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INFERNO CANTO V

CINQUE TRADUZIONI SPAGNOLE A CONFRONTO


Relazione dottorato di ricerca in Letterature Straniere Moderne
Valeria Barbato Curriculum Spagnolo
Partendo dagli spunti di studio emersi dal seminario incentrato sul Canto V dellnferno di
Dante Alighieri, ho intrapreso una lettura comparata delle traduzioni in castigliano di
questo canto elaborate da cinque differenti autori appartenenti alla mia area di studio,
ovvero la letteratura in lingua spagnola.
Leggendo queste cinque versioni si evince che, in linea di massima, una buona
traduzione, rispetto alloriginale, come un quadro copiato dalla natura, in cui il pittore-
autore, grazie agli artifici dei colori sulla sua tela, cerca di conferire unespressione di vita,
non essendo possibile infondergli anche il proprio movimento. Solo un autore, Enrique de
Villena, si discosta da questo intento, e vedremo pi avanti quali siano le cause del suo
diverso modo di approcciarsi alla traduzione di Dante.
Secondo molti, le grandi opere del passato, e in particolar modo quelle poetiche, devono
essere tradotte letteralmente affinch siano almeno un riflesso diretto delloriginale, e non
belle infedeli, come sono state definite alcune versioni che pretendono di migliorare un
capolavoro gi immortale, o ampliare con frasi e parole "parassite un testo consacrato
dalla storia della letteratura. Rifletterlo pallidamente, o non interpretarlo ragionevolmente
secondo il carattere della lingua in cui si traduce, significa mutilare e falsificare, senza
produrre nientaltro che una brutta copia del testo originale. Quando si tenta di trasportare
in unaltra lingua un testo conosciuto a memoria dal mondo intero, necessario farlo
pensando che il traduttore stesso sia colui che interpreta le creazioni armoniche del
Maestro che dellopera originale ne lautore primo. l traduttore pu inserire qualcosa di
suo nella traduzione, ma senza travisare le parole e sconvolgere lessenza del testo.
La rinuncia a qualsiasi ambizione interpretativa allo scopo di riprodurre tutta la densit del
testo porta alla composizione di un elaborato analogo a quello originale; la costante
preoccupazione della fedelt al testo quindi non sfocia quasi mai nella letteralit della
traduzione: rispetto a questultima, il traduttore cerca di seguire il parallelo metrico-
concettuale delloriginale, tentando di carpire ed utilizzare lessenza dello stile dantesco
Secondo altri autori-traduttori, invece, il poeta che scopre lopera che traduce nella sua
lingua, ne in un certo senso linventore. nfatti, per portare a compimento lopera di
traduzione, si produce una lettura attiva, creativa e critica del testo di partenza, generando
quindi un testo di arrivo che punto dincontro di personalit poetiche che interagiscono,
pur riuscendo a rimanere voci distinte.
Le condizioni che la maggior parte dei traduttori di opere in versi ritiene essenziali sono le
seguenti:
prendere come base della struttura il taglio delle strofe;
attenersi alla stessa quantit di versi, e racchiudere allinterno di essi le immagini
con la loro rilevanza, le idee con la chiarezza che le contraddistingue, e i concetti
originali;
adottare un metro identico o analogo per ci che riguarda laccentuazione;
non omettere nessuna delle parole essenziali che contraddistinguono il testo.
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Voglio per anticipare che delle cinque traduzioni una, quella di Cayetano Rosell, non
rispecchia questi requisiti, essendo una traduzione riportata in prosa. Pi avanti entrer
nel dettaglio di questultima.
Oltre ad attenersi alle condizioni sopra citate, il traduttore deve riuscire ad imprimere un
movimento proprio alle frasi, e conferire allo stile la sua spontanea semplicit o la
caratteristica che lo distingua. E, come ultimo dettaglio, il traduttore, in qualit anche di
interprete, deve penetrare lopera con il suo spirito, e deve riuscire a plasmarne anche
lespressione che riveli la vita interiore dellopera.
Solo attraverso questo rigoroso metodo di riproduzione e interpretazione meccanico,
estetico, psicologico ci si pu avvicinare con la traduzione, per quanto sia umanamente
possibile, alla fonte primitiva dalla quale sgorgata lispirazione madre dellopera
originale.

Trattandosi della Divina Commedia, il compito di tradurre molto arduo: questopera


stata scritta in toscano, lingua romanza derivante dal latino cos come il francese, il
castigliano e le altre lingue romanze, e proprio la lingua dellopera costituisce una delle
sue pi rilevanti caratteristiche distintive, ed anche la prima difficolt con cui si scontra il
traduttore. Le lingue sorelle del toscano di Dante, molto simili nella loro fonte originaria, nel
corso dei secoli si sono modificate a tal punto che oggi tradurre la Divina Commedia in
unaltra lingua romanza significa rischiare di cancellare la freschezza, la forza e la vitalit
della lingua originale per renderla con una lingua darrivo stilisticamente corretta ma molto
poco espressiva.
Quando un traduttore si trova di fronte ad un testo antico di tale importanza e unicit, deve
risolvere due problemi: portare il testo al momento in cui sta traducendo, in una lingua e
un orizzonte concettuale contemporaneo, e, in secondo luogo, recuperare il contesto
storico e linguistico in cui lopera fu scritta. Questultimo particolare d come risultato molte
traduzioni di testi classici piene di arcaismi e latinismi.
Come fare allora, per tradurre la Commedia fedelmente, rendendoci una interpretazione
razionale e poetica e senza alterarne il suo carattere tipico e incorrere in termini desueti e
poco comprensibili?
n questa breve relazione ho messo a confronto con il testo originale del V Canto
dellnferno le traduzioni in castigliano di cinque diversi autori di lingua spagnola, di cui
alcuni gi citati pi indietro nel testo, per cercare di capire come ognuno di loro ha
affrontato il problema della traduzione dellopera italiana per antonomasia.
cinque autori sono i seguenti:
1. Enrique de Villena (1384 1434);
2. Cayetano Rosell (1817 1883);
3. Bartolom Mitr (1821 1906);
4. ngel Crespo (1926 1995);
5. Luis Martinez de Merlo (1955 - ).
Ciascuna traduzione appartiene a un determinato momento storico-letterario, presentando
quindi una serie di particolarit che vado ad esporre qui di seguito, partendo da alcune
basiche informazioni a proposito dellautore che lha creata.
Enrique de Villena uno dei primi intellettuali castigliani che cercano di approfondire lo
studio del latino e dellinsieme degli studia humanitas, ossia grammatica, retorica, poetica,
storia e filosofia morale. un uomo di vasta cultura, che padroneggia scienze che vanno
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dalla medicina alla teologia, fino allastronomia e per concludere anche la poesia, ma le
sue opere principali sono le traduzioni di testi antichi, fra cui lEneide di Virgilio, di cui fu il
primo traduttore in una lingua romanza, e la Divina Commedia di Dante Alighieri, portata a
compimento nel 1428. Non si pu ancora definire un umanista vero e proprio, ma
sicuramente un precursore dellUmanesimo stesso, ed uno dei primi studiosi castigliani
che si formano fuori dal regno di Castiglia, mantengono contatti con umanisti italiani e
fanno sporadici viaggi in talia, cosa che pochi anni pi tardi faranno, fra gli altri, anche El
Tostado e Juan de Mena.
La sua traduzione una vera e propria trascrizione letterale: messi a confronto i testi, si
nota come ogni parola in italiano sia sostituita da una in castigliano, facendo uso di
latinismi quando il passaggio esatto da italiano a castigliano non possibile.
proprio Villena, come gi detto, il traduttore che non persegue lintento di rendere una
buona traduzione, quanto piuttosto di ricalcare una traduzione assolutamente letterale
rispetto alloriginale. Questa peculiare letteralit ci fa pensare che questo testo fosse nato
per leggere il poema dantesco in originale senza per possedere un adeguato dominio
della lingua italiana.
Cayean! R!"ell un bibliografo, storico, drammaturgo, editore e traduttore del
diciannovesimo secolo, che scrive commedie e operette, ma soprattutto appassionato di
epica colta, e traduce, fra le altre opere, la Divina Commedia fra il 1871 e il 1872.
Rosell il solo autore qui studiato che presenta una traduzione in prosa: egli riesce
comunque a riportare interamente i concetti danteschi senza travisarli, ma ci va a
discapito della poesia dantesca, impossibile da riprodurre con un testo in prosa. Quindi ne
risulta un buon testo, fedele solo alla semantica, ma spoglio di ornamenti, definibile solo
come una mera parafrasi delloriginale.
#ar!l!$% &ir% lunico autore argentino da me preso in esame. un importante
politico, capo militare, storico, statista e giornalista, oltre ad essere un validissimo uomo di
lettere. La sua traduzione dellintera Divina Commedia viene pubblicata nel 1894. Con i
suoi scritti si guadagna lostilit del dittatore argentino Juan Manuel de Rocas. Vive in
esilio per anni in Cile, Bolivia e Per; in seguito torna in Argentina nel 1852, e prende parte
alla disfatta di Rocas.
Mitr uno dei pochi autori che sentono il bisogno di spiegare i motivi che lo spingono a
iniziare la traduzione: dopo quaranta anni di riletture ossessive del testo la necessit di
tradurlo diviene fondamentale per lui, dato che, a suo avviso, prima di lui nessuno ha
portato a termine traduzioni in castigliano degne dellopera stessa. Ma la sua traduzione,
pur rispettando perfettamente lo schema metrico dantesco, risulta spesso artificiosa e
pesante, limitandosi a mantenere unesteriore fedelt al testo, a cui per non corrisponde
unadeguata resa allo spessore culturale soggiacente alla poesia di Dante. noltre Mitr
imprigiona la forza dirompente e lincomparabile ricchezza linguistica della Commedia in
una lingua gi invecchiata e superata, incapace di comunicare al lettore moderno leterna
poesia insita nellopera dantesca.
'n(el Cre")! un grande poeta, saggista e critico darte, ma soprattutto un formidabile
poliglotta, particolarit che lo porta a tradurre poesia portoghese, francese e italiana, fra
cui anche lopera da me presa in esame, ovvero la Divina Commedia, tradotta dal 1973,
anno di pubblicazione del solo nferno, al 1981, quando vede la luce la traduzione
dellopera intera. Per la traduzione di questultima, Crespo ottiene numerosi
riconoscimenti, fra cui anche la medaglia doro della Nascita di Dante, conferitagli dalla
citt di Firenze.
Lintento principale di Crespo quello di mantenere assoluta fedelt nei riguardi dellopera
e del momento culturale in cui questa fu scritta. La sua traduzione una versione
esemplare, che aderisce al testo dantesco e manca di perifrasi forzate per cercare di
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rendere i concetti italiani in castigliano, anche se per forza di cose allinterno del suo testo
troviamo alcune forzature verbali e occasionali arcaismi e deviazioni semantiche.
Crespo cerca di compiere una traduzione fedele al testo e allo stesso tempo fruibile dai
suoi contemporanei. La sua principale peculiarit il riuscire a riprodurre la terza rima, che
lui considera un requisito imprescindibile per rendere la globalit di significato e riproporre
fedelmente messaggio dantesco. Lutilizzo della metrica originale del testo in traduzione
coincide quindi, per il poeta-traduttore, con la riproduzione del sistema di pensiero che
impronta la costruzione della commedia. Pertanto il traduttore segue lo schema
compositivo originale, riproduce la stessa quantit di versi e ne ricrea la variet.
La traduzione di Crespo quindi, proprio a causa della sua fedelt a metrica, rima e ritmo
delloriginale, subisce come inevitabile conseguenza che le esigenze della rima
impongano spesso le scelte semantiche della traduzione.
Crespo non prescinde dallimportanza del metro e dalla costruzione coerente del verso: lui
cerca di mantenere la numerologia con le sue implicazioni simboliche e allegoriche
utilizzata da Dante nella Commedia, che parte del significato totale dellopera. n una
traduzione che voglia essere fedele non solo nelle parole ma anche in tutto lo spessore
del testo non pu mancare questo aspetto.
Possiamo dire che egli si ispira al modello linguistico dei Siglos de Oro, riconoscendo
questepoca come il momento culminante della fissazione della lingua letteraria spagnola,
analogamente a ci che storicamente Dante fu per la nascita della lingua italiana. E anche
se nella poesia spagnola non esiste un modello strofico equivalente alla terzina dantesca, i
Secoli dOro hanno comunque dotato la poesia spagnola di una capacit profonda e
raffinata nelluso dellendecasillabo. Crespo quindi introduce, nella sua lettura e
"appropriazione della Commedia, varie allusioni stilistiche ai maestri della poesia
spagnola, riuscendo cos a far sentire al lettore come familiare la poesia di Dante e
naturalizzando la Commedia allinterno della letteratura spagnola.
La riproduzione del sistema rimico della commedia costituisce lostacolo maggiore per il
traduttore, ed allo stesso tempo una priorit della traduzione stessa, e Crespo forse
lunico autore, fra i cinque qui letti, che riesce ad ottenere un compromesso fra il sistema
metrico dantesco e una traduzione godibile dal lettore moderno
Lui" &arine* de &erl! lultimo e il pi attuale degli autori di traduzioni dellnferno di
Dante qui letti, dato che la sua traduzione stata pubblicata nel 1988. Oltre alla Divina
Commedia ha tradotto in castigliano anche opere di Leopardi e altri autori. Martinez de
Merlo famoso non solo grazie alle sue opere letterarie, ma anche per altre discipline
artistiche, come la pittura o la creazione multimediale.
La sua versione della Commedia scritta in endecasillabi sciolti, scelta che lo discosta da
Crespo, ma che a mio avviso rende pi fruibile e apprezzabile lopera, avvicinandola
maggiormente al nostro tempo. Anche se Martinez de Merlo in questo modo tralascia la
fedelt alla metrica originale, che uno dei fondamenti della Commedia, riesce a creare
un testo che mantiene il significato profondo e originale voluto da Dante, non essendo
obbligato dal rispetto della terza rima a tradurre utilizzando forzatamente determinati
vocaboli, magari arcaizzanti, e ottenendo cos un testo in castigliano moderno che rende
molto bene litaliano del Trecento.

Partendo dalle differenti epoche e contesti storici in cui vivono e scrivono questi autori,
possiamo iniziare un confronto di alcuni dei passi salienti del quinto canto dellnferno di
Dante.
l primo passo degno di nota la seconda terzina, composta dai versi 4-6:
Stavvi Mins orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
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giudica e manda secondo ch'avvinghia.
e, a seguire, la quarta terzina, versi 10-12, che contrasta per il significato, con quella
riportata sopra:
vede qual loco d'inferno da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che gi sia messa.
n italiano noi possiamo interpretare limmagine della prima terzina pensando che Minosse
avvolga la sua coda intorno al corpo dei dannati tante volte quanti sono i gironi infernali in
cui i dannati stessi devono sprofondare, e ci contrasta con la seconda terzina, in cui il
verbo "cignesi potrebbe figurare lo stesso Minosse che avvolge la sua coda intorno al
proprio corpo.
La traduzione di Villena identica allitaliano: come gi spiegato indietro nel testo, lautore
riporta parola per parola nel castigliano del XV secolo loriginale italiano:
Stavvi Mins orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne l'intrata;
giudica e manda secondo ch'avvinghia.
vede qual loco dinferno da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che gi sia messa.
!stava Minos, espantablemente ri"#a,
esamina las culpas en el entrada,
$udga e manda seg%nt la vengan&a.
vee cual logar de los infiernos es aqu'lla;
e &#"ese con la cola tantas bueltas
cuantos grados quiere que a(uso sea metida.
Mentre le altre traduzioni in versi, rispettivamente quella di Mitr, Crespo e Martinez de
Merlo, optano per tre soluzioni differenti:
)ll#, Minos, horrible, gru"e ah#to;
!*amina las culpas a la entrada:
+u,ga ( manda seg%n reo ( delito.
-
.ada cu/l a su c#rculo endere,a
0 en los repliegues de su cola, escrita
va la sentencia de cada alma aviesa.
Minos horriblemente all# gru"#a:
e*amina las culpas a la entrada
( $u,ga ( manda al tiempo que se l#a.
-
ve el lugar infernal de su reato;
tantas veces el rabo al cuerpo envuelve
cual grados ba$ar/ por su mandato.
)ll# el horrible Minos rechinaba.
) la entrada e*amina los pecados;
$u,ga ( ordena seg%n se rel#e.
-
ve el lugar del infierno que merece:
tantas veces se ci"e con la cola,
cuantos grados 'l quiere que sea echada.
Mitr sorvola sul particolare della coda nella prima terzina, in modo da non cadere in
contraddizione nella seconda. Notiamo un castigliano piuttosto artificioso.
Crespo utilizza la terza rima in maniera quasi perfetta, e anche se traduce in modo un po
pi complesso, rende molto bene lo stile dantesco in castigliano.
Martinez de Merlo, con i suoi endecasillabi sciolti, lautore che, pur non rispettando le
rime, traduce nel modo pi musicale e fluido, oltre che pi semplice.
E Cayetano Rosell, con il suo testo in prosa, ottiene una semplice versione del testo
originale, senza fronzoli o artifici artistici, pur utilizzando termini di significato
corrispondente alloriginale:
1)ll# tiene su tribunal el horrible M#nos, que rechinando los dientes, e*amina mi'ntras entran / los culpables, ( $u,ga (
destina / cada uno segun las vueltas que da su cola-. ve qu' lugar del 2nfierno le corresponde, ( enrosca su cola
tantas veces, cuantas indica el n%mero del c#rculo / que la destina3.
l verso 28, 2o venni in loco d'ogne luce muto, viene tradotto fedelmente da tutti e cinque gli autori,
ma i due che lo rendono nel modo migliore sono Crespo, che riesce a ricalcare fedelmente
la sinestesia dantesca restituendo la traduzione
lugar de lu, mudo
e Martinez de Merlo, con la dolcezza che gli tipica:
lugar de todas luces mudo.
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La terzina composta dai versi 31-33, a proposito della bufera infernale che trascina con s
le anime dei dannati, dalloriginale di Dante
14a bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.3
viene riportata in castigliano con alcune varianti: Mitr semplifica la spiegazione della
bufera apponendo un aggettivo, movida, anzich una frase intera, e nella sua traduzione
scompare la "rapina, limpeto rapace che proprio della bufera stessa, indice della
violenza del movimento.
4a borrasca infernal, siempre movida,
4os esp#ritus lleva en remolino
0 los vuelca ( lastima a su ca#da.
Crespo, invece, mantiene intatto lo schema dantesco, sia letteralmente che rimicamente,
oltre a rispettare i tempi verbali, diversamente da Mitr. Riesce a rendere anche il difficile
italiano "rapina con il perfetto corrispondente "rapazmente
4a borrasca infernal que no reposa,
rapa,mente a las almas encamina:
volviendo ( golpeando las acosa.
Martinez de Merlo rende una traduzione leggermente meno poetica, giacch il termine
castigliano "rapia si potrebbe rendere con litaliano "espoliazione che avviene con
violenza, ma sempre molto preciso.
4a borrasca infernal, que nunca cesa,
en su rapi"a lleva a los esp#ritus;
volviendo ( golpeando les acosa.
Nei versi 46-48 Dante ci mostra una similitudine ornitologica: le gru, che racchiudono le
anime che per amore hanno avuto morte violenta, volano sulla sua testa in fila indiana:
! come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di s' lunga riga,
cos5 vid'io venir, traendo guai,
Martinez de Merlo lunico che traduce letteralmente il termine francese lai, un
componimento poetico che parla di un lamento amoroso, un canto triste con lautore come
protagonista o con il ciclo bretone come tema.
0 cual las grullas cantando sus la(s
largas hileras hacen en el aire,
as# las vi venir lan,ando a(es,
Mentre invece Mitr
.omo las grullas que en tendido vuelo
6ienden el aire al son de su cantiga,
)s# van en su oscuro desconsuelo.
rende il toscano "lai con una traduzione generica, "cantiga,
e Crespo
0 cual grullas que cantan su lamento,
formando por los aires larga hilera,
se acercaron as#, con triste acento,
traduce "lai avvicinandosi al significato originario: in provenzale antico questo termine
stava ad indicare il canto degli uccelli.
Ognuno dei tre autori utilizza una soluzione diversa per rendere limmagine degli uccelli
che attraversano il cielo in fila indiana: Mitr distorce limmagine, poich ad una lettura
superficiale del suo testo si ha limpressione che le gru volino andando a tempo con il loro
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canto, mentre invece Crespo e Martinez de Merlo rendono limmagine precisa che
intendeva darci Dante nel testo originale, anche se Crespo riesce a tradurre, come spesso
avviene, in maniera pi poetica, musicale e stilisticamente corretta rispetto a Martinez de
Merlo.
Nella terzina composta dai versi 70-72, Dante narra di ci che gli succede dopo aver
sentito nominare dal suo mentore Virgilio cos tanto eroi greco-latini e protagonisti di
leggende arturiane (Paride, Tristano e altri, che per Dante diventano "cavalieri, e antiche
dame, come Cleopatra o Didone):
7oscia ch'io ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e ' cavalieri,
piet8 mi giunse, e fui quasi smarrito.
Sia Crespo
9na ve, que hube a mi doctor o#do
nombrar damas ( antiguos caballeros,
apiadado, perd# casi el sentido.
che Martinez de Merlo
0 despu's de escuchar a mi maestro
nombrar a antiguas damas ( caudillos,
les tuve pena, ( casi me desma(o.
traducono fui quasi smarrito con perder el sentido o desmayarse, ossia svenire,
che il termine che meglio rende questa espressione. La frase poteva anche essere resa
con traduzioni di "sentirsi confuso, ma sarebbe stata una trasposizione assai imprecisa.
La terzina composta dai versi 103-105, forse la pi bella dellintero canto
)mor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer s5 forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
che canta la forza dell'amore, che non consente a nessuno che sia amato di non riamare,
espresso con identico concetto dai cinque autori, ma con differenti livelli di "forza
linguistica:
Mitr:
:)mor que / amar obliga al que es amado.
Me at; a sus bra,os con amor tan fuerte,
<ue como ves, ni aqu# se ha desatado.
Mitr usa il verbo atar, che letteralmente significa "legare, metricamente corretto ma
stilisticamente poco elegante, e un po forzato, mentre Crespo rende la voce di Francesca
come uno dei punti pi alti della sua traduzione, e qui forse definire la sua opera
"traduzione assai riduttivo, data la perfezione della sua terzina:
)mor, que a nadie amado amar perdona,
por 'l infundi; en m# placer tan fuerte
que, como ves, (a nunca me abandona.
Differentemente da Crespo e dalloriginale, Martinez de Merlo rende il verso 103 come
unaffermazione, e non come una doppia negazione, semplificando e forse impoverendo il
testo:
7
)mor, que a todo amado a amar le obliga,
prendi; por 'ste en m# pasi;n tan fuerte
que, como ves, a%n no me abandona.
che in italiano si potrebbe rendere in traduzione inversa come "Amore, che obbliga ogni
amato ad amare, rispetto al crespiano "Amore, che a nessuno che amato consente di
non amare, pi complesso ma che meglio esemplifica la poetica dantesca.
molto bello anche il verso 105 di Crespo, con lespressione "ya nunca, il poetico
avverbio italiano giammai, reso invece con un semplice "an, ancora, da Martinez de
Merlo.
Mentre invece Rosell fa parlare in prosa Dante, che dice:
)mor, que no me e*ime de amar / ninguno que es amado, tan #ntimamente me uni; al afecto de "este, que, como ves,
no me ha abandonado a%n.
"Amore, che non mi esenta dallamare nessuno che sia amato, mi un cos intimamente
allaffetto di questi che, come vedi, non mi ha ancora abbandonato.
E, come in tutto il suo testo, Rosell riesce a rendere precisamente i concetti danteschi, ma
a scapito di tutta la poesia contenuta nella Commedia originale.
Per concludere, passo a confrontare la quartina che conclude il Canto V dellnferno di
Dante Alighieri:
Mentre che l'uno spirto questo disse,
l'altro piangea; s5 che di pietade
io venni men cos5 com'io morisse.
! caddi come corpo morto cade.
Come sempre Villena fa una traduzione parola per parola, senza inserire niente che non
sia gi presente nel testo originale:
!n tanto qu'el un sp#ritu aquesto di,e,
el otro llorava as# de piedat,
(o vine menos as# como si muriese
e ca# como cuerpo muerto cae.
Mitr mantiene il suo stile aulico:
Mientr/s ella me hablaba, dolorido
4loraba el otro, ( ella de concierto;
0 lleno de piedad, desfallecido,
.a# cual se derrumba cuerpo muerto.
Utilizza infatti il verbo "derrumbar anzich ripetere "caer per poter ottenere un verso
endecasillabo, ma il verso cos composto risulta artificioso e pesante alla lettura.
Rosell conclude la traduzione del canto sempre senza raggiungere acuti:
Mi'ntras el esp#ritu de ella decia esto, el otro se lamentaba de tal manera, que de l/stima estuve / punto de fallecer; (
ca# desplomado, como cae un cuerpo muerto.
l concetto espresso con precisione, ma senza alcuna pretesa di ricordare seppur
vagamente la poesia che pervade il testo originario.
Crespo come sempre traduce in maniera perfetta per quanto riguarda significati e stile, ma
stavolta senza riuscire a raggiungere la perfezione poetica delloriginale, come invece era
riuscito a fare nei versi 103-105.
Mientras un alma hablaba, la otra era
presa del llanto; entonces apiadado,
lo mismo me sent# que si muriera;
( ca# como cuerpo inanimado.
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Martinez de Merlo invece riesce a riportare esattamente nella sua lingua lintera quartina di
Dante, pur non rispettando lo schema delle rime, ed colui, fra gli autori che ho preso in
esame in questo studio, che riesce a rendere questi quattro versi in una traduzione
stilisticamente non perfetta ma semanticamente precisa e molto fluida, come di rado pu
capitare in una poesia gi perfetta nelloriginale, e che tradotta rischia di venir paragonata
a poco pi che un pallido riflesso.
0 mientras un esp#ritu as# hablaba,
lloraba el otro, tal que de piedad
desfallec# como s# me muriese;
( ca# como un cuerpo muerto cae.
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WKPEDA LA ENCCLOPEDA LBRE. (nri3ue de 0illena/
Disponibile su : http://es.wikipedia.org/wiki/Enrique_de_Villena [Data di accesso:
09/05/2007]
WKPEDA LA ENCCLOPEDA LBRE. Ca1etano 2osell/
Disponibile su: http://es.wikipedia.org/wiki/Cayetano_Rosell [Data di accesso: 11/05/2007]
WKPEDA LA ENCCLOPEDA LBRE. !ngel Crespo
Disponibile su: http://es.wikipedia.org/wiki/%C3%81ngel_Crespo [Data di accesso:
27/04/2007]
STRU&ENTI DI CONSULTAZIONE
10
ALGHER, D. Commedia, Inferno, Canto 0. Disponibile su:
http://www.humnet.unipi.it/dlfm/fileadmin/template/main/drsu/if_v_testo.pdf [Data di
accesso 18/03/2007]
ALGHER, D. Commedia, Inferno, Canto 0/ %arafrasi, a cura di M. Tavoni e M.
Santagata. Disponibile su:
http://www.humnet.unipi.it/dlfm/fileadmin/template/main/drsu/if_v_parafrasi.pdf
[Data di accesso 18/03/2007]
ALGHER, D. Commedia, Inferno, Canto 0/ 4ote al testo, a cura di M. Tavoni e M.
Santagata. Disponibile su:
http://www.humnet.unipi.it/dlfm/fileadmin/template/main/drsu/if_v_note.pdf
[Data di accesso 18/03/2007]
ALGHER, D. Commedia, Inferno, Canto 0/ 4ote linguistiche, a cura di M. Tavoni e M.
Santagata. Disponibile su:
http://www.humnet.unipi.it/dlfm/fileadmin/template/main/drsu/if_v_note_linguistiche.pdf
[Data di accesso 18/03/2007]
REAL ACADEMA ESPAOLA Diccionario de la Lengua (spaola5 0ig'sima segunda
edicin/ Real Academia Espaola, 2003; Espasa Calpe, S.A., 2003 [CD-ROM]
11
12
APPENDCE CNQUE TEST A CONFRONTO
Traduccin de Enrique de Villena Traduccin de Bartolom Mitre Traduccin de ngel Crespo Traduccin de Luis Martnez de Merlo Traduccin de Cayetano Rosell
C!T" V # TE$T" "R%&%!LE C!T" V .)=>? @ .)=>? @ .)=>? @ C!T" V
Segundo c#rculo del 2nfierno.A Minos
e*amina las culpas / la entrada, ( se"ala /
cada alma condenada el sitio de su
suplicio.A .#rculo de los lu$uriosos, donde
comien,a la serie de los siete pecados
capitales.A Brancesca de Cimini.
)l entrar Dante en el segundo c#rculo,
encuentra / M#nos, $ue, de los
condenados, que le advierte con
cu/nta precauci;n debe internarse en
aquel lugar. @e que los que all# sufren
tormento son los lu$uriosos, cu(a pena
consiste en hallarse eternamente
e*puestos a terribles huracanes en
medio del espacio borrascoso (
l;brego. !ntre los que all# padecen,
acierta / conocer / Brancisca de
C#mini, que le refiere la lamentable
historia de sus amores ( desventuras.
.os5 discesi del cerchio primaio
gi nel secondo, che men loco cinghia
e tanto pi dolor, che punge a guaio.
Stavvi Mins orribilmente, e ringhia:
essamina le colpe ne lintrata;
giudica e manda secondo chavvinghia.
Dico che quando lanima mal nata
li vien dinan,i, tutta si confessa;
e quel conoscitor de le peccata
vede qual loco dinferno da essa;
cignesi con la coda tante volte
quantunque gradi vuol che gi sia messa.
Sempre dinan,i a lui ne stanno molte;
vanno a vicenda ciascuna al giudi,io;
dicono e odono e poi son gi volte.
:? tu che vieni al doloroso ospi,ioE,
disse Mins a me quando mi vide,
lasciando latto di cotanto offi,io,
:guarda comentri e di cui tu ti fide;
non tinganni lampie,,a de lintrareFE.
! l duca mio a lui: :7erch' pur grideG
=on impedir lo suo fatale andare:
vuolsi cos5 col8 dove si puote
ci che si vuole, e pi non dimandareE.
)ns# des&end# del &erco primero
a(uso en el primero que menos lugar &i"e,
e tanto da m/s dolor que pun&a m/s
gua(as.
!stava Minos, espantablemente ri"#a,
esamina las culpas en el entrada,
$udga e manda seg%nt la vengan&a.
0o digo que cuando el /nima mal na&ida
le viene delante toda se confiesa;
e aquel conos&edor de los pecados
vee cual logar de los infiernos es aqu'lla;
e &#"ese con la cola tantas bueltas
cuantos grados quiere que a(uso sea
metida.
Siempre est/n muchos delante de''l,
van a ber cada uno su $ui,io:
d#,enle e ;(enle e despu's son bueltos
a(uso.
:?, t%, que vienes al doloroso ospi&ioE,
Adi*o Minos a m# cuando me vio,
de*ando el acto de tan grant ofi&ioA,
3guarda c;mo entras e de qui'n t% te f#as,
non te enga"e el anchura del entrarE.
!l mi duque le di*o: :H7or qu' das bo,esG
E=on empaches el su andar fadado,
bu'lvete all/ do se puede aver
lo que t% quieres e m/s non demandesE.
)s# ba$' del c#rculo primero
hasta el segundo, en que en menor circuito
M/s gran dolor a%lla pla"idero.
)ll#, Minos, horrible, gru"e ah#to;
!*amina las culpas a la entrada:
+u,ga ( manda seg%n reo ( delito.
.uando se acerca el alma malhadada,
)nte su fa,, desnuda se confiesa,
pues para 'l no ha( conciencia
encapotada,
.ada cu/l a su c#rculo endere,a
0 en los repliegues de su cola, escrita
va la sentencia de cada alma aviesa.
Delante de 'l la multitud se agita;
6abla, escucha, ( con soberbio imperio
ordena, ( al abismo precipita.
A:H<u' buscas del dolor en el
misterioGE,
Me di$o, ( contempl;me de hito en hito,
suspendiendo el severo ministerio.
:IJua( de quien te f#as, ( no seas cuitoF
I=o te enga"e la anchura de la entradaFE
0 mi gu#a le di$o: A:H) qu' ese gritoG
:=o le interrumpas su fatal $ornada:
4o quiere as# quien todo lo ha podido;
0 no preguntes m/s: Iest/ ordenadaFE
Ka$' desde el primero hasta el segundo
c#rculo, que menor trecho ce"#a
mas dolor, que me apiada, m/s profundo.
Minos horriblemente all# gru"#a:
e*amina las culpas a la entrada
( $u,ga ( manda al tiempo que se l#a.
Digo que cuando el alma malhadada
llega ante 'l, confiesa de inmediato,
( 'l, que tiene del mal ciencia acabada,
ve el lugar infernal de su reato;
tantas veces el rabo al cuerpo envuelve
cual grados ba$ar/ por su mandato.
)ll# multitud de almas se revuelve;
una tras otra a $uicio van pasando;
dicen ( o(en, ( aba$o las devuelve.
:I?h t% que al triste hospicio est/s
llegandoE,
di$o al fi$arse en la presencia m#a,
el importante oficio abandonando,
:ve c;mo entras ( en qui'n tu alma conf#a;
no te enga"e la anchura de la entradaF...E
:H7or qu' as# gritasGE, replic; mi gu#a;
:no impedir quieras su fatal $ornada:
as# se quiso all/ donde es posible
lo que se quiere, ( no preguntes nada.E
)s# ba$' del c#rculo primero
al segundo que menos lugar ci"e, L4MNO
( tanto m/s dolor, que al llanto mueve.
)ll# el horrible Minos rechinaba. L4MPO
) la entrada e*amina los pecados;
$u,ga ( ordena seg%n se rel#e.
Digo que cuando un alma mal nacida
llega delante, todo lo confiesa;
( aquel conocedor de los pecados
ve el lugar del infierno que merece:
tantas veces se ci"e con la cola,
cuantos grados 'l quiere que sea echada.
Siempre delante de 'l se encuentran
muchos;
van esperando cada uno su $uicio,
hablan ( escuchan, despu's las arro$an.
:?h t% que vienes al doloso albergue
Qme di$o Minos en cuanto me vio,
de$ando el acto de tan alto oficioQ;
mira c;mo entras ( de qui'n te f#as:
no te enga"e la anchura de la entrada.E
0 mi gu#a: :H7or qu' le gritas tantoG
=o le entorpe,cas su fatal camino;
as# se quiso all# donde se puede
lo que se quiere, ( m/s no me
preguntes.E
)s# ba$' desde el primer c#rculo al
segundo, que contiene menor /mbito (
dolores tanto ma(ores, cuanto que se
truecan en alaridos. )ll# tiene su
tribunal el horrible M#nos, que
rechinando los dientes, e*amina
mi'ntras entran / los culpables, ( $u,ga
( destina / cada uno segun las vueltas
que da su cola.
Digo que cuando se le presenta el alma
de un pecador, le hace confesar todas
sus culpas, ( como tan conocedor de
ellas, ve qu' lugar del 2nfierno le
corresponde, ( enrosca su cola tantas
veces, cuantas indica el n%mero del
c#rculo / que la destina '(). !n su
presencia est/n siempre multitud de
almas, que unas tras otras van
acudiendo al $uicio; declaran, o(en su
sentencia ( caen precipitadas en el
abismo.
:I?h t%, que vienes / esta dolorosa
mansionFE grit; M#nos al verme,
suspendiendo el afan de su terrible
ministerio. :)dvierte c;mo entras, mira
de qui'n te fias, ( no te enga"e lo
anchuroso de la entrada.E
0 mi Director le di$o: :H7or qu' gritas
t% tambien '*)G =o te opongas / una
empresa que han resuelto los hados:
as# lo han querido all# donde pueden
cuanto quieren; ( e*cusa preguntar
m/s.E
13
?r incomincian le dolenti note
a farmisi sentire; or son venuto
l8 dove molto pianto mi percuote.
2o venni in loco dogne luce muto,
che mugghia come fa mar per tempesta,
se da contrari venti combattuto.
4a bufera infernal, che mai non resta,
mena li spirti con la sua rapina;
voltando e percotendo li molesta.
<uando giungon davanti a la ruina,
quivi le strida, il compianto, il lamento;
bestemmian quivi la virt divina.
2ntesi cha cos5 fatto tormento
enno dannati i peccator carnali,
che la ragion sommettono al talento.
! come li stornei ne portan lali
nel freddo tempo, a schiera larga e piena,
cos5 quel fiato li spiriti mali
di qua, di l8, di gi, di s li mena;
nulla speran,a li conforta mai,
non che di posa, ma di minor pena.
! come i gru van cantando lor lai,
faccendo in aere di s' lunga riga,
cos5 vidio venir, traendo guai,
ombre portate da la detta briga;
per chi dissi: :Maestro, chi son quelle
genti che laura nera s5 gastigaGE.
:4a prima di color di cui novelle
tu vuo saperE, mi disse quelli allotta,
:fu imperadrice di molte favelle.
) vi,io di lussuria fu s5 rotta,
che libito f' licito in sua legge,
per trre il biasmo in che era condotta.
!ll Semiram5s, di cui si legge
che succedette a =ino e fu sua sposa:
tenne la terra che l Soldan corregge.
4altra colei che sancise amorosa,
e ruppe fede al cener di Sicheo;
poi .leopatr8s lussurRosa.
!lena vedi, per cui tanto reo
)gora se comien&an las dolentes notas
a fa,erme sentir; e agora s; venido
all# donde mucho planto me fiere.
0o vine en logar de toda lu, mudo
que bruma como mar con tempesta,
si de contrarios vientos es combatida.
4a bufera infernal que $am/s non queda
lieva los malos sp#ritos con sus robos,
rebolvi'ndolos e firiendolos eno$a.
.uando se a(untan ante de la ca#da,
aqu# el tremor, el planto, el lloro,
blasfeman aqu# la virtud divina.
!ntend# que ans# fecho tormento
eran da"ados los pecadores carnales
que las ra,ones los someten al talento.
! como los estorninos traen las alas
en el fr#o tiempo a vanda luenga e llie"a,
as# aquel soplo de los sp#ritus malos
de acu/ e de all/ de (uso e de suso los
traen;
ninguna esperan&a los conforta $am/s
nin de reposo nin de menor pena.
! como las gruas van cantando su lai,
fa,iendo en el aire de s# luego rencle,
as# vi (o venir tra(endo gua(
sombras tra#das de la dicha brega,
por que (o di*e: :Maestro, Hqui'n son
aquellas
gentes qu'el aire negro as# castigaGE
:4a primera de aquellas de cu(as nuevas
t% quieres saberE, Ame di*o aquella ora
A,
:fue emperatri, de muchas fablas,
Ea vi&io de lu*uria fue as# rota
que lo voluntario fi,o convenible en su le(
por tirar el blasmo en que era tra#da.
E!lla es Sem#ramis, de la qual se lee
que suc&edi; a =ino e fue su sposa,
tovo la tierra qu'el Sold/n corrige.
E4a otra es aquella que se mat; amorosa
e rompi; fe a la &eni,a de Sicheo;
la otra es .leopatra lu*uriosaE.
0o vi a 4ena por que tanto culpado
?ra comien,a el grito dolorido
) resonar en la mansi;n del llanto,
0 el cora,;n golpea ( el o#do.
!ra un lugar mudo de lu,, en tanto
<ue mug#a cual mar embravecida
7or encontrados vientos, con espanto.
4a borrasca infernal, siempre movida,
4os esp#ritus lleva en remolino
0 los vuelca ( lastima a su ca#da.
0 en el negro conf#n del torbellino,
Se o(en hondos sollo,os ( lamentos,
<ue niegan de virtud el don divino.
!ran los condenados a tormentos,
4os pecadores de la carne presa
<ue a instintos aba$aron pensamientos.
.ual estorninos, que en bandada espesa
!n tiempo fr#o el ala inerte estiran,
)s# van ellos en bandada opresa.
De aqu#, de all/, de arribaQaba$o giran
Sin esperan,a de ning%n consuelo:
=i a menos pena ni al descanso aspiran.
.omo las grullas que en tendido vuelo
6ienden el aire al son de su cantiga,
)s# van en su oscuro desconsuelo.
A:Maestro, e*clam', e*hausto de fatiga,
H<u' sombras son las que en su giro
eterno
!l aire negro con furor castigaG
A:4a primera que ves en este infierno,A
Me di$o, Aemperatri, fu' de naciones
De muchas lenguas, con poder supremo.
:De la lu$uria insana de las pasiones
hi,o su le(, para borrar la afrenta
que manchaba sus c#nicas acciones:
:4a Sem#ramis fu', de quien se cuenta
<ue / =ino sucedi; ( fu' su esposa,
Donde ho( el trono del Sold/n se asienta.
:4a otra que ves, se suicid; amorosa,
2nfiel a las ceni,as de Siqueo;
4a otra es .leopatra, reina licenciosa.E
0 / 6elena v#, bello ( fatal trofeo
)hora empie,a mi o#do a ser sensible
a las dolientes notas, ahora llego
donde me alcan,a un llanto incontenible.
!n lugar de lu, mudo me vi luego,
que mug#a cual mar tempestuosa
a la que un viento adverso embiste ciego.
4a borrasca infernal que no reposa,
rapa,mente a las almas encamina:
volviendo ( golpeando las acosa.
.uando llegan delante de la ruina,
son los gritos, el llanto ( el lamento;
all# maldicen la virtud divina.
!ntend# que merecen tal tormento
aquellos pecadores que, carnales,
someten la ra,;n al sentimiento.
.ual estorninos, que en los invernales
tiempos vuelan unidos en bandada,
ac/, all/, acull/, por vendavales
la turba de almas malas es llevada,
sin esperan,a Aque les preste alientoA
de descanso o de pena aminorada.
0 cual grullas que cantan su lamento,
formando por los aires larga hilera,
se acercaron as#, con triste acento,
sombras que aquel castigo all# tra$era;
di$e entonces: :Maestro, Hqui'nes son
v#ctimas de este vientoGE :4a primera
de estas almas, que ves, de perdici;nE,
me respondi;, :la emperatri, ha sido
de muchas hablas de distinto son.
7resa de la lu$uria, ha confundido
la libido ( lo l#cito en su le(
por huir del reproche merecido:
Sem#ramis se llama; fue del re(
=ino la sucesora, ( fue su esposa,
donde se asienta del sult/n la gre(.
4a otra al suicidio se entreg; amorosa
( las siqueas ceni,as traicion;;
detr/s va .leopatra lu$uriosa;
mira a 6elena, que al tiempo convoc;
)hora comien,an las dolientes notas
a hac'rseme sentir; ( llego entonces
all# donde un gran llanto me golpea.
4legu' a un lugar de todas luces mudo,
que mug#a cual mar en la tormenta,
silos vientos contrarios le combaten.
4a borrasca infernal, que nunca cesa,
en su rapi"a lleva a los esp#ritus;
volviendo ( golpeando les acosa.
.uando llegan delante de la ruina,
all# los gritos, el llanto, el lamento;
all# blasfeman del poder divino.
.omprend# que a tal clase de martirio
los lu$uriosos eran condenados,
que la ra,;n someten al deseo.
0 cual los estorninos forman de alas
en invierno bandada larga ( prieta,
as# aquel viento a los malos esp#ritus:
arriba, aba$o, ac/ ( all# les lleva;
( ninguna esperan,a les conforta,
no de descanso, mas de menor pena.
0 cual las grullas cantando sus la(s
largas hileras hacen en el aire,
as# las vi venir lan,ando a(es,
a las sombras llevadas por el viento.
0 (o di$e: :Maestro, qui'n son esas
gentes que el aire negro as# castigaGE
:4a primera de la que las noticias
quieres saber Qme di$o aquel entoncesQ
fue emperatri, sobre muchos idiomas.
Se inclin; tanto al vicio de lu$uria,
que la lascivia licit; en sus le(es,
para ocultar el asco al que era dada:
Sem#ramis es ella, de quien dicen L4MSO
que sucediera a =ino ( fue su esposa:
mand; en la tierra que el sult/n gobierna.
Se mat; aquella otra, enamorada, L4TUO
traicionando el recuerdo de Siqueo;
la que sigue es .leopatra lu$uriosa. L4TVO
) !lena ve, por la que tanta v#ctima L4TWO
!ntonces comen,aron / hac'rseme
perceptibles las dolientes voces;
ent;nces llegu' / un punto donde
hirieron grandes lamentos mis o#dos.
!ncontr'me en un sitio privado de toda
lu, '+), que mugia como el mar en
tiempo de tempestad, cuando se ve
combatido de opuestos vientos. !l
infernal torbellino, que no se aplaca
$am/s, arrebata en su furor los
esp#ritus, los atormenta revolvi'ndolos
( golpe/ndolos; ( cuando llegan al
borde del precipicio ',), se o(en el
rechinar de los dientes, los a(es, los
lamentos, ( las blasfemias que lan,an
contra el poder divino. .omprend# que
los condenados / aquel tormento eran
los pecadores carnales que someten la
ra,on al apetito; ( como en las
estaciones frias ( en largas ( espesas
bandadas vienen empu$ados por sus
alas los estorninos, as# impele el
huracan / aquellos esp#ritus perversos,
llev/ndolos de aqu# all/ ( de arriba
aba$o, sin que pueda aliviarlos la
esperan,a, no (a de algun reposo, mas
ni de que su pena se aminore. 0 / la
manera que pasan las grullas
entonando sus gritos ( formando entre
s# larga hilera por los aires, del mismo
modo v# que llegaban las almas
e*halando sus a(es, / impulsos del
violento torbellino.
7or lo cual di$e: :Maestro, Hqu'
sombras son esas tan atormentadas
por el airee tenebrosoGEE
0 'l ent;nces me respondi;: :4a
primera de esas por quienes
preguntas, fu' emperatri, de muchas
gentes '-), ( tan desenfrenada en el
vicio de la lu$uria, que promulgX el
placer como l#cito entre sus le(es, para
librarse de la infamia en que habia
caido. !s Sem#ramis, de quien se lee
que di; de mamar / =ino '.) ( lleg; /
ser esposa su(a, reinando en la tierra
que el Soldan '/) rige. 4a otra es
aquella que se mat; de enamorada '0),
violando la fe $urada / las ceni,as de
Siqueo. Despues viene la lu$uriosa
.leopatra. 0 vi / !lena, por quien tan
calamitosos tiempos sobrevinieron; ( al
grande )qu#les, que al fin muri; v#ctima
del )mor '1). @# / 7/ris, / >ristan; ( me
14
tempo si volse, e vedi l grande )chille,
che con amore al fine combatteo.
@edi 7ar5s, >ristanoE; e pi di mille
ombre mostrommi e nominommi a dito,
chamor di nostra vita dipartille.
7oscia chio ebbi il mio dottore udito
nomar le donne antiche e cavalieri,
piet8 mi giunse, e fui quasi smarrito.
2 cominciai: :7oeta, volontieri
parlerei a quei due che nsieme vanno,
e paion s5 al vento esser leggeriE.
!d elli a me: :@edrai quando saranno
pi presso a noi; e tu allor li priega
per quello amor che i mena, ed ei
verrannoE.
S5 tosto come il vento a noi li piega,
mossi la voce: :? anime affannate,
venite a noi parlar, saltri nol niegaFE.
<uali colombe dal disio chiamate
con lali al,ate e ferme al dolce nido
vegnon per laere dal voler portate;
cotali uscir de la schiera ov Dido,
a noi venendo per laere maligno,
s5 forte fu laffettYoso grido.
:? animal gra,Roso e benigno
che visitando vai per laere perso
noi che tignemmo il mondo di sanguigno,
se fosse amico il re de luniverso,
noi pregheremmo lui de la tua pace,
poi chai piet8 del nostro mal perverso.
Di quel che udire e che parlar vi piace,
noi udiremo e parleremo a voi,
mentre che l vento, come fa, ci tace.
Siede la terra dove nata fui
su la marina dove l 7o discende
per aver pace co seguaci sui.
)mor, chal cor gentil ratto sapprende
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e l modo ancor moffende.
tiempo se bolvi;; e vi al grant )rchiles,
que con amor al fin se combati;.
@i a 7aris e >rist/n; e m/s de mill
sombras me nombr; e mostr; con el dedo
que amor de nuestra vida departi;.
Despu's que (o ove al mi dotor o#do
nombrar las due"as antigas e cavalleros,
piedat me ven&i; e fui todo esma(ado.
0o comen&' a de,ir: :Maestro, mu( de
grado
fablar' a estos dos que van en uno
e pares&en al viento en ser ligerosE.
! 'l di*o a m#: :@er/s cuando ser/n
m/s &erca de nos e enton&e le ruega
por aquel amor que los trae e ellos vern/n
as# a#naE.
.omo el viento a nos los lleg;,
mov# la vo,: :I?, almas afanadas,
venid a nos fablar, si otro non lo niegaFE
.omo las palomas llamadas del deseo
con las alas al&adas e firmes al dul&e nido
vienen por el aire del amor querer tra#das,
atales salieron de la a, do est/ Dido,
viniendo a nos por el aire maligno,
tan fuerte fue el afectuoso grido.
:I?, animal gra&ioso e benigno,
que visitando vas por el aire prieto,
a nos, que te"imos el mundo de sangre,
Esi fuese amigo el re( del universo,
n;s le rogar#amos de la tu pa,,
pues que as piadat del nuestro mal
perverso.
EHDe qu' o#r e qu' fablar te pla,eG
=;s oiremos e fablaremos a vos,
mientra qu'el biento se calla, como fa,e.
E!st/ la tierra do fui nas&ida
suso de la marina do el 7o des&iende,
por aver pa, con sus seguidores.
E)mor que al cora&;n gentil a#na se
aprende
prendi; aqu'ste de la bella persona
e la manera que me fue quitada a%n agora
De luenga lucha; ( v#ctima de amores,
)l grande )quiles, hi$o de 7eleo;
0 / 7aris ( / >rist/n, ( de amadores
4as sombras mil, que fueron afli$idas
)l espirar, con crudos sinsabores.
4uego que supe las antiguas vidas
Sent# de la piedad el soplo interno,
<uebrado por tantas sacudidas.
A:6ablar quisiera con lengua$e tiernoE,A
Di$e, A:/ esas sombras que a(untadas
vuelan,
>an leves como el aire, en este infierno.E
0 d#$ome: A:7or el amor que anhelan,
7#deles que se acerquen, ( / tu ruego
@endr/n cuando los vientos las impelan.E
0 cuando el viento nos las tra$o luego,
2nterpel' a las almas doloridas:
A:@enid / m#, ( habladme con sosiego.E
.ual dos palomas por amor llevadas
.on ala abierta vuelan hacia el nido,
por una misma voluntad aunadas,
)s# del grupo donde estaba Dido
.ru,aron por el aire tormentoso,
>an simp/tico fu' nuestro pedido.
0 e*clamaron: A:I?h, s'r tan bondadoso,
<ue buscas a trav's del aire imp#o
4as v#ctimas de un mundo sanguinosoF
:Si Dios escucha nuestro ruego p#o,
7or tu pa, rogaremos en buen hora,
7ues que te apiada nuestro mal sombr#o.
:!scuchando tu vo, consoladora,
Diremos nuestra historia dolorida,
Mientr/s el viento calla como ahora.
:Se halla la tierra donde fu# nacida
!n la marina donde el 7o desciende,
0 su raudal aquieta en su ca#da.
)mor, que el alma noble pronto enciende,
7rend; al que ves, de mi gentil persona,
<ue abandon' al morir, cual aun me
ofende.
de la desgracia; a )quiles esfor,ado,
que por amor, al cabo, combati;.
@e a 7aris, a >rist/n.E 0 as# ha nombrado
de aquellas almas un millar corrido,
que amor de nuestra vida ha separado.
9na ve, que hube a mi doctor o#do
nombrar damas ( antiguos caballeros,
apiadado, perd# casi el sentido.
0o coment': :7oeta, con sinceros
deseos a esos dos hablar quisiera
que parecen al viento tan ligerosE.
0 'l: :) que est'n m/s pr;*imos espera
(, en nombre del amor que as# los gu#a,
ll/malos, que vendr/n a nuestra veraE.
.uando el viento (a cerca los tra#a,
mov# la vo,: :I?h almas afanadas,
venid a hablarnos, si otro no os desv#aFE
.omo palomas del deseo llamadas
que, alta el ala ( parada, al dulce nido
caer se de$an por amor llevadas,
as# salieron del tropel de Dido
( a nuestro lado fueron descendiendo;
tan fuerte el grito amable hab#a sido.
:I?h animal que ben'volo est/s siendo
al acercarte por el aire adverso
a los que al mundo en sangre iban ti"endo,
si fuese amigo el re( del universo,
por tu pa, le podr#amos rogar,
(a que te apiada nuestro mal perversoF
>odo cuanto quer/is o#r o hablar
por nosotros ser/ hablado ( o#do
mientras el viento a%n quiera callar.
>iene asiento la tierra en que he nacido
sobre la costa a la que el 7o desciende
a buscar pa, all# con su partido.
)mor, que en nobles cora,ones prende,
a 'ste oblig; a que amase a la persona
que perd# de manera que a%n me ofende.
el tiempo se llev;, ( ve al gran )quiles
L4TZO
que por )mor al cabo combatiera;
ve a 7aris, a >rist/n.E 0 a m/s de mil L4TMO
sombras me se"al;, ( me nombr;, a dedo,
que )mor de nuestra vida les privara.
0 despu's de escuchar a mi maestro
nombrar a antiguas damas ( caudillos,
les tuve pena, ( casi me desma(o.
0o comenc': :7oeta, mu( gustoso L4TTO
hablar#a a esos dos que vienen $untos
( parecen al viento tan ligeros.E
0 'l a mi: :4os ver/s cuando (a est'n
m/s cerca de nosotros; si les ruegas
en nombre de su amor, ellos vendr/n.E
>an pronto como el viento all# los tra$o
alc' la vo,: :?h almas afanadas,
hablad, si no os lo impiden, con nosotros.E
>al palomas llamadas del deseo,
al dulce nido con el ala al,ada,
van por el viento del querer llevadas,
ambos de$aron el grupo de Dido L4TXO
( en el aire malsano se acercaron,
tan fuerte fue mi grito afectuoso:
:?h criatura graciosa ( compasiva
que nos visitas por el aire perso L4TNO
a nosotras que el mundo
ensangrentamos;
si el Ce( del Mundo fuese nuestro amigo
rogar#amos de 'l tu salvaci;n,
(a que te apiada nuestro mal perverso.
De lo que o#r o lo que hablar os guste,
nosotros oiremos ( hablaremos
mientras que el viento, como ahora, calle.
4a tierra en que nac# est/ situada
en la Marina donde el 7o desciende
( con sus afluentes se re%ne.
)mor, que al noble cora,;n se agarra,
a 'ste prendi; de la bella persona
que me quitaron; a%n me ofende el modo.
mostr;, se"al/ndolas con el dedo,
otras mil almas que perdieron sus vidas
por causa del mismo )mor.E
)l oir / mi sabio Director los nombres
de tantas antiguas damas ( caballeros,
sent# gran l/stima, ( casi perd# el
sentido.
7ero le di$e::7oeta, de buena gana
hablaria / sos dos que van volando, (
parecen tan ligeros con el #mpetu del
viento.E
0 me respondi;: :)guarda / que est'n
m/s cerca de nosotros: ru'gaselo
ent;nces por el )mor que los conduce;
( vendr/n al punto.E
4u'go que el viento los tra$o h/cia
donde est/bamos, les dirig# as# la vo,:
:I?h, almas apenadasF venid / hablar
con nosotros, si no os lo veda nadie.E
0 como palomas que incitadas por su
apetito vuelan al dulce nido, tendidas
las fuertes alas ( empu$adas en el aire
por el amor, as# salieron del grupo en
que estaba Dido, cru,ando la mal'fica
atm;sfera hasta nosotros: que tan
eficaces fueron mis afectuosas
palabras.
:I?h, cuerpo animado, tan gracioso
como benigno, que vienes / visitar en
este negro '(2) recinto / los que
hemos te"ido con nuestra sangre el
mundoF Si nos fuese propicio el Ce( del
universo, le pedir#amos por tu
descanso, (a que te compadeces de
nuestro perverso cr#men '((). ?iremos
( os hablaremos de cuanto os pla,ca
oir ( hablar, mi'ntras el viento est'
sosegado, como lo est/ ahora. 0ace la
tierra en que v# la lu, sobre el golfo
donde el 7o desemboca en el mar para
descansar de su largo curso, con los
rios que le acompa"an '(*). )mor, que
se entra de pronto en los cora,ones
sensibles, infundi; en 'ste '(+) el de la
belle,a que me fu' arrebatada de un
modo que todav#a me est/ da"ando
15
)mor, cha nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer s5 forte,
che, come vedi, ancor non mabbandona.
)mor condusse noi ad una morte:
.aina attende chi a vita ci spenseE.
<ueste parole da lor ci fuor porte.
<uandio intesi quellanime offense,
china il viso e tanto il tenni basso,
fin che l poeta mi disse: :.he penseGE.
<uando rispuosi, cominciai: :?h lasso,
quanti dolci pensier, quanto disio
men costoro al doloroso passoFE.
7oi mi rivolsi a loro e parla io,
e cominciai: :Brancesca, i tuoi mart5ri
a lagrimar mi fanno tristo e pio.
Ma dimmi: al tempo di dolci sospiri,
a che e come concedette amore
che conosceste i dubbiosi disiriGE.
! quella a me: :=essun maggior dolore
che ricordarsi del tempo felice
ne la miseria; e ci sa l tuo dottore.
Ma sa conoscer la prima radice
del nostro amor tu hai cotanto affetto,
dir come colui che piange e dice.
=oi leggiavamo un giorno per diletto
di 4ancialotto come amor lo strinse;
soli eravamo e san,a alcun sospetto.
7er pi fiate li occhi ci sospinse
quella lettura, e scolorocci il viso;
ma solo un punto fu quel che ci vinse.
<uando leggemmo il disiato riso
esser basciato da cotanto amante,
questi, che mai da me non fia diviso,
la bocca mi basci tutto tremante.
Jaleotto fu l libro e chi lo scrisse:
me ofende.
E)mor que a ning%nt amado amar perdona
me prendi; de aqueste pla,er as# fuerte
que, como vees, a%n agora non me
desampara.
E)mor nos tru*o a una muerte,
para mientes qu' vida espendi; .a#mE.
)questas palabras d'ellos me fueron
tra#das.
.uando (o entend# aquellas /nimas
ofendidas,
inclin' el viso e tanto le tove ba*o
fasta qu'el poeta me di*o: :H<u'
piensasGE
.uando respond#, comen&': :I)(,
mesquino,
cu/n dul&e pensar e qu/nto deseo
tro*o aqu'stos al doloroso pasoFE
Despu's me rebolv# a ellos e fabl' (o
e comen&' a de,ir: :Bran&isca, los tus
martirios
f/,enme llorar triste e piadoso,
Emas, dime, al tiempo de los dul&es
sospiros
Hcu/do e c;mo te otorg; el amor
que conos&ieses los dubdosos deseosGE
! aqu'lla a m#: :=ing%nt ma(or dolor
que acordarse del tiempo bienaventurado
en la miseria, e as# lo sabe el tu dotor.
Mas si a co"os&er la primera ra#,
del nuestro amor t% as tanto afecto,
far' como aquel que pla"e e di,e.
E=;s le#amos un d#a por tomar pla,er
de 4an&arote c;mo amor lo estri"i;,
solos 'ramos e sin sospecha alguna.
7or muchas vegadas los o$os se miraron
en aquella letura, descolor;se el viso,
mas s;lo un punto fue aquel que le ven&i;.
.uando le(emos el deseado riso
seer besado de tanto amante,
aqueste que $am/s nunca de m# fue
departido
Ela boca me bes; todo tremiendo:
Jaleoto fue el libro e quien lo escrivi;.
:)mor que / amar obliga al que es amado.
Me at; a sus bra,os con amor tan fuerte,
<ue como ves, ni aqu# se ha desatado.
:)mor llev;nos a la misma muerte.
A!n su antro .a#n al matador espera.E
4as dos sombras me hablaron de esta
suerte.
)l escuchar su vo, tan lastimera,
Dobl' la frente, ( el poeta amado,
A:H<u' piensasGE, pregunt; con vo,
entera
0 respond#le todo atribulado:
:I<u' deseos, qu' dulce pensamiento,
4es tra$eron un fin tan malhadadoFE
0 volvi'ndome / ellos al momento,
D#$eles: A:I?h, BranciscaF tu martirio
Me hace llorar con p#o sentimientoF
:Mas d#me, Hc;mo en el delirio
!l dulce amor avasall; tu acuerdo,
0 desho$; de tu virtud el lirioGE
0 ella: :I=ada m/s triste que el recuerdo
De la ventura en medio / la desgraciaF
IMu( bien lo sabe tu maestro cuerdoF
:7ero si tu atenci;n aun no se sacia,
>e contar', como quien habla ( llora,
De nuestro afecto la pr#stina gracia.
:4e#amos un d#a, por asueto,
.;mo al amor fu' 4anceloto atado,
Solos los dos, ( sin ning%n secreto.
:=uestros o$os, durante la lectura
Se encontraron: Iperdimos los colores,
0 una p/gina fu' la desventuraF
:)l leer, cual tal amante con ternura,
4a anhelada sonrisa bes; amante,
!ste por siempre unido a mi amargura,
:4a boca me bes;, toda tremante.
AIJaleoto fu' el autor al libro unidoF
)mor, que a nadie amado amar perdona,
por 'l infundi; en m# placer tan fuerte
que, como ves, (a nunca me abandona.
)mor nos procur; la misma muerte:
.a#na al matador est/ esperando.E
)mbos me respondieron de esta suerte.
)l o#r sus agravios, fui inclinando
el rostro; ( el poeta, al verme as#,
por fin me pregunt;: :H<u' est/s
pensandoGE
)l responderle comenc': :I)( de m#,
cu/nto deseo ( dulce pensamiento
a estas dolientes almas tra$o aqu#FE
) ellas despu's encamin' mi acento
( comenc': :Brancesca, tus torturas
me hacen llorar con triste sentimiento.
Mas di: en el tiempo aquel de las venturas
Hc;mo ( por qu' te concedi; el amor
conocer las pasiones a%n oscurasGE
0 ella me di$o: :=o ha( dolor ma(or
que recordar el tiempo de la dicha
en desgracia; ( lo sabe tu doctor.
7ero si de este amor ( esta desdicha
conocer quieres la ra#, primera,
con palabras ( llanto ser/ dicha.
.;mo el amor a 4an,arote hiriera,
por deleite, le#amos un d#a:
soledad sin sospechas la nuestra era.
7alidecimos, ( nos suspend#a
nuestra lectura, a veces, la mirada;
( un pasa$e, por fin nos vencer#a.
)l leer que la risa deseada
besada fue por el fogoso amante,
'ste, de quien $am/s ser' apartada,
la boca me bes; todo anhelante.
Jaleoto fue el libro ( quien lo hiciera:
no le#mos (a m/s desde ese instanteE.
)mor, que a todo amado a amar le obliga,
L4TPO
prendi; por 'ste en m# pasi;n tan fuerte
L4TSO
que, como ves, a%n no me abandona.
!l )mor nos condu$o a morir $untos,
( a aquel que nos mat; .a#na espera.E
L4XUO
!stas palabras ellos nos di$eron.
.uando escuch' a las almas doloridas
ba$' el rostro ( tan ba$o lo ten#a,
que el poeta me di$o al fin: :H<u'
piensasGE
)l responderle comenc': :<u' pena,
cu/nto dulce pensar, cu/nto deseo,
a 'stos condu$o a paso tan da"oso.E
Despu's me volv# a ellos ( les di$e,
( comenc': :Brancesca, tus pesares
llorar me hacen triste ( compasivo;
dime, en la edad de los dulces suspiros
Hc;mo o por qu' el )mor os concedi;
que conocieses tan turbios deseosGE
0 repuso: :=ing%n dolor m/s grande
que el de acordarse del tiempo dichoso
en la desgracia; ( tu gu#a lo sabe. L4XVO
Mas si saber la primera ra#,
de nuestro amor deseas de tal modo,
hablar' como aquel que llora ( habla:
4e#amos un d#a por deleite,
c;mo her#a el amor a 4an,arote; L4XWO
solos los dos ( sin recelo alguno.
Muchas veces los o$os suspendieron
la lectura, ( el rostro emblanquec#a,
pero tan s;lo nos venci; un pasa$e.
)l leer que la risa deseada L4XZO
era besada por tan gran amante,
'ste, que de mi nunca ha de apartarse,
la boca me bes;, todo 'l temblando.
Jaleotto fue el libro ( quien lo hi,o;
no seguimos le(endo (a ese d#a.E
'(,). )mor, que no me e*ime de amar
/ ninguno que es amado, tan
#ntimamente me uni; al afecto de
"este, que, como ves, no me ha
abandonado a%n. )mor nos condu$o /
una misma muerte '(-); ( .ain
aguarda al que nos quit; la vida '(.).E
!stas palabras nos di$eron; ( al oir /
aquellas almas laceradas, inclin' el
rostro, ( permanec# largo tiempo de
esta suerte, hasta que el 7oeta me di$o:
:H!n qu' piensasGE
0 respond# e*clamando: :I)( de m#F
I<u' de dulces ensue"os, qu' de
afectos los conducirian / su doloroso
trenceFE
0 volvi'ndome despues / ello para
hablarles, di$e: :Brancisca, tus
tormentos me arrancas l/grimas de
triste,a ( de compasion. Mas d#me:
cuando tan dulcemente suspirabais,
Hcon qu' indicios, de qu' modo os
concedi; el )mor que os persuadierais
de vuestros deseos todav#a ocultosGE
0 ella me respondi;: :=o ha( dolor
m/s grande que el de recordar los
tiempos felices en la desgracia; ( bien
sabe esto tu Maestro '(/). 7ero si tanto
deseas saber el primer or#gen de
nuestro amor, har' como el que al
propio tiempo llora ( habla. 4e#amos un
dia por entretenimiento en la historia de
4an,arote, c;mo le aprision; el )mor.
!st/bamos solos ( sin recelo alguno.
M/s de una ve, sucedi; en aquella
lectura que nuestros o$os se buscasen
con afan, ( que se inmutara el color de
nuestros semblantes; pero un solo
punto di; en tierra con nuestro recato.
)l leer c;mo el gentil#simo amante
apag; con ardiente beso una sonrisa
incitativa, 'ste, que $am/s se separar/
de m#, tr'mulo de pasion, me imprimi;
otro en la boca. Jaleoto fu' para
nosotros el libro, como era quien lo
escribi; '(0). )quel dia (a no leimos
m/s '(1).E
Mi'ntras el esp#ritu de ella decia esto,
el otro se lamentaba de tal manera,
que de l/stima estuve / punto de
16
quel giorno pi non vi leggemmo avanteE.
Mentre che luno spirto questo disse,
laltro piangea; s5 che di pietade
io venni men cos5 comio morisse.
! caddi come corpo morto cade.
=on le#mos de aquel d#a adelanteE.
!n tanto qu'el un sp#ritu aquesto di,e,
el otro llorava as# de piedat,
(o vine menos as# como si muriese
e ca# como cuerpo muerto cae.
A!se d#a no le#mos adelanteE
Mientr/s ella me hablaba, dolorido
4loraba el otro, ( ella de concierto;
0 lleno de piedad, desfallecido,
.a# cual se derrumba cuerpo muerto.
Mientras un alma hablaba, la otra era
presa del llanto; entonces apiadado,
lo mismo me sent# que si muriera;
( ca# como cuerpo inanimado.
0 mientras un esp#ritu as# hablaba,
lloraba el otro, tal que de piedad
desfallec# como s# me muriese;
( ca# como un cuerpo muerto cae.
fallecer; ( ca# desplomado, como cae
un cuerpo muerto.
[>r\ !nrique D! @244!=), Obras
completas, edici;n ( pr;logo de 7edro M.
.]>!DC),
Madrid: >urner, VSSMQWUUU, Z vols.
>r\ El Infierno de la Divina Comedia de
Dante Alighieri, traducci;n en verso
castellano a$ustada al original por
Kartolom' Mitre con un pr;logo ( notas del
traductor, Kuenos )ires: 2mprenta 4a
=aci;n, VPPS.
Dante )42J62!C2, Comedia, traducci;n de
]ngel .respo, Sei* Karral: Karcelona,
VSNZQVSNN.
Dante )42J62!C2, Divina comedia,
traducci;n de 4uis Mart#ne, de Merlo,
Madrid: ./tedra, VSPP.
La Divina Comedia, seg%n el te*to de
las ediciones m/s autori,adas (
correctas, nueva traducci;n directa del
italiano por .a(etano Cosell;
completamente anotada ( con un
pr;logo biogr/ficoQcr#tico, escrito por
+uan !ugenio 6art,enbusch; ilustrada
por Justavo Dor', Karcelona:
Montaner ( Sim;n, VPNU.

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