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Istituto Istruzione Superiore G.

Vallauri Fossano

Liceo Scientifico Tecnologico


Classe 5A

Area di Progetto
Il Problema dellagire: il ruolo delle Emozioni e della Paura

Candidato PAOLO FORNASERI

Anno Scolastico 2006/2007

Indice
1. 1.1 Aspetti Filosofici Il problema dellagire 1.1.1 Premessa 1.1.2 La volont in Schopenhauer 1.1.3 La volont in Nietzsche Perch ci comportiamo cos 1.2.1 Gli spunti offerti dalla biologia 1.2.2 Il problema della coscienza La filosofia della mente 1.3.1 Modello dualista-interazionista 1.3.2 Modello monista-materialista La geometria delle passioni Aspetti biologici 2.1 Le emozioni 2.1.1 Che cosa sono le emozioni? 2.1.2 A cosa servono le emozioni? 2.1.3 Le cause delle emozioni Lamigdala 2.2.1 Lamigdala 2.2.2 Una fitta rete di collegamenti Il condizionamento alla paura Memoria emotiva e memoria dellemozione 2.4.1 Il ruolo delladrenalina 2.4.2 Ricordi sempre utili? Aspetti fisici - Radiologia e Medicina Nucleare: ricerca e diagnosi con il digital imaging 3.1 3.2 Introduzione Tomografia Computerizzata 3.2.1 Metodologia 3.2.2 Come funziona Tomografia ad emissione di positroni Risonanza magnetica 3.4.1 In parole povere 3.4.2 Fondamenti teorici 3.4.3 Tecnologia 3.4.4 Valenza diagnostica Risonanza magnetica funzionale 3.5.1 Introduzione 3.5.2 BOLD e attivit neurale Glossario 4 5

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7 11 12 15 18 22 26 27

1.3

1.4 2.

2.2

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2.3 2.4

32 34 36 37

3.

38 39

3.3 3.4

41 44 45 46 48 49 50 52

3.5

3.6

4.

Aspetti storici LItalia degli anni 70 limportanza della paura Gli anni di piombo e la strategia della tensione Bibliografia e fonti

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Aspetti filosofici

Luomo di per se stesso la pi difficile delle scoperte (F. Nietzsche, Ecce homo) Gli uomini si credono liberi soltanto perch consapevoli delle proprie azioni e inconsapevoli delle cause che le determinano (B. Spinoza, Etica)

Il problema dellagire
Premessa A volte le scelte delluomo sono difficili da giustificare. Ma uno dei compiti della filosofia in un certo senso proprio quello: capire luomo, cercare di comprenderne il pensiero e lagire. E in certi casi si tratta proprio di trovare una legittimazione ad azioni che a prima vista possono sembrare incomprensibili. Nel corso della storia della filosofia, alcuni degli autori pi importanti hanno individuato come causa principale dellagire umano lautoconservazione. Per esempio, secondo Spinoza limpulso fondamentale di ogni agire delluomo lo sforzo (conatus) di preservare il suo essere, di conservare s stesso ed accrescere la propria potenza. Hobbes nella conservazione trova la causa della guerra di tutti contro tutti, Bellum omnium contra omnes: l'uguaglianza naturale fra gli uomini fa s che tutti vogliano le stesse cose, che tutti tendano alla propria conservazione, alla propria sicurezza, e che di conseguenza vogliano sottomettere gli altri. Da questa situazione nascono la competizione, la diffidenza, il desiderio di gloria, il conflitto. Ancora Spinoza precisa che questo istinto, se riferito soltanto alla mente, prende il nome di volont. E in epoche pi vicine alla nostra questo termine ha avuto una fortuna incredibile, per indicare sempre la stessa cosa: la volont di Schopenhauer e Nietzsche non altro questo principio vitale di conservazione.

La volont in Schopenhauer Addirittura Schopenhauer arriva a definire la volont come autocannibalica, ovvero capace di danneggiare, sopraffare i suoi simili pur di sopravvivere (e si ritorna unaltra volta quindi sul concetto hobbesiano della guerra di tutti contro tutti):

Ovunque vediamo nella natura conflitti, battaglie e alternanze di vittorie. Ogni grado nell'oggettivazione della materia contende all'altro la materia, lo spazio, il

tempo. Senza riposo la permanente materia deve mutar di forma, mentre, seguendo il filo conduttore della causalit, fenomeni meccanici, fisici, chimici, organici, aspirando all'esistenza, si contendono l'un l'altro la materia. Nella natura intera persiste questa lotta, anzi solo per essa la natura sussiste. E in questa lotta si rivela il dissidio essenziale della volont con se stessa. Questa lotta universale raggiunge la pi chiara evidenza nel mondo animale che si serve del mondo vegetale come di suo nutrimento, e in cui ogni animale diventa preda e nutrimento d'un altro, ... poich ogni animale pu conservare la propria esistenza soltanto col distruggere costantemente un'altra. E cos la volont di vivere divora perennemente se stessa, ed sotto diverse forme, il nutrimento di se stessa, finch, alla fine, la specie umana, avendo sopraffatto tutte le altre, considera la natura come uno strumento dei propri fini, e tuttavia anch'essa rivela con terribile evidenza in se stessa quel conflitto, quel dissidio della volont, e diventa homo homini lupus. (Schopenhauer, Il mondo come volont e rappresentazione)

Per Schopenhauer quindi la volont autoaffermazione cieca e irrazionale della natura che caratterizza anche luomo. La volont perci si rivela una tendenza distruttiva che prende il sopravvento e perde di vista anche il suo obiettivo originale, rischiando di deludere la felicit del singolo stesso. La vita cos si riempie di sofferenza, e si trasforma in un continuo morire:

L'ansia per la conservazione di questa sua esistenza riempie di regola l'intera vita dell'uomo. La vita della maggioranza non che continua battaglia per l'esistenza, con la certezza della sconfitta finale. Ma ci che fa perdurare l'uomo in questa battaglia cos accanita non tanto l'amor della vita, quanto la paura della morte. La vita stessa un mare pieno di scogli e di vortici, ai quali l'uomo cerca di sfuggire con massima prudenza e cura, pur sapendo che, anche quando riesca con sforzi e precauzioni di scamparne, si avvicina ad ogni passo, anzi vi dirige in linea retta il timone, al totale, inevitabile, irreparabile naufragio: la morte. La sua esistenza dunque un perenne morire. Come il nostro cammino ci appare come una caduta costantemente trattenuta, cos la vita del nostro corpo una morte costantemente trattenuta, una morte rinviata ad ogni istante. Ciascun respiro respinge la morte che ognora incombe, con la quale noi ci troviamo a combattere

ad ogni minuto, come la combattiamo, ad intervalli pi lunghi, con ciascun pasto, con ciascun sonno. Alla fine la morte deve vincere, perch ad essa apparteniamo gi per il fatto di essere nati, ed essa gioca per qualche tempo con la sua preda prima di divorarsela. E noi intanto continuiamo la nostra vita con grande interesse e con grande sollecitudine, fin quando possibile, come si gonfia pi a lungo che si pu una bolla di sapone, pur sapendo certamente che scoppier. (Schopenhauer, Il mondo come volont e rappresentazione)

Questa concezione non lascia quasi scampo, con il suo scuro pessimismo. La voglia di vivere sembra semplicemente risolversi e sparire nella paura della morte, nella paura del nulla, di ci che non conosciamo. Alla luce di queste considerazioni non sorprende che Schopenhauer giudichi la volont come qualcosa di estremamente negativo, un potere che supera la ragione e porta luomo soltanto alla distruzione di altri esseri viventi e quindi inevitabilmente alla sofferenza. Una volont che paradossalmente preclude alluomo la libert. Non per niente Schopenhauer individua la noluntas come soluzione: la volont si libera e diventa non volont. La vita viene quasi ridotta a saggia amministrazione razionale della propria condotta. E il fine non pi la felicit, bens la liberazione dal dolore e dallillusione. Ma non perdiamo il centro della discussione: al di l delle soluzioni alla volont proposte da Schopenhauer resta il concetto stesso di volont, volont che determina il procedere, loperare delluomo. Volont che ha come scopo lautoaffermazione, la conservazione.

La volont in Nietzsche In queste concezioni cos pessimistiche non sembra esserci pi spazio per i grandi sentimenti dellumanit, la solidariet, la benevolenza, per tutti quegli impulsi che vogliono mettere in secondo piano lindividuo, il soggetto e il suo volere, a vantaggio della collettivit, degli altri. Infatti Nietzsche smaschera queste tendenze come illusioni. Nietzsche sente la necessit di una nuova chimica delle idee che non sia imprigionata nella morale, nel dover essere. Per fare questo, il filosofo tedesco ritiene che sia doveroso ripartire da zero, per cercare di risolvere gli errori che imbrigliano la filosofia da troppo tempo:

I problemi filosofici riprendono oggi in tutto e per tutto quasi la stessa forma interrogativa di duemila anni fa: come pu qualcosa nascere dal suo opposto, per esempio il razionale dall'irrazionale, ci che sente da ci che morto, la logica dall'illogicit, il contemplare disinteressato dal bramoso volere, il vivere per gli altri dall'egoismo, la verit dagli errori? La filosofia metafisica ha potuto finora superare questa difficolt negando che l'una cosa nasce dall'altra e ammettendo per le cose stimate superiori un'origine miracolosa, che scaturirebbe immediatamente dal nocciolo e dall'essenza della 'cosa in s'. Invece la filosofia storica, che non pi affatto pensabile separata dalle scienze naturali, ed il pi recente di tutti i metodi filosofici, ha accertato in singoli casi (e questo sar presumibilmente il suo risultato in tutti i casi), che quelle cose non sono opposte, tranne che nella consueta esagerazione della concezione popolare o metafisica, e che alla base di tale contrapposizione sta un errore di ragionamento: secondo la sua spiegazione, non esiste, a rigor di termini, n un agire altruistico n un contemplare pienamente disinteressato, entrambe le cose sono soltanto sublimazioni, in cui l'elemento base appare quasi volatilizzato e solo alla pi sottile osservazione si rivela ancora esistente. Tutto ci di cui abbiamo bisogno e che allo stato presente delle singole scienze pu esserci veramente dato, una chimica delle idee e dei sentimenti morali, religiosi ed estetici, come pure di tutte quelle emozioni che sperimentiamo in noi stessi nel grande e piccolo commercio della cultura e della societ, e perfino nella solitudine: ma che avverrebbe, se questa chimica concludesse col risultato che anche in questo campo i colori pi magnifici si ottengono da materiali bassi e perfino spregiati? Avranno voglia, molti, di seguire tali indagini? L'umanit ama scacciare dalla mente i dubbi sull'origine e i principi: non si deve forse essere quasi disumanizzati per sentire in s l'inclinazione opposta? (F. Nietzsche, Umano, troppo umano. Incipit)

Insomma, in questo passaggio, Nietzsche evidenzia la necessit di capovolgere la concezione per cui i valori morali, i valori del mondo, derivino da unentit superiore: al contrario questi ideali possono nascondere unorigine umana, persino spregevole. E cos dietro laltruismo si nasconde legoismo, dietro la socializzazione, la sopravvivenza individuale. Per Nietzsche quindi lazione delluomo comandata dallistinto di conservazione, per procurarsi piacere ed evitare il dolore. E come Schopenhauer anche

Nietzsche individua la conseguenza di questa natura umana nella sopraffazione. Tuttavia si nota subito come lapproccio nietzcheano a questa condizione sia molto pi attivo, una reazione che non prevede la repressione della volont, bens la sua piena accettazione:

Trattenerci reciprocamente dalloffesa, dalla violenza, dallo sfruttamento, stabilire uneguaglianza tra la propria volont e quella dellaltro: tutto questo pu, in un certo qual senso grossolano, divenire una buona costumanza tra individui, ove ne siano date le condizioni (vale a dire la loro effettiva somiglianza in quantit di forza e in misure di valore, nonch la loro mutua interdipendenza allinterno di un unico corpo). Ma appena questo principio volesse guadagnare ulteriormente terreno, addirittura, se possibile, come principio basilare della societ, si mostrerebbe immediatamente per quello che : una volont di negazione della vita, un principio di dissoluzione e di decadenza. Su questo punto occorre rivolgere radicalmente il pensiero al fondamento e guardarsi da ogni debolezza sentimentale: la vita essenzialmente appropriazione, offesa, sopraffazione di tutto quanto estraneo e pi debole, oppressione, durezza, imposizione di forme proprie, un incorporare o per lo meno, nel pi temperato dei casi, uno sfruttare ma a che scopo si dovrebbe sempre usare proprio queste parole, sulle quali da tempo immemorabile si impressa unintenzione denigratoria? Anche quel corpo allinterno del quale, come stato precedentemente ammesso, i singoli si trattano da eguali ci accade in ogni sana aristocrazia deve anchesso, ove sia un corpo vivo e non moribondo, fare verso gli altri corpi tutto ci da cui vicendevolmente si astengono gli individui in esso compresi: dovr essere la volont di potenza in carne e ossa, sar volont di crescere, di estendersi, di attirare a s, di acquistare preponderanza non trovando in una qualche moralit o immoralit il suo punto di partenza, ma per il fatto stesso che esso vive, e perch la vita precisamente volont di potenza. In nessun punto, tuttavia, la coscienza comune degli Europei pi riluttante allammaestramento di quanto lo sia a questo proposito; oggi si vaneggia in ogni dove, perfino sotto scientifici travestimenti, di condizioni di l da venire della societ, da cui dovr scomparire il suo carattere di sfruttamento ci suona alle mie orecchie come se si promettesse di inventare una vita che si astenesse da ogni funzione organica. Lo sfruttamento non compete a una societ guasta oppure imperfetta e primitiva: esso concerne lessenza del vivente, in quanto fondamentale funzione organica,

una conseguenza di quella caratteristica volont di potenza, che appunto la volont della vita. Ammesso che questa, come teoria, sia una novit come realt il fatto originario di tutta la storia: si sia fino a questo punto sinceri verso se stessi! (F. Nietzsche, Al di l del bene e del male)

Qui troviamo laffermazione della volont di potenza, della risposta alla tirannia della volont con la volont stessa, di quella volont di volont, come la definir in seguito Heidegger. Si tratta, per Nietzsche di fondare una nuova umanit, che ha come fondamenti le dottrine del superuomo, delleterno ritorno e appunto della volont di potenza. Ma ancora una volta ribadisco che per questa trattazione non si tratta di andare ad individuare le soluzioni alla volont, almeno non in questa fase. Il nucleo centrale sta nellacquisita consapevolezza di questo centro di forza, dellIo voglio. Lagire sembrerebbe quindi subordinato a questo principio primo, che non ha alcuna base superiore o divina, bens umana, o troppo umana, come direbbe Nietzsche: la sopravvivenza, lautoconservazione.

Prima di proseguire oltre per, vorrei dedicare anche un po dattenzione ad un pensatore italiano vissuto a cavallo dei secoli XIX e XX. Si tratta di Carlo Michelstaedter, morto suicida a soli 23 anni. Anchegli, concepisce luomo come un essere che tende naturalmente alla conservazione. Unirrazionale brama di vivere caratterizza gli uomini, che inganna gli uomini stessi tramite le illusioni per raggiungere il suo scopo. La philopsicha, lamore della vita, ha come scopo la sopravvivenza, non la realizzazione delluomo. Questo porta luomo a soffrire continuamente la paura della morte. Per questo Michelstaedter parla di morte dei mortali, la philopsicha porta luomo ad adagiarsi nella rassegnazione, nella paura della morte, nellaccontentarsi della propria condizione. E questo non vita, morte. La paura della morte che spinge l'uomo a rifugiarsi nelle false certezze della rettorica (cio nella vita inautentica) in realt la paura della vita, che nasce quando l'uomo nasce come colui che, inesorabilmente, costretto alla morte; ma il pensiero, che il presente deve essere in ogni attimo come l'ultimo, distoglie dalla paura della morte. Il tempo paura della morte, distrutto il tempo si distrugge anche la paura, perch la morte toglie solo ci che "per il continuare".

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Perch ci comportiamo cos?


Gli spunti offerti dalla biologia Secondo le speculazioni appena compiute, possiamo affermare che listinto di sopravvivenza, il principio vitale di conservazione stanno alla base di molti nostri comportamenti. E questa teoria trova ampie giustificazioni nella realt. Ma cosa c al di l di tutto questo? Perch tendiamo allautoconservazione? A dire il vero, a questa domanda non ancora possibile rispondere. Anzi, forse non riusciremo mai a trovare il principio primo dellattivit umana, la Causa per eccellenza di ogni azione, che sta al di l di tutto. Per forse possibile indagare su un altro aspetto: su cosa spinge ogni singolo uomo a tendere allequilibrio, alla conservazione, su quali sono le origini di questa propensione. S, perch lautoconservazione non qualcosa che si insegna. Nemmeno un qualcosa che possediamo innatamente, almeno non nella totalit, altrimenti non potremmo difenderci da alcuna minaccia che non sia contenuta in un fantomatico pacchetto per la sopravvivenza precostituito. Semmai qualcosa che luomo apprende poco per volta, crescendo. Ovvero luomo impara automaticamente a distinguere situazioni pericolose da quelle che non lo sono avendone esperienza. Quindi lautoconservazione dettata in qualche modo dal nostro modo di essere, dai nostri contenuti e procedimenti mentali. Ma il nostro modo di essere legato alla struttura del nostro cervello? Gli studi della biologia offrono diversi spunti che confermerebbero unipotesi del genere. Il nostro sistema nervoso prevede moltissimi meccanismi che altro non fanno che ricercare continuamente lequilibrio, la stabilit interna degli organismi anche a fronte di cambiamenti delle condizioni esterne. Questa condizione di stabilit viene chiamata omeostasi. Lomeostasi comporta tutta una serie di meccanismi autoregolanti, che agiscono in tutto il corpo. Sono quindi fenomeni che avvengono dentro di noi, senza possibilit di averne consapevolezza. E soprattutto non riguardano azioni vere e proprie, ma reazioni a livello cellulare. Esistono tuttavia altre strutture che agiscono per salvaguardare lessere umano. E queste incidono propriamente sullagire. Un esempio molto semplice dellazione di queste strutture la fuga di fronte ad un pericolo. Proviamo paura, abbiamo consapevolezza del pericolo quando ormai stiamo gi scappando. La reazione di fronte ad un pericolo fulminea, quasi involontaria. Ancora una volta la biologia offre la soluzione, o almeno,

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poco per volta, la sta costruendo, man mano che la ricerca procede. Responsabile di queste reazioni di fronte alle minacce sarebbe lamigdala, un nucleo di sostanza grigia alla base del cervello. Il suo funzionamento, e gli effetti che essa produce sul nostro organismo non sono controllabili. In un certo senso, non ne abbiamo coscienza. Nel nostro corpo avvengono moltissimi processi di cui non abbiamo coscienza, che non soltanto non possiamo controllare, ma che quasi non ci accorgiamo che avvengono. E sotto un certo punto di vista comodo, perch nel nostro corpo avvengono cos tanti processi che se dovessimo controllarli tutti non potremmo pensare pi a nientaltro o quasi. Tuttavia, in altre occasioni non sapere cosa capita nel nostro organismo pu essere svantaggioso.

Il problema della coscienza Nietzsche aveva gi intuito e ben definito questo problema: la coscienza non altro che una piccola ragione, se confrontata con la grande ragione del corpo.

"Ora voglio dire la mia parola a coloro che disprezzano il corpo. Non serve a me che essi cambino le parole o i loro insegnamenti, ma che si stacchino finalmente davvero dal loro corpo; e divengano muti. 'Sono corpo e anima' dice il bambino. E perch non dovremmo parlare come i bambini? Ma lo sveglio, l'esperto, dice: io sono tutto corpo e niente altro tranne questo, e l'anima non che una parola per esprimere qualcosa che sostanzialmente corporea. Il corpo una grande ragione, una pluralit con un senso unitario, guerra e pace, gregge e pastore. Strumento del tuo corpo anche la tua piccola ragione, o fratello, che tu chiami 'spirito', piccolo strumento e gioco della tua grande ragione. 'Io', tu dici, e vai fiero di questa parola. Ma la cosa pi grandiosa - anche se non vuoi crederlo - il tuo corpo e la tua grande ragione: questa non dice Io, ma Io. Ci che il senso percepisce, ci che lo spirito intende, non ha mai fine in se stesso. Ma senso e spirito desidererebbero convincerti di essere il fine di ogni cosa: cos sciocchi essi sono.

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Strumenti e giocattoli sono senso e spirito: dietro di loro nascosto il vero S. Il S ricerca anche con gli occhi del senso, ascolta anche con le orecchie dello spirito. sempre il S che ascolta e ricerca: conforta, costringe, conquista, distrugge. Comanda ed anche il signore dell'Io. Dietro ai tuoi pensieri e sentimenti, fratello mio, sta un forte dominatore, un saggio sconosciuto: il S. Nel tuo corpo dimora, il tuo stesso corpo. C' pi senno nel tuo corpo che nella tua migliore saggezza. E perch mai il tuo corpo avrebbe dunque bisogno della tua migliore saggezza? Il tuo S ride del tuo Io e dei suoi orgogliosi sobbalzi. 'Che cosa mai sono per me questi salti e voli del pensiero?' dice fra s. 'Un circolo vizioso per giungere al mio scopo. Io sono la briglia dell'io e il suggeritore dei suoi pensieri.' Il S dice all'Io: 'Ecco, avverti il dolore!' E quello soffre e pensa come riuscire a liberarsi dal dolore; e proprio per ci deve pensare. Il S dice all'Io: 'Ecco, senti il piacere!' E quello gode e pensa come gustare quel piacere; e proprio per questo deve pensare. A coloro che disprezzano il corpo io voglio dire una parola. il loro disprezzare che costituisce il loro apprezzamento. Chi cre l'apprezzamento e il disprezzo e il valore e il volere? Il S creatore cre l'apprezzare e il disprezzare, e la felicit e il dolore. Il corpo creatore cre lo spirito come una lunga mano del suo volere. Anche nella vostra follia e disprezzo, o dispregiatori del corpo, servite al vostro S. (Io vi dico: il vostro stesso S che vuol morire e si volge via dalla vita. Non pu pi fare quello che gli pi caro: creare al di l di se stesso. Questo ci che vorrebbe fare con tanta passione, questo tutto il suo fervore. Ma ormai troppo tardi: perci il vostro S vuol morire, o dispregiatori del corpo. Tramontare vuole il vostro S, ed perci che voi siete divenuti dispregiatori del corpo! Poich non riuscite pi a superare voi stessi. E perci siete in collera con la vita e con la terra. Una stupida invidia traluce nel fosco sguardo del vostro disprezzo. Io non andr per la vostra via, o disprezzatori del corpo. Per me voi siete ponti per il Superuomo!" Cos parl Zarathustra. (F. Nietzsche, Cos parl Zarathustra, Dei dispregiatori del corpo)

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Quindi, di molte cose che ci riguardano non abbiamo una rappresentazione cosciente. Tuttavia il nostro corpo agisce, senza interpellarci, senza interpellare la nostra ragione. Lunica cosa che il corpo si degna di fare di informare la nostra coscienza una volta che lazione gi stata compiuta. Ma ormai non pi possibile intervenire, e cambiare ci che accaduto. Questo evidente ancora una volta nella paura, nel complesso di reazioni che il nostro corpo scatena in situazioni di pericolo. Addirittura, secondo alcune teorie, non si fugge dal pericolo perch si prova paura, ma si prova paura nel momento in cui si fugge. Nel primo caso infatti, le reazioni sarebbero troppo lente: nel nostro cervello ci sarebbe una sorta di circuito preferenziale per salvarci da queste situazioni, che per esclude qualsiasi rappresentazione cosciente dellaccaduto, se non a posteriori. Ma qui ci stiamo addentrando un po troppo nella biologia. Questi processi infatti saranno spiegati pi approfonditamente proprio nella sezione dedicata a questa disciplina. Tuttavia, le spiegazioni offerte dalla biologia non sono universalmente accettate. Daltronde non abbiamo ancora certezze da mettere in campo, forse non le avremo mai. Il cervello un organo cos complesso da risultare difficilissimo da studiare. Non solo: c chi in ogni caso non riterrebbe valide le risposte offerte dalla biologia. Tutto dipende da come si concepisce la mente.

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La filosofia della Mente


Ogni filosofo in genere decide di dedicarsi ad un problema, o al massimo ad un numero ristretto di problemi. Le domande filosofiche sono tantissime e sarebbe impossibile occuparsi di tutte. Chi cerca di risolvere i problemi relativi alla mente, alle funzioni mentali e della coscienza alle loro relazioni con il corpo, definito filosofo della mente. La filosofia della mente si addentra nelle questioni di fondo e nei problemi metodologici che stanno dietro la ricerca scientifica sulla mente (come concepiamo la mente?), usando sia il metodo speculativo (con esperimenti mentali), sia tenendo conto dei risultati ottenuti nella ricerca empirica. Uno dei problemi fondamentali nella filosofia della mente il problema anima-corpo o mente-cervello. Lobiettivo quello di arrivare ad una vera e completa scienza della coscienza. Tuttavia non c ancora accordo su quale sia la strada giusta da seguire. Per esempio, rispetto al problema mente-corpo si possono individuare due grandi filoni: il Monismo ed il Dualismo. Dove il primo sostiene che vi sia una sola sostanza fondamentale, di cui sia mente che corpo facciano parte in qualche modo, il secondo afferma invece che mente e corpo sono sostanzialmente diversi e separati. Da queste due correnti di fondo si sono evolute varie posizioni. Ultimamente, sebbene esistano ancora correnti teoretiche che configurano la relazione tra la mente ed il cervello in termini di dualismo, ormai quasi ogni scuola di pensiero riconosce la correlazione diretta tra i processi psichici e la struttura anatomica e biofisica del sistema nervoso. In grande sintesi, si pu dire che le differenti posizioni possano essere oggi ricondotte a due atteggiamenti filosofici contrapposti. Il primo riconduce ogni fenomeno psichico ad azioni che si svolgono nel tessuto nervoso, secondo una relazione di tipo causale. Il secondo afferma che sussista una relazione di identit tra le due serie di eventi, identit che si scinde solo nelle strutture del linguaggio utilizzato per descriverle. Partiamo comunque dalla descrizione dei due modelli iniziali, quello dualista e quello monista, per comprendere meglio le strade che la filosofia della mente ha percorso finora.

Modello dualista-interazionista Secondo questo modello, la mente, il pensiero autocosciente, un entit ontologicamente distinta dalla materia cerebrale, ma capace di interagire con essa. Questa concezione ha come padre Cartesio. Infatti, secondo il filosofo francese, la mente ed il linguaggio

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sfuggono alla potenza della meccanica, che spiega tutto tramite materia, res extensa, e movimento. Per spiegare la mente, Cartesio ricorre a qualcosa al di fuori del dominio della meccanica, ad un dominio ontologicamente separato dalla materia: ecco che nasce il concetto di res cogitans, di pensiero come sostanza diversa dalla materia. E sebbene per molto tempo Cartesio abbia sostenuto che le due sostanze non potessero avere influenza casuale luna sullaltra, alla fine della sua vita, rivaluta questa posizione: mente e corpo sono intimamente legati, interagiscono. Il luogo dellinterazione sarebbe la ghiandola pineale (che oggi invece sappiamo essere responsabile della regolazione del ritmo sonnoveglia). Quindi Cartesio a tutti gli effetti diventa interazionista. Tuttavia rimane comunque il dualismo di fondo: mente e corpo sono due sostanze diverse. Fautori di questa concezione sono, in tempi pi recenti, Popper e John Eccles. Addirittura, per Popper, esistono 3 mondi, 3 sostanze: il Mondo 1 sarebbe costituto dalla materia e dalle forze materiali, il Mondo 2 dagli stati mentali, il Mondo 3 dai prodotti della mente umana. Questa teoria espressa da Karl Popper, con la collaborazione proprio di John Eccles in LIo e il suo cervello. Ecco un passaggio tratto da questo testo, in cui lautore polemizza con mentalisti e materialisti (lascio la loro definizione alle parole di Popper), cercando di giustificare la necessit di 3 mondi diversi per spiegare la mente, non essendo il Mondo 3 (quello pi difficile da concepire) riconducibile al Mondo 2 e al Mondo 1.

Che aspetto ha il mondo 3 da un punto di vista materialistico? Ovviamente, la semplice esistenza di aeroplani, aeroporti, biciclette, libri, edifici, automobili, calcolatori, grammofoni, conferenze, manoscritti, pitture, sculture e telefoni non presenta alcun problema per qualsiasi forma di fisicalismo o di materialismo. Mentre per il pluralista queste sono le esemplificazioni materiali, le incarnazioni degli oggetti del mondo 3, per il materialista sono semplicemente parti del mondo 1. Ma che dite delle relazioni logiche oggettive che si stabiliscono tra le teorie (siano esse scritte o meno), quali l'incompatibilit, la deducibilit reciproca, la sovrapposizione parziale, ecc.? Il materialista radicale sostituisce gli oggetti del mondo 2 (esperienze soggettive) con i processi cerebrali. Tra questi una particolare importanza hanno le disposizioni al comportamento verbale: le disposizioni ad assentire o a respingere, a convalidare o a confutare, o semplicemente a prendere in considerazione a calcolare i pro e i contro. Come la maggior parte di coloro

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che accettano gli oggetti del mondo 2 (i mentalisti), di solito i materialisti interpretano i contenuti del mondo 3 come se fossero idee nelle nostre menti: i materialisti radicali per cercano di fare un passo avanti e di interpretare le idee nelle nostre menti e quindi anche gli oggetti del mondo 3 come disposizioni al comportamento verbale aventi una base nel funzionamento del cervello. Eppure n il mentalista n il materialista riescono in questo modo a rende giustizia agli oggetti del mondo 3, specialmente ai contenuti delle teorie e alle loro relazioni logiche oggettive. Gli oggetti del mondo 3 non sono soltanto idee nelle nostre menti n sono disposizioni dei nostri cervelli al comportamento verbale. N ci di qualche aiuto l'aggiungere a queste disposizioni le incarnazioni del mondo 3, come accennavamo nel primo capoverso di questo paragrafo, perch nulla di tutto ci sa far fronte adeguatamente al carattere astratto degli oggetti del mondo 3 e specialmente alle relazioni logiche esistenti tra loro. []Naturalmente il fisicalista non pu ammettere nulla di tutto ci. (K. R. Popper e John Eccles, Lio e il suo cervello)

Insomma, anche se non si vedono, non detto che non esistano. Eccles, della stessa idea di Popper, cerca per di fornire una giustificazione pi scientifica, ricorrendo anche alla meccanica quantistica. Egli sostiene che le facolt superiori dell'uomo, e in particolare l'autocoscienza, non possono essere spiegate facendo riferimento esclusivamente all'attivit della corteccia cerebrale. Egli ipotizza l'esistenza di una mente autocosciente, entit in grado di influire sui diversi blocchi funzionali formati dai neuroni, e nello stesso tempo di subire l'influenza dell'attivit di questi. In particolare, la mente autocosciente sarebbe costantemente impegnata nella lettura selettiva di ci che avviene nei diversi centri cerebrali. Essa selezionerebbe questi centri in base alla propria attenzione e ai propri interessi, integrando tale selezione per realizzare istante per istante l'unit dell'esperienza cosciente. Per Eccles, quindi, l'unit dell'esperienza cosciente non deriva da una sintesi finale operata a livello neuronale, bens dall'attivit di integrazione svolta dalla mente autocosciente in base a quanto essa legge selettivamente nei diversi blocchi funzionali del cervello.

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L'interazione tra le aree cerebrali e la mente autocosciente va considerata nei due sensi, in quanto questa svolge sia il ruolo di attivazione che di ricezione: in altre parole, essa in grado, da una parte, di esercitare un controllo sul comportamento e, dall'altra, di ricevere informazioni in relazione agli stimoli sensoriali provenienti dall'esterno e agli stati emozionali interni. Tuttavia Eccles consapevole di quanto la sua teoria sia ancora inadeguata. Infatti, per esempio, non si ha una chiara idea della natura della mente capace di esercitare le influenze ipotizzate, n di spiegare come un determinato Io si trovi in rapporto esclusivamente con un dato cervello. Consideriamo adesso la visione monista, che, sebbene risolva i dubbi appena citati, presenta altre incongruenze, o meglio prevedrebbe condizioni molto difficili da accettare.

Modello monista-materialista Secondo questa concezione, possibile rendere conto di tutte le diverse attivit mentali nei termini di una descrizione dei processi cerebrali sottostanti. Questo modello quindi d grande importanza alla biologia. Infatti, secondo i monisti-materialisti ( necessario specificare perch per esempio anche lidealismo una forma di monismo, per non ha nulla a che fare con ci che segue) studiando a fondo lanatomia e la fisiologia del cervello possibile arrivare a dare definizione di tutte quelle operazioni, pensieri che il concetto di mente conteneva. Tuttavia, ammettendo questo, ci sono conseguenze impegnative sul piano filosofico, difficili da accettare: la spontaneit, la libert del volere, la stessa responsabilit morale delle proprie azioni, si dimostrerebbero illusioni. Le azioni, i pensieri, i sentimenti degli uomini verrebbero risucchiati nel mondo chiuso della materia, governato dalle leggi inflessibili della fisica e della chimica (non per niente questo modello viene anche chiamato riduzionista). C chi, come il biologo inglese John Z. Young ha cercato di attenuare questa radicalizzazione, prendendo le distanze dal programma ingenuo di una completa riduzione del mondo mentale al mondo cerebrale, pur affermando che la mente non pu essere concepita come unentit separata dal cervello.

La tesi che intendo sostenere la seguente: ho visto lo stretto legame che esiste tra mente e cervello, improbabile che occorra usare due linguaggi totalmente diversi per descrivere il mentale e il fisico. Credo che un'adeguata considerazione della

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natura delle persone, del loro cervello e il generale dei sistemi viventi dimostri che l'unificazione della terminologia pu agevolare lo studio di tutti gli aspetti dell'uomo. Possiamo utilmente impiegare termini come informazione, scelta, meta e perfino il valore, sia nel caso di eventi fisici, sia in quelle di eventi mentali. La coscienza un aspetto del funzionamento del cervello, e non un'entit che possa esistere separatamente da esso. Il mio cervello, il mio corpo, non possono essere separati da me stesso. Dal punto di vista filosofico e linguistico pu essere interessante chiederci se si debba dire che sono la stessa cosa. Io preferisco dire che la mente non affatto una cosa, ma che coscienza e attivit mentale sono propriet caratteristiche che si accompagnano a talune attivit del cervello, un po' come il movimento una propriet caratteristica delle gambe o di una ruota, e il calcolo lo di un elaboratore elettronico. (John Zachary Young)

Young delinea linteressante prospettiva di ununificazione tra la ricerca psicologica e quella neurobiologica sulla base di un sistema concettuale comune. La cornice teorica la biologia dellevoluzionismo e il concetto che egli pone alla base della sua ricerca ladattamento. Sia i processi mentali sia quelli cerebrali possono essere concepiti come processi finalizzati alla conservazione e allespansione dellorganismo, e pertanto deve essere possibile descriverli con le stesse categorie concettuali. Quella di Young quindi risulta una mediazione, in cui la mente risulta un attributo del cervello, un qualcosa che concerne il lavoro del cervello. Rimaniamo sempre per su posizioni moniste-materialiste. Anzi, grazie alle parole di Young comprendiamo come il dualismo resti comunque unalternativa poco valida al monismo. Infatti nel dualismo come se si cercasse di separare pensiero e cervello. E date le conoscenze attuali, sarebbe come voler dichiarare che il camminare non riguarda le gambe.

Esistono poi moltissime altre posizioni, come detto in precedenza. Tuttavia prenderle in considerazione tutte sarebbe poco utile, e forse addirittura dannoso. Quello che importa ai fini di questa trattazione, che il percorso che propongo sicuramente non sarebbe accettato da tutto il mondo scientifico-filosofico. Daltronde non possiamo avere a che fare con certezze, ma soltanto con ipotesi, progetti, congetture. Si tratta a questo punto quindi di operare una scelta. Infatti, se tenessi per buono il dualismo, che non considera

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la biologia come lo strumento pi adatto per studiare lagire umano, le considerazioni che far sul cervello e sulla sua fisiologia, avrebbero poco senso. Al contrario il materialismo offre ampie giustificazioni alloperato della biologia, anche se in alcuni tratti sembrerebbe comportare evidenti problemi sul piano del libero arbitrio. La volont addirittura potrebbe essere ridotta alla semplice ma brutale necessit di processi fisici e chimici. per questo che apprezzo molto la visione del biologo inglese John Young, che sebbene tenga conto del cervello e delle sue capacit nellagire umano, non riduce il tutto a semplici meccanismi automatici in cui non c pi spazio per la libert. In ogni caso, che il cervello e le sue strutture siano fondamentali nel procedere delluomo, fuori discussione. Ci sono troppi elementi che danno ragione a questa ipotesi. Questo non significhi che abbiamo raggiunto delle certezze. Semplicemente molto probabile che sia cos, e quindi, per continuare le nostre indagini, assumiamo che questa base sia sufficientemente solida per costruirci altre teorie. chiaro per che se lipotesi iniziale verr falsificata, ogni ragionamento successivo perder senso.

La biologia quindi risulta fondamentale, importantissima. Riesce a spiegare moltissimi dei nostri comportamenti, e come alcuni di questi risultino incontrollabili. Addirittura ci offre una nuova chiave di lettura per alcuni comportamenti della folla: il pericolo porta gli uomini ad azioni sconsiderate, ed inconsapevoli semplicemente perch la parte cosciente del cervello viene battuta sul tempo da quella incosciente. Forse in un ambiente in cui le maggiori insidie sono rappresentate dai pericoli della natura, le reazioni messe in atto dal cervello potrebbero essere valide. Tuttavia, nel nostro mondo, in cui la maggior parte dei pericoli non viene pi dalla natura, bens da altri uomini, questi meccanismi si rivelano a volte dannosi. Di fronte a fenomeni molto complessi da comprendere, come quelli relativi alla societ attuale, la ragione, la consapevolezza, sono necessarie per reagire nel modo corretto, per effettuare la scelta giusta. Tuttavia non solo difficile ottenere la consapevolezza dato il rumore che pervade il mondo dellinformazione e che impedisce di avere una visione completa e veritiera di un determinato fenomeno, o situazione, ma anche si riuscisse a raggiungere questa consapevolezza, la fisiologia del nostro cervello e relativi processi non la considererebbero in condizioni di pericolo. Proprio per questo indurre paura pu diventare un terribile strumento di potere.

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Far s che il popolo sia sempre in allerta la migliore arma, paradossalmente, per gestire le fila del potere indisturbati. Notizie contrastanti su terrorismo, crisi economiche e su quanto altro di negativo vi possa venire in mente (i media vivono di questo) portano insicurezza, incertezza tra la folla. Si minaccia lesistenza, la conservazione. Quindi negli uomini si attivano i meccanismi per cercare di difendersi. Purtroppo, come abbiamo appena visto, alcuni di questi meccanismi, in questa epoca, fanno allontanare luomo dallobiettivo. E chi detiene il potere lo sa perfettamente. La storia recente, del secolo appena trascorso, offre innumerevoli esempi per confermare tutto questo. Ma non solo la nostra storia. Gi Spinoza aveva individuato nella paura uno strumento per il potere. Non soltanto paura, ma anche tutte le altre passioni. Passioni che non sono negazione della ragione. Al contrario, come sostiene il filosofo Remo Bodei, nelluomo, le passioni vanno di pari passo con la ragione, non ne sono traviamento, annullamento, ma costituiscono un altro tipo di razionalit (La geometria delle passioni, dal titolo di un libro dello stesso Remo Bodei), quella del corpo, delluomo visto nella sua interezza.

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La geometria delle passioni


Geometria delle passioni. Gi il titolo di questo libro ha un fascino particolare. Come possibile parlare di una geometria delle passioni? La geometria sembra collegarsi piuttosto al mondo della razionalit che a quello dellemozione, della passione. Volendo parafrasarlo brutalmente potremo ottenere qualcosa che suona come razionalit dellirrazionalit. A prima vista quindi, questo titolo risulta addirittura aberrante, un ossimoro ai limiti della spregiudicatezza, soprattutto se leggiamo i termini della contesa in modo tradizionale, o meglio popolare (passioni che accecano, traviano la ragione). Eppure, anche soltanto leggendo la corposa introduzione che precede la disputa vera e propria, ci si accorge che in realt dare un attributo fondato sulla ragione alle passioni non pazzia. Anzi, le due sfere oggetto del contendere, hanno molti punti di contatto, non soltanto di frattura, di divisione. Dunque pensare alla geometria delle passioni non soltanto audace, ma anche assennato: in questi due termini Remo Bodei racchiude tutte le tensioni, le contraddizioni, cos come i punti di sovrapposizione, di unione tra il mondo delle passioni e quello della ragione. Mondi che Bodei, il quale attualmente insegna filosofia alla University of California (dopo aver a lungo insegnato storia della filosofia ed estetica alla Scuola Normale Superiore e allUniversit di Pisa), cerca di esaminare, sviluppando un cammino affascinante attraverso la storia della filosofia, ripercorrendo con sguardo critico le posizioni che alcuni dei pi eminenti filosofi hanno sviluppato in rapporto alla mente umana. S, perch in fondo non stiamo parlando altro che di questo, delluomo e del suo cervello, del suo modo di pensare e di agire, della sua esistenza. E la filosofia si ampiamente occupata di questo, assumendo posizioni diversissime nel corso della storia, ma pur sempre facendo derivare i comportamenti delluomo dal suo intimo funzionamento, dalla sua struttura pi profonda, che sta alla base del pensiero. Bodei affronta molte di queste posizioni, con un obiettivo ben preciso: cercare di capovolgere i termini abituali della trattazione di questo argomento, di mettere in dubbio la visione tradizionale che poggia su un presunto insolubile dualismo tra le forze che governano luomo e lo portano ai pi assurdi paradossi. Un uomo quindi quasi in balia dellinsensatezza, di unirragionevolezza incontrollabile che scherma la parte logica, il raziocinio, portandolo ad azioni non soltanto imprevedibili, ma anche violente. Unica soluzione lannullamento delle passioni, il loro completo dominio, che si realizza nei saggi stoici.

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Ma sono veramente queste le passioni? Sono soltanto negative? Sono davvero incontrollabili? Oppure rappresentano qualcosa di positivo nelle prospettive della coscienza? Il filosofo contemporaneo cerca proprio di risolvere questi dubbi, o almeno di proporre unalternativa, siccome raggiungere una certezza in questo campo sarebbe una pretesa che andrebbe oltre lutopia. E lo fa proponendoci un viaggio impegnativo, ma anche molto appagante, attraverso gli occhi di quei filosofi che pi si sono occupati dei sentimenti, delle passioni e soprattutto del rapporto di queste con la gestione dello stato. Sembra quasi di vestire i panni di Seneca, Spinoza, Hobbes, Cartesio, Marat, Robespierre, Tocqueville, cos come di molti altri pensatori che hanno influenzato il nostro modo di vedere le cose. Ma grazie a Bodei riusciamo proprio a comprendere il punto di vista di ognuno di questi importantissimi personaggi, saltando da una prospettiva allaltra, scorrendo queste piacevolissime pagine, ricche di citazioni, per poi ritornare puntualmente ogni volta allocchio critico del Nostro, che contestualizza, analizza, interpreta, confronta le differenti posizioni. Lungo questo percorso scopriamo poco per volta cos la stessa prospettiva di Bodei, nella quale le passioni sono un elemento non soltanto ineliminabile, ma positivo dellesistenza, se unite con la giusta dose di consapevolezza, che permette di difendersi dai pericoli che corriamo se ci abbandoniamo completamente ad unirrazionalit conseguenza

dellignoranza, del non esercizio delle facolt speculative delluomo. Ma le passioni comunque non possono essere completamente annullate nella nostra coscienza, e nemmeno in quella del saggio. Perch la totale apatia, la mancanza di sentimenti e di risentimenti, l'incapacit di gioire e di rattristarsi, di essere pieni di amore, di collera o desiderio, la stessa scomparsa della passivit, intesa quale spazio virtuale e accogliente per il presentarsi dell'altro, non equivarrebbero forse la morte? Continue tensioni, contrapposizioni riguardano sentimento e ragione, alla ricerca di un equilibrio che forse non c, ma che viene continuamente perseguito:

Una compagnia di porcospini, in una fredda giornata d'inverno, si strinsero vicini, per proteggersi, col calore reciproco, dal rimanere assiderati. Ben presto, per, sentirono le spine reciproche; il dolore li costrinse ad allontanarsi di nuovo l'uno dall'altro. Quando poi il bisogno di scaldarsi li port di nuovo a stare insieme, si ripet quell'altro malanno;

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di modo che venivano sballottati avanti e indietro tra due mali, finch non ebbero trovato una moderata distanza reciproca, che rappresentava per loro la migliore posizione. (Schopenhauer, Parerga e Paralipomena, II, 2, cap. 30, 396)

Ma questo viaggio non si pone come obiettivo soltanto quello di ridare lustro e importanza alle passioni, bens cerca di mettere in guardia dai pericoli della nostra democrazia, che presenta diversi lati oscuri, tra cui uneguaglianza soltanto teorica (citando questa volta Orwell, Tutti gli animali sono uguali (ma alcuni sono pi uguali degli altri)), una sostanziale indifferenza della folla, che si perde nei vani piaceri gentilmente offerti dal potere, quando non si smarrisce nellangoscia della libert, tanto osannata, ma mai realizzata. Una democrazia che in realt non affatto tale, perch per governare usa uno degli strumenti proprio dei regimi: la paura. Ecco una riflessione di Bodei che esprime perfettamente questo concetto:

Paura e speranza consentono un accesso privilegiato alla comprensione di fondamentali problemi filosofici e politici. Alimentate dal bisogno di esorcizzare i pericoli del presente e l'incertezza del futuro, sono insieme instabili e impetuose, sorde ai dettami della ragione e a i comandi della volont, ma sensibili alle minacce e alle promesse. Appaiono, pertanto, come un ostacolo a chi si proponga di raggiungere la piena padronanza di s, mentre offrono i pi efficaci strumenti di dominio a chi governa gli altri. (Remo Bodei, La Geometria delle passioni, p. 22)

Una geometria inafferrabile, quella delle passioni, che per esiste, e va continuamente ricercata per permettere alluomo di migliorare la sua condizione, che appare da troppo tempo debole e precaria, sempre soggetta allautorit di pochi.

Capire le passioni, invece di opporvisi o di reprimerle testardamente, significa accettarne preliminarmente la presenza e l'ineliminabilit, con una sorta di atteggiamento umile, che paradossalmente dona alle facolt razionali una forza maggiore che le esalta e che costituisce la premessa all'eliminazione degli effetti perversi delle passioni. Senza condannarle o osannarle, occorre elaborarne un'idea adeguata, scoprirne gli itinerari, gli ingorghi, i luoghi di ristagno di fluttuazione, capire perch non scorrono verso una foce sufficientemente larga da contenerne la portata e l'invito, cos da sbloccare il superiore

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soddisfacimento e da disperdere su una pi ampia superficie loro carattere distruttivo e autodistruttivo. (Remo Bodei, La Geometria delle passioni, p. 26)

Si va quindi alla ricerca della quadratura del cerchio, di una soluzione irraggiungibile, alla quale si pu soltanto tendere per rendere migliore il nostro agire, per proteggerci da chi tenta di sfruttare il nostro modo di essere per raggiungere il potere, la soddisfazione personale. Nel corso della storia recente, considerando per esempio il XX secolo, senza la paura, senza linsicurezza forse non si sarebbe arrivati a fascismo, nazismo e stalinismo. E questi sono gli esempi pi evidenti, ma che in un certo senso potrebbero gi apparire troppo lontani. Ci sono moltissimi altri esempi di una gestione dello stato tramite la paura, molto pi vicini. Terrorismo, e crisi economiche, criminalit minacciano continuamente le nostre vite. Forse bisognerebbe chiedersi se le cose sono cos come appaiono, cos come ci vogliono far credere.

Ma lagire non soltanto guidato dalla paura della morte. Non il nostro unico timore. Luomo ha anche paura di rimanere solo, di non riuscire a comunicare, di non poter contare sullaiuto di nessun altro non soltanto per sopravvivere, ma anche per vivere.

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Aspetti Biologici

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Le emozioni
Che cosa sono le emozioni? La parola emozione richiama alla mente una delle sei cosiddette emozioni primarie o universali: gioia, tristezza, paura, rabbia, sorpresa e disgusto. Non solo, letichetta emozione stata attribuita a numerosi altri comportamenti. Tra questi, le cosiddette emozioni secondarie o sociali, quali limbarazzo, la gelosia, la colpa, lorgoglio, e le emozioni di fondo, quali il benessere o il malessere, la calma o la tensione. Alla base di tutti questi fenomeni vi un nucleo biologico comune, che si pu descrivere nel seguente modo: Le emozioni sono complicate collezioni di risposte chimiche e neurali, che formano una configurazione; tutte le emozioni hanno un qualche ruolo regolatore da svolgere, che porta in un modo o nellaltro alla creazione di circostanze vantaggiose per lorganismo in cui si manifesta il fenomeno; le emozioni riguardano la vita di un organismo, il suo corpo per essere precisi, e il loro compito assistere lorganismo nella conservazione della vita. Le emozioni sono processi determinati biologicamente, dipendenti da dispositivi cerebrali predisposti in modo innato, stabiliti attraverso una lunga storia evolutiva*. Tutti i dispositivi si possono innescare automaticamente, senza una decisione conscia. Tutte le emozioni usano il corpo come teatro, ma le emozioni influenzano anche la modalit di funzionamento di numerosi circuiti cerebrali, provocando profondi cambiamenti tanto del paesaggio del corpo quanto del paesaggio del cervello. La collezione di tali cambiamenti costituisce il substrato delle configurazioni neurali che alla fine diventano sentimenti delle emozioni.

A cosa servono le emozioni? Le risposte emotive sono la conseguenza di un lungo percorso di messa a punto evolutiva. Le emozioni fanno parte dei dispositivi regolatori di cui siamo equipaggiati in modo da sopravvivere. per questa ragione che Charles Darwin pot catalogare le espressioni emotive di numerosissime specie e rilevarvi una regolarit, e per la stessa ragione, in parti diverse del mondo e in culture diverse, le emozioni si riconoscono senza difficolt, c unevidente similarit. Ed proprio questa similarit che rende possibili le relazioni tra 27

individui di culture diverse e fa s che larte e la letteratura, la musica e il cinema attraversino le frontiere. Le emozioni hanno una duplice funzione biologica. La prima la produzione di una reazione specifica alla situazione induttrice. Un animale, per esempio, pu reagire fuggendo o restando immobile o aggredendo il pericolo. Stesso discorso per gli esseri umani, anche se si spera che le reazioni siano temperate, dato un livello pi elevato di ragione e discernimento. La seconda funzione biologica la regolazione dello stato interno dellorganismo in modo da prepararlo alla reazione specifica: per esempio, far arrivare alla arterie delle gambe un afflusso sanguigno maggiore in modo che i muscoli ricevano una dose supplementare di ossigeno e glucosio, nel caso di una reazione di fuga. In poche parole, per certe classi di stimoli evidentemente pericolosi o di gran valore, provenienti tanto dallambiente interno quanto da quello esterno, levoluzione ha composto la risposta corrispondente in forma di emozione. Le emozioni quindi sono adattamenti che fanno parte integrante dellapparato grazie al quale gli organismi regolano funzioni vitali. Questo componente va immaginato inserito tra kit di sopravvivenza (che comprende per esempio la regolazione del metabolismo, i riflessi semplici, le motivazioni, i processi biologici legati al dolore e al piacere) e i dispositivi dei livelli superiori della ragione. Al livello di base, le emozioni, che fanno parte della regolazione omeostatica, sono pronte a evitare la perdita di integrit, o pi semplicemente, la morte. Le emozioni quindi dotano automaticamente gli organismi di comportamenti orientati alla sopravvivenza. E negli organismi equipaggiati in modo da sentire le emozioni, cio da avere sentimenti, le emozioni producono anche effetti sulla mente. Ma negli organismi dotati di coscienza (luomo), cio in grado di sapere di avere sentimenti, si raggiunge un altro livello di regolazione. La coscienza fa s che i sentimenti vengano conosciuti e quindi favorisce leffetto dellemozione allinterno, fa s che lemozione pervada il processo mentale per il tramite del sentimento. La coscienza accresce la capacit dellorganismo di reagire in maniera adattiva alle proprie esigenze. Quindi anche la coscienza dedicata alla sopravvivenza dellorganismo.

Le cause delle emozioni Le emozioni si presentano in due tipi di circostanze: quando lorganismo elabora certi oggetti o situazioni con uno dei suoi dispositivi sensoriali e quando la mente di un

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organismo evoca dalla memoria certi oggetti o situazioni e li rappresenta come immagini del processo mentale. Quando si considerano le emozioni, appare evidente che certi tipi di oggetti ed eventi tendono a essere sempre associati a un certo genere di emozione. Le classi di stimoli che provocano gioia, paura o tristezza tendono a farlo abbastanza costantemente nello stesso individuo e negli individui che provengono dallo stesso ambiente sociale e culturale: vi una corrispondenza approssimativa tra le classi di induttori di emozioni e gli stati emotivi che ne conseguono. Tuttavia c comunque una notevole variabilit: lo sviluppo e la cultura hanno una grande influenza sul prodotto finale. importante anche notare che mentre lapparato biologico che produce le emozioni in larga parte predisposto, gli induttori non ne fanno parte, sono esterni allapparato. Gli stimoli che generano le emozioni non si limitano affatto a quelli che hanno contribuito a modellare il nostro cervello emotivo nel corso dellevoluzione e che possono indurre emozioni nel nostro cervello sin dai primi anni di vita. Via via che si sviluppano e interagiscono, gli organismi acquisiscono esperienza fattuale ed emotiva con la variet di oggetti e situazioni, che sarebbero stati emotivamente neutrali, agli oggetti e alle situazioni che sono induttori emotivi per prescrizione naturale. Uno dei modi per realizzare tale associazione quella forma di apprendimento nota come condizionamento. La conseguenza dellattribuzione di un valore emotivo a oggetti che per prescrizione biologica ne sarebbero privi che la gamma degli stimoli che potenzialmente possono indurre emozioni infinita. In un modo o nellaltro, la maggior parte degli oggetti e delle situazioni porta a qualche reazione emotiva, anche se in misura assai diversa. Lemozione e il suo apparato biologico sono laccompagnamento inevitabile del comportamento, cosciente o meno. Le risposte che costituiscono le emozioni sono quanto mai varie. In ogni caso unemozione trasforma temporaneamente il modo di funzionare di molti circuiti neurali. Conseguenza tipica il rallentamento o laccelerazione dei processi mentali. Il cervello induce emozioni da un numero estremamente piccolo di siti cerebrali, soprattutto subcorticali. Ma emozioni diverse sono prodotte da sistemi cerebrali diversi. Grazie alle scansioni ottenute con la PET si scoperto pi specificatamente come ogni emozione abbia uno schema caratteristico. La paura, emozione che principalmente vogliamo esaminare, attiva lamigdala e le aree circostanti, il sistema limbico.

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Lamigdala
Lamigdala una piccola regione del proencefalo, cos chiamata dai primi anatomisti per al sua forma a mandorla (amigdala significa mandorla in latino). un area del sistema limbico da tempo ritenuta importante in varie forme del comportamento emotivo. Studi su pazienti che presentavano lesioni a questa particolare struttura hanno permesso di comprenderne meglio le sue funzioni. Per esempio Antonio Damasio in Emozione e coscienza, per arrivare a definire limportanza dellamigdala, richiama un caso clinico, quello di una giovane donna la cui amigdala era quasi del tutto calcificata in entrambi i lobi temporali (dati ottenuti mediante tomografia computerizzata). Per farla breve, questa donna presentava unincredibile facilit nei rapporti di amicizia, addirittura esagerata e sconveniente, senza alcuna diffidenza per qualsiasi persona, anche nei confronti di chi noi potremmo giudicare veramente poco affidabile. La lesione allamigdala comportava lindebolimento di unemozione importantissima, della paura. Addirittura questa paziente non riusciva a distinguere lespressione della paura sul volto di unaltra persona. Da ultimo, questa donna non prova paura, quindi nel corso della sua vita, non ha potuto imparare il significato delle situazioni spiacevoli e quali sono i segnali rivelatori di un possibile pericolo o di una possibile situazione sgradevole. Quindi lamigdala svolge un ruolo importantissimo nel meccanismo della paura, se la sua assenza comporta questi problemi. Analizziamo pi approfonditamente come lamigdala interagisce con le altre strutture cerebrali e come il meccanismo della paura funziona, sulla scorta degli studi del neurobiologo Joseph Le Doux.

Una fitta rete di collegamenti La stessa struttura delle cellule cerebrali, dei neuroni, con un gran numero di collegamenti sia in entrata che in uscita per ricevere informazioni (tramite i dendriti) e comunicarne (tramite lassone), suggerisce la struttura del cervello, fatta di innumerevoli collegamenti, infinite combinazioni di collegamenti, relazioni. In questa fitta rete, lamigdala rappresenta il fulcro del meccanismo della paura, della reazione di fronte al pericolo. Infatti lamigdala riceve le informazioni sensoriali direttamente dal talamo, tramite una via che non coinvolge la corteccia cerebrale (e perci non ne siamo consapevoli). Una volta stimolata lamigdala produce risposte autonome in reazione alla situazione di pericolo: per esempio

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aumenta la frequenza cardiaca e quindi la pressione sanguigna. Siamo pronti per affrontare il pericolo, o semplicemente per scappare. Questo collegamento permette s una risposta molto rapida, elaborata proprio dallamigdala, ma senza che noi ne abbiamo, almeno inizialmente, consapevolezza: le risposte emotive quindi possono avvenire senza coinvolgere i sistemi di elaborazione superiore del cervello che dovrebbero essere coinvolti nel pensiero, nel ragionamento e nella coscienza. Tuttavia, lamigdala non riceve soltanto questa informazione, proveniente dal talamo, che, per quanto sia molto rapida e permetta quindi reazioni quasi istantanee, abbastanza grezza. Il talamo manda anche le informazioni sensoriali alla corteccia, che in un certo senso affina il dato ricevuto e lo manda allamigdala. In questo modo, lelaborazione cosciente da parte della corteccia pu inibire lazione appena scatenatasi nellamigdala, nel caso una valutazione pi attenta abbia riconosciuto il dato sensoriale come non preoccupante, non minaccioso. Risulta quindi evidente il vantaggio dato dalla strada bassa, dalla via diretta talamo-amigdala: risposte in tempi ridottissimi quando anche un secondo pu salvarci la vita. Ma anche tanti falsi allarmi. Ecco su quali strutture agisce lamigdala Struttura bersaglio Effetti della stimolazione dellamigdala Attivazione simpatica Test comportamentale o segni di paura o ansiet Tachicardia, risposta cutanea galvanica, pallore, dilatazione delle pupille, aumento della pressione sanguigna Ulcere, minzione, defecazione, bradicardia Affanno, respirazione irregolare Attivazione comportamentale e aumento del livello di vigilanza Aumento dei sussulti Blocco delle attivit motorie, test di valutazione dei conflitti, interazioni sociali Espressioni facciali di paura Liberazione di corticosteroidi (risposta allo stress)

Ipotalamo laterale N. motorio dorsale del vago Nucleo ambiguo Nucleo parabrachiale Area tegmentale ventrale Locus ceruleus N. tegmentale dorsale N. reticularis pontis caudalis Grigio centrale N. motorio del trigemino e facciale N. paraventricolare (ipotalamo)

Attivazione parasimpatica Aumento della frequenza del respiro Attivazione della dopamina, della norepinefrina e dellaceticolina Riflessi iperattivi Cessazione di ogni comportamento Apertura della bocca, movimenti della mandibola Liberazione di ACTH

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Il condizionamento alla paura


Abbiamo detto che lamigdala provoca determinate risposte autonome per difenderci in seguito a precisi stimoli provenienti dai sensi, dal talamo. Quali sono questi stimoli? Esistono due tipi di stimoli, quelli incondizionati, o inneschi naturali e quelli condizionati o inneschi appresi. Pi precisamente esiste una gamma di stimoli (incondizionati) di fronte alla quale siamo gi predisposti per reagire in un certo modo, sono innate, come se fossero programmate nel cervello. Tuttavia questo speciale kit di sopravvivenza non sufficiente: un qualsiasi essere vivente non potrebbe usufruire della repentina azione dellamigdala per nuove situazioni di pericolo, artificiali, anche pi pericolose di quelle naturali. Esiste perci il condizionamento alla paura, che apre i canali della reattivit, tracciati dallevoluzione, a nuovi eventi ambientali e consente a stimoli nuovi che avvisano del pericolo di acquisire un controllo sui mezzi meglio collaudati per reagire al pericolo. Il pericolo annunciato dagli stimoli appresi pu essere reale o immaginario, concreto o astratto, consentendo a unampia gamma di condizioni esterne (ambientali) e interne (mentali) di fungere da stimolo condizionato.

Ricorrente in questi casi lesempio del ratto: dapprima il ratto viene esposto soltanto al suono. Si orienta verso il suono il quale, se ripetuto varie volte, viene poi ignorato. Quindi,

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il suono e una breve scossa elettrica, relativamente indolore, vengono abbinati varie volte. Quando il suono si presenta isolato, suscita una risposta di paura condizionata: per via dellassociazione con la scossa, diventato un innesco appreso di risposte di paura (aumento pressione sanguigna, cessazione movimenti). Lo stesso accade agli esseri umani quando vengono esposti a pericoli o traumi. Gli stimoli a esso associati diventano inneschi appresi che innescano delle reazioni emotive. Le ricerche sul condizionamento alla paura nei ratti rivelano quindi degli aspetti importanti del modo in cui avviene lapprendimento emotivo della paura negli esseri umani.

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Memoria emotiva e memoria dellemozione


Esiste quindi una sorta di memoria emotiva, che permette di salvarci in moltissime situazioni, o comunque di evitarci dispiaceri. Ma il cervello contiene molteplici sistemi di memoria. La memoria cosciente, dichiarativa o esplicita, mediata dallippocampo e dalle aree corticali connesse, mentre le diverse forme di memoria implicita sono mediate da altri sistemi, uno dei quali comprende proprio lamigdala e le aree collegate. In situazioni traumatiche, il sistema implicito e quello esplicito funzionano in parallelo. In seguito, lesposizione agli stimoli presenti durante il trauma pu riattivare entrambi i sistemi. Attraverso il sistema dellippocampo, si ricorda chi era anche presente durante il trauma, cosa si stava facendo, e anche il fatto in s. Attraverso il sistema dellamigdala, gli stimoli provocheranno tensione muscolare, variazioni della pressione sanguigna e della frequenza cardiaca, il rilascio di ormoni e altre risposte fisiologiche e cerebrali. Siccome i sistemi sono attivati dagli stessi stimoli e funzionano contemporaneamente, i due tipi di memoria sembrano far parte di ununica funzione della memoria. Soltanto distinguendoli, soprattutto grazie agli esperimenti con animali ma anche mediante delle ricerche su rari pazienti umani, siamo riusciti a capire come i sistemi della memoria operino in parallelo per produrre delle funzioni della memoria indipendenti. Pi precisamente, lattivit del sistema della memoria esplicita nellippocampo risulta nella consapevolezza del sapere o delle esperienza immagazzinate. Lattivit dellamigdala risulta nellespressione di risposte emotive (di difesa). Ma si diventa anche coscienti di essere emotivamente eccitati e questo ci consente di fondere, nella coscienza, i ricordi espliciti di situazioni passate e leccitazione emotiva immediata. In questo modo in nuovi ricordi espliciti che si formano a proposito di ricordi passati, possono prendere anchessi una tonalit emotiva.

Il ruolo delladrenalina Jim McGaugh e altri suoi colleghi dellUniversit della California, si sono occupati a lungo del ruolo di alcuni ormoni periferici, come ladrenalina, nel consolidare i processi della memoria. Hanno scoperto che iniettando delladrenalina a dei ratti appena dopo che hanno imparato qualcosa, essi mostrano di avere un ricordo rafforzato della situazione di apprendimento. Quindi, se in una certa situazione ladrenalina viene rilasciata spontaneamente dalle ghiandole surrenali, lesperienza dovrebbe essere ricordata con grande precisione. Siccome leccitazione emotiva provoca di solito un rilascio di

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adrenalina, la memoria cosciente esplicita delle situazioni emotive dovrebbe essere pi forte di quella delle situazioni non emotive. Ma come fa una situazione emotiva a provocare il rilascio di adrenalina? La risposta sta, ancora una volta, nellamigdala la quale non appena capta una situazione emotiva negativa, accende una serie di sistemi fisici, compreso il sistema nervoso autonomo. Questo, a sua volta, provoca da parte delle ghiandole surrenali il rilascio di adrenalina nel sangue, la quale influenza il cervello, sebbene per via indiretta. Questo evento interagisce anche con il sistema ippocampale che sta formando un ricordo esplicito della situazione, rafforzandolo. In definitiva quindi, ladrenalina rilasciata durante lo stress stabilizza e rafforza i ricordi. Tuttavia, come abbiamo gi detto, deve trattarsi di unazione indiretta, perch ladrenalina non pu penetrare nel cervello attraverso il sangue: le sue molecole sono troppo grandi per superare la barriera ematoencefalica. Il diagramma indica il possibile percorso di tale azione. Gli stimoli associati al pericolo attivano lamigdala. Il sistema nervoso autonomo (SNA) viene eccitato attraverso il circuito dallipotalamo laterale al midollo rostrale-ventrale laterale. Fra i molti organi bersaglio delleccitazione SNA c la midolla surrenale. Rilascia ladrenalina che agisce a largo spettro. Per la modulazione della memoria, sembra particolarmente importante leffetto sul nervo vago che termina nel nucleo del tratto solitario (NTS) del midollo. Il NTS manda poi le proprie emissioni in direzione del locus ceruleus (LC) che rilascia noradrenalina in aree diffuse del proencefalo, amigdala e ippocampo compresi. I ricordi emotivi impliciti e i ricordi espliciti delle emozioni potrebbero quindi essere modulati attraverso questa influenza sulle funzioni dellamigdala e dellippocampo.

Tuttavia

questo

percorso

soltanto

ipotetico, non si ha la certezza che ladrenalina riesca ad agire sul sistema ippocampale realmente in questo modo. Ma sul sistema nervoso si possiedono pochissime certezze in rapporto

soprattutto alla sua complessit.

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Ricordi sempre utili? La capacit di formare dei ricordi usando gli stimoli associati al pericolo, di conservarli a lungo e forse per sempre, e di utilizzarli automaticamente quando si producono di nuovo delle situazioni simili, una delle pi potenti ed efficaci funzioni cerebrali di apprendimento e di memoria. un lusso incredibile, e ci costa caro: spesso, troppo spesso, proviamo paure e ansie di cui faremmo volentieri a meno. A cosa serve avere paura delle alture, degli ascensori, di certi cibi o certi mezzi di trasporto? Non sono perfettamente innocui, ma ci fanno correre dei rischi relativamente esigui. Proviamo pi paura di quanto ci occorra, e sembra che sia colpa del nostro efficientissimo sistema di condizionamento alla paura, sommato alla potentissima capacit di pensare alle nostre paure e allincapacit di controllarle.

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Aspetti Fisici

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Radiologia e Medicina Nucleare: ricerca e diagnosi con il digital imaging


Introduzione Fondamentale, nello studio del corpo umano, sia per approfondire la fisiologia, che per ricercare la patologia, lapporto della fisica alla medicina. Infatti, a partire dalla fine del XIX secolo, con la scoperta dei raggi X da parte di Wilhelm Conrad Rntgen, poco per volta la fisica riusc a equipaggiare la medicina di strumenti sempre pi precisi e soprattutto meno invasivi, per fornire immagini dellinterno del paziente, cos da facilitare diagnosi e indagini sul funzionamento del corpo umano. La disciplina che si occupa di studiare le tecniche per ottenere questo tipo di immagini tramite lutilizzo di radiazioni ionizzanti la radiologia. Tuttavia, sul finire dello scorso secolo furono inventate, e di conseguenza assorbite dal mondo medico, nuove tecniche di esplorazione non fondate sullutilizzo di radiazioni ionizzanti. Per questo oggi, riferendosi ai nuovi metodi operativi e alla nuova strumentazione, al termine radiologia si preferisce quello di diagnostica per immagini. E sono proprio questi ultimi sviluppi quelli che hanno dato alle neuroscienze gli strumenti giusti per indagare la struttura e soprattutto il funzionamento del cervello. I raggi X, su cui si basa anche la TC (tomografia computerizzata), sono stati molto importanti nella definizione della struttura del cervello. Tuttavia queste radiazioni non hanno permesso di studiare la fisiologia di questo organo. Al contrario, i metodi che non si basano su radiazioni ionizzanti, sono riusciti a fornire informazioni molto interessanti anche sul funzionamento del cervello. Queste tecniche sono in grado di restituire vere e proprie mappe dei processi funzionali allinterno del corpo. Le metodologie di questo tipo pi importanti, fondamentali nello studio della parte dellorganismo da noi presa in considerazione, sono la PET (Tomografia ad emissione di positroni), la MRI (Risonanza magnetica) e la OT (Topografia ottica). In questa trattazione verranno esaminate TC, PET e MRI.

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La Tomografia Computerizzata (TC)


Metodologia L'immagine del corpo da studiare viene creata misurando l'attenuazione di un fascio di raggi X che attraversa tale corpo. Questa varia in modo proporzionale alla densit elettronica dei tessuti attraversati, cio alla distribuzione spaziale degli elettroni nello strato corporeo in esame. Poich le immagini prodotte sono di tipo digitale, il corpo studiato viene suddiviso in una serie discreta di elementi di volume (voxel), ai quali corrisponde un elemento unico d'immagine (pixel), seguente la scala dei grigi. Quanto pi piccolo il volume rappresentato da un singolo pixel tanto maggiore la risoluzione spaziale. L'attenuazione direttamente proporzionale alla densit elettronica dei tessuti presenti nel voxel: il suo valore detto "densitometrico". Un voxel con alta densit viene rappresentato con una gradazione di grigio pi chiara. L'unit di misura della densit elettronica l'UH (unit di Hounsfield - HU), la cui scala comprende 2001 diverse tonalit di grigio, dal nero al bianco. La densit dell'aria assume un valore di -1000 UH, l'acqua vale 0 HU e l'osso compatto vale +1000. Le dimensioni di una singola immagine sono normalmente di 512x512 pixel, per una profondit di 8 bit/pixel. La metodica TC consente risultati molto migliori della radiologia tradizionale, per quanto riguarda la differenziazione dei tessuti molli. Malauguratamente la dose di radiazioni ionizzante fornita al paziente molto pi elevata rispetto a una radiografia tradizionale, tanto pi nel caso dei tomografi multistrato, pertanto si dovrebbe ragionevolmente ricorrere alla TC solo se strettamente necessario, soprattutto se i tessuti irradiati sono in accrescimento (per esempio nei bambini). Lo studio TC pu essere migliorato dall'infusione di mezzo di contrasto endovenoso organo-iodato, che consente una migliore differenziazione di strutture con densit simile, o della stessa struttura in tempi diversi, programmabili attraverso un iniettore a flusso variabile.

Come funziona L'emettitore del fascio di raggi X ruota attorno al paziente ed il rivelatore, al lato opposto, raccoglie l'immagine di una sezione del paziente; il lettino del paziente scorre in modo molto preciso e determinabile all'interno di un tunnel di scansione, presentando a ogni giro una sezione diversa del corpo. Le sequenze di immagini, assieme alla informazioni dell'angolo di ripresa, sono elaborate da un computer, che presenta il risultato sul monitor. Tale risultato costituito da una serie di sezioni contigue dello spessore reimpostato:

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l'insieme delle sezioni ricostruite costituiscono i dati inerenti il volume di scansione che possono essere ricostruiti da un software di rendering tridimensionale per produrre immagini tomografiche di qualsiasi altro piano spaziale o, in alternativa, per ottenere immagini tridimensionali o endoscopiche. Per ottenere le immagini tomografiche del paziente a partire dai dati "grezzi" della scansione il computer dedicato alla ricostruzione impiega complessi algoritmi matematici di ricostruzione dell'immagine.

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La Tomografia ad Emissione di Positroni (PET)

La tomografia ad emissione di positroni1 (PET, Positron Emission Tomography) una metodologia di imaging della medicina nucleare (la branca della medicina che applica la fisica delle alte energie alla ricerca e alla diagnostica), che produce immagini tridimensionali o mappe dei processi funzionali allinterno del corpo. L'imaging nucleare si basa sul rilevamento dei fotoni2 ad alta energia provenienti da radionuclidi (elementi cio che emettono radiazione gamma dai loro nuclei atomici) che possono essere usati come tali (per esempio, 15O2 e H215O per lo studio del flusso ematico cerebrale) o possono essere previamente incorporati in molecole di interesse biologico per la valutazione della loro attivit a livello cerebrale (farmaci o enzimi antagonisti dei sistemi di neurotrasmissione). Queste sostanze dette radiotraccianti3 o radiofarmaci vengono introdotte nel corpo del paziente in esame. Si tratta di molecole biologicamente attive marcate con radionuclidi.
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Grazie alla loro alta energia, i fotoni gamma emessi dal radionuclide raggiungono gli organi bersaglio e, dall'interno del corpo in cui sono stati introdotti, possono svelare la loro attivit al tomografo PET che in grado con software appropriati di formare e registrare l'immagine relativa. Rispetto alle altre metodiche nucleari basate sull'emissione di singoli fotoni come la SPECT, la PET caratterizzata dall'uso di radiofarmaci marcati con particolari radioisotopi4 che, a causa dell'alto numero di protoni, decadono emettendo positroni, le antiparticelle dell'elettrone. Nel raggio di pochi millimetri dal punto dell'emissione, il positrone collide con un elettrone e si annichila5. Da questo evento si producono due fotoni che viaggiano in direzioni diametralmente opposte e vengono rilevati grazie alla loro simultaneit. Dalla traiettoria della coppia di fotoni il tomografo in grado di ricostruire con buona precisione il punto dell'emissione del positrone e quindi la distribuzione tridimensionale del radiofarmaco, da cui vengono poi estratte le sezioni presentate nelle immagini. Nel caso dell'imaging dell'attivit metabolica, il radiofarmaco pi utilizzato [18F] FDG (fluorodesossiglucosio), un tracciante radioattivo che permette di misurare il consumo locale di glucosio e quindi indirettamente lattivit del cervello e di altri organi (e la crescita dei tumori). Lisotopo del fluoro incorporato nella molecola (come in genere tutti gli isotopi utilizzati per la PET) ha un tempo di decadimento breve (circa 110 minuti). Ci rende l'esame relativamente innocuo, dal punto di vista della dose di radiazione assunta dal paziente. Dal punto di vista della logistica dell'esame, questa caratteristica dei radiofarmaci utilizzati nella PET richiede che vengano prodotti in prossimit del luogo dove ubicato il tomografo. Rispetto ad altre tecniche di neuroimaging funzionale che, come la fMRI, indagano l'attivit cerebrale a partire da modificazioni del flusso ematico, la PET con [18F] FDG permette di avere un'immagine significativa della distribuzione delle regioni del cervello metabolicamente attive in un singolo soggetto. Le immagini oltre al loro interesse scientifico hanno quindi anche valore diagnostico. Spesso, e sempre pi frequentemente, le scansioni della Tomografia a Emissione di Positroni sono raffrontate con le scansioni a Tomografia Computerizzata, fornendo informazioni sia anatomiche e morfologiche, sia metaboliche (in sostanza, su come il
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tessuto o l'organo siamo conformati e su cosa stiano facendo). Tale esame viene detto PETTC. Ad ogni modo, mentre gli altri metodi di scansione, come la TC e la MRI permettono di identificare alterazioni organiche e anatomiche nel corpo umano, le scansioni PET sono in grado di rilevare alterazioni a livello biologico molecolare che spesso precedono l'alterazione anatomica (ovvero possibile diagnosticare una malattia in tempi pi brevi), attraverso l'uso di marcatori molecolari che presentano un diverso ritmo di assorbimento a seconda del tessuto interessato. Con una scansione PET possibile visualizzare e quantificare con discreta precisione il cambio di afflusso sanguigno nelle varie strutture anatomiche (attraverso la misurazione della concentrazione dell'emettitore di positroni iniettato). I radionuclidi utilizzati nella scansione PET sono generalmente isotopi con breve tempo di dimezzamento, come [11C] (~20 min), [13N] (~10 min), [15O] (~2 min) e [18F] (~110 min). Per via del loro basso tempo di dimezzamento, i radioisotopi devono essere prodotti da un ciclotrone6 posizionato in prossimit dello scansionatore PET (ed soprattutto per questo motivo che lapparecchiatura per effettuare questo tipo di esame molto costosa e soltanto pochi ospedali e universit se la possono permettere).

Immagine di una tipica acquisizione di scansione del cervello

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Risonanza Magnetica (MRI)

una tecnica di indagine sulla materia basata su principi fisici che utilizzano la misurazione della precessione7 dello spin di alcuni nuclei atomici sottoposti ad un campo magnetico. Le informazioni date dalle immagini di risonanza magnetica sono essenzialmente di natura diversa rispetto a quelle degli altri metodi di imaging. Infatti sono normalmente visibili esclusivamente i tessuti molli, ed inoltre possibile la discriminazione tra tipologie di tessuti non apprezzabile con altre tecniche radiologiche.

In parole povere La metodica si basa nel posizionare in un potente magnete il paziente e nell'inviargli opportune onde radio. Queste "eccitano" i protoni degli atomi di idrogeno presenti nel corpo umano. Il segnale emesso dai protoni consente di ottenere una mappa della loro distribuzione e comportamento. Si ottiene cos una immagine delle parti organiche interessate.

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Fondamenti teorici: la Risonanza Magnetica Nucleare (NMR) Si basa sul sottoporre il paziente ad un forte campo magnetico statico. L'intensit del campo magnetico pu variare dai decimi di Tesla, per piccole macchine dedicate allo studio delle articolazioni, a 3 Tesla per le macchine attualmente in commercio per scopi diagnostici. Nel campo magnetico statico, gli spin8 dei protoni all'interno dei tessuti tendono ad allinearsi alle linee di forza (in modo parallelo o antiparallelo); poich gli spin allineati in senso parallelo sono in numero superiore, i tessuti vengono a possedere una leggera magnetizzazione totale. Questo allineamento non mai totale, ma piuttosto gli spin dei vari protoni incominciano a mostrare una precessione attorno alla direzione del campo magnetico. Questa precessione mostra una frequenza tipica detta frequenza di Larmor9 che si trova nell'ordine dei MHz e quindi nel campo della radiofrequenza (per un campo di 1 T, la frequenza di 42 MHz per l'atomo di idrogeno); se allora sul paziente viene applicato un campo magnetico rotante a questa esatta frequenza e di energia sufficiente, possibile ruotare la magnetizzazione dei protoni di un angolo arbitrario (detto flip angle) che dipende dal tipo di immagini che si desidera ottenere. Il fornire questa energia alla stessa frequenza di precessione il fenomeno che d il nome (risonanza) al metodo; si tratta dello stesso principio per cui fornendo la spinta al momento giusto, si pu aumentare l'ampiezza delle oscillazioni di un'altalena. Dopo l'impulso, man mano gli spin dei protoni tenderanno a tornare al loro stato iniziale di allineamento lungo il campo (fenomeno di rilassamento); tramite una bobina ricevente viene misurato l'andamento della magnetizzazione nel piano perpendicolare al campo magnetico principale (Free Induction Decay, o FID). Tale rilassamento avviene con due costanti di tempo distinte: la prima, indicata con T1, indica la rapidit con cui si ricostruisce la magnetizzazione diretta lungo la direzione del campo principale, e dipende dall'interazione tra protoni e le molecole circostanti (rilassamento spin-reticolo), la seconda, indicata con T2, indica la rapidit con cui si distrugge la componente di magnetizzazione trasversale in condizioni ideali, e dipende dall'interazione mutua di protoni vicini (rilassamento spin-spin). In situazioni reali, la componente trasversa viene
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distrutta a causa della perdita di coerenza di fase tra i vari protoni del campione osservato, con un tempo chiamato T2* < T2. Essendo espressione di propriet fisiche diverse, queste costanti sono in generale indipendenti l'una dall'altra, e funzioni dell'intensit del campo magnetico. In teoria, sarebbe possibile effettuare misurazioni rilevando il segnale emesso da una grande variet di nuclei atomici, come ad esempio il sodio, il fosforo, il carbonio e l'idrogeno, impostando la frequenza di risonanza delle bobine a radiofrequenza al valore appropriato. Tuttavia in campo diagnostico viene attualmente usato quasi esclusivamente l'idrogeno come fonte di segnale.

Tecnologia Uno scanner commerciale principalmente formato da elementi che creano campi magnetici statici oppure variabili nel tempo e nello spazio, coordinati da una complessa elettronica di controllo. Tali elementi sono: 1. Il magnete principale, la cui funzione creare un campo magnetico statico e omogeneo di elevata intensit per permettere la polarizzazione dei nuclei. 2. Le bobine a radiofrequenza, che generano il campo magnetico rotante alla frequenza di Larmor. 3. Le bobine di gradiente, che generano campi magnetici che variano linearmente nello spazio, indispensabili alla generazione di immagini. 4. Varie bobine ausiliarie, che servono a compensare per eventuali disomogeneit o per modificare in altro modo le geometrie dei campi principali.

Magnete principale: Il magnete principale il componente pi grande e costoso dello scanner, e tutto il resto dello scanner pu essere considerato ausiliario ad esso. La sua funzione quella di creare un campo magnetico costante nello spazio e nel tempo. La specifica pi importante di un magnete per l'imaging a risonanza magnetica l'intensit del campo prodotto. Campi magnetici di maggiore intensit aumentano il rapporto segnale rumore (SNR) dell'immagine, permettendo risoluzioni pi alte o scansioni pi rapide. Tuttavia, intensit pi alte richiedono magneti pi costosi e con costi di manutenzione pi elevati, oltre ad avere bisogno di misure di sicurezza pi accurate. Al momento campi magnetici a 1.5T sono considerati un buon compromesso tra costo e prestazioni per l'uso clinico generale.

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Sta comunque iniziando l'introduzione di campi magnetici a 3T soprattutto per applicazioni di risonanza magnetica funzionale cerebrale o per l'imaging cardiaco. Alcuni studi sono in corso per ci che riguarda l'imaging sull'uomo con campi magnetici a 7T ed attualmente in costruzione uno scanner whole-body (cio in grado di effettuare l'imaging di ogni distretto corporeo) a 11.7T (Progetto Neurospin, Francia). Per esperimenti su cavie e piccoli animali, campi magnetici fino a 17T sono attualmente usati. Un parametro altrettanto importante per valutare la qualit di un magnete la sua omogeneit: le fluttuazioni nell'intensit del campo all'interno della regione osservata dovrebbero essere inferiori allo 0.001%.

Tre tipologie di magnete sono usate:

Magnete permanente: Magneti convenzionali fatti di materiali ferromagnetici (ad esempio acciaio) possono essere usati per ottenere il campo principale. Magneti di questo tipo sono estremamente ingombranti (con un peso che pu superare le 100 tonnellate), ma una volta installati necessitano di pochi costi di manutenzione. I magneti permanenti possono raggiungere solo intensit di campo limitate (normalmente inferiori a 0.4T) ed hanno stabilit nel tempo ed omogeneit non eccellenti. Pongono inoltre problemi di sicurezza, in quanto il campo magnetico non pu essere mai disattivato.

Elettromagnete resistivo: Si tratta di un solenoide di cavo di rame. I vantaggi di questo tipo di magnete sono il basso costo, ma l'intensit di campo limitata e la stabilit scarsa. L'elettromagnete richiede una corrente elettrica notevole per mantenere attivo il campo, il che lo rende costoso da utilizzare. Questa soluzione in generale obsoleta.

Elettromagnete a superconduttore: Quando una lega di niobio-titanio raffreddata da elio liquido a 4K, essa diventa superconduttiva, cio riduce la propria resistenza elettrica a zero. Costruendo un elettromagnete con cavo superconduttivo, possibile ottenere intensit di campo molto alte con ottime caratteristiche di stabilit. La costruzione di un tale magnete estremamente costosa, e l'elio per il raffreddamento costoso e molto difficile da maneggiare. Tuttavia, nonostante il costo, magneti a superconduttore raffreddati ad elio sono i pi comunemente usati negli scanner moderni. Nonostante l'isolamento termico, il calore presente nell'ambiente attorno allo scanner causa una lenta ebollizione ed evaporazione dell'elio liquido. Di

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conseguenza necessario un regolare rabboccamento del livello di elio. Per questo motivo, un criostato pu essere usato per ricondensare l'elio che evapora. Sono anche attualmente disponibili scanner privi di raffreddamento ad elio, in cui il cavo del magnete direttamente raffreddato dal criostato. I magneti principali sono disponibili in diverse forme. Tuttavia, i magneti permanenti sono pi frequentemente fatti a forma di ferro di cavallo, mentre quelli a superconduttore sono in genere toroidali. Tuttavia, magneti a superconduttore a ferro di cavallo e magneti permanenti quadrati sono a volte usati.

Bobine di gradiente: Componente fondamentale di uno scanner per l'imaging sono le bobine di gradiente, avvolgimenti in cui la corrente che vi scorre modulata a seconda delle direttive della sequenza di eccitazione, e che hanno lo scopo di modificare l'intensit del campo magnetico lungo i tre assi spaziali. La loro caratteristica principale la generazione di campi magnetici che variano linearmente di intensit lungo una direzione, e sono uniformi rispetto alle altre due. Ad esempio, attivando solo la bobina di gradiente lungo l'asse Z (convenzionalmente la direzione in cui orientato il campo magnetico principale), si avr all'interno del magnete un campo uniforme in ogni piano XY, mentre nella direzione Z varier secondo la formula B0 + Gzz, dove B0 l'intensit iniziale del campo magnetico, e Gz l'intensit del gradiente, misurata in L'effetto delle bobine di gradiente quello di modificare la frequenza di risonanza dei nuclei in maniera dipendente dalla posizione spaziale. Questo concetto alla base della generazione di immagini. La generazione di immagini avviene attraverso la ripetuta acquisizione di segnali provenienti dal corpo, e attraverso l'opportuna modulazione delle bobine di gradiente.

Valenza diagnostica Le immagini di risonanza magnetica hanno una risoluzione intrinseca piuttosto bassa (particolari di 1 mm sono praticamente al limite della visibilit), ma l'importanza di questo esame sta nel fatto di poter discriminare, per esempio, tra un tessuto del fegato ed uno della milza (che rispetto ai raggi X presentano la stessa trasparenza).

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Risonanza Magnetica Funzionale (fRMI)


La risonanza magnetica funzionale, abbreviata RMF o fMRI (Functional Magneting Resonance Imaging), una tecnica di imaging biomedico che consiste nell'uso dell'imaging a risonanza magnetica per valutare la funzionalit di un organo o un apparato, in maniera complementare all'imaging morfologico. Sebbene risonanza magnetica funzionale sia una terminologia generica, ovvero applicabile a qualsiasi tecnica di imaging a risonanza magnetica che dia informazioni aggiuntive rispetto alla semplice morfologia (ad esempio imaging metabolico, quantificazione del flusso sanguigno, imaging dei movimenti cardiaci ecc.), essa spesso usata come sinonimo di risonanza magnetica funzionale neuronale, una delle tecniche di neuroimaging funzionale di sviluppo pi recente. Questa tecnica infatti in grado di visualizzare la risposta emodinamica (cambiamenti nel contenuto di ossigeno del parenchima e dei capillari) correlata all'attivit neuronale del cervello o del midollo spinale, nell'uomo o in altri animali.

Introduzione noto da pi di cento anni che le variazioni del flusso sanguigno e dell'ossigenazione sanguigna nel cervello (l'emodinamica) sono strettamente correlate all'attivit neurale. Quando le cellule nervose sono attive, consumano l'ossigeno trasportato dall'emoglobina degli eritrociti che attraversano i capillari sanguigni locali. L'effetto di questo consumo di ossigeno l'aumento del flusso sanguigno nelle regioni ove si verifica maggiore attivit neurale, che avviene con un ritardo da 1 a 5 secondi circa. Questa risposta emodinamica raggiunge un picco in 4-5 secondi, prima di tornare a diminuire fino al livello iniziale (in genere scende anche sotto di esso): si hanno cos, oltre che variazioni del flusso sanguigno cerebrale, anche modificazioni localizzate del volume sanguigno cerebrale e della concentrazione relativa di ossiemoglobina (emoglobina ossigenata) e deossiemoglobina (emoglobina non ossigenata). L'emoglobina diamagnetica quando ossigenata ma paramagnetica quando non ossigenata. Il segnale dato dal sangue nella risonanza magnetica nucleare (RMN) varia in funzione del livello di ossigenazione. Questi differenti segnali possono essere rilevati usando un'appropriata sequenza di impulsi RMN, ad esempio il contrasto Blood Oxygenation Level Dependent (BOLD). Maggiori intensit del segnale BOLD derivano da diminuzioni

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nella concentrazione di emoglobina non ossigenata, dal momento che la suscettivit magnetica del sangue risulta avere un valore pi vicino a quello dei tessuti. Mediante analisi con scanner per imaging a risonanza magnetica, usando parametri sensibili alla variazione della suscettivit magnetica, possibile stimare le variazioni del contrasto BOLD, che possono risultare di segno positivo o negativo in funzione delle variazioni relative del flusso sanguigno cerebrale e del consumo d'ossigeno. Incrementi del flusso sanguigno cerebrale, in proporzione superiori all'aumento del consumo d'ossigeno, porteranno ad un maggiore segnale BOLD; viceversa, diminuzioni nel flusso, di maggiore entit rispetto alle variazioni del consumo d'ossigeno, causeranno minore intensit del segnale BOLD.

BOLD e attivit neurale La corretta relazione tra segnali neurali e BOLD ancora soggetta a ricerca. In generale, le modifiche del segnale BOLD sono ben legate alle variazioni del flusso sanguigno. Numerosi studi, svolti negli ultimi decenni, hanno identificato un accoppiamento tra il flusso sanguigno e il tasso metabolico; ovvero, l'apporto di sangue strettamente regolato nello spazio e nel tempo per l'apporto delle sostanze nutrienti necessarie al metabolismo del cervello. Ad ogni modo, i neuroscienziati stanno ricercando una relazione pi diretta tra l'apporto di sangue e gli input/output neurali che possono essere collegati sia all'attivit elettrica osservabile che ai modelli circuitali della funzione cerebrale. Le osservazioni sulle correnti elettriche indicherebbero che i potenziali di campo locale, indici dell'attivit elettrica integrata, hanno una maggiore correlazione con il flusso sanguigno rispetto ai potenziali d'azione che sono pi direttamente in relazione con le comunicazioni neurali. Tuttavia, nessuna misura della sola attivit elettrica ha fornito un'adeguata correlazione con il metabolismo e l'apporto di sangue in un ampia e dinamica gamma sperimentale. Presumibilmente, ci riflette la complessa natura dei processi metabolici, che comprende anche l'attivit elettrica. Alcune recenti ricerche hanno suggerito che l'aumento nel flusso sanguigno cerebrale, che segue l'attivit neurale, non sarebbe correlato casualmente alla richiesta metabolica della regione cerebrale, ma sarebbe piuttosto guidato dalla presenza di neurotrasmettitori, in particolare l'acido glutammico. Altri risultati di recenti ricerche suggeriscono che una lieve diminuzione iniziale prima del segnale BOLD positivo sarebbe pi localizzata e sarebbe in relazione con le diminuzioni locali della concentrazione d'ossigeno nei tessuti (forse riflettendo l'aumentato

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metabolismo locale durante l'attivazione dei neuroni). Con l'utilizzo di questo segnale BOLD negativo maggiormente localizzato, stato possibile l'imaging delle colonne di dominanza oculare nella corteccia visiva primaria, con una risoluzione di circa 0,5 mm. Tuttavia, il segnale BOLD negativo iniziale piccolo e pu essere notato sono con l'uso di scanner potenti, con campi magnetici di almeno 3 tesla. Il segnale anche molto meno intenso del normale segnale BOLD, cosa che rende difficile l'estrazione di esso dal rumore di fondo. Inoltre, questa piccola variazione avviene in 1-2 secondi dall'inizio dello stimolo e potrebbe non essere rilevata quando i segnali sono registrati con lunghi tempi di ripetizione. Se il tempo di ripetizione sufficientemente basso, l'osservazione del segnale negativo pu essere falsata dall'aumentata velocit della risposta del flusso sanguigno cerebrale, causata dal consumo di sostanze vasoattive (come la caffeina). Il segnale BOLD generato dal complessivo contributo al flusso sanguigno cerebrale da parte delle grandi arterie e vene, piccole arteriole e venule e da parte dei capillari. I risultati sperimentali indicano che il segnale BOLD pu essere stimato dai vasi pi piccoli, quindi pi vicini ai neuroni attivi, usando campi magnetici pi intensi. Per esempio, mentre circa il 70% del segnale BOLD deriva dai vasi maggiori in uno scanner da 1,5 tesla, circa il 70% deriva dai vasi minori in uno scanner da 4 tesla. Inoltre, l'entit del segnale BOLD aumenta circa con il quadrato dell'intensit del campo magnetico. Vi stato quindi uno aumento dell'attenzione nei confronti di scanner a campo pi intenso, sia per aumentare la localizzazione delle misure che per aumentare il segnale rilevabile. Negli ultimi anni, sono stati resi operativi alcuni scanner da 7 tesla e sono in sviluppo scanner sperimentali da 8 e 9 tesla.

Dati da FMRI (in giallo) sovrapposti ad un'immagine media dell'anatomia cerebrale di diversi pazienti.

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Glossario di Fisica
Positrone Il positrone lequivalente di antimateria dellelettrone. Ha carica elettrica pari a +1 e la stessa massa dellelettrone.

Fotone Il fotone un quanto del campo elettromagnetico. Ogni fotone ha massa e carica nulla e porta unenergia E, direttamente proporzionale alla sua frequenza f. La costante di proporzionalit la costante di Planck h. Si ha cos che lenergia di un fotone di frequenza f vale: E = hf Normalmente il fotone associato al simbolo (gamma), anche se nella fisica delle alte energie viene usato solo per i fotoni ad alta energia (i fotoni con livello di energia immediatamente inferiore ad esempio vengono indicati con X e chiamati raggi X).

Radiotracciante Un radiotracciante dato da un radionuclide incorporato in un composto normalmente assimilato dal corpo umano, come il glucosio, l'acqua o l'ammoniaca, e quindi iniettato nel corpo da analizzare per tracciare i luoghi in qui vengono a distribuirsi.

Isotopi e Decadimento radioattivo Isotopi Gli isotopi sono atomi dello stesso elemento chimico, e quindi con lo stesso numero atomico, ma con differente numero di massa, e quindi massa atomica. La differenza delle masse dovuta a un diverso numero di neutroni presenti nel nucleo dell'atomo. Se 2 nuclei contengono lo stesso numero di protoni, ma un numero differente di neutroni, i due nuclei avranno lo stesso comportamento chimico (con delle minime differenze nei tempi di reazione e nell'energia di legame), ma avranno comportamenti fisici differenti, essendo uno pi pesante dell'altro. Gli isotopi sono suddivisi in isotopi stabili (meno di 300) e non stabili o isotopi radioattivi (circa 1200). Il concetto di stabilit non netto, infatti esistono isotopi "quasi stabili". La

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loro stabilit dovuta al fatto che, pur essendo radioattivi, hanno un tempo di dimezzamento estremamente lungo anche se confrontato con l'et della Terra.

Radioattivit o decadimento radioattivo La radioattivit o decadimento radioattivo, un insieme di processi tramite i quali dei nuclei atomici instabili (nuclidi) emettono particelle subatomiche per raggiungere uno stato pi stabile. Ogni atomo formato da un nucleo contenente protoni e neutroni, e da un certo numero di elettroni che gli orbitano intorno. Essendo tutti carichi positivamente i protoni tendono a respingersi per via della forza di Coulomb e, se non ci fossero altre forze a tenerli uniti, i nuclei non sarebbero stabili. In effetti i nuclei atomici sono tenuti coesi dalla cosiddetta forza nucleare forte. Questa forza richiede anche la presenza dei neutroni per manifestarsi. Quando le forze all'interno del nucleo non sono bilanciate (ovvero il nucleo instabile) questo tende spontaneamente a raggiungere uno stato stabile attraverso l'emissione di una o pi particelle. Storicamente (in seguito agli studi di Marie Curie) i decadimenti nucleari sono stati raggruppati in tre classi principali:

decadimento alfa decadimento beta decadimento gamma

A questa prima classificazione, in seguito ad ulteriori investigazioni sul fenomeno, si sono aggiunte l'emissione di neutroni, l'emissione di protoni, la cattura elettronica e la fissione spontanea. Mentre il decadimento alfa ed il decadimento beta cambiano il numero di protoni nel nucleo e quindi il numero di elettroni che vi orbitano attorno (cambiando cos la natura chimica dell'atomo stesso), il decadimento gamma avviene fra stati eccitati dello stesso nucleo e comporta solo la perdita di energia. Vi sono modalit di decadimento radioattivo diverse da quelle accennate sopra. Alcuni isotopi emettono positroni (decadimento che avviene per i radioisotopi), cio particelle identiche agli elettroni ma di carica opposta. Questa emissione viene comunemente considerata decadimento beta e chiamata emissione "beta pi" per distinguerla da quella pi comune di elettroni negativi. Si pensa che l'emissione di positroni sia dovuta alla conversione, nel nucleo, di un protone in un neutrone determinando la diminuzione di un'unit del numero atomico.

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Annichilazione elettrone positrone Il processo di annichilazione elettrone-positrone una reazione che avviene quando un elettrone incontra un positrone (l'antiparticella dell'elettrone, ovvero una particella di antimateria): il susseguente processo di collisione innesca la produzione di due raggi gamma e, pi raramente, di altre particelle.

Questo processo deve seguire alcune leggi di conservazione, tra le quali:

La conservazione della carica elettrica: la carica totale finale e iniziale uguale a zero.

La conservazione della quantit di moto e dell'energia totale: ci proibisce la creazione di un singolo raggio gamma.

La conservazione del momento angolare.

La PET si basa proprio su questa reazione, infatti, a basse energie il risultato dellannichilazione la creazione di due fotoni aventi ciascuno un'energia pari all'energia a riposo dell'elettrone o del positrone (511 keV). Siccome il sistema possiede inizialmente una quantit di moto totale pari a zero, i raggi gamma vengono emessi in direzioni opposte.

Acceleratore di particelle Un acceleratore di particelle una macchina il cui scopo quello di produrre fasci di ioni o particelle subatomiche (elettroni, positroni, protoni, antiprotoni ecc.) con elevata energia cinetica. Tali macchine vengono usate principalmente per scopi medici (produzione di isotopi radioattivi, limpiego che interessa questa trattazione), per studiare la struttura dei materiali) o per scopi di ricerca in fisica delle particelle (un fascio di particelle di elevata energia permette di sondare oggetti di dimensioni molto piccole). I metodi per accelerare particelle sono basati sull'uso di campi elettrici e magnetici, di cui i primi forniscono energia alle particelle accelerandole ed i secondi servono a curvarne la traiettoria (ad esempio negli acceleratori circolari: ciclotrone e sincrotrone) o a correggere dispersioni spaziali e di impulso dei fasci accelerati. Il Ciclotrone Il ciclotrone stato il primo esempio di acceleratore circolare (costruito da Lawrence nel 1930). A differenza dei LINAC, gli acceleratori di particelle lineari, in cui per aumentare lenergia del fascio accelerato occorre aumentare la lunghezza della macchina, in un 54

acceleratore circolare, per aumentare lenergia sufficiente far passare ripetutamente le particelle in una stessa cavit accelerante. Non solo, con un ciclotrone anche possibile accelerare un fascio continuo di particelle, non come negli acceleratori lineari dove venivano accelerate soltanto le particelle in fase con il campo elettrico. Il ciclotrone costituito da due elettrodi cavi a forma di D, immersi in campo magnetico costante e collegati ad una differenza di potenziale alternata a frequenza costante. La sorgente di particelle (originariamente ioni) posta esattamente nel centro. Quando una particella viene introdotta tangenzialmente alla camera, ortogonalmente al campo magnetico, essa viene deviata e mantenuta su un'orbita circolare per effetto della forza di Lorentz10. Nel vuoto la particella libera di ruotare, ma perdendo lentamente energia percorre una traiettoria a spirale fino al centro. Se ora viene applicata una opportuna differenza di potenziale alternata ad alta frequenza tra i due elettrodi, le particelle subiscono una accelerazione ogni volta che passano nello spazio tra essi. Accelerando, il diametro dell'orbita aumenta, fino a quando il fascio non fuoriesce tangenzialmente dal bordo del dispositivo. La massima energia raggiungibile quindi limitata dal raggio degli elettrodi e dall'intensit del campo magnetico. Inoltre le particelle vengono accelerate ad ogni passaggio tra le due cavit se arrivano in fase con il campo elettrico, vale a dire se la loro frequenza di rivoluzione uguale alla frequenza del campo: questa condizione verificata per velocit non relativistiche. Aspetti matematici La forza centripeta che trattiene le particelle nella traiettoria circolare generata dal campo magnetico trasversale B per effetto della forza di Lorentz. L'entit della forza equivale a Bqv, per cui:

dove m la massa della particella, q la carica, v la velocit e r il raggio della traiettoria. da cui:

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Vedi Glossario p. 58

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poich v/r equivale alla velocit angolare , si ha:

la frequenza di rotazione correlata alla velocit angolare secondo la relazione:

da cui, sostituendo , si ottiene:

Si pu constatare che per una particella di massa costante la frequenza necessaria indipendente dal raggio dell'orbita. Mentre il fascio si allarga a spirale la sua frequenza di rotazione non diminuisce, poich la particella continua ad accelerare, percorrendo la maggiore lunghezza dell'orbita nello stesso tempo.

Precessione In fisica la precessione il cambiamento della direzione dell'asse di rotazione di un oggetto. La dimostrazione pi immediata della precessione si osserva nel moto della trottola. Una trottola un oggetto avente simmetria rotazionale e dotato di un puntale di appoggio nella parte inferiore, al quale si imprime un moto di rapida rotazione intorno all'asse di simmetria. La trottola soggetta a due forze: la forza di gravit, che si applica nel suo centro di massa, diretta verticalmente verso il basso e la reazione vincolare, diretta verso l'alto, che si esercita nel punto in cui il puntale della trottola tocca il piano su cui essa appoggiata. La somma di questa due forze nulla. Poich l'asse della trottola non mai perfettamente verticale, il momento M di questa coppia di forze non nullo, in quanto il centro di massa non si trova esattamente sopra il punto di appoggio. Quando la trottola non in rotazione, l'effetto di questo momento semplicemente quello di far cadere la trottola. Quando invece la trottola ruota, essa possiede un momento angolare L diretto lungo l'asse di rotazione: poich il momento M ad esso perpendicolare, il suo effetto quello di

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cambiare la direzione di L senza cambiarne l'intensit. La variazione nella direzione di M, che orizzontale: perci l'asse di rotazione della trottola ruota intorno alla verticale, ma la trottola non cade finch la sua rotazione non si esaurisce per l'attrito. In effetti, per un calcolo preciso, occorre considerare che il momento angolare della precessione si aggiunge a quello della rotazione: perci il momento angolare risultante non esattamente diretto lungo l'asse di simmetria della trottola. Questo provoca un'oscillazione della trottola trasversalmente al moto di precessione, chiamata nutazione. L'ampiezza della nutazione molto piccola quando la velocit angolare di precessione trascurabile rispetto a quella di rotazione; man mano che la trottola rallenta, le oscillazioni diventano sempre pi forti fino a che il puntale scivola o la trottola tocca il piano di appoggio e quindi "cade".

Spin Spin, in inglese, significa trottola; il termine si giustifica con l'idea intuitiva che il momento angolare intrinseco dell'elettrone (e il suo momento magnetico) sia dovuto alla rotazione della sua massa (e della sua carica) attorno a un asse, che farebbe dell'elettrone una specie di piccola trottola. In realt, tale interpretazione in completo disaccordo con tutti i dati sperimentali, secondo cui l'elettrone appare come un oggetto puntiforme e non come un corpo esteso, che pu ruotare su s stesso.

Frequenza di Larmor Si definisce frequenza di Larmor L la frequenza di precessione degli spin attorno ad un campo magnetico applicato. Il suo valore dato dalla seguente relazione (equazione di Larmor):

Dove:

B0 la densit del flusso magnetico applicato (espresso in Tesla) una costante detta rapporto giromagnetico o Land g-Factor o, in alcuni casi, costante di Larmor (espresso in [ Hz x T-1 ] o [ rad x s-1 x T-1 ]) caratteristica di ogni nucleo atomico.

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Per il nucleo di idrogeno, il pi usato in risonanza magnetica nucleare, il valore della costante di 42.5756 MHz/T

Forza di Lorentz In fisica si chiama forza di Lorentz la forza che agisce su un oggetto elettricamente carico che si muove in un campo magnetico. La forza di Lorentz sempre diretta perpendicolarmente rispetto alla direzione del moto. Data una carica elettrica puntiforme q in moto con velocit v in una regione caratterizzata dalla presenza di un campo di induzione magnetica B, sulla suddetta carica agir una forza FL, detta appunto Forza di Lorentz, proporzionale a q stessa e al prodotto vettoriale di v per B, secondo la seguente formula:

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Aspetti storici

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LItalia degli anni Settanta limportanza della Paura


Gli anni di piombo e la Strategia della Tensione

Con questi termini si indica solitamente il periodo che va grosso modo dalla fine degli anni Sessanta allinizio degli anni Ottanta, che fu caratterizzato da numerose azioni terroristiche da parte di gruppi di provenienza eterogenea, con lobiettivo di destabilizzare la societ e la politica italiana, gi messe in crisi dalla contestazione del sessantotto. LItalia di quegli anni una societ in trasformazione, in cui la massa sembra prendere coscienza di s e lottare per raggiungere importanti diritti, per soddisfare nuove esigenze che una classe politica poco lungimirante e immobile non riesce ad assicurare.

Ho visto alla televisione per qualche istante la sala in cui erano in cui erano riuniti in consiglio i potenti democristiani che da circa trentanni ci governano. Dalle bocche di quei vecchi uomini, ossessivamente uguali a se stessi, non usciva una sola parola che avesse qualche relazione con ci che noi viviamo e conosciamo. Sembravano dei ricoverati che da trentanni abitassero un universo concentrazionario: cera qualcosa di morto anche nella loro stessa autorit, il cui sentimento, comunque, spirava ancora dai loro corpi. I richiami di Fanfani allancien regime, pieni di ampollosa spregiudicatezza, erano talmente insinceri da rasentare il delirio; i giovani descritti da Moro erano fantasmi quali possono essere immaginati solo dal fondo di una fossa di serpenti; il silenzio di Andreotti era intriso di un cereo sorriso di astuzia terribilmente insicura e ormai timida senza riparo (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 135, I Nixon italiani)

Gli strati sociali maggiormente interessati dal cambiamento furono sicuramente quello dei lavoratori, o pi in generale della classe media, e quello degli studenti. Infatti, nonostante la notevole crescita economica degli anni del boom, non si apprezz unevoluzione in campo sociale di uguale portata: i destinatari dei privilegi rimasero sostanzialmente gli stessi, e gran parte della popolazione non veniva ancora retribuita inadeguatamente, oltre ad essere costretta a lavorare in un sistema ancora fortemente influenzato dalla struttura corporativistica introdotta durante il fascismo. Allo stesso modo anche il sistema

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universitario non fu capace di evolversi, di adeguarsi alle nuove esigenze degli studenti, sempre in maggior numero. Nel 1968, soprattutto a partire dallautunno, questi due fronti di protesta si unirono, cos come successe in Francia. Tuttavia, mentre De Gaulle riusc a dividere i due capi della rivolta, di fatto placandola, in Italia il presidente del consiglio democristiano Mariano Rumor non ebbe la stessa abilit politica. Cos, se anche tutta lEuropa fu coinvolta in questi eventi, lItalia fu sicuramente il paese in cui raggiunsero maggior importanza. Non c da stupirsi quindi se proprio in Italia il Sessantotto avr pi conseguenze negli anni seguenti. Infatti, nonostante lapprovazione nel 1970 dello Statuto dei lavoratori, la contestazione non si plac. Anzi, per tutti gli anni settanta lItalia visse un periodo di profonda insicurezza, incertezza, instabilit politica in cui assunsero sempre pi un ruolo di rilievo i gruppi pi estremisti, anche armati, e i gruppi extraparlamentari. Lavversario politico, anche a causa della contrapposizione tra il blocco sovietico e quello americano durante la guerra fredda, viene visto come un nemico, e lunica soluzione possibile sembra lo scontro. Sono questi gli anni del terrorismo. Attentati sia di natura fascista (terrorismo nero) sia comunista (terrorismo rosso). Ma questi estremismi non possono essere identificati con il fascismo e il comunismo tradizionali: ci sono sostanziali differenze.

In realt tuttavia c' stato, e c' in Italia un nuovo Fascismo che fonda il suo potere proprio sulla promessa della "comodit e del benessere": ed appunto quello che Marco Pannella chiama il nuovo Regime, un po' immaginosamente, ma giustamente. Bench dunque tale Regime abbia fondato il suo potere su principi sostanzialmente opposti a quelli del Fascismo classico (rinunciando in questi ultimi anni addirittura al contributo della Chiesa, ridotta allo spettro di se stessa) esso pu ancora lecitamente essere chiamato fascista. Perch? Prima di tutto perch l'organizzazione dello Stato, ossia il sotto-Stato rimasto praticamente lo stesso: anzi, attraverso, per esempio, l'intervento della Mafia, la gravit delle forme di sottogoverno molto aumentata. Questo fardello arcaico - che il nuovo Regime, cos moderno, cos spregiudicato, cos cinico, cos agile - si trascina dietro, impotente a liberarsene, rende perfettamente logica e storica la presenza di uomini al potere come Fanfani, ad esempio. In lui il vecchio (legalitarismo, clericalismo e intrallazzo) pu convivere pacificamente col nuovo (produzione del superfluo,

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edonismo, sviluppo cinico e indiscriminato): perch tale convivenza un dato oggettivo della nazione italiana. La continuit tra il ventennio fascista e il trentennio democristiano trova il suo fondamento sul caos morale e economico, sul qualunquismo come immaturit politica e sull'emarginazione dell'Italia dei luoghi per dove passa la storia. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 29-30, Previsione della vittoria al referendum)

In questa gravissima situazione la classe politica tradizionale non riusc ad essere incisiva, anzi si dimostr pi che mai vulnerabile. Addirittura Pasolini parl di un vuoto di potere, e dellascesa di un nuovo Potere, nascosto ma onnipresente, che guid forzatamente, levoluzione politica italiana.

Oggi in realt in Italia c' un drammatico vuoto di potere. Ma questo il punto: non un vuoto di potere legislativo o esecutivo, non un vuoto di potere dirigenziale, n, infine, un vuoto di potere politico in un qualsiasi senso tradizionale. Ma un vuoto di potere in s. Come siamo giunti, a questo vuoto? O, meglio, "come ci sono giunti gli uomini di potere?". [] Non hanno sospettato minimamente che il potere, che essi detenevano e gestivano, non stava semplicemente subendo una "normale" evoluzione, ma sta cambiando radicalmente natura. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 133, Larticolo delle lucciole)

Nemmeno la Chiesa sembrava avere pi voce in capitolo.

Paolo VI ha ammesso infatti esplicitamente che la Chiesa stata superata dal mondo; che il ruolo della Chiesa divenuto di colpo incerto e superfluo; che il Potere reale non ha pi bisogno della Chiesa, e labbandona quindi a se stessa; che i problemi sociali vengono risolti allinterno di una societ in cui la Chiesa non ha pi prestigio.[] Per la prima volta Paolo VI ha fatto ci che faceva normalmente Giovanni XXIII, cio ha spiegato la situazione della Chiesa ricorrendo a una logica, a una cultura, a una problematica non ecclesiastica: anzi, esterna alla

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chiesa; quella del mondo laico, razionalista, magari socialista sia pur ridotto e anestetizzato attraverso la sociologia. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 78, Lo storico discorsetto di Castelgandolfo)

La cultura italiana risult radicalmente cambiata, uniformata dai consumi, dalla televisione, per realizzare la volont del nuovo Potere.

Non c dubbio (lo si vede dai risultati) che la televisione sia autoritaria e repressiva come mai nessun mezzo di informazione al mondo. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 24, Acculturazione e acculturazione)

Appunto perch perfettamente pragmatica, la propaganda televisiva rappresenta il momento qualunquistico della nuova ideologia edonistica del consumo: e quindi enormemente efficace. Se al livello della volont e della consapevolezza la televisione in tutti questi anni stata al servizio della Democrazia cristiana e del Vaticano, al livello involontario e inconsapevole essa stata invece al servizio di un nuovo Potere, che non coincide pi ideologicamente con la Democrazia cristiana e non sa pi che farsene del Vaticano. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 59, Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia)

Oggi - quasi di colpo, in una specie di Avvento - distinzione e unificazione storica hanno ceduto il posto a una omologazione che realizza quasi miracolosamente il sogno interclassista del vecchio Potere. A cosa dovuta tale omologazione? Evidentemente a un nuovo Potere. [] non so in cosa consista questo nuovo Potere e chi lo rappresenti. So semplicemente che c.[] L'identikit di questo volto ancora bianco del nuovo Potere attribuisce vagamente ad esso dei tratti "moderati", dovuti alla tolleranza e a una ideologia edonistica perfettamente autosufficiente; ma anche dei tratti feroci e sostanzialmente repressivi: la tolleranza infatti falsa, perch in realt nessun uomo ha mai dovuto essere tanto normale e conformista come il consumatore; e quanto all'edonismo, esso nasconde evidentemente una decisione a preordinare tutto con una spietatezza che la storia

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non ha mai conosciuto. Dunque questo nuovo Potere non ancora rappresentato da nessuno e dovuto a una mutazione della classe dominante, in realt - se proprio vogliamo conservare la vecchia terminologia - una forma "totale" di fascismo. Ma questo Potere ha anche "omologato" culturalmente lItalia: si tratta dunque di unomologazione repressiva, pur se ottenuta attraverso l'imposizione dell'edonismo e della joie de vivre. La strategia della tensione una spia, anche se sostanzialmente anacronistica, di tutto questo.[] (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 45-49, Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo)

Il nuovo Potere borghese necessita nei consumatori di uno spirito totalmente pragmatico ed edonistico: un universo tecnicistico e puramente terreno quello in cui pu svolgersi secondo la propria natura il ciclo della produzione e del consumo. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 15, Analisi linguistica di uno slogan)

Una vera e propria rivoluzione antropologica. Pasolini in quegli anni fu uno dei pochi, se non lunico, che riusc ad analizzare con seriet e lungimiranza il radicale mutamento della societ italiana, cercando di prevedere con acutezza gli effetti che seguiranno. Ecco una serie di estratti di articoli in maggior parte pubblicati sul Corriere della Sera o sulla rivista Il mondo.

Le varie culture particolari (contadine, sottoproletarie, operaie) continuavano imperturbabili a uniformarsi ai loro antichi modelli: la repressione si limitava ad ottenere la loro adesione a parole. Oggi, al contrario, ladesione ai modelli imposti dal Centro, totale e incondizionata. I modelli culturali reali sono rinnegati. Labiura compiuta. Si pu dunque affermare che la "tolleranza" della ideologia edonistica, voluta dal nuovo Potere, la peggiore delle repressioni della storia umana. Come si potuta esercitare tale repressione? Attraverso due rivoluzioni, interne allorganizzazione borghese: la rivoluzione delle infrastrutture e la rivoluzione del sistema dinformazioni.

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Le strade, la motorizzazione ecc. hanno ormai strettamente unito la periferia al Centro, abolendo ogni distanza materiale. Ma la rivoluzione del sistema dinformazioni stata ancora pi radicale e decisiva. Per mezzo della televisione il Centro ha assimilato a s lintero paese, che era cos storicamente differenziato e ricco di culture originali. Ha cominciato un'opera di omologazione distruttrice di ogni autenticit e concretezza.[] Gli italiani hanno accettato con entusiasmo questo nuovo modello che la televisione impone loro secondo le norme della Produzione creatrice di benessere (o, meglio, di salvezza dalla miseria). Lo hanno accettato: ma sono davvero in grado di realizzarlo? No. O lo realizzano materialmente solo in parte, diventandone la caricatura, o non riescono a realizzarlo che in misura cos minima da diventarne vittime. Frustrazione o addirittura ansia nevrotica sono ormai stati danimo collettivi. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 22-23, Acculturazione e acculturazione)

Il trauma italiano del contatto tra l'"arcaicit" pluralistica e il livellamento industriale ha forse un solo precedente: la Germania prima di Hitler. Anche qui i valori delle diverse culture particolaristiche sono stati distrutti dalla violenta omologazione dell'industrializzazione: con la conseguente formazione di quelle enormi masse, non pi antiche (contadine, artigiane) e non ancor moderne (borghesi), che hanno costituito il selvaggio, aberrante, imponderabile corpo delle truppe naziste. In Italia sta succedendo qualcosa di simile: e con ancora maggiore violenza, poich l'industrializzazione degli anni Settanta costituisce una "mutazione" decisiva anche rispetto a quella tedesca di cinquant'anni fa. Non siamo pi di fronte, come tutti ormai sanno, a "tempi nuovi", ma a una nuova epoca della storia umana, di quella storia umana le cui scadenze sono millenaristiche. Era impossibile che gli italiani reagissero peggio di cos a tale trauma storico. Essi sono diventati in pochi anni (specie nel centro-sud) un popolo degenerato, ridicolo, mostruoso, criminale. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 131, Larticolo delle lucciole)

La vittoria del no in realt una sconfitta non solo di Fanfani e del Vaticano, ma, in certo senso, anche di Berlinguer e del Partito comunista. [] bisogna avere

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il coraggio intellettuale di dire che anche Berlinguer e il Partito comunista italiano hanno dimostrato di non aver capito bene cos successo nel nostro paese negli ultimi dieci anni.[]i ceti medi sono radicalmente direi antropologicamente cambiati: i loro valori positivi non sono pi i valori sanfedisti e clericali ma sono i valori dellideologia edonistica del consumo e della conseguente tolleranza modernistica di tipo americano. stato lo stesso Potere attraverso lo sviluppo della produzione di beni superflui, limposizione della smania del consumo, la moda, linformazione (soprattutto, in maniera imponente, la televisione) a creare tali valori, gettando a mare cinicamente i valori tradizionali della Chiesa stessa, che ne era il simbolo.[] Lomologazione culturale che ne derivata riguarda tutti: popolo e borghesia, operai e sottoproletari. Il contesto sociale mutato nel senso che si estremamente unificato.[] nel comportamento quotidiano, mimico, sommati con non c niente che distingua un fascista da un antifascista. Questo per quel che riguarda i fascisti e gli antifascisti medi. Per quel che riguarda gli estremisti, lomologazione ancora pi radicale. A compiere lorrenda strage di Brescia sono stati dei fascisti. Ma approfondiamo questo loro fascismo. un fascismo che si fonda su Dio? Sulla Patria? Sulla Famiglia? Sul perbenismo tradizionale, sulla moralit intollerante, sull'ordine militaresco portato nella vita civile?[] sarebbe in grado, questo fascismo, di restaurare un'Italia non consumistica, economa, eroica, rustica, senza benessere e senza televisione? l'Italia con le donne chiuse in casa e semi-velate? No: evidente che anche il pi fanatico dei fascisti considererebbe anacronistico rinunciare a tutte queste conquiste dello sviluppo. Conquiste che vanificano ogni misticismo e ogni moralismo del fascismo tradizionale. [...] I giovani fascisti oggi, si chiamano e vengono chiamati fascisti: ma si tratta di una definizione puramente nominalistica. Infatti essi sono in tutto e per tutto identici all'enorme maggioranza dei loro coetanei. Culturalmente, psicologicamente, somaticamente non c' niente che li distingua. Li distingue solo una decisione astratta e aprioristica che, per essere conosciuta, deve essere detta.[] Il fascismo delle stragi dunque un fascismo nominale, senza unideologia propria, e inoltre, artificiale: esso cio voluto da quel potere, che dopo aver liquidato, sempre pragmaticamente, il fascismo tradizionale della Chiesa ha poi deciso di mantenere in vita della forza da opporre alleversione comunista.

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(P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 39-43, Studio sulla rivoluzione antropologica in Italia, in riferimento alla vittoria del no nel referendum abrogativo sul divorzio del 12 maggio 1974)

L'ansia del consumo un'ansia di obbedienza a un ordine non pronunciato. Ognuno sente l'ansia, degradante, di essere uguale agli altri nel consumare, nell'essere felice, nell'essere libero: perch questo l'ordine che egli inconsciamente ha ricevuto, e a cui deve obbedire, a patto di sentirsi 'diverso'. Mai la diversit stata una colpa cos spaventosa come in questo periodo di tolleranza. L'uguaglianza non stata infatti conquistata, ma una falsa uguaglianza ricevuta in regalo. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 60, Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia)

Non la felicit che conta? Non per la felicit che si fa la rivoluzione? La condizione contadina o sottoproletaria sapeva esprimere, nelle persone che la vivevano, una certa felicit reale. Oggi, questa felicit con lo Sviluppo andata perduta. Ci significa che lo Sviluppo non in nessun modo rivoluzionario, neanche quando riformista. Esso non d che angoscia. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 61, Ampliamento del bozzetto sulla rivoluzione antropologica in Italia)

C un solo caso di espressivit - ma di espressivit aberrante - nel linguaggio puramente comunicativo dellindustria: il caso dello slogan. Lo slogan infatti deve essere espressivo, per impressionare e convincere. Ma la sua espressivit mostruosa perch diviene immediatamente stereotipa, e si fissa in una rigidit che proprio il contrario dellespressivit, che eternamente cangiante, si offre a uninterpretazione infinita. La finta espressivit dello slogan cos la punta massima della nuova lingua tecnica che sostituisce la lingua umanistica. Essa il simbolo della vita linguistica del futuro, cio di un mondo inespressivo, senza particolarismi e diversit di culture, perfettamente omologato e acculturato. Di un mondo che a noi, ultimi

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depositari di una visione molteplice, magmatica, religiosa e razionale della vita, appare come un mondo di morte. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 12, Analisi linguistica di uno slogan)

La civilt dei consumi, per Pasolini, cerc di rendere ogni individuo uguale allaltro, nei gusti, nel modo di vivere, di vestire, per far s che ogni persona diventasse un buon consumatore, prevedibile, con esigenze regolari (orientabili grazie alla televisione), perfettamente adeguate ai ritmi della produzione industriale. Ma il processo di omologazione non ebbe soltanto una funzione economica, ma anche politica: grazie ai mezzi di comunicazione, alluniformazione, fu possibile instradare le preferenze per i partiti. Prima ho parlato di Pasolini come intellettuale lungimirante, pi di molti altri. Ed difficile da contraddire questa affermazione, perch proprio in questi ultimi anni lo strapotere dei mezzi di informazione, e soprattutto di chi li possiede, si manifestato in forme ancora pi evolute e preoccupanti. Nonostante negli anni Settanta la televisione non fosse ancora diffusa e presente come oggi, Pasolini ne aveva gi intuito il potere. Torniamo per a parlare ancora degli anni 70. Cosa ha a che fare il terrorismo con lomologazione? Le interpretazioni per questa relazione sono molteplici, e forse nessuna propriamente sbagliata, nessuna completamente giusta. Per cercare di comprendere a pieno il collegamento necessario considerarle tutte insieme, anche se penso che tale proponimento non sia raggiungibile: il fenomeno troppo complesso ed ampio, troppo ambiguo, per svelarne ogni dettaglio. Forse proprio per questo se ne parla sempre meno, quasi come se si preferisse cercare di dimenticare, nascondere tutti quegli avvenimenti, nonostante abbiano completamente modificato la struttura politico-sociale del nostro paese. Analizziamo per queste differenti interpretazioni: Il terrorismo pu essere visto come un fenomeno di opposizione allomologazione imposta dal sistema, ma anche pi superficialmente come una conseguenza della necessit di schierarsi a tutti i costi (anche senza motivazioni, sia apparenti che sostanziali). Unesasperazione che port anche allo scontro armato; Oppure come episodi che si scagliarono contro il sistema perch questo non garantiva il benessere per tutti, nonostante la crescita economica, che inoltre in quegli anni sub una brusca frenata, a causa delle crisi petrolifere (1973-1978) e

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dellincapacit di fare riforme da parte del governo italiano. In questa prospettiva lomologazione port quindi insoddisfazione, siccome gran parte della popolazione non potette raggiungere i modelli mostrati per esempio dalla televisione; Volendo sposare la versione complottista, le scandalose azioni da parte dei rossi (o credute tali) sono inquadrabili in un progetto orchestrato dai servizi segreti italiani (le cui gerarchie erano occupate prevalentemente da personaggi simpatizzanti per lestrema destra) e americani (CIA), con lobiettivo di spostare verso destra lasse politico del paese, negli anni dellincredibile crescita di consensi per il PCI (fatto esclusivamente italiano), guidato da Enrico Berlinguer, personaggio politico dotato di eccezionale carisma.

Sicuramente questultima ipotesi la pi affascinante (avrebbe un significato importantissimo e insieme terribile). Allo stesso tempo per anche quella meno riconosciuta, perch pi fastidiosa alle orecchie dei pi (non una bella sensazione quella di essere guidati forzatamente nelle scelte come marionette, continuamente minacciati nella nostra libert), ma anche perch pi artificiosa e quasi impossibile da provare (a meno di non poter mettere le mani sui documenti segreti di stato). Tuttavia proprio lipotesi del complotto quella che mi piacerebbe approfondire qui. Anche perch Pasolini propendeva per questa interpretazione dei fatti.

Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato golpe (e che in realt una serie di golpes istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di golpes, sia i neofascisti autori materiali delle prime stragi, sia, infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi pi recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969), e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti che, con l'aiuto della CIA (e in second'ordine dei colonnelli greci e della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente

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fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il 1968, e, in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della CIA, si sono ricostituiti una verginit antifascista, a tamponare il disastro del referendum. Io so i nomi di coloro che, tra una messa e l'altra, hanno dato le disposizioni e assicurato la protezione politica a vecchi generali (per tenere in piedi, di riserva, l'organizzazione di un potenziale colpo di Stato), a giovani neofascisti, anzi neonazisti (per creare in concreto la tensione anticomunista) e infine ai criminali comuni, fino a questo momento, e forse per sempre, senza nome (per creare la successiva tensione antifascista). Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro a dei personaggi comici come quel generale della Forestale che operava, alquanto

operettisticamente, a Citt Ducale (mentre i boschi bruciavano), o a dei personaggi grigi e puramente organizzativi come il generale Miceli. Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocit fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killers e sicari. Io so tutti questi nomi e so tutti questi fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli. Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi. Io so perch sono un intellettuale, uno scrittore, che cerca di seguire tutto ci che succede, di conoscere tutto ci che se ne scrive, di immaginare tutto ci che non si sa o che si tace; che coordina fatti anche lontani, che rimette insieme i pezzi disorganizzati e frammentari di un intero coerente quadro politico, che ristabilisce la logica l dove sembrano regnare l'arbitrariet, la follia e il mistero. Tutto ci fa parte del mio mestiere e dell'istinto del mio mestiere. Credo che sia difficile che il "progetto di romanzo" sia sbagliato, che non abbia cio attinenza con la realt, e che i suoi riferimenti a fatti e persone reali siano inesatti. Credo inoltre che molti altri intellettuali e romanzieri sappiano ci che so io in quanto intellettuale e romanziere. Perch la ricostruzione della verit a proposito di ci che successo in Italia dopo il 1968 non poi cos difficile. Tale verit - lo si sente con assoluta precisione - sta dietro una grande quantit di interventi anche giornalistici e politici: cio non di immaginazione o di finzione come per sua natura il mio.

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Ultimo esempio: chiaro che la verit urgeva, con tutti i suoi nomi, dietro all'editoriale del "Corriere della Sera", del 1 novembre 1974. Probabilmente i giornalisti e i politici hanno anche delle prove o, almeno, degli indizi. Ora il problema questo: i giornalisti e i politici, pur avendo forse delle prove e certamente degli indizi, non fanno i nomi. A chi dunque compete fare questi nomi? Evidentemente a chi non solo ha il necessario coraggio, ma, insieme, non compromesso nella pratica col potere, e, inoltre, non ha, per definizione, niente da perdere: cio un intellettuale. Un intellettuale dunque potrebbe benissimo fare pubblicamente quei nomi: ma egli non ha n prove n indizi. Il potere e il mondo che, pur non essendo del potere, tiene rapporti pratici col potere, ha escluso gli intellettuali liberi - proprio per il modo in cui fatto - dalla possibilit di avere prove ed indizi. Mi si potrebbe obiettare che io, per esempio, come intellettuale, e inventore di storie, potrei entrare in quel mondo esplicitamente politico (del potere o intorno al potere), compromettermi con esso, e quindi partecipare del diritto ad avere, con una certa alta probabilit, prove ed indizi. Ma a tale obiezione io risponderei che ci non possibile, perch proprio la ripugnanza ad entrare in un simile mondo politico che si identifica col mio potenziale coraggio intellettuale a dire la verit: cio a fare i nomi. Il coraggio intellettuale della verit e la pratica politica sono due cose inconciliabili in Italia. All'intellettuale - profondamente e visceralmente disprezzato da tutta la borghesia italiana - si deferisce un mandato falsamente alto e nobile, in realt servile: quello di dibattere i problemi morali e ideologici. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 88-90, Il romanzo delle stragi)

Ma perch la CIA, e in generale le forze di destra, avrebbero dovuto agire in questo modo per influenzare lopinione pubblica? Il compiere attentati, e poi attribuirli agli anarchici o ai comunisti non solo mise sospetto sulla sinistra parlamentare (PCI e PSI) e tolse credibilit ai suoi rappresentanti, ma spavent lintero paese, lo pose in una situazione di incertezza e insicurezza. Ecco che ritroviamo il ruolo della paura nella gestione dello stato.

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Certo, anche sposando questa teoria, sarebbe assurdo collocare tutti gli attentati di quel periodo in tale logica. Per lo stato in pi occasioni si dimostr incapace di reagire agli attentati, quasi si avvantaggiasse dalla contrapposizione esasperata dei due soliti schieramenti. Una sorta di tacito accordo, sporca connivenza, con le parti estreme per guidare lo stato.

I responsabili reali delle stragi di Milano e di Brescia sono il governo e la polizia italiana: perch se governo e polizia avessero voluto, tali stragi non ci sarebbero state. un luogo comune. Ebbene, a questo punto mi far definitivamente ridere dietro dicendo che responsabili di queste stragi siamo anche noi progressisti, antifascisti, uomini di sinistra. Infatti in tutti questi anni non abbiamo fatto nulla: 1) perch parlare di Strage di Stato non divenisse un luogo comune, e tutto si fermasse l; 2) (e pi grave) non abbiamo fatto nulla perch i fascisti non ci fossero. Li abbiamo solo condannati gratificando la nostra coscienza con la nostra indignazione; e pi forte e petulante era lindignazione pi tranquilla era la coscienza. (P.P. Pasolini, da Scritti Corsari, p. 45-49, Il vero fascismo e quindi il vero antifascismo)

Il sequestro Moro forse lesempio pi eclatante: con la scusa di non trattare con i terroristi, con le Brigate Rosse, il mondo politico lo lasci morire. E questo non fu conveniente per USA e centro-destra italiano? Uno dei principali fautori del Compromesso Storico, rapito giusto prima della formazione del secondo governo di Solidariet Nazionale, di cui finalmente avrebbe dovuto far anche parte il PCI (che fino a quel momento aveva soltanto garantito al pi un appoggio esterno ai governi di centro-sinistra), viene eliminato, e con lui le possibilit per il PCI di entrare nel governo (nel 1979 addirittura gli USA vietano al PCI questo diritto ponendo il veto su tale questione).

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Bibliografia e Fonti
Remo Bodei, La geometria delle passioni. Paura, speranza, felicit: filosofia e uso politico, Ed. Feltrinelli, Milano, 2003 Joseph LeDoux, Il cervello emotivo. Alle origini delle emozioni, Ed. Baldini Castoldi Dalai, Milano, 2004 Pier Paolo Pasolini, Scritti corsari, Ed. Garzanti, Milano, 2001 Antonio Damasio, Emozione e coscienza, Ed. Adelphi, Milano 2000 http://www.filosofico.net/antologia.htm http://it.wikipedia.org

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