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come volont e rappresentazione

Instagram

Dialogo tra Socrate e Mimesio


Raccolto e trascritto da Elena Tosato http://unaltraversione.blogspot.it

Socrate: Eccoti dunque, Mimesio. Ti ho cercato tutto il giorno per discorrere con te, ma non riuscivo a trovarti. Mimesio: un periodo che me ne sto per conto mio, Socrate. Mi sento angustiato e triste. Socrate: Ti conoscevo come uomo saggio e virtuoso, amante della compagnia e dei discorsi. Che t preso dunque? Mimesio: Duro il trascorrere del tempo, qui tra le ombre dei trapassati, o Socrate. Socrate: da vedere, o Mimesio: tra i vantaggi c il fatto che possiamo vedere come andato avanti il mondo, e conoscere noi stessi in base a quanto apprendiamo. Mimesio: Non v dubbio, o Socrate. Purtuttavia, oggi la mia condizione di defunto mi duole. Socrate: Siamo morti ormai da quasi duemilacinquecento anni, o Mimesio. Mimesio: Dici bene, ma solo adesso ne assaporo per intero lamarezza. Socrate: Perch mai, Mimesio? Mimesio: Perch solo oggi mi interrogo appieno sullesistenza e sulla qualit della mia immagine come ombra dei vivi, o Socrate. Mi chiedo se la mia parvenza possa essere puro pensiero o sia ancorata al mondo sensibile e, nel caso, di come lo sia. Socrate: Vediamo ombre proiettate dal fuoco, amico mio. Forse non siamo che quello. Pensa allanalogia tra ci che il bene per lintelletto e ci che il sole per la vista. Mimesio: Siamo artefatti, noi, forse? Socrate: Se ti riferisci allarte come imitazione della natura, allora... Mimesio: Ma quale imitazione, caro Socrate: quel che mi angustia molto peggio. Trattasi, lo vedi, di questa applicazione per cellulari... Socrate: Oh, ma Instagram. La conosco. E perch ti angustia, o Mimesio? Mimesio: Dovr partire da lontano, o Socrate, e dire tante cose. Socrate: E sia. Debbo per confessarti di non essere appassionato di fotografia. Mimesio: Ma non ne parler, non almeno di questioni tecniche. Socrate: Da dove intendi cominciare, allora? Mimesio: Dalle immagini e da chi le produce. Socrate: Uh! Questa davvero una questione tanto grossa quanto spinosa. Temo che chi produce immagini non conosca gli oggetti veri, e che non sia adatto alleducazione dei cittadini, Mimesio. Mimesio: Il mio discorso va oltre, ed ancor pi tragico e doloroso, Socrate. Socrate: Allora mi accingo a seguirti e a cercare di capire. Mimesio: Partir dunque non dalle fotografie, ma da un quadro. Il corpo di Cristo morto nella tomba unopera di Hans Holbein il Giovane, pittore e incisore tedesco che lo dipinse nel 1521. Il quadro tuttora esposto al Kunstmuseum di Basilea: una

tavola lunga e stretta, orizzontale, in cui ritratto il cadavere di Ges prima della resurrezione, livido, con la bocca e gli occhi aperti e le membra rigide. Tre secoli e mezzo pi tardi, nel 1889, il dipinto entra nella storia della letteratura attraverso le pagine dellIdiota di F. Dostoevskij, che come noto parla della storia del principe Myskin, lIdiota del titolo, uomo epilettico e intrinsecamente buono, la controfigura russa di Cristo, fulcro della concezione messianica e della visione apocalittica di Dostoevskij; Myskin il latore del messaggio di Cristo nel XIX secolo, luomo secondo il quale la bellezza salver il mondo. Il dipinto di Holbein fa la sua comparsa sotto forma di una riproduzione davanti alla quale Myskin - che, come Dostoevskij, ha visto loriginale in Svizzera - si ferma a discutere con il tormentato Rogozin e tramite la quale lessenza e la missione del principe trovano una loro espressione. Cos racconta lautore: Mi piace guardare quel quadro, mormor, dopo un po di silenzio, Rogozin, come se avesse gi dimenticato la sua domanda. Quel quadro! esclam il principe, colpito da un pensiero subitaneo: quel quadro! Ma quel quadro a pi duno potrebbe far perdere la fede! Si perde anche quella, conferm in modo inaspettato Rogozin. [...] Con che aria tetra Rogozin aveva detto poco fa che perdeva la fede! Quelluomo doveva soffrire profondamente. Diceva che gli piaceva guardare quel quadro: no, non gli piaceva, ma sentiva il bisogno di guardarlo. Rogozin non era solo unanima appassionata, era anche un lottatore: voleva riconquistare per forza la fede perduta. Ne aveva bisogno fino al tormento... S, credere in qualche cosa! credere in qualcuno! Eppure comera strano quel quadro di Holbein! Socrate: Conosco il romanzo, conosco anche il quadro. Della bellezza ho gi parlato con Ippia, come ben sai. Il bello non lutile, non lappropriato. Le cose belle sono difficili. Mimesio: Certo, ma non tanto sulla bellezza che intendo soffermarmi, quanto su altre qualit. Che unimmagine possa tanto, in letteratura lo si sa da tempo: in versione salvifica, con Perseo che pu guardare Medusa solo riflessa nello scudo, tema a sua volta ripreso nelle arti figurative innumerevoli volte; oppure come dannazione e scaturigine per una crisi identitaria, basti pensare a Vitangelo Moscarda in Uno, nessuno e centomila di Pirandello e alla sua reazione davanti alla propria immagine ritratta dallo specchio. (Mi pende? a me? il naso?)

Largomento fa parte dei tanti problemi legati alla rappresentazione. Dicono, e me ne sono persuaso, che il mondo non esista se non come rappresentazione, fatta ad opera di un soggetto che tutto conosce e che da nessuno conosciuto, che non sta nello spazio e nel tempo: dove finisce il soggetto comincia loggetto, che come tale sottomesso al principio di ragione. Socrate: Invero io ti seguo, Mimesio. La materia non rappresentabile al di fuori dello spazio e del tempo. Ma mi pare che tu ti stia allontanando dalla meta che ti eri preposto. Mimesio: Ho pur detto, ahim, o Socrate, quanto il percorso sarebbe stato tortuoso! Ma io intesi, un tempo, tutto il mondo anche come volont: tutto volont, sicch lidea loggettivazione di quella volont. Ed larte a riprodurre le idee eterne che ha afferrato tramite la contemplazione pura, strappando loggetto della sua contemplazione dal mondo e tenendolo isolato davanti a s. Socrate: E qui arriva il tuo cruccio a proposito di Instagram, non vero? Mimesio: Quasi ci sono arrivato. La rappresentazione grafica un fatto che crea da sempre guai agli uomini: se ti ricordi i problemi delle prime carte geografiche... Socrate: Eccome. Conobbi, in vita, solo i risultati di Anassimandro; ma so che in seguito Ipparco ed Eratostene ebbero i loro grattacapi. Mimesio: Esatto, o Socrate: vi sono intrinseci problemi topologici, nonch proiettivi, che implicano sempre una distorsione di almeno uno dei parametri rappresentati. Socrate: Ricordo con sgomento la volta in cui cercai di far comprendere a uno schiavo imbecille il teorema di Pitagora, o Mimesio. Sudo ancora freddo. Mimesio: Perfetto, mio caro Socrate! Ci intendiamo a meraviglia, noi due. Il tutto ovviamente cruciale nei campi pi disparati. Rappresentazioni che interagiscono con i personaggi, o direttamente con le leggi che descrivono fisicamente il mondo. A questo proposito pensiamo infatti a quel che succede in matematica, oltre al ben noto concetto di immagine di una funzione e ai problemi legati alla proiezione: basti considerare in tal proposito il teorema di Frigyes Riesz sulla rappresentazione in analisi funzionale, che stabilisce il legame tra uno spazio e lo spazio dei funzionali lineari su di esso (cio il suo duale), oppure il concetto di ritratto di fase, elemento chiave per la lettura del comportamento dei sistemi dinamici, che prevede la rappresentazione delle traiettorie nello spazio delle fasi, ossia nello spazio i cui punti determinano univocamente la posizione e la velocit di un oggetto, e nel quale si possono vedere graficamente le particolarit del sistema, dagli equilibri agli stati di instabilit; o ancora, in maniera pi profonda e basilare, alle questioni sul denotare e sulle classi discusse da Russell nei suoi Princpi.

Socrate: Io sono stato ritratto come torpedine e come Sileno, pensa un po come mi devo sentire. Mimesio: A ciascuno il suo, Socrate... Socrate: Ma prosegui pure nel tuo discorso, Mimesio. Comincio a capire dove vuoi andare a parare. Mimesio: In letteratura non c solo Dostoevskij a parlare di un ritratto e della sua potenza evocativa. Ci sono anche opere, ti dicevo pocanzi, in cui il ritratto interagisce direttamente con i personaggi, diventando esso stesso parte fondante del tessuto narrativo. Te ne voglio citare quattro. Tre sono racconti: in ordine cronologico, il primo Il ritratto di Nikolaj Gogol, che del 1835. La storia quella di un pittore, tanto squattrinato quanto ambizioso e talentuoso, che acquista da un rigattiere un vecchio dipinto raffigurante un vecchio misterioso: Il ritratto sembrava incompiuto, ma la potenza della pennellata era eccezionale. Pi straordinari di tutto erano gli occhi: pareva che l'artista vi avesse messo tutta la forza del suo pennello e tutta la passione della sua arte. Essi guardavano, guardavano, si sarebbe detto, fuori del ritratto, quasi distruggendone l'armonia con la loro strana vivezza. Il quadro, va da s, possiede una malia tale da influenzare la vita del pittore; gli occhi delluomo raffigurato dardeggiano nel buio fino a turbarne i sogni, ed oltre a ci il ritrovamento di un rotolo di monete doro allinterno della cornice cambia le prospettive economiche del giovane, che si d quindi alla bella vita. Abbandonata larte intesa come talento e ricerca, si fa strada nella buona societ in qualit di ritrattista convenzionale e compiacente: la felicit completa, per, non arriva. Anzi, a tradimento lo coglie linvidia per un suo allievo, che ha continuato a studiare per perfezionare la propria tecnica e la propria espressivit, e non ha ceduto alle lusinghe del denaro facile; impazzito dal dolore, il pittore si lascia andare a una furia iconoclasta che distrugge tutto quello che ha guadagnato in anni di carriera, fino a morirne. Il quadro viene successivamente messo allasta e qui se ne apprende la storia: la sfortuna ha sempre perseguitato chi ne stato possessore, quasi avesse contratto un patto col diavolo, in un concatenarsi di storie disgraziate che sembra non aver fine: Gogol lascia il finale minacciosamente aperto. Un paio danni dopo, da tuttaltra parte del mondo, Nathaniel Hawthorne d alle stampe il racconto I ritratti profetici. Qui una giovane coppia di fidanzati che, in previsione del prossimo matrimonio, ingaggia un rinomato pittore affinch li ritragga. La fama del pittore si fatta strada fra le colonie, dove il talento artistico tanto raro; e i ritratti sono davvero particolari e ben fatti.

Egli aveva scrutato nelle loro anime con losservazione pi penetrante, e ne aveva dipinto le conclusioni sui loro lineamenti, co quella estrema abilit che la sua severa concezione mancava solo per quella misura che nessun genio mai raggiunse. Egli aveva tolto dalle tenebre del futuro, almeno cos immaginava, un terribile segreto, e laveva oscuramente rivelato sui ritratti. Linquietudine espressa dai due ritratti una profezia che si avvera: i due fidanzati, diventati ormai marito e moglie, si lasciano plasmare dalle loro immagini, fino ad un epilogo tragico cui assiste il pittore stesso. Socrate: Ahim no! Questa una narrazione falsa, Mimesio. Inutile incolpare quadri, destino o di di quel che accade di noi, quando sono le nostre scelte a portarci al delitto. La storia di Er non ti ha detto nulla? Mimesio: Mi faccio interprete della narrazione di un barbaro, Socrate. Nulla pi. Socrate: Possa questuomo scegliere di reincarnarsi in un corpo pi saggio. Mimesio: Sempre che si possa davvero: noi due siam qui da ben pi di mille anni, e non ci stato dato di scegliere uno straccio di corpo nuovo. La strada della filosofia dura, o Socrate! Ma non ancora concluso il mio elenco... Socrate: Ben lo so: dovevi parlarmi di quattro storie, ne hai toccate soltanto due. Continua, te ne prego, Mimesio. Mimesio: Ebbene! Non ci allontaniamo di molto n nel tempo n nello spazio. Arriviamo al 1842 e ad Edgar Allan Poe con il suo racconto Il ritratto ovale. Anche qui, la storia parla di un pittore che si mette a comporre limmagine di una fanciulla, che diviene poi sua moglie. Il ritratto lo ossessiona: carpisce lanima della moglie, e quando lui completa il ritratto, lei muore. Ed egli non voleva vedere come i colori che stemperava sulla tela, erano tolti dalle guance di quella che era seduta e posava presso di lui. E quando furono trascorse lunghe settimane e non restava ormai che ben poco da fare, null'altro che un ultimo tocco alle labbra e un tratto all'occhio, lo spirito della giovane donna palpit ancora un istante come l'ultimo guizzo della fiamma d'una lampada. E allora il tocco fu dato e il tratto fu posto, e per un momento il pittore si trattenne in estasi davanti il proprio quadro quel quadro che egli stesso aveva dipinto; ma un momento appresso, mentre egli stava tuttora contemplando, prese a tremare, si fece pallido in viso e, come colpito di repentino spavento, gridando con voce possente: Davvero la vita stessa!

Socrate: Uh! Una resa pittorica migliore dei grappoli duva dipinti da Zeusi, da quel che mi par di capire. Mimesio: E di quanto! Finisce il ritratto, muore la persona che vi ritratta. pi che possibile che Oscar Wilde conoscesse questo racconto, quando nel 1891 scrisse il quarto esempio che voglio portarti, Socrate, e che di gran lunga il pi noto ai mortali: si tratta di un romanzo, Il ritratto di Dorian Gray. La storia la conoscono tutti. Dorian un giovane innamorato della propria bellezza al punto di farne un culto, ed esprime il desiderio che sia il suo ritratto ad invecchiare in sua vece, caricandosi addosso anche tutta la malvagit e la sua corruzione morale, fino al delitto. Socrate: Confesso che avrei dialogato volentieri con Henry Wotton. Mimesio: E sarebbe stato un bel dialogo, Socrate. Socrate: Chiss che non se ne riparli! Ma ti ho interrotto di nuovo. Perdonami. Mimesio: S, ritorno al punto. Dice Wilde: Una volta gli faceva piacere osservare il suo mutarsi e invecchiare, ma negli ultimi tempi non provava pi alcun diletto. Gli aveva fatto trascorrere notti insonni; quando era lontano rabbrividiva allidea che altri occhi potessero guardarlo. Aveva rattristato le sue passioni, il suo ricordo gli aveva guastato tanti momenti di gioia. Era stato per lui come una coscienza, s, era stato la sua coscienza. Lavrebbe distrutto. invero uninterazione suprema tra il segno e il significato, tra lartefatto e la realt! Tra la bellezza, oserei dire, e la morte e limmoralit. Socrate: La morale materia troppo importante per lasciarla agli artisti, mio caro Mimesio. E sono pi che sicuro che sarebbero essi stessi daccordo con me! Lasciamoli dunque ai loro ritratti e occupiamoci della rappresentazione del vero. Mimesio: Ben pi saggi eravamo noi greci, Socrate! E pensare che, almeno per la cultura di derivazione giudaico-cristiana, il ritratto nasce dallavere infranto un divieto, che quello di rappresentare figure umane: Non ti fare nessuna scultura, n immagine delle cose che splendono su nel cielo, o sono sulla terra, o nelle acque sotto la terra (Esodo, 20, 4), anche se si cominciarono a fare distinzioni tra statue intere e mutile, tra intagli e rilievi, e anche se liconoclasi ebbe, per quanto riguarda le immagini sacre, alterne fasi di fortuna, scontrandosi con la tradizione classica, poi mutuata dai bizantini, di rappresentare figure umane, sante, civili o divine che fossero, con una funzione commemorativa, celebrativa o didattica, almeno secondo la descrizione che Plinio il Vecchio nella Naturalis Historia fa della destinazione del ritratto; la problematica di rappresentare figure, legata al rapporto con il divino, presente anche in altre culture, dallislam alle religioni orientali - sette iconoclastiche

si hanno tra i buddisti e tra i giainisti, tanto per dirne due, ma per quel che ci riguarda resteremo alloccidente. Scansando il divieto biblico la rappresentazione umana si fa dunque strada tra i primi autoritratti di artisti o nei ritratti degli amanuensi tra il sesto e lottavo secolo, e poi nella corte di Federico II, nelloccidente carolingio sotto forma di statua-reliquiario, nelle corti italiane ed europee nel Trecento, e sfocia poi nel Quattrocento e nel Cinquecento, con lascesa della borghesia, per avere una maggiore complessit narrativa e sostegno teorico pieno, da Pisanello a van Eyck; per il Trattato della pittura di Leonardo la pittura una poesia che si vede e non si sente ti si rappresenta con quella dimostrazione per la quale il suo fattore lha generata, e d quel piacere al senso massimo, qual dare possa alcuna cosa creata dalla natura. Ancora, La deit che ha la scienza del pittore fa che la mente del pittore si trasmuta in una similitudine di mente divina; in seguito lautore si perita di spiegare per filo e per segno come si debbano ritrarre i volti, e i corpi, e i movimenti; le donne e i vecchi, i riflessi della carne. Realt e astrazione, sintesi e simbolismo si danno vicendevolmente il cambio; al classico ritratto si affiancano ormai caricature (da Carracci a Daumier) e miniature. Immediatezza e idealizzazione, realismo borghese e indagine psicologica, fino a finire con lalterazione del soggetto dallespressionismo in avanti, segnano la storia della ritrattistica. Socrate: E tutto questo si ripercuote nella fotografia, almeno, vuoi intendere tu, in quella versione social che veicolata da Instagram. Mimesio: S, o Socrate; ma voglio dire di pi. Instagram lapoteosi della visibilit come tale, senza che il bello sia stato preventivamente concettualizzato, senza alcun richiamo allidea assoluta. la diluizione del ritratto. Conosci come cominciato il tutto: una banale applicazione per apporre filtri vintage alle proprie fotografie digitali, che evoluta poi in un mezzo diabolico per la diffusione dei propri artefatti, come spore dun fungo trasportate dalletere. Sono tutte etichettate, le puoi cercare, le puoi seguire, le puoi condividere. E la cosa pi spettacolare, e se vuoi anche inquietante, Socrate, che le foto cos filtrate sono cos comuni, cos immediate nel loro messaggio, che prendono il posto del reale. Socrate: Mi sembra di essere tornato ai vecchi tempi. Ah... la chiara luce del mattino ateniese, i rumori dellagor, lo sciabordio delle acque, l, al Pireo. Si ritorna sempre a parlare dei problemi del Vero, caro Mimesio. Mimesio: Ai problemi del Vero, carissimo Socrate, e a tutti quelli connessi alla teoria dellerrore e alla modellizzazione, e alla riproducibilit, alla falsificabilit e alla consistenza. che di processi cognitivi e di linguaggi non sappiamo mai abbastanza, non trovi?

Socrate: Condivido la tua opinione, per quanto la possa comprendere. Lo dico con dolore. Mimesio: Diceva Walter Benjamin che lintero ambito dellautenticit si sottrae alla riproducibilit tecnica, la riproduzione non viene bollata come falsa, va incontro al fruitore; e lautenticit ci che pu essere tramandato, come durata materiale e come testimonianza storica. Nel caso di Instagram, il fruitore dellapplicazione diventa interprete e artista a sua volta - anche senza, ahim, nessuna perizia tecnica o bench minimo buon gusto - e gli viene dato modo di impossessarsi e manipolare la realt senza averla necessariamente prima capita, bens solo mediata tramite filtri preconcetti in una urgenza di testimonianza dellattimo comune che non molto dissimile dal marcare il territorio, e che ne ha la ritualit: questa ritualit che rende autentica la foto condivisa, in una sorta di iconodulia social. Del resto, la familiarit con i filtri e lintuitivit dellutilizzo dellapp (che sono chiave del suo successo) ostacolano lacquisizione di una comprensione razionale: non ci si pensa, sono gi l, ci hai gi fatto labitudine. La storia della fotografia non fa testo: al pi liconografia di riferimento mutuata dalla televisione commerciale, divertente nella sua noia prevedibilmente accessibile, o dai videogames, senza per il talento e la sperimentazione che sono presenti nel videogame di buon livello. Larte ci potrebbe essere, ma non se ne sente lesigenza (e qui puoi trarne le conseguenze estetiche, intellettuali, politiche e morali che preferisci). Rimpinzata di hashtags e condivisa in rete, si celebra la propria immagine come merce di consumo, il compimento dellestraniazione estetizzante, altro che imitazione della natura, o Socrate. Laltro giorno sono rimasto due ore a guardare immagini quadrate di bizzarri poeti giambici, ornati di pesanti monili doro e attorniati dalle loro etere; la veste delle fanciulle appariva barbaramente strappata... Socrate: Dicono si tratti di rapper, o Mimesio. Sono autori di una derivazione della lirica monodica, cultori della poesia giambica, interpreti di un genere che peraltro ha avuto anche momenti di funzionalit politica e sociale. Mimesio: Io bado alle immagini, Socrate, ch di queste si parla. Lestetica che ne esce fuori tale: se consideriamo limmagine filtrata in Instagram come processo di autosviluppo formativo dello spirito e come sua liberazione (Bildung, si sarebbe detto un tempo), e se lo scopo della fotografia filtrata e pubblicata , in quanto pretesa opera darte, quello di rivelare la verit sotto forma di configurazione artistica sensibile, se ne deduce che la manifestazione dello spirito che pensa se stesso ha molto a che fare con: la quotidianit della propria faccia, dei propri piedi, della propria ebbrezza alcolica (ma privata dello scandalo, quindi svuotata), del proprio cibo di riferimento, del proprio specchio del bagno, del proprio tramonto e del

proprio amore - oltre che, ovviamente, trattandosi di internet, del proprio animale domestico, meglio se debitamente antropomorfizzato. Insomma, se la grandezza ci che deriva da una lunga meditazione, qui siamo allanti-sublime: nonostante lautore degli scatti sia spesso preda di entusiasmo e di un pathos disordinato, si scade spesso e volentieri nella sciatteria inconsapevole, anche a causa della standardizzazione dei filtri che svuota in parte lattivit autocosciente. Lannientamento di tutto ci che magnifico e grande non si risolve nellironia, nonostante ogni immagine proponga una vacua, vana manifestazione della soggettivit. Detto fuor di filosofia, come quando venti o trentanni fa si era costretti a casa di amici e parenti a guardare le diapositive delle vacanze, fatto in s che deve aver rovinato pi di qualche rapporto umano e che minante per ogni ipotesi di tenuta del contratto sociale, o almeno per la tenuta dei miei account Facebook e Twitter, in quanto le fotografie sono o prive di significato universale o brutta interpretazione di tale significato, e comunque imposizione di una affezione soggettiva. Socrate: Se mi ricordo, o Mimesio! Ancora mi sento male se penso a certe serate a guardare le diapositive delle vacanze di Protagora. Cera solo lui, sempre lui, tutto che si commisurava alla sua figura... Mimesio: Vedi? Adesso lo chiamano selfie. E poi bisogna considerare la scelta del formato: le foto di Instagram sono quadrate, il che un richiamo vintage che rimanda alle polaroid; come le polaroid, si tratta di lingua franca visuale, immediatamente riconoscibile; e come ammiccamento rtro, la composizione dei ricordi predomina sullesigenza creatrice. Socrate: Levocazione del ricordo tramite loggetto sensibile o la sua rappresentazione, Mimesio, mi sembra possa condurre luomo alla conoscenza delle idee eterne. limmortalit dellanima, che si manifesta cos, mio buon amico: le idee gi presenti nella tua anima vengono riscoperte gradualmente nel tuo intelletto. Mimesio: S, Socrate, ma se la composizione dei ricordi sovrasta la curiosit di scoprire oltre, la memoria, dallessere una necessit storica, diventa uno strumento esclusivo e potenzialmente reazionario. Per tornare allinterazione con chi guarda, con cui avevo cominciato il mio discorso, in queste immagini io riscontro la perdita o la presenza di una capacit ammaliante o evocatrice come poteva essere il Cristo di Holbein, il ritratto di Dorian Gray, o almeno lutilit di un ritratto di fase: le foto comunicano con il fruitore, in un metaromanzo che si svolge sui social network e celebra, in fondo, solo se stesso; la profusione di immagini tale da sfondare ampiamente la soglia dellipertrofia e dellinservibilit, si rischia di togliere alloggetto-foto anche la sua singolarit

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sensibile o intuizione singola, bench pi duno si senta, magari inconsapevolmente, una diabolica sintesi tra Helmut Newton e il protagonista di un reality o di un talent, o - se proprio va bene - un apologeta e un estensore dello screen test di Warhol. comunque unaltra delle tante facce del feticismo tecnologico che ha, a dispetto di tutto, poco di scientifico e molto di religioso, o al pi qualcosa di futurista, banalizzato e ripassato dai filtri dellimmagine, o qualcosa di facilone e tanto bisognoso quanto carente di analisi serie, un mezzo ove tutto si immagina e tutto, in teoria, si costruisce, a prescindere dalla puntuale smentita dei fatti. Socrate: Ma non di questo soltanto che ti preoccupi, dellammaliamento, non vero? Ti preoccupa la fruibilit e la diffusione di questo meccanismo. Labbattimento dei costi si riflesso su quello del valore, dunque? questo che, in quanto sofista, ti cruccia? Mimesio: Non in quanto sofista, in quanto uomo. E temo che la tua domanda rimarr irrisolta. Questa immagine quadrata desta lanimo? Comunica il contenuto, o solo apologia del contenitore? Socrate: Ti chiedi dunque se vi sia un fine sostanziale. Mimesio: cos, Socrate. Socrate: Solo questo? Non ti preoccupa anche la durata di tale fenomeno? Della potenziale eternit promessa dal supporto? Aggiungo: sostiene il tuo Walter Benjamin, nello stesso testo che hai citato in precedenza, che ladeguazione della realt alle masse e delle masse alla realt un processo di portata illimitata sia per il pensiero sia per lintuizione. Ti chiedo quindi: le immagini elaborate tramite Instagram e condivise tramite social network (adesso, in futuro chiss) - al netto di tutti i problemi di censura e privacy che internet si porta dietro, e per i quali allepoca mi sarebbe stata comminata con ogni probabilit unaltra tazza di cicuta - sono vittima della caducit? Mimesio: Mi sovviene a questo riguardo, Socrate, quel dialogo che Leopardi fece sostenere alla Moda e alla Morte. Lo ricordi? Sorelle, perch entrambe figlie della caducit, nonostante la Morte dica di s di essere nemica capitale della memoria, ma entrambe destinate a rinnovare continuamente il mondo con il loro operato. La Moda, anzi, sottolinea la propria potenza! E quindi ho sperato e tuttora spero, Socrate, che sar ancora la Moda, se non la Morte, ad avere ragione di questo obbrobrio di fotografie ipersemplificate, di comunicazione urlata, leziosa, precostituita, figlia di un benessere benedetto e avido. Ma allo stesso tempo temo che verr poi qualcosa di simile, o addirittura di peggio. Non devi pensare che io sia un nostalgico dei tempi passati, Socrate; anzi, son tanto curioso e speranzoso dei nuovi

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che rimpiango di essere morto. Ma vorrei tanto che la complessit non fosse demolita e irrisa. Socrate: Parli bene; non lo vorrei nemmeno io. Mimesio: E forse ho addirittura sbagliato a tirare in ballo larte, sai? Per quanto Instagram non sia un progetto artistico, lo oltrepassa addirittura, influisce sul nostro modo di comportarci, di vedere e quindi di esprimerci. Socrate: Esprimersi lenisce gli affanni, e poi ne crea di nuovi. Mimesio: Io penso questo, Socrate. Sono immagini che vivono nella Stimmung della frammentazione, nellemozione immediata che a suo modo esperienza religiosa e tragica, e mi chiedo se ormai non sia da considerarsi insanabile la cesura tra etica ed estetica. Mi chiedo, guardando queste terribili fotografie quadrate, se siano lecite le domande sullessere e sullesistere, o se esse stesse, le immagini dico, non siano il monito che scolpisce in noi langoscia rivelatrice del Nulla. Socrate: Mi diventi esistenzialista, Mimesio? Mimesio: Ma sai, forse vero che credere che esistiamo per essere felici un grande, colossale errore innato. E che sbagliavi a pensare alla felicit come piacere della conoscenza, oddio, scusami Socrate, divento amaro: nascere una colpa, essere fotografati un accidente, appoggiarsi a filtri di altrui coscienza un vizio, forse unignavia, ma la diffusione compulsiva di tutto ci una tragedia. Socrate: Parli bene, Mimesio: ridotti come siamo a un brullo piattume senza speranza, zattere smarrite tra i flutti della felicit e della disperazione, vaghe approssimazioni della trascendenza dellapparire di ci che appare, da cui non si possa trarre n insegnamento n consolazione, n riduzioni eidetiche! Gli uomini hanno interiorizzato lamara intenzione di non essere altro che conati, suoni inarticolati e grezzi; sono, nonostante i filtri oppure proprio a causa di essi, monumenti allindiscernibile. Ahim! Mi appeller al mio Daimon per tirarmi su di morale. Mi domando infatti quale sia la mia preoccupazione attorno al cogitare e al percipere, e suppongo dovr ragionarci un bel po. Mimesio: Non mi perdi lironia, Socrate. Socrate: Be, in effetti, dopo duemilacinquecento anni uno comincia anche un po a rompersi, Mimesio. Mimesio: Te lavevo detto che era dura, quaggi, Socrate. Socrate: Eh.

Elena Tosato, febbraio 2014

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Bibliografia Anonimo, Del sublime, a cura di G. Guidorizzi, Mondadori, 1991 V. I. Arnold, Metodi matematici della meccanica classica, trad. di R. Bernieri e B. Tirozzi, Editori Riuniti 1979 e 2010 W. Benjamin, Lopera darte nellepoca della sua riproducibilit tecnica. Arte e societ di massa, (1955) trad. it di Enrico Filippini, Einaudi, 1966, 1991 e 1998 L. Da Vinci, Trattato della pittura, a cura di A. Borzelli, Carabba editore, 1947 F. Dostoevskij, Lidiota, trad. di A. Polledro, Einaudi 2005 N. Gogol, Il naso - Il ritratto, trad. di T. Landolfi, BUR, 1989 J. Goody, Lambivalenza della rappresentazione, trad. di M. Gregorio, Feltrinelli, 1997 N. Hawthorne, Wakefield e altri racconti, trad. di E. Montale, Bompiani 1994-2012 V. Heffernan, How we all lerned to speek Instagram, 2013, in Wired: http://www.wired.com/magazine/ 2013/04/Instagram/ G. W. F. Hegel, Estetica, trad. di N. Merker, N. Vaccaro, Einaudi, 1978 S. Kierkegaard, Aut-Aut, trad. di K.M. Guldbransen e R. Cantoni, Mondadori, 1993 G. Leopardi, Operette morali, Feltrinelli, 1976, 1992, 1999 L. Pirandello, Uno, nessuno e centomila, Garzanti, 2007 Platone, Repubblica, trad. di N. Marziano e Giorgio Verdi, Mursia, 1990 Platone, Opere complete vol. 5: Eutidemo - Protagora - Gorgia - Menone - Ippia maggiore - Ippia minore - Menesseno, trad. di F. Adorno, Laterza 2003 E. A. Poe, I racconti (1831-1849), trad. di G. Manganelli, Einaudi, 2009 W. Rudin, Real and Complex Analysis, McGraw-Hill, 1970 B. Russell, I princpi della matematica, trad. di E. Carone e B. Destro, Newton Compton editori, 1971, 1989 e 2008 A. Schopenhauer, Il mondo come volont e rappresentazione, trad. di P. Savj-Lopez, G. De Lorenzo, Laterza, 2009 O. Wilde, Il ritratto di Dorian Gray, trad. di U. Dettore, BUR, 1951, 1975 e 1989 A.W. Wood, Hegel on Education (1998) in www.stanford.edu/~allenw/webpapers/

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Copertina: Testa di Socrate, marmo, opera romana, I secolo, forse copia di un bronzo di Lisippo. Conservata al Muse du Louvre, Parigi. Immagine tratta da Wikipedia: http://it.wikipedia.org/wiki/File:Socrates_Louvre.jpg Elaborazione grafica di Elena Tosato, sullo spunto dellimmagine dellarticolo di Wired citato in bibliografia. Incidentalmente, Socrate fu il primo filosofo di cui sia stato fatto un ritratto.

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