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Nell’intento di studiare il nesso universale-sostanza ho cercato di ripercorrere alcuni argomenti presenti nelle Categorie di Aristotele con l’obiettivo di mostrare la presenza di due tipi di universalità: l’universale sortale e l’universale strutturato che ammette in sé modalità di composizione mereologiche. Una universalità che andrà declinata nell'ambito della biologia: l’animale può essere inteso come un insieme regolato di molteplici ordini di parti potenziali dipendenti da una parte centrale che è insieme al tutto e coincide con esso condividendone le condizioni di identità e persistenza valide per il tutto. La sostanza, dunque, non è universale né composta da universali.
Nell’intento di studiare il nesso universale-sostanza ho cercato di ripercorrere alcuni argomenti presenti nelle Categorie di Aristotele con l’obiettivo di mostrare la presenza di due tipi di universalità: l’universale sortale e l’universale strutturato che ammette in sé modalità di composizione mereologiche. Una universalità che andrà declinata nell'ambito della biologia: l’animale può essere inteso come un insieme regolato di molteplici ordini di parti potenziali dipendenti da una parte centrale che è insieme al tutto e coincide con esso condividendone le condizioni di identità e persistenza valide per il tutto. La sostanza, dunque, non è universale né composta da universali.
Nell’intento di studiare il nesso universale-sostanza ho cercato di ripercorrere alcuni argomenti presenti nelle Categorie di Aristotele con l’obiettivo di mostrare la presenza di due tipi di universalità: l’universale sortale e l’universale strutturato che ammette in sé modalità di composizione mereologiche. Una universalità che andrà declinata nell'ambito della biologia: l’animale può essere inteso come un insieme regolato di molteplici ordini di parti potenziali dipendenti da una parte centrale che è insieme al tutto e coincide con esso condividendone le condizioni di identità e persistenza valide per il tutto. La sostanza, dunque, non è universale né composta da universali.
Sembra impossibile sia sostanza una qualsiasi delle cose dette universalmente (:.s: ,i i:ui :.i. uc.i :.i. .u . si)`u `:,:.: Metaph. Z.13, 1038b11-12) 1 . Uomo e cavallo, se intesi come sinoli in universale, non sono sostanze (Z.10,1035b27-29) e nulla, se inteso come universale, sostanza (Z.16,1040b23). Che questa sia una tesi metafisica positiva e che, dunque, non si riduca ad una critica alle Forme platoniche, incapaci di spiegare la struttura metafisica dei sensibili, testimoniato dal riepilogo di H.1: dunque n luniversale n il genere sono sostanza (:. .u u: si)`u uc.i u: ,:: H.1,1042a21-22). Ma una tesi metafisica positiva non una verit analitica. Riconoscere questa differenza significa ritagliare lo spazio logico per non leggere nel dettato categoriale secondo cui i generi e le specie sarebbero almeno ousiai secondarie 2 unevidente distonia concettuale con lousiologia, e per non attribuire ad Aristotele posizioni radicali o univoche in merito allo statuto ontologico degli universali 3 . Significa anche non accettare come conclusiva la distinzione tra analisi logica 4 e metafisica. Ovvero tra unanalisi della specie, propria dellontologia pre-scientifica a paradigma soggetto-propriet, ed una della forma, propria dellontologia scientifica a paradigma ilemorfico. La distinzione specie-forma, se proiettata su un piano metodologico, mette certamente in luce due significati complementari di sostanza prima 5 , ma non si costituisce come elemento chiave nella risoluzione del problema della forma. A questo proposito, che dire di Metaph. Z.13? Burnyeat 6 molto netto su questo punto: if my map is correct, the
1 Le traduzioni della Metafisica sono condotte tenendo conto di Viano 1974. Nelle note si trovano le indicazioni dei casi in cui si optato per versioni alternative rispetto a quella di riferimento. 2 Frede-Patzig 2001, p.392. E, in precedenza, Frede 1987, pp. 63-64: in the Metaphysics, Aristotle denies that there are genera or species, that is, he denies that universals really exist (cf. Z13). Yet, if there are no genera and species, individuals no longer can be taken to be the ultimate, indivisible parts of genera. Though Aristotle denies the existence of universals, he does not assume that only individual object really exist. He continues to mantain that properties exist. 3 Mi riferisco alle seguenti tesi: il realismo secondo cui luniversale in re, del tutto identico alle cose che si predicano di esso (Owen 1965; Woods 1967); il concettualismo che intende luniversale come post rem dato che conserva soltanto una relativa continuit con le cose (Driscoll 1981); ed il nominalismo che legge luniversale come qualcosa che non nulla in se stesso (Frede-Patzig 2001). 4 Non si intende attribuire ad Aristotele di un ambito di indagine filosofica che sia in qualche modo avvicinabile alle moderne teorie logiche dellinferenza. Si intende invece quel livello preliminare di indagine in cui non compare la dottrina ilemorfica e da cui lousiologia prende le mosse e che culmina nel riconoscimento della forma come principio primo dellessere delle sostanze (cfr., Burnyeat 2001). 5 Mi limito a rinviare a Lloyd 1981 per un inquadramento del dibattito storiografico. 6 Burnyeat (2001: p. 52). Il ruolo negativo di Z.13 stato accentuato anche dai Londinesi 1979. Sul versante opposto esiste la controversa interpretazione di Gill 1989 secondo cui le forme aristoteliche, a prescindere dal fatto che siano universali o particolari, sarebbero vulnerabili ai primi due argomenti di Z.13 a causa del rapporto che intrattengono con la materia. In Zeta e nei primi cinque capitoli di Eta Aristotele a parere della studiosa aderirebbe ad una prima concezione della materia, di cui la forma predicata, intesa come del tutto distinta dal composto e dalla forma. Una materia cos intesa renderebbe vulnerabile la forma alle aporie che lo stesso Aristotele solleva. Invece, in 2 chapter does not deserve the prominence it has gained in scholarly debate about the nature of Aristotelian form. To regard Z13 as the crucial text for the particularity of form is a complete misunderstanding of its role in the overall structure of Z. Lo studioso propone una lettura deflazionistica del capitolo, il cui ruolo sarebbe meramente decostruttivo, come testimonierebbe lo stratagemma dialettico innescato dalle aporie. Seguendo questa interpretazione, in Metaph. Z non si arriverebbe mai a formulare una dottrina metafisica positiva n ultimativa sullo statuto ontologico delluniversale. Ci si deve dunque interrogare sul significato dellassenza di una dottrina metafisica positiva pur di salvare la coerenza interna allo sviluppo del pensiero aristotelico? Oppure si pu accogliere il suggerimento di Frede-Patzig (2001) ed assegnare a Z.13 il ruolo di pars construens nelleconomia del libro Zeta, impegnandosi a sostenere unipotesi concordista senza per questo condividerne gli esiti nominalistici? Prima di rispondere a queste domande necessario preliminarmente comprendere quali concetti di universale e sostanza ereditiamo dalle Categorie.
1- Luso liberale del termine sostanza Posto che, come ha messo in evidenza Frede (1987), nelle Categorie assente una nozione tecnica di universale (si)`u), la sostanzialit comunque attribuita a classi logiche di generalit crescente (specie e generi). Vi si enuncia, infatti, la distinzione tra enti esemplificati da questo uomo e questo cavallo ed enti esemplificati dalle specie e dai generi in cui ricadono come la distinzione tra sostanze prime (v.i.) e sostanze seconde (::u:i.: 2a11-19). La partizione del dominio ontologico di base implica una cesura tra una classe di enti che sono individuali 7 (ogni questo F un indivisibile: i) e una classe di enti che non lo sono (,: e :.:). Si tratta di enti indivisibili ed unitari quanto al numero (vici :: uc.i :s:. :: . ci.:. [] i ,i si. : i.). :`u: :c.: 3b10-13): senza individui non vi sarebbe niente altro e questo sembra essere sufficiente per porli come principio delle scale logiche di predicazione scandite dalle due serie. Abbiamo una prima risposta a quello che la tradizione storiografica ha battezzato Population Question 8 : quali sono gli enti basilari tra ci che esperiamo, enti dalla cui esistenza dipende lesistenza di tutto il resto? Gli enti basilari sono esemplificati da questo uomo e questo cavallo dove
H.6 attraverso lintroduzione di una nuova nozione di materia, questa volta invulnerabile agli argomenti che aprono Z.13, verrebbe dimostrata quella inscindibile unit con la forma che le garantisce limmunit. Per una critica del tutto condivisibile alle posizioni di Gill rinvio a Galluzzo 2004. 7 Si ha qui un rovesciamento del rapporto istituito da Platone tra individui ed universali (idee-forme) dovuto alla priorit della relazione di inerenza, cui fa capo la coppia concettuale soggetto-propriet, rispetto a quella di predicazione che, di fatto, linverso della partecipazione. gi implicito nei Topici il rifiuto della dottrina delle idee se si considera che il trattato un momento interno ai dibattiti accademici sulle idee di cui si ha testimonianza proprio dalla prima parte del Parmenide (su questo tema, cfr. Berti 1992 cui rinvio insieme a Fine 1993 per le ramificazioni del problema). Come ha evidenziato Frede 1987, i viene usato in contesti differenti ad esempio, dagli atomisti per indicare le grandezze indivisibili e da Platone per le infimae species e che la divisione platonica mette capo anchessa per via negativa agli individui, che sono il livello ultimo cui tale procedura pu giungere. 8 Riprendo la formulazione da Furth 1988. Si vedano anche Witt 1989, Burnyeat 2001 e Galluzzo-Mariani 2006. 3 uomo e cavallo sono predicati sortali 9 . Da questo punto di vista lontologia a paradigma soggetto- propriet sembra caratterizzata da un uso allargato e, sotto certi rispetti, liberale delletichetta sostanza il cui dominio trasversale (il bianco non una sostanza individuale) a ci che posto come individuale. La base ontologica delle Categorie data dalle sostanze individuali (questo uomo, questo cavallo). Queste sono negativamente definite come ci che non si predica di altro e non inerisce ad altro (Cat. 5, 2a11-13), ovvero come soggetti ultimi di predicazione e di inerenza. Ogni sostanza, infatti, esprime un questo di una certa sorta (tode ti: 3b10). Un soggetto sostanziale pu quindi essere introdotto insieme alla determinazione F. Se il soggetto un questo F, allora esso rimarr se stesso nella misura in cui esibisce la determinazione F: tutto quello che si pu dire del soggetto che esso F, e viene a essere e a mancare insieme ad essa (ad esempio essere dotato di quattro zampe). Poniamo infatti che la sostanza che gioca il ruolo del soggetto sia anche G (ad esempio essere bianco): non potremo determinare se quella cosa che F e quella cosa che G siano il medesimo. Anche se potessimo, inoltre, con ci non costituirebbe un progresso per le nostre conoscenze, dato che la perdita della determinazione G non pi o meno decisiva (rispetto a F) per la conservazione dellidentit del soggetto il criterio di non inerenza permette solo di escludere che una sostanza venga a essere e a mancare a causa di altro, ma non ci dice nulla quanto alle condizioni di permanenza interne al soggetto. In conclusione, ci che viene introdotto con il criterio secondo cui la sostanza un soggetto ultimo una struttura minimale, la struttura oggetto- propriet, ed lasciato del tutto libero il suo utilizzo a ogni livello tra le determinazioni proprie di una cosa. Mi preme qui mettere in evidenza che lidentit di una sostanza, in assenza di modi di composizione differenti, risulta relativa al sortale di specie prescelto come rilevante quando la indichiamo come questo F e sembra determinata solo nella misura in cui il sortale prescelto determinato. Pertanto dicendo questo F, dove F una sostanza seconda, tematizziamo ciascun particolare sia F, e non questo particolare in quanto F.
9 In Aristotele si rintracciano affermazioni in linea con la tesi secondo cui la natura degli enti esperibili efficacemente espressa dai termini sortali. Riporto a titolo esemplificativo il seguente passo: i molti si dicono, in un certo senso, allo stesso modo del molto, ma conservando una differenza: ad esempio si dice molta acqua, non molte acque. Ma vengono annoverate tra queste cose tutte quelle che siano divisibili, in un primo modo se costituiscono una moltitudine che sia in eccesso o in assoluto o rispetto a qualcosa (e allo stesso modo il poco una moltitudine in difetto), in un altro modo quelle intese come numero ci che si oppone alluno soltanto. In questo modo diciamo uno o molti, come se qualcuno dicesse uno o uni, o bianco e bianchi e le cose misurate rispetto alla misura (Metaph. I.6,1056b15-22). Qui si sostiene chiaramente che la misura corrisponde ad un predicato-concetto sortale che si pone come condizione della molteplicit e numerabilit di un insieme di enti di una certa sorta. In una interpretazione minimale con sortale si intende un termine generico che accoglie modificatori di quantit poich pu dividere il proprio riferimento: cfr., Grandy (2007). Poniamo di avere a che fare con cani, gatti, alberi, tavoli, mele: in tutti questi casi possiamo contare ci sono uno, due, tre, n cani e possiamo chiederci quanti cani ci sono qui ed ora. Ai sortali si oppongono i termini di massa come neve, dal momento che possiamo al massimo dire che c della neve e determinare quanta neve c. A differenza di quanto espresso dagli aggettivi, dai verbi e dai termini di massa, i sortali offrono un criterio di enumerazione degli oggetti di una certa sorta o classe, e sono strettamente connessi con lidentit numerica (e per certi aspetti con la sostanzialit: cfr., Wiggins (2001) che pone come criterio di sostanzialit per x essere lo stesso F). Per quanto concerne lidentit numerica, non ci possono essere due sortali diversi che occupano la medesima regione di spazio e, ancora, non vi possono essere sortali che siano negazioni di altri sortali, dato che loperazione di complementazione annulla il criterio di contabilit (con non-cane si pu intendere qualunque cosa, dal gatto al tavolo). 4 1.1- Universali sortali e strutturati Ad una nozione negativa di sostanza prima si correla una opacizzazione del pluralismo semantico che l:.: incorpora, pluralismo che sar il cuore della riforma teorica condotta nellousiologia di Metaph. Z. Infatti, nelle Categorie la contrapposizione messa a tema tra gli individui da un lato e le specie e i generi cui appartengono dallaltro ovvero tra istanze individuali e i livelli interni ad una scala logica di generalit in cui si inseriscono:
sono dette sostanze seconde quelle nelle quali sussistono [uviuc.] come loro specie le sostanze dette prime, sia queste sia i generi di queste. Ad esempio, un certo uomo sussiste nella specie uomo, e il genere di questa specie animale [. . i).v : :.::. : uvi:. . i).v., ,: :: u :.:u :c. .]. (Cat 5, 2a14-17).
Quando diciamo questo gatto stiamo considerando come oggetto ontologico questo individuo, in quanto un gatto, a prescindere dallestensione e dalla cardinalit della classe-gatto. Ma questo gatto introdotto insieme alla classe-gatto. Che funzione ha la classe-gatto e perch detta sostanza? Largomento implicato nel passo prevede che i termini generici e specifici siano detti sostanze seconde in quanto definiscono le classi logiche di appartenenza delle sostanze prime, e questo a prescindere dalla loro natura e struttura. Il rapporto tra sostanza prima e seconda appare come una forma di reciproca dipendenza ed costruito a scopo individuativo: dire che questo uomo un uomo significa individuare la classe pi prossima, o, meglio, il termine specifico o sortale pi prossimo in grado di includere il questo uomo e di dire qualcosa di esso. La predicazione animale detto di uomo concerne relazioni di dipendenza (logica) tra classi di diversa estensione (generalit) ed esibisce il carattere modale della necessit. un rapporto predicativo essenziale o analitico di natura transitiva: se Socrate un uomo e luomo un animale, allora Socrate un animale lo stesso non si pu dire degli accidenti individuali: se la palla blu e blu un colore non segue che la palla sia un colore. Tra questo uomo e animale vi un legame sortale in quanto parafrasando Strawson - un universale sortale fornisce un principio per distinguere e contare i particolari che riunisce. Esso non presuppone alcun principio o metodo antecedente per individuare i particolari che unisce. Si pu raffinare ulteriormente la posizione aristotelica evidenziando come i sortali di genere e/o specie posti allo stesso livello di generalit occupano tutti lo stesso ruolo nel dire qualcosa degli individui che raggruppano. Possiamo ad esempio dire che generi differenti animale e vegetale occupano lo stesso ruolo e sono sostanza al medesimo grado. Si consideri lenunciato (i) A lo stesso P (=occupa lo stesso ruolo) di B. Una parafrasi opportuna la seguente: (i*) animale lo stesso P (=occupa lo stesso ruolo) di vegetale, mentre sarebbe errato sostenere che (ii) uomo lo stesso P (=occupa lo stesso ruolo) di animale. Questo modello cattura abbastanza bene i livelli di generalit di generi e specie anche in virt del fatto che queste ultime sono introdotte come restrizioni progressive del termine generico e, per questo motivo, sono pi sostanze del genere: delle sostanze seconde pi sostanza la specie del genere, [. :: ::u: uc.. i`` uc.i :.: u ,:u] infatti pi vicina [:,,.] alla sostanza prima. Se, infatti, uno rende che cos una sostanza prima [:i ,i iv:.:. . v. uc.i . :c.] lo far in modo pi preciso e pi proprio dicendo la specie 5 piuttosto che il genere. Ad esempio, si darebbe la nozione di un certo uomo dicendo che uomo piuttosto che animale il primo infatti proprio del certo uomo in misura maggiore e si darebbe la nozione di un certo albero dicendo che albero piuttosto che pianta. [] Ma come le sostanze prime si rapportano alle altre cose, cos anche la specie si rapporta al genere: infatti la specie soggiace al genere; infatti i generi sono predicati delle specie, mentre le specie non sono contropredicate dei generi: di conseguenza, anche da queste considerazioni la specie sostanza pi del genere (Cat.5, 2b8-22).
La specie dunque ad un grado maggiore sostanza del genere. Generi e specie danno luogo ad una sequenza che, se viene ripercorsa dallalto verso il basso, alla decrescente comprensione o ampiezza dei generi fa corrispondere una crescente intensione dellindividuo. La specie, dunque, pur non essendo anchessa alcunch di determinato, dice pi determinatamente il che cos dellindividuo in quanto non ha la stessa estensione del genere. La maggiore sostanzialit della specie riposa tutta qui: essa pu dare una caratterizzazione intensionale il pi ristretta possibile del questo cavallo. Dicendo, ad esempio, che un equino piuttosto che un animale ne esprime il carattere proprio ed in grado di veicolarne una definizione logicamente pi efficace di quella che si potrebbe produrre con lausilio del genere soltanto 10 . Si tenga presente sin dora che la condizione di peculiarit di Metaph. Z.13 sfrutter un argomento molto simile per negare la sostanzialit al termine generico radicalizzando il punto qui espresso. Ora, cosa accade se non prescindiamo dalla natura e struttura dei generi e delle specie? Cosa accade se equino e animale non sono pi intesi come universali sortali ma nella complessit della loro struttura? Anzitutto animale e vegetale sono intese come classi distributive - la classe degli animali non essa stessa un animale ma ognuna di esse formata da sotto-classi a loro volta composte da unit. Se le sotto-classi equino e felino sono nella classe animale, luniversale generico la somma mereologica delle rispettive classi-unit? In un saggio dal titolo programmatico, Is a Whole Identical to its Parts?, Scaltsas si pone la stessa domanda nellintento di dimostrare la necessit di un modello di composizione non- mereologico in sistemi metafisici radicalmente differenti 11 . Vediamo di sviluppare un punto utile alla nostra indagine attraverso una riflessione dello studioso:
the universal brain is defined (at least in part) in terms of the substantial form human being; similarly with the universals heart, liver, etc. Their definitional interdependence is what makes the universal human being a single universal. It is also the reason why the universal brain cannot be instantiated independently of the instantiation of the universal human being. Thus, the instantiation of human being is the instantiation of brain, heart, liver, etc., because that is what the universal human being is; these are not independently instantiatable universals, but
10 Sembrerebbe che qui Aristotele abbia in mente le specie ultime che non incorporano ulteriori differenze (vengono in questo contesto lasciate sullo sfondo le differenze che effettivamente si riscontrano nelle specie uomo e cavallo). Insistere sullindivisibilit delle specie permette di fondarne la priorit su argomenti analoghi a quelli prodotti per la sostanza prima: come la sostanza prima funge sempre da soggetto cos la specie soggetto del genere mentre questo non mai soggetto della specie la specie non si predica del genere (Topici IV.4.121a12-25). 11 Per quanto sia abbastanza incauto affiancare Platone ed Aristotele al problema dellidentit tra classi e singoletti affrontato da Lewis, come alla metafisica delle relazioni e degli stati di cose di Armstrong, lanalisi di Scaltsas 1990 e 1994 offre un appiglio per la tesi che intendo qui dimostrare: gli universali generici e specifici ammettono criteri impliciti di composizione mereologica. Se si contrappone allatomicit dei soggetti categoriali larticolazione ilemorfica dei soggetti sostanziali, possibile dimostrare che luniversale nel soggetto sostanziale non allo stesso modo in cui equino e animale sono nel certo cavallo. A questo corrisponde lintroduzione di criteri non-mereologici di composizione per il cavallo, se inteso come soggetto sostanziale, criteri definiti da Scaltsas 1990, p.583 come segue: non-mereological composition is composition of elements which result in a whole that is different from the mereological fusion of these elements. (Con fusione si intende parafrasare ci che comunemente si indica con tutto). 6 definitionally dependent on, as well as definitionally constitutive of, the universal human being: (Scaltsas 1990, pp.589-590).
Aristotele necessita di modalit di composizione mereologiche sfruttando linclusione logica delle specie nei generi sovraordinati - proprio nella descrizione dei rapporti tra universali sostanziali 12 .
12 Sullilemorfismo mereologico si vedano Fine (1994; 1996; 2006), Harte (1996; 2002), Koslicki (2006; 2007; 2008) e Johnston (2006) in cui largomento pi discusso concerne Metaph. Z.17. Per quanto concerne le forme di composizione mereologiche, Scaltsas (1990 e 1994) ritiene che Aristotele ammetta delle modalit di composizione in cui gli elementi non sono parti; e che, sul modello dellAggregate Argument di Metaph. Z.17, se un tutto qualcosa in pi della somma degli elementi che lo compongono, allora questi elementi non sono in senso proprio delle parti: a substantial whole, then, for Aristotle, is a single, unified individual, which is not identical to a mereological fusion of its components. If it were a fusion of its components, then the aggregate argument would apply to it, showing that the fusion is not the substance. Rather, the substantial whole is different from the fusion of its constituents, being a single individual unified by its substantial form. Therefore, the composition involved in the creation of a substantial whole is non-mereological composition. The substantial whole is mereologically atomic, although it is made out of different components, and can be divided into different components. The aggregate argument shows that the substantial form is not such a component (Scaltsas 1990, p.588). Solo in contesti ilemorfici, dunque, seguendo lo studioso, si riscontrerebbero casi di composizione non-mereologica, casi esemplificati dalla dipendenza definizionale degli elementi materiali rispetto alla forma che li rende una unit sostanziale. La ricostruzione che si presenter differisce notevolmente dalla lettura offerta da Koslicki (2006, 2007 e 2008). Intendo infatti rovesciare il rapporto tra Metaph. Z e A affermando, ovviamente, la superiorit del dettato di Z. concord nellindividuare come interlocutore privilegiato la teoria generale degli oggetti materiali di K.Fine: Fine urges us instead in a variety of ways and from many different angle sto take seriously again the idea of a structure- based conception of parthood and composition, which takes its inspiration in particular from the metaphysical system of Aristotle and Husserl; this mereology is to be embedded within a larger ontological framework incorporating such metaphysically substantive notions familiar to us from these older traditions as definition, dependence and essence, which are conceived of by Fine in not purely modal terms Koslicki (2006: p.131). Koslicki individua le quattro caratteristiche della mereologia aristotelica che K. Fine ritiene rilevanti: (i) una nozione ampia di costituzione, applicabile a oggetti materiali e astratti. (ii) La reazione essere parte di gerarchica e permette di distinguere tra parti verticali (che, come il tronco dellalbero, non sono costituenti della cosa) ed orizzontali (che, come il legno nellalbero, sono costituenti della cosa). (iii) Non si bada solo alla collocazione spaziotemporale delle parti bens al loro arrangement. (iv) Infine, Fine adotterebbe un concetto di struttura lo stesso di cui parla Harte a proposito di Platone che pi vicino alle riflessioni aristoteliche che platoniche: as has recently been helpfully brought out in Verity Hartes excellent study of Platos mereology, Plato on Parts and Wholes: The Metaphysics of Structure (Harte 2002), structure tends to be characterized by Plato as something that is mathematically expressible (e.g. number, measure, ratio, proportion and the like), which Harte associates for example with limit in the Philebus as well as with geometrical proportions in the Timaeus; content (or that which is being configured in these mathematically expressible ways), on Hartes reading, is represented by the unlimited in the Philebus as well as the receptacle and the four elements in the Timaeus. Since any plurality of objects whatsoever can be viewed as standing in some mathematically expressible relation to one another, any restriction on composition within Platos system must be derived from the centralized, and at times explicitly theological, teleology to which he commits himself in the form of the divine demiurge. In contrast, Aristotelian forms, unlike Platonic structure, in most cases cannot be captured in purely mathematical terms; rather, Aristotelian forms have built into them their own localized teleological content, tailored to the particular kind of object at issue and its characteristic activity. In this vein, for example, a house is defined in Met. H.2 as bricks, stones and timbers (the matter) arranged in such a way as to provide a covering for bodies and chattels (the form and end) (2006: pp.133- 134). Nellinterpretazione mereologica dellessenzialismo di Aristotele proposta dallautrice la relazione essere parte di si applica a interi appartenenti a domini differenti e, per questo, nel caso delle sostanze la forma pu essere una parte di una differente sorta del tutto che essa costituisce. Metaph. Z.17 dimostrerebbe una omogeneit ontologica dei composti di forma e materia, in cui lunit tra parti differenti sul piano ontologico rimarrebbe un mistero. Secondo Koslicki, in Z.17 si assume implicitamente il Weak Supplementation Principle (un intero non pu avere una singola parte propria, cfr., Simons 1987). Se si ammettesse questa possibilit non si comprenderebbe losservazione di 1041b22-23 in cui Aristotele dice che se un tutto composto, allora sar composto di una molteplicit, perch se fosse composto di un solo elemento, esso stesso sarebbe quellelemento. La materia parte del composto di forma e materia (tra le numerose basi testuali si fa riferimento prevalentemente a A.2, ove le parti sono caratterizzate come causa materiale del tutto e Phys. VIII.5, ove le parti sono dette sussistere potenzialmente 7 Luniversale specifico uomo un termine generale la cui istanziazione implica, in modo necessario, listanziazione degli universali testa, mani, fegato. Ma testa, mani e fegato possono essere intesi, strictu sensu, come parti la cui somma d come risultato la specie uomo? Si potrebbe pensare che sia accidentale loccorrere congiuntamente di una mano e una testa in un oggetto identificato dal linguaggio naturale come unitario. Ma il problema posto da Aristotele pi radicale: ogni volta che data la nozione di una specie, necessariamente data la nozione del suo costituente, il genere. Per evitare di rendere accidentale il rapporto di subordinazione per definizione essenziale tra genere e specie, Aristotele deve ridimensionare i casi di composizione non mereologica, escludendoli dalla categoria di sostanza e rendendoli propri dei rapporti tra universali accidentali. I rapporti che specie e genere intrattengono con lindividuo sono tali per cui entrambi si dicono di un questo ma non sono in un questo (3a7-21). In 2a12- 25 il carattere sinonimico della predicazione delle sostanze seconde rispetto alle sostanze prime permette di introdurre una modalit precisa della relazione x in y che esclude che animale e uomo siano in questo uomo: le sostanze seconde non sono in un soggetto. Questo significa che per lontologia categoriale luniversale non pu essere in un individuale tra di essi, infatti, non si realizza il requisito di separabilit che risulta indispensabile per lattuarsi della relazione essere in e che solo luniversale ad essere inteso come un tutto strutturato. Ed per questo motivo che lontologia categoriale incapace di dimostrare che un costituente non coincide con una parte n con un elemento. Tuttavia generi e specie hanno immediatamente elementi e/o parti intesi come costituenti, se sensato ritenere che luniversale uomo non differisce da una somma mereologica di testa, mani, fegato, etc.. Con questo si ha una prima caratterizzazione strutturale delluniversale. La nozione di struttura che nella filosofia prima e nelle scienze legata allanalisi ilemorfica del vivente sembra dunque qui riservata alle sostanze seconde soltanto, visto che la sostanza prima descritta come unit numerica, atomica ed unidimensionale. Se non si introducessero rapporti mereologici di costituzione sarebbe arduo spiegare il carattere necessario della catena di istanziazioni che luniversale specifico postula. Ma altrettanto vero che, se da un lato sarebbe inammissibile pensare che un semplice nesso di giustapposizione tra termini possa fondare i rapporti di inclusione tra le classi di generi e specie, dallaltro le Categorie non offrono criteri di composizione ma affermano che ogni volta che data la nozione di una specie necessariamente data la nozione del genere che ne un costituente. Se invece ci si pone il problema di rendere conto di questa relazione modale, allora plausibile una sua traduzione in termini di un ordinamento mereologico delle componenti che rendono possibile listanziazione a catena delle classi logiche. In conclusione Aristotele introduce un universale strutturato in cui sussistono individui di una certa sorta senza spiegare perch luniversale abbia questa struttura e, dunque, senza spiegare che tipo di intero sia. Dato che generi e specie non godono dellunit tipica dei sinoli, possono essere intesi come entit astratte, interi relati ( la Scaltsas), in cui lidentit dei costituenti rimane invariata e non dipende
nel tutto (va rilevato che si tratta di passi in cui le parti sono dette giocare il ruolo della materia, non viceversa). La materia una parte propria del composto perch mostra condizioni di identit e permanenza differenti (1041b14-16: una volta che la sillaba si sia dissolta, le lettere continuano a esistere si tratta di un passaggio che sfrutta implicitamente un analogo della legge di Leibniz). Dunque il composto deve avere unulteriore parte propria, intesa nello stesso senso di parte che applicato alla materia. Questa parte non pu che essere la forma. 8 dal ruolo che intrattiene con il tutto. Tuttavia, per preservare limpianto generale della propria ontologia, Aristotele necessita di una modalit di composizione non mereologica per le sostanze: non infatti possibile ricondurre la totalit delle determinazioni definizionali di un individuo sostanziale alla sua specie di appartenenza, e alle componenti mereologiche di questa. In tal caso avremmo infatti unontologia caratterizzata da un principio di relativit sortale dellidentit ( la Wiggins).
2 Esiste un universale metafisico? 2.1 Premessa: verso una piattaforma ontologica unificata Interrogarsi sulleventuale presenza degli universali strutturati nella Metafisica significa mettere in discussione luso univocistico che le Categorie fanno di :.:. I limiti di questo uso sono immediatamente nella tesi secondo cui i viventi sono esempi paradigmatici di sostanze. Nel dominio sublunare, popolato da corpi sensibili e corruttibili, sono sostanze gli animali, le piante e le loro parti, compresi i quattro elementi che li compongono (Metaph. Z.2). Lilemorfismo, che normalmente trova negli interi sii il modello di comprensione e semplificazione massima, uno dei paradigmi esplicativi di base per la scienza aristotelica (per gli enti sii )uc.). Sotto questo profilo legittimo dire che i viventi sono in certo modo analoghi al camuso dal momento che ciascuno di essi un questo- in-questo (Metaph. Z.5). Ma lontologia categoriale non fornisce criteri per distinguere i composti accidentali (luomo-bianco, il naso-camuso) dalle sostanze. Per questo motivo risolvere il problema della forma significa introdurre criteri di identit per un soggetto naturale dotato di unarticolazione interna, criteri in grado di armonizzare la tesi secondo cui lessenza sostanza con la tesi secondo cui nessun universale sostanza 13 . Per comprendere questo passaggio concettuale opportuno enunciare il programma di riforma della piattaforma ontologica ereditata dalle Categorie. Quelle che qui sono dette sostanze prime vengono articolate internamente mediante le coppie concettuali materia-forma, parte-tutto, potenza-atto e sono
13 Alcuni studiosi ritengono che, in merito a questo punto, nessuna riconciliazione sia possibile. Bostock 1994 annovera Lesher 1971, Sikes 1975 e Graham 1987 come i principali sostenitori dellincoerenza interna al libro Zeta: the arguments of Z4-11 require substance to be universal (so that it can be defined, Z4; so that it can be identical with the essence that is its definition, and hence fully knowable, Z6; so that it can play the appropriate role in generation, without being generated itself, Z8; and perhaps so that it can be pure form without any admixture of matter, Z10). But the arguments of this chapter show that substance cannot be universal, and this contradiction must simply be accepted. he conclusion to be drawn is, apparently, that there are no substances or at any rate that there are no perceptible substances. For this line of interpretation may offer it as Aristotles (unstated) conclusion that there is only one thing that satisfies all the criteria for substance, namely God. God is not a universal, but he is pure form, and so it would seem that he might well be both knowable and definable. Moreover, he does have an appropriate role to play in generation, without being generated himself, since he is the first and unmoved mover of the universe as a whole, (Bostock 1994: pp.185-186). Cosa possiamo concluderne? Le difficolt sollevate nel primo capitolo di Metaph. E sono il supporto di questa interpretazione accanto a Z.16,1040b27-1041a3 per chi vi legge che solo dio pu essere realmente qualificato come sostanza (Frede 1987). Ammettere che questo il risultato ultimo della speculazione aristotelica sarebbe tuttavia molto costoso sul piano teorico: anche se a Z.13 fosse assegnato il compito di demolire la concetto di sostanza sensibile e fosse possibile per questa via armonizzarne i contenuti con il primo capitolo di E, indubbio che i restanti luoghi di Z e H sono volti proprio allanalisi della sostanza sensibile e alle ragioni della sua sostanzialit. Ma la sostanza sensibile viene studiata, con focalizzazioni differenti, nei compartimenti delle scienze speciali. Nelle correlazioni istituibili tra filosofia prima e filosofie e scienze seconde possibile risolvere il problema della forma e spiegare perch il vivente loggetto privilegiato di ricerca. 9 esemplificate dai viventi. Ecco e prime conseguenze di questa procedura di disvelamento: il riconoscimento di strutture multilivellari. Lintroduzione di criteri di sostanzialit sconosciuti alle Categorie, accanto ad una nozione forte di individualit (disgiunta dal soggetto logico e dal sostrato dei mutamenti), non solo determinano il restringimento del dominio della sostanzialit a suddette strutture soltanto, ma spingono Aristotele a distinguere l:.: nel significato di forma dellindividuo dall:.: nel significato di specie, disconnettendo la specie dalla forma della specie. Di conseguenza, le sostanze seconde subiscono una scissione: (a) da un lato vengono parzialmente riassorbite dalle forme cui fa capo la causa e il principio dellidentit e dellunit naturale ascrivibili ad ogni gatto, e, in quanto tale, non si predica dellintero di cui parte (relazione soddisfatta se fosse un si)`u). La forma del gatto Robespierre il complesso delle sue attivit vitali: nutrizione/riproduzione, movimento, percezione. Intendere la forma (anima) come un designatore rigido di sostanzialit la Kripke significa intenderla come insieme di capacit invarianti in ogni mondo possibile 14 , che determinano il mantenimento in vita del gatto in ogni situazione controfattuale sia immaginabile per esso. Detto in termini pi affini ad Aristotele, a qualunque assetto di mutamenti accidentali possibili andr incontro Robespierre, la sua forma sar un designatore costante di una matrice biologica di base per lanimalit (data dal movimento e dalla percezione). Il gatto Robespierre dunque un animale attuale, ha necessariamente la forma che esibisce forma che, come si vedr a breve, ne determina univocamente lessenza e la definizione. In quanto designatore rigido, la forma sostanziale non potr essere, di per s, qualcosa di universale: nessun universale, infatti, pu essere qua talis causa e principio di questo gatto, non del gatto in generale (Metaph. B6, M.10) 15 . (b) Dallaltro le sostanze seconde vengono a coincidere con gli universali specifici (o sinoli in universale: cfr., Metaph. Z.10) ai quali viene estesa la stessa analisi ilemorfica dei concreti, e che rappresentano ci che pi si avvicina, nella filosofia, ad un universale strutturato. In questo modo lessenza viene dissociata dalla forma che , in senso proprio, sostanza prima del gatto e che svolge un ruolo primario nella definizione del gatto intesa come continuum di differenze (Metaph. Z.12). Ora,
14 La nozione di mondo possibile (che risale a Leibniz, per cui con mondo si intende la collezione di tutto ci che esiste) primariamente da intendersi come uno strumento per gestire le tradizionali modalit dellessere e, dunque, prescindendo da formalizzazioni varie (per le quali si rinvia a Kripke 2003). Seguendo Leibniz, se un mondo la collezione delle cose esistenti, un mondo possibile non pu essere un altro mondo: quando parliamo di mondi possibili, ci riferiamo sempre agli oggetti di questo mondo, ma contestualmente immaginiamo quali e quante condizioni differenti avrebbero potuto darsi per questi stessi oggetti. 15 La relazione tra le aporie sollevate in Metaph. B e lo statuto delle forme in Zeta stata indagata da Code 1984. Su un versante dichiaratamente particolarista, Annas 1976 e Witt 1989 si sono espresse sul ruolo giocato da M.10 nella controversia (il dettato di M.10 relato a B.4,999b24-1000a4: i principi hanno una unit numerica o specifica?). The way in which Aristotle formulates the aporia about the status of principles in B6 already anticipates Zs difficulties and concerns. (i) If principles are universal Aristotle argues they are not substances. For none of the common things signifies a this (:: .) , but a such (.::), whereas substance is a this. If what is predicated in common is also a this and a single thing, then each concrete animal will turn out to be many animals. [] (ii) On the other hand, if principles re individual, they cannot be known. For the knowledge of each thing is universal, (Galluzzo-Mariani 2006: p.171). Ma laporia qui richiamata di Metaph. B.6 concerne i principi in generale e non i principi della sostanza sensibile; il compito di una teoria della sostanza che voglia dirsi coerente con il dettato delle scienze speciali dunque quello di declinare opportunamente, caso per caso, la coppia individuale-universale e comprendere in che modo si ha una conoscenza certa ed universale di qualcosa che, pur non essendo in se stesso universale, accoglie questa universalit epistemica ad un certo livello della sua individualit strutturale. 10 l:.: che nel significato di specie sostanza seconda nelle Categorie e per questo non qualcosa di concreto n di massimamente reale ma qualcosa di generale e di comune ai molti diventa, nel significato di forma, sostanza prima nellousiologia (le evidenze testuali esplicite a questo proposito si trovano in Metaph. Z.7, 1032b1-6, Z.11, 1037a5-10 e 1037a21-b7) 16 . Risulta evidente che l:.: nel significato di forma non pu essere inteso come un sortale di specie, idea sovente allorigine della confusione tra forma e specie, n con un universale strutturato esemplificato dalla classe-gatto. Da questo punto di vista, il ruolo costruttivo di Metaph. Z.13 si gioca tutto qui: mentre le Categorie non offrono criteri per garantire che questo gatto sia questo individuo se non dicendo che ad esso capita di essere un gatto, in Metaph. Z questo gatto considerato in quanto gatto: produrre una designazione rigida della formula questo F significa escludere che luniversale sia sostanza ed intendere luniversalit pi che altro nella sua matrice definizionale, come determinazione epistemica comune ai molti - luno sui molti il cui aspetto metafisico dato dalla dottrina del sinolo in universale (Metaph. Z.10).
2.2 Il decorso argomentativo di Metaph. Z.13 I problemi implicati nel dettato di Z.13 sono numerosi e molto controversi. Senza ambire allesaustivit, cercher di fornire una linea di lettura in gradi di rispondere a questa domanda: se la sostanza in nessun caso pu essere qualcosa di universale, esiste un universale metafisico? Per introdurre ai problemi implicati nel dettato di Z.13 utile iniziare dalla mappa di Burnyeat 17 . Qui la trattazione del capitolo si
16 Nel primo caso la sostanza prima compare come causa formale che regola le produzioni artigianali in quanto dotate di forma; nel secondo detta essere come lanima; nel terzo caso detta essere la forma immanente. Ci sarebbe una possibile quarta occorrenza: tuttavia, come ha rilevato Berti 1989, essa sarebbe attestata solo da alcuni manoscritti (come si dir, EJ in Z.13,1038b9 riporta v. al posto di v.) e sarebbe scartabile su basi testuali nonch teoriche. 17 Burnyeat 2001 offre una mappatura dellousiologia di Zeta ponendo al centro una netta distinzione di piani di analisi uno logico di impostazione preliminare dei problemi ed uno metafisico caratterizzato dalla messa in campo dellilemorfismo. Contrariamente al lavoro di Wedin (2000) che propone una lettura tecnica e lineare del libro Zeta - la Mappa di Burnyeat evidenzia la struttura non lineare del libro Z in cui, allinterno di ogni capitolo, si manifesta lesigenza di passare da un livello di analisi logico ad uno metafisico. Con livello logico di analisi Burnyeat non intende attribuire ad Aristotele di un ambito di indagine filosofica che sia in qualche modo avvicinabile alle moderne teorie logiche dellinferenza. Intende invece quel livello preliminare di indagine, in cui non compare la dottrina ilemorfica e da cui lousiologia prende le mosse. In analogia a quanto accade nella Fisica in cui lindagine mette capo alla natura intesa come principio interno alle sostanze, questo livello culmina sempre nel riconoscimento della forma come principio primo dellessere delle sostanze: for the aim of Aristotles procedure is show that each of his four starting points leads independently to the same conclusion: substantial being is form Burnyeat (2001: pp.4-5). Lo studioso ne spiega il significato in riferimento al terzo senso rintracciato da Simplicio: at Physics III 3.202a21-22, Aristotle raises a logical puzzle (iv.i `,.s) about the identity of action and passion. In his commentary on the passage Simplicius offers three possible meanings for this use of the word logical (in Phys. 440.19-441.2). Aristotle might mean (1) that the puzzle is based on reputable premises; (2) that is persuasiveness, like that of Zenos refutations of motion, is a matter of argument alone, without support in empirical fact; or (3) that it proceeds from generalities rather than from principles peculiar and appropriate to the subject Burnyeat (2001: p.19). Il livello logico di indagine (di natura preliminare, inteso come sgrossatura dei problemi) in cui si collocherebbe lo stesso Organon, ospita le istanze maggiormente critiche nei confronti della dottrina delle Forme platoniche. Il livello metafisico viene dunque contraddistinto dallanalisi ilemorfica, la quale porta con s lapparato esplicativo e causale della scienza aristotelica, il cui fulcro dato da Z.3: sono qui distinti i diversi modi, o specificazioni logiche (tre o quattro a seconda delle letture che distinguono o identificano il genere con luniversale) in cui si dice la sostanza, e sono dunque aperte le tre linee argomentative che strutturano il seguito del libro: (A1) Z.3: la sostanza come soggetto (A2) Z.4-6, 10-11: la sostanza come essenza (A3) Z.13-16: sostanza come genere o universale. Per quanto alla fine siano convergenti, si tratta di direzioni concettualmente indipendenti e parallele, rispetto alle quali Z.3 ha il compito 11 colloca a livello logico della ricerca e, per questo, non pu in nessun caso essere intesa come ultimativa in merito al problema della natura delle forme sostanziali, ma deve essere letta allinterno del segmento di indagine cui appartiene, misurandone la cogenza in relazione alle conclusioni metafisiche l raggiunte. Oggetto di questa linea interna a Zeta dato dalluniversale, cui il genere ricondotto, e i risultati del capitolo vanno intesi in relazione al dettato di H.6, come anzitutto mostra la chiusa di Z.13 che rinvia ad un problema quello delle parti della definizione e della loro definibilit (Z.14-15, linea di indagine metafisica) che pu essere risolto solo in relazione alla questione dellunit della definizione e del definito affrontata in H.6 (e Z.12). Generi e specie non sono pi intesi come livelli interni ad una scala logica di generalit. in Metaph. Z sono intesi come sinoli di materia e forma proiettati in universale. Ci comporta che Z.13 vada primariamente inteso come luogo in cui la questione viene maggiormente focalizzata dal punto di vista delle implicazioni logiche in essa sottese, di cui la progressione argomentativa del capitolo, divisa seguendo Frede-Patzig 2001 in tre parti, costituisce un approfondimento:
(a) 1038b1-8: introduzione a carattere esplicativo in cui si rendono noti i motivi per cui fondamentale occuparsi della possibilit che la sostanza possa essere universale. (b) 1038b8-1039a14: segue lenunciazione dei primi due argomenti contro la sostanzialit delluniversale: (1) la sostanza di qualcosa ci che gli peculiare, mentre luniversale qualcosa di comune che appartiene a pi cose; (2) si dice sostanza ci che non si predica di un soggetto. Una prima sotto-sezione (1038b16-34) in cui compare una replica, mossa ad un ideale interlocutore platonico, agli argomenti (1) e (2). Per essere efficace questa replica deve fondarsi su una concessione iniziale: se luniversale non pu essere sostanza al modo dellessenza, allora pu essere sostanza al modo di parte dellessenza. Si precisa che: (3) nessun universale pu essere sostanza se inteso come parte della sostanza perch in questo modo si violerebbe la condizione in (1). Nella seconda sotto-sezione (1038b34-1039a14) vengono enunciati altri tre argomenti: impossibile per una sostanza essere composta da sostanze che siano parti attuali di essa, infatti la sostanza costituita da sostanze e da :: ., non da v., e luniversale un v. (4). (5) Se il genere (animale) fosse sostanza al modo di parte esso sarebbe in Socrate che a sua volta una sostanza, con la conseguenza assurda che luniversale generico animale sar (parte della) sostanza di due cose: uomo e Socrate. (6) In generale accade che se espressioni quali uomo indicano sostanze allora le parti delle loro definizioni non godono di esistenza indipendente n possono intendersi come parti comuni a differenti oggetti definiti. (c) 1039a14-23: una sezione conclusiva in cui si traggono alcune conseguenze dalle tesi esposte nella parte centrale e si espongono due ultimi argomenti: (7) nessun universale un :: . ma un tale (un such) .::: se fosse un :: . si ricadrebbe nel regresso del Terzo Uomo. (8) Luniversale se parte della sostanza non pu essere una sua parte attuale.
Allinterno di questo schema tripartito si articolano gli otto argomenti contro la sostanzialit degli universali, il cui peso pu essere valutato singolarmente sulla base del livello epistemologico in cui si
di fissare univocamente loggetto della ricerca: la sostanza sensibile. Una linea di indagine (B) sarebbe poi dedicata alla sostanza come causa e principio, e alla natura come forma (Metaph. Z.17), la cui tematizzazione apre la strada al livello metafisicamente ultimativo della potenza e dellatto. A queste sezioni si aggiungono dei paragrafi che contengono inserzioni posteriori di argomenti affini. Quella concernente il tema della sinonimia della forma nel corso dei mutamenti (lidentit processuale della sostanza, Z.7-9), e quella relativa al problema dellunit della definizione di Z.12, lasciato in Z irrisolto, in quanto una sua piena soluzione si trover solo in H.6. A questa mappatura si pu opporre la lettura lineare di Wedin 2000 che si propone non solo di enfatizzare il ruolo di Z.13 nelleconomia del libro Zeta, ma soprattutto affermare che at the heart of this interpretation is, predictably, the idea that Z.13-16 serve as the substance-of c-substances. It should add to the notion of forma s essence, drawn in Z.4-6 and purified in Z.10-11, a further constraint on what such a form must be like if it is to perform the causal role spelled out in Z.17, p. 344. 12 situano. Con ci si intende dire che mentre il primo, il secondo ed il settimo argomento hanno una portata alquanto generale e possono essere rivolti contro qualsiasi formulazione delluniversalit delle sostanze, gli argomenti 3), 4), 5) e 6) sembrano maggiormente circoscritti e costruttivi: presuppongono gi una determinata nozione di sostanza. Sembrano dunque seguire come implicazioni dirette di una stipulazione ontologica di partenza: la tesi dellesclusione delluniversale dal novero delle sostanze e delle essenze viene fatta convergere con la tesi della possibilit, per luniversale, di essere almeno parte della sostanza e dellessenza. Non da escludere che con questo si intenda anche far confluire nel segmento logico di Z.13 - (A3) nel linguaggio di Burnyeat - alcuni risultati del segmento (A2) in particolare la sottosezione metafisica (Z.10-11) sulla sostanza come essenza concernenti la distinzione tra forma ed essenza (e questo pu gi essere letto come un primo motivo di disaccordo con gli universalisti 18 e con coloro che propongono la sostanzialit della specie). Un primo punto concerne il carattere logico della trattazione, carattere su cui Burnyeat insiste molto. Andrebbe rilevato che il problema della forma primariamente metafisico ed anche qualora Z.13 avesse un ruolo di pars destruens e il dilemma cui mette capo fosse uno stratagemma dialettico risultato di una
18 Chi abbraccia una qualunque forma di universalismo deve anzitutto proporre una lettura debole di Metaph. Z.13 a meno che non ricorra ad una ulteriore nozione di universale in modo da riconciliare le due prospettive - e rendere conto delle obiezioni contenute nellargomento della proliferazione degli enti implicata dal terzo uomo, per quanto qui sia solo accennato (1039a2-3). I modi in cui si declinano le posizioni universaliste dipendono dal significato di volta in volta attribuito alla nozione di si)`u: (i) alcuni studiosi hanno identificato la forma sostanziale con l:.: in senso logico, ossia la specie (Owen 1965; Woods 1967; Furth 1988), in alcuni casi mostrando che le argomentazioni di Z.13 non riguardano affatto la forma aristotelica ma altre tipologie di universali, negando al motivo dominante del capitolo quella portata generale che ad una prima lettura sembrerebbe avere (Moravcsik 1967; Loux 1979; Modrak 1979; OMeara 1981; Loux 1991; Scaltsas 1994; Wedin 2000). (ii) Altri, prendendo le mosse da una disgiunzione tra piano logico della specie e piano ontologico della forma e si intesa luniversalit della forma nei termini di qualcosa di comune (s.: Driscoll 1981; Code 1984) e, per questo, differente dalluniversalit dei generi e delle specie. Altri ancora, (iii) pur non giudicando il dettato del capitolo incompatibile con la nozione di universalit, ravvisano una intrinseca incoerenza nelle posizioni aristoteliche nelleconomia dellintero libro Zeta (Lacey 1965; Lesher 1971; Sykes 1975). possibile rendere evidenti alcuni tratti comuni a tutte le proposte esegetiche: la forma viene intesa come un carattere ripetibile e condivisibile dai molti purch ciascun genere o specie naturale abbia una forma sostanziale che sia una in numero la sua presenza nella pluralit degli enti, la sua istanziazione, spiegata attraverso il meccanismo della predicazione: this form gets multiplied by being predicated of different parcels of matter Galluzzo-Mariani 2006 p. 193; questa posizione fatta propria da Lewis 1991 che ha visto nella forma aristotelica un universale che si predica della materia soltanto. Un altro aspetto comune a queste letture pu essere rintracciato: contrariamente allinterpretazione di Frede-Patzig 2001 secondo cui se privassimo progressivamente le sostanze sensibili della materia avremmo molte forme per numero, in genere gli universalisti ritengono che se si procedesse cos alla fine avremmo una sola forma per ogni genere naturale. Non sorprende che chi ha condiviso le letture universaliste abbia anzitutto cercato di far fronte al problema distaccandosi in parte dalle soluzioni del gruppo (i). Driscoll 1981 fa leva sulla relativa omonimia di :.:, quindi sulluso focale del termine (nella valenza di causa formale e di specie) e soprattutto sulla distinzione tra forma e composto implicata nella dottrina del sinolo in universale di Z.10-11 per dimostrare che solo al composto spetta il ruolo della specie delle Categorie. L:.: come causa formale viene disconnesso dall:.: come specie attraverso due tipi di argomenti: 1) la radicale differenza tra causa formale e genere; 2) le differenze (forse di ascendenza epistemologica, ma su questo punto Driscoll non chiaro) tra il composto universale gli enti dellousiologia pi affini alle specie delle Categorie, in quanto contengono come le specie i particolari e la causa formale. Due obiezioni generali possono essere sollevate. Per quanto attiene il punto 1), in Z.13 il genere non inteso come sostanza ma ne viene rimarcata la continuit con la specie, sul modello uomo-animale, entrambi proposti come esempi del sinolo in universale. 2) In Zeta non la specie che compare nei tre passi in cui si fa riferimento esplicito alla sostanza prima bens la forma nella analogia con lanima. Non sembrano dunque presentarsi come contesti adeguati per supportare la conclusione di Driscoll secondo cui la forma non sarebbe universale perch in grado di sussumere e raggruppare individui dallesistenza autonoma. Ma sarebbe una third entity, un s. che predicato solo della materia dentro i particolari (1981, p. 130). 13 radicalizzazione di alcuni posizioni anche altrove rigettate, ci non escluderebbe la possibilit che possa costituire il banco di prova per qualsiasi interpretazione e teoria delle forme. Come si accennato, Frede- Patzig condividono questa visione allargata dello scopo critico-decostruttivo di Z.13, ma sembrano anche, al contrario di Burnyeat ed opponendosi ai Londinesi, riservare al capitolo un compito positivo molto forte. Nellanalisi del capitolo seguir linterpretazione minimale 19 , evitando di inserire tesi metafisiche radicali, come quella nominalistica di Frede-Patzig, dove non siano direttamente richieste dalla teoria. Lobiettivo il seguente: possibile estrapolare da Z.13 una tesi metafisica coerente, anche sottoforma di critica, sulluniversale? Argomentare in questa direzione significa anche ridimensionare la portata della critica alle idee platoniche e ai concetti di universalit e separatezza che implicano; queste, infatti, non possono essere intese come lunica acquisizione teorica di Z.13. Se cos fosse sarebbe sufficiente opporre - tanto ai platonici quanto agli universalisti in genere gli argomenti critici che fanno capo al terzo uomo e considerare la questione conclusa su questo piano.
2.3 Luniversale come essenza Con il capitolo tredici si apre una nuova sezione di Z che si estende fino alla fine di Z.16 e prende le mosse dalla sostanza, al modo dellincipit di Z.4: dato che la ricerca verte intorno alla sostanza, torniamoci nuovamente 20 . Come si dice sostanza il soggetto, l'essenza e ci che costituito da entrambi [si. :s u.] 21 cos anche lo si dice per l'universale. Invero, di due di
19 Nellottica dellinterpretazione minimale di Z.13 come banco di prova per le teorie, sembra che chi intenda sostenere una teoria degli universali-sostanza debba rispondere al maggiore degli argomenti critici aristotelici (1039 a 2-3): quello del terzo uomo. Driscoll 1981 analizza in questi termini, come risposte al problema della proliferazione ontologica implicata dal terzo uomo, gli argomenti di Owen e di Woods a favore della sostanzialit delle specie e quindi di una traducibilit diretta di eidos tra Categorie e Metafisica, opera in cui la specie, seguendo lo studioso, subirebbe una sorta di upgrading da sostanza seconda a sostanza prima. Seguir qui in parte lanalisi di Driscoll. La posizione di Woods pu essere schematizzata come segue: (i) leidos che nelle Categorie sostanza seconda viene ora predicato di una pluralit di soggetti; (ii) leidos che in Z sostanza prima non viene pi predicato di una pluralit di soggetti ma soggetto primo; (iii) al contrario il genos predicato di una pluralit di molti ovvero le sue specie; (iv) la specie entro la categoria di sostanza sarebbe assunta nel passaggio dalle Categorie a Zeta, come sostanza prima; (v) malgrado il secondo punto di questo elenco, Aristotele potrebbe fare questo passaggio entro Z.13 in cui si afferma chiaramente che nessun universale pu essere sostanza perch interverrebbe una distinzione tecnica tra universali in senso stretto e cose dette o predicate universalmente o appartenenti universalmente a qualcosa. Le critiche di Aristotele andrebbero solo contro i secondi, mentre i primi ne sarebbero immuni non essendo predicati universalmente: dunque si sostanzializza la specie prima che essa venga predicata. Mi limito a rilevare che questa distinzione sembra essere la mancanza di ogni riscontro testuale, e questo persino in Z.13, dove i termini vengono scambiati in modo indiscriminato (Driscoll in proposito richiama la posizione di Lesher 1971). Come la sostanza prima di Woods, il koinon di Driscoll non predicato in comune, ma diversamente da essa non una specie, non ha cio lunit numerica che ha la specie rispetto alle altre specie, perch considerata solo in relazione ai particolari e prima che venga predicata di essi. Mentre la sostanza prima di Woods giustapposta ai particolari ma in certo senso al di l particolare, con pesanti ricadute nel senso di una platonizzazione di Aristotele, quella di Driscoll su un piano ancora giustapposto, ma ontologicamente (e non solo logicamente, in base al livello di generalit) distinto. Non si tratterebbe quindi n di un universale, quale la specie, n di un particolare, ma di un terzo tipo di ente, appunto un comune, o in altri termini un individuo, laddove questa nozione sarebbe intesa come del tutto differente da quella di particolare (tutta loperazione dello studioso potrebbe essere vista anche come il tentativo di fondare una simile distinzione concettuale). 20 Il vi`. :vi:`): stato oggetto di due differenti interpretazioni. Ross 1924, Bostock 1994 (che traducono let us return to the subject of our inquiry, which is substance), Furth 1988 (since the inquiry is about substance, let us come back to that) e Frede-Patzig 1988 (Da aber unsere Untersuchung die ousia betrifft, wollen wir wieder zu ihr zurckkehren) vi leggono un riferimento al soggetto dellintero libro. Frede-Patzig ritengono impossibile un 14 questi si detto (infatti, sia dell'essenza sia del soggetto, dicendo che soggetto in due sensi, o nel senso di un certo questo [:: .], come l'animale delle affezioni, o nel senso della materia rispetto all'atto [. u` ::`::.i] 22 ): (Metaph. Z.13, 1038b1-8).
Si danno due modi di dirsi del soggetto: come il portatore rispetto alle propriet e come la materia rispetto alla forma. Nel corso dellargomentazione Aristotele sembra circoscrivere luniversale alla predicazione del primo tipo. Considerare anche il secondo corno del problema implicherebbe una dimostrazione del modo in cui la forma si predica della materia e del modo in cui la forma universale (come la specie? Come il genere?). Significativamente, lessere soggetto della forma renderebbe ci che predicato della forma qualcosa di autonomo dalla predicazione dei particolari, cio del composto complessivamente inteso; questa forma-sostanza sarebbe un tode ti, inteso non come particolare logico ma come individuale metafisico il che richiederebbe, infine, lintroduzione di criteri in base ai quali la predicazione si arresti alla materia. Se la forma un universale come la specie (che si predica dei composti particolari) e se la differenziazione dalla specie dipende proprio da questo arresto della predicazione, allora questo arresto non pu essere spiegato con la differenza dalla specie; la sua giustificazione sembra ancora soltanto negativa, dato che la determinatezza non implica luniversalit. Torniamo al passo: la distinzione enunciata non rispetta la tripartizione di Z.3,1029a2-3 materia, forma, concreto ma anticipa il dettato di .8,1049b27-29 opponendo il questo determinato lanimale in quanto totalit - alla materia come parte della totalit e condizione di possibilit del darsi in atto delle propriet. Il riferimento allanimale sposta lattenzione su due ulteriori possibilit: animale in quanto composto di materia e forma oppure animale in quanto forma. Frede-Patzig rilevano che il sommario di H.1 sarebbe volutamente scritto in modo sufficientemente vago da lasciare aperte entrambe le possibilit. Si pu aggiungere questo: con ogni probabilit vengono qui richiamate in causa entrambe le linee di indagine che rispecchiano il procedimento su due livelli tematizzato da Burnyeat in modo da avere da un lato il soggetto logico e dallaltro il soggetto fisico, ovvero il sostrato dei mutamenti. La determinatezza conferita al sinolo e non pi al soggetto categoriale potrebbe implicare lintroduzione di una scala regolata di determinazioni allinterno della struttura della sostanza che, facendo capo alla forma, implica
rinvio diretto a Z.12, dato che si tratta di una inserzione posteriore, e vi leggono una qualificazione di tutto ci che non concerne direttamente il problema della sostanza come un excursus rispetto alleffettivo argomento di Z. Ritengono per questo probabile che il rinvio diretto sia ai capitoli 10 e 11. Su questo punto non sembra molto forte lobiezione di Wedin: notice that the text does not say that we are to return to the subject of the treatise or even that we are to return to substance. It says simply that since our investigation concerns substance, we must go back again (vi`. :vi:`):). This might mean that we must go back in order to continue the investigation of substance., 2000 p. 345. Con questo Wedin ritiene di poter mostrare che il rinvio sia alle specificazioni logiche di Z.3, il che marginalizzerebbe Z.10-11. Non sembra necessario leggervi un aut aut (il legame con Z.3 messo bene in evidenza da Burnyeat 2001): lampiezza del vi`. :vi:`): pu agevolmente essere intesa come un ritorno ai risultati conseguiti a partire da Z.3 e seguendo la linea di Z.10-11, il cui legame con la sottosezione logica sullessenza (Z.4- 6) sottolineato in 1037a21-b7. 21 Seguo la traduzione di Viano 1995 e mantengo con Wedin 2000 il si. :s u. che Frede-Patzig 2001 atetizzano: si tratta, probabilmente, di una glossa apposta in margine da un lettore rimasto cos impressionato dal ruolo preminente accordato al concreto nei capp. 7-9, da ritenere che Aristotele avrebbe dovuto farne menzione anche in questo punto., p. 394. 22 Frede-Patzig ad loc notano che si danno nella Metaph. solo due passi in cui alla materia viene contrapposto latto: in un caso prendendo il posto di :.: nellaltro M.3,1078a30 al posto di :ui:. il che indica la continuit con cui Aristotele introdusse nellousiologia le coppie concettuali materia-forma e potenza-atto. 15 la sua esclusione dal ruolo di soggetto. Ci posto, si rende meno scontato che il vi`. :vi:`): sia un rinvio alla lista di Z.3 soltanto, e che lo scopo sia di goes back to that list 23 (abbiamo un movimento opposto all:v:`).: (1038b8) che occorre anche in H.1,1042a25 dopo la sezione dedicata al sommario di Z). Siamo di fronte ad un nuovo inizio in tutto sarebbero tre in Z a parere di Burnyeat in cui sorge una complicazione per via dellintroduzione del :s u. al posto del genere, se si confronta il passo con lelenco di Z.3,1028b33-36. Al fine di produrre una definizione intensionale della sostanza, Z.3,1029a2-3 aveva distinto i tre modi di analizzare il soggetto (materia, forma e composto) senza fornire alcuna precisazione in merito alla materia come soggetto dellatto o della forma. Lidea compare per la prima volta in 1029a20-23, in cui la materia detta essere soggetto di predicati che ricadono in tutte le categorie: il modo in cui introdotta la formulazione aristotelica potrebbe indurre a credere che la materia possa essere soggetto allo stesso modo di tutti i predicati, parificando allatto le determinazioni che rientrano nelle categorie non sostanziali: a two-tier structure of predication is indeed laid out in the parenthesis at 1029a23-24, but it is a nice question for interpretation whether the parenthesis reveals or disguises the differences between the two tiers 24 . plausibile che il riferimento in Z.13 sia piuttosto allintero passo compreso in 1029a10-30 (per quanto Burnyeat si dichiari indeciso tra questa opzione e lalternativa di1029a23-24): the fact that in Z13 actuality (which Z has so far used only once, in another meaning: Z10.1036a7) replaces substantial being at Z3.1029a23 may also help to convey a sense of the difference between the two ways of being subject to something 25 . Il riferimento a ci che (costituito) da entrambi il sinolo di forma e materia non implica affatto una riduzione del composto concreto alla materia, come vogliono Frede-Patzig. Suggerisce piuttosto un rinvio diretto al dettato di Z.10, 1035b29: cu` . :s u:. u `,u si. c:. ; u`; .; si)`u. Il :s u. allora un esplicito rinvio al cu` .: in primo luogo il discorso sulluniversale viene immediatamente inserito nel quadro concettuale dato dalla considerazione in universale del composto - in Z.5,1031a11-14 si era accennato al fatto che luomo in universale non sostanza perch la definizione si d solo della sostanza, e in Z.13 si dir che i termini generici per questo motivo non hanno lo stesso grado di realt dei composti. In secondo luogo Aristotele non traccia in modo univoco le analogie e differenze negli usi delle espressioni :s u. e cu` (.): incorporano entrambe una connotazione prospettica in merito alla sostanzialit di qualcosa che composto. Ricondurre la validit degli argomenti contro la sostanzialit del genere a quelli concernenti la sostanzialit delluniversale rende agevole giustificare la mancata menzione del primo termine e la focalizzazione del discorso su tre candidati soltanto, come limpiego dellarticolo determinativo nellespressione . :u. suggerisce. Ma questo prospettivismo diverge nella misura in cui il riferimento al composto tende a lasciare sullo sfondo la materia per richiamare lattenzione sul modo in cui lanimale (il composto) soggetto. Per lanimale, essere definibile (nel senso di una definizione reale e non nominale) e possedere
23 Burnyeat 2001 p. 44. 24 Burnyeat 2001 p. 45. 25 Burnyeat 2001 p. 46. 16 unessenza (reale e non nominale) significa essere un sostrato (primo) di qualsiasi determinazione. Il peso da dare a questa differenza va ponderato: pu in qualche misura introdurre ad una predicazione ontologica differente in cui per il predicato sia comunque un termine universale? 26
Se la forma fosse soggetto i suoi predicati non sarebbero a loro volta predicabili dai composti particolari di materia e forma e questa forma proprio in quanto sostanza sarebbe un questo F, un individuale contrapposto alla particolarit di ogni :s u.. Essendo un universale come la specie, la forma intesa come ci che si predica dei composti in virt di quale principio ci si arresta nella predicazione alla materia? Peraltro, lintroduzione di questo criterio fondamentale se si intende tenere ferma la distinzione tra forma e specie, a meno che questa distinzione non sia intesa come presupposto. Ma, come vedremo, non sembra questa la strategia di Aristotele. La differenza tra le due predicazioni non riposa nemmeno nella materia, anche se intesa la Lewis 1991 come qualcosa di simile a particelle di materia in se stesse indeterminate: la determinatezza della forma non implica affatto la sua universalit. Si pu supporre che questa procedura sia volta ad introdurre largomento portante del capitolo; lindagine sullo status di sostanza che potrebbe attribuirsi alluniversale condotta tenendo conto del fatto che in entrambe le linee di predicazione, per attribuire luniversalit ad una forma (intesa come qualcosa di semplice e di determinato sul piano metafisico) non coerentemente distinta dalla specie nel senso logico dellontologia categoriale, occorrono argomenti ulteriori, anche indipendenti dai nessi di predicazione. Forzando un po i termini si potrebbe addirittura supporre che con questa mossa Aristotele voglia rivendicare la parzialit, in merito al problema di Z.13, degli argomenti desumibili dallanalisi delle due linee di predicazione, se considerate di per se stesse, rispetto al problema trattato infatti il dilemma potrebbe essere risolto ricorrendo al dettato di Z.15 soltanto. A questo punto, chiedersi se largomento sia rivolto alla sostanza composta soltanto oppure sia esteso alla sostanza di qualcosa che soggetto di predicazioni - come dire: la tesi enunciata implica un uso monoargomentale ( _ (una) sostanza) o biargomentale ( _ la sostanza-di _ ) di sostanza, in linea con laccentuazione del ruolo del composto - diventa una domanda retorica. plausibile che il secondo uso non solo sia quello dominante in Z ma soprattutto sia quello maggiormente fecondo sul piano delle conseguenze teoretiche del dettato del capitolo tredicesimo, dato che nel primo caso la tesi sarebbe la seguente: nessun universale pu essere sostanza di ci di cui si predica (ovvero, genere e specie non sono sostanza degli individui di cui si predicano).
26 Frede-Patzig non sembrano rendere conto di questo punto: come si pu vedere da Z10,1035b27-29, l:.: uomo inteso come universale viene fatto oggetto della critica n pi n meno del genere essere vivente, e pertanto gi in quel passo si afferma che esso non costituisce unousia. Il fatto che Aristotele, quando deve parlare dei tipi di sostrato, non prenda il caso in cui un essere vivente, poniamo un uomo, fa da sostrato all:.: delluomo, ma il caso in cui un uomo fa da sostrato alle sue determinazioni, mostra effettivamente che Aristotele pensa che non ci sia una cosa determinata, ad es. Socrate, che fa da sostrato alla forma, ma che come sostrato della forma si possa intendere solo la materia. Ma da ci non consegue ancora che egli accordi il medesimo statuto privilegiato anche alla specie generale uomo, per cui essa, sotto questo aspetto, verrebbe a distinguersi in maniera essenziale dal genere essere vivente. La specie generale uomo o il predicato generale uomo, infatti, hanno inequivocabilmente per soggetto degli oggetti ben determinati, come ad es. Socrate; e, in questo, non si distinguono dal genere universale, 2001 p. 396. 17 Le due linee di predicazione poste allinizio del capitolo potrebbero allora costituire una specie di agenda ideale del percorso da effettuare: infatti, se la sostanza sar particolare potr esserlo, in certa misura, anche in virt di una differente struttura di predicazione ontologica su cui Aristotele aveva insistito fin da Z.3 e che presuppone una presa di posizione in merito al criterio del soggetto e al rapporto non lineare tra forma, materia e sinolo. Agenda ideale poich Aristotele sposta il baricentro dellargomento e ravvisa il fulcro dellindagine a seguire nei modi di composizione: sembra potersi dire che, per salvare lidentit delle sostanze lanalisi predicativa, indipendentemente considerata, non affatto sufficiente.
2.4 La condizione di peculiarit Vengono enunciati a seguire i motivi per cui luniversale non pu essere sostanza n come predicato universale n come parte della sostanza:
alcuni ritengono che l'universale sia causa in senso pieno, e che l'universale sia principio [:s:. :: si. si)`u i.. .c. :.i. i`.ci, si. :.i. i si)`u]. Perci occupiamoci anche di questo. Infatti sembra 27 impossibile sia sostanza una qualsiasi delle cose dette universalmente [:.s: ,i i:ui :.i. uc.i :.i. .u . si)`u `:,:.]. In primo luogo, infatti, la sostanza di ciascuna cosa quella che propria di ciascuna, che non appartiene ad altro, mentre l'universale comune. Infatti questo si dice universale: ci a cui insito appartenere a pi cose. Di quale cosa allora sar sostanza questo? [v. : ,i uc.i :sicu .:. :sicu 28 , u uvi:. i``., :: si)`u s. u ,i `:,:i. si)`u
27 I Londinesi 1979 hanno accentuato il ruolo di :.s: nel passo in modo da leggere tutte le obiezioni a considerare luniversale come sostanza uno stadio iniziale dellargomento aristotelico in quanto non compromettere nella sostanza il carattere universale della forma. Concordo con i rilievi di Frede-Patzig ad loc. secondo cui lo stesso Aristotele a trarre alla fine del ragionamento una conclusione forte in opposizione alla sostanzialit degli universali e, anche solo per questo, non sarebbe giustificato accentuare limportanza di questo termine restrittivo. 28 Come ha evidenziato Berti 1989 a seconda della lezione adottata Ross, Jaeger, i Londinesi e Frede-Patzig, seguendo A b leggono v. anzich v. (Scmitz) alla linea 1028bb9- sono possibili due letture differenti che incorporano una variazione in merito al senso da dare a :sicu (di ciascuna cosa o di ciascun tipo (specie) di cosa): (A) la sostanza prima (v.) di ciascuna cosa (:sicu) infatti quella che propria di ciascuna cosa (:sicu), che non appartiene ad altro, mentre l'universale comune. Questo infatti si dice universale, ci che per natura appartiene a pi cose. (A1) In primo luogo (v.), infatti, la sostanza di ciascuna cosa (:sicu) quella che propria di ciascuna cosa (:sicu), che non appartiene ad altro, mentre l'universale comune. Questo infatti si dice universale, ci che per natura appartiene a pi cose - Frede-Patzig 2001 argomentano in favore di questa lettura poich in questo modo Aristotele negherebbe la sostanzialit sia ai generi che alle specie. (B) La sostanza prima (v.) di ciascun tipo di cosa (:sicu), infatti, quella che propria di ciascun tipo (:sicu), che non appartiene ad altro, mentre l'universale comune. Questo infatti si dice universale, ci che per natura appartiene a pi cose (si tratta della lettura adottata da Schmitz 1988. Come ha rilevato Berti 1989, il pi evidente problema che solleva concerne lappiattimento della sostanza alla forma platonica proprio in un capitolo in cui ci si sta allontanando da Platone). (B1) In primo luogo (v.) infatti, la sostanza di ciascun tipo di cosa (:sicu) quella che propria di ciascun tipo (:sicu), che non appartiene ad altro, mentre l'universale comune. Questo infatti si dice universale, ci che per natura appartiene a pi cose. Se si accettasse questa lettura adottata da Woods 1967 e dai Londinesi 1979 lesclusione varrebbe solo per i generi e le cose dette universalmente. Ma i Londinesi invitano a riflettere sul fatto che non chiaro se :sicu si riferisca a individui o a specie. Non sarebbe da escludere, dunque, che la sostanza delluomo, pur mantenendo il suo carattere universale, soddisfi al tempo stesso la condizione di essere propria di ci di cui sostanza (della specie-uomo). Nulla vieterebbe di estendere largomento al genere e far valere per esso le medesime condizioni. Se invece dovessimo predicare qualcosa delle specie il rimando alla natura si rivelerebbe ridondante: se si prende il caso di essere vivente il numero delle specie di cui questa determinazione si predica sempre costante. In sintesi, per quanto concerne la lettura del capitolo proposta dai Londinesi, lintento fondamentale sembra quello di evitare di fare concessioni alle tesi particolariste. Lopzione (A1) in favore di v. preferibile rileva Berti non solo perch largomento aristotelico esteso ad ogni sostanza e non solo alla sostanza prima, ma soprattutto perch il v. viene ripreso alla linea 15 dall:.. Aggiungiamo qui che la definizione di universale cui Aristotele fa riferimento valida anche per le specie e che, 18 v`:.c. uvi:. v:)us:. . u uc.i u :ci.;] Infatti, o di tutte o di nessuna ma di tutte non possibile. Se invece lo sar di una sola, anche le altre saranno questa unica cosa, dal momento che le cose di cui la sostanza una e l'essenza una, anche esse sono una unica cosa. Inoltre, si dice sostanza ci che non detto di un soggetto, invece l'universale detto sempre di un certo soggetto (Metaph. Z.13, 1038b9-15).
Le argomentazioni aristoteliche sono dirette contro luniversale inteso come si)`u `:,: contro il genere quando in questione qualcosa che si predica universalmente. Woods 29 ha fatto leva su questo passo per mostrare la presenza di due tipi di universali: luniversale in senso stretto che coincide con la specie ( si)`u) e ci che predicato universalmente ( si)`u `:,:) che si identifica con il genere (inteso come predicato di una pluralit data dalle sue specie). Sulla base di un dato evidente Modrak 30 ne ha messo in discussione lesegesi: in Z.13 Aristotele usa si)`u e si)`u `:,: in modo interscambiabile e non c alcuna ragione per vedervi unopposizione, dal momento che in entrambi i casi Aristotele si riferirebbe al genere, il bersaglio degli argomenti polemici contenuti nel capitolo. Essendo presente anche nella variante s. si,u: (ci che detto (predicato) in universale) si)`u uvi (ci che appartiene universalmente), si confermerebbe lassenza di una tecnicizzazione univoca negli usi linguistici con cui lopposizione introdotta. Ci che qui importa sottolineare lesigenza, espressa nel passo, di distinguere tra il modo (universale o individuale che sia) della forma sostanziale ed il modo di universalit proprio dei termini generici. Che dire della specie? Ci che Aristotele intende negare che ad essere sostanza sia il genere, ci che predicato universalmente: bench anche la specie sia un universale, nel senso che appartiene a tutti gli individui che ricadono in essa, tuttavia non , in senso stretto, predicato universalmente di qualcosa. Lunico modo in cui si pu dire che la specie appartiene a molti individui attraverso le porzioni quantitative di materia di cui sono costituiti. Per essere una istanza genuina di predicazione, il soggetto deve essere identificabile in modo del tutto indipendente rispetto a ci di cui si predica, dato che la sua identit non pu in alcun modo dipendere dagli items di cui si predica (e questo non certo il caso della specie n della materia). Il nesso specie-materia non unistanza autentica di predicazione. Per quale motivo? Per la materia essere qualcosa una parte o un componente di qualcosa in una sostanza sensibile - dipende dalla presenza di una forma che la renda materia di un composto di un certo tipo. Usando il lessico di Modrak si pu dire che luniversale al modo della specie (il type) una determinazione di qualcosa che non necessita della sua presenza per essere identificato (un animale, ad esempio). Un type esemplificato in differenti porzioni di materia, che non sono oggetti identificabili in modo indipendente; tanto pi che lesemplificazione di un type in molte porzioni di materia rappresenta una pre-condizione per lesistenza di innumerevoli tokens (individui) dello stesso type (universale al modo della specie) ed responsabile dellidentit di ognuno di essi. In questo senso, ci che relato alla specie, la materia, non
soprattutto dalla dottrina del sinolo in universale, si intende giungere allesclusione di qualsiasi universale (e teoria sostanzialistica dei predicati universali, di ogni uno sui molti) dal novero delle sostanze: se si accettano queste premesse non si pu leggere :sicu come riferentesi alla specie. 29 Woods 1967, 1974, 1991, 1994. 30 Modrak 1979, 1985, 2001. 19 qualcosa che possa essere identificato in modo indipendente: per questo motivo la relazione materia- specie non un caso genuino di predicazione. Al contrario, lo il nesso individuo-genere, anche solo per il fatto che ogni individuo identificabile in maniera del tutto indipendente dal genere cui appartiene e di cui si predica. In questo senso dal passo si pu estrarre una distinzione tra luniversalit del genere e il modo di essere della forma sostanziale o sostanza un modo di essere che non ne condivide il livello di universalit ma non una distinzione altrettanto netta tra la specie e la forma. Qualche suggerimento in questa direzione si pu rintracciare nella dottrina secondo cui luniversalit connessa indissolubilmente alla funzione esplicativa che un principio assume. Essa trova la sua prima formulazione in Fedone 100c-101c, ed intesa da Aristotele come un tratto caratteristico delle posizioni platoniche. Viene infatti qui richiamata come punto di partenza del vaglio delle ragioni per cui i platonici hanno sostanzializzato luniversale. oltremodo plausibile che il motivo del richiamo alle nozioni di causa e principio indichi unanticipazione di quanto sar dimostrato in Z.17 e soprattutto in A.5, 1071a27-29, in cui la possibilit stessa del darsi di una scienza di qualcosa implica che le cause e i principi di questo qualcosa siano individuali:
inoltre, si deve osservare che possibile dire universalmente alcune cause, altre no. Invero, primi principi di tutte le cose sono il questo che primo in atto e un altro che primo in potenza. Ora, questi non sono gli universali, giacch principio dei particolari ci che particolare [:s:.i : u i si)`u us :c. i ,i si) :sic . si) :sic]; infatti luomo principio delluomo in universale, ma non c nessun uomo in universale, bens di Achille principio Peleo, di te lo tuo padre, e questo B principio di questo BA, mentre di BA in generale lo B in generale [i).v; : ,i i).vu si)`u, i`` us :c. u::.;, i``i l`:u; A.``:.; cu :: vi, si. :. 3 u:. u 3A, `.; :: 3 u iv`.; 3A]. Si aggiunga che le cause ed elementi delle sostanze (differenti cause ed elementi per differenti sostanze) a questo punto sono, come si detto, cause ed elementi delle cose che non rientrano nello stesso genere di colori suoni sostanze quantit sebbene per analogia; e [scil. le cause ed elementi] delle cose che rientrano nella stessa specie sono differenti, non per specie ma perch la causa delle cose particolari diversa [scil. per ciascuna]: la tua materia e la tua forma e il tuo motore sono differenti dai miei; per la loro formula universale per sono identiche [ : c u` si. :.:; si. s.ci si. :, . si)`u :: `,. iui ] (Metaph. A.5, 1071a19-29, trad. F. Franco Repellini non pubblicata).
Sul piano epistemologico ha senso stipulare un uomo in universale, una specie in universale? Ogni programma scientifico deve dotarsi di strumenti adeguati, sufficientemente duttili per la conoscenza causale e definizionale. Luomo principio delluomo in universale , dunque, una stipulazione regolativa iniziale che lepistemologia aristotelica adotta. Se lindagine teleologica si colloca al livello dei rapporti individuo-specie per essere estesa al genere per via analogica (infatti, le strutture sono date immediatamente con la specie, e pongono restrizioni teleologiche agli interi) si pone lesigenza, sul piano metafisico, non solo di circoscrivere un concetto di universale utile per questa scienza, ma soprattutto di declinare il rapporto che esso intrattiene con gli individui particolari: Achille, Peleo, etc.. Dato che i particolari sono sostanze, lobiettivo sar allora declinare il rapporto tra universale (epistemico) e particolare metafisico. La condizione di peculiarit, che intende disinnescare luguaglianza sostanza- universale, il primo passo di questo programma. Il tipo di universale che Aristotele sembra qui ammettere deve intrattenere un rapporto identico con tutti gli individui cui compete. Su questo punto, lesemplificazione di A.5 chiarisce il dettato di Z.13. Come si esclude che luniversale, essendo universale 20 di Sofronisco e Peleo, sia sostanza di Achille e non di Peleo, cos si esclude che esso possa essere universale di tutte le cose cui allo stesso modo compete (Achille, Peleo, Socrate, Sofronisco, etc.), pena (per lindiscernibilit degli identici di Leibniz) lidentificazione di Achille e Peleo. Non vi sarebbero criteri di identit per gli individui e tutto ci a cui compete luniversale sarebbe identico ed uno. La condizione di peculiarit intende proprio mostrare che solo una forma individuale pu salvare la particolarit del composto dal riassorbimento in una unit monadica: in nessun caso una forma universale pu essere peculiare al composto di cui forma. dunque questa la tesi metafisica positiva che si intende qui mostrare? A questo stadio del ragionamento Aristotele non sembra esprimere una posizione forte in merito alla individualit delle forme. La strategia pu essere cos intesa: si sviluppa il nesso tra universalit e condizioni di identit dei composti particolari allinterno di una opzione universalistica, qualunque essa sia ma, conforme al dettato platonico. Il ragionamento ha infatti una valenza controfattuale ed finalizzato ad estrapolare le assurdit metafisiche derivanti dalle posizioni platoniche. Si consideri luniversale sostanza come la premessa (platonica) da cui prendere le mosse. Accettare questa premessa significa ammettere che la sostanza anche principio di identit di ci di cui sostanza di qui il senso biargomentale implicito nel discorso e che luniversale si dice di molti. Di conseguenza, si avranno due opzioni: o si negher lesistenza di una molteplicit di cose sussumibili sotto una unica specie oppure, se si continua a sostenere che luniversale (o pu essere) sostanza di Achille e non di Peleo, allora i molti si identificheranno con quella cosa (che si dice di molti ed per questo universale). In entrambi i casi tutto sar uno. In altri termini, essere sostanza di Achille ed essere universale di Achille hanno un aspetto intrinseco di carattere definitorio che reciprocamente contraddittorio: se si accettasse che il principio di identit dei molti venga parificato al modo in cui luniversale universale di molti si avrebbero conseguenze assurde. O lidentit tra uno (in numero o in specie) e molti con la conseguente negazione della molteplicit empirica, oppure riduzione dei molti alluno e riassorbimento delle differenze formali delle cose nelluniversale. Il punto della questione che luniversale non gode dello stesso tipo di unit del composto particolare. Lunit distributiva che caratterizza luno dei molti non pu essere fatta collassare su quella propriamente metafisica esibita dalle sostanze. Infatti, se il predicato uomo unitario in modo non-distributivo allora uomo non pu darsi in pi portatori e in pi luoghi ma uomo in quanto elemento comune effettivamente in pi portatori e in pi luoghi. Si dovr concludere che uomo un predicato comune ma non unitario in modo non-distributivo: ci che esiste separatamente non pu in nessun caso avere una unit numerica in senso forte. Si potrebbe a questo punto giocare la carta del modo di unit proprio degli universali strutturati che popolano le Categorie: perch Aristotele non procede in questo senso? Luniversalit cercata, luniversalit adatta a fare da sfondo ad una indagine sui principi e sulle cause e che sfocia nella dottrina della definizione, una universalit neutra, che spiega strutture che sono particolari. Tale universalit non ha di per s una struttura. Rispetto allontologia categoriale abbiamo qui un rovesciamento: se dico che luomo principio delluomo in universale individuo lelemento strutturato 21 nelloggetto di spiegazione, che particolare, la cui universalizzazione non fa che replicare, proiettare sul piano epistemico unidentit metafisica: un composto di materia e forma. Questa neutralit implicita nel secondo argomento. Si dice sostanza ci che non pu essere detto di un soggetto, invece l'universale si dice sempre di qualcosa che detto di un soggetto: il senso della formulazione tenderebbe ad escludere dalla sostanzialit tutto ci che, a qualunque titolo, pu svolgere il ruolo di predicato e pu rientrare nel questo F come mani, testa e fegato.
2.5 Gli argomenti tratti dalle parti 2.5.1 La definizione La sezione centrale del capitolo, dopo una breve replica dei primi due argomenti, prosegue in questi termini: ma forse pur non essendo possibile che l'universale sia sostanza come l'essenza, ma presente in essa come l'animale nell'uomo e nel cavallo? [i`` ii u. : us ::::i. . . :.i., : iu. :: :uvi:. 31 , . . : i).v. si. .vv. ;] Invero chiaro che c' una qualche definizione di esso. Non fa differenza se non di tutte quelle [scil. parti] che sono nella sostanza ci sia definizione; infatti, non di meno, questo sar sostanza di qualche cosa, come l'uomo dell'uomo in cui si trova, sicch lo stesso si ripeter nuovamente. Infatti, come l'animale, quello sar sostanza di ci in cui, come specie, propriamente appartiene. [usu :` . :c. . iuu `,. :.i)::. :u): u::. vi. `, :c. . : uc.i u:: ,i uc.i u:ci. . , . i).v u i).vu : . uvi:., .c: iu cu3c:i. vi`. :ci. ,i :s:.u uc.i, . . 32 , : . :.::. 33 . .:. uvi:.] (Metaph. Z.13, 1038b16-20)
Luniversale non sostanza come essenza. presente nellessenza come il genere nella specie e nellindividuo? Lobiettivo del passo non sembra essere solo quello rilevato da Frede-Patzig: luniversale cessa di essere universale nella misura in cui ousia di qualcosa, dato che, in quanto sua ousia, deve essere proprio di quella cosa. I due studiosi tentano di integrare questa tesi con le prime due frasi che compaiono nel passo, frasi che la tradizione ha considerato problematiche. A seconda che si intenda l:c. in senso copulativo o esistenziale, seguendo Frede-Patzig si hanno due possibilit: nel primo caso si avrebbe (i) non fa differenza anche se non si d definizione di tutte le parti della sostanza (seguita da Asclepio, Bonitz, Ross (nel Commentario)); nel secondo, invece, (ii) non fa differenza se questa nozione non tale da comprendere tutto ci che contenuto nella sostanza, vale a dire se non esprime tutta lousia (seguita da Ross (nella Traduzione), Cherniss, Woods). Opto per la prima soluzione ma dissento dal significato che le attribuiscono Frede-Patzig. I due studiosi la rendono in questi termini: Aristotele qui
31 Leggo con Frede-Patzig iu. seguendo EJ (Ross e Jaeger seguono A b e leggono u. - con le varianti iu. in E e u. in A) riferito: (i) alla forma o allessenza, cos legge Ross seguendo Asclepio; o (ii) al sostrato: anche se luniversale non sostanza del sostrato come lo la forma, in quanto non si predica nello stesso modo, pu essere considerato come sostanza perch in esso contenuto in qualche modo; oppure (iii) alluniversale, nel senso che il termine uomo contiene in s la sostanza, il genere (questa lipotesi dello ps.Alessandro). Frede-Patzig concludono: da un punto di vista linguistico, lunico riferimento plausibile sembra quello al . :.i. p. 403. 32 Contra Jaeger e Frede-Patzig seguo Ross nel non atetizzare . .: pi che una glossa sembra un rinvio alle linee iniziali del passo necessario per rendere meno equivoco il prosieguo del ragionamento, in cui vanno tenuti distinti i termini generici e i relativi nessi con luniversale dai sortali di specie. 33 Contra Brandis e Frede-Patzig seguo E con Jaeger e Ross nel leggere : . :.::. . .:. uvi:. nonostante il fatto che manchi in J e A b e che nemmeno lo ps.Alessandro sembra tenerne conto. La scelta compatibile con i livelli di universalit che la definizione e con la dottrina del sinolo in universale (cfr., infra). 22 vorrebbe dire che il genere che parte costitutiva dellousia di una cosa si deve dare una nozione la quale a sua volta far menzione di un ulteriore genere di cui si avr una definizione nella quale comparir un altro genere e cos via allinfinito. Largomento, per essere adeguatamente inteso, presuppone lintroduzione di criteri metafisici di definibilit in grado di spiegare in che modo la definizione di animale inteso come elemento costitutivo di uomo e cavallo e non come animale in s (o genere) pu confluire in una definizione di uomo e, ad un determinato livello di generalit, le due possano anche coincidere. Animale il genere nelle specie ma non coincide affatto con uomo e cavallo (gli individui); essendo qualcosa che (nella sostanza, ovvero) nelluomo e nel cavallo, sar in esse in quanto sostanza di una parte delluomo e del cavallo. Si concede quindi che luniversale sia sostanza di ci in cui (di quella parte dellintero in cui) lessenza si trova in modo proprio, conformemente alla specie di appartenenza (: . :.::. . .:. uvi:.). Dato che per la sua unit non-distributiva luniversale non pu essere sostanza al modo dellessenza, necessario dunque capire quale parte della definizione veicola lanimalit che presente nelluomo e nel cavallo. Per giungere a questo punto dobbiamo soffermarci sui criteri di definibilit esposti in Metaph. Z.10. Seguendo Burnyeat, dal punto di vista pi generale la collocazione dei capitoli 10-11 nella linea argomentativa di Zeta rappresenta una ripresa, ad un livello dindagine sostantivo, del problema logico dellessenza trattato in Z.4-6: si tratta di esaminare la struttura intrinseca dellessenza per come essa riflessa a livello conoscitivo nella forma acquisita dalla definizione. Z.10 si apre con due questioni fondamentali: [a] se vero che la definizione si d primariamente della sostanza e solo derivativamente degli enti che non sono sostanze (Z.4, 1030b4-7; Z.5, 1031a5-14) la sostanza intesa come materia, come forma o come composto (Z.3, 1029a1-3; Z.10,1035a1-2; H.1, 1042a26-31) ad essere strictu sensu definibile? [b] Le definizioni devono menzionare anche le parti materiali o solo quelle formali? Se deve menzionare anche le parti materiali, di quali parti stiamo parlando? Con lincipit di Z.10 possiamo da un lato rispondere al quesito lasciato aperto dalle Categorie in virt di che cosa una parte una sostanza? e articolare i nessi di unit tra le determinazioni della sostanza solo enunciati in Z.6 mediante lo studio dei rapporti tra le parti della cosa e le parti della sua definizione: dato che la definizione [ .c;] un discorso [`,;] e ogni discorso ha parti [vi; `,; : ::.], e il discorso sta rispetto alla cosa come la parte del discorso sta alle parti della cosa, sorge ora questa difficolt: se il discorso delle parti debba stare nel discorso della totalit [v: ::. . :. `, :uvi:. : . u `u `,. ] oppure no. evidente che in certi casi i discorsi delle parti stanno in quelli della totalit, in altri casi no [:.. : ,i )i.i. ::; :.. :u ] Infatti la definizione del cerchio non contiene quella dei segmenti, mentre quella della sillaba contiene quella degli elementi; daltra parte anche il cerchio si divide nei segmenti cos come la sillaba si divide negli elementi (Metaph. Z.10, 1034b20-27)
Ma di quali parti stiamo parlando? Il termine parte si dice in molti modi, uno dei quali di essere unit di misura secondo la quantit; ma [scil. questo significato] mettiamolo da parte: dobbiamo invece occuparci di quelle che sono le parti della sostanza (Metaph. Z.10, 1034b32-34). In generale, disconnettere la quantit dalla sostanza significa abbandonare lalveo della suchness del vivente per ritornare alla sua analisi deittica: (sullidentit del) questo che fa leva la ricognizione dei criteri di 23 sostanzialit. Considerando rilevanti solo le parti delle sostanze dobbiamo stabilire se tutte o alcune sono necessarie per lidentit e la permanenza della sostanza stessa: il fatto che la linea, divisa nelle semirette, perisca e che luomo, diviso in ossa, carni e nervi, perisca, non comporta che la linea e l'uomo siano costituiti da queste cose, in quanto parti della sostanza, ma come da materia, ed esse sono del sinolo parti, della forma e di ci di cui c definizione no: per questo motivo non figurano nelle definizioni (Metaph. Z.10, 1035a17-22). Va considerato, infatti, che alcune parti sono tali solo per omonimia una volta che il tutto viene a mancare. In questo caso, non sono pi se stesse e il loro venire a mancare coincide con quello del tutto: non un principio interno alle parti quello in base al quale viene con il loro distacco a mancare il tutto, ma un principio interno al tutto che si presenta distributivamente anche internamente alle parti, dal momento che si tratta della funzionalit del tutto. Il caso delluomo, menzionato nel passo, suggerisce che esistono vari livelli a cui possiamo considerare ciascuna parte. Il problema consiste nel carpire quel livello che rientra nellidentit formale del tutto, isolandone la parte corrispondente. Nel caso dell'artefatto, che non sostanza a pieno titolo, le parti che risulterebbero proprie della definizione potrebbero essere soltanto le parti del progetto che l'artigiano aveva in mente, e per ciascuna di esse sarebbero disponibili supporti materiali multipli vincolati soltanto dal presentare o meno certe propriet disposizionali. Nel caso del vivente, invece, i diversi livelli di parti, disposti secondo la scansione data dagli ordini omeomero e anomeomero, devono essere messi a tema mediante unanalisi mereologica. Questa analisi ha, infatti, lobiettivo di focalizzare quelle parti soggette al principio di omonimia e che non sono pi tali se separate dal tutto e quelle che invece sono essenziali allattualit del tutto. Se mutiliamo Socrate di un dito, Socrate rimane se stesso in quanto conserva le funzioni psichiche connesse al suo essere un animale (in senso lato, rimane in vita); e se consideriamo non solo la forma e la materia del tutto e delle sue parti, ma anche la forma e la materia delle parti considerate come delle totalit da analizzare, allora potremo riscontrare casi in cui la forma della parte non coincide con quella del tutto - come nel caso del dito - ma conserva una propria parziale autonomia, e parti che invece sono determinanti per la permanenza della totalit: tuttavia, ci sono alcune parti che sussistono insieme [:.i :: ii] [scil. al composto di materia e forma], quelle che sono principali, quelle in cui in primo luogo sono la definizione [ `,;] e la sostanza, come supponiamo il cuore o il cervello; non fa alcuna differenza quale dei due sia tale. Luomo e il cavallo e le altre cose che in questo modo si riferiscono a individui, ma sono universali, non sono sostanze, bens composti determinati da questa determinata definizione e da questa determinata materia [cu` . :s u:. u `,u si. c:. ; u`; .; si)`u], intese in universale: lindividuo, ad esempio Socrate, costituito ormai dalla materia ultima, e vale lo stesso negli altri casi (Metaph. Z.10, 1035b25-31) 34 .
34 Il passo stato oggetto di numerose ricostruzioni soprattutto per le implicazioni che solleva in merito al problema della natura delle forme in relazione alla dottrina della definizione, riportata nel passo a seguire da 1035b31 in poi come definizione delluniversale. Frede-Patzig 2001 si esprimono in questo senso: si potrebbe pensare che qui Aristotele intenda contrapporre la costituzione ontologica delluniversale a quella delle realt individuali, alla quale passa nella frase che viene subito dopo. Cos luomo in generale consisterebbe in una forma e in una materia entrambe prese in universale, mentre la cosa individuale consisterebbe della stessa forma universale ma di una materia particolare. La materia varrebbe pertanto come principio dindividuazione, mentre la forma dellindividuo sarebbe qualcosa di universale, p. 340. A questo punto come potremmo differenziare il gatto Robespierre dal gatto Robespierre inteso in universale? Nella prospettiva tradizionale riassunta con questa parole da Frede-Patzig e attribuita primariamente ai Londinesi 1979 ogni singolo composto si distinguerebbe dal rispettivo composto preso in universale solo grazie alla materia, in un caso materia particolare nellaltro no. Quanto alla forma, la distinzione sarebbe impossibile e non potremmo in alcun modo ravvisare delle differenze: anche per questo motivo proprio sulla 24 Se teniamo fermo il soggetto come sinolo di materia e forma le sue parti non potranno che rientrare nella definizione: ciascuna di esse, infatti, presenta una componente formale che perderebbe solo alle condizioni espresse dal principio di omonimia. Finch le parti restano nel tutto il loro aspetto formale inscindibile rispetto a quello del tutto: un dito amputato tale solo per omonimia mentre luomo resta sempre un uomo, ovvero un vivente dotato delle facolt psichiche che lo definiscono come tale. Si spiega come mai la componente formale del dito coincida con quella del tutto: essa non subordinata agli stessi processi di generazione e corruzione cui subordinato luomo. In questo caso ovvio che la forma delluomo coincida con la forma del tutto; ci non toglie che la stessa forma pu appartenere tanto alla parte che al tutto e la parte stessa pu essere intesa come una totalit qualora venga meno il suo legame con essa. Bench siamo di fronte a due soggetti, non dobbiamo credere che qui il problema sia stabilire quale dei due sia anteriore. Piuttosto dobbiamo stabilire a quale dei due spetta primariamente la forma. Solo in questo modo potremmo dire, a ragione, quale dei due davvero anteriore. Insomma, lordine di anteriorit e posteriorit tra le parti regolato dalla forma e non pu che corrispondere allordine dei processi di generazione e di corruzione cui sottoposto il tutto, e al ruolo che le singole parti assumono in essi. Il caso del dito non coincide con quello delle parti che sono assieme al tutto. Il venir meno del cuore (o del cervello) non analogo al venir meno del dito (sar la biologia a dimostrarlo, non certo la filosofia prima). In questo caso la stessa forma propria di due soggetti (o parti) che non sono allo stesso modo anteriori rispetto al tutto. Porre una gerarchia tra il dito e il cuore significa dire qualcosa in pi rispetto a quanto ci consentito dallapplicazione dello schema ilemorfico soltanto. Su basi ilemorfiche sarebbe lecito pensare che tanto la forma del dito che del cuore possano, al medesimo titolo, rientrare nella definizione del tutto. Invece, sulla base di considerazioni mereologiche possiamo sostenere che mentre lanalisi ilemorfica delle parti porta sempre alla stessa forma che quella del tutto una gerarchia tra le parti consente di rendere ragione di una caratteristica implicita nella definizione: la definizione sempre di un soggetto inteso come un tutto. Solo selezionando lordine di anteriorit e posteriorit proprio del tutto potremmo giungere a menzionare nella definizione solo quelle parti che sono insieme al tutto e che, per questo, sono prime rispetto a tutte le altre che da queste dipendono. Nella definizione compariranno solo le parti subordinate al cuore (o al cervello) considerati per s. Il fatto dunque che la forma del tutto effettivamente coincide con la forma di una parte implica che la menzione delle (forme delle) parti nella definizione necessaria, pena la mancata focalizzazione del soggetto che si tratta di definire. La prima parte della definizione corrisponder alla prima parte della cosa. Tutte le altre parti non sono assieme al tutto, dunque i loro processi di generazione e corruzione
base di queste righe Ross e i Londinesi hanno sviluppato lidea secondo cui la definizione delluomo coincide con quella dellanima, o, meglio, esprime la forma soltanto insieme alla sua materia in generale. Ecco la risposta di Frede-Patzig: la materia, come pure le parti materiali, non sono mai parte della definizione, sia che si tratti della definizione della cosa intesa come forma, sia che si tratti della definizione della cosa intesa come concreto, nella misura in cui essa possa darsi, p.342. In sintesi i due studiosi ritengono che la dottrina della definizione delluniversale non coincida affatto con quella della definizione della forma in quanto dei termini generici non c definizione: essi, infatti, menzionano la materia poich derivano da una universalizzazione dei composti di materia e forma. 25 sono disgiunti da quelli del tutto (e tanto pi disgiunti quanto pi subordinata la parte). Lamputazione di una zampa indubbiamente un processo di corruzione per un gatto, tuttavia non ne compromette lidentit: la forma della zampa non corrisponde immediatamente a una propriet strutturale presente nella definizione del tutto (come invece accade per la parte centrale), ma richiede una mediazione data dal vincolo posto dalle parti preordinate. La prima differenza data dalla parte centrale che una propriet strutturale del tutto, mentre le parti successive sono forme che esemplificano le differenze individuali interne a ciascuna specie. Date queste premesse, se ci chiediamo qual il fondamento metafisico della distinzione delle parti della definizione possiamo rispondere dicendo che definire una sostanza significa ricostruire il soggetto a partire dalla sua parte centrale, enucleando un ordine di anteriorit e posteriorit tra le sue parti (corrispondente a un ordine di anteriorit e posteriorit tra i processi corrispondenti). La parte centrale ci in cui per primo la definizione . Significa che la stessa definizione si articola internamente in ciascuna delle parti che costituiscono assetti complessivi della sostanza e articolazioni interne della parte centrale. I generi e le specie del soggetto sono dunque dati da propriet strutturali dellindividuo e sono situabili a diversi livelli della sua architettura complessiva, ciascuno dei quali corrisponde ad un livello logico di generalit: fermarsi a una certa organizzazione strutturale (o formale) significa considerare e definire lindividuo di partenza in universale fino a quel punto preciso della sua architettura. Ora come possiamo definire il gatto Robespierre? Su basi ilemorfiche si pu anche dire che la forma della parte centrale la stessa del tutto e che, se la definizione deve essere la definizione di una totalit, allora definire il tutto vorr dire definire per prima la parte centrale. Per ottenere questo risultato stato necessario disgiungere la forma della parte centrale dalle forme delle altre parti e, dunque, operare linserzione dello schema mereologico in quello ilemorfico. Il risultato un ordinamento tra le forme delle parti che fanno capo alla parte centrale, forme che rientrano necessariamente nella definizione del tutto infatti, la forma della parte centrale racchiude in s tutte le forme delle parti necessarie allespletamento delle funzioni vitali proprie del genere e della materia per lanimale. A questo ordine va affiancato un ordine di parti materiali che ripercorre lasse anomeomero del vivente. Le parti materiali non rientrano in quanto tali nella definizione, ma sono menzionate nella definizione se la loro presenza necessaria per le attivit vitali del tutto: ma le cose non stanno nello stesso modo poich lanimale un qualcosa dotato di percezione, e non pu essere definito senza il movimento, perci neppure senza una particolare disposizione delle parti [i.c).s ,i . .c.; ., si. i:u s.c:.; us :c. .cic)i., :., u:i:u . :. :. v.;]. Infatti, nemmeno la mano parte delluomo in modo incondizionato, ma in quanto capace di svolgere una funzione, sicch animata: se non lo fosse, non sarebbe una parte (Metaph. Z.11, 1036b26-31).
Viene qui di nuovo sottolineato il nesso concettuale esistente tra lanimale e la facolt percettiva, al quale Aristotele aveva peraltro gi fatto cenno in Z.10, 1035b18: u uvi:. i:u i.c)c:.;. Anche senza adottare la congettura di Frede-Patzig (ad loc.1036b28-29: i.c).s [dotato di percezione] al posto di i.c) [percepibile]) il senso fondamentale del passo si mantiene. Del gatto ci sar una definizione in quanto animale, in quanto mammifero viviparo, in quanto felino (e potremmo proseguire). 26 In tutti questi casi la definizione sar sempre di un individuo seppure in universale. Possiamo articolare ulteriormente i caratteri che attribuiamo al nostro sortale rilevante salendo nella scala di generalit e tenendo fisse le parti dellanima come punto di riferimento: il nostro gatto diviene un individuo dotato della capacit nutritiva che fa capo alla capacit treptica e si svolge attraverso un medium (un liquido di trasporto come il sangue o un suo analogo); un individuo dotato della capacit locomotiva, che si attua attraverso i movimenti di un sistema di parti regolato da unarchitettura proto-strutturale (il sistema scheletrico); un individuo dotato di cinque sensi, etc.. Se la parte centrale costituisce lasse, il modulo genetico-funzionale attorno al quale si coordinano le altre determinazioni, allora ad ogni livello di articolazione di un gatto si ha a che fare con un questo, un individuo, che nei livelli superiori di strutturazione acquisisce determinazioni sortali pi articolate. Si pu dunque formulare una definizione dei gatti che sia definizione della forma e delluniversale senza escludere lindividualit della forma stessa. Lindividualit della forma si pone, infatti, su un livello metafisico anteriore rispetto alla fissazione dei sortali: la forma individuale in quanto anzitutto la struttura di un questo che, se considerato nelle sue determinazioni pi generali sar un universale, se considerato nella sua strutturazione peculiare al tempo stesso individuale. Di conseguenza, la definizione dessenza del gatto sempre definizione della natura e della forma del gatto individuale considerato in universale (Metaph. Z.10, 1035b27-31): chiaro anche che lanima sostanza prima, il corpo materia, luomo o lanimale ci che costituito da entrambi, considerato in universale [:` :: si. . : ,u uc.i v., :: c.i u`, :i).v . :; i). . si)`u]. Prendiamo Socrate e Corisco: se Socrate pu essere anche lanima, allora hanno due sensi, perch in uno significano lanima, nellaltro il composto; ma, se indicano semplicemente questa particolare anima e questo particolare corpo, lindividuale come l'universale (Metaph. Z.11,1037a5-10) 35 .
35 In Wedin (1991) e Burnyeat (2001) si trovano studiate le letture possibili delloperatore .; si)`u. Presento qui le letture seguendo lo schema di Burnyeat (dove M = materia; F = forma o definizione; g = .; si)`u): [i] la prima ad essere richiamata dallo studioso lopzione adottata nella lettura tradizionale (F + Mg). Burnyeat (2001: p.85 n.9) cita Ross come principale sostenitore della tesi secondo cui la forma universale e la materia funziona come principium individuationis (si tenga presente che a questa lettura tradizionale si contrappone linterpretazione nominalistica (anche nelle sue forme atomistiche) di Frede-Patzig). Qui loperatore .; si)`u interviene su c:. ; u`; (Z.10), di modo che la materia sia presentata come la componente particolare (ed indeterminata) del composto. Solo con lestrapolazione dei termini che indicano genere e specie questa componente viene universalizzata e pu essere inclusa allinterno della definizione.[ii] Nella nota seguente (p.85 n.10) Burnyeat si riferisce a Frede-Patzig come sostenitori della lettura secondo cui materia e forma sono entrambi particolari (Fg + Mg) - aggiungo che i due studiosi distinguono tra la materia in senso generale da un lato, e la materia prossima dallaltro, essendo il problema della definibilit del concreto il punto di partenza dellindagine. Sempre sulla base di Z.10, Burnyeat afferma che in questo caso loperatore riferito sia a u:. u `,u che a c:. ; u`;, ed implica che prior to universalization the form was individual, (p.85). Questo duplice riferimento comporta che la particolarit venga attribuita sia alla materia che alla forma e rende complicato distinguere il modo in cui si pu dire che la materia particolare dal modo in cui si pu dire che la forma particolare. Varie strategie si potrebbero adottare: si potrebbe supporre che siano in gioco nozioni distinte di particolarit e, per questa via, si potrebbe tentare di argomentare in favore di una particolarit assoluta che interviene in contesti in cui si pensa alla materia da una particolarit relativa che invece renderebbe conto sia della determinatezza della forma (la forma la determinatezza di qualcosa), sia di quella dei composti, resi appunto concreti solo attraverso la forma. Ma questa non la via seguita da Frede-Patzig. [iii] Nellultimo caso, (F+M)g in Z.10 loperatore riferito a cu` . (qui si parla di sostanza e non di sostanza prima). Burnyeat nota che nella frase corrispondente in Z.11 (1037a6-7) :; i). .; si)`u, loperatore .; si)`u interviene non solo su i). ma su : ; i).. Questo implica che oggetto delluniversalizzazione sia lindividuale analizzato e non una delle componenti in cui pu essere studiato; inoltre, la particolarit del sinolo ad essere qui chiamata in causa e non quella della materia e della forma intese separatamente. Lopzione preferita dallo studioso proprio la [iii] in cui il concetto di particolarit in gioco quello relativo al composto ed connesso alla sua concretezza. 27 La menzione di una generica comparazione come luniversale e non, seguendo Wedin (2000), composto come luniversale mostra come solo in Z.10 la particolarit non venga posta nella composizione ma nei costituenti. Lassunto coerente con quanto si ricava da Z.11: qui la composizione appartiene primariamente alluniversale e solo in modo proporzionale al particolare. Si pone il problema di capire in che modo si possa ascrivere al particolare una nozione di composizione analoga ma non identica a quella delluniversale. Socrate detto essere sia un composto ilemorfico sia sostanza prima. Considerare Socrate in quanto composto (particolare) vuol dire non considerare Socrate in quanto anima (individuale) o sostanza prima; dunque il particolare inteso come modo della totalit primo nellordine della sostanzialit e secondo nellordine della composizione, mentre primario riguardo alla composizione un universale (in Metaph. Z.3 si diceva, infatti, che il sinolo posteriore e pi chiaro). Linterpretazione individualistica di questi passi abbastanza plausibile. Non si sta qui difendendo la particolarit ristretta o logica delle forme. In senso pi debole, Aristotele sta intendendo la sostanza come individuale e la sua forma come un elemento semplice ed essenziale per come pu essere espresso da un termine sortale (dunque un tipo di universale diverso dalluniversale caratterizzante introdotto da Strawson). La semplicit quella di una totalit generica come lanima che sempre propria di un individuo e ne connota gli aspetti formali (e relativamente materiali) che si pongono ad un certo livello della sua strutturazione mereologica. I passi non sembrano comportare in maniera inequivocabile una particolarit assoluta delle forme, bens una distinzione tra particolarit del composto ed individualit delle forme che, dunque, non sono intese a guisa di elementi semplici ma come elementi qualificati della composizione e tra particolarit del composto ed universalit dei termini generici che da essi si estrapolano sul piano dellessenza. Il carattere universale della definizione desunto dal fatto che essa deve essere valida per lintera popolazione animale: la determinazione formale che definisce lanimale, il suo criterio di determinatezza, sar parte dellanimale pur essendo, al contempo, lanimalit stessa; sar infatti quella parte che sede della percezione e che si costituisce come principio funzionale dellanimale nel suo insieme. Pi radicalmente, la definizione deve essere insieme delluniversale e dellindividuale. Ragioni di carattere logico impongono di assumere che essa sia universale: senza la fissazione dei termini generici in grado di condurci a descrizioni differenzianti di animali e piante sarebbe impossibile qualunque discorso sugli animali e sulle piante. Detto altrimenti, se con animale si intendesse solo un individuo la cui particolarit assoluta, di animale non potremmo dire alcunch. Se lindividuo fosse fatto coincidere con il portatore di una propriet logica particolare avremmo a che fare con un ente accidentale un kooky object dal quale non potremmo ricavare alcun principio di permanenza nei mutamenti. La necessaria presenza di termini generici imposta da motivazioni metafisiche ancora prima che logiche, che si fondano sul riconoscimento della presenza di una pluralit di individui che sono dotati di vita. La forma allora individua il portatore nella misura in cui rende possibile riconoscere il continuum delle articolazioni allinterno del suo assetto composizionale essa dunque su di un piano di identificazione dei corpi pi articolato rispetto a quello del composto: la forma per questo motivo pi particolare, poich isola pi 28 individui (Robespierre, Byron, etc.), ma anche pi universale perch li individua non in base agli accidenti ma alle differenze specifiche. La forma dunque principio sia della particolarit sia della comunanza.
2.5.2 Parti attuali e potenziali Il risultato dellindagine fin qui condotta potrebbe essere espresso in questi termini: con universale si intende quel predicato che appartiene ad un soggetto in ogni caso, in se stesso ed in quanto tale (An. post. I.4, 73b26-27). Stabilire che tipo di predicato per s, per accidente un compito che Aristotele si riserva nella teoria della scienza. Ora, sul piano della filosofia prima sarebbe quanto meno auspicabile giungere ad una caratterizzazione il pi possibile definita della sua natura:
ma poi impossibile e assurdo che un questo e una sostanza, se derivano da qualcosa, non derivino da qualcosa che sostanza ed un certo questo, ma derivino dalla qualit; dato che, se cos fosse, ci che non sostanza e ci che qualit sar anteriore a ci che una sostanza e un questo. Questo impossibile. Infatti, n per definizione n per tempo n per generazione [,::c:.] 36 le affezioni possono essere anteriori alla sostanza. Sarebbero infatti anche separabili. Inoltre l'universale sarebbe in Socrate come la sua sostanza diversa da Socrate, con la conseguenza che l'universale sar sostanza di due cose [:. . .si:. :uvi;:. uc.i, .c: :u. :ci. uc.i]. In generale se si dice sostanza l'uomo e quelle simili, allora nessuna delle parti comprese nella definizione di queste sar sostanza di qualcosa, n pu esistere separatamente dalle cose nella cui definizione contenuta, n potr esistere in qualche altra cosa; intendo per esempio che non c' un qualche animale al di l degli individui, n c' qualcosa al di l di tutte le cose contenute nelle definizioni (Metaph. Z.13, 1038b20-1039a14).
Se agli universali logici attribuita ununit numerica forte, ununit metafisica, a prescindere dal loro portatore, essi non possono pi essere concepiti come sortali (semplici e sempre di un individuo), ma saranno introdotti come individui essi stessi: le loro parti, poich sono ricavati dall'ipostatizzazione di una totalit generica, saranno per soggettive (tutti gli individui che sono F, dove F un universale e i singoli f ne partecipano), ma il nesso di partecipazione risulter accidentale, poich con l'ipostatizzazione stato eliminato il nesso essenziale con l'individuo concreto. La totalit generica degli universali non si trasforma per via dell'ipostatizzazione in una totalit che merita il titolo di sostanza, ma al contrario diventa ancor pi indeterminata, una totalit mucchio. I platonici, pur essendo nel giusto allorch pongono come requisito di sostanzialit la separatezza, sbagliano nel momento in cui identificano la forma sostanziale con la totalit generica o distributiva, l'uno di molti (1040b27-30): in questo modo replicano la struttura metafisica delle cose sensibili e la natura discreta delle loro specie, da cui derivato un criterio di separatezza, nelle cose supersensibili aggiungendo ai termini specifici la qualifica in s e ottengono delle Forme separate in un senso differente, le quali formeranno un mucchio entro le sostanze sensibili di base (1040b30-34). Anche se la definizione di uomo non accogliesse in s quella di animale ma solo di quella parte che veicola lanimalit, ci non sarebbe sufficiente per ritagliare uno spazio alluniversalit. Luniversale, infatti, non pu essere sostanza nemmeno come parte dellessenza della sostanza poich violerebbe di nuovo la condizione di peculiarit: luniversale, per essere sostanza di qualcosa deve essere peculiare a
36 Contra Frede-Patzig (ad. loc.) leggo con Tommaso dAquino ,::c:. e non ,.c:.. 29 questo qualcosa perdendo il suo statuto di universalit. Se non valesse quanto detto, posto che l'universale potrebbe essere in Socrate come la sua sostanza diversa da Socrate, allora l'universale-sostanza non sar per nulla peculiare a Socrate e diventer qualcosa di simile ad un universale strutturato; come animale in Socrate e in Achille, dato che contiene come suo elemento costitutivo la classe-uomo, cos la sostanzializzazione della classe-animale condurr alla medesima conclusione: luniversale sar sostanza di due cose, uomo e Socrate. Ipostatizzare una totalit generica significa fare delluniversale specifico una parte soggettiva questa sembra lopzione platonica: tutti gli individui che sono uomini partecipano delluniversale-uomo. In Socrate avremmo molti universali ipostatizzati e molte sostanze in una sostanza con la conseguente perdita del nucleo di sostanzialit e di identit della sostanza stessa. Le totalit esemplificate dai mucchi di elementi mancano completamente di un principio che ne spieghi il modo ed il grado di unit: le parti di totalit generiche sono parti soggettive caratterizzate dall'avere gli stessi attributi della totalit di cui sono parti in modo distributivo. Non rimane per questa via alcun nesso essenziale tra uomo e questo uomo ed il nesso di partecipazione risulter esso steso accidentale. Anche intese in questo senso, le totalit generiche non meritano il titolo di sostanza anzi, si rivelano una soluzione peggiore di quella esposta nelle Categorie in quanto divengono totalit indeterminate come i mucchi. Aristotele potr allora condividere con i platonici che la separatezza un requisito di sostanzialit, ma non potr essere daccordo nel fare della forma sostanziale qualcosa di simile ad una unit della molteplicit, in cui lunit viene intesa come una unit distributiva. In questo senso si ha una mera replica delle cose sensibili senza riconoscere nella natura discreta della specie la base da cui estrapolare il criterio di separatezza:
per quelli che partono da queste considerazioni chiaro che nulla che appartiene universalmente alle cose sostanza, e che i predicati comuni di pi cose non significano un certo questo ma un quale [.::]. Altrimenti risultano sia molte altre difficolt sia il terzo uomo. La cosa chiara anche in questo altro modo. impossibile che una sostanza sia composta da altre sostanze che sono in essa in atto. Perch due cose in atto non sono mai una cosa sola in atto ma saranno una se in potenza sono due (per esempio il doppio di due met in potenza perch l'atto ci che separa), sicch se la sostanza una, essa non sar composta da sostanze che sono in essa secondo questo modo. Il che Democrito dice correttamente. Dice infatti che impossibile che da due ne derivi una o che da una due; giacch pone che le grandezze indivisibili siano sostanze. Allo stesso modo dunque chiaro che sar anche per il numero, se il numero un complesso di unit, come alcuni dicono; infatti o il due non ha unit o nel due non c' unit in atto (Metaph. Z.13, 1038b16-1039a14).
Da quanto detto fin qui risulta dimostrato che gli universali vanno intesi alla stregua di predicati comuni esprimenti la suchness ovvero il .:: di ogni questo F. Aristotele decide di procedere semplicemente enunciando che, se cos non fosse, si incorrerebbe nelle assurdit implicate dal Terzo Uomo 37 , per poi
37 Sui problemi connessi allargomento del Terzo Uomo esiste una bibliografia ampissima. Mi limito a segnalare Mariani 2005 e il recente Forcignan 2010. Vale la pena soffermarsi sulla posizione di Owen in merito allo statuto ontologico delle forme, dato che riassumibile attraverso la lettura di uno studio
del 1965 dedicato proprio allargomento del Terzo Uomo. La ricostruzione che ne viene offerta si fonda specialmente sulle critiche aristoteliche rivolte a Platone, ed in particolare su quelle contenute nel Peri Ideon, e tende quindi ad estendere la valenza dellargomento al di l del contesto platonico in cui fu originato (Parmenide 131 e-132 b). Da questa premessa segue che esso non esprima tanto una istanza di correzione interna alla teoria delle Forme, ma fondamentalmente una critica atta ad investire ogni teoria della predicazione (ontologica) che non adotti le adeguate contromisure. Il regresso e la proliferazione degli enti che il terzo uomo implica sembrano generati, infatti, dalla adozione simultanea di due assunti logicamente incompatibili: (i) non-Identity Assumption: ci che predicato 30 enunciare un argomento mereologico che tende a negare la presenza di parti attuali nella sostanza. Aristotele sembra qui suggerire che esiste un versante metafisico dellargomento del Terzo Uomo e che questo sia dato dal principio di composizione delle sostanze che escluda lesistenza, in esse, di parti attuali. In Z.16 infatti si dimostra che le parti degli animali se intese come in un intero - sono potenze mentre sono ricondotte a totalit mucchio se sono staccate dal tutto e, dunque, come il principio di omonimia conferma, diventano qualcosa di totalmente diverso: evidente che anche delle cose che sembrano essere sostanze la maggior parte sono potenze: le parti degli animali (infatti nessuna di esse presa separatamente esiste, invece, una volta separate, anche allora esistono tutte come materia), e la terra, il fuoco e laria. Infatti, nessuna di queste cose ununit, ma come un mucchio prima che siano cotte e da esse nasca qualcosa che sia uno [)i: :: . si. . :suc. :.i. uc.. i. v`:.ci. :ui:.; :.c., i : .i . .. (u): ,i s:..c: iu. :c. i :: ..c), si. : i .; u` vii) si. , si. vu si. i u:: ,i iu. : :c., i``. c.;, v. v:). si. ,::i. . :; iu. :]. Qualcuno potrebbe pensare che soprattutto le parti degli esseri animati e quelle pi prossime allanima siano in entrambi i modi, in potenza ed in atto, perch hanno nelle giunture qualcosa da cui deriva il movimento: per questo alcuni animali vivono anche dopo essere stati sezionati. Ma tuttavia queste parti sono soltanto in potenza, quando costituiscono ununit continua per natura, ma non per violenza o per congiunzione naturale: questa infatti una anomalia.
La totalit data con gli elementi e i composti elementari infatti una totalit-mucchio priva di un principio interno di coordinazione che permetta listituzione di rapporti regolati tra le parti e dunque di una parte principale e di processi di formazione che portino alla determinazione del composto attorno a questo fulcro centrale. I composti elementari (se di omeomeri si tratta, ma sembra proprio che la composizione anomeomera sia riservata ai viventi) possono essere infatti soggetti a divisioni massive senza che l'identit del tutto ne sia affetta e, correlativamente, i processi elementari presentano una peculiare reversibilit, dal momento che appunto non c un soggetto (una struttura) che in essi si trasforma. Z,16 connette alla negazione della sostanzialit degli elementi quella dellessere e delluno e poi quella degli universali (o totalit di tipo generico), dal momento che niente di ci che comune pu essere sostanza (1040b23). Inoltre, la sostanza appartiene o soltanto a se stessa o a ci che ha la sostanza, e di cui essa sostanza. Inoltre ci che uno non pu essere contemporaneamente in pi luoghi, mentre ci che
sempre qualcosa di differente dal soggetto di cui predicato; (ii) self-Predication Assumption: ci che predicato esso stesso soggetto di quegli stessi predicati. I due assunti, come tali incompatibili, entrando in contraddizione, si dialettizzerebbero, e dalla loro alternanza verrebbe generato il regresso e la proliferazione degli enti attraverso lipostasi di predicati sempre nuovi. La proliferazione avrebbe luogo nello stadio di assimilazione di forme verbali similari, che permette di individuare come uno st esso predicato quello riferito ai particolari e quello riferito all'idea, raggruppando questultima ai particolari in una nuova classe pi ampia di una unit numerica e a cui corrisponder una nuova idea, e cos allinfinito. Nello studio di Owen troviamo le posizioni di Aristotele in merito allassunto di non identit con lobiettivo di fermare il regresso in due fasi: A) nelle Categorie e negli Elenchi Sofistici troviamo la prima teoria della predicazione. In merito a questa, Owen sostiene che frenerebbe il regresso con laccettazione radicale del principio di non identit: niente che sia predicato in comune un tode ti. Si tratta di una barriera di fronte ad ogni tentativo di regresso dato che evita lo stadio di assimilazione. In questo senso lindividuale non pu essere raggruppato con luniversale in quanto non sono entrambi un tode ti. In questa fase Aristotele sarebbe molto pi ostile di quanto sarebbe poi divenuto rispetto al trattamento platonico delle specie nella predicazione ontologica. B) Nella tarda teoria della predicazione verrebbe rifiutata del tutto la tesi della non identit per una classe di casi limitata da Z.6 come predicazioni in senso forte in cui vale lidentit tra cosa ed essenza. Si escludono gli accidenti per s in quanto le definizioni dei soggetti primi sono esemplificate da un enunciato di identit. Si spiega perch Aristotele abbia identificato i soggetti primi proprio con la specie, non essendo gli individui definibili qua talis. Mentre la prima teoria avrebbe dunque tenuto i due livelli della predicazione (soggetto e predicato) ben distinti in ogni caso e considerato ognuno come determinato indipendentemente dallaltro, la seconda li avrebbe identificati per unampia, e non per questo indeterminata classe di casi, escludendo cos la proliferazione delle sostanze al di fuori di questa classe. 31 comune contemporaneamente in pi luoghi. Perci chiaro che nessuno degli universali sussiste separatamente dalle cose individuali (1040b23-27). La connessione di questo punto con la trattazione delle totalit di tipo generico presto detta: le parti di totalit generiche sono parti soggettive che presentano in modo distributivo (in pi luoghi, intendendo in pi portatori) gli attributi del tutto, ma se tali totalit vengono ipostatizzate, in modo da renderle degli esistenti, o addirittura i primi esistenti, si avranno pi sostanze in atto entro una singola sostanza, come in un mucchio (1038b16-23 e 29-30: :. . .si:. :uvi;:. uc.i uc.i, .c: :u. :ci. uc.i). Il nesso tra modo accidentale della totalit e universali ripetuto a conclusione di capitolo (1041a3-5). Le idee e gli elementi sono dunque accomunati sotto il profilo della totalit che rappresentano e del modo di unit cui corrispondono. In Z.16 anche le parti degli animali sono per ricondotte a totalit mucchio, ma questo accade solo se le parti sono staccate dal tutto e dunque sono qualcosa di totalmente diverso, in base al principio di omonimia, rispetto alle parti del vivente, dal momento che si persa quella sinonimia di cui garanzia il mantenimento della parte che si d insieme al tutto, la cui forma principio ed in atto. Si pu vedere nel passo come le altre parti siano dette, rispetto a questa, in potenza. Se non c questa continuit strutturale basata su una continuit modale, se cio le componenti sono giustapposte come una natura in una natura questo costituisce, molto semplicemente, una mostruosit. A proposito del passo in esame, opportuno enfatizzare due ulteriori elementi: (i) la menzione delle parti che sono pi vicine allanima e (ii) il fatto che queste in prima istanza possano apparire pi plausibilmente enti in atto. Si tratta infatti di parti che sono insieme al tutto (Z.10, 1035b25-7), sebbene risultino nellordine secondo atto e potenza subordinate alla totalit essenziale dellanima. La connessione con largomento del Terzo Uomo di cui si accennato potrebbe essere espressa dallesempio del doppio e della met. Parafrasando Frede-Patzig si pu dire che una retta lunga due unit solo in potenza due rette lunghe una unit ciascuna. La realizzazione della potenzialit determina lesistenza di due rette, non pi di una. Se cos non fosse si postulerebbe lesistenza di un numero illimitato di molti nelluno frazionando la retta dando luogo ad un regresso simile a quello che si ha con il Terzo Uomo. Per questo motivo si pu concludere con le parole di Aristotele: se non ci pu essere alcuna sostanza composta da universali, per il motivo che l'universale significa solo il quale ma non il certo questo, e se nessuna sostanza pu essere composta di sostanze che sono in atto, ogni sostanza dovr essere non composta [icu): i :. uc.i vici] sicch non ci sarebbe definizione di nessuna sostanza (Metaph. Z.13, 1038b34-1039a20).
3- Conclusioni Nellintento di studiare il nesso universale-sostanza si cercato di ripercorrere alcuni argomenti presenti nelle Categorie con lobiettivo di mostrare la presenza di due tipi di universalit: luniversale sortale e luniversale strutturato che ammette in s modalit di composizione mereologiche si detto che listanziaziazione della specie uomo comporta listanziazione dei suoi costituenti testa e mani. Lanalisi aristotelica delle sostanza come un tode ti pu essere associata alla preservazione della distinzione tra 32 propriet sostanziali e accidentali solo a patto che le modalit di composizione non mereologiche non siano ascritte a categorie accidentali. La riforma di questi concetti ereditati dalla piattaforma categoriale si ritrova negli argomenti di Metaph. Z.13, specialmente quelli elencati ai punti 4), 5), 7) e 8). Se si accetta largomentazione fin qui svolta lanimale pu essere inteso come un insieme regolato di molteplici ordini di parti potenziali dipendenti da una parte centrale che insieme al tutto e coincide con esso condividendone le condizioni di identit e persistenza valide per il tutto. La sostanza, dunque, non universale n composta da universali. Cosa resta delluniversale? A Z.13 in certa misura spetta il compito di escludere identificazioni unilateralmente poste con luniversale in s ed il particolare in s della sostanza e con ci di escludere entrambi dal ruolo di sostanzialit. Ma non questo lobiettivo principale. Sulla scala dei livelli di semplicit/generalit che porta dal particolare in s all'universale in s viene esplicitamente escluso questo limite superiore dal ruolo di sostanza. Quanto al limite inferiore, una interpretazione rigida di esso porterebbe verso una sorta di atomismo logico e ontologico che, in parte, costituisce lobiettivo polemico del capitolo. I particolari ancora accettabili nellalveo delle sostanze non potranno pi essere i molti sussunti alluno in quanto lassolutizzazione della struttura uno-di-molti conduce alla sostanzializzazione delluniversale che Aristotele attribuisce al dettato platonico. Se la sostanza si riveler particolare sar in virt di una diversa struttura di predicazione ontologica, la stessa che si ricerca da Metaph. Z.3 e che dovrebbe consistere in un continuum di articolazioni scandito in termini di potenza e atto (Metaph. H.6). Il particolare potr essere sostanza, allora, solo in quanto atto o livello di attualit, come punto di massima articolazione dellessere; luniversale che nel particolare sar potenza e luniversale generico sar escluso dal ruolo di sostanza. Potremmo ricordare a questo proposito come Burnyeat riconosca uno slittamento dalla interdefinibilit di particolare e universale, propria dellOrganon e dellinizio di Z.13 e ricavata dalla struttura della predicazione uno-di-molti, alla priorit del particolare, che come tale deve essere ricavata da una diversa struttura di predicazione ontologica. Metaph. Z.13 mostrerebbe che luniversale non un buon punto di partenza per la discussione sulla sostanza, suggerendo che il problema dellidentit metafisicamente pi pregnante di quello delluniversalit di qualcosa, mentre solo Metaph. Z.10-11, parlando di una posteriorit di enti come uomo o animale, condurrebbe alla priorit esplicita del particolare. Ma questo non pu che essere largomento di un altro studio.
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