Suggerimento: qui.
Prefazione
Arch Linux richiede una certa dose di conoscenze sulla configurazione e sulla metodologia dei sistemi UNIX-like e per questa ragione sono state incluse delle informazioni aggiuntive. Cos come stata concepita, questa guida concentrer l'attenzione su alcuni punti ritenuti particolarmente utili; per approfondire si pu utilizzare il Wiki di Arch Linux o il forum di Arch Linux. Una lettura interessante Il metodo Arch, che delinea i principi fondamentali della distribuzione Arch Linux. Per chi si avvicina per la prima volta a un sistema GNU/Linux si consiglia qualche lettura sul sistema in generale. Il testo pi completo in lingua italiana Appunti di informatica libera. Una buona documentazione sui sistemi GNU/Linux reperibile sul sito del PLUTO Project in italiano (The Linux Documentation Project in inglese).
Introduzione
Benvenuto! Questa pagina servir da guida nel processo di installazione di Arch Linux, un sistema operativo UNIX-like (basato su GNU/Linux). Pur essendo indirizzata ai nuovi utenti Arch, questa guida si propone come solido punto di riferimento e fonte di informazioni per chiunque. Prima di procedere, si consiglia di leggere velocemente le FAQ. Caratteristiche principali di Arch Linux Design e filosofia improntati alla semplicit Pacchetti precompilati sia per architetture i686 che per architetture x86_64 Script di avvio BSD-style, con un file di configurazione centralizzato mkinitcpio: un semplice e dinamico generatore di initramfs Un gestore di pacchetti, pacman, veloce, scritto in C , leggero e agile, con un uso di memoria davvero modesto Sistema altamente personalizzabile in quanto assemblato pezzo per pezzo dall'utente Modello di aggiornamento Rolling Release Un sistema di pacchettizzazione ports-like (ABS - Arch Build System) che rende facile ottenere dal sorgente un pacchetto binario da installare e/o da condividere su AUR Un repository di script (AUR - Arch User Repository) per compilare pacchetti, condivisi da utenti Arch
Il metodo Arch
Il principio su cui Arch si basa "mantenersi semplice" (KISS, Keep It Simple Stupid). Da notare che, in questo contesto, "semplice" non significa n "facile" n "amichevole", ma piuttosto "senza inutili aggiunte, modifiche o complicazioni". In breve, un approccio elegante e minimalistico. "Semplice" definito da un punto di vista tecnico, non dell'usabilit. meglio essere tecnicamente eleganti, con un'alta curva di apprendimento, che facili da usare ma tecnicamente grossolani" - Aaron Griffin Il rasoio di Occam: Entia non sunt multiplicanda praeter necessitatem cio "Non moltiplicare gli elementi pi del necessario". Il termine rasoio si riferisce all'atto di raschiare via le assunzioni non strettamente necessarie per spiegare un dato fenomeno. "La parte straordinaria [del mio metodo] sta nella sua semplicit... La strada della crescita personale conduce sempre alla semplicit." - Bruce Lee
Preparare l'installazione
Nota: Se si desidera installare su un'altra partizione all'interno di una distribuzione GNU/Linux esistente o LiveCD, si legga questo articolo wiki per i passaggi adeguati. Ci pu essere utile soprattutto se si prevede di installare Arch Linux tramite VNC o SSH remoto. Di seguito si presuppone l'installazione con mezzi convenzionali.
solo se le immagini di installazione ufficiali non funzionano con l'hardware del proprio sistema e si sospetta che le immagini pi recenti includano dei driver appropriati.
Questo comando deve ritornare un output positivo visualizzando un "OK", tralasciare le altre stringhe di informazione. Se l'esito non dovesse essere positivo riscaricare il file .ISO.
Installer su CD
Masterizzare l'immagine .iso su un CD o DVD con il proprio programma preferito, e procedere con Avviare l'installer di Arch Linux. Note: In generale, per masterizzazioni affidabili raccomandata una velocit bassa (alcuni utenti consigliano 4x o 2x). Se si verifica un comportamento imprevisto del CD, provare a masterizzarne un altro usando la velocit minima.
Inserire un dispositivo flash vuoto (ne basta uno da 512MB), determinare il percorso (/dev/sdx), assicurarsi che le partizioni presenti nel dispositivo siano smontate e scrivere l'immagine tramite il comando dd:
# dd if=archlinux-2010.05-''{core|netinstall}''-''{i686|x86_64|dual}''.iso of=/dev/sd''x''
dove if= il percorso del file immagine (in formato .iso) e of= il file di dispositivo del proprio supporto flash. Assicurarsi di usare /dev/sdx (l'intero dispositivo) e non /dev/sdx1 (una sua partizione). Si avr bisogno di un dispositivo di memoria flash grande abbastanza per ospitare l'immagine.
Per verificare che l'immagine sia stata scritta correttamente sul dispositivo flash, annotare il numero di blocchi letti e scritti, quindi eseguire il seguente controllo:
$ dd if=/dev/sd''<u>x</u>'' count=''<u>number_of_records</u>'' status=noxfer | md5sum
Il risultato dovrebbe essere identico a quello restituito dal md5sum usato sull'immagine CD scaricata, ed entrambi dovrebbero concordare con quello presente nel file md5sum reperibile nel sito Internet della distribuzione. Di seguito un esempio della procedura:
$ [sudo] dd if=archlinux-2010.05-core-i686.iso of=/dev/sdc #Scrive l'immagine .iso sul dispositivo 744973+0 records in 744973+0 records out 381426176 bytes (381 MB) copied, 106.611 s, 3.6 MB/s $ [sudo] dd if=/dev/sdc count=744973 status=noxfer | md5sum #Verifica l'integrit dell'immagine 4850d533ddd343b80507543536258229 744973+0 records in 744973+0 records out -
Scaricare Disk Imager da qui. Inserire la memoria. Avviare Disk Imager e selezionare il file immagine (Disk Imager accetta in modo predefinito solo file *.img, assicurarsi di selezionare *.iso nella finestra di dialogo). Selezionare la lettera corrispondente al flash drive. Cliccare su "Write". Vi sono altre soluzioni in merito , una delle quali consultabile leggendo la guida : scrivere un immagine ISO avviabile di Arch Linux da un supporto USB. In caso di problemi relativi alle penne usb, provare a cambiare porta o supporto usb. Continuare con Avviare l'installer
Avviare l'installer
Suggerimento: I requisiti minimi per un'installazione di base sono di 64 MB RAM Suggerimento: Durante questo processo potrebbe capitare che entri in funzione lo screensaver automaticamente, possibile premere il tasto Alt per tornare ad una visualizzazione normale
SSH (Italiano).
In alternativa aggiungere:
video=SVIDEO-1:d
Che dovrebbe permettere di poter funzionare senza disattivare il kernel mode setting (KMS). Premere il tasto invio per procedere al boot del sistema. Consultare l'articolo su Intel per ulteriori informazioni.
Documentazione
Questa guida disponibile in Inglese sul sistema live. Aprire il terminale virtuale 2 (tty2) premendo ALT+ F2 ed utilizzare il comando /usr/bin/less con quanto segue, quando ci si trova al prompt # :
# less /usr/share/aif/docs/official_installation_guide_en
Tramite less si pu scorrere all'interno del documento. Per tornare al terminale virtuale 1 (tty1) e proseguire l'installazione premere ALT+ F1. In qualunque momento dell'installazione si potr tornare al terminale virtuale 2 (tty2) per consultare la guida. Suggerimento: Si prega di notare che la guida ufficiale riguarda solo l'installazione e la configurazione del sistema di base. Una volta che installato, si consiglia vivamente di tornare a consultare il wiki per saperne di pi sulla procedura post-installazione e altre questioni connesse.
# /arch/setup
(Se si in possesso di un semplice modem (o di un router in modalit bridged) per connettersi al proprio ISP) Portarsi in un'altra console virtuale premendo ALT + F2, effettuare il login come utente root ed eseguire
# pppoe-setup
Se tutto stato correttamente configurato, al termine si sar in grado di connettersi al proprio ISP tramite
# pppoe-start
Ritornare alla prima console virtuale premendo ALT+ F1. Continuare con Impostazione Orologio
Guida rapida al wireless per l'ambiente live
(Se si necessita di connessione wireless durante l'installazione) Le utilit ed i driver wireless sono ora disponibili nell'ambiente live del supporto d'installazione. Una buona conoscenza del proprio hardware wireless sar di importanza fondamentale per una buona riuscita dell'operazione. da notare che la seguente procedura rapida eseguita a questo punto dell'installazione inizializzer l'hardware di rete per un utilizzo esclusivamente all'interno dell'ambiente live di installazione. Sar necessario ripetere questi passaggi (o un qualche altro tipo di gestione della rete wireless) una volta avviato il sistema installato in sul disco. Da notare anche che questi passaggi sono opzionali se non si ha necessit di connessione wireless durante il processo d'installazione; le funzionalit wireless verranno comunque abilitate in seguito. Nota: Nell'esempio seguente utilizzeremo wlan0 come interfaccia di rete e linksys per il nome ESSID. Ricordarsi di cambiare questi valori in base alla proprie esigenze. Il procedimento di base sar: Portarsi in una console virtuale libera, ad es.: ALT+ F3 Effettuare il login da utente root (Opzionale) Identificare l'interfaccia wireless :
# lspci | grep -i net
Assicurarsi che udev abbia caricato il driver, a che il driver abbia creato un'interfaccia del kernel utilizzabile con /usr/sbin/iwconfig:
# iwconfig iwconfig lo no wireless extensions. eth0 no wireless extensions. wlan0 unassociated ESSID:"" Mode:Managed Channel=0 Access Point: Not-Associated Bit Rate:0 kb/s Tx-Power=20 dBm Sensitivity=8/0 Retry limit:7 RTS thr:off Fragment thr:off Power Management:off Link Quality:0 Signal level:0 Noise level:0 Rx invalid nwid:0 Rx invalid crypt:0 Rx invalid frag:0 Tx excessive retries:0 Invalid misc:0 Missed beacon:0 wlan0
Nota: Se non si vede qualcosa di simile a questo, il driver wireless non stato caricato. Se questo il proprio caso, sar necessario caricare il driver manualmente. Si prega di consultare la pagina wireless Setup per informazioni pi dettagliate. Accendere l'interfaccia con ip link set <interface> up.
# ip link set wlan0 up
Una piccola percentuale di chipset wireless richiedono un firmware, oltre al corrispondente driver. Se il proprio chipset wireless richiede un firmware , si dovrebbe ottenere un errore simile:
# ip link set wlan0 up
Se non si sicuri, eseguire /usr/bin/dmesg per interrogare il log del kernel per una richiesta di firmware da parte del chipset wireless: Esempio di output da un chipset Intel che necessita ed ha richiesto un firware al kernel all'avvio.
$ dmesg | grep firmware firmware: requesting iwlwifi-5000-1.ucode
Se non vi output, si pu concludere che il chipset wireless del sistema non richiede firmware.. Nota: I pacchetti con i chipset per il wireless (per le schede che lo necessitano) sono preinstallati in /lib/firmware nell'ambiente live, (su CD o supporto USB) ma dovranno essere esplicitamente installati sul sistema definitivo per fornire funzionalit wireless all'avvio! La selezione e installazione dei pacchetti spiegata in seguito. Accertarsi di aver spuntato sia il modulo sia il firmware durante la selezione dei pacchetti! Consultare Wireless Setup se non si sicuri riguardo l'installazione del particolare firmware per la propria scheda. Questo un errore molto comune. Se l'ESSID stato dimenticato o sconosciuto, utilizzare /sbin/iwlist <interface> scan per trovare le reti wireless nelle vicinanze.
# iwlist wlan0 scan
Se si utilizza la crittografia WPA: Utilizzare la crittografia WPA richiede che la chiave sia crittografata e memorizzata in un file insieme alll'ESSID, da utilizzare successivamente per la connessione tramite wpa_supplicant. Sono quindi necessari dei passaggi in pi: Ai fini della semplificazione e di backup, rinominare il file /etc/wpa_supplicant.conf:
# mv /etc/wpa_supplicant.conf /etc/wpa_supplicant.conf.original
Utilizzando wpa_passphrase, fornire il nome della propria rete wireless e la chiave WPA da criptare, e scriverla nel file /etc/wpa_supplicant.conf. Nel seguente esempio si utilizzer come chiave crittografica my_secret_passkey e come nome della rete wireless linksys, e si far in modo di generare un nuovo file di configurazione /etc/wpa_supplicant.conf, redirezionando su di esso la chiave crittografica. Per far ci si utilizza il seguente comando:
# wpa_passphrase linksys "my_secret_passkey" > /etc/wpa_supplicant.conf
Consultare la pagina WPA Supplicant per maggiori informazioni e risoluzione dei problemi. Nota: Il file /etc/wpa_supplicant.conf memorizza i dati in formato di testo semplice. Questo non rischioso in ambiente di installazione, ma quando si riavvier il nuovo sistema e si riconfigurer WPA_supplicant, ricordarsi di cambiare i permessi al file /etc/wpa_supplicant.conf (Es. chmod 0600 /etc/wpa_supplicant.conf per renderlo leggibile solo per root). Associare il dispositivo senza fili con il punto di accesso che si desidera utilizzare. A seconda della cifratura (nessuna, WEP o WPA), la procedura potrebbe essere diversa. necessario conoscere il nome della rete wireless scelta per la connessione (ESSID). Encryption No Encryption Command
iwconfig wlan0 essid "linksys"
iwconfig wlan0 essid "linksys" key "0241baf34c" iwconfig wlan0 essid "linksys" key "s:pass1" wpa_supplicant -B -Dwext -i wlan0 -c /etc/wpa_supplicant.conf
Nota: Il processo di connessione di rete pu essere automatizzato in seguito usando il demone di rete predefinito di Arch (netcfg), o un altro gestore della rete a propria scelta (come wicd o networkmanager). Dopo aver utilizzato il metodo appropriato per effettuare un'associazione con il proprio router, attendere qualche secondo e poi digitare il comando:
# iwconfig wlan0
L'output di questo comando dovrebbe indicare i vari parametri della propria rete wireless associata con la propria interfaccia. Richiedere un indirizzo IP tramite /sbin/dhcpcd <interface>. ad es.:
# dhcpcd wlan0
Ora si dovrebbe avere a disposizione una connessione funzionante. Per la risoluzione di problemi, controllare la dettagliata pagina Wireless Setup. Ritornare a tty1 con ALT+ F1. Continuare con Impostare l'Orologio
Impostare l'orologio
Impostare l'orologio hardware. Se questo non coincide con l'impostazione di altri sistemi operativi, l'orologio pu essere sovrascritto e causare sfasamenti di orario (che pu causare la correzione tempo di deriva dei file per essere ricalibrati). localtime (Altamente Sconsigliato) - utilizzato di default in Windows, ma su Windows pu essere impostato per usare UTC. Se il tempo impostato su localtime, lo spostamento dell'ora legale non da linux. Nota: Qualsiasi altro valore comporter l'uso dell'orologio hardware, lasciandolo inalterato (utile per la virtualizzazione).
# fdisk -l
Prendere nota del disco(i)/partizione(i) da utilizzare durante l'installazione di Arch. Ritornare allo script di installazione con ALT+F1 Selezionare la prima voce del menu 'Prepare Hard Drive'. OPZIONE 1 : Auto-Prepare (Cancella l'intera partizione del disco rigido.): l'opzione Auto-Prepare suddivide il disco nel seguente modo: partizione /boot con filesystem ext2 da 32MB. Verr chiesto di modificare la dimensione. partizione swap da 256MB. Vi verr chiesto di modificare la dimensione. Partizione separata per / e per /home, (la dimensione pu anche essere specificata). possibile scegliere come file system tra: ext2, ext3, ext4, ReiserFS, XFS e JFS, ma si noti che sia / che /home devono condividere lo stesso tipo di filesystem condizione necessaria per usare Auto-Prepare. Tenere bene in conto che Auto-prepare cancella completamente il disco rigido scelto. Leggere il Warning che si presenta con molta attenzione e assicurarsi di partizionare il dispositivo corretto. Questo metodo potrebbe essere non stabile. OPZIONE 2 : Manually Partition Hard Drives (Consigliato): Questa opzione permette una soluzione pi affidabile e personalizzata per partizionare in base alle proprie esigenze. OPZIONE 3: Manually Configure block devices, filesystems and mountpoints Selezionando questa opzione, il sistema elencher i filesystem e i punti di mount che ha trovato, e chieder quali usare tra questi. Se si seleziona "Yes" sar fornita una scelta per scegliere il metodo desiderato per l'identificazione. Es. by dev, label o uuid. OPZIONE 4:Rollback last filesystem changes A questo punto, gli utenti GNU/Linux pi esperti che hanno familiarit con il partizionamento manuale possono anche saltare a Selezionare i pacchetti.
Il partizionamento di un hard disk definisce specifiche aree (le partizioni) all'interno di un disco, ognuna si comporter e apparir come fosse un disco separato, sui quali potr essere creato (formattato) un filesystem. Esistono 3 tipi di partizione Le partizioni primarie possono essere avviabili e sono limitate a 4 partizioni per disco o volumi Raid. Se si desidera avere pi di 4 partizioni, una partizione primaria deve essere impostata come partizione estesa, capace di contenere al suo interno le partizioni logiche. Le partizioni estese non sono utilizzabili da sole, ma sono semplicemente un contenitore per le partizioni logiche. Se necessario, un hard disk pu contenere soltanto una partizione estesa, che sar poi suddivisa in partizioni logiche.
Quando si partiziona un disco, si pu osservare questo schema di numerazione: con la creazione di partizioni primarie da sda1 fino a sda3, seguito con la creazione di una partizione estesa , sda4, e successivamente la creazione di partizioni logiche all'interno della partizione estesa: sda5, sda6, e cos via
La partizione Swap
Una partizione swap uno spazio sul disco rigido dove risiede la ram virtuale, e che permette al kernel di usare facilmente spazio su disco, per dati che non richiedono di essere caricati sulla RAM fisica. Storicamente, la regola generale per le dimensioni della partizione di swap era di 2 volte la quantit di RAM fisica. Nel corso del tempo i computer hanno acquisito capacit di memoria sempre pi grandi e questa norma diventata sempre pi obsoleta. In generale, su macchine fino a 512MB di RAM, una swap grande il doppio della RAM di solito pi che sufficiente. Su installazioni su macchine che beneficiano di un grande quantitativo di RAM (superiore ai 1024MB), pu essere possibile rinunciare completamente alla partizione di swap, dato che l'opzione per creare un file di swap sempre disponibile in seguito. In questo esempio verr utilizzata una partizione swap da 1 GB. Nota: Se si vuole usare la sospensione su disco (ibernazione) necessaria una swap pari almeno alla dimensione della RAM pi un 10-15% (per evitare problemi legati a possibili settori danneggiati).
Schema di partizionamento e gerarchia di file
Il processo di partizionamento del disco consiste nello scegliere quante partizioni creare, con quali filesystem formattarle e per quali scopi utilizzarle, in base alle proprie abitudini, alle esigenze e ai requisiti hardware. Se si desidera un sistema dual boot Arch Linux con un sistema operativo Windows si veda Windows and Arch Dual Boot. Alcune directory che possono risiedere in partizioni separate: / (root) Il file system di root la directory principale da cui tutti gli altri file system derivano; al vertice della gerarchia. Tutti i file e directory sono visualizzati sotto la directory root "/", anche se sono memorizzati su dispositivi fisici differenti. Il contenuto del filesystem di root deve essere adeguato per l'avvio, il ripristino, il recupero e/o la riparazione del sistema. Pertanto, alcune directory presenti in "/" non sono candidate per essere partizioni separate. (Vedere l'avviso in seguito). /boot Questa directory contiene i kernel (ed eventuali immagini ramdisk associate) e i file necessari al bootloader per poter avviare il sistema. Contiene anche dati usati prima che il kernel esegua programmi in spazio utente. Questo potrebbe includere settori del MBR salvati e files di mapping dei settori. /boot pur essendo essenziale per l'avvio del sistema, l'unica che pu essere ancora conservata in una partizione separata (se richiesto). /home Al suo interno presente una directory per ogni utente, in cui vengono salvati i dati personali e i file di configurazione specifici dell'utente per le varie applicazioni. /usr Se root la directory primaria, /usr la directory secondaria nella gerarchia per i dati di tutti gli utenti del sistema. Contiene la maggior parte delle applicazioni e di utilit multi-utente. /Usr condivisibile, e il suo contenuto in sola lettura. Ci significa che /usr pu essere condiviso fra pi macchine (host) e non deve essere scritto, tranne in caso di aggiornamento del parco applicazioni. Tutte le informazioni che sono specifiche dell'host o variabili con il tempo memorizzato altrove. Attenzione: Utilizzare /usr come una partizione separata potrebbe causare alcuni errori con Udev ed il malfunzionamento di systemd. Fonte.
/tmp la directory per i programmi che richiedono file temporanei, come i file ". lck", che possono essere usati per prevenire pi istanze di un rispettivo programma fino a quando un compito completato. A questo punto il file ". lck" saranno rimossi. I programmi non devono assumere che il contenuto di /tmp sia conservato tra le chiamate dei programmi poich i file e directory che si trovano in /tmp saranno generalmente cancellati ogni volta che il sistema viene riavviato. /var Contiene dati di sistema variabili, come le directory dei file di spool, dati amministrativi e log di sistema, la cache di pacman, l'albero ABS, etc. /var esiste per consentire di montare /usr in sola lettura. Tutto ci che storicamente presente in /usr, e che viene scritto durante il funzionamento del sistema (eccezion fatta per l'installazione e la manutenzione del software), deve risiedere in /var. Attenzione: Oltre a /boot, le directory essenziali per l'avvio sono: '/ bin', '/ etc', '/ lib', e '/ sbin'. Pertanto, esse non devono risiedere su una partizione separata da '/'. Ci sono molti vantaggi nel distribuire le directory su pi partizioni invece che tenerle tutte in una sola: Sicurezza: i filesystem possono essere configurati in /etc/fstab come 'nosuid', 'nodev', 'noexec', 'readonly', ecc. Stabilit: un utente, o un programma malfunzionante, pu riempire completamente il filesystem di spazzatura se ne ha i permessi di scrittura. Programmi critici che risiedono in un filesystem differente non vengono interrotti. Velocit: un filesystem su cui viene scritto di frequente pu diventare frammentato. (Un buon metodo per evitare la frammentazione assicurarsi che ogni filesystem non sia mai in pericolo di essere riempito completamente.) Filesystem separati non vengono compromessi e possono essere comunque deframmentati separatamente. Integrit: Se un filesystem viene danneggiato, filesystem separati non vengono compromessi. Versatilit: Condividere dati fra vari sistemi diventa pi comodo usando filesystem indipendenti. Inoltre possono essere scelti tipi di filesystem differenti in base alla natura dei dati e all'utilizzo. In questo esempio useremo delle partizioni separate per /,/var,/home e una partizione di swap. Nota: /Var contiene molti file di piccole dimensioni. Ci deve essere tenuto in considerazione quando si sceglie un tipo di filesystem per essa, (se si intende creare una partizione separata).
Quanto dovrebbero essere grandi le partizioni?
La risposta che dipende dalle esigenze personali. Si potrebbe semplicemente creare una partizione per root e una partizione per swap, o solo una per root senza swap oppure prendere spunto dagli esempi che seguono e utilizzarli come uno schema di riferimento: Il filesystem root (/) nell'esempio contiene la cartella /usr, che pu espandersi considerevolmente, dipendendo da quanto software verr poi installato. 15-20 GB possono essere sufficienti per la maggior parte degli utenti. Il filesystem /var conterr, oltre al resto, l'albero ABS e la cache di pacman. Mantenere i pacchetti di pacman "in salvo" pu risultare piuttosto utile, in quanto permette di fare il downgrade dei pacchetti in caso di bisogno futuro. /var tende ad espandersi anche molto con il passare del tempo, ma possibile svuotarlo facilmente in qualsiasi momento. Se si usa un disco SSD, si potrebbe anche installare /var su un HDD mantenendo le partizioni / e /home sull'SSD, limitando cos il numero di letture e scritture sull'SSD. 6-8 GB su un sistema desktop dovrebbero bastare per /var. I server invece, tendono ad avere dei /var estremamente grossi.
Il filesystem /home tradizionalmente il posto dove vengono conservati dati, downloads, e file di applicazioni multimediali, perci su un sistema desktop normalmente il filesystem che richiede le dimensioni pi grandi. Da ricordare inoltre, che in caso di reinstallazione di Arch, tutti i dati contenuti in /home non verranno in nessun caso persi con l'utilizzo della partizione separata. Uno spazio extra del 25% aggiunto ad ogni filesystem , fornir un cuscino di sicurezza nel caso di imprevisti ed espansioni, oltre a prevenire la frammentazione. Da quanto descritto sopra, il sistema d'esempio disporr di ~15GB come partizione di root (/), ~10GB /var, 1GB swap, e una /home contenente lo spazio di disco rimanente.
Creare le partizioni con cfdisk
Cominciare creando la partizione primaria che conterr la directory radice "/". Scegliere N ew -> Primary e immettere la dimensione desiderata per la partizione di root. Inserire la partizione all'inizio del disco. Scegliere come tipo di partizione (alla voce Type) '83 Linux'. La partizione creata apparir come sda1 nell'esempio. Creare una partizione primaria per /var, dandole ancora come Tipo '83 Linux'. Questa partizione apparir come sda2. Creare adesso una partizione per la swap, specificando come Tipo '82 (Linux swap/Solaris)'. Questa partizione apparir come sda3. Per ultimo, creare una partizione per la directory /home . Scegliere ancora una partizione primaria di Tipo '83 Linux' e impostare la dimensione desiderata. Questa partizione apparir come sda4. Esempio:
Name Flags Part Type FS Type [Label] Size (MB) ------------------------------------------------------------------------sda1 Boot Primary Linux 15440 #root sda2 Primary Linux 10256 #/var sda3 Primary Linux swap / Solaris 1024 #swap sda4 Primary Linux 140480 #/home
Scegliere Write e digita 'yes'. Attenzione, questa operazione distrugger i dati sul disco. Scegliere Done per abbandonare questo men e continuare con Impostare i filesystem nei punti di montaggio Nota: Dal momento che le ultime versioni del kernel di Linux includono i moduli libata e PATA, tutti i dischi IDE SATA e SCSI hanno adottato lo schema di denominazione sdx. Questo perfettamente normale e non deve essere una preoccupazione.
Ancora una volta, la scelta del filesystem una questione soggettiva che dipende molto dalle preferenze personali. Ciascuno ha i propri vantaggi, svantaggi, e idiosincrasie uniche. Qui c' una panoramica molto breve dei filesystem supportati: 1.ext2 Second Extended Filesystem - il vecchio filesystem GNU/Linux. Veloce e molto stabile, ma senza supporto al journaling e ai "Barriers", che possono causare la perdita di dati, una perdita di potenza o un crash di sistema. Pu essere sconveniente utilizzarlo per root (/) e la /home, e ci dovuto al suo controllo dell'integrit molto lungo. Un filesystem ext2 pu facilmente essere convertito in ext3. 2.ext3 Third Extended Filesystem - Essenzialmente il sistema ext2, ma con il supporto per il journaling e alla scrittura dei barrier. Ext3 completamente compatibile con Ext2. Estremamente stabile, maturo. 3.ext4 Fourth Extended Filesystem - Retro-compatibile con le versioni ext2 ed ext3. Introduce il supporto per i volumi con dimensioni fino a 1 exabyte e file con dimensioni fino a 16 terabyte. Aumenta il limite da 32.000 sottodirectory di ext3 a 64.000. Offre capacit di deframmentazione in linea. 4.ReiserFS (V3)- Il file system con journaling ad alte prestazioni di Hans Reiser usa un metodo di manipolazione dati molto interessante, basato su un algoritmo innovativo. ReiserFS molto veloce e reattivo, specialmente nella gestione di molti file di piccole dimensioni. veloce per quanto riguarda la formattazione, ma relativamente lento nel montaggio. Da considerarsi maturo e stabile, ReiserFS non pi in fase di sviluppo attivo (Reiser4 il nuovo filesystem Reiser). In genere rappresenta una buona scelta per le partizioni /var/. 5.JFS - il journaling FS di IBM. JFS piuttosto ben affermato, veloce e stabile. stato il primo filesystem ad offrire il journaling, ed stato impiegato per molti anni nel sistema operativo IBM AIX prima di accedere a GNU/Linux. JFS il filesystem che occupa meno risorse CPU tra tutti quelli disponibili per GNU/Linux. Veloce nella formattazione, montaggio e controllo integrit, gode di ottime prestazioni in generale, specialmente in associazione con il "deadline I/O scheduler". (Consultare JFS.) Non cos largamente supportato come ext o ReiserFS, ma molto maturo e stabile. 6.XFS - Un altro tra i primi filesystem con journaling, sviluppato originariamente da Silicon Graphics per il sistema operativo IRIX e portato poi su Linux. XFS offre una gestione molto veloce su file e file system di grandi dimensioni, cos come una veloce fase di formattazione e montaggio. In generale pi lento con molti file di piccole dimensioni, rispetto ad altri filesystem. XFS molto maturo e supporta servizi di deframmentazione online. 7. 7. Btrfs - Conosciuto anche come "Better FS" un nuovo filesystem con notevoli e potenti caratteristiche, simili all'eccellente ZFS sviluppato da Sun/Oracle. Questi comprendono la creazione di istantanee (snapshots), lo striping e mirroring multi-disco (RAID software fondamentalmente senza mdadm), checksuming, backup incrementale, e la compressione integrata di alta efficienza (che pu dare un impulso significativo delle prestazioni, nonch di risparmiare spazio), e altro ancora. A partire da gennaio 2011 ancora considerato "instabile", ma stato inserito nella ramo principale del kernel in stato sperimentale. Btrfs sembra essere il futuro del filesystem di Linux, e ora presente come scelta opzionale per il filesystem di root nelle installazioni delle maggiori distribuzioni. Attenzione: Allo stato attuale Btrfs non ha nessun tool di manutenzione fsck, quindi qualsiasi danneggiamento o corruzione del file system risulta impossibile da riparare. JFS e XFS non possono essere ridimensionati completamente da utilit di partizionamento grafiche quali gparted o parted magic.
Una considerazione sul Journaling
Tutti i filesystem sopra citati, ad eccezione di ext2, utilizzano il journaling. I file system con journaling, utilizzano un "diario" per registrare le modifiche prima che queste siano inviate al file system, per evitare la corruzione dei metadati in caso di crash. Da notare che non tutte le tecniche di journaling sono uguali: in particolare, solo ext3 ed ext4 si avvalgono della modalit journaling dei dati (anche se non di default), che annota sia i dati che i meta-dati (con una penalizzazione di velocit significativa). Gli altri supportano unicamente la modalit data-mode-journaling, che registra solo i meta-dati. Dopo un crash (come ad esempio l'interruzione di corrente elettrica), il filesystem verr ripristinato allo stato precedente senza conseguenze negative, in quanto la modalit journaling offre la massima protezione contro la corruzione del file system e la perdita di dati, anche se pu soffrire di un certo degrado nelle prestazioni, dato che tutti i dati vengono scritti due volte (prima al journaling, poi al disco). Quando si sceglie un filesystem anche questo tipo di considerazioni deve essere preso in esame, soprattutto al fine di preservare dati importanti con maggiore sicurezza. Mettendo in pratica... Scegliere e creare il filesystem (formattare la partizione) per / selezionando yes. Ora verr chiesto di aggiungere eventuali altre partizioni. Nell'esempio, rimangono sda2 e sda4. Per sda2, scegliere un tipo di filesystem e montarlo in /var. Infine, scegliere il tipo di filesystem per sda4, e montarla come /home. Note: Se non stata creata o non si ha bisogno di una partizione separata /boot, si pu tranquillamente ignorare l'avviso che appare in seguito. Tornare al menu principale.
Selezionare i Pacchetti
Tutti i pacchetti richiesti durante l'installazione si trovano nel repository [core]. Sono successivamente suddivisi tra Base, e Base-devel. Informazioni sui pacchetti, descrizione e relative istruzioni sono disponibili qui. La selezione dei pacchetti suddivisa in due fasi. Per prima cosa, selezionare la categoria del pacchetto: Nota: Tutti i pacchetti contenuti in base sono gi selezionati in maniera predefinita. Usare la barra spaziatrice per selezionare o deselezionare i pacchetti. Base: Pacchetti del repo [core] che forniscono un ambiente di base minimale. Selezionarlo in ogni caso e rimuovere semmai quei pacchetti che si sicuri non verranno utilizzati. Base-devel: Pacchetti ed utilit extra da [core] come make, e automake. Sarebbe meglio selezionarlo, in quanto, anche se non fondamentale in questa fase, sar comunque molto utile in seguito . Dopo questa prima selezione delle categorie, saranno visualizzate le liste complete dei pacchetti, che consentiranno di affinare la selezione. Usare la barra spaziatrice per selezionare o deselezionare i pacchetti. Nota: Se richiesta una connessione con una rete wireless, il pacchetto wireless_tools e ora gi disponibile in modo predefinito nel caso di una installazione CORE. Certe interfacce wireless richiedono ndiswrapper e/o uno specifico firmware. Se inoltre si avr bisogno di usare il sistema di codifica WPA, sar necessario wpa_supplicant. Il Wireless Setup page aiuter nella scelta dei pacchetti necessari per il dispositivo wifi. Altra raccomandabile alternativa l'installazione di netcfg, che assister nella configurazione della rete e dei suoi profili. Dopo aver terminato con la selezione dei pacchetti, uscire dalla schermata e continuare con la
Installare i Pacchetti
Selezionando Install Packages, si installeranno i pacchetti selezionati per il nuovo sistema. Se stato selezionato un CD/USB come fonte, le versioni dei pacchetti verranno prelevati da essi. Se si optato per un netinstall, i pacchetti verranno scaricati all'ultima versione disponibile da Internet e installati. Nota: Verr chiesto se si vogliono mantenere i pacchetti installati nella cache di pacman. Se si sceglie 's', si avr la flessibilit di effettuare un downgrade a versioni precedenti dei pacchetti in futuro, perci questa l'impostazione raccomandata. (Sar comunque possibile ripulire la cache in futuro). Dopo che i pacchetti saranno stati scaricati, l'installatore verificher la loro integrit, successivamente proceder a creare il kernel dai pacchetti scaricati.
/etc/rc.conf:
Arch Linux utilizza il file /etc/rc.conf come sede principale per la configurazione del sistema. Questo file contiene una vasta gamma di informazioni per la configurazione, usate principalmente all'avvio del sistema. Come il suo nome implica direttamente, contiene anche le impostazioni che richiamano i file provenienti da /etc/rc*.
Sezione LOCALIZATION
LOCALE Questa voce definisce le impostazioni internazionali del sistema, che saranno utilizzate da tutte le applicazioni, e utilit, che si basano su i18n. possibile ottenere una lista dei codici di localizzazione eseguendo locale -a da riga di comando. L'impostazione di default va bene per gli Stati Uniti e gli utenti inglesi, per impostare l'italiano immettere "it_IT.UTF-8". Tuttavia, se si verificano problemi come ad esempio alcuni caratteri di stampa risultano errati e sostituiti da diversi simboli, possibile tornare indietro e sostituire "it_IT.utf8" con "it_IT". HARDWARECLOCK Specifica se l'orologio hardware, che sincronizzato al boot e allo spegnimento del computer, negozi il tempo come UTC (orario universale), o localtime. UTC raccomandato poich semplifica notevolmente il cambiamento del fuso orario e dell'ora legale. Si veda Impostare l'orologio. TIMEZONE Specifica il proprio fuso orario, Es:"Europe/Rome". Ulteriori zone sono reperibili in /usr/share/zoneinfo/. KEYMAP Definisce la mappatura della tstiera, Es:"it". Ulteriori mappature per la tastiera sono reperibili in /usr/share/kbd/keymaps, la mappatura scelta con questo parametro influisce solamente nella console TTY, non assegna la mappatura al proprio gestore di finestre e/o ambiente desktop, compresi i relativi emulatori di terminali lanciati da essi. CONSOLEFONT I font per la console si trovano sotto /usr/share/kbd/consolefonts/. Pu essere lasciato vuoto. CONSOLEMAP le mappature tasti-caratteri per la console si trovano in /usr/share/kbd/consoletrans. Pu essere lasciato vuoto. USECOLOR Impostare su "yes" se si dispone di un monitor a colori e si desidera avere i colori nella console.
Sezione HARDWARE
MOD_AUTOLOAD impostarlo su "yes" per far caricare automaticamente i driver appropriati per l'hardware in uso, tramite udev (scelta raccomandata se si usa il kernel fornito da Arch Linux). Impostandolo su "no" dovranno essere specificati manualmente i moduli da caricare in avvio (utile se si compila un kernel personalizzato). MODULES
forza il caricamento (o il non caricamento "!") di un modulo del kernel. Utile nei casi in cui un modulo non venga caricato automaticamente. Se il sistema dispone di un lettore floppy, aggiungere "floppy". Se si prevede di utilizzare il filesystem loopback, aggiungere "loop".
Sezione NETWORKING
HOSTNAME Impostare un HOSTNAME a proprio piacimento, questo il nome per il proprio computer. Deve essere impostato anche nel file /etc/hosts. eth0 "Ethernet, card 0". Se si intende utilizzare un indirizzo IP statico, impostare gli indirizzi IP dell'interfaccia, netmask e broadcast. Impostare su eth0="dhcp", se si vuole utilizzare DHCP per una configurazione automatica e dinamica dell'interfaccia. INTERFACES Specifica qui tutte le interfacce di rete. Interfacce multiple devono essere separate da uno spazio: (eth0 wlan0) gateway Se si utilizza un IP statico, settare l' indirizzo IP del gateway. Se si utilizza DHCP si pu ignorare questa variabile, alcuni utenti hanno segnalato la necessit di definirla comunque. ROUTES Se si utilizza un IP statico, rimuovere ! davanti a 'gateway'. Se si utilizza DHCP di solito si pu lasciare questa variabile commentata con il punto esclamativo (!), ma anche in questo caso, alcuni utenti hanno segnalato la necessit di impostare sia il 'gateway' che il ROUTES. Se si verificano problemi di rete con pacman, ad esempio, si consiglia di reimpostare queste variabili. Esempio per un IP dinamico (DHCP) :
HOSTNAME="arch" #eth0="eth0 192.168.0.2 netmask 255.255.255.0 broadcast 192.168.0.255" eth0="dhcp" INTERFACES=(eth0) gateway="default gw 192.168.0.1" ROUTES=(!gateway)
Quando si utilizza un IP statico, si necessita la modifica di /etc/resolv.conf per specificare i server DNS personali. Si prega di consultare la seguente sezione per quanto riguarda la modifica di questo file. Nota: Si ricorda che una connessione di rete wireless automatica richiede ulteriori procedure per essere impostata, e potrebbe essere richiesto l'utilizzo di programmi di gestione di rete come netcfg, wicd o NetworkManager. Si consulti la pagina relativa alla configurazione delle reti wireless per ulteriori informazioni. Suggerimento: Se si desidera utilizzare una misura MTU non standard (anche nota come jumbo frames) e l'hardware della macchina lo supporta, consultare l'articolo wiki Jumbo Frames per ulteriori configurazioni.
Sezione DAEMONS
Questo elenco contiene i nomi degli script presenti in /etc/rc.d/, da eseguire all'avvio del sistema, nell'ordine in cui verranno eseguiti. supportata l'inizializzazione asincrona tramite la modalit background, molto utilizzata per velocizzare la fase di boot.
DAEMONS=(@network syslog-ng netfs crond)
un punto esclamativo ! davanti a uno script ne impedisce l'esecuzione. una chiocciola @ davanti a uno script ne forza l'esecuzione in background, in modo che lo script successivo non ne attende il completamento (utile per migliorare il tempo di avvio, ma da usare con cautela in quanto uno script potrebbe dipendere dalla corretta conclusione di uno script precedente). necessario modificare questo elenco ogni volta che viene installato un nuovo servizio di sistema, se si desidera che tale servizio venga attivato all'avvio del sistema. Nota: Questo sistema di inizializzazione in stile BSD il metodo Arch di gestire ci che altre distribuzioni gestiscono con vari link alla directory /etc/init.d. Una nota sui DEMONI : La linea relativa ai demoni non deve essere modificata in questo momento, ma utile spiegare che cosa siano, in quanto questo termine si ritrover spesso in questa guida. Un demone (daemons in inglese) un programma che viene eseguito in background, rimane in attesa di eventi e fornisce servizi. Un buon esempio un server web che attende una richiesta per fornire una pagina (ad esempio: httpd) o un server SSH in attesa di un login utente (ad esempio: sshd). Mentre queste sono applicazioni full-optional, ci sono anche demoni il cui lavoro non facilmente visibile, come ad esempio un demone che scrive messaggi in un file di log (syslog o metalog), e un demone che fornisce un login grafico (es: gdm, kdm). Tutti questi programmi possono essere aggiunti alla riga daemons e verranno eseguiti all'avvio del sistema. Demoni utili saranno presentati nel corso di questa guida. Storicamente, il termine daemons stato coniato dai programmatori del progetto MAC del MIT. Hanno preso il nome dal Diavoletto di Maxwell, un essere immaginario di un famoso esperimento mentale che lavora costantemente in background a livello molecolare. I sistemi Unix hanno ereditato questa terminologia e creato l'acronimo disk and execution monitor (monitor dei dischi e dell'esecuzione). Suggerimento: Tutti i demoni su Arch risiedono in /etc/rc.d/
/etc/fstab
Il file /etc/fstab (che sta per file systems table) permette di specificare regole particolari per il montaggio di dispositivi di memoria. usato principalmente dal comando mount, il quale rende disponibile il contenuto di un filesystem "montandolo sopra" una directory gi presente nel sistema. Il comando mount -a richiamato dallo script di avvio /etc/rc.sysinit, a circa 3/4 del processo di avvio, e monta tutti i dispositivi presenti in fstab (tranne quelli con l'opzione noauto) usando le relative opzioni e punti di montaggio. Un file /etc/fstab di esempio Ecco un file /etc/fstab di esempio:
File: /etc/fstab
# <file system> devpts shm UUID=0ddfbb25-9b00-4143-b458-bc0c45de47a0 UUID=da6e64c6-f524-4978-971e-a3f5bd3c2c7b UUID=440b5c2d-9926-49ae-80fd-8d4b129f330b UUID=95783956-c4c6-4fe7-9de6-1883a92c2cc8 <dir> /dev/pts /dev/shm / /var swap /home <type> devpts tmpfs ext4 ext4 swap ext4 <options> defaults nodev,nosuid defaults defaults defaults defaults 0 0 0 0 0 0 <dump> <pass> 0 0 1 2 0 2
Nota: Vedere l'articolo fstab per avere informazioni e suggerimenti su come migliorare le prestazioni con le opzioni 'noatime'/'relatime'. <file system> Descrive il dispositivo a blocchi o file system remoto da montare. Per il montaggio tradizionale, questo campo conterr un link di un nodo di dispositivo a blocchi (in quanto creato da mknod che chiamato da udev al boot) per il dispositivo da montare, per esempio, '/dev/cdrom' o '/dev/sda1 '. Nota: Se il sistema ha pi di un disco rigido, il programma d'installazione di default user come schema di denominazione gli UUID anzich la classica nomenclatura SDX, per la mappatura dei dispositivi compatibili. Utilizzare gli UUID ha diversi vantaggi ed anche preferito per evitare eventuali problemi se vengono aggiunti dei dischi rigidi in futuro. A causa del continuo sviluppo attivo del kernel e anche di udev, l'ordine in cui i driver per il controllo di memoria vengono caricati possono cambiare in modo casuale, ottenendo un sistema non bootabile - kernel panic. Quasi ogni scheda madre ha diversi controller (SATA,IDE) e, a causa degli aggiornamenti di sviluppo di cui sopra elencati, /dev/sda potrebbe diventare /dev/sdb al riavvio successivo. (Vedere questo articolo del wiki per maggiori informazioni sulla denominazione persistente dei dispositivi a blocchi.) <dir> Descrive il punto di montaggio del filesystem. Per la partizione di swap bisogna mettere 'swap' (le partizioni swap di fatto non vengono montate sul filesystem). <type> Descrive il tipo di filesystem. Il kernel Linux supporta molteplici tipi di filesystem. (per una lista dei filesystem supportati dal kernel in uso, dare un occhiata a /proc/filesystems). Per la partizione di swap va usato 'swap'. Il valore 'ignore' invece fa s che la partizione non venga considerata; utile per mostrare dischi che non vengono utilizzati. <options> Descrive le opzioni di montaggio, separate da virgola, per il filesystem di riferimento. Di solito include il tipo di montaggio pi altre eventuali opzioni che possono differire in base al tipo di filesystem utilizzato. Per ulteriore documentazione sulle opzioni disponibili per filesystem che non siano di tipo nfs, far riferimento alla pagina man del comando mount(8). <dump> Voce utilizza dal comando dump(8) per determinare quali file system devono essere oggetto di dumping. dump una utility di backup. Se il quinto campo non presente, di default gli verr assegnato il valore zero e dump assumer che il filesystem non necessita di backup. Si noti che dump non installato di default. <pass> Voce utilizzata dal programma fsck(8) per determinare l'ordine col quale i filesystem devono essere controllati al boot del sistema. Il filesystem di root dovrebbe essere contrassegnato col valore <pass> pari a 1, mentre tutti gli altri dovrebbero avere il valore di <pass> pari a 2 o 0. I filesystem presenti su uno stesso disco verranno controllati uno ad uno, mentre filesystem posti su dischi differenti verranno controllati contemporaneamente per sfruttare il parallelismo
disponibile dall'hardware. Se il sesto campo non presente o zero, un valore pari a zero viene restituito e fsck, il quale assumer che il filesystem non ha bisogno di essere controllato. Ulteriori informazioni sono disponibili nel wiki Fstab dedicato.
/etc/mkinitcpio.conf
Modificare questa configurazione non necessario a questo punto della installazione: queste informazioni sono fornite qui a titolo di spiegazione. Questo file permette di configurare a puntino il cosiddetto initial ram filesystem o initrd, cio un'immagine g-zippata che caricata all'avvio dal kernel, permette di portare il sistema in uno stato dove pu correttamente accedere al filesystem di root; ci significa che l'initrd permette di caricare correttamente i moduli necessari per leggere dalle unit IDE, SCSI o SATA (o anche USB/FW se si sta caricando un sistema da un disco USB). Dopo che initrd ha caricato correttamente i moduli (sia in maniera manuale, sia tramite udev), esso passa il controllo del sistema al kernel vero e proprio, e la fase di boot continua. Per questa ragione, l'initrd necessita solo di contenere i moduli necessari ad accedere al filesystem di root, non necessita di contenere qualsiasi modulo si voglia caricare effettivamente nel sistema. La maggioranza dei moduli generici verranno poi caricati in un momento successivo da udev, durante il caricamento vero e proprio del sistema. la nuova generazione dell'utility per la creazione dell'initramfs. Esso possiede molti vantaggi rispetto ai vecchi scripts mkinitrd e mkinitramfs.
mkinitcpio
Usa glibc e busybox che sono sviluppati dagli sviluppatori del kernel in maniera da fornire una piccola e leggera base per l'userspace iniziale. Pu utilizzare udev per il riconoscimento automatico dell'hardware, ci evita all'utente di dover caricare tonnellate di moduli non necessari. Il suo script di inizializzazione basato sui cosiddetti hooks facilmente estendibile con degli hooks personalizzati, che possono facilmente essere inclusi i pacchetti per pacman senza la necessit di modificare lo stesso mkinitcpio. Fornisce gi supporto a lvm2, dm-crypt per entrambi i volumi legacy e luks, raid, swsusp e suspend2 riesumazione e boot da periferiche usb mass storage. Molte caratteristiche possono essere configurate dalla riga di comando del kernel senza dover ricompilarne l'immagine. Lo script mkinitcpio rende possibile l'inclusione dell'immagine nel kernel stesso, cos da rendere la creazione di un kernel incluso in s stesso (monolitico?) possibile. La sua flessibilit rende la ricompilazione del kernel in molti casi non necessaria. Se si utilizza RAID o LVM sul filesystem di root, l'HOOKS appropriato deve essere configurato. Consultare le pagine wiki RAID e /etc/mkinitcpio per ulteriori informazioni. Se si utilizza una tastiera non-US, aggiungere l'HOOK"keymap" per caricare la propria mappatura locale all'avvio. Aggiungere l'HOOK "usbinput" se si utilizza una tastiera USB. Ricordarsi di aggiungere il "usb" durante l'installazione di Arch su un disco esterno che viene collegato via USB. Ad esempio:
HOOKS="base udev autodetect pata scsi sata usb filesystems keymap usbinput"
(Altrimenti, se l'avvio fallisse per qualche motivo, sarebbe richiesto l'inserimento della password di root, ma si sarebbe impossibilitati ad effettuarlo.) Se si ha bisogno del supporto all'avvio da dispositivo USB, Firewire, PCMCIA, condivisione NFS, array software RAID, volumi LVM2, volumi crittografati o supporto al DSDT, configurare i propri
/etc/modprobe.d/modprobe.conf
Questo file pu essere usato per impostare particolari opzioni di configurazione per i moduli del kernel. Non necessario modificare questo file per questo esempio.
/etc/resolv.conf
Nota: Se si utilizza DHCP, possibile ignorare questo file. Come impostazione predefinita, questo file verr creato in modo dinamico e distrutto dal demone dhcpcd. possibile modificare questo comportamento predefinito se lo desideri. Per informazioni pi dettagliate consultare le pagine Network e Resolv.conf. Il resolver un insieme di routine nella libreria C che forniscono l'accesso ai Domain Name System (DNS). Una delle funzioni principali del DNS quello di tradurre i nomi di dominio in indirizzi IP, per rendere il Web un posto pi amichevole. Il file di configurazione resolver, o /etc/resolv.conf, contiene le informazioni che vengono lette dal resolver routine la prima volta che vengono invocate da un processo. Se si utilizza un IP statico, impostare i server DNS in /etc/resolv.conf (nameserver <ip-address> ). Si possono avere pi indirizzi in base alle proprie esigenze. Un esempio, utilizzando OpenDNS:
nameserver 208.67.222.222 # Server OpenDNS funzionante nameserver 208.67.220.220 # Server OpenDNS funzionante
Se la propria rete e dietro un router, possibile specificare i server DNS nel router stesso, e semplicemente inserire nel file /etc/resolv.conf l'indirizzo IP del router (che anche il proprio gateway da /etc/rc.conf), e.g.:
nameserver 192.168.1.1
Se si utilizza DHCP, possibile anche specificare il server DNS nel router, o consentire l'assegnazione automatica dal proprio ISP, se l'ISP ne prevede l'utilizzo.
/etc/hosts
Questo file mantiene alcune corrispondenze fra indirizzi IP e relativi nomi. Per ogni Host, dovrebbe essere presente una sola riga con le seguenti informazioni:
<IP-address> <hostname> [aliases...]
Attenzione: Questo formato, tra cui il 'localhost' e il nome host effettivo, richiesto per la compatibilit dei programmi che usano la rete per dialogare con altre parti del sistema operativo. Quindi, se il proprio computer stato chiamato 'arch', la linea esposta di sopra dovrebbe assomigliare a questa:
127.0.0.1 localhost.localdomain localhost arch
Errori in questa voce possono causare scarse prestazioni della rete e/o malfunzionamenti di alcuni programmi, lentezza ad avviarsi o addirittura potrebbero non funzionare affatto. Questo un errore molto comune tra i nuovi utenti.
Nota: Le versioni recenti dell'Installer di Arch Linux aggiungono automaticamente il proprio hostname a questo file una volta che si modifica /etc/rc.conf con tali informazioni. Se, per qualunque motivo, ci non accade, possibile aggiungerlo manualmente con le istruzioni fornite. Se si usa un IP statico in una rete locale, aggiungere una nuova riga <static-ip> <hostname.domainname.org> <hostname>, p. es.
192.168.1.100 miohostname.domain.org miohostname
Suggerimento: possibile usare degli alias per gli altri host nella propria rete o anche per i siti Internet, per esempio:
64.233.169.103 www.google.com 192.168.1.90 media 192.168.1.88 data g
possibile in questo modo scrivere semplicemente g nella barra degli indirizzi del proprio browser per aprire il sito www.google.com , e media o data per accedere ai computer nella propria rete senza doversi ricordare i rispettivi indirizzi ip.
/etc/hosts.deny e /etc/hosts.allow
Modificare questi file di configurazione a seconda delle proprie necessit se si ha intenzione di utilizzare il demone ssh. Le impostazioni predefinite rifiuteranno ogni connessione in entrata, non solo tramite ssh. Modificare il proprio /etc/hosts.allow e aggiungere i parametri corretti: permettere a chiunque di connettersi al proprio sistema
sshd: ALL
Se non si ha intenzione di utilizzare il demone ssh lasciare questo file come di default (vuoto), per una maggiore sicurezza.
/etc/locale.gen
Il programma /usr/bin/locale-gen legge il file di configurazione /etc/locale.gen per generare le localizzazioni specifiche. Esse sono utilizzate da glibc per generare i "locale", in modo che tutte le applicazioni che sfruttano questo sistema possano usare la stessa lingua e i simboli specifici della lingua, visualizzare correttamente i valori monetari regionali, ora e formato della data, idiosincrasie alfabetiche, e le altre norme specifiche delle impostazioni internazionali. Di default /etc/locale.gen un file vuoto con le voci commentate. Una volta modificato, il file rimane intatto. locale-gen verr eseguito ad ogni aggiornamento del pacchetto glibc, rigenerando tutte le localizzazioni specificate nel file /etc/locale.gen.
Scegliere i locale che servono, rimuovendo il prefisso # dalla riga desiderata, per esempio:
en_US ISO-8859-1 en_US.UTF-8 it_IT.UTF-8 UTF-8 it_IT ISO-8859-1 it_IT@euro ISO-8859-15
Il programma di installazione eseguir lo script locale-gen, che generer le localizzazioni specificate. possibile modificare le impostazioni internazionali, in futuro, modificando il file /etc/locale.gen e, successivamente, eseguire 'locale-gen' come utente root. Nota: Sbagliare ad impostare il locale porter sicuramente ad errori simili al classico "The current locale is invalid...". Questo forse uno dei pi comuni errori fatti durante una installazione dai nuovi utenti di Arch.
Pacman-Mirror
Scegliere un mirror per i repository da utilizzare con pacman. Si ricorda che archlinux.org sconsigliato poich la velocit di download limitata a 50KB/s. Consultare la pagina Mirrors per maggiori dettagli su come selezionare un server mirror per pacman.
root password
Per finire, impostare una password per l'utente root e assicurarsi di ricordarla in futuro. Tornare al menu principale e proseguire con l'installazione del bootloader.
Done
Quando si seleziona "Done" , il sistema ricostruisce l'immagine del sistema e riprota nuovamente al menu principale. Questo procedimento potrebbe richiedere del tempo.
Installare un bootloader
Non avendo un sistema operativo secondario in questo esempio, ci sar bisogno di un bootloader. GRUB il bootloader consigliato e verr utilizzato negli esempi che seguono. In alternativa, si pu scegliere LILO o Syslinux. Si prega di consultare i wiki connessi e le pagine di documentazione se si sceglie di utilizzare un bootloader diverso da GRUB. La configurazione di GRUB proposta (/boot/grub/menu.lst) dovrebbe essere sufficiente, ma utile verificarne il contenuto per controllarne la precisione (in particolare, assicurarsi che la partizione root (/) sia quella specificata dal UUID sulla linea 3). Si pu voler modificare la risoluzione della console aggiungendo una vga=<numero> alla prima riga del kernel, corrispondente alla risoluzione della console virtuale desiderata . (Una tavola di risoluzioni, e il numero corrispondente presente nel file menu.lst.) Spiegazione: title Il titolo della voce visualizzato nel menu di selezione. "Arch Linux (Main)" verr visualizzato nel menu di selezione. root radice di GRUB'; il dispositivo e la partizione nella quale risiede il kernel (/boot), in accordo col BIOS di sistema. (Pi precisamente, dove risiede lo stage2 di GRUB). non
necessariamente il file system di root (/), visto che pu trovarsi anche su partizioni separate. Lo schema di numerazione di GRUB parte da 0, ed usa un formato hdx,x sia per dispositivi IDE che SATA, racchiusi tra parentesi. L'esempio indica che /boot la prima partizione sul primo dispositivo, in accordo al BIOS, (hd0,0). kernel Questa riga specifica: Il percorso ed il nome del kernel relativo alla radice di GRUB. Nell'esempio, /boot semplicemente una directory situata nella stessa partizione di / e vmlinuz26 il nome del file del kernel; /boot/vmlinuz26. Se /boot fosse stato su una partizione separata, il percorso ed il nome del file sarebbero stati semplicemente /vmlinuz26, essendo relativi alla radice di GRUB . L'argomento root= tra le informazioni del kernel specifica la partizione contenente la directory root (/) nel sistema avviato, (pi precisamente, la partizione contenente /sbin/init). Un modo semplice per distinguere le due istanze di 'root' all'interno di /boot/grub/menu.lst di ricordare che la prima specifica a GRUB dove risiede il kernel , mentre il secondo argomento della riga kernel, root=, dice al kernel dove risiede il filesystem di root (/) . Opzioni del kernel. In questo esempio, ro monta il filesystem in sola lettura all'avvio, (solitamente una preimpostazione di sicurezza; potrebbe rendersi necessario modificare questa impostazione in caso di problemi all'avvio). Si tenga in considerazione che, a seconda dell'hardware, potrebbe essere necessario aggiungere rootdelay=8 alle opzioni del kernel in modo da poter fare il boot da un disco rigido esterno USB. initrd Il percorso ed il nome del filesystem RAM iniziale relativo alla radice di GRUB . Ancora una volta, nell'esempio, /boot semplicemente una directory residente sulla stessa partizione di / e kernel26.img il nome del file initrd; /boot/kernel26.img. Se /boot fosse stata su una partizione separata, il percorso ed il nome del file sarebbe stato semplicemente /kernel26.img, essendo relativo allaradice di GRUB . Esempio
title root kernel initrd Arch Linux (Main) (hd0,0) /boot/vmlinuz26 root=/dev/sda1 ro /boot/kernel26.img
Installare il bootloader GRUB nel master boot record (/dev/sda nell'esempio). Attenzione: Assicurarsi di installare GRUB in /dev/sdX e non in /dev/sdXn . Questo un errore molto comune. Suggerimento: Per ulteriori dettagli, consultare la pagina wiki GRUB .
Riavvio
Questo tutto! stato configurato e installato il sistema base di Arch Linux. Uscire dall'installazione
e riavviare il sistema:
# reboot
Suggerimento: Assicurarsi di rimuovere il supporto di installazione e, nel caso, cambiare nel BIOS l'ordine di avvio per avviare dal disco rigido invece che dal CD-ROM, altrimenti si potrebbe avviare nuovamente l'installazione!
Post-Installazione
Congratulazioni, e benvenuti nel sistema base di Arch Linux! Questa sezione coprir varie procedure essenziali da effettuare dopo l'installazione, come l'aggiornamento del nuovo sistema e l'aggiunta di un regolare utente non-root.
Aggiornare
Il nuovo sistema di base Arch Linux ora un funzionale sistema operativo GNU/Linux pronto per essere personalizzato. A partire da questo elegante set di strumenti sar possibile costruire il sistema pi adatto ai propri scopi. Autenticarsi (login) con l'account root. Si vedr come configurare 'Pacman e aggiornare il sistema da utente root. Nota: Le console virtuali 1-6 sono accessibili. possibile passare da una all'altra con ALT+F1... F6.
Se si correttamente stabilita una connessione di rete, continuare con Aggiornamento, Sincronizzazione e Avanzamento del sistema tramite Pacman. Se, dopo aver provato ad effettuare il ping, si ricevuto un errore "unknown host", si pu concludere che la rete non correttamente configurata. Innanzitutto verificare nuovamente l'integrit e le corrette impostazioni dei seguenti file: /etc/rc.conf - Verificare sopratutto i valori delle sezioni HOSTNAME e NETWORKING. /etc/hosts - Controllare la formattazione. (Vedere sopra.) /etc/resolv.conf - Se si usa un IP statico. Se si utilizza DHCP, questo file verr creato e distrutto dinamicamente come impostazione predefinita. Suggerimento: Istruzioni avanzate per la configurazione della rete possono essere rinvenute
nell'articolo Network.
LAN via cavo
Tutte le interfacce devono essere elencate. Dovrebbe essere presente una voce per eth0, o magari eth1. Come esempio useremo eth0. IP Statico Se richiesto, possibile impostare un nuovo IP statico tramite:
# ifconfig eth0 <indirizzo ip> netmask <netmask> up
verificare che /etc/resolv.conf contenga il proprio server DNS ed aggiungerlo nel caso non fosse presente. Verificare di nuovo la propria configurazione di rete con il ping su www.google.com. Se tutto dovesse funzionare ora, modificare /etc/rc.conf come descritto in precedenza per l'IP statico. DHCP Se si ha nella propria rete un server DHCP/router, provare:
# dhcpcd eth0
Se questo dovesse funzionare, modificare /etc/rc.conf come descritto in precedenza per l'IP dinamico.
LAN Wireless
Si prega di consultare la guida rapida al wireless per l'ambiente live per i dettagli sul collegamento a una rete wireless. Anche se non si pi nella fase di installazione, i comandi sono gli stessi fino a quando si installato tutti i pacchetti relativi wireless durante la selezione dei pacchetti. Si ricordi che il dispositivo wireless pu avere bisogno del firmware per funzionare. Per la risoluzione dei problemi, controllare la pagina dettagliata sulla configurazione wireless.
Server Proxy
Se si dietro ad un server proxy, editare il file /etc/wgetrc ed immettere i dovuti parametri http_proxy e ftp_proxy .
Modem analogico, ISDN e DSL (PPPoE)
ripristino di versioni precedenti dei pacchetti (attraverso la cache), il trattamento dei pacchetti autocompilati, la risoluzione automatica delle dipendenze, ricerche da remoto e in locale, e molto altro. Pacman verr ora utilizzato per scaricare i pacchetti software da repository remoti e li installer sul proprio sistema. Nota: Se stato installato il sistema attraverso una netinstall, molti pacchetti, se non tutti, saranno gi aggiornati. Tuttavia, ancora consigliabile eseguire questo processo di aggiornamento.
/etc/pacman.conf
Pacman tenter di accedere al file /etc/pacman.conf ogni volta che viene eseguito. Questo file di configurazione diviso in sezioni o repository. Ogni sezione definisce un repository di pacchetti che pacman pu utilizzare nel cercare pacchetti. L'eccezione a questa regola la sezione "Options", che definisce opzioni globali. Nota: il file fornito di default dovrebbe funzionare correttamente, perci potrebbe non essere necessario modificarlo a questo punto, ma si raccomanda comunque di verificarlo. Ulteriori informazioni sono disponibili nell'articolo Mirrors.
# nano /etc/pacman.conf
I vari Repository verranno descritti in seguito. Abilitare tutti i repository desiderati rimuovendo il simbolo cancelletto "#" davanti alle righe 'Include =' e '[repository]'). Nota: Quando si scelgono i repository, assicurarsi di decommentare sia la riga d'intestazione del repository racchiusa tra parentesi quadre, sia la riga 'Include ='. Diversamente, il repository in oggetto sar omesso. un errore molto comune.
Package Repositories
Un Repository un deposito di archiviazione dal quale i pacchetti software possono essere scaricati e installati su un computer. I manutentori dei pacchetti (sviluppatori e utenti fidati (TU)) di Arch Linux mantengono un certo numero di repository ufficiali contenenti i pacchetti software pi essenziali e popolari, facilmente accessibili tramite pacman. Questo articolo delinea i repository ufficialmente supportati. Si veda la pagina sui repository ufficiali per ulteriori informazioni, e sullo scopo di ogni repository. Molti utenti vorranno utilizzare [core], [extra] e [community]. Se si desidera eseguire applicazioni a 32 bit su Arch x86_64, attivare il repository [multilib] aggiungendo le righe seguenti al file /etc/pacman.conf, o de-commentandole se gi presenti:
[multilib] Include = /etc/pacman.d/mirrorlist AUR (unsupported)
Il repository AUR contiene anche il ramo unsupported, al quale non possibile accedere direttamente tramite pacman*. AUR [unsupported] non contiene pacchetti binari. Fornisce invece oltre 28000 script PKGBUILD per compilare pacchetti da sorgente, che non sarebbero disponibili tramite gli altri repository. Quando su AUR un pacchetto non supportato acquisisce abbastanza voti, pu essere spostato nel repository AUR [community], se un TU decide di adottarlo e mantenerlo. Mantenuto dai Trusted User Solo script bash di compilazione PKGBUILD Non accessibile tramite pacman di default
* I wrapper di pacman (AUR Helpers) possono aiutare ad accedere ad AUR senza difficolt.
/etc/pacman.d/mirrorlist
Definisce i mirror dei repository di pacman e le loro priorit. Nota: Se il supporto di installazione che state utilizzando vecchio, la vostra lista dei server mirror potrebbe essere superata, ci potrebbe portare a problemi durante l'aggiornamento di Arch-Linux tramite pacman (Si veda il bug report). Sarebbe utile ottenere versione aggiornata del mirrorlist dal generatore dell'elenco dei mirror di pacman. Copiare l'elenco generato in /etc/pacman.d/mirrorlist prima di continuare. Aprire il file /etc/pacman.d/mirrorlist con un editor e de-commentare un server (rimuovendo il simbolo '#' davanti ad esso) pi vicino a se. Dopodich procedere con un completo aggiornamento della banca dati dei pacchetti:
# pacman -Syy
Passare due volte il flag --refresh o -y a pacman, lo costringe a rigenerare tutta la lista dei pacchetti anche se quella esistente considerata aggiornata. Eseguire pacman -Syy ogni volta che si cambia mirror una buona abitudine ed evita possibili mal di testa.
Controllo dei mirror per pacchetti aggiornati
Poich rankmirrors non effettua un controllo sull'aggiornamento della lista dei pacchetti di un mirror, importante notare che alcuni di essi potrebbero contenere pacchetti non pi aggiornati, questo perch effettua un controllo sulla velocit dei mirror e non sul loro effettivo aggiornamento. . ArchLinux MirrorStatus riporta vari aspetti dei mirror tra i quali: quelli su cui sono riscontrati problemi di rete, problemi di database, riporta la data dell'ultima sincronizzazione, etc. Qualcuno potrebbe voler controllare manualmente i mirror in /etc/pacman.d/mirrorlist per assicurarsi che contenga solo mirror aggiornati, se avere software all'ultima versione disponibile una priorit. In alternativa, il Mirrorlist Generator pu generare automaticamente una lista di mirrors pi vicini alla propria posizione prendendo in esame quelli pi aggiornati.
Script Bash per aggiornare il proprio mirrorlist con i server pi attivi
possibile automizzare la procedura descritta sopra (che si avvale del mirrorlist generator) tramite uno script scritto in bash. Creare un file updatemirrors.sh col proprio editor di testi preferito, ed immettere quanto segue: File: updatemirrors.sh
#!/bin/bash # Definire un file temporaneo tmpfile=/tmp/mirrorlisttmp # Determinare il tipo di architettura archtype=$(uname -m)
# Prelevare la lista dei mirror aggiornati e salvarla nel file temporaneo wget -O $tmpfile "http://www.archlinux.org/mirrorlist/?country=Any&country=France&country=Ge # Effettuare i dovuti cambiamenti di testo al file salvato sed -i -e "s/^#Server/Server/g" -e "s/\$arch/"$archtype"/g" $tmpfile
# Creare un backup e rimpiazzarlo con con il file mirrorlist precedentemente creato if [[ ! -f /etc/pacman.d/mirrorlist.orig ]]; then mv /etc/pacman.d/mirrorlist /etc/pacman.d/mirrorlist.orig && echo "Successfully backed up cp $tmpfile /etc/pacman.d/mirrorlist && echo "Successfully applied new mirrorlist!" else mv /etc/pacman.d/mirrorlist /etc/pacman.d/mirrorlist.bak && echo "Successfully backed up c cp $tmpfile /etc/pacman.d/mirrorlist && echo "Successfully applied new mirrorlist!" fi exit
Salvare il file e concedergli i permessi di esecuzione tramite il comando chmod +x. Eseguire lo script con i privilegi di root o tramite sudo. Nota: Questo script utilizzer il rankmirror in tempo reale al momento di essere lanciato, prendendo come server di riferimento quelli italiani, tedeschi, francesi, svizzeri ed Any, sia con protocollo ftp che http.
Per ulteriori informazioni consultare la guida pacman e l'articolo pacman rosetta, che fornisce un confronto tra comandi pi utilizzati prendendo in esame i vari gestori di pacchetti.
Aggiornare il sistema
Ora si pronti per aggiornare l'intero sistema. Prima di effettuare questa operazione, buona norma leggere le notizie (e facoltativamente il annunci della mailing list). Spesso gli sviluppatori forniscono importanti informazioni su configurazioni richieste e modifiche per problemi noti. pratica di ogni buon Arciere consultare queste pagine, prima di ogni aggiornamento. Per aggiornare all'ultima versione disponibile tutti i pacchetti installati nel proprio sistema:
# pacman -Syu
oppure con :
# pacman --sync --refresh --sysupgrade
Pacman ora scaricher una nuova copia aggiornata della lista dei pacchetti dai server definiti in /etc/pacman.conf ed eseguir tutti gli aggiornamenti disponibili. possibile che venga proposto di aggiornare pacman stesso in primo luogo. Nel caso, rispondere "yes" e una volta finito l'aggiornamento ridare il comando pacman -Syu. In caso di aggiornamento del Kernel occorre riavviare il sistema. Nota: Occasionalmente, le modifiche di configurazione possono richiedere un intervento dell'utente durante un aggiornamento, leggere l'output di pacman per eventuali informazioni pertinenti. Vedere Pacnew and Pacsave Files per maggiori dettagli Pacman salva l'ouput nel file /var/log/pacman.log. Consultare le domande frequenti riguardo alla ai problemi di gestione e aggiornamento dei
pacchetti.
Ignorare pacchetti
Dopo l'esecuzione del comando pacman -Syu, l'intero sistema sar aggiornato. possibile prevenire l'aggiornamento di un pacchetto. Uno scenario tipico potrebbe essere quello di un pacchetto il cui aggiornamento potrebbe risultare problematico per il sistema. In questo caso, Ci sono due opzioni; indicare il/i pacchetto/i da ignorare direttamente nella riga di comando di pacman utilizzando lo switch --ignore (eseguire pacman -S --help per i dettagli) oppure indicare permanentemente il/i pacchetto/i da ignorare all'interno di /etc/pacman.conf nella array IgnorePkg. Per ulteriori informazioni consultare la guida su Pacman. L'utente avanzato dovrebbe tenere il sistema costantemente aggiornato tramite pacman -Syu, piuttosto che aggiornare i pacchetti uno per uno. Naturalmente questo non obbligatorio, ma bisogna tenere presente che un comportamento differente potrebbe comportare un blocco del sistema o un suo malfunzionamento. La maggior parte delle lamentele giungono a causa di aggiornamenti di singoli pacchetti, compilazioni inusuali o installazioni improprie. Anche l'utilizzo di IgnorePkg in /etc/pacman.conf non affatto incoraggiato, e dovrebbe essere utilizzato solo raramente, quando si certi di sapere ci che si sta facendo.
La bellezza di una distribuzione rolling release
Tenere presente che Arch una distribuzione rolling release. Questo significa che non c' necessit di eseguire la reinstallazione del sistema per aggiornarlo ad una versione pi recente. Dare periodicamente il comando pacman -Syu mantiene aggiornato il sistema alla versione pi recente.
Aggiungere un utente
Nota: Prima di aggiungere i propri utenti, considerare di proteggere ulteriormente il sistema passando da una password con hash MD5 a delle password con hash sha512. Vedere l'articolo SHA password hashes per ulteriori informazioni. Linux un ambiente multi-utente. Non si dovrebbe fare il lavoro quotidiano (navigare in Internet, scrivere una e-mail, ascoltare musica, ecc.) con l'account di root, perch un rischio per la sicurezza del sistema. Utilizzare Root per compiti amministrativi. Invece aggiungere un normale account utente non-root utilizzando il programma adduser.
# adduser
Vi verr richiesto di inserire alcune informazioni in modo interattivo. Nel seguente esempio stiamo creando l'utente archie:
Login name for new user []: archie User ID ('UID') [ defaults to next available ]: Initial group [ users ]:
Additional groups (comma separated) []: audio,lp,optical,storage,video,wheel,games,power,sca Home directory [ /home/archie ]: Shell [ /bin/bash ]: Expiry date (YYYY-MM-DD) []:
Come mostrato nell'esempio, si consiglia di inserire i valori solo per il nome di Login e Additional
groups, e lasciare vuoti tutti gli altri campi. Nell'esempio, l'elenco dei Additional groups (Gruppi Addizionali), sono una tipica scelta per un sistema Desktop, e sono quindi raccomandati per gli utenti principianti. audio - per processi che riguardano la scheda audio e il software relativo lp - per gestire i processi di stampa optical - per gestire i drive ottici e masterizzare storage - per gestire i dispositivi di archiviazione video - per gestire il video ed usare l'accelerazione 3d wheel - per usare sudo games - necessario per il permesso di scrittura per i giochi nel gruppo giochi power - usato per le opzioni di alimentazione (Es: lo spegnimento tramite il tasto di alimentazione) scanner - per utilizzare gli scanner Successivamente vi verr presentata una anteprima del suo nuovo account, e la possibilit di annullare o continuare le operazioni:
New account will be created as follows: --------------------------------------Login name.......: archie UID..............: [ Next available ] Initial group....: users Additional groups: audio,lp,optical,storage,video,wheel,games,power,scanner Home directory...: /home/archie Shell............: /bin/bash Expiry date......: [ Never ] This is it... if you want to bail out, hit Control-C. Otherwise press ENTER to go ahead and make the account.
Dopo aver premuto ENTER verr creato l'account, e vi verr richiesto di inserire ulteriori informazioni facoltative per i nuovi utenti:
Creating new account... Changing the user information for archie Enter the new value, or press ENTER for the default Full Name []: Room Number []: Work Phone []: Home Phone []: Other []:
Il nuovo utente non-amministratore stato ora creato, completo di una directory home ed una password di login.
Si veda il wiki Utenti e Gruppi per ulteriori informazioni. Se si desidera cambiare il nome del proprio utente o di qualsiasi utente esistente, consultare la pagina Cambiare nomeutente. anche possibile controllare le pagine man di usermod(8) e gpasswd(8).
L'opzione -r rimuover la directory home dell'utente e il suo contenuto, insieme con lo spool della posta dell'utente.
Per aggiungere un utente ai sudo user (sudoer) usare il comando visudo che deve essere impartito da root. Per impostazione predefinita, il comando visudo utilizza l'editor di vi. Se non si sa come usare vi, possibile impostare la variabile d'ambiente EDITOR per un editor di propria scelta, come in questo esempio con l'editor 'nano' :
# EDITOR=nano visudo
Nota: Si noti che si sta settando una variabile e si sta dando il comando visudo sulla stessa linea e allo stesso tempo. Questo perch separando i comandi potrebbe non eseguirsi correttamente. Se si ha dimestichezza con l'utilizzo dell'editor vi, allora si raccomanda l'utilizzo del comando visudo senza l'ausilio della variabile EDITOR=nano :
# visudo
Questo comando aprir il file /etc/sudoers in una sessione dell'editor nano ( possibile cambiare nano con vi tramite la variabile d'ambiente EDITOR). Visudo copia il file da modificare in un file temporaneo, e successivamente esegue un controllo "sanity check". Se passa, il file temporaneo sovrascrive l' originale con i permessi corretti. Attenzione: Non modificare /etc/sudoers direttamente con un editor; Errori nelle sintassi possono causare problemi (come rendere l'account di root inutilizzabile). necessario utilizzare il comando visudo per modificare il file /etc/sudoers. Nel paragrafo precedente si aggiunto l'utente al gruppo wheel . Per dare agli utenti del gruppo wheel pieni privilegi di root usano "sudo" prima di un comando decommentare la riga seguente:
%wheel ALL=(ALL) ALL
Ora si pu dare a qualsiasi utente l'accesso al comando sudo semplicemente aggiungendolo al gruppo wheel. Per maggiori informazioni, ad esempio su come settare la bash_completion <TAB>, consultare la guida relativa a sudo.
Ora si dovrebbe avere un sistema completamente funzionante Arch, che funger da base adatta per voi di sviluppare, sulla base di esigenze. Tuttavia, molte persone sono interessati ad un sistema desktop completo di suoni e grafica. Questa parte della guida fornisce una breve panoramica sulle procedure per acquisire questi extra.
Audio
Se si desidera attivare l'audio, consultare la pagina Advanced Linux Sound Architecture per le relative istruzioni. In alternativa, procedere alla sezione successiva, e impostare l'audio pi tardi. Nota: ALSA di solito funziona tranquillamente, ha solo bisogno di essere riattivato e controllare che i canali non siano settati come "muti". L' Advanced Linux Sound Architecture (conosciuto con l'acronimo di ALSA) una componente del kernel e si consiglia di provare prima questa soluzione. Tuttavia, se non funziona o non si soddisfatti della qualit, l'Open Sound System una valida alternativa. OSS4.2 stato rilasciato sotto una licenza libera ed generalmente considerato un significativo passo in avanti rispetto alle versioni precedenti. Se si riscontrano problemi con ALSA, o semplicemente si vuole provare un'alternativa, si pu scegliere OSS4.2. Maggiori informazioni possono essere reperite alla pagina OSS Se si dispone di avanzati requisiti di audio, si dia un'occhiata alla pagina Audio per una panoramica dei diversi articoli.
$ lspci
Nota: Il driver vesa il driver pi generico, e dovrebbe funzionare con quasi tutti i chipset video moderni. Se non si riesce a trovare un driver adatto per il proprio chipset video si pu ripiegare su vesa, che dovrebbe funzionare con qualsiasi scheda video, ma offre solo uno supporto 2D senza accelerazione grafica. Se serve una lista di tutti i driver video open-source, utilizzare:
$ pacman -Ss xf86-video | less
Nota: I driver proprietari NVIDIA e ATI sono contemplati nelle prossime sezioni. Se si ha intenzione di fare pesanti elaborazione 3D come i giochi, considerare l'utilizzo di quest'ultimi Installare il driver video appropriato per la propria scheda video, ad esempio per il driver Savage:
# pacman -S xf86-video-savage
Suggerimento: Per alcune schede video Intel, necessaria una ulteriore configurazione per ottenere prestazioni adeguate in ambito 2D e 3D, vedere Intel per ulteriori informazioni.
Scheda grafica Nvidia
Gli utenti di schede video Nvidia hanno la possibilit di poter scegliere tra tre diversi driver video (escludendo i driver vesa): I driver open source 'nouveau', che offrono buon prestazioni, un'ottima accelerazione 2D ed uno sperimentale al 3D che includono un supporto per il composite di base (il risparmio energetico non ancora supportato). Feature Matrix. I driver open source 'nv', oramai non pi sviluppato, che offre scarse prestazioni ed il solo supporto al 2D. I driver proprietari 'nvidia', che offrono buone prestazioni 3D ed hanno il supporto al risparmio energetico. Vedere la pagina Nvidia per maggiori informazioni. Anche se si pensa di utilizzare i driver proprietari, si consiglia di iniziare con i driver nouveau e poi passare al driver binario, perch nouveau sar quasi sempre in grado di funzionare, mentre nvidia richiede pi configurazione e probabilmente qualche risoluzione di problemi. I driver open-source nouveau dovrebbero essere sufficienti per la maggior parte degli utenti ed essere la scelta consigliata, per installarli:
# pacman -S xf86-video-nouveau
I possessori di schede grafiche ATI possono scegliere tra due tipi di driver (escludendo i driver vesa): I driver open source radeon, forniti dal pacchetto xf86-video-ati. Consultare Feature Matrix per maggiori dettagli. I driver proprietari fglrx, forniti dal pacchetto Catalyst disponibili su AUR. Essi supportano
solo le schede pi recenti (ossia, dalle HD2xxx in su). I driver ATI Catalyst erano precedentemente un pacchetto precompilato fornito da Arch nei repository extra, ma da marzo 2009 non sono pi supportati ufficialmente a causa della non soddisfacente celerit e qualit del loro sviluppo. Consultare il wiki ATI Catalyst per maggiori informazioni. I driver open-source sono la scelta consigliata. Installare i driver ATI radeon con
# pacman -S xf86-video-ati
Nota: Se si necessita solamente dei driver xf86-input-tastiera o xf86-input-mouse, si consideri di disabilitare hotplugging, altrimenti evdev agir come il driver di ingresso principale. Gli utenti notebook (o utilizzatori di un touchscreen) avranno inoltre bisogno del pacchetto synaptics per permettere ad X di configurare il touchpad:
# pacman -S xf86-input-synaptics
Suggerimento: Per maggiori informazioni su particolari configurazioni o riguardo alla risoluzione di problemi nella configurazione del touchpad, consultare il wiki Touchpad Synaptics.
Configurare X (Opzionale)
Attenzione: I driver proprietari di solito richiedono un riavvio dopo l'installazione e la loro configurazione. Si veda NVIDIA o ATI Catalyst per i dettagli. Il server X ed X.Org contemplano l'auto-configurazione. Pertanto, in molti casi, potrebbe tranquillamente funzionare senza l'ausilio di un file xorg.conf. Se si desidera configurare il Server X, consultare la documentazione di Xorg.
Impostare il layout della tastiera se non si usa quello standard US
Impostare il layout della tastiera nel file /etc/X11/xorg.conf.d/10-evdev.conf (se si usa un layout diverso da quello della tastiera standard US)
Section "InputClass" Identifier "evdev keyboard catchall" MatchIsKeyboard "on" MatchDevicePath "/dev/input/event*" Driver "evdev" Option "XkbLayout" "it" EndSection
Nota: Il valore da inserire in input.xkb.layout pu differire dal codice keymap solitamente usato dai comandi km o loadkeys. Ad esempio per ottenere il layout uk il valore da usare sar: gb. Aggiungendo l'opzione :
Option "XkbOptions" "terminate:ctrl_alt_bksp"
Testare X
Questa sezione spiegher come avviare un ambiente grafico di base in modo da testare X. Il quale utilizza in modo predefinito TWM, un semplice e leggero X window manager. Installare un Ambiente di test predefinito.
# pacman -S xorg-twm xorg-xclock xterm
L'ambiente X di default piuttosto spoglio. La sezione seguente si occuper di installare un ambiente desktop oppure un window manager di propria scelta per integrare X. Se Xorg stato installato prima della creazione del proprio utente, si avr un file .Xinitrc vuoto nella propria $HOME che necessario eliminare o modificare in modo da avviare un ambiente desktop. Semplicemente eliminandolo X avvier l'esecuzione di un ambiente predefinito (twm, xclock, xterm).
$ rm ~/.xinitrc Messaggi bus
Nota: dbus probabilmente necessario per il corretto funzionamento di molte applicazioni, se si sicuri che sia possibile farne a meno, saltare questa sezione. Installare dbus:
# pacman -S dbus
Per poter avviarlo automaticamente al boot, si dovrebbe aggiungere dbus alla propria lista DAEMONS in /etc/rc.conf:
DAEMONS=(syslog-ng dbus network crond)
Nota: la classica combinazione di tasti CTRL-Alt-Backspace, usata per terminare il server X, stata deprecata e non funzioner. Pu essere riabilitata modificando modificando xorg.conf, come descritto qui. Infine, avviare Xorg:
$ startx
oppure
Se lo schermo dovesse diventare nero, si pu provare a spostarsi su un'altra console virtuale (CTRL-Alt-F2 ad esempio), ed effettuare un login "cieco" come root, premendo poi Enter, ed immettendo la password di root confermata di nuovo con Enter. Si pu anche provare a terminare la sessione X con /usr/bin/pkill (si noti che una X maiuscola):
# pkill X
Se si verificano problemi, controllare il file di log /var/log/Xorg.0.log. Al suo interno si ricerchino le linee che iniziano con (EE) che rappresentano gli errori, ed anche (WW) che sono avvertimenti che potrebbero indicare altri problemi.
# grep EE /var/log/Xorg.0.log
Gli errori possono anche essere ricercati nell'output della console virtuale dove X stato avviato. Consultare la sezione Xorg per istruzioni pi dettagliate e risoluzione dei problemi.
C' bisogno di aiuto?
Se dopo aver consultato l'articolo inerente la configurazione di Xorg si hanno ancora dei problemi e si necessita di richiedere assistenza sul forum di Arch, ci si assicuri di installare e utilizzare wgetpaste:
# pacman -S wgetpaste
Utilizzare wgetpaste e postare i collegamenti dei seguenti file al momento di chiedere aiuto nel proprio post sul forum: ~/.xinitrc /etc/X11/xorg.conf /var/log/Xorg.0.log /var/log/Xorg.0.log.old Utilizzare wgetpaste in questo modo:
$ wgetpaste </percorso/del/file>
Inviare il link corrispondente nel proprio post sul forum. Assicurarsi di fornire anche adeguate informazioni riguardo il proprio hardware e i driver. Nota: estremamente importante fornire pi dettagli possibili per la risoluzione dei problemi con X. Quando si chiede aiuto sul forum di Arch, si prega di fornire tutte le informazioni pertinenti come specificato in precedenza.
Installare i font
A questo punto, si potrebbe desiderare di risparmiare tempo installando un set di caratteri
visivamente piacevole prima di passare ad installare un ambiente desktop o un window manager. Dejavu un insieme di font di alta qualit : Per installarli :
# pacman -S ttf-dejavu
Fare riferimento a Font Configuration per sapere come configurare il rendering dei font e a Fonts per i suggerimenti sui tipi di caratteri e le istruzioni di installazione.
Si potrebe essere tra coloro che preferiscono avviare X manualmente dal proprio terminale, piuttosto che fare il boot grafico direttamente nel desktop. Per i comandi specifici per un ambiente desktop, consultare il wiki corrispondente al proprio DE scelto. Per comandi pi generici utilizzati in X, consultare questa sezione della pagina di Xorg.
Automaticamente
Si potrebbe preferire di avviare il proprio ambiente desktop in modo automatico dopo la fase di boot del sistema, invece che far partire X manualmente. Si veda Display Manager per le istruzioni su come usare un gestore di login o Avviare X al Boot per avere due metodi che non si basano su un display manager.
Appendice
Per un elenco di applicazioni comuni e di applicazioni leggere, consultare i rispettivi articoli. Si veda anche raccomandazioni generali per consigli post-installazione come la configurazione dello scaling della frequenza CPU o il rendering dei font.