GOLD
di
emiliano
bertocchi
uno
Avevano infettato i nostri cuori con la paura. Gli altri uomini e
le altre donne erano diventati dei nemici. Cera sempre la
possibilit che ci facessero del male e quella possibilit era
concreta. Ma non il male che pensavamo di temere. La violenza
fisica, lo stupro, lomicidio. La possibilit era di un dolore pi
sottile e subdolo. Un dolore che si sarebbe sviluppato dal non
riuscire a creare rapporti reali. Il male di vivere in un mondo
illusorio, in cui gli altri uomini e le altre donne finivano per
essere dei semplici e distorti riflessi di noi stessi. Erano cos
poche le volte in cui riuscivamo a stabilire un contatto vero, un
rapporto sincero con gli altri, che non avesse come basi
linteresse o il guadagno.
due
Il furgone era arrivato presto e aveva parcheggiato vicino al
negozio. Pi lontano, sullo stesso canale, avevano iniziato a fare
dei lavori di rinforzamento degli argini e delle fondamenta di
alcune case. Avevano aperto un cantiere e ogni tanto, quando lui
tornava verso il suo piccolo appartamento, si fermava a guardare
gli operai che lavoravano e parlavano, qualcuno si fumava una
sigaretta e gli altri sembravano completamente presi, coinvolti
in quello che facevano. Non era mai riuscito a creare quel senso
di comunione, di fratellanza maschile, se non quando era stato
tre
Avevano portato i loro figli a vedere gli aerei che atterravano,
era un bel posto, dietro un cancello, da cui si potevano osservare
le ruote dei carrelli degli aerei che si posavano sullasfalto della
pista. Era andato con sua figlia, che aveva sei anni e un suo
amico ed il figlio, anche lui di sei anni. I bambini si sentivano
sempre cos meravigliati quando vedevano gli aerei scendere dal
cielo, prima quasi solo un punto luminoso seguito da una scia
bianca, poi sempre pi grandi, enormi uccelli preistorici di
metallo, poi quando atterravano i due bambini ridevano e
battevano le mani. I due padri, che si conoscevano da tanto
tempo, si stendevano su una coperta sopra il prato davanti il
cancello e la rete metallica e parlavano fra loro, ridendo,
raccontandosi storie di quando erano ragazzi, bevendosi una
birra e fumandosi una canna. Ogni tanto uno dei figli si
avvicinava e chiedeva come funzionassero gli aerei e allora
venivano raccontate due storie, una reale e una fantastica, sul
funzionamento dellaereo e poi si chiedeva ai bambini quale
preferissero. Erano dei sabato mattina splendidi, soprattutto
nella tarda estate, lhigh dellerba rendeva tutto cos lucido e
rilassato e i capelli biondi di sua figlia erano un miracolo di cui
non si stancava mai di ringraziare le divinit.
Quando il tuo cuore si purificava e la mente diventava lucida le
ombre del mondo iniziavano a disperdersi e una nuova aurora ti
permetteva di vedere le cose in maniera diversa.
quattro
era seduto allinizio dellaereo, in sesta o settima fila, dalla parte
del finestrino, perch gli piaceva vedere il mondo in quella
cinque
LOmbra camminava lungo i muri dei canali, seguendo le
direttive di un labirinto mentale, di cui solo i suoi impulsi o
forse la sua psiche conoscevano luscita. Girare e guardare.
LOmbra sembrava uno di quegli antichi penitenti medievali,
che trovavano nel tormento della carne e nella sofferenza fisica
una forma di purificazione e una libert che li trasportava nella
pi alta sfera del loro spirito. Gli sarebbe piaciuto essere un
penitente. Un monaco. Unasceta.
LOmbra sentiva il bisogno della punizione e la cercava.
La vide dietro la porta rossa. Entr e lei gli sorrise.
LOmbra si spogli della propria oscurit, colpito e ferito,
umiliato e urlante, divenne puro splendore. I suoi occhi erano
varchi aperti su altri mondi. Esplose in un getto di luce bianca.
Dopo una settimana di tormenti inflitti: mentali e fisici.
Era il compimento di un antico rituale.
Ogni societ aveva esorcizzato i demoni che divorano i cuori
degli uomini attraverso rituali. Sacri o pagani.
sei
Era uscito presto, aveva fatto una passeggiata lungo i canali e si
era diretto verso rembrandtplein, si era seduto su una panchina,
si era arrotolato una sigaretta e aveva fumato, ormai aveva quasi
settant'anni, ma non riusciva ad abbandonare le sigarette. Per
circa venti anni aveva lavorato come marinaio, quando era pi
giovane. Poi si era sposato, aveva avuto dei figli. Sua moglie era
morta. In poche righe si potevano riassumere le linee generali di
una vita? Si pu parlare di qualcosa di cos vasto e inarrestabile
e continuo con poche parole? Cerchiamo di dare unidea, uno
spunto, un modo per inquadrare questo uomo, per vederlo
camminare, i suoi capelli bianchi, la borsa con alcuni giornali
che porta con s. Lo vediamo seduto che fuma. Mentre intorno
ci sono molti ragazzi e ragazze pi giovani, sdraiati sul prato
della piazza che giocano alla vita, giocano con il tempo e con
tutto quello che ancora dovranno affrontare.
C un momento in cui ti ritrovi davanti allabisso. Lo vedi
maestoso davanti a te. Puoi voltargli le spalle, puoi caderci e
andare sempre pi in profondit, puoi imparare a volare, fare un
passo e guardarlo dallalto, in tutta la sua bellezza.
Quando sua moglie era morta si era cacata addosso, succede
spesso che prima di morire i muscoli dellintestino si rilassino e
la merda esca fuori. Quellodore di merda era cos forte mentre
sette
essere diversi in un luogo diverso, solo, solo questo, se la vita
mi desse unaltra possibilit, cosa sarei? cosa potrei diventare?
in un paese che non conosco, senza appoggi, senza nessuna
protezione, senza legami, sarei io, io solo e avrei la vita davanti
e la dovrei afferrare e scuotere e imparare a conoscere, a
rispettare le sue leggi, non le leggi sociali ma quelle della vita
stessa... lui fumava dentro il jolly, con la barba lunga, in
silenzio, una canna derba dopo laltra, fuori del coffeshop le
persone passavano e passavano e passavano... se guardavi il
cielo nuvoloso, improvvisamente, si aprivano squarci di luce e i
canali, le facciate sbilenche di alcune case prendevano colore e
brillavano, ti potevi sedere su una panchina libera e guardare
otto
Went looking for reverence
Tried to find it in a bottle
and came back again
High on a hashpipe of good intent
But it only brought me down
vagare per le strade e per i canali, per gli stretti vicoli del red
light district, vetrina dopo vetrina, illusione dopo illusione,
come un cane che segue piste di odori invisibili, giorno dopo
giorno, le scarpe gli facevano male e ormai aveva delle vesciche
ai piedi, aveva quasi finito i suoi soldi e aveva dovuto lasciare la
stanza dellalbergo in cui stava, erano quasi due settimane che
vagava per la citt, rubando ai turisti, soprattutto la notte,
facendo qualche lavoretto, aveva trovato da dormire in una casa
occupata dagli anarchici, si era trovato uno spazio al secondo
piano, su un materasso, insieme a lui cerano un ragazzo e una
nove
doveva tenere un seminario di tre giorni al dipartimento di
antropologia delluniversit, aveva condotto uno studio in sud
america su quante trib ancora usassero sostanze psicotrope nei
loro rituali, insieme ad un tentativo di catalogare e studiare i
diversi tipi di sciamani ancora esistenti. Aveva pranzato in un
caff bruno con un suo collega, che gli aveva dato le chiavi di
un piccolo appartamento dove avrebbe trascorso la settimana
che sarebbe rimasto nella citt. dopo il pranzo il professore
laveva salutato perch doveva tornare al dipartimento per
terminare i preparativi del seminario, lui aveva tutto il
pomeriggio libero e anche la sera, si diresse verso il piccolo
appartamento, dopo aver posato la sua valigia ed essersi riposato
un p decise di uscire, and ad un coffeshop che conosceva e
prese un paio di grammi di hashish turco, si fece una canna e
torn a casa, se ne prepar unaltra e si spogli nudo, poi and a
fumare vicino alla grande vetrata, stava al secondo piano, si
mise in ginocchio, in modo che da fuori, se qualcuno lo avesse
guardato, avrebbe visto solo il suo torso nudo, appoggi la
canna al posacenere e si leg il cazzo e i coglioni, poi continu a
fumare, guardava le donne che passavano, i loro piedi e si
eccitava, sentiva il cazzo che si induriva ma non voleva toccarsi,
voleva solo sentire lenergia sessuale concentrarsi dentro di lui,
nelle sue palle, in quel chakra pulsante del suo corpo. Si fece
sera. Aveva ancora il cazzo duro.
And sotto la doccia e si lav, torn sul letto e si stese, prese gli
appunti del suo seminario e diede unaltra letta, ripass
mentalmente il discorso di apertura, si sentiva bene, rilassato, in
equilibrio, tra i suoi desideri, le sue pulsioni e il suo lavoro, le
cose che doveva fare. Spense la luce e si addorment.
undici
questa distanza a farmi sentire il tuo corpo cos vicino.
vuoi del popper? rende lorgasmo pi intenso...
il ragazzo era stato ad una festa su uno dei barconi nella cerchia
dei canali ovest, era andato da solo, si era bevuto una heineken
in un pub prima di andare e si era arrotolato una sigaretta di
tabacco, era gi notte mentre si dirigeva verso il barcone e le
stelle gridavano mute nel cielo le loro canzoni damore, sentiva i
battiti del suo cuore pi forti mentre pensava a lei, che tra poco
lavrebbe rivista, erano un paio di settimane che non si
incontravano e
questa distanza a farmi sentire il tuo corpo cos vicino
aveva voglia di abbracciarla e di dirle qualcosa di dolce e
delicato, le voleva anche dare una poesia che le aveva scritto, gli
piaceva dare poesie alle ragazze di cui si innamorava o che
facevano nascere e morire un sentimento dentro di lui. Si ferm
allabsinth e bevve un bicchiere di fe verte, poi le cose
divennero pi lucide e chiare e magiche e misteriose e poi arriv
al barcone e si accese una sigaretta e sorrise ed entr e la vide
che ballava, da dietro, i capelli che le arrivavano sulle spalle,
sciolti, si avvicin senza che lei se ne accorgesse, si avvicin da
dietro e la guard, senza toccarla, senza far sentire la sua
presenza e
questa distanza a farmi sentire il tuo corpo cos vicino
ne annus lodore e allora lei si gir e si guardarono negli occhi
e lei gli diede uno schiaffo, in faccia, forte, poi sorrise e
labbracci e lui sent il cuore scoppiargli, sent il suo odore
ancora pi intenso e la strinse pi forte e una volta erano stati
chiusi in una stanza e lei lo aveva fatto inginocchiare e gli aveva
dodici
le cose cambiano, disse lombra, dentro la stanza rossa, le cose
cambiano e non possiamo farci niente. dovremmo imparare a
vedere in maniera diversa, a capire i cambiamenti, i nostri
cambiamenti, prima di tutto. dovremmmo sempre sentire dentro
noi stessi ardere qualcosa, dovremmo imparare nuove verit
sullamore, sai dirmi perch sei cos attratto dal sesso, da quello
che non ti hanno insegnato sul sesso, quando un qualcosa che
sai bene non avere nessun valore. Ha valore il contatto, ha senso
il linguaggio del corpo, ma la penetrazione, il puro atto sessuale,
che significato pu avere se non la stupida necessit della
riproduzione della tua razza? E allora impara a controllare quel
gesto, impara a negare lorgasmo, impara a rimandare
lemissione dei tuoi fluidi. Devi costruire una gabbia ai tuoi
tredici
Avevano sistemato un divano proprio vicino al canale, davanti
alla loro casa e si erano seduti a bere birra e rollarsi sigarette di
tabacco, avevano mandato un ragazzo a comprare qualche
grammo di doppiozero e cheese e intanto aspettavano la sera,
perch ci sarebbe stata una festa su uno dei barconi poco lontani
e tra un paio di settimane sarebbero di nuovo iniziati i corsi e lui
era seduto vicino ad una ragazza che gli piaceva, una ragazza
tedesca, aveva capelli rossi corti e un tatuaggio lungo il braccio
destro e adesso lei aveva posato la testa sulla sua spalla e lui
poteva sentire lodore dei suoi capelli e stare tranquillo e fumare
la sua sigaretta di tabacco. E pensava al seminario che avrebbe
dovuto seguire tra qualche giorno, prima dellinizio dei corsi, un
seminario di antropologia sullo sciamanesimo e intanto i capelli
della ragazza erano cos morbidi che si chiedeva che senso
avesse pensare allo studio quando la dolcezza di quei capelli era
un richiamo verso un mondo diverso, una dimensione personale
e unica, quella dellamore e dei baci e delle carezze e allora
allung la sua mano verso quella della ragazza e inizi a giocare
con le sue dita e lei si lasciava sfiorare, in silenzio, senza dire
nulla, con la testa appogiata sulla sua spalla. Ogni tanto il sole
usciva fuori dalle nuvole ed il cielo era azzuro, in quelle parti in
cui non cerano le nuvole e la luce illuminava le finestre e gli
occhi di altre ragazze e i turisti passavano dietro di loro e si
dirigevano verso il red light district e lui diede un sorso alla sua
birra e pens che alcune persone finivano per impazzire, arrivate
ad un certo punto, il punto di rottura e andavano in giro con
buste con dentro le cose pi impensabili e grandi stereo a
cassette senza avere le cassette e tenevano in bocca mozziconi
spenti di sigarette che succhiavano nel disperato bisogno di
assumere nicotina e quelli che parlvano da soli e quelli che si
masturbavano dentro i tram, di nascosto, osservando piedi e
sbirciando sotto le gonne e cera la musica degli anni ottanta,
dark, con sintetizzatori e giri insistenti di basso e si mise gli
occhiali e chiuse gli occhi e le sue dita si strinsero ancora pi
forte con quelle della ragazza e la notte prima aveva fatto un
sogno, cera una ragazza, unaltra ragazza, con cui era stato a
scuola, prima delluniversit e alcune volte si erano baciati e
avevano passato un anno praticamente vedendosi tutti i giorni,
pranzavano insieme, parlavano, si raccontavano cose e lei stava
con un altro ragazzo e quindi il loro era un rapporto senza sesso
e si divertivano a camminare e a scherzare, poi un giorno
quattordici
Era seduto ad un tavolino, davanti ad uno dei canali del
quartiere a luci rosse e beveva una lager e il sole ogni tanto
usciva fuori dalle nuvole e illuminava una delle vetrine in cui
qualche ragazza stava seduta o in piedi, lanciando dolci sguardi
ai turisti o agli uomini solitari che passavano davanti e lui
beveva lentamente la sua birra e aveva dei tatuaggi ormai
bluastri, sbiaditi, sulle braccia e pensava alla sua giovinezza, ai
viaggi in mare, ai paesi lontani in cui aveva conosciuto donne
bellissime nascoste da veli dai colori magnifici e dalle fantasie
delicate e floreali, ricordava i loro volti e i loro occhi, ricordava
le loro mani quando sistemavano il velo, i primi sguardi, il
suono arcaico delle loro parole, voci del deserto, rocce
millenarie racchiuse nelle loro gole, i suoni venivano fuori
spezzando quelle rocce, graffianti, duri, a volte, come se
lottassero per frantumare una barriera di pietra che impediva
loro di uscire e quelle stesse donne nascondevano corpi
meravigliosi, la loro pelle era un segreto, i loro capelli un
mistero da scoprire, ricordava gli oli profumati e i viaggi
dellepidermide, i sogni delloppio, quando si stendeva dentro
una tenda, nel deserto, a fumare con altri uomini e le donne che
portavano cuscini e accarezzavano i loro capelli e le loro barbe e
piano scivolava nelloceano interiore e navigava quieto dentro
se stesso e le stelle e gli abissi e ancora gli occhi di una donna
che diventavano sempre pi lontani mentre due mani materne
cullavano la sua testa, erano cos remoti quei luoghi e quei volti,
era cos strano pensare al tempo passato e alle cose perdute e al
fatto di essere ancora vivo e di aspettare qualcosa che,
inevitabilmente, sarebbe stata la morte. Si accese un sigaro,
guard una nuvola, bevve un altro sorso di birra.
Aveva un tatuaggio del volto di una donna sul braccio. Un volto
con un velo.
Lo accarezz.
Le nuvole, per un attimo, si squarciarono damore.
quindici
Vincent sognava di un vecchio barbone. Il barbone dormiva su
una stradina, dietro la stradina cera un parco. Aveva i vestiti
luridi e quando camminava puzzava cos tanto che le persone si
scostavano, chiudendosi il naso con le dita. La citt nella quale
abitava il barbone era una citt di sogno, non cerano canali, non
cera la pioggia. Non cerano strette case a tre piani che
sembravano caderti addosso. Il barbone si cacava addosso e il
suo volto ricordava quello dei martiri cristiani in alcuni quadri
dei grandi maestri italiani del trecento. Il suo volto era sporco
eppure bellissimo.
Vincent si svegli dal sogno, prese un foglio e cerc di fare un
disegno di quel volto, pi le linee si formavano sul foglio e pi il
volto del barbone svaniva dalla sua memoria, quella immagine
onirica sembrava scomparire nello stesso tentativo di
rappresentarla.
Vincent si roll una sigaretta di tabacco forte e fum.
Era da poco passata lalba.
Vincent toss.
Pens alle tele, ai colori e allassenzio.
Pens che il giorno fosse un travestimento della notte.
sedici
era seduto alla scrivania, davanti al computer acceso, non aveva
nulla in particolare da fare e la mattinata scorreva lenta. era da
solo nella stanza, si erano da poco trasferiti, il lavoro andava a
rilento, bisognava aspettare. Giocherellava con delle mollettine
per i documenti e dentro di s pensava al prossimo incontro di
dolore e piacere, a come quelle mollettine sarebbero state
perfette sui suoi capezzoli, la via dei suoi giochi segreti non era
molto lontana, quelle donne, quelle ragazze da cui si faceva
torturare, avrebbe voluto una persone speciale con cui
condividere quel mondo, una donna da amare e per cui soffrire,
in quei momenti, i suoi momenti speciali.
La morte era una presenza costante, non razionalmente, ma la
vedeva, ogni tanto, muoversi sul fondo oscuro del suo cuore,
ogni tanto poteva ascoltare la sua voce, una dolce melodia, la
morte era una madre crudele e amorosa, la morte ci avrebbe
accolti, un giorno, dentro di lei.
Lamore e le dita e il dolore e gli occhi e le carezze e le labbra e
i colpi secchi e i piedi, i suoi piedi, inginocchiato a baciarli.
Adorare una donna era un atto divino, un antico rituale,
lessenza stessa dei rapporti umani. In troppi lo avevano
dimenticato. Le antiche sacerdotesse tramandavano questo
mistero. Pochi gli adepti che ne conoscessero lesistenza.
Ore lente davanti al computer, la mente vagava lontana dal
corpo, la mente era libera e prigioniera, sapeva che si stava
allontanando, pi scendeva dentro se stesso, pi si allontanava
da quello che aveva intorno. Fino a sparire.
diciassette
seduto sullo sgabello di un pub. sorseggiando guinness. un
antico gioco gli girava per la mente. scostare lo sguardo.
rimanere chiusi dentro s stessi. non entrare negli altri. nelle
donne. chiudere le porte. un antico gioco per i suoi giorni oscuri.
lei laveva salutato fuori dal cancello, gi seduta in macchina. le
scarpe con il tacco alto, il trucco, solo per tornare una notte in
citt? perch non aveva letto i suoi gesti, i suoi segnali? perch
aveva bevuto troppo quel giorno? e la promessa di un pompino,
te lo succhio quando torno, domani, te lo succhio, un leggero
bacio sulle labbra, puzzi ancora di vino, aveva detto, il sadismo
un altro gioco sottile, a volte, altre solamente cattiveria o
stanchezza o stupido desiderio, poi era partita. la storia poteva
avere diversi finali, poteva essere raccontata da diversi punti di
vista.
lui era tornato in camera e si era addormentato. poi qualcuno lo
aveva svegliato, era sceso sotto casa, aveva bevuto un paio di
birre con persone di cui non ricordava il nome, qualcuno gli
aveva parlato, poi era tornato in camera, si era masturbato,
aveva provato a chiamarla, il telefono era staccato.
lei era partita in macchina, si era incontrata con un altro uomo,
erano andati in citt, avevano cenato o forse avevano saltato
diciotto
Era un sabato mattina. Era andato a prendere suo figlio a scuola.
A piedi. Cera il sole e un cielo limpido e una calma azzurra nel
suo cuore. Si era fermato a comprare un paio di grammi di blue
cheese al Noon. Poi era arrivato alla scuola, suo figlio era gi
fuori, mentre parlava con altri bambini. Aveva sette anni. Lo
vide e gli corse incontro, sorridendo. Lo abbracci e lui sorrise.
Poi camminarono in silenzio verso casa. La calma azzurra del
suo cuore.
A pranzo gli prepar degli hamburger di manzo con semi di
finocchio e patatine fritte. Mangiarono insieme sul tavolo della
cucina invasa dal sole. Vedeva nellaria sottili linee di polvere.
Linee oblique. E la polvere danzare nellaria. Suo figli fin di
anni. Nel plastico cerano anche delle case, gli alberi, le luci, le
strade. Lo avevano fatto su una tavola di compensato. Erano
cos calme quelle serate, silenziose, con i trenini che passavano
e passavano sui binari. Poi suo padre lo accompagnava a letto e
gli leggeva una favola. La voce di suo padre. Erano anni che non
la sentiva.
Una volta Penny gli aveva raccontato che per un periodo aveva
lavorato come massaggiatrice in un centro nel red light district.
La maggior parte delle persone andava l per farsi svuotare le
palle. Alcuni clienti erano degli uomini migliori e sapevano
apprezzare e capire la magia di quella esperienza. La magia
delle mani femminili sul proprio corpo. Anche lui aveva avuto la
fortuna di farsi massaggiare da Penny. Sapeva accarezzarti
lanima con le sue dita. Sapeva quando far crescere
leccitazione, quando calmarla. Era una gioia fatta di luce,
esplodere nelle sue mani. E ringraziarla. Come ringraziava ogni
donna dopo che laveva fatto godere.
Penny torn a casa. Pos le bottiglie e le buste in cucina. Si
avvicin a lui e gli diede un leggero bacio sulle labbra.
- Perch?
- Perch oggi ti voglio bene
Lui sorrise. Lei anche. Si sedette sul divano vicino alla poltrona.
Lui si alz e si mise accanto a lei. Con un gesto malizioso Penny
si tolse le scarpe e pieg le gambe sotto di lei. I piedi sfioravano
i suoi pantaloni. Lui ne prese con delicatezza uno in mano e
cominci a massaggiarlo. Si guardarono negli occhi senza dire
una parola. Non cera nessun bisogno di parlare. Non con lei.
Fuori, un cane, pass abbaiando.
venti
ventuno
Kira era andata a salutare Boris a casa sua. gli aveva detto che
doveva partire per un paio di settimane, destinazione san
pietroburgo, lui le aveva chiesto una bottiglia di vodka,
sorridendo. Kira era entrata nel soggiorno, si era seduta sul
divano, togliendosi la giacca e la felpa e rimanendo con una
maglietta aderente a maniche corte. Boris le aveva chiesto come
ventidue
Lynn pedalava verso luniversit, aveva un seminario di alcuni
giorni al dipartimento di antropologia. Pedalava piano, le
persone le scivolavano accanto, la mente ancora leggera per
lerba della sera prima. E anche lei si sentiva leggera. E giovane.
Leg la bicicletta ed entr nelluniversit, diretta allaula tre.
Dentro cerano gi parecchie persone, trov un posto e si
sedette. Il professore ancora non era arrivato. Si tolse la giacca e
prese dalla sua borsa un libro di Huxley, le porte della
percezione. Aveva avuto anche lei esperienze con i funghi sacri
e con la mescalina e il seminario era incentrato sullo
sciamanesimo e sulluso di sostanze psicotrope allinterno di
quegli antichi rituali. Lynn studiava letteratura inglese. Aveva
diciannove anni.
Il professore arriv con una ventina di minuti di ritardo. Pos
una cartelletta sulla cattedra e ne tir fuori alcuni fogli. Poi si
spense la luce e si abbass uno schermo dietro le spalle del
professore e si accese un proiettore e iniziarono a susseguirsi
immagini di sciamani di tutte le parti del mondo e lei si perse in
quelle immagini e ricord i colori e i cambi di prospettiva e la
leggerezza e il flusso continuo di pensieri tra dentro e fuori e i
contorni lucenti delle cose e le forme distorte e le lacrime e le
gambe come radici nel suolo e la consapevolezza di essere
passata dallaltra parte e di scoprire un mondo nuovo,
inesplorato e misterioso.
Dopo un paio di ore ci fu una pausa, Lynn usc a fumarsi una
sigaretta con un paio di ragazze che aveva conosciuto nel suo
corso. Anche il professore era uscito e stava parlando con un suo
collega. Senza pensarci Lynn gli si avvicin, come attratta da
una forza sconosciuta, lui era rimasto da solo, gli chiese se
voleva una sigaretta, gli disse che le immagini erano state molto
interessanti, lui sorrise, non accett la sigaretta e la invit al
Noon per le dieci di quella sera. Poi andarono insieme verso la
ventitre
- ci sono delle differenze, non possiamo farci nulla, ci sono
delle differenze e dovremmo imparare a conoscerle e
smetterla di illuderci su come sono i rapporti tra gli uomini
e le donne cos hai questo pezzo di carne tra le
gambe che diventa duro e da qualche parte lo devi infilare
e a volte non centra niente lamore solo che dopo un tot
di tempo devi sborrare e se lo fai con una donna pi
ventiquattro
Sono stato allisola di wight nel settanta scriveva luomo sul
suo diario, in un tavolino del Noon, mentre fumava molto
lentamente una canna di white widow insieme ad una ragazza,
lei era pi piccola di un paio di anni, scriveva delle splendide
poesie, amava william blake e le sue visioni, avevamo degli
acidi con noi e durante quei giorni suonarono jimi hendrix, i
doors, janis joplin, dormivamo in tenda, non mangiavano quasi
mai, vivevamo le nostre estasi dorate, lacido che cambiava le
prospettive e liberava le nostre percezioni, i suo capelli erano
cascate, i suoi occhi laghi, sentivo cos nitide le sue emozioni,
non avevamo bisogno di parlare anche se la sua voce era una
misteriosa melodia, mi raccontava della casa dove era nata, di
suo padre, ogni tanto aveva suonato il basso in un gruppo e
ricordo il rossore sulle sue guance quando le sussurravo i versi
che lei aveva scritto e che avevo imparato a memoria, avevamo
visto i pink floyd a londra dopo che avevamo preso della
mescalina, eravamo giovani, non cerano le gabbie della
quotidianit, del lavoro, le illusioni della vita sembravano
ancora cos lontane, ci immergevamo nei nostri sensi, splendide
visioni, eravamo alberi e foglie che nascevano, eravamo un
sentiero dorato, una montagna lucida, eravamo il bianco della
morte e lo splendore della rinascita, una volta la vidi brillare
nella luce del giorno, le dissi qualcosa, non ricordo cosa, le tenni
venticinque
A volte i sorrisi delle persone sembrano dei ghigni deformi,
pensava il ragazzo mentre camminava tra le stradine lungo i
canali, guardando la gente che si aggirava intorno. guardava le
loro facce, le mani che si aggrappavano alle bottiglie, dita che
rollavano in continuazione sigarette di tabacco e canne.
Mat gliene pass una derba, fece tre tiri e la diede a un tipo che
gli stava vicino, cappello da baseball e capelli luridi sotto. Il tipo
sorrise, lui anche. Non un sorriso da squalo, nemmeno un bel
sorriso, solo due labbra ebeti che avevano fatto un movimento.
E pericoloso quando le persone smettono di sorridere o di farlo
in maniera naturale. La maggior parte dei sorrisi era di plastica,
li vedevi disegnarsi in maniera forzata e spastica su quelle facce
di cazzo.
Il ragazzo chiese al suo amico se pensava che fosse necessario
uno stato mentale alterato per fare conoscenza con gli altri, era
la stessa cosa che essere lucidi, eppure prima di scambiare una
parola con un tuo simile ti dovevi fare fuori alcool, canne,
sigarette, coca, anfetamine. Era una presa per il culo labuso di
sostanze. Il bisogno di sostanze. Eppure cerano periodi che non
ne potevi fare a meno e continuavi quel ripetersi di situazioni
sempre uguali che solo le droghe facevano sembrare diverse.
Cerano pure le volte che beccavi le persone giuste e fumare era
ventisei
Kira e Boris erano andati a passeggiare lungo i canali, la
giornata era lucente, il cielo libero dalle nuvole, camminavano
in silenzio e ogni tanto si guardavano negli occhi, quasi a
misurare lesistenza del mondo dal loro riconoscersi,
camminavano piano. Si fermarono su un ponte, appoggiati alla
balaustra bianca e arcuata, guardarono i riflessi di luce
sullacqua verde del canale. Boris disse che gli piaceva quella
luce, quella qualit della luce, quando si rifletteva sulle superfici
di metallo o di vetro o di plastica. Kira sorrise. Si avvicinarono
un poco. Adesso erano quasi spalla contro spalla. Si guardarono
di nuovo negli occhi. Pochi centimetri dividevano i loro volti, le
loro labbra. Boris sent nitidi e perfetti i battiti del suo cuore, pi
profondi, intensi. Non si baciarono e continuarono a camminare.
Gli occhi di Kira erano come calamite, non riusciva a staccarsi.
Arrivarono ad un coffeshop, si sedettero, Boris compr un
grammo di orange bud e due succhi di mela. Torn al tavolo e
roll una canna. Fecero un paio di tiri a testa. Poi rimasero in
silenzio a guardarsi e a sorridere.
ventisette
seduti ad un tavolino, davanti ad un canale, illuminati da un sole
invernale e splendente, lei aveva preso un t al limone, lui una
pinta di amstel. Erano un paio di anni che non si vedevano, lei
era andata prima a londra e poi a berlino, dove era restata
per quasi otto mesi. Si era interessata alle gallerie darte, alla
danza, al balletto, aveva conosciuto un coreografo frocio e
eroinomane, che nella New York dei primi anni ottanta era
unaccoppiata perfetta, poi il movimento punk e una nuova idea:
danza classica e anarchia insieme, creazione e improvvisazione.
era rimasta folgorata dalla vitalit del coreografo, dal suo modo
di vivere e concepire larte. era stata molto da sola in quel
periodo e tutto quel tempo trascorso camminando per le strade,
visitando musei, immergendosi nel suo mondo personale le
aveva aperto gli occhi su quello che aveva dentro, su cosa le
interessasse veramente, su quanto fosse indispensabile
innamorarsi di se stessi prima di poterlo fare di unaltra persona.
Lui rimaneva spesso in silenzio ed ascoltava. Ogni tanto le
diceva qualcosa di serio. Qualcosa di profondo. Ogni tanto
lanciava una risata, per alleggerire la loro discesa. The fall si
chiamava uno degli spettacoli del coreografo. E parlava,
con musiche e movimenti, della sua caduta nellabisso
delleroina. Poi era risalito dallabisso. Danzando su un palco e
non pi sullago di una siringa. Lui pensava al suo personale
abisso. Alla maestosit di quelle scogliere dalle quali lo poteva
ventotto
Lynn e il professore guardavano le nuvole che si muovevano nel
cielo. Nuvole grigie e acquose, su un cielo gi scuro. Si
passavano delle bottiglie di birra, seduti sugli scalini di una
chiesa. Lei gli raccontava delle esperienze con la mescalina, dei
suoi capelli, del contatto delle sue dite con i capelli, mentre li
accarezzava, in una nuova percezione. Lui le raccontava delle
esperienze con la psilocibina, dei colori caldi, il viola,
larancione, il rosso, di come avesse visto le vene della sua
mano scorrere, di come si fosse trasformato in un albero, del
cambio delle prospettive, cose immensamente grandi, cose
immensamente piccole. I quadri di Brueghel in un museo.
Linverno, la neve, il silenzio. Lui fissava un quadro e poteva
vedere i piccoli uomini e le piccole donne sul ghiaccio
muoversi, i vestiti rossi, gli uccelli nel cielo, la citt azzurrina in
lontananza, la trappola per gli uccelli sulla neve.
ventinove
Lynn era tornata nella sua stanza, si era sdraiata sul letto. Aveva
chiuso gli occhi, le nuvole violacee passavano ancora sulle sue
palpebre. Si alz e accese una candela. Sulle pareti tremolavano
fogli pieni di parole. Lettere di suo padre. Poesie. Disegni. Le
copertine dei libri giocavano con il buio. Uscivano fuori, alla
luce della candela, i nomi di Kerouac, T.S. Eliot, Steinback,
Forster. Lynn prese una bottiglia di vino e la stapp. Si riemp
un bicchiere, si sedette di nuovo sul letto, con le gambe
incrociate. Il loto un fiore che nasce da acque oscure e
sporche. Ed un fiore bellissimo. Lynn si guard la mano
sinistra, quella senza il bicchiere. Guard le linee della sua
mano, non le piacevano. Poi pos il bicchiere, chiuse gli occhi e
inizi ad accarezzarsi i capelli.
trenta
Klaus camminava a grandi passi nella stanza, che aveva
riempito di foglie secche. Prese una pillola rossa dal tavolino
himalaya gold
era difficile trovare nuovi posti dove nascondersi, per avere
un po' di silenzio, una spazio quieto e lucente. era difficile
trovare questi posti nel mondo esterno, a volte mi bastava un
albero o un prato, la danza delle foglie e il respiro dellaria,
quello dellacqua, una spiaggia, le dune, la natura sembrava
capire la mia anima e rispettarla. Era invece pericoloso muoversi
per le strade, nelle case, in tutti quei luoghi dove camminavano
e parlavano le altre persone.
Ero arrivato sulla vetta di una montagna, laria era immobile e
la mia mente splendeva nella perfezione del vuoto, respiravo e
splendevo, potevo osservare il mondo che si disegnava dove la
montagna toccava la terra, era distante, minuziosamente
particolareggiato e brillava della stessa luce della mia mente,