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DIPARTIMENTO DI SCIENZE DELLANTICHIT SAPIENZA UNIVERSIT DI ROMA

RIVISTA
DI

STUDI BIZANTINI E NEOELLENICI


FONDATA DA S. G. MERCATI DIRETTA DA A. LUZZI

N. S.

48 (2011)

ROMA 2012

INDICE

Maria Rosaria MARCHIONIBUS, I colori nellarte sacra a Bisanzio. Gianni BERGAMASCHI, S. Fotina, la Samaritana, nei Sinassari e nei Menologi imperiali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Francesco DAIUTO, Unattivit di famiglia? Un copista discendente del calligrafo Efrem . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Alexander SIDERAS, Der unedierte Brief des Gregorios Antiochos an den Patriarchen Basileios Kamateros . . . . . . . . . . . . . . . . . Stephanos EFTHYMIADIS, Versi su s. Teodoro a proposito del miracolo dei collivi (BHG 1769): lagiografia metrica al servizio della polemica antilatina . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Antonis FYRIGOS, Il cardinale Bessarione traduttore della Summa contra gentiles di Tommaso dAquino . . . . . . . . . . . . . . . . .

3 33 71 93

123 137 267 305 323 353

androv (1834) di Cristiano LUCIANI, Eclettismo romantico nel Le Panaghiotis Sutsos . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .


Massimo PERI, Nota sulla ricezione ideologica di Soloms . . . . Umberto RINALDI, Noterelle sullaspetto verbale in neogreco . . . Pubblicazioni ricevute (a cura di Laura ZADRA) . . . . . . . . . . . . . . .

NOTERELLE SULLASPETTO VERBALE IN NEOGRECO(1)

S OMMARIO : Abbreviazioni bibliografiche, p. 323. 1. Premessa, p. 323. 2. Laspetto verbale neogreco, p. 328. 3. Una sintesi provvisoria, p. 349.

ABBREVIAZIONI

BIBLIOGRAFICHE

BAKKER, Differences = W. F. BAKKER, The Aspectual Differences between the 23 (1970), Present and Aorist Subjunctives in Modern Greek, in Ellhnika pp. 78-108. NEWTON, Aspect = B. NEWTON, Habitual Aspect in Ancient and Modern Greek, in Bzyantine and Modern Greek Studies 5 (1979), pp. 29-41. NEWTON, Scenarios = B. NEWTON, Scenarios, Modality, and Verbal Aspect in Modern Greek, in Language 55,1 (1979), pp. 139-167. NEWTON VELOUDIS, Intention = B. NEWTON I. VELOUDIS, Intention, Destination and Greek Verbal Aspect, in Lingua 52 (1980), pp. 269-284. NEWTON VELOUDIS, Necessity = B. NEWTON I. VELOUDIS, Necessity, Obligation and Modern Greek Verbal Aspect, in Lingua 50 (1980), pp. 25-43. RASSUDOVA , Upotreblenie = O. P. RASSUDOVA , Upotreblenie vidov glagola v russkom jazyke [= Uso degli aspetti del verbo nella lingua russa], Moskva 1968. SCHWYZERDEBRUNNER, Syntax = E. SCHWYZER A. DEBRUNNER, Griechische Grammatik, II: Syntax und syntaktische Stilistik, Mnchen 1950.

1. PREMESSA 1.1. La differenza tra imperfetto e passato prossimo in italiano, in frasi del tipo Ieri Mario andava a Roma e Ieri Mario andato a Roma, essenzialmente di aspetto verbale. Nel primo caso lazione considerata nel suo svolgimento, senza che nulla ci venga detto sullesito, positivo o negativo che esso sia; nel secondo essa vista come conclusa e

(1) Ringrazio il dr. Georgios Peleidis dellUniversit di Padova per lattenta lettura degli esempi greci e i preziosi suggerimenti.

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compiuta. La seconda frase ci dice che Mario davvero arrivato a Roma, la prima ci comunica semplicemente che ieri Mario era in viaggio per Roma; che ci sia o non ci sia arrivato, questione irrilevante per lenunciato. Pi chiara, ma solo per lineluttabilit del calendario, la situazione che emerge da frasi quali Finiva lestate (= siamo ancora in estate) e Lestate finita (= non siamo pi in estate). Per levento compiuto e per il tempo verbale che lo identifica useremo qui la sigla (ND), vale a dire non durativo e per levento in corso e il rispettivo tempo verbale la sigla (D), durativo. 1.2.1. Il neogreco non solo distingue, come litaliano, i due tempi indicativi dellaoristo, ao ristov (ND), e dellimperfetto, paratatiko v (D) (2):
ngr e graca it ho scritto, scrissi (ND) ngr e grafa it scrivevo (D)

ma differenzia altres: due presenti (enestw tav), uno (D) e uno (ND), che si usano sia v me llontav (D) e nei due futuri, rispettivamente definiti ejakoloyuhtiko stigma ov me llontav (ND), sia nelle frasi completive:
ngr ua gra fw (D) oppure ua gra cw (ND) lw na gra fw (D) oppure ue lw na gra cw (ND) ngr ue it scriver it voglio scrivere (3)

due imperativi, presente (D) prostaktikh enestw ta e aoristo prostaktikh aor stoy (ND):
ngr gra fe (D) oppure gra ce (ND) it scrivi

I due tempi che accompagnano il formante del futuro ua sono ovviamente gli antichi congiuntivi, rispettivamente presente e aoristo, ma il congiuntivo in neogreco non esiste, come giustamente sostiene Andriotis contro Tzartzanos (4). In effetti abbiamo ora un presente durativo (D) (lantico presente) e un non-passato che per comodit chiamo qui presente non durativo (ND) (lantico aoristo).

(2) Ci si limita qui ad esempi tratti dalla diatesi attiva. (3) La morfologia del futuro moderno e la perdita dellinfinito sono due dei balcanismi del neogreco. dh, Glwssika pa (4) Si vedano nellordine gli articoli N.P. ANDRIOTIS, E. Gian a Est a 12 (1932), pp. 777-779; A. TZARTZANOS, Den ypa rxei rerga (rec.), in Ne ypotaktikh sth ne a ellhnikh ;, in Ne a Est a 12 (1932) pp. 826-827; N.P. ANDRIOTIS, Ypa rxei ypotaktikh sth ne a ellhnikh ;, in Ne a Est a 15 (1934) pp. 445-450; mwv ypa rxei !, in Ne a Est a 15 (1934), pp. 515-516. A. TZARTZANOS, Kai o

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Come ben si vede, negli ultimi tre esempi, litaliano pu contrapporre una sola forma alle due del neogreco, semplicemente perch questa lingua distingue laspetto verbale non solo nel passato, mediante i due tempi dellimperfetto e dellaoristo, ma anche nel non-passato, dunque nel presente e/o futuro. Ci non significa che tutto il sistema verbale neogreco si basi esclusivamente sullopposizione tra forme (D) e (ND), perch i cosiddetti tempi perifrastici (perifrastiko xro noi), vale a dire:

menov), come e xw gra cei o e xw gramme no il perfetto (parake il piuccheperfetto (ypersynte likov), come e xa gra cei o e xa gramme no il futuro anteriore (syntelesme nov me llontav), come ua e xw gra cei o ua e xw gramme no
indicano di fatto dei tempi anteriori rispetto a un presente, un passato e un futuro e non sono tempi narrativi, dunque non esprimono unazione, bens uno stato, una situazione di fatto, e come tali potrebbero rientrare nella categoria a s stante degli stativi, peraltro non universalmente riconosciuta. Il problema complesso e non verr qui affrontato, anche perch la storia del sistema verbale greco, dal periodo classico ai giorni nostri, questione vagamente nota solo nei suoi risvolti morfologici, ma non di certo nellevoluzione della sua struttura semantica interna (5). Qui ricordo soltanto che un sistema verbale largamente basato sullaspetto rende solitamente superflua la consecutio temporum di tipo latino, come peraltro dimostrano anche alcuni esempi neogreci riportati nelle pagine seguenti. Non chiaro allora come e perch il neogreco abbia creato anche un insieme di tempi anteriori, a meno che non si postuli una continua interferenza, tipicamente balcanica, tra sistemi verbali aspettuali, caratteristici del greco e delle lingue slave, balcaniche e non, che ignorano tra laltro il congiuntivo, e sistemi verbali basati essenzialmente sullarticolazione dei tempi lungo la scala temporale, che invece possiedono un congiuntivo (albanese e romeno).

(5) Si ricordi che nei testi medievali una forma del tipo e xw gra cei ha valore di futuro (sic!), non di perfetto, e che lunica spiegazione a me nota, peraltro non ka del tutto convincente, risale a Hadzidakis (cf. A. HATZIDAKIS, Mesaiwnika Ne a Ellhnika , I, Atene 1905, pp. 598ss.), dal quale prende di peso W. J. AERTS, P e r i p h r a s t i c a , A m s t e r d a m 19 6 5 , p p . 17 8 -18 3 , a l q u a l e a s u a v o l t a fa riferimento R. BROWNING, Medieval and Modern Greek, Cambridge 1983, pp. 80-81.

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1.2.2. In ogni caso la sensibilit per laspetto verbale acquisizione della prima infanzia, come ben dimostrano parlanti nativi che distinguono e usano correttamente le forme (D) e (ND) gi in et prescolare; ne deriva che gli adulti allofoni sono assolutamente disarmati di fronte alla scelta, ovviamente necessaria, di uno dei due aspetti, cio sono incapaci di cogliere il senso della distinzione. Di fronte a questa difficolt si reagisce generalmente rimuovendo il problema, a quanto pare con due giustificazioni: in primo luogo si ritiene che lenunciato greco grosso modo si capisca anche se si ignora la distinzione degli aspetti; in secondo luogo si constata che il problema, visto da vicino, troppo complesso, non si lascia ridurre a regole o norme facili e comprensibili e perci ci si sottrae a una sfida che sembra tanto ardua quanto insensata, visto che si tratterebbe di questione di lana caprina. La prima giustificazione, cio che tanto si capisce lo stesso, francamente sbagliata poich nel migliore dei casi ci si priva di informazioni significative e si riduce a pianura piatta un testo di articolato profilo orografico (6). La seconda invece fondata, perch luso dellaspetto sembra proteiforme e camaleontico, per non dire bizzosamente imprevedibile, tanto vero che n i parlanti nativi paiono avere idee chiare in proposito (7), n i linguisti di professione affermano di capire tutto e subito (8). 1.2.3. La situazione sopra tratteggiata si situa in un contesto di storia della linguistica che bene ricordare. La scoperta dellaspetto nel verbo greco classico cosa relativamente tarda, perch fino alla met del XIX secolo [...] lelemento deci-

(6) Una traduzione i morti sono morti del classico teuna si o uano ntev (v. 541 dellAlcesti di Euripide) civile e corretta, ma ignora del tutto la differenza tra perfetto e aoristo. (7) Cf. NEWTON, Scenarios, p. 165: I have been frequently struck by the assurance which Greek speakers of some degree of linguistic sophistication will claim the non-equivalence of two sentences forming an aspectual minimal pair, and at the same time profess total ignorance as to its nature. (8) Cf. BAKKER, Differences, p. 78, a proposito degli stranieri che parlano greco: Whenever they pronounce a verbal form, there is quite a chance that they choose the wrong aspect; per quanto riguarda lui come neogrecista, confessa di avere scritto il suo articolo after struggling with these aspectual problems for many years.

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sivo non venne visto (9). Il merito spetta a G. Curtius, docente alluniversit di Praga dal 1849 al 1854, che gi nella sua Griechische Schulgrammatik, pubblicata appunto a Praga nel 1852 (10), distingue tra Zeitstufe, cio gradazione temporale (passato, presente, futuro) e Zeitart cio modo temporale (durativo, ingressivo, perfettivo), e poi, nella sue Erluterungen alla suddetta grammatica, risalenti al 1863, cita espressamente studiosi cechi, in particolare A. Kobliska, i quali evidenziano la forte analogia esistente tra il sistema greco e quello slavo (11). A parte quanto detto sopra, e il fatto che, se parliamo di aspetto, non facciamo altro che tradurre il termine panslavo vid, etimologicamente imparentato con e dov, quanto importa che, cos facendo, ignoriamo una quantit enorme di fatti, e una ricchissima bibliografia, che potrebbe gettare molta luce sui problemi che qui ci riguardano (12). Spiace dunque vedere che scarsi sono i confronti, sicuramente interessanti, tra greco classico e greco moderno, mentre sono poi del tutto assenti le comparazioni, molto significative, tra greco e lingue slave (13). 1.3. Le pagine seguenti si propongono dunque di evidenziare quanto sia importante una comprensione almeno generica dellaspetto verbale

(9) das Entscheidende nicht gesehen wurde; cf. SCHWYZER DEBRUNNER, Syntax, p. 255; per quanto detto sotto su Curtius, ibid., p. 251 n. 2 e, in generale, tutto il capitolo Aspekt und Tempus, pp. 246-301. Come noto, la trattazione del sistema verbale greco di questi autori largamente basata sulla teoria dellaspetto. (10) La grammatica ebbe grande successo: a me nota una undicesima (sic!) edizione del 1875, sempre pubblicata a Praga, una traduzione inglese del 1868, e una seconda edizione italiana del 1868, stampata per i tipi della Loescher. (11) Cito questo testo, da me visto nella terza edizione praghese del 1876, nella traduzione italiana di Mller, G. CURTIUS, Commento alla grammatica greca di Giorgio Curtius, recata in italiano da Giuseppe Mller, Torino-Firenze 1868; la citazione di Kobliska a p. 179 n. 1. (12) Nelle pagine che seguono mi limito a semplici accenni; qui ricordo solo pw : e da vedo, e rxomai : h rua che il suppletismo di alcuni verbi greci, quali ble vengo; le (g)w : e pa dico; trw (g)w : e faga mangio ha precise analogie in lingue quali il russo, il polacco e il ceco e che le frasi neogreche sopra riportate in 1.2.1. sono traducibili, si direbbe parola per parola, in bulgaro e in macedone. (13) Praticamente eccezionale, se non unica, una citazione di RASSUDOVA, Upotreblenie fatta da NEWTON, Scenarios, pp. 143-144, ma il volume da lui citato, peraltro utile e pregevole, un manuale pratico destinato ai docenti di russo per stranieri, come precisa la stessa autrice nellintroduzione (p. 3).

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greco, e di fornire alcune (possibili e discutibili!) chiavi di lettura e di interpretazione (14). Lesposizione non tratta dettagliatamente la distinzione dei due aspetti (D) e (ND) nel futuro e nellimperativo, perch in questi casi luso relativamente chiaro, ma si concentra invece sulla complessa problematica offerta dalle frasi dipendenti. Si volutamente rinunciato a una trattazione teorica del problema, soprattutto perch studi peraltro interessanti fatti nel passato non hanno portato a risultati universalmente accettati e ancor meno a formulazioni brevi, chiare, condivise da tutti e di qualche utilit pratica. I frutti migliori sono nati da ricerche umili e laboriose, basate sugli enunciati reali dei parlanti nativi, in forma scritta e parlata, sistematicamente sottoposti a reagenti o ipotesi interpretative che venivano di volta in volta verificate e riviste in base ai realia disponibili. Si pertanto scelto di lavorare su vari esempi concreti, tutti provenienti dai testi citati nella bibliografia(15), anche se la spiegazione dei fatti qui proposta si discosta talvolta da quella offerta dagli autori ai quali si attinge. Al testo greco si aggiunge una traduzione italiana, di stile colloquiale, e talvolta una specie di parafrasi, che dovrebbe chiarire come in molti casi le scelte greche siano meno incomprensibili di quanto non sembri, nel senso che anche in italiano si direbbe qualcosa di simile. 2. LASPETTO
VERBALE NEOGRECO

2.1. I tempi passati dellindicativo Come si detto sopra, anche litaliano conosce laspetto verbale nel passato, e dunque i tempi passati dellindicativo non creano difficolt insormontabili, perch la distinzione viene di solito spontanea e natu-

(14) Particolarmente illuminanti e innovativi, anche se di lettura tuttaltro che facile, sono gli articoli: NEWTON, Aspect ; NEWTON, Scenarios ; NEWTON VELOUDIS, Necessity e NEWTON VELOUDIS, Intention ricordati in bibliografia, ai quali chi scrive largamente debitore, sia di esempi, sia di proposte interpretative. Interessanti per gli esempi, ma meno per le interpretazioni proposte, sono, oltre a BAKKER, Differences, anche H. SEILER, Laspect et le temps dans le verbe no-grec, Paris sy ntajiv (thv koinh v dhmotikh v), Salonicco 1952 e A. TZARTZANOS, Neoellhnikh 2002. (15) Per tutti gli esempi ho adottato laccento monotonico e uniformato lortografia.

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rale anche a un parlante nativo italiano. Ci non toglie che alcune precisazioni siano opportune e giustifichino una menzione apposita del problema. Il perfetto neogreco (parake menov), che nella sua veste morfologica e xw gra cei, e xw gra mmeno , sembra corrispondere esattamente al nostro passato prossimo (16), invece tempo toto coelo diverso. Esso non ha valore narrativo e dunque non indica unazione, bens uno stato, una situazione, il risultato attuale di un evento passato. In altri termini, in una frase come e xw dei o lev tiv tain ev toy il senso non sarebbe ho visto tutti i suoi film, bens conosco tutti i suoi film (perch li ho visti tutti). Limperfetto (paratatiko v) coincide largamente con lomologo tempo italiano, anche se in taluni casi illustrati qui sotto (2.1.1.) sembra invadere il campo proprio dellaoristo. Laoristo (ao ristov), di cui si parla in 2.1.2. il tempo classico dellazione passata (ND) e corrisponde a un passato (o trapassato) prossimo o remoto dellitaliano. 2.1.1. Imperfetto per azione compiuta (di valore ND)
(1) e laba (ND)gra mma apo ton Pe tron ... t soy e grafe ; (D) ho ricevuto una lettera da Pietro... che cosa ti ha scritto? (2) a koya (D) poy h tan a rrwstov kai ph ga (ND) na ton dw hoavevo sentito che era ammalato e sono andato a vederlo

In questi casi gli imperfetti e grafe, a koya non si riferiscono propriamente a unazione, bens si limitano alla constatazione di un dato di fatto, alla registrazione di una cognizione, frutto di lettura, di informazione verbale o di esperienza pratica; si ricordino a questo proposito le sottoscrizioni degli artisti di un tempo, del tipo e po ei o faciebat (17). 2.1.2. Aoristo Come si detto sopra, laoristo indicativo il tempo normale per ogni azione passata ND; per un migliore confronto con il sistema italiano si noti che:

(16) Si noti che la seconda forma greca corrisponde esattamente al latino habeo scriptum, punto di partenza di tutti i perfetti romanzi. (17) La spiegazione migliore per un uso simile del passato (D) ci viene dagli aspettologi slavi, che parlano a questo proposito di fattualit generica del (D), contrapposta alla fattualit concreta del (ND); per il russo cf. RASSUDOVA, Upotreblenie, pp. 17-22.

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la durata reale dellazione di per s indifferente, decisivo che essa sia vista come un tutto concluso (18):
(3) O Pe trov e meine (ND) sto Par si polla xro nia Pietro rimase a Parigi molti anni (4) ma v e deire (ND) h ua lassa dy o mero nyxta Il mare ci strazi per due giorni e due notti

a xro nia ype fera (ND) egw xwr v na bga lw milia (5) tr Per tre anni ho resistito senza dire una sola parola.

frequente il suo uso gnomico:


(6) thv gyna kav th doyleia pontiko v thn e fa (e fage) (ND) kai den xo rtase (ND) Il lavoro di una donna se lo mangia un topo, e non se ne sazia

talvolta vale come un trapassato prossimo italiano:


(7) moy e pev (ND) o ti de s are sei o kafe v mi haiavevi detto che non ti piace il caff (8) me rw thse (ND) an te leiwsa (ND) mi chiese se avevo finito

Come si vede dalle frasi (7) e (8), laoristo indicativo, come passato (ND), indica una situazione in s conclusa, e dunque anche anteriore rispetto al piano temporale dellenunciato; questo spiega perch il neogreco (come del resto il greco classico) tenda a ignorare la consecutio temporum ; quanto detto vale ovviamente anche per il presente indicativo, che come tempo (D) indica anche la contemporaneit rispetto al tempo della reggente [vedi sotto (15), (16), (17)]. 2.2.1. Il presente (ND) Il presente (ND), cio lantico congiuntivo aoristo, non viene mai usato nelle frasi principali, nelle quali si usa invece il presente (D), eccezion fatta: delle frasi disgiuntive, siano esse esplicite (9) o implicite (10), (11), (12):
(9) e te toy gra ceiv (ND) e te pav na ton deiv (ND)... sia che tu gli scriva, sia che tu vada a vederlo...

(18) Cf. anche (82b).

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco (10) e ruei (ND) den e ruei (ND), ua pa me ekdromh ay rio viene o non viene, domani andremo in gita (11) xa sw (ND) kerd sw (ND) to dio e nai vinco o perdo, fa lo stesso

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sei (ND) peua nei (ND), den toyv noia zei (12) zh vive o muore, a loro non interessa

delle frasi apparentemente coordinate:


(13) mh me ka neiv ki arx sw (ND) pa li non farmi incominciare di nuovo

delle frasi con swv forse, pu darsi che


(14) swv e ruoyn (ND) (anche swv ua, na e ruoyn) forse vengono/verranno

Come ben si vede, (10), (11) e (12) sono costruite sul modello esplicito di (9). In (13) verbo reggente e verbo dipendente vengono presentati come se fossero in rapporto di coordinazione, mediante la congiunzione ki kai (e non di subordinazione introdotta da na), secondo un uso largamente diffuso nella lingua parlata, che si ritrova anche nelle frasi successive (27) e (28). Qui si tratta comunque di azioni singole, che di per s richiedono un tempo (ND). 2.2.2. Il presente (D) Il presente (D) il tempo normale delle frasi principali, equivale in tutto allomologo tempo italiano e dunque pu essere usato anche per unazione futura: fey gw ay rio, parto domani. Si notino tuttavia i casi seguenti: verbi di percezione:
(15) je rete, den m are sei na ble pw gyna kev na kla ne (D) sa, non mi piace veder piangere le donne (16) a koyse thn po rta thv ka mara v toy na ano gei (D) sent che la porta della sua camera si apriva

da na tre xei (D) p sw moy (17) ton e vidi che correva dietro di me

Come in (8) si notava lassenza della consecutio temporum per esprimere lanteriorit, cos in (15), (16) e (17) si nota che il presente (D) indica di per s una contemporaneit rispetto al tempo della reggente,

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sia esso passato, presente o futuro. I due aspetti (D) e (ND) dunque indicano, tra laltro, anche o la contemporaneit o lanteriorit rispetto allazione dellenunciato della reggente. interrogativo di cortesia:
(18) moy ano geiv (D) thn po rta ; nete (D) parakalw ... (19) moy d (20) d neiv (D) moy l go aley ri ; mi apri la porta? mi d per favore...? mi dai un po di farina?

Le frasi (18), (19), (20) sono state qui registrate perch la risposta normale a (20) non soy d nw (D), bens Na soy dw sw Ua soy dw sw (ND). Si veda sotto il paragrafo 2.3.2. 2.2.2.1. Verbi di fase Seguendo gli aspettologi slavi, chiamiamo verbi di fase quelli che indicano inizio, prosecuzione o fine di unazione, quali ad es. arx zw, , synex zw, continuo a..., pay w, stamatw , inizio a..., ejakoloyuw smetto di..., o altri che abbiano esattamente quel significato nel contesto specifico. Questi verbi reggono di norma un presente (D)(19). Qualora compaia nelle completive un tempo (ND), abbiamo fondamentalmente due casi: il verbo reggente ha un significato completamente diverso:
(21a) Stama thsa na gra fw (D) ka rtev ho smesso di scrivere cartoline thsa na gra cw (ND) ka rtev (21b) Stama mi sono fermato per scrivere cartoline (22a) ba luhke na pa zei (D) me thn tsa nta thv incominci a giocherellare con la sua borsetta luhke na thn fta sei (ND) (22b) ba si mosse perdecise di raggiungerla

il significato simile, ma non si tratta di un verbo di fase(20):


(23) *Epairne na nyxtw nei (D) incominciava a farsi notte/buio.

(19) Questa regola rigida, e vale di norma anche per tutte le lingue slave. (20) Gli esempi che seguono, che BAKKER, Differences, pp. 89-90 prende da Panagiotopulos (i cui testi originali mi sono rimasti inaccessibili) vengono trattati pi diffusamente, sia perch la spiegazione di BAKKER non convince, sia perch essi offrono ampia materia di riflessione sullargomento del quale qui ci occupiamo.

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco (24) Ma thn w ra poy e pairne na bradia sei, (ND) h rue o mhxaniko v; Ma quando ?incominciava(21) a farsi notte venne il meccanico (25) *Epairne na basile cei (ND) o h liov sta pe ra boyna Il sole ?incominciava a tramontare dietro le montagne lontane

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liv e pairne na xara jei (ND) h me ra, jypnoy se (26) Mo Non appena ?incominciava a farsi giorno, si svegliava.

Come ben si vede, (23) perfettamente regolare, ma (24), (25), (26) creano grosse difficolt, tanto vero che persino taluni parlanti nativi considerano queste frasi agrammaticali. In (23) il verbo pa rnw usato nel senso, tuttaltro che insolito, di incominciare, come ben risulta da frasi di uso corrente quali:
(27) pa rnei (D) na kai jin zei (D) to kras il vino incomincia a inacidire e inacidisce (28) pa rnei (D) na kai bradia zei (D) incomincia a farsi e si fa sera,

e pertanto non si capisce come lo stesso autore abbia potuto scrivere sia (23), grammaticale, sia (24), (25), (26), apparentemente agrammaticali. La soluzione dipende dal fatto che il verbo reggente subisce una torsione semantica, viene cio inteso come equivalente a un altro verbo che ha significato simile a quello del verbo di fase, ma che ammetta dopo di s un tempo (ND). Il candidato ideale per un confronto potrebbe essere qui un verbo del tipo konte yw, avvicinarsi, essere l l per:
(29) kontey ei meshme ri si avvicina mezzogiorno, quasi mezzogiorno

nteca (ND) na pe sw (ND) (30) ko per poco non sono caduto tan de ko nteye na bradia sei (ND) che traduce o c av (de) genome nhv (31) o (Mt 14,15 e 14,23)(22). Quando era sul punto di imbrunire.

Come ben si vede in (31), in un contesto simile a (24), (25), (26), il w, di significato simile a pa rnw, ammette dopo di s un verbo kontey tempo (ND). Si noti ad ogni buon fine che anche pa rnw pu essere

(21) Qui e in seguito sindica con un punto interrogativo allinizio della parola una forma linguisticamente sospetta. (22) Qui e in seguito le metafrasi neogreche dei testi evangelici sono prese da diauh kh se neoellhnikh apodo sh, Atene 2003. A. DELIKOSTOPOULOS, H kainh

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seguito da un tempo (ND), ad esempio se usato nel senso di ba luhke (22b):


(32) te lov ph re na gra cei (ND) sto foithth alla fine decise di scrivere allo studente

e che esistono altri verbi simili a quelli di fase, ma non coincidenti con essi:
(33) pa ei na bre jei (ND) va asta per piovere.

In definitiva dunque i verbi di fase, in quanto tali, sono di norma seguiti da un tempo (D); se segue un tempo (ND), vale il principio che il significato di fase si stinto a vantaggio di un altro significato. In altri termini, pa rnw in (23) sentito come verbo di fase, mentre in (24), (25), (26) non sentito come tale, e il suo significato si avvicina a quello kontey w, nel senso di essere l l per..., essere sul punto di... Da quanto detto si possono ricavare alcune conclusioni provvisorie: ignorare laspetto verbale significa precludersi la possibilit di capire esattamente il testo letto; luso di un tempo (D) dopo un verbo di fase una delle pochissime regole sicure, valida anche per tutte le lingue slave, non solo per il greco, e se gli esempi sembrano dire il contrario, esiste certamente un motivo, che non pu essere ignorato; quanto importa non il significato astratto di un verbo, ma il senso concreto che esso assume nella frase specifica nella quale viene usato; un verbo specifico, usato in un senso e in un tempo determinati, spesso comporta una certa preferenza per un aspetto determinato, dunque o (ND) o (D). 2.3. Impossibilit di esprimere mediante un presente (D) unazione compiuta (ND) nel presente Come si visto sopra, unazione presente in frase principale pu essere espressa solo mediante un presente (D), con il quale si pu esprimere soltanto unazione in corso di svolgimento, ma non unazione finita. Con un presente (D) posso soltanto dire adesso sto finendo, ma non ecco, adesso finisco, ho finito. Per questa seconda espressione non si pu far altro che ricorrere a tempi (ND), dunque aoristo o futuro.

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Questo spiega perch in neogreco compaiono aoristi o futuri che al nostro orecchio suonano strani, perch noi useremmo di preferenza dei presenti. 2.3.1. Aoristo
(34) a rghsa, koyra sthka, kata labev ; kry wsa, aga phsa, arrw sthsa, bare uhka Sono in ritardo, sono stanco, capisci? ho freddo, sono innamorato, sono malato, sono stufo

ra to rija (35) Tw Ecco, la gioco (detto di un giocatore che decide di giocare una carta)
(36) Tw ra te leiwsa th doyleia moy Adesso finisco il mio lavoro

skasa (37) e Scoppio, nel senso di Accidenti, maledizione! te apa nw [...] kala , e ftasa (38) ela Salga... bene, arrivo
(39) an se katala boyne, xa uhkev Se ti notano, sei rovinato

oca, o (40) soy k poy se brw th mh th Se ti trovo, ti taglio (taglier) il naso.

Naturalmente sempre possibile in molte delle frasi da (34) a (39) rendere laoristo greco anche con un passato prossimo o un passato remoto italiano, dunque ho ritardato, mi sono stancato ecc., ma solo se ci si riferisce a un evento realmente avvenuto in precedenza. In (36), in effetti il presente teleiw nw significherebbe sto finendo e la cosa potrebbe durare ancora unoretta abbondante. Si noter altres che (39) e (40) si riferiscono propriamente a un evento futuro. 2.3.2. Futuro
(41) egw ua fy gw tw ra Io adesso me ne vado (42) ua ska sw Scoppio; vedi sopra (37).

Risulta qui chiaro perch la risposta a (20) D neiv moy l go aley ri ; sw Ua soy dw sw che vale come un sensato Te la do di solito Na soy dw

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subito! Certo, eccola! Prendi! e non D nw soy, che suonerebbe come uno strano Te la sto dando. 2.4. Concorrenza dellaspetto (23) Si trattano qui vari casi nei quali luso dentrambi gli aspetti corretto e ammesso, ma la scelta dell uno o dellaltro di fatto imposta da un contesto che pu essere semplicemente presente nella mente del parlante e non verbalmente espresso. Spesso accade che gli stessi parlanti nativi operino scelte diverse, non perch un aspetto vale laltro, ma perch il loro riferimento implicito diverso. Infatti NEWTON, Scenarios, pp. 144ss., cinforma di aver sottoposto al giudizio di parlanti nativi ateniesi, che dovevano indicare quale aspetto era a loro giudizio corretto in quello specifico contesto, un questionario composto di 412 frasi uguali nelle quali compariva lo stesso verbo, ma nei due aspetti: accanto a casi decisi a maggioranza quasi assoluta, ad esempio del 90% rispetto a una minoranza del 5% (24) ne esistono altri nei quali la maggioranza si ferma a una percentuale del 55%. 2.4.1. Alcune tipologie frequenti In un contesto di concorrenza degli aspetti, possibile enucleare una serie di tipologie ricorrenti: Caso generico (D) caso specifico e identificabile (ND):
(43a) oi kope lev pre pei na pantrey ontai (D) pantreftoy n (ND) mikre v Le ragazze si devono sposare giovani v na ta zeiv (D) ta seiv (ND) tiv ko tev (43b) mpore Puoi dare il becchime alle galline

Il presente (D) esprime una constatazione di valore generale, il presente (ND) esprime invece una situazione specifica; in (43a) le ragazze = queste ragazze qui (potrebbe per es. essere detto da un padre alla madre); in (43b) la distinzione tra sempre (D) e ora, in questo momento (ND).

(23) Il termine di uso corrente nella slavistica, bench il valore ad esso attribuito possa di volta in volta variare. (24) Non si arriva al 100% perch per taluni intervistati entrambi gli aspetti erano corretti.

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco

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Situazione statica, durativa (D) azione ingressiva (ND):


(44) Kane nav de bre uhke poy na thn agapa ei (D) agaph sei (ND) Non si era trovato nessuno che le volesse bene (D) che si fosse innamorato (ND) di lei

Classico caso nel quale sarebbe bene cambiare il verbo nella traduzione italiana: amare, volere bene (D) innamorarsi (ND); per il senso di aga phsa si veda (34). Coincidenza delle azioni, continuit (D) successione, esito o mancata prosecuzione (ND):
(45a) ton a fhsa na kla ei (D) Lo lasciai piangere fhse to maxa ri na pe sei (ND) (45b) a Lasci cadere il coltello (46a) mav e balan na doyley oyme (D) se fa mprika Ci misero a lavorare in una fabbrica leiv na doyle ceiv (ND) sto xyth rio ; e nai doyleia poy ua soy (46b) ue tairia jei (ND) Vuoi prendere servizio nella fonderia? un lavoro che ti calzer a pennello balan na ska coyn (ND) to la kko kai toyv kre masan (ND) (46c) toyv e Li misero a scavarsi la fossa, e li impiccarono (47a) boy lwse t aytia toy, na mhn akoy ei (D) Si tur le orecchie per non sentire thkan n akoy soyn (ND) (47b) *Oloi mazey Si riunirono tutti per sentire (48a) thn e blepe (D) xwr v na ton ble pei (D) la guardava, senza che lei lo vedesse fyga xwr v na xtyph sw (ND) (48b) e me ne andai senza bussare (48c) h tan e na gra mma poy thv e grace (ND) xwr v na thv to ste lei (ND) era una lettera che le aveva scritto, senza avergliela spedita

In (45a) le due azioni sono coincidenti, cio ho lasciato che piangesse (e continuasse a piangere); in (45b) un presente (D) pe ftei sarebbe semplicemente comico, cio il coltello cadeva, cadeva e continuava a cadere... In (46a) (D) indica lavorare regolarmente, in (46b) (ND) indica azione ingressiva, iniziare a lavorare, prendere servizio; tairia jei non significa ti piacer (sempre), bens ti far sentire subito a tuo agio; in (46c) prima si porta a termine lo scavo, e poi...

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In (47a) non sentire e continuare a non sentire in (47b) sentire tutto, fino alla fine. In (48a) le azioni sono contemporanee e durative, lui guarda lei mentre lei non lo vede; in (48b) e (48c) si tratta di azioni singole, momentanee, dunque (ND); per la traduzione di e grace con un trapassato prossimo, vedi sopra (7), (8), (44). Azione ripetuta (D) azione singola (ND):
(49a) H Maroydia sy ruhke simo tera toy, na ton xa dey ei (D) Mariolina si accost a lui per accarezzarlo kwse to xe ri toy na th xa de cei (ND) (49b) Sh Alz la mano per farle una carezza

sise na thn episke ptetai (D) taktika (50a) apofa decise che lavrebbe visitata regolarmente (50b) apofa sise na thn pantreyte (ND) decise che lavrebbe sposata

La differenza tra pi volte (49a), (50a) e una volta sola (49b), (50b); in (50b) limpossibilit di ripetizione legata al senso del verbo; lo stesso varrebbe per verbi quali nascere, morire, uccidere. Molti (D) nessuno (ND):
(51a) e nai poly filo jenov. o kaue nav mpore na mpa nei (D) eley uera sto sp ti toy (mpe raro) molto ospitale, chiunque pu tutti possono entrare liberamente in casa sua nai swsto strabo jylo, den mpore kane nav na mpe (ND) sto sp ti (51b) e toy davvero (un individuo) impossibile, nessuno riesce a mettere piede in casa sua.

Concettualmente, siamo in un contesto simile a (50a, 50b). In (51b) compare una negazione assoluta (nessuno...neanche una volta...), che tende a preferire il (ND). 2.4.2. Variazione stilistica dellaspetto In un contesto di concorrenza dellaspetto talvolta possibile sostituire la forma normale, o non marcata, sia essa (D) o (ND), con quella opposta che nel contesto in parola risulta insolita o marcata; loperazione serve a dare allenunciato un effetto stilistico particolare, che evidenzia un atteggiamento di critica, di sorpresa, di correzione, di osservazione ironica:

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco

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(52) Ua tajidey oyme ka ue bra di...Ua ble poyme kai ua koy me (D). Ax, t ua doy me, kai ti ua koy soyme ! (ND) Viaggeremo tutte le sere, vedremo, ascolteremo (D). Ah, che cosa vedremo o ascolteremo (ND)?

kala loipo n fw naje h N tsa Ua ergastw (ND)!. Sygxro nwv (53) Poly pro staje To tsa !. Ki o Faze lhv eirwnika Na trwv, tw ra ma lista poy ua erga zesai (D). Bene allora! Esclam N. Lavorer (ND) e nello stesso tempo ordin Il t! e F. ironico Mangia, soprattutto ora, che lavorerai (D). pei na anebokate bw (ND) anebokataba nw (D) ekato fore v thn (54) pre hme ra Devo scendere cento volte al giorno gaine na moy fe reiv e nan kafe (55) ph r, na kataba nw (D) ka tw, na tw ra pre pei na phga nw (D) sto asanse ste komai (D) oyra Va a prendermi (ND) un caff! Adesso devo andare (D) allascensore, scendere (D), mettermi (D) in coda

In (52) il (D), normale, evidenzia il flusso continuo (ed esaltante...) dimpressioni visive e auditive; il (ND) nega il tutto, affermando (con fastidio...) che non c proprio niente n da vedere, n da sentire [vedi nota a (51b)]. In (53) il (ND) indica decisione subitanea, il (D) ironizza: un conto mettersi a lavorare (ND) e magari smettere il giorno dopo , e altra cosa lavorare stabilmente (D). In (54) il (D) normale per azione ripetuta, mentre il (ND) evidenzia (con irritazione...) la singolarit di ciascuna delle cento volte; nel passato, in italiano, diremmo scendevo (D) cento volte... e sono sceso (ND) ben cento volte, una dopo laltra (vedi sotto, punto 2.5.2.). In (55) normale sarebbe il (ND), visto che si tratta di azioni singole e in successione cronologica, ma il (D) sottolinea il fastidio e la durata del tempo sottratto. Il senso, ricavabile solo dallaspetto (D), insolito in questo contesto, e qui reso con qualche ridondanza retorica, sarebbe allincirca Fa presto lui a ordinarmi un caff! A me, tra ascensore, scendere e fare la coda, mi ci vuole unora!. 2.5. Azione ripetuta Si afferma spesso che laspetto usuale per le azioni ripetute il (D); laffermazione vera (2.5.1) ma ci non toglie che anche il (ND) sia frequente (2.5.2). Si riprende qui pi dettagliatamente la questione in parte gi introdotta da esempi precedenti.

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2.5.1 Azione ripetuta con (D)


(56) Ka ue fora poy kapn zei bh xei ...ka pnize... e bhxe.. Ogni volta che fuma, tossisce ...fumava... tossiva... (57) ka ue fora poy me ble pei me br zei ...e blepe... e brize Ogni volta che mi vede mi insulta ... mi vedeva... mi insultava

rnev pote o tan bga neiv (58) Mhn thn pa Non prenderla mai quando esci geiv pote o tan den e mai (59) Mhn ano Non aprire mai quando non sono in casa moyn na ton plhsia zw ay te v tiv w rev. (60) fobo avevo paura ad avvicinarlo in quei momenti

Luso dellaspetto (D) in tutti i casi sopra riportati la norma o se si preferisce la forma non marcata, neutra, nella quale laspetto del primo verbo determina anche quello del secondo. Lo schema logico sotteso allenunciato tutte le volte che accade A, allora accade anche B. 2.5.2. Azione ripetuta con (ND)
(61) Ka e a n e pta kiv th v h me rav a marth sq (ND) e v se ka e pta kiv e pistre cq (ND) pro v se le gwn metanow , a fh seiv ay t (Lc, 17,4) nei (ND) kako ...kai gyr sei (ND)... kai soy pei (ND), na ton ngr. ean soy ka sygxwrh seiv (ND) E se (il tuo fratello) peccher contro di te sette volte al giorno e verr da te dicendo mi pento tu lo perdonerai (62) Pragmatika mega lov moy fa nhke (ND) o Kaba fhv ka ue fora poy ton ti toy syna nthsa (ND) sto sp davvero Kavafis mi sembrato grande, ogni volta che lho incontrato a casa sua (63) ka ue fora poy ton synanth sw (ND), megagxolw Ogni volta che lincontro, mi viene la malinconia (64) giat den m a fhnev (D) na fy gw (ND) o sev fore v to prospa uhsa ; (ND) Perch non mi hai lasciato andare tutte le volte che ho tentato di farlo?

ue Teta rth, stiv efta mish akribw v, ua e ruei (ND) edw (65) ka Ogni gioved, esattamente alle sette e mezza, viene qui
(66) Sthn Auh na san pa me, x liev fore v ua t akoy seiv (ND) Quando andremo ad Atene, lo sentirai mille volte...

seiv (ND) o pote xreiaste v (ND) t pote (67) na moy thlefwnh Telefonami, se ti serve qualcosa

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco

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Unazione ripetuta espressa mediante un tempo (ND) assume spesso un valore paradigmatico, esemplare, icastico, ben noto agli aspettologi slavi; ogni evento viene per cos dire individualizzato come accadimento unico. Quanto detto vale per (61), dove risulta che la costruzione gi classica, e in parte per (62), frase che a un orecchio greco suona grammaticale ma particolarmente dura, nel senso che si accetta fa nhke, ma si vorrebbe synantoy sa (D) e non syna nthsa (ND). Talvolta il (ND) sembra indicare unanteriorit, come in (63), dove la malinconia conseguenza spiacevole e inevitabile dellincontro. In (64) il (D) si avvicina al senso gi illustrato in (1) e (2), mentre il (ND) si ricollega al senso gi descritto in (61) e (62). In (65) e (66) abbiamo uno stilema noto anche alle lingue slave: unazione fissa, che si ripete quasi come un rito, e che nota per esperienza gi vissuta, viene presentata come accadimento futuro (ND) singolo e ineluttabile. In (67) il (ND) invece normale, perch si colloca in un contesto limitativo, di fatto singolo e individuale, e non ripetuto. In altri termini, non si vuole qui dire tutte le volte che..., bens nel caso che, qualora..., allora.... La frase dunque non rientra propriamente in questo contesto, ma stata qui inserita per far notare come possa essere ingannevole linterpretazione automatica delle differenze aspettuali solo in base a ricette o paradigmi fissi. 2.5.3. Azione ripetuta con quantificatori temporali e verbi servili 2.5.3.1 Quantificatori temporali, verbi servili, dislocazione di sintagmi Negli esempi che seguono unazione ripetuta viene inserita in una frase nella quale compaiono quantificatori temporali e verbi servili; talvolta la frase viene cambiata semplicemente spostando un sintagma verso destra o verso sinistra. Quanto qui interessa verificare come le suddette variazioni influiscano sulla scelta dellaspetto. Si noter come anche i parlanti nativi possano in simili casi operare scelte diverse, soprattutto quando le frasi sono prive di riferimento a un contesto reale. 2.5.3.1.1
(68a) ta paidia mporoy n na bga noynbgoyn (DND) o pote ue loyn (frequente bga noyn) (DND) (68b) o pote ue loyn , ta paidia mporoy n na bga noyn bgoyn (D ND) (frequente bgoyn ) I ragazzi possono uscire quando vogliono; quando vogliono, i ragazzi...

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Umberto Rinaldi (69a) o ti bga zei, ue lei na to jodey ei (D) ame swv (raro jode cei) ue fora poy bga zei ka ti, ue lei na to jode cei (ND) ame swv (raro (69b) Ka jodey ei) Quello che guadagna lo vuole spendere subito, Ogni volta che... (70a) o tan phga nw sthn po lh, pre pei na kleidw nw (D) (raro kle sw) thn po rta (70b) o tan pre pei na pa w (ND) (raro phga nw) sthn po lh, kleidw nw thn po rta Quando vado in citt devo chiudere la porta quando devo andare ...chiudo...

Le diverse scelte operate dai parlanti nativi sono sottili ma dovute a differenze precise nel contesto reale. In (68a, 68b) con bga noyn si evidenzia il fatto che vogliono uscire ed escono sempre con bgoyn invece si evidenzia il fatto che qualora lo vogliano... possono..., eventualmente chiedendo di volta in volta un permesso. Una limitazione del campo semantico (qualora, nel caso che... invece di sempre) favorisce la scelta del (ND). Si noti come la diversa costruzione della frase, con o pote ueloyn allinizio o alla fine, condizioni la scelta del parlante. Caso analogo al precedente anche il seguente: (69a) sottolinea che tutto quello che gli entra in tasca ne esce subito, la (69b) invece evidenzia ogni volta = nel caso che, qualora.... Nello stesso modo (70a) vale come quando vado in citt chiudo sempre la porta; (70b) come se mi capita di dover andare..., dunque un senso limitativo, come sopra in (69b). 2.5.3.1.2. Mporw e pre pei Nelle frasi seguenti si noter il diverso effetto dei due verbi servili rispetto sulla scelta dellaspetto verbale del verbo che segue:
(71) Mporw na sav akoy w (D) akoy sw (ND), o tan ue lete Posso ascoltarla quando vuole (72) ka ue me ra mpore v na ta zeiv (D)ta seiv (ND) thn ko ta Ogni giorno puoi dare il becchime alla gallina

ue fora poy pre pei na ta sw (ND) thn ko ta, jexnw (73) ka Ogni volta che devo dare il becchime alla galline, me ne dimentico
(74a) pre pei pa nta na jypna (D) prin tiv e ji (*jypnh sei [ND]) (25) Deve sempre svegliarsi prima delle sei

(25) Qui e in seguito si indica con un asterisco (*) una forma agrammaticale.

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco (74b) mpore pa nta na jypna (D) jypnh sei (ND) prin tiv e ji Pu sempre svegliarsi prima delle sei

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(75a) koyra zomai poly tiv kauhmerine v . eytyxw v tiv Kyriake v mporw na mai (D)] ka na dyo w rev parapa nw koimhuw (ND) [pi raro koima Mi stanco molto nei giorni feriali; per fortuna la domenica posso dormire un paio dore in pi (75b) koyra zomai poly tiv kauhmerine v . kai to xeiro tero e nai o ti tiv na koimhuw (ND) [*koima mai (D)] ka na dyo w rev Kyriake v, poy mporw toy ge tona de m afh nei na kle sw (ND) ma ti parapa nw, to mwro Mi stanco molto nei giorni feriali; il peggio che la domenica, quando posso dormire un paio dore in pi, il bambino del vicino non mi lascia chiudere occhio.

In (71) il (D) si riferisce a unazione ripetuta, il (ND) a unazione singola: devo parlare con qualcuno (una volta!), e la risposta venga quando vuole (una volta, a scelta), a un di presso come in (65). In (72) la differenza tra tutti i giorni, ogni giorno (D) e un giorno qualsiasi, a scelta tra molti giorni (ND), come sopra in (71); in (73) il (ND) di norma, perch lazione, singola, non ha luogo. In (74a) un presente pre pei, che indica qui un dovere generale, seguito da pa nta sempre, non pu reggere una forma ND; si confrontino (79c) e (79d). La differenza di (74b) rispetto alla (74a) che mporw posso ammette varie sfumature di significato (essere in grado, riuscire, avere la capacit fisica, ecc.), che possono autorizzare luso dei due aspetti; la forma (ND) significa qualcosa del tipo (in caso di necessit, di bisogno, ecc.) certamente in grado di svegliarsi. In (75a) (ND) viene preferito perch la domenica vista come fortunata eccezione (limitazione) rispetto agli altri giorni della settimana, mentre (D) evidenzia un senso del tipo tutte le domeniche dormo un paio dore in pi. In (75b) (D) agrammaticale, perch il dormire e il chiudere occhio diventano azioni singole, per di pi non realizzate. 2.5.3.1.3. Formule del tipo ka ue Sa bbato e mia fora thn ebdoma da ; variazioni del tempo verbale nella frase reggente; sostituzione di verbi. Nella frasi che seguono si illustrano le variazioni nellaspetto dipen ue Sa bbato e mia fora denti dalluso di quantificatori temporali, qui ka thn ebdoma da o dalla variazione nel tempo verbale della reggente, qui tra pre pei ed e prepe o dalla sostituzione di un verbo con un altro di signifi pei e anagka zomai. cato simile, qui pre

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Umberto Rinaldi (76a) ka ue Sa bbato ta paidia kata fernan (D) na bgoyn (ND) (26) ue Sa bbato ta paidia kata fernan (D) na bga noyn (D) (76b) ka ue Sa bbato ta paidia kata feran (ND) na bga noyn (D) (76c) ka (76d) *ka ue Sa bbato ta paidia kata feran (ND) na bgoyn (ND) Ogni sabato i ragazzi riuscivano (ND)riuscirono (ND) a uscire (DND)

pei ka ue Sa bbato na e rxesai (77a) pre (77b) *pre pei ka ue Sa bbato na e rueiv (*ND) Devi venire ogni sabato
(78a) erxo tan ka ue Sa bbato (78b) * h rue ka ue Sa bbato (*ND) Veniva*venne ogni sabato

Con unindicazione di tempo ripetuto (in 76a76d, ka ue Sa bbato) e un verbo servile al passato (D) o (ND), sono possibili varie soluzioni, a seconda se il verbo dipendente (qui bga nw) indichi una azione singola (ND) o ripetuta (D); agrammaticale solo (76d) perch (ND) + (ND) possono soltanto identificare unazione singola, che non pu ovviamente ripetersi ogni sabato, ka ue Sa bbato. Si confrontino qui le successive (77a, 78a) grammaticali e (77b, 78b) agrammaticali. Diversit daspetto in dipendenza del tempo del verbo reggente Nelle frasi che seguono si noteranno interessanti limitazioni nelluso dellaspetto a seconda del tempo usato nella frase reggente.
(78a) e prepe na peta ei me thn taxy thta toy h xoy mia fora thn ebdoma da (78b) e prepe na peta jei me thn taxy thta toy h xoy mia fora thn ebdoma da (78c) e prepe pa nta na peta ei me thn taxy thta toy h xoy (78d) *e prepe pa nta na peta jei me thn taxy thta toy h xoy Una volta alla settimana sempre doveva volare (DND) con la velocit del suono

pei na peta ei me thn taxy thta toy h xoy mia fora thn ebdoma da (79a) pre (79b) *pre pei na peta jei me thn taxy thta toy h xoy mia fora thn ebdoma da (79c) pre pei pa nta na peta ei me thn taxy thta toy h xoy (79d) *pre pei pa nta na peta jei me thn taxy thta toy h xoy

(78a), (78c) sono frasi regolari; (78b) significa che di fatto, per caso, una volta alla settimana qualcosa di specifico lo costringeva a volare (ND)...;

(26) Gli esempi dati funzionano solo se kata feran vale unicamente come aoristo (ND), secondo luso odierno, e non anche come imperfetto (D), come invece era possibile in passato.

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco

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si noter che mia fora thn ebdoma da compatibile in (78b) con (ND), ma non pa nta, che richiede (D), come in (78d). Con un verbo come pre pei in una serie del tipo:
pa nta sempre ka ue to so ogni momento mia fora thn ebdoma da una volta alla settimana spa nia raramente pote mai

la possibilit di usare un (ND), pari a 0 con pa nta, aumenta man mano che si scende dallalto verso il basso, mentre la possibilit di usare un (D), pari a 0 con pote , cresce in senso opposto. Il passaggio dallimperfetto e prepe di (78a-78d) al presente pre pei (79a-79d) rende agrammaticale non solo (79d), che di fatto corrisponde nel presente a (78d), ma anche (79b), che al passato (78b) invece grammaticale. Il problema che nel passato il verbo dovere pu avere varie sfumature del tipo dovere morale, necessit fisica, costrizione particolare, che in taluni casi ammettono i due aspetti, mentre nel presente/futuro vale soltanto il senso di obbligo generale, non limitabile o condizionabile, che comporta luso dello stesso aspetto nel verbo reggente e nel verbo che funge da suo complemento. Il caso specifico che funziona nel passato (78b) non vale pi e dunque unindicazione di tempo ripetuta implica necessariamente che il verbo reggente abbia un complemento verbale di tipo (D). La formula sottesa pu essere esemplificata e forse resa pi chiara se sostituiamo na con kai : nel presente possibile solo pre pei kai peta ei deve e vola (D+D), mentre nel passato prepe kai pe taje doveva e vol (D + ND) o doveva possibile anche e farlo (D) e in effetti lo fece (ND). Diversit daspetto in dipendenza del cambiamento del verbo reggente
(80a) anagka sthke (ND) pa nta na peta ei (D) me th taxy thta toy h xoy (80b) *anagka sthke (ND) pa nta na peta jei (ND) me th taxy thta toy h xoy Fu costretto sempre a volare con la velocit del suono (80c) anagkazo tan (D) pa nta na peta jei (ND) me th taxy thta toy h xoy Era costretto sempre a volare con la velocit del suono zetai (D) na peta jei (ND) me th taxy thta toy h xoy mia fora thn (80d) anagka ebdoma da costretto a volare con la velocit del suono una volta alla settimana

Se il verbo pre pei viene sostituito con anagka zomai sono costretto, la situazione cambia: rimane agrammaticale solo (80b), per i motivi

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gi esposti per (76d), mentre sono grammaticali (80c) e (80d), a differenza di quanto accade per i casi apparentemente simili di (78d) e (79b). La spiegazione che la costrizione, ad esempio dovuta a una situazione particolare che di fatto sopravveniva (80c) o sopravviene (80d), permette luso di (ND). Sul fatto poi che sottili differenze di senso nei verbi possano svolgere un ruolo risolutivo nella scelta dellaspetto, si veda sopra la sezione 2.2.1. dedicata ai verbi di fase. Per rendere forse pi chiaro il senso delle frasi sopra riportate, si traducono qui di seguito vari esempi greci, simili ai precedenti, sostituendo na con kai, dunque trasformando verbo reggente e complemento verbale in due frasi coordinate e utilizzando il nostro passato prossimo o remoto (ND) e il nostro imperfetto (D), per rendere lidea del gioco dellaspetto neogreco:
(81a) anagka sthke na e ruei [kai h rue (ND)] Fu costretto (ND), e venne (ND) (una volta) (81b) anagka sthke na e rxetai ka ue me ra ( kai erxo tan [D]) Fu costretto (ND) e (da allora) veniva (D) tutti i giorni tan na e rxetai ka ue Sa bbato ( kai erxo tan [D]) (81c) anagkazo Era costretto (D) a venire ogni sabato (e veniva [D]) (81d) anagkazo tan na e ruei ka ue Sa bbato ( kai h rue [ND]) Era costretto (D) (sempre da qualche circostanza particolare) e di fatto venuto (ND) ogni sabato, di fatto venuto (ND) ogni sabato, perch di volta in volta era costretto (D) a farlo da qualche circostanza specifica.

2.5.3.1.4 Diversit di aspetto dipendente da una diversa definizione temporale


(82a) gia e na xro no erxo tan (D) kata me son o ro mia fora ton mh na In un anno veniva (D) in media una volta al mese na xro no h rue (ND) dw deka fore v (82b) e Un anno (quellanno), venne (ND) dodici volte

La formulazione dellindicazione di tempo fondamentale per la scelta dellaspetto; la differenza risulta daltra parte anche nelluso dei tempi italiani. 2.5.3.2. Differenza dellaspetto condizionata da na e gia na Nelle frasi che seguono sillustra la differenza di aspetto condizionata dalluso di na e gia na ; in generale na introduce una dipendente spesso equivalente al nostro infinito, mentre gia na introduce una frase finale:

Noterelle sullaspetto verbale in neogreco (83a) e treje na koimhue corse a letto, a dormire (83b) e treje gia na koimhue corse per dormire

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(84a) h rue (ND) xue v gia na th synanth sei (ND) oggi venuto per incontrarla (una volta!) (84b) h rue (ND) xue v gia na th synanta (D) oggi venuto per incontrarla (pi volte!) tan (D) ka ue me ra gia na th synanth sei (ND) (raro, particolare) (84c) erxo veniva ogni giorno per incontrarla (almeno una volta, ma non sempre, o forse mai, lha vista!) tan (D) ka ue me ra gia na th synanta (D) (84d) erxo Veniva ogni giorno per incontrarla (pi volte!)

Nella dipendenti introdotte da gia na sono in generale possibili entrambi gli aspetti, principio che invece non funziona con il solo na.
(85a) h rue xue v gia na na th synanth sei (85b) h rue xue v gia na th synanta (*na) tan ka ue me ra gia na na th synanth sei (85c) erxo (85d) erxo tan ka ue me ra gia na th synanta (*na)

A differenza di quanto accade nelle frasi (84a-84d), tutte grammaticali, nel gruppo (85a-85d), ben due (85b, 85d) sono agrammaticali. Le dipendenti introdotte soltanto da na sono pertanto pi selettive, perch per il passato ammettono solo: un rapporto di uno a uno (ND:ND), cio venire (una sola volta!) a incontrare (una sola volta!) (85a); un rapporto di molti a uno (D:ND) cio venire (pi volte!) a incontrare (una sola volta per ogni venuta!) (85c); non ammettono invece: un rapporto di uno a molti (ND:D) venire (una volta!) a incontrare (pi volte!) (85b) un rapporto di molti a molti (D:D) venire (pi volte!) a incontrare (pi volte!) (85d), per i quali esiste solo la possibilit di ricorrere a gia na. Non si dimentichi che anche il significato del verbo della dipendente gioca un ruolo importante:
(86a) erxo tan ka ue me ra gia na toy skotw sei (*na) veniva ogni giorno per ucciderlo tan ka ue me ra gia na na ton spa sei sto jy lo (86b) erxo veniva ogni giorno per picchiarlo

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Come si vede, (86b) si comporta esattamente come (85c), ma (86a), apparentemente uguale sia a (86b), sia a (85c), diventa agrammaticale se si usa soltanto na. In effetti (86b) un rapporto di molti a uno, veniva a per picchiarlo (e ogni volta ci riusciva!), dal momento che picchiare azione ripetibile, ma in (86a) uccidere verbo indicante azione singola (nessuno pu essere ucciso due o pi volte); anche in italiano infatti si pu dire veniva (D) ogni giorno per (=gia na) ucciderlo (= tentare di ucciderlo) ma suonerebbe strano dire *veniva ogni giorno a (na) ucciderlo, mentre funziona perfettamente dire veniva ogni giorno a picchiarlo. Come gi visto sopra (79a-79d), un presente o futuro nella reggente o unespressione di valore imperativo limitano luso dellaspetto. In effetti in questi casi, la dipendente implicativa (corrisponde a un nostro infinito) e tende a usare lo stesso aspetto nei due tempi, come se dunque essi fossero collegati non con na ma con kai. Alcuni esempi a questo proposito:
(87a) ua e rxetai ka ue me ra na th synanta (*synanth sei) rxetai ki synanta ) Verr ogni giorno a incontrarla (e (87b) pre pei na e rxesai ka ue me ra na me ble peiv ( *dh v) rxesai kai me ble peiv) Devi venire ogni giorno a vedermi (e lane na tre xw ka ue to so na ton rwta w (*rwth sw) (87c) ue xw kai rwta w) Volevano che ogni momento corressi a chiedergli (tre (87d) na e rxesai ka ue bra dy na koima sai se mav (*koimhue v) rxesai kai koima sai) Verrai tutte le sere a dormire da noi (e ue bra dy erxo tan na koima tai se mav (87e) ka Ogni sera veniva a dormire da noi (e rxetai kai koima tai)

ue bra dy erxo tan na koimhue (*koima tai) se mav alla (88e) ka ntrepo tan na to pei Ogni sera veniva per (tentare di) dormire da noi, ma si vergognava a chie tan alla den koimh uhke derlo (e dunque non ha mai dormito...) (erxo pote )

Detto diversamente, in un contesto presente/futuro laspetto nei due tempi coincide quando, se la prima frase vera, vera anche la seconda, altrimenti, si deve cambiare laspetto:
(89) ka ue me ra moy rxo tan (D) na ton peta jw (ND) e jw me tiv klotsie v Ogni giorno mi veniva voglia di buttarlo fuori a calci (ma non lho mai fatto!)

rxetai (D) ka ue me ra na me synanth sei (ND) (90a) e Viene ogni giorno per incontrarmi (ma non sempre mi incontra!)

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mentre:
(90b) elp zw na e rxetai ka ue me ra na me synanta (e sempre mi incontra!) Spero che egli venga ogni giorno a incontrarmi

Non ha senso infatti dire che spero che egli venga senza che poi ci incontriamo, perch io non mi faccio trovare. 2.6. Variazioni diacroniche nelluso dellaspetto In greco, come peraltro anche nelle lingue slave, si registrano variazioni nelluso dellaspetto sullasse diacronico:
(91) (92a)

(92b)

oy ke ti e m a jiov klhuh nai (ND) y o v soy (Lc 15,19) mai ple on a jiov na le gomai (D) gio v soy ngr. den e e jestin doy nai (ND) kh nson Ka sari h oy ; (Mt 22,17; Lc 20,22) petai na plhrw noyme (D) fo ro ston aytokra tora h o xi ; ngr. epitre lecito pagare il tributo a Cesare o no? e jestin doy nai (ND) kh nson Ka sari h oy ; dw men h mh dw men (ND); (Mc 12,14) petai na plhrw soyme fo ro sto Rwma o aytokra tora h o xi ; ngr. epitre na dw soyme h na mh dw soyme ; lecito pagare il tributo a Cesare? Lo diamo o non lo diamo?

In (91) la differenza tra non essere pi appellato klhuh nai (neppure una volta!) (ND), ed essere (normalmente) chiamato na le gomai (D); in (92a) la differenza tra pagare questo tributo, hic et nunc (ND) e pagare (sempre, regolarmente), le tasse (D). Nella seconda metafrasi neogreca (92b), il ritorno al ND dovuta al ND dellinterrogativa diretta paghiamo o non paghiamo? (hic et nunc).

3. UNA

SINTESI PROVVISORIA

3.1. Comprendere il senso dellaspetto verbale greco non una vincita al lotto, ma una vincita in una partita a scacchi, non questione di fortuna o di intuizione, bens frutto di analisi faticosa e attenta di enunciati parlati e scritti, fatta alla luce di strumenti interpretativi che si sperano adeguati, e che vanno in ogni caso verificati su testi reali; particolarmente utile la sostituzione di tempi verbali o di quantificatori allinterno di una stessa frase. Per il neogreco, gli articoli indicati in bibliografia, e particolarmente quelli di Newton e Newton Veloudis, sono indispensabili. Per la lingua classica, anche ai fini di un confronto con lo stato di cose moderno, male non dovrebbe fare unattenta rilet-

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tura delle pagine 246-301 di SCHWYZER DEBRUNNER, Syntax, intitolate per lappunto Aspekt und Tempus. Sicuramente proficuo sarebbe anche uno sguardo alla bibliografia sullaspetto verbale slavo; in prima battuta si potrebbe ricorrere ad A. MAZON, Emplois des aspects du verbe russe, Paris 1914, scritto in leggibile francese. In ogni caso molto rimane da fare e quanto sappiamo, o crediamo di sapere, sicuramente poco, incerto, talvolta contraddittorio; queste pagine sono una conferma che il cammino da fare ancora lungo. 3.2. Una lingua uno strumento per comunicare; essenziale dunque capire che cosa esattamente si voleva dire e di quali strumenti linguistici (lessicali, morfologici, sintattici) ci si avvalsi per verbalizzare linformazione che si voleva trasmettere. Da precisare che i suddetti strumenti non sono utilizzabili a piacere, perch essi impongono al parlante certe regole del gioco alle quali egli volens aut nolens di fatto si sottomette. 3.3. Lapprendimento della lingua materna, che di fatto si compie nei primi anni di vita, si basa in ultima analisi sullascolto e la rielaborazione creativa di lessemi inseriti in enunciati grammaticali. La grammatica insomma una forma di autostrutturazione del lessico che, per cos dire, porta in s il proprio DNA, che a sua volta elabora la cellula (o frase) e lintero organismo (o lingua) e ovviamente condiziona in modo decisivo il si pu dire e il non si pu dire, imperativi che il parlante rispetta inconsciamente, senza poterne spiegare il perch. Va da s che gli allofoni, portatori di un DNA linguistico diverso, sono completamente disarmati di fronte a enunciati apparentemente simili che tuttavia si comportano diversamente; non capiscono infatti perch cambiare il tempo di un verbo (e prepe pre pei) o sostituire un verbo con un altro di significato quasi uguale (anagka zomai pre pei ; pa rnw kontey w) scombussoli tutta la frase. 3.4. Laspetto normale, non marcato quello durativo (D); il nondurativo (ND) indica solitamente azione singola (non multipla), conclusa (non in corso di svolgimento), anteriore (non contemporanea), in qualche modo limitativa (rispetto a una situazione generale), indicata come di volta in volta individualizzata (e non genericamente ripetuta). 3.5. Se fosse lecito avventurarsi in speculazioni e chiedersi quale sia rxh della distinzione tra i due aspetti, punterei sullopil principium o la

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posizione singolarit pluralit. Nelle numerose manumissiones ritrovate a Delfi (27) esiste quasi sempre una clausola che autorizza chi capita (sia esso uno o molti) a intervenire qualora qualcuno voglia di nuovo impadronirsi del liberto. Ora tipico che per il singolare si usi di preferenza la formula o paratyxw n ky riov e stw (participio aoristo!), ma per i molti o paratygxa nontev ky rioi e stwsan (participio presente!); in altri termini, il (ND) individuale, il (D) collettivo. Questa interpretazione troverebbe conforto anche in altre lingue nelle quali singolarit o pluralit (siano esse del soggetto o delloggetto) impongono la scelta di temi verbali diversi. Cos in arabo (28) (egli) uccise qatala se la vittima una (oggetto), ma qattala se le vittime sono pi di una; in altri termini, si deve usare nel secondo caso la cosiddetta II stirpe del verbo, caratterizzata dal raddoppiamento della seconda radicale, che ha tra laltro valore intensivo; allo stesso modo (il cammello, soggetto) si accovacci baraka ma se si parla di un mandria di cammelli, allora si usa barraka. In tutte le lingue caucasiche (29) esistono verbi per i quali la distinzione invece affidata a radici verbali diverse (suppletismo); in georgiano, ad esempio, gettare gdeba (un oggetto) e qra (pi oggetti) e la stessa distinzione si ritrova in sma e sxma porre, mentre tra vardna e cvena cadere la differenza di numero riguarda il soggetto. Brescia Umberto RINALDI

(27) SCHWYZER DEBRUNNER, Syntax, p. 279. (28) C. BROCKELMANN, Arabische Grammatik, Leipzig 1977, pp. 35-36. (29) G. A. KLIMOV, Einfhrung in die kaukasische Sprachwissenschaft, Hamburg 1994, p. 232.

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