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LE MIGRAZIONI BARBARICHE E LA FINE DELLIMPERO ROMANO DOCCIDENTE

di Massimo Pontesilli Abstract Le migrazioni barbariche possono essere lette come un episodio del millenario scontro tra nomadi e sedentari. LImpero si costituisce a sua volta come una reazione dei popoli mediterranei alla pressione dei popoli settentrionali e orientali. Dopo vari momenti di particolare tensione tra Impero e popolazioni confinanti tra il II e il IV secolo, la grande migrazione parte nel 375 dalla regione danubiana, e nel giro di un secolo cancella in occidente il potere unitario dellImpero romano.

1) NOMADI E SEDENTARI
Le migrazioni che tra il IV e il V sec. d. C. travolgono lordinamento unitario dellarea mediterranea occidentale si inscrivono nella plurimillenaria storia euro-asiatica dellincontro-scontro tra sedentari praticanti lagricoltura in unampia fascia a clima temperato che dal Mediterraneo giunge fino al Mar Cinese Orientale e nomadi pastori che occupano le regioni poste a nord di quella fascia, ma che spinti da varie ragioni di carattere climatico, demografico ecc. tendono allespansione e sono costantemente attratti dalle terre dei sedentari. Nella parte occidentale di questo immenso territorio, i movimenti migratori pi ampi e durevoli risultano essere quelli delle popolazioni cosiddette indoeuropee che, secondo lipotesi attualmente pi accreditata, ancorch discussa, di Marija Gimbutas (1921-1994), si irradiano in fasi successive tra il V e il II millennio a.C. dalle steppe uralo-pontiche verso Europa, Transcaucasia, Anatolia, Iran, India settentrionale. Da queste migrazioni si formano le varie culture indoeuropee, tra le quali nel primo millennio emerge gradualmente nel Mediterraneo centroorientale la civilt ellenica. A partire dal II sec. a.C., lespansione militare di Roma tende infine a creare una vasta area di stabilit politica erede della cultura ellenica e protetta da ulteriori infiltrazioni delle popolazioni centro- e nord-europee. La resistenza di questarea, gravitante sul Mediterraneo, tuttavia pi volte messa alla prova dalle aggressioni del mai quieto mondo dei nomadi, fino a cedere del tutto, nella parte occidentale, a partire dai primi anni del V secolo d.C. Accentuando, da una prospettiva romanocentrica, laspetto guerresco e distruttivo degli spostamenti migratori che segnano la fine dellordinamento imperiale in Occidente, la storiografia parla di invasioni barbariche, mentre, guardando a quegli eventi come un episodio, storicamente creativo, del lunghissimo confronto tra nomadi e sedentari, si parla (soprattutto nella storiografia di lingua tedesca, e dal XIX secolo in qua) di migrazione dei popoli (Vlkerwanderung).

2) LE ORIGINI DEI GERMANI E LA LORO COLLOCAZIONE AI CONFINI DELLIMPERO


I popoli aggressori, genericamente accomunati sotto il nome di Germani, hanno origine dal processo di indoeuropeizzazione che, provenendo dallEuropa centro-orientale, interessa la penisola danese e il meridione della penisola scandinava (circa 3000-2500 a.C.). Da qui i Germani ripartono gi verso la fine 1

del II millennio espandendosi verso le coste baltica e del Mare del Nord. Intorno al VI sec. a.C. essi raggiungono la Valle del Reno, a contatto, anche violento, con i Celti. Pi tardi, ma comunque prima dellepoca di Cesare (100-44 a.C.) che ce ne d gi notizia, i Germani raggiungono, nella loro espansione verso sud, anche il Danubio. Reno e Danubio svolgono di fatto un ruolo di contenimento dellespansione germanica, dapprima come semplici confini naturali, poi anche come confine politico, presidiato dalle legioni romane (il limes). Gi alla fine del II sec. a.C. Roma viene a contatto con trib germaniche in movimento verso sud. Dopo una pericolosa avanzata, Cimbri e Teutoni vengono sconfitti completamente nel 102 e nel 101 a.C. dalle legioni di Gaio Mario (157-86 a.C.). Il successivo scontro con i Germani si ha allorch Cesare, alla conquista della Gallia, si batte vittoriosamente (58 a.C.) con i Suebi di Ariovisto, i quali premevano sulla regione e lavrebbero probabilmente a loro volta conquistata, se non fossero stati preceduti dai romani: tale era almeno la convinzione di Cesare. Cinquantanni dopo, il tentativo di Roma di inglobare nei confini dellImpero le terre abitate dai Germani fino al fiume Elba si scontra nel 9 d.C. con la sollevazione capeggiata da Arminio (m. 19 d.C.) che nella selva di Teutoburgo annienta le tre legioni di Quintilio Varo (47 a.C.-9 d.C.), finch Tiberio (r. 14-37 d.C.) decide di abbandonare le incerte conquiste ad est del Reno, eretto dora in poi a confine dellimpero. Nel frattempo, la tentata conquista romana ha fatto spostare verso sud-est, in Boemia e in Moravia, due trib suebe, i Marcomanni e i Quadi. Nella regione dei Balcani, la popolazione mediterranea unificata sotto le insegne di Roma incontra invece un coacervo etnico in cui alle popolazioni locali si sovrappongono nei secoli trib scitiche e sarmatiche (Iazigi e Rossolani) secondo una perdurante prassi migratoria che porta nomadi e seminomadi dalle steppe pontiche verso la valle del Danubio. Non mancano comunque i contatti pacifici e gli scambi commerciali (armi, prodotti di lusso, vino, monete ecc. contro schiavi, pellicce, miele, ambra ecc.), che agiscono come fattori di reciproca conoscenza e trasformazione. Il crescente impiego di truppe ausiliarie di origine barbara, se costituisce per costoro una scuola di guerra di cui faranno tesoro, fornisce a Roma giovamenti importanti ancorch provvisori, sia per lalleggerimento della pressione sulle frontiere sia per il rafforzamento di un esercito che divora uomini e spopola campagne.

3) I BARBARI CONTRO LIMPERO: LE PRIME INCURSIONI


Un primo grande tentativo migratorio delle trib stanziate lungo il limes si verifica a partire dal 166 d.C., causato anche dalla spinta dei movimenti di altre trib, come i Goti, Germani orientali che dalla regione della Vistola si stanno dirigendo verso il Mar Nero. Ha allora inizio la penetrazione dei Quadi e dei Marcomanni sul medio corso del Danubio, mentre gli Iazigi violano il limes in Dacia. Lincursione pi pericolosa si ha nel 169 d.C., quando una grande coalizione germanica sotto il comando dei Marcomanni irrompe in profondit dalla Pannonia giungendo fino ad Aquileia, prima di essere sterminata dalle truppe di Marco Aurelio (r. 161-180). Dopo alcuni anni di relativa quiete, nel III sec. i movimenti e le conseguenti pressioni sul limes si fanno pi intensi. Negli anni 30 sono gli Alamanni, un vasto aggregato germanico (letteralmente tutti gli uomini), a mettere in difficolt le truppe romane nellarea degli Agri decumates. Dal 248 in poi i Goti, con le loro incessanti incursioni per terra e per mare, diventano i principali nemici nellarea balcanica, fino a che Aurelio Claudio (detto appunto Gotico, r. 268-270) non riesce a infliggere loro una 2

pesante sconfitta a Naisso (269), mentre nel basso corso del Reno la grande federazione dei Franchi, fermata in un primo tempo da Gallieno (r. 253-268), nel 258 riesce a sfondare il limes e a spingersi attraverso la Gallia fino in Spagna, prima di essere ricacciata al punto di partenza. Intanto anche i Pitti passano allattacco, e i Sassoni bersagliano con le loro incursioni dal mare le coste settentrionali della Gallia, mentre dalla Germania nord-orientale Burgundi e Vandali iniziano a loro volta la migrazione verso ovest e verso sud. Limpero, indebolito dallanarchia militare che vede il frenetico succedersi di nomine imperiali e perfino la temporanea fine dellunit politica (cfr. voce La disgregazione dellImpero romano), viene messo a durissima prova su tutti i confini, dalla Britannia allEgitto, dal dinamismo dei popoli esterni, finch ritrova unit e solidit con gli imperatori illirici.

4) I BARBARI CONTRO LIMPERO: LE INVASIONI DEL IV e V SECOLO E LA FINE DELLA PARS OCCIDENTALE.
Sotto Diocleziano (r. 284-305) e Costantino (r. 306-337) la quiete sembra prevalere, ma intanto erano stati gi abbandonati gli Agri decumates e la Dacia; inoltre la barbarizzazione dellesercito continua e si accentua, mentre in numero crescente i barbari vengono insediati entro i confini imperiali in qualit di coloni (inquilini o laeti ), a colmare i vuoti del declino demografico. Nel frattempo, intorno al 350, i Goti sono convertiti al cristianesimo ariano dal vescovo eretico Ulfila (c.ca 311-383), e larianesimo si diffonde tra tutti i barbari, ad eccezione dei Franchi che si convertiranno in seguito al credo niceno. Maggiori tensioni si registrano verso la met del IV secolo, ma poi la comparsa improvvisa degli Unni a trasformare profondamente la situazione, sospingendo verso occidente gli altri popoli e dando avvio alla grande migrazione (Vlkervanderung in senso stretto). Partiti dalle steppe centro-asiatiche, con il loro ingresso violento nella regione a nord del Mar Nero questi nomadi turcomanni sconfiggono prima gli Alani, e poi cancellano il dominio degli Ostrogoti che si assoggettano o fuggono insieme a gruppi di Alani e ai Visigoti verso la regione della Mesia, chiedendo ospitalit nel 375 allimperatore Valente (r. 375-378). La gestione di una cos complessa ospitalit si dimostra subito problematica e il tentativo di Valente di domare con la forza lirrequietezza dei Goti si trasforma nella durissima sconfitta di Adrianopoli, dove anche limperatore trova la morte. La pace che Teodosio (r. 379-395) si affretta a trattare comporta un ben pi ampio e favorevole programma di insediamento dei Visigoti, che vanno ad occupare da foederati Tracia e Mesia. La debolezza dello stato induce comunque i Goti a non placarsi: dopo anni si scorrerie nella penisola balcanica, nel 401 giungono in Italia al comando di Alarico (r. 395410). Sconfitto dal generale romano di origine vandala Stilicone (c.ca 359-408), Alarico resta comunque pericoloso, tanto da tornare allassalto dellItalia nel 408, per giungere a Roma, e saccheggiarla, nellagosto del 410. Da qui, sotto il comando di Ataulfo (r. 410-415), i Goti si dirigono in Gallia e occupano lAquitania (413) per poi sconfinare in Spagna dove tra il 416 e il 418 il nuovo re visigoto Vallia (r. 415-419) sconfigge in nome di Roma Vandali e Alani. Tornati in Aquitania, i Visigoti consolidano il loro dominio e lo estendono poi nuovamente a partire dal regno di Eurico (r. 466-484) a buona parte della Spagna. Ma linizio della fine, per la pars occidentale dellImpero, si pu datare al 31 dicembre 406, quando orde di Alani, Vandali e Suebi a cui si uniscono, ribelli e invasori del loro stesso stato, un folto gruppo di contadini della Pannonia attraversano il Reno gelato nei pressi di Magonza, e dilagano poi indisturbati in Gallia: unici a difendere il limes sono altri barbari foederati, i Franchi, perch Stilicone non pu sguarnire di truppe lItalia con Alarico alle porte. Dopo aver saccheggiato la Gallia, nel 409 gli invasori scendono in Spagna dove si stanziano ripartendosi il territorio: Vandali Asdingi e Suebi occupano la 3

parte nord-occidentale, Vandali Silingi il sud, Alani il centro. Queste ultime due popolazioni vengono, come sappiamo, sterminate dai Visigoti di Vallia, mentre nel 429 i Vandali Asdingi guidati da Genserico (r. 428-477) passano in Africa, e ne fanno il loro temuto regno infliggendo una grave mutilazione allimpero. Dotatosi di una flotta, Genserico persegue con successo una politica di alleanze e di espansione nel Mediterraneo controllando Sardegna e Corsica, conquistando la Sicilia, saccheggiando terribilmente la stessa Roma (455). Dal 443 i Burgundi, che gli Unni sette anni prima avevano cacciato dal loro territorio renano (Worms), ottengono dallImpero di potersi insediare nella regione di Lione, dove danno vita a un regno di peso crescente, confinante a ovest con il regno visigoto. Nel nord, la Gallia presenta il regno gallo-romano di Siagrio (m. 487), che confina a est con i domini dei Franchi. La Britannia, gi da tempo sgombrata dalle truppe romane, viene occupata da Angli, Sassoni e Juti: la popolazione celtica e i romani residui arretrano cercando rifugio nelle regioni occidentali e al di l della Manica, in Armorica (lodierna Bretagna). Dal 430, intanto, gli Unni minacciano direttamente lEuropa e ottengono dallimpero, nella persona del generale Ezio (390-454), uno stanziamento in Pannonia. Da qui, formata una grande coalizione guidata da Attila (r. 434-453), si volgono del 451 verso la Gallia, ma Ezio, con una sua coalizione germanica, riesce a sconfiggerli. Lanno dopo Attila minaccia direttamente lItalia, ma poi rinuncia alla conquista tornando nei suoi accampamenti in Pannonia, dove muore di l a poco. Il suo imper non gli sopravvive a lungo. In Italia, dopo il passaggio di Alarico, il potere imperiale cerca di riorganizzarsi trattando alleanze con i sovrani barbari. Valentiniano III (r. 425-455) riesce a disfarsi del generale Ezio che, come gi un tempo Stilicone, sembrava troppo potente. Ma dopo Valentiniano, il potere sempre pi instabile: generali di origine barbarica, comandanti di un esercito ormai interamente barbarizzato, nominano ed eliminano imperatori a loro piacimento, e la sedes orientale influenza a sua volta la politica occidentale. Nel 475, il generale Oreste nomina infine imperatore il suo giovane figlio, Romolo (soprannominato Augustolo), ma le truppe si ribellano al proprio generale, acclamando re Odoacre (23 agosto 476). Oreste viene eliminato e Romolo Augustolo deposto, n Odoacre ritiene di dovere a sua volta nominare un imperatore. La sedes occidentale non esiste pi.

BIBLIOGRAFIA: Claudio Azzara, Le invasioni barbariche, Bologna, Il Mulino, 1999. Francisco Villar, Gli indoeuropei e le origini dellEuropa, Bologna, Il Mulino, 1997. Santo Mazzarino, LImpero romano, Roma-Bari, Laterza, 1988. Barry Cunliffe, Lorganizzazione della frontiera come fattore di destabilizzazione, in Storia dEuropa, vol. 2**: Preistoria e antichit, a cura di Jean Guilaine e Salvatore Settis, Torino, Giulio Einaudi Editore, 1994, pp. 1257-1292.

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