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Urbanizzazione e consumo di energia

L urbanizzazione consiste in un fenomeno ben pi ampio rispetto al semplice trasferimento della popolazione dalla campagna alle citt. In un paese prettamente rurale le citt non esistono, pertanto devono essere costruite, stravolgendo lo stile di vita di coloro che abitano le campagne. Una volta completata la transizione, i residenti in citt hanno la possibilit di utilizzare molta pi energia di quanto non facessero nelle campagne, attingendo inoltre a diverse tipologie di fonti. I paesi dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) attualmente industrializzati hanno generalmente compiuto questa transizione nellarco di circa un secolo o un secolo e mezzo ma i paesi in via di sviluppo del secondo dopoguerra stanno completando tale transizione in tempi molto pi ridotti. L urbanizzazione e lindustrializzazione dei paesi sviluppati non sono assolutamente state graduali o indolori, ma la simultaneit fra lo sviluppo di tecnologie ad alta intensit di energia e la rilocazione delle popolazioni ha comportato un maggior grado di interattivit fra i due processi. Invece i paesi in via di sviluppo che hanno avviato tale transizione dopo la Seconda Guerra Mondiale devono spesso ricorrere ad avanzate tecnologie ad alto consumo energetico, quali i sistemi interregionali di trasporto, accanto alle tecnologie pre-industriali in agricoltura e nella manifattura, con effetti sulle economie e sulle societ che differiscono dallesperienza osservata nei paesi attualmente industrializzati. Le risultanze del confronto fra quanto accaduto nei paesi industrializzati e quanto stato osservato dalla recente esperienza dei paesi in via di sviluppo a partire dal dopoguerra verranno di seguito utilizzate per comprendere in che modo lurbanizzazione possa influire sui consumi di energia e come la continua urbanizzazione del mondo probabilmente finir per alterare luso dellenergia nel suo complesso.

3.2.1 Urbanizzazione ed effetti sullagricoltura


La diminuzione dei lavoratori agricoli, verificatasi durante il processo di urbanizzazione dellOccidente nel 19 secolo, richiedeva che la forza lavoro rimasta nelle campagne producesse pi di quanto non facesse in precedenza. Di fatto, sono stati gli aumenti della produttivit agricola ad aver spinto la popolazione lontano dai poderi e verso le citt piuttosto che il contrario. In ogni modo, lurbanizzazione richiede un incremento della produttivit agricola che, dal 20 secolo in poi, ha implicato processi di meccanizzazione e un maggior ricorso alluso di energia in agricoltura. I terreni resi disponibili dalla mancata necessit di dover foraggiare gli animali da traino incrementavano la capacit produttiva del settore agricolo, in aggiunta agli aumenti nelle rese per ettaro o per lavoratore. Il passaggio dagli animali da traino alluso dellenergia ha implicato, in sostituzione del letame, limpiego di fertilizzanti chimici (derivati dal petrolio) per i quali spesso era necessaria lirrigazione pompata, con conseguente fabbisogno di combustibile liquido o di elettricit. Nel quarto di secolo che segu la Seconda Guerra Mondiale, la composizione dellenergia impiegata in agricoltura a Taiwan, inizialmente fornita per il 67% dalluomo e per il 33% dagli animali, era cos cambiata: 35% fornita dalluomo, 5% fornita dagli animali, 60% di origine meccanica. Allinizio degli anni Settanta, durante la cosiddetta rivoluzione verde, quasi il 17% delle importazioni petrolifere dellIndia andato a rifornire i trattori impiegati in agricoltura. Durante il 19 secolo il commercio internazionale di prodotti alimentari ha comportato un aumento della produttivit agricola in paesi che non stavano necessariamente attraversando unaltrettanto sostenuta industrializzazione. Nel 20 secolo, specialmente durante gli anni che seguirono la Seconda Guerra Mondiale, fra i principali

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esportatori agricoli figuravano alcuni dei paesi altamente urbanizzati e industrializzati come gli Stati Uniti e lAustralia. Con linizio del 21 secolo alcuni fra i paesi pi poveri, specialmente nellAfrica subsahariana, potrebbero conoscere unurbanizzazione sostenuta associata a un basso incremento della produttivit agricola; tuttavia, la disponibilit di divise estere per gli acquisti internazionali di cibo rimarr un problema.

3.2.2 Dallagricoltura allindustria


Bench nei paesi attualmente in via di sviluppo i servizi svolgano un ruolo maggiore rispetto allindustria di quanto non accadesse nel 19 e allinizio del 20 secolo, lo spostamento dallagricoltura implicher il trasferimento di gran parte della forza lavoro verso lindustria. In India, lo spostamento di lavoratori dallagricoltura tradizionale verso il settore manifatturiero a pi bassa intensit energetica, cio il tessile, ha quadruplicato il fabbisogno energetico per lavoratore trasferito. Anche lindustria tradizionale, concentratasi nelle citt dove la forza lavoro pu essere riunita in aree pi piccole, utilizza pi energia per lavoratore e per unit di output rispetto allagricoltura. Con lavvio dei processi di modernizzazione, la quota di metalli nellindustria aumentata, in parte a causa dei cambiamenti nei prodotti fabbricati e in parte a causa del rimpiazzo di pezzi in legno e cuoio con componenti di metallo. Di recente la plastica ha fatto il suo ingresso, sotto forma di prodotti finiti e di apparecchiature industriali. I metalli e la plastica sono materiali che richiedono unalta intensit energetica. La produzione industriale, con la sua pi ampia gamma di input e procedure, e con una maggiore e pi concentrata forza lavoro, richiede pi affidabilit circa la disponibilit di tutti questi input. Mentre i combustibili tradizionali, quali la legna da ardere e il carbone di legna, possono assicurare calore allindustria, i combustibili fossili e lelettricit, in particolare, rappresentano fonti di energia pi affidabili. Inoltre, i prodotti di maggior qualit possono richiedere processi produttivi con una pi uniforme erogazione di energia, come quella fornita dallelettricit.

o quantomeno limitati nelle zone rurali a causa della loro dimensione, necessitano di materiali pi robusti, e questi sono a loro volta prodotti industriali che richiedono limpiego di energia per essere fabbricati. I ponti e le strade pavimentate costituiscono le tipiche infrastrutture urbane assenti nei paesi e nei villaggi rurali. La produzione dei materiali da costruzione impiega quantit di energia considerevolmente maggiori rispetto al loro assemblaggio nel processo di costruzione. L esperienza indiana alla fine degli anni Settanta indica come il settore edile richiedesse soltanto 2.087 kcal per rupia di output, mentre la produzione del cemento raggiungeva 15.344 kcal e quella di ferro e acciaio arrivava a 8.757 kcal. Le altre produzioni industriali presentavano invece una minor intensit energetica: 4.552 kcal per i metalli non ferrosi e 2.708 kcal per i prodotti chimici. I dati relativi alle Filippine a partire dai primi anni Ottanta mostrano un simile schema di intensit energetica: la produzione di cemento del valore di un peso filippino richiede una quantit di energia quattro volte superiore a quella necessaria alla produzione di metalli di base e sessanta volte maggiore di quella richiesta per la produzione agricola.

3.2.4 La concentrazione delle popolazioni


La concentrazione di popolazione nelle citt provoca dei cambiamenti rispetto alla vita rurale soprattutto per i motivi elencati di seguito: radunare grandi proporzioni di popolazione di un paese nelle citt permette di aumentare la scala produttiva, ma richiede un certo numero di attivit che hanno invece un peso secondario nella vita economica delle popolazioni rurali; dal momento che le popolazioni urbane producono poco o nulla del proprio fabbisogno alimentare, tali prodotti devono essere trasportati verso le citt, spesso su lunghe distanze; le infrastrutture pubbliche e private necessarie per mantenere grandi concentrazioni di persone in salute e al sicuro richiedono energia per essere costruite e per funzionare; la gamma di attivit quotidiane delle persone che vivono a stretto contatto tra di loro cambia rispetto a quelle cui si sarebbero dedicati come gente di campagna; la densit influisce sulla praticabilit di determinate scelte di combustibile. Scala di produzione. Una caratteristica importante dellindustrializzazione lemergere di una pi grande variet di prodotti specializzati. La concentrazione della forza lavoro nelle citt permette ai produttori specializzati di trovare gli operai con le abilit richieste, rendendo vantaggiosa la costruzione di attrezzature specializzate per il loro impiego. Tuttavia, riunire forza lavoro nelle citt richiede spesso energia per i trasporti che non era necessaria nella produzione rurale e inoltre le merci

3.2.3 La costruzione delle citt


Nelle societ tradizionali i materiali da costruzione tendono a riflettere le risorse locali. Bench i materiali disponibili localmente continuino a essere utilizzati nelledilizia urbana, i materiali pi industrializzati, dai mattoni al legno pretagliato, tendono a essere utilizzati nelle citt piuttosto che nelle strutture rurali. Inoltre, i fabbricati industriali privati e le strutture pubbliche, di norma assenti

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specializzate devono essere vendute su un pi ampio raggio. I dati circa la produzione di cemento in Turchia indicano che lespansione dellarea di mercato da 6 a 190 km riduce i costi del lavoro e di immobilizzo per unit di output del 60%, ma aumenta quelli di trasporto di 16 volte e quelli per il prodotto consegnato di circa il 50%. Il fabbisogno di combustibile dellindustria su grande scala considerevole e immagazzinare tale combustibile richiede spazio. I terreni urbani hanno un valore molto maggiore rispetto a quelli rurali, implicandone un uso pi accorto. Passare dal carbone di legna al carbone o allolio combustibile determina un risparmio sui costi del terreno per lindustria urbana, e fornisce energia pi affidabile. Pi compatti, i combustibili a elevata BTU (British Thermal Unit) possono essere trasportati su distanze pi lunghe rispetto alle tradizionali biomasse combustibili e il loro trasporto richiede di norma luso di combustibili fossili. Distribuzione dei beni alimentari. Nelle societ tradizionali i coltivatori consumano la gran parte delle derrate agricole che producono e producono molto di ci che consumano. L urbanizzazione, con le incrementate rese agricole necessarie per sostenerla, modifica questa situazione. Maggiori derrate vengono trasportate su distanze pi lunghe, e gran parte di esse necessitano di trattamenti per poter affrontare il viaggio. A met degli anni Sessanta, gli Stati Uniti impiegavano il 7% dei consumi nazionali di energia per il trattamento degli alimenti e il 2% per il relativo trasporto. Alla met degli anni Settanta, lIndia e il Pakistan dedicavano da un terzo alla met della percentuale statunitense destinata alla lavorazione dei prodotti alimentari e circa due terzi della quota di energia usata negli Stati Uniti per il trasporto delle derrate alimentari. In quel periodo, lurbanizzazione era molto pi bassa in India e in Pakistan che non negli Stati Uniti e il loro consumo di energia per dollaro di PIL era notevolmente inferiore. Questi dati forniscono unindicazione su quanto fosse ancora lunga la strada da percorrere per i due paesi sud-asiatici nello sviluppo dei consumi di energia. Infrastrutture. Si gi accennato alla questione della costruzione di infrastrutture. Una volta costruite, le infrastrutture devono essere tenute in esercizio e richiedono manutenzione. Le concentrazioni di popolazione sono soggette a devastanti diffusioni di malattie, come riscoprirono le citt emergenti del 19 secolo. Il trattamento delle acque e la raccolta dei rifiuti sono due importanti fattori di risanamento necessari per rendere vivibili le citt moderne. Malgrado la limitata copertura di tali servizi in molte delle citt nei paesi in via di sviluppo, queste attivit, insieme allilluminazione comunale, possono coprire fino al 5-6% dei consumi privati totali di combustibile nelle citt del Terzo Mondo, a giudicare dalle esperienze osservate a Citt di Messico, Nairobi e Calcutta a met degli anni Settanta.

Vita domestica. Luso che le famiglie fanno dellenergia importante nei paesi in via di sviluppo, poich esse rappresentano dal 40 al 90% dei consumi nazionali. Le famiglie rurali producono presso le loro abitazioni molte delle merci e molti dei servizi acquistati da famiglie urbane in condizioni analoghe. La cottura, la preparazione degli alimenti lontano dalle abitazioni, il lavaggio degli abiti richiedono generalmente meno combustibile quando sono effettuati al di fuori dellambito domestico, mentre altre attivit come la tessitura e il cucito tendono a utilizzare combustibile che non sarebbe necessario nella produzione domestica. La differenza pi significativa fra luso rurale e quello urbano dellenergia da parte delle famiglie si ha nel trasporto delle persone. I coltivatori possono dedicare da un quarto a un terzo del loro tempo nel muoversi da e verso i campi, ma generalmente camminano o utilizzano animali. In citt i pendolari, persino quelli con i redditi pi bassi, tendono ad utilizzare mezzi di trasporto che consumano combustibile. Anche ammettendo che una parte della popolazione cammini o usi la bicicletta, il trasporto pu coprire dal 25 al 60% dellenergia totale consumata dalle famiglie nei paesi in via di sviluppo. Densit e scelta dei combustibili. Le citt del Terzo Mondo sono spesso servite da fornitori di legna su scala industriale che effettuano le loro consegne con camion alimentati a benzina o diesel. Tuttavia, le densit residenziali delle citt favoriscono luso di combustibili pi compatti rispetto alle biomasse usate dalle famiglie rurali. L evidenza osservata a Hong Kong negli anni Settanta indica che un aumento dell1% nella densit demografica in un distretto, a parit di reddito, riduce la quota di legna da ardere e di carbone di legna nel consumo di energia delle famiglie dello 0,25%, con un contestuale aumento della quota di cherosene. La densit della popolazione urbana riduce inoltre i costi di trasmissione e di distribuzione dellelettricit rispetto a quelli sostenuti nelle zone rurali. Questo effetto porta a un incremento dei consumi di elettricit.

3.2.5 Incrementi di reddito


Sebbene lurbanizzazione possa temporaneamente ripercuotersi in modo pesante su vari indicatori di salute, come accaduto durante il 19 secolo, a lungo andare con lo sviluppo si ha un aumento dei redditi reali. stato stimato che lelasticit della domanda residenziale di energia rispetto al reddito possa variare entro valori compresi tra 0,5 e pi di 1 in un certo numero di paesi in via di sviluppo in America Latina, Asia e Africa. Lincremento di reddito favorisce anche lacquisto di prodotti che per funzionare consumano energia, da frigoriferi e lavatrici a forni a microonde e tostapane. Nella misura in cui questi prodotti vengono realizzati internamente,

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laumento nella domanda di energia delle famiglie si rifletter in una maggior domanda di energia da parte dellindustria. L incremento dei redditi spinge le famiglie ad abbandonare le fonti energetiche scomode e sporche, quali le biomasse, in favore di fonti moderne pi pulite e facili da utilizzare. I dati relativi a Hong Kong indicano unelasticit della quota del budget familiare destinata ai combustibili moderni rispetto al reddito pari a 1,17. Questi nuovi combustibili possono essere utilizzati pi efficientemente di quelli tradizionali, che tenderebbero a rallentare la crescita dei consumi aggregati di energia. Tuttavia alcune tradizioni culinarie, come la cottura alla griglia, considerano il cherosene e lenergia elettrica solo dei modesti sostituti del legno o del carbone di legno.

Con il procedere dellurbanizzazione e dellindustrializzazione dei paesi in via di sviluppo (e non tutta lindustrializzazione avr luogo nelle aree urbane) le moderne fonti di energia prenderanno il posto di quelle tradizionali. Quindi, focalizzare lattenzione solo sulla crescita delle nuove forme di energia porterebbe a sovrastimare leffettivo incremento dei consumi di energia.

3.2.7 Conclusioni: le implicazioni energetiche dellurbanizzazione


I singoli effetti osservati e occasionalmente misurati in precedenza sono difficili da aggregare in un semplice indicatore che misuri quanto lurbanizzazione influisca sui consumi energetici di un paese. Per valutare leffetto aggregato dellurbanizzazione su tali consumi, Donald Jones ha analizzato i dati riguardanti cinquantanove paesi in via di sviluppo relativi al 1980, e Jyoti Parikh e Vibhooti Shukla hanno preso in esame i dati riguardanti settantotto paesi in via di sviluppo e industrializzati riferiti a intervalli compresi fra il 1967 e il 1985. Malgrado alcune differenze nei dati e nei metodi statistici utilizzati, sia Jones che Parikh e Shukla hanno ottenuto risultati sostanzialmente simili. Entrambi gli studi hanno considerato costanti gli effetti di altri fattori ritenuti potenzialmente in grado di influire sui consumi di energia, quali il reddito o PIL pro capite, il livello di industrializzazione, la densit demografica e i prezzi dellenergia che i consumatori si trovano a dover pagare nei diversi paesi. Nel suo studio Jones ha considerato separatamente le fonti energetiche moderne (combustibili fossili ed elettricit), quelle tradizionali (biomasse ed energie animate) e il totale delle fonti energetiche, mentre Parikh e Shukla hanno preso in considerazione lenergia totale (la somma delle fonti moderne e tradizionali di energia). Jones ha utilizzato il PIL misurato in Parit del Potere di Acquisto (PPA) per correggere le differenze dei prezzi nei prodotti non commerciabili, che sono pi bassi nei paesi a basso reddito. Parikh e Shukla hanno usato il PIL a prezzi correnti ottenuti dalla conversione diretta dei tassi di cambio. La misurazione in PPA aumenta il reddito attribuito ai paesi a basso reddito rispetto a quello dei paesi a reddito elevato; pertanto i consumi di energia saranno pi sensibili al PIL misurato in PPA rispetto a quello ottenuto dalla conversione dei tassi di cambio, dal momento che, in unanalisi cross-country, una data variazione del consumo di energia sar associata ad un intervallo di reddito pi ampio se misurato in termini di conversione di tasso di cambio invece che in Parit del Potere di Acquisto. Entrambi i metodi sono validi, ma necessario tener presente le differenze nella loro misura quando si confrontano risultati basati su diversi metodi.

3.2.6 Il passaggio dallenergia tradizionale a quella moderna


In base alle risorse di cui disponevano, alcuni paesi della prima industrializzazione hanno fatto ricorso ad enormi quantit di biomasse combustibili, specialmente legno. La legna stata utilizzata dallindustria per fornire calore ai processi di manifattura e dalle famiglie per la cottura, il lavaggio e il riscaldamento domestico. Il disboscamento causato dallo sfruttamento della legna come combustibile stato un fenomeno diffuso e di ampie proporzioni in alcune zone degli Stati Uniti durante la met e le ultime decadi del 19 secolo. I dati aggregati sulla crescita delle fonti moderne di energia negli Stati Uniti, per gran parte combustibili fossili, dalla met del 19 alla met del 20 secolo, danno limpressione che i consumi di energia siano aumentati di circa un fattore 3 per dollaro di PIL e di quasi un fattore 25 a livello pro capite. Sommando a questi consumi quelli dellenergia proveniente dalla legna, quellimpressione iniziale cambia drasticamente. I consumi di energia per dollaro di PIL sono aumentati di circa il 20% fra il 1880 ed il 1920 e da allora fino alla met del secolo si sono ridotti a circa il 75% del livello raggiunto nel 1880: luso di energia pro capite risulta invece aumentato di un fattore prossimo a 3 e non di 25 volte. I dati suggeriscono che il Regno Unito, a partire dal 18 secolo, non ha alimentato i consumi industriali e domestici di energia solo con il carbone, come comunemente si crede, ma ha fatto ricorso, per i consumi domestici, a una considerevole proporzione di combustibili da biomasse, dal legno alla torba, fino al 19 secolo inoltrato. La crescita nel Regno Unito di fonti energetiche moderne porta a una sovrastima delleffettiva crescita dei suoi consumi energetici, anche se in misura inferiore rispetto agli Stati Uniti che hanno grande disponibilit di legno.

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URBANIZZAZIONE E CONSUMO DI ENERGIA

La misura totale dellenergia calcolata da Parikh e Shukla, una volta comparata fra paesi con diverso grado di sviluppo, mescoler le sostituzioni di fonti energetiche moderne e tradizionali facendo risultare linsieme delle fonti energetiche meno sensibile delle sole fonti moderne alle variazioni del reddito, dellurbanizzazione o di altri indici di sviluppo. Inoltre non esiste una sola misura corretta dei consumi di energia, e le differenti misure portano a risultati in qualche modo differenti. L elasticit dei consumi totali di energia per unit di PIL rispetto allurbanizzazione (ovvero la variazione percentuale dellenergia associata a un aumento di un punto percentuale della popolazione del paese residente nelle citt) stata valutata da Jones per lanno 1980 pari a 0,35. L elasticit dei consumi da fonti moderne di energia per unit di PIL rispetto allurbanizzazione risultata per lo stesso anno pari a 0,47. Le elasticit pro capite relative alle fonti energetiche moderne e a quelle totali sono risultate pari rispettivamente a 0,35 e 0,30. Le elasticit rispetto alle fonti energetiche tradizionali, invece, sia in termini pro capite che per dollaro di PIL, non sono risultate significativamente diverse da zero. Parikh e Shukla hanno trovato per lelasticit dellenergia totale pro capite rispetto allurbanizzazione un valore, 0,47, sostanzialmente identico a quello calcolato da Jones per lelasticit delle fonti moderne di energia per dollaro di PIL. I diversi metodi di misurazione del PIL sono probabilmente la principale causa dello scostamento tra queste valutazioni. Le elasticit rispetto allurbanizzazione sono state stimate per valutare gli effetti del PIL pro capite, del livello di industrializzazione e, in alcuni casi, della densit demografica. Le stime di Jones per lelasticit rispetto al PIL dei consumi riguardanti le fonti energetiche totali e quelle moderne risultano pari a 1,10 per dollaro di PIL e 0,95 a livello pro capite, mentre la valutazione di Parikh e Shukla delle fonti energetiche totali per dollaro di PIL ottenuta con conversione dei tassi di cambio di 0,47. L elasticit rispetto al PIL delle fonti energetiche tradizionali statisticamente nulla. L elasticit rispetto allindustrializzazione per dollaro di PIL 1,08 per le fonti energetiche moderne, ma zero per quelle tradizionali. Misurata in termini pro capite, essa risulta 0,83 per le fonti energetiche moderne e assume valori negativi (0,67) per quelle tradizionali. L elasticit rispetto alla quota agricola del PIL calcolata da Parikh e Shukla 0,69. Queste valutazioni della sensibilit dei consumi di energia allurbanizzazione sono state generate con i dati raccolti prima del 1985. Le stime effettuate per questa voce, basate su dati aggiornati al 2000 per ottantaquattro

paesi in via di sviluppo o di recente industrializzazione, indicano una sostanziale coerenza con i primi risultati. Con il PIL misurato in PPA, lelasticit rispetto allurbanizzazione dellenergia moderna per dollaro di PIL risulta pari a 0,36. Lelasticit rispetto al PIL 0,50 e quella rispetto allindustrializzazione 0,47. In prospettiva, le Nazioni Unite prevedono che lurbanizzazione nel mondo aumenter fra il 2000 e il 2030 solamente di circa il 40%. Se il PIL pro capite e il livello di industrializzazione dovessero rimanere invariati, cosa che non accadr, lelasticit rispetto allurbanizzazione stimata da Parikh e Shukla suggerisce che i consumi totali di energia pro capite aumenteranno del 19%. L elasticit rispetto allurbanizzazione pro capite di Jones indicherebbe un aumento del 12% solo per le fonti moderne di energia. Nel 2000 lurbanizzazione in Cina e India ha raggiunto il 32% e il 28% delle rispettive popolazioni, e in entrambi i casi tali quote potrebbero, in teoria, aumentare dal 50 al 100% nei prossimi 30 anni, con un potenziale incremento dei consumi di energia pro capite o per dollaro di PIL di quei due paesi del 50%. Anche ridimensionando questi valori, le stime che tengano conto di cambiamenti su periodi pi lunghi portano a ritenere che la continua urbanizzazione sar un importante fattore di crescita dei consumi di energia nel secolo in corso.

Bibliografia generale
Jones D.W. (1989) Urbanization and energy use in economic development, Oak Ridge (TN), Oak Ridge National Laboratory, ORNL-6432. Jones D.W. (1989) Urbanization and energy use in economic development, The Energy Journal, 10, 29-44. Jones D.W. (1989) Energy implications of urbanization in the Third World, in: Lundqvist L. et al. (editors) Spatial energy analysis. Models for strategic decisions in an urban and regional context, Aldershot, Avebury, 49-69. Jones D.W. (1991) How urbanization affects energy use in developing countries, Energy Policy, 19, 621-630. Jones D.W. (1994) Energy use and fuel substitution: lessons learned and applications to developing countries, in: Bentley W.R., Gowen M.M. (editors) Forest resources and woodbased biomass energy as rural development assets, New Delhi, Oxford & IBH, 69-104. Parikh J., Shukla V. (1995) Urbanization, energy use and greenhouse effects in economic development: results from a cross-national study of developing countries, Global Environmental Change, 5, 87-103.

Donald W. Jones
RCF Economic and Financial Consulting Chicago, Illinois, USA

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