L urbanizzazione consiste in un fenomeno ben pi ampio rispetto al semplice trasferimento della popolazione dalla campagna alle citt. In un paese prettamente rurale le citt non esistono, pertanto devono essere costruite, stravolgendo lo stile di vita di coloro che abitano le campagne. Una volta completata la transizione, i residenti in citt hanno la possibilit di utilizzare molta pi energia di quanto non facessero nelle campagne, attingendo inoltre a diverse tipologie di fonti. I paesi dellOrganizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE) attualmente industrializzati hanno generalmente compiuto questa transizione nellarco di circa un secolo o un secolo e mezzo ma i paesi in via di sviluppo del secondo dopoguerra stanno completando tale transizione in tempi molto pi ridotti. L urbanizzazione e lindustrializzazione dei paesi sviluppati non sono assolutamente state graduali o indolori, ma la simultaneit fra lo sviluppo di tecnologie ad alta intensit di energia e la rilocazione delle popolazioni ha comportato un maggior grado di interattivit fra i due processi. Invece i paesi in via di sviluppo che hanno avviato tale transizione dopo la Seconda Guerra Mondiale devono spesso ricorrere ad avanzate tecnologie ad alto consumo energetico, quali i sistemi interregionali di trasporto, accanto alle tecnologie pre-industriali in agricoltura e nella manifattura, con effetti sulle economie e sulle societ che differiscono dallesperienza osservata nei paesi attualmente industrializzati. Le risultanze del confronto fra quanto accaduto nei paesi industrializzati e quanto stato osservato dalla recente esperienza dei paesi in via di sviluppo a partire dal dopoguerra verranno di seguito utilizzate per comprendere in che modo lurbanizzazione possa influire sui consumi di energia e come la continua urbanizzazione del mondo probabilmente finir per alterare luso dellenergia nel suo complesso.
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esportatori agricoli figuravano alcuni dei paesi altamente urbanizzati e industrializzati come gli Stati Uniti e lAustralia. Con linizio del 21 secolo alcuni fra i paesi pi poveri, specialmente nellAfrica subsahariana, potrebbero conoscere unurbanizzazione sostenuta associata a un basso incremento della produttivit agricola; tuttavia, la disponibilit di divise estere per gli acquisti internazionali di cibo rimarr un problema.
o quantomeno limitati nelle zone rurali a causa della loro dimensione, necessitano di materiali pi robusti, e questi sono a loro volta prodotti industriali che richiedono limpiego di energia per essere fabbricati. I ponti e le strade pavimentate costituiscono le tipiche infrastrutture urbane assenti nei paesi e nei villaggi rurali. La produzione dei materiali da costruzione impiega quantit di energia considerevolmente maggiori rispetto al loro assemblaggio nel processo di costruzione. L esperienza indiana alla fine degli anni Settanta indica come il settore edile richiedesse soltanto 2.087 kcal per rupia di output, mentre la produzione del cemento raggiungeva 15.344 kcal e quella di ferro e acciaio arrivava a 8.757 kcal. Le altre produzioni industriali presentavano invece una minor intensit energetica: 4.552 kcal per i metalli non ferrosi e 2.708 kcal per i prodotti chimici. I dati relativi alle Filippine a partire dai primi anni Ottanta mostrano un simile schema di intensit energetica: la produzione di cemento del valore di un peso filippino richiede una quantit di energia quattro volte superiore a quella necessaria alla produzione di metalli di base e sessanta volte maggiore di quella richiesta per la produzione agricola.
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specializzate devono essere vendute su un pi ampio raggio. I dati circa la produzione di cemento in Turchia indicano che lespansione dellarea di mercato da 6 a 190 km riduce i costi del lavoro e di immobilizzo per unit di output del 60%, ma aumenta quelli di trasporto di 16 volte e quelli per il prodotto consegnato di circa il 50%. Il fabbisogno di combustibile dellindustria su grande scala considerevole e immagazzinare tale combustibile richiede spazio. I terreni urbani hanno un valore molto maggiore rispetto a quelli rurali, implicandone un uso pi accorto. Passare dal carbone di legna al carbone o allolio combustibile determina un risparmio sui costi del terreno per lindustria urbana, e fornisce energia pi affidabile. Pi compatti, i combustibili a elevata BTU (British Thermal Unit) possono essere trasportati su distanze pi lunghe rispetto alle tradizionali biomasse combustibili e il loro trasporto richiede di norma luso di combustibili fossili. Distribuzione dei beni alimentari. Nelle societ tradizionali i coltivatori consumano la gran parte delle derrate agricole che producono e producono molto di ci che consumano. L urbanizzazione, con le incrementate rese agricole necessarie per sostenerla, modifica questa situazione. Maggiori derrate vengono trasportate su distanze pi lunghe, e gran parte di esse necessitano di trattamenti per poter affrontare il viaggio. A met degli anni Sessanta, gli Stati Uniti impiegavano il 7% dei consumi nazionali di energia per il trattamento degli alimenti e il 2% per il relativo trasporto. Alla met degli anni Settanta, lIndia e il Pakistan dedicavano da un terzo alla met della percentuale statunitense destinata alla lavorazione dei prodotti alimentari e circa due terzi della quota di energia usata negli Stati Uniti per il trasporto delle derrate alimentari. In quel periodo, lurbanizzazione era molto pi bassa in India e in Pakistan che non negli Stati Uniti e il loro consumo di energia per dollaro di PIL era notevolmente inferiore. Questi dati forniscono unindicazione su quanto fosse ancora lunga la strada da percorrere per i due paesi sud-asiatici nello sviluppo dei consumi di energia. Infrastrutture. Si gi accennato alla questione della costruzione di infrastrutture. Una volta costruite, le infrastrutture devono essere tenute in esercizio e richiedono manutenzione. Le concentrazioni di popolazione sono soggette a devastanti diffusioni di malattie, come riscoprirono le citt emergenti del 19 secolo. Il trattamento delle acque e la raccolta dei rifiuti sono due importanti fattori di risanamento necessari per rendere vivibili le citt moderne. Malgrado la limitata copertura di tali servizi in molte delle citt nei paesi in via di sviluppo, queste attivit, insieme allilluminazione comunale, possono coprire fino al 5-6% dei consumi privati totali di combustibile nelle citt del Terzo Mondo, a giudicare dalle esperienze osservate a Citt di Messico, Nairobi e Calcutta a met degli anni Settanta.
Vita domestica. Luso che le famiglie fanno dellenergia importante nei paesi in via di sviluppo, poich esse rappresentano dal 40 al 90% dei consumi nazionali. Le famiglie rurali producono presso le loro abitazioni molte delle merci e molti dei servizi acquistati da famiglie urbane in condizioni analoghe. La cottura, la preparazione degli alimenti lontano dalle abitazioni, il lavaggio degli abiti richiedono generalmente meno combustibile quando sono effettuati al di fuori dellambito domestico, mentre altre attivit come la tessitura e il cucito tendono a utilizzare combustibile che non sarebbe necessario nella produzione domestica. La differenza pi significativa fra luso rurale e quello urbano dellenergia da parte delle famiglie si ha nel trasporto delle persone. I coltivatori possono dedicare da un quarto a un terzo del loro tempo nel muoversi da e verso i campi, ma generalmente camminano o utilizzano animali. In citt i pendolari, persino quelli con i redditi pi bassi, tendono ad utilizzare mezzi di trasporto che consumano combustibile. Anche ammettendo che una parte della popolazione cammini o usi la bicicletta, il trasporto pu coprire dal 25 al 60% dellenergia totale consumata dalle famiglie nei paesi in via di sviluppo. Densit e scelta dei combustibili. Le citt del Terzo Mondo sono spesso servite da fornitori di legna su scala industriale che effettuano le loro consegne con camion alimentati a benzina o diesel. Tuttavia, le densit residenziali delle citt favoriscono luso di combustibili pi compatti rispetto alle biomasse usate dalle famiglie rurali. L evidenza osservata a Hong Kong negli anni Settanta indica che un aumento dell1% nella densit demografica in un distretto, a parit di reddito, riduce la quota di legna da ardere e di carbone di legna nel consumo di energia delle famiglie dello 0,25%, con un contestuale aumento della quota di cherosene. La densit della popolazione urbana riduce inoltre i costi di trasmissione e di distribuzione dellelettricit rispetto a quelli sostenuti nelle zone rurali. Questo effetto porta a un incremento dei consumi di elettricit.
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laumento nella domanda di energia delle famiglie si rifletter in una maggior domanda di energia da parte dellindustria. L incremento dei redditi spinge le famiglie ad abbandonare le fonti energetiche scomode e sporche, quali le biomasse, in favore di fonti moderne pi pulite e facili da utilizzare. I dati relativi a Hong Kong indicano unelasticit della quota del budget familiare destinata ai combustibili moderni rispetto al reddito pari a 1,17. Questi nuovi combustibili possono essere utilizzati pi efficientemente di quelli tradizionali, che tenderebbero a rallentare la crescita dei consumi aggregati di energia. Tuttavia alcune tradizioni culinarie, come la cottura alla griglia, considerano il cherosene e lenergia elettrica solo dei modesti sostituti del legno o del carbone di legno.
Con il procedere dellurbanizzazione e dellindustrializzazione dei paesi in via di sviluppo (e non tutta lindustrializzazione avr luogo nelle aree urbane) le moderne fonti di energia prenderanno il posto di quelle tradizionali. Quindi, focalizzare lattenzione solo sulla crescita delle nuove forme di energia porterebbe a sovrastimare leffettivo incremento dei consumi di energia.
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La misura totale dellenergia calcolata da Parikh e Shukla, una volta comparata fra paesi con diverso grado di sviluppo, mescoler le sostituzioni di fonti energetiche moderne e tradizionali facendo risultare linsieme delle fonti energetiche meno sensibile delle sole fonti moderne alle variazioni del reddito, dellurbanizzazione o di altri indici di sviluppo. Inoltre non esiste una sola misura corretta dei consumi di energia, e le differenti misure portano a risultati in qualche modo differenti. L elasticit dei consumi totali di energia per unit di PIL rispetto allurbanizzazione (ovvero la variazione percentuale dellenergia associata a un aumento di un punto percentuale della popolazione del paese residente nelle citt) stata valutata da Jones per lanno 1980 pari a 0,35. L elasticit dei consumi da fonti moderne di energia per unit di PIL rispetto allurbanizzazione risultata per lo stesso anno pari a 0,47. Le elasticit pro capite relative alle fonti energetiche moderne e a quelle totali sono risultate pari rispettivamente a 0,35 e 0,30. Le elasticit rispetto alle fonti energetiche tradizionali, invece, sia in termini pro capite che per dollaro di PIL, non sono risultate significativamente diverse da zero. Parikh e Shukla hanno trovato per lelasticit dellenergia totale pro capite rispetto allurbanizzazione un valore, 0,47, sostanzialmente identico a quello calcolato da Jones per lelasticit delle fonti moderne di energia per dollaro di PIL. I diversi metodi di misurazione del PIL sono probabilmente la principale causa dello scostamento tra queste valutazioni. Le elasticit rispetto allurbanizzazione sono state stimate per valutare gli effetti del PIL pro capite, del livello di industrializzazione e, in alcuni casi, della densit demografica. Le stime di Jones per lelasticit rispetto al PIL dei consumi riguardanti le fonti energetiche totali e quelle moderne risultano pari a 1,10 per dollaro di PIL e 0,95 a livello pro capite, mentre la valutazione di Parikh e Shukla delle fonti energetiche totali per dollaro di PIL ottenuta con conversione dei tassi di cambio di 0,47. L elasticit rispetto al PIL delle fonti energetiche tradizionali statisticamente nulla. L elasticit rispetto allindustrializzazione per dollaro di PIL 1,08 per le fonti energetiche moderne, ma zero per quelle tradizionali. Misurata in termini pro capite, essa risulta 0,83 per le fonti energetiche moderne e assume valori negativi (0,67) per quelle tradizionali. L elasticit rispetto alla quota agricola del PIL calcolata da Parikh e Shukla 0,69. Queste valutazioni della sensibilit dei consumi di energia allurbanizzazione sono state generate con i dati raccolti prima del 1985. Le stime effettuate per questa voce, basate su dati aggiornati al 2000 per ottantaquattro
paesi in via di sviluppo o di recente industrializzazione, indicano una sostanziale coerenza con i primi risultati. Con il PIL misurato in PPA, lelasticit rispetto allurbanizzazione dellenergia moderna per dollaro di PIL risulta pari a 0,36. Lelasticit rispetto al PIL 0,50 e quella rispetto allindustrializzazione 0,47. In prospettiva, le Nazioni Unite prevedono che lurbanizzazione nel mondo aumenter fra il 2000 e il 2030 solamente di circa il 40%. Se il PIL pro capite e il livello di industrializzazione dovessero rimanere invariati, cosa che non accadr, lelasticit rispetto allurbanizzazione stimata da Parikh e Shukla suggerisce che i consumi totali di energia pro capite aumenteranno del 19%. L elasticit rispetto allurbanizzazione pro capite di Jones indicherebbe un aumento del 12% solo per le fonti moderne di energia. Nel 2000 lurbanizzazione in Cina e India ha raggiunto il 32% e il 28% delle rispettive popolazioni, e in entrambi i casi tali quote potrebbero, in teoria, aumentare dal 50 al 100% nei prossimi 30 anni, con un potenziale incremento dei consumi di energia pro capite o per dollaro di PIL di quei due paesi del 50%. Anche ridimensionando questi valori, le stime che tengano conto di cambiamenti su periodi pi lunghi portano a ritenere che la continua urbanizzazione sar un importante fattore di crescita dei consumi di energia nel secolo in corso.
Bibliografia generale
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Donald W. Jones
RCF Economic and Financial Consulting Chicago, Illinois, USA
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