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Lorenzo e

la Grande Guerra

M a rc o Tom a t i s

Un racconto al tempo della Prima Guerra Mondiale


con notizie e curiosit storiche

Al tempo della Prima Guerra Mondiale


Collana di narrativa storica diretta da Luigino Quaresima

Direttore di collana: Luigino Quaresima Redazione: Emanuele Ramini Progetto Grafico e Impaginazione: Letizia Favillo Copertina: Letizia Favillo

I a Edizione 2008

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Tutti i diritti sono riservati

2008

E. Mail: info@raffaelloeditrice.it http:// www.raffaelloeditrice.it Printed in Italy

assolutamente vietata la riproduzione totale o parziale di questo libro senza il permesso scritto dei titolari del copyright.

Marco Tomatis

Lorenzo e la Grande Guerra

Capitolo 1

In citt

Torino, fine settembre 1917

Lorenzo Bramati usc di casa guardandosi attorno e stringendosi nella giacchetta militare che la mamma gli aveva comprato per pochi soldi su una bancarella del Balon, il mercato delle pulci di Torino. Quella giacca gli piaceva, lo faceva quasi assomigliare a un soldato, anche perch era molto alto per i suoi undici anni. Il gesto per fu inutile. Il vento, scendendo dalle Alpi, spazzava gelido Corso Vittorio e lo fece rabbrividire nella pallida luce del sole che stava per tramontare. Lorenzo sent una manina tiepida afferrare fiduciosa la sua. Si gir e sorrise a Valentina, sua sorella, tre anni compiuti, quasi quattro. - Andiamo da mamma? - gli disse. Il ragazzo si sent pieno di tenerezza per la sorellina: lo sapeva benissimo che stavano andando incontro alla mamma e evidentemente la piccola aveva solo desiderio di parlargli, di sentire la sua voce. Le strinse la mano con dolcezza e le rispose: - Certo! E poi andiamo ad aiutarla a fare la spesa. - Far le patate fritte stasera? Lorenzo scroll la testa come per togliersi ogni illusione. Da un po di tempo non le mangiava. Le patate cerano, poche ma cerano, ma mancava lolio per friggerle. Troppo caro, anche se quello era giorno di paga. Tutti i sabati Lorenzo e Valentina andavano ad aspettare la
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Capitolo 1

mamma ai cancelli della Fiat, dove lei lavorava, perch in quel giorno di solito faceva la spesa per la settimana e aveva bisogno di aiuto per portare tutto a casa. Andavano al mercato di Porta Palazzo, dove la roba costava meno. Una spesa povera: patate, porri, rape, cavoli, fagioli, qualche volta anche una gallina da fare lessa per la domenica e magari qualche dolcino. Prima, erano solo due anni fa ma sembrava la preistoria, veniva anche pap. Adesso, invece, come troppi altri padri, mariti, fratelli e fidanzati, era in guerra. Una guerra lontana, di cui Lorenzo non capiva nulla, in luoghi che lui non aveva mai sentito nominare ma che in poco tempo gli erano diventati tristemente celebri: Carso, Pasubio, Isonzo, Altipiano di Asiago, Ortigara... Adesso sapeva benissimo dove si trovavano perch tutte le mattine il maestro, a scuola, prima di cominciare la lezione, faceva dire una preghiera per i valorosi soldati italiani che combattevano eroicamente per la Patria. Cera una cartina appesa alla parete dellaula, su cui le zone di guerra erano segnalate da una fila serpeggiante di bandierine tricolori infilate su uno spillo. Ogni tanto il maestro, consultando il giornale, le spostava leggermente verso il bordo destro. Mai pi di un centimetro, per. Lorenzo si chiedeva dove sarebbero dovute arrivare le bandierine perch la guerra finisse e il pap tornasse finalmente a casa. Carico di gloria e di onore, ripeteva in continuazione il maestro. Pochi giorni prima, il maestro aveva spostato le bandierine, che da giugno non toccava pi, di parecchi millimetri e aveva parlato di una grande vittoria in un altro di quei luoghi che lui non aveva mai sentito nominare prima. Laltipiano della della ecco, della Bainsizza gli sembrava di ricordare. Poi il maestro aveva nuovamente parlato per mezzora della gloria conquistata dai soldati.
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In citt

Lorenzo non sapeva che cosa fosse questa gloria per cui suo padre stava combattendo. Sapeva solo che era partito pi di due anni prima, nel maggio del 1915, e che da allora laveva visto una volta sola, un anno dopo, quando era tornato a casa per la licenza di Natale. Lo aveva trovato stanco, con poca voglia di giocare con lui e con lo sguardo triste. Aveva trascorso le ore accanto alla stufa guardando le fiamme e parlando fitto fitto con la mamma, fino a quando lei non lo aveva abbracciato. I suoi occhi erano rossi, come di pianto. Ma questo a Lorenzo non sembrava possibile. Gli uomini non piangono. Specialmente, poi, non piangono i pap. E soprattutto, dicevano tutti, non piangono i soldati che combattono meritandosi di essere chiamati eroi. Lorenzo non sapeva neanche che faccia avesse un eroe, ma sicuramente non doveva avere quella di Pietro Grimaldi, il loro vicino di casa, che era tornato senza una gamba e passava la giornata seduto sul balcone ad imprecare contro la guerra e contro quei porci, cos diceva, che lavevano voluta. La mamma tutte le volte lo guardava quasi con spavento. E, anche se non diceva niente, gli occhi le si riempivano di lacrime. Per fortuna, pensava Lorenzo, lei era quasi tutto il giorno fuori: usciva al mattino e rientrava alla sera. Come tante altre donne lavorava alla Fiat perch gli uomini erano tutti in guerra. Quasi, perch di uomini alla Fiat ce ne erano tanti: qualcuno li chiamava imboscati. Lorenzo non sapeva bene cosa volesse dire, fino a quando la mamma non glielaveva spiegato: imboscati erano gli uomini che, pur potendolo fare, non andavano in guerra. Qualcuno li chiamava anche vigliacchi . Girava tra la gente una canzonetta, glielaveva cantata anche il pap in uno dei pochi momenti in cui aveva riso e giocato con lui.
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Capitolo 1

Da Cividale a Udine ci stanno gli imboscati hanno gambali lucidi e capelli profumati. Il maestro, per, diceva sempre che tutti collaboravano per vincere la guerra e che quegli uomini erano indispensabili per costruire e far funzionare le macchine, i camion e le armi con cui i soldati combattevano. Stavano a casa o nelle retrovie, semplicemente perch sapevano fare cose che altri non erano in grado di fare. Lorenzo, per, ultimamente aveva cominciato a sospettare che il maestro dicesse cos perch anche suo figlio lavorava alla Fiat. E non capiva perch suo pap era partito lasciando la moglie e due figli a casa, mentre il figlio del maestro, che era pi giovane e non era nemmeno sposato, fosse rimasto a Torino. Non capiva nemmeno perch il figlio del maestro si vedesse sempre in giro con amici e donne, mentre suo padre gli aveva detto che i soldati in licenza avevano lordine di non entrare nei caff e di non farsi vedere in strada con donne che non fossero parenti strette. - Mamma! - url ad un tratto la sua sorellina. Lorenzo la sent sfuggirgli di mano e la vide correre verso una figura che era appena apparsa allangolo dellisolato. Era proprio lei: la mamma, negli abiti da lavoro che sapevano dolio e di grasso, le mani sempre pi simili a quelle di pap, uno sbaffo nero sulla faccia. Nello stesso momento Lorenzo sent delle voci, prima indistinte, poi sempre pi chiare. - Vogliamo pane! Vogliamo pane! - Abbasso la guerra! - A Natale tutti a casa! - Abbasso la guerra! Abbasso la guerra! Le urla scomposte gli arrivarono alle orecchie allimprovviso. Un attimo dopo cap. Dal fondo del corso stava avanzando
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In citt

verso di loro un corteo, una lunga fila di persone. Uno dei tanti cortei che ogni tanto percorrevano la citt per protestare contro la fame e la povert causate dalla guerra. Il corteo in un attimo fu alla sua altezza. Lorenzo si scost per non essere travolto e si addoss al muro. - Lorenzo! Stai attento! Vieni qua! Sent la voce della mamma, ma non riusc a vederla, tra tutte quelle braccia e quelle gambe. - Sono qui! Mamma! Sono qui! Non riusc quasi a sentire la sua voce. Allora si guard attorno, cercando di passare tra la folla che sfilava accanto a lui. Capiva quelle persone, le capiva a fondo: la guerra durava ormai da pi di due anni e la gente sopportava sempre meno le ristrettezze e la fame. La loro famiglia, per certi versi, era fortunata. La mamma lavorava e guadagnava abbastanza per dare da mangiare a tutti; i nonni, i genitori di pap, abitavano in campagna e ogni tanto arrivavano con burro, salami e magari un coniglio da fare al forno. Ma cera un sacco di gente che non aveva i soldi nemmeno per il pane. - Lorenzo! Dove sei? Ancora la voce della mamma. Pi lontana. - Sono qui - ripet lui. Poi si accorse che la cosa migliore da fare era lasciar passare il corteo e tornare a casa tranquillamente da solo. La spesa avrebbero anche potuta farla pi tardi o al massimo lindomani mattina, anche se ci avrebbe voluto dire alzarsi prima. Altre voci, pi allarmate, gli giunsero per in quel momento allorecchio. - I soldati! - Scappate! Scappate!

Capitolo 2

La borsa

Se fino a quel momento Lorenzo non si era spaventato,


improvvisamente ebbe paura. La gente cess di marciare lentamente e compostamente e cominci a correre disordinatamente qua e l. Poi Lorenzo ud distintamente unesplosione. Poi unaltra. Spari. Dovevano essere spari. Si ritrov improvvisamente solo. Dallaltra parte della strada vide dei soldati: qualcuno a cavallo, la maggior parte a piedi con i fucili imbracciati. La paura gli strinse la bocca dello stomaco. Si guard attorno. Era rimasto veramente solo. Anche la mamma era sparita. Sent un rumore, si gir e vide una cosa strana. A una decina di metri da lui era comparso un uomo di una certa et, elegantemente vestito e con una borsa di pelle in mano. Sembrava un avvocato o un medico. Si guardava attorno, come se stesse fuggendo da qualcuno o da qualcosa. Allimprovviso si udirono delle voci concitate. - Melli! Stai fermo l! Non ti muovere! Due uomini vestiti tutti di nero erano usciti dalle schiere dei soldati e stavano venendo verso di loro. In mano avevano degli oggetti anchessi neri. Lorenzo guard meglio: erano pistole e le stavano puntando verso quelluomo. Uno dei due uomini url nuovamente. - Melli! Non rendere tutto pi difficile. Fermati!
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La borsa

Luomo non rispose e improvvisamente si mise a correre. Fece appena qualche passo. Risuon un colpo secco e Lorenzo quasi contemporaneamente lo vide cadere con un grido. La borsa gli sfugg dalle mani e scivol sul selciato fino ad arrivare davanti ai suoi piedi. Lurto la fece aprire: ne usc una manciata di biglietti di banca che svolazzarono prima di adagiarsi sul marciapiede. Lorenzo non riflett, ag distinto: prese la borsa, se la strinse al petto e cominci a correre verso langolo della strada. Non sapeva nemmeno lui perch lavesse presa. Invece no, lo sapeva benissimo: soldi! Dentro cerano dei soldi! E il denaro voleva dire legna per la stufa, vestiti pesanti per linverno e un po meno cavoli bolliti, fagioli e patate lesse appena condite con un po di sale, a colazione, pranzo e cena. - Fermati ragazzo! - sent dietro di s. - Lascia la borsa! I due uomini gli stavano urlando dietro. Non ascolt. Sent un bang e accanto a lui il muro sembr quasi esplodere in mille schegge che lo colpirono su un braccio. Gli avevano sparato! Aument la corsa e svolt langolo. Rallent alla ricerca di un portone o di un androne qualsiasi dove infilarsi. Avrebbe aperto la borsa, preso i soldi e sarebbe scappato verso casa. Non ci riusc. Sent ancora la voce dietro di s. - Fermati! Poi un altro scoppio e un sibilo accanto al suo orecchio: una pallottola laveva mancato di pochissimo. Si mise a correre disperatamente. A un centinaio di metri intravide la stazione di Porta Nuova. Doveva raggiungerla e cacciarsi in mezzo alla folla. Magari avrebbe corso tra i binari, facendo sparire le sue tracce. Inutile. I due correvano pi veloci di lui. E, come se non bastasse, si erano messi a urlare.
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Capitolo 2

- Al ladro! - Fermatelo! Fermatelo! Vide gente venire verso di s per sbarrargli il passo, poi... accadde limprevisto: un frate sbuc da un portone e si ferm dietro di lui, come sorpreso dallinseguimento. Con la coda dellocchio Lorenzo vide distintamente i due inseguitori franargli addosso e cadere per terra. Lattenzione della gente per qualche secondo fu attratta dal groviglio di gambe e braccia sul marciapiede e dalle imprecazioni dei due. Lorenzo acceler ancora. Davanti a lui comparve, ora, lingresso laterale della stazione, pieno di gente tra cui confondersi. Pass in mezzo a un gruppo di soldati che evidentemente stavano partendo per il fronte e raggiunse i binari. Scivol dietro a una locomotiva che stava arrivando e riusc a nascondersi. Aveva guadagnato qualche secondo, doveva approfittarne. Vide un vagone, un carro bestiame, che aveva una scritta sul fianco: CAVALLI 7 UOMINI 40. Il portellone era aperto e vi sal in fretta. Era vuoto: cera solo un po di paglia per terra e un mucchio di fieno in un angolo. Vi si infil dentro. Appena in tempo. Attraverso gli steli del fieno intravide una sagoma affacciarsi al vagone. Poi una voce. - Qui non c! Non si mosse. Cerc addirittura di non respirare. Poi sent le voci allontanarsi. Stette ancora un po sotto il fieno aspettando che il cuore si calmasse, stringendo la borsa. Pens di lasciarla l e di allontanarsi ma sarebbe stato inutile. Quegli uomini ormai ce lavevano proprio con lui!

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Capitolo 3

Gli uomini in nero

Non si mosse per un tempo che gli parve infinito.


Intu che il sole era tramontato e che ormai era tarda sera. Chiss come sarebbe stata preoccupata la mamma non vedendolo tornare a casa! Finalmente si decise: usc fuori dal mucchio di fieno e si affacci cautamente dal portellone che era rimasto aperto. Era buio tutto intorno, appena rotto dal riflesso di qualche lampione proveniente dallesterno. Improvvisamente per sent delle voci avvicinarsi. In un attimo fu nuovamente nascosto tra il fieno. Il portellone si apr sferragliando, poi seguirono incitamenti e rumori strani. - Vai Moro! Il grido arriv dopo un paio di minuti di silenzio e immediatamente si sent un rumore di zoccoli. Un animale riemp il vano del portellone mentre lodore di stallatico divenne intenso. Sbirci dal suo mucchio di fieno ed ebbe la conferma di quello che aveva capito: sul vagone stavano caricando dei muli. Subito dopo salirono anche due soldati. Uno teneva per mano la cavezza del mulo, laltro indic la parte del vagone direttamente opposta al mucchio di fieno. - No. Non metterli l dove c il fieno, altrimenti se lo mangiano tutto. Glielo daremo domattina - disse allaltro. Beh, pens Lorenzo, almeno non avrebbe avuto un mulo ad alitargli in faccia.
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Capitolo 3

I soldati caricarono altri sei muli. Poi si allontanarono. Il portellone rest aperto. Lorenzo sent gli animali muoversi per sistemarsi meglio: qualche raglio e molti sbuffi accompagnati dal rumore degli zoccoli che risuonavano sul pavimento di legno del vagone, nonostante la paglia che lo ricopriva. Il ragazzo tir il naso fuori dal mucchio di fieno e sbirci nuovamente dal portellone rimasto aperto. Non cera nessuno in vista. In un angolo vide per una figura vestita con quello che gli sembr un saio da frate che guardava da unaltra parte. Non pot trattenere un sospiro di contentezza. Da l a casa sua non cera molto. Un quarto dora a piedi. Addirittura meno se si fosse messo a correre. Si sent meglio. Usc completamente fuori dal fieno, si accost con cautela al portellone e sbirci fuori. Ancora nessuno. Bene. Strinse al petto la borsa e si prepar a saltare gi. Proprio in quellistante sent una voce che lo terrorizz. - Deve essere qui! Non pu essere andato da unaltra parte. Cera solo questo treno fermo alla stazione e dalle altre parti abbiamo guardato dappertutto! La voce lo blocc. Sbirci con pi attenzione verso lesterno. Il frate intravisto prima era sparito, ma i due uomini vestiti di nero, quelli che avevano sparato a lui e alluomo con il cappotto marrone, erano l, a pochi metri di distanza. Ed evidentemente lo stavano ancora cercando. Neanche a parlarne di scendere. Non in quel momento almeno: lo avrebbero sicuramente visto. Torn nellinterno del vagone e si rintan per la terza volta sotto al mucchio di fieno. - Dai! Se fosse nascosto qui i soldati lavrebbero visto. Ci
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Gli uomini in nero

hanno caricato i muli. Se veramente ha preso questo treno sar da qualche altra parte - sent. - Ehi! Cosa fate l?... La voce risuon distintamente nel vagone e continu. - ... Non sono ammessi borghesi intorno a un treno militare. Lorenzo si azzard a sbirciare tra i fili di fieno che gli facevano pizzicare il naso. Ci sarebbe proprio mancato che si fosse messo a starnutire. Alla incerta luce dei lampioni intravide i due uomini che stavano rispondendo a un soldato che li teneva sotto mira con un fucile. Accanto a lui cera un uomo alto, in divisa, ma con un atteggiamento che suggeriva un che di diverso, come se non si trattasse di un soldato vero e proprio. Fu lui a ripetere la domanda gi fatta. - Che cosa ci fate qui? - Niente di male. Cercavamo un amico. Il capitano Franceschi. Ci hanno detto che dovrebbe essere da queste parti. Magari voi lo conoscete. - Qui non c nessun capitano Franceschi - ribad il soldato. Poi punzecchi il pi vicino dei due uomini con la punta della baionetta. - Forza! Muovetevi. Andiamo dal tenente. Ci penser lui a voi. Uno dei due tent di protestare. - Stai commettendo un errore. Noi Il soldato non lo lasci finire. - Nessun errore. Siete dei borghesi in un luogo in cui ai borghesi proibito stare. Potrei spararvi immediatamente e magari mi darebbero pure una medaglia. Quindi zitti e camminate! Luomo in divisa gli pos una mano sul braccio. - Beppino, non esagerare. Uno degli uomini in nero gli fece eco. - Ecco padre Tommaso, glielo dica anche lei che non stavamo facendo nulla di male.
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Capitolo 3

Padre? Improvvisamente Lorenzo cap. Laltro era un cappellano militare, uno di quei sacerdoti che andavano anche loro in guerra. Il soldato, Lorenzo ora sapeva che si chiamava Beppino, lo guard. - Io non esagero, ma se scopro che ci sono dei civili qui e io non li fermo, nei pasticci ci vado io. Il cappellano guard i due uomini. - Ha ragione, gli ordini sono precisi. Poi si rivolse a Beppino. - Portali dal tenente. Ci penser lui. Immediatamente dopo, il gruppo usc dal campo visivo di Lorenzo che aspett ancora qualche minuto prima di uscire dal suo nascondiglio. Sbirci nuovamente fuori. Niente da fare: il cappellano si era allontanato e stava parlando con un frate sulla porta della stazione, ma il soldato e i due uomini si erano fermati poco pi in l e discutevano animatamente. Dallaltra parte del marciapiede, invece, decine di militari erano in attesa di salire sul treno. Evidentemente quella era una tradotta, uno delle centinaia di treni che portavano i soldati alla guerra. Se fosse sceso, lo avrebbero visto decine di persone e non sarebbe potuto sfuggire. Sarebbero piovute le domande e i due uomini in nero lo avrebbero di sicuro riconosciuto. Sarebbe stato nei guai senza rimedio. Magari lo avrebbero addirittura portato in prigione! Consider la situazione per qualche minuto. Niente da fare. Non poteva uscire. La cosa migliore sarebbe stata nuovamente nascondersi nel fieno e aspettare. Se la fortuna lo avesse assistito, nel corso della notte avrebbe potuto allontanarsi. Non era tardi. Un enorme orologio appeso ai pilastri della pensilina sovrastante il marciapiede segnava appena le otto di sera.
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Gli uomini in nero

Pens a sua madre che in quel momento sicuramente sarebbe stata in pena. In pi aveva fame. Erano passate ormai parecchie ore dalla poca pasta scotta che aveva mangiato a pranzo. Improvvisamente per locchio gli cadde su un tascapane appoggiato sul pavimento del vagone, vicino allapertura del portellone. Dovevano avercelo lasciato i soldati che avevano caricato i muli. Dallapertura spuntava il collo di una bottiglia e una borraccia era legata alla tracolla. Magari dentro ci sarebbe stato anche del cibo. Lorenzo non esit. Allung una mano, si impadron del tascapane e immediatamente dopo si rifugi nuovamente nel fieno. Appena in tempo. Stavano avvicinandosi dei soldati. Poi sent una voce forte e imperiosa. - Ehi tu! Chiudi quel vagone! Un attimo dopo lordine venne ripetuto per tutto il marciapiede con un tono che non ammetteva repliche. - Chiudete! - Chiudete! - Chiudete! Il portellone si rinchiuse. Ci fu ancora qualche rumore, qualche saluto, un attimo di silenzio, un fischio acuto e il treno si mise in moto.

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Capitolo 4

In treno

Lorenzo si sent perso.


Pens alla mamma che a quel punto sarebbe stata veramente preoccupata, poi ai due uomini in nero che lo stavano inseguendo. Se anche loro fossero saliti su quel treno? Gli venne voglia di urlare e di piangere. Maledisse il momento in cui aveva seguito listinto e aveva preso la borsa. Poi pens ai soldi. Quelli che la mamma guadagnava non bastavano mai. Al buio cerc di aprirla, ma non ci riusc. Si abbandon nel fieno e chiuse gli occhi. Il treno procedeva monotono, rallentando ogni tanto alle stazioni. O almeno a quelle che Lorenzo pensava fossero stazioni, dato che un pallido barlume di luce entrava a tratti dai quattro finestrini posti in alto e illuminava linterno del vagone e i muli che respiravano tranquilli, legati alle loro cavezze. Improvvisamente sent i morsi della fame. Si ricord allora del tascapane che aveva preso e lo apr. Immediatamente lo colp un profumo di pane, formaggio e salame. A tentoni afferr la prima cosa che gli venne fra le mani. Divor mezza pagnotta con il formaggio, lasciando laltra mezza e il salame per dopo. Cerc poi nel buio la borraccia. Conteneva acqua fresca. Bevve con attenzione. Non poteva finirla. Non riusc invece ad aprire la bottiglia, cera un tappo piantato ben in fondo. Probabilmente ci sarebbe stato bisogno di un cavatappi, ma il profumo che sentiva era inequivocabilmente di vino. Un po meno triste si sdrai nel fieno, riscaldato dal cibo e dal
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In treno

calore animale. Sent le palpebre farsi pesanti e, cullato dal dondolio del treno, si addorment. Lo risvegli un raggio di sole che lo colp sugli occhi. Panico. Per un attimo non riusc a capire dove potesse essere. Poi il rumore del treno sempre in movimento e lo zoccolo dei muli, un po innervositi dalla sua presenza, lo riportarono alla realt. Si alz e controll il portellone. Niente da fare. Era chiuso dallesterno, probabilmente con un robusto chiavistello. Torn al mucchio di fieno. Laria del vagone adesso era pesante per lodore aspro dei muli e dei loro escrementi che avevano trasformato la paglia pulita in letame. Si chiese cosa potesse fare e concluse che non doveva far altro che aspettare. Il suo sguardo cadde sulla borsa: la causa di tutto. Stavolta riusc ad aprirla senza nessuna difficolt. Vi infil una mano, sent un fruscio di fogli di carta ed estrasse una busta, piuttosto voluminosa. Era semiaperta e la apr del tutto. Un tuffo al cuore, il respiro pi affannoso. Banconote. Nella busta cera un mucchio di banconote. Le estrasse e le cont. Poi le ricont pi attentamente. Le ricont una terza volta e gli venne il singhiozzo come tutte le volte che era troppo emozionato. Diecimila lire. Nella busta cerano diecimila lire, in banconote da cinquanta lire. Una cifra che lui non riusciva neppure a concepire. Calcol quanto guadagnava per aiutare il fornaio a portare il pane ai clienti la domenica mattina, pedalando su una specie di triciclo a pedali pesantissimo. Almeno fino a quando la mancanza di pane aveva eliminato anche le consegne a domicilio. Venticinque centesimi per una mattinata di lavoro. Avrebbe dovuto lavorare quarantamila mattinate per guadagnare la somma che aveva tra le mani.
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Capitolo 4

Rimise le banconote nella busta di tela cerata e se la infil sotto la maglia di lana a contatto con la pelle. Con quei soldi avrebbe potuto evitare alla mamma di lavorare e avrebbero potuto aspettare pap con molta pi tranquillit e serenit. Cominci anche a pensare alla storia da raccontare se lavessero visto scendere dal treno. Avrebbe potuto dire che era salito per curiosare, che lavevano chiuso dentro e nonostante le urla e i richiami non lavevano sentito e Certo, una bella sgridata non glielavrebbe levata nessuno, ma poi sarebbero stati costretti a lasciarlo andare. Lunico problema era evitare gli uomini in nero. Poi frug di nuovo dentro la borsa e trov un altro pacchetto, legato con un cordino e sigillato con la ceralacca. Strapp un angolo della confezione per vedere se dentro cerano altri soldi. No. Sembravano piuttosto dei fogli scritti con formule difficili e strani disegni. Impaurito si nascose anche quel pacchetto sotto il maglione che indossava. Quindi decise di liberarsi della borsa, cos non avrebbero potuto accusarlo di furto. Si guard attorno e pens al finestrino in alto! Si avvicin pi che pot, prese accuratamente la mira e la scagli lontano. Pochi minuti dopo il treno cominci a rallentare. Poi si ferm. Lorenzo stette indeciso qualche minuto. Cosa avrebbe potuto fare? Nascondersi nel fieno o cercare di uscire? Non ebbe il tempo di prendere una decisione. Il portellone si apr e un soldato si affacci.

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Capitolo 5

Beppino e padre Tommaso

hi! Guarda cosa abbiamo qui. Chi aveva parlato era un soldato gi di una certa et che a Lorenzo ricord suo padre. Anche la faccia gli era familiare. Poi lo riconobbe. Era Beppino, quello che aveva caricato i muli e che aveva visto discutere con gli uomini in nero e con il cappellano. Luomo continu fissando il tascapane ai suoi piedi. - Cavoli! Ecco dovera finito! Lorenzo nel frattempo stava respirando a pieni polmoni laria fresca che improvvisamente era entrata nel vagone. Sapeva di fumo di locomotiva e di fuliggine, ma era sempre meglio di quella stagnante e impregnata dellodore di mulo e di letame che aveva respirato nelle ultime ore. E prov una grande sensazione di sollievo. Avrebbe potuto spiegare, parlare, tornare a casa. Il soldato a questo punto gli rivolse direttamente la parola. - Chi sei? Lorenzo esit un attimo, poi snocciol sicuro la storia che si era preparata accuratamente durante le lunghe ore del viaggio. - Mi chiamo Lorenzo. Sono salito sul treno a Torino. Cos... per curiosit... E la porta si chiusa. Adesso voglio tornare a casa. - Non sar facile, siamo vicino a Monfalcone, in zona di guerra - gli rispose una voce sconosciuta. Si volt e riconobbe immediatamente chi aveva parlato. Era il cappellano militare, che un momento dopo gli porse la mano. - Sono padre Tommaso.
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Capitolo 5

Lorenzo lo guard bene: era alto, magro, e aveva gli occhi scuri che ispiravano fiducia. Non avrebbe saputo dire perch, ma si sent rassicurato, come se non potesse accadergli nulla di male finch lui gli fosse stato vicino. Beppino nel frattempo aveva preso in mano il tascapane che Lorenzo aveva lasciato sul pavimento del vagone e ci stava frugando dentro. - Bravo! Ti sei mangiato un bel po di pane! E anche il formaggio. E pensare che doveva durarmi fino a stasera. Il rancio che ci danno fa schifo. Lorenzo lo guard. - Avevo fame. Mi scusi. Padre Tommaso intervenne. - Ha ragione! Non poteva mica morire di fame. Poi cacci una mano in tasca, ne tir fuori qualche moneta e le porse a Beppino. - Prendi questi. Appena fuori dalla stazione c un negozio. Vai a comprare qualcosa da mangiare. Anche io ho un po di appetito. Lorenzo lo guard riconoscente. Tutto stava andando meglio del previsto. Pregust il momento in cui sarebbe potuto tornare a casa carico di soldi. Quei soldi che sentiva a contatto con la pelle nella loro busta e di cui ovviamente non avrebbe parlato a nessuno. Improvvisamente pass lento un treno sul binario vicino, proprio accanto a loro. Poi si ferm. I finestrini erano oscurati da pesanti tendine, tanto che era impossibile vedere dentro, ma, tra il rumore ritmico degli stantuffi della locomotiva, proveniva un sordo lamento, inframmezzato da qualche urlo di dolore. Sul marciapiede comparvero dei carri e delle ambulanze, mentre una serie di barelle vennero fatte scendere.
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Beppino e padre Tommaso

Su ognuna di esse cera un uomo bendato. Beppino, che nel frattempo era tornato con un involto in mano, guard la scena con lo sguardo triste. - Sono i feriti di questa guerra. Un uomo con un camice bianco tutto sporco di sangue scese dal treno. Lo accompagnava un altro, anche lui in camice bianco, con in mano un mazzetto di cartoni rossi e verdi. Il primo cominci a chinarsi su una barella e a visitare brevemente il ferito che vi era sopra. Diceva qualcosa a quello che lo seguiva e questi posava sulla barella uno dei cartoncini: quello verde o quello rosso. Fece cos fino alla fine della fila. Poi le barelle con il cartoncino verde vennero caricate sul treno che, dopo qualche minuto, ripart. Gli altri feriti, invece, furono portati sotto una tettoia, mentre padre Tommaso che li aveva raggiunti, cercava di parlare con loro, limitandosi a benedirli quando non apparivano coscienti. Lorenzo si sentiva male: stava sudando, aveva brividi di freddo e lo stomaco stretto in una morsa di ferro. Ma cosa stava succedendo? Beppino colse il suo sguardo pieno dorrore. - un treno ospedale - spieg, - uno di quelli che trasporta i feriti. - E i cartoncini verdi e rossi? - Segnalano la gravit delle ferite. Se ti danno un cartoncino verde hai possibilit di guarire e allora ti curano. Infatti quelli li hanno caricati sul treno. - E i rossi? - Segnalano quelli che non possibile curare. - E allora? Beppino scroll la testa. - Moriranno, sono destinati a morire. Poi continu, sempre con lo sguardo triste.
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Capitolo 5

- Medici e infermieri sono troppo pochi per il macello che sta capitando e allora curano solo i feriti che possono guarire. Lorenzo guard padre Tommaso che stava parlando con uno degli uomini in barella. Chiss quali parole si potevano dire a uno che stava per morire. Gli vennero le lacrime agli occhi.

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ra si gi . . . Ciak

La Prima Guerra Mondiale


NOTIZIE e CURIOSIT STORICHE

A cura di Marco Tomatis

Ciak

...

ira si g

Panoramica
Uno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale

Nel 1914 in una Europa che vive in pace dal 1870, anno della guerra che ha visto la Germania prevalere sulla Francia, si fronteggiano contrapposti due grandi blocchi di nazioni. Da un lato la Triplice Alleanza, comprendente Francia, Inghilterra e Russia, dallaltro la Triplice Intesa, in cui sono alleate Germania, Impero austroungarico e Italia. Si tratta di due coalizioni divise da feroci inimicizie e da interessi completamente contrapposti, che hanno portato le singole nazioni a una forsennata corsa agli armamenti trasformando lEuropa in un immenso arsenale militare. In questa situazione sufficiente una scintilla perch tutto esploda. E la scintilla scocca il 28 giugno 1914 a Sarajevo, in Bosnia Erzegovina, dove in programma la visita di Francesco Ferdinando, lerede al trono dellImpero austroungarico. Uno studente serbo, Gavrilo Princip, in un attentato, lo uccide a colpi di pistoLassassinio di Sarajevo la insieme alla moglie Sofia. Per tutto il successivo mese di luglio, pur se in parte si cerca la strada delle trattative, si assiste a preparativi militari sempre pi accentuati, fino a quando lAustria dichiara guerra alla Serbia. Immediatamente la Russia interviene a fianco di questultima. Gli si contrappone la Germania che si mobilita contro la Russia e il 3 agosto dichiara guerra anche alla Francia.
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Per questo viene provocato anche lintervento dellInghilterra. Il perverso meccanismo delle alleanze ha funzionato cos bene che in pochi giorni tutta lEuropa sta combattendo. E quanto il conflitto fosse preparato da tempo, lo dimostra il fatto che lattacco della Germania alla Francia, compiuto invadendo il Belgio per aggirare le poderose fortificazioni francesi sul confine tra i due Stati, stato effettuato secondo un piano che i tedeschi avevano preparato da decenni. E lItalia? Per il momento resta neutrale avvalendosi di una clausola del trattato della Triplice Alleanza che impone lintervento in guerra a fianco di un alleato solo nel caso che questi sia aggredito. LAustria-Ungheria invece ha attaccato per prima la Serbia, quindi lalleanza pot non essere rispettata dallItalia. In realt in Italia non risulta molto popolare lingresso in guerra a fianco dellAustria-Ungheria dopo le vicende che hanno visto i due paesi combattere pi volte fra di loro durante tutto il Risorgimento. Immediatamente quindi nasce un forte movimento di opinione pubblica favorevole allentrata in guerra proprio contro gli austriaci, a fianco di Inghilterra e Francia. Lo costituiscono i cosiddetti interventisti. Ne fanno parte il re, gli alti gradi dellesercito, alcuni settori della politica, gli industriali che vedono nella guerra loccasione di grandi guadagni, molti studenti di famiglie agiate. Corteo interventista Con gli interventisti si schierano anche gli irredentisti, le persone cio che considerano la guerra come loccasione per annettere allItalia le citt di Trento e Trieste con i territori vicini, ancora parte dellImpero austroungarico.
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Gli si oppone un altro movimento, a favore della neutralit dellItalia, i cui aderenti si chiamano neutralisti. Ne fanno parte un uomo politico importante, Giovanni Giolitti, con i suoi sostenitori, la maggior parte del partito socialista, quei cattolici che seguono gli insegnamenti del papa Benedetto XV, molto critico verso la guerra, e, in geneGiovanni Giolitti rale, verso la parte pi povera del paese. I due movimenti si fronteggiano con manifestazioni e scontri di piazza. La situazione interna e internazionale tale che finiscono per prevalere gli interventisti. Il 26 aprile, quindi, il re Vittorio Emanuele III firma il cosiddetto Patto di Londra, che obbliga lItalia a intervenire a fianco delle potenze dellIntesa entro un mese. In caso di vittoria otterr il Trentino, lAlto Adige, tutta lIstria, oltre a piccoli vantaggi territoriali nel mare Egeo e nellAdriatico. Il 24 maggio 1915 vengono sparati i primi colpi di fucile e la guerra ha inizio. La sua ampiezza e crudelt, la quantit degli uomini coinvolti, il numero dei morti, dei feriti, dei mutilati, dei dispersi, le cifre enormi spese per gli armamenti e le conseguenze che avr, hanno fatto s che questo conflitto sia passato alla storia come la Prima Guerra Mondiale o pi semplicemente come la Grande Guerra.

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Zoom
Un nuovo modo di combattere

La Prima Guerra Mondiale fu completamente diversa da quelle combattute fino a quel momento, anche se allinizio nessuno lo poteva prevedere. Gli eserciti che si affrontavano, anzi, erano convinti che la guerra sarebbe durata al massimo qualche mese. Negli ultimi decenni, per, erano cambiate parecchie cose nel campo degli armamenti: fucili pi moderni, polvere da sparo che non produceva fumo e permetteva quindi sempre una buona visibilit sul campo di battaglia, aeroplani in grado di colpire gli avversari dallalto e di effettuare ricognizioni precise sul territorio nemico. I campi di battaglia, poi, poterono essere illuminati da potenti riflettori elettrici; inoltre, se luso della radio era ancora agli inizi, era per possibile ai reparti impegnati in combattimento comunicare abbastanza agevolmente fra di loro, grazie al telefono da campo. Anche lartiglieria aveva fatto passi da gigante e luso dei cannoni aveva raggiunto una perfezione tecnica notevole, tanto che ogni esercito era in grado di scagliare sugli avversari, in poco tempo e da grande distanza, migliaia di colpi dalla potenza distruttiva enorme. Particolarmente pericolosi erano gli shrapnel, micidiali proiettili dartiglieria che esplodevano a mezzaria spargendo intorno
Shrapnel
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centinaia di pallottole di piombo o dadi di ferro. Altri proiettili poi venivano caricati con gas tossico e asfissiante in grado di uccidere in pochi minuti una grande quantit di uomini. Soprattutto, per, aveva raggiunto una perfezione notevole una nuova arma, la mitragliatrice, che permetteva a pochi soldati di sparare migliaia di colpi in brevissimo tempo. Venne anche perfezionato luso del Mitragliatrice filo spinato, posto in maniera tale da rallentare nei suoi terribili grovigli (i reticolati), qualsiasi assalto, tanto da diventare nel corso di tutta la guerra una delle armi difensive pi efficaci. Il risultato che la guerra si impantana nel vero senso della parola. Da guerra di movimento come era stata per millenni, quando gli eserciti contrapposti manovravano e si muovevano prima di affrontarsi in battaglie campali, diventa guerra di posizione: una guerra in cui le forze in campo si equivalgono al punto che nessuna delle due riesce a vincere, perdendo migliaia di uomini per conquistare spazi ristrettissimi. Naturalmente si tenta, per tutti gli anni del conflitto, di creare armi e congegni in grado di superare e sconfiggere il nemico; uno, in particolare, Carro armato risulter una nuova micidiale arma, il carro armato, un veicolo che poteva procedere su cingoli e superare i reticolati. I primi a realizzarli furono gli inglesi. I nuovi mezzi sono chiamati tanks e fanno la loro comparsa in Francia, durante la battaglia della Somme, il 15 settembre 1916.
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I tanks erano, per, fragili, lentissimi e per niente maneggevoli. Met di loro fu distrutta o si ruppe a pochi metri dalle basi di partenza e laltra met non riusc ad ottenere risultati apprezzabili. I carri quindi vennero perfezionati e cominciarono a dimostrare la loro efficacia gi pochi mesi pi tardi, nel corso della battaglia di Cambrai, sempre sul fronte francese. Anche i tedeschi si misero a studiare la nuova arma e un anno dopo, il 17 dicembre 1917, il loro primo carro armato fece la sua comparsa sui campi di battaglia. Nonostante i progressi tecnici e il loro numero sempre maggiore, per, nemmeno i carri armati, che sul fronte italiano non vennero mai usati a causa del terreno montuoso e accidentato, riuscirono a cambiare le caratteristiche della guerra. Il luogo principale di conflitto rimase quindi la trincea. Vita di trincea Allinizio essa non era altro che uno scavo effettuato perch gli uomini potessero avere un minimo riparo dai colpi del nemico, poi, lentamente, vennero costruite trincee di prima linea, a diretto contatto con il nemico, e altre pi arretrate, destinate a contenere gli attacchi nel caso in cui la prima linea venisse superata. Tutte erano protette da formidabili grovigli di filo spinato attraverso cui era molto difficile passare. Le varie trincee erano collegate da centinaia di chilometri di camminamenti, sempre scavati nella terra e nella roccia, attraverso cui gli uomini potevano muoversi senza esser visti e colpiti. Nelle trincee si combatteva, si mangiava, si dormiva, ci si lavava...
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Le condizioni igieniche, molte volte disastrose per limpossibilit di spostare in qualsiasi modo i rifiuti, provocavano sovente casi di malattie infettive anche gravi, come colera e tifo. Tra le opposte trincee cera la cosiddetta terra di nessuno, in cui avvenivano gli scontri e i combattimenti e in cui i cadaveri venivano abbandonati per giorni e giorni nellimpossibilit di recuperarli. Ancora dietro al sistema di trincee si trovavano poi le retrovie: magazzinieri, cuochi, calzolai, tutti coloro che si occupavano del vestiario, macellai e addetti ai trasporti. Per mettere un esercito in condizioni di combatteCarovana in movimento re efficacemente occorreva, infatti, una quantit di viveri e di materiali enorme, oltre alle munizioni e alle armi, tanto da riempire ogni giorno 80 vagoni ferroviari. Un ruolo importante lo svolgevano poi i medici e gli infermieri, che quasi sempre lavoravano in situazioni di emergenza e durante le battaglie non erano in grado di poter curare tutti i feriti, nonostante laiuto importante che fornivano loro le diecimila crocerossine.

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Colpo di scena
Cronologia degli avvenimenti pi importanti della Prima Guerra Mondiale

Fine luglio, primi di agosto 1914: scoppia la guerra in Europa. LItalia resta neutrale. 26 aprile 1915: Patto di Londra. LItalia si impegna ad entrare in guerra a fianco di Francia e Inghilterra. 24 maggio 1915: lItalia inizia a combattere. Il fronte italiano va dal massiccio dellOrtles al mare Adriatico passando per Riva del Garda, Rovereto, Folgaria, Asiago, Articolo sullentrata P a s s o in guerra dellItalia Cinque Croci, Cortina, Tre Cime, Monte Peralba, Monte Zermula, Pontebba, Monte Nero, Gorizia, Monfalcone. A capo dellesercito c il generale Luigi Cadorna. 23 giugno - 7 luglio 1915: Prima battaglia dellIsonzo. Si combatte duramente, ma, al termine, le posizioni restano come erano. 25.000 sono per gli uomini fuori combattimento tra le Luigi Cadorna due parti, tra morti feriti e dispersi.
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18 luglio - 4 agosto 1915: Seconda battaglia dellIsonzo. Gli italiani riescono a conquistare una fascia di terreno profonda da 200 a 600 metri. Per avanzare e per difendersi, i due eserciti sacrificano circa 90.000 uomini. 18 ottobre - 4 novembre 1915: Terza battaglia dellIsonzo. Due settimane di duri combattimenti lasciano sul terreno 110.000 uomini. Le posizioni dei due eserciti restano quelle che erano allinizio. 10 novembre - 2 dicembre 1915: Quarta battaglia dellIsonzo. Gli italiani riescono a conquistare il piccolo villaggio di Oslavia. La battaglia mette per fuori combattimento complessivamente 75.000 uomini. 11 - 19 marzo 1916: Quinta battaglia dellIsonzo. Un contrattacco permette agli austriaci la riconquista del villaggio di Oslavia. Il maltempo ostacola non poco lo svolgimento delle operazioni militari, per cui la battaglia si esaurisce in pochi giorni, senza nessun cambiamento territoriale e 11.000 uomini perduti complessivamente. 14 maggio - 16 giugno 1916: la Strafexpedition. Strafexpedition, in tedesco vuol dire Spedizione punitiva ed loffensiva che gli austriaci scatenano in Trentino contro lesercito italiano. Gli austriaci riescono ad avanzare e vengono fermati soltanto dopo un mese di violenti combattimenti, proprio allultimo momento, quando ormai stanno per arrivare in pianura. Si assiste ad epiAssalto austriaco sodi di grande valore da ambedue le parti, ma alla fine il costo in termini umani altissimo: complessivamente, infatti, sono circa 121.000 gli uomini che restano sul terreno.
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29 giugno 1916: attacco con i gas nella zona del Monte S. Michele. Allalba del 29 giugno 1916, nella zona del Monte S. Michele, approfittando delle condizioni meteorologiche favorevoli, gli austriaci effettuano un attacco con i gas asfissianti causando moltissimi morti. 4 - 16 agosto 1916: Sesta battaglia dellIsonzo. Lesercito italiano dopo oltre un anno di tentativi riesce finalmente ad entrare a Gorizia. Per la prima volta nella guerra il Comando Supremo pu vantare una vittoria. Il costo complessivo di questultima battaglia per molto alto. Pi di 90.000 uomini persi da entrambe le parti. 14 - 16 settembre 1916: Settima battaglia dellIsonzo. Battaglia breve e terribile cui pone fine il maltempo. Non prima per che siano messi fuori combattimento reciprocamente 40.000 uomini. 9 - 12 ottobre 1916: Ottava battaglia dellIsonzo. Lesercito italiano riesce ad ottenere un leggero avanzamento, ma le perdite ammontano a 50.000 uomini complessivamente. 31 ottobre - 4 novembre 1916: Nona battaglia dellIsonzo. Altro piccolo avanzamento italiano di qualche chilometro nella zona del Carso. Il bilancio finale in termini di perdite altissimo. Oltre 55.000 uomini. 6 aprile 1917: intervento in guerra degli Stati Uniti. Gli Stati Uniti allinizio della guerra avevano scelto la neutralit, ma quando la marina tedesca scatena la guerra sottomarina contro tutte le navi dirette verso i porti nemici nel tentativo di bloccare il flusso dei rifornimenti che dagli Stati Uniti diretto verso lEuropa, essi dichiarano guerra alla Germania e allAustria-Ungheria. 12 maggio - 6 giugno 1917: Decima battaglia dellIsonzo. Anche gli italiani usano le bombe a gas ma le conquiste ottenute sono marginali: 187.000 uomini le perdite complessive.
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10 giugno - 25 giugno 1917: Battaglia del Monte Ortigara. Cadorna cerca di riconquistare almeno in parte le posizioni perdute. I combattimenti pi violenti si concentrano attorno al monte Ortigara, che viene riconquistato e poi perso. In sostanza non si ottiene nulla, ma sul terreno restano 36.000 uomini, soprattutto alpini. 15 - 16 luglio 1917: ammutinamento di Santa Maria La Longa. In una caserma di un villaggio vicino a Udine, S. Maria La Longa, un gran numero di soldati si rifiuta di partire per il fronte. Si tratta di una rivolta in piena regola che dura tutta la notte. 1 agosto 1917: intervento del papa. Il Papa Benedetto XV in una Nota ai capi dei popoli belligeranti chiede lavvio di trattative di pace e definisce la guerra una inutile strage. Il suo appello resta inascoltato. 18 agosto - 15 settembre 1917: Undicesima battaglia dellIsonzo. Gli italiani conquistano laltipiano della Bainsizza e avanzano di ben 7 chilometri sul Carso. Si tratta di uno dei risultati pi eclatanti di tutta la guerra. Ancora una volta, per, la vittoria non decisiva e soprattutto costa ai due contendenti 245.000 uomini, sempre tra morti, feriti e dispersi. Estate 1917: tumulti popolari in varie citt dItalia. Si scatena una serie di proteste contro la guerra a cui prendono parte soprattutto le donne, visto che molti uomini sono al fronte. Le manifestazioni pi violente avvengono a Torino in agosto. Ci vogliono quattro giorni perch la situazione si calmi e deve intervenire lesercito che spara sulla gente anche con le mitragliatrici.
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Ritirata da Caporetto

24 ottobre 1917: Caporetto. Il 24 ottobre 1917 a Caporetto (oggi Kobarid, in Slovenia) lesercito italiano subisce una delle pi gravi sconfitte di tutta la sua storia. Per limpreparazione dei nostri comandi il fronte sfondato in breve tempo e austriaci e

tedeschi dilagano. Lesercito italiano deve ritirarsi in un caos indescrivibile. Il bilancio finale pesantissimo. I morti italiani sono 10.000, i feriti 30.000, i prigionieri 300.000. Novembre 1917: la Rivoluzione in Russia. Le sconfitte subite dalla Russia causano una rivoluzione popolare che porta al potere il Partito Comunista. Immediatamente dopo la Russia si ritira dalla guerra. 6 novembre 1917: il Capo Supremo dellesercito, il generale Cadorna, destituito per le sue responsabilit nella sconfitta di Caporetto. Al suo posto viene nominato il generale Armando Diaz, che attua subito una serie di misure per consentire allesercito italiano di superare la crisi. 15 - 21 giugno 1918: Battaglia del Solstizio. Lesercito italiano resiste allultimo grande sforzo degli austriaci che attaccano per passare il Piave. Vengono cos poste le basi per la vittoria finale, anche perch questa volta la maggior parte delle perdite austriaca: circa 200.000 uomini tra morti e feriti, mentre gli italiani ebbero 84.000 morti. 24 ottobre 1918: Battaglia di Vittorio Veneto. Il 24 ottobre 1918 lesercito italiano attacca a Vittorio Veneto e riesce a sconfiggere definitivamente gli austriaci. Il 4 novembre 1918 viene firmato larmistizio e il generale Diaz pu emettere il bollettino finale della guerra, riprodotto in mille lapidi in tutte le citt dItalia.
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Indice
1 In citt 2 La borsa 3 Gli uomini in nero 4 In treno 5 Beppino e padre Tommaso 6 Tornano gli uomini in nero 7 Al lavoro 8 Sul monte San Michele 9 I soldati raccontano 10 Il generale 11 Alla stazione 12 Caporetto 13 Fucilazione 14 Il ponte sul Tagliamento 15 Prigionieri 16 Gli austriaci 17 Frate Joseph 18 Un incontro felice 19 La Casa dellArcobaleno 5 10 13 18 21 25 28 34 39 46 50 55 60 65 71 78 84 88 92

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- Panoramica: Uno sguardo sulla Prima Guerra Mondiale - Zoom: Un nuovo modo di combattere - Colpo di scena: Cronologia degli avvenimenti pi

importanti della Prima Guerra Mondiale 109

- Dettaglio: Lesercito italiano - Primo piano: Il lavoro delle donne e dei ragazzi - Interpreti principali: I protagonisti
della Prima Guerra Mondiale

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- Interni ed Esterni: I luoghi della Prima Guerra Mondiale - Sceneggiatura: La letteratura sulla
Prima Guerra Mondiale

130 133 138

- Colonna sonora - The end: Le conseguenze della guerra nel mondo

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Indice fotografico
- Lassassinio di Sarajevo - Corteo interventista - Giovanni Giolitti - Shrapnels - Mitragliatrice - Carro armato - Vita di trincea - Carovana in movimento - Articolo sullentrata in guerra dellItalia - Luigi Cadorna - Assalto austriaco - Ritirata da Caporetto - Bollettino finale di guerra - Elmetto di metallo - Trincea - Partenza dei soldati italiani - Cartolina di fine guerra - Manifesto bellico - Manifesto bellico - Officine meccaniche Breda - Bambini al lavoro - Cesare Battisti - Francesco Baracca - Altare della Patria - Gabriele DAnnunzio - Carlo Emilio Gadda
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Annamaria Piccione - Niente campana per Cunebardo

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Marco Tomatis - Lorenzo e la Grande Guerra

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Roberta Fasanotti - Il fascismo dalla mia finestra

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Rossana Guarnieri - Bombe e sofferenza

PROBLEMI DI OGGI (sbarchi di clandestini)


Claudio Elliott - Il barcone della speranza
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Giuliana Facchini - Perduti fra le montagne


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