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). 2103.

Byron, sin dai giorni di scuola, aveva cominciato a scrivere dei versi, co s, per passare il tempo, senza nessuna ambizione. Fu la sua amica Elisabetta Pigo t che gli fece venir l'idea di diventare un gran poeta. Un giorno che ella gli l eggeva dei versi di Burns, egli le disse: - Ne scrivo anch'io, dei versi. E le declam, per ischerzo, alcune delle sue rime di studente. Elisabetta n rest viv amente ammirata e gli disse che questa era la sua via e che in poesia avrebbe po tuto farsi un gran nome. Byron rest vivamente impressionato di quella ammirazione devota e da allora si mise a scriver versi ogni giorno, e correva poi a portarl i a leggere alla sua giovane ammiratrice. (MAUROIS, Byron). 2104. Un giorno Byron, ventenne, si lamentava del suo destino col reverendo Bech er. Questi allora cerc di persuaderlo che pochi invece erano stati favoriti pi di lui dalla Provvidenza. - Avete tutto: nascita illustre, beni di fortuna, e soprattutto un'intelligenza che vi mette al di sopra di tutto il resto dell'umanit. - Amico mio, - rispose Byron - se il cervello mi mette al di sopra dell'umanit, l e mie gam)e mi mettono al di sotto di tutti. Era inconsolabile del suo difetto fisico, come si vede. (MAUROIS, Byron). 2105. Durante le vacanze, lord Byron aveva lasciato Cambridge, e il suo tutore a veva affittato le stanze da lui abitate a un altro studente, certo Matthews, rac comandandogli di non sciupare i mobili, perch lord Byron un uomo - gli disse - dal le passioni tumultuose. La frase fece ridere molto Matthews, che da allora, a ogn i amico che venisse a casa sua, raccomandava di toccare il pomo della porta, le seggiole e ogni cosa con la massima precauzione: - Fa' attenzione - gli diceva - perch lord Byron un uomo dalle passioni tumultuos e! Un giorno Byron torn e si present a Matthews. - Ah! - fece costui - allora siete voi l'uomo dalle passioni tumultuose! scoppi a ridere. Poi divenne buon amico di Byron, e gli spieg il significato di qu ella sua strana accoglienza. (MAUROIS, Byron). 2106. A ventun anno gli mor il cane Boatswain, a cui era affezionatissimo. Il can e aveva preso la rabbia, e Byron, non curante del pericolo, Io medic lui stesso e non smise mai di accarezzarlo, sino alla fine. Per fortuna il bravo cane fu fed elissimo e non morsic n Byron n altri. Quando fu morto, Byron Io seppell in un monum ento sepolcrale fatto costruire appunto per esso, e vi scrisse sopra una lapide in cui era detto: Qui riposano i resti di una creatura che fu bella senza vanit, f orte senza insolenza, coraggiosa senza ferocia ed ebbe tutte le virt dell'uomo se nza averne i difetti. Un giorno, mentre egli stava a contemplare il monumento, pass di l il vecchio serv itore Joe Murray, al quale Byron era affezionato; e gli promise che alla sua mor te avrebbe seppellito l anche lui. Joe non fu molto entusiasta tuttavia di tale o nore. - Se fossi sicuro che anche Vostra Signoria venisse un giorno a seppe"- lirsi qu i... allora non dico.>.. ma non mi piacerebbe troppo star l solo con un cane. (MA UROIS, Byron). '2107. Nel 1809 Byron fece un viaggio con diversi amici in Albania e poi in Grec ia. Ad Atene, il prefetto turco della citt fu cortesissimo con lui e coi suoi ami ci inglesi. Avendo un Greco ingiuriato gli Inglesi, il prefetto gli fece dare, ' fin loro presenza, cinquanta bastonate. Hobhouse, amico di Byron, esclam in quest 'occasione: - Quali che siano le mie opinioni sul dispotismo in Inghilterra, debbo ammettere che all'estero per ha dei vantaggi. Byron volle ripetere il viaggio a nuoto che Leandro aveva fatto da Sesto" a Abid o, per andar a trovare la sua amante Ero. Ed essendoci riuscito, dur per un pezzo a vantarsene. Scrivendo a sua madre le diceva: Siccome ve l'ho scritto soltanto altre due volte prima d'ora, vi ripeter che ho nu otato tra Sesto ed Abido, cosa che non si ripeter mai abbastanza, e di cui mi van to pi d'ogni altra cosa mia, pi di ogni altra gloria, sia politica, sia poetica, s ia oratoria. (MAUROIS, Byron).,

2108. Doveva uscire dall'editore Murray il Childe Harold, il poema amaro e malin conico che raccontava ironicamente il viaggio di Byron in Grecia e in Albania. L 'editore era in ansia e cos il Dallas, amico del poeta, che l'aveva spinto a pubb licarlo. Byron invece era tranquillo, perch persuaso che il poema non valeva asso lutamente nulla. Fu invece un successo trionfante, inaspettato. Byron, addormentatosi la sera sco nosciuto e con soli tre o quattro amici in tutta l'Inghilterra che credevano in lui, si risvegli il giorno dopo celebre e desiderato come amico da tutti. - Da tutti, - osservava Byron, sempre corrosivo, anche con s stesso - cio da quell e quattromila persone che sono sveglie quando tutte le altre dormono. ._Un'infinit di gente illustre voleva essergli presentata; e le vetture che si fe rmavano alla sua porta interrompevano la circolazione. Era la grande celebrit. E Byron, quando era solo, rileggeva ad alta voce il suo poema per vedere che cosa c i trovavano di tanto bello. (MAUROIS, Byron). 2109. Tommaso Moore, il poeta, reputandosi offeso da una satira di Byron, gli sc risse una lettera provocatoria, che questi non ricevette se non al suo ritorno d al viaggio in Oriente. Allora (essendo passato molto tempo) non era pi il caso di battersi a duello, e Moore, che era un buon diavolo, propose di sostituire al d uello un banchetto. Volle offrirlo a casa sua Rogers, che era un ricco banchiere e inoltre poeta. A proposito di lui, lord Eldon diceva: - Se il mio banchiere scrivesse... che dico?... se appena gli venisse fatto di d ire una cosa spiritosa, io estinguerei immediatamente il mio conto corrente alla sua banca. Il giorno del banchetto, Byron fu simpatico, ma non volle mangiare nes-- suno de i cibi squisiti che Rogers aveva preparato. Pranz con una patata e con un bicchie re d'acqua gazosa. Rogers il giorno dopo domand a un amico di Byron: Quanto durer Byron a osservare il suo stretto regime? - Durer fin che mostrerete di accorgervene, (MAUROIS, Byron). 2110. Un esempio lampante del cinismo di lord Byron* dato da questo aneddoto. La povera Carolina Lamb, nel momento che era pi furiosamente innamorata di lui, g li chiese per favore un ricciolo dei suoi bei capelli. Byron accondiscese; ma, q uando si tratt di far il sacrificio del ricciolo, non n ebbe il coraggio e tagli un ricciolo a un valletto che aveva press'a poco i capelli dello stesso colon dei suoi. Poi, ridendo molto della burla di cattivo gusto, Io mand alla sua spasimant e facendolo passare per suo. (MAUROIS, Byron). 2111. Qualcuno si meravigliava che Lady Morgan avesse fatto di Lord Byron, nel s uo libro, un s cattivo ritratto. - La ragione - spieg maliziosamente il poeta - che non le ho concesso un numero s ufficiente di sedute. (DE LA BATUT, L'esprit des grandes hommes). 2112. Come religione, Byron diceva di non essere affatto ateo, di credere anzi i n Dio, sebbene fosse scettico sulle religioni rivelate. - Del resto - diceva - anche nello scetticismo ci vuole misura, perch terribilmen te antipatica la bigotteria dello scetticismo. Mi domando come diamine qualcuno abbia potuto creare il mondo, e a che scopo abbia messo in questo mondo i bellim busti, i re, le donne vecchie e me stesso. C' qualcosa al di l della vita? Chi Io sa? Lo sa soltanto Colui che non pu dirlo. E c hi Io dice? Soltanto colui che non Io sa. (MAUROIS, Byron). 2113. Giorgio Byron spos Anna Milbank senza amore e senz'esserne amato. Quattro g iorni dopo le nozze, il poeta scriveva a Lady Melbourne: Ho preso moglie e un raf freddore nello stesso giorno. (BARBIERA, Citt dell'amore). 2114. Un amico chiese a Giorgio Byron, l'indomani delle sue nozze, come avesse p assato la notte. Il poeta rispose: Verso le quattro mi sono svegliato di soprassalto, e ho visto un riverbero rosso , di fiamma, che investiva il mio letto. Ho creduto l per l di essere all'inferno; ma poi, tastando attorno a me, mi sono accorto che era anche peggio, e che orma i ero ammogliato. (L. TREICH, Almanach des lettres, 1924). 2115. Il matrimonio non fece che irritare questo spirito irrequieto e ribelle a ogni norma, impaziente a ogni quieta abitudine. Di pi sua moglie Annabella, manco a farlo apposta, era troppo metodica, troppo attaccata alle regole e ai princip

ii. Dopo qualche tempo, Byron, interrogato su quel che pensasse del matrimonio, rispose: - Il matrimonio proviene dall'amore come l'aceto dal vino. una bevanda aspra, po co piacevole, a cui il tempo ha fatto perdere quel che aveva di celestiale e di dionisiaco, per farlo diventare insipido e comune. Le tenerezze coniugali non in teressano nessuno, non c' niente da ridire sui baci di due sposi. Credete che, se Laura fosse stata la moglie di Petrarca, egli avrebbe perduto il tempo a scrive re dei sonetti? (MAUROIS, Byron). 2116. Gli affari di Byron non andavano molto bene, e a un certo -momento, un usc iere dormiva addirittura in permanenza in casa sua. Byron, naturalmente, come er a nel suo temperamento, n faceva una tragedia, che la moglie sorridendo chiamava: La tragedia degli uscieri. In quest'occasione, il suo editore Murray volle venir in aiuto spontaneamente al Byron e gli mand un assegno di mille e cinquecento sterline, somma che il poeta per non accett e rimand addietro. (MAUROIS, Byron). 2117. Byron non fece molta buona prova alla Camera dei Lord. Un giorno, dopo una seduta in cui aveva tenuto un lungo discorso, and a trovare il suo amico poeta T ommaso Moore: era in stato di grande esaltazione e ripeteva, camminando su e gi p er la stanza, le frasi principali del suo discorso. - Ho avuto il coraggio di dir loro sul muso - urlava Byron come un indemoniato che avevano violato la Costituzione e ho aggiunto che se si continuava cos la li bert inglese era bell'e finita! - Ma in che modo avevano violato la Costituzione? - domand Moore interrompendolo. - In che modo? In che modo? - andava ripetendo Byron agitatissimo - Ah, questo p oi non saprei dirlo davvero! (Eloquenza). 2118. Lord Byron diceva: - Liberalismo e filantropia sono parole sonanti ma vuote; e per mia parte, ho ri assunto la mia fede politica in questo precetto: il denaro potere e la povert sch iavit. (Nuova Antologia, 1879). 2119. Le opinioni politiche di Byron.' come si comprende bene, non. erano molto costanti n molto chiare. - Per me - diceva - le opinioni politiche sono come l'amante giovane di un vecch io: che pi folle e pi gli piace. Era fautore di Napoleone soprattutto perch gli pareva ridicolo il sistema preesis tente dell'equilibrio europeo, il quale, secondo lui, consisteva nel far tenere in equilibrio delle paglie sui nasi dei re. Quando per Napoleone abdic, rest deluso. - Pu darsi - disse - che una corona non valga tanto da morire per essa; ma certo che, se al posto di Napoleone fossi stato io; non mi sarei rassegnato all'isola d'Elba e avrei saputo morire. (MAUROIS, Byron). 2120. Ormai Byron aveva ostile tutta l'Inghilterra: chi per le sue opinioni poli tiche troppo avanzate, chi per la sua vita scandalosa, chi per i suoi maltrattam enti alla povera Annabella, sua moglie. Per Byron ormai non 'c'era che l'esilio. E 'infarti part il 25 aprile 1816. - assando per il Belgio, volle vedere il camp o di Waterloo, dove Napoleone, il suo idolo, era caduto. Osserv. a lungo il campo di battaglia, medit; e il frutto della sua meditazione fu questo grido uscitogli dall'animo: - Che si guadagni o si perda, questo mondo sempre senza valore. Sola saggezzasar ebbe il ritiro, il silenzio, il disprezzo. Ma, per cuori troppo vivi, il riposo un inferno! (MAUROIS, Byron). 2121. Come compagno di viaggio, Byron aveva scelto il medico Poli-dori, che si d ava delle grandi arie di letterato: egli anzi era stato incaricato dall'editore Murray, l'editore di Byron, di tener un diario, in cui doveva annotare tutti i g iorni le impressioni del viaggio e ci che faceva Byron. Polidori per, non che sent irsi in imbarazzo accanto al genio di Byron, trattava costui come un suo pari, e diceva: - Che cosa infatti c' di diverso tra noi? Che cosa sapete far voi che anche io no n sappia fare? Byron, seccato, un giorno, gli rispose: - Tre cose almeno io so fare, che voi non potete: saprei passare a nuoto un fium

e, spegnere una candela con un colpo di pistola a. venti passi di distanza e scr ivere un poema di cui si vendano in un sol giorno quattordicimila copie! (MAUROI S, Byron). 2122. Lord Byron, invitato a dire la sua impressione su Ginevra, la defin a quest o modo: Ginevra? - una spelonca di galantuomini. (Encyclopdiana). 2123. Quando a Venezia era l'amante della sua padrona di casa, Byron aveva regal ato a questa donna una bellissima collana di brillanti. Un giorno gli fu offerto in vendita un astuccio e, con sua sorpresa, vide che co nteneva la sua collana. Egli la compr ed ebbe tanto spirito da offrirla di nuovo alla signora che se l'era venduta. (Fortnightly Review, gennaio 1924).. 2124. Nel 1818, Lord Byron ebbe per amica, a Venezia, Teresa Gamba. Aveva sedici anni ed un marito ricco e vecchio. Si racconta che, parecchi anni dopo, il seco ndo marito di Teresa la presentasse con orgoglio dicendo: . . - La marchesa mia moglie, che fu l'amante di Giorgio Byron. (Comoedia, 4151). 2125. A Venezia Byron s'era innamorato di una bella contessa. Una ,sera, in pien a conversazione, strapp la prima pagina bianca di un libro, e vi scrisse sopra co n la matita poche parole. Pieg il foglio e Io pass arditamente alla contessa che s tava parlando. Questa Io prese, lesse, ma continu la conversazione giocarellando col misterioso foglietto; e cos, tra una ciarla e l'altra strapp un pezzo del fogl io, Io ridusse a minutissimi pezzi, continuando ad avvoltolare tra le sue dita n ervose l'altra met. Poi, senza interrompere un attimo la conversazione, fece sciv olare quel 'tanto di biglietto che le era restato in mano tra le mani del bollen te poeta, negli occhi del quale brill un lampo di vittoria. Byron aveva scritto sul biglietto: O questa notte o mai pi. La contessa aveva fatto in minuti pezzi una met dello scritto e aveva dato a Byro n l'altra met come risposta. Ma non si mai saputo quale fosse la parte strappata e quale quella restituita. (FORTIS, Conversazioni). 2126. A Venezia, Byron ebbe per amante Marianna, la moglie di un negoziante di s toffe, che aveva per insegna della sua bottega un corno. I suoi lavoranti diceva no maliziosamente che era un corno inglese. Ma il volubile Byron poco dopo s'innamor di Margherita, la moglie di un fornaio, che egli chiam la Fornarina. Marianna, gelosa, vigilava e sorprese assieme i due amanti: si scagli contro Margherita e la copr d'ingiurie. Margherita allora le ris pose cos: Voi non siete sua moglie, come non Io sono io; voi siete la sua donna, come Io s ono io; vostro marito cornuto come il mio. E allora, che diritto avete di farmi dei rimproveri? Byron rise molto di questa risposta e non fece che voler pi bene alla simpatica F ornarina, cos pronta e pepata nelle risposte. (MAUROIS, Byron). 2127. Byron amava l'Italia e gli Italiani. Diceva che gli Italiani sono una bell a razza, un buon materiale per far una nazione. E non solo si fece inscrivere e iniziare tra i Carbonari, ma divenne anche il capo dei Carbonari di Ravenna. Dopo Margherita detta la Fornarina, s'innamor di lui la contessa Teresa Guiccioli , sposa del conte Guiccioli, che aveva appena diciassette anni. Costei Io adorav a, tanto da non poter star bene in salute se non era con lui; e pi d'una volta il vecchio marito dovette andar a casa di Byron per pregarlo di andar a trovar sua moglie perch si guarisse. Del resto la contessa non nascondeva con nessuno la su a relazione, anzi n menava vanto, proclamandola fieramente in tutti i salotti di Ravenna, di Bologna, di Venezia. Marianna, Margherita, Teresa... Byron, dopo averle conosciute, diede questa bell a definizione della donna italiana: una creatura che ama, che muore d'amore. Amori e cospirazioni. E generosit di gran signre. Byron faceva raggiustare gli organi r otti nelle chiese, faceva riparare a sue spese campanili crollanti. E tutti gli volevano bene. (MAUROIS, Byron). 2128. Byron era grande amico dello Shelley; ma mentre Byron era popolarissimo, S helley non era affatto conosciuto. E Byron non faceva nulla per farlo conoscere. Un giorno, un amico comune, il Trelawny, udendo Byron fare un gran panegirico di Shelley, gli osserv che, se lui voleva, avrebbe potuto rendere un gran servizio all'amico scrivendo una parola benevola per lui in una delle sue prossime opere.

Al che Byron rispose: - Tutti gli affari hanno i loro misteri. Se io lodo un autore da niente, costui mi ripaga con la stessa moneta, dandomi indietro capitale e interessi. Ma, se io lodo un amico, egli mi dar indietro tutt'al pi il capitale. Non si mai sentito di re che un amico abbia aggiunto anche gl'interessi. (Nuova Antologia, 1870). 2129. Ogni volta che si parlava del dramma, Byron difendeva accanitamente le tre unit e diceva corna di Shakespeare. Una volta, dopo una di queste sfuriate, Shelley, sorridendo, gli disse: - Byron, ma voi siete un uomo meraviglioso! - E perch? - domando Byron. - Perch siete invidioso di Shakespeare. (Scribners Magazine, - settembre 1897). 2130. Lord Byron aveva una spiccata antipatia per gli occhi grigi. - Voi siete ancora giovane - diceva un giorno a un suo amico - e potete approfit tare della regola che sto per enunciarvi: non vi fidate mai di chi ha gli occhi grigi. - Ma osserv l'amico - anche voi l avete grigi. - Appunto. E quanto sarebbe stato meglio, per molte persone che io conosco, se a vessero posto mente a tale regola anche con me! (STRAFFORELLO, Proverbi di tutti i popoli). 2131. Byron era letterato soltanto per noia. In fondo la letteratura era per lui solo un passatempo. Desiderava esser uomo d'azione, far qualche cosa, lasciare un nome glorioso non per qualche verso scritto, ma per qualche gesta eroica. Dic eva: Chi mai scriverebbe, se ci fosse di meglio da fare? (MAUROIS, Byron). 2132. In mezzo a una terribile tempesta, mentre navigava verso la Grecia, Byron invit il capitano della nave a giocare una partita d'cart nella sua cabina; e il ca pitano infatti, invece di restar sul ponte a sorvegliare la manovra, accett l'inv ito. Incominciata la partita, i movimenti della nave divennero cos violenti che l a tavola da giuoco e gli stessi giuocatori caddero a terra. - Raccogliete le carte, capitano, e ricominciamo - disse Byron. - Volentieri, milord - rispose, col massimo sangue freddo, il capitano. Byron n r est ammirato ed esclam: - Bravo capitano, siete coraggioso! (BERLIOZ, Souvenirs de voyages). 2133. Quando Byron s'imbarc per andar a combattere a favore dei Greci contro i Tu rchi, il capitano della nave, certo Scott, non sapeva darsi pace dell'idea bisla cca che aveva avuta il nobile lord. E si sfogava con Fletcher, il domestico di f iducia di Byron. - Che va a fare il vostro padrone in questo paese di pulci e di ladri? Fletcher non ci capiva nulla neanche lui, tanto pi che, dal loro primo viaggio in Grecia, aveva riportato una pessima impressione. - I Turchi - diceva Fletcher - sono le sole persone rispettabili di questo paese , e se vengono cacciati via, la. Grecia sar come un manicomio in cui i pazzi sian o stati messi in libert. E siccome Byron era comparso allora sul ponte, accanto ai due, Fletcher, confuso , continu: - E il mio padrone non pu negare che io dico il vero. Byron,- con un sorrisetto, rispose: - Non Io nego, certo; cos veramente per uomini che guardanole cose con occhi di p orci e che non sanno veder altrimenti! (MAUROIS, Byron). 2134. Un giorno trov un amico in Cefalonia. Si venne a parlare, della Grecia, e l 'amico si mostrava entusiasta del movimento di quel popolo. - Amico, amico! - gli disse sorridendo Byron - voi siete un sognatore! Chi crede te dunque di trovare in Grecia? E, alle maraviglie dell'amico, rispose: - I Greci sono le stesse canaglie che erano al tempo di Temstocle. Turchi sono in finitamente migliori dei Greci, pi gentiluomini. Credo tuttavia che i Greci merit ano la libert. (Scribners Magazine, settembre 1897). 2135. Era a Missolungi. Una sera entr in casa sua un generale greco, uno dei capi degli insorti, Maurocordato. Il poeta Io accolse con gran freddezza, rispose co n acrimonia alle sue domande e sfuggiva assolutamente di parlar di quel che il g

enerale voleva far diventar il tema della loro conversazione. Finalmente, eccess ivamente tediato, Byron si alz e incominci a pas- seggiare in su e in gi per la sta nza; e vedendo che il Maurocordato non se n andava, disse forte in inglese, lingu a che il Maurocordato capiva benissimo: - Quando dunque ci liberer della sua tediosa presenza? Il Maurocordato ingoi la pillola senza rispondere e poco dopo se n and col solito s orriso sulle labbra. (Scribners Magazine, settembre 1.897). 2136. Parlando col dottor Millingen che Io curava, nell'inverno che precedette l a sua morte, disse: - Due cose temo, alle quali sento d'essere egualmente predestinato: diventar gra sso e diventar pazzo. (Scribners Magazine, settembre 1897) . 2137. Ammalatosi gravemente e curato da quattro medici che non capirono nulla de l suo male, Byron stava ormai agonizzando, Nei momenti che il delirio febbrile c essava, egli comprendeva d'essere alla fine. Diede al servo Fletcher i suoi ordi ni: raccomandandogli la moglie, la sorella, la figlia. - E bada bene - concluse sorridendo , che, se non obbedirai scrupolosamente ai m iei ordini, dopo morto ti verr a trovare e ti tormenter. ,Egli sapeva che il suo s ervo era molto superstizioso. Poi esclam: - Povera Grecia! Poi ancora: - Perch non ho capito pffi presto tutto c i che capisco ora? E infine, in italiano: Lascio qualche cosa cara al mondo. Poi cadde in un sonno profondo e non si svegli pi. (MAUROIS, Byron). CABAD re di Persia dal 485 al 531 2138. Cabad, re di Persia, facendo guerra all'imperatore Anastasio, prese la cit t di Amida e la saccheggi, passando gli abitanti a fil di spada. Un vecchio, riusc ito a trovarsi davanti al re, gli fece presente l'enormit di quella strage e di q uello spoglio. - Ma io Io faccio - rispose il re - per punire la citt della resistenza accanita che mi ha fatto. - Sire, eppure quanto maggiore fu la resistenza, tanto maggiore la gloria della tua vittoria. Questa considerazione fece impressione sul re, che si calm e diede ordine di sosp endere il saccheggio e la strage. (Encyclopdiana). CABANIER Paolo musicista francese contemporaneo, famoso pi che altro per alcuni suoi motti di sp irito; era amico del pittore Czanne. 2139. Quando arriv a Parigi dalla provincia, gli capit di incontrare un corteo fun ebre, al cui passaggio tutti si scoprivano: il, musicista finse di credere che i passanti salutassero lui. Non sapevo - disse - di essere cos conosciuto a Parigi. (VOLLARD, Souvenirs d'un marchand de tableaux). 2140. Un giorno un tale gli disse: - Voi musicisti potete esprimere i suoni, ma non potete rendere musicalmente il silenzio. - Come no? - rispose pronto Cabanier. - Io ci riuscirei benissimo; ma mi occorre rebbero tre bande militari per eseguirlo. (VOLLARD, Souvenirs d'un marchand de t ableaux). 2141. Quando qualcuno gli lodava la sua musica, diceva modestamente: - Oh, io rester soltanto come filosofo! come filosofo, naturalmente, non aveva scritto nulla. (VOLLARD, Souvenirs d'un m archand de tableaux). CACCIA DOMINIONI Cainfilo nato a Milano il 7 febbraio 1877; maestro di camera in Vaticano, sotto il pontif icato di Pio XI; creato cardinale nel 1931. 1242. Un giornalista, presentatosi a monsignor Caccia Dominioni, allora maestro delle cerimonie in Vaticano, gli espresse il desiderio di assistere alla sepoltu ra di papa Benedetto XV.

Il monsignore, strizzando l'occhio destro, risponde: - Senta, caro giovane, la stampa non ammessa. Il giornalista insiste, ma il maestro delle cerimonie ripete che la legge uguale per tutti, e Io accomiata, strizzando ancora l'occhio. Il giorno seguente, il giornalista si presenta in Vaticano. - Che cosa fa qui lei? - domanda stupito il monsignore. - Non le dissi ieri che la stampa non era ammessa? - S vero; ma lei, nel dirmi di no, strizz tre volte l'occhio destro... - Ma no, si tratta di un tic nervoso. Si figuri se posso mettermi a fare l'occhi etto contro ordini del Sacro Collegio! (CAVARA, Un curioso tra i grandi della Ch iesa). CADOLINO (conte) vice-bibliotecario sulla fine del secolo scorso, del Liceo Musicale di Bologna. 2143. Dal conte Cadolino, vice-bibliotecario della Biblioteca Musicale di Bologn a, impiegato cortese, ma uomo duro e intransigente, misoneista atroce nelle idee , nell'abito, nella cravatta, ogni novit nella politica, nelle arti, nelle scienz e era considerata come una pericolosissima offesa al buon senso e al buon 'costu me. Quando gli studenti del Liceo Musicale, entusiasti e trepidanti per i primi tentativi di Bleriot sulla Manica, parlavano, nella vecchia biblioteca, dei nuov i arditissimi violi, il vice-bibliotecario ascoltava arcigno. Finalmente, un bel giorno, entra qualcuno con la grande notizia: - Sa, signor Cadolino? Bleriot ha attraversato a volo la Manica. Il vice-bibliot ecario, voltosi lentamente, chiese con la pi gelida calma: E non l'hanno impiccat o? (Resto del Carlino, novembre 1921). 2144. Nella Biblioteca Musicale di Bologna venne un Tedesco. Frug per qualche ora tra i manoscritti, trov quel che andava cercando, copi in fretta; e poi, lasciato uno scudo d'argento sul tavolo, se n and. Il conte Cadolino vide Io scudo sul tavolo e capi: il tedesco aveva creduto, di fargli cosa grata, lasciandogli una mancia. Lento e impassibile come sempre, chi use Io scudo in una busta, poi chiuse la busta entro un cassetto ed aspett che il Tedesco ritornasse. E, un bel giorno, infatti ritorn. Appena Io vide ricomparire sulla soglia, il con te Cadolino and diritto al cassetto, n trasse la busta e la porse al Tedesco, dice ndo: - L'altra volta, quando lei fu qui, dimentic questo sul tavolo. Il Tedesco prese in mano la pesante busta e,la guard disorientato, non riuscendo a capire di che p otesse trattarsi. Erano passati cinque anni. (Resto del Carlino, dicembre 1921). 2145. La Biblioteca Musicale, fra le altre, ha una vastissima raccolta di libret ti d'opera "moderni e antichi, la pi grande del mondo. Un professore tedesco ebbe l'idea di far trascrivere qualche migliaio di libretti antichi e mand per questo da Berlino a Bologna un copista. Costui 'appggiat6 ad un banco, su cui il tacito e sdegnoso Cadolino accumulava centinaia di libretti, cominci a copiare dalla ma ttina alla sera, per settimane, per mesi, per anni. Finalmente, dopo quattro ann i, il lavoro fu finito e, un bel giorno, il copista se ne and lasciando traccia i mperitura di s sul banco, ove il suo avambraccio aveva scavato un profondo solco. L'olimpico distributore guard il posto rimasto vuoto, guard il solco lasciato dal l'infaticabile scrivano e allora, lento * solenne, prese un gran foglio, l'incol l sul banco presso il solco e, con stile * caratteri lapidarii, scrisse: Cos logora to da braccio tedesco - per quattr'anni in continuo moto - a trascrivere librett i - che non avevano n capo n coda. (Resto del Carlino, dicembre 1921). CADORNA Luigi nato nel 1850 - morto nel 1928; generalissimo dell'esercito italiano durante la prima guerra mondiale. 2146. Un giorno, ispezionando un reggimento, si ferm davanti a un soldato, quattr o volte decorato al valor militare. - Come mai - domand - questo soldato non ancora sergente? - Eccellenza, egli non sa n leggere ne scrivere - rispose un ufficiale. - E chi gli domanda di leggere e di scrivere? Basta che sappia prendere delle tr incee - e lo promosse sergente. (Histoires diplomatiques).

2147. Il nome del generale Cadorna divenne, durante la prima guerra mondiale, pGS PLIT:uPalazzi-Zanichelli 1.txtArchivio GSplit&{5F9160D1-68ED-4692-9DC5-DA0556BA26 AC}sm_ ,

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