UNIVERSITA DEGLI STUDI DI BOLOGNA - FACOLTA DI LETTERE E FILOSOFIA
CORSO DI LAUREA IN STORIA INDIRIZZO MEDIEVALE
LA VITA DI STEFANO DEANSKI DI GREGORIO CAMBLAK ANALISI DI UN CAMPIONE DI AGIOGRAFIA SERBA TRA IDEOLOGIA REGALE E MODELLI DI SANTIT TESI DI LAUREA IN STORIA MEDIEVALE DELLORIENTE EUROPEO PRESENTATA DA ANDREA RAPINO - RELATORE PROFESSOR ENRICO MORINI III SESSIONE ANNO ACCADEMICO 1997/98 In copertina: SteIano Uros III Decanski mostra il modello di Decani in un aIIresco del XIV 2 INTRODUZIONE LE TERRE DEI SERBI IN EPOCA MEDIEVALE 1. Dallo spazio comune slavo allo stanziamento nei Balcani I serbi, come tutti gli altri popoli che per lingua, cultura e tradizioni vengono oggi de- Iiniti slavi, aIIondano le piu remote radici in quello che viene denominato territorio delle origini o spazio comune slavo. Si tratta di unarea geograIica non ben circo- scrivibile, di cui oggi e possibile ricostruire solo parzialmente lampiezza, attraverso il conIronto tra i dati archeologici e le non sempre esaurienti Ionti scritte dellepoca antica. Cronisti e viaggiatori arabi, tedeschi o bizantini, ci hanno lasciato diverse te- stimonianze delle popolazioni che abitavano larea localizzabile tra la catena montuo- sa dei Carpazi, la Vistola e il medio Dniepr 1 . Per quanto lontani dal moderno concetto di nazionalita, questi autori erano comunque naturalmente portati a rilevare la comu- nanza di lingue, usi e costumi di gruppi umani che abitassero territori contigui, seppur conosciuti in maniera approssimativa. La lingua di queste popolazioni doveva essere presumibilmente uno slavo comune che, con gli spostamenti avvenuti dallepoca del- le grandi migrazioni in poi, ha dato vita a vari Iiloni linguistici che si sono ulterior- mente sviluppati nelle odierne parlate slave 2 . E intorno alla meta del primo millennio che inizia la stagione delle grandi mi- grazioni dei popoli slavi, spiegabile con la serie di concause che solitamente vengono poste alla base degli spostamenti massicci della Iine delleta antica: ricerca di nuove terre e nuovi pascoli, il Iascino attrattivo di civilta piu evolute, la pressione di altri po- poli nomadi alle proprie spalle. E un irraggiamento onnidirezionale, che porta gli sla- 1 F. CONTE, Gli Slavi. Le civilt dellEuropa centrale e orientale, Torino 1991, p. 10 2 Ibid., pp. 82-85 3 vi ad occupare vaste regioni nel cuore dellEuropa. Indipendentemente dallestensio- ne originaria, possiamo aIIermare con certezza che le popolazioni slave si siano tro- vate ad abitare territori che si estendono ben al di la del conIine geopolitico del mon- do slavo contemporaneo: lo spazio europeo che si estende Iino alla linea ideale Lu- becca-Trieste-Salonicco, seppur per un periodo limitato, costitui un unico grande ter- ritorio a maggioranza etnica slava 3 . Saranno poi, nei secoli a venire, la Reconquista bizantina nel Peloponneso con la conseguente ellenizzazione, e il Drang nach Osten delle popolazioni germaniche dellEuropa centrale, a determinare la contrazione dello spazio geograIico delle culture slave in Europa. E dalla meta del V secolo che gruppi di slavi e di altre etnie iniziano ad attestarsi lungo il corso del Danubio, compiendo di tanto in tanto scorribande e saccheggi piu o meno occasionali, che sIociano in penetrazioni consistenti sotto il regno di Anastasio I (491-518) 4 . La scarsa importanza che Bisanzio allepoca accorda ai potenziali inva- sori che minacciano i conIini settentrionali si evince dallattenzione che i sovrani del tempo gli riservano. Giustiniano I (527-565), non prendendo in considerazione il pe- ricolo che incombe sulle province illiriche, Iermo nei propri propositi di restauratio imperii, manda i propri eserciti a combattere in ogni angolo del bacino mediterraneo per ripristinare la perduta integrita dellImpero. Eraclio (610-641), per Iorza di cose, continua la logorante guerra contro i Persiani, trascurando anchegli la penisola bal- canica 5 . Cosi, passato il limes danubiano, la marea slava sommerge gran parte delle terre imperiali Iino al Peloponneso. Dopo la Iase del saccheggio, gli slavi che si sono riversati nei territori bizantini della penisola balcanica, non scelgono la strada del ritorno nel nant historique. Or- ganizzati in sclavinie, si stanziano su gran parte delle terre invase, dalle Alpi Dinari- che allEgeo, seguendo principalmente le direttive del sistema viario romano, ed in- 3 Ibid., p. 27 4 I. DUJCEV, Larrivo dei popoli slavi e le sue conseguen!e, in "opoli e paesi nella cultura altome# dievale. $tti delle settimane di studio del %entro Italiano di Studi sull$lto &edioevo 'Spoleto( )*# )+ aprile ,+-,., Spoleto 1983, I, pp. 131-152 5 I. DUJCEV, /isan!io e il mondo slavo, in %entri e vie di irradia!ione della civilt nell$lto &edioe# vo, in $tti delle settimane di studio del %entro Italiano di Studi sull$lto &edioevo 'Spoleto( ,-#)* aprile ,+0*., Spoleto 1964, pp. 135-158 4 terrompendo la continuita territoriale tra i due grandi poli della cristianita, Roma e Costantinopoli. Le popolazioni serbe si sistemano sui territori bizantini in un secondo momento. Non sappiamo con esattezza la zona di immediata provenienza, antecedente il dislocamen- to nelle regioni danubiane. La Ionte essenziale per questo periodo della storia serba e Costantino VII PorIirogenito (913-959) 6 . Nel De $dministrando Imperio, parla di due regioni, situabili nellEuropa centrale e corrispondenti approssimativamente alle at- tuali Baviera e Boemia 7 , che vengono denominate Serbia bianca e Croazia bianca, come delle terre nelle quali risiedevano i serbi e i croati prima di essere chia- mati come 12derati sui territori dellImpero da Eraclio 8 . Tuttavia, questi dati non sono universalmente accettati da tutti gli studiosi. Inizialmente gli storici dettero cre- dito incondizionato alle aIIermazioni del De $dministrando Imperio, prima rigettate dai linguisti e poi nuovamente riportate in auge proprio dagli studiosi di questo ambi- to 9 . In eIIetti, una parte della narrazione di Costantino VII potrebbe avere una deriva- zione leggendaria, ma cio non esclude leventuale veridicita di dati che probabilmen- te riportano una tradizione storica aIIidata alla trasmissione orale 10 . Inoltre, non pos- siamo neanche aIIermare con certezza leIIettiva etnia slava delle popolazioni di cui parla Costantino. Come anche nel caso dei variaghi o dei protobulgari, potrebbe trat- tarsi di popolazioni appartenenti ad un altro ceppo etnico, addirittura di origine cauca- sica come alcuni hanno aIIermato 11 , successivamente slavizzate dal substrato sul qua- le avevano imposto la propria autorita. 6 Sui serbi i capitoli 29-36; ed. inglese dellopera di Costantino PorIirogenito: De $dministrando Imperio( I, ed. by Gy. MORAVCSIK-R. H. I. JENKINS, Budapest 1949 (ristampa, Washington 1967), pp. 122-166 7 H. GREGOIRE, Lorigine et le nom des %roates et des Serbes, Byzantion, 17 (1944-1945), pp. 88- 118, in part. pp. 97-98 8 S. CIRKOVIC, I Serbi nel &edioevo, Milano 1992 (Corpus Byzantino-Slavo), p. 12 9 Ibid., p. 12; GREGOIRE, Lorigine et le nom, cit., pp. 88-90; tra coloro che riIiutarono qualsiasi credi- to al D$I soprattutto C. JIRECEK, Geschichte der Serben, Gotha 1911, p. 172 10 GREGOIRE, Lorigine et le nom, cit., pp. 99-100 11 ID., Le prtendue habitat caucasien des Serbes et de %roates, La Nouvelle Clio, 5 (1953), pp. 466-467 5 In ogni caso, la marcia di avvicinamento dei serbi verso i Balcani si sarebbe svolta congiuntamente a quella dei croati, e probabilmente sotto legida di un unico principe. Addirittura si sarebbe potuto trattare di un solo popolo, parte del quale avrebbe in seguito ricevuto lappellativo di serbus come peggiorativo 12 . Sempre stan- do alle indicazioni Iornite da Costantino PorIirogenito, dopo un primo stanziamento nei Balcani, i serbi, o una parte di essi, presero la decisione di ritornare sui propri pas- si, per poi volgersi nuovamente verso i territori assegnati dallautorita imperiale. Avrebbero compiuto tutto cio sempre guidati dagli eredi del sovrano che presumibil- mente li condusse dalla Serbia Bianca 13 . Ad ogni modo, le notizie sui primi secoli dello stanziamento nei Balcani, sono imprecise e Irammentarie. Oltre ai serbi propria- mente detti, altre tribu, sia di stirpe serba sia di altre stirpi slave, si stanziarono nei Balcani nei primi decenni del VII secolo: zaclumiani, travuniani, diocleziani, canaliti, narentani 14 , e Iurono col tempo assimilati dallelemento etnico piu Iorte 15 . Dal IX secolo in poi iniziano ad essere tramandati i nomi di alcuni principi che governano sui serbi, e le strutture tribali evolvono verso Iorme piu sviluppate, essen- do questa anche lepoca di un piu serrato avvicinamento a Bisanzio, sia da un punto di vista politico sia culturale: la cristianizzazione ebbe un peso determinante in questo processo. 12 ID., Lorigine et le nom, cit., p. 117 13 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 13 14 Detti anche pagani, poiche Iurono tra gli ultimi a convertirsi al cristianesimo 15 GREGOIRE, Lorigine et le nom, cit., p. 96; CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 12 6 2. La cristianizzazione e lo sviluppo delle prime entita statali I primi tentativi di cristianizzazione degli invasori slavi, oramai possessori a pieno ti- tolo delle terre occupate, si hanno sotto il regno di Eraclio. Le missioni costituiscono una sorta di iniziativa comune tra Roma e Costantinopoli, poiche, anche se politica- mente questi territori sono sotto la giurisdizione della pars orientalis dellImpero, ec- clesiasticamente aIIeriscono al patriarcato di Roma. E unazione congiunta a tutti gli eIIetti, in unepoca in cui le due chiese sono ancora relativamente lontane dagli attriti che ne caratterizzeranno i successivi rapporti 16 . I missionari inviati dal ponteIice ro- mano su invito di Eraclio non ottengono pero pochi risultati: ne consistenti ne dure- voli. Fino alla successiva ondata missionaria, i progressi nel campo dellevangelizza- zione restano legati alle sporadiche iniziative e ai naturali inIlussi delle regioni costie- re, dove lelemento latino-cristiano conserva la supremazia etnica e culturale. Si tratta quindi di una cristianizzazione di matrice essenzialmente latina 17 , e molto superIicia- le. La cronaca cosiddetta del prete di Dioclea ci racconta che i primi re slavi per- petrarono persecuzioni nei conIronti dei cristiani 18 . I Balcani continuano cosi ad es- sere abitati da popolazioni ancora impermeabili alla religione cristiana e alla cultura grecolatina. In Tracia, Macedonia e Peloponneso era stata lopera di Costantino V Coproni- mo (741-775) a ristabilire lo status quo etnico e linguistico, con lassimilazione piu o meno Iorzata e il ripopolamento delle 'terre liberate con popolazioni ellenoIone che avevano trovato riIugio nelle zone montuose o provenienti da altri territori imperiali: 16 E. MORINI, La %hiesa ortodossa. Storia( disciplina( culto, Bologna 1996, p. 214 17 I. BOZIC, La 1ormation de lEtat serbe au3 I4e#4Ie si5cles, in LEurope au3 I4e#4ie si5cles6 au3 origines des Etats nationau3. $ctes du colloque international sur les origines des tats europens au3 I4e#4Ie si5cles '7arsovie#"o!na8( 9#,* septembre ,+0:., sous la direction de T. MANTEUFFEL-A. GYEYSZTOR, Varsavia 1968, pp. 132-147, in part. pp. 138-140; Lj. MAKSIMOVIC, ;he %hristiani!ation o1 the Serbs and the %roats, in ;he Legac< o1 Saints %<ril and ðodius to =iev and &osco>. "roceedings o1 International %ongress on the &illennium o1 the %onversion o1 Rus to %hristianit< ';hessaloni?e( )0#)- @ovember ,+--., ed. by A.-E. N. TACHIAOS, Salonicco 1992, pp. 167-184, in part. p. 175 18 BOZIC, La 1ormation de lEtat, cit., p. 138 7 unazione di Iorza la cui riproposizione e resa impossibile dalle risorse dellImpero. Costantinopoli non e inoltre nelle condizioni di sopportare la presenza di popolazioni ostili cosi vicine. Si impone quindi la necessita della conversione dei barbari stanziati in Illiria. Daltronde, nellenciclica dell867, Fozio non Ia mistero del ricorso alla conversione come migliore espediente, in alcuni casi, per lasservimento alle necessi- ta politiche dellImpero 19 . La spinta verso la deIinitiva evangelizzazione coincide con il regno di Basilio I (867-886). Si tratta di unopera evangelizzatrice deIinibile con il termine slavo-ortodossa, poiche un ruolo rilevante vi ebbero i discepoli di Cirillo e Metodio che avevano trovato riparo in Bulgaria 20 : Nella lotta tra Chiesa doriente e Chiesa doccidente per conquistare gli Slavi, Bisanzio ha Iatto ricorso ad unarma nuova ed eIIicace, la scrittura slava 21 . A cavallo tra gli anni 60 e 70 del IX secolo, i ceti piu eminenti della popolazio- ne serba sono avviati verso la cristianizzazione deIinitiva, visto che compaiono tra essi i primi nomi cristiani: a due discendenti diretti del principe Vlastimir, inIatti, la cui nascita e collocabile proprio in questi anni, vengono posti i nomi di SteIano e Pie- tro, come Zaccaria e Pietro sono chiamati altri due nati nella generazione successi- va 22 . La cristianizzazione e un ulteriore impulso alla maturazione delle compagini proto-statali che governavano sulle tribu, serbe e non, della penisola balcanica. Lac- cettazione della gerarchia politica di Bisanzio costituisce indubbiamente anche un ul- 19 "hotii EpistolA, ed. by I. N. VALETTAS, Londra 1864, p. 168 3 e p. 178 35 20 MORINI, La %hiesa ortodossa, cit., p. 214 21 G. BAKALOV, La politique culturelle et religieuse de /<!ance lgard des Slaves bal?aniques, in "roceedings o1 the International %ommemorating &illennium o1 %hristianit< in Rus#B?raine 'Ra# venna ,C#,- aprile ,+--., ed. by O. PRITSAK-I. SEVCENKO, Cambridge (Massachusetts) 1990, pp. 387- 399, in part. p. 391 22 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 17; MAKSIMOVIC, ;he %hristiani!ation o1 the Serbs, cit., p. 172; Dj. Sp. RADOJICIC, La date de la conversion des Serbes, Byzantion, 22 (1952), pp. 253-256; lA. ricostrui- sce anche un albero genealogico della discendenza di Vlastimir: Il nome ancora slavo di Caslav e probabilmente dovuto alla nazionalita bulgara della madre 8 teriore raIIorzamento della posizione di sudditanza rispetto al piu titolato vicino: solo secoli di piu o meno duri conIronti diplomatici e militari determineranno un ridimen- sionamento del legame politico tra serbi e titolari del trono di Costantinopoli 23 . Se la prima crescita religiosa riposa essenzialmente sullopera dellarcivescova- do di Ocrida 24 , la tutela politica viene esclusivamente da Bisanzio: i principi serbi en- trano a pieno titolo nella gerarchia politica bizantina. A capo dei vari potentati vengo- no posti degli arconti, di nomina bizantina ma di estrazione locale, conciliando prin- cipio ideologico di supremazia dellImpero ed esigenza di autonomia dei principi sla- vi 25 . Tra i vari principati serbi nel IX secolo e la Dioclea ad acquisire una certa pre- minenza rispetto agli altri. Il ruolo che la regione ebbe in questi anni sara riconosciuto dagli stessi regnanti nemanidi. SteIano Prvovencani (1196-1227, dal 1217 re) ne par- lera, nella 7ita che scrisse del padre, deIinendola primo regno serbo e patrimonio della propria dinastia 26 . Questo ruolo guida, a partire dal secolo succes- sivo, sara ereditato soprattutto dal principato di Raska e dalla dinastia ivi regnante, sotto la cui egida la Serbia giungera alla massima espansione politica e territoriale. Alla Iine del XII secolo si imporra una Iigura capitale della storia serba: SteIano Ne- mania (1166-1196) 27 . AIIermatosi sugli altri principi di Raska, intraprende unambi- ziosa politica di estensione dellautonomia e del territorio in appannaggio. Tuttavia si trova di Ironte un Impero ancora potente e rinvigorito dalla buona gestione della res publica da parte dei Comneni. Subita lonta della sconIitta e della prigionia, riottiene il trono e ristabilisce relazioni cordiali con Costantinopoli grazie al matrimonio con una principessa bizantina, Anna. Dopo anni di lotta per aIIermare le proprie ambizioni, SteIano decide di prende- re labito monastico con il nome di Simeone e raggiunge sul monte Athos il Iiglio Ra- tsko (f1236), che in gioventu si era allontanato dalla Iamiglia per abbracciare la vita 23 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 19 24 MORINI, La %hiesa Ortodossa, cit., p. 214 25 BOZIC, La 1ormation de lEtat, cit., pp. 144-146 26 Ibid., p. 147 27 CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 51 e segg. 9 monastica con il nome di Sava. Oltre a lasciare una Serbia piu solida e piu raccolta intorno alla leadership politica e militare del principato di Raska, Nemania, con la sua scelta religiosa, pone le basi per i successivi sviluppi del paese: da un punto di vi- sta religioso, ed anche culturale, lo ancora alla scelta bizantina e ortodossa, che non sempre era stata chiara e non sempre lo sara 28 ; ma soprattutto col suo gesto, e grazie alla successiva santiIicazione, conIerisce alla discendenza il carisma sacrale che ne Ia lindiscussa dinastia regnante Iino allestinzione, al di Iuori della quale nessuno osera ambire al trono. Allesterno delle terre serbe la santiIicazione di Simeone, e di molti suoi eredi, costituira lapporto originale serbo alla cultura ed alla tradizione ortodos- sa, accrescendo oltremodo il prestigio della nazione serba nellOrbis christianorum, e quindi ancor piu quello dei Nemanidi di Ironte alla nobilta interna 29 . 28 M. SPREMIC, Gregorio 7II e gli Slavi del Sud, in La Ri1orma Gregoriana e lEuropa. %omunica# !ioni del congresso interna!ionale di Salerno ')D#): maggio ,+-:., Roma 1991, pp. 239-243; A. G. MATANIC, Il papato di @iccolE I7 e il mondo dellEuropa sud#orientale slava, in @iccolE I76 un ponti1icato tra Oriente e Occidente. $tti del convegno interna!ionale di studi in occasione del 7II centenario del ponti1icato di @iccolE I7 '$scoli "iceno( ,C#,9 dicembre ,+-+., a cura di E. MENESTO, Spoleto 1991, pp. 119-131; lo stesso Nemania aveva ricevuto, essendo nato nella zona co- stiera di cultura prevalentemente latina, il battesimo con il rito latino. In seguito sara battezzato an- che con il rito greco 29 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 55 10 3. La dinastia nemanide: apogeo e declino della Serbia medievale A cavallo tra XII e XIII secolo i due Iigli cadetti di Nemania si rendono protagonisti di eventi che determinano lo sviluppo della storia serba. Abbandonando il trono, Ne- mania aIIida la successione al suo secondogenito, SteIano, in seguito detto Prvove- ncani (1196-1227, dal 1217 re), cioe primo coronato. La successione e causa di contrasti con il Iratello maggiore Vukan, che si sente deIraudato di cio che riteneva gli spettasse di diritto. La paciIicazione tra i due e opera di Sava, e del potere cari- smatico delle reliquie del genitore oramai santo: Vukan ottiene il diritto per i propri discendenti a regnare su una parte della Serbia, e di contro riconosce la successione al padre del Iratello SteIano. Questi si giova di vari Iattori che lo avvantaggiano rispetto a Vukan, oltre allappoggio di Sava: di importanza non secondaria e il rapporto privi- legiato con lImpero grazie al matrimonio con una principessa bizantina e al titolo di sebastocrator avuto proprio con questa unione 30 . Oltre che reIerente culturale e religioso Bisanzio resta comunque anche il mag- gior antagonista politico con il quale devono scontrarsi le ambizioni serbe. Ma a diI- Ierenza del padre, SteIano ha di Ironte un Impero indebolito dalla conquista latina e costretto allesilio, con un potere di contrattazione enormemente ridotto. Nel 1217 papa Onorio III (1216-1227) invia la corona di Re3 Serborum a SteIano, suscitando le ire dei re ungheresi, che portavano lo stesso epiteto nella propria titolatura. Lindi- pendenza politica delle terre sottoposte a Prvovencani acquisisce il carisma delluIIi- cialita, ulteriormente ribadito e perIezionato con la seconda incoronazione per mano del Iratello, nel Irattempo divenuto arcivescovo dei Serbi 31 . InIatti nel 1220 la costru- zione statale nemanide giunge alla maturazione anche sotto laspetto religioso: la chiesa serba ottiene da Nicea lautoceIalia, e Sava ne e nominato primo arcivescovo. Alle tre diocesi gia esistenti sul territorio serbo, ne vengono aggiunte otto di nuova 30 B. FERJANCIC, Les sebastocratores /<!ance, Zbornik Radova Vizantoloskog Instituta, 11 (1968), pp. 141-191, in part. p. 190 31 CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 56 e segg. 11 costituzione, tutte dislocate in ediIici monastici 32 , sottraendo ampie zone alla giurisdi- zione dellarcivescovado autoceIalo di Ocrida, oltre che agli arcivescovadi latini di Ragusa, Spalato e Antivari, che dipendeva da Bari 33 . Il legame di parentela tra trono secolare e cattedra spirituale raIIorza la dinastia. La Serbia dei primi Nemanidi e il primo antenato compiuto di una nazione mo- derna. Da questo momento in poi le popolazioni etnicamente e linguisticamente serbe saranno governate da un ceto politico serbo uIIicialmente indipendente da autorita esterne e sovrano sul proprio territorio, con pieni poteri legislativi, esecutivi e giudi- ziari, coadiuvato da una chiesa guidata da una gerarchia ecclesiastica anchessa serba. Fino alla breve stagione imperiale della Serbia di Dusan (1331-1355, dal 1345 impe- ratore), la storia dello stato serbo sara caratterizzata da una costante tendenza alle- spansione. Allo stesso modo le successioni al trono nemanide saranno sempre contraddi- stinte da aspri contrasti tra Iratelli o tra padre e Iiglio, Iin dalla prima generazione di Prvovencani. Dopo le brevi ed oscure reggenze di Vladislav (1227-1233) e Radislav (1233-1243) 34 , sale al trono SteIano Uros I, che con il Iratello Predislav, arcivescovo con il nome di Sava II (f1268), raIIorza nuovamente lunita dei due poteri e la ouoviu della costruzione statale con il vincolo Iamigliare 35 . Proprio durante il re- gno di Uros I, nel 1261, sul trono Costantinopoli torna un sovrano greco: i rapporti di Iorza nella penisola balcanica sono pero radicalmente mutati rispetto allepoca ante- cedente loccupazione latina. La Serbia inIatti e decisamente inserita a pieno titolo tra le potenze della regione, e, di Ironte alla sua parabola ascendente, ha un Impero dO- riente implicato in una crisi politica e militare oramai irreversibile. Uros I continua nellopera di espansione e di acquisizioni territoriali. Tenta di raIIorzare lautorita del potere centrale, o meglio, della propria discendenza: gli eredi 32 MORINI, La %hiesa ortodossa, cit., p. 219 33 Ibid.; CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 58 e segg. 34 Ibid., p. 62. Unoscurita dovuta essenzialmente alla poverta di inIormazioni storiche che caratte- rizza le reggenze dei primi due Iigli di SteIano Prvovencani 35 Ibid., p. 63 12 di Vukan vengono privati dei loro privilegi sulla Zeta e viene cancellata la denomina- zione re dalle titolature dei principi di Dioclea, Travunia e Zaclumia 36 . Le lotte per la successione non mancano di degenerare in guerre intestine, anche cruente e reiterate. E il caso della successione tra i Iigli di SteIano Uros I, SteIano Dragutin (1276-1282) e SteIano Uros II Milutin (1282-1321). Una guerra civile, della quale tra laltro siamo poco inIormati, coinvolse i due tra il 1301 e il 1311. Tuttavia, nonostante le diatribe interne, questi regni, come anche quello successivo di SteIano Uros III Decanski, sono ancora caratterizzati da una tendenza allespansione territo- riale e allaumento del prestigio serbo nel panorama balcanico 37 . In particolare Milu- tin impose la propria personalita dentro e Iuori i conIini del regno, portandone le- stensione Iino alla Macedonia settentrionale e inglobando Skopje, destinata a divenire capitale del regno e del Iuturo impero 38 . Inizio ad avvalersi uIIicialmente dellappella- tivo di uutokputep nella traduzione serba samodrFac, una qualiIica sino ad allora era riservata esclusivamente allimperatore 39 . Ambizioni imperiali del resto non erano as- senti nei testi letterari, che non si Iacevano scrupolo di parlare di prestol cars?<i (tro- no imperiale) e vencem carstvGa (corona imperiale) 40 . Gli anni della grande ascesa serba sono gli stessi nei quali si inaugura linarrestabile declino bizantino: anche se luna non e certo causa diretta dellaltra, non si puo tuttavia negare che la crescente potenza nemanide si giovo della sempre maggiore debolezza dei Romei, come questi 36 Ibid., p. 95 37 Ibid., pp. 104 e segg. 38 L. MAVROMATIS, La prise de S?oplHe par les Serbes6 date et signi1ication, Travaux et Memoires, 5 (1973), pp. 329-334; ID., La 1ondation de lempire serbe. Le ?ralH &ilutin, Salonicco 1978, pp. 30 e segg. 39 Ch. DIHEL, La civilisation bal?anique lpoque b<!antine, Revue Internationale des Etudes Bal- kaniques, 2 (1936), pp. 376-388, in part. p. 383; R. MIHALJCJC, LEtat serbe et luniversalisme de la seconde Rome, in Roma %ostantinopoli &osca. $tti del I seminario interna!ionale di studi storici IDa Roma alla ter!a RomaJ 'Roma( %ampidoglio( ),#)* aprile ,+-,., a cura di P. CATALANO-P. SINISCALCO, Napoli 1983, pp. 375-386, in part. pp. 378-379 40 D. NASTASE, Lide imperiale en Serbie avant le tsar DuKan, in Roma 1uori Roma6 istitu!ioni e im# magini. $tti del I7 seminario interna!ionale di studi storici IDa Roma alla ter!a RomaJ 'Roma( %ampidoglio( ,-#,+ aprile ,+-:., a cura di P. CATALANO-P. SINISCALCO, Napoli 1994, pp. 169-188, in part. pp. 171-172, che cita rispettivamente da SAN SAVA, Spisi sveti Save, ed. V. COROVIC, Zbornik za Istoriji, Jezik i Knjizevnost Srpskog Naroda, 17 (1928), p. 151, e TEODOSIO, Livot Svetoga Save M napisao DomentiHan (attribuzione erronea dellEd.), ed. Dj. DANICIC, Belgrado 1860 (ristampa, Belgrado 1973, a cura di Dj. TRIFUNOVIC), p. 143 13 trovano dal canto suo un Iattore di aggravamento della crisi nella riduzione del terri- torio da parte dello stato serbo 41 . Sotto legida del Iiglio e successore di Decanski, SteIano Uros IV Dusan 42 , la Serbia tocco lapice dellespansione territoriale e ideologica. I buoni rapporti con la Bulgaria, il costante aIIievolimento interno ed esterno dellImpero, il consenso con- vinto della maggior parte della classe dominante, uniti ad indubbie capacita diploma- tiche e militari e ad altre congiunture Iavorevoli, consentirono a Dusan un estremo salto di qualita, con una serie di campagne militari che lo portano ad inglobare estesi territori etnicamente greci 43 . Il 1345 e lanno cruciale: dopo aver convocato un sinodo a Skopje nel periodo pasquale, per volonta dello stesso Dusan, larcivescovado serbo, che rappresentava una chiesa autoceIala, viene elevato al rango di patriarcato, ed il regno assurge allo status di impero, grazie allincoronazione imperiale eIIettuata dal- lo stesso patriarca. La titolatura del sovrano diventa Imperatore dei Serbi e dei Gre- ci 44 . Lespansione e lacquisizione dei nuovi possedimenti impongono una ristruttu- razione del corpus giuridico ed una rideIinizione dei rapporti tra sovrano e sudditi 45 . La lunga stagione dellespansione territoriale, al di la delle querelles successorie e di qualche trascurabile ribellione locale, non aveva mai intaccato larmonia dei rap- porti interni; ma ora con la proclamazione dellimpero emerge una dolorosa Irattura nei ceti dirigenti, ed in particolare nei rapporti tra larghi settori del mondo ecclesiasti- 41 G. OSTROGORSKY, "robl5mes de relationes b<!antino#serbes au 4I7e si5cle, in "roceedings o1 4IIIth International %ongress o1 /<!antine Studies 'O31ord( :#,D September ,+00., ed. by S. M. HUSSEY-D. OBOLENSKY-S. RUNCIMAN, Londra 1967, pp. 39-55 42 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 112 43 G. OSTROGORSKY, Etienne DuKan et la noblesse serbe dans la lutte contre /<!ance, Byzantion, 22 (1952), pp. 151-159, sostiene che la spinta verso lespansione e le conquiste territoriali sarebbe stata il riIlesso delle pressioni della nobilta guerriera: una sorta di conditio sine qua non per lap- poggio alla corona 44 Lo stesso Giovanni Paleologo si rivolgera a Dusan con lappellativo di $ugusto Imperatore di Serbia. Tuttavia, mentre negli atti uIIiciali destinati alle terre serbe Dusan si deIinisce Imperatore dei Serbi e dei Greci, le carte di Dusan destinate ai sudditi greci lo deIiniscono uoicu kui uutokputop Peuviu kui Lcpiu, sancendo cosi una limitazione del potere nello spazio, e distan- ziandosi quindi dal modello bizantino, cIr. Lj. MAKSIMOVIC, ;he Gree?s and Romania in the Serbian Sovereign ;itle, Zbornik Radova Vizantoloskog Instituta, 12 (1970), pp. 61-78, in part. p. 77; MIHALJCIC, LEtat serbe, cit., p. 379 45 CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 157-161 14 co ed i Iautori della scelta imperiale. La scomunica di Dusan, dellarcivescovo/pa- triarca Ioannichio (1338-1354), e di tutti i loro sottoposti da parte del patriarca Calli- sto tra il 1450 e il 1453 46 , lascia una traccia vistosa nei rapporti tra i due poteri. Ce da dire pero che, Iino a quando e in vita Dusan, questi attriti non emergono mai esplici - tamente. Inoltre, come mostrano le successive Irammentazioni, i territori greci e quel- li serbi restano sostanzialmente estranei gli uni agli altri. Anzi, e la nobilta serba nei territori greci, con la Irammentazione dopo la morte di Dusan, a subire un repentino processo di grecizzazione. Con la prematura morte dellimperatore appare in tutta la sua desolante evidenza quanto la costruzione imperiale sia essenzialmente, se non esclusivamente, legata alla sua persona: solo lautorita di Dusan poteva tenere uniti territori che, dal punto di vi- sta etnico, culturale e storico, non avevano nulla che Iavorisse la convivenza in unu- nica compagine statale. Il Iiglio e successore di Dusan, Uros V (1355-1371), associa- to al trono dal padre ancora in vita, indubbiamente non ha la caratura politica del ge- nitore 47 . LImpero dei serbi e dei greci si dissolve rapidamente, lasciando di se nul- laltro che la titolatura del giovane sovrano Iin quando e in vita. Una serie di potentati piu o meno autorevoli, e piu o meno legati alla discendenza nemanide, sostituiscono lentita imperiale, legando le loro Iortune soprattutto alle risorse economiche del ter- ritorio 48 . Sacche di autonomia politica, piu o meno Iorte, resistono Iino alla Iine del XV secolo, prima di venire sommerse dalla turcocrazia 49 . Ma ormai il destino delle terre serbe e segnato: le drammatiche battaglie della Marica (1371) e del Cossovo (1389), dove perisce il principe Lazzaro, palesano lincapacita delle Iorze cristiane di Iar Ironte al montare della marea turca sul Ironte balcanico 50 . Tuttavia, va dato atto a 46 MORINI, La %hiesa Ortodossa, cit., p. 227 47 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 163 e segg. 48 I potentati egemoni erano quelli che controllavano i giacimenti minerari o il commercio maritti- mo, cIr. I. BOZIC, Les pa<s serbes lpoque de Ste1an La!areviN, in Lcole de la &orava et son temps. $ctes du S<mposium de Resava 'Resava( ,+0-., sous la direction de V. J. DJURIC, Belgrado 1972, p. 111- 122; CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 167; D. KOVACEVIC, Dans la Serbie et la /osnie mdi# vales6 les mines dor et dargent, Annales. Economies, Societes, Civilisations, 2 (1960), pp. 248- 253, in part. p. 250 49 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 246 50 Ibid., p. 166 15 Lazzaro Hrebljanovic, indubbiamente il piu titolato successore del trono serbo, della convinzione con la quale persegue il progetto di ricostituzione di uno stato unitario e di una dinastia nuovamente legati alla chiesa nazionale. InIatti, proprio il principe Lazzaro vuole Iortemente il ricucimento dello strappo con il trono patriarcale di Co- stantinopoli 51 . Oltretutto, la coscienza del pericolo comune derivante dallavanzata turca, riporta il sentimento di Iratellanza interortodossa al di sopra delle rivalita politi- che, riavvicinando serbi e bizantini 52 . Lerede di Lazzaro, SteIano Lazarevic, prose- gue nel solco del padre lultimo credibile ma eIIimero tentativo di restaurare un regno serbo nei Balcani, con la costituzione del despotato. E signiIicativo come il riconosci- mento dellautorita di SteIano venga inoltrata allimperatore di Costantinopoli, nono- stante questultimo costituisca oramai una nullita dal punto di vista sia politico sia militare 53 . La presa di Smederevo del 1459 viene assunta come data ultima dellesi- stenza di uno stato serbo medievale indipendente, e il centro di gravita della vita poli- tica e culturale serba inizia la migrazione verso nord-est e verso lUngheria, che si Iara carico di assegnare il titolo di despota. Con loccupazione turca e linglobamento nellImpero ottomano si chiude per la Serbia lepoca medievale. Nel corso dei secoli, Iino agli albori del Novecento, i Bal- cani sono il teatro della gestazione di una rinnovata nazione serba, che nellepoca moderna acquisisce una serie di tratti distintivi rispetto alla nazione medievale. Cam- bia innanzitutto la conIigurazione territoriale: zone Iino al XIV secolo periIeriche, come Belgrado, tendono ad acquisire lo status di centro-guida. Al contrario, regioni storicamente serbe come la Bosnia, lErzegovina, e soprattutto il Cossovo, si trovano 51 Ibid., p. 190; successivamente al 1375, anno della riconciliazione, la cancelleria della chiesa serba continua a Iregiarsi del titolo di 'Patriarcato, nonostante il patriarca di Costantinopoli si rivolga al rappresentante della chiesa serba deIinendolo solo Aietutc upkicaiokoac Hckiou kui auuoq Lcpiu ("G, CVII, col. 417). Sullargomento si vedano i contributi di F. BARISIC, On the Reconci# liation o1 the Serbian and /<!antine %hurches in ,*9:, Zbornik Radova Vizantoloskog Instituta, 21 (1982), pp. 159-183; M. LASCARIS, Le patriarcat de "eN a#t#il t reconnu par lEglise de %onstantinople en ,*9:O, in &langes %harles Diehl. Etudes sur lhistoire et lart de /<!ance, Pa- rigi 1930, I, pp. 171-175; V. LAURENT, LarchevPque de "eN et le titre de patriarche apr5s lunion de ,*9:, Balcania, 7/2 (1944), pp. 303-310 52 H. GREGOIRE, Lopinion b<!antine et la bataille de =ossovo, Byzantion, 6 (1931), pp. 247-251 53 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 191; M. SPREMIC, La Serbie entre les ;urcs( les Grecs et les Latins au 47e si5cle, Byzantinische Forschungen, 11 (1987), pp. 433-443, in part. pp. 435 e segg. 16 ad essere territori, oltre che periIerici da un punto di vista politico, anche non serbi da un punto di vista etnico, pur conservando sempre, nella coscienza nazionale, un gran- de valore culturale ed ideologico. Inoltre per piu di quattro secoli non esiste unentita statuale autonoma, ma organismi di governo soggetti ad autorita estranee per tradizio- ne, cultura e religione alle popolazioni serbe. Cambia soprattutto la Iisionomia del ne- mico, che in precedenza era, oltre che correligionario, anche reIerente ideologico e culturale. 17 CAPITOLO PRIMO LA LETTERATURA DEI SERBI IN EPOCA MEDIEVALE 1. Genesi della letteratura slava La letteratura serba va inquadrata nel Iilone letterario slavo che si sviluppa a partire dalla Iine del IX secolo, successivamente allopera dei discepoli di Costantino-Cirillo e Metodio nella diocesi bulgara di Ocrida 54 . La loro azione nasce come missione pres- so il regno moravo di Rostislav (846-870), gia relativamente cristianizzato, ma biso- gnoso di una piu proIonda opera evangelizzatrice che, nei propositi del principe, do- veva probabilmente avere anche il compito di attutire la spinta allomologazione cul- turale, e quindi politica, Irancogermanica. Rostislav, in una missiva dell861/862 in- dirizzata a Michele III (842-867), chiede esplicitamente doctorem |.| qui nobis no- stra lingua veram Iidem christianam explicaret 55 . La missione viene aIIidata al tessa- lonicese Costantino, detto il FilosoIo, che prende il nome Cirillo con labito monasti- co in un monastero greco di Roma, poco prima della morte nell869. Le varie iniziati- ve diplomatiche per conto dellimperatore, e le probabili origini slave per parte di madre, lo rendevano particolarmente indicato per questo compito. Costantino pone inoltre quale condizione la divulgazione del Vangelo non solo in lingua slava, ma so- prattutto con una scrittura slava, la cui Iormulazione, a detta di Michele, era stata va- namente tentata sotto i regni di suo padre e suo nonno 56 . E ipotizzabile che, negli anni 54 Notizie sulla vita e lopera dei due Iratelli di Salonicco in P. DUTHILLEUL, Lvangelisation des sla# ves. %<rille et &thode, Tournai 1963, che ripercorre in ordine cronologico tutte le Ionti relative ai due santi 55 Fr. GRIVEC, 7itA %ostantino#%<rilli et ðodii. 7ersio Latina( notis dissertationibusque de 1onti# bus ac de theologia SS. %<rilli et ðodius illustrata, 1941, p. 129 56 I. DUJCEV, "rotostoria dellal1abeto slavo, in "aleographia Diplomatica et $rchivistica. Studi in onore di Giulio /attelli a cura della scuola speciale per archivisti e bibliotecari dellBniversit di 18 di inoperosita a Salonicco tra l856 e l862, Cirillo avesse gia lavorato alla creazione di un alIabeto slavo. La missione suscita da un lato laspra opposizione dei trilinguisti 57 e dei vescovi Iranchi che si vedono sottrarre vaste aree di inIluenza 58 , dallaltro lappoggio convin- to di Costantinopoli, che intravede la possibilita di riportare nella propria sIera di in- Iluenza regioni geograIicamente e culturalmente lontane 59 . Inoltre, se non ci Iu soste- gno convinto, non vi e strenua opposizione dalle gerarchie romane, ne tantomeno dal ponteIice Giovanni VIII (872-882), che addirittura approva liniziativa 60 . Tralasciando le vicende strettamente attinenti alla vita ed allopera di Cirillo e Metodio ed alla loro missione morava, vanno rilevate le conseguenze eccezionali a lungo termine della missione. Finita tragicamente lesperienza mitteleuropea, i disce- poli di Metodio riparano in Bulgaria, dove trovano un piu che Iertile terreno per semi- nare e raccogliere abbondantemente i Irutti dellopera dei loro maestri: il regno di Bo- ris Michele (858-889) cerca inIatti, come gia la Moravia di Rostislav, di sIuggire alle ingerenze dei grandi imperi. Ai reiterati tentativi di assimilazione politica e culturale, la Bulgaria, con lungimiranza politica, risponde con la scelta di una propria strada al- levangelizzazione ed alla diIIusione del Verbo 61 . Fin dal loro primo stanziamento nella penisola balcanica, gli slavi si innestano su un reticolo sociale alla cui vita civile e indispensabile luso della scrittura. I graIe- mi greci o latini sono adattabili solo parzialmente alla parlata slava, mentre sicura- mente insuIIicienti sono lantica scrittura di origine turca utilizzata dai protobulgari, o Roma, Roma 1979, pp. 231-249, in part. pp. 242-246; D. OBOLENSKY, %<rille et &thode et la chri# stianisation des Slaves, in La conversione al cristianesimo nellQEuropa dellQ$lto &edioevo. $tti del# le settimane di studio del %entro Italiano di Studi sull$lto &edioevo 'Spoleto( ,C#,+ aprile ,+00., Spoleto 1967, in part. p. 590 57 Ibid., pp. 594-595; I. DUJCEV, Il problema delle lingue na!ionali nel &edioevo e gli Slavi, in ID., &edioevo bi!antino#slavo( II, pp. 43-68, in part. p. 53; entrambi trattano ampiamente della disputa, svoltasi a Venezia, che oppose Costantino-Cirillo ad alcuni dotti trilinguisti 58 F. DVORNIK, Gli Slavi nella storia e nella civilt europea, Bari 1968, pp. 231-249 59 OBOLENSKY, %<rille et &thode, cit., p. 592; DUJCEV, Il problema delle lingue na!ionali, cit., p. 65 60 Ibid., pp. 52-53; F. DVORNIK, Les Slaves( /<!ance et Rome au I4 si5cle, Parigi 1926, p. 269; ID., La lutte entre /<!ance et Rome propos de lIll<ricum au I4e si5cle, in &langes %harles Diehl, cit., pp.74 e segg. 61 OBOLENSKY, %<rille et &thode, cit., pp. 597-598; DVORNIK, Les Slaves, cit., pp. 282 e segg. 19 la protoscrittura cuneiIorme degli slavi allepoca dello stanziamento nei Balcani 62 . Clemente, tra i discepoli piu noti, e i suoi compagni, incoraggiati dalla classe dirigen- te bulgara, iniziano a svolgere la loro opera tra Preslav, allora sede del sovrano, e Ocrida, destinata a diventare grande centro di irradiazione culturale 63 . Proprio ad Ocrida nasce un nuovo alIabeto slavo, lo stesso che viene sostanzial- mente utilizzato ancor oggi dalla stragrande maggioranza degli slavi ortodossi 64 . Mentre in Moravia lalIabeto usato Iu il cosiddetto glagolitico, dallantico slavo gla# gol (parola, verbo), Clemente rielabora il primo alIabeto di Cirillo, applicando a quei suoni che avevano un carattere greco corrispondente, un graIema dellalIabeto oncia- le ellenico. Questo nuovo alIabeto e conosciuto tuttavia con il nome di cirillico 65 . Con la codiIicazione scritta della propria lingua, un punto di diIIusione quale presto diventa Ocrida, ed un convinto appoggio politico, una ventata di rinnovamento religioso e culturale attraversa i paesi balcanici e slavi. I serbi, come anche i bulgari e i russi, utilizzano Iino al XVIII secolo una lingua letteraria comune, che nasce dalla- zione dei primi traduttori slavi, e che corrisponde grossomodo al paleoslavo codiIica- to dai Iratelli di Salonicco e dai loro discepoli, e sviluppato dai primi traduttori sla- vi 66 . Gli ultimi decenni del IX secolo possono percio essere considerati come data di nascita di una letteratura slava propriamente detta. La letteratura protoslava, come anche le letterature slave immediatamente suc- cessive, non possono tuttavia essere considerate come un mero calco del patrimonio letterario bizantino. InIatti, nel corso dei secoli non mancano apporti originali: e quin- 62 Come deduciamo dai reperti archeologici e da una testimonianza del monaco Chrabur nell $po# logia dellal1abeto slavo, dapprima gli Slavi non avevano libri ma con linee ed incisioni leggevano e congetturavano. Parte dell$pologia e edita in italiano in A. CRONIA, Saggi di letteratura bulgara antica. Inquadramento storico e versioni, Roma 1936, pp. 68-72, in part. p. 68 63 DUTHILLEUL, Lvangelisation des slaves, cit., pp. 173 e segg. e 186-188; Morini, La %hiesa Orto# dossa, cit., pp. 139-140; OBOLENSKY, %<rille et &thode, cit., p. 598 64 I caratteri cirillici attuali sono quelli elaborati nella Russia del XVIII secolo sotto Pietro il Grande (1696-1725), adattando alla stampa i precedenti modelli, cIr. CONTE, Gli Slavi, cit., p. 457 65 MORINI, La %hiesa Ortodossa, cit., p. 141 66 Tra il paleoslavo e le altre lingue slave non esiste lo stesso rapporto che lega al latino le lingue ro- manze: inIatti queste possono essere considerate lingue-Iiglie del latino, mentre il paleoslavo e una lingua-sorella delle altre lingue slave, che al pari del serbo o del bulgaro deriva da un antico slavo comune 20 di piu lecito parlare di ricezione di prototipi artistici e culturali Iunzionali alla crea- zione di un modello proprio 67 . La natura di questa prima letteratura slava e determinata dalle vicende storiche che portano alla codiIicazione della lingua stessa. Viene de se che Ocrida, e gli altri centri dove vengono concepiti i primi testi in slavo, siano produttori di letteratura es- senzialmente religiosa. Dopo la traduzione delle sacre scritture e dei libri liturgici operata gia da Cirillo e dai discepoli, la grande mole di lavoro di traduttori e copisti si rivolge soprattutto verso la letteratura cristiana delle origini, e in particolare quella dei patristica: quelle del giovane clero slavo sono inIatti le stesse necessita della chie- sa delle origini, che doveva diIendere posizioni non ancora consolidate ed allo stesso tempo Iar Ironte a riverberi di paganesimo e a deviazioni eterodosse 68 . Inoltre, proprio per cio che concerne la letteratura patristica, non si tratta di una letteratura nazionale trasmessa ad un altro popolo, quindi non puo essere considerata un Iilone letterario propriamente bizantino, bensi come patrimonio letterario comune a tutta la cristianita, ivi compresi i neoIiti slavi 69 . Bisanzio percio svolge la Iunzione di trasmettitore di modelli a sua volta assimilati. I traduttori slavi sono zelantissimi nellesecuzione del proprio compito, Iino al punto da trasmettere traduzioni piu vici- ne alloriginale di successive copie greche. Si puo addirittura parlare di debito della letteratura greca medievale nei conIronti di copisti e traduttori slavi, come nel caso di determinate opere perdute o rimaneggiate delle quali si sono conservate integre solo le copie slave 70 . 67 A. DJUROVA, Lintgration du monde slave dans le cadre de la communaut orthodo3e 'I4e#4IIe si5cles., in "roceedings o1 the International %ongress %ommemorating &illennium o1 %hristianit<, cit., pp. 643-671, in part p. 644 68 I. DUJCEV, Les rapports littraires b<!antino#slaves, in ID., &edioevo bi!antino#slavo( II, cit., pp. 3-28, in part. p. 5; per unampia esposizione di tutte le prime traduzioni slave e successive trascri- zioni ed edizioni moderne si veda M. HEPPELL, Slavonic ;ranslation o1 Earl< /<!antin $scetical Lit# erature. $ /ibliographical @ote, The Journal oI Ecclesiastic History, 5 (1954), pp. 67-79 69 DUJCEV, Les rapports littraires, cit., pp. 3-5 70 Ibid., p. 11; ID., Ruelques sources slaves de lhistoire b<!antine, in ID., &edioevo bi!an<tino#sla# vo( III, cit., pp. 329-331; ID., Les rapports hagiographiques entre /<!ance et les Slaves, in Ibid., pp. 267-279, in part. pp. 274-275 21 Oltre alle traduzioni integrali, viene prodotta anche una vasta gamma di com- pendi e di versioni abbreviate di opere la cui Iruibilita e a volte piu immediatamente necessaria, spesso con modiIiche legate alla religiosita locale, come linserimento nei menologi di santi slavi che non menzionati in quelli bizantini 71 . La letteratura religio- sa non e pero lunico genere nel quale si prodigano gli sIorzi dei traduttori: le 'nuove scoperte vengono applicate anche ad opere storiograIiche, in particolare alle crona- che, poiche risultano piu interessanti, oltre che piu comprensibili, di altre opere sto- riograIiche stilisticamente e concettualmente piu complesse 72 . Traduzioni di testi di altro genere, di carattere giuridico o relativi alla normativa religiosa, vengono approntate sotto il diretto controllo, e per le impellenti necessita, delle istituzioni statali ed ecclesiastiche, che hanno tanto la necessita quanto il dovere di sostituire allantico diritto consuetudinario di origine pagana una legislazione che maggiormente si conIaccia ai principi cristiani 73 . Piu parca, invece, e la diIIusione di testi di carattere poetico o linguistico, sicuramente meno di quelli scientiIici o pseu- doscientiIici 74 . Va notato inIine come non venga disdegnato lapporto dellaltra spon- da della cristianita: in alcuni casi anche originali latini sono usati per le traduzioni 75 . In parallelo comincia anche le produzione delle prime opere originali, con le 7ite dei santi Cirillo e Metodio e quelle dei loro discepoli, che si richiamano chiara- mente ai modelli agiograIici bizantini. Questa primissima letteratura slava spesso vie- ne classiIicata come letteratura bulgara, ed in particolare i testi Iorgiati nella Iucina letteraria di Ocrida a cavallo tra IX e X secolo 76 . Ma, come osservato per la relazione tra la storia letteraria bizantina e slava con la letteratura cristiana delle origini, ugual- mente ci si puo riIerire ai rapporti tra le varie letterature slave e la produzione paleo- slava. Nonostante la lingua letteraria degli slavi si diIIerenzi molto lentamente, si puo iniziare a parlare di letterature nazionali gia prima del deIinitivo compimento di que- 71 ID., Les rapports littraires, cit., p. 8 72 Ibid., p. 20 73 Ibid., pp. 21-22 74 Ibid., pp. 23 e segg. 75 G. MAHLBERG, Il messale glagolitico di =iev ed il suo prototipo romano del sec. 7I#7II, Roma 1928 76 CRONIA, Saggi di letteratura, cit., pp. 7-9 22 sto processo. Vale a dire che, nel momento in cui una determinata produzione lettera- ria acquisisce caratteri intrinseci che ne Iacciano un prodotto localizzabile geograIica- mente, allora si puo parlare speciIicatamente di unopera riIeribile a questa o a quella letteratura. Nel caso particolare qui preso in considerazione, quello delle letterature slave nazionali nel medioevo, un esempio pregnante puo essere Iatto considerando due opere: Le 7itA dei re ed arcivescovi di Danilo II e lElogio del patriarca Eutimio di Gregorio Camblak. E indiscutibile che siano state scritte in una lingua che non co- stituisce un Iattore determinante per laIIerenza ad una letteratura nazionale. Cio no- nostante e altrettanto evidente come Iacciano parte la prima della letteratura serba, la seconda di quella bulgara, e non solo per la localizzazione geograIica della stesura. Entrambe inIatti sono proIondamente legate alla storia, alla cultura ed alle vicende del paese nel quale viene concepita la scrittura, ed entrambe sono un costante riIeri- mento per la successiva letteratura e per la vita culturale di questi paesi. Tuttavia, al- tre opere la cui composizione puo avere una localizzazione geograIica altrettanto chiara, non sono cosi chiaramente ascrivibili ad un patrimonio letterario nazionale. In questo caso, quindi, la primissima gamma di testi di carattere agiograIico prodotti ad Ocrida, nonostante sia stata eIIettivamente composta in una zona allora a tutti gli eI- Ietti bulgara, non puo essere classiIicata come letteratura bulgara. Quindi, come la letteratura patristica va considerata patrimonio della cultura cristiana nella sua globa- lita, questa prima letteratura slava va considerata patrimonio letterario dellintera cri- stianita slava ortodossa. Questo processo di assimilazione e rielaborazione costituisce un continuum lun- go tutta lepoca medievale. Anche nei momenti in cui i rapporti politici tra lImpero e gli stati slavi viciniori conoscono punte di aspra tensione, non viene mai meno il rico- noscimento di Bisanzio come modello la cui imitazione ad ogni livello e auspicabile o necessaria 77 . Inoltre i centri culturali degli slavi balcanici, nel costante processo di imitazione e rielaborazione dei modelli bizantini, non lesinano di divenire a loro volta 77 I. DUJCEV, La littrature des Salves mridionau3 au 4IIIe si5cle et ses rapports avec la littrature b<!antine, in &edioevo bi!antino#slavo, cit., III, pp. 223-242 23 essi stessi trasmettitori dei modelli e prototipi artistici e culturali gia assimilati da Bi- sanzio: questo e ad esempio il rapporto che sostanzialmente si stringe a tratti nel sud- est europeo tra centri culturali slavi e rumeni durante il basso medioevo 78 . 78 ID., Les rapports littraires, cit., p. 26 24 2. Sviluppo di una letteratura serba medievale Analoghe considerazioni vanno Iatte nel momento in cui si vuole individuare una let- teratura piu speciIicatamente serba. Taluni elementi possono costituire un Iattore di sostanziale uniIormita con il resto della produzione letteraria slavo-ortodossa, ma emergono parimenti tratti distintivi, piu o meno marcati, che permettono di ascrivere una certa produzione ad un determinato Iilone letterario. Questi, come gia osservato, possono essere i legami con la cultura di un determinato paese, sia riguardo al debito nei conIronti di una tradizione antecedente, sia per il credito verso una produzione successiva. A questi Iattori se ne puo aggiungere un altro, cioe lutenza destinata a Iruire della produzione letteraria, indipendentemente dalla sua originalita o meno. Da questo punto di vista anche una traduzione puo essere classiIicata come patrimonio di una letteratura nazionale, in quanto Ionte ispiratrice di una produzione successiva. Se inIatti la produzione letteraria serba originale nasce nel XIII secolo, gli am- bienti culturali in Serbia gia avevano sviluppato una vita letteraria: si era conIigurata quella che Cirkovic deIinisce lantica biblioteca serba 79 . La diIIusione dei primi te- sti e del resto Iunzionale alle necessita di un paese di recente evangelizzazione. Insie- me alle sacre scritture e alle prime 7ite di Cirillo e Metodio, nel patrimonio letterario serbo entrano, importate dalluniverso bizantino, le omelie sui Iondamenti della Iede cristiana: le opere di San Giovanni Crisostomo e San Cirillo di Gerusalemme sono le prime della nuova cultura slavo-ortodossa a circolare in Serbia, oltre a menologi, si- nassari e sillogi 80 . Come consuetudine nei circoli culturali medievali, loriginalita e linnovazione nel campo della cultura vengono prese in considerazione solo quando strettamente Iunzionali a necessita contingenti. Le innovazioni rispetto ai modelli predominanti sono rare e limitate: se ne riscontrano ad esempio quando, nei testi liturgici bizantini, 79 CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 113 e segg. 80 Ibid., pp. 116-117 25 vengono inseriti santi locali, o quando copiature di cronache ed annali di origine gre- ca vengono integrati con avvenimenti sulla storia nazionale 81 . Tuttavia la produzione piu speciIicatamente annalistica, anche quando si tratta di traduzioni o copie piu o meno integrate, e caratteristica del periodo che va dallepoca della reggenza di Dusan in poi 82 . Lo stesso Dusan comandare le prime raccolte di questo genere, che sono so- stanzialmente traduzioni bizantine arricchite dagli avvenimenti della storia serba. Questo genere conosce un grande successo soprattutto nelle corti serbe dellepoca post nemanide, quando ogni principe ha bisogno di legittimare la sua posizione docu- mentando i legami con i Nemanidi. Per Dusan stesso questo tipo di scrittura e Iunzio- nale a legittimare la propria azione politica. Lorizzonte letterario generale, nel corso del tempo, cambia anche proporzional- mente allallontanamento da esigenze che hanno dettato la Iormazione dellantica biblioteca serba. Nella Serbia di Iine medioevo, inIatti, oltre alle opere piu pretta- mente cristiane, iniziano a circolare anche i testi di Aristotele e dellUmanesimo cri- stiano-bizantino 83 . La stessa letteratura bizantina non permea la cultura serba medie- vale solo attraverso i testi uIIiciali, ma porta anche testi vagamente eterodossi o non in linea con la cultura uIIiciale 84 . Come la maggior parte della letteratura e della IilosoIia, dal contatto con la civil- ta bizantina nasce anche la produzione serba di carattere medico o scientiIico. Per quanto riguarda proprio questultimo ambito, Ia sentire tutto il suo peso il rapporto di dipendenza rispetto ad una civilta piu matura ed evoluta, non essendo possibile svi- luppare in questo settore unelaborazione autonoma 85 . Tuttavia i testi che circolano in Serbia sono di interesse rilevante, poiche diIIondono tra gli slavi meridionali conce- 81 Ibid., p. 119 82 B. BOJOVIC, Sistoriographie d<nastique et idologie politique en Serbie au /as &o<en $ge. Es# sa<e de s<nth5se de lidologie de lEtat mdival serbe, Sd-Ost Forschungen, 51 (1992), pp. 29-49, in part. pp. 45 e segg. 83 CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 211-213 84 I. DUJCEV, $pocr<pha b<!antino#slavica. Bne collection serbe de3orcismes dorigine b<!antine, in &edioevo bi!antino#slavo, cit., III, pp. 323-327 85 C. GIANNELLI, Di alcune versioni e rielabora!ioni serbe delle ISolutiones breves quAstionum na# turaliumJ attribuite a &ichele "sello, in Studi Bizantini e Neoellenici, 6 (1940), pp. 445-468 26 zioni sostanzialmente rivoluzionarie per lepoca, come le teorie sulla sIericita della terra 86 . Pure la produzione giuridica e largamente ispirata a quella bizantina esistente, anche perche dettata da ovvie necessita contingenti 87 che ne delineano i caratteri ori- ginali. I grandi testi giuridici del medioevo serbo sono sostanzialmente due. Il primo in ordine di tempo e il @omo?anon, o =rmTiHa, che Sava traduce dal greco per dare una legislazione alla propria chiesa. Questo testo rappresenta la prima concreta pene- trazione del diritto romano-bizantino in Serbia, ma allo steso tempo, rispetto allana- loga legislazione bizantina in materia, e evidente il riequilibrio tra il potere spirituale e quello temporale in Iavore del primo 88 . Laltro grande testo e il Codice che promul- ga limperatore Dusan, dove non mancano gli apporti originali del diritto consuetudi- nario 89 : inIatti, se un terzo circa degli articoli sono importati direttamente dal diritto vigente a Bisanzio, il resto e composto esclusivamente da leggi derivate da Carte ser- be, risoluzioni dei contrasti con la repubblica di Ragusa, e dalla codiIicazione del di- ritto consuetudinario serbo 90 . A Ironte dellimponenza della letteratura di derivazione bizantina, non mancano gli stimoli dallaltro polo della cristianita, loccidente latino. Un Iilone letterario mol- to diIIuso in questo periodo in ambito serbo, e che per certi versi si contraddistingue per alcuni tratti di originalita nel panorama della cultura slava e balcanica, e quello del Roman des Gestes: circolano traduzioni, versioni e rielaborazioni serbe dell$les# sandriade, della Storia di ;ristano e Isolda, del Roman de ;roie 91 . 86 I. DUJCEV, Rapports littraires entre les /<!antins( les /ulgares et les Serbes au3 4I7e et 47e si5cles, in LEcole de la &orava, cit., pp. 77-100, in part. p. 97 87 Quali ad esempio la creazione dellarcivescovado autoceIalo o lestensione dellautorita serba su territori greci 88 R. MIHALJCIC, LEtat serbe et luniversalisme de la seconde Rome, cit., p. 381 89 A. SOLOVIEV, $perUu historique du dveloppement du droit dans les /al?ans, Revue Internatio- nale des Etudes Balkaniques, 2 (1936), pp. 437-447, in part. p. 441 e pp. 443-445; ID., Le droit b<!antin dans la codi1ication dEtienne Douchan, Revue Historique de Droit Franais et Etranger, 4eme serie, 7 (1928), pp. 387-412 90 B. BOJOVIC, Lidologie monarchique dans les hagio#biographie d<nastique du &o<en $ge serbe, Orientalia Christiana Periodica, 248 (1995), pp. 546-547, n. 84 91 E. ANICKOV, Le roman courtois dans les /al?ans, Revue Internationale des Etudes Balkaniques, (1936), pp. 108-111; BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 149; C. JIRECEK, La civilisation serbe au mo<en#Vge, Parigi 1920, pp. 96-97; V. PETKOVIC, Le roman d$le3andre illustr de la /iblio# 27 Se i monasteri e i centri religiosi ortodossi sono egemoni nel dettare le direttive artistiche e culturali, gli inIlussi occidentali non vengono mai meno nella Serbia me- dieale. Le citta costiere, che conservano i tratti distintivi della propria latinita, non sono gli unici canali di contatto con la cultura delloccidente cristiano: un ruolo non indiIIerente lo hanno anche i centri minerari, risorsa economica Iondamentale della Serbia, dove e Iortissimo lelemento allogeno, soprattutto sassone 92 . Dalla meta del XIV secolo luniverso serbo partecipa alla generale evoluzione del mondo culturale bizantino-slavo. La conquista turca dellAnatolia, e successiva- mente dello spazio balcanico, dal punto di vista ideologico crea e consolida un gene- rale sentimento di solidarieta tra cristiani, che da li a poco saranno inglobati nellIm- pero ottomano 93 . Da un punto di vista materiale invece lavanzata ottomana, che in- clude progressivamente gli stati cristiani della regione, da vita ad una vera e propria diaspora dei rappresentanti piu eminenti del mondo ecclesiastico e culturale, che ab- bandonano i paesi conquistati per riIugiarsi negli stati cristiani ancora indipendenti o sul Monte Athos 94 . Non e una diaspora limitata ai grandi personaggi: gia la conquista dellAsia minore e delle prime regioni balcaniche dellImpero bizantino spinge alle- migrazione un numero non quantiIicabile, ma sicuramente non esiguo, di scribi, copi- sti e miniaturisti. Cosi una grande mole di manoscritti greci e bizantini di tutte le epo- che arricchiscono le biblioteche e la vita culturale di altri paesi 95 . Con la conquista de- gli ultimi principati bulgari indipendenti, Trnovo, Vidin e Dobroudza, e la soppres- sione dello stesso patriarcato di Trnovo, arrivano in Serbia Gregorio Camblak e Co- stantino di Kostenec detto il FilosoIo 96 . Nel periodo del loro soggiorno nelle terre go- vernate dai Lazarevic scrivono opere che entrarono a Iar parte del patrimonio lettera- th5que @ationale de /eograd, in Studi Bizantini e Neoellenici, 6 (1940), pp. 341-349; in tedesco sullargomento: C. VAN DEN BERK, Der IserbischeJ $le3ander#roman, Monaco 1970; A. RINGHEIM( Eine altserbische ;roHasage, Praga-Uppsala 1952; Dj. Sp. RADOJICIC, Der Roman von ;ristan und Isolde in den altserbische Literaturen, in Die Welt der Slaven( I, 1956, pp. 177-180 92 SPREMIC, La Serbie entre les ;urcs, cit., pp. 441-442 93 DUJCEV, Rapports littraires, cit., pp. 77-80 e 92-93 94 Ibid., pp. 88-90 95 Ibid., pp. 88-90; V. PETKOVIC, Bn peintre serbe du 4I7e si5cle, in &langes %h. Diehl( II, cit., pp. 133-136 96 DUJCEV, Rapports littraires, pp. 93-95 e 96-97 28 rio serbo, avvalendosi anche della protezione del despota SteIano Lazarevic, egli stes- so, oltre che grande amante delle lettere, traduttore e scrittore 97 . Notiamo che la Serbia, nellepoca della massima espansione politica sotto il re- gno di Dusan, conosce una vita culturale paradossalmente meno Ieconda rispetto al periodo di grande crisi politica del XV secolo. Oltre ai personaggi gia citati, altre im- portanti Iigure meritano menzione, quali Vladislav Gramatik 98 e Martino Segno 99 , che nella seconda meta del secolo operano nellimportante zona mineraria di Novo Brdo, che diventa anche importante centro dattivita letteraria. Sempre a Novo Brdo opera unaltra rilevante Iigura della letteratura serba, Demetrio Cantacuzeno 100 , scrittore di origine bizantina ma di lingua serba ed autore di scritti di carattere agiograIico, che rappresenta Iorse la sintesi per eccellenza del processo di avvicinamento e di simbiosi culturale bizantino-slava nei Balcani tra XIV e XV secolo. 97 Ibid., p. 95 98 Ibid., pp. 96 e 98 99 A. PERTUSI, &artino Segno di @ovo /rdo. Bn umanista serbo#dalmata del tardo Ruattrocento. 7ita ed opere, Roma 1981 100 DUJCEV, Rapports littraires, cit., p. 99; ID., Dmtrius %antacu!5ne( crivain b<!antino#slave du 47e si5cle, in &edioevo bi!antino#slavo, cit., III, pp. 323-327; Dj. Sp. RADOJICIC, Bn b<!antin cri# vain serbe6 Dmtrios %antacu!5ne, Byzantion, 29-30 (1959-1960), pp. 121-130 29 3. LagiobiograIia: un genere tipico del medioevo serbo La prima composizione letteraria originale serba e probabilmente la 7ita del principe di Dioclea Jovan Vladimir 101 , santiIicato come martire, composta nellXI secolo. Ne e autore il cosiddetto Prete di Dioclea, ed e giunta a noi nella versione latina, traduzio- ne di una originaria versione slava risalente al 1018 circa, come si legge nella reda- zione latina: Ex slavonica littera verterem in latinam 102 . Tuttavia questopera non puo essere ascritta a pieno titolo al Iilone letterario agiograIico serbo come sviluppa nei secoli successivi, dato che la diIIusione del culto di questo santo principe riguarda essenzialmente le zone costiere di cultura latina. Lestraneita di questo culto alla suc- cessiva tradizione agiobiograIica serba e tanto piu evidente quando osserviamo che SteIano Prvovencani, autore di una delle prime opere su un santo membro della dina- stia nemanide, non ne Ia mai menzione, mentre al contrario cita volentieri un altro santo martire, il protettore della patria, il martire Demetrio 103 . Inoltre alcune carat- teristiche avvicinano lopera piu alla tradizione cavalleresca occidentale che non a quella agiograIica bizantina 104 , anche se probabilmente la versione originale aveva tratti piu decisamente slavi. Quando invece parliamo di agiobiograIia, parliamo di un genere letterario e sto- rico che nasce come genere tipico del medioevo serbo, che proprio nella sua correla- zione con le vicende politiche ed istituzionali della Serbia medievale trova i caratteri 101 Estratti dellopera in T. BUTLER, &onumenta serbocroatica. $ /ilingual $ntholog< o1 Serbian and %roatian ;e3ts 1rom ,) th to the ,+ th centur<, Michigan Slavic Publications 1980, pp. 129-140; una versione rielaborata e inclusa in M. ORBINI, Il regno degli Slavi( hoggi corrottamente detti Schiavo# ni, Pesaro 1601, pp. 204-241 102 PRESBYTERI DIOCLEATIS, Letopis "opa Du?lHanina, ed. F. SISIC, Belgrado-Zagabria 1928, p. 292, cit. BOJOVIC, Lidologie monarchique, p. 152, n. 12; cIr. BOJOVIC, Lidologie monarchique, pp.151-152 103 STEFANO PRVOVENCANI, LitiHe Simeona @emanHe od Ste1ana "rvovenTanog, ed. V. COROVIC, Belgra- do 1938, p. 63, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 359 104 H. BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed6 the Old Serbian Vita, in On &edieval and Renaissance Slavic Writing, LAia-Parigi, pp. 299-340, in part. p. 304; BOJOVIC, Lidologie, cit., pp. 151-153; H. GREGOIRE-R. DE KEYSEN, La chanson de Roland et /<!ance, p. 297; Dj. Sp. RADOJICIC( Bn po5me pique <ougoslave du 4Ie si5cle. Les Gesta ou e3ploits de 7ladimir prince de Diocle, Byzantion, 35 (1965), pp. 528-535 30 di piu proIonda originalita 105 . E proprio perche questa letteratura celebra le gesta dei sovrani nemanidi in quanto re ed in quanto santi, la possiamo deIinire sia agiograIica sia biograIica. Naturalmente alcune opere tendono a rappresentare o ad avvicinarsi piu alluno che non allaltro genere: per questo la deIinizione di agiobiograIia e pre- gnante nel momento in cui si vuole dare una deIinizione alla produzione letteraria che ha tratto ispirazione dalle Iigure dei regnanti serbi dal XII-XIII secolo in poi. Allinterno del panorama generale bizantino-slavo, lagiobiograIia e il piu origi- nale apporto della letteratura serba 106 , come viene generalmente riconosciuto anche da studiosi che in passato hanno avuto parole di scarso apprezzamento, se non di aperto disprezzo, verso la maggior parte di questa produzione 107 . Nonostante sia inoppugnabile una Iorte interdipendenza tra levoluzione storica generale del genere agiobiograIico e lo sviluppo politico, ideologico ed istituzionale nemanide, sono altrettanto incontestabili altri Iattori di ordine culturale e religioso. Innanzitutto il legame con il Iilone agiograIico greco, in quanto la biograIia dinastica serba nasce come genere proprio perche evoluzione di una tradizione precedente 108 . Inoltre, al di la delle interpretazioni meramente storicistiche, non va trascurata la na- tura sostanzialmente agiograIica del genere: la concezione agiograIica, oltre alla Iun- zionalita ideologica, costituisce il Iilo conduttore delle biograIie lungo tutta levolu- zione del genere 109 . Le agiobiograIie non erano certo gli unici mezzi di propaganda ideologica dello stato serbo medievale. Al loro Iianco possiamo porre unaltra vasta gamma di testi, piu o meno uIIiciali, quali i preamboli delle carte delle cancellerie reali, le acolutie e le altre composizioni liturgiche, e naturalmente le stesse Iondazioni che periodica- 105 BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 149 106 BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed, cit. p. 302 e p. 318; I. DUJCEV, Les rapports hagio# graphiques entre /<!ance et les Slaves, in ID., &edioevo bi!antino#slavo, cit., III, pp. 267-279 107 A. CRONIA, $ntologia serbo#croata, Milano s.d., p. 334, deIinisce tutta la letteratura medievale serba, sacra e proIana, priva di originalita e di Iormazione secondaria, ritenendo degne di menzio- ne unicamente le biograIie di alcuni regnanti 108 BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed, cit., pp. 300-302 109 D. BOGDANOVIC, Lvolution des genres dans la littrature serbe du 4IIIe si5cle, in &langes Ivan DuHTev. /<!ance et les Slaves. Etudes de civilisation, Parigi 1979, pp. 49-58, in part. p. 50 31 mente venivano inaugurate grazie al mecenatismo religioso dei monarchi. Proprio le composizioni commemorative minori possono essere considerate una sorta di prepa- razione alla successiva stesura di un testo piu completo dedicato ad un santo 110 . In quanto eIIettivo vettore dellideologia politica dello stato, e possibile schema- tizzare levoluzione dellagiobiograIia dinastica seguendo a grandi linee le tappe del- la maturazione politica dello stato stesso 111 . La prima Iase corrisponde sostanzialmen- te allintero XIII secolo, quando nascono e si sviluppano i culti Iondanti della teolo- gia politica serba, che ritroviamo principalmente in quattro grandi opere letterarie: le prime due 7ite di Simeone Nemania, scritte dai Iigli Sava e SteIano Prvovencani, sanciscono la nascita del culto del capostipite della dinastia. Successivamente, le ope- re di due monaci athoniti, Domenziano e Teodosio, suggellano la nascita del culto di San Sava e la sostanziale uniIicazione dei culti di padre e Iiglio, Iondatori dello stato e della chiesa di Serbia 112 . Diversi tratti marcano la diIIerenza queste due coppie di opere. In primo luogo il soggetto della scrittura nellopera dei Iigli di SteIano-Simeone e, per Iorza di cose, solo il santo Iondatore della dinastia nemanide, mentre i due autori athoniti prendono in considerazione anche il Iiglio, Sava, unendo i due culti in uno. La localizzazione temporale ne marca anche il ruolo nellottica del divenire della teologia politica ne- manide. InIatti se Sava e Prvovencani sono i primi 'costruttori del culto, Domenzia- no e Teodosio scrivono quando il culto nascente, che inizia ad essere culto dinastico, va consolidato 113 . Allinterno delle due coppie sopraccitate, vanno rilevate altre due diIIerenze es- senziali. La prima, in riIerimento ai due Iigli di Nemania, e di carattere concettuale: 110 Ibid., pp. 56-58; R. MARINKOVIC, La littrature serbe vers lanne ,)DD, in Studenica et lart b<# !antin autour de lanne ,)DD. $ loccasion de la clbration des -DD ans du monast5re de Studeni# ca et du centi5me anniversaire de l$cadmie serbe des Sciences et des $rts 'septembre ,+-0., sous la direction de V. KORAC, Belgrado 1988, pp. 73-87, ipotizza lesistenza di unampia letteratura ser- ba originale antecedente la 7ita scritta da Sava, poi conIluita nelle agiobiograIie quali preamboli di carte di monasteri, 7ite brevi, proclami, etc. 111 BOJOVIC, Lhistoriographie d<nastique, cit., p. 29 112 Ibid., pp. 113 Ibid., pp. 32 se in ogni agiobiograIia si dovesse stabilire un rapporto tra lelemento biograIico e quello agiograIico, nella 7ita scritta dal monaco athonita si riscontrerebbe senza dub- bio una netta prevalenza dellelemento agiograIico; al contrario, nella 7ita scritta dal sovrano, la mano del re sposta lobiettivo in misura maggiore verso la Iigura del capo di stato 114 . Per quanto riguarda invece le 7ite scritte dai due monaci athoniti, lo scarto prin- cipale riguarda una questione di ordine stilistico: la 7ita di Domenziano e senzaltro piu complessa ed elaborata rispetto a quella di Teodosio. Cio ha inIluito anche sulla diIIusione dellopera, Iacendo si che quella del monaco piu giovane conoscesse una diIIusione maggiore in tutta larea culturale bizantino-slava, mentre quella di Domen- ziano restava circoscritta agli ambienti piu colti e soIisticati della corte serba 115 . Nellopera di Danilo II e dei suoi successori si riscontra poi lautocoscienza del- la piena maturita dellagiobiograIia come genere letterario. Nelle 7itA regum et ar# chiepiscoporum SerbiA troviamo la concezione di un programma ideologicamente consapevole, generato allinterno di in un disegno unitario 116 . Lepoca di Danilo II e inIatti quella della decisiva espansione nei Balcani e della spinta verso linglobamen- to di vaste aree geograIiche etnicamente e linguisticamente greche 117 . A tutto cio va aggiunta la piena maturita da un punto di vista retorico e stilistico 118 . La 7ita di Dusan viene tuttavia interrotta a meta 119 : una testimonianza della critica di Ironte al- levoluzione imperiale assunta successivamente nei testi letterari. La posizione dura nei conIronti di questa scelta e molto Iorte anche in Camblak, autore della seconda 7ita del padre di Dusan, SteIano Decanski, che e lultimo testo celebrativo di un so- vrano nemanide scritto in epoca medievale. Il Iatto che non sia stata composta una 7ita integrale del penultimo sovrano ne- manide 120 e gia di per se sintomatico di come gli ambienti della produzione e della 114 Ibid., pp. 115 BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed, pp. 306-307; BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit. 116 Ibid., pp. 307 e segg. 117 BOJOVIC, Sistoriographie d<nastique, cit., pp. 37-38 118 BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed, cit., p. 309 119 BOJOVIC, Sistoriographie d<nastique, cit., p. 39 120 Una 7ita Iu invece scritta per il Iiglio di Dusan, Uros V, dal patriarca Pajsije nel XVII secolo 33 diIIusione della cultura serba, che coincidono con quelli monastici, si pongano di Ironte alla svolta imperiale. Tra laltro i grandi centri di diIIusione dellideologia mo- narchica sono le Iondazioni monastiche, e la principale tra queste e il monastero di Chilandari, Iondazione serba sul Monte Athos, e con esso i principali monasteri al- linterno dei conIini naturali del territorio serbo. Lultimo periodo del medioevo letterario serbo viene caratterizzato da una cre- scente diIIerenziazione dei generi, con la divisione della produzione che riguarda piu da vicino lideologia monarchica tra testi di ispirazione religiosa e testi di ispirazione laica. Una parte di questa letteratura puo essere deIinita agiobiograIia della ricostru- zione poiche, attraverso la celebrazione delle gesta del principe Lazzaro e del suo martirio, tenta di riIondare, dopo lestinzione dei Nemanidi, una legittimita dinastica intorno ai Lazarevic, basandola sulla santita di Lazzaro come quella nemanide era stata Iondata sulla santita di Simeone. Camblak scrive la sua opera immediatamente a ridosso del periodo in cui Iiori- sce la letteratura celebrativa sul principe Lazzaro. Si distanzia pero da quei toni in certo senso di laicita crescente che si vanno aIIermando, preIerendo celebrare soprat- tutto la Iigura del santo, di Ironte a quella del sovrano e delluomo di stato 121 . Con Camblak termina lepoca dellagiobiograIia. Saranno scritte ancora 7ite di sovrani santi, Iin nel XVII secolo, ma verra ormai a mancare lo stretto legame tra letteratura e prassi politica che ha contraddistinto il genere tra il XIII e il XIV. Un legame che gia manca in Camblak, che in parte celebra i Nemanidi, ma a posteriori, slegato dal lega- me diretto con la propaganda politica ed il sostegno della chiesa allo stato. LagiobiograIia era stata in un certo senso il compimento delle aspirazioni della nazione serba ad una maggiore integrazione nella comunita cristiana, acquisendo quei tratti distintivi che sono propri dello stato cristiano ideale. Costituitasi in stato indi- pendente, con una propria chiesa nazionale, la Serbia trova con la produzione agio- biograIica lespressione della perIetta integrazione nelloi?oumene spirituale e politi- ca del mondo cristiano dotandosi di una letteratura originale, che diventa parte inte- 121 BIRNBAUM, /<!antine ;radition ;rans1ormed, cit., p. 310 34 grante del patrimonio culturale slavo-ortodosso, e che alla stesso tempo celebra i suoi santi nazionali che vanno a rappresentare la Serbia in una delle piu alte espressioni della religiosita ortodossa 122 . 122 D. BOGDANOVIC, in IstoriHa Srps?og @aroda( I, a cura di J. KALIC-S. CIRKOVIC, Belgrado 1981, p. 329, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 154 35 CAPITOLO SECONDO LE VITE DI SIMEONE NEMANIA: GENESI E SVILUPPO DELLAGIOBIOGRAFIA SERBA 1. Le premesse e lo sviluppo del culto dinastico negli atti uIIiciali Gli atti della cancelleria dei principi serbi 123 gettano luce sui rapporti uIIiciali tra i principi di Raska, poi re di Serbia, ed i loro interlocutori politici, in particolare lIm- pero di Costantinopoli. Lo scarto tra la titolatura che il principe si attribuisce nel do- cumento uIIiciale, e la titolatura che gli viene attribuita nella letteratura agiobiograIi- ca, e lo scarto tra la condizione reale e lambizione ad uno status piu elevato allinter- no del %ommon>ealth bizantino. Se per certi versi lagiobiograIia rappresenta un mezzo di propaganda politica, per altri puo essere vista anche come lo specchio del- laspirazione nemanide ad una piu alta considerazione nel panorama balcanico. Al riguardo sono emblematiche le due carte di Iondazione di Chilandari 124 , che vengono emanate da Simeone Nemania e dal Iiglio e successore SteIano Prvovenca- ni, rispettivamente nel 1198-1199 e nel 1200-1202. I preamboli dei due documenti sono dovuti ai principi stessi, anche se la carta emanata di Prvovencani riprende so- stanzialmente alla lettera il preambolo della precedente 125 . Latto di SteIano, rispetto 123 Per i documenti citati, come per le opere letterarie, mi sono basato soprattutto sulle traduzioni in Irancese contenute in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., citando nelle note ledizione speciIica sulla quale si Ionda la traduzione, ed i casi in cui la traduzione sia tratta da altri testi 124 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 325-329 e pp. 345-349 125 Ampi passi dei due documenti in questione sono tradotti in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 326 e 346-347, che per il documento di Nemania si basa sulledizione inclusa nella raccolta di testi SAN SAVA, ed. COROVIC, cit., e per quello di SteIano Prvovencani su STEFANO PRVOVENCANI, Sa# brani spisi, trad. L. MIRKOVIC, intr. e note L. JUHAS-GEORGIEVSKA, Belgrado 1988, pp. 11-12 36 al padre, presenta come unica novita una descrizione allegorica del paradiso terrestre, rappresentato come il Monte Athos nel quale abitano Simeone e Sava 126 . In questi documenti troviamo la piena coscienza di una posizione subordinata della Serbia rispetto ad altre entita politiche, nonche la Iedele accettazione dellordine gerarchico bizantino, al punto che nessun altro documento scritto Iuori da Bisanzio esprime altrettanto chiaramente il principio della diIIerenziazione e della gerarchia degli Stati 127 . Ma vi riscontriamo anche laIIermazione convinta e consapevole, sup- portata dal crisma delluIIicialita, del proprio ruolo nellorbis christianus. Se la Iigura dellimperatore bizantino quale primo sovrano cristiano non viene messa in discus- sione, il principe serbo non accetta un rapporto di completa sottomissione, conside- randosi di Iatto imperator in regno suo, e quindi detentore primo del potere sulle terre a lui soggette 128 . InIatti, come recita il preambolo della carta di Simeone Nemania: |Il Signore| stabili alcuni in quanto zar |imperatori, cioe i titolari del trono di Bisan- zio| altri in quanto principi |.| dando a ciascuno la possibilita di pascolare il proprio gregge proteggendolo da tutti i mali nei quali sarebbe potuto incorrere 129 , e quindi accordo agli avi e agli antenati |di Simeone Nemania| il potere su queste terre serbe 130 . Mentre qui il titolare del potere sulle terre serbe si autodeIinisce Gran Zupano 131 , nelle agiobiograIie scritte nel corso del XIII secolo, a Simeone Nemania viene sempre attribuito il titolo di autocrator, che in atti uIIiciali poteva essere riser- vato solo allimperatore dei romani. Tuttavia, al di la di vere o presunte, in ogni caso precoci, ambizioni imperiali dei primi re di Serbia, lattribuzione del titolo di auto# crator nelle prime 7ite puo anche essere una semplice rivendicazione della totale so- 126 S. RADOJCIC, La charte de %hilandar de Ste1an "rvovenTani et le moti1 du "aradis dans le minia# tures serbes, Hilandarski Zbornik, 1 (1966), pp. 49-50 127 G. OSTROGORSKY, SrbiHa i vi!antis?a hiHerarhiHa drFava, in Le prince La!ar. $ctes du S<mposium de =ruKevac '=ruKevac ,+9,., sous la direction de I. BOZIC-V. J. DJURIC, Belgrado 1975, p. 131, cit. in MIHALJCIC, LEtat serbe et luniversalisme, cit., p. 376 128 J. KALIC, Lpoque de Studenica dans lhistoire serbe, in Studenica et lart b<!antin, cit., pp. 25- 32, in part. pp. 29-30 129 SIMEONE NEMANIA, ed. COROVIC, cit., p. 1, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 326 130 Ibid. 131 Ibid. 37 vranita sulle proprie terre, che Iino al XIII secolo non era stata mai netta, e che le in- coronazioni del 1217 e del 1220 non cesseranno immediatamente di mettere in di- scussione 132 . Per queste carte e ancora prematuro parlare di santita della dinastia, ma sono espressi in maniera gia chiara altri due concetti Iondanti lideologia dinastica serba. Innanzitutto la legittimita storica: Nemania regna sulle terre serbe in quanto Iurono chiamati a Iarlo i suoi antenati 133 . Questo tema sara ripreso da tutti gli agiograIi suc- cessivi 134 . Allo stesso modo la legittimita della successione di Nemania di Ironte alle pretese dei rami laterali della dinastia, sara Iondata sulla scelta successoria del gran zupano, che decide di abdicare a Iavore del secondogenito. La carta che Prvovencani redige per Chilandari recita: |.| e lui lascio me, suo Iiglio donatogli dal Cristo, sul suo trono nel Regno che lui aveva ricevuto dal Cristo, io, suo amabile Iiglio SteIano, gran zupano e sebastocrator, genero dello zar greco coronato da Dio, il cesare Ales- sio 135 , richiamando altrettanto decisamente i propri legami con Bisanzio, Ionte di cultura e di civilizzazione per loriente cristiano in generale e per la Serbia in partico- lare, che dellopzione ortodossa aveva deciso di Iare una colonna portante. Allo stes- so modo gli agiograIi di Simeone, che nel corso del XIII secolo riIeriranno della deci- sione di Nemania, cosi ne parleranno: Lascio il trono al Iiglio cadetto SteIano, gene- ro dello zar greco Alessio coronato da Dio, raccomandandolo allassemblea |.| e lo corono lui stesso dandogli la benedizione, come Isacco benedi Giacobbe |.| 136 ; Allora questo mio santo signore mi lascio, benedicendomi e conIermando la legalita, 132 NASTASE, Lide imperiale en Serbie, cit., e invece dellopinione che la deIinizione di autocrator nei testi letterari sia una cosciente rivendicazione di piu alte ambizioni politiche 133 |Dio| accordo ai nostri antenati e ai nostri avi il potere su queste terre serbe, SIMEONE NEMANIA, ed. COROVIC, cit., p. 1, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 326 134 SAN SAVA, ed. COROVIC, cit., p. 151; STEFANO PRVOVENCANI, LitiHe Simeona @emanHe og Ste1ana "r# vovenTanoga, ed. V. Corovic, in Svetosavs?i Xborni?. Rasprave#I!vori( II '"osevna i!danHa S=$ %4I7#%447. DruKtevni i istoris?i spisi ?nH. C9#:D( /eograd ,+*0#,+*+., Belgrado 1938, pp. 3-76, in part. pp. 31-32; DOMENZIANO, Livot svetoga Simeuna i svetoga Save( napisao DomentiHan, ed Dj. DANICIC, Belgrado 1865, p. 23; tutti i passi citt. in J. KALIC, Lpoque de Studenica, cit., p. 26 e note 3 e 4 135 STEFANO PRVOVENCANI, ed. JUHAS-GEORGIEVSKA, p. 11, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 347 136 SAN SAVA, ed. COROVIC, p. 157, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 337 38 e aIIinche noi |SteIano Prvovencani e Vukan| vivessimo in pace conservando i suoi ordini senza trasgressioni 137 . Cosi nella diplomatica serba vengono abbozzati concetti e temi alla base dei suc- cessivi sviluppi letterari. La Iigura di Simeone Nemania, gia posta alla base della le- gittimita della dinastia e del suo culto, e la sua legittimita storica, presto trovera ra- gion dessere nella santita personale del principe cristiano e monaco athonita. Negli atti uIIiciali, che le cancellerie dei re serbi continueranno a produrre, sara sempre esplicito il richiamo alla discendenza diretta dal Iondatore della dinastia. Ra- doslav e Vladislav si deIiniscono nipote del Santo Simeone 138 , e lo stesso Iara an- che Uros I 139 , Iino allimperatore Dusan, che in tutte le carte per Chilandari si richia- mera al nome del prestigioso avo 140 . 137 STEFANO PRVOVENCANI, ed. COROVIC, p. 54, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 356 138 Rispettivamente: Carta per Ragusa del 4 marzo 1234, edita in Lj. STOJANOVIC, Stare srps?e povelHe i pisma( IY,#), Belgrado-Sremski Karlovci 1929-1934; Carta per Chilandari 1234-1237, edita in S. NOVAKOVIC, Xa?ons?i spomenHcH srps?ih drFava srednHeg ve?a, Belgrado 1912, p. 386, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit. 139 Carta degli Archivi di Chilandari B1, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit. 140 |.|, bisnipote del signore e autocrator, Simeone il santo, Nemania, Carta del 1343, Archivi di Chilandari A 4/8; |.| dal giusto e santo Simeone Nemania, il nuovo miroblita, Carta del 1347- 1348, edita in S. NOVAKOVIC, Xa?ons?i spomenHcH srps?ih drFava srednHeg ve?a, Belgrado 1912, p. 418; |.| del mio luminosissimo istruttore, signore e maestro, il misericordioso Simeone |.|, Carta del 1354, Ibid., p. 427; cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 520, n. 4 39 2. La prima 7ita del monaco Simeone scritta da San Sava Rastko Nemanijc 141 , ultimo Iiglio del gran zupano di Serbia SteIano Nemania, nasce intorno al 1175. Riceve molto giovane dal padre il governo di una provincia, che pero lascia ben presto per ritirarsi sul Monte Athos, inizialmente osteggiato dalla Iamiglia. Dopo aver ricevuto labito monastico con il nome di Sava in un monastero russo, pas- sa i primi anni della vita monacale nel cenobio greco di Vatopedi, dove entra in con- tatto con monaci di tutte le nazionalita della cristianita orientale 142 . Con gli anni di- venta una delle personalita piu eminenti del Monte Santo, e quando piu tardi anche il padre lo raggiungera, avendo abbracciato la vita monastica, avra un ruolo di primo piano nella Iondazione di Chilandari 143 . Figura eminente nella storia serba dei primi decenni del XIII secolo, ne sara il protagonista in molteplici eventi, quali la transla- zione in Serbia delle reliquie del padre, lelevazione della chiesa serba ad arcivesco- vado autoceIalo, le incoronazioni dei primi re 144 e numerose missioni diplomatiche per questioni sia politiche sia ecclesiastiche. Decide di lasciare la guida della chiesa serba nel 1233, e muore in territorio bulgaro nel 1236, dopo un pellegrinaggio in Ter- ra Santa 145 . Oltre che grande uomo di chiesa, San Sava Iu anche grande uomo di lette- re: e inIatti il primo autore serbo a scrivere unopera completamente originale, consa- crata alla memoria del padre, il monaco Simeone, che con lui aveva passato sullA- thos gli ultimi anni della propria vita terrena. 141 Su San Sava D. OBOLENSKY, Sava o1 Serbia, in ID., Si3 /<!antine "ortraits, OxIord 1988, pp. 115- 172 142 Ibid., pp. 124-125. Fondato nel 985, il monastero di Vatopedi era abitato da monaci non solo gre- ci, ma anche georgiani, russi, bulgari e italiani 143 Ibid., pp. 128-133 144 SteIano Prvovencani ricevette la consacrazione reale da Sava intorno al 1220, il quale incorono anche Radoslav (1227), e Iorse Vladislav (1233); secondo BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 78, Sava abbandono la carica di arcivescovo per il riIiuto di non avvallare la successione illegittima di Vladislav 145 OBOLENSKY, Sava o1 Serbia, cit., p. 168 40 La prima nota agiograIica di Sava sul padre risale al 1199 o al 1200 146 . Questa prima breve composizione Iaceva parte del t<pi?on di Chilandari, poiche, secondo la tradizione bizantina il primo capitolo del t<pi?on di un monastero doveva riguardare la vita del Iondatore. La versione piu completa della 7ita 147 del santo scritta da Sava risale invece al 1208, e nel titolo completo recita: Sul nostro santo padre e Iondato- re, il signore Simeone, modello di questo monastero, e sulla vita sua, quale che Iu da- vanti a Dio e agli uomini 148 , ed e inserita nel t<pi?on del monastero di Studenica 149 . Proprio per linserimento in un testo di maggiore ampiezza, lo scritto di Sava e di estensione minore rispetto alle composizioni successive su Simeone. Fin dal preambolo Sava evoca la provvidenzialita dellavvento di Simeone alla guida del paese, per poi celebrarne, nei termini consueti, le virtu e la Iigura del perIet- to cristiano, esempio per ogni governante e tutti gli uomini di Iede. Sava accenna alle conquiste del principe serbo ed al suo ruolo di protettore della chiesa. Limmagine di Simeone quale re3 christianissimus e una costante di tutta lagiobiograIia serba: il Ia- vore verso le istituzioni ecclesiastiche, il mecenatismo religioso e la lotta alleresia sono, in Sava come negli scrittori successivi, la scontata premessa allesperienza mo- nastica vissuta con esemplare proIondita ed alla successiva santiIicazione. Alla stessa maniera che negli scrittori successivi, in Sava troviamo il costante ri- Ierimento alle sacre scritture, in particolare allAntico Testamento. La Serbia di Si- meone, e poi quella dei successori nelle altre agiobiograIie, e presentata nella veste messianica di nuovo Israele. Le numerose citazioni della Bibbia accostano sovente i re serbi a quelli israeliti, e sono Iunzionali a supportare limmagine del popolo serbo 146 Non possiamo aIIermare con certezza se Iu scritta in occasione del trapasso di Simeone o del pri- mo anniversario della sua morte, come sostiene Domenziano. BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., p. 158, n. 55; MARINKOVIC, La littrature serbe vers lanne ,)DD, in Studenica et lart b<!antin, cit., p. 73 147 Ampi passi sono tradotti in Irancese in BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., pp. 331-332, 333, 337, 341, 342-343, che si riIa alledizione di COROVIC del 1928 148 Ibid., p. 151, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 330 149 Fondazione pia dello stesso Simeone, che sara anche il mausoleo destinato a conservare il corpo del Iondatore della dinastia dopo la traslazione della reliquie. Su Studenica: M. BLAGOJEVIC, Studeni# ca M monast5re du protecteur de lEtat serbe, in Studenica et lart b<!antin, cit., p. 66; Dj. BOSKOVIC, Studenica6 re1lections sur sa gen5se et ses racines, in Ibid., pp. 125-130; Lj. MAKSIMOVIC, Lidolo# gie du souverain dans lEtat serbe et la construction de Studenica, in Ibid., pp. 35-48 41 come nuovo popolo eletto, sicuramente di giovane evangelizzazione ma nondimeno saldamente ancorato alla Iede cristiana. La Iigura morale del proprio sovrano e lo specchio Iedele della religiosita del popolo, e le doti morali che albergano nellanimo di Simeone sono le stesse dei re del Vecchio Testamento: La saggezza di Salomone, la dolcezza di Davide e la natura misericordiosa di Giuseppe 150 . Tuttavia, nella 7ita che scrive del padre, Sava non puo ancora parlare aperta- mente di santita, nonostante sia il principale arteIice della sua canonizzazione 151 : cio e probabilmente dovuto al rispetto di Sava per le regole del Monte Athos, e quindi alla prudenza con la quale i monaci athoniti trattavano il tema della santita. Quindi, scri- vendo ben prima della canonizzazione, non puo comporre la 7ita di un santo: tuttavia descrive la Iigura di un perIetto sovrano cristiano e di uno zelantissimo monaco atho- nita, che racchiude nella sua esperienza esistenziale tutti i presupposti della santita. Lopera di Sava e una premessa alla santiIicazione di Simeone, ma e anche una premessa alla santiIicazione della dinastia ed alla legittimazione di una determinata discendenza. Sava non dispone certamente della prospettiva dalla quale Domenziano e Teodosio potranno analizzare il divenire storico e spirituale della nazione serba; tut- tavia nel suo appoggio al Iratello SteIano gia troviamo la premessa al culto dinastico, in quanto culto di un potere che procede direttamente dalla santita di Simeone. Il di- scorso che Nemania tiene di Ironte allassemblea in occasione dellabdicazione 152 co- stituisce un esempio importante del ruolo politico dellagiobiograIia, Iunzionale al benessere della res publica. Nel discorso che Sava riporta viene messa in risalto, come in altri passi, la volonta relativa alla successione al trono. Sava Ia dire a Simeo- ne: Figlio mio, Ia pascolare il mio Israele e prenditene cura, guidandolo come Iece 150 SAN SAVA, ed . COROVIC, pp. 154-155, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 332 151 Risalente agli anni tra il 1219 e il 1221 secondo D. KOSTIC, BTeKnHe sv. Save i ?anoni!aciHi sv. Si# meona, in Svetosavs?i Xborni?, cit., I, pp. 131-209, in part. p. 200 e p. 208; da anticipare al periodo tra il 1209 e il 1213 secondo Dj. TRIFUNOVIC, O SrblHa?i, Belgrado 1970, pp. 271-272, e Dj. Sp. RADOJICIC, O prvoH srps?oH crvenoH pesmi # O SavinoH sluFbe Simeoni @emanHi, Zbornik Radova Srpske Akademije Nauka i Umetnosti, 17 (1952), pp. 1-7; tutti i contributi in serbo citati in BOJOVIC, LQidologie, cit., p. 163, n. 79 152 SAN SAVA, ed. COROVIC, p. 157, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 337 42 Giuseppe 153 . La piena approvazione della scelta successoria, nel momento in cui si riconosce la santita di Simeone, rappresenta lesclusione dalle pretese reali dei rami laterali, a partire da quello di Vukan. La rielaborazione letteraria del discorso di Ne- mania testimonia il Iorte legame che unisce, gia prima della piena autonomia politica, lanima temporale e quella spirituale della societa serba. InIatti, nonostante siano an- cora lontani dai rispettivi ruoli uIIiciali che ricopriranno sul trono e sulla cattedra epi- scopale, i due Iratelli sono gia le personalita piu eminenti dei due pilastri della societa che rappresentano. Evidente e linteresse di Sava nel sostenere SteIano di Ironte a Vukan, poiche la solidita della chiesa serba ancora in 1ieri deve necessariamente ap- poggiarsi al sostegno di un potere, quello del sebastocrator e gran zupano SteIano, le cui Iondamenta sono anchesse in costruzione e gia minacciate da lacerazioni interne. Simeone non e solo il costruttore della patria serba, ma ne e anche il diIensore post mortem. La translazione delle sue reliquie 154 dal Monte Athos a Studenica rap- presenta loccasione per la riconciliazione dei due Iratelli, il compimento della volon- ta paterna e delle disposizioni che questi aveva lasciato raccomandando a Vukan e SteIano di coltivare, con lamore di Dio e le virtu cristiane, anche lamore Iraterno 155 . A conclusione della 7ita, Sava riepiloga tutti i momenti salienti della vita del pa- dre, tutti vissuti due volte 156 : in particolare i due battesimi, i due abiti monastici 157 , la sepoltura avvenuta due volte. Tutta la vita terrena di Simeone e le gesta post mortem delle spoglie costituiscono un progresso costante, un continuo avvicinamento alla perIezione cristiana, punto di riIerimento ed esempio per i Iedeli e per la societa. 153 Ibid. 154 Ibid., pp. 172-173, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 341 155 Ibid., pp. 158-159, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 338 156 Ibid., pp. 173-174, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 342-343 157 Nonostante i pochissimi anni passati in monastero, Simeone accede al privilegio, riservato ai piu zelanti osservanti della vita monastica, di essere vestito per la seconda volta con un nuovo abito mo- nastico, detto grande abito, che esprime la pienezza e la perIezione della vita monacale 43 3. La 7ita di Simeone Nemania di SteIano Prvovencani SteIano Prvovencani, secondogenito ed erede al trono di SteIano Nemania, scrive la seconda agiobiograIia del santo Iondatore della dinastia, che resta anche lunica agio- biograIia serba scritta da un laico per tutto il XIII e il XIV secolo. Oltre che uomo di stato dalle indubbie qualita politiche e militari, SteIano Iu anche grande uomo di let- tere, come ebbe modo di dimostrare in piu occasioni. Ad esempio la sua carta di Ion- dazione per Chilandari (1200-1202), che riprende in larga misura quella paterna, se ne distingue per lintegrazione di alcuni passi relativi ad una descrizione allegorica del Paradiso Terrestre, dove da un albero che si innalza su di un prato (un monastero del Monte Athos) il canto di un uccello paradisiaco attira a se un uditore (la voce di Sava che ispira a Simeone la scelta monastica) 158 . La stessa 7ita di Simeone Nemania e ricca di citazioni tratte dalla letteratura patristica e dalle sacre scritture. La ricchezza del vocabolario e della lingua, oltre allesemplarita della struttura e ad un certo valore poetico, ne Iaranno un esempio letterario per gli scrittori successivi, quali Domenzia- no, Teodosio e Danilo II 159 . La 7ita 160 che re SteIano redige del padre viene composta in un lasso di tempo abbastanza esteso, tra il 1208 e il 1216, e lintitolazione completa recita: Vita ed opere del nostro santo, beato e venerabile padre, che Iu la guida e listruttore, signore ed autocrate della sua patria, di tutto il paese serbo e del litorale 161 . Nella struttura Iormale lopera del re serbo riprende molto da vicino lagiograIia di tipo bizantino, 158 MARINKOVIC, La littrature serbe, cit., p. 79 159 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 159 e segg.; L. JUHAS, ;he LiIe oI St. Simeon b< Ste# 1an "rvovenTani in the Serbian /iographical "rose, in Studenica et lart b<!antin, cit., pp. 99-106 160 Ampi passi dellagiobiograIia scritta da SteIano Prvovencani sono tradotti in Irancese in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 350-351, 352-353, 356-357, 358-360, 360-362, 363; ledizione in serbo moderno dalla quale sono tratte le citazioni e curata da V. COROVIC, Belgrado 1938, pp. 3-76; estratti dellopera tradotti in inglese in BUTLER, &onumenta Serbocroatica, cit., pp. 37-50 161 STEFANO PRVOVENCANI, ed. COROVIC, p. 15, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 350 44 composta da un titolo per le Iunzioni liturgiche, unintroduzione retorica a tema teo- logico, i contenuti agiobiograIici ed unappendice con le lodi e i miracoli del santo 162 . Gia nel titolo troviamo la qualiIica di autocrator attribuita a Nemania e notiamo il risalto con il quale viene evidenziato il ruolo politico del predecessore sul trono ser- bo. Nel ripercorrere le vicende terrene del padre, Prvovencani parla del primo battesi- mo ricevuto con il rito latino nelle terre del Litorale. Il discorso viene aIIrontato con serenita ed apertura mentale: il battesimo latino non e presentato come unonta da lavare, bensi come il Irutto di una semplice casualita, che ha voluto che in quel mo- mento Simeone si trovasse nella zona del suo regno di conIessione latina. Il successi - vo battesimo con il rito greco non e altro che una naturale evoluzione verso un grado superiore di spiritualita e di comprensione della Iede. Ci troviamo comunque di Ironte anche alle esigenze ed alle attitudini delluomo di stato: Prvovencani era di Iatto au- tocrate di un regno che a livello religioso si divideva tra la proIessione latina delle terre del Litorale e quella ortodossa del paese serbo. Del resto non abbiamo noti- zie di contrasti particolarmente accentuati dei regnanti serbi con i sudditi e le gerar- chie ecclesiastiche di rito latino. Questi buoni rapporti sono testimoniati anche da al- cune Ionti iconograIiche: in un aIIresco del 1296, conservato nella chiesa di Arilje, viene rappresentata unassemblea presieduta da Nemania alla quale sono presenti pre- lati cattolici al Iianco di quelli ortodossi 163 . Inoltre va ricordato che larea religiosa slava e balcanica, rispetto ad altre regioni, risente piu tardi dellacredine che gia con- traddistingueva le relazioni tra le sedi episcopali di Roma e di Costantinopoli. Nono- stante i regnanti serbi avessero ormai rivolto lo sguardo verso il modello bizantino, i rapporti uIIiciali con la sede papale restavano vivi, testimoniando cosi una concezio- ne ancora abbastanza unitaria della cristianita 164 . 162 BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., p. 160 163 V. J. DJURIC, %ompositions historiques dans la peinture mdivale serbe et leur parall5les litt# raires, Zbornik Radova Vizantoloskog Instituta, 11 (1968), pp. 119-127, in part. pp. 122-123; BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 351, n. 161 164 KALIC, Lpoque de Studenica, cit., p. 30, che tra laltro aIIerma: |.| abbiamo imparato a distin- guere gli elementi bizantini nella nostra storia, ma ci resta da Iare altrettanto con quelli occidentali, (p.28) 45 Anche la lotta contro gli eretici viene piu volte messa in risalto 165 , in quanto ope- ra doverosa per il re cristiano, sia perche a questi incombe il dovere della salvaguar- dia dellortodossia, sia in quanto leresia rappresenta un Iattore di erosione della coe- sione interna. Come gia nella 7ita scritta da Sava, dellimpegno di Simeone nel de- bellare leresia parleranno anche Domenziano e Teodosio, e cosi Danilo II ed i suoi continuatori. SteIano scrive lagiobiograIia del genitore dopo la sua canonizzazione. Percio quello che distingue questa 7ita da quella di Sava e soprattutto la Iunzionalita al culto del santo, nella quale si riIlette tutto il carattere politico dellopera. La struttura stessa della scrittura ne Iacilita e promuove linserimento nelle raccolte di 7ite di santi. Dal- la ormai dichiarata santita del Iondatore della dinastia Prvovencani trae la legittimita della propria reggenza, di Ironte ad uno scenario politico che per la Serbia del suo tempo non si prospetta semplice. InIatti i contrasti interni e gli attacchi che vengono dallesterno costituiscono altrettanti Iattori di pericolo per lancor Iragile compagine statale. E proprio in virtu della santita del principale Iautore di questa evoluzione po- litica che Prvovencani, erede del trono che Iu del santo, si pone in continuita con la sua azione politica di capo di stato, che ha come compito principale quello di provve- dere alla conservazione ed al consolidamento dellopera 'materiale del santo mona- co. Cosi nella biograIia di Prvovencani Simeone e invocato come apostolo della pa- tria e vincitore dei nemici barbari 166 . Proprio questa agiobiograIia e quella dove compare piu volte la parola patria, ben trentatre contro le sette appena di Sava 167 . In questo testo il trapasso del santo monaco riveste un ruolo molto importante proprio nellottica della santita di Simeone. Alla sua morte, che egli aIIronta con estrema serenita 168 , assiste un Iolto gruppo di monaci rappresentanti tutte le nazionali- ta presenti sullAthos, conIerendo alla santita di Nemania il crisma delluIIicialita pa- nortodossa. 165 STEFANO PRVOVENCANI, ed. COROVIC, pp. 27 e 30, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 352 166 Ibid., pp. 67 e 68-69, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 362 167 BOJOVIC, Sistoriographie d<nastique, cit., pp. 35-36, n. 27 168 MALAMUT, Sur la route des saints, cit., pp. 227-229 46 Lultima parte del testo, relativa ai miracoli e alle lodi del santo, e paradossal- mente quella che denuncia maggiormente il carattere politico dellopera 169 : la vita ter- rena di Simeone Nemania e stata quella di un perIetto re cristiano che ha combattuto contro i nemici della Iede e ha promosso lunita della sua terra cristiana, e le gesta post mortem del santo sono ancora quelle del protettore della patria che conduce alla vittoria le truppe serbe e, sempre per il bene del paese, opera per la ricomposizione dellarmonia interna. La scrittura di Prvovencani si interrompe al 1216, alle soglie della sua consacra- zione reale da parte di Onorio III. Da un certo punto di vista questa interruzione puo lasciare perplessi: potrebbe essere letta come un gesto voluto, per evitare la narrazio- ne di eventi Iorse poco piacevoli per una parte della societa serba, come i circoli orto- dossi piu intransigenti 170 . In ogni caso e senzaltro uninterruzione che lascia un gran- de vuoto nella nostra conoscenza della storia serba, poiche proprio sullincoronazione del primo re serbo troviamo discrepanza in alcune Ionti successive 171 . 169 BOJOVIC, LQidologie monarchique, pp. 358 e segg. 170 Ibid., p.164 171 In particolare Domenziano e Teodosio, cIr. OBOLENSKY, Sava o1 Serbia, cit., pp. 144 e segg. 47 4. Domenziano ed il consolidamento del culto dinastico Domenziano compone la terza agiobiograIia di Simeone, ed e il primo a scriverne di San Sava. Probabile discendente da una Iamiglia della nobilta serba, Iu monaco al monte Athos e discepolo dello stesso Sava, che accompagno in uno dei suoi viaggi in Terra Santa. Scrive le due 7ite dei santi Simeone e Sava su invito del re Uros I. Non sappiamo se la composizione della sua opera principale, consacrata proprio alla Iigu- ra del primo arcivescovo serbo, Iu terminata nel 1243 o, piu tardi, nel 1254, mentre sappiamo che nel 1264 termino la compilazione della 7ita di Simeone 172 . Questa seconda opera di Domenziano costituisce per lunghi tratti una rielabora- zione di quella scritta da SteIano Prvovencani, le cui integrazioni sono spesso estratti della prima opera di Domenziano stesso. Invece lagiograIia di Sava e unopera com- pletamente originale, che pone Domenziano, in quanto ad erudizione e a spessore let- terario, tra i personaggi piu rappresentativi della cultura slava e bizantina del XIII se- colo. Proprio la vicinanza dellautore a Sava permette allopera di giovarsi di dati sto- rici concreti, che si sposano con una sintassi complessa, Irutto della perIetta applica- zione delle Iorme retoriche, delluso continuo di sinonimi e delle lunghe e Irequenti reminiscenze bibliche. Tuttavia questo stile sempre ricercato risulta a volte pesante, con la narrazione che viene talvolta gravata dalle Irequenti digressioni mistiche e me- ditative 173 . Cio costituira una sorta di ostacolo alla diIIusione dellopera, che sara molto meno letta e diIIusa rispetto a quella del suo 'successore, Teodosio 174 . Tuttavia, nonostante le carenze sul piano divulgativo, lopera di Domenziano ri- veste una grande portata ideologica, poiche rappresenta in maniera emblematica lo sviluppo ed il consolidamento dellideologia monarchica. In altre parole, la deIinitiva consacrazione letteraria dellazione politica del capostipite nemanide: in tutto il testo 172 BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., pp. 164-165 173 Ibid., pp. 165-166 174 Si contano sette manoscritti che tramandano le 7ite di Sava e Simeone scritte da Domenziano, contro la trentina circa di manoscritti tramandati della 7ita di Sava composta da Teodosio 48 e chiaro il programma di trasIormazione della primitiva patria serba in stato medieva- le ideale 175 . La 7ita di Simeone si intitola: Il giorno 13 del mese di Iebbraio: vita ed opere del nostro misericordioso e santo padre Simeone, gia Nemania primo, rinnovatore della patria serba, nuovo miroblita e grande taumaturgo 176 . Come detto ha la Ionte principale nella 7ita che di Simeone scrive Prvovencani, ma una Ionte non secondaria e la tradizione orale: nellepoca in cui scrive Domenziano inIatti deva essere ancora molto vivo il ricordo del gran zupano di Serbia sulla Santa Montagna. Il proposito di Domenziano e quello di presentare uno stato cristiano ideale e di mostrarlo come tale nella Iigura del piu eminente rappresentante della dinastia re- gnante. Il tema della provvidenzialita del principe Nemania e posto in primo piano Iin dalle pagine iniziali: viene ribadita con Iorza la doppia legittimita del potere tempora- le di Simeone, e per la sua discendenza reale 177 e per la sua santita. In tutta lopera sono Irequentissime le citazioni dellAntico Testamento 178 . La scelta ortodossa e Iondamentale per la grandezza della nazione, che si inseri- sce nella sIera culturale bizantina e allinterno di essa trova legittimazione e ragion dessere come stato cristiano, e di conseguenza i presupposti della crescita. Pure nei rapporti privilegiati con lImpero risalta il ruolo provvidenziale di Nemania, essendo egli il Iavorito dallimperatore cristiano e ortodosso di Costantinopoli. Domenziano propone una singolare metaIora geograIica ed ecclesiastica, Ionda- ta su quanto di orientale, e quindi ortodosso e realmente cristiano, contraddistingue Nemania, e quanto al contrario di occidentale e proprio dei suoi Iratelli, come ad esempio le terre sulle quali regnano: |...| secondo la legge, ricevette una parte del suo patrimonio, le terre dOriente. Visse come la stella brillante del mattino che pre- 175 BOGDANOVIC, in IstoriHa Srps?og @aroda, cit., p. 338, cit. in BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., p. 167 176 DOMENZIANO, ed. DANICIC, p. 1, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 369 177 Ibid., pp. 2 e 4, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 370-371 178 Praticamente ogni passo di Domenziano tradotto in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., ripor- ta una citazione dalle sacre scritture 49 cede la luce |...| guardando verso lAltissimo, verso lOriente degli Orienti 179 . Tutta- via Domenziano non Ia menzione alcuna del battesimo latino, a diIIerenza di quanto avevano Iatto Sava ed il Iratello SteIano. Probabilmente lautore giudica cio non Iun- zionale al discorso sulla ortodossia totale di Simeone, e preIerisce ignorare questi av- venimenti piuttosto che darne una visione distorta. Tuttavia parla della corona papale ricevuta da Prvovencani, mostrando unattitudine tutto sommato meno intollerante verso i latini rispetto a Teodosio. EIIettivamente in questo i due autori sono decisamente Iigli dellepoca e del mi# lieu in cui si trovano a scrivere. Domenziano lavora su commissione del re Uros, la cui moglie Elena proIessa il rito romano-cattolico, e quindi in unepoca nella quale alla corte serba devono essere abbastanza estranei episodi di intolleranza verso laltro polo della cristianita. Circa mezzo secolo dopo, successivamente alle lotte tra Milutin ed il Iratello Dragutin tacciato di simpatie cattoliche, e dopo il Concilio di Lione (1274) che proclama lunione delle due Chiese, Teodosio e immerso appieno nel cli- ma di avversione per la 'eresia latina che serpeggiava tra i monaci dellAthos 180 . La rottura tra Nemania ed i Iratelli maggiori viene spiegata con motivazioni reli- giose, e Iondata sullopposizione Raska/Oriente-Dioclea/Occidente. I Iratelli si op- pongono al Iuturo monaco Simeone poiche essi sono Iilocattolici, gli rinIacciano la costruzione di ediIici religiosi come uno sperpero di denaro, che Simeone invece mo- tiva dicendo: Devessere mio dovere, 'poiche e il Signore che costrui Gerusalemme per riunire lIsraele disperso |"s, 147, 2| 181 . La rottura tra i Iratelli sarebbe quindi il Irutto della scelta religiosa di Nemania e del suo ruolo di principe evangelizzatore. Percio, nel corso delle battaglie che oppongono i due schieramenti, San Giorgio Me- 179 DOMENZIANO, ed. DANICIC, p. 4, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 372-374; la Ser- bia costituiva gia di per se la pars occidentalis del mondo bizantino-slavo. Tuttavia allinterno delle terre soggette ai principi di Raska, il Litorale, che era in appannaggio ai Iratelli di Nemania, era eI- Iettivamente la Serbia occidentale, mentre la Raska quella orientale 180 OBOLENSKY, Sava o1 Serbia, cit., pp. 145-146 181 DOMENZIANO, ed. DANICIC, pp. 7-8, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., pp. 374-375 50 galomartire lotta al Iianco degli eserciti di SteIano Nemania, come Simeone sara poi al Iianco delle armate di SteIano e degli altri re serbi 182 . Lopzione conIessionale di Nemania e Iunzionale alla costruzione dellunita del- la nazione. Le diversiIicazioni, specialmente religiose, costituivano un Iattore di di- sgregazione, soprattutto quando un ramo laterale della dinastia poteva rivendicare laccesso al potere Iacendo leva anche sulle tradizioni di alterita culturale e religiosa della regione in appannaggio. E qui emerge il doppio ruolo di Simeone quale aposto- lo della Iede e apostolo della patria, propagatore della Iede ed allo stesso tempo uniIi- catore della nazione: solo una chiesa Iorte poteva essere presupposto di uno stato Ior- te, nella prospettiva di un vicendevole sostegno. In questo senso Nemania svolge la sua opera di uniIicatore della terre serbe sotto legida della chiesa ortodossa, ed e questa limmagine che ne delinea Domenziano: quella del principe cristiano che as- solve impeccabilmente ai suoi doveri, per il bene del suo popolo e nel rispetto di tutti i precetti cristiani. Simeone incarna in se tutti i presupposti della santita: Iu martire poiche venne incarcerato dai Iratelli, per poi essere liberato da Dio 183 per assolvere alle sue Iunzioni di apostolo della nazione; come re Iu protettore della chiesa 184 ; della stessa chiesa di- venne parte integrante vestendo labito monastico 185 , Iino ad incarnare lessenza stes- sa della Iede con la strettissima osservanza ed interiorizzazione della vita cenobitica; inIine post mortem, grazie alle sue reliquie, divenne taumaturgo e miroblita, e sempre post mortem continuo ad assolvere ai compiti di re3 christianissimus proteggendo la patria. La grande eco della sua santita sara poi il Iiore allocchiello della Serbia nel panorama della religiosita bizantino-slava: Simeone e tra i pochi santi non greci a su- perare il culto locale per entrare a Iar parte del calendario del patriarcato di Costanti- nopoli. 182 BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 377; DOMENZIANO, ed. DANICIC, p. 18, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 378; Simeone dedico a San Giorgio una delle sue Iondazioni religiose 183 DOMENZIANO, ed. DANICIC, p. 10 e 13-14, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 376 184 Ibid., p. 75, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 392 185 Ibid., p. 48, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., pp. 384-384 51 5. Teodosio e luniIicazione dei due culti Iondatori Anchegli monaco athonita come Domenziano, Teodosio scrive una 7ita di san Sava che non possiamo datare con esattezza, ma che viene senza dubbio portata a termine tra la Iine del XIII e i primissimi anni del XIV secolo. Oltre alla tradizione orale atho- nita, altra Ionte principale di Teodosio e la 7ita scritta da Domenziano. Tuttavia rie- sce ad essere Iortemente originale, soprattutto nello stile e nella struttura. Oltre ad al- lontanarsi maggiormente dai modelli bizantini, scrive in maniera piu sciolta e leggera, arrivando quasi a comporre una sorta di biograIia romanzata: quasi un romanzo me- dievale 186 . La 7ita di Teodosio e certamente una della opere piu lette e diIIuse del medioevo serbo, come testimonia il numero di manoscritti. Ma lo scarto principale ri- spetto al lavoro che lo aveva preceduto sta soprattutto nella concezione unitaria dei culti di Simeone e Sava: pur trattandosi di un lavoro consacrato in larga parte al pri- mo arcivescovo serbo, il testo aIIronta ampiamente anche il Iondatore della dinastia nemanide. Gia il titolo menziona entrambi i santi: La vita e le opere nel deserto con il padre, i viaggi particolari e in parte il racconto dei miracoli del nostro padre Sava, che Iurono narrati dal misericordioso Domenziano, ieromonaco del monastero chia- mato Chilandari, e scritti da Teodosio, monaco dello stesso monastero 187 . E gia chiaro in Domenziano come scrivere due agiograIie separate comporti ne- cessariamente una ripetizione di buona parte della prima opera nella seconda. Quindi Teodosio ovvia a questa ripetizione integrando i due culti in ununica narrazione, quasi a sancire limpossibilita di concepire luno senza laltro. Come gia nel titolo Si- meone viene menzionato unitamente a Sava, cosi e anche nella preghiera Iinale rivol- ta ad entrambi i santi 188 e nella maggior parte della produzione liturgica di Teodosio. 186 BOJOVIC, LQidologie, cit., pp. 167-168 187 TEODOSIO, ed. DANICIC, Belgrado 1860, p. 1, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 421. A torto il cu- ratore di questedizione attribuiva lopera a Domenziano, cIr. BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 421, n. 14 188 BOJOVIC, Lideologi monarchique, cit., pp. 169-170 52 LuniIicazione dei due culti e un ulteriore raIIorzamento del processo di simbio- si e di crescita comune che lega indissolubilmente stato e chiesa in Serbia, anche in misura maggiore rispetto ad altre realta dellEuropa cristiana medievale. Tutta lopera di Teodosio va in questa direzione: le acolutie e gli inni sacri che scrivera in seguito sono in larga parte consacrati al culto unitario dei due santi. Inoltre, proprio nel cam- po dellinnograIia, Teodosio e portavoce del rinnovamento che investe questo genere nella Serbia della Iine del XIII secolo. E il periodo in cui inizia ad essere adottato il t<pi?on di Gerusalemme per tutte le pratiche liturgiche, in maniera Iunzionale al cre- scente processo di uniIicazione culturale delle terre serbe sotto legida ortodossa 189 , e dora in poi liconograIia raIIigura sempre i due santi luno di Iianco allaltro 190 . La 7ita che scrive Teodosio nasce da una richiesta uIIiciale del sacro consiglio della comunita di Chilandari e per la prima parte e decisamente unagiograIia con- giunta dei due santi. InIatti, come recita il titolo, nellinizio che narra della vita eremi- tica di Sava, questa si intreccia costantemente con quella di Simeone, come successi- vamente sara per i miracoli post mortem del santo miroblita. Lopera di Teodosio e il riIlesso della completa maturazione del concetto di dinastia santa e della sua inoppu- gnabile legittimita quale dinastia regnante sulle terre serbe. Teodosio e ideologica- mente limmediato precursore ed il presupposto della successiva opera di Danilo II, e di tutte le rappresentazioni iconograIiche, ispirate allAntico Testamento, che iniziano a ritrarre lintero albero genealogico nemanide secondo uniconograIia che ricalca quella dei re dellAntico Testamento 191 . Molto meno numerose rispetto a Domenziano, ma ugualmente presenti, sono le citazioni e i riIerimenti alle sacre scritture, in particolare allAntico Testamento e ai re di Israele: SteIano Nemania e sua moglie Anna, principessa bizantina, vengono ac- costati ad Abramo e Sara 192 . La parte iniziale dellopera tratta ampiamente le vicende 189 Ibid., p. 419 190 M. COROVIC-LJUBINKOVIC, $ propos de liconographie des saints serbes Simon et Sava, Starinar. Nova serija, 7-8 (1956-1957), pp. 89-90; D. MILOSEVIC, Liconographie de Saint Sava au mo<en Vge, in Sava @emaniHN M Sveti Sava. IstoriHa i predanHe. &eTunarodni nauTni s?up decembra ,+90, Belgrado 1979, pp. 316-318 191 COROVIC-LJUBINKOVIC, $ propos de liconographie, cit. 192 TEODOSIO, ed. DANICIC, pp. 3-4, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 423 53 e lesperienza spirituale del gran zupano di Serbia. Nella narrazione degli anni insie- me sul Monte Athos soprattutto lunita spirituale e messa in risalto, raIIorzata dal le- game aIIettivo che unisce i due 193 . Nella scelta di Nemania di abbracciare la vita mo- nastica viene dato notevole rilievo alla Iigura di Sava ed alle pressioni e agli inviti che rivolti al padre negli anni. Teodosio e generosissimo quanto alla dispensazione di particolari storici, come ad esempio linvestitura di Prvovencani, avvenimento sul quale Domenziano e meno prolisso. Rispetto a Domenziano, Teodosio aggiunge altri particolari, come la scelta di numerosi esponenti dellalta nobilta serba di seguire il proprio principe nel ritiro monastico come in passato lavevano seguito sui campi di battaglia. La legittimazione di tutta la dinastia nasce con la proclamazione di Prvovencani a succedere al padre. La scelta stessa del re, lunzione con il santo m<ron eIIuso dal corpo del santo Simeone, sono tutti segni dellineluttabilita del disegno provvidenzia- le che vuole i Nemanidi ceppo santo destinato a guidare la nazione eletta come nuova Israele. Domenziano e Teodosio diIIeriscono sensibilmente in un punto cruciale della storia serba medievale, ed anche della vita di Sava, cioe sullincoronazione di Prvo- vencani. InIatti Teodosio non Ia menzione della corona romana inviata al gran zupa- no e sebastocrator serbo. Nel suo racconto lincoronazione di SteIano Nemanijc av- viene per opera dellarcivescovo serbo alla presenza dei prelati serbi e dei rappresen- tanti della nobilta, con un rito integralmente bizantino, Iorse Iin troppo. InIatti, nono- stante lascesa politica serba nel XIII e XIV secolo sia contraddistinta da una progres- siva bizantinizzazione degli usi e dei costumi, nonche delle ambizioni della corte e della nobilta, allepoca dellincoronazione del Iiglio cadetto di Nemania non si era certamente ancora giunti ad un tale livello, se e vero che lambasciata bizantina che giunge nel 1266 alla corte del re Uros I, Iiglio di Prvovencani, e scandalizzata dalla rozzezza e dalla poverta della corte, a diIIerenza della sorpresa che gli stessi bizantini hanno nel vedere circa trenta anni dopo il re Milutin decorato proprio come si addi - 193 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 426-427 54 ce ad un imperatore 194 . Da cio si suppone che Teodosio descrive lincoronazione come avveniva nella Serbia del suo tempo 195 . Tuttavia anche cio e indicativo dello spirito antilatino e dellattitudine ostile di Teodosio verso Roma. Naturalmente, come nei suoi predecessori, in Teodosio e sempre presente il con- cetto della provvidenzialita di Simeone, della sua opera evangelizzatrice, della sua vita pervasa da unaura costante di santita, della legittimazione della dinastia che pro- cede dalla sua Iigura e da quella di Sava. Il trapasso di Nemania invece si distingue per la mancata presenza di monaci di tutte le nazionalita rappresentate sullAthos. Evidentemente la santita di Simeone e oramai acquisita al patrimonio religioso e cul- turale dellintera Ortodossia, ed e percio implicita la ratiIica delle comunita nazionali della Santa Montagna. Del resto in Teodosio manca in generale quella preoccupazio- ne della diIesa della nazione di Ironte alla comunita ortodossa internazionale: e evi- dentemente Iiglio dellepoca in cui scrive, quella in cui la Serbia di Milutin si aIIaccia con determinazione alla ribalta della scena politica balcanica. Con la sua 7ita di San Sava quindi Teodosio sancisce luniIicazione dei due cul- ti Iondatori della nazione serba, che ne hanno contraddistinto ed accompagnato la ma- turazione spirituale e politica. Questo delluniIicazione dei due culti e il motivo di Iondo anche di tutta lopera del monaco athonita relativa ai testi liturgici, cosi come della santiIicazione di tutta la dinastia. In piu passi di elogi ed acolutie scritti da Teo- dosio troviamo linvocazione della protezione dei due santi per i loro discendenti che siedono sul trono serbo: |.| i Iigli dei tuoi Iigli / attraverso le tue sante preghiere / sino ad oggi regnano con pieta presso di noi 196 . Lopera di Teodosio e pertanto la premessa immediata dellopera del successivo celebratore della santa discendenza ne- manide, Danilo II, il quale portera a piena maturazione questa idea. 194 OSTROGORSKY, "robl5mes des relations b<!antino#serbes au 4I7 si5cle, cit., p. 42 195 Non era tipica della mentalita medievale la scrupolosita della ricostruzione storica: basti citare le opere che ritraggono martiri dei primi secoli cristiani torturati con strumenti di tuttaltra epoca 196 TEODOSIO, SluFbe( ?anoni i pa!vala, ed. B. JOVANOVIC-STIPCEVIC-D. BOGDANOVIC, Belgrado 1988, p. 248 55 CAPITOLO TERZO LEPOCA DI DANILO II E DELLESPANSIONE NEI BALCANI 1. Danilo II ed il suo tempo Dagli ultimi decenni del XIII secolo, Iino alla prima meta del successivo, lo stato ser- bo vive la sua stagione di massimo splendore, con la grande espansione nello spazio balcanico e la proclamazione dellimpero. Se sul piano politico grandi sovrani quali Milutin e Dusan conducono i serbi allapogeo della potenza politica e militare, nel- lambito letterario la Iigura emergente e Danilo II, autore delle 7itA regum et archie# piscoporum SerbiA, che con la 7ita di San Sava di Teodosio e tra le opere piu lette e copiate del medioevo serbo, nonche punto di riIerimento per stile e gusto letterario 197 . Danilo nasce verso il 1270 da una Iamiglia dellalta nobilta, ma ignoriamo il suo nome di battesimo. Alcune sue vicende biograIiche ricordano ampiamente quelle di San Sava 198 , modello la cui imitazione era quanto meno auspicabile per un giovane nobile serbo. InIatti verso il 1304-1305 Iugge di casa e si riIugia nel monastero di San Nicola a Koncul, dove riceve labito monastico. Dopo circa un anno e mezzo presso 197 BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 175; sulla diIIusione dellopera di Danilo nelle regioni non serbe I.- R. MIRCEA, ZLes vies des rois et archevPques serbes[ et leur circulation en &oldavie. Bne copie in# connue de ,:09, Revue des Etudes Sud-Est Europeennes, 4 (1966), pp. 393-412; A. NAUMOV, La copie du IReceuil de Danilo IIJ de Lvov '/BL ,+-( III.( auHourdhui conserv la /iblioth5que @ationale de 7arsovie '$S=. ,D9( -., in LarchevPque Danilo II et son poque. %olloques scienti# 1iques international loccasion du 0:D5me anniversaire de sa mort 'Dcembre ,+-9., sous la di- rection de V. J. DJURIC, Belgrado 1991, pp. 211-216 198 Su vita e opera di Danilo II: BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 175-179; F. J. THOMSON, $rchbishop Danilo II o1 Serbia6 Sierarch( Sagiographer( Saint. With Some %omments on the Vit regum et Archiepiscoporum Serbi and the %ults o1 &edieval Serbian Saints, Analecta Bollandia- na, 111 (1993), pp. 103-134; sulle similitudini tra la vita di Danilo e quella di Sava: V. J. DJURIC, Les saints patrons de larchevPque Danilo II et ses 1ondations, in LarchevPque Danilo II, cit., pp. 281-294, in part. p. 292 56 la corte dellarcivescovo Jevstatije II (1292-1309), viene eletto igumeno di Chilanda- ri. In questi anni diIIicili per la Santa Montagna, stretta tra gli attacchi latini e le an- gherie delle compagnie mercantili catalane, Danilo si distingue per la sagacia e la de- terminazione con la quale si pone a diIesa del monastero, grazie al suo carisma e alle doti diplomatiche, nonche alle sue capacita di militare 199 . Passato questo periodo si ri- tira nellesi?asterion di San Sava, e come Sava inizia ad alternare periodi di medita- zione con missioni diplomatiche commissionate da Milutin. Proprio su richiesta del re, tra il 1311 e il 1314, diventa vescovo di Banjska, sostenendo cosi apertamente Mi- lutin contro il Iratello Dragutin 200 . Tra il 1314 ed il 1316 torna a Chilandari, dove compone acolutie per re ed arcivescovi serbi. Alla morte di Sava III (1310-1317) Mi- lutin ne vorrebbe lelezione ad arcivescovo, ma la scelta non viene avallata dalla ge- rarchia ecclesiastica, che preIerisce Nicodemo (1317-1324). Alla morte di questi, su richiesta di SteIano Uros III. torna in Serbia per partecipare allelezione arcivescovile accompagnato da una delegazione athonita. Viene eletto arcivescovo il 14 settembre 1324. Non lesina mai il suo appoggio alla reggenza: sostiene Milutin nella lotta con- tro il Iratello, come poi suo Iiglio Decanski al momento della successione, ma appog- gia altrettanto apertamente il giovane Dusan che lui stesso incorona re nel 1331. Al di Iuori dei compiti strettamente politici e religiosi, si occupa personalmente della costruzione di Iondazioni pie e delle decorazioni murali di complessi monastici, quasi in rivalita con il mecenatismo dei titolari del trono. Nelle commissioni artistiche per alcuni monasteri ritroviamo la trasposizione pittorica del programma ideologico delle 7itA regum et archiepiscoporum SerbiA: a Pec, Gracanica, Matejka e Banjska, Danilo Ia realizzare le grandi pitture monumentali della santa discendenza. Muore nel 1337 e viene sepolto nella chiesa dedicata alla Vergine, una delle sue Iondazioni religiose a Pec 201 . 199 M. ZIVOJINOVIC, ;he Li1e o1 $rchbishop Danilo as a Source on the Warring o1 the %atalan %om# pan<, Zbornik Radova Vizantoloskog Instituta, 19 (1980), pp. 251-273; EAD., Danilo II et le &ont $thos, in LarchevPque Danilo II, cit., p. 75-81 200 MAVROMATIS, La 1ondation de lempire serbe, cit., pp. 21-29 201 D. POPOVIC, Le tombeau de larchevPque Danilo II, in LarchevPque Danilo II, cit., pp. 329-344. Le altre principali Iondazioni religiose di Danilo II erano dedicate a San Giorgio e ai Santi Arcange- li, cIr. DJURIC, Les saints patrons de larchevPque Danilo II, cit., p. 293 57 2. Le 7itA regum et archiepiscoporum SerbiA di Danilo II Danilo e lautore della maggior parte delle 7ite di re ed arcivescovi, che nella 7ita dedicata al re Dragutin dice di aver composto durante il suo soggiorno nellesi?aste# rion di San Sava a Karyes, che risale al 1311 202 . In ogni caso sappiamo che Danilo la- voro alla stesura delle 7ite Iino al 1313-1314 203 , ed il parere degli studiosi e unanime nellaccordargli la paternita delle 7ite di Uros I, di Dragutin, della regina Elena, di Milutin e degli arcivescovi Arsenio I, Ioannichio I e Jevstatije I 204 , ma Iu probabil- mente autore anche delle brevi compilazioni sui re Radoslav e Vladislav e delle 7ite degli arcivescovi Sava II e Danilo I 205 . Lopera di Danilo si distacca da quelle precedenti poiche ha sempre meno i tratti distintivi dellagiograIia che contraddistinguevano Domenziano e di Teodosio, ma non per questo si tratta di unopera ascrivibile al genere storiograIico quale si svilup- pa a Bisanzio negli stessi anni 206 . La raccolta che ha nellarcivescovo Danilo II lauto- re principale e quasi il prototipo ideale dellagiobiograIia, in quanto vi si riscontra un bilanciato equilibrio tra la celebrazione del re quale condottiero e uomo di stato, e la Iigura del santo e del perIetto uomo di Iede. Tra laltro, nei casi in cui le vite narrate non sono quelle di santi, come i re Radoslav o Vladislav che neanche in seguito cono- sceranno la canonizzazione, vengono a cadere i presupposti stessi per la narrazione agiograIica. Tuttavia lopera comunque si inserisce perIettamente nel solco della tradizione serba e da essa trae spunto: inIatti Danilo II rappresenta la piena maturita del culto di- nastico e della celebrazione della dinastia nemanide e di tutti i suoi esponenti in quan- 202 BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., p. 180 203 Ibid., cit., p. 179, n. 39 204 BOGDANOVIC, in IstoriHa Srps?og @aroda, cit., p. 610, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 180, n. 44, e del parere che Danilo sia lautore unicamente di queste 7ite 205 N. RADOJCIC, in $rhiepis?op Danilo II( Livoti ?ralHeva i arhiepis?opa srps?ih, intr. N. RADOJCIC (pp. V-XXIX), trad. L. MIRKOVIC, Belgrado 1935, pp. XXXIII-XXXIV, cit. in BOJOVIC, LQidologie monarchique, cit., p. 180, n. 45 206 B. FERJANCIC, LarchevPque Danilo II et /<!ance, in LarchevPque Danilo II, cit., p. 7-18 58 to appartenenti ad essa. Non solo i re sono protagonisti, ma anche i predecessori di Danilo sulla cattedra di San Sava: cio e un ulteriore suggello alla piena ouoviu dei poteri spirituale e temporale nella Serbia medievale, oramai stato cristiano ideale nel- la penna dei suoi uomini di lettere. Nel titolo completo dellopera troviamo riassunto tutto il programma ideologico ed i concetti che Danilo sviluppa: La vita, le opere e la storia degli atti graditi a Dio dei santi, credentissimi ed amici del Cristo, re del paese serbo e del Litorale tra i quali andiamo a lodare il loro primo santo iniziatore, nostro padre Simeone Nemania, il nuovo miroblita serbo, e suo Iiglio, il santissimo arcivescovo Sava; suo Iratello, il santissimo Primo Coronato re SteIano 207 ; i suoi Iigli, i re Radoslav e Vladislav, e il loro Iratello il credentissimo e grande re Uros; la sua sposa, la credentissima regina Elena detta, nellabito degli angeli, monaca Elena; laltissimo e potente re SteIano |Dragutin|, anche lui detto nellabito degli angeli, Teocisto il monaco; suo Iratello, il credentissimo, amico del Cristo e autocrate con Dio di tutto il paese serbo e del Lito- rale, mio signore il re SteIano Uros |Milutin|; e suo Iiglio, laltissimo e credentissimo re SteIano Uros III |Decanski|; suo Iiglio, il potente e autocrate, re SteIano |Dusan|, il nipote del santo re SteIano Uros |Milutin|. Elogio della loro vita, composto dal san- tissimo arcivescovo Danilo in memoria del loro trapasso 208 . Tutte le virtu ed il privilegio di una grande santita non sono attribuite solo al santo Iondatore della dinastia, ma alla dinastia stessa che ormai racchiude in se i pre- supposti della santita, avvallata dalle opere e dalla condotta in vita dei membri. An- che personaggi minori quali Radoslav e Vladislav trovano il loro spazio in questa ce- lebrazione, proprio perche discendenti dal sacro lignaggio e pienamente inseriti nella tradizione nemanide, in quanto hanno espletato la loro Iunzione di re cristiani e giusti 207 SteIano Prvovencani sara uIIicialmente canonizzato solo nel 1629 dal patriarca Pajsije (1614- 1647) 208 DANILO II, Livoti ?ralHeva i arhiepis?opa srps?ih. @apisao arh. Danilo i drughi, ed. Dj. DANICIC, Belgrado-Zagabria 1866 (ristampa, Londra 1972, 7ariorum Reprints, intr. Dj. TRIFUNOVIC), p. 1, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., pp. 483-484 59 in Iavore della patria serba e, sempre nel solco della tradizione, hanno abbracciato la vita monastica 209 . Danilo non solo perpetua la santita della dinastia, ma la rinnova e la riIonda sul- la Iigura maggiormente celebrata nella sua opera, quella del re Milutin. Nella disputa successoria che oppone Dragutin e Milutin lagiobiograIia dispiega tutte le potenzia- lita propagandistiche nella piena legittimazione del ramo dinastico che conquista il potere. La Iigura del re Dragutin viene celebrata con tutti i crismi dovuti al re cristiano perIetto, sotto la cui reggenza non vi Iu ingiustizia, di crudelta o usura, ne qualsiasi altro male 210 , e che converti molti eretici del paese di Bosnia alla Iede cristiana 211 . La stessa religiosita di Dragutin e quella del Ierventissimo cristiano, che prega a qual- siasi ora del giorno e della notte 212 . In piu, stretto osservante della tradizione Iamiglia- re, abbraccia la vita monastica, raccogliendo cosi in se tutti i presupposti per un rico- noscimento della santita. Tuttavia vengono parimenti prese le precauzioni per evitare che santo lo diventi eIIettivamente: secondo Danilo e Dragutin stesso ad interdire, sotto la minaccia di grande maledizione, che le sue spoglie vengano ispezionate e le sue reliquie venerate, anche nel caso in cui si producano eventi miracolosi nel luogo della sua sepoltura 213 . Al contrario, la piena legittimazione del ramo dinastico di Mi- lutin trova la sua sublimazione nella canonizzazione di questi, iniziata e conclusa nel- larco di pochi anni dalla sua scomparsa, come sara poi per il Iiglio e successore di Milutin, SteIano Decanski. La santiIicazione di Milutin e di suo Iiglio, come gia Iu la scelta da parte del santo Simeone per la successione sul suo trono, esclude di Iatto i rami laterali dalle pretese reali. Viene cosi salvaguardata limmagine dellarmonia che regna tra i rappresentanti della dinastia, sia nellumilta con la quale Dragutin, nellopera di Danilo, accetta la subordinazione della propria Iigura al Iratello, sia nelle motivazioni che vengono ad- 209 RADOJCIC, Lidologie monarchique, cit., p. 487 210 DANILO II, ed. DANICIC, p. 23, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 488 211 Ibid., p. 41, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 490 212 Ibid., pp. 38-39, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 489 213 Ibid., p. 52, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 491 60 dotte alla successione, secondo Danilo dovuta allinIermita di Dragutin causata da una caduta da cavallo 214 . Tuttavia le vicende storiche successive mettono in evidenza come i rapporti tra i due, e allinterno del regno tra il nuovo re e la nobilta, ed anche con la stessa regina Elena, madre dei due, non Iossero contraddistinti dalla serenita che Danilo lascia intendere 215 . La Iigura di Milutin e comunque la piu celebrata tra le 7itA regum et archiepiscoporum. Come nella migliore tradizione agiobiograIica, vie- ne esaltato il ruolo provvidenziale del bisnipote del santo Simeone Nemania 216 , il cui governo viene sostenuto dallavo con la protezione degli eserciti in battaglia 217 . E considerevole e pure lo spazio dato alla Iigura di Milutin come condottiero saggio e coraggioso che guida i suoi eserciti cristiani contro inIedeli e scismatici 218 . In Danilo II emerge, con lascesa politica, lascesa dellautoconsiderazione ser- ba. La decadenza dellImpero bizantino viene trasposto nellambito letterario: Andro- nico II (1282-1328) 219 e considerato lunico degno di sedere sul trono imperiale, men- tre vengono usate parole di aperto disprezzo nei conIronti di Michele VIII (1259- 1282), che rinuncio alla Iede cristiana, adottando la Iede latina 220 . Qui Iorse si intra- vedono i prodromi delle aspirazioni imperiali: a piu riprese la Iigura di Milutin viene accostata ad Alessandro Magno e Costantino il Grande 221 . Tra laltro i sovrani serbi sono gia ornati degli attributi che contraddistinguono limperatore: corona e trono sono qualiIicati come imperiali, come sono tipicamente imperiali abbigliamento e 214 MAVROMATIS, La 1ondation de lempire Serbe, cit., pp. 16-17 215 Dragutin conservo il potere su una parte del regno, in questo seguito da parte della nobilta e pro- babilmente appoggiato dalla stessa regina Elena: Ibid., pp. 21-25; L. MAVROMATIS, La Serbie de &i# lutin entre /<!ance et lOccident, Byzantion, 43 (1973), pp. 120-150, in part. p. 120 216 DANILO II, ed. DANICIC, p. 102, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 496 217 Ibid., pp. 117 e 121, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 498 218 I persiani, cioe i turchi, e limperatore unionista Michele VIII Paleologo 219 Andronico II e tra laltro suocero di Milutin, che sposa la sua unica Iiglia, Simonida, la quale por- ta in dote tutte le regioni della Macedonia settentrionale da poco conquistate dal re serbo 220 Ibid., p. 110, cit. in BOJOVIC, Lideologie monarchique, cit., p. 498; B. FERJANCIC, LarchevP# que Danilo II, cit.; in osservanza alla sua politica unionista Michele VIII si riproponeva tra laltro la soppressione dellautoceIalia della chiesa serba, cIr. MAVROMATIS, La 1ondation de lempire serbe, cit., p. 20 221 DANILO II, ed. DANICIC, pp. 130, 141, 143, 148, cit. in N. RADOSEVIC, Danilo II et la rthorique au# lique b<!antine, in LarchevPque Danilo II, cit., pp. 245-251, in part. 251-252. Laccostamento de- gli imperatori ad Alessandro Magno era vivamente raccomandato nei manuali bizantini di retorica, Ibid., p. 251 61 corte 222 . Naturalmente Danilo non manca di sottolineare la grande opera di Milutin quale Iondatore e restauratore di ediIici religiosi, come nella migliore tradizione ne- manide. Tuttavia non sappiamo se, sempre seguendo Iedelmente la tradizione Iami- gliare, sia pervenuto ad abbracciare labito monastico alla Iine della vita, pur avendo una rappresentazione che cosi lo ritrae 223 . E comunque nel luogo della sepoltura del re a Banjska, sua principale Iondazione religiosa, ben presto molti miracoli, segni pro- digiosi e visioni apparvero sulla tomba 224 . Con la Iigura di Milutin assistiamo ad una sorta di rinnovamento della santita della dinastia, Iondata sulla Iigura di un re santo, che costituisce la punta di diamante di unoperazione che si ripropone di perpetuare e di rinvigorire la tradizione iniziata con le opere di Sava e SteIano Nemanijc, e proseguita con Domenziano e Teodosio. Le 7itA degli arcivescovi costituiscono lulteriore conIerma alla sacralita del lignag- gio nemanide, che da vita attraverso la propria discendenza alla santiIicazione di co- loro che sono destinati a succedere a Sava alla guida della cattedra serba. E sempre nella migliore tradizione serba si colloca la Iigura stessa di Danilo II, arcivescovo e uomo di chiesa che, come i suoi predecessori letterari, celebra la dinastia operando at- tivamente per la santiIicazione dei suoi membri 225 . 222 FERJANCIC, LarchevPque Danilo, cit.; OSTROGORSKY, "robl5mes des relations, cit., p. 42 223 V. J. DJURIC, Le nouveau \oasaph, Cahiers Archeologiques, 33 (1985), pp. 99-109, in part. pp. 103-104, e Iig. 3 224 DANILO II, ed. DANICIC, p. 159, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 506. I re, a diIIe- renza degli arcivescovi, sono in grado di produrre eventi miracolosi solo post mortem: in Serbia non dispongono di poteri taumaturgici come in Francia e in Inghilterra 225 L. MAVROMATIS, Sur lide monarchique en Serbie au &o<en $ge, in LarchevPque Danilo II et son poque, cit., pp. 69-74; R. POPOVIC, LarchevPque Danilo II et la direction de lglise, in Ibid., p. 89-96 62 3. Le rappresentazioni iconograIiche corollario della letteratura agiobiograIica Gli ediIici religiosi eretti per volonta dei sovrani hanno un ruolo rilevante nella cele- brazione della dinastia e nella propaganda ideologica. La costruzione di chiese e mo- nasteri e una dimostrazione dellortodossia del re e del suo attaccamento alla chiesa, e quindi alla sua Iunzione di protettore della chiesa come istituzione, che provvede a Iornire dei mezzi necessari alla diIesa ed alla propagazione della Iede. Inoltre una Iondazione in particolare 226 e sempre destinata ad accogliere le spoglie mortali del re- gnante, e quindi a Iungere da mausoleo e da nucleo di irradiazione di un nuovo culto legato al sovrano. Per quanto riguarda piu strettamente laspetto propagandistico, oltre alla Ionda- zione in se, e soprattutto con le decorazioni pittoriche che viene diIIusa lideologia dinastica. InIatti tutte le rappresentazioni iconograIiche delle principali Iondazioni re- ligiose serbe mostrano la stretta dipendenza con la contemporanea letteratura agiobio- graIica 227 , tanto che il valore delle composizioni stesse risiede piu che nel carattere storico e artistico, essenzialmente nella Iunzione di mezzo di propaganda 228 . Le deco- razioni murali che rappresentano i sovrani nemanidi traggono sempre ispirazione da unopera piu o meno coeva: sono pertanto la trasposizione pittorica della concezione ideologica dominante. Come sui testi letterari, anche sui muri delle grandi chiese pos- siamo seguire la medesima evoluzione dellideologica. Le piu antiche rappresentazioni sono naturalmente quelle dedicate al Iondatore della dinastia, Simeone Nemania. Nelle chiese del monastero di Studenica, intorno al 1235, vengono dipinte le scene che celebrano la Iigura del gran zupano: la partenza per lAthos e larrivo, la morte ed il trasIerimento delle reliquie del monaco Simeone 226 Quando le Iondazioni erano piu duna: inIatti Iurono circa quaranta gli ediIici religiosi che, con cadenza pressoche annuale, il re Milutin Iece ristrutturare o costruire e3 novo. Tuttavia diversi so- vrani costruirono una sola Iondazione, come ad esempio i primi successori di SteIano Prvovencani 227 V. J. DJURIC, %ompositions historiques dans la peinture mdivale serbe et leur parall5les litt# raires, Zbornik Radova Vizantoloskog Institua, 11 (1968), pp. 119-127, in part. p. 120 228 Ibid., p. 127 63 a Studenica. La scelta dei soggetti raIIigurati, e la loro rappresentazione, ricalca pres- soche Iedelmente quanto scritto da Sava. La raIIigurazione delle scene trae lispira- zione Iondamentale non solo dal testo letterario serbo, ma, come la letteratura agio- biograIica prende spunto dallAntico e Nuovo Testamento, cosi liconograIia si muo- ve nello stesso solco. La celebrazione iconograIica si giova cosi non solo del modello letterario autoctono, ma anche di un modello Iigurativo tradizionale dellarte cristia- na 229 : se la Ionte letteraria della rappresentazione dellarrivo di Simeone al monte Athos e la 7ita di Sava, il modello Iigurativo e la rappresentazione dellingresso trionIale di Gesu a Gerusalemme 230 . Queste pitture, e le successive a Sopocani e Gra- dac, costituiscono il modello della pittura celebrativa serba medievale. Nel nartece della chiesa di Sopocani, durante la reggenza di Uros I, verso il 1270, viene dipinta una sequenza di diciotto scene che raIIigurano lepisodio biblico di Giuseppe 231 . Tuttavia laIIresco vuole essere soprattutto una celebrazione della sto- ria serba e dei suoi sovrani, alludendo in particolare allincoronazione di SteIano Pr- vovencani e alla sua successione al trono, secondo quanto viene narrato nelle 7ite di Simeone e Sava 232 . La trasposizione di personaggi storici serbi nelle vesti di perso- naggi biblici e Iunzionale al discorso impostato gia nella prima letteratura agiobiogra- Iica, volto alla presentazione del popolo serbo come nuovo popolo eletto ed allaI- Iermazione dellorigine divina del potere dei governanti. Si tratta del resto di una ca- ratteristica gia tipica delliconograIia bizantina, che tendeva a rappresentare i sovrani come re biblici e questi come preIigurazione dellimperatore di Costantinopoli 233 . Bi- sanzio in questo caso determina ampiamente liconograIia serba: nellaIIresco di So- 229 DJURIC, %ompositions historiques, cit., pp. 120-121 230 Ibid., p. 121; Quando Iu vicino alla citta, alla discesa del monte degli ulivi, tutta la Iolla dei di- scepoli, con gioia, comincio a lodare Dio |.|, LB%$, 19, 37 231 A. GRABAR-T. VELMANS, Gli a11reschi della chiesa di SopoNani, Milano 1965; V. LAZAREV, Storia della pittura bi!antina, Torino 1967, p. 298; R. LJUBINKOVIC, Sur le s<mbolisme de lSistoire du nar# the3 de SopoNani, in Lart b<!antin du 4IIIe si5cle 'S<mposium de SopoNani( ,+::., Belgrado 1967, pp. 207-237; NASTASE, Lide imperiale en Serbie, cit., pp. 174-181 232 DJURIC, Le nouveau \oasaph, cit., p. 102 e Iig. 2; LJUBINKOVIC, Sur le s<mbolisme de lSistoire, cit., pp. 212-236; NASTASE, Lide imperiale, cit., p. 175 233 A. GRABAR, Lempereur dans lart b<!antin. Recherches sur lart o11iciel de lempire dOrient, Parigi 1936, pp. 95-96 64 pocani non solo i sovrani serbi sono presentati come personaggi biblici, ma anche raI- Iigurati con attributi tipici della regalita bizantina 234 . Sempre a Sopocani, di Iianco alla Storia di Giuseppe, viene rappresentato lAl- bero di Iesse 235 , accostato pero ad un albero genealogico abbreviato 236 , disposto oriz- zontalmente, della dinastia nemanide: qui e ancor piu esplicito laccostamento della dinastia serba ai re israeliti e quindi la conIigurazione del popolo serbo come nuovo Israele. Lepoca di Danilo II coincide con la piena maturazione dellideologia dinastica anche a livello iconograIico. Nelle rappresentazioni che lo stesso Danilo II commis- siona nelle chiese di Gracanica (1320 circa) e di Pec (1330 circa) 237 , la griglia dellAl- bero di Iesse viene svuotata dei consueti personaggi biblici per essere riempita con la discendenza di Simeone Nemania, e i cui successori sul trono serbo sono ritratti sem- pre con attributi propri dellimperatore 238 . Come la letteratura, liconograIia segue levoluzione politica ed ideologica. La dipendenza dai testi letterari e una conseguenza del Iatto che questi erano le principali letture dei committenti delle opere 239 : se nelle opere letterarie si sviluppava lideolo- gia monarchica serba, questa parallelamente riIletteva la sua evoluzione nei temi ico- nograIici. 234 LJUBINKOVIC, Sur le s<mbolisme de lSistoire, cit., p. 231 235 Ibid., p. 17; NASTASE, Lide imperiale, cit., pp. 178-179 236 G. BABIC, Les portraits de DeTani reprsentants ensemble DeTans?i et DuKan in DeTani et lart b<!antin au milieu du 4I7e si5cle. $ loccasion de la clbration des 0:D ans du monast5re de DeTani 'septembre ,+-:., pp. 273-286, in part. p. 227. Gli alberi genealogici abbreviati della dina- stia nemanide sono quelli che rappresentano la discendenza omettendo i passaggi intermedi delle- voluzione della dinastia. Nellalbero genealogico abbreviato di Decani ci sono solo Simeone, Sava, Milutin e Dusan con il padre Decanski 237 NASTASE, Lide imperiale, cit., pp. 186-187 238 Questa rappresentazione e riprodotta in G. CIOFFARI, Gli !ar di Serbia( la "uglia e S. @icola, Bari 1989, p. 73; V. J. DJURIC, 7i!antiHs?a 1res?e u \ugoslaviHi, Belgrado 1974, Iigg. 57 e 58; secondo S. RADOJCIC, Der =lassi!ismus und ihm entgegengeset!te ;enden!en in der &alerei des ,C. \ahrhun# derts bei den orthodo3en /al?anslaven und den Rum]nen, in $ctes du 4I7e %ongr5s International des Etudes /<!antines( I, ed. par M. BERZA-E. STNESCU, Bucarest 1974, p. 192-194, lo stesso Danilo II avrebbe ideato questa iconograIia 239 DJURIC, %ompositions historiques, cit., pp. 126-127 65 4. I continuatori di Danilo II e la desolidarizzazione dal potere temporale La compilazione della raccolta inaugurata da Danilo II continua Iino alla meta del XIV secolo, con la 7ita, incompiuta, di SteIano Dusan, mentre altre tre brevi 7ite dei primi tre patriarchi serbi completano la raccolta Iino al 1376, presumibilmente scritte da un secondo e, Iorse, da un terzo continuatore anonimo 240 . Da questo momento in poi la celebrazione della monarchia, o meglio, dellimpero, viene aIIidata unicamente agli atti uIIiciali e ai testi di carattere giuridico. La Ionte storica principale che ci rac- conta delle conquiste e dellespansione territoriale della Serbia di Dusan, e che allo stesso tempo continuea a celebrare la santa dinastia nella sua globalita, esula dalla tradizionale narrazione agiobiograIica che si e aIIermata nel secolo e mezzo prece- dente. Nei diplomi della cancelleria restano una costante i riIerimenti ai luminosissi- mi istruttori, signori e maestri, il misericordioso Simeone e il santo Sava 241 . Lo stes- so Dusan, nel Codice promulgato nel 1349 a Skopje e nel 1353 a Serre, narra in pri- ma persona come SteIano, credentissimo in Cristo, |Iu coronato| imperatore di tutti i Serbi e dei Greci, cosi come delle terre bulgare e di tutto lovest, del Litorale, della Frigia |possedimenti Iranchi e latini in generale| e dellAlbania, attraverso la grazia e con laiuto di Dio 242 . In pratica giunge drammaticamente alla rottura quel rapporto di perIetta ouoviu che ha caratterizzato la nascita e lo sviluppo dello stato serbo me- dievale. Le prime avvisaglie gia si hanno con la mancata elevazione di Danilo II al soglio arcivescovile, quando Milutin non riesce ad imporne lelezione nel 1317: e evidente- mente il segno che qualcosa, nel rapporto tra sovrano e gerarchie ecclesiastiche, ini- ziava ad incrinarsi. In eIIetti la politica interna di Milutin va verso un raIIorzamento 240 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 180, n. 40. Il terzo continuatore anonimo dovrebbe aver scritto le ultime tre 7ite di patriarchi poste alla Iine della raccolta, cIr. G. L. MCDANIEL, ;he Genesis o1 Danilos $ntholog<, in $rchevPque Danilo II, cit., p. 217-224 241 Carta per Chilandari del 1354, edita in S. NOVAKOVIC, Xa?onis?i Spomenici, Belgrado 1912, p. 427 242 Xa?oni? DuKana cara srps?og ,*C+ i ,*:C, ed. S. NOVAKOVIC, Belgrado 1898, p. 3, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 519, n. 1 66 del potere centrale che, come avviene contemporaneamente anche in altre regioni eu- ropee, tende ad accentrare nella mani del sovrano il potere decisionale. Un certo inde- bolimento del peso della chiesa serba sotto il regno di Dusan diviene sempre piu evi- dente. Il suo Codice rappresenta la volonta di porre la legge dello stato al di sopra delle parti e della stessa persona imperiale 243 . Ne esce cosi Iortemente sminuito il ruo- lo di mediatore e di arbitro che il clero serbo aveva sempre avuto nelle querelles poli- tiche interne, nonche il ruolo di garante della legittimita dinastica. InIatti la stessa santita della Iigura del monarca tende ad allontanarsi dallappartenenza alla santa di- nastia, sempre celebrata dagli esponenti del clero. La legittimazione della persona reale inizia a procedere direttamente dalla volonta divina che, con un graduale quanto evidente accostamento al costume romano-bizantino, investe direttamente il monarca del proprio consenso tramite i successi accordatigli sui campi di battaglia 244 . La prote- zione della religione cristiana contro eretici ed inIedeli, e le opere del monarca in Ia- vore della chiesa, sono il giusto corollario che sancisce la santita del potere assoluto del regnante. Evidentemente la chiesa serba non puo accettare una tale riduzione del suo ruo- lo. A cio si aggiunga lo sconcerto provocato nelle gerarchie ecclesiastiche dallanate- ma della chiesa madre di Costantinopoli, e si comprende come lormai lampante mancanza di concordanza di intenti tra i due poteri preclude la strada alla continua- zione del rapporto di collaborazione che ha contraddistinto la storia serba dalla Iine del XII secolo in poi. Tuttavia questo processo di ampliamento del potere monarchico appare inizial- mente, almeno in parte, ratiIicato dallo stesso continuatore di Danilo, gia nella 7ita del successore di Milutin, SteIano Uros III Decanski, al quale il potere della sua po- tenza |Iu accordato| da parte del Signore, cosi come la vittoria sugli stranieri |era sta- ta accordata| al credentissimo zar Costantino 245 . Il sostegno in battaglia, negli scrit- 243 Larticolo 168 recita: Tutti i giudici devono giudicare secondo la legge, in maniera equilibrata, e conIormemente a cio che e scritto nel Codice, e non per timore dellimperatore, P. K. LEBL, Le %ode Douchan, Parigi 1912, p. 64 244 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 528-529 245 CONTINUATORE DI DANILO II, ed. DANICIC, p. 171, cit. in BOJOVIC, Lidologie, p. 528 67 tori precedenti, veniva concesso dal Signore tramite lintermediazione dei santi Si- meone e Sava. Nella 7ita di Decanski il re serbo si rivolge direttamente allOnnipo- tente: '|.| e rendi maniIesta la Tua potenza, come avevi allora aiutato il mio signo- re Simeone Nemania contro i suoi nemici 246 . La 7ita di Decanski e ancora unagio- biograIia, che si sviluppa nel solco della tradizione nemanide: quella di un re credente e timorato di Dio, che assolve cristianamente le proprie Iunzioni di monarca e rappre- senta un buon esempio di pieta per tutti, nella patria del paese serbo 247 , opera per il bene della chiesa e si preoccupa della propria anima. Sempre nel pieno rispetto della tradizione Iamigliare egli Ia costruire il monastero di Decani, che sara il suo mauso- leo e dal quale viene il suo soprannome, e dove allinizio del secolo successivo Gre- gorio Camblak scrivera la sua agiograIia. La 7ita successiva, quella del Iuturo imperatore Dusan, conclude la raccolta di Danilo II per quanto riguarda i re, mentre, come detto, le 7ite dei prelati che ricopro- no la piu alta carica della chiesa serba vengono composte Iino quasi a coprire crono- logicamente lintero XIV secolo. I primi due anni del regno di Dusan sono narrati con una dovizia di particolari che non si riscontra in nessunaltra opera precedente. Proba- bilmente, se lautore avesse portato a termine questa 7ita, essa avrebbe rappresentato il lavoro piu voluminoso del medioevo letterario serbo 248 . Gesta e Iigura del sovrano sono celebrate con la consueta enIasi dellagiobiogra- Iia uIIiciale, ponendo quasi Dusan ad un livello superiore allo stesso Simeone, come a voler rappresentare lambizione alla quale poteva anelare la grande espansione del regno che si stava producendo sotto questo sovrano: Costui Iu reso degno della grande e indicibile misericordia divina, ricevendo un nome grande e gloriosissimo, al di sopra degli zar antichi e dei suoi parenti ed antenati 249 . Il tono con cui inizia la narrazione lascia presupporre che la stesura avvenga in un momento in cui il sovrano gode ancora del completo sostegno interno: la nobilta serba, visti gli enormi vantaggi 246 Ibid., p. 181, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 531 247 Ibid., cit., p. 204, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 536 248 BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 538 249 CONTINUATORE DI DANILO II, ed. DANICIC, p. 215, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 538 68 che ne trae, non puo certo trovarsi in disaccordo con la politica espansionistica del so- vrano 250 . Nello stesso tempo la chiesa nazionale non puo certo vedere male la prospet- tiva di un raIIorzamento nel generale panorama del mondo ortodosso: dopotutto il re SteIano |Dusan|, |.| pio e amico del Cristo, elevato da Dio, potente e autocrate di tutto il paese serbo e del Litorale, ricevette il trono imperiale 251 con il pieno consen- so dellarcivescovo Danilo, in un momento in cui limperatore di Bisanzio, in balia delle lotte intestine per la successione al trono e delle intromissioni esterne nelle pro- pria vita politica, non appare assolutamente in grado di diIendere la cristianita, come al suo rango spetta. Evidentemente tutti erano coscienti, nella Serbia del tempo, dei beneIici che un sovrano realmente potente, nel pieno rispetto della chiesa e delle sue prerogative, porta alla cristianita ortodossa. Linterruzione della biograIia di Dusan porta quindi a supporre che essa sia stata iniziata negli anni immediatamente antece- denti la proclamazione imperiale, e che proprio questultima sia intervenuta come causa di Iorza maggiore: o meglio, la scomunica da Costantinopoli, verso cui le ge- rarchie ecclesiastiche serbe, ancora Iortemente legate al rispetto dellordine gerarchi- co bizantino anche per lo stretto legame con il monachesimo athonita, nutrono certa- mente una riverenza maggiore di quella che la classe politica ha nei conIronti dello stesso imperatore romano 252 . La chiesa serba potrebbe anche accettare uneventuale conquista di Costantinopoli, e persino lavvicendamento di una classe politica serba alla guida dellImpero, ma a patto che tutto cio avvenga senza trasgredire la legge che regnava allinterno del %ommon>ealth, nonche la stessa armonia interna delloi?u# mene ortodossa. Nel momento in cui Dusan la scavalca, riducendola quasi allimpo- tenza politica e decisionale, Iino a subire la scomunica e lanatema del principale re- Ierente religioso, la chiesa serba non si trova piu nella condizione di avvallare la poli- tica del sovrano. Nelle successive compilazioni della raccolta delle 7ite le parole di condanna verso la proclamazione imperiale sono aperte e decise: parole che pero nessuno osa 250 OSTROGORSKI, Etienne DuKan et la noblesse serbe, cit. 251 CONTINUATORE DI DANILO II, ed. DANICIC, p. 215, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, p. 538 252 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 546 69 pronunciare quando limperatore e ancora in vita Le vicende successive della storia serba sono incluse nella narrazione delle 7ite dei patriarchi serbi, che dopo aver ricu- cito lo strappo grazie al principe Lazzaro, con il concilio di Pec del 1375, continuano, non sappiamo quanto legittimamente, a Iregiarsi del titolo che loro aveva concesso Dusan. Negli accenni al successore sul trono imperiale serbo-greco, SteIano Uros V, il tema dominante e rappresentato dalla constatazione di come il declino politico ser- bo sia intimamente correlato con la perdita della grazia divina. 70 5. La disIatta di Kosovo Polje e lagiobiograIia della ricostruzione Il rapido dissolvimento dellevanescente disegno imperiale di SteIano Dusan, e la successiva estinzione della dinastia nemanide, sono le premesse al graduale declino della Serbia nel XV secolo, Iino alla deIinitiva occupazione turca e al totale assorbi- mento nello stato ottomano. Lunita del regno un tempo raccolto intorno alla leader# ship nemanide lascia il posto ad una serie di potentati piu o meno grandi, che rivendi- cano in maniera piu o meno decisa leredita del trono di Simeone. Tra questi quello guidato dal principe Lazzaro si impone, nellarco di circa un decennio dalla morte dellultimo nemanide 253 , come legittimo erede della dinastia storica. Oltre alla poten- za economica 254 e militare ed alla Iitta rete di alleanze matrimoniali 255 , Lazzaro si gio- va del rapporto privilegiato che, nella migliore tradizione nemanide, instaura con la chiesa 256 , che nella crisi generale del potere temporale conserva intatta la propria Ior- za morale ed organizzativa. Tuttavia le ambizioni del principe si scontrano con un Iattore che esula dalla po- litica interna: lespansione turca che prosegue inarrestabile verso il cuore dei Balcani. Lazzaro, alla guida di un esercito cristiano, trova la morte a Kosovo Polje: la battaglia e la morte del principe hanno presto una grande eco in tutto lo spazio balcanico ed impregnano di se tanto la letteratura immediatamente successiva, quanto la letteratura e la poesia popolare lungo tutta la dominazione turca. La santita di Lazzaro costitui- sce il mito Iondatore di una nuova legittimita dinastica: la morte tragica ed eroica nel- la piana del Cossovo e lepisodio redentore del peccato di Dusan che ha generato tutti 253 F. BARISIC, La statut du prince La!ar en tant que souverain, in Le prince La!ar, cit., p. 45-63, se- condo il quale il riconoscimento unanime di Lazzaro dagli altri potentati va collocato tra il 1378 e il 1386 254 Lazzaro controllava gli importanti centri minerari di Novo Brdo e Rudnik 255 Tutte le Iiglie di Lazzaro Iurono sposate ad importanti magnati serbi o a principi di nazioni vici- ne, cIr. V. MOSIN, Etienne La!ar( prince souverain et la tradition de la souverainet des @manides lors de la bataille de &arica ',*9,. Husqu celle de =osovo ',*-+., in Le prince La!ar, cit., pp. 13- 43, in part. p. 43 256 J. KALIC-MIJUSKOVIC, Le Grand \oupan Ste1an @emanHa et le prince La!ar, in Le prince La!ar, cit., pp. 151-159; R. MIHALJCIC, Le prince La!ar et la restauration de lEtat serbe, in Ibid., p. 1-11 71 i mali della Serbia, ed allo stesso tempo la pietra angolare della Iondazione di una nuova legittimita 257 . Lazzaro viene canonizzato quasi subito dopo la morte, nel 1392, per opera del patriarca Danilo III, e in pochi anni sono prodotti in Serbia una decina di testi, di na- tura sia ecclesiastica sia proIana, che lo celebrano. La letteratura che Ia da corollario alla santiIicazione presenta tratti di sostanziale innovazione rispetto allagiobiograIia precedente. Innanzitutto ce un processo di 'democratizzazione della letteratura di- nastica. Gia Lazzaro Ia diIetto, rispetto alla tradizione, per le origini relativamente modeste 258 . Nel ciclo letterario a lui consacrato la massa dei cristiani spesso e prota- gonista del racconto al di sopra o alla pari del principe. Inoltre Danilo II e i suoi con- tinuatori non nominano mai esponenti particolari della nobilta 259 , mentre nel ciclo let- terario cosiddetto del Cossovo ci sono opere che danno ampio risalto ad altri eroi cri- stiani 260 . Tuttavia la nuova agiobiograIia non puo Iare a meno di attribuire a Lazzaro tratti tipici della letteratura di epoca nemanide, a partire dal legame acquisito sposan- do Milica, discendente diretta di Simeone Nemania. A cio vanno aggiunti la condotta cristiana ed il ruolo di protettore della chiesa e di Iondatore di ediIici religiosi 261 . Il culto di Lazzaro non e Iine a se stesso, ma strettamente legato alla nascita del- la nuova dinastia che su questo culto deve basare la sua legittimita: per alcuni anni letteratura e iconograIia celebrativa si rivolgono quasi esclusivamente alla gloriIica- zione del principe. Lestinzione della nuova dinastia nel giro di due generazioni ripor- ta poi ben presto lorizzonte della produzione artistica e letteraria alle Iigure dei santi tradizionali che lo hanno ispirato Iino ad allora, cioe Simeone e Sava, che, per un bre- ve lasso di tempo, sono eIIettivamente 'oscurati da Lazzaro 262 . 257 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 573 258 Secondo il patriarca Danilo III il padre di Lazzaro, Pribac, alla corte di Dusan aveva il titolo di veli?i sluga carev, in greco u ootiko, cIr. A. SOLOVIEV, Odabrani spomenici srps?og prava, Belgrado 1926, pp. 166-167, cit. in BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 578, n. 26 259 Salvo in due casi, nei quali vengono Iatti i nomi del gran zupano Dragos e del gran vojvoda No- vak Grebostrek, cIr. BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 580, n. 37 260 Ibid., p. 580-581 261 Ibid., pp. 581 e segg. 262 Ibid., pp. 598-603 72 CAPITOLO QUARTO STEFANO DEANSKI E GREGORIO CAMBLAK 1. Le vicissitudini ed il regno di SteIano Uros III SteIano Uros III, detto poi Decanski dal nome della sua principale Iondazione religio- sa, regna sulla Serbia tra il 1321 e il 1331. Nasce intorno al 1275 dal matrimonio tra Milutin, non ancora re, e la sua seconda moglie Elena, Iiglia del sebastocrator Gio- vanni di Tessaglia, sposata nel 1273 263 . Della sua giovinezza sappiamo che verso la Iine del secolo Ia parte di un gruppo di ostaggi che Milutin consegna alla corte del ?han tataro insieme ad altri nobili. Tornato in Serbia, tra il 1330 e il 1305, sposa Teo- dora di Bulgaria, dalla quale ha i suoi primi due Iigli: il Iuturo re ed imperatore SteIa- no Dusan, e Dusica, che muore prematuramente. In questi stessi anni, secondo la pra- tica inaugurata in Serbia da Uros I 264 , e probabilmente associato al trono quale re3 Ho# ven e riceve dal padre il governo dei territori che erano appartenuti alla regina Elena: inIatti Milutin, in un documento del 1308, lo presenta al papa come proprio successo- re 265 . Proprio dai territori che ha ricevuto in appannaggio, nel 1314, si ribella al padre, seguendo cosi quella sorta di tradizione uIIiciosa che ha gia caratterizzato in piu oc- casioni le successioni sul trono nemanide. Il primo biograIo di Decanski dice che il giovane re si ribello perche spinto da una parte della nobilta e da cattivi consiglieri. La sorte tuttavia non gli arride come ad altri predecessori: Milutin doma presto la ri- 263 M. PURKOVIC, ;>o @otes on &edieval Serbian Sistor<, The Slavonic and East European Re- vie, 29 (1951), pp. 545-549, in part. p. 547; sul regno di Decanski CIRKOVIC, I Serbi, cit., pp. 109- 112 264 Fu inIatti SteIano Uros I il primo re nemanide ad associare al trono il proprio Iiglio SteIano Dra- gutin, allo scopo di renderne automatica la successione 265 CIRKOVIC, I Serbi, cit., p. 109 73 volta e Ia incarcerare ed accecare il Iiglio, per poi spedirlo in esilio a Costantinopoli con la moglie ed i Iigli. SteIano ritorna in patria e si riconcilia con il padre poco prima che questi, vec- chio e malato, trascorra lultimo periodo nellincapacita di gestire la situazione inter- na. InIatti, tra il 1220 e il 1221, la Serbia viene sconvolta da una serie di rivolte, so- prattutto nelle regioni piu periIeriche rispetto alla capitale del regno ormai localizzata a Skopje. Le precarie condizioni di salute del sovrano, e la conseguente situazione di incertezza che ne deriva, evidentemente incoraggiano il desiderio di alcuni nobili di allargare la propria sIera di autonomia. I tumulti non risparmiano neanche il corteo Iunebre che accompagna le spoglie del re alla sepoltura nel monastero di Banjska. Alla morte del padre SteIano si propone tra i successori al trono, dichiarando di aver riacquistato miracolosamente la vista per intercessione di San Nicola. Levento rappresenta un punto a suo Iavore di Ironte agli altri pretendenti, in quanto evidente segno divino, tanto piu in una dinastia che ha Iatto del consenso divino la garanzia della propria legittimita. Inoltre un Iatto cosi prodigioso non ha mai riguardato altri Nemanidi 266 , che in vita hanno dato prova di santita unicamente con la pratica di virtu cristiane ed espletamento delle Iunzioni proprie del re ortodosso. Decanski succede cosi di Iatto al padre, anche se lincoronazione uIIiciale avvie- ne solo il giorno dellEpiIania del 1322. Tuttavia il nuovo sovrano si trova a doversi contendere il trono con altri due pretendenti: Vladislav, Iiglio di Dragutin, ed il Iratel- lastro Costantino, nato dal terzo matrimonio del padre con Anna di Bulgaria, sposata nel 1284 267 . Costantino esce presto dalla lotta per il trono, morendo in battaglia Iorse per mano dello stesso Vladislav 268 , che riesce temporaneamente ad imporre la sua au- torita sulle terre appartenute al padre. Nel giro di pochi anni Decanski e pero in grado 266 Il potere taumaturgico in vita e proprio solo ai santi serbi che sono stati uomini di chiesa, quali gli arcivescovi, mentre i sovrani compiono miracoli solo post mortem 267 PURKOVIC, ;>o @otes, cit., p. 547 268 ORBINI, Il regno degli Slavi, cit., p. 254, riporta la notizia che Vladislav, il quale sindebitava co Rausei pe Iar la guerra, Iece crociIiggere Costantino, e per cio da Decanski Iu successivamente gettato in carcere, dove mori. Tuttavia lOrbini non appare una Ionte molto attendibile, soprattutto riguardo al regno di Decanski, poiche conIonde molti eventi che riguardarono invece la vita di Mi- lutin, quali ad esempio la questione del quarto matrimonio e lunione con la piccola Simonida 74 di venire a capo della situazione. I primi scontri militari con Vladislav sono del 1324, e proseguono Iino al 1326, anno in cui Vladislav e deIinitivamente sconIitto ed il suc- cessore di Milutin puo nuovamente estendere la propria autorita Iino al conIine con lUngheria. Nel corso della sua reggenza, sul Ironte interno, SteIano Decanski viene impen- sierito soprattutto dalle regioni periIeriche. Tra il 1327 e il 1328 venne coinvolto in un breve conIlitto con Ragusa e lo stesso avviene nel 1329 con la Bosnia. Questo si e gia rivelato un problema dopo le prime espansioni territoriali di Milutin, che ha stabi- lito la corte a Skopje. Lo stesso Dusan sara costretto ad interrompere piu duna cam- pagna militare per Ironteggiare le rivolte soprattutto dei nobili di zone settentrionali o costiere. Decanski nel 1324 sposa una principessa bizantina, Maria Paleologa, dalla quale ha altri due Iigli, Elena e Simeone Uros 269 . Cio nonostante i rapporti con lImpero si deteriorano presto. InIatti Decanski, nel corso delle lotte per il trono imperiale tra An- dronico II (1822-1328) e il nipote Andronico III (1328-1341), appoggia il pretendente piu anziano. Dopo la conquista del trono, Andronico III stringe nel 1328 unalleanza antiserba con la Bulgaria di Michele Sisman (1323-1330): i due si accordarono aIIin- che lesercito imperiale penetri nei territori serbi dalle regioni meridionali, mentre ai bulgari spetta il compito di attaccare la Serbia da oriente. Dopo aver lasciato avanzare le truppe di Andronico nella Macedonia orientale, lesercito serbo aIIronta quello bul- garo a Velbuzd nel luglio del 1330. La battaglia si risolse in un trionIo serbo, nel cor- so del quale si distingue particolarmente il giovane Dusan. Proprio lascesa di Dusan e la premessa al subitaneo declino di Decanski. Il gio- vane ed ambizioso principe, spinto Iorse dalla nobilta piu bellicosa 270 , e Iorse impen- sierito da altri potenziali pretendenti al trono quali potevano essere i Iigli di secondo letto di Decanski, stringe i tempi della successione: si Ia incoronare re nellaprile del 269 Teodora di Bulgaria mori intorno al 1320 270 OSTROGORSKI, Etienne DuKan et la noblesse serbe, cit. 75 1331, dopo aver Iatto imprigionare il padre, che muore poco dopo in circostanze mi- steriose 271 . I testi agiograIici e le acolutie composte in suo onore, nonche il rinvenimento delle sue reliquie incorrotte, dotate di potere taumaturgico, Ianno si che la canonizza- zione di SteIano Uros III avvenga poco dopo la morte, nel 1338, o al piu tardi nel 1343 272 . Daltronde le sue vicende in vita, nel periodo antecedente il conseguimento della dignita regale, sono veramente degne di un martire: miracolato, diventa re ed e il tipico sovrano nemanide protettore della Iede e della patria, costruttore di ediIici re- ligiosi 273 ed osservante dei precetti cristiani. Il suo culto conosce subito una grande diIIusione: insieme a Sava e a Simeone, e il santo serbo piu rappresentato nelle composizioni iconograIiche durante il dominio ottomano 274 . Inoltre, sempre insieme a Sava e Simeone, e lunico santo serbo al quale vengono dedicate tavole rappresentanti scene di tutta la sua vita 275 . Le venerazione di Uros III conosce grande diIIusione Iino in Russia, grazie allopera di Gregorio Cam- blak, ma anche grazie al miracolo della restituzione della vista da San Nicola: nelle rappresentazioni iconograIiche russe del taumaturgo viene spesso rappresentata anche la restituzione della vista a Decanski 276 . 271 ORBINI, Il regno degli Slavi, cit., p. 259, sostiene che Decanski viene strangolato in carcere su espresso ordine di Dusan, che viene dallo stesso Decanski maledetto. La maledizione, secondo la quale Dusan deve pagare il parricidio con la perdita del regno, e destinata pero a ricadere sul nipote Uros V 272 Sulla data della canonizzazione del sovrano serbo le Ionti Iorniscono questi due dati in disaccor- do tra loro: sette anni dopo la morte secondo Gregorio Camblak, nove anni secondo Costantino dOstrovica. A. SOLOVIEV, =ada bio progloKen !a sveca '?ralHa DuKana povelHa lims?om manastiru., Bogoslovlje, 4 (1929), pp. 284-298, situa la canonizzazione tra il 1339 e il 1343, basandosi essen- zialmente su una carta di Dusan del 29 ottobre 1343; cIr. BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., p. 475, n. 9 e p. 532, n. 39 273 Il complesso di Decani, destinato a mausoleo del re, e costruito tra il 1327 ed il 1335 274 V. J. DJURIC, Ic^ne du Saint roi Ste1an BroK III DeTans?i avec des sc5nes de sa vie, Balkan Stu- dies, 24/2 (1983), pp. 373-401, in part. pp. 373-374 275 Ibid., p. 375 276 S. PETKOVIC, ;he Li1e o1 Ste1an DeTans?i in Russian &iniatures and _rescoes o1 ,0 th and ,9 th cen# turies, in DeTani et lart b<!antin au milieu du 4I7e si5cle, Belgrado 1989, pp. 427-428; sulla diIIu- sione del culto dei santi serbi in Russia anche ID., Bna icona russa ra11igurante santi serbi nella "i# nacoteca 7aticana, in Orientalia Christiana Periodica, 37 (1971), pp. 491-499; sulla diIIusione del culto di Decanski Iuori dalla Serbia anche R. CREEANU, Bne centre minier et une 1ondation reli# gieuse serbe en Oltnie au 47IIe si5cle, Bulletin - Association Internationale dEtudes du Sud-Est Europeen, 12/1 (1974), pp. 206-207 76 2. Vita ed opere di Gregorio Camblak Gregorio Camblak, autore della seconda 7ita di SteIano Uros III Decanski, rappre- senta una della Iigure piu singolari del panorama letterario medievale dellarea slava e ortodossa, in quanto appartiene al patrimonio culturale di tutte le principali nazione ortodosse. Causa ne e la sua nazionalita dubbia alquanto, la vita sua stessa, la sua sIera dazione e gli argomenti dei suoi scritti; |.| le opere sue riIlettono le sue pere- grinazioni, la sua molteplice attivita, ed appartengono a varie letterature, a seconda dellargomento, dellambiente da cui procedono e cui spettano 277 . OIIre inIatti il suo contributo artistico alla letteratura bulgara, poi a quella serba e a quella russa, e viene riconosciuto da buona parte degli storici rumeni come il primo scrittore della lettera- tura moldava 278 . Le poche notizie che abbiamo della giovinezza ci vengono dai rari dati autobio- graIici che Gregorio stesso riporta nelle sue opere. NellElogio del &etropolita %i# priano 279 , scritto alcuni anni dopo la morte dellecclesiastico, ci racconta dellincontro avvenuto a Trnovo 280 , intorno al 1378, tra Cipriano ed Eutimio, patriarca di Trnovo. Gregorio ci dice che allora era un ragazzo, utilizzando il termine otroTes?<i, che in altri testi coevi indica leta adolescenziale: ne deduciamo che deva essere nato ap- prossimativamente intorno al 1365 281 , durante gli ultimi anni del regno di Giovanni 277 CRONIA, Saggi di letteratura, cit., p. 87 278 N. IORGA, Sistoire des Roumains et de la Romanit orientale, Bucarest 1957, III, pp. 188-189; di opinione contraria P. NASTUREL, Bne prtendue 2uvre de Grgoire %ambla?6 `Le mart<re de saint \ean le @ouveauI, in $ctes du "remier %ongr5s International des Etudes /al?aniques et Sud#Est Europennes, SoIia 1971, pp. 345-351 279 DellElogio del &etropolita %ipriano, esiste una traduzione inglese in M. HEPPELL, ;he Ecclesi# astical %areer o1 Gregor< %ambla?, Londra 1979, pp. 108-122, che si basa sulledizione russa: ARCHIMANDRITA LEONIDA, ateniHa v imperators?om obKTestve istorii i drevnosteH rossiHs?i3( I( 7, Mo- sca 1872, pp. 25-32 280 Non ce unopinione unanime sulla denominazione della capitale del secondo impero bulgaro: in- dipendentemente dalla lingua usata, i diversi studiosi riportano il nome della citta come Tarnovo, Trnovo, Tirnovo, Turnovo, Trnovo. Qui si preIerisce la lezione piu simile al nome attuale: Veliko Trnovo 281 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %arrer, cit., p. 5 e p. 12, n. 3 77 Alessandro (1333-1371). Il luogo della nascita e probabilmente Trnovo, poiche in piu occasioni, come nel "anegirico del patriarca Eutimio, Gregorio dice di avervi passato linIanzia 282 . La sua era probabilmente una Iamiglia molto importante della Bulgaria: un Camblak menzionato in un documento del tempo dello zar Boril (1207- 1218) e qualiIicato Gran "rimicerio 283 , mentre altri Camblak sono conosciuti come ricchi commercianti della Dalmazia e di altre regioni balcaniche 284 . La Iamiglia di Gregorio e Iorse un ramo bulgaro della Iamiglia bizantina uukev, originaria della Macedonia e trasIeritasi in Bulgaria al tempo dei Paleologi 285 . La giovinezza di Gregorio coincide con lultimo grande periodo di prosperita e di sviluppo della Bulgaria medievale prima dellinvasione turca: unepoca Ielice an- che da un punto di vista culturale, caratterizzata dallattivita della cosiddetta Scuola di Trnovo: uno dei principali esponenti ne e il patriarca Eutimio, di cui Camblak e allievo e discepolo, e presso il quale viene iniziato agli studi, ricevendovi il primo in- dirizzo culturale 286 . Dopo un primo periodo di Iormazione lascia Trnovo, compiendo la classica pe# regrinatio academica che non e inusuale per un giovane acculturato del suo ceto so- ciale: parte probabilmente prima che la citta venga saccheggiata dai Turchi nel 1393 287 e si sposta inizialmente verso lAthos, come egli stesso ricorda in uno dei suoi 282 Parte del "anegirico del "atriarca Eutimio e edito in Irancese in R. BERNARD, La prise de ;arno# vo par les ;urcs et le3ile du patriarche Euth<me, in &langes Ivan DuHTev, cit., pp. 27-39; lA. nellintroduzione dice di essere in procinto di pubblicare unedizione integrale dellopera (p. 27), che non e stato pero possibile reperire; alcuni brani, sempre relativi alla presa di Trnovo, sono editi in italiano in CRONIA, Saggi di letteratura, cit., pp. 87-89 283 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %arrer, p. 6 284 N. BANESCU, "eut#on identi1ier le Xamblacus des documents ragusainsO, in &langes %harles Diehl( cit., I, pp. 31-35 285 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 6; Dj. Sp. RADOJICIC, I/ulgaralbanitoblahosJ et ISerbalbanitobulgaroblahosJ6 deu3 caractristiques ethniques du sud#est europen du 4I7e et 47e si5cles, pp.77-79, Romanoslavica, 13 (1966), sostiene invece che i Camblak Iossero di origine Valacca, (p. 79); sulla Iamiglia dei Camblak esiste uno studio in greco: G. I. THEOCHARIDES, bc defghijklmno, ukcovku, 5 (1961-1963), pp. 125-183 286 CAMBLAK, Elogio, trad. HEPPELL, p. 112 287 I. DUJCEV, La conquPte turque et la prise de %onstantinople dans la littrature slave de lpoque, in &edioevo bi!antino#slavo( cit., pp. 333-488, in part. p. 349 78 sermoni 288 , anche se non abbiamo dati per quantiIicare la durata del soggiorno sulla Santa Montagna ne per conoscere i luoghi visitati. Successivamente si trasIerisce a Costantinopoli, dove probabilmente soggiorna qualche tempo nel monastero del "an# to?rator che gia ha ospitato SteIano Decanski nellesilio costantinopolitano, e dove Camblak acquisisce Iorse dati che da utilizzare nella stesura della vita del re martire serbo 289 . Comunque e nellultimo decennio del XIV secolo che deve ricevere labito monastico. Nel 1401 dovrebbe entrare al servizio del patriarca Matteo, anche se non possia- mo identiIicare con assoluta certezza il nostro autore con il Gregorio al quale viene aIIidata una missione presso la chiesa ortodossa di Moldavia 290 , e tuttavia non esisto- no neanche dati per escludere categoricamente questa individuazione. InIatti il man- dato consiste nellindagare sulla Iigura di un certo Giuseppe, consacrato vescovo dal metropolita di Galizia nonostante le regioni moldave e valacche aIIeriscano giurisdi- zionalmente ad Ocrida. Se la sovranita politica sulla Moldavia era allora contesa tra i regnanti ungheresi e polacchi, lappartenenza culturale e religiosa era senza dubbio bizantino-slava: Gregorio e percio un personaggio adatto allo svolgimento del compi- to, soprattutto per le sue conoscenze linguistiche, in quanto la lingua liturgica e lette- raria in Moldavia e lo slavo, probabilmente sconosciuto allaltro religioso partecipan- te alla missione, il diacono greco Manuele. Nel corso del soggiorno moldavo Grego- rio scrive Iorse il &artirio di San Giovanni @uovo, che narra del supplizio di un mer- cante di Trebisonda intorno al 1330 nella citta di Belgorod 291 per opera del governato- re della citta, deIinito persiano, come i bizantini si riIerivano generalmente ai non cristiani provenienti dallOriente, mongoli o turchi. La paternita dellopera non viene pero unanimemente riconosciuta a Gregorio Camblak 292 . I manoscritti dellopera non 288 E. E. GOLUBINSKIJ, IstoriHa russ?oH Ter?vi( IIY,, Mosca 1900, p. 376, cit. in HEPPELL, ;he Ecclesia# stical %areer, cit., p. 15, n. 22 289 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 10 290 Ibid., pp. 19-24 291 In rumeno Cetatea Alb, attuale Belgorod-Dnestrovski, appartiene oggi allUcraina 292 NASTUREL, Bne prtendue 2uvre, cit., p. 351, n. 31, che cita in accordo con lui V. Sl. KISELKOV, "rou?i i oTerti po starobplgars?a literatura, SoIija 1956, p. 236 e pp. 246 e segg.; E. P. NAUMOV, =em napisano vtoroe Hitie Ste1ana DeTans?ago, Mosca 1963, pp. 60-73; ed in parte anche P. RUSEV- 79 speciIicano altro sullautore, se non il nome di Gregorio igumeno del monastero del Pantokrator 293 . Tuttavia Gregorio Camblak, nelle cronache rumene del secolo suc- cessivo, viene gia ricordato come autore dellopera, nonche come predicatore presso la cattedrale di Suceava 294 allinizio del XIV secolo, epoca nella quale avviene presu- mibilmente la translazione delle reliquie di San Giovanni Nuovo e quindi la composi- zione della relativa narrazione del martirio. Gli avversori della paternita di Camblak, oltre a spostare nel tempo e nello spazio gli avvenimenti 295 , citano a suo sIavore so- prattutto i grecismi presenti nel testo 296 , che pero, se si considera il precedente sog- giorno a Costantinopoli, non rappresentano un impedimento a questa attribuzione. Inoltre la tradizione rumena ci tramanda limmagine di un Gregorio autore di predi- che e di sermoni, immagine che ritroviamo anche nella tradizione russa. Dopo il breve soggiorno in Moldavia, Gregorio trascorre alcuni anni in Serbia, tra il 1402 e il 1406, periodo che per larga parte deve passare ricoprendo la carica di igumeno di Decani. Non e da escludere che sia arrivato in Serbia gia dopo aver in- contrato il despota SteIano Lazarevic a Costantinopoli, poiche proprio nel 1402 Gre- gorio rientrava dalla Moldavia ed il principe serbo si recava presso limperatore per ottenere il riconoscimento uIIiciale del titolo di despota 297 . Tra il 1403 e il 1404 Cam- blak compone la 7ita del Iondatore del monastero di Decani, SteIano Uros III. Al pe- riodo serbo appartiene anche unaltra opera di Camblak, il Racconto della transla!io# ne delle reliquie di Santa "et?a in Serbia 298 , reliquie che erano conservate a Vidin, al- lora in territorio turco. Una 7ita della santa gia era stata scritta dal patriarca Eutimio: lo scritto di Camblak ne costituisce praticamente una continuazione 299 . Tuttavia la A. DAVIDOV, GrigoriH %ambla? v RumuniHa i v starata rumuns?a literatura, SoIia 1966 293 Nome tuttavia riIeribile anche al monastero di Decani, nel quale Camblak ricopri la carica di aba- te 294 Allepoca centro principale della Moldavia e sede del principe 295 La citta del martirio non sarebbe stata Cetatea Alb bensi tale Capo Bianco in Crimea, la transla- zione sarebbe avvenuta verso il 1415, e la stesura dellopera tra il 1432 e il 1439, dopo la morte di Camblak, sopravvenuta nel 1419, NASTUREL, Bne prtendue 2uvre, cit., pp. 347-349 296 Ibid., cit., pp. 350-351 297 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., pp. 30-31 298 E. TURDEANU, La littrature bulgare du 4I7e si5cle et sa di11usion dans les pa<s roumains, Parigi 1947, pp. 153-154 299 InIatti questo scritto e conosciuto anche come Epilogo della 7ita di santa "et?a 80 breve composizione era probabilmente un discorso destinato ad essere letto in occa- sione della cerimonia conseguente alla translazione a Belgrado, come lasciano sup- porre i riIerimenti alla solennita del giorno. Camblak tesse inIatti gli elogi dei regnan- ti serbi, la piissima regina del paese serbo, la sposa del re santo e di eterna memoria, Lazzaro, e dei suoi due Iigli: il despota SteIano ed il despota Vuk 300 , ricordando il loro interessamento presso il sovrano turco Bajazid per ottenere le preziose reliquie. Sono ugualmente presenti costanti apprezzamenti ed elogi nei conIronti del popolo serbo e di tutto il paese 301 . Gregorio lascia la Serbia nellestate del 1406, su invito dellamico Cipriano, che dal 1390 ricopre la carica di metropolita di Kiev e di tutta la Russia. Seguendo le istruzioni di questultimo transita in Lituania prima di giungere a Mosca, che dal 1325 e sede del primate della chiesa russa. Nel corso del XIV secolo inIatti, lascesa politica della Lituania e arrivata Iino al conseguimento della sovranita sulla parte oc- cidentale delle terre russe, e i principi lituani iniziano ad avanzare presso la sede pa- triarcale di Costantinopoli la richiesta di una giurisdizione ecclesiastica separata per la regione di Kiev, indipendente da quella moscovita, per raIIorzare il proprio potere nella regione. Cosi nel 1375 Cipriano, dopo una missione per conto del patriarca Filo- teo, viene nominato metropolita di Kiev, Lituania e Piccola Russia, restando pero sempre subordinato alla sede di Mosca, per poi acquisire la giurisdizione su tutta la diocesi con la morte del metropolita Aleksej, nel 1378 302 . Solo intorno al 1390 riesce ad essere eIIettivamente riconosciuto come tale, quando nel Irattempo i principi litua- ni hanno optato per la conIessione latina. Nonostante cio Cipriano conserva buoni rapporti sia con essi sia con i principi di Mosca 303 . E probabilmente in vista di un eventuale impiego ecclesiastico che Cipriano contatta Gregorio, e per questo lo invita a transitare in Lituania, allo scopo di intro- durlo presso la corte del principe Vitovt. Tuttavia, prima che Gregorio possa giungere 300 TURDEANU, La littrature bulgare, cit., p. 153 301 Ibid., p. 154 302 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., pp. 36 e segg. 303 Ibid., p. 44 81 a Mosca, Cipriano viene a mancare. Non abbiamo notizie su come Gregorio passi gli anni iniziali del suo soggiorno russo, e le prime notizie certe su di lui le abbiamo nuo- vamente nel 1409, quando, su invito di Vitovt si reca a Kiev per pronunciare lElogio di %ipriano, che nel titolo completo recita: Orazione Iunebre di Gregorio, abate del monastero Pliniarsky, monaco e presbitero, per Cipriano, arcivescovo di Russia, me- ritevole di essere menzionato tra i Santi 304 . Riguardo al monastero che menziona nel titolo non si hanno altre notizie e non e quindi possibile identiIicarlo con precisio- ne 305 . LElogio di %ipriano e una delle opere che riporta piu dati autobiograIici se comparato al poche che Gregorio dice di se altrove: Iornisce notizie sulla sua giovi- nezza 306 e la prima Iormazione culturale a Trnovo 307 presso Eutimio. Per il resto poi tesse gli elogi del deIunto, paragonandolo Irequentemente a personaggi dellAntico Testamento 308 , ricordando la sua opera quale importante patrimonio di tutta la chiesa ortodossa e il grande entusiasmo che aveva suscitato la sua visita a Trnovo 309 , ed evocando il grande impegno per la chiesa russa, alla quale aveva consacrato buona parte della sua attivita, concludendo lorazione deIinendolo luce della terra russa 310 . Dopo la morte di Cipriano il nuovo metropolita non viene eletto immediatamen- te. Solo nel 1410 arriva a Mosca Fozio, che e pero stato consacrato a Costantinopoli ben due anni prima, nel 1408. Questi giunge in un momento diIIicile per la citta, da 304 Ibid., p. 46 305 E. E. GOLUBINSKIJ, IstoriHa russ?oH Ter?vi( IIY,, Mosca 1900, nota 1 p. 375, propone lidentiIicazio- ne con un monastero nei pressi di Costantinopoli conosciuto come q ovq tev Huvupciov citato in F. MIKLOSICH-J. MLLER, $cta et Diplomata GrAca &edii Avi sacra et pro1ana( I, pp. 194 e 423, cit. in HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 52, n. 61 306 Gregorio deIinisce Cipriano il Iratello di mio padre, cIr. CAMBLAK, Elogio, trad. HEPPELL, p. 114. Tuttavia questa aIIermazione non andrebbe letta in senso Iisico, bensi in senso spirituale. InIatti non si hanno altri documenti che riportino la notizia: il metropolita di Kiev non viene mai chiamato Ci- priano Camblak, ne in Ionti narrative ne documentarie: J. HOLTHUSEN, @eues !ur Er?l]rung des @ad# grobnoe Slovo von GrigoriH %ambla? au1 den &os?auer &etropoliten =iprian, in Slavistische Stu# dien !um 7I. Internationalen Slavisten?ongress in "rag ,+0-, Ed. E. KOSCHMIEDER und M. BRAUN, Monaco 1968, pp. 372-382; D. OBOLENSKY, $ Philorhomaios anthropos6 &etropolitan %<prian o1 =iev and $ll Russia, in Dumbarton Oaks Papers, 32 (1978), pp. 79-98, qui pp. 80-81 307 CAMBLAK, Elogio, trad. HEPPELL, p. 112 308 Ibid., p. 118 309 Ibid., p. 113 310 Ibid., p. 120 82 poco sconvolta da unincursione tatara ed aIIamata da una grave carestia. Come se non bastasse, ben presto si crea un movimento di ostilita nei suoi conIronti, che pero piu che a Mosca ha il suo Iulcro a Kiev, e al quale probabilmente non e estraneo il principe lituano Vitovt, sempre desideroso di separare la Russia occidentale dalla giu- risdizione ecclesiastica di Mosca. Egli Iormula nei conIronti di Fozio non solo laccu- sa di trascurare lantica e prestigiosa sede di Kiev, ma anche quella, altrettanto usua- le, di simonia 311 . Motiva cosi la sua nuova richiesta di unamministrazione separata per la diocesi di Kiev, Iino a quando, nellestate del 1414, raduno gli arcivescovi nel suo territorio e disse loro: 'scegliete chiunque voi desiderate sia metropolita di Kiev, e quindi lasciate che vada a Zargrad |Costantinopoli| aIIinche sia Iormalmente consa- crato come metropolita di Kiev. Ed essi scelsero Gregorio Camblak, bulgaro di na- scita 312 . La scelta di Camblak testimonia probabilmente il prestigio che il monaco ha acquisito nel corso del soggiorno presso Vitovt, anche se e destinato a subire uninat- tesa umiliazione quando si reca a Costantinopoli, ed il patriarca Eutimio, successore di Matteo, gli riIiuta la consacrazione 313 . Costantinopoli continua cosi a riIiutare ai territori governati da Vitovt la separazione da Mosca, Iino a quando lo stesso Vitovt non impone la consacrazione di Gregorio Camblak quale metropolita di Kiev ai ve- scovi che amministrano le diocesi che sono sotto la sua autorita 314 . Successivamente i vescovi scrivono una lettera 315 che giustiIica la loro decisione citando, tra laltro, il caso della Serbia e della Bulgaria, che godevano o avevano goduto di autonomia ec- clesiastica: questargomentazione Ia pensare ad una partecipazione dello stesso Cam- blak alla stesura della missiva 316 e quindi ad un suo consapevole coinvolgimento in questa vicenda, anche se non possiamo dire quanto spinto da Vitovt. InIatti Gregorio 311 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 69-70 312 NIKON, "atriarKaHa ili @i?onovs?aHa letopis, in "oln2 Sobranie Russ?i3 LetopiseH( 4I, ed. S. F. PLATOV, San Pietroburgo 1897 (ristampa, Mosca 1965), p. 224, cit. in HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 58 313 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 59 314 Ibid., p.62 315 Della lettera esistono tuttavia due versioni non completamente simili: NIKON, "atriarKaHa ili @i?o# novs?aHa, cit., pp. 227-230; Russ?aHa IstoriTes?aHa /ibliote?a( 7I, n 38, coll. 310-314; citt. in HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 77, n. 36 316 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 65 83 Camblak sembra avere in piu occasioni un atteggiamento quanto meno passivo di Ironte alle vicende che lo riguardano: lascia la guida del monastero di Decani solo perche chiamato in Russia da Cipriano e, nonostante egli stesso si deIinisca discepolo del patriarca Eutimio, non e mai stato un partigiano della sua riIorma ortograIica 317 . Laccettazione della carica, che gli veniva sostanzialmente da Vitovt piu che dai ve- scovi, gli costa la scomunica e lanatema da parte di Costantinopoli nel 1416, come si evince da una lettera di protesta che Fozio indirizza ai principi e ai boiardi e a tutta la popolazione ortodossa di Lituania 318 . Nella lettera Fozio rivolge tra laltro un ap- pello alla nobilta e al clero lituano, aIIinche Gregorio sia privato della carica. Cio no- nostante pare che lappello di Fozio sia resti inascoltato, salvo in alcuni ambienti par- ticolari: sembra inIatti che la maggioranza della popolazione, ivi compreso il clero, accetti abbastanza passivamente la scissione da Mosca e la nomina di Gregorio a me- tropolita 319 . Questa attivita di Camblak a Kiev coincide con un periodo abbastanza diIIicile per le regioni della Russia occidentale. Le incursioni dei tatari, che per un breve pe- riodo arrivarono anche ad assediare la citta, costringono Camblak a spostare la sua sede a Vilnius 320 . Cosi e normale che, della breve attivita a capo della chiesa di Kiev, non rimanga alcuna documentazione di attivita amministrative o pastorali. Tuttavia e probabile che a questo periodo risalga il "anegirico del "atriarca Eutimio, la cui morte era sopravvenuta allinizio del secolo. InIatti i manoscritti che tramandano il testo riportano come autore Gregorio, arcivescovo di Russia 321 . Il "anegirico si svi- luppa come una tipica agiograIia 322 : dopo un preambolo retorico, dove Eutimio e pa- ragonato ai patriarchi della Bibbia, Camblak racconta della sua vita, a partire dalla sua giovinezza, dalliniziazione religiosa e dai soggiorni al Monte Athos Iino alla no- mina patriarcale. Una parte considerevole del "anegirico e poi dedicata alla conqui- 317 Ibid., p. 101 318 Ibid., pp. 71-74; la lettera e edita in Russ?aHa IstoriTes?aHa /ibliote?a( 7I, n 39, coll. 315-356 319 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., pp. 74-75 320 Ibid., p. 81 321 TURDEANU, La littrature bulgare, cit., p. 152 322 DUJCEV, La conquPte turque, cit., p. 354; TURDEANU, La littrature bulgare, cit., p.
150 84 sta turca ed alla resistenza di Eutimio, Iino allesilio dello stesso patriarca. Tuttavia lincertezza e lapprossimazione che si riscontrano nella narrazione dei Iatti ne Ianno unopera di secondaria importanza dal punto di vista prettamente storico 323 , ma al contrario rappresenta un lucido aIIresco dello stato danimo che permeava la coscien- za degli slavi meridionali nel momento in cui stavano per essere soggiogati dagli in- vasori turchi 324 . Lunica documentazione che troviamo ancora, relativa a Gregorio Camblak, e quella riguardante la sua visita al Concilio di Costanza, iniziato nel 1413 allo scopo di porre Iine allo scisma che aveva portato la cristianita occidentale ad avere ben tre ponteIici alla sua guida. Probabilmente lo stesso Vitovt lo invita a partecipare al con- cilio, dove arriva nel Iebbraio del 1418 325 , in compagnia di un altro prelato slavo, il maestro di teologia Maurizio di Boemia, che e presumibilmente anche il suo interpre- te. Qui ebbe anche un colloquio con il neoeletto papa Martino V (1147-1431) 326 , di Ironte al quale pronuncia un sermone riassunto nel diario del cardinale Fillastre 327 . Nellorazione Camblak esprime la propria gratitudine nei conIronti del concilio che ha posto Iine allo scisma che aIIliggeva la chiesa di Roma, ed auspica che presto si possa porre Iine anche a quello che da piu tempo oppone la chiesa greca e quella lati- na, chiedendo al riguardo che venga convocato un apposito concilio 328 . Questo sermo- ne doveva comunque avere una precedente redazione, conservata in slavo ed intitola- ta Elogio di Gregorio( arcivescovo di =iev e di tutta la Russia( ai Galli( agli Italiani ed ai Romani e a tutti i Galli del %oncilio di _iren!e e %ostan!a 329 . Oltre alle ampie lodi rivolte ai partecipanti, che occupano circa meta del testo, egli esprime ugualmen- te lauspicio di un riavvicinamento tra le due chiese, che nella redazione latina viene 323 Ibid., pp. 151-152 324 DUJCEV, La conquPte turque, cit., p. 359 325 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit., p. 85 326 Ibid., p. 87 327 L. R. LOOMIS, ;he %ouncil o1 %onstance, Ne York-Londra 1961, pp. 435-437 328 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, pp. 87-90 329 Ibid., p. 90-92; EAD., @e> Light on the 7isit o1 Grigori ;sambla? to the %ouncil o1 %onstance, Studies in Chuch History, 13 (1976), pp. 227-229 85 connotato da un certo spirito di sottomissione alla Iigura papale: evidentemente lau- tore romano vuole caratterizzare il testo in maniera piu consona alle proprie vedute. A parte lepisodio del colloquio col papa, non ci sono altre menzioni di Grego- rio, che quasi certamente rientra in Lituania nel 1419, anno in cui diverse cronache russe ne registrano la morte 330 . 330 EAD., ;he Ecclesiastical %areer, p. 94; A. I. JACIMIRSKIJ, GrigoriH %ambla?6 oTer? ego Fi!ni( ad# ministrativnoH i ?niFnoH deHatelbnosti, San Petersburg 1904 e M. TEFNESCU, &itropolitul Grigorie qamblac. 7iara si operele sale, Revista Pentru Istorie, Archelogie i Filologie, 2 (1884), pp. 1-64 e pp. 163-174, hanno sostenuto che Gregorio non sia morto nel 1419, bensi sia tornato in Moldavia, e li abbia cambiato nome in Gabriele, e sia stato attivo Iino alla meta del secolo come copista; tesi che e stata ampiamente smentita in E. TURDEANU, Grgoire %ambla?6 1au3 arguments dune biogra# phie, Revue des Etudes Slaves, 22 (1946), pp. 46-81; F. J. THOMSON, ;he _alse Identit< o1 Grego# r< %ambla? >ith Gabriel Bric. ;he _ull E3tent o1 $le3ander tatsimirs?<s _raud E3posed, Slavica Gandensia, 23 (1996), pp. 117-169 86 CAPITOLO QUINTO LA SECONDA VITA DI STEFANO DEANSKI 1. I dubbi sollevati sullattribuzione della seconda 7ita di SteIano Decanski Tra la Iine del secolo scorso e gli inizi del nostro, alcuni eruditi che si sono occupati della vita e degli scritti di Gregorio Camblak, si sono pronunciati per una notevole 'dilatazione della sua opera, sia dal punto di vista qualitativo sia quantitativo 331 , pre- supponendo un allargamento della sIera di interessi e del raggio dazione, nel tempo e nello spazio, delluomo di chiesa e dello scrittore. Questi studiosi ipotizzavano liden- tiIicazione di Camblak con lo scriba moldavo Gabriel Urich, che opera in Moldavia nel periodo che va dagli anni della morte di Camblak, cioe intorno al 1419, Iino alla meta del XIV secolo. In sostanza Camblak intorno al 1419 non sarebbe morto, ma si sarebbe trasIerito in un monastero moldavo, dove prende il nome di Gabriele e, Iino alla meta del secolo, prosegue la sua attivita essenzialmente come copista. Queste tesi sono state comunque conIutate, in piu di unoccasione, dalla critica successiva 332 , che ha dimostrato come Iossero Iondate su pregiudizi nazionalistici, quando non sulla pura malaIede 333 . Al contrario, tra gli anni sessanta e settanta, alcuni studiosi maniIestano la ten- denza alla 'contrazione dellopera di Camblak, dubitando persino sullattribuzione 331 JACIMIRSKI, GrigoriH %ambla?, cit.; TEFNESCU, &itropulitul Grigorie qambla?, cit. 332 THOMSON, ;he _alse Identi1ication, cit.; TURDEANU, Grgoire %ambla?, cit. 333 Se gli eccessi interpretativi del vescovo moldavo Melchidesec teInescu possono essere attribui- ti al clima culturale ottocentesco di riscoperta ed esaltazione delle radici nazionali, indipendente- mente dalla loro oggettivita storica, loperato di Jacimirski e al contrario Iondato su documenti vo- lutamente manomessi o interpolati (TURDEANU, Gr5goire %ambla?, cit.), IalsiIicazioni che Iarebbero supporre che lA. Iosse pressato dalla necessita di emergere assolutamente negli ambienti accademi- ci anche a causa delle sue precarie condizioni economiche (THOMSON, ;he _alse Identi1ication, cit.,) 87 di una parte degli scritti tradizionalmente ritenuti di Camblak. Questi dubbi hanno ri- guardato soprattutto il &artirio di San Giovanni @uovo 334 , e con esso la produzione rumena e lo stesso soggiorno di Camblak in Moldavia. Proprio i dubbi sulla reale pre- senza di Camblak in territorio moldavo sono la causa, e allo stesso tempo la conse- guenza, della negazione della paternita di questopera. Relativamente alla seconda 7ita di SteIano Decanski, i dubbi sulla paternita di Camblak sono stati sollevati soprattutto da uno studioso russo, E. P. Naumov 335 , che ha ipotizzato che questa 7ita sia stata scritta da uno scrittore serbo omonimo. Nau- mov basa le sue teorie sullargomentazione che i toni patriottici dellopera siano attri- buibili solo ad un autore serbo 336 , e che in ogni caso componga il testo prima della di- sIatta di Kosovo Polje, poiche lopera, secondo lo studioso, appare estranea ad un ambiente che invece dovrebbe risentire Iortemente delle conseguenze politiche del- linvasione turca 337 . Quindi, se lo scritto e antecedente alla battaglia del 1389, ligu- meno del monastero di Decani non puo essere assolutamente Camblak, allepoca troppo giovane 338 . Oltre ad una solida tradizione, esistono anche altri Iondamenti per attribuire con certezza lopera alligumeno di Decani 339 . Innanzitutto di ordine stilistico, poiche in piu passi dellopera ricorrono evidenti paralleli e similitudini con unaltra opera la cui attribuzione a Camblak non viene messa in dubbio, e cioe il "anegirico del patriarca Eutimio 340 . La vicinanza tra i due testi risalta in diversi passi, come ad esempio nel- laccostamento tra la soIIerenza di Decanski per la scomparsa del giovane Iiglio Dusica durante lesilio costantinopolitano, e la soIIerenza di Eutimio di Ironte ai pati- menti degli abitanti di Trnovo causati dai turchi: in entrambi i testi la soIIerenza in- 334 V. Sl. KISELKOV, "rou?i i oTerti, cit.; NASTUREL, Bne pretendue 2uvre, cit.; RUSEV-DAVIDOV, Grigo# riH %ambla? v RumuniHa, cit. 335 E. P. NAUMOV, =em napisano vtoroe Hitie Ste1ana DeTans?ago, cit., pp. 60-73 336 Ibid., p. 69 337 Ibid., p. 68 338 Ibid., pp. 68-69 339 K. MECEV, Sur la paternit de la deu3i5me `7ie dutienne Decans?iI, Byzantinobulgarica, 2 (1966), pp. 303-321 340 Ibid., p. 306 88 teriore e la sopportazione del dolore da parte del cristiano sono accostate allepisodio biblico di Giobbe 341 . Inoltre le parole di esaltazione e di elogio della nazione serba non sono aIIatto Iuori luogo in un cristiano ortodosso del XIV secolo, poiche vanno considerate nella prospettiva di solidarieta interortodossa che linvasione turca va creando tra le popo- lazioni slave, e tra queste e lImpero bizantino 342 . Tra laltro, un ospite quale e Grego- rio Camblak in Serbia, non poteva non avere parole di estremo riguardo verso il paese che lo accoglie in un momento diIIicile per la cristianita dei Balcani. Un altro signiIi - cativo esempio al riguardo, e costituito della ripresa delle medesime deIinizioni geo- graIiche. InIatti, come nel "anegirico del patriarca Eutimio, ritroviamo la stessa deIi- nizione della Serbia come ovest dellIllirico 343 . Gli stessi dati storici Iorniti nella seconda 7ita di Decanski sono indicativi della lontananza temporale della voce narrante dagli eventi. La scarsa dovizia di particola- ri, nonche limprecisione nel riIerirli, suIIragano lipotesi di unopera scritta molto tempo dopo la scomparsa del re martire. Rispetto alla prima 7ita di Decanski conte- nuta nella raccolta di Danilo II, diversi avvenimenti sono riIeriti in maniera sommaria ed imprecisa, in particolare alcuni tra gli eventi principali della vita di Decanski, come la battaglia di Velbuzd 344 o la lotta contro leresia, che colloca la politica reli- giosa di Decanski nel solco della classica tradizione nemanide. InIatti viene Iatto coincidere lesilio di SteIano a Costantinopoli con la presenza nella capitale imperiale degli eretici Barlaam il Calabro ed Ancidino 345 . E evidente come in questa 7ita la pre- 341 Ibid., pp. 310-311 342 Ibid., p. 305 343 Ibid., p. 312 344 Ibid., pp. 314 e 316. La battaglia di Velbuzd nella seconda 7ita di Decanski ricopre uno spazio quattro volte inIeriore rispetto alla raccolta di Danilo II stando alle edizioni a stampa: pp. 178-179 in $rhiepis?op Danila, ed. DANICIC, cit., e pp. 71-74 in GREGORIO CAMBLAK, LitiHe Ste1ana BroKa III od GrigoriHa minha, ed J. SAFARIK, Glasnik Drustva Srpske Slovesnosti, 11 (1859), pp. 35-94 345 La presenza di Barlaam a Costantinopoli e invece registrata a partire dalla meta degli anni 20 del XIV secolo, e solo nel 1333 comincio a comporre i primi scritti poi tacciati di eresia, quindi ben dopo la scomparsa di Decanski, cIr. CIOFFARI, Gli Xar di Serbia, cit., pp. 49-51; la lotta contro lere- sia di Barlaam ed Ancidino e piu riIeribile agli anni della gioventu di Eutimio: si trattava evidente- mente delleresia piu conosciuta da Camblak, quindi eresia per eccellenza, cIr. MECEV, Sur la pater# nit, cit., p. 311 89 occupazione principale dellautore sia la celebrazione della Iigura del santo e del Ion- datore del monastero, piu che la Iruibilita come opera storiograIica o puro testo com- memorativo dinastico. Gli elogi alla dinastia sono limitati allintroduzione dellagiograIia, e vanno letti quindi come un omaggio ed un ringraziamento delligumeno di Decani al paese che lo accoglie. Questa chiave di lettura smentisce in maniera evidente le teorie che mira- no a rimettere in discussione la paternita della seconda 7ita di Decanski, che non puo che continuare ad essere vista, senza ragionevole dubbio, come Irutto del lavoro del monaco di origine bulgara Gregorio Camblak. 90 2. DiIIusione dellopera di Gregorio Camblak ed edizioni moderne Nonostante la santita sia insita nellessenza stessa della dinastia, come emerge dal la- voro di Danilo II e dei suoi continuatori, non tutti i re serbi vengono uIIicialmente ca- nonizzati in epoca medievale. SteIano Decanski e pero uno di questi, ed insieme a quello di Sava e Simeone, nel lungo periodo della dominazione turca, il suo e uno dei culti piu osservati, sia nella popolazione serba 346 sia in altre regioni delloi?umene or- todossa: la sua 7ita e una delle piu lette e diIIuse della letteratura serba medievale. Gia una 7ita di Decanski era inserita nella voluminosa raccolta delle 7itA regum et archiepiscoporum, che, come detto, ebbe larghissima diIIusione in tutto il mondo or- todosso. Lo stesso avviene per la 7ita che circa mezzo secolo dopo compone Grego- rio Camblak, quando e igumeno del monastero di Decani. I manoscritti che traman- dano questo testo sono non solo numerosi, ma anche prodotti al di Iuori dei conIini naturali serbi. Se ne contano circa venti 347 lungo un arco temporale che va dagli anni immediatamente successivi alla stesura Iino al XIX secolo, ed alcuni sono prodotti anche in Bulgaria, Russia e Grecia 348 . Questa diIIusione capillare e un evidente riIles- so sia delle vicende personali e culturali di Gregorio Camblak, Iigura Iondamentale per tutte le principali letterature del mondo slavo, sia della diIIusione del culto di Decanski Iuori dalla Serbia. 346 Il piu antico salterio serbo a stampa conservato (Cettigne 1495), indica quali culti principali quelli di Simeone Nemania, Sava I, Arsenio I e SteIano Decanski, cIr. L. PAULOVIC, =ultovi lica ?od Srba i &a?adona!a, Smederevo 1965, pp. 189, 269 e 272-273, cit. in BOJOVIC, Lidologie, cit., p. 487, n. 52 347 Per un elenco dettagliato dei manoscritti che tramandano la 7ita di Decanski scritta da Camblak si veda CIOFFARI, Gli !ar di Serbia, cit., p. 119 348 In questo caso il monastero serbo di Chilandari sul monte Athos, che si trova eIIettivamente den- tro i conIini etnici della Grecia, ma che puo anche essere considerato parte integrante del territorio serbo 91 E tra laltro una delle prime agiobiograIie ad assurgere alla dignita di testo a stampa, con ledizione curata da J. SaIarik 349 che risale al 1859, ed appare nella rivi- sta Glasnik Drustva Srpske Slovesnosti 350 . Una seconda edizione, con traduzione in serbo moderno allinterno di un lavoro piu generale sul periodo serbo di Gregorio Camblak, viene pubblicata da D. Petrovic nel 1989 351 . Tuttavia, quella che viene ge- neralmente considerata la migliore edizione della 7ita di SteIano Decanski di Grego- rio Camblak, e quella in bulgaro moderno, curata da vari studiosi bulgari e data alle stampe nel 1983 352 . Oltre a queste tre edizioni in lingue slave, esistono due pubblica- zioni in lingue occidentali: alcuni brani sono tradotti in inglese nellantologia curata da Butler 353 , alla quale si aggiunge di recente quella che e probabilmente la prima tra- duzione in lingua italiana di unagiograIia serba, a cura di G. CioIIari, in appendice ad un lavoro consacrato essenzialmente ai rapporti tra la Serbia e la Puglia in eta me- dievale 354 . Ledizione di CioIIari e pero dichiaratamente incompleta, poiche si basa su un codice che omette larghi brani della narrazione 355 . La scelta di un codice che ripor- ta solo parzialmente lopera di Camblak e determinata dal tema generale della mono- graIia, che centra lattenzione sui rapporti tra la Serbia e la Puglia nel medioevo, Io- calizzati sulla Iigura di uno dei santi piu rappresentativi della regione, San Nicola. 349 Lopera di Danilo II viene stampata per la prima volta nel 1865, quella di Sava nel 1928 350 In italiano /ollettino della Societ delle Lettere Serbe. La rivista viene edita a Belgrado tra il 1847 ed il 1863, e continua le pubblicazioni come Glasnik Srpskog Ucenog Drustva (/ollettino della Societ delle Scien!e Serbe) Iino al 1985 351 G. CAMBLAK, =nHiFevti rad i SbiHi, trad. e intr. di D. PETROVIC, Belgrado 1989 352 G. CAMBLAK, Litie na Ste1an DeTans?i ot Grigorii %ambla?, ed. e studio introduttivo a cura di A. DAVIDOV-G. DANCEV-N. DONCEVA-PANAJOTOVA-P. KOVACEVA-T. GENCEVA, SoIia 1983 353 BUTLER, &onumenta Serbocroatica, cit., pp. 71-78; un brano della 7ita di Decanski, relativo alla descrizione paesaggistica del monastero di Decani, e tradotto in inglese in HEPPELL, ;he Ecclesiasti# cal %areer, cit., p. 32; passi dellopera sono tradotti in Irancese in BOJOVIC, Lidologie monarchi# que, cit., pp. 610, 614, 618-619, 622, 624, 625-626, 627-628 e 631 354 CIOFFARI, Gli !ar di Serbia( la "uglia e San @icola, cit., pp. 119-168. 355 Il codice RumHanTev, conservato nella biblioteca Lenin di Mosca. Le omissioni sono comunque sempre segnalate in nota, pp. 166-168. LA. segue nella traduzione ledizione di Mosca del 1904, Ibid., p.119 92 3. Lopera di Camblak e la Serbia agli inizi del XV secolo Naumov, il sostenitore della tesi che vorrebbe attribuire la cosiddetta seconda 7ita di SteIano Decanski ad un autore serbo della seconda meta del XIV secolo, adduce a supporto della sua teoria la mancanza degli echi dellinvasione turca. Al contrario, per attribuire la paternita dellopera ad un sedicente Gregorio serbo del XIV secolo, evi- denzia la presenza di marcati toni nazionalistici. Dalla discussione di questa teoria si evince anche il rapporto di Camblak con il milieu politico dellepoca in cui e igumeno a Decani e compone la 7ita di Uros III. In pratica, qual e il rapporto dello scrittore con le autorita Camblak e, in un certo senso, schierato politicamente a sostegno di una delle Iazioni che si contendono il potere nei territori serbi Come detto, latteggiamento di Camblak di Ironte ai governanti serbi e quanto- meno quello dellospite riconoscente, nonche del cittadino cristiano scappato da un paese occupato, che trova riIugio e nuova patria in un paese vicino ancora libero e ben disposto ad accogliere i correligionari Iuggiti dai territori caduti in mano agli inIedeli. Un atto di riconoscenza verso il paese serbo e contenuto nel breve elogio della dinastia nemanide che Ia da introduzione alla Vita e gesta del santo megalomartire tra gli zar, SteIano di Serbia che riposa a Decani 356 , nel quale la Serbia viene esaltata per la sua potenza militare |.|, ricchezza, bellezza dei luoghi, e soprattutto per i suoi zar religiosissimi e saggi 357 . Questo breve elogio si condensa soprattutto nel ri- cordo della Iigura di San Simeone, Iondatore della dinastia, al quale vengono dedicate le righe successive. In questo breve passo troviamo non solo lesaltazione di Simeone, ma anche uno dei concetti tipici dellagiobiograIia serba, e soprattutto dellopera di Danilo II. InIatti Camblak scrive che Simeone, radice della discendenza del regno 356 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. BOJOVIC, p. 614; il titolo della traduzione di CioIIari non e quello originale, ma quello che gli viene dato dal copista del cod. RumHanTev: Miracolo recente del nostro padre Ira i santi e taumaturgo Nicola a Iavore dello zar di Serbia SteIano, cui dono gli occhi nel pal- mo della mano, CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 120 357 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI. p. 166 n. 1 93 |.| diede al regno degni sovrani, i quali a loro tempo gli succedettero 358 : un breve inciso che richiama il ruolo della santita di Simeone nella successiva santiIicazione della dinastia e che, per certi versi, riporta alla mente anche la precedente 7ita di Decanski del continuatore di Danilo II. Questa 7ita inIatti e sicuramente conosciuta da Gregorio, sia per la sua diIIusione negli ambienti slavi e ortodossi dellepoca, sia per- che e inevitabile che nel monastero di Decani sia conservato il testo piu completo sul - la vita del Iondatore. E probabilmente ispirandosi al testo delle 7itA regum et archie# piscoporum che Camblak accenna anche alla successione di re che lo occuparono giustamente a loro tempo: tutta la raccolta di Danilo II, come gia la precedente lette- ratura agiobiograIica, tende inIatti ad eludere i contrasti successori. Sempre in questa prospettiva di elogio della rettitudine morale, e quindi di rispet- to delle leggi successorie da parte degli esponenti della dinastia, va letto il successivo accenno allimmediato predecessore di Decanski, il re Milutin, quarto successore del grande Simeone, |che| mise alla luce SteIano |Decanski| 359 . Anche in questo caso e evidente il debito di Gregorio nei conIronti della tradizione serba precedente su Milu- tin, e cioe lopera di Danilo II, che contribui in maniera decisiva alla santiIicazione ed alla diIIusione di unimmagine positiva del sovrano. Al di Iuori di questa legittimita viene posto naturalmente Dusan, la narrazione della cui successione, che conclude il racconto della vita di Decanski, esula ovviamen- te dal quadro della legittimita nemanide, poiche ottenuta attraverso la violenza perpe- trata nei conIronti di un animo proIondamente cristiano e caritatevole, e dettata dalla superbia e dalla mancanza di rispetto nei conIronti del padre. In accordo con lultima letteratura serba, Camblak si unisce al coro di condanna e riprovazione nei conIronti dellimperatore serbo. Lazione di Dusan viene nettamente criticata e caratterizzata da tutti gli aspetti tipici di unazione condotta nella negligenza dei piu basilari principi cristiani. InIatti, successivamente alla vittoriosa battaglia di Velbuzd, il giovane prin- cipe e piu volte aIIerrato dalla brama del regno ed il suo animo viene corrotto dal 358 Ibid. 359 Ibid., p. 121 94 diavolo |che gli| istillo il timore che potesse non riceverlo 360 . Camblak precisa, a diIIerenza della 7ita del continuatore di Danilo, che Dusan condanno |il padre| ad una morte atroce, mediante strangolamento 361 , e rivolge parole di dura biasimo verso colui che e capace di non avere pieta delle viscere paterne, e neanche compassione della vecchiaia del padre 362 , venendo cosi meno a cio che e scritto nel libro della Legge: 'Onora il padre e la madre 363 , cosi come sono duramente condannati con de- cisione i servi di quel malvagio sovrano 364 . Camblak si colloca cosi nel solco della tradizione ideologica serba post imperiale che, dopo la morte di Dusan, ne disapprova apertamente le scelte politiche. Ma questa e anche una Iorma di rispetto della disciplina generale della chiesa ortodossa, che nel- la propria tradizione contemplava losservanza di una determinata scala gerarchica nelloi?umene cristiana. Dopo il ricucimento dello strappo con la chiesa madre di Co- stantinopoli, la posizione dominante in Serbia e quella del pentimento e dellespiazio- ne di una sorta di nuovo peccato originale commesso da Dusan, che ha attirato solo sciagure sulla nazione. La tragiche vicende di Lazzaro e la disIatta di Kosovo Polje, nella produzione letteraria di Iine XIV secolo, vengono lette anche come atto di espia- zione del grave peccato che, nella persona del sovrano, ha sostanzialmente macchiato lintera nazione. Camblak e quindi pienamente in linea con gli orientamenti culturali della Serbia post nemanide, che vuole ricostituire uno stato e una dinastia ricalcando lazione poli- tica di Simeone, che nel rispetto dellordine gerarchico costantinopolitano aveva posto le basi della sua legittimita: questa e la politica del principe Lazzaro e del Iiglio e suc- cessore SteIano, come degli altri magnati serbi che, in un modo o nellaltro, ambisco- no o continuano ad ambire al ruolo di nuova dinastia guida. 360 Ibid., p. 158; Camblak si riIerisce probabilmente anche al Iatto che Decanski ha intanto contratto un nuovo matrimonio, e quindi avrebbe altri eredi e potenziali rivali di Dusan per la successione. In- Iatti Dusan cattura il padre con la moglie e i Iigli, Ibid., p. 159 361 Ibid., p. 160; in Danilo II non si parla di responsabilita dirette di Dusan nellassassinio del padre 362 Ibid. 363 Ibid., p. 161 364 Ibid. 95 Tuttavia nellopera dedicata a Decanski non si trova uneco diretta delle vicende politiche della Serbia contemporanea. Muriel Heppell, nella sua monograIia dedicata alla carriera ecclesiastica di Gregorio Camblak 365 , ipotizza che il religioso bulgaro prenda la strada della Serbia dopo un incontro a Costantinopoli con il principe SteIano Lazarevic 366 . La Iigura del principe serbo, mecenate ed egli stesso amante delle belle lettere 367 , non sarebbe certo in contrasto con un tale invito rivolto ad un uomo di cultu- ra che si presenta con le credenziali di allievo della prestigiosa scuola di Trnovo e che probabilmente e gia un personaggio abbastanza rappresentativo della cultura sla- vo-ortodossa, visti i trascorsi sul Monte Athos, a Costantinopoli ed in Moldavia. Pero, al di la delle ipotesi, per quanto probabili, non ci sono elementi suIIicienti per suppor- re uno stretto rapporto tra Camblak e la corte serba del giovane Lazarevic. InIatti, se la nuova dinastia viene elogiata apertamente nella ;rasla!ione delle reliquie di Santa "et?a 368 , nellopera relativa alla vita di Decanski non troviamo alcun accenno al de- spota SteIano, il che sarebbe quanto meno curioso se Gregorio Iosse stato realmente invitato in Serbia da SteIano. Le supposizioni della Heppell sembrano legate un po troppo allo stile romanzato al quale la narrazione si lascia andare quando la ricostru- zione storica non e suIIicientemente supportata da dati concreti. Tra laltro, e opportu- no rilevare come il monastero di Decani si trovasse in una parte delle terre serbe dap- pannaggio dei Brankovic. I rapporti tra i Brankovic e i Lazarevic, anche se non parti- colarmente tesi, erano eIIettivamente resi piu diIIicili dal Iatto che SteIano Lazarevic si giovasse di un titolo, quello di despota, che lo poneva al di sopra degli altri magnati serbi. I Brankovic, come le altri grandi Iamiglie serbe emerse nellepoca post nemani- de, non rinunciano alle ambizioni di elevare la propria dinastia alla guida di un rinno- vato stato serbo 369 . Tuttavia la Iigura ed il culto del principe Lazzaro, come i rapporti 365 HEPPELL, ;he Ecclesiastical %areer, cit. 366 Ibid., pp. 30-31 367 DUJCEV, Rapports littraires, cit., p. 88 368 Gli elogi non sono rivolti solo ai Lazarevic: cIr., TURDEANU, La littrature bulgare, cit., p. 153 369 I Brankovic vantavano una discendenza nemanide per linea maschile 96 dei Lazarevic con la chiesa, indeboliscono la loro posizione e quella di altri pretenden- ti 370 . Come si colloca la Iigura di Camblak allinterno della querelle politica per la suc- cessione dinastica alla guida della Serbia Indubbiamente lautore della 7ita di Decan- ski non assume una posizione aperta. La sua opera non si puo ancora collocare nel cli- ma di riIlusso cultuale che investe la letteratura celebrativa nella prima meta del XV secolo, quando, svaniti i progetti di restaurazione intorno ai Lazarevic, la letteratura agiograIica serba preIerisce Iuggire al clima di incertezza politica tornando alle cele- brazioni dei primi Nemanidi, e riIugiandosi nel passato mitico dellascesa allinterno del %ommon>ealth bizantino 371 . Proprio lassenza di riIerimenti, tanto al giovane de- spota quanto al suo prestigioso genitore, puo essere interpretata quanto meno come unesclusione dalla schiera dei sostenitori dei Lazarevic. In linea con questa opzione e evidentemente anche la scelta celebrativa dellesaltazione di Decanski come martire: una celebrazione come martire che eIIettivamente toglieva spazio al principe Lazzaro, Iigura emergente di martire che si imponeva nel panorama agiograIico e letterario ser- bo. 370 Tra questi anche Tvrtko I ed i suoi successori, che si avvalevano della titolatura di re di Bosnia e di Serbia, deIinendosi anchessi nei documenti uIIiciali discendenti del santo lignaggio 371 Anche se per certi versi Camblak potrebbe esserne considerato un precursore di questa attitudine 97 4. Tradizione ed innovazione della letteratura celebrativa nemanide Lopera di Gregorio Camblak rappresenta lultima 7ita di un sovrano nemanide scritta in epoca medievale. Indubbiamente chiude il ciclo della letteratura che e stata deIinita agiobiograIica, proprio perche era allo stesso tempo biograIia celebrativa di sovrani laici e letteratura agiograIica commemorativa dei santi di una chiesa nazionale. Lope- ra di Camblak risente indubbiamente dei condizionamenti ambientali che investono la Serbia del tempo, e, in misura piu ampia, lintero spazio balcanico. Nella letteratura serba di Iine medioevo si riscontra una diIIerenziazione graduale dei generi letterari: la produzione si va dividendo sempre piu nettamente tra testi di ispirazione laica o re- ligiosa 372 . Allinterno di questo processo lopera di Camblak si colloca essenzialmente tra quelle con una vocazione piu risolutamente religiosa: la 7ita di Decanski, piu di al- tre precedenti sui Nemanidi, puo essere considerata essenzialmente unagiograIia, per lo spazio ed il risalto dati alla Iigura del santo e del cristiano rispetto a quella del re. Il Iatto stesso che Camblak scriva in un tempo in cui in Serbia non esiste piu una dinastia regnante universalmente riconosciuta 373 , e la discendenza diretta nemanide sia ormai estinta, e di per se un Iattore determinante che esclude a priori la possibilita di scrivere un testo che sia anche marcatamente celebrativo e di propaganda come erano le opere precedenti 374 . Gli stessi presupposti della 7ita, che risiedono nella celebrazio- ne del Iondatore del monastero del quale Camblak e igumeno, sono allo stesso tempo causa ed eIIetto di queste sue caratteristiche. Lessenza stessa del testo non sIugge alla particolare eco che investe lintero mondo culturale balcanico del XV secolo, quella cioe dellinvasione turca ed il clima 372 BOJOVIC, Lidologie monarchique, cit., pp. 605 e segg. 373 Non tutti i magnati serbi riconoscevano incondizionatamente lautorita dei Lazarevic come in passato quella dei Nemanidi: nei due secoli precedenti i contrasti per la carica di autocrate delle terre serbe e del Litorale avevano sempre visto come protagonisti discendenti diretti di Simeone 374 Le 7ite di Simeone nel XIII secolo, ad esempio, non sono solo testi celebrativi, ma rappresentano anche il sostegno della chiesa serba e del ceto intellettuale ad una parte della discendenza di Simeo- ne 98 di incertezza che non solo spinge lintellettuale dellepoca verso il disimpegno politi- co 375 , ma contemporaneamente ispira la celebrazione del passato quale epoca piu Ieli- ce. I riIlessi politici che si intravedono nella 7ita di Decanski non sono estranei a que- sta caratterizzazione. Tuttavia lelogio iniziale di Simeone ben si accorda con la tradi- zione nemanide che, dai documenti di cancelleria alla letteratura, ha sempre trovato occasione per celebrare la nazione in primis nella Iigura del Iondatore della dinastia. Rispetto pero alla tradizione precedente, il proIilo morale del sovrano ha una netta prevalenza sugli aspetti piu politici. Anche quando questi emergono, sono sempre se- condari rispetto alle virtu cristiane di Decanski, e sono spesso Iunzionali alla deIini- zione del proIilo interiore del santo. 375 Naturalmente per gli autori serbi precedenti non si puo parlare di 'impegno politico nel senso moderno del termine. Tuttavia questa espressione puo essere calzante per quanto riguarda lattitudi- ne con la quale si ponevano gli uomini di cultura nella Serbia del XIII e del XIV secolo, che Iino ad una certo momento e stato indubbiamente un atteggiamento di partecipazione e di attenzione verso levoluzione politica delle strutture statuali 99 5. La 7ita di SteIano Decanski di Gregorio Camblak La prima breve caratterizzazione morale di Decanski appare gia allinizio dellopera, dove Camblak descrive lo spirito caritatevole ed altruista che ha contrassegnato il gio- vane principe Iin dalla prima giovinezza, da buon cristiano quale era, compassione- vole verso i soIIerenti 376 . La serenita danimo risalta subito nel contrasto con le prime atroci soIIerenze che e costretto a patire, e cioe laccecamento e lesilio a Costantino- poli 377 . Lepisodio della perdita della vista denota una rimarchevole diIIerenza nei conIronti della precedente 7ita di Decanski, che tendeva ad escludere qualsiasi re- sponsabilita di Milutin, e ad attribuire una parte di responsabilita a Decanski stesso. InIatti il continuatore di Danilo dice che eIIettivamente il giovane Decanski tento di ribellarsi al padre, anche se in questo Iu vittima di cattivi consiglieri 378 piu che della brama del regno, della quale successivamente Camblak accusera Dusan 379 . Nella 7ita di Camblak invece la Iigura di Decanski viene spogliata di aspetti negativi in ge- nerale, e di qualsiasi responsabilita in questo caso particolare, coerentemente con quel processo di idealizzazione attraverso il quale la Iigura di Decanski viene mostrata come quella di un cristiano perIetto, privo di qualsiasi macchia, non passibile di alcun rimprovero. La responsabilita della prima grande soIIerenza della quale e vittima il santo viene addebitata alla matrigna 380 , Simonida, considerata strumento del diavolo secondo uno stereotipo abbastanza diIIuso nella letteratura cristiana medievale. Lo stesso Camblak richiama lesempio biblico per eccellenza sullargomento, e cioe lin- ganno di Eva che Iece cadere Adamo 381 . 376 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 121 377 Camblak non mette tra le soIIerenze di Decanski linclusione tra gli ostaggi inviati alla corte del ?han tataro 378 MECEV, Sur la paternit, cit., p. 307 379 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 158 380 Ibid., pp. 121-122 381 Ibid., p. 166, n. 3 100 Camblak quindi capovolge le responsabilita, rendendo non piu Decanski vittima di un complotto della corte, ma Milutin vittima del complotto ordito dalla matrigna di Decanski, le cui cause non vengono collocate in un contesto politico come nella 7ita del continuatore di Danilo, ma unicamente religioso e morale: cioe la malvagita del demonio che agisce attraverso la donna empia, e causa una soIIerenza che rientra nei disegni divini che mettono alla prova la Iede del credente e lo caratterizzano come martire. Si tratta anche di un cambiamento di prospettiva nella valutazione dellavveni- mento, che era diIIicilmente immaginabile nel momento in cui scriveva il continuatore di Danilo, ma che un osservatore, distaccato temporalmente e ideologicamente dagli avvenimenti quale e Camblak, puo permettersi, giovandosi di una prospettiva piu neu- trale per operare il processo di revisione e di riscrittura parziale della Iigura di Decan- ski, ed in parte anche di Milutin, che cade vittima delle macchinazioni del demonio 382 . La presenza di molti principi e conti disposti a venire dalle loro terre per dare battaglia 383 al Iianco di SteIano non viene negata, ma viene riutilizzata da Camblak per sottolineare lattitudine del santo davanti alla violenza e del martire al cospetto della soIIerenza. Di Ironte agli inviti di una parte della nobilta serba allo scontro, Ste- Iano resta Iermo nella sua attitudine ad aIIidarsi allamore di Dio per gli uomini, piuttosto che al consiglio e allaiuto degli uomini 384 , cercando conIorto nelle azioni che a lui maggiormente si conIacevano, e cioe la carita cristiana e la preghiera 385 , invocando cosi il Signore: |.| vedi se sono vere le cose di cui mi si accusa e giudica con giustizia, rasserenando il cuore di mio padre, ingiustamente accanito contro di me, e riporta sulla via dellaIIetto i sentimenti da cui e mosso 386 . Camblak delinea il ri- tratto di un personaggio che riIugge qualsiasi tipo di oIIesa e di comportamento vio- lento: latteggiamento, conIermato nel corso di tutta lopera, di chi ripone in Dio ogni speranza, al di sopra di qualsiasi conIorto che puo venire dalle cose di questo mondo. 382 MECEV, Sur la paternit, cit., p. 307 383 Ibid., p. 123 384 Ibid. 385 Ibid. 386 Ibid., pp. 123-124 101 Precisando che spesso, nei disegni della provvidenza, la corona riservata ai giu- sti e preceduta dalla soIIerenza 387 , Camblak narra le pene che vengono patite da Ste- Iano in occasione dellaccecamento 388 , avvenuto nei pressi di Ovce Polje 389 , dove Ira atroci dolori e senza piu Iorze, |SteIano| Iu lasciato per terra piu morto che vivo 390 . Rispetto alla tradizione precedente il patimento di SteIano viene chiaramente accre- sciuto 391 . La situazione di estremo dolore Ia risaltare ancor piu la serenita ed il sollie- vo scaturiti poi dallincontro con Nicola, vescovo di Myra di Licia 392 , che appare al martire dopo che questi e caduto in sonno proIondo, e gli mostra nel palmo della mano gli occhi che gli sono stati cavati 393 . Dopo cinque anni trascorsi alla corte di Costantinopoli, dove SteIano ha modo di stringere una Iraterna amicizia con limperatore Andronico II, di coltivare le virtu cri- stiane e di diventare persona per questo amata ed ammirata nel monastero dove risie- de, in occasione della vigilia della Iesta del taumaturgo e padre Nicola, mentre so- spirando dal proIondo dellanima |SteIano| pregava |.| si addormento, ed in que- sta occasione San Nicola gli appare nuovamente, ridandogli la vista 394 . Il Iatto che il miracolo sia assente nella precedente 7ita testimonia il proposito di Camblak di spostare la santita di Decanski verso un livello piu alto: un modello di santita che procede dal contatto diretto con il divino, ponendosi cosi al di sopra della tradizionale santita nemanide, che aveva sempre escluso la persona reale da un con- tatto cosi stretto. La tradizione del miracolo non era certo recente, ma in ogni caso il 387 Ibid., p. 166, n. 4 388 Vi e qui una considerevole discordanza con la 7ita contenuta nella raccolta di Danilo, che dice che SteIano non Iu del tutto privato della vista, cIr. MECEV, Sur la paternit, cit., p. 309 389 Anche in questo caso la 7ita del continuatore di Danilo riporta un dato diverso, dicendo che il Iatto e avvenuto a Skopje. Probabilmente il luogo scelto da Camblak e Iunzionale allapparizione di San Nicola, al quale e dedicato un monastero nei pressi di Ovce Polje, cIr. MECEV, Sur la paternit, cit., p. 309 390 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 126 391 Nella 7ita della raccolta di Danilo, SteIano viene solo parzialmente privato della vista, e non si parla in toni cosi drammatici delle soIIerenze patite da Decanski 392 Ibid., p.127 393 Ibid. 394 Sia la 7ita scritta da Camblak, sia quella del continuatore di Danilo II, sono concordi nellaIIer- mare che SteIano nascose il Iatto Iino alla morte di Milutin, non rivelando a nessuno che non era cieco 102 continuatore di Danilo non poteva Iorse permettersi la narrazione di un avvenimento che indubbiamente avrebbe posto la santita e la Iigura di Decanski al di sopra di buo- na parte dei suoi predecessori, ed in particolare del padre Milutin. Nel corso della narrazione Camblak torna a parlare di Milutin, quando inIorma il lettore del suo pentimento riguardo alla vicenda che ha coinvolto il Iiglio. Tutto cio avviene nel corso di una visita di una delegazione bizantina alla corte serba 395 , in oc- casione della quale il sovrano avvicina ligumeno del monastero costantinopolitano del "anto?rator, membro della delegazione, per chiedergli notizie di SteIano 396 . Se- condo il racconto di Camblak, le parole del religioso di Costantinopoli colpirono pro- Iondamente quellanima compassionevole, |che| mossa da sentimenti paterni, invio subito unambasceria a Bisanzio dallimperatore Andronico, chiedendogli di lasciar partire il Iiglio SteIano per Iarlo tornare da lui 397 . Al ritorno in patria SteIano incon- tra nuovamente il padre che gli rivolse parole di conIorto e gli chiese perdono, con sincero pentimento, del male che gli aveva Iatto 398 . Nella reazione di Decanski viene messa in risalto la diIIerenza Iondamentale tra le due Iigure, e viene posta ad un livel- lo superiore quella di Decanski per umilta e agire estremamente cristiano: limitato- re di Cristo reagisce attribuendo a se la colpa di quanto era accaduto, come un vero servo di Dio 399 . La Iigura di Decanski, da un punto di vista celebrativo, ne esce vin- cente: Milutin Ia mostra della sua indole cristiana attraverso il pentimento per un ge- sto crudele realmente commesso, ma Decanski, in uno slancio di proIonda umilta, si addossa la colpa dellaccaduto nonostante non abbia responsabilita, e chiede scusa al genitore, rimettendosi completamente alla volonta del Signore: O padre, tu non hai Iatto altro che compiere cio che era destinato, ne e bene o giusto che alcuno si com- porti diversamente da quanto Dio ha disposto 400 . 395 Lambasceria aveva essenzialmente lo scopo di chiedere aiuti militari (Ibid., p. 137) 396 Ibid., p. 136 397 Ibid., p. 137 398 Ibid., pp. 139-140 399 Ibid., p. 140 400 Ibid. 103 Dopo la notizia della morte di Milutin 401 , |SteIano| getto via le bende dagli oc- chi, ed |.| assunse pertanto il governo del regno di Serbia che gli spettava 402 . Nella descrizione dellinizio del regno di SteIano, Camblak mostra come la dignita regale non diminui di uno iota 403 le virtu cristiane del santo, sottolineando al tempo stesso sia la legittimita della successione, sia come essa Iosse benaccetta a rappresentanti dellesercito ed ai vari signori locali |.| come pure ai dignitari |che| gli si gettavano ai piedi e rendevano omaggio al nuovo zar 404 . Ancora una volta la celebrazione del- la saggezza e dellumilta di SteIano, come in tutta lopera, sono poste immediatamen- te in contrasto con unimmagine che evoca tuttaltri sentimenti: alla serenita ed al buongoverno di Decanski vengono contrapposte la superbia e la bellicosita del Iratel- lastro Costantino, che pretende di imporre a SteIano di rinunciare subito al regno, in quanto |.| spettava a lui 405 . SteIano, dopo aver ricevuto lincoronazione dallarcivescovo Nicodemo 406 , e quindi Iorte dellunzione uIIiciale del piu alto rappresentante della chiesa, muove guerra al Iratellastro. Camblak, sempre alternando la serenita e la bonta danimo di SteIano alle malvagita altrui, accosta i due eserciti |che| si Ironteggiavano 407 e la lettera che SteIano, mosso a pieta del Iratello 408 scrive a Costantino, invitandolo a recedere dallimpresa e ad accettare il secondo rango del regno, come si addice al secondogenito, e non muovere guerra alla |.| patria con laiuto di genti straniere 409 . Costantino resta pero impermeabile alle parole di SteIano ed esce giustamente scon- Iitto dallo scontro. 401 Ibid., pp. 141-142 402 Ibid., p. 143 403 Camblak usa questa espressione nellacolutia che compose di SteIano Decanski: Ne il timore ne lisolamento / ne i molti anni di incarcerazione / ne lessere stato accecato / potrebbero diminuire di uno iota / il tuo desiderio struggente del Signore, trad. inglese in DRAGIC-KIJUK, &edieval and Re# naissance Serbian "oetr<, cit., p. 125 404 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 144 405 Ibid., p. 145 406 Ibid., p. 167, n. 15. Lincoronazione uIIiciale avvenne il 6 gennaio 1322 407 Ibid., p. 145 408 Ibid., p. 146 409 Ibid. 104 Decanski ha cosi occasione di consolidare il regno che nel corso degli anni ha acquisito grande prestigio presso i popoli vicini. Camblak si soIIerma su numerose immagini bibliche come nella migliore tradizione agiobiograIica, ed esalta la religio- sita e la disciplina ecclesiastica del popolo serbo: una rettitudine morale dellintera nazione che trova la sua piena espressione nella persona del sovrano, che ottempera al suo ruolo di protettore della chiesa attraverso donazioni a chiese di tutto lorbis christianus 410 . Naturalmente non si manca di esaltare e di celebrare il monastero del quale e igumeno, lodandone persino lambiente paesaggistico (un luogo auspicabile e mirabile per la costruzione di un monastero 411 ) ed accostando lamenita del luogo alla lodevole Iigura di Arsenio, primo igumeno del monastero 412 . Camblak sottolinea la riconoscenza di SteIano nei conIronti del suo buon soccorritore Nicola 413 , al qua- le dedica una chiesa che Ia costruire dalle Iondamenta nei pressi di Decani, e un alta- re allinterno della stessa chiesa del monastero 414 . Prima dellepilogo della narrazione, Camblak riIerisce della battaglia di Vel- buzd. Quello che dovrebbe essere il racconto di un evento militare, sotto la penna di Camblak si trasIorma paradossalmente nellennesima esaltazione delle doti cristiane. Innanzitutto viene messa in risalto la piena aderenza di Decanski ai principi di un vero re cristiano. Come nelle precedenti occasioni 415 , SteIano vuole ancora una volta evitare lo spargimento di sangue. Attraverso i suoi ambasciatori invita alla modera- zione lo zar dei Bulgari, Michele Sisman, esortandolo a non desiderare cose che Dio ha destinato ad altri 416 . Rivolge poi a Sisman lappello a non mettere luno contro laltro i popoli bulgaro e serbo 417 e a dirigere la propria bellicosita contro i barbari 410 Ibid., p. 167, n. 17 411 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. HEPPELL, p. 32 412 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 167, n. 17 413 Ibid. 414 Ibid. 415 Gli inviti della nobilta a muovere guerra contro il padre che lo minacciava (trad. CIOFFARI, p. 123) e laggressione del Iratellastro Costantino (Ibid., pp. 145-146) 416 CIr. Ibid., p. 161, dove Camblak, a proposito dellazione di Dusan nei conIronti di Decanski, ac- cenna piu esplicitamente al comandamento che invita a rispettare il padre e la madre 417 Ibid., p. 149 105 e non contro i cristiani 418 , un appello in cui emerge anche la diIIicile situazione poli- tica e militare dei Balcani di Ironte allavanzata turca. Se inIatti negli ambienti intel - lettuali e diventato molto stretto il sentimento di solidarieta interortodossa, lo stesso non puo dirsi delle corti, dove spesso si preIerisce la collaborazione con la crescente potenza turca alladesione incondizionata allidea di crociata permanente contro gli inIedeli 419 . Ed e questa probabilmente loccasione nella quale emerge piu chiaramente la Iigura del re rispetto a quella del santo. Tuttavia, sempre nel contesto della battaglia di Velbuzd, Camblak mostra ancor piu chiaramente la sua concezione della Iigura di Decanski, che vuole presentare come perIetto cristiano prima che come re. InIatti la bellicosita e la potenza militare serba vengono incarnate essenzialmente da SteIano Dusan, al quale, secondo Cam- blak, Decanski aIIida il compito di dirigere lesercito serbo contro i bulgari 420 . Ripo- nendo come sempre le sue speranze nella volonta del Signore, Decanski rivolge al Ii- glio questa esortazione: Va, o Iiglio, nel nome di Cristo, aIIinche il suo giusto giu- dizio si compia 421 . E mentre inIuria lo scontro, Decanski, lontano dai combattimenti, in ginocchio e con la Iaccia a terra, pregava in lacrime 422 . Il racconto della battaglia di Velbuzd si conclude con i brevi ringraziamenti di SteIano al Signore, al quale deve la vittoria, e la Iine ignomignosa dello zar bulgaro, che Dio ha voluto punire per la superbia ed arroganza 423 . A diIIerenza del continuatore di Danilo, Camblak non si dilunga troppo sulle umiliazioni successivamente subite dai bulgari per mano del re serbo. E cio indubbia- mente signiIica che il patriottismo serbo, di cui parlava Naumov, non e poi cosi ma- niIesto. Ma una tale insistenza sarebbe anche in contraddizione con il ritratto del san- to che Camblak vuole delineare: priverebbe considerevolmente il Iondatore del mo- 418 Ibid. 419 J. FERLUGA, "artis et courants politiques dans les cours bal?aniques vers le milieu du 47e si5cle, Byzantinische Forschungen, 11 (1987), pp. 315-346 420 Nella 7ita del continuatore di Danilo II e invece Decanski in persona a guidare, come un valoroso condottiero, lesercito serbo alla vittoria, cIr. MECEV, Sur la paternit, cit., pp. 314-315 421 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 152 422 Ibid., p. 153 423 Ibid., p. 153-155 106 nastero di Decani di qualita Iondamentali del perIetto cristiano quali il perdono e la clemenza verso i vinti, oltre a presentare Iatti poco onorevoli per la propria nazione bulgara 424 . La 7ita si conclude con gli ultimi patimenti del martire per mano del Iiglio, ma nella soIIerenza Camblak sottolinea ancora una volta i tratti proIondamente e sincera- mente cristiani dellanimo di Decanski. SteIano riceve ancora una volta unapparizio- ne di Nicola in sogno, che viene ad annunciargli: Preparati SteIano alla tua prossima dipartita. Presto inIatti dovrai presentarti al Signore 425 . Al risveglio il re accoglie la notizia tra lacrime di gioia, si getto a terra e ringrazio Dio e colui che gli aveva pre- annunciato la morte |.| e di andare a vivere con Cristo 426 . Da vero cristiano Decan- ski non teme la morte come privazione delle cose di questo mondo, non la subisce quale degradazione ad uno stato inIeriore della condizione umana, ma bensi la acco- glie e lanela quale passaggio ad una condizione superiore dellanima. La morte di SteIano si esprime nella soIIerenza e nel martirio che, nei disegni della provvidenza, precede la corona riservata ai giusti 427 , che non e la corona del regno terreno ma quel- la del regno dei cieli. Secondo quanto narra Camblak, il corpo del santo giace per sette anni nella sua sepoltura, e in seguito ad unapparizione e ispezionato e viene constatato lo stato di incorruzione delle spoglie 428 . Vengono cosi narrati i miracoli e la Iorza taumaturgica delle reliquie di Decanski, Iino allepilogo dellopera, con un ultimo elogio rivolto al santo martire ed alle virtu che in questo mondo ne hanno Iatto un esempio per tutti i cristiani. 424 MECEV, Sur la paternit, cit., p. 316; nella continuatore di Danilo II dopo la vittoria gli eserciti serbi entrano nel territorio bulgaro del quale Decanski e ormai padrone, e numerosi nobili si sotto- mettono e si umiliano di Ironte al sovrano serbo, chiedendogli di assumere la corona bulgara 425 CAMBLAK, 7ita di DeTans?i, trad. CIOFFARI, p. 156 426 Ibid., p. 157 427 Ibid., p. 166, n. 4 428 Ibid., p. 162 e p. 167, n. 22 107 CONCLUSIONI LOPERA DI CAMBLAK: EPILOGO DELLA LETTERATURA CELEBRATIVA NEMANIDE Lopera di Camblak, anche se scritta dopo lestinzione della dinastia nemanide, in parte rappresenta ancora un elogio della dinastia stessa, in quanto esaltazione della persona di uno dei suoi piu degni e santi rappresentanti, tra laltro il primo santo ne- manide ad essere canonizzato come martire. Tuttavia proprio la dinastia, reIerente principale della letteratura agiobiograIica serba quale si era sviluppata ed aIIermata nel corso dei secoli precedenti, passa decisamente in secondo piano rispetto alla Iigu- ra di Decanski che lopera celebra. InIatti, se i richiami eIIettivi alla santita del li- gnaggio ed alla nazione sono presenti in alcuni passi dellopera, questi non ne costi- tuiscono ne il motivo principale ne lispirazione di Iondo, ma una parte decisamente secondaria. Lopera di Camblak nasce essenzialmente come una celebrazione del Iondatore del cenobio da parte delligumeno del monastero di Decani. La produzione agiobio- graIica precedente nasceva si come celebrazione ed esaltazione della Iigura e della santita di personaggi venerati dalla chiesa nazionale, ma nella celebrazione della Iigu- ra di Simeone e dei suoi successori era sempre chiaramente maniIesta la volonta di onorare, alla stessa maniera, la nazione e lazione politica dei suoi governanti. Anche quando questi vengono esaltati essenzialmente in quanto santi della chiesa serba, la Iigura del sovrano trova sempre un notevole risalto, non solo quale re3 christianissi# mus, protettore delle istituzioni ecclesiastiche e dei deboli e diIensore dellortodossia, ma anche quale uomo di stato nella sua dimensione piu prettamente politica. Gli stes- si miracoli post mortem spesso assumono una connotazione chiaramente politica, con il sostegno allesercito in battaglia e lilluminazione dei detentori del trono di Simeo- ne nellespletamento della loro Iunzione di governanti del paese serbo e del Litora- le. 108 Il santo re SteIano Decanski invece, nella 7ita di Gregorio Camblak, appare a tratti addirittura estraneo alla dimensione politica che compete al governante. Lazio- ne politica di Decanski si concretizza soprattutto nella promozione della pace e del- larmonia del regno. La dimensione militare del re e invece totalmente estranea allo- pera di Camblak. NellagiobiograIia precedente, anche se limpegno militare del so- vrano era comunque Iinalizzato al compimento della volonta divina, alla protezione ed allo sviluppo della nazione, era sempre espletato nel rispetto delle Iunzioni militari proprie del sovrano. Le Iunzioni militari invece sono avulse alla Iigura di SteIano Decanski in quanto re. Lesempio piu signiIicativo al riguardo e sicuramente quello del racconto della battaglia di Velbuzd, che ci da anche la misura della diIIerenza sostanziale nella pre- sentazione della Iigura di Decanski rispetto alla tradizione precedente. InIatti, mentre il continuatore di Danilo II in questo caso Ia coincidere la Iigura del re santo con la Ii- gura del re condottiero, in Camblak la Iigura del condottiero militare viene esclusa dal proIilo tracciato di Uros III. Questi, come abbiamo visto, lascia la conduzione dellesercito al Iiglio Dusan e preIerisce ritirarsi in preghiera, come in altri momenti della sua vita che comportavano luso della violenza. LagiobiograIia precedente in- vece metteva sempre il santo re serbo alla testa dellesercito, conciliando Iede nel Si- gnore e doti militari. Sotto questo aspetto la Iigura di Decanski si pone in parte al di Iuori della tradi- zione precedente, poiche sposta il proprio obiettivo su una narrazione decisamente agiograIica. Motivo di questo mutamento e probabilmente non solo la concezione dellopera come celebrazione del santo Iondatore del monastero, ma anche la sua col- locazione in un determinato contesto storico e letterario, che e quello della diIIeren- ziazione dei generi, e che contempla una separazione tra la celebrazione del sovrano, propria della letteratura dinastica, e la celebrazione del santo, tipica della letteratura agiograIica. Invece nella produzione precedente questi due motivi di ispirazione sono stati sempre strettamente correlati ed hanno interagito, ponendo la santita alla base della legittimita dinastica. 109 Nellopera di Camblak pertanto la santita appare essenzialmente Iine a se stessa, e laspetto che piu avvicina questopera alla letteratura precedente e sintetizzato es- senzialmente nella scelta del soggetto, un sovrano nemanide, il che comporta inevita- bilmente un collocamento nel solco letterario precedente. Il riIerimento di questa opera di Camblak alla produzione letteraria serba deIinita agiobiograIica, si giustiIica col Iatto che essa si ripropone, in armonia con questo Iilo- ne letterario, la celebrazione della santita di un esponente della dinastia nemanide, sancendone allo stesso tempo la conclusione come periodo storico-letterario. La 7ita di Decanski, nel panorama generale della letteratura serba del XV secolo, si pone sia come opera celebrativa della dinastia in quanto il suo soggetto e un esponente della di- nastia, sia come opera ben distinta dalla tradizione precedente, in quanto si inserisce, come testo essenzialmente agiograIico, nel generale processo che interessa la lettera- tura serba di Iine medioevo, tendente ad una separazione sostanziale tra agiograIia e biograIia dinastica, epiteti che Iino alla meta del XIV secolo possono entrambi, con la stessa legittimita, deIinire la produzione letteraria serba che va da Sava a Danilo II. 110 APPENDICE Albero genealogico dei Nemanidi STEFANO NEMANIA 1166-1196 monaco SIMEONE (f1200) Anna Vukan STEFANO PRIMOCORONATO RASTKO 1196-1227 f1236 re dal 1217 arcivescovo SAVA I monaco SIMONE (1220-1233) Dimitri Eudokia Angela monaco David 1iglia di Giovanni II $sen Anna Dandolo
STEFANO RADOSLAV STEFANO VLADISLAV STEFANO UROS I PREDISLAV 1227-1233 1233-1242 1242-1276 arcivescovo monaco Giovanni (f1234) (f1264/1277) monaco SIMONE SAVA II Anna dEpiro Beloslava Elena (1263-1271)
STEFANO DRAGUTIN STEFANO UROS II MILUTIN Brnjaca Vratislav 1276-1282 1282-1321 poi re del nord-est Elisabetta dUngheria della Serbia Elena di Tessaglia monaco Teocisto (f1316) Anna di Bulgaria Vratko Caterina dUngheria Simonida Paleologa
Vladislav Urosica Carica STEFANO UROS III DECANSKI Anna Neda Costantino 1322-1331 Michele III Teodora di Bulgaria Sisman Maria Paleologa
STEFANO UROS IV DUSAN Dusica Elena Simeone Sinisa Uros 1331-1345 Mladen Subic Thomais Orsini Paleologa poi imperatore (f1355) Elena di Bulgaria Maria Angelina Giovanni Uros SteIano f1394 f1423 STEFANO UROS V 1355-1371 Anna Milica LAZZARO HREBLIANOVIC f1405 f1389 111 BIBLIOGRAFIA 1. Le Ionti GREGORIO CAMBLAK, SluFbe Ste1ana DeTans?og '$colutia di Ste1ano DeTans?i., in ID., =nHFevsti rad i SrbiHi 'Lavori letterari in Serbia., ed. e intr. D. PETROVIC, Bel- grado 1989, trad. ingl. in P. DRAGIC-KIJUK, &edieval and Renaissance Serbian "oetr<, Belgrado 1987, p. 125 GREGORIO CAMBLAK, @agrobnoe iFe vo svHat<3 po istinne =iprian( ar3iepiscopu rossiH# s?om 'Elogio 1unebre del santo arcivescovo di Russia %ipriano., ed. ARCH. LEONIDA, in ateniHa v Imperators?om ObKTestve istorii i drevnosteH rossiHs?i3, Mosca 1872, trad. ingl. in M. 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Dallo spazio comune slavo allo stanziamento nei Balcani................................3 2. La cristianizzazione e lo sviluppo delle prime entita statali..............................7 3. La dinastia nemanide: apogeo e declino della Serbia medievale....................11 Capitolo primo La letteratura dei serbi in epoca medievale.................................................................18 1. Genesi della letteratura slava...........................................................................18 2. Sviluppo di una letteratura serba medievale....................................................25 3. LagiobiograIia: un genere tipico del medioevo serbo....................................30 Capitolo secondo Le 7ite di Simeone Nemania: genesi e sviluppo dellagiobiograIia serba..................36 1. Le premesse e lo sviluppo del culto dinastico negli atti uIIiciali....................36 2. La prima 7ita del monaco Simeone scritta da San Sava.................................40 3. La 7ita di Simeone Nemania di SteIano Prvovencani....................................44 4. Domenziano ed il consolidamento del culto dinastico....................................48 5. Teodosio e luniIicazione dei due culti Iondatori............................................52 Capitolo terzo Lepoca di Danilo II e dellespansione nei Balcani.....................................................56 1. Danilo II ed il suo tempo.................................................................................53 2. Le 7itA regum et archiepiscoporum SerbiA di Danilo II................................58 3. Le rappresentazioni iconograIiche corollario della letteratura agiobiograIica.....63 4. I continuatori di Danilo II e la desolidarizzazione dal potere temporale........66 5. La disIatta di Kosovo Polje e lagiobiograIia della ricostruzione...................71 125 Capitolo quarto SteIano Decanski e Gregorio Camblak.......................................................................73 1. Le vicissitudini ed il regno di SteIano Uros III...............................................73 2. Vita e opere di Gregorio Camblak...................................................................77 Capitolo quinto La seconda 7ita di SteIano Decanski..........................................................................87 1. I dubbi sollevati sullattribuzione della seconda 7ita di SteIano Decanski....87 2. DiIIusione dellopera ed edizioni moderne.....................................................91 3. Lopera di Camblak e la Serbia agli inizi del XV secolo................................93 4. Tradizione ed innovazione della letteratura celebrativa nemanide.................98 5. La 7ita di SteIano Decanski di Gregorio Camblak.......................................100 Conclusioni Lopera di Camblak: epilogo della letteratura celebrativa nemanide........................108 Appendice Albero genealogico dei Nemanidi.............................................................................111 BibliograIia 1. Le Ionti..........................................................................................................112 2. Letteratura critica...........................................................................................115 126
L'eredità degli antenati. Il lascito ancestrale di Italici, Romani e Longobardi nel Folklore di Salerno tra religiosità popolare e sopravvivenze pagane