detto - ci sono sempre state, invece possiamo
essere orgogliosi di quanto esse stiano facendo. E non convince il declassamento da ente di primo grado a uno di
secondo.
Eligio Grizzo, vicepresidente Provincia di Pordenone, ha raggruppato il discorso sulle Province in quattro questioni: di
principio, di rinnovamento istituzionale, di risparmio, di decentramento funzionale. Ha poi reso noto che dal sondaggio
popolare portato avanti nel suo territorio, la maggior parte dei cittadini si sarebbe detta scontenta non tanto delle Province,
quanto del fatto che i suoi dipendenti godono di uno stato privilegiato rispetto ai dipendenti privati. Ecco, allora, la sua
proposta: siano trattati come gli altri, addirittura diventino azionisti dell'ente Provincia.
A seguire, una serie di commenti dei consiglieri regionali, con una domanda secca di Enio Agnola (Idv) ai rappresentanti
delle Province: non avvertite una burocrazia eccessiva oggi, con la presenza di tre livelli amministrativi?
(segue)
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Commissione speciale Province: quarto giorno di audizioni (1)
30 Agosto 2012, ore 13:04
(ACON) Trieste, 30 ago - RC - Ancora una giornata all'insegna delle audizioni, per la Commissione speciale sulla
razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni, presieduta da Antonio Pedicini (Pdl). Questa mattina, a parlare sono
stati i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, del mondo imprenditoriale, artigianale, agricolo, cooperativistico e della
minoranza slovena.
Se per il sostegno a spada tratta delle Province si sono espressi proprio questi ultimi, altri hanno proposto la creazione di
aree vaste, chi la fusione dei Comuni della "Bisiaccaria" e altri ancora la fusione dei piccoli Comuni e la messa in comune
dei servizi. E non mancato chi ha ammonito che la questione non diventi un mero alibi da fine legislatura. In tanti, per,
non si sono voluti esprimere n pro n contro le Province, ma per una razionalizzazione della spesa e la riorganizzazione
complessiva dell'assetto istituzionale, dove non si esclude il riordino della pubblica amministrazione con la semplificazione
delle sue procedure. E che ogni soldo risparmiato con la migliore gestione del territorio sia riversato nelle casse della
Regione stessa.
Da parte dei sindacati, poi, i dubbi sono andati anche al futuro dei dipendenti provinciali, a come sarebbero impiegati. Le
piccole e medie imprese, invece, hanno sottolineato che oggi sono di competenza provinciali settori quali costruzione e
manutenzione delle strade; rilascio delle autorizzazioni, controlli e sanzioni per quanto attiene l'ambiente come ricadute per
suolo e rifiuti; lavoro, con la gestione dei centri per l'impiego e le pari opportunit, formazione e sostegno alle situazioni di
crisi provinciale: a chi si rivolgeranno le PMI in futuro?
Al pomeriggio, a partire dalle 14.30, le audizioni con il mondo dell'informazione regionale.
(segue)
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Commissione speciale Province: quarto giorno di audizioni (2)
30 Agosto 2012, ore 17:49
(ACON) Trieste, 30 ago - RC - I presidenti delle Camere di commercio e una minima parte della stampa regionale: sono stati
questi i soggetti che nel pomeriggio hanno risposto all'appello della Commissione speciale presieduta da Antonio Pedicini(Pdl) che
si era organizzata per ricevere 18 tra direttori di testate giornalistiche e televisive.
Per quanto riguarda le prime, punto comunque stato affermare l'esigenza di un riordino non delle sole Province, ma dell'intero
territorio. Si tratta di enti con cui le CCIAA non hanno direttamente a che fare - stato poi ricordato -. Manca un testo a cui far
riferimento, comunque la preoccupazione principale stabilire a quali altri enti andrebbero le loro funzioni e con quali costi.
Sicuramente gli enti intermedi vanno eliminati - ha per affermato poi la CCIAA di Udine -, ma che alla Regione vada un ruolo di
indirizzo e progettualit, e si rafforzino i Comuni: una loro miriade non ha senso, ma vanno favorire le loro unioni e aggregazioni.
Per quanto riguarda i giornali Primorski Dnevnik e Novi Glas, la linea comune stata la salvaguardia della minoranza slovena, che
non sarebbe pi garantita perch sparirebbe una figura democratica vicina ai cittadini. Dunque anche da parte loro no
all'eliminazione delle Province, ma s a una loro riorganizzazione. Sono ben altre le situazioni che, se cambiate, porterebbero dei
risparmi. Il periodo pre-elettorale - stato anche affermato - non il migliore per trattare questo tema che si presta a far
demagogia.
Eliminarne almeno alcune nell'ottica del risparmio, ma senza intaccare i servizi, invece l'idea dell'ANSA, che ha suggerito
garanzie anche per quanto attiene un effettivo risparmio e un utilizzo intelligente del personale che dovesse risultare in esubero.
All'opposto, per Voce Isontina e per Vita Cattolica si vogliono abbattere le spese ma questo non basta per accettare tout court la
cancellazione delle Province, anzi vanno salvaguardati gli enti di partecipazione diretta dei cittadini. Il cambiamento istituzionale
doveroso, ma non all'insegna della spending review. E no a enti di secondo grado - ha aggiunto Vita Cattolica -, che oltretutto non
hanno mai brillato per bravura, da Comunit montane ad Aster. Bisogna pensare a un nuovo soggetto di area vasta che lavori a
contatto con il territorio, non formato da uffici accentrati.
Singolare l'aspirazione del Popolo della diocesi di Concordia-Pordenone: una grande Provincia che unisca Pordenonese, Bassa
Friulana, Portogruarese e Veneziano, come gi fa la diocesi. Invece non sarebbe gradito un ritorno alla Provincia di Udine. Prima
preoccupazione, comunque, deve essere che i servizi arrivino alla gente in forma immediata e non troppo burocratizzata.
Da ultima, arrivata la doccia fredda del Piccolo di Trieste: non possibile mantenere l'assetto attuale e ci significa che voi non
avete esercitato per tempo la riforma degli enti. Sapete qual l'andamento reale delle entrate e delle spese: puerile stare qui a
parlare della permanenza o meno della Provincia quale ente simulacro. In regione ci sono "stipendifici" a volont. Ma siamo certi
che ce li possiamo permettere? Trovo discutibile che un cittadino si senta pi o meno triestino, goriziano, pordenonese o udinese
solo perch esiste l'ente Provincia, di cui non si mai accorto sino a oggi. Voi avreste dovuto scrivere delle linee guida da
sottoporci perch siete voi che avete avuto un mandato da noi, con le elezioni, a trattare anche questi argomenti. Non sono
sorpreso che non abbiate scritto un testo perch la verit che non lo avete fatto per quattro anni. Non esiste che uno fa proposte
di riforma per il futuro, per la legislatura seguente (vedi quella della sanit promessa dal presidente Tondo per il 2014), ma
ciascuno si deve assumere le proprie responsabilit e fare adesso per adesso.
Non abbiamo scritto un testo prima delle audizioni appositamente - stata la difesa di Pedicini - perch ciascuno di noi ha una
propria idea su come muoversi, ma volevamo uscire dagli schemi preconfezionati ed essere aperti all'ascolto. Questa
Commissione ha vita breve e gi segnata: il primo ottobre saremo in Aula magari anche con un progetto di legge, fossimo molto
bravi, ma comunque con una proposta.
L'avvio del dibattito tra i consiglieri messo in calendario per la prossima seduta, marted 11 settembre.
(fine)
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PD: Moretton, snellire burocrazia raggruppando enti per funzione
9 Settembre 2012, ore 13:56
(ACON) Trieste, 9 set - COM/MPB - Per Gianfranco Moretton, capogruppo PD in Consiglio regionale, l'obiettivo di snellire
e semplificare riducendo i costi "rende evidente anche l'esigenza di riconfigurare la regione modernizzandola per renderla
pi snella ed efficace.
"Ci va in linea soprattutto con le esigenze del momento che impongono la riduzione della spesa degli enti pubblici in
generale. In questo contesto va di fatto esaminato quali sono gli enti da sopprimere o da convogliare con lo scopo anche di
semplificare l'amministrazione e favorire i cittadini che sono i primi utenti utilizzatori dei servizi.
" importante dimostrare un grande senso di responsabilit riconoscendo che alcuni costi di sub enti che si sono costituiti
nel tempo non hanno pi ragione d'essere anche perch pi che snellire l'amministrazione rischia di complicarla. finito il
tempo delle vacche grasse ma soprattutto bisogna operare meglio partendo proprio da quelli che se non si possono
considerare errori, possono essere identificati come doppioni con un surplus di personale senza avvantaggiare appunto, il
cittadino. Sar bene pertanto incominciare a raggruppare gli enti per funzione concentrando i soggetti erogatori in un'unica
sede per l'utilizzo dei servizi di luce, gas, acqua, rifiuti, etc., etc. raggiungendo anche l'obiettivo di ridurre notevolmente i
costi, in particolare le bollette, ma soprattutto di poter consentire al cittadino di avere in un'unica sede tutti quegli enti dei
quali quotidianamente ha bisogno. ovvio che il meccanismo debba valere anche per tutti gli altri apparati amministrativi
burocratici".
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Commissione speciale Province: quinta giornata di audizioni
11 Settembre 2012, ore 19:30
(ACON) Trieste, 11 set - MPB - Ancora una giornata - la quinta - all'insegna delle audizioni, per la Commissione speciale
sulla razionalizzazione delle Province e delle loro funzioni, presieduta da Antonio Pedicini (Pdl). A parlare i componenti di
nomina regionale della Commissione paritetica Stato-Regione - Mario Bertolissi, Leopoldo Coen e Pietro Fontanini -, dopo
che Pedicini aveva ricordato gli obiettivi che la Commissione si data.
Per Mario Bertolissi, sul tema si scontrano differenti visioni e sensibilit. Che cosa del decreto legge vincola il Friuli
Venezia Giulia?, si chiesto:gli obiettivi di finanza pubblica e di pareggio di bilancio e i principi dell'ordinamento giuridico
della repubblica ovvero i requisiti minimi, con la precisazione che la provincia del capoluogo di regione resta quella che ;
per il resto, vedo massima libert. E quindi, che fare? Dato che solo Udine e Trieste avrebbero i requisiti, una occasione
per mettere ordine e prima di tutto fare l'identitik di cosa ciascuno vuole essere. I temi sono quelli delle fusioni e unioni di
comuni e del riordino della amministrazione locale e, poich le risorse sono limitate, il problema della democrazia intercetta
quello della burocrazia. Il miglioramento deve avere una ricaduta sulle istituzioni, si tratta di avere una amministrazione
semplice ed efficiente. Il punto decisivo capire se definire prima le funzioni o le perimetrazioni. Se non si rinnovano le
istituzioni non si risolvono i problemi, e quanto alla specialit, restano intatte le ragioni dello statuto essendo il Friuli
Venezia Giulia regione di collegamento tra est e ovest. Avete sei mesi di tempo -ha concluso - ma ci vuole uno sguardo
lungo e prima di fare il dipinto bisogna darsi le misure della cornice.
E' concorde Leopoldo Coen che ritiene la questione dei requisiti minimi delle Province valida anche per le regioni speciali
mentre la clausola della finanza pubblica giustifica l'intromissione in qualsiasi materia; ma per avere idee pi chiare
occorrer aspettare il 6 novembre quando la Corte Costituzionale si pronuncer sui ricorsi; se avvaller il decreto Salva
Italia ci costituir un precedente anche per le regioni speciali e allora bisogner cogliere le opportunit che la specialit
potr utilizzare. Infine ha avvertito: Nel por mano a un riassetto, non pensabile toccare il segmento Province lasciando il
resto intatto.
Per Pietro Fontanini occorre esercitare la potest legislativa e andare verso macrorealt; inoltre, un elemento che non va
trascurato quello della presenza di minoranze linguistiche. In attesa del pronunciamento del 6 novembre la Commissione
potrebbe proporre un referendum consultivo sulla possibilit che ci siano due entit amministrative forti cui dare maggiori
competenze e funzioni.
Altri spunti sono emersi dopo le domande e gli interventi dei consiglieri: Franco Iacop e Franco Codega (PD), Enio Agnola
(Idv), Edoardo Sasco (UDC), e lo stesso Pedicini.
E se l'interrogativo ricorrente stato se sia possibile fare a meno di un ente intermedio, per Fontanini necessario
mantenere le Province, poi si possono valutare le dimensioni, sapendo che per risparmiare si possono tagliare altri enti.
Per Coen le Province non si possono abolire senza riforma costituzionale, mentre per Bertolissi il numero dei livelli
valutazione che appartiene alla politica, occorre ragionare su un mix di territorio e funzioni, che per vanno specificate
bene, tenendo conto del principio di differenziazione.
La discussione della Commissione ha quindi fatto emergere la volont di tutti i componenti di arrivare a un risultato
concreto e condiviso. Obiettivo l'individuazione di una soluzione legislativa di adeguamento ai principi del decreto monti,
oltre ad alcuni indirizzi da lasciare alla prossima legislatura in merito alla riforma complessiva del riassetto amministrativo
del Friuli Venezia Giulia.
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LN: Narduzzi, via tutte le Province subito modificando Costituzione
13 Settembre 2012, ore 18:24
(ACON) Trieste, 13 set - COM/MPB - "Abolire le Province. Cancellare le Prefetture. Conferire al presidente della Regione i
poteri di Commissario di Governo. Serve una modifica della Costituzione? Vero. Ma Pdl, PD e UDC non hanno forse una
maggioranza extralarge in Parlamento? Non hanno forse i numeri per cambiare la Costituzione?"
Danilo Narduzzi, capogruppo della Lega Nord in Consiglio regionale, invita a superare "i due mesi di chiacchiere a vuoto
della Commissione Speciale in Consiglio regionale.
"Il collega Pedicini ci ha messo professionalit e impegno, ma quello della Commissione un fallimento annunciato" -
dichiara Narduzzi.
Poi spiega: "Se le Province non servono, si tolgano dalla Costituzione. Ma senza assurde discriminazioni sull'estensione,
sul numero degli abitanti o altri criteri arbitrari. Via tutte. La Costituzione si pu cambiare, basta che lo voglia la
maggioranza che sostiene Monti. Una volta cambiata la Costituzione, il potere legislativo torna alla Regione, che decider
in piena autonomia.
"Le scelte che riguardano il Friuli Venezia Giulia - conclude - vengano prese in Friuli Venezia Giulia, non dal direttivo del
PD di Roma".
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Commissione speciale Province: concluse audizioni
13 Settembre 2012, ore 17:59
(ACON) Trieste, 13 set - MPB - Ultima giornata di audizioni per la Commissione speciale per la ristrutturazione delle
Province e delle loro funzioni, presieduta da Antonio Pedicini (Pdl). A parlare il costituzionalista professore emerito Sergio
Bartole.
Sullo sfondo i contenuti dei decreti del 2011 e 2012. Per Bartole le Province non si possono eliminare solo per ragioni
meramente economiche, ma ci deve rientrare in un disegno ordinamentale di pi ampia portata. Dividere la Regione in
due entit, due macroprovince, da una parte Udine e dall'altra Trieste, avrebbe conseguenze per l'unit regionale nata
appunto dall'idea di unire territori diversi in funzione di una strategia geografica ed economica comune per un Friuli allora
caratterizzato da profonda debolezza economica e per il territorio di Trieste mutilato. E sottolineando l'importanza di fare
attenzione a non introdurre elementi disgregatori dell'unit regionale, ha anche evidenziato la difficolt di rilevare un
contenuto concreto per la citt metropolitana. Quanto alla tutela delle identit, essa non presuppone necessariamente una
loro "entificazione". Infine, non per forza si deve ragionare sulla conservazione delle Province: la loro abolizione non
necessariamente significherebbe ridurre il tasso di democrazia, ma contribuirebbe a fare chiarezza dei ruoli. Per poter fare
a meno dell'Ente Provincia occorre una modifica costituzionale che potrebbe riguardare anche il solo Friuli Venezia Giulia
se contenuta in una modifica dello Statuto. Una iniziativa in questa direzione potrebbe liberare il campo del possibile
riordino istituzionale dando in prospettiva maggiore libert di manovra al legislatore regionale.
Fra le domande poste dai consiglieri - Sasco(UDC), Kocijancic(SA-PRC), Iacop e Codega(PD), Agnola(Idv) - quella se la
revisione potrebbe rappresentare una violazione degli obblighi internazionali. Per Bartole i problemi potrebbero derivare
solo dall'istituzione di una citt metropolitana che inglobasse i Comuni del Carso, togliendo a essi autonomia.
I Commissari si riuniranno nuovamente la prossima settimana, marted 18 settembre, quando Pedicini, su mandato della
Commissione, porter un documento articolato in 10 punti su cui avviare la discussione.
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PD:Menis,il caos Province deriva da immobilismo della maggioranza
14 Settembre 2012, ore 16:40
(ACON) Trieste, 14 set - COM/MPB - "Il capogruppo del Carroccio riapre la polemica sulla Commissione regionale sul
futuro delle Province".
A segnalarlo il consigliere regionale del PD Paolo Menis che vede nell'azione leghista l'ennesimo tentativo di alzare un
polverone il cui obiettivo coprire le responsabilit dell'accaduto che, a detta del democratico, ricadono interamente sulla
maggioranza di centrodestra, di cui la Lega stessa fa parte.
"Adesso, dopo cinque anni di governo, la Lega si chiede come mai in due mesi non sia ancora stato definito il futuro della
Province? Quantomeno curioso per chi aveva nel suo programma la riforma degli enti locali e non stato capace di
raggiungere nessun risultato, se non attraverso dei commissariamenti, come quelli delle Comunit Montane, rivelatisi
fallimentari - afferma Menis -. A poco serve rimestare nel basso populismo accusando l'attuale governo di non aver abolito
gli enti intermedi nonostante l'ampia maggioranza - incalza ancora Menis - quando fino a pochi mesi fa il proprio partito
sedeva negli stessi banchi, con altrettanto ampie maggioranze, e comunque non ha fatto assolutamente nulla. La verit
che se oggi ci troviamo in questa situazione la colpa tutta della maggioranza di centrodestra e del suo immobilismo.
"Il PD, dal canto suo, ha espresso una ricetta chiara e ben definita sull'argomento.
"Su questo tema ad avanzare le proposte pi fantasiose ed irrealizzabili, stato il pi delle volte proprio lo stesso
segretario regionale del Carroccio che, guarda caso, alla guida della Provincia pi grande. Un fatto emblematico che, da
solo, basta a spiegare il cortocircuito in cui la Regione impantanata", chiosa il consigliere.
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UDC: Sasco, riordino Province, eliminarle rivedendo intero sistema
16 Settembre 2012, ore 16:08
(ACON) Trieste, 16 set - COM/MPB - "Voglio smentire quanti hanno bollato come inutile la Commissione speciale per il
riordino delle Province, della quale faccio parte quale Vice Presidente, perch si invece trattato di un'occasione valida
per fare una indispensabile ricognizione, esatta e puntuale, delle varie posizioni esistenti a tale proposito, in vista
dell'ormai imminente dibattito in Consiglio Regionale. Serve invece responsabilit, concretezza e collaborazione da parte
di tutti e non strumentalizzare con facile e sterile demagogia finalizzata alle prossime scadenze elettorali".
Si esprime cos il capogruppo consiliare regionale UDC, Edoardo Sasco, a commento dei lavori fin qui svolti durante
l'estate dall'apposita Commissione che varer a giorni una proposta da discutere in Aula.
"Ascoltare tutti doveroso per poter poi decidere su una questione spinosa come quella del riordino delle Province -
afferma Sasco - e lascio immaginare quali critiche sarebbero piovute sulla Regione se si fosse agito in modo contrario,
cio senza alcun coinvolgimento dei soggetti interessati.
"Certo, aggiunge l'esponente politico, abbiamo assistito a una difesa strenua delle rispettive competenze dei
rappresentanti di ciascun ente e da questo punto di vista purtroppo ognuno continua a considerarsi indispensabile e
immodificabile, mentre la riforma degli enti locali rappresenta un'esigenza non piu' rinviabile non solo perch ce la impone
il Governo nazionale, ma perch indispensabile in questo momento di difficile congiuntura economica e fa parte del
nostro programma di Governo.
"Il legislatore regionale ora deve assumere le proprie decisioni, avuto riguardo degli elementi emersi nel dibattito avvenuto
in Commissione speciale - afferma Sasco - perch cos lo richiede la nostra autonomia speciale che non esercitata su un
tema cos significativo verrebbe intaccata nel suo esistere pi profondo per colpa nostra.
"L'UDC, come forza politica da sempre favorevole all'abolizione delle Province e questa la nostra posizione principale -
ribadisce il capogruppo UDC - da coniugare per con le previsioni costituzionali, che non consentono un passaggio
abrogativo in prima battuta, senza cio una modifica alla Costituzione italiana.
"Illuminante a tale proposito - prosegue Sasco - stata nei giorni scorsi l'audizione del prof. Bartole, le cui capacit
giuridiche e dottrinali sono unanimemente riconosciute. Egli propone uno svuotamento delle attuali competenze delle
Province e una modifica di rango costituzionale del nostro Statuto di autonomia regionale, che non le preveda pi,
risolvendo cos di nostra iniziativa una questione che va comunque affrontata.
"Tutto questo - conclude l'esponente centrista - dovra' necessariamente essere accompagnato con una revisione profonda
dell'ordinamento delle autonomie locali nella nostra Regione, con l'accorpamento dei comuni minori e la realizzazione di
strumenti snelli, economici ed efficaci di area vasta, di secondo livello e senza apparati politici, ai quali affidare molte
competenze attualmente in capo alle Province, ma anche alla stessa Regione.
"Il percorso non sar ne facile ne breve - chiosa Sasco - e andr discusso con il Governo, ma attraverso questo modo di
procedere si salva l'unit regionale, minacciata da tante proposte estemporanee fin qui paventate, mentre una norma
transitoria dello Stato potrebbe darci il tempo e il modo di iniziare in questa legislatura regionale un percorso da
concludersi nella prossima, per ridisegnare il sistema delle autonomie locali, costruito sulla base delle esigenze specifiche
della nostra composita realt regionale".
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Idv: domani presentazione proposta di legge ruiordino Province
18 Settembre 2012, ore 13:37
(ACON) Trieste, 18 set - COM/AB - Domani, mercoled 19 settembre, alle 11.00, nella sala Verde al primo piano del
palazzo del Consiglio regionale, in piazza Oberdan 6 a Trieste, il Gruppo consiliare dell'Italia dei Valori del Friuli Venezia
Giulia presenter alla stampa la nuova proposta di legge di riordino delle Province.
Con l'obiettivo di superare l'attuale sistema della Province, la proposta di legge prevede una riorganizzazione puntuale
delle singole deleghe affidate dalla Regione alle Province stesse. Si tratta dell'unica proposta concreta e immediatamente
applicabile finora presentata, in quanto una riforma attuabile con legge ordinaria.
Nell'occasione sar presentato uno studio sulla situazione normativa e burocratica che riguarda i settori di intervento delle
Province.
Saranno presenti i consiglieri regionali dell'Italia dei Valori Alessandro Corazza ed Enio Agnola.
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Comm. Province: Pedicini presenta linee per proposta di legge
18 Settembre 2012, ore 17:58
(ACON) Trieste, 18 set - AB - La Commissione speciale per la razionalizzazione delle Province alle battute conclusive,
cos il presidente Antonio Pedicini (Pdl) ha presentato un documento contenente le linee guida per la predisposizione di
una proposta di legge regionale sull'argomento. Un lavoro articolato, frutto di una serie di considerazioni di base, del quale
gli stato dato merito e che stato apprezzato da tutti, a prescindere dalle singole e anche diverse posizioni.
Una piattaforma che non minaccia le scelte future delle forze politiche - questa la definizione data da Pedicini - una
proposta aperta, sulla quale aprire un dibattito che consenta di arrivare in Aula il prossimo primo ottobre presentando alla
comunit regionale qualche cosa di concreto. Una proposta di base che non sconvolge gli equilibri, ma obbliga a pensare
e si pone come riferimento per chi nella prossima legislatura, chiunque vinca le elezioni del 2013, possa utilizzarlo per
proseguire il cammino.
Pedicini parte dal presupposto che la preoccupazione principale, quando si pensa a un nuovo assetto istituzionale, debba
essere quella di dotarsi di un'organizzazione pi efficiente, snella, adeguata alle richieste di cittadini e imprese. E in questo
caso, anche senza trascurare il fatto che non pu essere persa la rappresentazione identitaria di quello che oggi i territori
provinciali costituiscono.
Ecco allora che le nuove province dovrebbero corrispondere ad altrettanti ambiti omogenei, secondo gli attuali criteri di
unit territoriale, economica, culturale, sociale e identitaria, comprendendo i comuni che gi appartengono all'ambito
territoriale delle precedenti province di riferimento.
Ma le nuove province - cos propone Pedicini - dovrebbero essere enti locali dotati di autonomia statutaria, con funzioni
onorifiche e consultive sulle materie gi di competenza delle attuali quattro province. Nuove province intese come enti di
area vasta, con funzioni consultive obbligatorie in materie specifiche, senza costi perch non dotate di apparati in quanto
le attivit di segreteria e di funzionamento sarebbero svolte da una apposita struttura costituita presso la direzione
regionale delle Autonomie locali.
Questa l'architrave della proposta di Pedicini che, articolata in dieci punti, specifica nel dettaglio gli organi e le modalit di
loro nomina attraverso uno statuto, prevede una fase transitoria gestita da un commissario straordinario, specifica i
trasferimenti delle funzioni alla Regione e ai Comuni, il trasferimento dei beni delle Province, del loro personale e dei tributi
oggi di loro spettanza.
La Commissione speciale si riunir nuovamente gioved prossimo (20 settembre), per dar modo ai consiglieri di
approfondire il documento all'interno dei loro Gruppi, cos da consentire loro di portare un contributo propositivo non solo
alla proposta, ma anche pi in generale al lavoro che stato svolto in queste settimane.
(foto, immagini tv)
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Pdl: Pedicini, depositata pdl razionalizzazione Province in FVG
16 Ottobre 2012, ore 16:10
(ACON) Trieste, 16 ott - COM/MPB -"La necessit di aderire allo spirito di revisione
ordinamentale suscettibile di avere ricadute anche di natura finanziaria e la volont di
esercitare la potest legislativa primaria nella subietta materia inducono alla presentazione
del presente progetto di legge sulla razionalizzazione e semplificazione delle Province in
Friuli Venezia Giulia".
Lo afferma il consigliere regionale del Pdl e presidente della Commissione speciale,
Antonio Pedicini che questa mattina ha depositato la proposta di legge 224.
"Oltre a una discussione generale sul tema - continua Pedicini - opportuno che si avvii
anche una discussione su quello che si pu fare concretamente. Inoltre, ogni gruppo
consiliare dovr uscire dall'equivoco dichiarando nei fatti la propria volont di riforma in tal
senso. una proposta di legge aperta al contributo di tutti, che intende conservare lo
spirito di trasversalit che ha caratterizzato i lavori della Commissione speciale".
In tutto 13 gli articoli: l'1 disciplina le finalit del progetto di legge, ossia l'esigenza di
razionalizzare e semplificare l'ordinamento locale in materia di Province, in attuazione dei
principi di sussidiariet, differenziazione e adeguatezza, nel rispetto dei principi
costituzionali.
L'articolo 2 disciplina l'istituzione delle nuove Province in sostituzione delle province di
Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia, alla scadenza naturale del mandato elettorale. Le
nuove Province comprendono i Comuni gi appartenenti all'ambito territoriale dell'ex
Provincia di riferimento e sono Enti locali dotati di autonomia statutaria, con funzioni
onorifiche e consultive, sulle materie di competenza delle quattro Province regionali ora
esistenti. Verranno trasferite, entro sei mesi dalla scadenza del mandato elettorale degli
organi provinciali in essere, ai servizi competenti delle Direzioni centrali regionali di
riferimento tutte le funzioni amministrative esercitate dalle Province di Trieste, Udine,
Pordenone e Gorizia, ivi comprese quelle gi assegnate loro dall'Amministrazione
regionale e statale. La Regione subentra in tutti i rapporti giuridici attivi e passivi, compresi
i rapporti di lavoro degli enti suddetti. Le attivit di segreteria e di funzionamento degli
organi delle Province sono svolte da apposita struttura costituita presso della Direzione
centrale delle Autonomie locali.
All'articolo 3 troviamo gli organi delle nuove Province, ossia presidente, vicepresidente e
Assemblea provinciale, composta dai sindaci dei Comuni appartenenti al territorio della
singola ex Provincia territoriale.
L'articolo 4 enuclea le funzioni e l'attivit del presidente e la procedura di nomina del
medesimo. Le funzioni e l'attivit dell'Assemblea provinciale, organo di indirizzo,
deliberativo e consultivo della Provincia, sono disciplinate dall'articolo 5. L'Assemblea
delibera sulle modifiche statutarie, sui regolamenti, sulla nomina e sfiducia del presidente
e del vicepresidente, sull'emanazione dei pareri consultivi, sull'esercizio delle funzioni
onorifiche, cerimoniali e di rappresentanza e sugli ulteriori atti a essa attribuiti dallo statuto,
disciplinato dall'articolo 6 che prevede l'approvazione del medesimo da parte
dell'Assemblea provinciale con delle modalit di voto puntuali. Lo stesso vale per le sue
successive modificazioni o integrazioni. L'atto statutario stabilisce i criteri per la
ponderazione del voto espresso dall'Assemblea in fase deliberativa.
L'articolo 7 prevede, per lo svolgimento dei compiti preparatori e di attuazione delle
presenti disposizioni di legge, la nomina di un Commissario straordinario per ogni
Provincia, il cui incarico non pu avere una durata superiore a un anno e non
rinnovabile. I soggetti che potranno essere investiti di tale incarico possono essere scelti
preferibilmente tra i presidenti di Provincia uscenti o, in alternativa, per essere nominati,
devono possedere i seguenti requisiti: aver svolto per almeno cinque anni le funzioni
dirigenziali presso Amministrazione pubbliche o, se persone giuridiche private, aver svolto
attivit professionale con regolare iscrizione ai relativi ordini per un periodo non inferiore a
dieci anni, purch in possesso dei requisiti generali per l'accesso alla categoria
dirigenziale presso l'Amministrazione regionale, nonch essere in possesso del relativo
diploma di laurea. Tra i compiti del Commissario rientra anche quello del trasferimento di
tutti i beni dalle ex Amministrazioni provinciali alla Regione, previa redazione di un
inventario dettagliato dei medesimi, compresi quelli demaniali.
All'articolo 8 vengono elencate le competenze delle Province, quali enti con funzioni
consultive obbligatorie di area vasta, e nello specifico: a) pianificazione territoriale
provinciale di coordinamento nonch tutela e valorizzazione dell'ambiente, per gli aspetti
di competenza; b) pianificazione dei servizi di trasporto in ambito provinciale,
autorizzazione e controllo in materia di trasporto privato, in coerenza con la
programmazione regionale nonch costruzione, classificazione e gestione delle gi strade
provinciali e regolazione della circolazione stradale ad esse inerente; c) istruzione
pubblica, ivi compresa l'edilizia scolastica, in particolare per l'istruzione secondaria
superiore; d) sviluppo economico e mercato del lavoro. Questo articolo 8 contiene anche
la previsione di un trasferimento residuale di funzioni, a esclusione di quelle sopra
richiamate, dalle Province ai Comuni, in forma associata, anzich alla Regione, purch
siano ritenute, in attuazione dei principi di sussidiariet, differenziazione, adeguatezza, di
competenza di tali Autonomie locali.
L'articolo 9 contiene le norme inerenti gli atti necessari al trasferimento del personale
provinciale alla Regione, secondo le modalit previste dal contratto collettivo di lavoro del
comparto unico Regione-Enti locali, tra cui la consultazione delle organizzazioni sindacali
maggiormente rappresentative. Il personale in servizio, nonostante il nuovo
inquadramento nell'Amministrazione regionale continuer prioritariamente, ma non
esclusivamente, a prestare servizio sul territorio provinciale di appartenenza, grazie alla
costituzione di Uffici territoriali della Regione (UTR) per l'esercizio decentrato delle relative
funzioni amministrative o di quelle ulteriori che l'Amministrazione regionale ritenga di
assegnare loro.
L'articolo 10 disciplina il trasferimento di tutti i beni nella disponibilit delle Amministrazioni
provinciali di Trieste, Udine, Pordenone e Gorizia, compresi quelli demaniali, alla Regione.
I beni oggetto di trasferimento vengono puntualmente individuati attraverso una
deliberazione della Giunta regionale che approva l'inventario stilato dal Commissario
straordinario. L'utilizzo dei beni trasferiti, da parte delle Province, consentito solo per
assicurare lo svolgimento di attivit di segretariato e di permettere ai loro organi di
espletare la loro attivit istituzionale. I beni gestiti direttamente dalla Regione possono da
essa essere utilizzati e valorizzati solo a favore del territorio provinciale di riferimento.
Sull'eventuale vendita da parte della Regione dei beni trasferiti, la Provincia esprime
parere obbligatorio vincolante. Gli accordi per l'utilizzo dei beni trasferiti vengono stipulati
dal Commissario straordinario entro 180 giorni dalla data della loro consegna alla
Regione. Infine, la Regione gestir il demanio stradale delle province, dopo il suo
trasferimento, attraverso la FVG Strade SpA.
L'articolo 11 disciplina il trasferimento alla Regione dei tributi spettanti alle Province e di
tutte le altre entrate esistenti nei bilanci.
Con gli articoli 12 e 13, si prevedono le norme transitorie e quelle abrogate.
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CR: relazione su razionalizzazione Province e fine lavori (6)
25 Ottobre 2012, ore 18:32
(ACON) Trieste, 25 ott - AB - Il Consiglio regionale ha quindi affrontato la questione della razionalizzazione delle Province
e delle loro funzioni, tema approfondito da una Commissione speciale il cui lavoro, contenuto in una completa e puntuale
relazione, stato illustrato all'Aula da Antonio Pedicini (Pdl) che l'ha presieduta.
Preliminarmente la Lega Nord, per bocca del suo capogruppo Danilo Narduzzi, ha ribadito di ritenere non produttivo n
utile un dibattito sull'argomento, ma solo un esercizio retorico, perch se il Governo vuol abolire le Province deve andare in
Parlamento e cambiare la Costituzione. Cos in Aula, come gi in Commissione, il Gruppo della Lega Nord ha deciso di
non intervenire n di partecipare al voto finale.
Pedicini ha allora fatto un excursus storico sulla nascita delle Province, sulle motivazioni che erano alla base della loro
costituzione e ha poi richiamato i tre punti principali sui quali si soffermata la Commissione speciale: il riordino territoriale,
il riordino delle funzioni amministrative e la riforma degli organi di governo delle Province. Su questi argomenti stata fatta
un'attenta ricognizione della normativa e delle problematiche giuridiche correlate da parte dei consiglieri nel corso di dodici
sedute, la met delle quali dedicate alla audizioni che hanno coinvolto un centinaio tra giuristi, rappresentanti politici,
sindacali, del mondo dell'economia e dell'informazione, comitati, associazioni.
Difficile fare la sintesi di quanto emerso da questo grande momento di ascolto, ma un orientamento di fondo si pu
rilevare, ossia l'esigenza diffusa di cambiare, di snellire, di semplificare i livelli di governo per dare risposte celeri, puntuali,
inequivocabili alle istanze della societ regionale.
Al termine della relazione seguito un dibattito che si protratto fino al termine della seduta.
(fine)
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