25/10/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 1a. Lezione,
Prof. Keith Pecklers sj. INTRODUZIONE GENERALE. Si svilupper, in questo corso, una visione generale della storia della liturgia dallepoca del Nuovo Testamento fino al Vaticano II. Secondo appropriate chiavi di lettura, il corso analizza in ogni epoca i fattori responsabili dello sviluppo del culto cristiano e indica le loro conseguenze nelle epoche seguenti. Infine, verr messo in rilievo linflusso della cultura sullo sviluppo delle diverse forme liturgiche. Per una questione pratica il Docente ha dato a ciascun studente due fotocopie fronte/retro, dove per ogni lezione indicato largomento con le relative letture da farsi per la preparazione dellesame. Altres si possono suggerire alcuni testi importanti: 1) Scientia Liturgica in cinque volumi, che sono fondamentali per gli studi liturgici. 2) Storia della Liturgia attraverso le epoche culturali, Ed. CLV. 3) Il culto cristiano in Occidente, Enrico Cattaneo, Ed. CLV. 4) Storia della Liturgia, Ed. San Paolo. 5) Liturgia Eucaristica, Vincenzo Raffa, Ed. CLV. 6) C' un testo solo in inglese, dove si parla della Messa Stazionale: la citt vista come spazio celebrativo. La messa stazionale sono le processioni che partivano contemporaneamente da luoghi diversi per arrivare a celebrare la messa principale (v. il concetto di stazione - statio). La statio risale intorno al IV secolo e si protrae almeno fino al VIII secolo. Quando il papa celebrava la statio in un giorno di festa, in citt, venivano celebrate le messe alla sera: vi era la fractio panis, nel senso che i diaconi prendevano la parte dell'ostia del Papa e la portavano nelle altre Chiese. Ci stava ad indicare l'unit della Chiesa. Ci era molto importate per la celebrazione della Messa stazionale. Nei conventi la Messa aveva le stesse modalit di quella papale, mentre le messe "private" ricevevano il titolo di "intitulus": anche in questo caso avveniva la fractio panis. Secondo il parere del Professore, bene acquistare e consultare Cattaneo, sopra accennato, ma bene avere anche i cinque manuali di Scienza Liturgica (per questo corso il Primo Volume). Vedere lo schema del professore. L'epoca del Nuovo Testamento. Prima di iniziare l'argomento di oggi, il professore ha fatto una breve panoramica degli argomenti che affronter nell'arco di tutto il Semestre, indicati gi dal calendario sopra accennato. E molto difficile dire con precisione dove troviamo linizio del culto cristiano nel NT. Ges stesso non fu sacerdote nel senso stretto, nel senso che non offriva sacrifici nel Tempio, ma fu piuttosto fedele alla Sinagoga. Si nota come la storia del popolo di Israele sia lunga e travagliata che raggiunge uno stadio importante proprio con lesilio in Babilonia, intorno al VI secolo a.C. In questo periodo si nota come, a poco a poco, la Sinagoga diventava sempre di pi centro della Comunit ebraica. Ci fa comprendere quanto sia difficile vedere un legame tra il Giudaismo e la figura di Ges. Anche la tradizione ebraica, in riferimento al sabato, quando invita a celebrarlo e a ricordarlo, c il richiamo al sabato come giorno in cui il 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 2 Signore riposa dalla creazione: per gli Ebrei un giorno sacro nel quale non ammesso alcun tipo di lavoro manuale. E, dunque, un giorno di preghiera e di celebrazione, cio di festa. La Lettera Enciclica di Giovanni Paolo II, Dies Domini, richiamandosi allimportanza della Domenica, come giorno del Signore, ci fa avvicinare al concetto sopra esposto, pur con le dovute differenze, tra il modo di pensare del cristiano e quello di pensare dellEbreo, per il quale il Sabato molto di pi che ricordarlo semplicemente. E un riportare nel presente il passato: non un fatto intellettuale, ma molto pi profonda, che tocca il cuore, come sede dei sentimenti. Dunque, il sabato del settimo giorno diventa la celebrazione della creazione del mondo. Per esempio, quando Ges istituisce lEucaristia, dicendo Mangiate il mio corpo Bevete il mio Sangue, a livello intellettuale pu dire poca cosa, mentre, richiamandoci al contesto e allambiente in cui Ges lha detto, acquisisce un significato molto pi profondo. Nella stessa mentalit ebraica quelle parole di Ges vogliono dire: prendete tutto quello che sono, prendete il mio passato, prendete le mie sofferenze, il mio calvario e la mia gloria. Quindi, quando nel NT si parla della mentalit ebraica, si nota gi una differenza con la nuova mentalit che Ges intende inculcare ai suoi discepoli. Anche a livello liturgico si noteranno delle differenze. Circa lorigine del sabato, alcuni studiosi dicono che era legato ad un giorno sfortunato che corrisponderebbe allinizio del periodo dellesilio in Babilonia, un giorno in cui gli dei devono essere rispettati e venerati. Altri studiosi, invece, seguono la linea della Genesi, in merito al settimo giorno, come compimento della creazione. Con lesilio in Babilonia, il sabato acquisisce un significato spirituale pi forte perch gli Ebrei sperimentano per la prima volta il senso universale della presenza di Dio nella storia delluomo, tanto da non legarlo pi al contesto della terra promessa. Si arriver cos ad una maturit pi profonda, con la quale arrivare ad interiorizzare la Legge. Lidea del Sabato presente nel cuore di ciascun Ebreo, nellarco di tutta la settimana, tanto che sar il punto di riferimento principale dellagire di ogni Ebreo che lavora in funzione del sabato stesso, come giorno sacro del Signore: ad esempio al Sabato erano riservati alcuni cibi, per cui lEbreo, potendo acquistare le vivande solo al Gioved (era lunico giorno di mercato), preparava gi per il sabato. Con Ges si introdurr una grossa spaccatura tra il mondo giudaico e quello cristiano dal momento che egli ribalta lidea del sabato: non pi luomo per il sabato, ma il sabato per luomo. Con questa nuova posizione, il Maestro non intende sopprimere il valore originario del sabato, ma desidera mettere in luce lipocrisia degli Ebrei che erano finiti per vedere lobbligo di osservare il sabato pi da un punto di vista legalistico e ritualistico, svuotandolo del suo pi autentico significato. Un esempio concreto la guarigione del paralitico nel giorno di sabato. Certamente Cristo si propone ed la luce della storia umana e del cammino dell'uomo nell'orizzonte della Sacra Liturgia. E' interessante vedere come la Chiesa, a partire dai primi secoli, ha fatto un certo cammino confrontandosi con il mondo pagano che ha lasciato al cristianesimo alcuni suoi riflessi. In tal senso interessante notare il rapporto esistente tra il mondo pagano, il mondo ebraico e quello cristiano. In effetti, a livello scientifico non si pu dare piena soddisfazione alle domande che sorgono, perch non ci sono documentazioni tali da fornire dettagli precisi di queste epoche antiche. La Chiesa ha visto il passaggio dalla lingua greca a quella latina, registrando un cambiamento culturale molto forte: non da meno il cambiamento politico causato dalla svolta 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 3 costantiniana che reso possibile il passaggio della religione cristiana da "religio illicita" a "religio licita". E' importante anche il discorso dell'iniziazione cristiana vista con lo sguardo dei Padri della Chiesa: in questo ambito non assente il concetto di "inculturazione". E' interessante anche vedere la differenza tra i diritti (es. v. il diritto romano e quello gallicano), come pure la differenza tra le liturgie Occidentali (ad es. la liturgia romana e quella Gallicana; le preghiere di benedizione). Ci sar una lezione dedicata (6.12.2000) all'epoca medioevale, quando si registrer il ripristino delle forme classiche. In questo corso si vedranno altre problematiche, come ad esempio l'allegorismo. Non verr meno l'argomento legato alla riforma tridentina, tenendo conto che il Concilio di Trento fu un vento di straordinaria portata per la Chiesa che sentiva la profonda esigenza di rinnovarsi teologicamente, spiritualmente e liturgicamente. Certamente l'epoca della Riforma fu una delle epoche pi travagliate della Chiesa, ma fu l'occasione migliore per portare la Chiesa a riscoprire la sua identit ed il valore della sua missione universale. Il corso toccher anche l'epoca dell'illuminismo, quello della restaurazione dell'800 (v. il reazionismo liturgico), sino al movimento liturgico classico promosso dal Concilio Vaticano II. ___________Note Personali di Studio_____________________________________________ 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 4 08/11/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 2a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. Pu essere molto difficile parlare e di distinguere le diverse forme di culto cristiano nell'ambiente giudaico. E una tematica piuttosto particolare e difficile che va alla radice del culto stesso, nel quale non sono estranei l'influsso ellenistico ed ebraico; si tratta di un culto che si sviluppa dalla radice ebraica e in certe forme anche dallinflusso ellenistico, ma non sopravalutiamo questo ultimo aspetto perch le radici ebraiche restano fondamentali. Nella lingua di oggi la parola culto pi ampia. Il culto antico come quello di oggi svolse un ruolo pubblico, come prima istituzione, intesa come unespressione che si annuncia nel terreno della teologia; esso diventa espressione viva della funzione sacerdotale di Cristo. Si tratta di un culto reso a Dio dalla Chiesa: quelli che partecipano a questo culto sono i fedeli, cio coloro che sono chiamati nella Chiesa; si tratta del popolo eletto ( unespressione presa dalla letteratura biblica). Questo culto si rende evidente per mezzo di segni sensibili e tramite riti istituiti nel vecchio culto. Questa definizione un po complessa la si pu trovare nel volume La Chiesa in preghiera, di Martimort, Vol. I (Principi della Liturgia). Una tale definizione il frutto di una evoluzione del culto che in origine non aveva questa complessit, perch la liturgia primitiva era diversa dalla nostra. Come ogni cosa viva questa istituzione cresciuta come un albero che inizia la sua vita proprio dal seme. Le fonti di cui ci serviremo partiranno dagli scritti neotestamentari, non escludendo per quelli dellAntico Testamento. Oltre a questo fatto abbiamo altri caratteri che riguardano il culto: in primo luogo c un carattere liturgico e canonico che si esprime, nei primi secoli attraverso canoni conciliari ed altri scritti che spesso vengono messi sotto il nome degli Apostoli, anche se non sono tutti di origine apostolica, come ad es., la Didach o dottrina dei dodici Apostoli. Abbiamo anche una didascalia degli Apostoli che molto simile alla Didach: si tratta di u insegnamento degli Apostoli che risale alla prima met del III secolo, la cui origine sicuramente siriana. E' importante vedere anche lo sviluppo del culto cristiano nella tradizione ebraica, dove Ges cresciuto e ha dato se stesso, sino all'effusione del sangue sulla croce. La sua Risurrezione garantisce il valore e l'efficacia del culto cristiano. Ges sommo Sacerdote a 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 5 causa della croce: egli offrir il sacrificio una volta sola. Egli legato alla Sinagoga 1 , non in contrapposizione ad essa, ma la sua azione comporta la novit del Vangelo. Gi gli Ebrei cantavano i Salmi e curavano la liturgia dei riti. A tale riguardo non tutti gli studiosi sono daccordo: per alcuni gli Ebrei non cantavano i Salmi nella Sinagoga. I testi pi recenti parlano della celebrazione dei Salmi in comune, ma ci sono testimonianze per le quali c' solo un cantore e non il coro a cantare il Salmo. Circa il sabato, esso un giorno prezioso: tutta la settimana era il tempo di preparazione per il sabato (v. Dies Domini di Giovanni Paolo II). E' importante apprezzare il valore ed il senso del sabato come giorno sacro e di festa. Gli Ebrei del I secolo ci insegnano che il giorno sacro va vissuto e celebrato pienamente. Anche per noi cristiani la settimana dovrebbe essere un tempo di preparazione per celebrare pienamente il giorno del Signore, cio la sua risurrezione. In sostanza, tutto andava verso la celebrazione del Sabato. Da qui si riscopre il senso ricchissimo del Giorno del Signore. Cos il tempo di Cristo va vissuto come un tempo di preparazione per i cristiani sia di ieri, sia di oggi. Se la Sinagoga luogo di preghiera e di culto, e subentra al Tempio nel periodo post-esilico, essa costituisce il centro della vita della societ ebraica. I riti di sacrificio avranno il carattere del valore spirituale (v. l'interiorizzazione della Legge) cos che la Sinagoga diventa luogo di ascolto e di insegnamento. Cos importante vedere Ges nel contesto della Sinagoga: sar colui che predicher, insegner e svolger il suo ministero di Sommo Sacerdotale. La Sinagoga sar importante per lo sviluppo della Chiesa dei primi secoli: il suo tempo d'oro sar proprio il primo secolo, quando ci saranno i grandi maestri ebraici. In quel tempo non esisteva ancora la liturgia del venerd: vi era solo l'usanza di accendere le candele il venerd sera, e la cena sacra era presieduta dal capo famiglia. Tutto si svolgeva nellambiente familiare. Questo giustifica lassenza di una liturgia del venerd sera. Dopo la cena i giudeo-cristiani andavano alla Sinagoga per lascolto della Parola di Dio e vivere la Torah. Dunque, i giudeo-cristiani del tempo rimasero fedeli al culto del tempio (es., gli Apostoli che ogni giorno salivano al tempio per le ore di preghiera: la nona, per il pomeriggio); generalmente i sacrifici erano legati all'ultima ora del giorno (sono i sacrifici della sera). I giudeo cristiani rimasero fedeli a ci finch esistesse il tempio, ma quando, nel 70 d.C. il tempio di Gerusalemme fu distrutto, ad opera del futuro imperatore Tito, cess anche il culto giudaico. Da quel momento lattivit religiosa degli Ebrei si rivers nelle sinagoghe, anche se il culto giudaico divenne puramente un culto di preghiera. In tal senso una testimonianza ci viene proprio dagli Atti degli Apostoli che parla dei cristiani che si riunivano nelle loro case per pregare e per spezzare il pane (fractio panis uno dei termini pi antichi per designare l'Eucaristia). Questa situazione un po complessa dei primi 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 1 Il culto giudaico era essenzialmente legato al tempio di Gerusalemme; era il solo culto della liturgia ufficiale. Solo con l'esilio di Babilonia sorsero le sinagoghe come dei luoghi di preghiera, ma non furono mai luoghi di culto per lofferta dei sacrifici perch ci avveniva solo nel tempio. Il culto sinagogale comportava delle letture, dei canti e unistruzione. Queste tre parti verranno tramandate tali e quali nel mondo cristiano e costituiranno la prima parte della messa, quella che noi chiamiamo Liturgia della Parola; invece, per la parte sacrificale non c' pi alcun legame tra il culto giudaico e quello cristiano, perch il sacrificio cristiano un sacrificio incruento e non consiste nelluccidere degli animali in onore di Dio; quest'ultimo, tra laltro, anche esso legato ad un luogo ed ad un tempo determinato. Per queste coordinate spazio-temporali avevano ed hanno nei referti cristiani primitivi unimportanza molto diversa non solo dal rito ebraico, ma anche dal nostro culto odierno. E una considerazione importante che dobbiamo avere sempre davanti agli occhi perch si tratta del nucleo del culto antico che rimane sostanzialmente diverso dal culto odierno . 6 cristiani di Gerusalemme comportava due orientamenti, cio la fedelt alle osservanze giudaiche, da una parte, e, dall'altra, l'osservanza delle tradizioni propriamente cristiane, ma solo nellambito delle loro case. Questa situazione, come si gi detto dur fino alla distruzione del tempio di Gerusalemme, nel 70. Ci fu qualche sopravvivenza per una cinquantina di anni fino allarrivo di Bar Kof Bak, il quale negli anni 132-135 fu domato dallimperatore Adriano. E un momento anche di transizione dove non mancheranno i diversi nazionalismi che sfoceranno nel sangue. Nel 135 la velleit di indipendenza ebraica fu distrutta completamente e l'entit politica della religione venne meno. Infatti Adriano costruir un tempio pagano, al posto di quello ebraico, cos da cancellare la tradizione giudaica. I cristiani, gi prima della distruzione del tempio, si erano in gran parte allontanati da Gerusalemme e gli stessi si sparpagliarono oltre il Giordano, da Pella fino ad Antiochia ed altre citt fuori dalla Palestina. A Gerusalemme la dinastia dei vescovi giudeo-cristiani fin e al suo posto subentr quella di vescovi provenienti dall'ellenismo greco. Ci cambier enormemente la struttura della prima comunit cristiana primitiva, il che influ evidentemente anche sulla struttura liturgica. Ci ci permetter di studiare e di comprendere i nuovi aspetti del culto cristiano nel quale si possono notare due caratteristiche: a) alleccellenza del culto ebraico che si celebrava con il sacrificio cruento degli animali, il culto cristiano spirituale nella sua espressione ed sobrio anche nella forma. Dio spirito in verit e spirito (un esempio concreto la samaritana); b) il culto cristiano non legato a nessun luogo. Queste caratteristiche le possiamo gi notare nel dialogo di Ges con la Samaritana al pozzo di Giacobbe (Gv 4, 23-24), dove si trova lespressione: Dio Spirito e i suoi veri adoratori lo adorano in spirito e verit. E un culto nuovo che non legato a nessun luogo. La samaritana obiettava a Ges: Voi Giudei dite che si deve adorare Dio nel tempio di Gerusalemme. I nostri Padri con i Samaritani adorano Dio sul monte vicino alla Samaria...Qui si notano dei luoghi di culto determinati, ma Ges risponde: Verr il tempo in cui i veri adoratori lo adoreranno in spirito e verit. Con questo vuol dire che essi non saranno pi legati al tempio di Gerusalemme, n al tempio di Samaria. Dunque, Ges nel dialogo della samaritana caratterizza questo nuovo aspetto e lo presenta come un messaggio escatologico (verr un tempo in cui...) che creer nei cristiani l'attesa del ritorno immediato del Signore (1Cor 11,26). Si tratta di una delle caratteristiche della nuova fede. Questo culto anche un culto passeggero e transitorio, non destinato a durare per sempre, poich limitato dal giorno del Signore e a causa della condizione peregrina delluomo (Eb 13, 14): tale culto indica la transitoriet dell'uomo che quaggi non ha dimora permanente, ma alla ricerca della citt futura. Inoltre questi cristiani hanno considerato Cristo come presente in mezzo a loro, poich l dove due o tre erano riuniti nel suo nome era presente (Mt 18,20). Cristo anche considerato come il solo mediatore tra Dio e gli uomini, perch da Lui ricevono la missione da compiere: andate e battezzate nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (Mt 28, 19). Da Ges ricevono la regola del culto, cio della loro condotta: fate questo in memoria di me (1Cor 11,25). Si tratta, dunque, di un culto spirituale legato alla persona di Ges, in un certo modo sempre vivo nella Chiesa che diventa il nuovo centro di culto: l'ambiente nel quale si realizza la presenza divina; il nuovo tempio spirituale nel quale sgorga 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 7 l'acqua viva e nel quale istituito il pane della vita (Gv 2, 21 e Gv 6). Dunque, l'assemblea cristiana il nuovo luogo del culto cristiano, anzi, nella misura in cui il cristiano fa parte della comunit, anche lui diventa tempio di Dio per lo spirito che abita in lui. Lo spirito lo consacra al servizio di Dio e lo chiama al dovere della santit personale (1Cor 3, 15-17 e 2Cor 6, 14 sino 2Cor 7,21). Si creano cos le condizioni della nuova fede cristiana, cos da vedere la prima comunit cristiana di Gerusalemme secondo At 2, 42, dove si distingue lespressione: Erano assidui allinsegnamento degli Apostoli, che indica la comunione fraterna e la frazione del pane (At 2, 46). In un altro passo degli Atti degli Apostoli viene precisato un luogo dove gli Apostoli si riunivano abitualmente, dopo l'ascensione: si tratta della sala alta, dove Ges aveva istituito l'Eucaristia prima della sua morte (At 1, 13). Cos si viene a creare un legame pi o meno sentimentale con leucaristia che celebravano. Un altro luogo lo vediamo comparire nel racconto degli Atti 12,12, che riguarda la liberazione di Pietro che si reca successivamente nella casa di Maria, madre di Giovanni, soprannominato Marco, dove era riunita unassemblea abbastanza numerosa che pregava. Un altro esempio lo abbiamo da At 20,8: Paolo, quando ritorna dalla Macedonia per ritornare a Gerusalemme, si trov a Trade, nella regione del Bosforo, dove si reca nella sala alta, nel bel mezzo di una riunione che si era prolungata tutta la notte, e dove compir il miracolo risuscitando un ragazzo di nome utico trovato morto, dopo essere precipitato dal terzo piano della casa. Questo fa comprendere, allora che il culto cristiano si celebrava in una casa qualunque, un ambiente profano dove ci poteva essere un spazio sufficiente per accogliere una comunit abbastanza ristretta. Da questa testimonianza si pu vedere che quel tempo non esisteva un luogo specifico di culto. Ancora nellanno 200 Clemente Alessandrino giustifica questa situazione con delle considerazioni teologiche: Il culto di Dio non poteva essere legato a un luogo, poich Dio stesso, come spirito non era legato ad un luogo. Il culto cristiano e spirituale poteva essere celebrato dal vescovo. Non buono e giusto che noi limitiamo linafferrabile ad un luogo e che vogliamo rinchiudere quello che contiene tutto in santuari fatti da mano duomo (cfr. Clemente Alessandrino Stromata 7, 5). Da queste parole scaturisce uno dei temi pi importanti della polemica antigiudaica: i pagani adorano le divinit in santuari costruiti da mani duomo, mentre i cristiani non adorano tali manufatti. Nello stesso modo Dio non pu essere legato ad un edificio fatto da mano duomo: Come, del resto - continua Clemente - potrebbe essere santa unopera di architetti, di muratori e di artigiani, se invece il concetto di santit compreso in un doppio senso, in primo luogo di Dio stesso e lopera fatta per la sua gloria. Come allora potremo non considerare in primo luogo, come santuario di Dio, la Chiesa che una santa coscienza ci rivela creata in suo onore. Questa Chiesa ha un valore molto pi grande senza essere prodotto...ne decorata da mani artigiane e che la volont di Dio che rivela il suo tempio. E intendo, infatti, quando parlo di Chiesa non il luogo, ma la comunit dei credenti. Questa il miglior tempio che possa accogliere la grandezza e la maest di Dio (cfr. Clemente Alessandrino Stromata 7, 5). 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 8 Dunque, quando Clemente parla di Chiesa lo dice in senso sociologico e non geografico, cio un luogo specificato nell'ambito della funzione pubblica. Si tratta dellassemblea dei fedeli, non in senso topografico. E vero che Clemente inizia a conoscere anche questo nuovo senso, cio un luogo specifico per la funzione liturgica, ma rimane fedele allantica tradizione secondo la quale la comunit il vero centro di culto cristiano. Per quanto riguarda il fondamento liturgico, c un forte legame al senso sacrificale, ma rimane difficile vedere il rapporto tra il Tempio e la Sinagoga: anche se si vede nel tempio il luogo del sacrificio, mentre nella Sinagoga si vede il luogo della Parola, tale distinzione rimane difficile. Nell'ambiente ellenistico, dunque, si notano delle differenze che saranno gli ostacoli principali per l'osservanza della Legge e dei riti. Dopo la cena sacra, gli Ebrei andavano alla Sinagoga come centro di istruzione, dove si leggevano i cinque libri della Torah. In quell'epoca non c'era ancora un lezionario fisso. Pi tardi ci sar una liturgia pi formale (v. Kiddush). Dopo la distruzione del tempio, nell'anno 70, si legge che ci sono cinque azioni senza la partecipazione di cinque maschi: la recita dello Shemal, la Tefillah (o preghiera delle 18 benedizioni), la benedizione sacerdotale di Aronne (esiste anche nel nostro Messale Romano), la Lettura della Torah e la lettura dai Profeti. E' molto probabile che l'assemblea liturgica cantasse tutta la preghiera della Shemall, mentre la preghiera della Tefillah sarebbe stata recitata o cantata da un solo cantore. Ci troveremmo in un periodo forse dimprovvisazione, ma rimane difficile stabilirlo. In effetti, in quellepoca era importante la capacit personale del celebrante per la recita delle 18 preghiere di benedizione: ci lascia intravedere il legame che ci poteva essere tra la Shemall e la Tefillah. Certamente, ci pu essere un legame tra queste azioni, in modo particolare con la preghiera della benedizione o della "berak", che costituir il prototipo della preghiera eucaristica della Chiesa. E' interessante notare come alcuni studiosi abbiano visto in queste cinque azioni una sola realt liturgica nell'ambiente ebraico. Ci acquisir un carattere pi laico rispetto all'ambiente del tempio. E importante notare che nella Sinagoga non c una liturgia fissa, ma piuttosto presente una variet di liturgie: ci aiuta a vedere meglio il contesto dove Ges ha operato. Ges fu fedele al culto e al tempio: egli comport il senso sacrificale del culto non solo in senso verticale, ma anche in senso orizzontale. Ges valorizza il senso sacrificale del culto nella prospettiva della carit. Egli agisce come Dio, ma presente tra gli uomini come uomo. Il culto cristiano nasce dallo spirito che Ges infonder nei discepoli. Come Dio era presente nel tempio, cosi Ges era presente in mezzo alla gente, dove svolger il suo ministero. Nella prassi liturgica non mancheranno i problemi legati all'ellenismo. Come abbiamo gi visto, gli Atti degli Apostoli danno numerose testimonianze di vita cristiana, quando gi i cristiani venivano perseguitati. La Sinagoga, per i Giudeo-Cristiani, un luogo legato allo spirito, dove si prega e si medita: esso un ambiente familiare che lascer il posto ad un nuovo edificio spirituale, le domus e, successivamente le Chiese (non prima del III 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 9 secolo) 2 . In essi si noter gi presente la tradizione di pregare e vegliare di notte (v. Paolo e Sila: At 16,25). Essi pregheranno insieme a tutta la comunit. Anche per quanto riguarda il Battesimo, gli studiosi pensavano che il fondamento del Battesimo si trovasse a Qumran, ma come si pu dimostrarlo? E un quesito che non stato risolto in base a questa ipotesi. In effetti, la cosa pi evidente riguarda la teoria della purificazione rituale nel giudaismo o del simbolismo profetico, dove il popolo viene purificato in vista della venuta del Messia. Ci sono, dunque, diverse teorie circa il fondamento del Battesimo: ad esempio, i Sinottici richiamano al Battesimo di Ges nel Giordano, mentre Giovanni non parla del battesimo di Ges, ma di Ges che battezza i suoi discepoli. Ci rimanda al tema della preparazione dei candidati al battesimo, che prevede un tempo di istruzione e che anticipa il tempo del catecumenato. L'acqua sar il simbolo dell'iniziazione alla vita cristiana. Circa l'Eucaristia interessante la struttura del rito proprio nei primi anni del cristianesimo. Sar ancora una realt embrionale. E' importante richiamarci anche all'architettura, in vista di una progressiva diffusione del cristianesimo. Infatti, gi alla fine del primo secolo abbiamo 20.000 cristiani, mentre nel III secolo circa, ci saranno gi 7.000.000 di cristiani che dimostreranno una forte diffusione della Chiesa nellImpero Romano: in tal senso si pu dire che i primi cristiani usavano, come luoghi di preghiera e di culto, le case dei ricchi, divenute, poi, domus ecclesiae. Questo si verificava sia al tempo delle persecuzioni, sia al tempo di Costantino, quando ci sar, poi, una svolta sul piano politico, religioso e sociale. Un altro argomento molto forte il senso della comunione tra i Cristiani: San Paolo nella 1Cor 10, ammonisce severamente coloro che non si preparano degnamente alla celebrazione della Cena del Signore (v. la questione degli Idolottiti): chi aveva di pi doveva dare a chi non aveva, in modo che tutti avessero il necessario per una vita decorosa. Poich le domus ecclesiae non erano molto grandi, non tutti riuscivano ad entrarvi e molti rimanevano fuori, con la conseguenza pratica che non tutti beneficiavano dei beni messi in comune. Non cera solo la celebrazione eucaristica, ma vie era anche il pasto: il pi delle volte molti rimanevano senza cibo, a vantaggio di pochi. Tale aspetto ci richiama allelemento architettonico del culto cristiano per il quale notevole che i pi antichi testimoni letterari provengano dallOriente in cui, del resto, conserviamo anche le rovine di una di queste domus ecclesiae: si tratta di Dura 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 2 E del resto, quando consideriamo la storia della Chiesa primitiva, sappiamo che nelle citt, dove si erano costituite delle comunit cristiane, come a Gerusalemme, a Corinto, a Efeso, a Colossi e a Roma, i fratelli si riunivano in una casa. Paolo chiamava questa comunit delle Chiese, cio delle case dove i cristiani si riunivano. Questa situazione fu quella dei cristiani durante i primi secoli della loro esistenza, ma la situazione cambi proprio nel III secolo: ci sar una casa del luogo, generalmente di un privato, che sar luogo abituale della celebrazione del culto cristiano. Cos si conosceva verso lanno 201-202 ad Edessa della Siria una casa che in quellanno fu distrutta dallinondazione. Il che vuol dire che la casa esisteva prima dellinizio del III secolo, cio gi dalla fine del II secolo. Anche Tertulliano parla di Ecclesia, di Domus Dei in senso di edificio, nel De Idolatria 7, nellAd Uxorem, Libro duo, cap. 8, e nellAdversus. Valentinianum 3. Con Clemente Alessandrino abbiamo la testimonianza secondo cui inizia a introdursi luso delle case che regolarmente venivano usate per la celebrazione. Questo fa capire che egli conosce gi lespressione Chiesa nel senso di edificio, che lui non ama, e nel senso di comunit che lui preferisce. Anche a Roma Ippolito, nello stesso giro di tempo, nei primissimi anni del III secolo, parla di case di culto che erano oggetto di attacchi da parte degli Ebrei e dei pagani, mentre i fedeli erano riuniti per la preghiera (cfr. Ippolito, Commentario al profeta Daniele, libro I , cap. 32). Anche Origene conosce delle Domus Ecclesiae, nelle quali si faccia preghiera e nelle quali i presbiteri riempiono il loro ministero in cui laltare consacrato dal sangue prezioso di Cristo (cfr. Omelia in Esodo, Libro II, v. 2 e Libro XII, v. 2; Omelia in Levitico, Libro IX, v. 9). Anche Cipriano adopera la parola Ecclesia in senso monumentale: probabile che nelle sue opere la parola dominicum non designi ledificio di culto, ma la riunione cultuale.
10 Europos che era una casa siriana comune, il cui ingresso non si trovava nella facciata principale, ma era posto lateralmente. La casa si trovava a ridosso delle mura della citt. La forma era approssimativamente quadrata, dove al centro si trovava un cortile, attorno al quale si sono conservati gli ambienti del piano terreno. La casa fu adattata al culto cristiano come attesta uniscrizione del 232. Essa fu distrutta con tutta la citt, nel 260, durante la guerra dei Romani contro i Parti. In questa guerra, condotta in persona dallimperatore Valeriano, lo stesso imperatore fu fatto prigioniero e fu ucciso. Dura Europos si trovava proprio sul fronte della guerra che si sviluppava sulle sponde del fiume. Negli anni novanta stato localizzata lesatta posizione della casa, che si trovava sopra una roccia, a picco sulla sponda del fiume. Era, dunque, posta, insieme a tutta la citt in una posizione fortificata e di difesa. La citt, in origine era un campo militare di forma quadrata, con al centro il foro, il pretorio, mentre il lato occidentale vi era anche una sinagoga. Dopo la distruzione della citt la sabbia del deserto ha ricoperto progressivamente le rovine. Le prime scoperte furono fatte dopo la prima guerra mondiale. Gli affreschi della casa cristiana furono trasportati dagli Americani nel museo di New York, mentre i resti degli affreschi della Sinagoga si possono vedere nel Museo di Damasco. Ora, interessante notare come questa casa si disponga nei vari ambienti costituitivi, secondo questo disegno: Come si pu notare essa di forma approssimativamente quadrata, dove si trova al centro un cortile. La sala di preghiera distinta da quella dove viene celebrata la cena, che fa pensare ad unanaloga distinzione anche nel cenacolo di Sion. Nella parte destra abbiamo una sala dove collocato una specie di ciborio, il cui interno era pitturato in blu con delle stelle. In fondo ad esso troviamo una cavit, sulla quale sono state fatte diverse ipotesi: la prima sostiene che si sarebbe trattato di una tomba, mentre la seconda sostiene si tratti di una vasca battesimale; questa seconda ipotesi pi conforme alla decorazione parietale di questo piccolo ambiente che, tra laltro simile a quella delle catacombe romane. Su tali pareti sono raffigurate tre donne con dei vasi in mano che simboleggerebbero le tre donne che andavano al sepolcro di Ges, alla mattina di Pasqua. Viene raffigurato anche un sarcofago, dietro il quale si trovano queste tre donne, che dovrebbe raffigurare la tomba di Ges. In un altro ambiente viene raffigurata, a quanto pare, la risurrezione di Ges, mediante la figura di un uomo che porta sulla spalla un teschio. Si trova anche la figura di una nave sulla quale sta ritto un personaggio, mentre sullacqua un altro che cammina. Si tratterebbe di Pietro salvato dal naufragio sul lago di Tiberiade. Su altre pareti troviamo altre pitture, sempre di natura biblica, come Adamo ed Eva, Davide e Golia. Ci sono anche altri affreschi di pi difficile interpretazione: in queste scene rappresentate c un contesto di guarigione e di riflessione, che si adattano abbastanza 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 11 bene al tema del battesimo. Allora, questo fatto rinforzerebbe la seconda ipotesi, secondo la quale quella cavit interna corrisponde al fonte battesimale. Ora se in questa casa vi era il battistero, la sala dove esso collocato potrebbe essere anche la sala della riunione. Alcuni pensavano di trovarvi laltare fisso, ma di esso non ci sono tracce ed, inoltre, sarebbe stato un primo esempio di altare fisso, nellambito della prima met del III secolo. E molto pi probabile, invece, che si possa trattare di un altare mobile, che si possa trasportare facilmente. Esso veniva usato solo per la celebrazione liturgica. Allora questo fa pensare che la bretella situata nella parte destra del disegno, in alto, potrebbe essere il luogo dove sedeva il celebrante. La sala stessa probabilmente, durante le riunioni, non avrebbe potuto ospitare un numero superiore alle cento persone. Comunque la scoperta di questa casa a Dura Europos, ha potuto facilitare le ricerche degli studiosi del culto cristiano antico, anche se, purtroppo, non rimangono tracce significative di altre Domus ecclesiae situate un po dappertutto, ma particolarmente a Roma. Tra queste alcune si troverebbero proprio sotto San Martino ai monti, sotto San Giovanni di Paolo a Celio, a S. Clemente, a Santa Susanna. Questa teoria non , per, suffragata da prove certe, come risulta, nellanalisi dei resti di San Martino ai monti, dalle disposizioni poco convenienti dei resti per una sala di culto. A San Giovanni di Paolo al Celio i resti raffigurano una sala di una casa comune, con delle decorazioni cristiane. Sembra si tratti di una sala da pranzo, dove in una delle pareti, in modo decentrato, sarebbe posta una figura aggiunta alla decorazione primitiva, tanto che si pensa risalga al IV secolo. Per quanto riguarda San Clemente, gli studi e le verifiche precedenti, dagli anni 80 sino ad oggi avrebbero permesso una migliore conoscenza delledificio. La zona sarebbe stata distrutta nel 64, allincendio di Roma ed i resti della casa sarebbero da situarsi dopo lincendio di Roma. Per questo ambiente consisteva in un grande edificio quadrangolare, con allinterno un cortile. Sul lato meridionale si notano degli ambienti contigui che si affacciano sul cortile. Essi erano molto lunghi (circa 6-7 metri di lunghezza). Questo edificio del primo secolo rimane tale e quale fino alla fine del II secolo, per poi subire altre trasformazioni nei secoli successivi. Tale edificio, tra laltro, avrebbe un primo piano che d accesso ad una casa di civile abitazione, almeno nella parte orientale. Della casa, per, rimane ben poco. Nella seconda met del IV secolo, questo sicuro, questo ambiente quadrangolare stato trasformato in chiesa, al quale, sul lato corto, stata aggiunta una grande abside di 10 metri di apertura. Questa sarebbe una chiesa cristiana risalente non prima del IV-V secolo. Pochi anni orsono stato ritrovato recentemente il battistero, allo stesso livello della basilica, del VI secolo circa. Sarebbe stato ricavato anche un ambiente dove il papa vestiva i paramenti per la celebrazione liturgica delle stazioni che era una celebrazione che si spostava a turno nei diversi luoghi di culto cristiano. Nellatrio si preparavano i ministri ed i chierici. Questo cerimoniale lo conosciamo attraverso lOrdo Romanus Primus. Dunque della Domus ecclesiae sappiamo ben poco. In merito a i resti di Santa Susanna, negli anni immediatamente anteriori allultima guerra si fecero dei lavori che distrussero una parte di un edificio antico. In questo caso, dai resti venuti alla luce si tratterebbe della Domus duo trecinas, costruita vicino alle terme di Diocleziano. Tali resti si trovano sotto lattuale chiesa, i quali hanno messo in luce delle pitture nelle pareti di questa casa distrutta. Dal Liber pontificalis si sa che la basilica stata costruita intorno allVIII secolo e non prima. Questo pu 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 12 far pensare che questa Domus sia stata la Domus ecclesiae rimasta in funzione con degli adattamenti, fino al VII secolo, ma rimane purtroppo unipotesi. In conclusione, fino ad ora non si trovata una Domus ecclesiae che ci permettesse di avere dati pi certi, circa il luogo di culto nei primi secoli, quindi dobbiamo rassegnarci a sapere ben poco. Siamo documentati un po meglio sulle Domus ecclesiae a partire dal IV secolo. Per rimanere nel III secolo, dopo la persecuzione di Traiano (257-259), le chiese furono confiscate. Limperatore Valeriano restitu le chiese ed i cimiteri ai cristiani; il suo editto conservato, grazie al quale abbiamo unattestazione sicura, dopo il 250, circa lesistenza di edifici di culto a Roma in quellepoca. Allora, questi edifici sarebbero esistiti anche in un periodo anteriore alla loro confisca decisa dalla persecuzione. Quindi la sola Domus ecclesiae conosciuta e sussistente sarebbe quella di Dura Europos, sicuramente attestata. Altre Domus si troverebbero a Edessa, a Roma, in Africa, e ad Alessandria. Tutto questo dimostra che i cristiani, nellepoca, accordavano un valore simbolico non alledificio, ma allassemblea liturgica, cio la Ecclesia, cio lassemblea convocata per il culto del Signore. Ci sono voluti tre secoli perch i cristiani avessero dei luoghi specifici per la celebrazione del loro culto, mentre allorigine si servivano delle loro civili abitazioni. Un altro quesito non meno importante quello di carattere cronologico: su questo problema latteggiamento cristiano stato diverso da quello relativo al luogo di culto. Infatti, sin dalle origini i cristiani si riunivano in giorni determinati: in base allesempio di Cristo hanno osservato per la celebrazione del culto i ritmi del tempo, ma cosa vuol dire? Si tratta di una successione dei giorni riuniti per settimana, con il ritorno annuale di certi avvenimenti. Questa divisione del tempo frutto di unesperienza umana molto lunga: la prima di queste esperienze fu il succedersi del giorno e della notte. Per sperimentare la successione dei mesi e degli anni ci volle unosservazione pi attenta per osservare che ogni anno le costellazioni nel cielo, per es., si ritrovavano nella stessa posizione dopo un anno. Dunque, su queste osservazioni che si basano i ritmi cronologici del culto cristiano ed, inoltre, per luomo antico era naturale linterpretazione religiosa ai fatti della natura. In modo particolare gli Ebrei hanno intravisto in questi ritmi lopera creatrice di Dio. Questi ritmi furono loggetto di celebrazioni cultuali settimanali, mensili ed annuali. Il cristianesimo accoglie ci che nelle religioni anteriori si potuto sperimentare nellambito cronologico. I cristiani, dunque, vivono l'esperienza di appartenenza a Cristo: si membri vivi che partecipano del mistero salvifico. L'arte diventer una testimonianza sia storica, sia teologica della Chiesa dei primi secoli, sotto il profilo del culto cristiano. Con la pace di Costantino nasceranno i primi edifici pubblici (v. le basiliche, e le Chiese). Un'altra dimensione importante la domenica ed il suo legame con il sabato ebraico. La domenica sar l'ottavo giorno. I cristiani non pensavano di celebrare il ritorno annuale dellavvenimento prima della fine del I e dellinizio del II secolo. Essa sar chiamata dai Padri della Chiesa "giorno del Sole". Uno studioso, un certo Rordoff, ha composto uno studio sistematico dal titolo: La Domenica. La festa pi antica della Chiesa proprio la Domenica perch si celebra la risurrezione del Signore. Ma cosa si pu dire di pi? Di fatto la settimana cristiana riproduce la settimana ebraica dei 7 giorni, con una differenza, cio che il punto di riferimento di questa settimana differisce tra i cristiani e gli Ebrei. Per questi ultimi il punto di riferimento era il sabato, poich nella Genesi abbiamo un primo tentativo di spiegare il ritmo della settimana e di dargli un fondamento teologico. Si sa che il 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 13 primo racconto della creazione fatto secondo i sei giorni della settimana e che il settimo giorno - dice la Genesi - il Signore cess da ogni suo lavoro e si ripose. Evidentemente questo racconto fatto per giustificare, a posteriori, lesistenza della settimana e per imporre, in qualche modo, lobbligo del riposo del sabato. Questo racconto abbastanza chiaro. Ora, questo ritmo settimanale, osservato dagli Ebrei, ha dato fastidio ai Romani che erano abituati a ritmi diversi. Infatti, nei poeti pagani troviamo delle battute abbastanza forti e ripetute, nei riguardi delluso ebraico della settimana (cfr. Giovenale, Sesta Satira, 157-160, la satira 14, v. 96-97, Ovidio, Seneca, nelle lettere a Licinio... Tutti questi autori cercano di ridicolizzare gli Ebrei, anche se sono costretti, per motivi di affari, a seguire questo ritmo). Per i cristiani il giorno di riferimento non pi il sabato, ma la domenica. Per questa domenica non viene subito chiamata tale (Dies Dominica): talvolta, lo vediamo ancora nel II secolo, viene chiamata dies solis. Dunque, la domenica sostituisce il sabato ebraico, il che suppone uno spostamento dei giorni di penitenza settimanale (i cristiani facevano penitenza il mercoled ed il venerd, mentre gli ebrei celebravano i digiuni il marted ed il gioved). Perch avvenuto questo spostamento? Perch la domenica il giorno della risurrezione del Signore. Questo giorno espressamente nominato nei racconti della risurrezione nei quattro Vangeli: il primo della settimana, che ancora riferito alla settimana ebraica, poich nella settimana ebraica il primo giorno della settimana proprio la domenica, secondo il racconto genesiaco. Allora il sabato risulta essere lultimo giorno, mentre per i cristiani il rapporto inverso perch il giorno di riferimento il primo giorno della settimana, perch questa risurrezione del Signore costituisce un rovesciamento dei concetti antichi e fissa in questo giorno la partenza di unera nuova. La domenica linizio del mondo nuovo che Cristo venuto a portare. Se confrontiamo questo concetto di primo giorno con le nostre usanze attuali constatiamo una specie di ritorno alluso ebraico, perch si parla di Week-end (fine settimana) che ingloba anche la domenica. Questo non pi un concetto cristiano. La domenica diventato giorno di culto cristiano perch vi si celebrava Cristo risorto: secondo tutti i racconti sinottici e di Giovanni dato questo riferimento, cio il primo giorno della settimana. I passi biblici, relativi alla risurrezione di Cristo sono: Mc 16; Mt 28; Lc 24,1 e Gv 20,1. C da dire che c una concordanza assoluta dei Vangeli su questo argomento, perch indicano la domenica - quale giorno della risurrezione di Cristo - come primo giorno della settimana. Questa concordanza significa che, sin dalle origini, i cristiani celebravano questo giorno come giorno della risurrezione. Ora, secondo gli stessi Vangeli, Cristo risorto apparve ai discepoli di mattina, mentre di sera Cristo ha condiviso il pane con i discepoli di Emmaus (Lc 24,35). Proprio questo incontro avvenne la sera del medesimo giorno della risurrezione e poi lo stesso giorno Ges apparve a Gerusalemme agli Undici, secondo Gv 20,26-27 e l mangi con loro. Dunque la celebrazione domenicale fu messa, fin dallinizio, in rapporto con la Passione di Cristo: ci lo vediamo bene con il racconto dellapparizione di Ges allApostolo Tommaso, otto giorni dopo (Gv 20,26-27), quando Ges mostr le piaghe della passione al discepolo incredulo. Dunque, la celebrazione domenicale fu messa in rapporto alla risurrezione di Ges, attraverso la quale richiam la passione, poich la risurrezione non soppresse le stigmate della passione. Quindi la celebrazione domenicale ricordo ebdomadario della morte e risurrezione di Cristo. Questa la prima significazione della celebrazione domenicale, alla quale ne segue una seconda perch i cristiani non celebrano questo momento da soli, ma comunitariamente. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 14 Tutta la comunit si riunisce per celebrare questo ricordo. Ecco che abbiamo due aspetti, cio loggetto ed il modo: il primo e la passione e la risurrezione del Signore, mentre il secondo la riunione collettiva di tutti quelli che credono nel Cristo Risorto, che diventa unesplicita manifestazione di fede. Pi tardi, in seguito, Paolo inserir e collegher alla riunione domenicale la colletta in favore della Chiesa di Gerusalemme: lo vediamo nella 1Cor 16,2. Poi, unaltra testimonianza data a Paolo a Troade, quando sta per tornare a Gerusalemme (At 20,6-12), labbiamo quando spezza il pane con i cristiani del luogo il primo giorno della settimana. Dunque, il costume di celebrare Cristo risorto il primo giorno della settimana gi ben stabilito. E un costume generale, diffuso nelle sue comunit dallApostolo Paolo, il quale a sua volta lo ricevette dalla Chiesa di Gerusalemme o dai cristiani di Antiochia che erano venuti a Gerusalemme. Quindi, il primo giorno della settimana era diventato per i cristiani il giorno della riunione eucaristica e della carit fraterna, poich alla frazione del pane era collegata la colletta per i poveri di Gerusalemme. Dunque, il primo nome della domenica, il pi antico, il primo giorno della settimana, in riferimento al computo ebraico. Verso la fine del I secolo si vedr per la prima volta il termine di dominica: infatti, vediamo nellApocalisse 1,9-10 il passo dove dice: Io Giovanni, vostro fratello e compagno nella prova, trovandomi sullIsola di Patmos, caddi in estasi il giorno del Signore. Poco dopo si moltiplicheranno le testimonianze in favore di questa nuova denominazione: infatti, una prima testimonianza quella della Didach cap. 14, v. 1. In questo passo leggiamo una formula che pu sembrare pleonastica. Dice infatti: Il giorno domenicale della domenica del Signore, radunatevi per la frazione del pane e per leucaristia. Questa prima testimonianza della Didach la possiamo, grosso modo, datare allanno 100, forse leggermente dopo. LApocalisse d una testimonianza di poco anteriore, poich si data lApocalisse nei ultimi anni del I secolo. E bene notare lubicazione di queste due testimonianze: se la prima, lApocalisse, stata scritta nei pressi di Patmos, in Asia Minore, la seconda, la Didach, stata scritta in Siria, ma non nella Siria, dove si parlava il siriaco, ma nella Siria Occidentale, dove si parlava greco, poich la Didach si trova in greco, probabilmente nella regione di Antiochia. Dunque, rimane interessante vedere che in questi due punti distinti della geografia, quasi allo stesso momento, appare il termine nuovo di Dies Dominica (Giorno del Signore). Ora, senza dubbio lo stesso giorno che Plinio il Giovane cita, quando riferisce dellImperatore Traiano, nel momento in cui lo stesso Plinio, governatore della Bitinia (Provincia romana che comprende le citt di Nicea, Nicomedia e Calcedonia), conduce i processi contro i cristiani. La Bitinia, al tempo di Plinio, era gi popolata da un grande numero di cristiani, tanto che, secondo la lettera di Plinio, i templi pagani venivano disertati, perch i cristiani convertiti dal paganesimo non vi andavano pi e non compravano pi la carne usata per la celebrazione dei sacrifici pagani. Questo fu un altro motivo di inquietudine per il popolo. Ritornando a Plinio, vero che non parla di domenica, ma dice semplicemente che ad un preciso giorno i cristiani si riunivano e cantavano un inno a Dio e a Cristo. La sua lettera a Traiano pu essere data intorno agli anni che vanno dal 112 al 113. In un tempo di 10 anni posteriori alla Didach notiamo lo stesso uso osservato in Bitinia. Dunque, questo fa comprendere che lAsia Minore stata interessata ad un numero alto di conversioni dal paganesimo. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 15 Segue adesso la testimonianza di Ignazio di Antiochia, che avverte i cristiani di Magnesia che il giorno di culto cristiano non pi il sabato, ma il giorno del Signore in cui sorta la nostra vita tramite lui e tramite la sua morte e che mediante questo mistero noi abbiamo ricevuto la fede per essere trovati discepoli di Ges Cristo (Ignazio, Lettera ai magnesiani, cap. 9, v.2). Quindi abbastanza significativo che le prime testimonianze, del nuovo giorno di culto cristiano, da una parte, attestino lesistenza della frazione del pane - nella Didach e negli Atti - mentre, dallaltra, questa celebrazione specifica ai cristiani. Inoltre, la pi antica testimonianza dalla Didach che proviene proprio dalla citt - Antiochia - nella quale i fedeli di Ges per la prima volta furono chiamati cristiani. Sembra, dunque, essere stata la citt di Antiochia il punto di partenza di questo nuovo nome della domenica. Se si cerca di valutare correttamente le due denominazioni - primo giorno della settimana e dies dominica - possiamo pensare rispettivamente, con una certa probabilit, che luso del primo giorno della domenica sia di origine giudeo-cristiana (gerosolimitana) mentre il secondo sia di origine pagano-cristiana e antiochena. Questa ipotesi non molto lontana dalla realt. Ora, la prima descrizione del culto domenicale la dobbiamo a Giustino il filosofo, verso la met del II secolo; egli nel cap. 67, vv. 3-8 della prima Apologia dice: Nel giorno che si chiama giorno del sole si tiene una riunione di tutti quelli che abitano in uno stesso luogo, sia nelle citt che nelle campagne. Vi si leggono le memorie degli Apostoli e gli scritti dei profeti per quanto lo concede il tempo. Poi quando il lettore ha finito il presidente dellassemblea prende la parola per indirizzarci degli avvertimenti ed esortarci allimitazione di questi bei esempi o insegnamenti. Poi ci alziamo tutti insieme e preghiamo ad alta voce, e come stato detto pi sopra, quando abbiamo finita la nostra preghiera, viene portato del pane come del vino e dellacqua. Il presidente fa salire verso il cielo delle preghiere e dei rendimenti di grazie, per quanto possibile. E il popolo esprime la sua adesione con lacclamazione amen. Poi ha luogo la distribuzione e la divisione, ognuno ricevendo una parte di Eucaristia. Se ne invia anche agli assenti per il tramite dei diaconi. Quelli che lo possono e che vogliono dare qualcosa, danno liberamente ognuno quello che vuole ed il raccolto deposto ai piedi del presidente. E lui che fa distribuire dei soccorsi agli orfani e alle vedove, a quelli che sono nel bisogno, perch malati o per qualche altro motivo, cosicch ai prigionieri e agli ospiti stranieri. Insomma, quello che soccorre tutti quelli che sono nel bisogno. E il giorno del sole, che noi ci riuniamo tutti insieme perch questo giorno il primo in cui Dio, trasformando la tenebra e la materia cre il mondo, giorno in cui Ges Cristo nostro Signore stato risuscitato dai morti, era stato crocifisso, il giorno 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 16 prima di saturno e lindomani di questo giorno, cio il giorno del sole apparso ai suoi apostoli e ai suoi discepoli ed insegn loro quello che abbiamo esposto 3 . Giustino descrive una riunione localizzata nel tempo e nel luogo, cio a Roma, dove si trova in quel momento e quando scrive la sua apologia agli imperatori, intorno allanno 150. Negli atti del suo martirio, daltra parte, risulta che nella stessa citt di Roma vi erano parecchie riunioni liturgiche del tipo di quelle descritte da Giustino, la cui descrizione molto verosimile. Tale descrizione sembra essere abbastanza rappresentativa delluso, del tempo e del luogo, cio un uso di una Chiesa ellenizzata, a dimostrazione che al tempo era diffusa la lingua greca tra il ceto medio. Questa riunione fissata alla domenica e commemora due cose: il primo giorno del mondo (la creazione) ed il giorno della risurrezione. Si nota qui un primo sviluppo tematico nel significato della domenica: alla risurrezione del Signore stata aggiunta la commemorazione dellopera creatrice di Dio, come del resto avveniva anche nelle riunioni sabbatiche che commemoravano anche lopera salvifica di Dio durante lesodo. Unaltra caratteristica riguarda una mancata fissazione del testo relativo alle preghiere dei fedeli e del presidente: la preghiera lasciata alla libera aspirazione di ognuno ed in modo particolare alla libera aspirazione del presidente (il vescovo o il presbitero) dellassemblea liturgica. Inoltre, il medesimo presidente, non designato da un termine tecnico (filologicamente ed in senso etimologico, presidente significa stare davanti o quello che presiede ), perch non un termine che designa una funzione, ma un termine che designa un atto. Ora, questo presidente, non solo fa la preghiera a nome di tutti, ma pronuncia lomelia e distribuisce i soccorsi. E quello che potremo dire un capo di comunit; tale espressione non deve essere troppo formalizzata come se si trattasse necessariamente di una funzione fissa. In rigore di termini, il presidente lo potrebbe svolgere un cristiano oggi ed un cristiano domani. E colui, dunque, che presiede attualmente. Noi ci troviamo allorigine di questa tradizione che va accolta nel suo divenire, anche se rimane difficile da compiersi perch siamo costretti a capovolgere le nostre idee ed il nostro modo di pensare. Gli elementi sui quali fatta la preghiera sono chiaramente indicati, cio il pane, il vino, lacqua. L per capire dobbiamo riferirci ai costumi e agli usi del tempo: pane e vino erano gli elementi normali di un pasto, ma perch lacqua? Perch gli antichi non bevevano il vino senza lacqua. Il vino antico era molto pi forte del nostro (raggiungeva anche i 18 gradi), per cui era necessaria laggiunta dellacqua che per di pi non era fredda, ma tiepida. Ora, Giustino a darci queste indicazioni: questo vino e questo pane sono eucaristiati, cio su di loro stata pronunciata la preghiera di ringraziamento. Questi elementi eucaristiati non 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 3 Giustino nella sua prima apologia, ci offre due descrizioni dell'Eucaristia: la prima l'eucaristia legata al Battesimo; la seconda parte dal fatto che Giustino difende i cristiani dalle accuse mosse contro di loro, scrivendo all'Imperatore Antonino. Giustino desidera attenuare la pressione persecutoria dei pagani sui cristiani, dimostrando l'infondatezza delle accuse. Egli d una descrizione del culto cristiano e parla della domenica (vv. i capp. 65-67 e 61). Giustino non usa mai il vocabolo vescovo, ma usa lespressione presidente che svolge il servizio ai bisognosi ed assicura il servizio e la celebrazione eucaristica. Egli non solo presidente dellEucaristia, ma anche colui che presiede alla carit. L'apologia di Giustino importante anche per quanto riguarda l'iniziazione cristiana. Ci d la prima descrizione battesimale di un rito gi fissato ed anticipa il tempo del catecumenato. Infatti, si parla dell'acqua come rigenerazione e remissione dei peccati, ma anche come pulizia dal peccato. Lo sviluppo della Veglia Pasquale, come tempo di attesa di coloro che attendono di essere battezzati per essere salvati, ha gi le sue premesse nella testimonianza di Giustino nella sua prima Apologia. La veglia pasquale si svilupper secondo i bisogni del tempo. Giustino ci parla del battesimo come illuminazione di chi lo riceve. 17 sono pi il pane ed il vino, ma la carne e sangue di Cristo tramite un discorso di preghiera che viene da Cristo. Quindi la formula eucaristica ha origine dal Signore, probabilmente quella derivante dai racconti dellistituzione dellEucaristia nei Vangeli. Quindi questo pane e vino sono diventati corpo e sangue di Cristo nella maniera in cui il Logos di Dio diventato carne in Ges Cristo. Si tratta, allora, di una specie di incarnazione rinnovata. Perci tale pane e tale vino nutrono nostro sangue e nostra carne tramite un cambiamento (I Apologia 66,2 metabol o cambiamento). Non si parla di transustanzia-zione, ma di questo cambiamento che malgrado appaia povero nellambito della teologia odierna, abbastanza chiaro. Inoltre questa eucaristia il memoriale della sofferenza e della risurrezione di Cristo (Giustino, Dialogo con Trifone 41,1). E un dialogo pi meno fittizio che Giustino avrebbe avuto con un Ebreo chiamato Trifone. E possibile che questo dialogo sia effettivamente avvenuto tra Giustino e gli Ebrei, durante i suoi viaggi. Questa passione e la risurrezione del Signore, Giustino le colloca tra le prodezze del Signore, simili a quelle che il Signore nel passato ha compiuto al tempo di Mos. LEucaristia non soltanto una delle prodezze del Signore, ma il compimento di tutti i prodigi compiuti nel passato. Il ricordo di queste magnalia dei viene di nuovo riattualizzato. Quindi lEucaristia rende nuovamente attuali la passione e la risurrezione del Signore, perci conviene celebrarla nel giorno ebdomadario in cui si verificarono per la prima volta questi avvenimenti. Nella Apologia e nel Dialogo a Trifone possiamo trovare un primo schizzo di una teologia dellEucaristia. Non solo Giustino testimone delluso, come si osservava al suo tempo, cio alla seconda met del II secolo, ma ancora uno dei primi (non il primo in assoluto se si tiene in conto le lettere di Ignazio, dove c un altro tentativo di interpretazione teologica). Siamo in un epoca in cui sta prendendo corpo la liturgia primitiva della Chiesa; siamo in un tempo in cui questi riti fanno riferimento al gesto di Cristo dellultima Cena, ma nello stesso tempo acquisiscono una consistenza molto pi complessa del medesimo gesto di Cristo, in primo luogo (lo notiamo bene gi nella testimonianza di Giustino) perch nella riunione cristiana confluiscono due usi diversi: a) il sistema delle letture, dei canti e della liturgia occupa la prima parte della celebrazione che derivata dalluso sinagogale; b) un uso propriamente cristiano che consiste nella frazione del pane in ricordo del gesto del Signore, durante lultima cena, mediante una preghiera di ringraziamento. Si tratta di uno sviluppo del rendimento di grazie, accompagnato da una preghiera di ringraziamento che d il nome a tutto il rito eucaristico. Un'altra testimonianza parte dalla Traditio Apostolica (o pseudo Ippolito). Anch'essa parla dell'iniziazione cristiana che prevedeva il catecumenato per tre anni. E' un testo molto importante perch mette in luce le diverse tappe del candidato, fino al Battesimo. Chi voleva farsi cristiano doveva profondamente essere motivato e doveva dare prova del suo impegno. Era importante la vita morale, sulla quale si doveva stabilire se quella persona poteva o no entrare nel catecumenato. Nel IV secolo, ci sar gi un contesto diverso, perch gi non ci saranno pi i tre anni di preparazione, ma il periodo sar molto pi breve. Prima del Battesimo, il candidato deve osservare il digiuno nella preghiera. Ci anticiper, in un certo senso, il tempo di Quaresima che allora non era ancora fissato. Successivamente diventer un tempo forte dellAnno Liturgico. Circa il Battesimo, il giorno ideale sar, appunto la Domenica e ancora di 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 18 pi il giorno di Pasqua del Signore: in tale circostanza assume il suo significato pi profondo, perch sottolinea il passaggio dalla morte alla vita, dal peccato alla redenzione e remissione del peccato. La formula battesimale prevede anche il credo secondo la formula trinitaria che diveniva anche una prova per vedere se il candidato era pronto ad assumersi il suo nuovo impegno e la sua nuova vita di cristiano. Un altro elemento importante la cresima non disgiunta dal Battesimo nella celebrazione del rito: forma con il Battesimo una sola realt, tanto che allorigine veniva amministrata subito dopo il Battesimo e veniva seguita dalla comunione. 15/11/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 3a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. BREVE SINTESI DELLA LEZIONE PRECEDENTE. E' stato visto lo sviluppo liturgico ed stata vista la prima struttura relativa alla Domenica (come giorno forte della Settimana) per quanto riguarda la celebrazione eucaristica, in base alla testimonianza di Giustino nella sua prima apologia. Giustino intende dimostrare la profonda fede dei cristiani e cerca di far notare l'infondatezza delle accuse contro i cristiani stessi. Giustino aveva parlato del Battesimo come l'inizio di una nuova vita: il neo battezzato viene introdotto nella comunit per celebrare insieme ai nuovi fratelli l'Eucaristia. Egli non scrive per i liturgisti, ma per lImperatore Romano, al fine di convincerlo dellinnocenza dei cristiani. Parla del neo battezzato come l'"illuminato". Tale termine ha origine greca ed presente, come abbiamo gi visto, dalle religioni misteriche. A questo momento tutta la Comunit vi partecipa. Il bacio tra i catecumeni non ancora un bacio secondo la comunione perfetta: il battezzato, invece, riceve il bacio e pu scambiare la pace con gli altri membri della comunit. Giustino parla anche della figura del Presidente, al quale viene data la coppa del vino, l'acqua ed il pane: il momento dell'offertorio, dove il presidente recita la preghiera o le preghiere del ringraziamento che determinano con l'acclamazione del popolo. Subito dopo i diaconi distribuiscono a ciascuno dei presenti il pane e lo portano anche agli assenti. Questo cibo veramente corpo e sangue di Cristo: l'eucaristia celebrata nella fede che insegna la reale presenza di Cristo nelle specie eucaristiche. C' qui un senso teologico molto profondo che si ricollega direttamente con il giorno detto "del Sole": il momento in cui tutti si radunano per leggere le memorie degli Apostoli, gli scritti profetici, per un tempo limitato. Alla fine delle letture, il Presidente d delle ammonizioni e degli insegnamenti, seguiti, poi, dalla preghiera dei fedeli. Dopo tale preghiera vengono offerti il pane ed il vino: a tale proposito interessante il fatto secondo cui Giustino giunge l'acqua (v. la lez. di Lettura liturgica dei Padri). 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 19 Il presidente, poi, secondo la propria capacit, innalza la preghiera e recita la prece eucaristica. Il giorno del Sole ha a che fare con l'Eucaristia per il semplice fatto che il primo giorno in cui il Signore trasforma in luce le tenebre: allo stesso modo, grazie al sacrificio di Cristo, le tenebre del peccato vengono trasformate nella luce di Cristo glorioso e risorto. Cristo fu crocifisso la vigilia di Saturno, ed il giorno dopo di Saturno sar il giorno del Sole, quando Cristo risorger. Tutto questo avviene in un clima di profonda comunione tra i membri della Comunit. A motivo di quello che stato detto significativa la testimonianza che Giustino scrive nel cap. 61 della sua Prima Apologia, dove dice: Tutti quelli che si lasciano convincere e che credono alla verit dei nostri insegnamenti e della nostra dottrina e che dichiarano di poter conformarvi la loro vita, a questi noi insegniamo a pregare e a chiedere a Dio nel digiuno la remissione dei peccati, dei loro peccati passati, e anche noi stessi preghiamo e digiuniamo assieme a loro. Poi sono condotti a noi in luogo dove c acqua e li sono rigenerati secondo il modo di rigenerazione che abbiamo conosciuto noi stessi. Infatti a nome di Dio Padre e sovrano delluniverso del Nostro Salvatore Ges Cristo e dello Spirito Santo che loro prendono nellacqua il bagno di purificazione... perch Cristo ha detto: Se non siete rigenerati non entrerete nel regno dei cieli. Questo bagno chiamato illuminazione perch quelli che capiscono queste cose hanno la loro mente illuminata.... Facendo una sintesi si pu dire: 1) Si nota, in primo luogo, il posto preciso di questi estratti: con il cap. 60 dellapologia si conclude la prima parte della apologia, che contrappone e oppone alle accuse pagane la dottrina cristiana ed in modo particolare la dottrina della salvezza. E dunque un periodo indeterminato di insegnamento che viene dato a tutti, in modo indistinto, perch tra questi uditori ci sono quelli che accettano linsegnamento cristiano e si propongono di conformarvi la loro vita. Poi ce ne sono altri che pur avendo ascoltato non sono stati toccati profondamente dallinsegnamento stesso necessario per la loro conversione. Dunque, abbiamo un primo periodo preparatorio, di cui non si sa la durata: quando questo periodo arrivato al termine si pone per gli uditori il problema di sapere quale seguito bisogna dare allinsegnamento stesso, cio se convertirsi alla nuova fede oppure no. Arrivati a questo punto Giustino dice "quelli che si sono lasciati convincere": cos si ha un processo intellettuale di conversione, anche se non manca quello morale (cio coloro che si propongono di conformare la loro vita allinsegnamento). Bisogna, dunque, notare questo doppio piano delladesione: a quanti hanno deciso questa conversione viene insegnata la preghiera insieme ad alcune pratiche di condotta cristiana come il digiuno. 2) Dunque, circa la preparazione battesimale, possiamo distinguere due grossi periodi: c' un periodo indeterminato che riguarda la preparazione generale che si d ai fedeli e ai non credenti durante ogni riunione non eucaristica, cio la prima parte della messa, quella costituita dalle letture, dalle preghiere, dai canti e dalle esortazioni (liturgia della parola). Bisogna perci essere consapevoli che questa prima parte della liturgia aperta a tutti senza alcuna distinzione. Evidentemente tra gli uditori non credenti c' anche una certa scelta che indica un bisogno di perfezione anche se non arriva sempre ad esprimersi in una decisione definitiva. 3) A partire da un certo momento la preparazione viene riservata a quelli che si sono convertiti, cio a coloro che si vogliono conformare la loro vita allinsegnamento teorico ricevuto. Questa conversione avviene per la remissione dei peccati, per cui non si tratta soltanto di una conversione intellettuale, ma anche di una scelta religiosa che stabilisce finalmente un nuovo tipo di rapporto con Dio. 4) Il secondo periodo si richiama alla preghiera e al digiuno rivestendo un carattere comunitario: la comunit prega e digiuna con i futuri battezzandi. La sequenza delle diverse tappe semplicemente indicata con un "poi" che non indica una cronologia precisa, ma indica il modo in cui si seguono gli atti. Effettivamente poi i battezzandi vengono condotti ad un luogo dove c' l'acqua: si tratta di una indicazione topografica molto indeterminata. Non c' un luogo preciso dove avviene amministrato il battesimo, se in una casa con bagno, oppure presso le fontane. A Roma, ad esempio, numerose erano le case con bagni interni molto grossi, delle vere e proprie 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 20 terme capaci di ospitare tutte le persone della casa. Anche sul rito preciso della rigenerazione non ci sono molti elementi chiari, anche se abbiamo due indicazioni pi precise: Sono rigenerati nello stesso modo in cui noi lo fummo sono parole di Giustino che riguardano il bagno accompagnato con una formula. Tali indicazioni dimostrano che si tratta di un'immersione vera e propria nell'acqua che assume un significato particolare con la formula (non esplicita) che dice semplicemente che il battezzando rigenerato nel nome di Dio Padre, del Salvatore Ges Cristo e dello Spirito Santo. Dunque si tratta di una formula trinitaria, poich vengono enumerate le tre Persone della Trinit. Il pronunciare della formula concomitante con il bagno: tutto avviene contemporaneamente. Segue la giustificazione scritturale dove Cristo stesso dice che Se non siete rigenerati non entrerete nel regno dei cieli. Con questa parola Giustino riattacca il bagno purificatore alla volont di Cristo. 5) Lultimo passo della prima apologia d uno dei nomi del battesimo: il nome comune bagno, per il t. photismon riferito alla illuminazione non materiale: nel battesimo c' dunque un'illuminazione interiore, intellettuale e spirituale, perch questo bagno chiamato illuminazione e i battezzati capiscono l'insegnamento di Cristo. Lo spirito viene inondato dalla luce: il battesimo ha per effetto quello di far capire linsegnamento previo e davanti a questa conclusione di Giustino, siamo, in realt, in presenza di un'abitudine delle comunit primitive. L'insegnamento previo non consiste nella spiegazione del battesimo, ma consiste in tutto quello che necessario per arrivare al battesimo stesso, del quale si ha una conoscenza esistenziale. Si vive questa conoscenza e si ha l'esperienza del modo di diventare cristiani. Quello che rimaneva nellinsegnamento previo era piuttosto allusivo alla realt cristiana che bisognava vivere. Anche qui notiamo una costante, cio linsegnamento previo spirituale, spesso dato in modo tipologico, e con dei riferimenti alla Bibbia. Dunque, il neofita riesce a comprendere il senso di quello che gli viene insegnato perch lo inizia a vivere sin dai primi istanti, sino ad una completa progressione spirituale. E' una conoscenza sperimentale vera e propria. E' il caso anche delleucaristia di cui Giustino parler nei capitoli successivi. Concludendo il discorso sulla prima Apologia di Giustino, si pu dire che la sua testimonianza riguarda la comunit di Roma, dove Giustino visse, quando scrisse la sua Prima Apologia. Si pu dunque dire che in Giustino, rispetto alla Didach, ancora pi accentuato il carattere comunitario nellambito della preparazione battesimale: tale carattere da notarsi quando i fedeli pregano e digiunano assieme ai candidati al battesimo. Ci vuol dire che la comunit si sente responsabile nell'ammissione dei nuovi membri, in quanto intende aiutarli, offrendogli una comunit di vita, dove non solo si condivide uno stesso stile di vita, ma si vive la mutua carit. Un ultima osservazione, che possiamo forse ricavare dallapologia di Giustino, sta nel fatto che questa preparazione ultima al battesimo riveste una certa riservatezza, affinch i neofiti comprendano sperimentalmente il significato dell'insegnamento previo. In questo modo di fare c' un primo accenno alla disciplina dell'arcano, come prassi costante nei secc. III, IV e V, secondo la quale ai non battezzati era vietato comunicare le formule della preghiera ed i riti del culto cristiano. Quindi, la cerimonia battesimale veniva descritta in termini molto generali e vaghi, per cui non bisognava comunicare ai neofiti il testo della preghiera del Padre Nostro e a fortiori il contenuto dei riti stessi. Rimaneva, dunque, fondamentale lesperienza personale di ciascun neofita, prima di ricevere il battesimo. Ritornando allo Pseudo-Ippolito, circa la Traditio Apostolica, si pu dire che contiene altre affermazioni importanti: ad es., il catecumenato che prevedeva l'inserimento del neofita alla scuola di Dio (v. n. 15 della Traditio Apostolica), cio nell'ascolto della Parola di Dio. Ci comportava una trasformazione radicale della vita del candidato, come ad esempio, abbandonare lavori in aperto contrasto con la morale cristiana. A tale riguardo lo Pseudo- 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 21 Ippolito dedica ben otto capitoli allIniziazione Cristiana 4 : in modo particolare il capitolo 16 parla dei mestieri e delle professioni incompatibili con la fede cristiana 5 . Sempre, per quanto riguarda i mestieri, pi interessante la questione dei magistrati. Come tali, essi intervenivano per forza in certi sacrifici offerti a nome della citt. Per la comunit cristiana non dovevano parteciparvi o addirittura dovevano cessare tale ufficio, ma non sempre risultava facile per chi aveva deciso di farsi cristiano, quando ancora era in carica. Il caso di chi rivestiva la porpora designava i pi alti funzionari dello Stato, dai proconsoli sino all'Imperatore: ci prevedeva la loro esclusione dalla comunit cristiana, a meno che non decidevano di rinunciare al loro stato. Quelli che avevano il potere del gladio, come il magistrato che pu condannare a morte o assolvere, si rendevano colpevoli della morte di un uomo: per essere cristiani dovevano abbandonare tale professione. Lo stesso si pu dire per il soldato che doveva rifiutarsi di uccidere in guerra, anche era scontato il fatto che lui stesso veniva ucciso da chi gli aveva dato lordine di uccidere. Infine, anche nel caso dei giochi del circo, proprio perch legati allidolatria e generalmente iniziavano con una cerimonia religiosa, in forma solenne, chi vi partecipava non poteva essere cristiano. Erano portate le statue o altri simulacri degli dei e allinizio si offriva un sacrificio. Pure i combattimenti dei gladiatori che finivano sempre con la morte di qualcuno erano considerati la sostituzione dei primitivi sacrifici umani e dal quel punto di vista evidentemente erano vietati ad un cristiano. Dunque, la rosa dei mestieri esclusi dal catecumenato era abbastanza ampia, ma sottolineava il fatto che era abbastanza difficile per un uomo dell'antichit diventare cristiano. Non si pu fare, per, una statistica delle professioni dalle quali un cristiano era escluso e per qual motivo i cristiani erano considerati come gente asociale non integrabile nella societ romana. Conosciamo molti cristiani cittadini romani come Paolo. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 4 Giustino d questo ordine di struttura: 15 Dei nuovi venuti alla fede (o venuti di recente) - 16 I mestieri e le professioni, (perch esistono professioni incompatibili con il cristiana) - 17 La durata dellistruzione (o catechesi) - 18 Della preghiera di quelli che ricevono listruzione - 19 Dellimposizione delle mani sui catecumeni - 20 Di quelli che stanno per ricevere il santo battesimo - 21 (il pi importante) della consegna del santo battesimo, (latto battesimale) - 27 I catecumeni non devono mangiare con i fedeli. questi otto capitoli possono raggrupparsi sotto tre rubriche pi importanti: in primo luogo contemplato il catecumenato come preparazione pi lontana al battesimo; in secondo luogo si parla della preparazione immediata al battesimo; in terzo luogo lamministrazione del battesimo con i suoi riti di complemento. 5 Si far un inchiesta sui mestieri e le professione di quelli che sono stati presentati per listruzione se qualcuno proprietario di un bordello cesser o sar rinviato se qualcuno pittore o scultore insegner loro a non fabbricare idoli. Cesser o sar rinviato. Se qualcuno attore o d rappresentazioni teatrali cesser o sar rinviato, quello che da insegnamento ai bambini meglio che cessi se non ha un altro mestiere gli sar permesso dinsegnare (il tono e pi sfumato). Lo stesso per il cocchiere che partecipa alle gare, o a quello che partecipa ai giochi, il gladiatore o il loro allenatore, o il bestiario (che prende parte alla caccia alle belve nellarena), cesseranno o saranno rinviati. Il sacerdote o il guardiano di idoli, cesseranno o saranno rinviati. Il soldato subalterno non uccider nessuno, se ne riceve lordine, non lo eseguir e non prester il giuramento, se rifiuta sar rinviato. Quello che ha il potere del gladio o il magistrato che porta la porpora cesseranno o saranno rinviati. il catecumeno o il fedele che vorranno diventare soldati saranno rinviati perch hanno disprezzato Dio. La prostituta, lomosessuale, il giovane che si presta alla sessualit e chiunque fa della cose di cui non si pu neppure parlare saranno rinviati per che impuri, neppure si ammetter il mago allesame lincantatore, linterprete di sogni, il ciarlatano, il falsario (generalmente si tagliava il bordo delle monete per recuperare il metallo prezioso), il fabbricante di amuleti. Le esclusioni indicano le professioni contrarie alla morale o alla fede. Ci sono anche le professioni legate allidolatria: si tratta dei fabbricanti di idoli ma anche certe altre professioni, come quelle legate al culto dei templi anche se si trattava di un servitore subalterno impiegato in un tempio e non di un sacerdote pagano. 22 Gi dalla fine del I secolo il Cristianesimo era gi penetrato nelle classi pi alte se Falvius Clemens cugino di Domiziano era cristiano. Per quanto riguarda il catecumenato, per accedere allistruzione lontana che precede il battesimo non ci sono condizioni; laccesso libero ed aperto a ogni tipo di uomini, pagani Ebrei, convertiti. La sola cosa che si chiede ai nuovi venuti il motivo della loro venuta. Allora viene fatta uninchiesta di complemento quando sono richieste informazioni presso quelli che conoscono i candidati a questo istruzione affinch possano confermare o meno quali sono le intenzione dei nuovi venuti. Questa inchiesta, se si pu chiamare cos, riguarda la sincerit, dal passo fatto dai nuovi venuti affidata ai cosidetti doctores (nella versione latina loriginale greco che probabilmente designa i didascali). Al nuovo candidato vengono chieste le informazioni sul suo stato civile, i dati anagrafici sullo stato sociale, sulla professione, sul matrimonio e sulla prole (se hanno figli o no), per avere una immagine un po pi precisa della loro personalit. In particolare viene chiesto se sono schiavi o liberi: ci era importante per la loro ammissione definitiva, perch si doveva chiedere al loro padrone se era o no consenziente: in caso contrario potevano sorgere delle difficolt. Generalmente le domande e le risposte relative erano abbastanza rare perch i padroni erano abbastanza liberali e non si preoccupavano pi di tanto circa la situazione spirituale dei loro sudditi. Se linchiesta risultava negativa, il candidato veniva rinviato, se invece era positiva, gli veniva insegnato come ben servire il padrone, nonch come condursi bene al matrimonio o al celibato. In particolare sindagava su certe condizioni spirituali o psicofisiche dei candidati, i cos detti posseduti o energumeni: essi non erano ammessi al catecumenato prima di essere guariti perch potevano porre dei problemi nel seno di un assemblea per mosse incontrollate, dunque dovevano essere prima guariti poi potevano essere ammessi. Questinchiesta, come si gi visto, poneva particolare attenzione soprattutto sui mestieri e le professioni perch alcune di esse erano considerate incompatibili con la professione cristiana sia perch contrari alla fede o alla morale cristiana. Ma quale era la durata normale del catecumenato? Normalmente si parla di tre anni ma poteva essere abbreviata per i catecumeni pi zelanti. Nel cap. 17 si dice: "I catecumeni ascolteranno la parola durante 3 anni ma se qualcuno e zelante e si applica bene all suo dovere, non si giudicher la durata ma sar solo giudicata la condotta". Quindi era abbreviata o prolungata se non soddisfaceva alle condizione si prolungava la prova se invece si mostrava attento poteva essere abbreviata. Di questa preparazione catecumenale la catechesi era listruzione principale, ma non era la sola. Vi si aggiungevano altri tipi di preparazione, in particolare vi erano delle preghiera proprie del catecumenato, delle quali era previsto lo svolgimento e l'organizzazione. Anche la disposizione dellaula nella quale si riunivano i catecumeni era prevista una separazione tra i sessi: da una parte vi erano gli uomini, mentre dallaltra vi erano le donne. Dopo la preghiera i catecumeni ricevevano unimposizione delle mani dunque erano sottomessi a certi esorcismi il cui scopo era quello di purificare lanima del candidato dalla presenza diabolica, perch per luomo antico e il cristiano in modo particolare ognuno aveva il suo demonio personale. Il periodo di tre anni tassativo. Allora, vengono ammessi alla preparazione immediata e intensiva quelli che hanno superato questo prova. Si tratta di una scelta. effettivamente a Roma quando sar usata la lingua latina verranno chiamati electi. In Africa e nel resto dell'Occidente latino si parlava di competentes. Si tratta di due termini per la stessa categoria di cristiano salvo 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 23 che erano visti da due punti di vista diversi: il t. electi esprime il punto di vista della gerarchia che decide chi pu essere o meno ammesso alla preparazione finale, mentre il t. competentes sottolinea pi la preparazione del catecumeno che chiede il battesimo. Questi electi o competentes sono sottoposti a una nuova prova: si tratta di un esame che verter sullonest della loro vita e sul loro comportamento specificamente cristiano, cio se hanno regolarmente pregato, digiunato, sono stati assidui allistruzione (si prendeva nota di chi era presente chi no, bastava una buona memoria per saperlo). Uno che non era abbastanza assiduo a questi esercizi, non aveva possibilit di accedere a questo preparazione ultima. Un altro test di preparazione cristiana era lelemosina, nel senso che diventava importante la verifica del suo comportamento verso gli altri, soprattutto verso i poveri. Sulla garanzia di chi li seguiva e li istruiva, se questa seconda prova veniva superata, essi venivano ammessi alla preparazione immediata al battesimo, della quale non si comprende la sua durata, anche se si pensa larco di una settimana, situato generalmente durante la Settimana Santa. In questa fase la Traditio Apostolica, parlando dellazione di chi battezzer i catecumeni afferma: Quando si avvicina il giorno del battesimo Il sabato il vescovo riunir in uno stesso luogo quelli che devono ricevere il battesimo comander loro di pregare, inginocchiarsi e imponendo loro le mani il vescovo esorcismo ogni spirito straniero di lasciarli e di non pi tornare in essi. Quando avr cessato lesorcismo soffier sul loro viso. Dunque c una descrizione del rito Dopo averli segnato sulla fronte, gli orecchi e le narici li far rialzare e passeranno tutta la notte a vegliare riceveranno letture e istruzioni e quelli che devono essere battezzati non porteranno seco altra cosa eccetto quello che previsto per leucarestia perch conveniente che quello che diventato degno del battesimo offra anche lui loblazione, (partecipi alloffertorio). Ci vuol dire che questa vigilia ultima del sabato precede la notte del battesimo e, quindi, come sembra, si tratta di una settimana di preparazione con esercizi, istruzioni e preghiere quotidiane. I tre ultimi giorni sono segnati da esorcismi particolari e anche da altri atti specifici. Il gioved i battezzandi dovevano fare un bagno perch era stato vietato loro di andare alle terme, sia ai bagni sia pubblici che a quelli privati. E' uno degli atti di penitenza considerato come tale. Se consigliato loro di lavarsi il gioved perch dovevano essere puliti il sabato, quando dovevano ricevere il battesimo. Il Venerd un giorno di digiuno fino alla sera del sabato il digiuno ed prolungato durante anche tutta la notte. La medesima azione dell'inginocchiarsi indica anche un atto penitenziale, perch la preghiera in ginocchio un atto di penitenza, mentre latteggiamento normale per i fedeli in piedi con le mani alzate allo stesso modo di come prega il sacerdote durante la messa. La consistenza dellesorcismo precisata con insufflazioni, signazioni, sulla fronte, sulle orecchie e sulle narici. Segue poi la vigilia notturna nella quale le letture erano abbastanza lunghe. Ogni lettura, tra laltro, doveva esse seguita da un'omelia, ma erano previsti anche dei tempi di silenzio per permettere alluditore di penetrarsi del contenuto del testo della lettura.- Il termine della lettura segnato dal canto del gallo nel cap 21: "Quando canta il gallo". Evidentemente in questo fatto c forse un ricordo del gallo che ha cantato nella notte del tradimento di Pietro ma non esplicitato. Pi semplicemente pu essere un fatto corrente, il gallo canta alla fine della notte. Questo documento, la Traditio Apostolica, lo si vede bene nel cap 21 che un documento composito. Gi Botte ammetteva che il cap 21 poteva aver avuto un esistenza indipendente del rituale battesimale ma non si fatto delle domande sul carattere composito di questo stesso capitolo. Ci spiegabile dal fatto che il compilatore di questa opera, la Traditio Apostolica, ha 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 24 messo insieme dei documenti di origine diversa che lui non ha cercato di unificare e coordinare. Effettivamente il ministro normale di questa vigilia battesimale il vescovo che interviene da solo oppure viene assistito da un presbitero e dai diaconi in riferimento al rito da compiere. Un altro problema sapere a quale comunit Ippolito romano sindirizzava nella sua Traditio Apostolica. Alcuni sono propensi a dire che si tratta della Chiesa romana ma anche l non si pu essere cos sicuri che allinterno di questa Chiesa romana non ci siano stati dei gruppi giustapposti soprattutto in una citt cosmopolita come Roma in cui diverse comunit etniche hanno conservato una certa identit (v. il gruppo degli egiziani, quello dei siriani, dei Giudeo-cristiani). La stessa situazione probabilmente si verificata anche nella Chiesa cristiana soprattutto nelle grandi citt dOriente e dOccidente dove ci furono gruppi cristiani di origine diversa. Questo problema va visto per non sbagliarsi sullinterpretazione del testo. Circa il rituale finale del battesimo, "In primo luogo si pregher sullacqua al momento in cui canta il gallo". Si tratta dunque di una preghiera di benedizione dellacqua (gi in Tertulliano), sia che si tratti di acqua di fontana, sia che si tratti di acqua che viene dallalto (piovana). Ambedue possono essere utilizzate e addirittura si parla di acqua conservata in cisterna. In mancanza di queste condizioni, si prender lacqua che si trova, come, ad esempio, presso una fontana pubblica. Questo regolamento ricorda la Didach, anche se non si parla pi di acqua viva ma di acqua di cisterna. Ci dimostra che ci troviamo in un ambiente urbano. Anche nella Traditio ci sono elementi comuni a quelli presenti della prima apologia di Giustino (v. nn. 17. 20.): ad esempio, il bacio, l'ammissione alla comunit ed il tempo di preparazione al Battesimo. Questo periodo anticiper il periodo di Quaresima e segna il futuro della Chiesa nella sua vita concreta. Arrivando alla Settimana Santa, i catecumeni si riuniscono il venerd con il vescovo: tutta la notte rimangono in veglia. Al canto del gallo, si prega sull'acqua: si tratta della benedizione dell'acqua, sia di quella che scorre, sia quella che non scorre (v. lez. di Lettura liturgica dei Padri). Qui si entra nell'ambito dei simboli liturgici. E' interessante notare che prima vengono battezzati i bambini e poi gli adulti che dovevano lasciare ogni cosa personale (gioielli, bracciali, monili, ecc.) come segno di abbandono nelle mani di Dio e come segno di povert per entrare nel fonte battesimale ed essere rinnovati e rigenerati nella vita nuova. Ci era il segno anche di lasciare la vita passata per entrare nella nuova vita, dove accogliere i doni di Dio. In questo modo, le cose materiali non sono pi di ostacolo al cammino verso il Regno. Infatti, era previsto che nessuno potesse scendere nellacqua con gli oggetti personali addosso: la persona doveva essere completamente nuda e spoglia di ogni cosa. Il vescovo successivamente rende grazie sullolio e lo metter in un vaso: seguir cos la benedizione dell'olio. Poi, il diacono scende nellacqua con il battezzando ed impone la mano sul capo e fa pronunciare allo stesso il Credo. Il vescovo poi unge il capo del neo battezzato che esce dallacqua, si riveste per accingersi a fare ingresso ufficiale nella Comunit cristiana, dove finalmente potr dare e ricevere il saluto del bacio fraterno. A questo punto i diaconi presentano le offerte al vescovo perch diventino il corpo ed il sangue di Cristo. Qui diventa importante il linguaggio simbolico che esprime la realt che sta sotto le specie eucaristiche. Inoltre, importante notare che, nella Traditio Apostolica, per i neo battezzati ci sono tre calici: il calice dell'acqua, il calice di latte mescolato con miele e il calice del vino. Essi simboleggiano la terra promessa: gi nella tradizione antico-romana, si dava il latte ai neonati 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 25 per liberarli dagli spiriti maligni. Anche qui, si nota un certo scambio tra la cultura pagana e quella cristiana, perch questultima assumer la tradizione del latte, anche se pu avere un significato legato al contesto della Sacra Scrittura, dove Dio promette agli Israeliti la terra promessa. Nella Traditio importante la Cresima che conclude il rito del Battesimo. Ci dimostra lesistenza di una struttura fissa, sotto la quale pu intravedersi una certa teologia, anche se per alcuni studiosi, la Cresima non aveva ancora un contesto teologico preciso. Questo spiega che la Cresima era profondamente legata al Battesimo ed assumeva la sua forza nel significato del passaggio dalla morte alla vita, dalluomo vecchio alluomo nuovo. In questo senso, si ribadisce la struttura originaria dellIniziazione Cristiana, cos disposta: Battesimo, Cresima, Eucaristia. Nei riti orientali, tale struttura ancora conservata, perch dopo il Battesimo, segue la Cresima. In tal senso, lOriente conserva ancora quellunit sacramentale che era presente nella Chiesa dei primi secoli, quando ancora la Liturgia stava vivendo un momento embrionale ed i singoli momenti dellanno liturgico non erano ancora distinti. I RITI MISTERICI. Dal punto di vista simbolico e nel linguaggio si notano degli elementi in comune tra il Cristianesimo ed il mondo pagano, in modo particolare per quanto riguarda lIniziazione Cristiana. Ad esempio, nel IV secolo prima di Cristo vi era gi l'immagine di un giovane nudo che veniva battezzato da una idea, come simbolo dell'iniziazione al rito misterico del mondo pagano. A tale riguardo ci sono altri esempi che possono indicare forse un certo legame tra i riti misterici e quelli cristiani. Nel mondo pagano, tra laltro, il bagno indicava liniziazione ai misteri minori o maggiori. Si trattava di riti di purificazione che prevedevano anche il digiuno di un giorno. Questo fatto contribuisce ancora di pi all'idea secondo cui ci pu essere stato un scambio reale tra la cultura pagana e quella cristiana. Un altro elemento significativo, pu riguardare il rito delle esequie nel mondo greco- romano: i riti funebri furono importanti per un futuro retroterra liturgico che verr assunto anche dal Cristianesimo. Si creavano a quel tempo dei circoli funerari che avevano la funzione di assicurare al defunto il suo ingresso nella Vita Eterna. Anche lo stesso San Paolo, aveva adottato un medesimo modello, tanto che nella comunit cristiana si sarebbero creati dei circoli sociali per sostenere i pi poveri nelle spese per i funerali dei loro cari. Non cera soltanto unassicurazione spirituale, ma vi era anche un sostegno concreto, mentre i pi ricchi, soprattutto nel mondo pagano, avevano la facolt di costruire delle tombe con delle iscrizioni funerarie: in esse veniva descritta lattivit del defunto. Segue poi un pasto memoriale, ricordando il defunto. Ci avveniva nel Cimitero. Questo dimostra come nel mondo greco-romano, fosse viva la tradizione dei defunti: nellanniversario della morte ci si riuniva nel Cimitero e si faceva questo pasto comune, accompagnato dalle preghiere. Tale tradizione verr assunta in parte dal Cristianesimo (v. ad es., il 2 Novembre, giorno dei morti). Circa i termini dei riti misterici, era gi presente il t. risurrezione che veniva spesso usato dai pagani. Un altro termine la rinascita, accompagnato da altre espressioni come diventare figlio di Dio, illuminazione, redenzione, immortalit, anche se tali termini non avevano lo stesso significato rispetto al contesto della fede cristiana. In questo senso, si nota come possa 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 26 esserci stato un certo influsso pagano dei riti misterici, nei confronti della nuova fede cristiana e sul suo futuro culto, anche se non conoscono in modo precisi gli elementi che lo spiegano. Inoltre, i riti pagani venivano presentanti come luso metaforico della luce. Altri elementi in comune tra i riti misterici e quelli cristiani, riguardano le catechesi, il battesimo (era prevista, per es., la nudit del candidato), il digiuno, l'unzione con l'olio, l'immersione nell'acqua, il pasto di iniziazione (dove era presente la bevanda di miele e di latte, gi presente in alcuni riti greco- romani), la prima comunione, che avveniva mediante un cibo sacrificale (considerato sacro anche dai pagani). Quando nel IV secolo d.C. ci fu un cambiamento dei riti misterici, anche lIniziazione cristiana sub un cambiamento sul piano rituale, secondo cinque punti: 1) la disciplina arcana (o di segretezza) oltre ad indicare una distinzione tra i redenti e i non redenti, c lindicazione di particolare segreti che potevano essere conosciuti dai salvati; 2) la mistagogia dove si spiega levento della salvezza. E un aprire gli occhi dei candidati al contesto della salvezza e del mistero di Cristo morto e risorto; 3) l'uso del simbolo per rafforzare il momento forte del battesimo del candidato il modo per spiegare questi elementi che caratterizzano il battesimo e per creare unatmosfera raccolta ed intensa nella quale il candidato si accinge a ricevere il battesimo; 4) latto di contemplazione dellacqua il simbolo attraverso il quale si enuclea la nuova rinascita e lingresso alla nuova vita; 5) condividere l'esperienza della passione del Signore il momento forte che richiede una spoliazione di se stessi che non indica solo il distacco dalla vita passata, ma anche il Cristo nudo sulla Croce. Questi elementi sono legati in un certo qual modo anche ai riti misterici pagani, anche se il contesto era notevolmente diverso. LA LINGUA LITURGICA ED IL PASSAGGIO DAL GRECO AL LATINO. Al di fuori della Palestina e la Siria, la Koin greca era la lingua maggiormente parlata dalla parte orientale dellImpero Romano e da una parte dellOccidente romano. La koin era una lingua popolare, che si distingueva dalla lingua greca classica e letteraria. Nellambito liturgico, la Koin era presente in conseguenza della lingua greca, che a quel tempo era largamente diffusa. Quando la comunit di Roma fu fondata nell'anno 64, la popolazione della citt nella sua maggioranza era formata da persone che parlavano il greco. La situazione si spiega dal carattere cosmopolita di Roma che ospitava un gran numero di orientali in quellepoca. La Chiesa Romana contava, nei primi due secoli, 10 vescovi di lingua greca su 14 vescovi. I Romani stessi parlavano come una lingua pi colta, mentre il latino era usato soprattutto a livello amministrativo. Questo fa comprendere che la liturgia veniva celebrata nella lingua greca. Il processo di latinizzazione ha avuto inizio nellAfrica Settentrionale: dai suoi massimi esponenti, come Tertulliano, Cipriano ed Agostino, ci sono arrivati termini liturgicicome sacramentum, ordo, plebs, institutio, ecc. La prima traduzione della Bibbia per luso liturgico appare nell'Africa, intorno allanno 250. Il primo tentativo di introdurre il latino a 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 27 Roma, avvenuto sotto il Pontificato di Vittore I, nel 253: durante questo periodo, la liturgia della Chiesa romana era bilingue. Tale situazione rimase tale almeno fino al IV secolo. Dopo lanno 250, quando la pars orientalis Imperii divent una realt pi stabile, limmigrazione degli orientali verso Roma inizi a diminuire, cos che venne meno linflusso del greco a favore del latino, ma nonostante ci, il greco sar ancora presente soprattutto per le preghiere eucaristiche, anche se le letture bibliche erano gi in latino. Con il pontificato di Damaso I (morto nel 384), ci fu una traduzione definitiva dei testi liturgici dal greco al latino (Vogel pensa che la lingua latina fosse indipendente dal contesto della lingua greca, tanto che il culmine intravedibile con le composizioni del Papa Leone Magno, morto nel 461). Questo cambiamento dal greco al latino seguiva anche una logica di natura pastorale. UNO SGUARDO SOCIOLOGICO DEL IV SECOLO. Al tempo di Costantino, intorno al 613, la popolazione della citt di Roma che in altri tempi era giunta a circa 1.000.000 di abitanti, contava circa 800.000 di persone. Roma a quel tempo aveva ben otto biblioteche, 12 ponti, 11 Fori, 10 Basiliche, 11 terme pubbliche, 15 grandi fontane, 290 magazzini. Al tempo di Gregorio Magno Roma sar una citt povera, tanto che la popolazione era scesa sino a 90.000 abitanti. E un fatto interessante che ci dice qualcosa sulla realt sociale del tempo. Nel IV secolo, per la prima volta la Chiesa pu esprimersi liberamente nella fede, perch non sar pi oggetto di persecuzioni: ci dar lavvio a nuovi luoghi di culto. Per la prima volta la Chiesa pu costruire questi edifici dove officiare il culto pubblico: si tratta delle future Chiese e delle Basiliche. Prima di Costantino, come si gi visto, i luoghi di culto erano le abitazioni private, soprattutto di famiglie nobili che mettevano a disposizione la loro casa per celebrarvi leucaristia. Era un modo per andare incontro alle famiglie pi povere. Nel IV secolo, finalmente, la Chiesa sar pubblica: la costruzione delle nuove basiliche sar un fenomeno graduale e le stesse domus ecclesiae costituiranno la base pubblica delle nuove chiese. ___________Note Personali di Studio_____________________________________________ 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 28 22/11/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 4a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. Nel IV secolo si nota un certo sviluppo dell'architettura liturgica 6 che esprime la presenza della Chiesa pubblica e non pi domestica, che rende culto a Dio. Si crea cosi uno spazio pubblico per raccogliere la Chiesa orante. E' uno spazio anche per promuovere una liturgia pubblica che far parte poi della Tradizione della Comunit cristiana. E' uno spazio secolare dove il culto arriva ad esprimere la sua dimensione spirituale, liturgico-teologica e storica. Il IV secolo anche il periodo dello sviluppo dei cimiteri, come luoghi di commemorazione dei defunti. Le Basiliche sono il luogo delle memorie dei martiri e di coloro che sono vissuti nella fede. In questo modo c' una corrispondenza tra lo sviluppo liturgico architettonico e la Chiesa che cresce nella sua dimensione reale del culto da rendere a Dio. Dopo la pace di Costantino i vescovi ricevono i diversi simboli come la mitra, l'anello, ecc., che esprimono un certo potere che essi avranno, grazie al nuovo stato sociale determinato dalla 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 6 V. le Basiliche, i Cimiteri ed altri monumenti: una delle prime basiliche quella di S. Giovanni in Laterano. 29 politica di Costantino. Ci riscontrabile anche dall'arte. Questo fenomeno trover il suo sviluppo tra il IV secolo e l'VIII secolo. La religione cristiana diventa religione di stato: sin dall'inizio l'imperatore ha cercato di coinvolgere nella vita pubblica i vescovi (v. Patrologia del IV secolo). Ai vescovi ha dato poi l'incarico di giudici, concedendo a loro un posto rilevante nella societ. Questi simboli avevano la funzione anche di esprimere non solo il potere temporale ricevuto dall'imperatore, ma anche il potere spirituale. Il simbolo delle insegne episcopali trover un suo sviluppo nei secoli successivi, sotto il profilo spirituale. Non bisogna., comunque trascurare il III secolo, come momento storico in cui si nota gi una certa concorrenza tra le diverse sedi episcopali 7 , a prescindere dalle questioni dottrinali. In questo ambito interviene tutta la Patrologia del III secolo, quando si hanno gi i primi segni di privilegio. SantAgostino e S. Martino di Tours, come altri vescovi, non ammettevano un onore eccessivo da tributare ai vescovi stessi: la preoccupazione principale fu quella di preservare il vescovo da un influsso troppo politico, il cui rischio potrebbe essere quello di far perdere all'episcopo la sua immagine di pastore della Chiesa. Per comprendere tutto questo importante fare un cenno al quadro storico, politico e culturale del IV secolo che segna il passaggio dalle persecuzioni al riconoscimento della religione cristiana, prima come religio implicita (311) e poi come religione di stato (313): si passa da Diocleziano a Costantino; quasi tutti gli imperatori del IV sec. sono cristiani o ariani, ad eccezione di Giuliano (361-363). Questo fatto, che comporta un mutamento cosi radicale, fa si che i cristiani da perseguitati diventano persecutori. Ci obbliga i massimi rappresentanti della Chiesa a pensare e a proporre ai cristiani quale sia il loro ruolo nella storia nel nuovo rapporto che si venuto ad instaurare tra Chiesa e Impero. Ci era impensabile nel III secolo, quando il cristianesimo non era riconosciuto come religione. Nel IV secolo si delinea il soggetto di una teologia politica, cio la riflessione delle prerogative proprie dei due poteri, la loro distinzione e la loro assunzione, quello ecclesiale (religioso- spirituale) e quello civile (politico-sociale ed economico). E' il momento di pensare il rapporto Chiesa Impero: alcuni Padri, come Ambrogio e Teodosio imperatore daranno un grosso apporto a questa nuova fase. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 7 A tale riguardo occorre far presente che quando, al tempo di Costantino, appena dopo la fondazione di Costantinopoli, come nuovo centro dellImpero Romano, si creer un certo antagonismo tra le diverse sedi episcopali: quando Costantino defin Costantinopoli la nuova Roma, in effetti trasfer l tutto lapparato dellImpero. Questo far si che Roma non abbia tutte quelle entrate che aveva prima della fondazione della Nuova Roma. Ma c di pi: Antiochia lantagonista di Costantinopoli, per cui se il primato di Pietro da tutti riconosciuto - essendo un primato di carit - il problema se tale primato finisce con Pietro, oppure lo continuano i successori di Pietro. Nel rapporto tra la prima e la seconda Roma si fa avanti Antiochia che sostiene Pietro come il fondatore della sua comunit e come il primo vescovo per cui sar il vescovo di Antiochia ad avere la successione di Pietro. Costantino non vuole mantenere quello che potrebbe essere una successione al primato di carattere religioso, ma ne fa un problema di carattere politico. I successori di Pietro sono i vescovi di Roma perch Roma la capitale dellImpero, ma se la capitale dellImpero dovr essere Costantinopoli, ecco che il vescovo di Costantinopoli, legato al potere politico, diventa il nuovo successore di Pietro. Ma allora perch Roma continua ad essere la sede dei vescovi, successori di Pietro? Su questo punto si interess la bellissima figura di Paolo VI che vide nel martirio cristiano dei primi secoli la garanzia di cittadinanza e di guida della comunit. Il martirio di Pietro a Roma quello che ha stabilito il principio religioso della successione dei vescovi di Roma come responsabili della carit universale. L'aver fondato Costantinopoli, come nuova Roma, certamente un voler dirottare in Oriente tutto quello che di romano c'era nell'ambito religioso. Infine, proprio questo quadro storico denuncer uneccessiva prassi imperiale a svantaggio del vescovo come successore degli Apostoli, perch come si nota gi nel III secolo, con la figura di Paolo di Samosata, si noter come nella sua Sede episcopale, si trovi la sala delludienza, nella quale viene collocato il trono, al pari delle massime autorit politiche del tempo. Ci susciter le ire di diversi vescovi orientali e creer nella Chiesa una certa tensione (v. EUSEBIO, Hist. Eccl. 7, 39.9). 30 Ora, nel contesto del IV secolo, invece, si esalta quel potere imperiale che diventer cristiano ed avr la legittimit di governare il popolo (lAmbrosiaster, per es., dir che bisogner pagare le tasse, perch esse sono il potere politico voluto da Dio). Ma Basilio dir che ogni potest viene da Dio se rispetta il disegno di Dio. Altrimenti non ci sar obbedienza alle istituzioni: in questo modo ci saranno nuove distinzioni per le quali non ogni potere politico, n religioso da Dio, perch tale nella misura in cui rispetta Dio stesso. In questo ambito, allora vedremo le diverse posizioni dei Padri. In questo modo vedremo le varie posizioni per studiare la nascita di nuove comunit cristiane che muteranno il quadro ecclesiale di quel tempo. C' anche, per, una fase di decadenza di Roma, per una serie di circostanze, che avr il suo culmine nel V sec. Ma se cade Roma, cade il cristianesimo? Tra i Padri ci sono diverse posizioni, come ad es., Orosio e Agostino: il primo dice che candendo Roma si distrugge il cristianesimo, mentre il secondo dir che la decadenza di Roma ad opera dei barbari comporta un nuovo momento nella storia per cui vuol dire che il cristianesimo andr ai Vandali e ad altri nuovi popoli. Orosio far, in questo senso, tutta una teologia delleresia basata sullunit dellImpero Romano (tutto ci che fuori dallImpero Romano eretico), mentre Agostino sosterr il contrario. Lo stesso Costantino si presenta come il primo punto di riferimento di una politica imperiale che tiene in considerazione il cristianesimo. All'elemento di debolezza del potere politico- religioso del paganesimo egli contrappone il concetto di figliolanza di Dio e della successione. Cosa intendeva Costantino con il conio di questa medaglia? Egli, per, non esplicita ma ila pretesa di presentarsi come Figlio di Dio nel senso di Ges Cristo, ma si limita ad assumere dal cristianesimo una serie di idee che gli permettono di sostituire la tretarchia con la monarchia, nella quale vuole mostrare il monoteismo cristiano. In questo modo Costantino assume tutti i poteri dellImpero ed attua un regime politico di monarchia assoluta. Egli conceder ai vescovi il cursus publicus (trasporto gratuito). C' nell'intelligenza di Costantino un arma a doppio taglio. Questo cursus publicus permette ai vescovi di riunirsi. Perch dopo Costantino abbiamo i concili? Perch dopo Costantino ci possono essere tanti sinodi? Questo nuovo fatto certamente un vantaggio per i cristiani, perch questo cursus publicus permetteva ai cristiani la possibilit di spostarsi facilmente da un luogo allaltro. Questo permette, ad esempio, alle comunit di vedere i loro vescovi, come pure permette ai vescovi stessi di scambiarsi le idee. Ma c' un punto oscuro: tale cursus doveva essere sempre richiesto allimperatore, in modo che potesse controllare tutti gli spostamenti di tutti i vescovi. Inoltre, conceder l'immunit ecclesiastica dal servizio militare, cio lesonero, che prima veniva concessa soltanto ai sacerdoti pagani: insomma riconosce quindi alla Chiesa un interesse di primo piano. In questo Costantino mantiene il concetto pagano. C da dire che il paganesimo non ateo e non manca di un profondo senso religioso, che viene offerto anche nellidolatria ad uninfinit di realt. Costantino da il conferimento di valore civile alle sentenze emesse dai vescovi: si tratta della Episcopali Audentia. Al riguardo vi sono degli studi molto belli, tra i quali possiamo ricordare quelli di Vismara (cfr. Vismara, La giurisdizione civile dei vescovi; Cimma, Lepiscopalis Audentia nelle costituzioni imperiali da Costantino a Giustiniano). Su questo argomento rimane importante verificare nel Cod. teodosiano, al Libro XVI, pto. 44, il valore della Episcopalis Audentiae. Ma qual' il problema reale offerto da questa nuova concessione? Quali sono le sue conseguenze immediate? Il dare a un vescovo un'autorit civile e giuridica non vuol dire di risolvere solo cause religiose, ma significa farne un arbitro tra i cristiani e l'Impero. Cosa significa? Da una parte vuol dire che l'Impero non trova funzionari giudiziari per le zone 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 31 pi estreme dellImpero, ma, dallaltra parte la figura di vescovo acquista anche una valenza politica perch visto come un funzionario pubblico alle dipendenze dell'Imperatore. Quando Costantino concede la Episcopalis Audentia d ai vescovi il potere di risolvere le controversie tra i cittadini cristiani. Qui non si tratta soltanto di problemi religiosi, ma anche di problemi economici. Il vescovo viene percepito come un ufficiale pubblico alle dipendenze dellimperatore perch il diritto da rispettare e da applicare quello romano. Quando il vescovo esercita la Episcopalis Audentia deve applicare il diritto romano, non lEvangelo. In questo senso Costantino esercita un controllo su tutti i vescovi (cfr. Codice Teodosiano, Libro I, cap. XXVII, dove viene decretata la Episcopalis Audentia). E', dunque, riconosciuta al vescovo un'autorit morale tale da poter esercitare la giustizia, ma al contempo stesso, viene controllato il criterio di giustizia dei vescovi stessi, visto che soltanto il diritto romano deve essere applicato. Costantino disciplina i provvedimenti sulle eresie e sugli scismi (cfr. leditto contro i donatisti e quello contro gli ariani): il vantaggio riguarda il contrastare efficacemente leresia, mentre lo svantaggio che la Chiesa si ritrova alla merc del potere politico, perch lintervento dei sovrani o degli imperatori, di fatto, sono sempre rivolti a favore della parte forte. Ad esempio, quando Costantino interverr nella controversia donatista, metter al bando il donatismo stesso a favore della Chiesa. La Pax Ceciliani costituisce la parte pi forte. Anche per quanto riguarda larianesimo Costantino sar il grande fautore della condanna dellarianesimo stesso, ma quando si accorge che tutto lOriente non accetta la definizione del Concilio di Nicea, relativa alla controversia cristologica dellhomoousios, guarda caso egli si far battezzare proprio da un vescovo ariano. Questi sono i punti concreti che lasciano perplessi gli studiosi. Certamente Costantino non si era mai interessato della questione religioso- dogmatica della fede cristiana, anche se stato un grande imperatore politico del IV secolo, ma egli non vuole che tra i cristiani ci siano controversie perch vuole a tutti costi salvaguardare lunit dellImpero. Quindi c' una politica imperiale unificante e segue un progetto unitario per garantire la prosecuzione della romanit. In tal senso Ossio di Cordova eserciter su Costantino un grande influsso e le ripercussioni della teologia politica di Costantino le avremo palesi proprio allinizio del IV secolo, che lo stesso Orosio metter in luce perch traccia una teologia politica in cui lImpero Romano un riflesso dellunit divina nella trinit. Ogni persona che vuole stare fuori dell'Impero reo di eresia. Per l'imperatore tutto ci che sta fuori della monarchia romana una eresia politica. Certo, lidea della moralit diffusa da Costantino appariva irresistibile a quel tempo, dopo un lungo periodo di sofferenza da parte dei cristiani. Dava una certa sicurezza il poter dire che l'Impero combatteva le eresie, ma limperatore non stava dalla parte della dottrina, ma dalla parte del pi forte. L'idea della romanit cos forte, nella seconda met del IV secolo che alcuni Padri, come Girolamo, quando assistono alle invasioni dei Barbari, soprattutto di fronte al sacco di Roma del 410, vedono nella decadenza dell'Impero una caduta del regno di Cristo. Non dello stesso parere Agostino. Questo fa capire che lunificazione dellImpero avvenuta attraverso anche la centralizzazione del potere politico, militare ed economico: si tratta della centralizzazione dellamministrazione statale. Qui avviene, tra laltro, un altro grande progresso clamoroso che solo nel 1240 trover una soluzione: per rendere forte lImpero Romano cristiano Costantino decide di inaugurare, nel 330, a Costantinopoli la nuova Roma. Si tratta della fondazione di Costantinopoli la cui dedicazione si presenta come la Nuova Roma. Nelle cerimonie di inaugurazione c' una 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 32 mescolanza tra i riti pagani e quelli cristiani, perch limperatore vuole proprio tutti, nessuno escluso. Al momento della fondazione non si vede subito tutta la portata dellevento, ma Costantino sa dove vuole arrivare perch i suoi successori metteranno in atto i suoi intenti. Costantino muore nel 337. Quando nel 381 si svolge il II Concilio ecumenico di Costantinopoli, nel III canone stabilito che a Costantinopoli sono dovuti tutti i privilegi concessi alla citt di Roma, come Nuova Roma. Il concetto si ritrover ancora in maniera pi forte nel Concilio di Calcedonia del 451. Il canone 28 di questultimo concilio afferma che Costantinopoli ha gli stessi privilegi di Roma perch la nuova Roma. Detto cos chiaro, il papa non approv questo canone 28 di Calcedonia, perch percep lidea, nonch il pericolo di trasferire il valore della successione di Pietro da fatto religioso a fatto politico. Perch il vescovo di Roma ha un primato di carit su tutti i vescovi? Per Costantino tale perch Roma la capitale dellImpero. Allora se io creo una nuova Roma, Costantinopoli, chiaro che quando la prima Roma decade il vescovo di Costantinopoli avr la successione di Pietro. I vescovi vengono inseriti in tutto questo progetto. In questo contesto storico, politico e religioso, avviene lo sviluppo di una teologia che comporter una certa direzione anche nellambito liturgico-pastorale che influir sulla figura del vescovo 8 . Nellatmosfera creata dalla pace e dalla benevolenza dellImpero, nei luoghi costruiti con magnificenza, la celebrazione dei misteri di Cristo nelle assemblee della comunit ecclesiale si sviluppa verso forme che determinano poi la nostra liturgia attraverso i secoli dellepoca classica dei Padri e del Medioevo, fino a Trento e ai nostri giorni. Come si gi visto brevemente, la genesi di questi fattori ha avuto inizio gi nel III secolo, ma i germi allora spuntati si svilupperanno con ritmo assai accelerato. Su questo orizzonte, in effetti, tra lanno 312 ed il 337 la Chiesa ha visto un certo sviluppo dei simboli episcopali che, con il tempo, acquisiranno sempre di pi un significato di natura spirituale e pastorale, giacch si sentir di pi lesigenza di vedere il vescovo come il pastore delle anime 9 . Sin dallinizio i vescovi sono coinvolti nella vita quotidiana dellImpero, anche se non ancora ben chiaro chi poteva o no usare il pastorale come simbolo di potere, ma nello stesso tempo non si sa di preciso a quale uso era destinato il pastorale stesso: quasi sicuramente, all'inizio il pastorale aveva un uso pratico, ma solo pi tardi arriver ad assumere un altro significato: il pastorale dei pastori che guidano il gregge delle pecore, richiama a Cristo come il buon pastore. Nel V secolo il pastorale sar ancora pi simboleggiato: infatti, ci saranno i primi pastorali curvi, come segno del vescovo che accoglie le pecore che si trovano fuori dalla Chiesa di Dio, mentre la parte diritta indica la guida dei pi deboli. La parte finale e pi bassa del 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 8 La stessa importanza della Sede vescovile rimane un esempio pratico di questo sviluppo: la cattedra, vista come sede del magistrato, ma anche come simbolo della dignit divina e del trionfo non solo di Cristo sulla morte, ma anche vittoria del cristianesimo sul paganesimo. Questa simbologia era gi presente nella cultura ellenistica, nellAT e nellApocalisse. Limperatore concede alla cattedra dei vescovi il diritto di avere forme analoghe a quelle dei dignitari civili; conferisce privilegi e distintivi propri dei gradi superiori della corte: luso del pallio, dei sandali, della dalmatica (da portare sotto la pianeta). Daltra parte, lespressione della stessa dignit imperiale si sviluppa e si trasforma a contatto con lOriente. Molte forme della corte imperiale, istituzionalizzate gi da secoli, vengono col tempo conferite ai vescovi o anche assunte spontaneamente da essi, specialmente da quelli delle grandi sedi, finendo cos col perdere i loro connotati religiosi, acristiani o addirittura anticristiani, per esempio certe forme di saluto come il bacio e la genuflessione (proskinesis). 9 Quel che importante notare che, mentre la societ subisce profonde trasformazioni, le suddette insegne episcopali rimangono immutate, si istituzionalizzano, vengono stilizzate. In questo modo diventano segni di una cultura ormai non pi civile e profana, ma puramente simbolica e sacra. 33 pastorale indica, invece, lattenzione e la premura pastorale del vescovo verso chi pigro nella vita spirituale e comunitaria, in modo da stimolarlo a ritornare ad una fede pi viva e motivata. La Mitra far, invece, la sua prima comparsa non prima del VIII-IX secolo: non la Mitra di oggi, perch era pi semplice: anch'essa all'inizio aveva una funzione pratica perch fungeva da berretto che doveva riparare il vescovo dal freddo. La tiara, invece, apparir intorno al IX secolo. Solo a partire dal X secolo la Mitra sar prevista per tutti i vescovi ed assumer il significato di un potere ed un'autorit riservata al vescovo. Circa l'uso dell'anello, all'inizio era usato da tutti i cristiani: esso fungeva da sigillo per i documenti ufficiali. Tale anello riportava il nome del successore oppure un simbolo della famiglia di appartenenza. Le stesse lettere venivano sigillate con l'anello medesimo. Allinizio, lanello sar usato da tutti i cristiani, ma gi a partire dallanno 283, secondo la testimonianza di un certo Caius di Roma (283-296), lanello sar usato solo dal vescovo. SantAgostino, a tale riguardo, dice che lui ha sigillato una lettera al vescovo Vittorino con il suo anello episcopale. Anche i Re di Francia, nellepoca carolingia, erano soliti accettare i documenti o le lettere dei vescovi solo quando venivano sigillati con il proprio anello. Solo a partire dal VII secolo, secondo la tradizione, ogni vescovo avr l'anello come simbolo di matrimonio con la Chiesa Locale (Particolare). L'anello veniva dato durante l'ordinazione episcopale. Questo aspetto da ritenersi fondamentale per quanto riguarda la storia delle insegne episcopali. Ci comportava il fatto che il vescovo non poteva trasferirsi in una sede pi prestigiosa. Tale tema stato ripreso recentemente dal Card. Ratzinger, per sottolineare limportanza ed il significato dellepiscopato e per salvaguardare sempre di pi lunit tra il Vescovo e la Chiesa locale. La croce episcopale, all'inizio fu un ornamento privato e non pubblico, ma successivamente, dopo il IV secolo avr una dimensione pubblica. All'inizio essa veniva posta sotto i vestiti e ci richiama alla Tradizione pi antica. La croce episcopale o pettorale, trover un significato pi spirituale e perder la sua caratteristica di ornamento, poich ci sar una crescita dellepiscopato dei simboli, che sottolineer limportanza della liturgia stazionale. Ci sar anche lo sviluppo della festa di Pasqua che si distinguer meglio, rispetto ai secoli precedenti. C' anche da dire che ci fu una crescita della liturgia, in modo particolare quella stazionale: la stessa festa di Pasqua conoscer un grande sviluppo proprio nel IV secolo. Lo stesso si pu dire per la festa di Pentecoste che favor, tra l'altro uno sviluppo dell'iniziazione cristiana. Per quanto riguarda la celebrazione della Pasqua, in merito all'iniziazione cristiana, il Gioved Santo veniva riservato ai penitenti, cio coloro che dovevano essere riconciliati con la Chiesa, mentre il Sabato Santo veniva riservato per i catecumeni che erano in procinto di ricevere il Battesimo. Lo stesso si pu dire per quanto riguarda il Battesimo del Signore: la sua festa nella Chiesa Occidentale fu introdotta nel IV secolo circa. Il suo significato sar visto pi tardi come manifestazione del Signore e non pi, in modo stretto, come battesimo del Signore. Insieme al Natale e alla Pasqua, sar considerato una tra le feste liturgiche pi importanti, nel contesto dellAnno Liturgico. Ci dar origine alla festa dellEpifania. Per quanto riguarda il Natale la prima testimonianza risale al 336, quando inizi ad esserci la tradizione universale che comporter la festa del 25 Dicembre. I primi cristiani volevano 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 34 seguire questa tradizione prendendo spunto dal "Natale Solis invicti 10 . Si sa con sicurezza che con lintroduzione del Natale faceva parte dellintento della Chiesa romana di contrapporsi alla celebrazione delle festivit di origine pagana. In Oriente ci sar la festa della manifestazione o epifania: il 6 gennaio sar considerata dallOriente come la festa pi importante, rispetto a quella del 25 Dicembre e ci costituir una tra le differenze principali tra lOriente e lOccidente. Limportanza del Natale, nelle Chiese orientali inizi ad acquisire una maggiore importanza a partire dalla Chiesa di Siria e, dal V secolo in poi, il Natale diverr festa fissa. Invece, Gerusalemme fino al 549 circa non conobbe ancora il passaggio tra il 6 gennaio ed il 25 dicembre, ma solo dopo. Nella Chiesa Armena il Natale si celebra, ancora oggi, il 6 gennaio. Il tempo forte di Avvento arriver pi tardi nel VI secolo: nel Gelasiano, ad esempio, sono presenti delle preghiere per cinque domeniche, prima del Natale, compresi i mercoled ed i venerd delle medesime settimane. All'inizio si noter una certa enfasi sulla preparazione per l'ultima venuta di Cristo e del suo Regno. C una dimensione escatologica che indica una preparazione per la festa della venuta di Cristo in mezzo a noi: tale senso, allinizio, non sar molto presente, ma caratterizzer sempre di pi il periodo dellAvvento, nel contesto dellAnno Liturgico. Ancora oggi, rimane una certa enfasi ma non molto marcata, come in passato: lo si nota soprattutto nella prima domenica e nella seconda domenica di Avvento, nelle quali sono presenti rispettivamente dure temi: 1) lultima venuta di Cristo alla fine dei tempi, 2) preparazione al Regno di Dio che viene. Dunque, come gi stato detto, il tema principale nella prima domenica e nella seconda Domenica di Avvento l'evento escatologico, che si differenzia dalla terza e dalla quarta domenica perch in queste ultime pi evidente la tematica della venuta di Cristo, in mezzo agli uomini. A questo fatto legata anche la futura festa della nascita di Giovanni Battista il 24 giugno: essa si affermer a partire dalla seconda met del IV secolo, quando le Chiese occidentali inizieranno a celebrare la nascita del precursore di Cristo nel giorno del solstizio destate 11 . Circa il contatto con la cultura greco-romana, c' una prassi abbastanza diffusa circa l'uso di forme eucologiche, non prive dello stile retorico del mondo classico, n dell'influsso ellenistico: lo si nota soprattutto nel linguaggio dei riti. Vi anche luso di termini come attributi alla divinit: ad esempio, i termini incomprensibilit, infinit ed ineffabilit che esprimono lo stile greco. Malgrado ci, il canone romano esprimer delle caratteristiche romane pure, pur non essendo privo degli influssi greci: lo si nota da un linguaggio sobrio, semplice e giuridico. Ad esempio, si trovano in esso diverse espressioni come ostia Santa, Ostia pura e Pane immacolato. Inoltre c da dire che la Chiesa, in questo periodo, inizi ad assimilare alcuni termini del culto pagano che potevano armonizzarsi con il culto cristiano, come, ad esempio, lIniziazione 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 10 Nel calendario giuliano il solstizio invernale cadeva in questo giorno era festeggiato con i Saturnalia e a partire dal 274, anche con il mitraico Natale solis invicti. Losservanza della festa di Natale, probabilmente nacque a Roma, mentre nellOriente assunse una maggiore importanza la festa dellEpifania, insieme alla commemorazione della festa del Signore. 11 E probabile che la data del 24 giugno fosse stata scelta per bilanciare i festeggiamenti dei due solstizi: quello invernale e quello estivo. 35 cristiana, lilluminazione, la mistagogia. In questa stessa linea si verifica anche lo scambio tra la festa pagana e quella cristiana, come ad esempio il Natale, di cui si detto sopra. Lo sviluppo della cultura cristiana, religiosa e politica, nonch sociale, rispetto a quella pagana, far notare come la Chiesa, all'inizio, fosse separata dal paganesimo, e come - al tempo di Costantino - la Chiesa divenga quasi un tutto uno con la realt sociale e politica dell'Impero Romano 12 . Ci sar una certa crescita di una cultura greco-classica: il periodo costantiniano sar il momento anche dell'inculturazione e del passaggio da una situazione di persecuzione ad una situazione di inserimento nella vita sociale dell'Impero e di privilegio. La liturgia cristiana diverr liturgia dellImpero, che assumer una certa solennit sia nel suo linguaggio artistico, sia nel suo linguaggio eucologico. Un dato molto importante che il IV secolo forse il secolo pi bello, dove si vedr lo sviluppo della Corte Imperiale, ma soprattutto il secolo delle prime storie ecclesiastiche: tale affermazione pu essere suffragata dal fatto secondo cui un popolo che non ha storia, come quello cristiano, un non popolo. Quindi bisogner dare ai cristiani una storia propria. Ecco che allora si inventa un nuovo modo di fare storia della Chiesa. Proprio per questa ragione che nel IV sec., abbiamo le prime storie ecclesiastiche, che sono precedute dal tentativo di inserire la realt cristiana allinterno della storia dellumanit. Ecco che si inizia a dare cittadinanza ai fatti cristiani. Inserire la nascita di Cristo sotto Augusto, significa portare il cristianesimo nella storia. Cos piano, piano si cerca di dare al cristianesimo una storia vera e propria. In questo senso possiamo accennare alla storia ecclesiastica di S. Eusebio, ma qual il suo merito? E' vero che egli riprende in auge le tradizioni pagane, ma per fare la storia dei cristiani che, come vinti, saranno i nuovi protagonisti. Per S. Eusebio i grandi saranno proprio i martiri, i bambini, le donne e gli uomini di quel tempo. In questo senso un moderno che sa cogliere tutte le coordinate politiche sociali e politiche. Il grande genio di Girolamo ha dato al cristianesimo il contributo alla conoscenza dell'antichit e dei personaggi pi illustri, che hanno dato lustro alla storia. Cos si delinea un modo nuovo di fare la storia: se prima erano le guerre, le battaglie, le conquiste a determinare la storia, adesso la storia la fanno i vinti. I Vinti, cio i martiri fanno la storia. In questo senso vedremo, allora, lagiografia, la storiografia e la cronografia, perch nasceranno, con l'opera di Girolamo, nasceranno i modelli di santit da proporre alla comunit cristiana. Un 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 12 In questo senso, importante notare come i Padri della Chiesa vedono lImpero e la Chiesa stessa: questa tematica complementare al quadro sopra esposto. I Padri si sono posti il problema avendo come riferimento sempre la Sacra Scrittura e sottolineando che ogni potest viene da Dio, riprendendo da Paolo nel contesto di Rm 13, 1-7. Ci si richiama, dunque, al pensiero di Paolo per chiarire i rapporti sociali tra i cristiani e l'Impero, ma sorge una domanda: come venire da Dio un potere che ci perseguita? Era una riflessione che i cristiani stessi si erano posti nel II-III secolo. Ora, nel contesto del IV secolo, invece, si esalta quel potere imperiale che diventer cristiano ed avr la legittimit di governare il popolo (lAmbrosiaster, per es., dir che bisogner pagare le tasse, perch esse sono il potere politico voluto da Dio). Ma Basilio dir che ogni potest viene da Dio se rispetta il disegno di Dio. Altrimenti non ci sar obbedienza alle istituzioni: in questo modo ci saranno nuove distinzioni per le quali non ogni potere politico, n religioso da Dio, perch tale nella misura in cui rispetta Dio stesso. In questo ambito, allora vedremo le diverse posizioni dei Padri. In questo modo vedremo le varie posizioni per studiare la nascita di nuove comunit cristiane che muteranno il quadro ecclesiale di quel tempo. C' anche, per, una fase di decadenza di Roma, per una serie di circostanze, che avr il suo culmine nel V sec. Ma se cade Roma, cade il cristianesimo? Tra i Padri ci sono diverse posizioni, come ad es., Orosio e Agostino: il primo dice che candendo Roma si distrugge il cristianesimo, mentre il secondo dir che la decadenza di Roma ad opera dei barbari comporta un nuovo momento nella storia per cui vuol dire che il cristianesimo andr ai Vandali e ad altri nuovi popoli. Orosio far, in questo senso, tutta una teologia delleresia basata sullunit dellImpero Romano (tutto ci che fuori dallImpero Romano eretico), mentre Agostino sosterr il contrario. 36 altro aspetto culturale legato alla poesia: con lentezza nasce nel IV secolo la poesia cristiana, segnata dal faticoso tentativo di liberarsi dai pregiudizi tematici e formali che screditano la poesia pagana agli occhi dei cristiani. La poesia pagana cantava la mitologia, gli amori incestuosi e tutto ci che ai cristiani stessi appariva come peccato. Certo non si poteva fare la poesia senza la passione: bisognava provare che fosse una passione vera perch fosse poesia e non uninvenzione strutturata. Un esempio, in tal senso proprio Sant'Agostino. E' bene mettere in poesia la Scrittura, poich si parler del trionfo di Cristo e del martire. Tutto questo contribuir in larga misura allo sviluppo di una cultura classica, ma con connotati diversi da quelli del mondo ellenistico. Un esempio concreto il Pantheon che da tempio pagano diverr luogo di culto dei martiri. Si tratta di prendere idee, concetti ed elementi pagani, ripensarli e tradurli secondo la visione cristiana. Infine, non trascurabile lambito teologico, come aspetto peculiare della nuova cultura classica che avr un grande peso nello sviluppo della tradizione liturgica. In questo senso, nel IV secolo nascer quel discorso su Dio che non si esaurisce nelle espressioni scritturistiche, ma che tenta lapprofondimento utilizzando categorie e terminologie filosofiche. La riflessione sul mistero di Dio Trinit, sulla natura di Cristo (Cristo, Uomo-Dio) e dello Spirito Santo, sar suscitata dall'arianesimo, dall'apollinarismo, dai macedoniani o pneumatologi. Per la Chiesa diventa un passo importante e decisivo, per una professione di fede autentica. Sar certamente pi facile discutere e vedere come proporre la fede soprattutto nel momento delle persecuzioni, nelle quali sar essenziale la tematica di Ges Cristo come Signore, come il Kyrios della storia, che costituir la vera prova del fuoco. Conoscere intimamente Dio vuol dire mutare la propria esistenza. Bisogner insegnare ai catecumeni che conoscere Dio Padre, Figlio e Spirito Santo comporta mutare la propria vita. Questa visione giustifica, in gran parte il fenomeno dellinculturazione che avviene nellImpero, non pi pagano, ma cristiano. SVILUPPO DELLA LITUGIA TRA IL IV SECOLO E L'VIII SECOLO. (LITURGIA ROMANA). In questo ambito, si parla soprattutto della romanit della liturgia. Tra lanno 609, sino al 613, sotto Bonifacio IV, un esempio significativo sar il passaggio del Pantheon da tempio pagano a tempio cristiano, quando diverr chiesa con il titolo di Santa Maria ad martyres. Dieci anni dopo, tra l'anno 625 ed il 628 il vecchio palazzo dellex foro romano, verr trasformato in chiesa di S. Adriano. Pi tardi sorgeranno anche questi centri di diaconia: ci corrisponde alla liturgia stazionale perch tali centri costituiscono le diverse tappe della processione che doveva condurre alla Basilica dove il Papa celebrava la S. Messa. Dopo l'anno 684 Roma diverr anche una citt di pellegrinaggio: le stesse Basiliche furono pensate come luoghi per accogliere i pellegrini, cos che nel VII-VIII secolo Roma diventer citt Santa. Malgrado il forte aumento dei pellegrinaggi Roma, verso l'VIII secolo arriver solo a 35.000 abitanti. San Pietro inizier a diventare principale luogo di culto e punto centrale di riferimento. San Giovanni in Laterano come principale centro di culto cristiano ceder il posto a San Pietro, dove si trova secondo la tradizione il corpo dellApostolo Pietro. La liturgia romana da considerarsi pura perch prima ancora che entrassero nellImpero nuovi elementi franco-germanici, ebbe gi un suo sviluppo, secondo gli aspetti visti in precedenza. Certamente con laspetto dellinculturazione, la liturgia perder a poco a poco la 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 37 sua caratteristica di purezza ed subir sempre pi gli influssi esterni sia dallOriente, sia dallOccidente. La Liturgia avr anche una radice classica, grazie allopera dei Papi, specialmente a partire da Damaso che mor intorno al 384, Innocenzo III (417), Leone Magno (461), Gelasio (496), Vigilio (555), Gregorio Magno (604). Andando verso argomenti pi specifici, nella liturgia romana ci sono stati tre tipi di messe: la Messa Papale, la Messa stazionale e la Messa nei Santuari o nella Chiesa designata nel giorno di festa o di digiuno o di commemorazione. Si tratta di una liturgia celebrata dal vescovo o dal suo delegato: essa vista come unica celebrazione liturgica della Chiesa locale che affermer sempre di pi lesigenza di non moltiplicare le Messe, ma di favorire sempre di pi una Messa principale (v. il Concilio di Pistoia). Tutto questo dice che ci sono aspetti molto importanti come la presenza del vescovo, la liturgia mobile (celebrare in diversi luoghi), la scelta del luogo che dipende dalla festa, dal digiuno o dalla commemorazione dei defunti o dei martiri, la liturgia stazionale urbana - come celebrazione liturgica del giorno. La fonte della liturgia stazionale non fu strettamente una fonte della liturgia liturgica, ma piuttosto la fonte del calendario romano dellanno 354, dove si troveranno le informazioni sulle dati pasquali, sui martiri di Roma, sul calendario civile, insieme ad altre informazioni della Citt. Tutto questo comporter un certo fermento e favorir lo sviluppo del concetto di Ostia papale come simbolo di unit tra la Chiesa locale e quella Universale. Esso si espliciter nel gesto del presbitero che metter un piccolo pezzo dellostia papale nel luogo, dove verr conservato il Santissimo, della Chiesa titolare. Si tratta della Messa in titolus, perch il t. titolus indica allorigine una casa data alla comunit primitiva cristiana per essere un luogo di culto cristiano e per accogliere la comunit dei credenti. A tale proposito vi erano nove titoli, prima del IV secolo, in via ufficiale, per luso liturgico. Essi sono: Santi Giovanni e Paolo, San Clemente, S. Anastasia, S. Martino ai Monti, San Crisogono, Santa Sabina, Santa Susanna, San Sisto, San Prudenziana. Inoltre, tre titoli esistevano prima della pace di Costantino, quali San Callisto, Santa Cecilia e San Marcello. Ogni titolo si trovava in una zona pi abitata e mai veniva costituito in zone poco abitate e o frequentate della citt. Dopo la pace di Costantino e dopo la costruzione delle grandi basiliche i titoli continuarono ad essere usati come luoghi di culto: ad es., Santa Sabina fu edificata intorno al IV secolo (422-432) per il Papa Celestino I, sapendo che prima di essa vi era un titolus, cio una domus ecclesia. La nuova Basilica di Santa Sabina fu ricostruita sulle rovine della Chiesa antica, saccheggiata da Alarico, durante il sacco di Roma. In essa vi sono due navate laterali ed una centrale dove ubicato labisde: la presenza della schola cantorum e di due amboni costituisce la testimonianza migliore della prassi liturgica dopo il tempo di Costantino. Alla fine del IV ci saranno almeno 20 titoli a Roma: al tempo di Leone Magno, tra il 440 ed il 461, ci saranno cinque titoli in pi (San Marcello Santi Apostoli, SantEusebio, San Pietro in Vincoli, San Vitale). La costruzione delle Basiliche sar fedele alla tradizione secondo cui i titoli devono essere presenti nelle zone pi popolate della citt. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 38 29/11/2000 Storia della liturgia secondo le epoche culturali, 6a. Lezione, Prof. Keitk Pecklers sj. La liturgia stazionale quella cosiddetta papale. E importante dire che a Roma tra il IV e il V secolo c una certa crescita del Cristianesimo e allo stesso tempo si assiste ad una fusione tra la Chiesa e gli altri culti che pure continuavano ad esistere. La pace di Costantino non elimin gli altri culti, ma diede semplicemente spazio e dignit al Cristianesimo. Si verifica allora come un fenomeno di reciproca integrazione e questo riflette una realt sociale di stretta coabitazione tra cristiani e pagani ( frequente il caso dei matrimoni misti). Tutto ci contribuisce ad una certa confusione nella prassi cultuale cristiana. Molti cristiani neo-convertiti volevano continuare a seguire alcuni usi pagani. Un esempio la pratica battesimale: con laumento del numero dei battesimi anche la prassi subisce un cambiamento, abbiamo infatti visto come nel III secolo liniziazione cristiana prevede una preparazione molto rigida, poi dopo la pace costantiniana, quando la Comunit si allarga e si elabora una teologia sul peccato originale (S. Agostino), si comincia ad amministrare il battesimo ai fanciulli. Questa situazione di liceit della religione cristiana, in qualche modo la normalizza e si perde cos quellaspetto di intensa preparazione che laveva connotata nei secoli precedenti. Tornando alla liturgia stazionale parliamo ora di quellaltra forma, la liturgia parrocchiale o in titulus. La messa principale restava sempre quella episcopale, ma con il tempo si moltiplicano liturgie in tempi e luoghi diversi da quella episcopale. Con i secoli la liturgia episcopale perde il suo carattere di centralit e di conseguenza anche lEucarestia perde il suo carattere di sacramento comunitario per assumere un aspetto di spiritualit privata e personale. Con il sinodo di Pistoia (1786-1787) si cercher di ritornare ad una liturgia unica e principale. Ma dopo il IV e il V secolo dopo la liturgia papale e stazionale, si perde il senso della liturgia principale e comune. Nel VI secolo i titoli hanno ricevuto i nomi dei santi, e non pi quelli del titolare. Queste case-chiese ricevono i nomi dei santi. Nascono ad esempio le messe votive, espressione di una religiosit di gruppi pi ristretti e particolari; fino ad arrivare alle messe private, senza il popolo ( qui la discussione ancora aperta e la sua origine non ancora ben studiata ). La messa votiva conseguente ad un votum di un gruppo ristretto di persone che si riunisce per celebrare lEucarestia, la messa privata successiva e comincia nei monasteri, nel periodo dellalto medioevo, quando i monaci ordinati presbiteri tornati nei monasteri dopo una missione (ad es. S. Bonifacio), celebrano ciascuno la sua messa. Tutto questo una fase successiva che vedremo in seguito, ma importante conoscere questo sviluppo della messa privata, che un fattore importante della spiritualit sacerdotale. La liturgia romana prende origine dalla liturgia stazionale, una forma in uso anche a Costantinopoli e a Gerusalemme, e segue un itinerario particolare di inculturazione nello spazio urbano (vedi il pellegrinaggio di Egeria). Come Gerusalemme allora anche Roma diventa una citt sacra, in cui tutto lo spazio diventa liturgico. Parlando allora della romanit della liturgia 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 39 bisogna tenere conto di aspetti formali e aspetti teologici della liturgia. Intendendo per formale laspetto pi rituale, cio la struttura della liturgia romana, e il complesso dei testi liturgici. Laspetto teologico invece fa riferimento al contenuto o allaspetto pi dottrinale che sviluppa il rito stesso. Laspetto rituale lo troviamo negli Ordines Romani. Nell Ordo Romanus I troviamo un esempio di una liturgia romana classica con le sue caratteristiche di sobriet e semplicit, si noti ad esempio dai nn dal 29 al 50 ci sono i riti di ingresso: solo il vescovo si reca allaltare, alla dossologia solo larcidiacono si reca allaltare per lelevazione, mancano poi le rubriche di genuflessione, di incensazione di segni di croce, che invece ritroveremo nella liturgia franco- germanica. Nella liturgia romana emerge un senso molto pratico, rispetto ad un gusto pi teatrale della cultura franco-germanica. Ad esempio anche nella preparazione dellaltare e dei doni. Il lavabo del vescovo un fatto pratico, non ogni atto liturgico nasce da un fatto teologico ma da un fatto pratico, non cos per il fermentum che invece un segno importante di comunione, fin dallorigine. Quando poi il latino diventa la lingua ufficiale della liturgia e possiamo citare gli interventi di personalit come Leone Magno, Gelasio, Gregorio Magno, ma non solo il latino nel suo aspetto retorico, ma anche nei suoi modelli culturali e linguistici influivano sulla liturgia. E stato sempre importante il lavoro della traduzione dei testi in maniera comprensibile per i fedeli. Nelle collette del Messale Romano si vede che non si tratta di una semplice traduzione dal greco, ma di un adattamento culturale che segue sempre il genio romano, pur mantenendo lo stesso valore semiotico. I romani dellepoca potevano entrare nel senso della preghiera perch comprensibili a tutti. Nel mondo franco-germanico troviamo un genio diverso e cos anche preghiere diverse, pi lunghe e poetiche. Gli elementi teologici si mostrano con pi evidenza nel culto eucaristico, e il genio romano si distingue sempre qui per una certa sobriet. Ad esempio, sempre nellOrdo Romano I (al numero 48) non troviamo segni esteriori di adorazione eucaristica, (tranne che nel rito di ingresso), lincenso non viene usato nel sacramento e, nel linguaggio eucologico non troviamo riferimenti diretti alla dottrina della presenza reale. Si parla allora di cibus et potus, pane del cielo, i doni di Dio per il popolo di Dio (S. Agostino). Questo non significa che cera una fede diversa, ma una diversit di linguaggio, la formula ambrosiana Corpus Christi, non si trova nei testi liturgici romani di questo periodo e nella Tradizione Apostolica (21) si parla di Panis Coelestis in Christo Iesu , un senso del Corpo di Cristo come pane del cielo. E un linguaggio poetico e quindi meno diretto nel campo dottrinale. La centralit del vescovo nella comunit romana unaltra caratteristica peculiare, si vede soprattutto nella liturgia stazionale, ma poi anche quando il vescovo era assente, cera un suo delegato, come un punto di riferimento. I presbiteri diventano delegati del vescovo. Riassumendo in questo periodo (IV-VIII secolo) la Chiesa di Roma svilupp una sua liturgia secondo lindole propria della cultura romana. La liturgia romana classica fu elaborata da papi romani di cui abbiamo visto gi gli esempi. Questa liturgia ha quindi un proprio ambito e un proprio confine, lambito tipicamente romano. La liturgia romana diventa poi un modello per altre liturgie soprattutto di altre chiese locali. Si capisce che in altri ambiti vi erano liturgie diverse, ma nondimeno, quella di Roma divenne una liturgia modello per le altre chiese locali. Si verific un processo di adattamento e di una 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 40 certa inculturazione. Questo processo era anche conseguente ad una complessiva romanizzazione della societ antica. La liturgia risponde sempre ai bisogni di un popolo particolare in unepoca ben determinata, ma questo lo vedremo meglio in seguito parlando pi in esteso dellinculturazione. Il movimento liturgico del secolo scorso non fu un lavoro di archeologia culturale romantica, di un semplice ritorno al passato, ma rispondeva ad unesigenza precisa del tempo, quando cio la liturgia romana riprese la sua forma classica, dopo per aver gi subito diversi processi di inculturazione nel mondo franco-germanico (VIII secolo). Il modello di inculturazione deve cominciare sempre dalla forma classica che il fondamento. Tornare alla sorgente e al fondamento aiuta per linculturazione che non mai semplice creativit, e per noi il fondamento resta sempre la liturgia romana classica. Per ogni forma di inculturazione poi bisogna sempre tener presente che il legame tra cultura e liturgia fondamentale. Ho gi accennato alliniziazione cristiana nel IV secolo (350-450), che prende una sua forma grazie soprattutto alla predicazione di grandi Padri come S. Basilio, S. Gregorio di Nazianzo, San Gregorio di Nissa, S. Giovanni Crisostomo, S. Teodoro di Mopsuestia, S. Ambrogio, S. Agostino, S. Leone Magno e altri. Questepoca fu let doro per liniziazione cristiana attorno alla quale ruotava tutta la vita liturgica cristiana. Soprattutto con la cristianizzazione dellImpero e la conversione di Costantino c un ampia diffusione del cristianesimo. Da religione pubblica diventa religione di stato e i vescovi vengono investiti di magistrature imperiali. Il vescovo riveste cos un ruolo pubblico e sociale importante. C poi il ritorno dei grandi penitenti, e si crea un catecumenato apposito; abbiamo poi gi parlato del battesimo dei bambini e fu S. Agostino e la sua dottrina sul peccato originale ad aprire la strada a questa pratica battesimale molto allargata. Vediamo in questa fase come allora il periodo della Quaresima, che era un tempo essenzialmente legato al catecumenato, si diversifica secondo durate e luoghi diversi, perch con la crescita del numero dei battezzati si creano anche forme diverse di catecumenato e si instaura in generale una certa flessibilit pastorale ed elasticit nella disciplina ecclesiastica. Si arriva cos al periodo della fine della pratica del catecumenato, nel pieno di una societ cristiana non c quasi pi bisogno di questo tipo di preparazione. Dopo questa fase si passa al secondo periodo dello sviluppo liturgico (590-1073) che va da Gregorio Magno a Gregorio VII, dove assistiamo ad una evoluzione dalla liturgia romana ad una liturgia romano-germanica. In questo periodo nascono i sacramentali con le rubriche per il clero e possiamo distinguere diversi passaggi: a) sistematizzazione della liturgia romana e del pontificale; b) esportazione di questo modello liturgico nellambito franco-germanico, grazie ai pellegrinaggi e alla dinastia carolingia (a partire dal 754 con re Pipino); c) complessiva romanizzazione delle liturgie occidentali non-romane; d) mescolanza di usi liturgici romani ed occidentali; e) progressiva occidentalizzazione della liturgia romana; f) ritorno a Roma di una liturgia cos modificata (fine del secolo X); g) adozione permanente di questa liturgia a Roma, in un periodo di decadenza per la citt; 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 41 Questo processo di evoluzione e amalgama liturgico inizia nel VII secolo e dallVIII al X secolo dobbiamo pensare ad un lungo periodo di transizione. Nella fase b) vediamo nascere un desiderio di introdurre elementi romani nella liturgia, a causa della grande devozione verso S. Pietro e le tombe degli apostoli, il desiderio di avere elementi romani e quindi apostolici anche nelle altre liturgie, soprattutto in quella gallicana. Nel mondo franco assistiamo ad un vivace dibattito tra i vescovi e gli abati a causa di queste riforme liturgiche. Dobbiamo pensare che il mondo franco-germanico vive di una grande diversit liturgica, quasi ogni diocesi ha il suo modo di celebrare, si forma quindi nella Chiesa un partito unificatore che vuole ispirarsi a Roma, e un altro che invece vuole restare alle diverse tradizioni locali. Lidea di fondo dei riformatori era quella di mettere un po di ordine nella celebrazione della liturgia. Si deve poi pensare che la liturgia gallicana ad esempio, era una liturgia molto pi ricca di segni (cera tra le altre cose lincensazione del popolo). Comunque nellVIII secolo si comincia ad imitare la prassi stazionale romana, e si comincia ad affermare la liturgia conventuale (che porter poi alla prassi della messa privata). I modelli liturgici romani arrivano in Occidente con i rispettivi libri liturgici. In generale vediamo che si passa ad un senso sacramentale-strumentale della liturgia (soprattutto con SantAmbrogio); si abbandona il linguaggio simbolico (doni santi, pane celeste) e si passa ad un linguaggio pi concreto e dottrinale (il corpo di Cristo). Con S. Bonifacio (680-754), evangelizzatore della Germania settentrionale, vediamo anche come la liturgia romana diventa uno strumento di centralizzazione politica. LImpero Romano- Germanico di Pipino cerca una sua liturgia e la cerca a Roma. Sar poi il successore Carlo Magno ad imporre il modello romano a tutto lImpero (772-795) e chiede al papa Adriano di inviargli un sacramentale romano puro. Sul sacramentale adrianeo ci fu poi un successivo lavoro di redazione e adattamento ad opera di Alcuino. Neunheuser parla di 4 fasi: 1) libro misto di Pipino; 2) sacramentale Adrianeo (puro); 3) supplementum di Benedetto (Anianense); 4) Gregoriano + supplementum. _________________Note Personali di Studio_______________________________________ 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 42 06/12/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 6a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. In questa lezione importante sottolineare alcuni aspetti relativi alla politica di Carlo Magno, che fu considerato strumento di Dio. Questo fa notare lesistenza di determinati contrasti tra i vescovi di Roma e Carlo Magno che voleva detenere un certo potere politico ed usare la liturgia come strumento di questo potere. Inoltre, egli voleva mantenere un certo rapporto con i suoi vescovi senza, per, avere un contatto con quelli di Roma. Egli us la liturgia come strumento di influsso per la sua egemonia in tutto lImpero. Egli non sapeva scrivere, ma aveva degli assistenti, come Alcuino. I vescovi stessi divennero servi dellImpero e non servi di Dio. La libert liturgica, accentuandosi nel secolo VII con lintento pratico di favorire nelle singole regioni un culto rispondente nelle forme alle esigenze della civilt locale, germin in misura troppo grande, cos da non assicurare neppure ad una provincia ecclesiastica lunit liturgica. Secondo il Cattaneo, senza dare alla parola un contenuto ribelle, ma soltanto descrittivo, si giunse nella prima met del VII secolo allanarchia liturgica. Questa ed una progressiva disgregazione della disciplina ecclesiastica ne prova la mancata convocazione dei sinodi nella gran parte delle Chiese che provoc una certa decadenza dei rapporti con Roma e suscit apprensione. Questo quadro spiega anche lazione di Carlo Magno che aveva vissuto il problema dellunit tra il suo Impero e la Chiesa. E il periodo anche della Liturgia Gallicana, ricca di elementi poetici, ma anche il momento della centralizzazione. In questo ambito importante ricordare la citt di Metz dal momento che la liturgia stazionale era stata limitata: ci fu, in questo senso un tentativo di imitare la liturgia romana. Parlando della messa privata, una cosa interessante da far notare che questa stata mantenuta fino al VIII IX secolo. Vi era la messa solitaria, cio senza il popolo: solo a partire dal IX sec., sorse lesigenza di affiancare degli assistenti attorno al presbitero celebrante, mentre prima verso lVIII, fino al IX secolo. Era molto presente la messa solitaria propriamente detta. Questa sar lepoca storica in cui saranno registrati alcuni cambiamenti, tanto che il servo assumer un ruolo specifico che prima non cera. Sempre per quanto riguarda la Liturgia ed il suo sviluppo, ci fu una forte migrazione di Libri Liturgici, nel mondo franco-germanico, per aiutare Pipino e Carlo Magno nella loro azione. Questo permise uno scambio tra i due stili liturgici, tra Nord e Sud. Questo fa notare che con la riforma del Concilio Vaticano II, la preghiera eucaristica diventa sempre pi privata. il periodo anche in cui si diffuse il cosiddetto Sacramentario Gelasiano del sec. VIII, sulla cui primitiva redazione sono state formulate diverse ipotesi. Nuove prospettive, per, sono state avanzate sullorigine di questo Sacramentario che con probabilit si diffonde contemporaneamente in varie parti dEuropa come esigenza comune sollecitata da situazioni 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 43 simili nei diversi paesi. Gi con Pipino ci fu la necessit di informare di tutto il re, in quanto la rinascita liturgica era stata promossa a sostegno degli ordinamenti morali del clero e dei fedeli, che port la Corte franca a guardare il fatto liturgico come fonte capace anche di disciplina civile. Essi riguardano soprattutto il canto. Ma la preoccupazione viva ed attuale era per lufficiatura, essendo questa il sostegno e in un certo modo la garanzia di ordine della vita comune. Questo dimostra anche che la prima preoccupazione di Carlo Magno fu di continuare lazione liturgica del Padre Pipino. Lo disse espressamente pi volte. E doveroso quindi ammettere come riferisce il Cattaneo in lui uguale intento che era molto legato alla vita canonica del clero. E notevole per in Carlo Magno il riferimento che egli fa allefficacia per lazione liturgica della venuta in Gallia del Papa Stefano e poi alle esortazioni ricevute da Papa Adriano affinch le Chiese della Gallia, che avevano ricusato di fare propria la tradizione della Sede Apostolica per lufficiatura divina, assumessero anche lOrdo Romano. Da questi elementi, dove evidente lattaccamento di Carlo Magno alla Chiesa di Roma, si pu notare che in Pipino e in Carlo Magno vi erano dei motivi religiosi e politici che guidarono la loro azione: essi vedevano nellunit con la Cattedra di Pietro non solo la forza del nuovo Impero, ma anche la garanzia della salvezza. Essi contribuiranno anche in larga misura allo sviluppo della Piet popolare, soprattutto nel periodo di Quaresima e nella Settimana Santa, quando Carlo Magno procur che i suoi primi incontri con il Papa (nel 774, 781, 787) avvenissero sempre nella Settimana Santa, in modo da assistere alla grande liturgia pasquale officiata dal Pontefice. Ben avviata lunit liturgica con Roma per lufficiatura, Carlo Magno attese a tutto ci che riguardava la Messa. Nel 781 in Italia aveva incontrato il monaco benedettino Alcuino, uomo di ingegno, vasta cultura, spirito fervido. Il re lo port a corte e lo fece suo consigliere fidato per tutta lopera religiosa, tanto da affidargli anche la riforma della Messa. Oltre a questo fatti ci fu anche la diffusione della processione, nella domenica delle Palme, in Spagna, intorno al V secolo, forse per linflusso esercitato da Egeria, una pellegrina spagnola della Galizia che era stata a Gerusalemme, dove aveva assistito a diverse processioni. Questa nuova tradizione si svilupp in quasi tutta lEuropa, mentre a Roma, la processione entrer pi tardi e precisamente nel XII secolo. Questi avvenimenti comportarono sicuramente un certo scambio culturale e religioso fra le diverse parti dellEuropa, che comporter uno sviluppo graduale della tradizione liturgica, quando lEucaristia diverr sempre pi clericalizzata e sempre pi distante dal popolo. Questultimo aspetto sta probabilmente allorigine di altre pratiche religiose e liturgiche, come ad esempio lesposizione e ladorazione del Santissimo, la recita del Santo Rosario. Ci sar anche lo sviluppo della Settimana Santa, che andr di pari passo con lo sviluppo eucaristico e con lo sviluppo di una certa teologia nella linea della presenza reale di Cristo nelle specie eucaristiche. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 44 E importante ricordare anche di Amalario di Metz che cerc, con la liturgia stazionale, di imitare la prassi romana: egli voleva rinnovare il canto gregoriano 13 e si diede allo studio dei testi. Egli voleva legare ciascun momento della Messa con i vari momenti della vita di Cristo, costituendo cos una catechesi che fosse utile alla gente dal punto di vista spirituale. In questo modo voleva evidenziare la ricchezza della Messa nelle sue diverse parti. La sua dottrina, per, fu criticata e condannata fortemente. Egli cerc di dare uninterpretazione della vita di Ges con i diversi momenti della liturgia, anche se questo tentativo non era privo di fraintendimenti che andassero oltre lo scopo principale dellEucaristia. Il quadro fino ad ora sviluppato fa notare la presenza di elementi germanici nella liturgia romana: la stessa Commissione preparatoria del Concilio Vaticano II, tenendo conto di ci, ha cercato di eliminare quelle parti della Messa che erano state introdotte mediante linflusso franco-germanico (ad. es., la Colletta alternativa). Tutto questo riguarda leliminazione dei cosiddetti doppioni, come ad es., linserimento delle preghiere private 14 , secondo il Messale di Pio V. Ci fa comprendere che, quando la Liturgia stata ripensata, sorta la necessit di togliere delle preghiere per la loro inutilit, tranne alcune che ancora oggi sono state conservate nel Messale odierno. Concludendo questa parte, questa epoca costituisce un esempio quasi unico di adattamento di della forma classica della liturgia romana al genio culturale e religioso del popolo, nel senso che qui si pu parlare veramente di una liturgia romana-franco-germanica, perch si vede una liturgia non pi puramente romana, a motivo dello scambio dei diversi libri liturgici. La necessit di un ritorno ad una liturgia puramente romana diventa, quindi, improbabile a motivo di questi influssi tra tradizioni diverse. Alcuni elementi franco germanici, tra laltro, non sono mai stati considerati congeniali alla stessa tradizione romana, ma non pu essere trascurato il discorso relativo allinculturazione e 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 13 Spesso nella legislazione carolingia si fa parola della cantilena romana, ossia del canto liturgico. E difficile oggi come riferisce il Cattaneo fare il punto storico di tale argomento per il secolo IX, proprio perch in questi ultimi anni si studiato largomento, ma non si potuto ancora aggiungere ad una vera conclusione. La tradizione musicale romana ha due distinte testimonianze: la prima corrisponde al canto comunemente chiamato gregoriano, testimoniato da codici musicali non di Roma dal secolo IX, di Roma dal secolo XIII; la seconda suffragata da alcuni manoscritti di Roma e dintorni dei secoli XI-XIII, chiamata da alcuni vecchio romano. Per alcuni il canto gregoriano nacque in et franca, allorch, conosciute le melodie romane attraverso i maestri della scuola papale, vennero adattate al gusto gallicano, e cos, in seguito, tornarono a Roma e si diffusero per tutta lEuropa. Cos stando le cose, a Metz sarebbero state portate le melodie della liturgia papale e non sarebbero state toccate. N pu essere citata lesperienza fatta da Amalario per la quale saccorse che gli antifonari metensi erano diversi da quelli romani recitati a Corbie, perch la differenza non era musicale, ma soltanto nel numero e nelluso diverso dei testi delle antifone e dei responsori. 14 Notevole laffermarsi definitivo durante il sec. IX, in tutta la liturgia occidentale, dellindividualismo liturgico- devozionale. Ossia si accentua la volont di una liturgia tutta per un determinato scopo, di natura particolare. Entrano cos nel rito offertoriale le apologie sacerdotalis, con le quali il sacerdote prega per diminuire la sua indegnit di ministro e per raccomandare in modo particolarissimo lofferente. Ci poteva essere richiesto da un fedele, ma spesso era la riconoscenza di un ecclesiastico o della comunit monastica o canonicale al benefattore, che le nuove condizioni economiche facevano apparire quanto mai provvidenziale. Laccennato individualismo dar origine, con successiva lenta evoluzione di formule e di cerimonie, alle preghiere di inizio della messa ed a quelle che preparano la comunione. Essendo tale la condizione ecclesiastica, qual era la partecipazione dei fedeli alla liturgia? Per le ragioni dette non pot essere grande, nonostante lo sforzo carolingio per ridonare al popolo una qualche cultura, mediante le scuole. Ma forse la ragione negativa pi vera fu il distacco del clero dal popolo che comport, anche la clericalizzazione della liturgia. 45 ai singoli elementi culturali. Ci richiede anche un certo discernimento perch si promuova una liturgia come ago di equilibrio tra la nostra tradizione romana e laspetto dellinculturazione. Ritornando al discorso storico, dopo la morte di Carlo Magno si nota un Impero diviso tra Oriente ed Occidente 15 : nellOriente ci fu linflusso degli Ottone (919-1106) che porr in luce il reale rapporto tra i vescovi e quelli che detenevano il potere politico. Secondo la linea di Ottone, ci fu il tentativo di restaurare la tradizione imperiale, tanto che lo stesso Ottone si considerava come il nuovo Costantino. La Chiesa romana, in questo periodo, conobbe una grande crisi, dal momento che nel Papato del X secolo, si erano verificati dei grossi conflitti tra le famiglie pi nobili, le quali si erano contese a lungo la nomina dei Pontefici. Ci sar anche una certa crisi spirituale. Nei secoli successivi, grazie allazione di alcuni Papi di tradizione germanica, si noter una liturgia franco-germanica che verr sempre pi introdotta a Roma. Con Papa Gregorio VII, ci fu il tentativo di ripristinare le forme classiche della liturgia romana che segner un momento di speranza per la Chiesa, riguardo alla rinascita della liturgia. Quando si va nel periodo, compreso tra il X sec. ed il XII, ci troviamo dinanzi a due linee: da una parte c una liturgia con influssi germanici, insieme ad una Chiesa romana in decadenza, mentre dallaltra ci sono degli accenni importanti per una ripresa della tradizione liturgica. A met del X secolo, la liturgia romana ritorn con forza, in Italia, soprattutto a Roma, cos da apparire diversa da come era. Nellanno 950 ci fu un pontificale romano-germanico, fatto a Metz, che fu modello di altri pontificali. Ci comport una certa invasione di Libri Liturgici provenienti dal Nord. LImpero di Carlo Magno divenne sempre pi debole e conobbe anche una crisi nel rapporto con la Chiesa che doveva anche affrontare la minaccia turca, oltre alla crisi del papato. Nellanno 962 Ottone I arrivato a Roma da nord per la sua incoronazione come imperatore, nelle mani di Papa Giovanni XII, un Pontefice che viveva una vita immorale, tanto che mor a 28 anni sorpreso a letto con una donna. Ci contribu ad allargare la crisi della Chiesa. Questo stesso Papa fu deposto nel 963 da un Sinodo Romano e subito dopo fu scelto e nominato un laico: Leone VIII (963-964), che ricevette gli ordini minori in un solo giorno. Fu poi consacrato vescovo dai vescovi di Albano, di Ostia e di Porto, quando ancora Giovanni XII era ancora vivo e si trovava a Tivoli: da l inizi ad osteggiare Leone X, ma per la presenza di Ottone questultimo godeva di una speciale protezione. Quando Ottone, con il suo esercito, lasci Roma, verso la met di gennaio del 964, Giovanni XII ritorn a Roma con il suo esercito e riprese in mano il Papato, scomunicando Leone X, a causa della sua ordinazione invalida. Anche coloro che erano stati ordinati da Leone X, furono dichiarati invalidi. Morto Giovanni il 14 del 964, Leone X non ritorn al Pontificato, ma i Romani vollero nominare un nuovo Papa. Si trattava del Cardinale Diacono Benedetto. Ottone, per, rifiut la nomina di Benedetto per favorire il ritorno di Leone X al pontificato: i romani, malgrado la presenza di Leone X, elessero ed incoronarono Benedetto come Papa. Con larrivo di Ottone con il suo esercito a Roma, fu nuovamente riposto al soglio pontificio Leone X che successivamente in San Giovanni in Laterano indisse un sinodo, con Ottone presente, e scomunic Benedetto. Dopo 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 15 Il dissolversi dellImpero carolingio ebbe ripercussioni economiche tali da mutare fortemente le fonti tradizionali di sussistenza. Sinstaura cos il feudalesimo. Questa nuova situazione economica spiega in gran parte il moltiplicarsi dei legati per suffragio o per impetrazione in favore dei benefattori, con particolari ripercussioni nellufficiatura che si accresce di psalmi familiares e di preci. 46 aver restituito le sue insegne papali ed episcopali al Papa Leone X, il quale in modo molto teatrale ruppe il Pastorale in testa di Benedetto stesso. Questo fatto costituisce, tra laltro, forse la prima testimonianza relativa alla presenza e alluso del pastorale da parte dei vescovi. Con Gregorio VII ci sar una vera conversione sia ecclesiale che liturgica. Parlando pi degli aspetti positivi di questepoca storica, importante rilevare il contributo dei monaci verso una riforma della Liturgia (v. Cluny che fu fondato in Francia nel 909 nella zona della Burgandia, da Guglielmo il Pio) 16 . Le consuetudini di Oddone nelle loro diverse redazioni (927-942; 1000-1030; 1043) mostrano uno sviluppo della liturgia monastica, anche con usi diversi da quelli di tradizione romana. La vita liturgica era molto intensa e impegnativa per gran parte della giornata. Linflusso di Cluny nella liturgia occidentale deve essere stato intenso non tanto come apporto di cose nuove, bens per lautorevole consenso dato ad alcune forme devozionali (ad es., il culto della Croce, la moltiplicazione delle messe, la celebrazione privata di esse nelle cappelle costruite a tale scopo, ecc.). Invece, la lunghissima liturgia salmodica non attir molte simpatie perch appariva come manifestazione propria di monaci occupati in misura primaria dalla preghiera. Giov, daltra parte, in unet di facili composizioni, a riconsiderare il Salterio come la fonte migliore per scrivere i testi delle preci pi varie. Poich Cluny, cos legata alla sede apostolica, ammetteva di seguire usanze liturgiche non romane, si consolid il principio di una qualche libert liturgica, molto consono a quelli che ispiravano la civilt comunale. Notevole fu anche linflusso dellarchitettura cluniacense che voleva la basilica immagine della Gerusalemme celeste ed evocava, mediante larmonia di grandezza e semplicit il tempio della liturgia eterna. Dopo Cluny ci fu una forte crescita della tradizione monastica, nonch gli stessi Libri Liturgici conobbero la loro primavera: grazie allopera dei monaci la liturgia riprese vita e ci fu la diffusione di questi testi. Nellanno 998 Gregorio V concesse alcuni privilegi in occasione del nuovo abate, in cambio di avere nuovi libri liturgici scritti dai monaci stessi. Questo influsso monastico dur anche tutto il X ed il XII secolo, ma c da dire che non tutti erano daccordo con la riforma operata da Cluny, come Brunone della Certosa (1084), Romualdo con Calmadoli (1012) Bernardo con i Cistercensi (1153) e Norberto con i Premonstratensi (1134). Loro avevano mosso qualche critica da presentare: anzitutto cercarono di abbreviare la liturgia pi breve per ritornare ad una certa semplicit delle prime origini. Circa la messa, coloro che non erano daccordo con Cluny, si prevedeva la sua celebrazione non in tutti i giorni, facendogli assumere un carattere feriale. Per i Certosini tipica la tendenza alla semplicit e alla povert nelle cerimonie, la fuga dal chiasso, dallagitazione e dalla confusione. La messa si celebra con rito semplicissimo, con una o due candele, mentre la comunione sotto le due specie. Inoltre, ogni giorno si celebra lufficio per i defunti (verso il 1127). I Premonstratensi conoscevano e praticavano una liturgia centralizzata per tutto lOrdine; sostanzialmente romana, non fu per adattata secondo luso gallicano e secondo quello dei 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 16 Il primo abate Bruno, dallanno 927 sino al 942, diede un livello altissimo di osservanza monastica. Linflusso monastico, per, raggiunse il suo apice con SantOddone, grazie al quale, sotto linflusso di Cluny molti monasteri furono riformati (v. Montecassino e Subbiaco). I successori Odilone ed Ugo diedero un contributo monastico e liturgico: nellanno 1000 Odilone si trov a Ravenna per incontrare S. Romualdo, fondatore dei Camaldolesi, che segu la linea di Cluny. Al tempo di Guranger, nellOttocento e nel Novecento, sar evidente la linea di riforma liturgica, ma gi 1000 anni prima si nota nella realt di Cluny una medesima linea di riforma monastica e liturgica. 47 monasteri, dei canonici, di Cluny. Si prevedeva anche la celebrazione della Messa due volte al giorno. La stessa messa maggiore talvolta era votiva. I Cistercensi posero come principio fondamentale della loro riforma 17 lintento di tornare allequilibrio della Regula Benedicti, contro la messa plumbea della liturgia di Cluny che manteneva un carattere fortemente monastico. In questo contesto interessante che la messa semplice, senza musica, era quasi considerata privata, giacch dalle stesse rubriche non era prevista la messa senza il canto e la musica. La messa resa pi semplice e dal carattere feriale era considerata come messa solitaria. Quindi c una linea diversa che si distingue da quella Cluny: la sua tendenza era quella di creare una messa pi semplice. E la linea soprattutto dei Premonstratensi. Il fattore pi importante che intervenne per assicurare la crescita della nuova liturgia romana fu il potere politico dellImpero Romano-Germanico, soprattutto con Ottone I che influ molto sulle vicende del Papato, spinto di promuovere con ogni mezzo il rito romano. Anche Enrico II nel 1014 influ nello sviluppo della Liturgia, grazie allintroduzione del Credo cantato durante la messa della sua incoronazione. Prima di Enrico II questa novit era gi in uso solo in Oriente. Ci sar, dunque, una certa unit liturgica verso lanno 1000, mentre ci sar una certa centralizzazione liturgica promossa dagli Imperatori del tempo, ma non mancher il rinnovamento del papato: di esso dobbiamo considerare leccezionale cammino che conduce 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 17 La Liturgia dei Cistercensi sostanzialmente una forma romano-gallicana che prevedeva la comunione sotto le due specie, soltanto entro la messa e una sola volta la mese (cos nel 1134). Secondo il Liber usuum, per, quattro volte allanno (di modo che, malgrado tutto, la comunione resa possibile ogni domenica). I monaci conversi, invece, si comunicavano sette volte all'nno. Ogni giorno era prevista una messa della B.V.M. ed una dei defunti, lufficio della Madonna e quello dei defunti si dicevano ogni giorno o quasi. Lufficio della Madonna, conosciuto gi in varie comunit, e imposto da Urbano II nel 1095 anche al clero secolare, venne adottato dai Cistercensi molto pi tardi, forse gi verso il 1237 o pi sicuramente verso il 1373-1374. Infine, laltare era previsto solo per la preghiera eucaristica, per sottolineare la sua centralit. 48 dai Papi del sec. IX-X, fino a Leone IX (1049-1054) 18 , Gregorio VII (1073-1085) 19 e poi Innocenzo III (1198-1216). C da dire che da Gregorio VII sino al Concilio di Trento ci sar una terza fase di rinnovamento a partire dallXI secolo. Addirittura il Papato perse il potere liturgico, che riacquister gradualmente nellarco dei secoli successivi. Ritornando, per, al quadro generale, questo progresso nel campo liturgico fu dovuto in gran parte al contributo monastico, soprattutto di Cluny, cui resta per molti aspetti connesso. Nel X sec. la vita liturgica a Roma era piuttosto degenerata, ma venne salvata dallopera liturgica dei monasteri franco- germanici, che intanto era stata trasferita dagli imperatori a Roma. Sotto i grandi Papi della riforma, Gregorio VII e Innocenzo III, la liturgia torn di nuovo a fiorire 20 . Con Gregorio VII fu ristabilito lordine antico per la recitazione del salterio (Ufficio, Lodi mattutine), contro il nuovo che faceva bastare per ogni giorno tre salmi e tre lezioni. La riforma del Salterio postul quella delle lezioni, perch i tre gruppi di salmi esigevano altrettanti gruppi di lezioni. Fu ristabilito anche lordine antico anche per le tempora di Quaresima e di Pentecoste, riunendo cos il digiuno alla celebrazione liturgica. Si ritorn anche alluso primitivo per la notte di Pasqua. Queste riforme furono in chiara armonia con lascesi della Chiesa primitiva, alla quale apertamente si affermava dover ritornare tutta la disciplina ecclesiastica. Gregorio VII stabil anche lobbligo per i vescovi di seguire la tradizione della 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 18 Papa Leone IX nel 1049 fu nominato dallImperatore Enrico III: si distinse per la sua rettitudine e la sua onest. Egli si rese conto della situazione in cui versava il Papato. Egli scelse il nome di Leone perch voleva assumere lo spirito di S. Leone Magno e voleva riformare la Chiesa e tirarla fuori dalla crisi spirituale, morale e liturgica, nella quale si trovava. Egli mise in ordine la Curia Romana, convocando i Sinodi per affrontare i problemi del clero romano e questioni di natura economica. Inoltre, pieno di saggezza, scelse validi collaboratori, come il futuro Papa Gregorio VII ed il monaco Ugo, abate di Cluny, che mor nel 1109. Leone IX insisteva sul fatto che sia gli abati, sia i vescovi e sia i futuri Pontefici dovevano essere scelti e nominati dal popolo e dal clero romano. Egli cerc di ristabilire il potere papale nel mondo, ma negli ultimi anni della sua vita vide la separazione definitiva tra Oriente ed Occidente, intorno al 1054. Tale separazione fu accentuata dal fanatico Michele Cerulario che chiuse le Chiese latine a Costantinopoli nellanno 1053, accusando lOccidente di eresia, a motivo della pratica del pane non lievitato durante la celebrazione eucaristica. Ci crebbe il conflitto tra Oriente ed Occidente. 19 Nacque in Toscana nellanno 1020 e venne a Roma, dove studi allAventino. Dopo il suo impegno di cappellano di Gregorio VI, che fu mandato in esilio a Colonia, entr nel monastero di Cluny (alcuni sostengono che sia entrato in un monastero della riforma di Cluny, ma non a Cluny). Fu poi chiamato da Papa Leone IX che lo ordin suddiacono e lo nomin come economo e priore del monastero di S. Paolo a Roma. Successivamente fece delle ambascerie in Francia ed in Germania, sempre per conto del Papa e poi continu come assistente, sotto i pontificati di Niccol II e Alessandro II. Quando mor Alessandro II, egli fu acclamato Papa dal popolo e dal clero romano nel 1073: egli scelse il nome di Gregorio in onore di Gregorio Magno del quale assunse le medesime linee di riforma. Gregorio VII inizi la tradizione del pallio per i metropoliti perch voleva sottolineare il forte legame che ci doveva essere tra il Papa ed i vescovi. Egli introdusse anche la visita ad limina e proclam limportanza del Papato rivitalizzando la tradizione petrina. La Riforma gregoriana, volendo di riformare il clero romano, cerc di ristabilire le antiche usanze romane. Tale riforma fu indirizzata soprattutto contro due abusi del tempo: la simonia e laccumulo di privilegi ecclesiastici e di posti di rilievo, mediante mezzi economici. Contro tali abusi fu imposta la vita comune sul modello dei monaci. Fu anche affermata lautorit del Romano Pontefice: il papa doveva essere il punto di riferimento di tutta la Chiesa, nonch il segno evidente dellunit ecclesiale. Gregorio VII voleva combattere anche il rilassamento dei costumi e voleva cancellarne le cause. 20 In base al Pontificale Romano-Germanico del X secolo, i liturgisti romani del XII secolo hanno formato il Pontificale Romano del XII nel quale sono stati tolti elementi ritenuti meno pratici come, per esempio, lOrdo per lincoronazione dei re, la spiegazione del credo, ecc. Erano compresi anche quegli elementi che erano ritenuti poco congeniali con la liturgia romana. Un altro aspetto importante di questa riforma riguardava i formulari e le prassi rituali, come ad esempio, le celebrazioni stazionali che dovevano essere semplificate. Il ripristino delle forme classiche riusc solo in parte, perch i libri liturgici franco-germanici erano gi entrati in modo decisivo nella liturgia romana. Dunque, la Riforma Gregoriana non ha potuto eliminare neppure alcuni elementi estranei al rito romano, come ad esempio le preghiere private del sacerdote, le preghiere della vestizione con i paramenti sacri. 49 Santa Sede, obbedendo a tutte le prescrizioni liturgiche romane, cos da costituire un legame pi stretto tra il Papato ed i vescovi e promuovere una nuova unit della Chiesa, superando gli scandali dovuti alle separazioni evidenti tra la Chiesa di Roma e le altre Chiese, come quella di Spagna, quella di Milano (di rito ambrosiano), che rivendicavano una certa indipendenza liturgica. Volendo ripristinare delle forme classiche del rito romano, Gregorio reintrodusse nelluso la Regola doro dei Padri (Regula Sanctorum Patrum o Definitatio Antiquorum Patrum). Gi Pio V invocava la Pristina Sanctorum Patrum Norma per la promulgazione del Messale Tridentino del 1570 (cos anche Paolo VI per il nuovo Messale del 1970: De Regula Sanctorum Patrum imitatio antiquorum Patrum). Gregorio VII, si interess anche della formazione e della disciplina dei fedeli che erano giunti ad una partecipazione passiva allazione liturgica. In questo senso si nota che lincomprensione della liturgia da parte dei fedeli, avvenne soprattutto per difetto distruzione causata anche dalla non curanza e dalla poca preparazione dei sacerdoti. La Riforma nel suo complesso riusc nel suo intento e ci comport anche una grande variazione tra i testi liturgici, secondo la brevit ed il contenuto delle preci eucaristiche. In questo periodo non ci saranno ancora testi fissi, a motivo di fattori redazionali delle preghiere stesse che allinizio seguivano una tradizione orale e non scritta. La loro ufficialit allinizio non era prevista perch non si poneva alcuna differenza tra la preghiera privata e quella pubblica. Questo anche il periodo delle apologie sacerdotales, di cui gi stato detto qualcosa prima: esse sono legate anche ad una certa devozionalit sacerdotale. Non bisogna trascurare laspetto legato alle rubriche che, grazie ai monaci, a partire dallXI secolo, ne furono composte in buon numero. Non bisogna dimenticare, a tale riguardo, le diverse figure di monaci come, ad esempio, Bernardo. Questo anche il periodo in cui nacque una certa preoccupazione per la liturgia dei doni eucaristici. I nuovi monasteri saranno espressione viva di una nuova architettura e di una liturgia che si manifester anche nellarte. Con Gregorio VII si giunger al fondamento della liturgia romana: la sua riforma liturgica stata bloccata per una mancanza di idee e concetti. 13/12/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 7a. Lezione, 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 50 Prof. Keith Pecklers sj. LA LITURGIA DELLA CURIA ROMANA E LAUTUNNO DEL MEDIOEVO: CODIFICAZIONE LITURGICA FATTORI DI DECADENZA. In questa lezione vedremo la diffusione della Liturgia romana medioevale e andiamo verso la Liturgia della Curia Romana e verso lautunno del Medioevo. In merito alla diffusione della liturgia romana nel Medioevo, intervengono diversi fattori, tra i quali la dipendenza dei vescovi alla Santa Sede, che aumenter il suo influsso verso le Diocesi fuori Roma. Un secondo fattore che si pu rilevare la primazia di Roma nel campo liturgico che si noter soprattutto dopo il Concilio Lateranense I del 1123, dal quale sono stati varati alcuni decreti liturgici ad alcune Chiese in Occidente per favorire unulteriore diffusione della Liturgia Romana allestero. Un terzo fattore, molto importante fu lesilio dei Papi, a partire dopo il pontificato di Gregorio VII sino ad Innocenzo III (1160-1216): in questo periodo i Papi furono spesso vittime della politica romana. Un esempio concreto sono Urbano II, Pasquale II, Callisto II, Innocenzo II, che sono andati in esilio non solo in Italia (Montecassino, Benevento, Viterbo, Verona), ma anche in Francia (Avignone, Provenza, ecc.). In questi luoghi i Papi consacrarono delle Chiese, ordinarono dei nuovi vescovi e celebrarono diverse solennit, sempre secondo il rito romano. In questo modo aument linflusso romano allestero, in modo particolare in Francia, cosicch la Liturgia Medioevale diverr la base del Pontificale di Guglielmo Durando 21 , vescovo di Mende del XIII secolo. La liturgia descritta in questo libro mostra con chiarezza quali erano le idee direttive e la mentalit di fondo, in base alle quali si form la societ cristiana medioevale: comunit dei fedeli ordinata gerarchicamente, capace di garantire la salvezza di tutti i suoi membri in quanto riuniti attorno al vescovo, il quale ha il potere di istituire il clero e di santificare i laici e perfino di consacrare lo stesso imperatore, i re ed i cavalieri. Tutto ci poteva avvenire in determinati tempi e luoghi sacri. Si tratta in definitiva della liturgia pubblica celebrata dalla cristianit intera nelle cattedrali, nei monasteri e nelle chiese parrocchiali dei secoli XIII e XIV. Ritornando al contesto storico, dalla Liturgia Romana si form quella dellAlto Medioevo, secondo la presenza di diversi testi liturgici. A tale riguardo non bisogna dimenticare il progetto gregoriano, secondo il quale si voleva ristabilire la tradizione degli Antichi Padri del IV secolo. Ci costituiva un ritorno alla Liturgia classica, pura e di forma romana. Malgrado non fosse facile distinguere gli elementi romani da quelli germanici, il tentativo di Gregorio VII ebbe successo solo in parte. Questa liturgia medioevale riformata, secondo lo spirito della Liturgia classica, si diffuse ben presto nei diversi Paesi dellEuropa, ma sub anche dei nuovi adattamenti liturgici. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 21 Guglielmo Durando, dopo aver vissuto a Roma ed essere stato fatto vescovo di Mende in Francia nel 1285, redasse un Pontificale per uso privato e per uso dei vescovi che avessero voluto adottarlo. Egli realizz per il suo tempo ci che fece Benedetto dAniane nellVIII secolo, cio adatt un libro romano (il PRG di Magonza, romanizzato di nuovo secondo il genio di Roma) rendendolo di uso pratico per i vescovi residenti fuori Roma, aggiungendo nuovi riti meglio rispondenti al genio della sua cultura e conferendo al tutto un ordinamento pi logico. Il suo Pontificale si rivela cos meno legato alla Chiesa locale romana e pi universale. Le vicende di questo libro costituiscono perci unespressione classica di quelle che hanno caratterizzato la liturgia romana, divenuta la liturgia della Chiesa romano-cattolica fino ai nostri giorni. 51 In merito della Liturgia della Curia romana e lautunno del Medioevo, si nota al passaggio da una messa pubblica ad una messa privata, facendo venire meno il senso comunitario. Ci sar, dunque, un senso personale della messa, nella quale si percepisce lazione personale di Cristo per ogni uomo che sente il bisogno di essere salvato ed aiutato. Nellanno 1000, non ci sar pi il calice dei laici, perch non sar pi necessario. Addirittura non ci sar neppure questo senso simbolico di mangiare il Corpo di Cristo e di bere il sangue di Cristo. Prima dellanno 1100 cera anche un forte senso dellaltare, come simbolo di Cristo, mentre nellanno 1100 inizi la tradizione delle candele sullaltare. E il momento in cui non ci sar ancora la Croce sullaltare: essa far la sua prima comparsa intorno al 1200. Nello stesso periodo, si noter un declino della processione delle offerte. Tra lanno 700 al 1000, ci sar un cambiamento significativo per quanto riguarda i diversi gesti liturgici: un esempio concreto il passaggio dallinchino alla genuflessione. Questa nuova prassi ebbe origine proprio dalla Corte Imperiale. Tutti questi fatti preparano il terreno ad una nuova Liturgia. Gi nellXI, ma soprattutto nel XII secolo, si registrer un allontanamento del Pontificato dalla vita e dal contesto pastorale della Chiesa: ci creer una nuova crisi spirituale, ma comporter limmagine del Papato sotto il carattere della Corte Imperiale. Si tratta di un cambiamento anche della stessa Curia Romana, che cambier anche il linguaggio. Il rischio pi grosso fu quello di far perdere ai Papi, come ai vescovi la loro immagine di Pastori della Chiesa. Ci creer una distanza ancora pi grande tra la Chiesa e la gente. Un altro elemento importante, non solo dal punto di vista architettonico, ma anche da quello spirituale la cappella privata del Papa, dove celebrava lEucaristia e recitava lUfficio delle Ore. Per quanto riguarda la celebrazione dellEucaristia, essa divent la celebrazione del Papa anche fuori dalla Corte papale: si tratta della Liturgia stazionale papale che assumer un carattere sempre pi privato. Cos viene a formarsi una Liturgia ad uso della Curia Romana che funzionava come un corpo amministrativo itinerante. Per rispondere alla situazione particolare della Curia Romana erano necessari i testi liturgici facilmente trasportabili: cos furono composti il Messale, il Pontificale, il Breviario e lOrdinarium Officii. Se con Leone IX (1049-1054) ed i suoi successori, intorno al secolo XI e successivamente, la preoccupazione principale fu quella di riformare la Chiesa e con la riforma gregoriana ci fu unattenzione particolare alla ricostruzione della disciplina ecclesiastica e religiosa, usando la liturgia come fattore di convergenza, con Innocenzo III, uno dei pi grandi papi che mor nellanno 1216, ci fu unazione liturgica provvidente che comporter non solo la revisione della liturgia romana, ma anche degli stessi libri liturgici. Con Onorio III, che mor nellanno 1227, successore di Innocenzo III, fu portata avanti questopera di revisione e di riordinamento. Si risolver il problema del trasporto dei testi liturgici mediante il Messale che comprende diversi libri liturgici. Parlando di Onorio III importante ricordare il Concilio Lateranense IV del 1215, dove si vide lobbligo per tutti i sacerdoti di studiare la teologia per una migliore preparazione spirituale e pastorale, nonch la cura della preghiera con la recita del Breviario, la cura della Chiesa, la confessione annuale per tutti e la comunione pasquale. Sempre in merito al Concilio Lateranense IV, c da notare che a quel tempo vi erano nuove e diverse correnti spirituali, i vari tipi di collegi canonicali che costituivano forze positive per la Chiesa. Nelle menti migliori si fece strada unidea: quella della necessit di fare il punto della situazione, mediante tutto il ripensamento di tutto il passato e la formulazione di una dottrina chiara ed aderente alla nuova et. Tale necessit era gi 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 52 apparsa viva durante let gregoriana e si era risposto ad essa con le prime collezioni canoniche, preludio dellopera di Graziano. La novit della confessione annuale e della comunione annuale obbligatorie, si pu dire che per la Chiesa costituiva una novit che sottolineava lesigenza della Chiesa di migliorare la propria cura pastorale. Unaltra novit era costituita dalluso della parola transustanziazione che comparve per la prima volta proprio nel Concilio Lateranense IV del 1215. Certamente Innocenzo III prepar il terreno per una liturgia pi organizzata, mentre Onorio III lavor di pi nel campo della liturgia eucaristica nella Cappella papale, lasciando prevedere la costituzione di nuove rubriche. Il Messale della Curia Romana, fu portato a compimento nel 1223 e fu il segno delladattamento della messa papale ad uno stile pi sobrio e semplice. Per quanto riguarda il Breviario 22 , tale testo aveva, come novit particolare, le letture bibliche del giorno, precedute da unintroduzione, il cui scopo era quello di indicare il modo in cui bisognava pregare. Era prevista anche la recita degli inni e dei salmi durante la Quaresima. Per quanto riguarda il Pontificale, quello che si era formato dallet di Gregorio VII a tutto il secolo XII, come reazione romana al citato influsso tedesco, ebbe ordinamento e modifiche per volont di Innocenzo III, forse anche prima del Concilio. Merita, quindi, il titolo di Pontificale ad usum consuetudinem et usum Romanae Curiae. Con questo fatto ci si propose non tanto un arricchimento di cerimonie e di formule, quanto di assicurare una consacrazione religiosa di ognuna delle manifestazioni della vita civile, come nei riti secondari delle ordinazioni sacre, al fine di una loro presentazione pi significativa. I compilatori di Innocenzo III iniziarono soltanto tale opera che risulter molto pi chiara nella seconda edizione di tale recensione, compiuta una cinquantina danni dopo, e in due capitoli che riflettono la mentalit religiosa e politica di quel secolo, ossia la consacrazione e lincoronazione del Papa, nonch lincoronazione dellImperatore e lUfficio per gli ultimi tre giorni della Settimana Santa. Lintenzione di Innocenzo III, ed in qualche modo anche quella di Onorio, non fu quella di unificare le liturgie delle Basiliche romane, n tanto meno quelle delle Chiese locali in Occidente, ma piuttosto di codificare e di semplificare luso della Curia Romana, spesso itinerante. Ci fu, quindi, unopera di riforma simile a quella di Cluny. Per quanto riguarda, invece, il Missale Curiae, esso fu computo dai chierici di Cappella per adattare questo libro alla nuova situazione di una liturgia papale non celebrata in Roma, ma fuori, anche allestero. Senza dubbio essi abbreviarono e modificarono, ma tale opera studiabile soltanto attraverso due manoscritti della fine del secolo, probabilmente testimoni di altri ritocchi per rendere il messale di uso sempre pi universale, dopo che era stato adottato dai Francescani nel 1223. LOrdo del Card. G.G. Stefaneschi (1341) ci assicura che il Missale Curiae ebbe altre modifiche durante il soggiorno dei Papi ad Avignone. Circa la diffusione della liturgia della curia romana, durante il secolo XI la messa principale prevedeva la presenza di unassemblea, quando gi la messa privata era gi conosciuta. Invece, allinizio del XII secolo le cose iniziarono a cambiare a motivo di un nuovo ordinamento dei 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 22 Levoluzione dellufficiatura papale nel secolo XIII descritta dal cronista Salimbene (morto nel 1287) in questi termini: Egli corresse in meglio lufficio ecclesiastico, lo ordin, vi aggiunse del suo, tolse dellaltrui. Dallo studio dellAbate si pu comprendere che le innovazioni principali furono la determinazione giorno per giorno delle letture bibliche, lintroduzione delle letture agiografiche e degli inni, la recita dei salmi penitenziali e delle litanie ristrette alla Quaresima. Non sembra pertanto che per questa riforma Innocenzo III sia stato guidato da idee forti, ma solo volle andare incontro alle nuove situazioni della vita ecclesiastica. 53 libri liturgici. Il presidente dellAssemblea inizier a svolgere anche altre funzioni liturgiche alle quali erano preposte altre figure liturgiche come, ad esempio, il Lettore, il Cantore. Nello stesso periodo ci fu anche un cambiamento relativo delle canoniche in favore delle residenze indipendenti. Nel XIII secolo arriv il Messale cosiddetto Plenario, che sostitu il Sacramentario, che conterr molte preghiere private, dette anche apologie del sacerdote, che non prevedevano la presenza del popolo. Ci furono esempi anche di altri libri liturgici che miravano alla soluzione pratica di alcune esigenze di natura logistica e contingente. Un esempio era il messale detto degli itineranti, perch serviva ai missionari che andavano in missione. Il programma monastico fu pi adatto alla nuova realt religiosa che si stava affacciando e che ben presto influ nello sviluppo della Liturgia della Chiesa. Tali Ordini mendicanti, tra laltro, erano sorti per uneffettiva riforma della Chiesa, per cui il respiro religioso risultava diverso da quello del monastero, dove si prediligeva di pi il canto nella preghiera (es., lUfficio divino cantato secondo lo stile di Cluny). Erano diverse anche le esigenze dei frati che conducendo una vita itinerante, non potevano avere il tempo materiale di recitare tutto lUfficio o di cantarlo. Ad Assisi, il vescovo diede ai Canonici libri liturgici speciali con lUfficio divino semplificato secondo il giorno. Tale accorciamento dellufficiatura era stato voluto inizialmente dagli ecclesiastici della stessa cappella e Curia papale per la raggiunta insofferenza alle lunghe ore di coro, ma tale insofferenza era diventata comune. Per questo il nuovo ordinamento dellufficiatura fatto proprio dai Francescani nel 1224, dalluso e dallesempio dei frati minori venne largamente propagato, malgrado essi a lungo fossero autorizzati da bolle papali a partecipare allufficiatura della collegiata presso la quale si trovavano per lesercizio della predicazione. Come scrive Salimbene, la riforma dellufficiatura voluta da Innocenzo III non accontent, perch non seppe affrontare decisamente il problema. Fra laltro, non risultava facile laccordo fra messa e ufficio dello stesso giorno. Tocc ad un Francescano risolvere il problema, fra il giugno del 1243 e il 1244, con la redazione dellOrdinario del breviario e del messale. Da tutto questo si not un influsso della Liturgia della Curia Romana verso altre Chiese locali. Un esempio concreto fu proprio Assisi da dove, probabilmente, ci fu una maggiore diffusione del Messale Plenum, come testo della Curia Romana. Con la regola del 1230, i libri della Curia Romana divennero obbligatori per tutti i Francescani: lOrdinario relativo al Messale Plenum fu imposto nel 1249 dal ministro generale Giovanni da Parma a tutti i Minori e dal Papa Niccol III (1277-1286) a tutte le chiese di Roma, facilitando, cos, la sua divulgazione dappertutto, particolarmente durante il periodo avignonese. Non di meno si tratta di un nuovo processo di inculturazione, anche se i nuovi libri liturgici risultarono quasi inutili nei luoghi pi poveri o meno educati, giacch era troppo grande la differenza non solo a livello sociale, ma anche a livello di linguaggio tra gli ambienti poveri e quelli della Curia Romana o della Corte papale. Il primo ministro dellOrdine dei Minori, fu linglese Aimone di Faversham che mor nel 1244: egli segu alcuni adattamenti sia nel Messale che nellUfficio e nel Calendario Liturgico. In primo luogo concesse lindultus planetas del 1242, cio una descrizione della celebrazione della messa, comprese le rubriche (1243-1244). Linflusso di questi libri riformati e riveduti, 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 54 crebbe in tutta lEuropa, anche se con delle varianti secondo il luogo. Ci dimostra che a quel tempo non cera un testo unico, ma una variante di testi, secondo le necessit del luogo. Per quanto riguarda la Liturgia papale o della Curia Romana, anzich la liturgia stazionale, diventa leditio tipica per la celebrazione liturgica in Europa. Cos si pu dire che lo sviluppo liturgico Occidentale ha fatto in modo che la vecchia liturgia romana, soprattutto quella papale e stazionale, potesse essere importata tra i Franchi, sino ad ottenere una liturgia franco- germanica, dove sono presenti pi elementi, non solo romani. Il ruolo francescano fu notevole sia per quanto riguarda la liturgia romana, sia per quanto riguarda la devozione allumanit di Cristo. Sar anche il periodo in cui verr a svilupparsi la dulia (culto dei Santi) e la iper- dulia (culto della Vergine Maria). Ci fu, grazie allapporto dei Francescani, laumento delle feste, anche se non ci sar ancora un calendario liturgico ben definito. Ritornando al Pontificale di Guglielmo Durando, si pu dire che esso di differenzia sostanzialmente dal Pontificale della Curia Romana che fu importato dai Papi ad Avignone tra il 1605 ed il 1609. Quello di Durando fu un Pontificale pensato per la Chiesa locale, mentre quello della Curia Romana, divent il libro liturgico ufficiale della Corte papale. Verso la fine del XIII secolo, il Pontificale della Curia Romana incontr quello di Durando. Dopo un certo scambio degli elementi, il Pontificale prese il sopravvento e divenne il Pontificale ufficiale, grazie alla sua organicit strutturale e di contenuto. Malgrado il desiderio di Durando a che questo suo testo rimanesse al livello locale, il Pontificale divenne il Libro Liturgico di tutta la Chiesa, per quanto riguarda soprattutto le celebrazioni del vescovo: esso diverr anche leditio tipica per altri libri liturgici, come ad esempio, leditio princeps di Burcardo e del Piccolomini. Esso sar la base del Pontificale tridentino. In merito al passaggio dal Sacramentario al Messale ed al passaggio dalla messa pubblica a quella privata, si pu dire che nel XIII secolo si videro pochi sacramentari. Se il Missale plenum fu, soprattutto allinizio, un libro di matrice monastica, divent ben presto un libro liturgico universale. Esso sar usato soprattutto nella messa privata la quale esisteva gi da prima del XIII secolo. La stessa messa privata comport, per, non solo una diminuzione delle messe pubbliche che, in base alla riforma di Cluny, avevano assunto una certa solennit, ma anche una diminuzione di partecipazione dei fedeli laici alle diverse funzioni liturgiche. Questo cambiamento ebbe anche un riflesso sociologico che gioc un ruolo non trascurabile nella formazione spirituale dei sacerdoti. Un altro dato un po negativo fu lallontanamento progressivo dallattivit pastorale, con il pericolo di trascurare lo stesso Popolo di Dio. Ci sar, per, sempre di pi il bisogno di evangelizzare nuovi popoli, che non hanno ancora conosciuto la fede in Cristo: in effetti si nota una certa spinta missionaria che spiega la presenza massiccia degli Ordini mendicanti che condurranno prevalentemente una vita itinerante. Tutto questo fa comprendere lesigenza della messa privata che aveva il compito di aiutare il sacerdote a vivere pi profondamente la sua spiritualit ed il suo rapporto con il Signore. Vogel, in un suo libro, che parla dei Libri Liturgici, ci d alcune ragioni dello sviluppo delle messe private e della loro diffusione: alcuni studiosi seguono, invece, altre opinioni diverse da Vogel il quale parla soprattutto del desiderio di replica della liturgia nelle grandi Basiliche romane, mediante un numero alto di messe e di liturgie, intorno alla liturgia papale. In altre parole, si prevede una liturgia che simbolicamente rappresenti la messa stazionale papale, giacch questultima non era pi praticata dai Pontefici. Volendo imitare la prassi antica 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 55 romana, la messa privata avrebbe preso il posto della messa cosiddetta in titolus: Vogel, secondo il suo parere, vede nella messa privata un tentativo di imitazione della prassi stazionale, come legame tra la messa di ogni sacerdote e le messe di altri sacerdoti. Certamente linizio della messa quotidiana nelle Cattedrali e nei monasteri, comporta un duplice aspetto: da una parte pu essere visto come la conseguenza pratica dellevangelizzazione delle popolazioni, mentre dallaltra si pu notare linizio della tradizione delle offerte nelle Messe. Un altro aspetto, di cui parla Vogel proprio il legame stretto tra lofferta compiuta e la grazia (opus bonum) per la persona. In altre parole, si tratta di una grazia applicata ad unanima bisognosa, quale frutto della messa celebrata. Per questo motivo prende il nome di opus bonum. Lunico rischio che poteva esserci e che, ancora attualmente presente nella Chiesa, quello di pensare a questo genere di applicazioni come ad una sorta di ricetta, nel senso che pi messe vengono applicate, maggiore il beneficio ottenuto. Questo modo di pensare comporta anche il grave pericolo della superstizione che pu allontanare i fedeli dalla fede cristiana. Poich lEucaristia soprattutto, in questo periodo storico, una cosa solo da vedere, tanto da creare una certa passivit nella partecipazione, c il rischio di ridurre la celebrazione eucaristica ad una manifestazione teatrale, tanto che lEucaristia stessa perde il suo significato pi autentico. Il senso dellopus bonum arriv allesasperazione tanto che nei fedeli era forte la convinzione secondo la quale a pi messe si partecipava pi grazie si ottenevano. A tale riguardo ci sono delle testimonianze popolari del XII secolo, che rimarcano una certa mancanza dellazione catechetica, da parte della Chiesa, sul tema dellEucaristia e della sua celebrazione. Tale fatto comporter sempre di pi una fede superficiale, non pienamente vissuta. Il senso di avere pi messe era guidato dalla convinzione di una remissione di un numero pi alto di peccati. Secondo Vogel, ci fu anche una devozione alla Madonna sempre pi forte ed una devozione per i defunti sempre pi pronunciata, tanto che si prevedeva una messa quotidiana dedicata alla Madre di Dio ed una dedicata ai defunti. Lo stesso si pu dire delle Cappelle votive, a motivo delle quali crebbe sempre pi il senso economico delle messe: ci richiedeva anche una disponibilit alta di sacerdoti che celebrassero le messe richieste, per ognuna delle quali si prevedeva una congrua. Lo studioso pi conosciuto Nusbaum, insieme a Hussling: essi approfondirono gli studi per quanto riguarda la messa privata, anche se su questo argomento non ci sono tuttora studi completi. Sia Vogel, sia Nusbaum, parlano della messa privata come messa solitaria, dove il prete assume tutti i ministeri esercitati da altri ministri, ma ci comporter sempre di pi, a partire dal XII e XIII secolo, una clericalizzazione della messa, a motivo di un cambiamento psicologico, liturgico e religioso, che si distanzia dalla Chiesa primitiva o delle origini. Tutto questo fa parte di una cultura diversa da quella della Chiesa, allinizio della sua missione. Hussling, invece, sempre per quanto riguarda la messa privata, dice che la parola privata non significa solitaria, ma piuttosto una cosa meno completa, nel senso di una messa meno solenne e con un numero inferiore di ministri. In riferimento a ci, egli richiama lattenzione alle diverse categorie di messa: gi nel IV secolo cera la messa papale e stazionale, mentre dopo ci fu una messa in titolus, seguita dalla messa dei gruppi privati. Secondo Hussling la messa privata sarebbe da identificare con la terza categoria sopra citata, perch lui cita alcuni esempi che sono presi dal contesto della Cappella papale, nella quale prevista la messa 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 56 privata, accompagnata da canti adeguati ad essa. Anche qui, per questo studioso, non si poteva prevedere la messa privata, in assenza di persone e di assistenti alla messa stessa. Circa lorigine di questa messa privata si potrebbe pensare alla messa votiva e al culto dei martiri che ha unorigine gi dal periodo patristico. In riferimento allautunno del Medioevo, esso riguarda, in modo esplicito, i secoli XIV e XV: lepoca che precede di poco il periodo pi contrastato della Chiesa, cio la Riforma protestante (1517) e la Controriforma Cattolica, nonch il Concilio di Trento (1545-1563). Si tratta di un tempo in cui la Chiesa rifiorir non solo nellambito liturgico, ma anche in quello teologico e spirituale, nonch pastorale, giacch questo nuovo cammino viene inquadrato nellordine soprannaturale (v. lattivit intensa dei predicatori, lo sviluppo della piet religiosa e della devozione verso la Madonna e dei Santi). Sar questepoca una premessa importante ad un altro periodo importantissimo che il Rinascimento, il quale segner un nuovo sviluppo culturale, artistico ed architettonico e segner anche la nascita di una nuova concezione delluomo nel contesto religioso e culturale. A tale riguardo non si possono dimenticare i principali rappresentanti, come ad esempio, Giotto (1637), Dante Alighieri (1621), Filippo Brunelleschi (1446) ed altri ancora. Larte religiosa e larchitettura, nonch linvenzione della stampa (1445), segnarono un passo importante verso lepoca moderna: tutto questo diede la sua forza nella vita liturgica della Chiesa che conobbe leditio princeps del Messale Romano (1474), a Milano, e leditio princeps del Pontificale, stampato a Roma nel 1485. Ci nonostante Newman parla di grossa facciata dietro la quale si nasconde un grande vuoto, mentre Cattaneo parla di ombre e di luce del XIV e XV. Ma perch si parla di autunno del Medioevo? Perch, da una parte, le espressioni esteriori manifestavano un ambiente cristiano e religioso, mentre dallaltra la vita era vissuta in modo quasi distante dalla fede ed in modo sofferto, a motivo delle grandi pestilenze e delle diverse guerre (ad es., la guerra dei cento anni, 1337-1453), nonch i conflitti politici ed il crollo di Costantinopoli (1453) che caratterizzarono questo periodo storico. Nel campo liturgico ci fu una decadenza soprattutto in questo periodo che spinger gli stessi protestanti a fare la riforma, con a capo Lutero: essa divenne sempre pi clericale, anche se gi nel IX secolo si notava gi la presenza di una mentalit esclusivamente clericale. Ci favor anche un certo devozionismo, accanto alla piet popolare legata ad alcune pratiche religiose, come la recita del Santo Rosario. Un altro elemento importante della liturgia, proprio la dottrina della transustanziazione indirizzata nel XII secolo, contro Berengario che cre nuovi orientamenti nella piet liturgica. Questo il periodo in cui ci sar, a livello liturgico, linizio del gesto di elevazione dellOstia e del Calice, durante la celebrazione eucaristica, legata forse a quel modo di sentire la messa, come la soluzione ai propri problemi personali, come pure lesposizione del Santissimo Sacramento per soddisfare un certo tipo di devozione. ______Note Personali di Studio__________________________________________________ 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 57 20/12/2000 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 8a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. Dopo linvenzione della stampa (Gutenberg, verso il 1445), dopo la conquista di Granada e la scoperta dellAmerica nel 1492, sembra iniziare una nuova era, un secolo doro: il Rinascimento con tutte le glorie del Quattrocento e del Cinquecento. Emersero figure di Papi come Alessandro VI, Giulio II e Leone X, ma in mezzo a tutto questo, ecco la riforma di Martin Lutero e degli altri Riformatori, come ad esempio, Zwingli e Calvino. Ci fu anche un segnale molto negativo contrassegnato dal Sacco di Roma (1527) e dalle prime guerre di religione che distrussero definitivamente lunit dellOccidente cristiano: Carlo V, Enrico VIII (defensor fidei) e Tommaso Moro, decapitato nel 1535, furono tra i personaggi si spicco di questa epoca. Un altro fatto importante contrassegnato da alcuni Concili di questo periodo: il Concilio Lateranense ed il Concilio di Trento (1545-1563). Certamente, la chiusura del Concilio ecumenico Lateranense V (16 marzo 1517) avrebbe dovuto segnare linizio della Riforma cattolica ed invece coincise con linizio della Riforma luterana. Sin dall'inizio del XVI secolo era gi presente il desiderio di una riforma della Chiesa e della Societ del tempo: c'era bisogno di un grande rinnovamento spirituale e di un nuovo umanesimo cristiano. Questo il periodo in cui si svilupper una sorta di anticlericalismo, a motivo di situazioni della Chiesa poco edificanti. In alcune zone la gente viveva una grande povert, a fronte di sacerdoti che vivevano bene e sfoggiavano un certo benessere. La crisi, dunque, non toccava soltanto la questione liturgica, ma anche la sfera morale, spirituale e pastorale. In questa nuova svolta storica la Societ di allora si era allontanato molto dalla religione: a motivo degli interessi culturali venne trascurata la sfera religiosa ed ecclesiastica, mentre ci fu un orientamento maggiore verso gli orizzonti filosofici. Si cre cos una nuova situazione storica, dove si noter un certo declino ecclesiale, mentre la liturgia divenne sempre pi distante dal popolo. La gente, come si gi detto, vedeva nella messa l'occasione per ottenere una determinata grazia. Lutero e la riforma protestante sono da vedersi come un tipo di risposta alle esigenze del tempo e alle carenze pastorali. Dal punto di vista liturgico, tenendo conto dellimmagine della vita liturgica durante lautunno del Medioevo, si deve dire che non erano mancate le richieste di una reformatio Ecclesiae in capite et in membris. Era un fatto universalmente diffuso attraverso tutto il 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 58 Quattrocento. Lo stesso Niccol Cusano, che nei sinodi del 1453 e del 1455 chiedeva, in ambito liturgico, la correzione dei Messali secondo un esemplare tipico, un esempio concreto. Nel Quattrocento per, queste voci furono soffocate dalle tendenze eccessivamente mondane del Rinascimento. A questo punto si cre una situazione molto tesa allinterno della Chiesa che non riusciva a decollare con una riforma vera e propria. Lutero, come tanti altri, attendeva ad un profondo cambiamento, perch egli voleva recuperare il senso di Ecclesia e di fede. Egli voleva ritornare alla prassi liturgica antica, istituendo, per esempio, la comunione con le mani, secondo quello che la tradizione antica della Chiesa praticava come consuetudine. Voleva mantenere anche un senso vivo di penitenza. Per lui la domenica doveva acquisire una valenza cristologica. Per in Lutero non visibile un piano logico di soppressione della liturgia cattolica, malgrado fosse a lui possibile in conseguenza della nuova base teologica. In lui si not piuttosto una reazione progressiva al culto cattolico, sempre priva di serenit con palesi incertezze, pronta a indulgere a compromessi nel timore di una reazione popolare. Lutero (1483-1546) gi negli studi pubblicati durante gli anni 1513-1517 e nelle lettere scritte in uguale periodo, aveva fortemente criticato leccessivo ricorso alle indulgenze, linvadenza del culto dei Santi a danno di quello che principalmente celebrava i misteri cristiani, linteresse calcolato dei pellegrinaggi, il contenuto soltanto naturalistico di parecchie devozioni, rasenti la superstizione, la preoccupazione costante e precipua di dare al culto, in generale, sfarzo e pompa. Per questultimo fatto era stato irritato particolarmente dai modi con i quali in Europa si procacciavano soldi per la costruzione sontuosa di S. Pietro in Vaticano, tanto da essere spinto a redigere le famose 95 tesi, tra le quali quelle contro le indulgenze. Mentre poi era in lotta con Roma, nel 1519, fece la cosiddetta scoperta evangelica del Vangelo mediante il nuovo concetto di giustizia di Dio, per il quale era cancellata dalla teologia lira di Dio che punisce, e proclama la sola misericordia che, perdonando, presenta giusti i peccatori. Comprendere la natura e levoluzione di Lutero nel loro intimo facile e difficile nello stesso tempo, nel senso che se, da una parte si trovano sulla sua persona una grande quantit di fonti, dallaltra, si ha dinanzi una personalit complessa, di temperamento violento sino alleccesso, un volitivo passionale, che durante lintero corso della sua vita ha lavorato in modo vulcanico. Dopo una lunga preparazione, per molti aspetti inconscia, ma molto intensa, segue la cristalizzazione interna. La sua dottrina la si pu comprendere attraverso la dottrina di SantAgostino. Uno dei passi della Scrittura che risultano centrali nel pensiero di Lutero proprio la Lettera ai Romani, in modo particolare Rm 1,17, dove lespressione La giustizia di Dio annunciata nel Vangelo, per il fatto di averlo sconvolto, lo porter a concludere che solo il giusto vive di fede, sino ad enucleare uno dei tre principi della sua dottrina: la sola fide. In Rm 1,17 egli lesse sempre la sua tormentata visione della giustizia punitiva di Dio, per cui la nuova soluzione da lui riscoperta (la giustificazione salvifica attraverso la fede, ossia per grazia) fu presentata in senso unilaterale. Forse per questa ragione che la Chiesa la consider eretica, altrimenti, il concetto di per s non nuovo, n lo si pu vedere al di fuori della dottrina stessa della Chiesa che non ammetter il processo della giustificazione legato alla sola fede, senza la considerazione delle opere buone, senza le quali come dice San Giacomo la fede stessa morta. In Lutero ci sar anche unidea nuova di Chiesa, secondo gli altri due principi: sola Scriptura e solo baptismo. Essi sono accompagnati dalla casualit assoluta di Dio: se Dio opera ogni cosa e la volont non opera nulla, e se le opere non servono alla salvezza, allora non 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 59 necessario alcun sacerdozio particolare, n altre istituzioni. Esse sono tutte manifestazioni dellanti Cristo, ma ci non porter Lutero a concludere che dunque non ci debbano essere sacramenti, nel senso di distinguerli sostanzialmente da altre rappresentazioni e proclamazioni di fede. Arriv cos non tanto a negare la presenza reale di Cristo, ma in modo simbolico, negando la transustanziazione. Questo lo port a negare la messa nel suo carattere di sacrificio; questultimo era visto da lui come un abuso illecito. Arriv a negare anche gli altri sacramenti della Cresima, dellOrdine, del Matrimonio e dellestrema unzione, riconoscendo come tali solo il Battesimo, la Cena e la Penitenza, secondo una sua particolare interpretazione. La minaccia della scomunica non arrest il cammino di Lutero. Nel 1522 pubblicava il De abroganda Missa privata Sententia, tradotto e pubblicato poi in tedesco con il titolo Dellabuso della Messa, dove dichiarava tale atto liturgico una vergognosa idolatria e che pertanto riduceva a una cena con la comunione sotto le due specie per tutti i fedeli. Egli stesso compose nel 1523 la Formula Missae et Communionis, in latino e in tedesco. Lutero, per quanto riguarda la presenza vera, reale e sostanziale di Cristo sotto le specie del pane e del vino, d un assunto materiale, ma non secondo il concetto di transustanziazione, tanto che dopo la messa la stessa presenza di Cristo non ha pi ragion dessere. A tale riguardo pu chiarire questo concetto il Concilio di Trento che nella 13 a Sessione, del 1551, a canoni 1-11, dove parla dellaugusto sacramento dellEucaristia. In modo particolare, ai canoni 1, 2 e 4 dice: Can. 1 Se qualcuno negher che nel Santissimo sacramento dellEucaristia contenuto veramente, realmente, sostanzialmente il corpo e il sangue di nostro Signore Ges Cristo, con lanima e la divinit, e, quindi, il Cristo tutto intero, ma dir che esso vi solo come in un simbolo o una figura, o solo con la sua potenza: sia anatema. Can. 2 Se qualcuno dir che nel Santissimo sacramento dellEucaristia con il corpo e il sangue di Nostro Signore Ges Cristo rimane la sostanza del pane e del vino e negher quella meravigliosa e singolare conversione di tutta la sostanza del pane nel corpo, e di tutta la sostanza del vino nel sangue, mentre rimangono solamente le specie del pane e del vino, conversione che la Chiesa cattolica con termine appropriatissimo chiama transustanziazione: sia anatema Can. 4 Se qualcuno dir che, una volta terminata la consacrazione, nel mirabile sacramento dellEucaristia non vi sono il corpo ed il sangue del Signore Nostro Ges Cristo, ma che vi sono solo durante luso, mentre lo si riceve, ma n prima, n dopo; e che nelle ostie o particole consacrate, che si conservano o avanzano dopo la comunione, non rimane il vero corpo del Signore: sia anatema. In realt, soprattutto gli ultimi due canoni si riferiscono alla dottrina di Lutero che, non solo negava la transustanziazione, per cui si pu parlare soltanto di una presenza virtuale di Cristo nelle specie eucaristiche, ma negava la presenza di Cristo nelle specie eucaristiche dopo la messa. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 60 Un altro aspetto della dottrina di Lutero 23 , sempre sullEucaristia, quello sociale strettamente legato al tema della carit: in lui era forte il senso della diaconia e della carit fraterna. Se vero che, da una parte, Lutero svuot il concetto cattolico di sacramento come oggettivo opus operatum, dallaltra, la fede del battezzato la forza che d essere al sacramento, ma nella celebrazione dellEucaristia, per esempio la presenza del Signore per lui talmente una realt, che anche chi in peccato mortale quindi secondo la concezione di Lutero il non credente mangia e beve il corpo e il sangue del Signore. In questo punto Lutero spezza la sua posizione soggettivistica a favore di una concezione oggettiva, sacramentale, anche perch nella celebrazione dellEucaristia mette in forte rilievo lelemento comunitario. Dunque il fondamento dellEucaristia in Lutero fu soprattutto il "prendete e mangiate", "prendete e bevete". Per Lutero il Vangelo fondamentalmente rimaneva una proclamazione della Grazia di Dio, della remissione dei peccati e del mistero pasquale. La Cena del Signore rimane una testimonianza della promessa di Ges sul suo corpo e sul suo sangue. Senza questo elemento per Lutero, la messa perde il suo fondamento e diventa il contrario di tutto ci che Cristo ha voluto e pensato. Allora, quando la messa non pi una risposta alla grazia di Dio, diventa un impegno o un lavoro da sbrigare: si tratta della principale obiezione che Lutero mosse contro i cattolici. La messa, per Lutero, doveva essere una risposta di Lode e di Ringraziamento a Dio, ma non perch il Signore avesse bisogno del sacrificio della messa. I Seguaci di Lutero, purtroppo, accentuarono le conseguenze della dottrina di Lutero e in parecchi luoghi le chiese furono spogliate dellaltare, di ogni suppellettile, del tabernacolo, delle croci, delle immagini, fino ad essere ridotte a delle aule dove avveniva soltanto la proclamazione della Parola di Dio in tedesco. Lutero stesso non grad questo cambiamento repentino, tuttavia sanzion molto presto labolizione della messa privata, della confessione privata, dei digiuni, e nella celebrazione della cena, pur conservando lapparato esterno di paramenti e di cerimonie, elimin il canone perch includeva lidea della rinnovazione meritoria del sacrificio della croce. In pratica vennero aboliti loffertorio e la prece eucaristica fuorch le parole consacratorie. Lutero toller a lungo in parecchi luoghi la cerimonia dellelevazione, nel timore di urtare la vecchia devozione popolare di volere vedere lEucaristia. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 23 Lutero voleva tornare alla prassi antica della Chiesa e voleva includere la piena partecipazione dei fedeli. In questo senso si pu notare una certa somiglianza tra la struttura della messa luterana con quella sancita dal Concilio Vaticano II, secondo il qual doveva diventare centrale anche il ruolo dei fedeli e non soltanto del clero. In altre parole si pu notare come in Lutero era forte il senso comunitario della messa: tutto il Popolo di Dio che partecipa alla celebrazione sia della Parola che dellEucaristia. In questa direttiva si arriva, dunque, ad una reinterpretazione della liturgia che Lutero stesso la voleva in tedesco e non in latino, proprio per favorire la partecipazione dei fedeli. Da qui si pu notare la dimensione comunitaria e sociale della messa, anche se Lutero ridusse la prece eucaristica in una preghiera di ringraziamento. Dunque, la differenza principale tra la messa cattolica e quella luterana consisterebbe non tanto nella struttura liturgica, quanto nella preghiera eucaristica. Infine, nella messa luterana, vi erano i canti popolari e la predica veniva fatta tutti i giorni. Invece, la differenza tra la messa luterana e quella di Calvino o di Zwingli, era ancora pi forte, per elementi dottrinali rilevanti (ad es., la presenza non reale, ma solo simbolica, secondo il pensiero di Zwingli). Attualmente, ritornando al confronto tra la liturgia luterana e quella cattolica, grazie al movimento e alla riforma liturgica, i luterani hanno ripristinato la preghiera eucaristica avvicinandosi ancora di pi alla tradizione cattolica. 61 Ulrich Zwingli 24 , invece, assunse una posizione ancora pi radicale tanto che i sacramenti non sono pi necessari, ma basta solo la fede, anche se il ruolo dello Spirito Santo assume un ruolo centrale nella vita dell'uomo. I sacramenti non comunicano la grazia 25 , ma essa data solo da Cristo per mezzo dello Spirito Santo. Per Zwingli la grazia data gratuitamente solo mediante la fede. Per quanto riguarda lEucaristia Zwingli prende ad esempio Gv 6, per separare la carne dallo Spirito: Cristo presente nellEucaristia, non in modo corporale, ma solo con lo Spirito Santo e solo quando la Comunit mangia spiritualmente solo per fede. I sacramenti danno una testimonianza alla fede ed uniscono la comunit: essi sono un atto di ringraziamento e di anamnesi per la morte salvifica di Cristo, ma essi non danno la grazia. Quindi, per Zwingli il pane ed il vino sono simboli, ed i sacramenti sono segni di promessa e non strumenti di grazia. Addirittura Zwingli non accetta il termine sacramento giacch lo ritiene unespressione troppo impegnativa: il sacramentum risulterebbe per lui un simbolo troppo secolare, perch si tratta di un simbolo messo sullaltare dai soldati, prima della guerra. Zwingli d pi enfasi alla messa vista come ringraziamento gioioso e memoriale della morte salvifica di Cristo sulla croce, rispetto al senso stesso di messa come sacrificio: per lui il corpo di Cristo si trova non nel pane, ma nella Chiesa. Limportanza dellEucaristia non il mangiare e di bere il corpo ed il sangue di Cristo, ma piuttosto la formazione della Comunit dei credenti, che diventa pian piano corpo e sangue di Cristo. Con Calvino 26 si avuta una dottrina sull'Eucaristia nelle Chiese riformate. Egli cerc una via media tra la teologia di Lutero e Zwingli. Egli nacque nel 1509 e mor nel 1564. Calvino nutriva un grande rispetto per Lutero e della sua dottrina, ma gradualmente svilupp una teologia completamente diversa da quella luterana, soprattutto per quanto riguarda il rapporto tra la presenza reale di Cristo e le specie del pane e del vino. Calvino fu un grande teologo e la sua dottrina fondamentalmente molto spirituale. Il suo problema principale, per, era costituito dalla transustanziazione. Egli si rifece soprattutto alla teologia patristica, in modo 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 24 In Zwingli confluirono elementi di umanesimo e di luteranesimo. Tuttavia nella Riforma egli batt una strada propria. Il razionalismo e lo spiritualismo, latenti nellumanesimo, impressero la loro impronta caratteristica alla sua dottrina e alla sua chiesa: egli, infatti, prevedeva un puro culto della parola divina, il rifiuto e la distruzione delle immagini dei santi e la trasformazione di Questo il mio corpo in questo significa il mio corpo nella celebrazione della Cena. 25 Malgrado questa svalutazione sacramentale fece riscontro in Zwingli un fattore positivo non trascurabile. Il tardo Medioevo, nella sua concezione sottilmente moralistica, aveva pensato i sacramenti prevalentemente come dono per il singolo o come frutto per lui. Zwuingli da annoverarsi, con Calvino fra coloro che riscoprirono il carattere essenzialmente comunitario dei sacramenti, in particolare dellEucaristia, anche se in tono minore rispetto a Lutero. 26 Egli nacque nella Francia Settentrionale nel 1509, studi dapprima filosofia e teologia e si dedic poi in particolare agli studi giuridici. Non chiaro come egli giungesse alla sua dottrina riformata, ma probabile che gi nel periodo universitario fosse venuto a contatto con Lutero e la sua dottrina. Calvino era una personalit geniale e versatile. Il calvinismo da lui presentato contiene influssi luterani, ma da ritenersi una creazione completamente personale. Calvino fu un uomo di rigido pensiero e di rigorosa disciplina. La struttura psichico-mentale di Calvino diversa da quella di Lutero: si tratta di una mente fredda e sistematica. Le notevoli differenze fra la dottrina di Calvino e quella di Lutero traggono origine, per il contenuto, da una diversa idea di Dio: Calvino volle soprattutto la gloria di Dio, ed essa soltanto, non predic mai il Dio dellamore, bens il Dio che esige. Anche nella cristologia Lutero e Calvino sembrano rappresentare due diverse concezioni di fondo. Mentre la professione di Lutero verso Ges, come Dio-uomo in ununica persona, fu sempre ortodossa, Calvino mostr nella sua dottrina influssi nestoriani. Le differenze in Calvino sono riconducibili, da un punto di vita formale, ad una maggiore coerenza e ad una pi pura unit di idee di fondo. 62 particolare a quella di Agostino e di Ambrogio. Un punto fondamentale del suo pensiero fu laffermazione dellassoluta sovranit di Dio: la salvezza da Lui operata indipendente da ogni atto umano 27 . I sacramenti per lui non sono causa di grazia, perch diversamente Dio stesso diventerebbe schiavo delluomo. Arriv, dunque, a dire che la messa era lidolatria suprema: inoltre, per Calvino, la dottrina della transustanziazione avrebbe sottomesso la grazia di Dio nellambito dei sacramenti, mentre il sacrificio della messa avrebbe preso il posto del ruolo salvifico di Cristo sulla croce, come causa vera della nostra salvezza. Per Calvino, il punto fondamentale nellEucaristia fu l'unione con Cristo, che corrispose a questa sovranit di Dio, mentre i sacramenti furono doni divini, che dovevano far parte della Chiesa, ma che avevano la loro origine da Dio. La stessa unione con Cristo voleva dire lincorporazione alla Chiesa 28 come corpo di Cristo, quindi lEucaristia non poteva essere fatta individualmente, giacch era sempre un atto della Chiesa, dei credenti. Questa fu la ragione principale per cui Calvino non ammise mai la pratica della messa privata. Nella dottrina di Calvino, fu anche centrale il ruolo dello Spirito Santo, mediante il quale il credente poteva vivere la realt dellEucaristia: egli afferm la presenza reale di Cristo, ma sottoline il modo di tale presenza. E lo Spirito Santo che crea e fa vivere la presenza dello Spirito Santo. A queste questioni di grande portata, ci fu il Concilio di Trento che ebbe una lunga e travagliata storia. Tale Concilio non da vedersi solo come risposta alla Riforma Protestante e alla dottrina dei suoi principali esponenti, ma da vedersi anche come il tentativo di affrontare i problemi pi gravi della Chiesa del XVI secolo che giunse ad una profonda crisi spirituale, pastorale e teologica. ________Note Personali di Studio________________________________________________ 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 27 La sua dottrina sulla predestinazione venne ulteriormente elaborata sino alla predeterminazione divina arbitrariamente anche per linferno. Qui Calvino rese unilaterali ed assolute alcune espressioni della Bibbia ed esager forzatamente la capacit di comprensione umana nellambito di una paradossale formulazione cristiana del mistero. Tutto il sistema di Calvino fu, per, sostenuto da una profonda e singolare coscienza ecclesiastica 28 Tutto il sistema di Calvino fu, per, sostenuto da una profonda e singolare coscienza ecclesiastica: solo la Chiesa poteva distribuire gli uffici, primo fra tutti quello del predicatore. Calvino era profondamente convinto della sua vocazione, anche se non era mai stato ordinato, perch il suo sostegno principale era la fede. Diversamente da Lutero, nel quale tutto converge alla salvezza personale, Calvino diede alla sua comunit un mandato universale, le inculc loriginario impulso missionario di espandersi dappertutto. Tutto questo comport anche leliminazione di tutto ci che era umano nel processo salvifico, tanto da penetrare anche nel culto. Per Calvino era soprattutto centrale il puro servizio della Parola di Dio che includeva anche la celebrazione della Cena. E un fatto degno di nota se si pensa alla comunione cos poco frequente nel tardo Medioevo. Il suo valore aumenta anche per il fatto che Calvino una presenza esclusivamente spirituale del Signore nel sacramento, anche se in modo incoerente. Infatti, non sono poche le sue asserzioni che riconoscono la presenza sostanziale del Signore nel pane e nel vino durante lazione sacra, bench Calvino interpreti solo spiritualmente la presenza sacramentale del Signore. In altre parole, colui che riceve i sacramenti con fede , in modo particolare lEucaristia, innalzato alla presenza di Cristo, che gli dona in modo celeste. Il mezzo decisivo, ancora pi che in Lutero, la parola dotata di dignit e di potenza. Il sacramento diviene verbum visibile, una parola sublimata. Ogni parola di Dio pi che parola, pi di un esprimere e di un istruire, un operare in noi. Questo operare si compie in noi in maniera pi profonda nella celebrazione dei sacramenti. 63 10/01/2001 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 9a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. DALLEPOCA TRIDENTINA ALLEPOCA DEL BAROCCO. Il Seicento fu il secolo dellesperienza e della sperimentazione delle riforme stabilite dal Concilio di Trento. Certamente Lutero fu tra i riformatori protestanti pi vicini allarea cattolica, rispetto a Zwingli e a Calvino: egli aveva posto anche dei problemi di carattere pastorale nella che Riforma intendeva risolvere: ad esempio, il tentativo di avvicinare il popolo alla celebrazione della Messa, attraverso il canto volgare. Egli sentiva, da una parte lesigenza, di conservare la tradizione cattolica, mentre, dallaltra, aveva assunto una posizione distante dalla Chiesa ufficiale. Egli voleva celebrare la domenica come il giorno del Signore, perch si era reso conto che la crisi spirituale della Chiesa stessa era stata determinata dalla perdita del 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 64 senso delle principali feste liturgiche, ma soprattutto la perdita del senso della domenica come giorno del Signore. Egli stesso volle salvaguardare lEucaristia, stabilendo la comunione settimanale e non annuale, come aveva stabilito, per esempio, Calvino. Nel 1523 aveva promosso la riforma battesimale e successivamente aggiunse, nel 1527, il battesimo per immersione. Sempre nel 1523 stabil che la Cresima non fosse pi considerata come Sacramento, ma come semplice rito di passaggio. Nel 1529 stabil il nuovo rito del matrimonio, togliendo ad esso il carattere sacramentale e considerandolo come un momento spirituale molto forte, equiparato in un certo qual senso alla vita monastica. Lutero, inoltre, non pensava che il vescovo fosse pi necessario per lordinazione di un pastore: si prevedeva per lordinazione la recita del Padre Nostro durante limposizione delle mani. Non era prevista, in questo caso, alcuna preghiera di ordinazione. Per quanto riguarda lunzione degli infermi, Lutero gli tolse il carattere sacramentale, prevedendo, cos che gli unici sacramenti validi erano il Battesimo e lEucaristia. Questo avvenne in forza del principio della sua dottrina: una sola fede, un solo Battesimo ed una sola Scrittura. Alcuni, a motivo di ci, alcuni studiosi hanno pensato erroneamente a Lutero come un riformatore contro lunzione. In effetti, non cos, perch Lutero stesso raccomandava sempre ai suoi pastori di avvicinare, il pi possibile, i parrocchiani alluso dellunzione che consisteva nel porre un po di olio sul capo e nel chiedere nella preghiera la guarigione della persona. Nel 1526 si nota la presenza delle preghiere in forma volgare in tutte le chiese luterane: Lutero stesso diffuse anche uno schema di preghiera comune (v. le Lodi e i Vespri) in tutte le Parrocchie. Per Lutero lomelia occup un posto molto importante: essa doveva essere presente in tutti i riti. Egli, come gi stato detto, credeva nella presenza reale di Cristo sotto le specie eucaristiche, ma non al di fuori della Messa. In conclusione, la sua riforma apparve tra le pi conservatrici: nei riguardi di essa agirono due forze perch vi sono stati degli uomini i quali pensavano che il movimento sfociato nella riforma protestante era sbagliato nel suo principio, ma vi sono stati anche degli studiosi che pensavano che tale movimento doveva essere ripreso ed approfondito quanto pi essa aveva potuto concorrere a farlo deviare. Le due forze si chiamarono riforma cattolica, ossia la riflessione su di s attuata dalla Chiesa in ordine allideale di vita cattolica raggiungibile mediante un rinnovamento interno. Si tratta della controriforma, ossia lautoaffermazione della Chiesa nella lotta contro il protestantesimo. Tra laltro, uno dei grossi problemi della Chiesa, al tempo di Lutero, fu la mancanza dellunit della Liturgia della Chiesa Cattolica, insieme alla mancanza di preparazione dei preti sul piano teologico, pastorale, spirituale e morale. Certamente la Riforma di Lutero continu di pi nei paesi pi vicini al protestantesimo, mentre in quelli, dove era forte linfluenza di Roma, ci fu la Controriforma che doveva rivitalizzare i diversi strati della Chiesa e promuovere una nuova vita spirituale ed una vita di piet. In questo senso ci fu un rinnovamento sacramentario e catechistico, mentre la condanna della concezione protestante del sacerdozio universale dei fedeli, estendo il suo influsso al di l dellambito dogmatico e controversistico, aument il distacco tra il clero ed il popolo. Allo stesso tempo ci fu una diffidenza sempre pi forte verso al diffusione della Scrittura in lingua volgare, che priv il laicato di un necessario nutrimento spirituale. Certamente il Concilio di Trento svolse un ruolo molto importante: il punto principale, per quanto riguarda la Liturgia, fu quello di riordinare la Liturgia nei suoi riti e di renderla pi 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 65 vicina ai fedeli. Il Concilio di Trento, per, non riusc completamente a riunire le Chiese dellOccidente, n a restituire alla Liturgia la sua unit originaria, ma diede grande impulso al Cattolicesimo e ad una sua nuova diffusione, soprattutto nei territori protestanti. Non manc neppure un processo di centralizzazione. Il Concilio Tridentino non riusc, rispetto a quello che si era proposto, ad affrontare tutti gli argomenti, ma si sa che il suo intento era soprattutto pastorale, perch voleva che la Chiesa recuperasse in pieno la sua indole originaria. Questo Concilio ebbe una storia lunga e tormentata. Lobiettivo principale era quello di far recuperare ai fedeli il senso di Dio e limportanza del rapporto sacramentale: aiutare la gente a pregare meglio poteva comportare la riscoperta della bellezza di un rapporto fecondo con Dio. Ci stava alla base per un autentico rinnovamento spirituale dei cristiani. Certamente, a livello liturgico, cera anche lobiettivo di rendere significativi i momenti pi forti dellAnno Liturgico, mediante delle catechesi in lingua volgare per riavvicinare la gente alla fede. Le discussioni teologiche provocate della riforma protestante diedero origine a movimenti spirituali, nei quali sempre presente, sia pure in modi diversi, la volont individuale di ottenere una propria unione con Dio. Nel 1563 ci fu il tentativo di avvicinare i fedeli alla Chiesa, in un Liceo a Praga mediante lofferta del calice agli studenti. Fu un tentativo sperimentale, insieme ad altri che caratterizzarono questo periodo. Del Concilio di Trento, se da una parte aveva lo scopo di centralizzare la Liturgia, dallaltra era molto forte linteresse pastorale. Poich il Concilio non port a termine questi intenti, trasfer al Sommo Pontefice lincarico di portare a compimento questi obiettivi, tanto che nel 1588 il Papa Sisto V istitu la Congregazione dei riti per prevedere il cambiamento necessario delle diverse usanze liturgiche. In meno di 50 anni i riti liturgici furono rivisti. Parlando in genere della riforma tridentina si possono notare tre caratteristiche: 1) la centralizzazione della Liturgia, il cui compito era quello di salvaguardare lunit della Chiesa sotto ogni aspetto. Ci diventava importante soprattutto per dare una risposta molto forte alla Riforma protestante e per garantire, in futuro, la riforma vera e propria della Chiesa; 2) la riforma delle rubriche, il cui compito era quello di mantenere una certa uniformit in tutta la Chiesa. Le rubriche, che ad un tempo, erano indicative, ben presto divennero norme obbligatorie con conseguenze anche morali. Esse avevano il compito di aiutare i sacerdoti a celebrare nel modo migliore lEucaristia. Con esse, per, non manc il pericolo di creare una mentalit minimalistica (cio fare solo quello che la rubrica dice di fare) e di far perdere il senso autentico della celebrazione liturgica e del rapporto con Dio attraverso la preghiera. Un altro pericolo fu quello di creare un eccessivo timore di compiere degli errori; 3) la considerazione pastorale della riforma tridentina, il cui ruolo fu quello di dimostrare ai Protestanti il valore autentico, nonch la forza, della tradizione del culto romano. Ma il progetto di una riforma classica non fu possibile per due motivi: a) rimaneva difficile individuare le norme originarie; b) si sentiva il dovere di evitare la mentalit archeologica e di correre troppo in avanti, senza prima aver preparato il popolo. Ci determin un cambiamento liturgico molto significativo, ma occorreva pensarlo bene perch toccava il cuore della Chiesa, a livello pastorale. Per questa ragione, ci fu una certa 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 66 contrariet di immettere la lingua volgare nella Liturgia: per il Concilio di Trento non era ancora giunto il momento per introdurre questa importante novit. Di fatto questo cambiamento si verificher ben 400 anni dopo con il Concilio Vaticano II. Anche con il Sinodo di Pistoia del 1786 vennero posti importanti interrogativi sulla riforma liturgica, quando nella Chiesa vi era il grosso problema del giansenismo. Tra laltro questo sinodo aveva anticipato molte cose, senza che ci fosse stata una preparazione del popolo di Dio ad importanti e significativi cambiamenti. Per tale ragione, il vescovo di Pistoia fu deposto. ALCUNI CRITERI DELLA RIFORMA TRIDENTINA Ci fu, innanzitutto una riduzione del Santorale, a vantaggio dei martiri romani. In effetti, il problema fu quello di avere troppi Santi sul Calendario Romano, gi a partire dal XVI secolo. Quindi, un senso dei tempi forti, veniva a mancare sempre di pi. Questo era un altro importante aspetto pastorale. Nel 1568, quando Pio V pubblic il Calendario Romano, vi erano in pi gi 300 Santi nel Calendario: essi erano stati aggiunti nel periodo tra l800 ed il 1568. La Riforma Tridentina lasci circa 200 giorni liberi nel Calendario per rispetto ai tempi forti dellAnno Liturgico, come ad es., la Quaresima. Un altro aspetto riguardava la Lettura della Sacra Scrittura e la recita settimanale del Salterio. In questo modo si formarono i cosiddetti giorni feriali. Un terzo aspetto riguardava la Liturgia come azione ecclesiale, malgrado la presenza delle Messe private, che aveva creato una certa disaffezione dei fedeli verso la Chiesa. Nel 1568, per raggiungere lobiettivo di promuovere la Liturgia come azione ecclesiale, il Papa promulg il nuovo Breviario, come strumento per la preghiera della Chiesa. Un quarto aspetto riguardava lutilizzazione dei rituali gi esistenti: nel 1596 Clemente VIII promulg il nuovo Pontificale Romano. Nella forma del sec. precedente, era stato promulgato da Innocenzo VIII. Nel 1600 venne promulgato anche il Caeremoniale Episcoporum, con elementi presi dagli Ordines romani dellVIII secolo. Nel 1614, Carlo V promulg il Rituale Romano, utilizzando i rituali precedenti. Ad esempio, per il Battesimo si prese dal Liber sacerdotalis di Castellani (1532), ma non mancarono i riferimenti al Sacramentario Gelasiano. Un quinto aspetto riguardava la formazione di nuovi sacerdoti, attraverso la novit importante dei seminari, nonch una nuova concezione liturgica, attraverso le rubriche, come norme obbligatorie da seguire per una corretta celebrazione liturgica. Ci comportava, dunque, una formazione liturgica almeno a livello rubricale. Il sesto punto, riguardava la promulgazione del Messale Romano, da parte di Pio V, nel 1570: sostanzialmente era simile alleditio princeps del 1474, ma in esso furono aggiunte le rubriche dellOrdo Missae del 1502 e del Cerimoniale Pontificio di Burcardo. Nella Bolla di promulgazione del 1570, il Papa intendeva dire che il Messale rappresentava ed esprimeva la dottrina cattolica sul sacrificio della Messa, anche sul ministero sacerdotale e sulla presenza reale di Cristo. In sostanza doveva essere uno strumento per far vivere una certa unit liturgica in tutta la Chiesa Universale, per cui il Pontefice proib qualsiasi cambiamento sia dei testi liturgici, sia dei riti liturgici, per mantenere una certa unit liturgica. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 67 Clemente VIII segu la linea del suo predecessore, Pio V, e nella sua Lettera Apostolica si dichiar a favore dellunit di tutta la Chiesa. Questa doveva essere la risposta forte alle accuse poste dai Protestanti. Nel seguire queste tappe, si pu vedere come la Liturgia fosse stata liberata da quello stato caotico nel quale si trovava, a motivo del quale si era creata una grossa crisi spirituale della Chiesa. LARCHITETTURA NEL 600. Uno tra i punti di riferimento riguarda lazione dei Gesuiti, a motivo del loro progetto missionario (v. la Chiesa del Ges). Quando essi andarono a predicare in diverse parti del mondo e quando vollero costruire delle Chiese, dovettero chiedere il permesso al loro Padre Generale e alla Santa Sede: a questi missionari, per, veniva inviata una copia di progetti di Chiese gi esistenti per far mantenere un medesimo stile architettonico. Uno degli elementi nuovi, come frutto di una nuova concezione liturgica, fu proprio la mancanza delle barriere architettoniche che dividevano il presbiterio dalla Navata. Questa separazione rimase, invece, viva nelle Chiese Orientali. Questa novit aveva lo scopo di favorire una partecipazione pi attiva dei fedeli alla Messa. I Gesuiti, con la loro attivit, vollero soprattutto seguire ed assistere i fedeli, con la catechesi, con la predicazione e con il catechismo, il cui scopo era quello di aiutarli ad accogliere e ad esercitare meglio i diversi ministeri allintero della Chiesa. Certamente larchitettura sacra rinascimentale aveva salvaguardato lunit di un ambiente tanto importante per una partecipazione davvero comunitaria ed organica allazione liturgica. Lo scopo rimaneva quello di esprimere nella Liturgia tutta lazione della Chiesa che celebra il mistero della salvezza e di non escludere la gente dal vedere e dallascoltare i diversi momenti della celebrazione liturgica. La Parola doveva essere comunicata nel modo migliore: uno degli elementi architettonici fu quello di far costruire dei soffitti in legno, soprattutto ad iniziativa dei Gesuiti. Seguirono, poi, le soffittature in legno leggermente curvate, il cui scopo era quello di far pervenire la Parola di Dio sino in fondo alla Chiesa, in modo che tutti ascoltassero. Il Card. Farnese introdusse elementi architettonici pi eleganti, escludendo queste soffittatture, ma ci fu, per, il rischio che il primo Barocco intaccasse un poco lunit dellambiente liturgico assommando vari ambienti uniti tra loro dallunico asse centrale. Ci poteva comportare una certa distrazione, a motivo della presenza di grandi altari appoggiati alle pareti, di tribune o coretti per i cantori collocati variamente fra lingresso ed il presbiterio, ma in seguito gli assi si moltiplicarono, perch le navate furono affiancate oppure partivano da quella centrale, tanto da costituire a s delle vere e proprie cappelle sontuose e ricche di cupole. In questo modo lunit dambiente scomparve. Da questi elementi si pu dedurre che la Chiesa del 600 e 700 perse la sua caratteristica di unit, divenendo cos, pi un ambiente di teatro dove la gente non partecipava pi: un esempio concreto fu la moltiplicazione degli altari che comportava contemporaneamente la celebrazione di molte messe. Se non ci fu un cambiamento in merito alla partecipazione della gente alla Messa, ci fu, per, il desiderio grande di vedere e di sentire tutto, nonch il desiderio di spazi aperti e senza barriere. Lo stesso pulpito doveva essere collocato in modo tale che tutta 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 68 lAssemblea liturgica potesse ascoltare le prediche o le catechesi del sacerdote. Ci previde ben presto un unico spazio liturgico che si contrappose, in un certo qual senso, a quella mancanza di unit dambiente che era tipica dellambiente barocco che si caratterizz per unesplosione diffusa dellestro artistico, della fantasia e della monumentalit. Solo nelle Chiese Orientali e nelle Chiese Anglicane questa divisione tra la Navata ed i presbiterio (nella tradizione orientale prende il nome di Santuario) detta iconostasi rimase in vigore, probabilmente per una questione simbolica, giacch liconostasi doveva rappresentare lelemento di distinzione tra il Cielo (Santuario) e la Terra (Navata). Ma perch i Gesuiti furono cos presenti in questo cambiamento? Lo furono perch, oltre alla loro azione missionaria, sottolinearono la mancanza del coro: se anche essi non avevano bisogno di un coro, perch non pregavano in comune, in realt in quellepoca i frati ed i monaci pregavano spesso. Se i Gesuiti avevano il compito di una vita apostolica molto attiva, non erano comunque contrari allUfficio divino in comune. Da qui ci fu la necessit di un cambiamento degli elementi architettonici che diedero impulso a concezioni nuove sul sacerdozio: se da una parte si pu notare la differenza tra i Gesuiti e gli altri Ordini religiosi, dallaltra si afferm sempre di pi il senso di un sacerdote in mezzo alla gente, che si premura di diffondere il Vangelo, secondo il comando di Cristo. In questa direttiva, ci fu un forte impulso missionario, con nuove strategie pastorali. Sempre per quanto riguarda i nuovi elementi architettonici delle Chiese, un altro dato importante fu la pubblicazione delle Instructiones fabricae et supellectilis ecclesiasticae del Card. Carlo Borromeo che dichiaravano la preferenza per le chiese a forma di croce oblunga, che da Federico Borromeo detta opportunissima agli usi ecclesiastici: sar a similitudine di una nave, che lunga e diversamente divisa, cos che i ministri della casa sacra siano ripartiti alle proprie mansioni, come avviene nel servizio navale. Qualora queste disposizioni o per ignoranza o per incompetenza degli architetti fossero tralasciate, ne conseguiranno molti inconvenienti e soprattutto questo che n i sacerdoti dalla massa del popolo, n le parti pi sacre del tempio si potranno distinguere per maest e dignit delle altre. E precisamente questo avvenne. San Carlo Borromeo diede ogni dettaglio per le Chiese, che non tutti condivisero: infatti, egli voleva mettere un nuovo elemento separatorio nella navata, che dividesse gli uomini e le donne. Fino al secolo scorso, nella tradizione ambrosiana, questo elemento era ancora presente. Uno degli elementi caratteristici del pensiero di San Carlo, fu quello di porre sullaltare il tabernacolo: se nel tempo medioevale le specie eucaristiche venivano conservate dentro un muro, che non aveva ancora le sembianze di un tabernacolo, in questepoca si verific lo sviluppo del tabernacolo, come elemento liturgico, di pari passo con la crescita della devozione eucaristica. 17/01/2001 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali - 10a. Lezione, 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 69 Prof. Keith Pecklers sj. EPOCA DAL BAROCCO ALLOTTOCENTO. C da notare che se anche ci sono stati dei cambiamenti significativi nel campo della Liturgia, a motivo della Riforma perpetrata dal Concilio Tridentino, la stessa Liturgia nella sua sostanza rimane immutata sino al Concilio Vaticano II, cio nella sua struttura e nel rito. I cambiamenti significativi riguardano piuttosto lo stile della celebrazione, nonch gli elementi architettonici che creano un ambiente diverso rispetto al passato (v. per es., la posizione del Tabernacolo). In questo periodo si sent gi lesigenza di eliminare la confusione tra il tabernacolo, come luogo dove viene conservata la Divina Eucaristia, e la stessa celebrazione liturgica. In effetti, ci rimanda al problema se sia pi importante la celebrazione liturgica o lesposizione del Santissimo: se si parte dal concetto di presenza reale, si intuisce che pi importante la celebrazione eucaristica, poich in essa Ges si rende presente per rinnovare il suo sacrificio, mentre il Santissimo esposto richiede un luogo diverso da quello della celebrazione, al fine di evidenziare il valore della Messa, da una parte, ed il valore del rapporto personale con il Signore, attraverso la sua reale presenza nel Tabernacolo. In riferimento allo spazio liturgico, inizia una nuova concezione di ogni spazio singolo: ad esempio quello che riguarda il confessionale, dove viene celebrato il Sacramento del Perdono. Gi nel Medioevo ci si confessava vicino allaltare, tra il presbiterio e la Navata, dove si radunava lAssemblea Liturgica. Nellepoca di Carlo Borromeo si nota gi un cambiamento strutturale: il confessionale inizia ad essere distinto fisicamente, mediante una struttura in legno; esso sar distinto per gli uomini e per le donne. Altri cambiamenti, a livello architettonico, risponderanno a favore di una struttura unica e centralizzante. Ma anche dal punto di vista musicale inizieranno ad essersi le prime grandi opere, anche se questa quasi sin dallinizio stata concepita allesterno della celebrazione eucaristica. In questo modo verr a mancare quellintegrazione tra la celebrazione liturgica e larte musicale. Se da una parte, la musica era stata sempre a servizio della liturgia, durante il Concilio di Trento essa aveva subito un secondo processo, almeno nella sua parte di ars nuova. Non era il momento di occuparsi di tale fatto, ma subito dopo il Concilio a Roma era stata istituita una commissione presieduta dai Cardinali Borromeo e Vitelli. Essa lavor soprattutto per abolire molte musiche di carattere profano, per affermare quelle davvero adatte al culto liturgico, di cui principale compositore appariva il grande Pier Luigi da Palestrina. Fu davvero una felice investitura ecclesiastica della polifonia, ossia il tipo di musica migliore a cui si poteva pensare allora, perch lassenza di una partecipazione diretta allazione liturgica dei fedeli escludeva la possibilit di un canto popolare. La difficolt rimaneva, dunque, la poca partecipazione del popolo durante la celebrazione liturgica. Questo periodo vedr alla luce il Cantorale (1605), come libro non propriamente liturgico che aveva come scopo quello di integrare la musica con il culto liturgico tridentino. Esso rappresent il tentativo di inserire alcuni Inni tedeschi nella Messa latina. Ma la musica in lingua volgare non fu invenzione dei Protestanti, ma era gi presente in alcuni luoghi. Circa lomelia, con il Concilio di Trento si stabil che essa doveva essere fatta almeno nei giorni festivi: essa, per, appariva staccata dal momento liturgico, perch il pi delle volte essa 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 70 non toccava il cuore dei fedeli, n mostrava una perfetta integrazione con la celebrazione eucaristica. Addirittura si pu aggiungere che la predica, in passato, veniva fatta al di fuori della Messa. Con il Concilio di Trento ci fu il tentativo di integrare lomelia con lesperienza della liturgia della Parola. Tra il 600 ed il 700 si dovette affrontare il problema della divisione tra la predicazione, la Parola di Dio e la Messa stessa. La predica era prevista solo nelle feste pi grandi, cio nelle Domeniche di Avvento e di Quaresima e nelle Solennit. Questo periodo segner lepoca del Barocco che far concepire una liturgia ed una cultura di festa. Tutto si svolge a livello teatrale: fu un tempo per mostrare autenticamente la fede a tutti, in modo particolare verso i Protestanti. Ci doveva sottolineare la presenza sacramentale di Cristo, tanto che la festa pi importante fu quella del Corpus Domini, soprattutto a livello popolare. Questo fenomeno lo dobbiamo considerare come il tentativo di dare una risposta forte ai Protestanti che, con la loro riforma, avevano minato profondamente alcuni aspetti centrali della fede cristiana, come ad esempio la reale presenza di Cristo nellEucaristia e la realt concreta di tutti i Sacramenti. In effetti ci troviamo in unepoca dei grandi personaggi, come Sesto V, Paolo V, il Cardinale Bellarmino, e dei grandi Santi come San Vincenzo De Paoli, San Francesco di Sales, e tanti altri, che contribuirono notevolmente ad un vero e proprio rinnovamento della Chiesa, a tutti i livelli. A livello secolare ci sar anche una grande fioritura dellarte poetica e letteraria, nonch dello sviluppo scientifico. La stessa architettura raggiunger il suo massimo splendore, non priva del carattere gioioso e sensuale. Il Barocco, comporter un periodo di maggiore libert, mediante il distacco dal rubricismo sfrenato ed un recupero pieno del senso di preghiera e di celebrazione. A motivo di ci, si nota anche linizio di una riforma pi sostanziale dei diversi Libri liturgici: ad esempio, nel 1602 Clemente VIII promulg una nuova edizione del Breviario, mentre nel 1604 fece pubblicare una nuova edizione del Messale Romano, nel quale furono aggiunte nuove feste. Nel 1630, ci sar il nuovo Martirologio Romano, mentre nel 1632 Urbano VII pubblic una nuova edizione del Breviario, facendo inserire alcuni inni latini. Nel 1634, ancora una volta, ci sar la nuova edizione del Messale. Nel 1644 ci sar una nuova pubblicazione del Messale Romano. Circa la partecipazione alla Liturgia, da parte del popolo ci sar una certa distanza verso la Messa, ma ci sar un aumento della pratica delladorazione eucaristica. Ritornando allo stile architettonico, una delle caratteristiche fu quella di concepire ambienti unitari, dove chi assisteva alla Messa, poteva seguire passo, passo la Liturgia che si celebrava. Non venne, per, meno il carattere aulico della Liturgia, soprattutto quella Papale. Laltare stesso lo si pu immaginare come il trono di Dio che manifesta la sua sovranit su tutta la Chiesa. Lepoca del Barocco fu anche il tempo dei grandi cerimonieri papali che contribuirono allinserimento di nuovi elementi liturgici, nonch alla concezione di Libro liturgico come riferimento di guida per la celebrazione. Si voleva essere certi che una maggiore cura della Liturgia facesse sperimentare a tutti i cristiani lesperienza spirituale tra la terra ed il cielo, come luogo definitivo del cristiano che vive la sua fede sino al momento della separazione da questo mondo. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 71 Certamente, la diffusione della fede attraverso lopera missionaria, comport una certa fioritura dellarchitettura anche allestero: ci troviamo gi dinanzi al fenomeno dellinculturazione. Un esempio concreto sono i Gesuiti o i Padri Vincenziani, quando si recarono in Cina per svolgere lopera di evangelizzazione. In quei luoghi stranieri il problema principale fu quello di adattare profondamente la liturgia cattolica alle tradizioni del posto, pur mantenendo in piedi gli elementi essenziali. Ancora oggi, si avverte limportanza dellinculturazione, perch alla Chiesa non mai mancata la necessit di incontrare le diverse culture per diffondere in modo pi efficace il messaggio di Cristo. In effetti, linculturazione indica lazione missionaria di coloro che si recano in terra di missione, dove diventa importante lapplicazione del Vangelo allingegno del popolo. Per, questo processo non ebbe esito felice, tanto da pensare di aver perso importanti occasioni per evangelizzare coloro che vivono una cultura ed una convinzione religiosa diversa dalla nostra. C anche da dire che inculturazione non significa necessariamente accettare in pieno i contenuti culturali di quel popolo, ma vuol dire il discernimento di tutti quegli elementi che possono favorire la diffusione del Vangelo. IL PERIODO DELLILLUMINISMO. E unepoca nella quale lIlluminismo cattolico ha contribuito allo sviluppo del movimento liturgico e al rinnovamento stesso della Liturgia, anche se, dallaltra parte, si contrappose lilluminismo vero e proprio che, basando il suo criterio di verit sulla ragione come principio di conoscenza e di ricerca, comporter il grosso problema dellateismo materiale e lallontanamento di grandi masse di persone dalla Chiesa. Per, c da dire anche che lIlluminismo favor una sorta di purificazione della religione cristiana da quelle consuetudini negative del clero e del popolo cristiano in genere: esso fu una provocazione ulteriore ad un serio rinnovamento della vita spirituale della Chiesa e ad un distacco sempre pi forte dai beni materiali. LIlluminismo comport anche un certo cambiamento filosofico: si tratta della sovranit della ragione umana ed una certa esaltazione delle capacit umane, tanto da insinuare il dubbio della indispensabilit della grazia divina. Accanto allIlluminismo, detto anche ateistico, a motivo della sua abiura contro una sorta di fideismo, non mancato lIlluminismo cattolico che, pur non negando il valore del cristianesimo, proclamava la ragione come lunica via della Verit, attaccando fortemente i privilegi della gerarchia cattolica e criticando aspramente il dogmi non ritenuti razionali. Da ci si pu comprendere che questepoca la si pu ricordare anche come epoca del razionalismo, secondo il quale non si poteva ammettere alcuna cosa al di fuori degli schemi della ragione. Dallaltro lato, per, abbiamo il giansenismo nei suoi diversi rami, francese, olandese, italiano: esso fu un movimento, sin dallinizio, di indole dottrinale e religiosa. Esso fu contrassegnato da un forte rigorismo e si contrappose fortemente allIlluminismo. Per quanto riguarda il suo sviluppo in Italia, esso ebbe come frutto principale il Sinodo di Pistoia (1786) che, dal punto di vista liturgico, segn un momento importante. Le caratteristiche del movimento giansenista italiano riguardavano il senso di una Chiesa locale, contro lidea di una Chiesa centralizzata. I giansenisti si contrapposero ai Gesuiti e alla Curia Romana: essi, tra laltro, rivendicarono la loro indipendenza dallautorit civile, per quello che riguardava tutte le 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 72 riforme ecclesiastiche. Il giansenismo promosse anche unesaltazione dei vescovi locali, per sostenere la sua posizione contro la Curia Romana e per concedere agli stessi vescovi poteri pi ampi: questo fu anche il periodo di Dom Guerangr. C anche da dire che con il giansenismo ci fu il tentativo di ripristinare la liturgia secondo la sua forma classica e la soppressione degli elementi negativi di superstizione. IL SINODO DI PISTOIA. Il Giansenismo in Italia ebbe un posto rilevante anche se non possibile paragonarlo a quello francese. Gli intellettuali furono attratti dal metodo biblico e storico, dalla sua indipendenza dalla tradizione religiosa comune e da una libert di pensare e di agire che risult molto congeniale da coloro che avevano gi subito linflusso dellIlluminismo. Si potrebbe pensare che i primi aderenti al Giansenismo lo abbiano fatto per bene informarsi sulle riforme pi necessarie da attuarsi in opposizione alla controriforma sempre dominante per cui, ben presto, la Curia romana si accorse dellinfluenza giansenista. In questo quadro storico va inserito il Sinodo di Pistoia, che non pu essere considerato un fatto locale, malgrado le apparenze. Dopo la conquista dellUniversit di Pavia, esso costitu levento pi importante del giansenismo italiano: esso era stato pensato come linizio e lo sviluppo di una riforma che avrebbe dovuto estendersi in tutta la Toscana, mediante lappoggio del Duca Leopoldo. Il vescovo De Ricci Scipione (1741-1809) il personaggio principale, anche se fu manovrato da persone molto pi intelligenti di lui. Egli volle riportare la Liturgia al rigore e alla semplicit della Chiesa antica. Questo vescovo ben presto assunse posizioni radicali e si present come il grande riformatore ed il fulcro di una riforma che doveva espandersi per tutta lItalia, travolgendo le resistenze della Curia romana. Cos facendo ben presto fu tacciato di scisma ed, in alcuni casi, anche di eresia. Il Sinodo convocato a Pistoia ebbe sette sessioni dal 18 al 28 settembre, con la presenza variante sui duecentocinquanta sacerdoti. Presieduto sempre dal De Ricci, fu diretto per tutta la parte teologica dal Tamburini. Una delle sessioni pi importanti fu la Sessione IV che promulg il decreto dellEucaristia. I decreti del Sinodo pistoiese furono legati profondamente allattivit riformatrice del De Ricci, come si pu notare dalle sue pubblicazioni, raccolte diligentemente dal Matteucci. Uno dei punti di battaglia fu quello di porre freno al nuovo culto sul Sacro Cuore propagato dai Gesuiti, nonch dei Santi non pienamente riconosciuti, delle reliquie e delle immagini della Vergine Maria. In sostanza ci fu il tentativo di ritornare allEucaristia allontanando ogni sorta di devozione popolare. In secondo luogo, il sinodo pistoiese voleva promuovere la partecipazione attiva dei fedeli alla Messa, introducendo luso della Lingua volgare nella Liturgia e sottolineando anche la centralit della messa parrocchiale durante la domenica. In terzo luogo, la comunione consacrata non poteva essere concepita al di fuori della celebrazione eucaristica, a vantaggio degli stessi fedeli, insinuando il pericolo di pensare al tabernacolo come un dispensorio delle ostie consacrate e facendo perdere il suo vero significato. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 73 In quarto luogo, un altro decreto del sinodo pistoiese, riguardava la lettura completa della Bibbia e la preparazione dei padrini e delle madrine, a livello catechetico, nonch la celebrazione del Battesimo, anche dei bambini, nella notte di Pasqua. Il Sinodo di Pistoia fu poi condannato ben otto anni dopo. Il ritardo non fu causato da una disciplina ecclesiastica piuttosto provvisoria, anche sul piano dogmatico, ma da Pio VI che non voleva aggravare ancor pi le sue relazioni con lImperatore Giuseppe II e Leopoldo II, proprio quando, alla pubblicazione degli atti e dei decreti alla fine del 1788, per la reazione popolare in tutti i territori di dominio e di influenza austriaca alle pesanti riforme, si potevano nutrire speranze di giungere a soluzioni soddisfacenti, soprattutto dopo la morte di Giuseppe II e lascesa al trono di Leopoldo II. Uno dei punti fermi di questo Sinodo fu la centralit dellaltare, tanto che in un certo senso ha anticipato uno dei punti centrali della dottrina del Concilio Vaticano II. La condanna di questo Sinodo, da parte di Pio VI, con la Bolla Auctorem Fidei e della Chiesa considerarono eretici i primi 15 decreti che riguardavano la Chiesa e la gerarchia. Il vescovo De Ricci sub unumiliazione pubblica, fu abbandonato dai suoi amici e mor in solitudine nel 1809. A livello liturgico tra il Sinodo di Pistoia ed il Vaticano II, ha come differenza sostanziale che nel Sinodo di Pistoia non fu prevista alcuna preparazione catechetica, n teologica: il vescovo aveva lidea di iniziare una cosa nuova, ma senza una preparazione liturgica e teologica. Invece, il Concilio Vaticano II ebbe dietro a s unimportante movimento liturgico che comport un cammino ed una preparazione ad ogni livello: da quello storico, a quello biblico, a quello patristico, a quello teologico, a quello sacramentale, a quello dottrinale, a quello pastorale, a quello liturgico e a quello catechetico. ALCUNI FATTORI STORICI DELL800. Al fallimento dellIlluminismo segu la Rivoluzione francese che scrisse una pagina anticristiana orribile: fu un proposito, in gran parte attuato, di distruggere ogni segno del culto cristiano e per questo si volle mutare persino il calendario. Segu anche la crisi della Chiesa alla fine del 700, a motivo anche di uneccessiva frammentazione della liturgia, soprattutto in Francia, tanto che ogni Diocesi aveva i suoi libri liturgici ed i suoi riti. Questo avvenne, malgrado il Concilio di Trento avesse imposto la centralizzazione e luniformit della Liturgia stessa. Questa unit liturgica, tanto agognata, non fu pienamente possibile in quel periodo per i diversi fattori negativi, gi sopra enunciati. A motivo di questo quadro negativo, non mancarono alcuni tentativi da parte di Prospero Guranger (1805-1875) che aveva ricevuto lordinazione sacerdotale nel 1827 e fu attratto subito dalla questione dellunit dei cattolici francesi, alla quale volle dedicare tutta la sua attivit. Punto di partenza del Guranger fu la restaurazione dellordine benedettino, nel quale egli trovava la manifestazione pi viva della spiritualit tradizionale della Chiesa. Per attuare il suo disegno nel 1833 acquist lantica Abbazia di San Pietro di Solesmes, soppressa nel 1791 e destinata alla demolizione, e vi ristabil la vita benedettina. Egli non segu 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 74 la linea di Giansenio, ma volle ritornare al senso della Chiesa Universale e al senso della Liturgia Universale, mediante la dottrina del Corpo Mistico di Cristo, sia a livello pastorale, sia a livello liturgico. Guranger inizi la sua opera con la pubblicazione nel 1840 delle Institutiones liturgiques: lopera si ferm al terzo volume edito nel 1851. Si tratta di unopera di carattere pi scientifico. In un altro suo importante scritto, lAnne liturgique (1841) diede impulso ad un vero e proprio movimento liturgico. Egli voleva promuovere tale movimento soprattutto sotto laspetto gerarchico, perch per lui la gerarchia voleva dire la Curia Romana. Con lAnne Liturgique egli scrisse un commentario liturgico riguardante tutto lAnno Liturgico. Guranger mor prima di ultimare i 19 volumi di questo commentario. Nel movimento liturgico da lui promosso, mancarono tuttavia due principi, oggi affermati: lesatta possibilit di riformare cerimonie e libri liturgici e laltra di poter usare la lingua volgare. Con la presenza dei monaci egli ebbe la possibilit di mostrare a livello pratico quello che voleva realizzare, tanto che il monastero da lui rifondato divenne un punto centrale di riferimento per la Chiesa stessa. Oltre a Guranger si possono ricordare anche altri illustri personaggi come Sailer e di Mohler (1838), i quali vedevano nella Liturgia il principio vitale della vita cristiana. Il concetto della Chiesa come popolo di Dio, spinse Mohler a difendere luso della lingua volgare nella Liturgia. Ci avvenne anche in Italia con Antonio Rosmini, che mor nel 1855: anche lui insistette molto sulla dottrina del Corpo Mistico di Cristo, con la conseguenza che ogni fedele doveva partecipare ai sacramenti secondo la virt del carattere sacerdotale ricevuto dal Battesimo. Con linizio del movimento liturgico, Guranger, insieme ad altri promotori, oltre a far intendere ai vescovi della Francia come fosse giunto il momento di rinunciare agli individualismi liturgici, ebbe il merito di sottolineare la presenza dello Spirito Santo nella celebrazione liturgica, al popolo: non si trattava di una questione collettiva, ma ogni cristiano doveva prendere coscienza di questa presenza particolare. Inoltre, Guranger volle promuovere il ritorno al canto gregoriano nel quale vide il canto ufficiale della Chiesa di Roma, e lo voleva affermare al posto del canto popolare (v. Cattaneo, Il culto cristiano in Occidente). Il punto di riferimento per il gregoriano fu il monastero di Solesmes, dove i Benedettini si impegnarono per far rifiorire la tradizione del canto gregoriano che non fu facile reintrodurlo nella tradizione della Chiesa. Comunque, il problema con la diversit liturgica in Francia, fu determinato soprattutto dallinfedelt verso Roma. Concludendo, alcuni studiosi ritengono che Guranger, pur avendo avuto grossi meriti nel campo liturgico, a motivo del fatto che non andando nel periodo patristico, dove poteva riscoprire la teologia dei Padri in merito alla dottrina dellEucaristia e alle diverse testimonianze dei Padri sui riti della Chiesa Antica, non pu essere considerato il vero fondatore del movimento liturgico in Francia. Lui si era fermato al periodo Medioevale per attuare la sua Riforma, per cui la sua opera appare incompleta. Non ritornando alle fonti della Chiesa Primitiva, non ha potuto conoscere a fondo la tradizione della Chiesa, sin dal suo sorgere. Malgrado ci egli da considerarsi uno tra i pionieri del movimento liturgico il quale ha continuato a dare il suo seguito sino al Concilio Vaticano II, quando la Riforma Liturgica inizier a creare importanti premesse per la Chiesa del terzo millennio. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 75 Il movimento spirituale di Dom Guranger ebbe un felicissimo trapianto in Germania con lapertura dellantica Abbazia di Beuron, nel 1863 ad opera dai fratelli dom Mauro e dom Placidus Wolter, ambedue Benedettini, gi abituati alla vita del monastero di Solesmes. Essi vollero mantenere la stessa riforma monastica e liturgica in Germania. Nei primi anni di Beuron ci fu il desiderio di promuovere una liturgia romana, mediante anche una stretta osservanza della regola monastica. Nel 1862 Mauro Wolter visse alcuni mesi a Solesmes, per poi portare in Germania la stessa tradizione. Circa ventanni dopo lesperienza di Beuron, nel 1884, dom Anselm Schott, anche lui monaco di Beuron, pubblic il primo messale latino-tedesco che ebbe un grande successo. Undici anni pubblic il Libro dei Vespri, creando delle nuove prospettive. Un altro merito di Beuron fu quello di aver dato alla luce la scuola di arte, che fu fondata da Desiderio Lenz che cerc di integrare lunit artistica in un singolo spazio liturgico e di creare una certa armonia tra la Liturgia e lArte. Questo nuovo stile si diffuse ben presto in tutto il mondo. Un altro fatto importante segu nel 1872 quando un gruppo di monaci di Beuron si era stabilito in Belgio per restaurarvi la vita benedettina estinta dalla Rivoluzione francese. Ebbe cos origine lAbbazia di Maredsous, dove dom Gerardo van Caloen inizi il rinnovamento liturgico. La stessa cosa, pi o meno, avvenne in Germania, presso un altro monastero, Maria Laach, che fu rifondato nuovamente, sempre dai monaci di Beuron. Esso divenne un importante centro di dottrina e di riforma tedesche. Nel 1913, prima di diventare abate, Idelfonso Herwgen (+ 1946) incontr un gruppo di giovani laici i quali espressero il desiderio di una maggiore partecipazione liturgica. Lanno seguente, il nuovo abate invit lo stesso gruppo al monastero per la Settimana Santa del 1914 dove essi celebrarono insieme la Messa dialogata per la prima volta. Tutto questo fa comprendere limportanza di Solesmes, quale nuovo centro liturgico, dal quale lo stesso movimento liturgico prese tutta la sua forza. Herwgen, con due suoi monaci, Cunilbert Mohlberg e Odo Casel (+1948), e in collaborazione con Romano Guardini, F. R. Dolger e Anton Baumstark, aprirono la strada al movimento liturgico tedesco. Herwegen ebbe una visione globale a livello liturgico-teologico. Nel 1918 furono pubblicate tre diverse Collane, attraverso le quali promuovere una vera e propria scienza liturgica: si tratta di Ecclesia Orans, Liturgiegschichtliche Quellen e Liturgiegeschichtliche Forscungen. In questa linea, linflusso di O. Casel fu notevole. Sotto linflusso di Herwegen, Casel entr nel monastero di Maria Laach: il suo contributo pi grande fu lopera dal titolo Das chrisliche Kultmysterium, la quale parla dei sacramenti come mistero, partendo dal credere che gli stessi sacramenti abbiano avuto origine gi nei culti misterici greci. Bench questa teoria non abbia pi credito attualmente, la sua interpretazione diede il via ad una visione ricca e positiva della Chiesa come Corpo Mistico di Cristo, che si esprime relazionalmente e simbolicamente attraverso la partecipazione sacramentale. La teoria di Casel fu molto discussa. La prima messa versus populum, con una partecipazione attiva del popolo, avvenne nella cripta del monastero di Maria Laach, il 1 agosto del 1926: vi era presente anche Burkhard Neunheuser, quando ancora era novizio. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 76 24/01/2001 - Storia della Liturgia secondo le epoche culturali 11a. Lezione, Prof. Keith Pecklers sj. MOVIMENTO LITURGICO CLASSICO E IL VATICANO II (CONCLUSIONE). Come gi stato accennato nella Renania, Maria Laach divent un centro di dottrina e di riforma liturgica tedesche. Nel 1913, prima di diventare abate, I. Herwengen (+ 1946) incontr un gruppo di giovani laici i quali espressero il desiderio di una maggiore partecipazione liturgica. Questo fa comprendere che fu uno dei principali sostenitori del nuovo movimento liturgico tedesco, insieme a Cunibert Mohlberg e Odo Casel e in collaborazione con Romano Guardini (+ 1968), F. R., Dolger e Anton Baumstark; questultimo si pu ricordare per la sua famosa opera dal titolo Liturgia Comparata. Si cre un centro liturgico tedesco per il quale interessante notare un forte contributo scientifico con minime caratteristiche di natura pastorale. Questo movimento si diffonder anche altrove, ma assumer caratteristiche pi pastorali e meno scientifiche. Il primo congresso sulla liturgia nei Paesi Bassi si tenne a Breda nel 1911: esso condusse alla fondazione della Societ liturgica delle diocesi di Haarlem (1912) e di Utrech (1914) e la Federazione Liturgica olandese nel 1915. La relazione e la comunione che si era creata anche tra i monasteri di Maria Laach e di Herstelle intensific il movimento liturgico diffondendone il carattere scientifico. A tale riguardo importante ricordare una delle suore di Herstelle, Aemiliana Lohr (+1972) che scrisse pi di trecento articoli, componimenti e libri sulla vita liturgica della Chiesa. Essa fu famosa per aver composto le migliori meditazioni per la domenica e le feste durante gli Anni Trenta. A Maria Laach, labate Herwengen incoraggi un suo monaco, Atanasio Wintersig (+ 1942) a scrivere Liturgie und Frauenseele. Il libro discuteva in modo esplicito il ruolo importante delle donne nel movimento liturgico. Tutto questo comport anche una nuova prospettiva femminile del movimento liturgico. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 77 Nel movimento tedesco, anche se pochi, ci sono anche elementi di natura pastorale: un esempio concreto riguarda il rapporto esistente tra gli architetti ed i liturgisti per lo sviluppo di nuove chiese, nonch un rapporto tra larte e la Liturgia come scienza teologica. Nel 1938 i vescovi tedeschi poterono scrivere una lettera in favore del movimento liturgico per quanto riguarda larte e larchitettura nelle chiese. Un altro elemento pastorale pi importante fu la creazione di un legame pi stretto tra la liturgia e la diaconia, tra la liturgia e la carit. Questo avvenne soprattutto nel periodo tra le due guerre mondiali e quando Hitler era asceso al potere (anni 30-40). C da dire, poi, che un altro monaco, Maurus Volter, gi Abate di Boyron fond un monastero benedettino in Belgio nel 1972. Questo dimostra che la linea intrapresa di Solesmes continu caratterizzando il medesimo movimento liturgico. Certamente, molti anni prima, nel 1872, un altro monastero benedettino belga, Maredsous (1872), acquis fama pubblicando nel 1882 il primo messale francese-latino, Missel des fidles di Dom Grard van Caloen rettore della scuola dellabbazia. Lanno successivo, lo stesso monaco tenne una conferenza nel Congresso Eucaristico francese, parlando a favore della Messa pi partecipata dai fedeli. In questo modo, se da una parte la sua posizione fu ritenuta radicale, tanto che egli fu destituito dallincarico di rettore, dallaltra, si crearono importanti presupposti, non solo per una vera e propria Riforma Liturgica, che vedr il suo pieno sviluppo con il Concilio Vaticano II, ma unera nuova della Chiesa secondo una nuova visione teologica. Nel 1884 Grard van Caloen fond una nuova rivista in favore del rinnovamento liturgico. Nel 1889 un altro monaco, dello stesso monastero di Maredsous, di nome Robert Kerchiove, che mor nel 1942, fond un altro monastero a Mont Csar, sempre in Belgio, dove fu evidente una linea liturgica riformatrice, oltre a quella di Solesmes, che voleva riportare la Chiesa alla sua fonte liturgica. Mont Csar divenne ben presto conosciuto per le sue riviste di carattere scientifico e per le sue settimane liturgiche. Il vero fondatore del movimento liturgico, fu Guranger che diede impulso a questo movimento liturgico, di cui c gi un accenno nella lezione precedente. Con esso ci fu anche la preoccupazione di riavvicinare la gente alla Chiesa grazie alla figura ed alla funzione dei cappellani degli operai che nel 1894 fondarono una fraternit. Rispondendo allappello di Papa Leone XIII, intensificarono laspetto pastorale della riforma liturgica, non meno importante di quello scientifico. Laspetto pi importante di questo periodo, dal punto di vista pastorale lo si pu cogliere grazie ad un altro monaco Beauduin: si tratta di una liturgia pi viva nella quale si prevede una comunione pi frequente dei fedeli, insieme ad una partecipazione pi attiva alla Messa. Grazie a lui fu riscoperta la devozione al Santissimo, sotto linflusso della teologia del Corpo Mistico di Cristo. Nel 1909 Beauduin invit alcuni studenti ad una riflessione sul movimento liturgico e nello stesso anno, durante un Congresso nazionale di tutti questi operai cattolici, dove present la sua relazione: la vera preghiera della Chiesa, il cui fondamento fu il motu proprio di Pio XII (1903) che fu principalmente una lettera apostolica che riguardava il rinnovamento liturgico e sulla musica sacra. Questo motu proprio divenne la Magna Charta del movimento liturgico: essa parla del vero spirito cristiano e la liturgia come fonte indispensabile della Chiesa stessa. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 78 Un altro personaggio che possiamo ricordare in questo periodo fu G. Kurth, un grande studioso di Liturgia e di Storia: lui espresse il desiderio di far vivere la vita liturgica della Chiesa, come anche lo stesso Beauduin aveva pi volte espresso. Egli lavor, tra laltro, sui testi liturgici originali che furono tradotti, come strumento devozionale per la gente, non solo come testo liturgico. Inoltre, egli cerc di sviluppare una vera spiritualit liturgica, in modo tale che ciascuno potesse portare avanti la propria esperienza personale mediante la liturgia stessa, secondo la tradizione stessa della Chiesa. A tale riguardo fu promossa liniziativa di introdurre nelle parrocchie la Liturgia delle Ore. Fu coltivato anche luso del canto gregoriano, durante la S. Messa, secondo anche il desiderio di Pio X, con lo scopo di insegnare alla gente comune il canto stesso. Fu prevista anche liniziativa di promuovere gli esercizi spirituali delle persone che componevano il coro liturgico, insieme ai diversi ministri liturgici, per creare una certa unit nella Parrocchia. Nel 1909 Beauduin fond una nuova rivista dal titolo: Vita Liturgica. Essa ebbe un certo successo. Nel 1910 ne fond ancora unaltra dal titolo: Questioni liturgiche. Nello stesso anno organizz anche la prima giornata liturgica, alla quale parteciparono pi di 250 persone, presso Mont Csar. Due anni dopo (1912) egli inizi le settimane liturgiche, con laiuto di altri monaci. Nel 1913 vennero pubblicati i primi risultati della settimana liturgica dellanno precedente, mentre nel 1914 pubblic una sua opera dal titolo: La piet della Chiesa (La pit de lglise). Essa la si pu vedere come una dichiarazione pubblica del movimento liturgico. A motivo di ci alcuni studiosi pensarono che il movimento liturgico non poteva identificarsi con Guranger, ma con Beauduin che ha avuto un grande successo grazie alla sua capacit di comunicare agli altri un certo messaggio, in modo concreto e non astratto. Beauduin, tra laltro, era convinto del fatto che per promuovere una partecipazione pi intensa dei laici alla vita liturgica della Chiesa bisognava partire dal clero che pi di ogni altro aveva bisogno di un certo rinnovamento spirituale e liturgico. Egli si preoccup anche dellaspetto ecumenico della Liturgia, giacch voleva riavvicinare gli Anglicani alla fede cattolica e realizzare, cos, una nuova comunione ecclesiale. Beauduin volle anche distinguere tra il momento della celebrazione eucaristica, dalladorazione eucaristica e dallesposizione del Santissimo, fuori dalla messa. Egli fu molto favorevole alla messa recitata. C da dire che successivamente un altro monaco di Maredsous fond nel 1817 un altro monastero: lo scopo era quello di introdurre le donne nellesperienza e nella vita della liturgia. Ci costituiva in assoluto una novit. In questo modo furono costituiti gli esercizi spirituali anche per le donne. Questo monaco cerc di legare insieme il movimento liturgico, insieme a quello patristico e a quello biblico, dando un volto nuovo al movimento liturgico stesso. Inoltre, nel 1919 egli prese una parrocchia, come luogo dove verificare lefficacia di questo movimento liturgico e favorire una partecipazione pi piena dei fedeli nella celebrazione della Messa: fu introdotta in parrocchia anche la liturgia delle Ore. Tutto questo si verific in Austria, dove ci fu questo tentativo di unificare la Liturgia stessa. In essa, dunque, il movimento liturgico si svilupp sotto la guida del canonico agostiniano P. Parsch (+1954). Facendo perno sul monastero di Klosterneuburg, Parsch integr la dottrina liturgica della Germania con gli interessi pastorali dellAustria con lo stesso fine del rinnovamento liturgico e biblico, favorito da due importanti pubblicazioni: Das Jahr des Heiles (cominciata nel 1923), un commento al Messale e al Breviario per lintero anno liturgico, e 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 79 Bibel und Liturgie (1926), che promosse la relazione fra la Bibbia e la Liturgia ed incoraggi una conoscenza pi ampia della Scrittura fra i cattolici. In Italia, invece, i monaci dellabbazia di Finalpia Ligure (Savona) alimentarono lapostolato liturgico con la loro importante Rivista Liturgica in cui molti dei pionieri liturgici italiani comunicarono le loro idee sulla riforma della liturgia. Fondata nel 1914, la rivista continua ad essere pubblicata tuttora. Due eminenti figure del movimento liturgico italiano furono Emanuele Caronti OSB e Idelfonso Schuster, OSB. Nel 1919, Schuster scrisse il suo Liber Sacramentorum che consisteva in note storiche e liturgiche sul Messale Romano, indirizzata principalmente al clero, mentre Caronti scrisse La Piet liturgica, basandosi sulla piet ecclesiale in una solida spiritualit liturgica. Il suo grande contributo fu tuttavia il Messale festivo per i fedeli, ampiamente apprezzato, perch esso aiut un gran numero di cattolici italiani ad incontrare la ricchezza del culto della Chiesa guidandoli nella comprensione dei testi liturgici ed accrescendo lapprezzamento della liturgia stessa. Ma si deve puntualizzare che il movimento liturgico italiano non ebbe successo come negli altri paesi, non per mancanza di una ricerca scientifica, ma a causa del rigido tradizionalismo della Chiesa italiana e dellatteggiamento dei vescovi italiani di riferire tutti i cambiamenti liturgici al Papa e alla Curia Romana. Il movimento liturgico cominci a prendere forma anche in altri paesi europei con accenti diversi e secondo il clima culturale ed ecclesiale proprio di ciascun paese. In particolare si ebbero significativi sviluppi in Spagna (Mont Serrat), Portogallo, Svizzera, Inghilterra, Cecoslovacchia, Ungheria e Polonia. Questa differenza si manifest soprattutto a livello di architettura liturgica (v. Scientia Liturgica pp. 186-187). Per quanto riguarda la Spagna alcuni monaci della Catalogna assunsero la linea di Maria Laach: essi diedero un qualcosa di importante al movimento liturgico spagnolo. A Barcellona venne creato un centro liturgico importante dove lintento era quello di unire la cultura della Catalogna con la riforma liturgica. Uno dei fondatori, I movimenti del Brasile e degli Stati Uniti dAmerica furono entrambi contrassegnati di un forte interesse pastorale, ponendo in evidenza la relazione esistente fra liturgia ed azione sociale. Il Movimento Liturgico non si limit unicamente in Europa, ma si estese anche nelle Americhe. Garbiel Heber fu uno degli esponenti principali del Movimento Liturgico in Europa, insieme a Johannes Vagner che fond un Centro Liturgico germanico (1946-1947), del quale fu il primo direttore. Per quanto riguarda gli Stati Uniti dAmerica, nel 1925, uno studioso tedesco-americano, che studi al SantAnselmo, fu discepolo di Beauduin. Si tratta di Michael Vergel che fond il movimento Liturgico Americano nel Minesota. Nel 1940 ci fu il tentativo di organizzare le Settimane Liturgiche, in modo particolare a Chicago. Nel 1947 fu iniziato un programma estivo-liturgico, al quale parteciparono gli esponenti pi importanti. Con Martino Michler inizi un nuovo movimento liturgico in Brasile. Nel 1934 fu promosso il foglio liturgico, come strumento per lAssemblea liturgica e per promuovere la Messa dialogata. Invece, nel 1951, lIstituto Liturgico di Trier inizi il suo Liturgisches Jahrbuch. Per quanto riguarda altri avvenimenti significativi, la ricerca e la sperimentazione liturgica furono incoraggiate da numerosi documenti papali significativi. Poich stava dilagando la 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 80 seconda guerra mondiale, Pio XII emise lenciclica Mystici Corporis nel 1943, che mise in rilievo la natura della Chiesa come corpo di Cristo. Questa dottrina fondamentalmente paolina promossa dai teologi tedeschi del XIX secolo della scuola di Tubinga e usata dai pionieri liturgici come base teologica per il rinnovamento liturgico fu molto contrastata prima dellenciclica, perch alcuni credevano che minacciasse la struttura gerarchica della Chiesa. In quello stesso anno, fu pubblicata lenciclica Divino afflante Spiritu che permise luso dei moderni metodi esegetici nello studio della Scrittura. Quattro anni dopo, nel 1947, Pio XII eman la Mediator Dei, la prima enciclica di argomento esclusivamente liturgico. Bench il documento mettesse in guardia contro gli abusi liturgici e sostenesse la liturgia latina, esso ufficialmente riconobbe il movimento liturgico ed inaugur una serie di cambiamenti liturgici che avrebbero portato al concilio Vaticano II. Nel 1947, il Belgio ottenne il permesso di celebrare la Messa serale la domenica e i giorni festivi; la diocesi di Bayonne, in Francia, ricevette lapprovazione per la recitazione del completo salmo di introito, e fu approvata anche una edizione latino-francese del RIR. Un anno pi tardi, alla diocesi belga di Liegi fu concesso il permesso per lo stesso rituale. I vescovi giapponesi ricevettero lautorizzazione alla celebrazione delle Messe serali anche nel 1948 e le Messe serali quotidiane furono approvate in alcuni luoghi della Polonia. La traduzione del Messale romano del 1570 (tranne il Canone romano) in cinese mandarino fu approvata dalla Santa Sede nel 1949 e anche allIndia fu concesso il permesso per le Messe serali e un pi breve digiuno eucaristico. Nel 1950, si approv una forma semplificata del Breviario per lOlanda, mentre i vescovi austriaci, francesi e tedeschi richiesero il permesso di ripristinare la veglia pasquale la sera del sabato Santo. Si approv in via sperimentale questa veglia pasquale il 9 febbraio 1951 con il documento Ordo Sabbati Sancti. Nel 1953 e nel 1957, le costituzioni apostoliche Christus Dominus e Sacram communionem rispettivamente, concessero alla Chiesa universale lautorizzazione alla Messa serale e un digiuno eucaristico pi breve. Nel 1955, lenciclica di Pio XII sulla musica liturgica Musica e sacrae disciplina approv gli inni in lingua locale durante la Messa, ma assai pi significativo fu il completo ripristino dei riti della Settimana Santa, promulgato per la domenica delle Palme del 1956. Ci fu considerato una pietra miliare per i pionieri liturgici. Odo Casel non visse abbastanza a lungo per vedere i frutti del suo lavoro, su cui si fondano gli studi sul mistero pasquale, giungere alla realizzazione. Mor nel 1948, proprio dopo avere intonato lExultet durante la veglia pasquale presso il monastero benedettino di Herstelle. I riti revisionati della Settimana Santa lasciarono ancora molto lavoro da fare. Prima del 1955, le liturgie del Triduo pasquale erano generalmente celebrate la mattina con soltanto un limitato numero di fedeli presenti. Ora che quelle liturgie erano state differite alla sera si rese necessario insegnare ai cattolici limportanza della partecipazione a quei riti. Nel 1951, si riun a Maria Laach il primo congresso liturgico internazionale, seguito da Odilienberg nel 1952 e da Lugano nel 1954. Nel 1956 il primo congresso liturgico internazionale pastorale fu tenuto ad Assisi: questo fu un incontro storico. Presieduto dal prefetto della Congregazione dei Riti, il cardinale Gaetano Cicognani, il congresso riun insieme oltre 1400 partecipanti provenienti da cinque diversi continenti includendo ottanta vescovi e sei cardinali. Fra le presentazioni furono considerati pi significativi i discorsi di Josef Jungmann Lidea pastorale nella storia della liturgia, e del cardinale Agostino Bea Il valore pastorale della parola di Dio. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 81 Soltanto molti anni pi tardi la Sacrosanctum Concilium del Concilio Vaticano II avrebbe ripreso molti di quegli stessi argomenti trattati nel congresso di Assisi. Due questioni primarie emersero durante il congresso: la pubblicazione di una liturgia in lingua locale e la riforma del Breviario. Entrambi gli argomenti provocarono una vivace discussione e animarono perfino il dibattito durante il congresso. Alla fine della riunione i partecipanti si recarono a Roma per un incontro con Pio XII dove egli dichiar che il movimento, portando le persone pi vicino al mistero della fede e della grazia ottenuta attraverso la partecipazione liturgica, era un segno della provvidenza divina e della presenza dello Spirito Santo nella Chiesa. Pio XII mor il 9 ottobre 1958 e fu eletto papa Giovanni XXIII. Il 25 gennaio 1959 il nuovo papa annunci il Concilio Vaticano Il 6 giugno 1960 fu nominata una commissione preparatoria sulla liturgia presieduta dal Cardinale Cicognani. Un mese dopo Annibale Bugnini, CM (+ 1982) fu nominato segretario. La commissione inizi immediatamente i lavori, suddividendosi in sottocommissioni e trattando i seguenti argomenti: 1) il mistero della liturgia in relazione alla Chiesa, 2) la Messa, 3) la concelebrazione eucaristica, 4) lufficio divino, 5) sacramenti e sacramentali, 6) la riforma del calendario liturgico, 7) luso del latino, 8) la formazione liturgica, 9) la partecipazione liturgica dei laici, 10) ladattamento culturale e linguistico, 11) la semplificazione delle vesti liturgiche, 12) la musica liturgica, 13) larte liturgica. Molti membri appartenenti al movimento liturgico furono nominati nelle varie sottocommissioni Godfrey Diekmann OSB (abbazia di S. Giovanni, Collegeville, Minnesota, USA), Balthasar Fischer (Trier, Germania), Joseph Gelineau, SJ (Parigi, Francia), Anton Hnggi (Friburgo, Svizzera), Josef Jungmann SJ (Innsbruck, Austria), Frederick McManus (Washington, DC, USA), Cipriano Vagaggini, OSB (Bologna, Italia),Johannes Wagner (Trier, Germania) apparvero nella lista dei componenti la commissione preparatoria. La commissione preparatoria propose gli schemata per la riforma liturgica che vennero presentati al Concilio Vaticano II. Fra il 22 ottobre e il 13 novembre 1962, la commissione liturgica discusse la riforma in quindici sedute. Una serie di emendamenti ritardarono il procedimento, cosi fu solo alla fine della seconda sessione, il 4 dicembre 1963, che Paolo VI promulg la Sacrosanctum Concilium approvata con 2147 voti favorevoli e 4 contrari. Dopo il Proemio, il primo capitolo della costituzione delinea i principi generali per la riforma, seguono nel secondo capitolo le concrete direttive sulleucaristia. Il capitolo terzo tratta gli altri sacramenti e sacramentali, seguito dalla Liturgia delle Ore (cap. 4), lanno liturgico (cap. 5), la musica liturgica (cap. 6) e larte liturgica (cap. 7). La dottrina della Chiesa come corpo mistico di Cristo che teologicamente abbracciava il movimento liturgico prima del concilio diede origine ad una nuova visione della Chiesa come popolo di Dio. Il 29 gennaio 1964, Paolo VI stabil una nuova commissione avente lo scopo di favorire lapplicazione delle nuove riforme liturgiche nel mondo. Chiamato Consilium ad exsequendam Constitutionem de sacra Liturgia e presieduta dallarcivescovo di Bologna, il cardinale Giacomo Lercaro, il Consilium internazionale includeva cinquanta cardinali e vescovi ed oltre duecento liturgisti. Annibale Bugnini, CM fungeva da segretario. Questa commissione aveva lo scopo di rivedere i libri liturgici in conformit alle nuove direttive del concilio, di istruire tutta la Chiesa sulla liturgia rinnovata e di invitare alla piena ed attiva partecipazione. Il cambiamento avvenne rapidamente, non solo riguardo alla lingua locale, ma anche in molti altri settori. Il lavoro del Consilium dur cinque anni, fino al 1969 quando fu sostituito dalla Congregazione per il Culto Divino. Nei quarantacinque anni antecedenti il concilio Vaticano II, molti uomini e donne allinterno della Chiesa lavorarono instancabilmente per un rinnovamento che avrebbe richiamato clero e laici verso una partecipazione liturgica piena ed attiva. I pionieri liturgici come Beauduin, Casel e Michel morirono prima di vedere i risultati della propria iniziativa. Altri pionieri che 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ. 82 promossero altri aspetti della liturgia come luso della lingua locale furono felici di assistere alla realizzazione del loro sogno. Tutti quegli sforzi furono coronati dalla promulgazione della Sacrosanctum Concilium. Il difficile compito di perfezionamento doveva ancora avere luogo. Trentacinque anni pi tardi stiamo ancora apprendendo il significato di quelle riforme liturgiche e della responsabilit sociale implicita nel nostro Amen liturgico. ________Note Personali di Studio________________________________________________ N.B. Questultima parte riprende fedelmente Scientia Liturgica da p. 190 a p. 194. 94017- 6. Storia della liturgia secondo le diverse epoche culturali, Prof. Keith F. Pecklers SJ.