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Lorganizzazione
gerarchico-strutturale del
sistema nervoso centrale:
levoluzione della mente
Carlo Blundo , Maurizio Ceccarelli
*

Per quanto possiamo desiderare di vedere noi stessi come lapoteosi
di una tendenza intrinseca nelle vicende dellevoluzione,
dovremo un giorno venir e a patti con la nostr a autentica
condizione di entit discrete e uniche
nel percorso di una storia contingente e imprevedibile.
Se potessimo riuscire a considerare questa prospettiva
come un fatto molto divertente, e non spaventoso,
potremmo ottenere il prerequisito psicologico
per una riforma dellintelletto.
Stephen Jay Gould
Per comprendere la mente, soprattutto la mente emotiva,
non esiste altra alternativa se non quella
di seguire una prospettiva evoluzionista.
Lunico organo del nostro corpo che chiaramente
organizzato a strati il cervello.
Jaak Panksepp
INTRODUZIONE
Come noto, ogni sistema biologico, unicellulare o pluricel-
lulare, vegetale o animale, de ve soddisf are le due necessit
che, congiuntamente, caratterizzano il vi vente: quella meta-
bolica , che richiede la presenza di processi relati vi alla cattura
e alla trasformazione dell energia necessaria per la formazio-
ne e il mantenimento delle str utture biolo giche, e quella
riproduttiva , che richiede la presenza di processi relati vi alla
trasmissione dell informazione genetica da una generazione
allaltra (cfr. Eldredge, 1995 ).
Nellambito dei sistemi biologici, gli organismi animali, a
differenza di quelli vegetali, non sono ener geticamente auto-
sufcienti, per cui necessitano di par ticolari str utture tese a
organizzare il movimento dellorganismo nellambiente per la
ricerca e la cattura dellenergia (cfr. De Duve, 1995 ). In parti-
colare, negli organismi animali pluricellulari il tessuto ner -
voso che assolve al compito primario di coordinare latti vit
delle di verse par ti dellor ganismo per attuare il mo vimento
nellambiente al ne di raggiungere le fonti ener getiche e,
per le specie in cui la riproduzione necessita dellaccoppia-
Introduzione
Fondamenti concettuali e metodologici
della prospettiva evoluzionista
Evoluzione della mente
Cervello rettiliano e mente rettiliana
Strutture del cer vello r ettiliano
Comportamenti mediati dal cervello rettiliano
Motivazioni r ettiliane
Rappresentazione sostenuta dal cervello rettiliano
Funzione del cer vello rettiliano
Memoria r ettiliana
Mente r ettiliana
Anatomia siologica e disturbi neuropsichiatrici
da alterazioni del cervello rettiliano
Ruolo siopatologico del l ivello s trutturale rettiliano
Cervello limbico e mente episodica
Strutture del cer vello l imbico
Comportamenti mediati dal cervello limbico
Motivazioni del cer vello limbico
Rappresentazione sostenuta dal cervello limbico
Funzione del cer vello limbico
Memoria del cer vello limbico
Mente epis odica
Anatomia siologica e disturbi neuropsichiatrici
da alterazioni del sistema limbico
Ruolo siopatologico del l ivello s trutturale limbico
Cervello neocorticale e mente mimica, mitica
e teoretica
Strutture del cer vello neocor ticale
Organizzazione funzionale del cervello neocorticale
Livello organizzativo della corteccia prefrontale
orbitaria, mediale e mente mimica
Livello organizzativo della corteccia prefrontale
dorsolaterale e mente mitica
Livello organizzativo della rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale e m ente teoretica
Conclusione

*
Carlo Blundo lautore dei paragra relativi alla neuroanatomia comparata
e umana, allanatomia siologica e ai disturbi neuropsichiatrici, al ruolo
siopatologico dei livelli strutturali; Maurizio Ceccarelli lautore dei
restanti paragra.
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
mento, per congiungersi con i partner sessuali. In conclusione,
il sistema nervoso regola primariamente il movimento tramite
il rilevamento delle condizioni dellambiente esterno allor-
ganismo in funzione delle necessit metaboliche e riprodutti-
ve, cio in funzione delle condizioni relati ve allambiente
interno allor ganismo (cfr . Denton, 2005; P anksepp, 1998;
Young, 1986 ). In questottica, possibile inter pretare lau-
mento di complessit del sistema nervoso nel corso dellevo-
luzione biologica come la condizione che ha per messo alle
diverse specie animali di complessicare le disposizioni in-
nate allazione relative allesplorazione ambientale , fenome-
no, come vedremo, coevolutivo a una progressiva, seppure
sempre relativa, emancipazione dei comportamenti dellorga-
nismo dai vincoli ambientali per soddisfare le proprie neces-
sit metabolico-riproduttive.
Secondo quanto esposto, il contributo primario della pro-
spettiva evoluzionista alla conoscenza della mente denire le
disposizioni allazione o motivazioni (cfr. Liotti, 2005; Pan-
ksepp, 1998 ) inscritte geneticamente nelle strutture del siste-
ma nervoso , disposizioni che costituiscono, per il singolo orga-
nismo, il patrimonio derivante dall eredit logenetica .
FONDAMENTI CONCETTUALI
E METODOLOGICI DELLA PROSPETTIVA
EVOLUZIONISTA
Secondo la teoria dellevoluzione, le diverse strutture presenti
nel nostro sistema nervoso sono il prodotto della storia loge-
netica, per cui tali str utture hanno somiglianze morfologiche
e biochimiche con le strutture presenti in specie animali con
cui abbiamo condiviso un comune antenato. La declinazione
di tale prospettiva evoluzionista in neurobiologia stata pio-
nieristicamente ef fettuata da P aul MacLean e for malizzata
nella famosa teoria del cervello tripartito ( MacLean, 1973 ).
In sintesi, secondo MacLean nel sistema ner voso centrale
umano possibile rile vare tre distinte sezioni str utturali, te-
stimoni del percorso e voluzionistico del sistema stesso: la
prima sezione, detta cervello rettiliano o complesso R , forma-
ta dal tronco encef alico, dallipotalamo, dal talamo e dai nu-
clei della base, caratterizza il cer vello dei rettili ancestrali; al
di sopra di questa prima struttura, circa 100 milioni di anni fa,
comparsa una seconda str uttura, detta cervello limbico o
cervello paleomammif ero , composta dal rinencef alo e dal
lobo limbico, che caratterizza il cervello dei mammiferi infe-
riori; circa 20 milioni di anni f a comparsa una terza struttura,
detta cervello neocorticale o neopallio o cervello mammifero ,
composta dalle circon voluzioni pi ester ne della cor teccia
cerebrale, la quale caratterizza il cer vello dei mammiferi su-
periori avendo il massimo sviluppo nei primati non umani e,
soprattutto, nelluomo.
Come noto, MacLean af ferma che ciascuna sezione del
cervello tripartito ha delle propriet peculiari: un par ticolare
tipo di intelligenza, un particolare tipo di memoria, una parti-
colare organizzazione del tempo e dello spazio. Semplican-
do, il cer vello del rettile sarebbe responsabile dei compor ta-
menti automatici primordiali, quello dei mammiferi inferiori
sarebbe associato alle emozioni, mentre quello dei mammife-
ri superiori alla sfera cognitiva (MacLean, 1973) ( g. 2.1 ).
Il modello di MacLean ha suscitato, e suscita tuttora, tanto critiche
( LeDoux, 1991 ; Reiner, 1997) quanto consensi (Cor y, 2002; Panksepp,
1998 ). Le critiche attengono sia alla difcolt di riassumere in sole tre
componenti la v ariet delle funzioni ner vose, sia alla cor rettezza della
composizione anatomica delle di verse sezioni del cer vello tripartito, sia
alla scarsa considerazione dei processi di integrazione strutturale-funzio-
nale tra le sezioni. P er quanto attiene alla suddi visione anatomica, le
nuove tecniche di indagine hanno dimostrato, per esempio, che anche nei
non mammiferi esistono str utture omologhe del sistema limbico, e vice-
versa, per cui, per esempio, una str uttura come il cor po striato, che f a
parte del cervello rettiliano, non solo codica automatismi motori molto
primitivi ma anche se gnali relativi alla sfera emoti va. Daltronde, sulla
scia di Darwin, il quale sosteneva che levoluzione non procede in manie-
ra lineare ma tende a di varicarsi in percorsi evolutivi diversi, lanatomia
comparata ha dimostrato che, se vero che cervelli pi complessi si sono
evoluti a partire dai cervelli pi semplici, i processi evolutivi alla base del
loro sviluppo si sarebbero vericati pi e pi volte e in maniera indipen-
dente formando linee evolutive separate.
a
b
c
Fig. 2.1 Rappresentazione dello sviluppo logenetico
del cervello dai rettili ai mammiferi. a. Rettili. b. Mammiferi
(coniglio). c. Uomo. 1 = cervelletto; 2 = tronco dellencefalo;
3 = mesencefalo; 4 = gangli della base; 5 = talamo;
6 = ipotalamo; 7 = setto; 8 = bulbo olfattorio; 9 = tratto
olfattorio; 10 = paleopallium; 11 = archipallium; 12 = lobo
limbico; 13 = neocorteccia primordiale (pallium generale);
14 = neopallium; = ipotalamo; = rinencefalo; = lobo
limbico. (Modicata da Macchi G: Anatomical substrate
of emotional reactions. In Boller F, Grafman J, editors:
Handbook of neuropsychology , vol 3, Amsterdam, 1989,
Elsevier.)
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
La teoria di MacLean, tutta via, al di l della sua contro versa realt
anatomica, sostiene con chiarezza lo stretto ed essenziale collegamento tra
funzioni mentali di crescente complessit e strutture cerebrali di crescente
complessit emerse progressivamente nel corso della traiettoria tempora-
le delle voluzione biolo gica. A soste gno di ci, lanatomia comparata
evidenzia che il sistema ner voso centrale delle v arie classi dei v ertebrati
presenta un piano generale di organizzazione comune al cui interno, pas-
sando dalle classi logeneticamente pi antiche a quelle pi recenti, si
rileva una graduale complessicazione strutturale in rapporto con condi-
zioni di vita sempre pi emancipate dai vincoli ambientali grazie alleser-
cizio di compiti funzionalmente pi elevati ( Delmas, 1980 ). In questo
percorso evoluzionistico lintegrazione tra le diverse sezioni anatomiche
si associa alla comparsa di una funzione di controllo dellatti vit delle
strutture pi antiche da parte delle strutture pi recenti, tanto quanto alla
comparsa di una funzione di soste gno dellatti vit delle str utture pi
recenti da parte delle strutture pi antiche, dando luogo a quellorganiz-
zazione gerarchica del sistema che, in pieno spirito jacksoniano (cfr .
Capitolo 1 ) di fondamentale impor tanza per la comprensione dellatti-
vit cerebrale e dei compor tamenti correlati, sia in condizioni siologi-
che, sia nel corso di patologie del sistema nervoso.
Secondo MacLean, quindi, possibile identicare nel nostro
sistema nervoso centrale una serie di distinte unit strutturali-
funzionali . Queste distinte unit, essendo espressione dellevo-
luzione del sistema, possono essere indagate singolar mente
nelle loro propriet peculiari studiando, rispettivamente, le
caratteristiche siologiche e compor tamentali delle specie
animali dotate esclusi vamente delle str utture proprie del cer -
vello rettiliano; delle specie che, oltre al cer vello rettiliano,
sono dotate delle strutture limbiche; e, inne, delle specie che,
oltre al cervello rettiliano e limbico, sono dotate delle strutture
neocorticali.
La prospetti va e voluzionista applicata allo studio del sistema ner voso
umano enfatizza l autonomia delle diverse parti del sistema nella misura
in cui ne denisce la singolarit delle propriet. per tali moti vi che il
modello del cer vello tripar tito presta il anco a inter pretazioni di tipo
localizzazionistico, secondo le quali il cervello rettiliano sarebbe il depo-
sitario della nostra animalit pi arcaica, istintuale, quello limbico il de-
positario delle passioni e solo quello neocor ticale il depositario de gli
aspetti peculiarmente umani del nostro essere, in sintonia concettuale con
la tripartizione della natura umana denita da Platone ( irascibile , concu-
piscibile , razionale ). Linterpretazione localizzazionista del modello da
considerare, per, come inevitabile artefatto dellapproccio metodologico
insito nella prospetti va e voluzionista piuttosto che uninter pretazione
della realt funzionale del sistema. Infatti, secondo tale approccio le pro-
priet biologiche possono essere analizzate come entit discrete , come
discrete sono, sotto cer ti aspetti (cfr . Zimmer, 2008 ), le specie rispetto
allevoluzione della materia vi vente. Peraltro, la copresenza di par ti di-
stinguibili allinterno di un unico sistema richiede, per la comprensione
della funzionalit complessiva dello stesso, non solo di considerare l in-
dipendenza e l autonomia strutturale e funzionale delle diverse parti, ma
anche la loro dipendenza e integrazione strutturale e funzionale. La ne-
cessit della biuni voca cor relazione tra autonomia e inte grazione delle
diverse parti del sistema era ben chiara allo stesso MacLean nel momento
in cui affermava che il sistema nervoso centrale umano non solo trino
ma anche uno. quindi possibile individuare nel modello di MacLean
la primaria espressione di una funzionalit unitaria che si fonda e si ali-
menta sulla triplice or ganizzazione ( Gallino, 1984 ). Proprio per aspetti
metodologici, se da un lato la prospettiva e voluzionista illumina sul-
lidentit peculiare delle singole par ti del sistema enf atizzando in tal
modo la denizione della reciproca autonomia delle loro propriet , dal-
laltro lato mette inevitabilmente tra parentesi il tema dei rapporti di reci-
proca dipendenza delle loro propriet. Sar compito della prospettiva
evolutiva , esposta nel Capitolo 3 , enfatizzare il rapporto di reciproca inte-
grazione delle propriet delle singole par ti, ponendo sullo sfondo le te-
matiche relative alla loro reciproca autonomia.
La restante par te del capitolo sar dedicata allesposizione
dellorganizzazione gerarchico-str utturale del cer vello sulla
falsariga della teoria di MacLean, ampiamente modicata gra-
zie ai contributi offerti da altri autori ( Ceccarelli, 2005; 2004;
2001 ; Heimer et al, 2008; LeDoux, 1996 ; Panksepp, 1998 ).
Nel Capitolo 3 , sar invece delineata unorganizzazione gerar-
chico-funzionale del sistema ner voso basata sullonto genesi
dei processi dintegrazione dellinformazione nervosa tra i di-
versi livelli strutturali.
EVOLUZIONE DELLA MENTE
La descrizione delle diverse propriet dei singoli livelli strut-
turali del sistema nervoso centrale sar esposta secondo il se-
guente ordine tematico.
Struttura : descrizione dellanatomia del livello strutturale
considerato.
La teoria dei tre cervelli di MacLean coincide con un modello su base -
logenetica del cer vello umano, ma allinter no di questo or gano, come
precedentemente detto, non semplice ricostruire quali siano le strutture
anatomiche che costituiscono il primiti vo cer vello rettiliano, limbico e
neocorticale. La selezione naturale, inf atti, non agisce per semplice so-
vrapposizione anatomica ma rimodella i circuiti e le strutture preesistenti
in maniera da adattarli alle condizioni ambientali in cui le nuove specie si
trovano a vivere. Il processo della selezione, per tanto, porta alla trasfor-
mazione, durante larticolato e imprevedibile percorso dellevoluzione, di
strutture che in cer te specie di animali svolgevano determinate funzioni.
Per esempio, il cervelletto nei pesci ha la funzione di mantenere lequili-
brio del corpo, mentre nei mammiferi si trasforma in un sistema che, oltre
allequilibrio, controlla e coordina i mo vimenti degli ar ti, e nelluomo,
inne, oltre che a mantenere lequilibrio e controllare e coordinare i mo-
vimenti, regola funzioni cognitive ed emozionali. In questottica, il termi-
ne encefalizzazione (proposto da Jackson nel 1885) veicola il riferimento
a una concettualizzazione morfofunzionale unitaria del sistema nervoso,
segnalando la fallacia di una distinzione tra livelli corticali e sottocortica-
li, in quanto la cor teccia cerebrale solo il li vello pi inte grato e pi
evoluto dellintero sistema.
Tenendo presenti le suddette precisazioni, possibile comunque affer-
mare che la prospetti va evoluzionista indica chiaramente che il cer vello
umano ha unorganizzazione verticale con str utture anatomiche sotto-
corticali logeneticamente pi arcaiche e str utture cor ticali pi recenti
( Koziol e Budding, 2010 ). In ambito clinico, come vedremo, osservazioni
di pazienti con disturbi mentali primari o secondari a patolo gie cerebrali
localizzate in differenti regioni dellencefalo sostengono lidea che diver-
si compor tamenti umani, anche se fr utto di uninestricabile interazione
fra strutture sottocorticali e corticali, sono interpretabili come espressione
della prevalente attivit di distinti sistemi anatomofunzionali che nel cor-
so dellevoluzione hanno contraddistinto gli stadi e volutivi del cer vello
rettiliano, limbico e neocor ticale ( Ghika, 2008; Liotti, 2005; P anksepp,
1998 ).
Comportamento : descrizione del repertorio comportamen-
tale correlato al livello strutturale considerato.
Motivazione : descrizione delle disposizioni innate allazio-
ne correlate al livello strutturale considerato.
La distinzione concettuale tra motivazione e comportamento una distin-
zione apprezzabile in modo direttamente proporzionale alla complessit
del sistema nervoso centrale considerato. Nei sistemi ner vosi semplici, la
cui organizzazione assimilabile a un insieme di riessi, le disposizioni
innate allazione (moti vazioni) danno luo go ad azioni (compor tamenti)
sostanzialmente omogenee per tutti gli individui appartenenti a una deter-
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
minata specie, dato che evidenzia la connessione semplice e diretta tra
motivazione e comportamento. Nei sistemi nervosi complessi, la cui orga-
nizzazione assimilabile a un insieme di reti neuronali ampiamente
interagenti interposte tra af ferenze sensoriali ed ef ferenze motorie, le di-
sposizioni innate allazione (motivazioni) danno luogo ad azioni (compor-
tamenti) in cui apprezzabile, seppure in modo relati vo, la dif ferenza
fenomenica tra gli indi vidui appartenenti a una deter minata specie. Tale
differenza fenomenica dipende dal fatto che negli organismi con sistema
nervoso complesso i diversi comportamenti che afferiscono a una mede-
sima motivazione sono lespressione della signicativit dei percorsi di
sviluppo individuale , inevitabilmente storicamente singolari, nel determi-
nare la costruzione dellorganizzazione del sistema, come magistralmen-
te esemplicato dal fenomeno dell imprinting posto in luce da K onrad
Lorenz (1973) .
Come noto, i piccoli dellanatra tendono a se guire, alla schiusa
delluovo, lanatra madre che, nelle abituali condizioni naturali, posta
dinanzi a loro. Lorenz osserv che, se al posto dellanatra madre si pone
un oggetto caratterizzato da certe dimensioni spaziali e che si muove a
una certa velocit (una scatola di cartone mossa da un lo; Lorenz stesso
in posizione carponi), lanatroccolo tende a seguire questo oggetto, rela-
zionandosi con esso come se fosse lanatra madre. Tale fenomeno e vi-
denzia con chiarezza che nel sistema ner voso dellanatroccolo la dispo-
sizione allazione (moti vazione) di se guire un o ggetto alla schiusa
delluovo non predetermina una specica rappresentazione delloggetto
da seguire (se cos fosse, lanatroccolo seguirebbe esclusivamente lana-
tra madre) bens predetermina uno schema sensomotorio che denisce i
limiti spaziotemporali della relazione tra lorganismo e lambiente , limi-
ti al cui interno possono rientrare oggetti simili per determinate caratteri-
stiche percettive, seppure di natura di versa. Il fenomeno dellimprinting
segnala, inoltre, che la rappresentazione dello ggetto successiva alla
relazione tra lor ganismo e lambiente, e che tale rappresentazione, in-
scritta nella memoria, orienter il futuro comportamento dellorganismo
(come evidenziato dal f atto che lanatroccolo imprintatosi con Lorenz
tenter, da adulto, di accoppiarsi con Lorenz piuttosto che con le anatre
sessualmente disponibili intorno a lui). Con riferimento alluomo, lim-
ponente e pluridecennale ricerca relati va alla moti vazione all attacca-
mento ( Bowlby, 1980; 1973; 1969 ) del bambino alla gura genitoriale
segnala con chiarezza inequi vocabile lalta cor relazione tra lo stile del
comportamento di attaccamento del bambino e lo stile del compor tamen-
to di accudimento del genitore (cfr . Liotti, 2005 ), costituendo una delle
prove maggiormente evidenti della signicativit dei percorsi di sviluppo
individuali, storicamente singolari, per la deter minazione del comporta-
mento umano.
Sulla base di queste considerazioni, plausibile sostenere che nelle
specie dotate di sistemi ner vosi semplici i limiti spaziotemporali del-
lazione predeterminati dalla motivazione sono ristretti, per cui gli ogget-
ti ambientali che vi rientrano hanno caratteristiche percetti ve pressoch
uniche, e ci giustica linterpretazione, errata, relativa allesistenza nel
sistema nervoso centrale di una rappresentazione innata delloggetto.
Il rappor to tra moti vazione e compor tamento schematicamente rap-
presentato nella g. 2.2 : il confronto con la g. 1.1 (vedi Capitolo 1 )
consente di apprezzare quanto tale rappor to si inscri va allinter no del
pi generale e inclusivo rapporto fra struttura e funzione.
Rappresentazione : descrizione degli elementi dellambien-
te inter no allor ganismo e de gli elementi dellambiente
esterno che intervengono nella costituzione della rappre-
sentazione della relazione or ganismo-ambiente specica
del livello strutturale considerato.
Funzione : identicazione del tipo di funzione sostenuta dal
livello strutturale considerato, utilizzando la classica cate-
gorizzazione delle funzioni mentali propria della psicologia
(percezione, emozione, linguaggio, coscienza).
Memoria : identicazione del tipo di memoria sostenuta
dallorganizzazione del livello strutturale considerato (vedi
g. 2.1 per il rapporto fra struttura, organizzazione, memo-
ria e funzione, e v edi Capitolo 3 per la dettagliata caratte-
rizzazione di un simile rappor to), utilizzando, in par te, la
classica categorizzazione della memoria propria della psi-
cologia (procedurale, episodica, semantica).
Mente : identicazione del tipo di mente sostenuta dal li-
vello strutturale considerato, utilizzando la categorizzazio-
ne relativa allevoluzione della mente proposta da Merlin
Donald (mente episodica, mimica, mitica, teoretica; Do-
nald, 1991 ).
Con il termine mente intendiamo indicare genericamente il complesso
delle propriet espressive della relazione organismo-ambiente gestite dal
livello strutturale del sistema nervoso centrale considerato (cfr. Capitolo 1 ,
il parag rafo Prospettiva r elazionale ). Accanto alla gestione espressi va
della relazione organismo-ambiente possono esservi, oppure non esservi,
propriet autoregolative della relazione, la cui declinazione fenomenica
la modulazione del comportamento da parte dellorganismo. Le propriet
autoregolative, come sar dettagliamente ar gomentato nel Capitolo 3 ,
sono lespressione di processi rappresentati vi di tipo riessivo, processi
coevolutivi e coincidenti con la coscienza ( Mountcastle, 1980 ). In que-
stottica, ogni livello strutturale del sistema ner voso centrale dotato di
una mente specica, una mente che pu a vere, oppure non avere, una
coscienza specica.
Anatomia siologica e disturbi neur opsichiatrici : descri-
zione degli aspetti siologici e del panorama dei disturbi
neuropsichiatrici associati alle alterazioni delle componen-
ti anatomiche proprie del livello strutturale considerato.
Pur essendo la descrizione dei disturbi neuropsichiatrici lo ggetto cen-
trale dei questo libro (vedi Capitoli 7-16), lesposizione sintetica di molti
di essi in questo capitolo ha lobiettivo di segnalare al lettore lutilit cli-
nica di una modellizzazione gerarchico-str utturale del sistema ner voso,
anche se la localizzazione concettualmente maggior mente ade guata di
tale paragrafo sarebbe allinterno del paragrafo relativo alla psicopatolo-
gia del Capitolo 3 .
Ruolo siopatologico del livello strutturale : descrizione del
ruolo di ciascun livello strutturale nellorganizzazione del-
lattivit cerebrale e nella siopatologia dei disturbi neu-
ropsichiatrici.
Motivazione
(struttura)
Memoria
(organizzazione)
Funzione
AMBIENTE
Comportamento
1
2
3
Fig. 2.2 Motivazione e comportamento nei sistemi viventi
complessi. La nume razione indica la scansione temporale
del processo relazionale.
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
CERVELLO RETTILIANO
E MENTE RETTILIANA
STRUTTURE DEL CERVELLO RETTILIANO
In questo paragrafo saranno descritte, tenendo presenti le dif-
colt e le avvertenze precedentemente esposte relativamente
a questo compito, le principali str utture del cer vello umano
che, per sede anatomica e funzione, possono essere considera-
te similari a quelle del cervello rettiliano.
Elementi di embriogenesi
cerebrale dei cranioti
Nel corso dellevoluzione, la comparsa del cer vello dei rettili ancestrali,
circa 300 milioni di anni fa, segna lo sviluppo delle strutture encefaliche
proprie dei cranioti (tale termine denisce i vertebrati che hanno il cervel-
lo protetto dal cranio), str utture da cui derivano logeneticamente quelle
del cervello degli uccelli, dei mammiferi e inne delluomo. Pertanto, una
rapida sintesi dello sviluppo embrionale del cer vello dei cranioti sar
utile per chiarire lorigine delle di verse regioni encefaliche presenti nel-
luomo. Esula naturalmente dal testo una trattazione pi approfondita
dellanatomia comparata, per cui si rimanda il lettore a testi specializzati
che hanno costituito il riferimento per questa trattazione ( Liem et al,
2002 ; Mazzi e Fasolo, 1977 ).
Il cervello si sviluppa da un rigonamento dellestremit craniale del
tubo neurale ( g. 2.3 ). Inizialmente si possono riconoscere tre espansioni
cerebrali chiamate vescicole primitive :
1. un cervello anteriore o proencefalo (dal greco, pros = da vanti ed enke-
falos = cer vello);
2. un cervello intermedio o mesencefalo (dal greco, mesos = inter me-
dio);
3. un cervello posteriore o rombencefalo (dal greco, rombos = a forma di
losanga).
Il proencefalo inizialmente d origine alle vescicole ottiche , che formeran-
no la retina dellocchio, e all infundibolo , in posizione ventrale mediana.
La ghiandola pituitaria o iposi aderisce allinfundibolo; la sua porzione
posteriore, la neuroiposi , si sviluppa come gemmazione dellinfundibo-
lo. Unaltra re gione cerebrale, il telencefalo o cer vello ter minale (dal
greco telos = ter mine), si sviluppa subito dopo prendendo origine da due
espansioni rostrolaterali del prosencefalo. Da queste si differenziano i due
emisferi cerebrali , i quali, insieme, costituiscono il cerebro , e i due bulbi
olfattivi . Le due cavit note come ventricoli laterali si trovano negli emi-
sferi e possono estendersi nei bulbi olfattivi.
La restante parte del proencefalo rimane adiacente alla linea mediana
e d origine al diencefalo (dal g reco di = di mezzo). La sua cavit, il
terzo ventricolo , rimane connessa ai ventricoli laterali attraverso i forami
interventricolari di Monro . Le pareti laterali del diencefalo si ispessisco-
no per for mare i due talami (dal greco thalamos = stanza pi interna); il
pavimento d origine all ipotalamo e il tetto, che in g ran par te rimane
molto sottile, forma l epitalamo . Dai neuroni del proencefalo si diramano
gli assoni che, mettendosi in connessione con altre str utture del sistema
nervoso, danno origine alla sostanza bianca , corticale, del corpo calloso
e della capsula interna.
A dif ferenza del proencef alo, il mesencef alo rimane indi viso. Uno
stretto acquedotto di Silvio lo attra versa connettendo il terzo v entricolo
con il quarto ventricolo situato nel rombencef alo. La superce dorsale
del mesencefalo si trasforma in una str uttura denominata tetto , mentre il
pavimento costituisce il tegmento . Nei mammiferi, il tetto del mesencefa-
lo forma i collicoli superiori (visivi) e i collicoli inferiori (uditivi). Il teg-
mento contiene la sostanza nera e il nucleo rosso .
Il terzo rostrale del tetto del rombencef alo si differenzia in un meten-
cefalo (dal g reco met = dopo), che costituito quasi interamente dal
cervelletto . Durante lo sviluppo embrionale degli uccelli e dei mammiferi,
gruppi di neurob lasti mig rano dal cer velletto nella par te v entrale del
rombencefalo formando i nuclei del ponte e altri nuclei. La re gione del
ponte non si sviluppa nei rettili nei quali tutto il rombencef alo, a parte il
cervelletto, costituisce la quinta regione cerebrale denominata mielence-
falo , che ter mina nel midollo spinale (dal g reco myelos = midollo). Il
mielencefalo for ma il midollo allungato (altrimenti chiamato bulbo ) e
contiene il quarto ventricolo .

Organizzazione anatomica

del cervello rettiliano
Larchitettura neurale del cer vello rettiliano inter media tra
quella dei pesci/anbi e quella degli uccelli, tuttavia gli stu-
diosi di anatomia comparata sottolineano come non sia possi-
bile dar ne una descrizione uni voca, in quanto la tassonomia
dei rettili include diversi gruppi che nella storia dellevoluzio-
ne sono andati incontro a una diversicazione.
In questottica, la denizione di cer vello rettiliano for nita da Maclean
appare piuttosto restrittiva e poco aderente alla realt anatomica. Lo stes-
so MacLean (MacLean, 1973, trad. it. p 5 in nota) tutta via scrive: op-
portuno ricordare qui che esistono attualmente soltanto quattro ordini di
rettili viventi e che a nessuno di essi si ritiene siano appar tenuti i precur-
sori dei mammiferi. I quattro ordini di rettili sono: 1) i cheloni, cio le
tartarughe, cos chiamati per il guscio a forma di scatola che li ricopre; 2)
gli squamati, che comprendono due sottordini, le lucertole e i serpenti; 3)
i coccodrilli, di cui f anno parte coccodrilli e alligatori insieme agli uc-
celli hanno avuto origine dagli Arcosauria; 4) i rincocefali, rappresentati
da una sola specie, lo sfenodonte. Alcuni Autori ritengono che, tra i retti-
li viventi, la tartaruga possieda il tipo di cervello pi somigliante a quello
che poi di ventato il cer vello umano. Tuttavia i rettili precursori dei
mammiferi a vevano probabilmente un compor tamento molto simile a
quello delle lucertole.
Studi di anatomia comparata hanno inoltre dimostrato che,
dal punto di vista anatomico, tra il sistema nervoso dei rettili
e degli uccelli (e addirittura dei pesci e degli anbi) esistono
Vescicole
telencefaliche
Diencefalo
P
r
o
e
n
c
e
f
a
l
o
Vescicole
ottiche
Mesencefalo
Rombencefalo

Fig. 2.3 Il cervello si sviluppa da un rigonamento


dellestremit craniale del tubo neurale.
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20
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
diverse relazioni di parentela e volutiva. Appare quindi pi
realistico considerare che nel corso dellevoluzione, in alcu-
ne specie (come i rettili) lor ganizzazione encef alica dal
punto di vista funzionale rimasta allo stato potenziale,
mentre in altre (come negli uccelli e nei mammiferi) la stessa
organizzazione sotto la spinta e volutiva ha deter minato for-
me di attivit e di interazione con lambiente pi complesse
( Mazzi e Fasolo, 1977 ).
Lorganizzazione soprase gmentaria dello stadio e volutivo
che, sia pure senza netti conni con il cervello degli altri verte-
brati, identica il cer vello rettiliano essenzialmente rappre-
sentata dal tronco dellencefalo e dal paleoencefalo ( Delmas,
1980 ). Il paleoencefalo si riferisce alla parte logeneticamente
pi antica dellencefalo ed formato dal diencefalo, dai nuclei
talamo-striati e dai centri vegetativi ipotalamici. Esso presiede
alla coordinazione delle attivit nervose sottostanti, sia motorie
per gli automatismi riessi, sia sensiti vo-sensoriali per linte-
grazione degli impulsi ascendenti, sia vegetative per la regola-
zione delle principali funzioni viscerali. Nei rettili, per, il pa-
leoencefalo non ha lo sviluppo strutturale e funzionale che nel
corso successivo dellevoluzione caratterizzer il cer vello dei
mammiferi. In conclusione, quindi, il tronco dellencef alo e i
nuclei striati possono essere considerati, dal punto di vista
funzionale, le principali str utture di cui dotato il cer vello
rettiliano.
Tronco dellencefalo
Aspetti evoluzionistici
Il rombencefalo , presente gi nel cer vello dei pesci, costituito dal
midollo allungato (che fa parte del tronco dellencefalo) e dal cervellet-
to. Il midollo allungato consiste essenzialmente in un prolungamento
craniale del midollo spinale che contiene i nuclei sensiti vi di ter mina-
zione e i nuclei motori di origine dei nervi cranici connessi a questa
regione dellencefalo. Alcune delle funzioni integrative del midollo al-
lungato si basano su connessioni dirette tra nuclei sensitivi e motori, ma
per la maggior par te tali funzioni vengono assicurate dalla for mazione
reticolare.
La formazione reticolare viene distinta in una parte ascendente e
una discendente . Il sistema reticolare ascendente riceve impulsi sensiti-
vi o afferenti dalle par ti inferiori del cor po attraverso i tratti spinoreti-
colari e li trasmette in direzione craniale ai centri superiori del cervello,
compresi il cer velletto, il tetto ottico e lipotalamo. La str uttura e le
funzioni della formazione reticolare, pur con caratteristiche in comune
tra le v arie specie, v ariano naturalmente a seconda della specie. P er
esempio, le vie della for mazione reticolare ascendente nei mammiferi
raggiungono gli emisferi cerebrali e inuenzano processi come il son-
no, il risv eglio e lattenzione. Gli impulsi discendenti o ef ferenti rag-
giungono il sistema reticolare pro venendo dallo striato, dal tetto e dal
cervelletto. Le vie discendenti dalla formazione reticolare sono il tratto
reticolo-bulbare che raggiunge i motoneuroni del tronco cerebrale e il
tratto reticolo-spinale che raggiunge i centri motori del midollo spinale.
Tramite queste connessioni la for mazione reticolare coordina latti vit
di quei gruppi di neuroni che nel tronco cerebrale e nel midollo spinale
sono deputati al controllo dei modelli motori ritmici. Questi modelli
comprendono i movimenti oculari, lassunzione del cibo e la deglutizio-
ne, la respirazione, la frequenza cardiaca. Nei pesci e ne gli anbi, il
nuoto e i mo vimenti degli occhi, per esempio, possono essere diretti
verso il cibo. Naturalmente, nel corso dellevoluzione, nuovi nuclei del-
la formazione reticolare comparsi nel ponte e nel bulbo hanno per mes-
so, inizialmente nei primati e poi nelluomo, lacquisizione di complessi
meccanismi di controllo, quali, per esempio, quelli posturali necessari
per la stazione eretta, seduta e sdraiata.
Il mesencefalo costituito dal tetto e dal tegmento. Il tetto contiene un
paio di protuberanze denominate tetto ottico o lobi ottici e, caudalmente,
un secondo paio di centri situati pi in profondit, ciascuno denominato
toro semicir colare , i quali costituiscono il tetto acustico . Anche se la
principale afferenza visiva, il tetto ottico un centro multisensoriale, in
quanto negli strati profondi riceve anche bre dai sistemi uditivo, soma-
tosensitivo ed elettrocettivo. Le connessioni del tetto permettono ai pesci
di localizzare gli stimoli nello spazio, come per esempio quello provocato
da una particella di cibo che cade verso il fondo e di dirigere i movimenti
oculari e locomotori verso lo stimolo.
Il tegmento contiene la parte mesencefalica della formazione reticola-
re, parte del nucleo del nervo trigemino e i nuclei dei nervi oculomotore e
trocleare. Nel tegmento presente un nucleo rosso, che riceve proiezioni
dal cervelletto e si connette al midollo spinale tramite il tratto rubrospi-
nale costituendo unaltra via di controllo cerebellare dei movimenti loco-
motori. La maturazione della sostanza nera e dellarea te gmentale
ventrale nella specie umana ha incrementato la v elocit delle procedure
automatiche locomotorie, la motilit ne delle mani e di altri apparati
motori, mentre la trasformazione di altri nuclei bioaminergici ha svilup-
pato le funzioni attentive e motivazionali. In sintesi, il mesencef alo, che
nei pesci, negli anbi e in alcuni gruppi di rettili rappresenta un cervello
primitivo al quale ar rivano le vie sensiti ve e dal quale trae origine la
maggior parte degli impulsi motori, di viene nei mammiferi pro vvisti di
corteccia sviluppata o pallium (vedi oltre) la sede di centri secondari
( Delmas, 1980 ).
Elementi di anatomia del tronco dellencefalo
Il tronco dellencef alo anche nelluomo comprende il midollo
allungato, il mesencefalo, a cui si aggiunge, in posizione interme-
dia tra queste due strutture, il ponte ( g. 2.4 ). Come nelle specie
inferiori, anche in quella umana nel tronco dellencefalo passano
sistemi di bre ascendenti e discendenti e sono localizzati i nuclei
dei nervi cranici (dal III al XII), i neuroni della for mazione reti-
colare che, insieme ad altri g ruppi di nuclei di sostanza g rigia,
costituiscono il sistema attivatore reticolare ascendente ( Ascen-
ding Reticular Activating System , ARAS).
Sistema attivatore reticolare ascendente Questo si-
stema, descritto da Moruzzi e Magoun (1949) , nelloriginaria
concettualizzazione proposta da questi Autori comprendeva es-
senzialmente i neuroni della for mazione reticolare, estesa dal
bulbo al mesencefalo, che proiettano alla cor teccia, prevalente-
mente attraverso proiezioni diffuse al sistema talamico. La for-
mazione reticolare rice ve numerose af ferenze ascendenti e di-
scendenti provenienti da varie strutture del sistema ner voso, di
natura somatosensiti va, sensoriale, viscerale, cerebellare, in
modo tale da costituire un impor tante centro di integrazione ad
ampio spettro di informazioni neurali. La formazione reticolare
svolge tre importanti attivit funzionali: regola i riessi musco-
lari, coordina le funzioni autonomiche, modula le af ferenze
sensitive del dolore. Nel corso dello sviluppo logenetico si
realizzata una progressiva integrazione tra la formazione retico-
lare e i centri cortico-sottocorticali superiori, in particolare lipo-
talamo, linsula e la cor teccia prefrontale orbitaria (vedi queste
strutture).
Seguendo Mesulam (2000a) , lARAS composto dai se-
guenti due sistemi di vie a proiezione diffusa.
Il sistema reticolo-talamo-corticale che attiva lo stato di al-
lerta della corteccia facilitando la trasmissione transtalami-
ca delle informazioni sensoriali verso la corteccia cerebrale.
Lacetilcolina il principale neurotrasmettitore lungo la via
reticolo-talamica mentre i neurotrasmettitori aminoacidici
(GABA e glutammato) sono i trasmettitori della via talamo-
corticale. I nuclei intralaminari, limbici e reticolari del tala-
mo sono le componenti talamiche che ricevono il maggiore
numero di afferenze dal sistema reticolo talamico.
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21
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Il sistema di vie, mediato dai neurotrasmettittori acetilcoli-
na, dopamina, serotonina, noradrenalina che dal tronco del-
lencefalo, senza relais nel talamo, proiettano direttamente
alla cor teccia cerebrale. Inoltre, proiezioni coliner giche e
GABAergiche che si originano nel proencef alo, rispettiva-
mente nel nucleo basale di Me ynert e nel nucleo del setto,
insieme a proiezioni istaminergiche ipotalamo-corticali sono
anche coinvolte nellestesa attivit modulatrice di questo si-
stema proiettivo diffuso. Ciascuno di questi neurotrasmettito-
ri proietta su re gioni cor ticali leggermente diverse e sv olge
una specica azione modulatrice, come di se guito verr de-
scritto ( g. 2.5 ).
Nuclei dellARAS I nuclei del tronco dellencefalo forma-
no gruppi circoscritti allinter no della rete dif fusa di neuroni
della for mazione reticolare. Molti di questi nuclei sv olgono
un ruolo importante nella regolazione del comportamento.
Il nucleo par abrachiale situato nel mesencef alo me-
dialmente al peduncolo cerebellare superiore e alle vie lem-
niscali. Ricevendo informazioni somatosensitive viscerali,
il nucleo parabrachiale una str uttura di inte grazione di
sensazioni come il gusto, i se gnali cardio-respiratori e il
dolore viscerale che trasmette al nucleo centrale dellamig-
dala e dellipotalamo. In tal senso il nucleo parabrachiale
importante nella regolazione dellattivit emotiva e auto-
nomica in risposta ai segnali viscerali afferenti, soprattutto
al dolore viscerale.
Il nucleo del grigio periacqueduttale circonda lacque-
dotto cerebrale nel mesencef alo ed reciprocamente con-
nesso con il nucleo centrale dellamigdala. Questo nucleo
importante nellelaborazione di diversi comportamenti so-
matici e viscerali ed il maggiore centro attraverso il quale
lipotalamo media i compor tamenti critici per la sopra vvi-
venza dellorganismo e della specie.
Altri nuclei importanti dellARAS sono il locus coeruleus ,
il rafe , il nucleo tegmentale peduncolo-pontino descritti di
seguito. Limpiego di metodiche immunoistochimiche ha per-
messo di visualizzare questi gruppi di nuclei e di identicare
il loro neurotrasmettitore. I neuroni di questi nuclei sono stati
Forame
interventricolare Fornice
Tetto del
terzo ventricolo Talamo
Ghiandola
pineale
Collicolo
superiore
Collicolo
inferiore
Acquedotto
cerebrale
Scissura
primaria
Quarto
ventricolo
Emisfero
cerebellare
Nodulo Midollo allungato chiuso
Midollo allungato aperto
Ipotalamo
Chiasma
ottico
Lamina
terminale
Adesione
intertalamica
Commissura
anteriore
Mesencefalo
Verme
cerebellare
Verme
cerebellare
Ponte
basale
T
e
g
m
e
n
t
o
Fig. 2.4 La gura mostra le strutture del troncoencefalo, del diencefalo-ipotalamo, del cervelletto e il talamo. (Da Nolte J:
The Human Brain. An Introduction to its Functional Anatomy , ed 6, Philadelphia, 2009, Mosby-Elsevier.)
Corpo calloso
C
o
r
te
c
c
ia
c
e
r
e
b
ra
le
Striato
Talamo
Proencefalo basale
DA,
5HT,
NE
ACh
ACh GABA
EAA
Ch5-6
Ch1-4
Cervelletto
Formazione
reticolare
Fig. 2.5 La gura mostra le vie a proiezione diffusa
sul talamo, lo striato, la corteccia cerebrale e le vie
cortico-sottocorticali eccitatorie. Lattivit modulatrice
di questo sistema proiettivo diffuso mediata dallacetilcolina
(ACh), dalla dopamina (DA), dalla serotonina (5HT),
dalla noradrenalina (NE), dagli aminoacidi eccitatori (EAA)
glutammato e acido gamma-aminobutirrico (GABA). Ch1-4
= neuroni colinergici del setto, nuclei della banda diagonale,
nucleo basale; Ch 5-6 neuroni colinergici troncoencefalici.
Le linee sottili indicano vie proiettive solo parzialmente
documentate nelluomo.
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22
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
divisi in neuroni dopaminergici, serotoninergici, noradrenergici,
colinergici e istaminergici in quanto utilizzano come neurotra-
smettitori rispettivamente la dopamina, la serotonina, la nora-
drenalina, lacetilcolina e listamina. I sistemi proiettivi cortico-
sottocorticali e cor tico-corticali che utilizzano il glutammato
come neurotrasmettitore verranno descritti in questo parag rafo
in quanto modulano i nuclei dellARAS. Le vie istaminer giche
a proiezione diffusa ipotalamo-corticali e quelle GABAergiche
e colinergiche, che si originano dai nuclei del setto e dal nucleo
basale di Meynert, verranno invece descritti nei rispettivi para-
gra sullipotalamo e sul proencef alo basale (per un approfon-
dimento dei sistemi neurali a proiezione dif fusa v edi Stahl,
2008 ).
Neuroni dopaminergici I principali neuroni dopaminer-
gici troncoencefalici sono situati allinterno del mesencefalo,
rispettivamente nel nucleo retror ubrale, nella parte compatta
della sostanza nera e nellarea v entrale te gmentale di Tsai.
Larea di Tsai occupa il mesencef alo basale mediale, dorsal-
mente alla sostanza nera, ed in continuit rostralmente con
lipotalamo laterale. Altri sistemi dopaminer gici del sistema
nervoso centrale sono quello tubero-infundibolare , che origi-
na nel nucleo arcuato e si proietta alliposi e alleminenza
mediana, e il sistema incerto ipotalamico , che mette in con-
nessione lipotalamo con i nuclei laterali del setto ( Cooper
et al, 1991 ). I neuroni catecolaminer gici (cos chiamati in
quanto utilizzano le catecolamine noradrenalina e dopamina
come neurotrasmettitore) sono stati, in base a ricerche ef fet-
tuate negli animali, convenzionalmente classicati in g ruppi
da A8 a A14 ( Ungerstedt, 1971 ).
Sono attualmente noti cinque circuiti dopaminergici:
1. circuito mesolimbico : diretto dallarea tegmentale (gruppo A10) ven-
trale alle aree limbiche (amigdala estesa, nucleo accumbens, tubercolo
olfattorio, area del setto, cor teccia entorinale e pirifor me, giro cingo-
lato anteriore);
2. circuito mesocorticale : diretto dallarea tegmentale ventrale (gruppo
A8, A10) alla corteccia frontale dorsolaterale (modulazione delle fun-
zioni esecutive) e alla corteccia frontale orbito-ventromediale (regola-
zione emozionale);
3. circuito nigrostriatale : diretto dalla parte compatta della sostanza nera
(gruppo A9) al putamen e al caudato;
4. circuito tubero-infundibolare : diretto dallipotalamo allipofisi;
5. via mesotalamica : circuito diretto dallarea te gmentale ventrale,
nucleo parabrachiale, grigio periacqueduttale e ipotalamo al talamo
(funzioni di regolazione dellarousal e del sonno).
I sistemi nig rostriatale, mesolimbico e mesocor ticale decor-
rono nel fascicolo proencefalico mediale , impor tante via di
comunicazione per le infor mazioni dopaminer giche e nora-
drenergiche, che colle ga il mesencef alo con il proencef alo
basale, lo striato, il sistema limbico e la cor teccia (Lindvall,
1978). I neuroni del sistema nigrostriatale sono importanti per
il controllo del movimento.
I sistemi mesolimbico e mesocor ticale (anche denomi-
nati con lunico termine di sistema mesolimbo-corticale)
raggiungono diverse str utture della neocor teccia e del si-
stema limbico e sono implicati in diverse funzioni emozio-
nali e cognitive, come risulta dai disturbi neuropsichiatrici
che conseguono a una loro lesione o a una lesione dellarea
tegmentale ventrale. Allinterno di questi sistemi lazione
dopaminergica si esplica attra verso una serie di recettori
che sono stati distinti in due g ruppi, la famiglia D1 (D1 e
D5) e quella D2 (D2, D3, D4). I recettori D1 sono localiz-
zati pre valentemente nelle re gioni cor ticali, i D2 nello
striato e nellipofisi, i D3 e i D4 nelle regioni limbiche.
La via dopaminergica tubero-infundibolare controlla la se-
crezione di prolattina e quando i recettori dopaminergici di
questa via vengono bloccati, come per esempio si pu v eri-
care dopo la somministrazione di f armaci neurolettici (v edi
Capitolo 17 ) i livelli di prolattina aumentano.
Neuroni serotoninergici Questi neuroni sono localizzati
sulla linea mediana del tronco dellencef alo, per la maggior
parte entro i nove nuclei del rafe e possono essere divisi in un
gruppo superiore e uno inferiore.
Il g ruppo troncoencef alico superiore comprende quattro
nuclei: il nucleo lineare caudale, il nucleo mediano del rafe,
il nucleo dorsale del rafe, il nucleo B9.
Il gruppo troncoencefalico inferiore comprende cinque nu-
clei: il nucleo del rafe oscuro, il nucleo del rafe pallido, il
nucleo del rafe magno, il nucleo del bulbo v entrolaterale,
larea postrema.
I neuroni serotoniner gici inviano estese proiezioni sia rostral-
mente sia caudalmente, rispettivamente dal gruppo troncoence-
falico superiore e inferiore. Il sistema discendente provvede al-
linnervazione del midollo spinale; quello ascendente diretto
ai nuclei del setto, alla sostanza nera, al nucleo mammillare
mediale, allippocampo e allamigdala, allipotalamo, allo stria-
to, al talamo e virtualmente a ogni area dellencefalo ( Morrison
e Magistretti, 1983 ). Il sistema serotoninergico, come tutti i si-
stemi bioaminer gici, invia inf atti proiezioni dif fuse a tutta la
corteccia ma, come il sistema della dopamina, le sue proiezioni
corticali sono pi ricche nelle regioni frontali. Inoltre, interes-
sante notare che le uniche proiezioni cor ticali dirette al nucleo
dorsale del rafe del tronco dellencef alo originano dalle aree 6,
9 e 10 della corteccia frontale.
Neuroni noradrenergici Sono situati in due nuclei prin-
cipali del tronco dellencefalo: il nucleo del locus coer uleus,
situato in posizione ventrolaterale rispetto al quarto ventrico-
lo, e il tegmento pontino laterale. Gli assoni di questi neuroni
seguono una via discendente al midollo spinale e una via
ascendente diretta al proencefalo basale, al diencefalo (talamo
in par ticolare), al cer velletto, al sistema limbico (specie al-
lamigdala) e a tutta la cor teccia ( Moore e Bloom, 1979 ), in-
crementando la v elocit di elaborazione delle infor mazioni
nelle vie sensoriali e motorie.
Neuroni colinergici I neuroni coliner gici del tronco del-
lencefalo si tro vano localizzati nella for mazione reticolare,
riuniti nel nucleo te gmentale peduncolo-pontino il cui input
colinergico si addiziona a quello dei nuclei del proencefalo ba-
sale (in par ticolare il nucleo basale di Me ynert) che costitui-
scono il sistema colinergico ascendente di cui si parler nel
paragrafo sul proencefa lo (vedi oltre). Come il nucleo basale,
questi nuclei sono una fonte importante di acetilcolina, tuttavia
essi contengono non solo neuroni colinergici ma anche neuroni
dopaminergici e non dopaminer gici. Il nucleo te gmentale pe-
duncolo-pontino appartiene ai nuclei della formazione reticola-
re ma costituisce un importante nodo neurale nellambito delle
efferenze dello striato, in quanto rice ve output motori dallo
striato dorsale e infor mazioni dallo striato v entrale relative ai
processi limbici della moti vazione e del rinforzo. Winn et al
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23
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
(1997) hanno ipotizzato che il nucleo te gmentale peduncolo-
pontino sia una componente inte grativa dellinterfaccia limbi-
co-motoria inserita nel usso di infor mazioni motorie pro ve-
nienti dal nucleo caudato e dal putamen e dirette verso i sistemi
ponto-bulbari senza feedback con la cor teccia cerebrale. Que-
sta ipotesi uninteressante dimostrazione di come, nel corso
della logenesi, strutture appartenenti a livelli inferiori siano
state integrate da par te di str utture dei li velli superiori (in
questo caso il sistema limbico) e di come anche nelluomo sia-
no attivi antichi circuiti sottocorticali relativamente autonomi
come avviene per loutput striatale-peduncolo-pontino che vei-
cola informazioni cognitive non elaborate dai sistemi di rientro
corticale ma direttamente dai sistemi pontini.
Neuroni glutammatergici Il glutammato considerato
il principale neurotrasmettitore eccitatorio, e la sua azione pu
virtualmente accendere tutti i sistemi neuronali del sistema
nervoso centrale.
Il glutammato o acido glutammico un aminoacido che viene
sintetizzato nelle cellule gliali a partire dalla glutammina. I recet-
tori per il glutammato sono di quattro tipi, quello pi noto il
recettore NMDA (esistono inoltre lAMPA, per il kainato, e quel-
lo metabotroico che funziona con le proteine G). La glicina e la
serina sono considerate due cotrasmettitori del glutammato.
Esistono 5 vie glutammater giche che colle gano i neuroni
corticali, in prevalenza cellule piramidali prefrontali, a centri
sottocorticali.
1. Via cortico-troncoencefalica : ha unazione modulatoria sullarea te g-
mentale ventrale, sul locus coeruleus, sulla sostanza nera. In partico-
lare, a livello mesencefalico attiva linibizione tonica degli interneu-
roni GABAergici sui neuroni dopaminer gici da cui origina la via
mesolimbica. Allo stesso tempo tale via attiva i neuroni dopaminergici
che danno origine alla via mesocorticale.
2. Via cortico-striatale : costituisce il primo tratto dei circuiti cor tico-
talamo-corticali (cfr. Capitolo 12 ), e dal quinto strato della corteccia
raggiunge lo striato e il nucleo accumbens; a tale livello attiva linibi-
zione di neuroni GABAergici che inibiscono il talamo, aumentando la
sua azione di f iltro e diminuendo il traf fico verso la corteccia. A tale
livello, invece, la via mesolimbica dopaminergica inibisce questi stessi
neuroni GABAergici e diminuisce il f iltro talamico con aumento del
traffico verso la corteccia.
3. Via talamo-corticale : costituisce la via di ritor no dei circuiti cor tico-
talamo-corticali (cfr. Capitolo 12 ).
4. Via cortico-talamica : si origina dal sesto strato cor ticale e ha come
effetto f inale la riduzione della quantit di infor mazioni in transito
verso la corteccia.
5. Via cortico-corticale : i neuroni di diverse aree corticali sono collegati
da vie glutammatergiche (per esempio, la corteccia frontale dorsolate-
rale e quella orbito-frontale).
Cervelletto
Aspetti evoluzionistici
Il cervelletto la parte pi antica dellencefalo soprasegmentale e in tutti
i vertebrati si sviluppa dalle due espansioni simmetriche dellestremit
cefalica del rombencefalo. Per tale ragione anatomica, il cervelletto viene
descritto in questa parte del capitolo dedicata al cervello rettiliano, anche
se levoluzione ha modicato le componenti strutturali, la citoarchitetto-
nica e le connessioni neurali aumentandone la complessit e le funzioni a
partire dai pesci e dai rettili, per ar rivare ai mammiferi e alluomo. Le
primitive vestigia di questa struttura tuttavia si riconoscono gi nei pesci
nei quali presente un corpo , situato in posizione mediana, e un paio di
auricole cerebellari , in posizione laterale. Le auricole cerebellari succes-
sivamente for mano nei rettili un primiti vo complesso occulonodulare
mentre nei mammiferi i lobi occulonodulari sono pi sviluppati con il
corpo del cervelletto, che sempre nei mammiferi diviene il verme cerebel-
lare . Un aspetto prominente, nel cervelletto degli uccelli e dei mammiferi,
la presenza di due espansioni laterali del cor po del cervelletto che for-
mano gli emisferi cerebellari . Essi presentano nei mammiferi numerose
interconnessioni tra le quali quelle con lisocorteccia. Le bre che arriva-
no e partono dal cervelletto passano attraverso tre peduncoli cerebellari ,
o brachia , che lo connettono con il tronco dellencefalo.
ben noto come nei mammiferi e nelluomo il cervelletto sia deputato
al controllo e allintegrazione delle funzioni motorie che regolano la co-
ordinazione, lequilibrio e la deambulazione. Quale parentela ha quindi
questa struttura con i nostri lontani antenati? Negli amnioti, il cervelletto,
mostra un grande sviluppo in relazione a quello dei pesci e degli anbi.
Gli amnioti infatti, a partire dai rettili, hanno evoluto un vastissimo reper-
torio di mo vimenti della testa, del tronco, della coda, de gli ar ti e delle
dita, in rapporto con ladattamento ai pi complessi problemi di sostegno,
locomozione e alimentazione imposti dalla vita sulla terraferma e con la
variet degli stili di vita possibili, terrestre, arboreo, aereo.
Per tale ragione, mentre nei pesci il cervelletto ha il ruolo di controllare
la posizione, i movimenti del corpo, compresi i movimenti oculari, linten-
sit, la durata e la sequenza temporale delle contrazioni muscolari in rela-
zione alla posizione e ai mo vimenti, nei rettili superiori e nei mammiferi
lattivit di questa struttura progressivamente si complessica intervenendo
nel controllo della gradualit dei movimenti, nel mantenimento dellequili-
brio e nella coordinazione motoria. Inoltre, il cer velletto nei mammiferi
coinvolto nellapprendimento motorio, o vvero nella capacit di ese guire
movimenti complessi, precisi e secondo unidonea sequenza temporale.
Lungo questa traiettoria evolutiva, non sorprende quindi che nelluomo, nel
quale si sono sviluppate oltre allatti vit sensorimotoria anche atti vit co-
gnitive, il cervelletto regoli la velocit, il ritmo, la coerenza, la programma-
zione non solo de gli atti motori ma anche del pensiero e delle operazioni
mentali. Inoltre, se plausibile lipotesi che le origini del linguaggio siano
legate allevoluzione di un sistema di comunicazione gestuale, verosimile
che il cervelletto abbia svolto un ruolo importante nella modulazione del-
lattivit motoria necessaria per lespressione comunicativa prima dei gesti
e poi delle parole.
Elementi di anatomia del cervelletto
Il cer velletto viene suddi viso in tre componenti str utturali
funzionali: il lobo occulonodulare ( archicerebellum ), che
strettamente connesso con il sistema vestibolare ed coinvolto
nei movimenti oculari; il verme e l area paravermiale ( pa-
leocerebellum ) correlati alla muscolatura assiale e parassiale
necessaria per la deambulazione; gli emisferi cer ebellari
( neocerebellum ) che sono collegati alla corteccia e regolano la
coordinazione dei movimenti degli arti e del linguaggio (vedi
g. 2.4 ).
Nel cervelletto esiste una rete cortico-sottocorticale di circui-
ti neurali che lo collegano con le aree della corteccia associativa
sensitivomotoria e le aree limbiche.Questi circuiti multisinapti-
ci sono costituiti da vie afferenti ed efferenti dal cervelletto, che
insieme formano un anello neurale cerebello-talamo-cortico-
ponto-cerebellare ( Schmahmann e Pandya, 1997 ). Le vie affe-
renti sono rappresentate:
dalle bre cor tico-pontine che por tano infor mazioni dalle
aree associative, paralimbiche, sensoriali e motorie ai neu-
roni del ponte ventrale;
dalle vie ponto-cerebellari che attraverso il peduncolo cerebel-
lare medio trasmettono le informazioni dai nuclei pontini con-
trolaterali al cer velletto. Inoltre, al cer velletto ar rivano input
serotoninergici, noradrenergici e dopaminergici dai corrispon-
denti nuclei situati nel tronco dellencefalo.
Le vie efferenti sono rappresentate dalle proiezioni cerebello-
talamiche che originano dalla corteccia cerebellare connessa
con i nuclei cerebellari profondi, i quali attraverso il pedunco-
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24
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
lo cerebellare superiore proiettano attraverso il nucleo rosso al
nucleo v entrolaterale del talamo controlaterale. Dal talamo
partono proiezioni dirette alla cor teccia cerebrale che com-
pletano e chiudono il circuito. Le bre a partenza dal talamo
proiettano principalmente alle aree motorie e premotorie della
corteccia frontale. Studi ef fettuati su scimmie hanno tutta via
dimostrato che le bre talamo-corticali non sono solo dirette
alle aree motorie, ma anche alla corteccia parietale posteriore,
temporale superiore, prefrontale, allarea supplementare mo-
toria, alla corteccia prefrontale, al giro del cingolo e alla cir -
convoluzione dellippocampo ( Schmahmann e Pandya, 1997 ).
Attraverso queste connessioni il cervelletto si trova nella posi-
zione di inte grare e modulare le infor mazioni pro venienti
dalla corteccia cerebrale e di ritrasmetterle, una volta elabora-
te, di nuovo alla corteccia.
Diencefalo
Aspetti evoluzionistici
Il diencefalo costituisce la par te caudale del proencef alo nel cer vello di
pesci, anbi e amnioti. Pu essere suddi viso in un epitalamo dorsale, un
talamo laterale e un ipotalamo ventrale. Lepitalamo contiene un piccolo
centro, chiamato abenula , che connesso con il sistema limbico del telen-
cefalo (vedi oltre, il paragrafo sul telencefalo). Labenula sembra avere
una funzione di interfaccia tra il sistema limbico e le vie motorie.
Nei bassi vertebrati e anche nei rettili, la frequenza cardiaca, il ritmo re-
spiratorio e altre attivit viscerali sono coordinate dai nuclei della formazio-
ne reticolare, ma parzialmente anche dall ipotalamo la cui specializzazione
come principale centro per lintegrazione delle funzioni viscerali si sviluppa
per solo nei mammiferi. Per la collocazione dellipotalamo nel diencefalo,
sopra al tronco dellencefalo, questa struttura viene descritta, tuttavia, nella
parte relativa al cervello rettiliano anche se funzionalmente appartiene pi al
cervello limbico per la stretta integrazione con le strutture di questo sistema.
Nei mammiferi questo centro par ticolarmente importante per quanto ri-
guarda le attivit mediate dal sistema ner voso autonomo e da molte ghian-
dole endocrine. La sopra vvivenza dellindi viduo comprende la ricerca e
lassunzione di adeguate quantit di cibo e acqua e la regolazione dei movi-
menti gastro-enterici e dei processi digestivi, dei livelli ematici di glucosio e
dellequilibrio idrosalino. Lipotalamo inoltre regola lalternanza dei periodi
di riposo e di attivit. Nei mammiferi lipotalamo interagisce con il sistema
limbico inuenzando i compor tamenti necessari per la sopra vvivenza del-
lindividuo e della specie. Lintegrazione ipotalamo-limbica nei mammiferi
sostiene, per tanto, lo sviluppo delle moti vazioni e dei compor tamenti so-
stenuti dal cervello limbico e che ancora sono assenti nello stadio evoluti-
vo dei rettili ancestrali nonostante lanatomia comparata dimostri la presen-
za di strutture anatomiche limbiche gi nel cervello di pesci e anbi.
Il talamo nei bassi vertebrati e nei rettili for ma la parete laterale del
terzo ventricolo. costituito nei rettili e in altri amnioti primiti vi dalla
regione pretettale e dai nuclei talamici dorsali , mentre il talamo ventrale,
che non raggiunge il grado di differenziazione del talamo dorsale, viene
considerato omolo go del subtalamo dei mammiferi ed strettamente
connesso con un centro motorio cerebrale denominato striato . Il dience-
falo insieme al talamo e allo striato for ma il paleoencefalo . Il talamo
costituisce una stazione di colle gamento e di ltro per le infor mazioni
somatosensoriali, esterocetti ve e propriocetti ve dirette al telencef alo e
per tale motivo segna nello scenario dellevoluzione il transito verso una
linea evolutiva caratterizzata da un cer vello con un li vello progressiva-
mente pi ele vato di cef alizzazione. Se lipotalamo, nel complesso del
paleoencefalo, svolge prevalentemente la sua attivit nellambito della
vita vegetativa, il talamo e lo striato, attra verso le af ferenze sensitive e
sensoriali e la regolazione degli schemi motori, svolgono unattivit in-
termedia tra lo spazio interno allorganismo e quello esterno.
Elementi di anatomia del diencefalo
Il diencefalo (altrimenti chiamato talamencefalo ) quella parte
dellencefalo situata tra i due emisferi (a eccezione della sua
superce ventrale) limitata posteriormente dalla commissura
posteriore e anteriormente dalla lamina terminalis e dal forame
di Monro. Lateralmente delimitato dal braccio posteriore della
capsula interna, mentre medialmente forma la parete laterale del
terzo ventricolo. La superce dorsale costituisce il pa vimento
del ventricolo laterale, la supercie ventrale contiene le strutture
ipotalamiche. Il diencef alo include lipotalamo, lepitalamo, il
subtalamo e il talamo (v edi g. 2.4 ). Anche nelluomo con il
termine di paleoencefalo si denomina il complesso formato dal
diencefalo, dalle formazioni talamiche e dai nuclei della base.
Ipotalamo Lipotalamo situato sopra liposi e so tto i
nuclei del talamo (vedi g. 2.4 ). Sulla supercie ventrale del-
lipotalamo c linfundibolo al quale attaccata liposi.
Lorganizzazione anatomica dellipotalamo comprende larea
preottica, che costituisce la porzione anteriore (rostrale) del-
lipotalamo, e le sue principali componenti: i nuclei mediali
e laterali preottici . La zona mediale contiene la maggioranza
dei nuclei ipotalamici, mentre la zona laterale contiene vie di
connessione efferenti e afferenti al sistema limbico e ad altre
strutture ( g. 2.6 ). Molti neuroni dellarea preottica contengono
recettori per gli androgeni e gli estrogeni la cui stimolazione
attiva il comportamento sessuale negli animali. Lesioni del-
larea preottica riducono o aboliscono la copulazione in mol-
te specie animali ( Van de Poll e Van Goozen, 1992 ). La re-
gione sopraottica , localizzata direttamente sopra il chiasma
ottico, include i nuclei sopraottici , paraventricolari e sopra-
chiasmatici . Gr uppi di neuroni magnocellulari allinter no
dei nuclei sopraottico e paraventricolare producono lossito-
cina e la v asopressina, or moni che re golano la contrazione
della muscolatura dellutero al momento del par to e delle
cellule mioepiteliali della ghiandola mammaria nella f ase
dellaccudimento. Il nucleo arcuato e altri nuclei ipotalamici
della re gione tuberale contengono neuroni che producono
diversi ormoni di rilascio, come lor mone rilasciante la go-
nadotropina, lormone luteinizzante e lormone rilasciante la
corticotropina. In tal modo lipotalamo svolge un ruolo fon-
damentale nella regolazione dellattivit endocrina, attraver-
so la secrezione di specici or moni e dei f attori di rilascio
( releasing factor ) che inibiscono o atti vano la funzionalit
delliposi anteriore ( Reichlin, 1992 ). Molti neuroni nel nu-
cleo arcuato dellipotalamo producono beta-endorne. Que-
ste sostanze svolgono un r uolo importante nel controllo del
dolore e livelli anomali di beta-endorne sono stati riscon-
trati nel tessuto ipotalamico di soggetti affetti da schizofrenia.
Tra lipotalamo, liposi e la ghiandola sur renale esiste una
stretta connessione che viene denita come asse ipotalamo-
iposi-surrene . Lormone rilasciante la cor ticotropina re-
sponsabile del rilascio dellor mone adrenocor ticotropo dal
lobo anteriore delliposi.
Le di verse atti vit dellipotalamo si esplicano attra verso
connessioni locali internucleari e attraverso una rete ampia-
mente distribuita di vie di interconnessione da un lato con
lamigdala (attraverso la stria ter minale e il f ascicolo ven-
trale amigdalo-fugale) e lippocampo (attraverso il fornice);
con i neuroni monoaminer gici mesencef alici e larea del
setto (attraverso il f ascicolo proencef alico mediale); con i
nuclei del te gmento mesencef alico (attra verso il f ascicolo
mammillo-tegmentale); con la sostanza grigia periacquedut-
tale (attraverso il fascicolo longitudinale dorsale); con i neu-
roni simpatici della colonna inter medio-laterale del midollo
spinale (attraverso il fascicolo proencefalico mediale e il fa-
scicolo mammillo-tegmentale); dallaltro lato con il talamo
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
(attraverso il f ascicolo mammillo-talamico) e la cor teccia,
tramite le proiezioni che dalle aree paralimbiche arrivano
allamigdala e da questo nucleo allipotalamo. In par ticola-
re, lipotalamo colle gato ai centri autonomici del tronco
dellencefalo attraverso le principali vie del f ascio proence-
falico mediale e del fascicolo longitudinale dorsale. Il fascio
proencefalico mediale si estende dal mesencef alo alla cor -
teccia frontale passando attra verso lipotalamo laterale e
contiene le bre del sistema mesolimbico e mesocor ticale.
Dalla zona laterale dellipotalamo, si originano assoni che
partecipano alla costituzione di questo fascio e proiettano al-
larea tegmentale ventrale del mesencefalo. Il fascicolo longi-
tudinale dorsale connette lipotalamo mediale con la sostanza
grigia periacqueduttale del mesencefalo. Le connessioni del-
lipotalamo con il tronco dellencef alo, come descritto nel
Capitolo 13, sono importanti per la regolazione dei comporta-
menti aggressivi.
I neuroni del nucleo mammillare dellipotalamo producono
istamina e in viano proiezioni istaminer giche ad ampie aree
della corteccia e al midollo spinale e costituiscono quindi dei
sistemi modulatori a proiezione dif fusa aggiuntivi a quelli a
partenza troncoencefalica e dal proencefalo ( Yanai e Tashiro,
2007 ). I neuroni produttori di istamina modulano il ciclo
sonno-veglia, il controllo dellappetito, lapprendimento e la
memoria. I nuclei mammillari sono inseriti nel circuito delle
emozioni e della memoria ricevendo bre afferenti dallippo-
campo e attraverso il tratto mammillo-talamico sono connessi
al talamo limbico.
Epitalamo Lepitalamo situato dorsalmente al talamo ed
formato dalla stria midollare del talamo, dalla ghiandola pi-
neale e dal nucleo abenulare, e viene considerato come una
componente separata del talamo. Labenula comprende un nu-
cleo mediale pi piccolo e uno laterale pi esteso. Il com-
plesso nucleare abenulare, attraverso la stria midollare del ta-
lamo, riceve bre dal nucleo del setto (cfr . il parag rafo sul
proencefalo basale), dallipotalamo, dallarea preottica latera-
le, dallo striato (compreso il nucleo accumbens) e dallarea
tegmentale ventrale. Le vie ef ferenti dal nucleo laterale del-
labenula attraverso il fascicolo retroesso di Meynert termi-
nano nel talamo, nel nucleo dorsale del rafe, nella sostanza
nera, nellarea tegmentale ventrale e in altri nuclei del tronco
dellencefalo che sono responsabili della liberazione di sero-
tonina, noradrenalina, acetilcolina e dopamina. Il complesso
abenulare mette quindi in connessione le str utture limbiche
del proencefalo con il mesencefalo e svolge limportante ruo-
lo di regolare i livelli di questi neurotrasmettitori. Nellepita-
lamo situata la ghiandola pineale, le cui cellule (pinealociti)
sintetizzano serotonina e melatonina. Questultima sostanza
sincronizza, nellarco delle 24 ore, le f asi di attivit/inattivit
con le variazioni giornaliere della luce e del buio, intervenen-
do, quindi, nella re golazione del ritmo circadiano sonno/
veglia.
Subtalamo Il subtalamo una piccola for mazione di so-
stanza grigia e bianca situata nel diencef alo caudale ed co-
stituita dai f asci di bre ef ferenti pallidali e cerebellari dei
campi di F orel, dalla zona incer ta (rostrale estensione della
formazione reticolare del tronco dellencefalo nel subtalamo)
e dal nucleo subtalamico.
Questo nucleo descritto nella parte del capitolo relativa ai
gangli della base.
Talamo Il talamo una str uttura simmetrica localizzata nel
diencefalo costituito da due masserelle o voidali di sostanza
grigia situate superior mente (dorsalmente) allipotalamo, la-
teralmente al terzo v entricolo, ognuna composta da di versi
nuclei (in tutto 50-60 nuclei) (vedi g. 2.2 e g. 2.4 ).
La lamina midollare interna (un fascio di bre che attraver-
sa la parte centrale del talamo) divide il talamo in tre sezioni:
anteriore , laterale , mediale . La sezione anteriore comprende
il gruppo dei nuclei anteriore ; la sezione mediale contiene il
F
o
r
n
i
c
e
Adesione
intertalamica
Talamo
Nucleo
rosso
Chiasma
ottico
AC
PV
An
Pr
VM
DM
Po
L
MB
CN III
Ar
SC
SO
Principali gruppi ipotalamici nucleari e nuclei
Area
ipotalamica
laterale
Ipotalamo
Regione
mediale
Sovraottica
Tuberale
Mammillare
N. mammillari
N. posteriore
N. paraventricolari
N. sovraottici
N. sovrachiasmatici
N. dorsomediale
N. ventromediale
N. arcuato
Fig. 2.6 I nuclei ipotalamici. AC = commissura anteriore; An = anteriore; Ar = arcuato; CN III = III nervo cranico; DM = dorsomediale;
L = zona laterale; MB = mammillare; Po = posteriore; Pr = preottico; PV = paraventricolare; SC = soprachiasmatico; SO = sopraottico;
VM = ventromediale. (Da Nolte J: The Human Brain. An Introduction to its Functional Anatomy , ed 6, Philadelphia, 2009, Mosby-Elsevier.)
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
gruppo dei nuc lei mediale e della linea mediana ; la sezione
laterale contiene i nuclei laterale, ventrale e reticolare e i cor-
pi genicolati mediali e laterali . I nuclei intralaminari rappre-
sentano una quarta sezione e si trovano incapsulati nelle bre
della lamina midollare interna ( Mesulam, 2000b ).
La suddivisione dei nuclei in differenti gruppi riette anche
la specializzazione delle aree anatomiche a cui essi proiettano
e il loro specico r uolo funzionale. La gura 2.7 illustra il
talamo e i suoi nuclei in dif ferenti sezioni. Questi gruppi nu-
cleari sono costituiti come indicato di seguito.
A
VA
M
Anteriori
Mediali
Laterale
Laterale
Mediale
VL
VA
e
d
DM
IML
A
Pul
V
P
L
Reticolare
Anteriore
II
Laterale
Laterali Laterali
II
IML
DM
A
VL
VA
VPL
Pul
LG
MG
LP
Reticolare
A
VL
DM
Pul
MG
LG
#
LD
VL
CM,
PF
VPL
a
b
c
CC
LVa
Ca
Th
IC
P
GP
In
Am
Hy
Commissura
anteriore
Terzo ventricolo
Infundibolo
Ventricolo laterale
(corno inferiore)
*
Fig. 2.7 La gura mostra la suddivisione del talamo e dei suoi nuclei. a. Il talamo visto in proiezione laterale. b.-c. Sezioni
sequenziali del talamo che mostrano la suddivisione in zone e nuclei. d.-e. Sezioni orizzontali del talamo che mostrano la suddivisione
in zone e nuclei. A = nucleo anteriore; Am = amigdala; Ca = nucleo c audato; CC = corpo c alloso; CM = nucleo c entromediale; DM = nucleo
dorsomediale; GP = globo pallido; Hy = ipotalamo; I ML = lamina midollare interna; IC = capsula i nterna; In = insula; LD = nucleo l aterale
dorsale; LG = nucleo genicolato laterale; LP = nucleo laterale posteriore; LVa = corno anteriore del ventricolo laterale; M = nuclei della linea
mediana; MG = nucleo genicolato mediale; P = putamen; PF = nucleo parafascicolare; Pul = pulvinar; Th = talamo; VA = nucleo a nteriore
ventrale; VL = nucleo laterale ventrale; VPL = nucleo ve ntrale posterolaterale; * = claustrum;
#
= nucleo ve ntrale posteromediale. (Modicata
da Nolte J: The Human Brain. An Introduction to its Functional Anatomy , ed 6, Philadelphia, 2009, Mosby-Elsevier.)
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Il gruppo dei nuclei anteriore comprende i nuclei anteriore
dorsale, anteriore mediale e anteriore ventrale.
Il gruppo dei nuclei laterale comprende un complesso dor-
sale e un complesso v entrale. Il complesso v entrale com-
prende i nuclei v entrale anteriore, laterale e posteriore e i
nuclei genicolati laterale e mediale. Il complesso dorsale
comprende i nuclei laterale dorsale, posteriore e il pulvinar
laterale. Il nucleo reticolare, inne, ricopre la superce la-
terale del talamo.
Il gruppo dei nuclei mediale comprende il pulvinar mediale
e il nucleo dorsomediale, che il pi g rande dei nuclei di
questo gruppo.
Il gruppo dei nuclei della linea mediana comprende picco-
li nuclei disposti nella met dorsale della parete del terzo
ventricolo in cor rispondenza dellunione delle due masse
talamiche.
Il gruppo dei nuc lei intr alaminare disposto allinter no
della lamina midollare interna e il pi grande dei nuclei di
questo gruppo il nucleo centromediano.
Passando ora in rasse gna i principali nuclei talamici, iniziamo
dal gruppo dei nuclei mediale dominato dal nucleo mediodorsale
del talamo (MD) che merita una particolare attenzione da parte
del clinico per le sue ricche e reciproche connessioni con la
corteccia prefrontale e le strutture limbiche-paralimbiche e per
il frequente coin volgimento (spesso insieme ad altri nuclei)
nelle lesioni talamiche vascolari o neoplastiche. Le connessioni
del nucleo MD sono topogracamente organizzate in modo tale
che la parte mediale del nucleo mediodorsale proietta alla cor -
teccia orbito-frontale posteriore-mediale e alla cor teccia ante-
riore del cingolo, mentre la parte laterale del nucleo proietta alla
corteccia eteromodale prefrontale dorsolaterale ( Fuster, 2008 ).
Il nucleo mediodorsale riceve anche input da strutture limbiche,
quali lamigdala, il nucleo accumbens, la corteccia piriforme, e
la regione del setto ( Aggleton e Mishkin, 1984 ). Il nucleo MD,
il pulvinar mediale, che proietta alla cor teccia eteromodale del
lobulo parietale inferiore, linsula, il polo temporale, la cor tec-
cia orbito-frontale e il giro paraippocampale sono i nuclei che
inviano la maggior parte degli input talamici alla corteccia ete-
romodale e alle aree del sistema limbico (vedi oltre il paragrafo
sul talamo limbico).
I nuclei della linea mediana sono in continuit con il grigio
periacqueduttale della formazione reticolare del mesencefalo,
ricevono bre dopaminer giche e sono per tanto una compo-
nente del sistema dopaminergico ascendente.
I nuclei anteriori del talamo hanno importanti connessioni
con la corteccia del cingolo e con lippocampo e trasmettono
a tutte le regioni del giro cingolato informazioni provenienti
dallipotalamo attraverso il tratto mammillo-talamico che
un componente del circuito di P apez. Questi nuclei costitui-
scono loriginario talamo limbico (v edi oltre, il testo sul
cervello limbico).
I nuclei intralaminari (insieme a quelli sopra descritti della
linea mediana) e il nucleo reticolare , che appar tengono al si-
stema non specico dei nuclei del talamo, sono nuclei a proie-
zione diffusa e, insieme al sistema atti vante reticolare ascen-
dente a cui sono connessi, sv olgono un r uolo chia ve nel
controllo dellarousal e dellattenzione. I neuroni dei nuclei in-
tralaminari proiettano agli altri nuclei talamici, alla cor teccia
visiva primaria, al caudato e al putamen. I nuclei della linea
mediana sono in continuazione con la sostanza grigia periac-
queduttale della formazione reticolare del mesencefalo e rice-
vono input dopaminergici per cui costituiscono una parte inte-
grante del sistema dopaminer gico ascendente. Questi nuclei
proiettano indirettamente ma diffusamente alla corteccia cere-
brale e, in vir t delle connessioni con le aree paralimbiche e
con lippocampo, f anno parte del talamo limbico costituendo
un collegamento indiretto fra il tronco dellencef alo e le strut-
ture limbiche. Il nucleo reticolare non proietta alla cor teccia,
ma riceve proiezioni inibitorie dal sistema coliner gico tronco-
encefalico e afferenze eccitatorie dalla corteccia cerebrale e dai
neuroni talamici a cui rimanda infor mazioni efferenti di tipo
inibitorio. Mediante queste connessioni il nucleo reticolare
svolge limportante ruolo di integrare e ltrare lattivit di tutti
i nuclei talamici e della cor teccia lungo il circuito talamo-cor-
ticale ( Jones, 1975 ).
I nuclei del gruppo ventrale anteriore e laterale ricevono i
principali input rispetti vamente dai gangli della base e dal
cervelletto e proiettano alla corteccia motoria supplementare,
premotoria, motoria primaria e al giro del cingolo e sono coin-
volti nel controllo motorio e nella programmazione dei movi-
menti. Il nucleo anteriore ventrale, che tra i nuclei talamici
quello con maggiori propriet motorie, connesso ai gangli
della base e al cer velletto, proietta per anche alla cor teccia
del giro cingolato realizzando in tal modo una stretta connes-
sione fra corteccia limbica e sistemi motori. I nuclei del grup-
po v entrale posteriore proiettano alla cor teccia parietale e
sono implicati nelle funzioni di riconoscimento degli stimoli
somatosensitivi. I nuclei del g ruppo laterale dorsale f anno
parte del talamo limbico rice vendo input dallippocampo e
sono connessi con la corteccia parietale e il giro del cingolo. I
nuclei del cor po genicolato mediale agiscono da relais tra i
segnali acustici provenienti dal collicolo inferiore e dalla cor-
teccia temporale, mentre il corpo genicolato laterale fa da re-
lais tra i se gnali visivi provenienti dalla retina e la cor teccia
occipitale. Il pulvinar laterale connesso con la cor teccia vi-
siva e svolge un ruolo importante nel controllo dei movimenti
oculari. I conni tra il nucleo laterale posteriore e il pulvinar
sono indistinti, per cui stato utilizzato il ter mine di com-
plesso del pulvinar later ale-posteriore per designare questo
complesso nucleare.
I corpi genicolati laterali e mediali sono nuclei di relais
rispettivamente per i segnali acustici diretti dal collicolo infe-
riore alla cor teccia temporale e per quelli visi vi diretti dalla
retina alla corteccia occipitale.
Gangli della base
Aspetti evoluzionistici
Nel corso delle voluzione il telencef alo, come dimostrano le ricerche di
paleoneurologia, si formato quando i primi vertebrati ancestrali hanno
iniziato a spostarsi sulla ter raferma in cerca di cibo. La pro gressiva diffe-
renziazione del telencef alo, insieme a quella del talamo, come prima
stato menzionato, segna la tendenza a uno sviluppo logenetico di centri
situati nelle parti pi rostrali dellencefalo, che nel corso dellevoluzione
arricchiscono e modulano le attivit riesse con funzioni via via pi com-
plesse. Se il mondo dei rettili (e di altri vertebrati) quindi prototipicamen-
te caratterizzato da rigide condotte routinarie (stimolo-risposta), natural-
mente si de ve ar rivare alluomo (e allo stadio onto genetico maturati vo
della corteccia frontale orbito-ventromediale) per osservare la presenza di
una dilatazione dellintervallo temporale tra uno stimolo e la risposta con
tutti i vantaggi cognitivi e comportamentali che verranno descritti nel para-
grafo sulla mente mimica (vedi oltre).
La sostanza grigia degli emisferi pu essere suddivisa in una parte dor-
sale, denominata pallio (dal latino pallium = mantello), e una ventrale chia-
mata subpallio . Nella maggior par te dei cranioti si possono distinguere
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28
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
tre regioni palliali che vengono denominate in base alla loro posizione re-
lativa: pallio mediale , pallio dorsale e pallio laterale . Le regioni subpallia-
li si distinguono in un setto mediale e uno striato pi laterale.
Il pallio laterale costituisce il centro olfattivo primario . Esso rice ve
afferenze direttamente dai bulbi olf attivi, attraverso i tratti olfattivi, e in-
via queste informazioni alle altre aree palliali. Gli aspetti caratteristici del
pallio dorsale degli amnioti sono la ricezione degli impulsi somatosensi-
tivi, visi vi, uditi vi e de gli altri impulsi sensiti vi provenienti dal talamo
dorsale. Nel pallio dorsale avviene lintegrazione di alcune informazioni
sensoriali e vengono inviate proiezioni efferenti al tronco cerebrale, attra-
verso lo striato. Lo striato ha funzioni di re golazione del movimento in
tutti i vertebrati e nei rettili appare pi v oluminoso di quello degli anbi
per le nuove esigenze locomotorie di questi animali.
Lo striato molto sviluppato nei mammiferi. Le sue for mazioni nu-
cleari pi evidenti sono il nucleo caudato , situato nel pavimento del ven-
tricolo laterale e il nucleo lenticolare (= putamen + globo pallido ), che si
trova lateralmente alla capsula inter na. Lo striato rice ve unaf ferenza
principale dallisocor teccia e la sua principale ef ferenza diretta a una
parte del talamo dorsale; inoltre lo striato altamente interconnesso con
il subtalamo (talamo ventrale) e con la sostanza nera descritta nel tronco
dellencefalo.
Attraverso le sue molteplici interconnessioni, gli impulsi dallo striato
vengono inviati ai nuclei motori del tronco cerebrale e del midollo spina-
le. In generale lo striato, inibendo lattivit motoria indesiderata, regola i
movimenti in risposta agli stimoli sensoriali.
Oltre allo striato, g ruppi di neuroni nel tronco cerebrale e nel midollo
spinale controllano, oltre a diversi riessi, i movimenti ritmici, stereotipati
delle varie parti del corpo durante la locomozione e altri mo vimenti. Solo
con lo sviluppo della neocorteccia nei mammiferi compare una via motoria
diretta corticospinale che dal pallio discende direttamente ai centri motori.
Elementi di anatomia dei gangli della base
I gangli della base sono nuclei sottocorticali di sostanza grigia
costituiti dallo striato e dal globo pallido, ma si possono in-
cludere anche la sostanza nera e il nucleo subtalamico.
I gangli della base si di vidono in una par te dorsale e una
ventrale . La divisione dorsale comprende il paleostriato (glo-
bo pallido) e il neostriato (nucleo caudato e putamen) la divi-
sione ventrale comprende lo striato ventrale e il pallido ven-
trale. La gura 2.8 mostra le strutture anatomiche dei gangli
della base. Lo striato formato da quattro componenti: il nu-
cleo caudato , il putamen , il tubercolo olfattorio e il nucleo
accumbens . Il caudato e il putamen costituiscono lo striato
dorsale (anche denominato neostriato ). Il nucleo accumbens
(situato tra i nuclei del setto e il complesso putamen-caudato),
il tubercolo olf attorio (adiacente al nucleo accumbens), la
parte estrema del caudato ventrale e il putamen ventrale for-
mano lo striato ventrale o limbico . Lo striato dorsale riceve
i principali input dalla neocorteccia, lo striato ventrale dal si-
stema limbico.
Lo striato dorsale, che rappresenta la via di ingresso ai gan-
gli della base, riceve afferenze da tutte le porzioni della neo-
corteccia e dal nucleo intralaminare del talamo. La cor teccia
motoria proietta principalmente al putamen e questa struttura
svolge pertanto un ruolo maggiore rispetto al caudato nel con-
trollo dei mo vimenti. Il neurotrasmettitore implicato nelle
proiezioni cor tico-striate il glutammato; gli inter neuroni
localizzati nello striato utilizzano invece lacetilcolina, men-
tre le vie efferenti dal neostriato sono di tipo GABAergico. Lo
striato dorsale riceve anche bre dopaminergiche dalla par te
compatta della sostanza nera deputate al controllo dellatti vit
motoria (sistema dopaminergico nigrostriatale). Nello striato
ventrale il nucleo accumbens e il tubercolo olfattorio ricevono
afferenze dalle aree limbiche e paralimbiche (in par ticolare
dallippocampo, dallinsula, dallamigdala e dalla cor teccia
del giro cingolato anteriore) e af ferenze sottocor ticali dopa-
minergiche dallarea tegmentale ventrale situata medialmente
alla sostanza nera (sistema dopaminergico mesolimbico; cfr.
sopra quanto detto a proposito dei nuclei troncoencefalici).
Il globo pallido costituito da quattro componenti: il seg-
mento mediale o interno (GPi), il segmento laterale o esterno
(GPe), il pallido ventrale (PV) e la pars reticolata della so-
stanza nera (SNr). Il globo pallido riceve bre afferenti diret-
te e indirette dallo striato e proietta al talamo, costituendo
cos un impor tante nodo di con vergenza delle bre cortico-
striato-pallidali, situato nel tragitto dei circuiti striato-palli-
do-talamo corticali i quali, come descritto nel parag rafo sui
circuiti fronto-striato-talamo-cor ticali (vedi oltre), mediano
numerosi aspetti del comportamento. Il globo pallido preva-
lentemente inserito nel controllo dellattivit motoria, soprat-
tutto il pallido dorsale (denominato anche paleostriato ) che
connesso funzionalmente allo striato dorsale. Il pallido ven-
trale (denominato anche pallido limbico) costituito dalla
porzione rostroventrale del se gmento ester no del pallido e
sconna nei nuclei della sostanza innominata situati nel pro-
encefalo basale, sotto la commissura anteriore. Le principali
vie efferenti del globo pallido si originano dal se gmento in-
terno di questo nucleo e dalla par te reticolata della sostanza
nera, e raggiungono i nuclei v entrale laterale, ventrale ante-
riore e dorsomediale del talamo. Il putamen e il globo pallido
sono situati uno adiacente allaltro e insieme for mano il nu-
cleo lenticolare.
La sostanza nera localizzata nel mesencefalo ed costituita
da due componenti: la pars reticolata (SNr) e la pars compacta
(SNc). La SNr rappresenta unestensione caudale del globo
pallido e utilizza il GABA come principale neurotrasmettitore
efferente. stato ipotizzato un suo r uolo nella programmazio-
ne dei mo vimenti oculari saccadici (Ik osaka, 1983). La SNc
contiene neuroni dopaminergici che producono dopamina ed
il punto di partenza delle vie dopaminergiche nigrostriatali che
proiettano al caudato e al putamen e che sv olgono un r uolo
fondamentale nel controllo del movimento. Lo striato proietta
alla sostanza nera attraverso la via strionigrale. Le vie cortico-
striatali, strio-pallidali e strio-nig rali proiettano allo striato, al
pallido e alla sostanza nera secondo un complesso ordine topo-
graco per cui aree circoscritte della corteccia cerebrale proiet-
tano a corrispondenti circoscritte regioni di questi nuclei.
Il nucleo subtalamico situato al di sotto del talamo, riceve
le proiezioni del segmento esterno del globo pallido e proiet-
ta, in modo topograco, a entrambi i segmenti del globo pal-
lido e alla parte reticolata della sostanza nera (cfr. oltre, il
paragrafo sui circuiti fronto-striato-talamo-corticali).
Circuiti neurali La stretta interconnessione che si stabili-
sce tra i gangli della base e le str utture neocorticali, nel mo-
mento in cui nel corso dellevoluzione si assiste alla comparsa
di queste ultime, giustica la descrizione in questa sede della
struttura prototipica dei circuiti fronto-sottocor ticali ( Ale-
xander e Cr utcher, 1990 ) anche se, in senso stretto, il li vello
organizzativo rettiliano del sistema ner voso centrale non im-
plica la loro presenza. Tali circuiti verranno, infatti, descritti
in dettaglio nella parte del capitolo sul cervello neocorticale.
Risale agli anni Ottanta la proposta di un modello di or ga-
nizzazione dei gangli della base comprensi vo di due circuiti,
uno motorio centrato sul putamen e uno associati vo cen-
trato sul caudato ( DeLong e Georgopoulos, 1981 ). Nel 1985
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29
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Alexander et al (1986) , utilizzando il circuito motorio come
modello comune, descrissero lesistenza di altri circuiti fron-
to-sottocorticali deputati alla re golazione degli stati af fettivi,
della personalit e dei processi co gnitivi. Attualmente sono
stati bene identicati i seguenti circuiti: circuito motorio , cir-
cuito oculomotorio , circuito prefrontale dorsolaterale , circui-
to orbito-frontale laterale e mediale , circuito del giro cingola-
to anterior e . Alexander et al, tuttavia, sottolineano nel loro
lavoro che verosimilmente esistono, in aggiunta ai circuiti -
nora conosciuti, anche altri circuiti paralleli al momento anco-
ra non indi viduati. Tutti questi circuiti condi vidono la stessa
organizzazione neurale. Essi originano da aree del lobo fron-
tale funzionalmente di verse, e proiettano prima allo striato,
poi al globo pallido e a circoscritte zone del talamo e da qui
tornano indietro alle singole aree della cor teccia frontale,
mantenendosi paralleli ma distinti, dal punto di vista sia strut-
turale sia funzionale. In virt di questa selettiva organizzazio-
ne topo graca, che viene mantenuta allinter no di ciascun
circuito, piccole lesioni allinterno delle strutture sottocortica-
li e della sostanza bianca deter minano disfunzioni a carico di
uno solo e non di tutti i circuiti fronto-sottocorticali. Tuttavia,
sebbene sia incontrovertibile che esista una di visione anato-
mica e funzionale di questi circuiti allinterno dei gangli della
base, studi su ratti e primati hanno dimostrato che tale di visio-
ne non assoluta ma che i sistemi motori, co gnitivi ed emo-
zionali possono interagire tra loro, in particolare nel caudato e
nel putamen ( Kimura e Matsumoto, 1997 ; Parent e Cicchetti,
1998).
La str uttura prototipica di questi cinque circuiti rappre-
sentata nella gura 2.9 , che mostra uno schema semplicato
del modello dellor ganizzazione funzionale dei gangli della
base (cfr. Alexander et al, 1986 ; Alexander e Crutcher, 1990 ;
DeLong, 1990 ), in cui sono rafgurati i siti anatomici, le vie
di connessione comuni a questi circuiti e i neurotrasmettitori
Fascicolo
subcalloso
Fornice
Tratto
mammillo-
talamico
Capsula
esterna
Claustrum
Capsula
estrema
Insula
Ventricolo
laterale
(corno
inferiore)
Radiazione
ottica
a
b
Setto pellucido
Nucleo
caudato (testa)
CCg
la
lg
lp
lr
L M
VP
VL
VA
D
3
LVa
HC
Nucleo lenticolare:
Putamen
Globo pallido
Nucleo
caudato (coda)
Fig. 2.8 Sezione assiale dellencefalo che visualizza i gangli della base e altre strutture neuroanatomiche. 3 = terzo ve ntricolo;
CCg = ginocchio del corpo calloso; D = nucleo dorsomediale; HC = ippocampo; Ia, Ig, Ir = capsula interna-ramo anteriore, ginocchio,
ramo posteriore e parte retrolenticolare; L = nucleo genicolato laterale; LVa = corno anteriore del ventricolo laterale; M = nucleo genicolato
mediale; VA = nucleo ventrale anteriore; VL = nucleo ventrale laterale; VP = nucleo ve ntrale posteriore. (Modicata da Nolte J: The Human
Brain. An Introduction to its Functional Anatomy , ed 6, Philadelphia, 2009, Mosby-Elsevier.)
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
che vengono utilizzati. Come si pu v edere dalla gura, lo
striato riceve bre afferenti dalla corteccia e dalla SNc e, a sua
volta, invia proiezioni convergenti al globo pallido e alla so-
stanza nera attra verso un circuito diretto e uno indiretto tra
loro separati dal punto di vista str utturale e funzionale. Il cir-
cuito diretto costituito da vie ad azione inibitrice, che dallo
striato proiettano al GPi e alla SNr. Il circuito indiretto rap-
presentato da una via seriale costituita da tre componenti:
a. bre inibitorie dirette dallo striato al GPe;
b. bre anchesse ad azione inibitoria che dal GPe proietta-
no al nucleo subtalamico (NST);
c. vie eccitatorie dirette dal NST al complesso GPi/SNr.
Al NST ar rivano anche vie eccitatorie pro venienti dalla cor -
teccia cerebrale e partono bre efferenti che modulano in sen-
so eccitatorio il GPe. Il circuito diretto mediato dal GABA e
da un neuromodulatore la sostanza P entrambi ad azione
inibitoria sul pallido (GPi). Il circuito indiretto, nel tratto stria-
to-pallido (GPe)-subtalamico esercita unazione inibitoria es-
sendo mediato dal GABA e dallencefalina, entrambi ad azio-
ne inibitrice, mentre nel tratto subtalamico-pallidale (GPi) il
neuromediatore il glutammato, che svolge unazione di tipo
eccitatorio. Entrambi i circuiti, diretto e indiretto, proiettano al
talamo, esercitando su questa str uttura unazione modulatrice
diversa. Infatti, in caso di atti vazione delle vie dirette striato-
pallidali ad azione inibitrice, queste inibiranno le vie pallido-
talamiche anchesse inibitrici (inibizione dellinibizione), e
lazione modulatoria risultante del circuito diretto sul talamo
sar di tipo disinibitorio. Lattivazione delle vie inibitrici stria-
to-pallidali nel circuito indiretto porter a unazione inibitoria
del GPe e, quindi, a una disinibizione del NST, con conseguen-
te effetto eccitatorio sul GPi e aumento, perci, dellatti vit
inibitrice del pallido sul talamo. In sintesi, latti vazione del
circuito diretto ha azione facilitante sul talamo e aumenta lat-
tivit corticale, lattivazione del circuito indiretto inibisce in-
vece il talamo e riduce di conse guenza latti vit cor ticale.
Durante il riposo i due circuiti sono in uno stato di equilibrio.
Ai due circuiti diretto e indiretto si aggiunge un circuito
separato dai due circuiti striato-pallidali ora descritti, costitui-
to dalle proiezioni che dal cor po striato raggiungono la SNc
(via strio-nigrale, di minore entit rispetto alla via strio-ni-
grale pars reticolata ), che, a sua volta, invia bre dopaminergi-
che eccitatorie (recettori D1) ai neuroni GABAergici striatali
che proiettano al se gmento inter no del pallido, e inibitorie
(recettori D2) ai neuroni striatali che proiettano al segmento
esterno del pallido. In sintesi, lazione risultante di queste due
diverse azioni della sostanza nera compatta in condizioni nor-
mali quella di aumentare loutput GAB Aergico del pallido
sul talamo, svolgendo unazione eccitatoria sui neuroni della
via diretta e unazione inibitoria sui neuroni della via indiret-
ta. I disturbi del movimento a carattere sia ipo- sia ipercineti-
co dipendono, secondo questo modello, da uno squilibrio tra
lattivit del circuito diretto e quella del circuito indiretto con
conseguenti alterazioni sul complesso GPi-SNr.
Glu Glu
GABA
Enk
DA
SNc
Glu
NST
Tronco dellencefalo
Midollo spinale
GPe
GABA
GABA
Sub P
Talamo
GABA
GPi/SNr
Corpo striato
Corteccia cerebrale
Fig. 2.9 Schema dei circuiti diretto e indiretto fronto-striato-pallido-talamo-corticali (vedi testo). Le connessioni in rosso
rappresentano vie eccitatorie; quelle in blu indicano vie inibitorie. DA = dopamina; Enk = encefalina; GABA = acido gamma-aminobutirrico;
GPe = globo pallido esterno; GPi = globo pallido interno; Glu = glutammato; NST = nucleo subtalamico; SNc = sostanza ne ra pars
compacta ; SNr = sostanza ne ra pars reticolata ; Sub P = sostanza P . (Modicata da Alexander e Crutcher, 1990 .)
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31
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
La par te compatta della sostanza nera rice ve input prove-
nienti dal circuito cingolato anteriore e dal pallido limbico e,
attraverso le proiezioni dopaminergiche allo striato, inuenza
lattivit di ciascuno dei circuiti fronto-sottocor ticali. Attra-
verso queste connessioni dopaminergiche, il circuito limbico
interagisce con i circuiti associati vo e motorio. Inoltre, studi
sui primati hanno e videnziato che i sistemi motori, co gnitivi
ed emozionali possono interagire nel caudato e nel putamen e
che input limbici, anche se prevalentemente diretti allo striato
ventrale, raggiungono in par te anche il caudato e il putamen
( Kimura e Matsumoto, 1997 ). La modulazione dopaminergi-
ca di tutti e tre questi circuiti spie ga i diversi effetti della do-
pamina sui comportamenti motori ed emozionali ( Mega e
Cunmings, 1994 ).
COMPORTAMENTI MEDIATI
DAL CERVELLO RETTILIANO
I comportamenti propri degli organismi appartenenti alle spe-
cie dotate del solo cervello rettiliano (pesci e rettili) rientrano
sostanzialmente in tre classi fenomeniche: esplorazione , con-
sumazione , difesa (cfr. Liotti 2005; Panksepp, 1998 ).
Nel comportamento di esplorazione lorganismo delimita
un ter ritorio nel quale attua il raggiungimento dello ggetto
adattivo rispetto ai bisogni alimentari e riproduttivi.
Le azioni successive al raggiungimento delloggetto deni-
scono il compor tamento consumatorio (di predazione per i
carnivori e di foraggiamento per gli erbi vori), in cui tipica-
mente sono assenti i segni esteriori indicativi dellattivazione
viscerale ( aggressivit fredda o attacco a morso tranquillo
nella predazione).
Se nel corso dellesplorazione lorganismo si imbatte in un
ostacolo, si manifestano i compor tamenti di difesa , costituiti
da attacco , fuga e immobilizzazione ( freezing ), questultimo
teso a evitare di essere percepito dal predatore. Lalternanza di
attacco inibito e di fuga inibita d luogo ai movimenti di avvi-
cinamento-allontamento verso il consimile che compongono
le diverse danze del corteggiamento .
MOTIVAZIONI RETTILIANE
I sistemi motivazionali inscritti nel cervello rettiliano regola-
no il movimento attivo dellorganismo nellambiente al ne di
soddisfare in modo diretto i bisogni metabolico-riproduttivi.
Il compor tamento esploratorio re golato dal sistema
dellesplorazione (o sistema della ricerca, seeking system ;
Panksepp, 1998 ), a mediazione dopaminergica , la cui attiva-
zione tonica, a differenza degli altri sistemi motivazionali,
la cui atti vazione f asica ( g. 2.10 ). Come in par te stato
gi detto, la composizione str utturale di tale sistema for -
mata dai nuclei vegetativi del tronco dellencefalo e di parte
dell ipotalamo ventrale , nuclei che ricevono i segnali relativi
alle condizioni omeostatiche dellorganismo tramite il siste-
ma circolatorio, il sistema endocrino e il sistema ner voso
autonomo. I suddetti nuclei atti vano il grigio periacqueduttale
dorsale e l ipotalamo later ale ; lipotalamo stimola l area
tegmentale ventrale , la cui funzione principale latti va-
zione de gli schemi sensomotori relati vi ai compor tamenti
esplorativi.
Il comportamento consumatorio, il cui schema sensomoto-
rio attivato dalla stimolazione dell ipotalamo dorsolaterale ,
regolato dal sistema del piacere ( lust system ; Panksepp,
1998 ), a mediazione endornica , str utturalmente costituito
dal grigio periacqueduttale ventrale e dalle aree ipotalamiche
preottica e settale ( g. 2.11 ).
Se nellesplorazione del ter ritorio lorganismo si imbatte
in ostacoli ambientali che minacciano la sopravvivenza e/o la
soddisfazione dei bisogni primari, quali lincontro con pre-
datori o con consimili penetrati nel ter ritorio, si atti va il si-
Esplorazione
Mediazione dopaminergica
Stimolo
Ipotalamo laterale
Area tegmentale
ventrale
Grigio periacqueduttale
dorsale
Fig. 2.10 Il sistema dellesplorazione.
Ipotalamo
dorsolaterale
Esplorazione
Mediazione endorfinica
Oggetto
Grigio periacqueduttale
ventrale, area preottica
e del setto
Consumazione
(predazione/foraggiamento)
Inibizione
Fig. 2.11 Il sistema
della consumazione.
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32
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
stema di difesa ( fear system e rage system ; Panksepp, 1998 ),
strutturalmente localizzato nell ipotalamo anteroventrale , la
cui stimolazione atti va i compor tamenti di attacco, fuga,
immobilizzazione. I se gnali di ar resto del sistema di difesa
sono costituiti dallallontanamento dello stimolo di innesco
( g. 2.12 ) .
RAPPRESENTAZIONE SOSTENUTA
DAL CERVELLO RETTILIANO
La rappresentazione della relazione or ganismo-ambiente so-
stenuta dal li vello rettiliano coniuga, probabilmente per sem-
plice legame associativo, elementi propri dellattivit vegetativa
rilevata dagli stimoli inter ni dellorganismo con elementi pro-
pri dellattivit sensomotoria correlata agli stimoli esterni.
FUNZIONE DEL CERVELLO RETTILIANO
La funzione principe del cervello rettiliano consiste nella ca-
tegorizzazione sensomotoria degli oggetti ambientali adattivi
rispetto alle necessit metabolico-riproduttive dellorgani-
smo. Tale funzione coincidente con lattivit di base della
funzione percetti va, intesa come atti vit sensomotoria che
consente la discriminazione e generalizzazione de gli oggetti
ambientali. La percezione propria del livello rettiliano, essen-
do direttamente al ser vizio dellappagamento dei biso gni
metabolico-riproduttivi, in s intrisa di riferimenti edonici,
cio di riferimenti relati vi allo stato v egetativo dellor gani-
smo che segnalano in che misura loggetto percepito inuen-
za, negativamente (malessere) o positivamente (benessere), la
soddisfazione delle necessit metabolico-riprodutti ve (cfr .
Edelman, 1989 ). Tale componente edonica intrinseca allatti-
vit percettiva propria del cer vello rettiliano costituisce lin-
sieme delle emozioni primordiali o primitive ( Denton, 2005 )
poste lungo un continuum di benessere-malessere dif fuso e
generalizzato, correlate allattivit della componente vegeta-
tiva dellor ganismo. Tale componente emoti va dipende da
unorganizzazione neurale a forte determinazione genetica,
situata nelle strutture troncoencefalico-ipotalamiche.
Secondo quanto detto, la percezione una funzione squisitamente e ine-
stricabilmente sensomotoria . Come noto, i neuroni specchio sono neuro-
ni corticali di tipo motorio che, contemporaneamente, elaborano caratteri-
stiche sensoriali delloggetto. La loro scoperta ha fortemente contribuito a
confermare la validit della concettualizzazione della percezione come
complesso sensomotorio , per cui ogni atto percettivo inestricabilmente
associato allo schema dazione connesso allinterazione con lo ggetto
(cfr. Rizzolatti e Sinigaglia, 2006 ). Se lintima connessione tra percezio-
ne e azione caratterizza il livello neocorticale a cui appartengono le aree
in cui sono allocati i neuroni specchio del sistema ner voso centrale, li-
vello per sua natura deputato alla ne categorizzazione della relazione
organismo-ambiente, a maggior ragione la connessione tra percezione e
azione caratterizzer i livelli strutturali inferiori, quali quello rettiliano
qui esaminato.
MEMORIA RETTILIANA
Lorganizzazione del cer vello rettiliano si costituisce nella
connessione tra le aree relative ai sistemi sensomotori deputa-
ti al rilievo delle caratteristiche siche degli oggetti con le aree
relative ai sistemi omeostatici deputati al rilievo delle uttua-
zioni dei parametri vitali. La coniugazione tra i due sistemi si
costruisce nellinterazione tra lor ganismo e lambiente e
coincide con la formazione di una memoria che coniuga lat-
tivit sensomotoria necessaria per il riconoscimento e il rag-
giungimento delloggetto con lattivit edonica che segnala il
valore adattivo delloggetto stesso.
Questo tipo di memoria assimilabile ai componenti basici
della cosiddetta memoria procedurale (cfr. Schacter, 1996 ),
intesa classicamente come memoria degli schemi sensomoto-
ri, intrinsecamente carichi di riferimenti edonici, necessari
per il raggiungimento delloggetto.
MENTE RETTILIANA
La mente rettiliana abitata dallinterazione tra lorganismo
e gli oggetti ambientali adattivi rispetto alle necessit meta-
bolico-riproduttive. Le caratteristiche for mali di tale intera-
zione sono la ciclicit e lautomatismo.
La ciclicit lespressione della sintonizzazione tra la rit-
micit della v ariazione dei parametri omeostatici connessi
alle esigenze metaboliche e riproduttive dellorganismo (ci-
cli metabolici ed endocrini) e la ritmicit della variazione
dei parametri sici (luce, temperatura, umidit ecc.) connes-
si ai cicli quotidiani, mensili, stagionali ecc. dellambiente
naturale.
La sintonizzazione tra i cicli metabolico-endocrini dellorganismo e i
cicli naturali dellambiente per mette allor ganismo di attuare i com-
portamenti necessari per soddisfare i vitali bisogni di tipo alimentare e
Ipotalamo anteroventrale
Grigio periacqueduttale
Esplorazione
Ostacoli ambientali
Inibizione
Allontanamento dellostacolo
Tegmento
Attacco
Fuga
Immobilizzazione
Fig. 2.12 Il sistema di difesa.
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33
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
riproduttivo nel momento in cui le condizioni dellambiente sono mag-
giormente propizie nel favorirne lappagamento, secondo modalit che
si differenziano da specie a specie in relazione tanto allor ganizzazione
sensomotoria quanto alle particolari condizioni omeostatiche dei para-
metri vitali.
Lautomatismo, evidenziato dal fatto che una volta percepito lo
stimolo lazione condotta a termine con ridotte o nulle possi-
bilit di modulazione o di arresto del comportamento stesso,
segnala la stretta dipendenza del comportamento da unor ga-
nizzazione costituita da un insieme di ar chi riessi ttamente
interconnessi .
Ciclicit e automatismo del comportamento, accanto al rilievo
della sostanziale omogenit del comportamento dei singoli orga-
nismi appartenenti alle specie dotate di solo cer vello rettiliano,
segnalano che il livello strutturale rettiliano del sistema nervoso
centrale non dotato, o lo in misura assai ridotta, di quelle
caratteristiche di tipo riessivo della rappresentazione della rela-
zione or ganismo-ambiente necessarie per la modulazione del
comportamento. Ci signica che il focus della regolazione
della relazione or ganismo-ambiente propria di questo li vello
strutturale del sistema nervoso centrale situato esclusivamente
nellinterazione con lambiente , per cui la mente rettiliana non
dotata di attivit cosciente, intendendo per coscienza i processi
riessivi che consentono lautore golazione della relazione con
lambiente da parte dellorganismo.
ANATOMIA FISIOLOGICA E DISTURBI
NEUROPSICHIATRICI DA ALTERAZIONI
DEL CERVELLO RETTILIANO
Tronco dellencefalo
Il tronco dellencefa lo, pur rimodellato dai processi e volutivi,
anche nelluomo costituisce la struttura che connette il midollo
spinale con il cervelletto e il cervelle e dalla quale si originano
sistemi neurali a proiezione dif fusa che esercitano unazione
modulatrice sulla corteccia cerebrale, regolando il sonno, la ve-
glia, lo stato di coscienza, lattenzione e altre impor tanti funzio-
ni di controllo come lumore, la motivazione. Il tronco dellen-
cefalo controlla il tono posturale e modula le af ferenze sensitive
attraverso le vie discendenti dirette al midollo spinale. Nel me-
sencefalo sono localizzati molti dei centri di integrazione infe-
riore dei sistemi moti vazionali rettiliani da cui dipendono i
comportamenti precedentemente descritti, per cui Panksepp
(1998) ritiene che probabilmente allinter no del mesencefa lo
risiedano le primordiali rappresentazioni neurali del s (cfr .
Capitolo 3 ). Come sopra stato esposto, il mesencefa lo, e in
particolare il tetto ottico, nei pesci un impor tante centro di
integrazione multimodale sensoriale che elabora elementari ri-
sposte di orientamento che permettono allanimale di percepi-
re la sua presenza allinterno del suo ambiente. Il mesencefalo,
quindi, rappresenterebbe la sede neurale del proto-s for mu-
lato da Damasio (cfr. Capitolo 3 ).
Moruzzi e Magoun (1949) attribuirono alla formazione re-
ticolare unimpor tante funzione nella re golazione del ciclo
sonno-veglia (gli Autori, stimolando questarea nel gatto, ot-
tennero una desincronizzazione del tracciato elettroencef alo-
graco con comparsa di attivit elettrica rapida e di basso
voltaggio, tipica delle f asi di veglia) (cfr. Capitolo 8 ). Mesu-
lam (2000a) ha proposto una denizione anatomica e funzio-
nale dellARAS pi estesa, nella quale il tronco dellencefalo,
insieme con altri centri sottocor ticali e corticali, viene consi-
derato parte di una complessa e distribuita rete che modula i
processi di elaborazione dellinfor mazione ( information pro-
cessing ) dellintera corteccia cerebrale. Questa rete riceve in-
put dal basso verso lalto ( bottom-up ) provenienti dal midollo
spinale e dai nuclei del tronco dellencef alo e input dallalto
verso il basso ( top-down ) provenienti dalla corteccia eteromo-
dale, in g rado di modulare e rinforzare i patter n dellattivit
neuronale gerarchicamente distribuita, relativa allelaborazio-
ne degli input sensoriali.
I sistemi dopaminergici non striatali esercitano un impor -
tante r uolo nelliniziazione, nella pro grammazione e nel
monitoraggio dei comportamenti nalizzati al raggiungi-
mento di un obietti vo. Essi atti vano, inoltre, i processi di
ricompensa cerebrale e i compor tamenti moti vati. In tal
modo il sistema dopaminer gico, agendo sui meccanismi di
rinforzo, inuenza la corteccia cerebrale nei processi di
apprendimento e socializzazione ( Wise e Rompre, 1989 ). Il
sistema dopaminergico mesocorticale svolge un ruolo critico
nel se gnalare alla cor teccia prefrontale la presenza di uno
stimolo rilevante nellambiente e nel richiamare lattenzione
della corteccia stessa su questo stimolo.
Una disfunzione del sistema mesolimbico-corticale alla base di diverse
condizioni neuropsichiatriche, quali la schizofrenia con sintomi ne gati-
vi, la depressione maggiore (cfr . Capitolo 14 ), le sindromi di apatia-
abulia (cfr. Capitolo 10 ). Lattivazione del sistema mesolimbico produce
deliri e allucinazioni (sintomi positi vi della schizofrenia), mentre il
blocco dei recettori dopaminergici postsinaptici determina una riduzione
dei deliri e delle allucinazioni (cfr. Capitolo 17 ).
Altri disordini neuropsichiatrici possono essere prodotti da uniperat-
tivit dopaminergica come stato ipotizzato nella sindrome di Gilles de
la Tourette (cfr. Capitolo 12 ).
I sistemi dopaminer gici striatali sono coin volti in numerosi
disturbi neuropsichiatrici.
Una disfunzione a livello dei neuroni del sistema nigrostriatale produce i
sintomi ben noti della malattia di Parkinson . La demenza mesocortico-
limbica una sindrome clinica caratterizzata da parkinsonismo, demenza
progressiva e disturbi del compor tamento, soprattutto depressione ( To-
rack e Morris, 1988 ). I rilievi istopatologici consistono in una degenera-
zione dei neuroni dopaminergici mesencefalici dellarea tegmentale ven-
trale (VTA) e, in misura minore, delladiacente sostanza nera, associata a
una seletti va perdita neuronale in str utture limbiche e cor ticali (come
lippocampo, la corteccia entorinale, lamigdala, la corteccia orbito-
frontale e cingolata) che sono state identicate come i siti terminali delle
proiezioni dopaminergiche provenienti dai nuclei mesencefalici ( Torack e
Morris, 1988 ). Gli aspetti clinico-patologici della demenza mesocortico-
limbica indicherebbero, pertanto, un ruolo della VTA nel controllo delle
funzioni cognitive ed emozionali e, quindi, un suo possibile coin volgi-
mento nel campo neuropsichiatrico.
La serotonina svolge un ruolo importante nella regolazione
del compor tamento motorio, alimentare, sessuale, nel con-
trollo dellansia e dellumore, nel controllo delle condotte
impulsive e dellaggressivit.
I disturbi depressivi (cfr. Capitolo 14 ), dansia (cfr. Capitolo 11 ), ossessivo-
compulsivi-impulsivi (cfr. Capitolo 12 ) e i comportamenti aggressivi (cfr.
Capitolo 13 ) sono legati a una disfunzione del sistema serotoninergico.
Il sistema catecolaminergico ascendente esercita uninuen-
za tonica modulatrice sui neuroni della corteccia cerebrale,
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
inuenzando numerosi aspetti dellarousal e dellattenzione,
del ciclo-sonno veglia, della memoria, dei compor tamenti af-
fettivi.
Il sistema noradrener gico modula le funzioni cor ticali, in
particolare nelle situazioni di stress e nelle condizioni in cui
alla corteccia viene richiesto un maggiore impegno attentivo,
rendendola pi reattiva agli stimoli sensoriali.
Il nucleo tegmentale pontino svolge un ruolo critico nei meccanismi del son-
no (vedi Capitolo 8 ) e per le sue connessioni limbiche importante per la
memoria di lavoro e lattenzione. Questo nucleo, inoltre, per le sue connessio-
ni con i nuclei della base svolge un ruolo importante nella regolazione dellat-
tivit motoria ed stato coin volto nella genesi del tremore della malattia di
Parkinson. Unatroa dei neuroni di questo nucleo stata riscontrata nella
malattia di Parkinson, nella demenza di Alzheimer e nella paralisi sopranu-
cleare progressiva.
Unaltra situazione clinico-patologica in cui si ha un cospicuo e primi-
tivo interessamento del tronco dellencef alo rappresentata dalla mieli-
nolisi pontina centrale, sindrome che stata associata a uninter ruzione
delle vie ascendenti dai nuclei del rafe, dalla for mazione reticolare e dal
locus coer uleus ( Price e Mesulam, 1987 ). Questa sindrome insor ge in
seguito a una rapida correzione di uniponatremia; oltre a una sintomato-
logia atassica cerebellare con disfunzione dei ner vi cranici, disturbi
piramidali e difcolt respiratorie si possono avere disturbi del compor-
tamento sotto forma di stati confusionali, aggressivit, irritabilit, oppure
apatia e letargia. Lesioni ischemiche della VTA sono state descritte
nelleziologia di sindromi apatiche (cfr. Capitolo 10 ).
stato dimostrato, ne gli animali, che lesioni sperimentali che inter -
rompono le vie ascendenti noradrener giche sono alla base di un ele vato
grado di distraibilit ( Mason e F ibiger, 1979 ; Morrison e Magistretti,
1983 ). Nel bambino si pu a vere un g rave disturbo dellattenzione, che
viene designato con il nome di sindrome del bambino iperatti vo o, con
lacronimo in lingua inglese di ADHD ( Attention Decit and Hyperacti-
vity Disorder ). In particolare, nellADHD i sintomi sarebbero prodotti da
un difetto di arousal dovuto a unipoattivazione dei neuroni noradrenergi-
ci e dopaminergici a livello troncoencefalico con conseguente disfunzione
a livello della corteccia prefrontale: si determina un difetto di attenzione
selettiva in quanto i segnali ambientali pi importanti non possono essere
distinti dal rumore di fondo, per cui tutti gli stimoli ambientali appaio-
no uguali; da questa alterazione derivano anche limpulsivit e liperatti-
vita che insieme al decit di attenzione costituiscono la triade di sintomi
dellADHD. In questa condizione, i farmaci in grado di incrementare lat-
tivit noradrener gica centrale, come le amfetamine e il metilfenidato,
sono risultati efcaci nel potenziare lattenzione nei compiti co gnitivi
( Rapoport et al, 1978 ).
Stressor di v ario tipo producono un aumento re gionale del tur nover
della noradrenalina a li vello del locus coer uleus e di altre str utture nora-
drenergiche f acenti par te del circuito neurale dellansia ( Tanaka et al,
1991 ). Allo stesso modo la stimolazione elettrica del locus coeruleus pro-
duce una serie di risposte compor tamentali simili a quelle osser vate nelle
situazioni di ansia naturale o indotta sperimentalmente ( Redmond et al,
1976 ). Alterazioni strutturali e funzionali che interessano il locus coeruleus
e il sistema di reti neuronali controllato da questo nucleo sono alla base di
comportamenti di ansia , paura e di attacchi di panico (cfr. Capitolo 11 ).
Lattivit dei neuroni glutammater gici alla base dellipo-
tesi glutammatergica della schizofrenia.
Secondo tale ipotesi, sarebbe la disfunzione dei circuiti glutammatergici
a deter minare liperattivit della via mesolimbica ritenuta responsabile
dei sintomi positi vi nella schizofrenia. La fenciclidina, antagonista
NMDA, deter minerebbe sintomi psicotici con questo meccanismo, lo
stesso si verica con la ketamina. Tuttavia, mentre le amfetamine che
stimolano il rilascio di dopamina a li vello del nucleo accumbens produ-
cono solo sintomi positi vi, la fenciclidina pu mimare anche i sintomi
negativi, in quanto riducendo la trasmissione glutammatergica inibisce
anche lattivazione mesocorticale frontale.
I gruppi di nuclei troncoencefalici ora descritti, insieme ai neu-
roni reticolari diffusi e a quelli talamici (soprattutto il gruppo dei
nuclei intralaminari proietta diffusamente ad ampie zone della
corteccia cerebrale), costituiscono dei sistemi neurali a proie-
zione diffusa sulla cor teccia, i quali, attra verso la mediazione
dei loro specici neurotrasmettitori, inuenzano lo stato di ela-
borazione delle informazioni ( information processing ) che ven-
gono processate dalle reti neurali locali e dif fuse cortico-sotto-
corticali e che riguardano le cosiddette funzioni str umentali
come il linguaggio, le funzioni visuospaziali, alcuni aspetti della
memoria, lattenzione v ettoriale e le funzioni esecuti ve (cfr .
Capitolo 5 ). Questa azione modulatrice viene svolta da funzioni
come larousal, lumore, la motivazione, lattenzione, la cui at-
tivit inuenza quindi lefcienza di tutti i processi neurali e che
per tale ragione vengono anche chiamate funzioni di stato o di
controllo. P er esempio, unalterazione dellumore produce
uno stato depressi vo, oppure un decit attenti vo deter mina
uno stato confusionale, ed entrambi potranno interferire sugli
aspetti cognitivo-emozionali e sul compor tamento dellindivi-
duo che ne affetto.
Come sottolinea Mesulam (1990) , ogni attivit cognitiva e
ogni comportamento sono il risultato di uninestricabile rela-
zione tra funzioni di stato e funzioni str umentali. Le disfun-
zioni delle funzioni di controllo non producono decit cogni-
tivi selettivi, come avviene nei danni a carico delle funzioni
strumentali, bens decit cognitivo-comportamentali genera-
lizzati e la loro valutazione perci molto importante per una
corretta interpretazione di molti disturbi del comportamento.
Oltre a modulare aspetti dellarousal, dellattenzione, della
motivazione e dellumore, i sistemi noradrenergico, dopaminer-
gico, serotoninergico e colinergico sono coinvolti nella genesi e
nel controllo dellansia, in quanto hanno il r uolo di controllare
la reattivit dei neuroni sottocor ticali, limbici e della cor teccia
agli stimoli afferenti in molte zone del ne vrasse. Disturbi neu-
ropsichiatrici e psichiatrici di diverso tipo possono dipendere da
una disfunzione dei v ari sistemi modulatori dif fusi cerebrali
che, attraverso una disregolazione di aree della corteccia, preva-
lentemente quelle frontali e temporali, alterano la percezione e
linterpretazione di tutta lesperienza personale. A sua volta, il
trattamento con f armaci, GABAergici, serotoniner gici, nora-
drenergici, dopaminergici (o bloccanti i recettori dopaminergi-
ci) di manifestazioni quali ansia, depressione, psicosi ecc. con-
ferma il ruolo dei sistemi modulatori diffusi nel causare queste
modicazioni psicopatologiche, espressione di unalterata mo-
dulazione dellattivit cerebrale corticale ( Mesulam, 2000a ).
La corteccia prefrontale lunica re gione corticale che in-
via proiezioni dirette a ciascuno dei nuclei monoaminer gici
del tronco dellencefalo e al nucleo colinergico basale di Mey-
nert. Per tale ragione la corteccia prefrontale modula lattivit
afferente colinergica, serotoninergica, noradrenergica e dopa-
minergica dei nuclei troncoencefalici sopra descritti ( Arnsten
e Goldman-Rakic, 1984 ). Poich questi nuclei proiettano dif-
fusamente a tutte le aree della corteccia cerebrale, la corteccia
prefrontale, attraverso le sue vie af ferenti ai nuclei troncoen-
cefalici, si trova nella condizione di potere ulteriormente con-
trollare lattivit di tutte queste aree.
Cervelletto
Anche se inserita in questa par te del capitolo dedicata al cer -
vello rettiliano, la descrizione dei disturbi neuropsichiatrici
relativi al cervelletto far riferimento ad alterazioni del cervel-
letto in toto, archi-, paleo- e neocerebellum .
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Gli stretti rappor ti del cer velletto con le aree associati ve e
paralimbiche corticali spiegano il ruolo di questa struttura nel
controllo di molteplici domini co gnitivo-comportamentali e
nello stesso tempo i relativi decit neuropsicologici che insor-
gono in associazione a lesioni cerebellari. Gli emisferi cerebel-
lari svolgono un ruolo critico nelle funzioni cognitive come la
pianicazione, lapprendimento, la memoria e il linguaggio.
Il cer velletto entra nella re golazione non solo dei processi
cognitivi ma anche di quelli emozionali. Il verme regola il com-
portamento emozionale attraverso connessioni con le strutture
limbiche (amigdala e ippocampo) come pure con il nucleo ros-
so e con larea tegmentale ventrale ( Nestler e Carlezon, 2006 ).
Numerosi studi hanno infatti dimostrato lesistenza nei primati
di reciproche connessioni del cervelletto con lipotalamo, con il
sistema reticolare, con le strutture limbiche, con il giro cingola-
to e la circonvoluzione paraippocampale. Il cer velletto si trova
pertanto inserito nei circuiti che mediano lesperienza e lespres-
sione emozionale regolando, in vir t delle sue connessioni, le
componenti neurosiologiche, autonomiche, moti vazionali,
estero- ed enterocettive del comportamento emozionale.
Diversi disturbi cognitivo-comportamentali si presentano in associazione
a degenerazione cerebellare, a ictus, a neoplasie. Nelle atassie spino-cere-
bellari ( SpinoCerebellar Ataxia , SCA) comprese le for me pi recente-
mente identicate, stato dimostrato che i decit cognitivo-comporta-
mentali fanno parte dello spettro clinico dei disturbi ( Appollonio et al,
1993 ; Geschwind, 1999 ). La demenza stata descritta in associazione alla
SCA 17 (associata a psicosi, disturbi e xtrapiramidali, crisi epilettiche) e
alla SCA 21 (caratterizzata da atassia con iporeessia, acinesia, rigidit)
mentre nella SCA 13 presente un moderato ritardo mentale insieme a
disturbi cerebellari motori a insorgenza nellinfanzia ( Burk et al, 1992 ). I
decit esecutivi e compor tamentali, osservabili nelle SCA e in associa-
zione a lesioni cerebellari di diverso tipo, dipendono dalle strette connes-
sioni del cervelletto con la corteccia frontale per cui le lesioni cerebellari
possono determinare quadri clinici che ricordano le sindromi prefrontali.
Studi di neuroimaging morfofunzionale hanno inf atti documentato la
comparsa di aree di ipometabolismo e di atroa a livello cerebellare in
seguito a lesioni frontali, come pure lesioni cerebellari danno luo go a
decit perfusionali o metabolici in sede frontale controlaterale. Disturbi
visuospaziali sono stati ripor tati in se guito allaspor tazione di tumori
dellemisfero cerebellare sinistro ( Wallesch e Horn, 1990 ) e a inf arti nel
territorio dellarteria cerebellare superiore sinistra ( Botez-Marquard et al,
1994 ). Questi decit si spiegano sulla base delle connessioni tra la cortec-
cia parietale, deputata alla re golazione dei processi visuospaziali, e il
cervelletto. Decit linguistici di di verso tipo (ag rammatismo, mutismo,
disartria, ridotta uenza verbale) sono stati riportati in casi di lesioni ce-
rebellari, accompagnati in alcuni casi da modicazioni della personalit e
labilit emotiva ( Molinari et al, 1997 ).
Alterazioni del v erme sono pi di frequente associate ad alterazioni
comportamentali rispetto ad altre porzioni del cer velletto. Una riduzione
del volume del verme stata riscontrata nei disturbi dello spettro autisti-
co, insieme a una riduzione del volume degli emisferi cerebellari ( Mura-
kami et al, 1989 ).
Un importante ruolo del cervelletto stato anche documen-
tato per diversi disturbi psichiatrici e neuropsichiatrici ( Hop-
penbrouwers et al, 2008 ).
Le lesioni cerebellari possono deter minare un ampio spettro di disturbi
del comportamento che comprendono disturbi dellumore e di personali-
t, tendenze ossessivo-compulsive, pensieri psicotici. Studi clinici hanno
documentato la presenza di cisti e tumori della linea mediana del cer vel-
letto in pazienti con disturbi psicotici ( Schmahmann, 2000 ). Pollak et al
(1996) hanno descritto 7 pazienti con disturbi neuropsichiatrici e tumori
o anomalie strutturali del cervelletto.
In una rasse gna di 113 pazienti con de generazione cerebellare Leroi
et al (2001) trovarono che pi del 50% dei soggetti presentava, oltre a de-
cit cognitivi, disturbi depressivi, disturbi di personalit e disturbi psicotici.
Un aumento del usso ematico nel verme cerebellare stato osservato
in pazienti con disturbi depressi vi. Ugualmente stata descritta alla RM
una riduzione volumetrica del verme cerebellare anteriore in pazienti con
depressione maggiore ( Del Bello et al, 1999 ).
Anomalie strutturali del verme cerebellare e atroa cerebellare
sono state dimostrate da diversi studi nella schizofrenia croni-
ca ( Schmahmann, 2000 ). A tale riguardo, stato proposto un
modello che cor rela la dismetria co gnitiva osser vata nella
schizofrenia con alterazioni dei circuiti di connessione allin-
terno del cer velletto oppure tra il cer velletto e altre str utture
cerebrali ( Andreasen e Pierson, 2008 ; Andreasen et al, 1998 ).
Il concetto di dismetria cognitiva utilizzato per concettua-
lizzare i disturbi schizofrenici come secondari ad alterazioni
della velocit, del ritmo, della coerenza del pensiero e delle
operazioni mentali in analogia alla dismetria neurologica che
si manifesta con un disturbo della coordinazione motoria, cio
con latassia. In questo senso le lesioni cerebellari compromet-
terebbero i meccanismi cerebellari di controllo omeostatico e
di modulazione delle normali operazioni mentali determinan-
do unincoerenza ideativa, una confusione tra realt e immagi-
nazione, con conseguenti comportamenti abnormi.
Studi mediante la PET in pazienti schizofrenici hanno evidenziato modi-
cazioni del metabolismo non solo cerebellare ma anche di aree prefron-
tali, temporali, parietali, a dimostrazione che la dismetria cognitiva dei
soggetti con schizofrenia dipende da unalterazione di una rete neurale
diffusa cerebello-cor tico-sottocorticale ( Andreasen et al, 1998 ; Andrea-
sen e Pierson, 2008 ; Schmahmann, 2000 ).
Questo complesso ed eterogeneo quadro di def icit cogni-
tivo-comportamentali stato spie gato con la disor ganiz-
zazione da par te di una lesione cerebellare di una rete
cortico-sottocorticale di circuiti neurali che colle gano il
cervelletto con le aree della cor teccia associativa sensiti-
vomotoria e le aree limbiche.
Schmahmann e Sher man (1998) , studiando pazienti con
lesioni cerebellari acquisite, identicarono uno specico clu-
ster di sintomi co gnitivo-comportamentali a cui diedero il
nome di sindrome cer ebellare cognitiva e af fettiva . Questa
sindrome caratterizzata da:
disturbi delle funzioni esecutive associati a decit di pro-
grammazione, ragionamento astratto, memoria a breve ter-
mine, decit attentivi e ridotta uenza verbale;
disturbi dellor ganizzazione spaziale e della memoria vi-
suospaziale;
modicazioni della personalit costituite da appiattimento
affettivo, apatia, irritabilit, impulsivit, anedonia, compor-
tamento spesso disinibito o inappropriato;
difcolt di linguaggio che comprendono disturbi articola-
tori, disprosodia, agrammatismo e una modesta anomia.
Linsieme di questi decit, secondo le conclusioni di Schmahmann e
Sherman, conduce a un globale declino delle funzioni intellettive. Questi
due Autori sottolineano inoltre la specicit di questa sindrome, che deve
essere distinta dagli stati confusionali e dalla demenza in quanto lo stato
di allerta e la vigilanza sono conser vati, la memoria retrograda conser-
vata, quella antero grada solo lie vemente compromessa (per il decit
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
della working memory ), con assenza quasi sempre (a differenza della de-
menza) di af asia, aprassia e agnosia. Impor tanti cambiamenti cognitivo-
comportamentali si osservano anche nei bambini con lesioni cerebellari,
indicando che la sindrome cerebellare cognitiva e affettiva colpisce anche
soggetti in et pediatrica. Infatti, dopo lablazione di parti di cervelletto in
bambini con tumori cerebellari, in associazione a possibili decit del
linguaggio, visuospaziali, delle funzioni esecutive e mnesici non verbali,
si manifestano ideazioni paranoidee, rituali di tipo compulsi vo, umore
depresso, alterazioni della personalit (per esempio, da estro versi o ag-
gressivi diventano introversi e passivi) ( Schmahmann e Sherman, 1998 ).
I disturbi della sindrome cerebellare cognitiva e affettiva sono in gene-
re clinicamente rilevanti e si rendono e videnti non solo a un esame neu-
ropsicologico standard ma agli stessi familiari. Il numero e la gravit dei
sintomi sono in genere proporzionali allestensione e alla sede della lesio-
ne cerebellare. Nella casistica di Schmahmann e Sherman (1998) la sin-
drome era pi pronunciata nei pazienti con estese lesioni bilaterali del
cervelletto, in particolare in quelli con inizio acuto della sintomatologia,
meno evidente in quelli con esordio subacuto o cronico o con lesioni cir-
coscritte. Riguardo alla sede questi Autori ripor tano una maggiore
correlazione tra decit cognitivi e lesioni del lobo cerebellare posteriore
mentre le patologie del verme sarebbero maggiormente associate a di-
sturbi affettivi e quelle del lobo anteriore meno coin volte in disturbi co-
gnitivi e comportamentali.
Ipotalamo
Lipotalamo regola nel paleoencef alo le atti vit vegetative-en-
docrine da cui dipendono il controllo autonomico della frequenza
cardiaca, della pressione del sangue, della v asocostrizione e
della dilatazione pupillare; il controllo endocrino e metabolico,
la regolazione ter mica, il controllo del ciclo sonno/v eglia, del
ritmo circadiano, la risposta immunitaria, le funzioni sessuali. I
nuclei ipotalamici mammillari sono implicati nei processi mne-
sici e un danno neurale a questo livello, associato ad atroa del
nucleo mediodorsale del talamo, causa nei so ggetti alcolisti la
sindrome di Wernicke-Korsakoff. Inoltre, lipotalamo controlla
le attivit dei muscoli striati. Per queste sue propriet funzionali,
di controllo sulle funzioni vegetative e sui muscoli striati, lipo-
talamo inuenza la maggior parte delle espressioni autonomiche
e somatiche proprie delle cosiddette emozioni primordiali
( Denton, 2005 ) o emozioni di fondo (Damasio, 1999) o af-
fetti vitali (Stern, 1985), che attengono allo stato di generico e
diffuso benessere-malessere dellor ganismo, espresso dalle
condizioni attuali della vita v egetativa e del tono muscolare
(analogabile alla sensazione che abbiamo al mattino di sentirci
in forma, o al contrario uno straccio ecc., oppure, in psicopa-
tologia, alla perdita di ener gia vitale nella depressione mag-
giore o alla sensazione di morire del panico). Questo primario
livello emozionale essendo gli altri li velli costituiti dalle
emozioni primarie e dalle emozioni secondarie tipica-
mente freddo, cio con ridotte o nulle manifestazioni esteriori
dello stato inter no dellor ganismo (prototipo: agg ressivit a
morso tranquillo dei rettili cos come denita dagli etolo gi).
Contemporaneamente, alcuni nuclei dellipotalamo costitui-
scono elementi propri di circuiti limbici che intervengono nelle
emozioni primarie (vedi oltre) proprie dellattivit del sistema
limbico: per esempio, la lesione della regione sopraottica com-
porta la perdita del compor tamento di cura della prole ne gli
uccelli e nei mammiferi, laddove larea ipotalamica preottica
sostiene i compor tamenti relati vi allaccoppiamento. In con-
clusione, lipotalamo, nelluomo, re gola le emozioni primor -
diali (strettamente connesse al monitoraggio vegetativo -mu-
scolare) e costituisce, in alcune sue parti, una delle componenti
strutturali che re golano le emozioni primarie (strettamente
connesse al monitoraggio viscero -muscolare). Per tali motivi, e
tenendo presente quanto detto, lipotalamo stato compiuta-
mente descritto in questa parte del capitolo dedicata al cervello
rettiliano e non nella parte dedicata al cervello limbico.
Attraverso le molteplici connessioni sottocorticali, lipotala-
mo esercita la sua inuenza su diversi sistemi nello stesso tem-
po e, tramite le connessioni con le aree paralimbiche e la neo-
corteccia, lambiente inter no viene messo in comunicazione
con lo spazio extrapersonale. Lipotalamo, insieme alle strutture
limbiche alle quali strettamente connesso, mantiene lomeo-
stasi dellorganismo attraverso il controllo dellattivit autono-
mica, intervenendo nella regolazione cardiovascolare e respira-
toria, nella termoregolazione, nella regolazione dellassunzione
degli alimenti e dellacqua, nella riproduzione e nella re gola-
zione del ritmo circadiano ( Reichlin, 1992 ). In relazione ai
processi emozionali, il ruolo dellipotalamo non oggi pi
quello ritenuto da Papez di attribuire una valenza emotiva agli
stimoli sensoriali (ruolo, come vedremo, riconosciuto allamig-
dala), bens consiste nellatti vazione di risposte v egetative ed
endocrine che predispongono lorganismo a diversi comporta-
menti adattivi.
La stimolazione del nucleo dorsomediale e di altre regioni dellipotalamo
scatena ne gli animali un compor tamento agg ressivo conosciuto come
sham rage (vedi Capitolo 13). La stimolazione elettrica dellipotalamo
laterale suscita nellanimale le reazioni comportamentali di difesa, attacco
e fuga proprie dei compor tamenti aggressivi associati a intense reazioni
autonomiche ( Panksepp, 1982 ). Questa reazione fa parte di un programma
comportamentale regolato da di verse altre componenti anatomiche e, tra
queste, lamigdala, strettamente interconnessa con lipotalamo, svolge un
ruolo di primaria importanza.
La stimolazione dellipotalamo laterale nel punto di passaggio del f a-
scicolo proencefalico mediale (che connette i nuclei del mesencefalo con
la corteccia frontale passando attraverso lipotalamo laterale) agisce negli
animali da stimolo di rinforzo nel condizionamento operante, inducendo
uno stato di for te soddisf azione e di spinta moti vazionale ( Panksepp,
1982 ). Tale compor tamento ha preso il nome di stimolazione cerebrale
graticante ed mediato dallattivit del sistema dopaminergico.
Alterazioni dellasse ipotalamo-iposario sono state associate a di-
versi disturbi endocrini e neuropsichiatrici come gli attacchi di panico
(vedi Capitolo 11 ).
Come prima stato descritto, lipotalamo sv olge un r uolo
importante nei comportamenti di esplorazione, consumazione
e difesa.
Disturbi del controllo a carattere esplosivo intermittente sono stati descrit-
ti in pazienti con lesioni ipotalamiche (vedi Capitolo 13 ). Larea dellipota-
lamo critica per lo scatenamento del disturbo esplosi vo intermittente la
regione posteriore laterale. Lesioni dellipotalamo possono pro vocare di-
sordini emozionali e motivazionali, anche se spesso queste manifestazioni
sono coperte da gravi disfunzioni metaboliche e vegetative.
Wise (1978) e Ross e Stewart (1981) hanno descritto il caso di un pa-
ziente con una lesione a livello dellipotalamo laterale associata a mutismo
acinetico, a causa del danno delle vie mesolimbico-cor ticali che veicolano
input dopaminergici alla corteccia anteriore del cingolo (vedi Capitolo 10 ).
Sono stati descritti casi di neoplasie ipotalamiche associate a disordini
del comportamento alimentare di tipo sia iperfagico sia anoressico ( Ree-
ves e Plum, 1969 ) e manifestazioni di aggressivit in pazienti con cranio-
faringioma ( Tonkonogy e Geller, 1992 ). Cisti colloidi del terzo ventricolo,
tumori diencefalici e neoplasie iposarie che, a seconda della loro esten-
sione possono interessare lipotalamo e spesso altre aree limitrofe del si-
stema limbico, possono manifestarsi con un ampio spettro di disturbi
comportamentali che comprendono disturbi dellumore (depressione e
mania), cambiamenti di personalit, comportamenti psicotici, apatia, an-
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
sia ( Avery, 1973 ; Burkle e Lipowski, 1978 ; White e Cobb, 1955 ) (vedi
Capitoli 11 e 13).
Il nucleo ipotalamico ventromediale entra nei meccanismi di regolazio-
ne della saziet e lesioni a questo li vello causano disturbi dellappetito e
marcato incremento ponderale. Al contrario, la zona dellipotalamo latera-
le stata descritta come il centro re golatore della f ame e disfunzioni o
lesioni a questo livello possono indurre anoressia ( Martin e Risijng, 1992 ).
Ugualmente, le lesioni di questarea sono responsabili della perdita di peso
che spesso presente nelle fasi avanzate della demenza. Latroa neurona-
le a carico dellipotalamo laterale stata anche descritta nei soggetti con
grave depressione maggiore ( Horn et al, 1988 ).
Riferimenti al ruolo dellipotalamo nei disturbi neuropsichia-
trici sono presenti nei capitoli 11 e 12.
Talamo
I nuclei del talamo, anatomicamente e funzionalmente connessi
alla corteccia, partecipano, come lo striato, alla for mazione di
numerose reti neurali, avendo il compito di ritrasmettere infor-
mazioni sensoriali, motorie, unimodali, eteromodali, limbiche
e paralimbiche, pro venienti dalla cor teccia stessa, dai gangli
della base, dal cer velletto, dallipotalamo e da str utture limbi-
che, dalla retina e dai collicoli superiore e inferiore, dalla
periferia attraverso i lemnischi e le vie spino-talamiche, dalla
formazione reticolare troncoencefalica. Il talamo, quindi, svol-
ge un ruolo chiave nella trasmissione alla corteccia cerebrale di
impulsi di vario tipo provenienti dalla periferia e da altre str ut-
ture sottocorticali, e a sua v olta riceve proiezioni dalle regioni
della corteccia alle quali proietta. Attraverso queste connessioni
viene regolato lafusso dei segnali provenienti dallesterno e
dallinterno dellor ganismo alla cor teccia, che inte gra questi
segnali tra loro e li elabora ulteriormente dando lavvio a cono-
scenze di livello pi elevato e a comportamenti di diverso tipo.
Questo scambio di infor mazioni tra la cor teccia e il talamo
avviene in un sistema or ganizzato a feedback, per cui le infor -
mazioni rilevanti vengono modicate dalla cor teccia e quelle
irrilevanti soppresse.
Il talamo, per il suo r uolo di relais dei sistemi di moto e di
senso, interconnesso con la corteccia, le aree limbiche e para-
limbiche, i gangli della base, il cervelletto e diversi nuclei del
tronco dellencef alo (attra verso il sistema reticolare ascen-
dente), par tecipa a molteplici funzioni sensiti vo-motorie e
cognitivo-emozionali. Lattivit del talamo si deve per consi-
derare come strettamente inte grata a quella della cor teccia,
per cui sul piano funzionale appare pi cor retto f are riferi-
mento a un unico sistema, quello talamo-cortico-talamico ,
anzich a due sistemi separati. A questo concetto di unitariet
funzionale corrisponde quello siopatologico per cui un dan-
no strutturale o una disfunzione di uno dei due livelli quello
corticale o quello talamico quasi sempre compromette an-
che laltro. Il talamo sv olge quindi un r uolo deter minante
nellelaborazione e nellintegrazione delle infor mazioni pro-
venienti dal mondo ester no e dallorganismo che devono poi
venire trasferite alla corteccia. Questa attivit si riette in un
ampio spettro di funzioni che riguardano il controllo attentivo,
la memoria, la modulazione dello stato di veglia e del sonno,
lo sviluppo e il mantenimento della propria immagine e con-
sapevolezza cor porea, il monitoraggio dei f attori biolo gici
deputati al mantenimento dellomeostasi, la re golazione di
processi cognitivi e dellumore (cfr. Scheibel, 1997).
Un r uolo pi dinamico del talamo stato e videnziato
nellambito dei circuiti fronto-sottocorticali rispetto a quel-
lo di semplice relais passivo tra i gangli della base e la cor-
teccia. Le proiezioni cor tico-talamiche trasferiscono le in-
formazioni dai nuclei dei gangli della base alla corteccia
che proietta a loro v olta direttamente indietro a questi nu-
clei ( Haber e McFarland, 2001 ). In vir t di queste connes-
sioni, disturbi cognitivi ed emozionali similari a quelli che
si osservano nelle lesioni della corteccia prefrontale e delle
strutture limbiche si vericano anche nelle lesioni che coin-
volgono i diversi nuclei del talamo.
Il nucleo ventrale anteriore il sito talamico pi frequentemente asso-
ciato ad afasia ( Nadeau et al, 1994 ). Emiparesi transitoria, emiatassia e
neglect (per lesioni a destra) possono insorgere dopo un danno al nucleo
ventrale anteriore. La sindrome talamica (algie, parestesie, decit di
sensibilit), oggi ridenominata sindrome centrale dolorosa post-ictus ,
insorge dopo lesioni talamiche soprattutto a livello del nucleo posteriore
ventrale ( Bovie et al, 1989 ). Inf arti bilaterali paramediani del nucleo
MD sono alla base della demenza talamica e della sindrome da robot o
pseudodemenza talamica (vedi Capitolo 6 ) ( tab. 2.1 ). In passato, la lo-
botomia prefrontale (ablazione della corteccia prefrontale) o la leucoto-
mia prefrontale (interruzione delle connessioni fra la corteccia prefron-
tale e il nucleo MD) erano praticate per rimuo vere gravi stati di ansia,
disturbi ossessi vo-compulsivi e altri disturbi psichiatrici. Una lesione
chirurgica bilaterale della porzione anteriore della capsula inter na (ca-
psulotomia anteriore) disconnette la corteccia orbito-frontale dai nuclei
della linea mediana riducendo la gravit dei disturbi ossessivo-compul-
sivi ( Martuza et al, 1990 ).
Nel Capitolo 6 sono descritte le principali sindromi talamiche in neu-
ropsichiatria.
Gangli della base
La gura 2.8 rappresenta lo schema del classico modello del-
lorganizzazione funzionale dei gangli della base. Da questo
schema si comprende come i gangli della base siano colle gati
con le aree della cor teccia, il sistema limbico, il mesencef alo e
il talamo e pertanto, in virt di queste molteplici connessioni, il
loro ruolo critico quello di inte grare i compor tamenti motori
con le componenti co gnitive ed emozionali. Ne gli ultimi due
decenni stato chiaramente dimostrato che le funzioni dei gan-
gli della base non sono limitate alla coordinazione motoria e
posturale, ma riguardano anche i comportamenti motivati diret-
ti al raggiungimento di un obietti vo; i processi di rinforzo e ri-
compensa che regolano la frequenza e lintensit dei comporta-
menti, rinforzando quelli voluti e sopprimendo quelli non voluti;
le funzioni esecuti ve (produzione, mantenimento, inibizione e
modica di pro grammi motori, co gnitivi, emozionali); il con-
trollo delle espressioni emozionali spontanee; il compor tamen-
to sociale; lapprendimento e la memoria di tipo procedurale
(importanti per lacquisizione dei compor tamenti che vengono
svolti in modo automatico); il linguaggio, lattenzione spaziale
e la working memory ; le funzioni emozionali (come si osserva
nei di versi disturbi del compor tamento associati a lesioni dei
gangli).
Il classico modello dellor ganizzazione funzionale dei
gangli della base illustrato nella gura 2.8 non spiega tuttavia
diversi aspetti clinici e sperimentali e per tale motivo stato,
a partire dallinizio dellultimo decennio, riesaminato da di-
versi autori alla luce di recenti studi di anatomia, siologia e
di brain imaging . Questi studi, centrati inizialmente soprat-
tutto sul r uolo del circuito motorio e sui relati vi disturbi del
movimento, hanno permesso di ipotizzare come, molto vero-
similmente, gli e venti neurali mediati dai gangli della base
non vengano trasmessi automaticamente da una struttura a
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38
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
unaltra dei circuiti diretto e indiretto secondo un modello
lineare e gerarchicamente organizzato, ma dipendano dallat-
tivazione non lineare di parti di verse ma funzionalmente
connesse della complessa rete neurale ( Obeso et al, 2000 ). In
questa prospettiva negli ultimi anni stato proposto un mo-
dello parallelo per spiegare lattivit funzionale dei gangli
della base (con studi in particolare sui pazienti con malattia
di Parkinson) ( Emre, 2003 ). Tale modello ipotizza che ai di-
versi sintomi cognitivo-comportamentali osservabili nella
malattia di Parkinson corrispondano decit neurotrasmettito-
riali seletti vi, dopaminer gico, coliner gico, serotoniner gico,
noradrenergico secondari ad alterazioni neuropatologiche dei
relativi sistemi (vedi anatomia del tronco dellencefalo). Pi
di recente, stato proposto un modello convergente secondo
il quale le singole alterazioni neuropatolo giche non si asso-
ciano a una denita alterazione co gnitiva ma con vergono
causando una perdita delle tracce mnesiche acquisite che
sono responsabili, quindi, di decit co gnitivi clinicamente
evidenti ( Calabresi et al, 2006 ).
Nellambito dei circuiti rientranti cortico-striato-pallido-ta-
lamo-corticali si distingue il circuito motorio dorsale che rice-
ve le sue principali af ferenze dalla neocor teccia e il circuito
Tab. 2.1 I territori di vascolarizzazione del talamo e i correlati anatomoclinici delle relative sindromi vascolari
Territorio talamico Arteria/e occlusa/e Principale arteria
di origine
Nuclei coinvolti Sintomi
Posterolaterale Talamo-genicolata ACP VPL , VPM , GM , P , CM, MD,
R, PL, GL
Anestesia globale , dolore
talamico, emiparesi,
emianopsia, tremori,
movimenti coreiformi,
neglect spaziale,
controlaterali
alla lesione.
Omolateralmente
iperpatia e disestesie.
(Questo c omplesso
di sintomi denominato
sindrome talamica
di Djrine e Roussy)
Anterolaterale Tubero-talamica ACoP VA , VL , MD , A Emiparesi, emianopsia,
emianestesia ,abulia ,
decit mnesici , afasia
(lesioni a sinistra), decit
visuospaziali ( lesioni
a destra)
Mediale Paramediane
(talamo-perforanti)
ACP IM , MD ,
VL, A, VP (+ territorio
paramediano
mesencefalico)
Sonnolenza , amnesia,
decit attentivi, anomie
(lesioni a sinistra), decit
delle funzioni esecutive,
comportamento di
utilizzazione, mutismo
acinetico, disinibizione,
paresi verticale dello
sguardo, emiparesi,
emiatassia, sindrome
di Klein-Levin
(ipersonnia-bulimia
o iperfagia, disinibizione
sessuale)
Laterale Coroidea anteriore ACI GL , VPL , P , R ( + braccio
posteriore della capsula
interna, lobo temporale
mediale )
Emiparesi controlaterale ,
disartria , emianalgesia,
emianestesia,
emianopsia, decit
mnesici (lesioni a sinistra),
decit visuospaziali
(lesioni a destra)
Posteriore Coroidea posteriore ACP GL , P , DL , MD, A
(+ ippocampo
e mesencefalo rostrale)
Quadrantopsia omonima
laterale , emi-ipoestesia ,
amnesia, afasia
transcorticale
I nuclei e i sintomi evidenziati in corsivo sono quasi costantemente presenti nella corrispondente sindrome; quelli non evidenziati sono variabili
e possono coesistere con altri sintomi oppure dominare il quadro clinico. Legenda: A = anterior e; ACI = arteria carotide interna; ACoP = arteria
comunicante posteriore; ACP = arteria cerebrale posteriore; CM = centr omediano; DL = dorsolaterale; GL = genicolato laterale; GM = genicolato mediale;
IM = intralaminari; MD = mediodorsale; P = pulvinar; PL = posterior e laterale; R = r eticolare; VA = ventrale anteriore; VL = ventrale laterale; VP = ventrale
posteriore; VPL = ventrale posteriore laterale; VPM = ventrale posteriore mediale.
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
ventrale limbico che invece connesso con le strutture del si-
stema limbico ( g. 2.13 ). Il neostriato (striato dorsale) con-
siderato il depositario dei comuni pro grammi motori e rap-
presenta la por ta dingresso ai gangli della base a vendo la
funzione di controllo e ltro di programmi psicomotori elabo-
rati dalla corteccia.
Le connessioni della testa del nucleo caudato con la corteccia prefronta-
le dorsolaterale spiegano il motivo per cui lesioni in questa sede deter -
minano disturbi cognitivi e del comportamento molto simili a quelli che
si vericano in caso di danno frontale. A li vello striatale, lesioni del
caudato dorsolaterale sono state associate a decit delle funzioni esecu-
tive, mentre nelle lesioni del caudato v entrale sono stati riscontrati
sintomi di euforia, disinibizione e compor tamenti inappropriati a somi-
glianza della sintomatologia osservata rispettivamente nelle lesioni della
corteccia prefrontale dorsolaterale e orbito-frontale ( Mendez et al, 1989 ;
Wyszynski et al, 1989 ). Poich lo striato dorsale rice ve anche bre do-
paminergiche dalla parte compatta della sostanza nera, una disfunzione
a livello dei neuroni del sistema nigrostriatale produce i sintomi della
malattia di Parkinson.
Lo striato dorsale, in associazione con la cor teccia frontale,
inibisce impulsi motori e pensieri che sono inappropriati per
lo svolgimento di un determinato compito.
Come verr descritto nel capitolo sui disturbi ossessi vo-compulsivi, la
ridotta capacit del neostriato di f iltrare gli input provenienti dalla
corteccia orbito-frontale deter mina un aumento di compor tamenti ri-
petitivi. Lesioni del neostriato sono alla base di numerosi disturbi
motori e del comportamento. Lesioni unilaterali e bilaterali del nucleo
caudato sono state associate a diversi disturbi del comportamento
quali disturbo ossessivo-compulsivo, apatia, depressione, disinibizio-
ne, disturbi bipolari (per un approfondimento si rimanda ai rispetti vi
capitoli). Tra i disturbi cognitivi (spesso associati a disturbi del com-
portamento) dipendenti da lesioni del caudato (frequentemente scon-
finate alla capsula interna) sono stati riportati disturbi del linguaggio
per lesioni unilaterali sinistre ( Croisile et al, 1989 ; Weiller et al, 1993 )
in alcuni casi accompagnati da disturbi mnesici ( Caplan et al, 1990 ),
neglect ( Weiller et al, 1993 ), aprassia ( Rothi et al, 1988 ), stati confu-
sionali ( Croisile et al, 1989 ). Il ruolo preciso dello striato nel linguag-
gio, nelle prassie e nel controllo dellattenzione spaziale rimane co-
munque ancora da accer tare. Infatti, questi disturbi, che si osser vano
pi spesso in lesioni striato-capsulari, possono risultare causati da
processi ischemici in altre str utture, in primo luogo sulla cor teccia,
per cui le cor relazioni tra def icit cognitivi e danni dei gangli della
base possono venire mascherati da questi effetti.
Il pallido laterale e la par te dorsale del pallido mediale (col-
legati al caudato e al putamen) sono implicati nel controllo
motorio.
Diverse patologie vascolari, degenerative, da intossicazione da CO o su
base anossica determinano nelluomo acinesia e rigidit.
Nellambito del circuito limbico ventrale il nucleo accum-
bens condivide limportante ruolo di integrazione limbico-
motoria con altre str utture dello striato v entrale e con
lamigdala estesa. Questo complesso di strutture si congu-
ra per tanto come un sistema dai conni anatomici incer ti,
localizzato nel proencefalo basale, funzionalmente deputato
principalmente al controllo dello stress, alla regolazione
della motivazione e dei meccanismi di rinforzo. Lo striato
limbico costituisce un importante crocevia dove la motiva-
zione si integra con lazione ( Mogenson et al, 1980 ; Nauta
e Domesick, 1982 ).
Talamo n. anteriore ventrale
Nuclei laterali
Striato dorsale
(neostriato)
Pallido dorsale
Vie dopaminergiche
dalla sostanza nera
Nuclei talamici
non specifici
Nuclei talamici
non specifici
Neocorteccia
Amigdala
Allocorteccia
Corteccia associativa
fronto-temporale
Vie dopaminergiche
dallarea tegmentale
ventrale
Striato dorsale
(limbico)
Pallido ventrale
(limbico)
Talamo n. mediodorsale
Fig. 2.13 Il circuito motorio dorsale (in alto in rosso) che riceve le sue principali afferenze dalla neocorteccia e il circuito
ventrale limbico (in basso in verde) connesso con le strutture del sistema limbico.
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
A tale riguardo lo striato ventrale svolge un importante ruolo nella produ-
zione delle espressioni emozionali non intenzionali come si osser va, per
esempio, nel paziente con malattia di Parkinson che si presenta amimico
ma dietro richiesta riesce a produr re espressioni f acciali intenzionali
( Smith et al, 1996 ). Il nucleo accumbens (insieme al pallido v entrale)
media gli effetti di ricompensa associati allassunzione di carboidrati,
alcool, amfetamine cocaina e altri oppioidi come pure media gli effetti da
astinenza da queste dro ghe ( Blum et al, 1996 ). Le lesioni del limbico
striato possono determinare decit di iniziativa e motivazione come ri-
portato nel paragrafo sul proencefalo basale ( Phillips et al, 1987 ).
Il pallido ventrale, collegato al sistema limbico, implicato in
processi motivazionali e affettivi.
Nelluomo le lesioni del globo pallido sono associate a di versi disturbi
del comportamento. Bathia e Marsden (1994) , in una meta-analisi con-
dotta in 240 casi con lesioni dei gangli della base descritti in letteratura,
riscontrarono che lesioni del nucleo caudato, anche unilaterali, frequen-
temente determinano abulia e pi raramente disinibizioni del compor ta-
mento, mentre questi sintomi si manifestano con una frequenza molto
minore nelle lesioni del nucleo lenticolare, e comunque quasi sempre in
caso di danno del globo pallido. Nei casi descritti in letteratura di lesioni
circoscritte al globo pallido, pre valgono quadri frontali misti, caratte-
rizzati da apatia, disforia, decit di memoria e delle funzioni esecuti ve
( Laplane et al, 1984 ; Strub, 1989 ). Interventi di pallidotomia unilaterale
effettuati a scopo terapeutico nella malattia di Parkinson possono essere
associati a stato confusionale, disturbi frontali, mentre franchi quadri di
apatia, disturbi ossessivo-compulsivi, depressione si riscontrano a segui-
to di inter venti di stimolazione profonda bilaterali a li vello pallido o
subtalamico ( Ghika et al, 1999 ).
Nel Capitolo 6 sono descritte le principali sindromi neuropsi-
chiatriche correlate a patologie dei gangli della base e riferi-
menti allattivit funzionale di questi nuclei sono presenti nel
Capitolo 12 e in altri capitoli.
RUOLO FISIOPATOLOGICO DEL LIVELLO
STRUTTURALE RETTILIANO
Anche se lesioni o disfunzioni di un determinato livello strut-
turale necessariamente comportano una riorganizzazione del-
lintero sistema funzionale, tutta via possibile comprendere
la sua relativa autonomia di funzionamento, osser vando le
manifestazioni cliniche secondarie alla dis-integrazione di
questo specico livello dagli altri. Nella demenza di Alzhei-
mer, per esempio, il paziente allinizio mostra un decit di
memoria secondario allatroa della cor teccia entorinale e
dellippocampo, ma ben presto la malattia segue un andamen-
to regressivo in senso logenetico con perdita della cognizione
generale e sociale e conser vazione delle abilit associate a
funzioni dei livelli inferiori (vedi tab. 18.8 ). Negli stadi avan-
zati, quando la degenerazione colpisce i livelli inferiori di inte-
grazione limbico-motoria, il soggetto perde completamente la
capacit di relazione interindividuale e inizia a presentare alte-
razioni del movimento e del tono muscolare. Al contrario, nel
paziente parkinsoniano landatura cur va in a vanti e la com-
promissione della ne motilit delle mani somigliano a cer ti
schemi motori dei primati, la cui comparsa legata da un lato
a una riduzione delloutput nig ro-striatale e dallaltro alla se-
condaria dis-integrazione tra il livello rettiliano del sistema di
controllo motorio (gangli della base) e la cor teccia frontale.
Da questa disinte grazione derivano oltre ai sintomi motori, i
sintomi dellapatia da autoatti vazione (dis-integrazione dalla
corteccia del giro cingolato anteriore, vedi Capitolo 10 ), i de-
cit di cognizione sociale concreta (dis-integrazione dalle aree
della corteccia orbito-ventromediale; vedi Capitolo 9 ), i decit
delle funzioni esecutive (dis-integrazione dalla corteccia dor-
solaterale) e nelle f asi avanzate anche la demenza (demenza
da Parkinson; vedi Capitolo 16 ). Daltronde, ben noto come
in situazioni di for te coinvolgimento emotivo/sensoriale (per
esempio, nella danza o quando necessario fuggire v eloce-
mente per evitare un incendio), i soggetti con malattia di Par-
kinson migliorano nettamente le loro prestazioni motorie,
come se in queste situazioni i gangli della base (cer vello ret-
tiliano) assumessero un ruolo dominante nella regolazione del
movimento sganciandosi dal controllo della cor teccia
(Sacks, 1973). Un altro esempio del ruolo funzionale del livel-
lo str utturale rettiliano appare dallosser vazione di pazienti
con crisi di comportamento esplosivo associate a lesioni della
regione posteriore laterale dellipotalamo. A tale li vello, gli
stati emozionali sono ancora reazioni primiti ve, grossolane e
analistiche, che si differenziano in tonalit diverse e diventa-
no segnali comunicativi solo al livello superiore limbico.
Come descritto nel Capitolo 12 , le lesioni della cor teccia
prefrontale orbito-ventromediale determinano disfunzioni nel
controllo corticale top-down dei circuiti neurali fronto-striatali
che si possono associare a una dimensione ossessivo-compul-
siva e alliperattivit di un sistema logeneticamente pi anti-
co, il sistema delle abitudini (Mishkin, 1984) mediato dal
corpo striato e non pi re golato dai circuiti cor tico-striato-
pallido-corticale e cor tico-limbico-diencefalico logenetica-
mente pi recenti. Ugualmente, lincapacit decisionale dei
soggetti con lesioni orbito-ventromediali e disturbi ossessivo-
compulsivi riporta tale comportamento, altamente disadattivo
per luomo, a una disintegrazione tra livelli strutturali-funzio-
nali sviluppatisi logeneticamente in tempi di versi. Recenti
indagini con metodiche di neuroimmagine funzionale, combi-
nate con lapproccio comparati vo tra alcuni compor tamenti
routinari complessi degli amnioti e comportamenti psichiatrici
similari nelluomo, hanno dimostrato lapplicabilit del mo-
dello di MacLean allo studio del compor tamento umano e
hanno contribuito a far comprendere il r uolo dei gangli della
base in alcune patologie neuropsichiatriche ( Baxter, 2003 ).
Alcuni autori hanno ipotizzato che nelluomo la compro-
missione funzionale dei neuroni di aree della cor teccia asso-
ciativa logeneticamente pi recenti, secondaria in par te a
una localizzazione cor ticale delle alterazioni neuropatolo gi-
che proprie della de generazione e in par te a processi di dis-
integrazione dalle str utture sottocor ticali, dipenda dalla loro
maggiore tendenza allapoptosi, alle mutazioni o alla perdita
di differenziazione, a causa della maggiore plasticit che han-
no acquisito per le voluzione logenetica pi rapida e per lo
sviluppo di maggiori connessioni con altre aree integrative. In
altri termini, come se le aree dei livelli corticali superiori, a
causa della loro complessit funzionale a vessero anche una
maggiore instabilit e vulnerabilit funzionale rispetto alle
strutture dei livelli inferiori. Lo studio dellanatomia funzio-
nale e losser vazione clinica di soggetti con lesioni cerebrali
indicano, infatti, che nelluomo le manifestazioni patologiche
sono molto spesso il risultato della lesione di un deter minato
livello str utturale combinata alla dis-inte grazione di li velli
strutturali sopra- o sottostanti (vedi Capitolo 3 ). Per esempio,
una lesione dei gangli della base secondaria a un danno dei
sistemi ventro-tegmento-striati altera la motricit, ma la dis-
integrazione dalla neocorteccia che consegue a questa lesione,
impedisce alle aree corticali sensorimotorie di assistere la ne
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41
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
motilit della mano e di interconnetterla con le altre aree cor-
ticali, integrandola con i programmi motori per la manipola-
zione degli oggetti, la scrittura (micro graa), lintegrazione
visuospaziale (decit nel disegno), la gestualit, nonch con
gli aspetti emotivi e motivazionali. A tale riguardo, la paleo-
neurologia tenta di spiegare i processi degenerativi cerebrali,
come speciche entit dell Homo Sapiens nella prospettiva
dellevoluzione darviniana ( Ghika, 2008 ).
CERVELLO LIMBICO E MENTE EPISODICA
STRUTTURE DEL CERVELLO LIMBICO
Lo sviluppo del sistema limbico, le gato alla trasfor mazione
funzionale di strutture anatomiche in parte preesistenti nel cer-
vello dei rettili (e di altri v ertebrati bassi) e alla comparsa di
nuove connessioni neurali, caratterizza il cer vello dei mammi-
feri. Poich il sistema limbico in relazione da un lato con
lambiente intrapersonale dei bisogni dellorganismo e dallal-
tro con gli stimoli dellambiente inter personale (vedi oltre), la
sua organizzazione neurale si basa su molteplici livelli, quello
troncoencefalico (con i nuclei dei sistemi modulatori a proie-
zione diffusa), quello diencefalico (talamo e ipotalamo) e quel-
lo telencefalico (gangli della base, str utture limbiche propria-
mente dette e paralimbiche). L eteromorsmo delle sue aree
anatomiche e la disomo geneit delle sue funzioni sottendono
questa organizzazione, evolutivamente pi sosticata rispetto a
quella del cervello rettiliano. Lo sviluppo dello striato limbico e
del talamo limbico (v edi oltre) riettono la trasfor mazione a
cui, sotto la spinta delle voluzione, queste str utture rettiliane,
come altre, sono andate incontro. Dal punto di vista logenetico
la corteccia del sistema limbico costituisce l archipallium (divi-
sa in archicortex e palecortex ) logeneticamente pi antica ri-
spetto alla neocorteccia (neopallium; vedi oltre) che nei mam-
miferi essenzialmente preposta alla funzione olf attiva. In
questa parte del capitolo, dedicata al cervello limbico in senso
stretto, verranno quindi descritte le strutture sottocorticali del-
larchipallium limbico, mentre le str utture corticali paralimbi-
che, logeneticamente pi recenti, saranno in g ran par te de-
scritte nel cervello neocorticale.
Aspetti evoluzionistici
Come abbiamo gi indicato precedentemente, gli emisferi cerebrali ori-
ginano come estroessioni dellestremit rostrale del tubo neurale. La
sostanza grigia degli emisferi pu essere suddivisa in una parte dorsale,
denominata pallio (dal latino pallium = mantello), e una ventrale chiama-
ta subpallio . Nella maggior par te dei cranioti si possono distinguere tre
regioni palliali. Queste re gioni vengono denominate in base alla loro
posizione relativa: pallio mediale , pallio dorsale e pallio laterale . Il
pallio laterale forma nei mammiferi il lobo piriforme (corteccia olfattiva
primaria). Esso riceve afferenze direttamente dai bulbi olfattivi, attraver-
so i tratti olf attivi, e invia queste infor mazioni alle altre aree palliali. Il
pallio mediale, spinto medialmente in se guito allespansione e volutiva
del pallio dorsale, d origine all ippocampo che nei mammiferi uno
dei principali costituenti del sistema limbico . Lippocampo riceve bre
olfattive dalla corteccia entorinale , afferenze gustative e bre sensitive
viscerali dalla for mazione reticolare, bre dalla corteccia cingolata e
proiezioni uditive, visive e somatosensiti ve generali, che hanno la loro
stazione intermedia nella corteccia entorinale per giungere allippocam-
po. Lippocampo conser va tutte le funzioni inte grative viscerali che
svolge nei pesci; oltre a queste, sia ne gli uccelli sia nei mammiferi un
importante centro per il controllo della temperatura cor porea e dellele-
vato livello del metabolismo che caratterizza i vertebrati endotermici. Le
bre efferenti dallippocampo si aggregano in un fascio denominato
fornice (dal latino fornix = arco o volta), che forma un arco alla base degli
emisferi e quindi si dirige ventralmente per terminare nei corpi mammil-
lari dellipotalamo da cui si origina il tratto mammillo-talamico che
proietta al talamo. I nuclei anteriori del talamo e la cor teccia cingolata
rappresentano stazioni che f anno ritor nare gli impulsi allippocampo.
Come nelluomo, la complessa via che, par tendo dallippocampo, rag-
giunge i cor pi mammillari, i nuclei anteriori del talamo e la cor teccia
cingolata, per ritornare quindi allippocampo, viene denominata circuito
di Papez . Questo circuito integra lipotalamo nel sistema limbico. Come
avanti sar spiegato, a causa delle loro estese connessioni, lippocampo,
lamigdala, lipotalamo e le altre par ti del sistema limbico inuenzano
molti aspetti del comportamento, in particolare dei comportamenti moti-
vazionali ed emozionali cor relati alla conser vazione dellindi viduo e
della specie. Il sistema limbico esercita g ran par te della sua inuenza
attraverso linibizione dellipotalamo e della par te tegmentale della for-
mazione reticolare. Per esempio, la stimolazione elettrica di parti del si-
stema limbico in un mammifero determina un arresto dellattivit in cui
lanimale era impe gnato. Viceversa, la distr uzione di par ti dello stesso
sistema libera lanimale dalla nor male inibizione e lo por ta a uniperre-
attivit verso gli stimoli. Inoltre, a seguito di lesioni del sistema limbico,
i comportamenti possono diventare ripetitivi e le sequenze complesse di
azioni sono eseguite in modo disordinato. Per esempio, una femmina di
ratto pu afferrare e rilasciare ripetitivamente un piccolo appena nato,
come se non non riuscisse a or ganizzare il compor tamento in una se-
quenza di atti in cui lazione attuale correlata con quella precedente. Le
altre componenti telencef aliche del sistema limbico sono i nuclei d el
setto e l amigdala , che una par te profonda del pallio laterale e dello
striato (dal greco amygdle = mandorla). Nei pesci, negli anbi, nei retti-
li e nei primi mammiferi lamigdala costituisce il centro primario per
lelaborazione delle risposte emoti ve poich le af ferenze sensoriali
sono pre valentemente sottocor ticali, dirette dal talamo allamigdala,
mentre nei mammiferi superiori iniziano a maturare pro gressivamente
anche le vie talamo-corticali-amigdaloidee. Il sistema limbico compren-
de anche par ti dellipotalamo e labenula nellambito del diencef alo.
Tale sistema riceve unestesa afferenza sensoriale da tutti i sistemi sensi-
tivi; gli impulsi olfattivi arrivano direttamente dai bulbi olfattivi e anche
dal pallio laterale, la maggior parte delle altre afferenze sensitive giunge
da nuclei di colle gamento nel talamo dorsale o da altre re gioni palliali.
La principale via ef ferente da questo sistema diretta nuo vamente ad
altre regioni palliali, al setto, allabenula e allipotalamo. Il sistema lim-
bico dei mammiferi opera in sintonia con lipotalamo e per tale moti vo
inuenza molti aspetti del compor tamento, in particolare quelli motiva-
zionali ed emoti vi correlati con la conser vazione dellindividuo e della
specie. Tale sistema svolge un ruolo anche nella memoria e nellappren-
dimento.
Organizzazione anatomica
del cervello limbico
Le strutture anatomiche che costituiscono il sistema limbico
sono disposte in zone di verse degli emisferi cerebrali, nel te-
lencefalo, nel diencefalo e nel mesencefalo.
Dal punto di vista morfolo gico possibile riunire aree di-
verse di questo sistema che condividono aspetti istologici in
comune. Nessuna area del sistema limbico ha le caratteristi-
che istologiche della differenziazione in sei strati dellisocor-
teccia delle aree associati ve cor ticali. Si riscontrano in vece
categorie di cor teccia di transizione la mesocor teccia,
lallocorteccia (divisa in archicortex e paleocortex) e una cor-
teccia ancora pi primitiva (corteccia corticoide) caratteriz-
zate, in ordine di elencazione, da una str uttura citoarchitetto-
nica sempre meno complessa e dif ferenziata rispetto alla
corteccia granulare dellisocorteccia. Le strutture del sistema
limbico costituite dalla mesocor teccia formano le aree para-
limbiche, quelle con le caratteristiche citoarchitettoniche
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
dellallocorteccia e della corteccia corticoide formano le aree
limbiche propriamente dette ( Mesulam, 2000b ).
Le aree limbiche cor ticali sono costituite dalle aree para-
limbiche che formano il classico limbus secondo il concetto
di Broca e comprendono il complesso del cingolo (che in-
clude larea retrospleniale, il giro del cingolo e larea para-
olfattoria), il giro paraippocampale (che include le aree
entorinale, prorinale, peririnale, il subicolo), il polo tempo-
rale, linsula, la corteccia orbito-frontale caudale.
Le aree limbiche sottocorticali sono costituite dallamigda-
la, dalla formazione dellippocampo, dalla cor teccia olfat-
toria primaria o piriforme, dal setto, dalla sostanza innomi-
nata (queste ultime due str utture insieme a una par te
dellamigdala fanno parte del proencefalo basale).
Strutture sottocorticali associate al sistema limbico sono il lim-
bico striato , il pallido ventrale , l abenula , il talamo limbico.
Altre strutture del sistema limbico sono situate nel mesen-
cefalo e comprendono alcuni nuclei del tronco dellencef alo
contenenti specici neurotrasmettitori monoaminer gici, che
costituiscono il sistema mesolimbico-cor ticale e proiettano a
strutture del sistema limbico (cfr. il paragrafo Tronco dellen-
cefalo ).
Tutte le str utture limbiche sono riccamente interconnesse
con lipotalamo, che costituisce quindi un impor tante centro
di convergenza e di coordinazione di molteplici attivit del
sistema limbico.
Le varie componenti anatomiche del sistema limbico sono
tra loro interconnesse, costituendo un ricco network di unit e
circuiti funzionali. In linea schematica, queste connessioni
possono essere divise in connessioni intrinseche al lobo lim-
bico, connessioni tra il lobo limbico e le str utture limbiche
sottocorticali, connessioni tra le varie strutture limbiche sotto-
corticali, connessioni tra le componenti del sistema limbico e
lipotalamo.
Nei paragra successivi non saranno presi in considerazione
tutti questi complessi aspetti della neuroanatomia del sistema
limbico, ma si far riferimento solo alle principali strutture e ai
pi importanti circuiti funzionali che svolgono un ruolo consi-
derevole nel controllo emozionale e che costituiscono, quindi,
i correlati neuroanatomici di numerosi disturbi del compor ta-
mento. Per una rasse gna pi dettagliata dellor ganizzazione
anatomica e funzionale del sistema limbico e delle emozioni, si
rimanda ai lavori di Le Doux (1995; 1991) ; Mesulam (2000b) ;
Mega et al (1997) , Heimer et al (2008). Di seguito sono espo-
ste le str utture del cer vello limbico a par tire dalle regioni del
proencefalo basale e successivamente saranno descritte lamig-
dala, lippocampo e parte delle aree paralimbiche.
Proencefalo basale
Il proencefalo basale (denominato in lingua inglese basal fo-
rebrain ) costituito da un g ruppo di str utture telencefaliche
situate nella zona di giunzione tra il diencef alo e le re gioni
mediali e v entrali de gli emisferi cerebrali (Mesulam et a l,
1983) ( g. 2.14 ). I conni del proencef alo basale non sono
esattamente deniti, ma generalmente si identicano al suo
interno le se guenti str utture: larea del setto, il nucleo della
banda diagonale di Broca, il nucleo accumbens, il tubercolo
olfattorio (che insieme formano lo striato ventrale), la sostan-
za innominata (nel cui inter no situato il nucleo basale di
Meynert) e una parte dellamigdala (lamigdala estesa), larea
preottica (Mesulam et al, 1983).
CC
CC
C
ic
Th
P
GPe
GPi
VP
I
BNM
C
ic
P
NA
BNM
DBB
Sep
ot
F
F
e
A
cm
bl
Fig. 2.14 Veduta del proencefalo basale attraverso due sezioni coronali praticate a livello di questa regione come indicato
nel riquadro centrale in alto. A = amigdala; bl = divisione basolaterale dellamigdala; BNM = nucleo basale di Meynert; C = nucleo caudato;
CC = corpo c alloso; cm = divisione corticomediale dellamigdala; DBB = banda diagonale di Broca; e = amigdala e stesa; F = for nice (diviso
in due nella sezione posteriore); GPe = globo pallido esterno; GPi = globo pallido interno; I = ipotalamo; i c = capsula interna; NA= nucleo
accumbens; ot = tuber colo olfattorio; P = putamen; Se p = nucleo del setto; Th = talamo ( anteriore); VP = pallido ve ntrale. (Modicata
da Bauer et al: Amnesic disorders. In Heilman KM, Valenstein E, editors: Clinical Neuropsychology , ed 3, New York, 1993, Oxford
University Press.)
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Larea del setto nelluomo comprende due principali str ut-
ture: il setto pellucido , costituito da cellule gliali e f asci di
bre, e il setto vero , cos denominato perch al suo inter no
risiedono importanti nuclei divisi comunemente in due grup-
pi, mediale e laterale. Larea del setto mediale viene ulterior -
mente divisa nel nucleo del setto mediale e nel nucleo della
banda diagonale di Broca . I nuclei del setto stabiliscono im-
portanti connessioni con lippocampo, lamigdala, la sostanza
perforata anteriore e la corteccia. Attraverso il fascicolo me-
diale del proencefalo i nuclei del setto sono collegati anche ai
nuclei reticolari mesencefalici e ai nuclei ipotalamici.
Il proencef alo basale la sede di un sistema colinergico
ascendente (che impiega quindi lacetilcolina come neurotra-
smettitore), reciprocamente connesso con alcune strutture del
sistema limbico (ippocampo, re gione olf attoria, amigdala) e
con estese aree della cor teccia cerebrale. Questo sistema
unimportante componente del sistema attivante reticolare
ascendente. I neuroni del nucleo del setto mediale e quelli del
segmento verticale della banda diagonale di Broca inviano
numerose proiezioni coliner giche allippocampo; i neuroni
del segmento orizzontale inviano input colinergici alle struttu-
re olfattorie; i neuroni colinergici del nucleo basale di Me y-
nert della sostanza innominata proiettano dif fusamente al-
lamigdala e alla neocor teccia (Mesulam et al, 1983). Questi
neuroni colinergici sono a loro volta collegati, per via diretta
o indiretta, con lipotalamo, lamigdala e lippocampo. In
particolare, il nucleo basale di Me ynert rice ve il maggiore
input dal sistema limbico e, tramite le sue dif fuse proiezioni
alla neocorteccia, permette agli stati interni dellorganismo di
inuenzare indirettamente (in aggiunta allinuenza esercita-
ta dalle connessioni dirette di molte str utture limbiche con la
corteccia) la corteccia sensitivo-motoria, interferendo cos
nelle relazioni dellor ganismo con il suo ambiente ester no
( Mesulam e Mufson, 1984 ).
In aggiunta a queste fonti di output coliner gico, esistono
altri neuroni coliner gici ragg ruppati nei nuclei peduncolo-
pontino e tegmentale dorsale del tronco dellencef alo, appar-
tenenti anchessi al sistema colinergico ascendente.
Una componente importante del circuito limbico sottocorti-
cale lo striato ventrale o limbico (vedi paragrafo sui gangli
della base) che sv olge un r uolo impor tante nellelaborazione
delle risposte motorie compor tamentali associate agli stimoli
emozionali (vedi sopra, il paragrafo Anatomia dei gangli della
base ). Infatti, lippocampo e lamigdala inviano input afferen-
ziali allo striato ventrale, che a sua volta proietta alla corteccia
prefrontale attraverso il circuito cortico-striato-pallido-talamo-
corticale. Com stato sottolineato da Nauta e Domesick
(1982) , attraverso queste connessioni il sistema limbico dialo-
ga con i gangli della base, al cui interno lo striato ventrale l-
tra le informazioni limbiche e corticali permettendone lacces-
so ai sistemi motori ( Mogenson et al, 1980 ).
In una visione funzionalmente unitaria del sistema limbico,
il proencef alo basale viene o ggi considerato come f acente
parte del circuito mesencefalo-proencefalico limbico , che uni-
sce i nuclei peptidergici e monoaminergici del tronco dellen-
cefalo con le str utture limbiche rostrali. A questo circuito ap-
partiene l area mesencefalica limbica descritta da Nauta e
Domesick (1982) nella zona paramediana ventrale del mesen-
cefalo, a cui arrivano input limbici attraverso la via del fornice,
che collega perci il circuito di Papez con il sistema reticolare
attivante ( Livingston ed Escobar, 1971 ). La principale struttura
di collegamento tra il mesencefalo, il proencefalo basale, lipo-
talamo e altre componenti del sistema limbico (amigdala, ip-
pocampo, striato limbico, cor teccia orbito-frontale e giro del
cingolo anteriore) il fascicolo proencefalico mediale , attra-
verso le cui bre viaggiano neurotrasmettitori come la dopami-
na, la serotonina, la noradrenalina, che hanno origine nei neu-
roni della formazione reticolare del tronco dellencef alo (vedi
il paragrafo Tronco dellencefalo ). Questo fascicolo termina a
livello del telencefalo e nella sua porzione rostrale si continua
nel fascicolo del cingolo.
In conclusione, il proencefalo basale, anche se molto circo-
scritto, un importante territorio con numerosi correlati ana-
tomofunzionali di par ticolare interesse per il neuropsicolo go
e il neurologo del comportamento.
Il talamo limbico la porzione del talamo che fa parte dei
circuiti del sistema limbico. Il concetto originario di talamo
limbico (vedi paragrafo sul talamo), costituito solo dal nu-
cleo anteriore talamico, stato recentemente ampliato, inclu-
dendo altri nuclei talamici quali il nucleo laterale dorsale, i
nuclei della linea mediana e intralaminare che proiettano alla
corteccia del cingolo. La cor teccia del cingolo, a sua v olta,
proietta indietro a tutte le componenti del talamo limbico (v edi
anche paragrafo sui circuiti fronto-sottocor ticali). Il nucleo
mediodorsale anche in via bre alla cor teccia cingolata ed
considerato un nucleo del talamo limbico. Tutti questi nuclei
talamici sono interconnessi con i nuclei del troncoencef alo e
dellipotalamo da cui ricevono informazioni di carattere vege-
tativo e viscerale che ritrasmettono alla corteccia del cingolo.
Il nucleo talamico laterale dorsale appartiene pure al talamo
limbico e trasmette alla corteccia cingolata informazioni visi-
ve, somestesiche e acustiche provenienti dal corpo genicolato
laterale del talamo e dal pretetto del mesencefalo.
Amigdala e ippocampo
Queste due str utture, insieme allarea diagonale del setto e
allarea olfattoria (tubercolo olfattorio, corteccia piriforme,
bulbo olf attorio), appar tengono a quella re gione che viene
chiamata rinencefalo e che, come abbiamo prima detto, in
passato si riteneva fosse implicata solo in funzioni olf attorie.
Il rinencefalo rappresenta la parte logeneticamente pi anti-
ca del sistema limbico ed ipotizzabile che sia implicato, in-
sieme alle aree paralimbiche, nel controllo delle motivazioni
limbiche (v edi oltre). possibile di videre linuenza sul
comportamento di queste due strutture limbiche secondo due
principali sfere: la sfera di inuenza dellamigdala , prevalen-
temente diretta alla modulazione delle emozioni e delle moti-
vazioni, al controllo or monale e autonomico; e la sfera del-
lippocampo , che presiede allapprendimento e alla memoria.
Lamigdala ( g. 2.15 ) (chiamata anche complesso amigda-
loideo ) costituita da un complesso di piccoli nuclei situati
nella profondit del lobo temporale mesiale, medialmente al
corno inferiore dei ventricoli laterali. Questi nuclei sono sud-
divisi in nuclei laterali (basolaterali), nucleo centrale , e nuclei
mediali (cor ticomediali). Lamigdala riceve input dalle aree
sensoriali e associative della corteccia cerebrale, ma input neo-
corticali per via indiretta arrivano allamigdala anche dalle
aree paralimbiche. I nuclei dellamigdala sono reciprocamen-
te connessi anche con lipotalamo, la for mazione dellippo-
campo e il talamo. La gura 2.15 illustra i nuclei e le vie di
connessione dellamigdala.
Attraverso le proiezioni caudali, lamigdala connessa al-
lipotalamo laterale e, attraverso il fascicolo mediale del pro-
encefalo, invia input al nucleo basale di Me ynert, ai nuclei
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
catecolaminergici e serotoniner gici del tronco dellencef alo,
alla sostanza nera e allarea te gmentale di Tsai, al nucleo
dorsale del v ago e al nucleo del tratto solitario. Attraverso
questa sua estensione caudale anatomicamente il tratto di
bre amigdalo-fugali comprese tra lamigdala e la sostanza
innominata prende il nome di amigdala estesa ( Heimer et al,
1997 ) lamigdala in grado di dare origine a risposte emo-
tive inviando infor mazioni al sistema autonomico ed endo-
crino. Attraverso le connessioni con la corteccia motoria
frontale e lo striato ventrale, lamigdala invia invece informa-
zioni al sistema piramidale ed e xtrapiramidale, permettendo
alle emozioni di integrarsi con i sistemi di moto. Lamigdala
riceve a sua v olta input monoaminer gici dai nuclei del me-
sencefalo e input coliner gici dal nucleo basale di Me ynert
attraverso i collegamenti con il f ascicolo mediale del proen-
cefalo.
La formazione ippocampale costituita dallallocorteccia
ed composta dal giro dentato, dal subicolo e dallippocampo
propriamente detto. La cor teccia entorinale rappresenta la
porta di ing resso delle infor mazioni dirette allippocampo
che provengono dalla cor teccia associativa visiva e uditi va e
dalle aree somatosensoriali. Lippocampo riceve inoltre affe-
renze dal tronco dellencefalo, dal locus coeruleus, dai nuclei
del rafe, dallarea tegmentale ventrale. Fibre efferenti dallip-
pocampo proiettano allamigdala e, attra verso il for nice, al-
larea settale e allipotalamo. Lippocampo e lamigdala sono
collegati mediante connessioni bidirezionali.
La gura 2.16 illustra i nuclei e le vie di connessione del-
lippocampo.
Esistono, due principali netw ork associati con la cor teccia
prefrontale orbitaria e mediale. Questi network sono formati da
due sistemi funzionalmente distinti e allo stesso tempo inte-
Corteccia prefrontale
Nucleo talamico
mediodorsale Bulbo olfattorio
Giro cingolato
Ipotalamo
Striato ventrale
Aree sensoriali
uni- e multimodali
Corteccia insulare
Corteccia orbitale
Segnali sensoriali
esterni e interni
Nuclei mediali Nuclei laterali
Tronco dellencefalo
GPA
Nuclei motori vegetativi
Dolore, gusto
Nucleo centrale
Tronco dellencefalo
Nuclei sensoriali vegetativi
Fig. 2.15 La gura illustra le principali connessioni dei nuclei dellamigdala (laterali, centrale, mediali). I nuclei laterali valutano
le informazioni sensoriali tra loro integrate, in relazione ai contenuti emotivi e si interconnettono con la corteccia prefrontale, con il giro
cingolato e con lo striato ventrale per le risposte somatiche e lapprezzamento del valore emozionale. I nuclei mediali associano il gusto
e il dolore alle emozioni. Il nucleo centrale connesso con i centri vegetativi troncoencefalici per le risposte motorie e autonomiche
agli stimoli emozionali. Tutti i nuclei dellamigdala sono connessi con lipotalamo e mediano lespressione emozionale tramite i sistemi
autonomico ed endocrino. GPA = grigio periacqueduttale.
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
grati, il sistema ventrale amigdalo-orbito-frontale e il siste-
ma dorsale ippocampale-cingolato (Mega et al, 1997; Sani-
des, 1969 ).
Il sistema ventrale riceve input dalla corteccia associativa
somatosensitiva dei lobi parietale e temporale come pure dalla
corteccia olfa ttoria e gustati va situate nella cor teccia fronto-
orbitaria posteriore. Fanno parte di questa rete linsula, lamig-
dala e lo striato v entrale (nucleo accumbens). Il r uolo di questa
rete accoppiare stimoli sensoriali provenienti dal mondo esterno
con lo stato somatico e/o emoti vo interiore per generare unespe-
rienza affettiva inter na. Per tale processo, le propriet siche
degli stimoli sensoriali si combinano con i v alori affettivi ed
emozionali (per esempio, il colore e le dimensioni di un oggetto
con linteresse che ri veste per noi, il signicato emozionale
che ci suscita ecc.), come pure i biso gni interni da soddisf are
si coniugano con lattrazione v erso gli stimoli appropriati e la
repulsione verso quelli che non lo sono (Dre vets et al, 2008;
Mega et al, 1997).
Le aree del compartimento dorsale, centrate sullippocam-
po e sul giro cingolato dorsale, ricevono input dal giro tempo-
rale superiore e dal solco temporale posteriore superiore e
svolgono un r uolo di tipo valutativo, essendo implicate nella
selezione e nellapprendimento degli stimoli ambientali rico-
nosciuti importanti per lorganismo in base alla loro v alenza
motivazionale e nel consolidamento della memoria dichiarati-
va ( Mega e Cummings, 1997 ). Il sistema dorsale interpreta le
informazioni provenienti dal compartimento ventrale, portan-
do le infor mazioni emozionali al li vello della coscienza. Il
sistema dorsale e quello ventrale collaborano strettamente tra
loro, svolgendo cos un r uolo critico nellelaborazione della
maggior parte della nostra esperienza emozionale, affettiva e
motivazionale. Le aree paralimbiche ricevono il loro maggio-
re input dalle aree modali-selettive ed eteromodali corticali (a
cui rimandano proiezioni diffuse), avendo cos un accesso alle
informazioni del mondo esterno. Le aree paralimbiche proiet-
tano, inoltre, allamigdala e alla for mazione dellippocampo.
Le infor mazioni visi ve, acustiche, somatosensiti ve cor ticali
vengono integrate con le infor mazioni provenienti dalle aree
limbiche che, come abbiamo gi detto, sono in stretto contatto
con lipotalamo. Attraverso queste connessioni, le aree para-
limbiche mediano i biso gni interni dellorganismo con le ri-
chieste del mondo ester no, introducendo nel compor tamento
delluomo elementi di essibilit e di adattamento che modu-
lano le spinte istintuali a partenza ipotalamica e modicano le
risposte emozionali sottocorticali a carattere automatico e in-
controllato in risposte ade guate ai limiti e alle oppor tunit
imposte dalla realt e xtrapersonale ( Damasio e van Hoesen,
1983 ).
Aree paralimbiche
Le aree paralimbiche, per la costituzione citoarchitettonica
intermedia della loro corteccia (mesocorteccia) sono strutture
intermedie tra il cer vello limbico e quello neocor ticale e per
tale ragione verranno di seguito elencate tutte, ma alcune di
queste saranno trattate nel cervello neocorticale.
Le aree paralimbiche formano una cintura che circonda ad
anello le strutture basali e mediali degli emisferi, costituendo
le componenti cor ticali del g rande lobo limbico di Broca.
Alcune di queste aree fanno parte dei substrati neurali delle
motivazioni limbiche (descritte pi a vanti) in stretta inte gra-
zione con le aree sottocorticali limbiche propriamente dette, e
rappresentano le strutture di transizione verso la neocorteccia
logeneticamente pi sviluppata di tutto il sistema limbico.
Sulla base di studi di citoarchitettonica comparata della
neocorteccia dei mammiferi, Sanides (1969) , per primo, pro-
pose che lintera cintura paralimbica potesse v enire divisa in
due sistemi, uno logeneticamente pi antico originatosi dalla
regione orbito-frontale della paleocorteccia olfattoria primaria
Corpo calloso
Corpo
del fornice
Croce
del fornice
Colonne
del fornice
Fornice
precommisurale
Talamo
CORTECCIA
PREFRONTALE
SETTO
N. ACC
BANDA
DIAGONALE
Mesencefalo
Nuclei
(per es., LC)
Ippocampo
Subicolo
Entorinale
Fornice
postcommisurale
IPOTALAMO
MB
SUM
RE
MTT
LD
ATN
AC
Fig. 2.16 La formazione ippocampale e le vie di connessione attraverso il fornice e le sue divisioni. Le frecce tratteggiate
mostrano le connessioni del fornice che sono soltanto efferenti dalla formazione ippocampale, le frecce sottili continue mostrano le
connessioni del fornice che sono soltanto afferenti alla formazione ippocampale e le frecce continue pi spesse mostrano le reciproche
connessioni allinterno del fornice. AC = commissura anteriore; ATN = nucleo talamico anteriore; LC = locus coeruleus; LD = nucleo
talamico laterale dorsale; MB = corpi mammillari; MTT = tratto mammillo-talamico; N. ACC = nucleo accumbens; RE = nucleo reuniens;
SUM = nucleo sopramammillare. (Modicata da Aggleton et al, 2010.)
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
(denominata anche area pirifor me) e laltro, pi recente, a
origine dallarchicorteccia dellippocampo. Dal centro olf at-
torio, situato v entralmente, si sarebbero sviluppate le aree
paralimbiche anteriori (regione orbito-frontale e area cingola-
ta sottocallosa), linsula e il polo temporale anteriore, mentre
dal centro dellippocampo situato pi caudalmente avrebbero,
nel corso successivo dello sviluppo logenetico, preso origine
la regione paraippocampale posteriore, la re gione retrosple-
niale, il giro del cingolo posteriore e anteriore sopracalloso.
Le aree paralimbiche comprendono quanto segue.
La corteccia prefrontale orbitaria (sar descritta nella par te
del capitolo dedicata alla corteccia fronto-orbitaria e mediale).
L insula , che una zona di corteccia situata nella profondit
della scissura laterale (vedi g. 2.8 ). Per le connessioni con
lipotalamo, linsula controlla questa struttura nella genera-
zione delle componenti autonomiche associate alle risposte
emozionali. Linsula, infatti, elabora le informazioni intero-
cettive (temperatura, dolore, sensazioni muscolari e viscera-
li ecc.) e pertanto svolge anche un ruolo importante nellap-
prendimento delle infor mazioni tattili (per cui si pu a vere
asimbolia tattile) e nellapprezzamento de gli aspetti emo-
zionali degli stimoli dolorosi. Il sistema neurale omeostatico
raccoglie afferenze dal soma e tramite i nuclei reticolari, il
talamo ventromediale e v entroposteriore, la cor teccia po-
steriore insulare, li integra nella corteccia insulare anteriore
di destra.
Il giro paraippocampale (vedi pi a vanti, g. 2.17 ), adia-
cente allippocampo, svolge un ruolo importante nel sistema
limbico, di ltro degli stimoli sensoriali prodotti dalle aree
corticali e sottocorticali, selezionando le informazioni da ar-
chiviare e quelle da mettere in ob lio ( Van Hoesen, 1982 ).
stato infatti dimostrato che questa zona di corteccia paralim-
bica costituisce il pi importante relais di informazioni sen-
soriali che dalla cor teccia raggiungono lippocampo attra-
verso il fascio perforante, che collega la corteccia entorinale
alla for mazione ippocampica. La cor teccia entorinale (la
parte terminale anteriore del giro ippocampale), a sua volta,
riceve numerosi input, oltre che dalle aree associative, dalle
altre aree paralimbiche, dallamigdala e dal talamo, costi-
tuendo cos un nodo cr uciale nella comunicazione tra la
neocorteccia e il sistema limbico, in particolare con lippo-
campo ( Witter, 1993 ).
La corteccia temporale anteriore (polo temporale) de-
scritta nel paragrafo sul lobo temporale.
Il giro del cingolo sar descritto nella sezione dedicata alla
regione prefrontale orbitaria e mediale.
COMPORTAMENTI MEDIATI
DAL CERVELLO LIMBICO
La comparsa delle specie dotate di cervello limbico (uccelli e
mammiferi) associata alla comparsa del compor tamento di
allevamento della pr ole , assente nelle specie dotate del solo
cervello rettiliano (pesci e rettili). Tale comportamento cor-
relato alla siologica non autosufcienza, alla nascita, de gli
organismi appartenenti alle specie dotate di cer vello limbico,
per cui tali or ganismi necessitano, a dif ferenza di quelli ap-
partenenti alle specie dotate del solo cer vello rettiliano, delle
cure parentali tese non solo alla soddisfazione delle necessit
omeostatiche (principalmente alimentari e ter moregolative),
ma anche alla protezione dai predatori (cfr. Bowlby, 1969 ).
Complementare al comportamento di allevamento il com-
portamento di ricerca di cur a da par te della prole, la cui
espressione fenomenica variabile da specie a specie.
Il rappor to che sinstaura tra genitore e prole g razie alla
sintonizzazione dei suddetti comportamenti coevolutivo alla
comparsa del riconoscimento interindividuale , cio della ca-
tegorizzazione di un particolare individuo come oggetto delle
cure e come oggetto della richiesta di cure.
La qualit e la durata di tale riconoscimento sono v ariabili da specie a
specie, in probabile correlazione con la complessit del sistema limbico.
Nelle specie di uccelli che nidicano tale riconoscimento strettamente
vincolato a quello territoriale (nido). Nei mammiferi, in generale, la vici-
nanza attivamente perseguita dal piccolo nei confronti del genitore un
potente stimolo al formarsi del riconoscimento genitore-glio. In partico-
lare, nei primati il comportamento di vicinanza del piccolo si esprime con
l aggrappamento alla madre: dal punto di vista sperimentale, i classici
lavori degli Harlow sui primati hanno per messo di rile vare lautonomia
del comportamento di aggrappamento alla madre dal compor tamento di
vicinanza legato allalimentazione, per cui il compor tamento di aggrap-
pamento risponde primariamente alla necessit di protezione, of ferta
dalla madre nei confronti della prole siologicamente immatura, rispetto
alle specie predatrici. Relativamente alluomo, John Bowlby (1980; 1973;
1969) , stimolato dalle ricerche de gli Harlow, ha elaborato la teoria del-
lattaccamento sullanalisi dei compor tamenti relati vi alle richieste di
cura della prima infanzia e sullanalisi dei complementari comportamen-
ti di accudimento dei genitori (vedi Capitolo 3 ).
In diverse specie di uccelli e di mammiferi si pu osser vare che
nellallevamento della prole inter vengono altri adulti oltre al
genitore ( allevamento congiunto ; cfr. Hrdy, 1999 ). In par tico-
lare, il legame di coppia stabile , non necessariamente coinci-
dente con la mono gamia, si rile va soprattutto, anche se non
esclusivamente, nelle specie la cui prole richiede un prolungato
periodo di allevamento (cfr. Barash e Lipton, 2001 ). Nelle spe-
cie con cervello limbico, la capacit relativa al riconoscimento
del consimile in veste linterazione con lambiente sostenuta
dal sistema di difesa rettiliano, dando luogo al comportamento
agonistico , teso a denire, tra i contendenti, l ordine di accesso
a un bene ambientale tramite la denizione della dominanza-
sottomissione tra essi.
Durante linterazione agonistica, in particolare nelle specie sociali, la resa
pu esprimersi, oltre che con la fuga, con i comportamenti di sottomissio-
ne , rappresentati o dallatteggiamento inerme, espressione dellimmobi-
lizzazione rettiliana, o da comportamenti propri della ricerca di cura (per
esempio, offerta del ventre molle, vocalizzazioni di richiamo) o da com-
portamenti che invitano il dominante allaccoppiamento. Tali comporta-
menti di resa abitualmente deter minano lar resto del compor tamento di
attacco, grazie allevocazione, nel dominante, di altre modalit interattive
(di offerta di cura e di accoppiamento) incompatibili con la prosecuzione
dellinterazione agonistica.
La vitale necessit costituita dalla per manenza dei singoli nel
gruppo come generico ma efcace fattore di difesa dai preda-
tori rappresenta, inevitabilmente, il f attore che compor ta una
signicativa frequenza dellinterazione agonistica tra gli indi-
vidui del gruppo per accedere ai beni alimentari e sessuali. Il
riconoscimento del consimile per mette ai membri del g ruppo
di non atti vare costantemente e/o completamente la contesa
agonistica con i consimili con i quali stata esperita in passato.
In tal modo, grazie al riconoscimento interindividuale, lorigi-
naria denizione dellordine di accesso a un bene limitato,
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
obiettivo primario della contesa agonistica, il v eicolo della
denizione dell ordine gerarchico dellorganizzazione grup-
pale , fondato sulla stabilit, relativa e passibile di cambiamen-
to, delle reciproche posizioni gerarchiche.
possibile interpretare le diverse organizzazioni gruppali dei mammiferi
sociali come effetto del particolare gioco interattivo tra le modalit connes-
se allallevamento della prole e quelle connesse allagonismo. Tali istanze
si declineranno con trame e copioni interatti vi diversi a seconda del com-
plesso rapporto che si instaura, nelle diverse specie, tra le variabili ecologi-
che e quelle etologiche. Per esempio, tra i leoni le femmine interagiscono
congiuntamente per la caccia e lappro vvigionamento dei piccoli, e i ma-
schi per la difesa del branco da altri maschi, ma non per laccudimento dei
piccoli; tra i cani e i lupi, maschi e femmine interagiscono congiuntamente
per la caccia e per lapprovvigionamento per i piccoli, il maschio e la fem-
mina riproduttori sono unici e vi linibizione della riproduzione ne gli altri
componenti del gruppo (cfr. Dunbar, 1996 ).
MOTIVAZIONI DEL CERVELLO LIMBICO
Nel sistema nervoso centrale dei mammiferi la lesione di de-
terminate strutture comporta la perdita del comportamento di
allevamento della prole, per cui linsieme di tali str utture co-
stituisce il sistema moti vazionale dell offerta di cur a ( care
system ; Panksepp, 1998 ). Alcune di queste strutture sono ret-
tiliane ( area preottica ), altre limbiche ( amigdala e setto ), altre
paralimbiche ( giro del cingolo ).
Le strutture rettiliane implicate sono par te delle strutture del sistema del
piacere. In par ticolare, le aree rettiliane che mediano il piacere relati vo
allaccoppiamento appaiono vicine a quelle che mediano lalle vamento
della prole: le lesioni dell area preottica inferiore comportano lincapaci-
t di copulare, mentre le lesioni dell area preottica superiore comportano
la perdita del compor tamento di alle vamento. Anche dal punto di vista
ormonale si rilevano connessioni e differenziazioni tra il sistema del pia-
cere che sostiene il compor tamento di accoppiamento, e il sistema del-
lofferta di cura: lossitocina modula sia la sessualit femminile sia lalle-
vamento, similmente agli oppiodi endo geni; la prolattina, che viene
prodotta principalmente dopo il parto, stimola lallevamento, ma non la
sessualit. Inoltre, in alcune specie che attuano lalle vamento congiunto
si rileva nei maschi laumento della prolattina e labbassamento del testo-
sterone come risposta al contatto con i piccoli, anche non imparentati.
I comportamenti di richiesta di cura espressi dai piccoli sono
sostenuti dal sistema della ricer ca della cur a ( panic system ;
Panksepp, 1998 ), strutturalmente costituito dalle aree del gri-
gio periacqueduttale , dal talamo dorsomediale , dal setto , dalla
stria terminale , dall amigdala e dal giro del cingolo .
I comportamenti agonistici sono sostenuti dal sistema della
dominanza/sottomissione ( social dominance system ; Pank-
sepp, 1998 ), nella cui composizione str utturale un ruolo cen-
trale svolto dall amigdala , tramite la processazione limbica
del rettiliano sistema di difesa. La tabella 2.2 mette a con-
fronto i sistemi motivazionali interpersonali proposti da Liot-
ti con i sistemi emozionali ( emotional systems ) di Panksepp.
Nellamigdala i circuiti della paura e della rabbia sono distinti, mentre
attacco e fuga sono embricati nellipotalamo antero ventrale. La cor rela-
zione e la distinzione tra str utture rettiliane e strutture limbiche nel com-
portamento agonistico sono avvalorate dalle evidenze sperimentali degli
effetti delle lesioni delle diverse strutture: le lesioni ipotalamiche e periac-
queduttali diminuiscono la possibilit di evocare, tramite la stimolazione
dellamigdala, la paura e la rabbia, in quanto viene meno il substrato ret-
tiliano dalla cui processazione esse emer gono; le lesioni amigdailoidee,
al contrario, non riducono le risposte di attacco-fuga rettiliane e vocate
tramite la stimolazione dellipotalamo e del grigio periacqueduttale.
In generale, numerose e videnze segnalano che le di verse emozioni
primarie (vedi paragrafo Funzione del cervello limbico ) si differenziano
per la specicit dei circuiti cerebrali atti vati (cfr. Damasio 1994, 1999 ;
Denton, 2005 ; Le Doux, 1996).
RAPPRESENTAZIONE SOSTENUTA
DAL CERVELLO LIMBICO
Il tipo di rappresentazione specica e propria del cer vello
limbico la rappresentazione dellinterazione tra lorganismo
e un conspecico, interazione tesa al raggiungimento de gli
obiettivi propri delle motivazioni limbiche. Questi obiettivi
sono perse guiti tramite latti vazione di schemi sensomotori
stimolati da specici e distinti inneschi, costituiti da una con-
dizione di vulnerabilit soggettiva per la richiesta di cura; dal-
la percezione di vulnerabilit del consimile per lof ferta di
cura; dalla presenza di un bene limitato per la denizione
dellordine di accesso a quel bene. Contemporaneamente, per
il raggiungimento dellobiettivo necessaria la sintonizzazio-
ne tra le moti vazioni dei par tecipanti allinterazione (di tipo
complementare per la richiesta/offerta di cura; di tipo simme-
trico per la dominanza/sottomissione), sintonizzazione la cui
realizzazione tanto pi f acilitata quanto pi i par tecipanti
Tab. 2.2 I sistemi motivazionali interpersonali di Liotti e gli emotional systems di Panksepp
Sistemi motivazionali interpersonali Emotional systems
Esplorazione Seeking system
Consumazione Lust system
Difesa:
attacco
fuga; i mmobilizzazione
Rage system
Fear system
Offerta di cura Care system
Richiesta di cura Panic system
Competizione rango Social dominance system
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
sono dotati di sistemi di segnalazione e di decodica dellatti-
vazione motivazionale propria e altrui. plausibile sostenere
che il ricco corredo di manifestazioni esterne dello stato inter-
no dellor ganismo che caratterizza il compor tamento de gli
uccelli e dei mammiferi assai pi di quanto caratterizzi il
comportamento dei pesci e dei rettili, costituisce il necessario
sistema di se gnalazione dellatti vazione moti vazionale con-
nesso alla maggiore ricchezza e articolazione delle dinamiche
interattive interindi viduali dei primi rispetto ai secondi. Le
manifestazioni ester ne dellatti vazione moti vazionale sono
lespressione dello stato del sistema viscerale (cardiocircola-
torio, respiratorio, intestinale ecc.) e dellassetto del sistema
muscolare associato a quellattivazione, per cui la rappresen-
tazione della relazione organismo-ambiente propria del livel-
lo limbico costituita da componenti relative allo stato visce-
rale e motorio del so ggetto (stimoli inter ni) associate a
componenti relative alla percezione dellattivazione viscer o-
motoria del consimile (stimoli esterni).
FUNZIONE DEL CERVELLO LIMBICO
Nei ter mini della cate gorizzazione classica delle funzioni
mentali, l emozione costituisce la funzione ascrivibile al siste-
ma limbico. Infatti, le cosiddette emozioni primarie o sempli-
ci o fondamentali costituiscono un insieme nito di schemi
innati di atti vazione visceromotoria, culturalmente in varianti
( Eibl-Eibesfeldt, 1984 ; Ekman e Friesen, 1975 ), e rappresen-
tano un se gnale comunicati vo non con venzionale sulla ten-
denza ad agire ( Frijda, 1986 ) nellinterazione interpersonale.
Per ampio, anche se non assoluto, consenso tra gli studiosi
delle emozioni, lelenco delle emozioni semplici un elenco
discreto, nito, comprendente la gioia , la sorpresa , la rabbia ,
la paura , il disgusto , la tristezza . Rispetto al tipo di disposizio-
ne allazione veicolata dallemozione, la gioia e la rabbia so-
stengono lazione di avvicinamento al consimile, la paura e il
disgusto lallontanamento, la sorpresa e la tristezza limmobi-
lizzazione. Ci signica che lemozione, in s, non consente
n allindividuo n al consimile di decodicare la motivazione
che la sostiene: tale decodica fr utto della connessione tra
stato emotivo e cate gorizzazione del consimile (con chi si
sta interagendo) e del contesto (dove si sta interagendo).
Per esempio, lemozione rabbia, intesa come schema di atti vazione vi-
sceromotoria che sostiene il comportamento di avvicinamento aggressivo
teso alla rimozione dellostacolo che si frappone tra il soggetto e lobiet-
tivo dellazione, pu associarsi sia alla motivazione a ricercare la cura, sia
alla motivazione a offrire cura, sia alla motivazione a denire lordine di
accesso a un bene. g razie a una capacit di decodica interattiva che
combina lo stato emoti vo con la percezione del contesto (do ve) e del
conspecico (chi) che, per esempio, lemozione rabbia di venta un se-
gnale che denisce la ricerca di cura quando il comportamento esprime il
tentativo di avvicinamento alla gura accudente che non sta rispondendo
alla richiesta di cura oppure di venta un segnale che denisce lofferta di
cura, quando il comportamento esprime il tentativo di richiamare la gura
da proteggere che si trova in pericolo; oppure diventa un segnale che de-
nisce lordine di accesso a un bene quando il comportamento esprime il
tentativo di dominanza nei confronti del rivale.
Le diverse emozioni semplici costituiscono il prodotto della
processazione limbica delle emozioni primordiali, cio del-
la componente continua di benessere-malessere cor relata
allo stato vegetativo monitorato dal cervello rettiliano, pro-
cessazione il cui esito la formazione di entit discrete e
differenziate.
In questottica si ha quanto segue.
La gioia emerge dalla processazione del sistema del piacere. lespres-
sione del raggiungimento dellobietti vo dei diversi sistemi motivazio-
nali limbici: ricongiungimento con la gura protettiva per la ricerca di
cura; ricongiungimento con la gura da prote ggere per lof ferta di
cura; raggiungimento della dominanza per la denizione della gerar -
chia di accesso a un bene ( Bowlby, 1980; 1973, 1969 ; Liotti, 2005 ).
La rabbia emerge dalla processazione del sistema di difesa, sottosi-
stema attacco, nel corso della dinamica agonistica; come richiamo
allavvicinamento del consimile nellatti vazione dellof ferta e della
richiesta di cura ( Bowlby, 1980; 1973, 1969 ).
La paura emerge dalla processazione del sistema di difesa, sottosiste-
ma fuga, nel corso della dinamica agonistica; nelle fasi iniziali dellal-
lontanamento del consimile nellattivazione del sistema dellofferta e
della richiesta di cura ( Bowlby, 1980; 1973, 1969 ).
La tristezza emerge dalla processazione del sistema di difesa, sottosi-
stema immobilit, nella posizione di sottomissione nella dinamica
agonistica; nelle f asi nali del mancato a vvicinamento del consimile
nellattivazione del sistema di of ferta e richiesta di cura ( Bowlby,
1980; 1973, 1969 ).
La sorpresa emerge dalla processazione del sistema di ricerca, sottosi-
stema trasalimento.
Il disgusto emerge dalla processazione del sistema di difesa, sottosi-
stema attacco, nella fase nale della dinamica agonistica, posizione
dominante, in risposta ai compor tamenti di sottomissione dello scon-
tto (cfr. Liotti, 2005 ).
MEMORIA DEL CERVELLO LIMBICO
Lorganizzazione del cervello limbico, da cui dipende la me-
moria propria di tale li vello str utturale, deve combinare la
relazione tra lo stato visceromotorio del so ggetto e lo stato
dellambiente nellinterazione interindi viduale (il chi e il
dove) sostenuta dalle motivazioni limbiche. La combina-
zione di tutti questi elementi caratterizza la cosiddetta memo-
ria episodica (cfr. Schacter, 1996 ), intrinsecamente carica
della vi vida concretezza dei ricordi, che associa elementi
contestuali con lo stato visceromotorio del so ggetto e con
componenti percettive relative allo stato visceromotorio del
consimile. Laspetto episodico di tale memoria isomorco
allaspetto intrinsecamente episodico dei comportamenti in-
terindividuali diadici sostenuti dalle motivazioni limbiche.
plausibile immaginare che il riconoscimento del consi-
mile sostenuto da tale memoria sia dipendente da processi
che consentono la discriminazione, nellelaborazione dellin-
terazione interindi viduale in atto, de gli elementi dotati di
maggiore persistenza temporale rispetto agli elementi dotati
di minore persistenza temporale. In tal modo la memoria
episodica condensa, in un istante, gli elementi di maggiore
costanza temporale di un episodio interattivo.
Come noto, lippocampo la str uttura limbica a cui si riconosce un
ruolo primario nella formazione della memoria episodica. In questa strut-
tura ad anello, interposta tra il sistema rettiliano e le regioni corticali, gli
stimoli in ingresso al tempo t1, deri vanti dalle aree sotto- e soprastanti a
esso, sono riverberati nelle stesse aree da cui provenivano al tempo t0. Ci
comporta, al tempo t1, un raf forzamento di quelle aree sotto- e sopra-
stanti lippocampo atti ve sia nel tempo t0 sia nel tempo t1, a discapito
delle aree attive al tempo t0 ma non pi attive al tempo t1: in tal modo la
rete neuronale rafforzata in quelle componenti, relative tanto alle condi-
zioni interne allorganismo (stato visceromotorio) quanto a quelle esterne
(chi e dove), maggiormente attive nellesperienza in corso.
La rappresentazione del contesto ambientale (il do ve)
intrinseca a questo tipo di memoria permette al riconoscimen-
to interindi viduale e allatti vazione visceromotoria esperita,
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
correlati allinterazione episodica, di essere riattivati con la
semplice percezione dellhabitat che ha costituito il contesto
dellinterazione diadica. Tale aspetto del riconoscimento inte-
rindividuale dipendente dal contesto contribuisce alla stabi-
lizzazione, relativa, dellorganizzazione sociale, grazie ai ri-
lievi percettivamente costanti dellhabitat.
La stretta associazione tra azione, contesto e riconoscimen-
to propria del livello limbico ben evidenziata dalla capacit,
espressa in diverse specie di animali, ma in particolar modo
dagli uccelli e dai mammiferi, di utilizzare gli oggetti ambien-
tali come strumenti per le loro attivit. Losservazione etologi-
ca segnala che gli o ggetti utilizzati come str umenti lo sono
solo nel momento in cui vi necessit, non essendo n conser -
vati n portati con s. Loggetto, in altri termini non indipen-
dente dal contesto duso, cio dalla scena percetti va: logget-
to-strumento fa parte integrante di uno schema sensomotorio
e non indipendente da esso (cfr. Cimatti, 2000 ).
MENTE EPISODICA
La mente limbica abitata dai rapporti diadici tra lorgani-
smo e i consimili , rappor ti adattivi rispetto ai biso gni inte-
rindividuali di richiesta di cura, of ferta di cura, denizione
di rango. Le caratteristiche for mali di tali rappor ti sono
l episodicit e la gradualit .
Lepisodicit dipende sia dalla necessit della sintonizza-
zione del compor tamento tra gli indi vidui per attuare il rap-
porto, sia dal fatto che una volta raggiunto l obiettivo motiva-
zionale linterazione decade.
La gradualit dipende dal f atto che lespressione del com-
portamento dei singoli regolata dall interazione diadica , per
cui lintensit e la durata del compor tamento del soggetto di-
pendono dallintensit e dalla durata del compor tamento del
consimile, e viceversa. Il comportamento individuale , in al-
tre parole, regolato , istante per istante, dal comportamento del
consimile, e viceversa. Il focus re golativo dellazione indi vi-
duale , quindi, situato nella relazione interindividuale , per cui
il soggetto non pu non reagire alle azioni del proprio simile
con cui interagisce: tale condizione il fondamento del conta-
gio emotivo (cfr. Harteld et al, 1994 ) che si e videnzia nella
vita di gruppo delle specie sociali dotate del cervello limbico.
Il dato fenomenico relativo al contagio emotivo lespressione dei mec-
canismi di rispecchiamento (o, meglio, di risonanza ; cfr. Rizzolatti e Si-
nigaglia, 2006 ) propri delle str utture cerebrali del sistema emozionale. I
dati di neuroimaging, inf atti, evidenziano latti vazione delle medesime
strutture cerebrali (in particolare amigdala, insula, area frontale premoto-
ria) sia durante lespressione in prima persona delle emozioni, sia durante
i compiti di osservazione e/o di imitazione delle emozioni espresse dagli
altri ( Carr et al, 2003 ).
Con la comparsa della mente limbica, la relazione tra lorga-
nismo e lambiente si libera dalla monotonia della ciclicit
rettiliana, fondata sulla sintonizzazione tra or ganismo e am-
biente ecologico, per entrare nellimpre vedibilit dellepiso-
dicit limbica, fondata sulla sintonizzazione tra or ganismo e
consimile nellinterazione diadica.
Inne, se la mente limbica consente l espressione dei rap-
porti interindividuali diadici senza poterli regolare (modulare),
essendo il focus della regolazione situato nellinterazione con il
consimile, tale mente pu, per, consentire lautore golazione
dellinterazione con lo ggetto propria della mente rettiliana,
come segnalato dalla capacit, presente nelle specie dotate di
cervello limbico, di utilizzare gli oggetti come strumento duso
contesto-dipendenti. La modulazione dellattivit sensomotoria
rettiliana , nelle specie con cervello limbico, la spia della pre-
senza di unattivit riessiva sulla rappresentazione percettiva.
Questa attivit riessiva genera una primordiale for ma di co-
scienza, denibile coscienza primaria ( Edelman, 1992; 1989 )
o coscienza nucleare ( Damasio, 1999 ), che opera la discrimina-
zione, assente nella rappresentazione rettiliana, tra lo stato v e-
getativo-sensomotorio dellorganismo e lo ggetto. In accordo
con le caratteristiche proprie della mente limbica, tale forma di
consapevolezza inevitabilmente episodica, fugace e mutevo-
le, incessantemente creata e dissolta.
Linsieme delle caratteristiche suddescritte pu essere rias-
sunto nel ter mine mente episodica , coniato dallo psicolo go
cognitivo-evoluzionista Merlin Donald (1991) .
ANATOMIA FISIOLOGICA E DISTURBI
NEUROPSICHIATRICI DA ALTERAZIONI
DEL SISTEMA LIMBICO
Iniziamo la trattazione dellanatomia siologica del sistema
limbico e dei disturbi neuropsichiatrici correlati, dal proence-
falo basale che fa parte del sistema limbico e, in virt dei si-
stemi di proiezioni coliner giche e monoaminer giche che lo
collegano ai nuclei della for mazione reticolare troncoencefa-
lica da un lato e con lippocampo, lamigdala, il talamo e la
neocorteccia dallaltro, sv olge un r uolo impor tante nella re-
golazione dellarousal, dellattenzione, della moti vazione e
della memoria ( Mesulam, 1994b ).
Il territorio del proencef alo basale, anche se molto circoscritto, pu v enire
colpito da lesioni vascolari, processi occupanti spazio, fenomeni degenerati-
vi, dando luogo a diversi disturbi cognitivi e del comportamento. Le lesioni
del setto e del nucleo basale di Me ynert deprivano lippocampo e lintera
corteccia dellinput colinergico. Un danno a li vello di vie proietti ve situate
nel proencefalo basale, quali il fornice, il fascicolo mediale del proencefalo,
la banda diagonale di Broca e il tratto ventro-amigdalo-fugale, interrompe le
importanti connessioni bidirezionali con lippocampo e lamigdala e depri va
le aree associati ve di impor tanti neurotrasmettitori come la dopamina, la
serotonina e la noradrenalina ( Damasio et al, 1985 ).
Decit di memoria sono frequentemente osser vabili nei pazienti con
tumori del setto o nei casi di rottura di aneurisma dellarteria comunican-
te anteriore, poich la re gione del proencef alo basale direttamente
vascolarizzata dai rami di questa ar teria o da piccoli rami dellar teria ri-
corrente di Heubner , che a sua v olta deri va dallar teria comunicante
anteriore. Per tale motivo, i disordini distrettuali del usso cerebrale o la
manipolazione dellar teria comunicante anteriore durante linter vento
chirurgico di chiusura di un aneurisma possono creare inf arti, ematomi,
necrosi di parti pi o meno estese di questa re gione. Queste lesioni dan-
neggiano le connessioni bidirezionali del proencefalo basale con lamig-
dala (tramite le vie v entro-amigdalo-fugali) e lippocampo (tramite il
fornice), strutture queste ultime coinvolte nei meccanismi della memoria
( Damasio et al, 1985 ).
Alterazioni morfofunzionali del proencefalo basale sono state correla-
te alla demenza di Alzheimer, malattia nella quale i disordini della memo-
ria anterograda costituiscono i primi sintomi. Infatti, diverse osservazioni
neuropatologiche effettuate su pazienti deceduti per questa malattia han-
no evidenziato lesioni de generative a li vello del proencef alo basale, in
particolare a carico dei neuroni del nucleo basale di Meynert. Questi dati
hanno contribuito allipotesi che alla base dei disturbi della memoria
nella demenza di Alzheimer vi fosse un carenza di acetilcolina e che una
terapia a base di questo mediatore potesse inuire positivamente sui di-
sturbi cognitivi associati ( Whitehouse et al, 1982 ). La terapia con farmaci
colinergici agonisti tutta via non ha ancora dimostrato v antaggi sicuri e
costanti sui disturbi della memoria come su altri decit cognitivi nella
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
demenza di Alzheimer, anche perch altri sistemi neurotrasmettitoriali
sono risultati coinvolti in questa malattia ( Fibiger, 1991 ).
Lintegrit delle vie coliner giche fondamentale anche per i processi
attentivi. Infatti lacetilcolina, attraverso le strutture del sistema colinergi-
co ascendente, aumenta leccitabilit di diffuse regioni del talamo e della
corteccia, modulando la globale capacit dei neuroni di elaborare le infor -
mazioni ( Mesulam, 1994b ). Sul piano clinico noto come nelluomo
possano comparire stati confusionali in seguito ad assunzione di farmaci
anticolinergici (Tune, 1981).
Disturbi dellarousal e della moti vazione (apatia-abulia) dopo lesioni a
livello del proencefalo basale sono stati anche riportati in letteratura ( Phil-
lips et al, 1987 ). In questi casi, le alterazioni dellarousal possono dipendere
da una compromissione del fascicolo mediale proencefalico nel suo tragitto
nel proencefalo basale vicino ai nuclei del setto e allipotalamo laterale.
Apatia e abulia possono invece dipendere da un interessamento delle vie
dopaminergiche del sistema mesolimbico, che viaggiano nella parte dorsale
del fascicolo mediale del proencefalo e uniscono larea tegmentale di Tsai
e la parte compatta della sostanza nera con il nucleo accumbens, in viando
nel loro tragitto connessioni anche allarea settale e al nucleo della banda
diagonale di Broca (vedi Capitolo 10 ). I pazienti con lesioni del proencefa-
lo basale frequentemente manifestano una tendenza alla conf abulazione.
Queste confabulazioni avvengono spontaneamente, cio non per il bisogno
di riempire lacune mnesiche, e si manifestano spesso come fantasie che il
paziente non discrimina rispetto alla realt, tendendo talora a persistere an-
che per molti anni ( Damasio et al, 1985 ). Larea del setto sv olge un r uolo
importante anche nel controllo dellaggressivit (vedi Capitolo 13 ).
Il proencef alo basale pu v enire danne ggiato bilateralmente o solo
unilateralmente, anche se la sua posizione lungo la linea mediana f avori-
sce la presenza di un danno bilaterale. Spesso le lesioni che coinvolgono
il proencefalo basale sconnano in regioni vicine, come la corteccia orbi-
to-frontale e mediale, associandosi in questi casi a disturbi cognitivi e del
comportamento propri dellinteressamento di queste aree frontali.
Oltre allimpor tante r uolo svolto dal proencef alo basale sulla sfera co-
gnitiva e sul comportamento, i neuroni di questa regione sono implicati anche
nella termoregolazione, nella regolazione del sonno, nel controllo dellomeo-
stasi idrica e degli elettroliti ( Szymusiak e Satinoff, 1985 ). Frequentemente le
lesioni del proencef alo basale, talora sconnanti anche allipotalamo,
possono inf atti associarsi ad alterazioni della temperatura cor porea e del
sonno, polidipsia, iperfagia, diabete insipido ( Grossman, 1976 ).
Le origini storiche della conoscenza dellattivit funzionale del
sistema limbico risalgono a Broca, che nel 1878 den come
grande lobo limbico (dal latino limbus = contor no) quella re-
gione di corteccia cerebrale disposta ad anello intorno allilo
degli emisferi cerebrali, costituita in alto dal giro cingolato, si-
tuato sopra al cor po calloso, e in basso dallippocampo e dal
giro paraippocampale, situati nella zona mesiale del lobo tem-
porale ( g. 2.17 ). Broca rilev, inoltre, la stretta connessione tra
questa regione e le aree olf attorie del rinencef alo, ma solo
dopo oltre mezzo secolo questo complesso di str utture venne
associato nei primati e nelluomo non pi solo alle funzioni
dellolfatto, ma anche alla regolazione delle emozioni primarie.
Risale infatti al 1937 il la voro che Papez (1937) pubblic sui
meccanismi neurali delle emozioni, basandosi su una teoria
proposta da Dana et al (1921), la quale postulava che alla base
dellesperienza delle emozioni vi fosse uninterazione reciproca
tra il diencefalo e la corteccia cerebrale. Per tale ragione Papez
and alla ricerca di un substrato anatomico che dimostrasse la
veridicit di questa interazione, e lo tro v in un circuito che
origina con lingresso nella corteccia entorinale delle informa-
zioni sensoriali provenienti dalla corteccia. Dalla corteccia en-
torinale le infor mazioni arrivano allippocampo e attra verso il
fornice arrivano ai cor pi mammillari da cui originano due vie
separate ma parallele, una diretta allipotalamo, unaltra diretta
prima al nucleo talamico anteriore attraverso i tratti mammillo-
talamici, e poi alla corteccia del giro cingolato che trasmette le
informazioni nuovamente allippocampo. Questo circuito porta
da allora il nome di circuito di Papez e per molti anni fu asso-
ciato alla generazione dellesperienza emozionale e allelabora-
zione delle risposte espressivo-motorie e vegetative emozionali
corrispondenti. In particolare, Papez ipotizz che le emozioni,
in par te, si sviluppassero come un prodotto dellatti vit del-
lipotalamo, il cui r uolo sarebbe quello di conferire v alore
emozionale agli stimoli sensoriali e di generare le risposte emo-
zionali attra verso latti vazione v egetativa e le componenti
espressivo-motorie automatiche, e in par te dipendessero dal-
lattivit della corteccia del cingolo deputata invece allelabora-
zione dellesperienza cosciente delle emozioni. Papez (1937) ,
inoltre, postul che gli stimoli sensoriali ar rivassero dallam-
biente ester no allipotalamo dopo essere stati elaborati dalla
corteccia (Papez chiam la via diretta alla corteccia usso dei
pensieri), oppure direttamente attra verso il talamo v entrale
senza subire quindi linuenza corticale (questultima via ven-
ne designata da P apez usso dei sentimenti). P apez riprese
quindi unipotesi gi espressa da Cannon sullesistenza di due
meccanismi di atti vazione del sistema emozionale, uno le gato
alla corteccia pi elaborato e selettivo ma relativamente lento
e uno sottocorticale pi rapido e automatico ma non seletti-
vo anticipando in tal modo una distinzione che v err, come
pi avanti sar detto, confer mata sperimentalmente in epoca
recente.
Le strutture del sistema limbico interagiscono con lipota-
lamo sul v ersante inter no dellorganismo e con la cor teccia
associativa sul versante esterno, per cui esse sono specializza-
te nella modulazione degli istinti e delle spinte motivazionali,
nella valutazione delle v alenze emoti ve de gli stimoli, nella
produzione di speciche risposte espressive e autonomiche e,
inoltre, nelle funzioni di memoria e di apprendimento nonch
nella regolazione delle funzioni endocrine e immunitarie.
Lintero sistema limbico pu v enire diviso, come prima
stato detto, in due sistemi distinti: il sistema limbico ventro-
rostrale e il sistema limbico dorso-caudale , ognuno costitui-
to da componenti aventi propriet funzionali in comune (Mega
et al, 1997), a cui corrispondono due importanti circuiti para-
limbici cor tico-sottocorticali centrati uno sulle connessioni
tra lamigdala e la regione orbito-frontale (suddiviso a sua
volta in una porzione mediale e una laterale) e laltro sulle
connessioni dellippocampo con la corteccia del cingolo (vedi
Giro cingolato
Fornice
Ippocampo
Giro dentato
Giro
paraippocampale
Complesso
amigdaloideo
Nucleo
del setto
Fig. 2.17 Il lobo limbico di Broca. Vedi testo.
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51
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
oltre, il giro del cingolo). Il sistema limbico rostrale coinvolto
comprende la regione sottocallosa del cingolo, lamigdala, il
setto, la re gione orbito-frontale, il polo temporale, linsula
anteriore, lo striato ventrale, diversi nuclei motori troncoence-
falici, la sostanza grigia periacqueduttale. Le funzioni mediate
da questo sistema riguardano le sensazioni olf attorie e gusta-
tive, lintegrazione multimodale dellesperienza emozionale,
il comportamento di inibizione, i meccanismi di ricompensa.
Una riduzione di atti vit di queste funzioni pu indur re de-
pressione, sindrome di Kluv er-Bucy, demenza semantica;
uniperattivit determina, al contrario, sociopatia, mania, di-
sturbi ossessi vo-compulsivi. Il sistema limbico caudale, im-
plicato pre valentemente in compiti co gnitivi, in par ticolare
memoria, attenzione, orientamento spaziale, costituito dalla
regione posteriore del cingolo, dallippocampo, dalla par te
entorinale e posteriore del giro paraippocampale e dallo stria-
to dorsale ( Ketter et al, 1996 ). Unipoattivit di tale sistema
pu causare amnesia, sindrome di K orsakoff, sindrome di
Balint, deterioramento mnesico isolato (MCI). Esiste, nel si-
stema limbico, un terzo sistema denominato sistema default ,
che sar descritto nel paragrafo sul giro del cingolo.
stato prima riportato come Papez (1937) avesse attribuito
allipotalamo limportante ruolo di riconoscimento del valore
emozionale degli stimoli sensoriali. Numerose ricerche suc-
cessive al la voro di P apez hanno dimostrato come questo
ruolo venga invece svolto dallamigdala.
L amigdala , di per s, non genera emozioni, ma attribuisce
un signicato emozionale allesperienza presente e v eicola le
emozioni e le spinte motivazionali verso gli stimoli appropriati
obiettivi intra- ed extrapersonali a spese degli stimoli irrilevanti
( Mesulam, 2000b ). Il ruolo dellamigdala nelle emozioni per la
prima volta fu evidenziato sperimentalmente da Kluver e Bucy
nel 1939, che osservarono nelle scimmie, dopo una lobectomia
temporale bilaterale in cui v enivano distr utte lamigdala e le
circostanti aree della corteccia temporale, tre importanti modi-
cazioni comportamentali (vedi Capitolo 6 ).
Ricerche sperimentali e osservazioni cliniche hanno confer-
mato il ruolo primario dellamigdala nellapprendimento delle
emozioni e nellespressione emozionale (cfr. LeDoux, 1992 ).
Essa svolge anche un impor tante ruolo nelle relazioni sociali
in quanto attivata dalle espressioni facciali emozionali e altre
immagini emotive. Studi di anatomia funzionale condotti da
LeDoux et al (1986) sui circuiti neurali implicati nelle risposte
condizionate di ansia e paura hanno aiutato a comprendere il
ruolo dellamigdala nel processo di attribuzione di un signi-
cato emozionale a uno stimolo. Questo Autore, impiegando
stimoli uditivi, dimostr che le informazioni sensoriali posso-
no raggiungere lamigdala sia direttamente (strada bassa
della processazione degli stimoli emotivi), attraverso le proie-
zioni talamo-amigdaloidee, sia indirettamente (strada alta)
attraverso il circuito talamo-cortico-amigdaloideo (vedi Capi-
tolo 11 ). Altre ricerche hanno anche dimostrato che le lesioni
dellamigdala alterano numerosi indici autonomici della ri-
sposta condizionata di paura e che linter ruzione bilaterale
delle vie retino-genicolo-striato-talamo-amigdaloidee annulla
la risposta condizionata emozionale, che per mane invece an-
che se la corteccia uditiva visiva viene bilateralmente distrutta
( LeDoux, 2000; 1995 ). In sintesi, anche se la strada bassa
stata scoperta mediante ricerche sul sistema uditivo, la duplice
trasmissione diretta (talamo-amigdaloidea) e indiretta (tala-
mo-cortico-amigdaloidea) v ale anche per il sistema visi vo
( Fitzgerald et al, 2006 ).
Sebbene lamigdala sia stata associata allansia e alla pau-
ra, essa viene attivata allo stesso modo sia da stimoli emoti-
geni ne gativi sia positi vi. La sua vicinanza allippocampo
permette la for mazione della memoria emotiva costituita
dallassociazione tra specici stimoli sensoriali e speciche
emozioni (vedi Capitolo 11 ).
Lamigdala, insieme alla regione frontale orbito-ventrome-
diale e allinsula, una delle componenti di un circuito neuro-
nale critico per i comportamenti di decision making e cogniti-
vo sociale (cfr. Bechara, 2003 e i capitoli 9 e 12 ). In presenza
di uno stimolo, lamigdala entra nei processi, emozionali e
cognitivi, che per mettono a un indi viduo di rispondere alle
due domande, fondamentali per la sopravvivenza, che cos?
e che cosa devo fare? (Pessoa, 2010; per una rassegna sulle
funzioni dellamigdala cfr. Hamann et al, 2011).
Diversi disturbi neuropsichiatrici sono associati a lesioni
dellamigdala.
La pi comune tra le malattie dipendenti da una disfunzione dellamigdala
l epilessia temporo-limbica (vedi i capitoli 7, 11,12, 13, 14, 15). Lattivi-
t epilettica in differenti regioni temporo-limbiche tra cui lamigdala, pu
causare manifestazioni comportamentali in tutto simili a molti disturbi psi-
chiatrici idiopatici ( Mesulam, 1981 ). Lamigdala, come stato detto sopra,
ha numerose connessioni con lipotalamo e questo spie ga perch molti
pazienti con epilessia temporo-limbica hanno importanti disturbi nel con-
trollo autonomico e anche nellequilibrio endocrino. Inf atti, in donne con
epilessia temporo-limbica spesso si ha mastopatia brocistica, sindrome
dellovaio policistico, infertilit e molti di questi problemi endocrini pos-
sono migliorare con il trattamento dellepilessia e vice versa ( Mesulam,
2000a ). Disturbi del comportamento emozionale e sociale insieme a de-
cit mnestici e delle funzioni esecuti ve sono stati descritti da Tranel e Hy-
man (1990) in un paziente con lesioni bilaterali dellamigdala.
Pi frequentemente lamigdala risulta danne ggiata come, per esem-
pio, nel caso dellencefalite erpetica o nelle lesioni vascolari insieme ad
altre strutture della regione limbica temporale anteriore. Per esempio, un
comportamento di disinibizione similmaniacale stato da noi osservato in
un paziente con unencefalite erpetica e in una paziente con unemorragia
circoscritta in sede temporale anteriore profonda. L amigdala, come
stato detto, svolge un ruolo decisivo nella modulazione dei comportamen-
ti emozionali e sociali, e per tanto risulta coin volta, con altre str utture
corticali e sottocorticali, nella patogenesi di diversi disturbi emotivo-com-
portamentali quali laggressivit (vedi Capitolo 13 ), lansia (vedi Capitolo
11 ), i disturbi dellumore (vedi Capitolo 14 ).
L ippocampo implicato nel controllo endocrino, nella rego-
lazione immunitaria, nei fenomeni esperienziali ( Gloor et al,
1982 ), ma le sue funzioni riguardano soprattutto la memoria e
lapprendimento. La demenza di Alzheimer uno dei pi fre-
quenti disturbi che, insieme ad altre strutture, coinvolge anche
lippocampo. Esso inoltre implicato nei processi di condizio-
namento emotivo dipendente non da stimoli semplici ma da
stimoli contestuali complessi ( Phillips e LeDoux, 1994 ), che
metterebbero lorganismo in grado di apprendere e memoriz-
zare le situazioni ambientali associate a stimoli minacciosi.
Il famoso caso del paziente HM di Scoville e Milner (1957) , che divenne
gravemente amnesico dopo una lobectomia temporale anteriore bilaterale
effettuata come trattamento terapeutico di unepilessia ribelle, dimostr
limportanza dellippocampo nei processi mnestici. Tuttavia, nonostante
lablazione dellippocampo provochi amnesia, lippocampo di per s non
la banca dove sono depositati i ricordi, ma agisce come centro di atti-
vazione per limmagazzinamento e il recupero delle infor mazioni mne-
stiche che sono distribuite nelle v arie par ti della cor teccia associati va
( Mesulam, 1994a; 1990 ). I disturbi mnestici non si v ericano solo per
lesioni dellippocampo ma anche per compromissione di altre componen-
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52
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
ti del network limbico, soprattutto di quelle str utture che sono sotto lin-
uenza dellippocampo, e ci spiega perch lamnesia si pu vericare in
un alto numero di processi morbosi (per approfondimenti sulla memoria
e sulla sua valutazione si rimanda al Capitolo 5 ).
Fra le str utture paralimbiche del sistema limbico un r uolo
critico svolto dall insula .
Linsula stata implicata nel controllo cardiaco e di versi lavori hanno
documentato un ruolo di questa str uttura nei disturbi cerebrali indotti da
alterazioni cardiovascolari e nella mor te improvvisa. Linsula anteriore,
insieme con ladiacente corteccia opercolare frontale, costituisce larea
gustativa primaria ed associata allelaborazione delle reazioni emoti ve
del disgusto. Questa struttura anche una componente del circuito artico-
latorio, impor tante nellelaborazione del materiale v erbale, per cui in
caso di lesione si possono osservare disturbi afasici e articolatori. Linsu-
la insieme allamigdala e alla cor teccia orbito-ventromediale elabora le
informazioni viscero-somatiche in risposta a stimoli emotivi (vedi la
teoria del marcatore somatico in questo capitolo e nel Capitolo 15 ).
Le lesioni dellinsula anteriore deter minano una distor ta valutazione
dello stato corporeo con conseguente induzione di stati dansia anticipato-
ri (vedi Capitolo 11 ). A tale riguardo, stato descritto un aumento del
usso ematico nellinsula anteriore durante stati di ansia anticipatoria.
stato inoltre dimostrato che la rie vocazione di ricordi a contenuto triste
attiva la corteccia insulare. Recentemente stato osservato che, nei pazien-
ti che a vevano presentato un ictus ischemico insulare, il riconoscimento
degli stimoli visivi era drammaticamente compromesso rispetto ai soggetti
con lesioni ischemiche non insulari. La sensibilit al dolore stata de-
scritta ridotta nei pazienti con ischemia dellinsula ( Schn et al, 2008 ).
La corteccia insulare svolge un ruolo importante anche nel riconosci-
mento e nellelaborazione delle emozioni e costituisce una componente
del cervello sociale (Frith e Frith, 2007 ) (vedi il paragrafo sulla corteccia
fronto-orbitaria). Linsula anteriore svolge un impor tante r uolo nei pro-
cessi di cooperazione durante le interazioni sociali e si atti va in compiti
caratterizzati da of ferte e ricompense economiche (test dell Ultimatum
Game ; vedi Capitolo 9 ).
Il ruolo dellinsula nella paura, nellansia e nel panico discusso nel
Capitolo 11 . I soggetti con disturbi di panico possono presentare un in-
cremento volumetrico della sostanza g rigia insulare ( Graeff e Del-Ben,
2008 ).
RUOLO FISIOPATOLOGICO DEL LIVELLO
STRUTTURALE LIMBICO
Come stato n qui descritto, le alterazioni a li vello delle
strutture limbiche si associano a uno spettro di disturbi
emozionali e af fettivi molto ampio. Tuttavia, le alterazioni
dei programmi comportamentali del cervello limbico, so-
pra esposti, in misura relati vamente pura nelluomo si
possono osservare solo se particolari e selettive lesioni dan-
neggiano aree di questo cer vello oppure se lesioni di altre
strutture cerebrali producono una dis-integrazione tra que-
sto livello e gli altri. Di se guito riportiamo due casi clinici
abbastanza paradigmatici che mostrano come sia possibile,
anche nelluomo, osservare manifestazioni comportamenta-
li direttamente dipendenti dal ruolo dominante che il cervel-
lo limbico assume in certi processi mentali in presenza di
determinate lesioni cerebrali.
noto che la distruzione delle aree visive primarie determina una cecit
corticale. Pegna et al (2005) hanno descritto un soggetto che in seguito a
una distruzione bilaterale della corteccia visiva aveva sviluppato una ce-
cit corticale e tuttavia poteva correttamente riconoscere il tipo di emo-
zione veicolato da espressioni f acciali che gli erano presentate, ma, a
esclusione delle facce, non era in grado di distinguere stimoli emozionali
da stimoli non emozionali. La RM funzionale cui fu sottoposto mostr
unattivazione dellamigdala destra durante questo processo inconscio di
elaborazione delle informazioni emotive relative alle espressioni facciali,
mediata dalla via diretta sottocorticale extrastriata che include il collicolo
superiore e il pulvinar, a conferma del ruolo dominante assunto dal-
lamigdala (sistema limbico) una volta perduta la funzione corticale
nel processing emozionale facciale. Questo studio sostiene losservazio-
ne clinica (che anche noi personalmente abbiamo f atto nellunit di
rianimazione) di pazienti in stato comatoso che, pur af fetti da cecit per
gravi alterazioni cerebrali, mostrano di commuo versi (compare infatti
la lacrimazione) quando hanno davanti a s la faccia di un familiare. Que-
ste osser vazioni dimostrano come in presenza di lesioni cor ticali, la
strada talamica bassa ritorna nelluomo ad assumere un ruolo primario
ed esclusivo nella processazione degli stimoli emotivi come negli anima-
li dotati solo di un cervello rettiliano e limbico.
Lencefalite limbica (una patologia neurologica di natura paraneopla-
stica o autoimmune) caratterizzata da una seletti va alterazione della
sostanza grigia ippocampale, del giro cingolato, della corteccia piriforme,
dellinsula e dellamigdala. Non tutte queste str utture sono sempre coin-
volte mentre il processo patologico pu estendersi anche ad altre strutture
limbiche e paralimbiche come la cor teccia fronto-orbitaria. Nel paziente
da noi osser vato ( g. 2.18 ), af fetto da una for ma di encef alite limbica
(non correlata a patologia neoplastica), era presente un danno bilaterale
delle circonvoluzioni temporali mesiali e della cor teccia insulare poste-
riore sinistra ippocampale, che determinava un moderato stato confusio-
nale, decit della memoria a lungo ter mine e una completa assenza di
emozioni. Il paziente, pur vigile e deambulante nella corsia dellospedale,
era capace di comprendere e di esprimersi anche se aprosodico, non aveva
decit motori, era del tutto pri vo di espressioni emozionali e appari va
distaccato e indif ferente anche v erso i f amiliari. Tuttavia, il paziente si
alimentava da solo, attendeva alle cure igieniche, osser vava la TV o sfo-
gliava il giornale, mostrando in tal modo che la sua assenza di emozioni
non dipendeva da una sindrone apatica.
Fig. 2.18 RM (sezione coronale). La RM mostra aree
di iperintensit di segnale a livello delle circonvoluzioni
temporali mesiali di entrambi i lati e in corrispondenza
dellinsula posteriore destra (il completamento dellesame
RM in diffusione non ha mostrato altre aree di alterata intensit
di segnale e lesame angioRM non ha evidenziato alterazioni
dei vasi).
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53
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
CERVELLO NEOCORTICALE E MENTE
MIMICA, MITICA E TEORETICA
STRUTTURE DEL CERVELLO NEOCORTICALE
Lunitario livello neocor ticale descritto da MacLean nel mo-
dello del cervello tripartito, pu essere moder namente artico-
lato in diversi e distinti sottolivelli. Tale articolazione in sin-
tonia, in parte, con la classica suddivisione anatomofunzionale
del lobo frontale , area cerebrale il cui aumento v olumetrico
responsabile del note vole sviluppo neocor ticale presente nei
primati e, in particolare, nelluomo.
bene precisare che nellevoluzione di un sistema biologi-
co la modicazione di una parte comporta la riorganizzazione
complessiva dellintero sistema, sia in ter mini str utturali sia
funzionali. Tale precisazione volta a evitare che le funzioni
che descriveremo in questa parte del capitolo siano localizza-
zionisticamente attribuite al lobo frontale: tali funzioni emer-
gono dalla riorganizzazione del sistema, riorganizzazione di-
pendente dalle modicazioni del rapporto tra il lobo frontale
e le altre aree cerebrali ( Deacon, 1997 ).
Aspetti evoluzionistici
Il cervello dei mammiferi, caratterizzato da una progressiva maturazione
della cor teccia cerebrale che naturalmente solo nelluomo raggiunge la
sua completa differenziazione, inizia a svilupparsi circa 160 milioni di
anni fa. Lestensione della neocorteccia varia notevolmente tra i mammi-
feri. Negli insettivori e in altri euteri primitivi (sono cos chiamati i mam-
miferi con placenta) essa costituisce il 20% circa del telencef alo. Negli
euteri pi e voluti la neocor teccia molto pi sviluppata e nella specie
umana costituisce circa l80% del telencefalo.
Allinterno della neocorteccia si possono localizzare aree con funzioni
sensoriali e motorie speciche. Il resto della neocorteccia consiste di aree
associative, nelle quali si v erica unelaborazione e inte grazione dei se-
gnali sensitivi e motori e nelle quali, nei primati e nelluomo, si svolgono
le attivit neuronali pi complesse. Nei mammiferi primiti vi queste aree
associative sono poco sviluppate e la maggior parte della corteccia oc-
cupata dalle aree sensitive e motorie primarie, ma nei primati evoluti oc-
cupano la maggior parte degli emisferi. Alcune aree associative integrano
e completano latti vit delle aree primarie sensiti ve o motorie. La par te
pi rostrale del lobo frontale, denominata anche lobo prefrontale , si
colloca allapice dellevoluzione e ha connessioni estese con altre regioni
della neocorteccia e sottocorticali.
Tra il cervello delluomo e quello della scimmia esistono molte analo-
gie ma anche dif ferenze. Come nel cer vello umano anche in quello della
scimmia sono presenti le scissure di Rolando, di Silvio e la scissura tem-
porale superiore, larea motoria primaria nel lobo frontale costituita da
corteccia eterotipica agranulare e le aree parietali somatosensiti ve, insieme
a quelle sensoriali visi ve (lobo occipitale) e uditi ve (lobo temporale) co-
stituite da corteccia eterotipica granulare. Nelluomo la corteccia omotipi-
ca per molto pi sviluppata rispetto al cervello della scimmia, sia nella
corteccia prefrontale sia posteriormente dove si sviluppano le aree associa-
tive parieto-temporo-occipitali, assenti nella scimmia, mentre, a livello del
lobo temporale, nel cervello umano si differenziano aree specializzate per
il linguaggio (nellemisfero sinistro) e per le funzioni visive complesse.
Organizzazione anatomica
del cervello neocorticale
Prima di descri vere lor ganizzazione del lobo frontale sar
brevemente descritta larchitettura generale del cer vello neo-
corticale, il neopallium , che costituito dalla totalit della
corteccia degli emisferi e dalla sostanza bianca che ha con-
sentito lo sviluppo delle attivit volontarie e coscienti.
Un aspetto importante nellorganizzazione neurale del
comportamento dato dalla relazione tra le caratteristiche
citomieloarchitettoniche re gionali della str uttura della cor -
teccia (di versa g randezza dei neuroni, densit, numero di
strati ecc.) e la cor rispondente diversa specializzazione fun-
zionale. Brodmann nel 1909 (Brodmann, 1994) ( g. 2.19 ) e
altri citoarchitettonisti (Braak, 1980; von Economo, 1925)
hanno diviso la corteccia cerebrale in molteplici campi corti-
cali deniti in base alle caratteristiche microscopiche indivi-
duali. Altre scuole di neuroanatomia hanno seguito invece un
criterio di classicazione delle aree cerebrali basato sul-
lidenticazione di differenti regioni cerebrali aventi caratte-
ristiche funzionali in comune ( Filimonoff, 1947; Mesulam,
2000b ). In base a questultimo approccio lintera cor teccia
cerebrale delluomo stata suddi visa in di versi sottotipi:
corteccia cor ticoide, allocor teccia (di visa in archicor tex e
paleocortex), mesocorteccia, isocorteccia (distinta in cortec-
cia eterotipica agranulare o granulare e in corteccia omotipi-
ca). Questi diversi tipi di corteccia sono caratterizzati, in or-
dine di elencazione, dal passaggio da unor ganizzazione
neuronale semplice e indifferenziata, quali sono quella della
corteccia corticoide (senza nessuna laminazione) e dell allo-
corteccia (con una laminazione a due-tre strati), a un pro-
gressivo aumento di differenziazione cellulare e di maggiore
complessit str utturale presente nella mesocorteccia , una
corteccia di transizione tra lallocor teccia e l isocorteccia
(con una laminazione a sei strati) eterotipica (suddi visa in
agranulare e granulare) e omotipica (caratterizzata da un com-
pleto sviluppo dei sei strati laminari). A questi cinque tipi di
corteccia cerebrale corrispondono regioni cerebrali con diffe-
renti competenze funzionali, che nellinsieme costituiscono
le aree del sistema limbico (suddi vise, come sopra stato
detto, in aree limbiche, costituite da cor teccia cor ticoide e
allocorteccia, e paralimbiche, costituite dalla mesocorteccia);
le aree primarie sensoriali e motorie costituite da corteccia
eterotipica; le aree associati ve selettive per modalit senso-
riale (in precedenza denominate unimodali) e le aree associa-
tive eteromodali costituite da corteccia omotipica ( Mesulam,
2008; 2000b ).
Le aree eteromodali insieme a quelle limbiche e paralimbi-
che v engono designate come aree transmodali ( Mesulam,
2008; 2000b ) in quanto i neuroni di queste aree rispondono a
stimoli di diversa modalit sensoriale.
Nelle aree associative monomodali gli input sensoriali pro-
venienti dalle aree primarie vengono convertiti in informazio-
ni monomodali speciche, le quali, attra verso la successi va
mediazione delle aree transmodali della corteccia eteromoda-
le e del sistema limbico, vengono poi riattivate e integrate tra
loro in modo tale da dare origine alla conoscenza multimoda-
le ( Mesulam, 2008; 1998; 1994a ). La tabella 2.3 schematizza
le aree della corteccia cerebrale.
Nellambito del cer vello neocor ticale, di se guito saranno
illustrate, brevemente, le aree neocorticali occipitali, parietali
e temporali, tralasciando la descrizione delle funzioni cogni-
tive propriamente dette (e dei relativi decit) che queste aree
mediano (si rimanda per questi argomenti alla consultazione
dei manuali di neuropsicolo gia, alcuni dei quali sono stati
citati nel Capitolo 5 ), e menzionando in vece i disturbi neu-
ropsichiatrici ricollegabili a lesioni di questi lobi. Successiva-
mente verr descritto il lobo frontale, dando brevi cenni sulla
corteccia motoria e maggiore spazio alla corteccia prefronta-
le ( g. 2.20 e g. 2.21 ) .
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54
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
Lobi occipitale, parietale e temporale
Il lobo occipitale comprende le aree unimodali B A 17 ( cor-
teccia visiva primaria anche denominata corteccia striata ); le
BA 18 e 19 costituiscono le aree visive secondarie e terziarie
(vedi g. 2.19 e g. 2.20 ).
Il lobo parietale comprende le aree primarie e secondarie
somatosensoriali (BA 1, 2 e 3); il lobulo parietale superiore
(BA 5 e 7) la cui estensione sulla superce mediale del lobo
prende il nome di precuneo ; il lobulo parietale inferiore che
corrisponde al giro sopramarginale (BA 40) e al giro angolare
(BA 39) (vedi g. 2.19 e g. 2.20 ); il solco intraparietale (vedi
g. 2.20 ) (o fessura intraparietale) situato sulla supercie late-
rale del lobo parietale che separa il lobulo superiore da quello
inferiore. Questo solco si estende dal solco postcentrale al
lobo occipitale e si approfondisce nella corteccia parietale co-
stituendo la corteccia intraparietale a sua v olta suddivisa in
area intraparietale laterale , mediale , anteriore , ventrale e po-
steriore . La corteccia parietale comprende sia aree unimodali
sia aree integrative multimodali.
Il lobo temporale si suddivide in due regioni: dorsolaterale
e ventromediale . La cor teccia temporale dorsolaterale appar -
tiene alla neocor teccia, mentre la v entromediale contiene le
principali strutture del sistema limbico costituite da corteccia
corticoide, allocorteccia e paleocorteccia. Il polo temporale
costituito invece da mesocorteccia. La corteccia dorsale com-
prende il giro temporale superiore (BA 22), medio (BA 21) e
inferiore (BA 20) e contiene l area uditiva primaria (BA 41),
l area uditiva secondaria (BA 42), l area di Wernicke per il
linguaggio (BA 22). Il solco tempor ale superior e separa il
giro temporale superiore da quello medio e comprende, oltre
a par te della cor teccia di questi due giri, anche la cor teccia
profonda sottostante al solco stesso (v edi g. 2.20 ). Il solco
temporale inferiore separa il giro temporale medio da quello
inferiore, mentre il solco occipito-temporale separa il giro
temporale inferiore dal giro fusiforme. La supercie inferiore
del lobo temporale comprende, oltre al giro temporale inferio-
re, il giro fusiforme e il giro linguale che continua anterior mente
con il giro paraippocampale .
3
1
2
5
7
19
18
10
11
47
13
12
38
25
28
20
27
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37
17
18
19
Splenio
del corpo calloso
Commissura
ippocampale
Giro
ippocampale
Amigdala
Spazio
perforato
anteriore
Corteccia
temporale
anteriore
Corteccia
orbitaria
Giro cingolato
sottocalloso
1
18
19 37
20
24
32
31
23
28
36
34
12
35
38 a
b c
6
4
11
10
45
44
47
22
43
41
42
21
39
40
46
8
9
6
4
3
1
2
5
7
19
18
17
18
19
37
20
38
11
10
9
8
33
29
30
27
26
25
Fig. 2.19 Mappa citoarchitettonica delle aree cerebrali secondo Brodmann. a. Supercie laterale dellemisfero sinistro.
b. Supercie mediale dellemisfero destro. c. Supercie orbitaria. (Figure a , b da Brodman K: Vergleichende Lokalisation lehre
der Grosshirnrinde in ihren Prinzipien dargestellt auf Grund des Zellenbaues , Leipzig, 1909, JA Barth; gura c modicata da Livingston
KE, Escobar A: Anatomical bias of the limbic system concept, Archives of Neurology 1:1721, 1971, American Medical Association
Publication.)
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55
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Tab. 2.3 Ar ee della corteccia cerebrale *
Descrizione anatomico-
funzionale
Struttura architettonica Localizzazione anatomica Aree di Brodmann
corrispondenti
Corteccia sensoriale primaria
Somatosensitiva Eterotipica Parietale: giro post-centrale 1, 2, 3
Uditiva Eterotipica Temporale: giro di Heschl 41, 42
Visiva Eterotipica Occipitale: labbri della scissura
calcarina; area striata
17
Corteccia motoria primaria Eterotipica Frontale: giro precentrale 4, parte caudale dellarea 6
Corteccia associativa monomodale
Visiva Omotipica Occipitale: area peristriata 18, 19
Visiva Omotipica Temporale: giro medio
e inferiore
20, 21, 37
Uditiva Omotipica Temporale: giro superiore 22
Somatosensitiva Omotipica Parietale: lobulo parietale
superiore
5, parte rostrale dellarea 7
Motoria Omotipica Frontale: area premotoria
e area supplementare motoria
Parte rostrale dellarea 6
e caudale dellarea 8
Piede della terza circonvoluzione
frontale
44
Corteccia associativa eteromodale
Prefrontale Omotipica Frontale: convessit dorsolaterale
della regione orbitaria anteriore
e rostrale-mediale
9, 10, 11, 45, 46, 47 e parte
rostrale delle aree 8, 12, 32
Parieto-temporale Omotipica Parietale: lobulo parietale inferiore 39, 40
Lobulo parietale superiore parte
caudale
Parte caudale dellarea 7
Temporale: labbri del solco
temporale superiore
36
Sistema limbico
Corteccia limbica Corticoide Amigdala, sostanza innominata,
nucleo del setto
Allocorteccia (archicortex) Ippocampo
Allocorteccia (paleocortex) Corteccia olfattoria piriforme
Corteccia paralimbica Mesocorteccia Giro paraippocampale 28, 34, 35, 30
Insula 14, 15
Corteccia temporo-polare 38
Corteccia orbito-frontale Parte caudale delle aree 11,
12, 13
Area paraolfattoria 25, parte caudale dellarea 32
Giro cingolato 23, 24, 31, 33
Area retrospleniale 26, 29
* Per la classicazione delle aree cerebrali stata seguita la nomenclatura di Mesulam, 2000b .
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56
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
Il polo temporale cor risponde alla B A 38 ed par te inte-
grante del circuito basolaterale amigdalo-cortico-amigdaloideo,
avendo strette connessioni con lamigdala e la cor teccia pre-
frontale orbitaria. Ha connessioni anche con il prosencef alo e
lipotalamo.
La porzione ventromediale del lobo temporale comprende
il giro paraippocampale , la corteccia entorinale , la forma-
zione dellippocampo , l uncus e l amigdala (vedi g. 2.16 e
g. 2.17 ). Queste str utture sono descritte nel parag rafo sul
sistema limbico.
Funzioni dei lobi occipitale,
parietale e temporale
La corteccia del lobo occipitale specializzata per la visione
e diversi decit possono insor gere in se guito a lesioni o di-
sfunzioni di questo lobo. Inoltre, la corteccia occipitale riceve
segnali dalla cor teccia prefrontale e dallamigdala che con
un meccanismo top-down dirigono lattenzione visi va verso
stimoli emozionali rile vanti sopprimendo simultaneamente
lattenzione per gli stimoli periferici ( Kastner e Ungerleider,
2001 ).
Le alterazioni della corteccia occipitale possono causare illusioni e alluci-
nazioni visive elementari complesse (v edi Capitolo 15 ). L agnosia visiva
pu comparire in seguito a lesioni del lobo occipitale ventromediale, la
prosopoagnosia (incapacit di riconoscere le f acce familiari) consegue a
lesioni unilaterali o bilaterali del lobo occipitale v entromediale che si
estendono nel lobo temporale ventrale includendo il giro fusiforme. Lesio-
ni ristrette alla BA 19 possono causare acromatopsia (perdita della visione
soltanto dei colori) con conservazione del riconoscimento della forma de-
gli oggetti. Le lesioni della corteccia striata causano decit del campo vi-
sivo e, se le lesioni sono estese e bilaterali, cecit corticale . Come prima
stato descritto, nella cecit cor ticale il riconoscimento delle espressioni
emozionali facciali pu rimanere conser vato in vir t di una via separata
sottocorticale che comprende il collicolo, il pulvinar e lamigdala ( Wil-
liams et al, 2006 ). Questa via non passa attraverso la corteccia occipitale e
permette il riconoscimento inconscio delle espressioni f acciali tanto di
paura quanto di gioia. Disturbi dansia sono stati associati a un aumento
del usso cerebrale nelle aree visive occipitali in pazienti con ansia gene-
ralizzata ( Buchsbaum et al, 1987 ) e con disturbi ossessi vo-compulsivi
quando dovevano osservare stimoli induttori di fobie od ossessioni ( Zohar
et al, 1989 ).
Le funzioni del lobo parietale riguardano la processazione de-
gli stimoli somatosensitivi, la percezione dello spazio ester no,
Solco e giro
postcentrale
Lobulo parietale
superiore
Solco
intraparietale
Lobulo
paracentrale
posteriore
Precuneo
Sommit
del solco
centrale
Solco cingolato
(ramo marginale)
Solco
subparietale
Solco
calcarino
Solco
parieto-
occipitale
Giro
angolare
Giro
sopramarginale
a b
a b
Giri
temporali
superiore,
medio,
inferiore
Solchi temporali
superiore e inferiore
Giro
linguale
Giro temporale
inferiore
Solco
occipito-temporale
Giro occipito-temporale
(fusiforme)
Solco collaterale
Giro
temporale
superiore
Fig. 2.20 La gura mostra le superci laterale (a) e mediale (b), degli emisferi cerebrali con le relative strutture e aree
neurali. (Da Nolte J: The Human Brain. An Introduction to its Functional Anatomy , ed 6, Philadelphia, 2009, Mosby-Elsevier.)
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57
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
lintegrazione visuomotoria e visuospaziale, il linguaggio (in-
sieme al lobo temporale nellemisfero dominante), le prassie,
lo schema corporeo, lorientamento spaziale e la navigazione,
lattenzione spaziale. Tuttavia a par tire dagli ultimi quindici
anni il lobo parietale non pi considerato solo come un centro
di inte grazione di infor mazioni sensoriali ma, almeno nella
scimmia, stata dimostrata la presenza di neuroni con proprie-
t motorie. stato riscontrato che nel lobulo parietale inferiore
e superiore esistono aree neuronali connesse con aree speci-
che della corteccia premotoria, ciascuna delle quali coinvolta
nel controllo di par ti diverse del cor po, e che, g razie a vie di
conessione bidirezionali, la corteccia motoria inuenza lattivi-
t della cor teccia parietale. le gittimo pertanto suppor re che
anche nelluomo la corteccia parietale abbia un ruolo funziona-
le allinterno del cervello motorio ( Rizzolatti et al, 1998 ). Inol-
tre, neuroni con propriet specchio sono stati tro vati nella
parte anteriore del lobulo parietale inferiore nelle scimmie ma
verosimile che un sistema simile esista anche ne gli esseri
umani ( Fogassi et al, 2005 ) (vedi Capitolo 4 ).
La giunzione temporo-parietale, il precuneo e il lobulo pa-
rietale inferiore svolgono un r uolo critico nei processi le gati
alla differenziazione di s dallaltr o e le lesioni a carico di
queste strutture determinano disturbi della cognizione sociale
(vedi oltre e Capitoli 4 e 9). Il precuneo, insieme al lobulo
parietale inferiore, alla cor teccia prefrontale v entromediale,
dorsomediale e retrospleniale, metabolicamente molto atti-
vo nello stato di riposo (Alkire et al, 2008). Questa str uttura
continuamente raccoglie ed elabora le infor mazioni dellam-
biente interno ed ester no e, g razie alle af ferenze dal sistema
visivo, costantemente monitorizza il campo visi vo periferico
e dirige lattenzione v erso stimoli nuo vi, se non inter viene
linibizione del lobo frontale. Lattivazione congiunta del pre-
cuneo e della corteccia prefrontale permette di riettere su di
s ( mental self ) e di vagare con la mente ( mind wandering )
( Kjaer et al, 2002 ). Entrambe queste aree tendono a disatti var-
si durante gli stati di coscienza alterata quali il sonno, lipnosi,
il sogno e lo stato vegetativo persistente ( Hobson et al, 2000 ;
Laureys et al, 1999 ). Il precuneo, insieme con il giro cingola-
to posteriore, la prima area che viene disatti vata dalla seda-
zione indotta dagli anestetici ed pure la prima area che si
attiva quando riemerge la coscienza ( Laureys et al, 2006 ).
Le funzioni multimodali del lobo parietale sinistro si diver-
sicano da quelle del destro e nella clinica neuropsicologica i
sintomi che conseguono a lesioni delle aree parietali vengono
classicamente divisi nella sindrome del giro angolare (parie-
tale sinistro) e nella sindrome del lobo parietale destro .
La sindrome del giro angolare comprende unampia sintomatologia neu-
ropsicologica: anomia , alessia , acalculia , disgraa , disorientamento de-
stra-sinistra , agnosia digitale , aprassia ideomotoria (vedi Capitolo 5 ).
La sindrome del lobo parietale destro comprende decit visuospazia-
li , negligenza spaziale unilaterale , aprassia costruttiva , aprosodia , de-
cit di navig azione e disorientamento topograco . Le lesioni parietali
uni- o bilaterali possono causare atassia ottica e agnosia tattile . Le le-
sioni della giunzione temporo-parietale possono causare anosognosia
(perdita della consapevolezza di malattia), asomatognosia (perdita della
consapevolezza di una o tutte le par ti del proprio cor po), somatopara-
frenia (con vinzioni deliranti riguardanti la met controlesionale del
corpo), allucinazioni autoscopic he ed esperienze di fuoriuscita dal
corpo. Stati confusionali si associano a lesioni del lobo parietale destro
come pure a disturbi psicotici e affettivi .
Le lesioni della cor teccia dorsolaterale del lobo temporale si
associano a numerose manifestazioni psicopatolo giche che
possono mimare i disturbi psichiatrici primari.
Le lesioni della parte posteriore del lobo tempor ale sinistro sono alla
base dell afasia uente di Wernicke . Le crisi comiziali a carico di questa
regione sono caratterizzate da afasia come pure da disturbi uditivi, visivi
e vestibolari. Lepilessia della corteccia temporomesiale caratterizzata
invece dalla presenza di fenomeni cognitivo-emozionali e comportamen-
tali (vei capitoli 7, 11, 12, 13, 14, 15). I sintomi della sindrome di Kluver-
Bucy (vedi Capitolo 6 ) possono insor gere in se guito al lesioni del lobo
temporale. Alterazioni della corteccia temporale sono state documentate
in pazienti con schizofrenia ( Shenton et al, 2001 ).
Pars triangularis
F3
Solco frontale superiore Solco prefrontale
Corteccia premotoria
Corteccia
motoria primaria
(giro precentrale)
Centri cortico-
oculo-cefalogiri
Scissura centrale
Corteccia
prefrontale
dorsolaterale
Area di Broca
Scissura
laterale
Corteccia orbitaria
Pars opercularis
F2
F1
8
6
4
Fig. 2.21 Veduta laterale della
corteccia frontale. Vedi testo.
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58
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
Il polo temporale coinvolto nellelaborazione multimodale delle infor-
mazioni relative ai comportamenti sociali ed emozionali. Il polo temporale
una componente impor tante dei circuiti neurali che re golano i processi di
mentalizzazione (TOM) (vedi il paragrafo sulla corteccia orbito-frontale).
A livello del polo temporale, la stimolazione elettrica o le lesioni epi-
lettiche di questa regione determinano una molteplicit di fenomeni espe-
rienziali, caratterizzati da una distorsione nellinterpretazione della realt
interna ed esterna consistente in allucinazioni, deliri, deformazioni mne-
siche, stati so gnanti e altri ancora ( Gloor, 1990 ; Gloor et al, 1982 ). La
demenza fronto-temporale dipende da una degenerazione della corteccia
frontale e di quella temporale anteriore (vedi Capitolo 16 ). I pazienti con
atroa del polo temporale destro (variante temporale della demenza fron-
to-temporale) mostrano modicazioni della personalit e comportamenti
socialmente inadeguati oppure divengono distaccati e perdono la capacit
di empatizzare ( Rankin et al, 2006 ).
Il solco temporale posteriore superiore svolge un r uolo critico nel
processo di sintonizzazione gruppale (vedi il paragrafo sulla corteccia
orbito-frontale).
Lobo frontale
Il lobo frontale situato nella zona rostrale di ciascun emisfero
cerebrale, anteriormente al solco centrale, e nelluomo occupa
approssimativamente un terzo degli emisferi cerebrali. Le sue
superci sono tre: a) dorsolaterale; b) orbitaria; c) mediale
(cfr. g. 2.20 e tab. 2.3 ). Per il tipo di cor teccia e le propriet
funzionali delle diverse aree frontali vedi la tabella 2.3 .
Il lobo frontale viene classicamente suddi viso in due prin-
cipali componenti anatomiche, una caudale e una rostrale.
Lobo frontale caudale La componente caudale contiene
la corteccia motoria primaria e quella secondaria premotoria .
Questa regione comprende la B A 4, la B A 6, l area supple-
mentare motoria (par te mediale dellarea 6), par te della BA
8 ( area cortico-oculocefalogira ) e parte della BA 44 ( area di
Broca ) (vedi g. 2.21 ; vedi anche g. 2.20 ).
La cor teccia motoria costituita dalla cor teccia motoria
primaria (BA 4), dalla corteccia premotoria (BA 6) e dall area
motoria supplementare (BA 6 sulla superce mediale). Nella
scimmia la corteccia premotoria divisa in due regioni, la
corteccia premotoria dorsale (F7 e F2) e v entrale (F4 e F5).
Larea del linguaggio di Broca occupa le BA 44 e 45 nel giro
frontale inferiore e comprende la par te opercolare e la par te
triangolare. costituita da cor teccia eteromodale prefrontale
e corteccia premotoria (vedi g. 2.21 ).
La cor teccia motoria classicamente deputata allese-
cuzione dei mo vimenti, ma questo r uolo esclusi vamente
esecutivo stato negli ultimi ventanni messo in discussio-
ne grazie alle scoperte delle neuroscienze.
A tale riguardo, stata dimostrata nella scimmia la presenza di neuroni
motori in aree parietali e di neuroni sensoriali in aree motorie ( Rizzolatti
et al, 1998 ). I neuroni specchio sono stati scoper ti nella corteccia premo-
toria delle scimmie e neuroni omolo ghi sono presenti nelluomo nella
parte opercolare del giro frontale inferiore (vedi Capitolo 4 ). Studi anato-
mici e di neurosiologia hanno dimostrato che larea premotoria
composta da diverse e funzionalmente distinte aree anatomiche, con diffe-
renti r uoli nella re golazione motoria ( Rizzolatti et al, 1998 ). Esistono,
inoltre, aree fronto-parietali che provvedono a una trasformazione senso-
rimotoria della localizzazione nello spazio degli oggetti attivando
contemporaneamente programmi motori per compiere le azioni motorie
appropriate. Questi programmi sono svolti da grupppi neuronali che non
si attivano sulla base dei muscoli che de vono entrare in azione per com-
piere uno specico movimento, ma sulla base dello scopo dellazione (per
esempio, afferrare, manipolare oggetti ecc.). Nellarea F5 sono stati indi-
viduati neuroni motori che non codicano singoli movimenti ma atti mo-
tori nalizzati a uno scopo. Questarea contiene un v ocabolario di atti
motori, le cui parole sarebbero rappresentate da popolazioni di neuroni.
Larea F5 contiene anche neuroni con propriet visi ve (neuroni visuomo-
tori). stato scoper to un circuito che interconnette larea F5 con larea
intraparietale nella quale sono stati indi viduati neuroni motori, visi vi e
visuomotori. Questo circuito implicato in trasfor mazioni visuomotorie
necessarie per afferrare un oggetto ( Matelli e Luppino, 2001 ).
Lobo frontale rostrale La componente rostrale del lobo
frontale, denominata prefrontale , occupata dalla corteccia as-
sociativa eteromodale e dalla corteccia paralimbica frontale. Le
aree eteromodali contengono le BA 9, 10, 11, 45, 46, 47, la par te
rostrale della BA 12 (cfr. g. 2.19 ). Le aree paralimbiche fronta-
li sono costituite dalla parte anteriore del giro cingolato anterio-
re, dallarea paraolfattoria e dalla regione orbitaria caudale. Le
aree della corteccia prefrontale sono deputate allelaborazione e
al controllo delle funzioni cognitive e dei processi emozionali, e
sono, quindi, regioni di grande rilevanza per la neuropsicologia
e la neuropsichiatria. Il ter mine frontale, spesso usato come
sinonimo di prefrontale, si riferisce soltanto alle componenti
eteromodali e paralimbiche del lobo frontale.
Le aree eteromodali prefrontali hanno reciproche connessioni con la cor -
teccia eteromodale parietale posteriore, con la cor teccia paralimbica del
giro cingolato e della zona orbitaria, con le aree sensoriali unimodali e con
la cor teccia premotoria. Le aree paralimbiche frontali sono a loro v olta
connesse con le aree limbiche, in particolare con lamigdala. Le aree pre-
frontali ricevono anche afferenze dallipotalamo e inviano a questa str ut-
tura vie efferenti in misura superiore a qualsiasi altra area cerebrale.
La corteccia prefrontale ha anche importanti connessioni con le struttu-
re sottocorticali, testa del nucleo caudato e nucleo dorsomediale del talamo,
che costituiscono le componenti sottocor ticali della rete neurale frontale.
La rete neurale del sistema frontale risulta quindi costituita dalle aree fron-
tali eteromodali e paralimbiche, dalla testa del nucleo caudato e dal nucleo
dorsomediale del talamo ( Mesulam, 1990 ). Una lesione a carico delle strut-
ture sottocor ticali di questa rete, o delle vie associati ve con la cor teccia
prefrontale, pu determinare la comparsa di sintomi clinici che sono simili
a quelli che compaiono a seguito di una lesione della corteccia.
Dal punto di vista ontogenetico e logenetico, la corteccia prefrontale
lultima tra le di verse regioni della corteccia cerebrale a svilupparsi, e
raggiunge la sua completa maturazione anatomica non prima dellinizio
della pubert. In particolare, le ultime a maturare sono le aree della con-
vessit dorsolaterale del lobo frontale (BA 9, 10, 45, 46). Queste modi-
cazioni anatomiche si accompagnano a una pro gressiva maturazione
delle funzioni cognitive, emozionali e affettive legate alla corteccia pre-
frontale. In sintesi, la corteccia prefrontale riceve le informazioni senso-
riali provenienti dalle aree retrorolandiche e le elabora nelle for me della
conoscenza multimodale. Inoltre, tramite le connessioni con il sistema
limbico e lipotalamo, il lobo frontale integra il pensiero con le emozioni
e regola le spinte istintuali e le richieste interne dellorganismo. Le lesio-
ni situate in punti di versi di questa rete neurale possono essere alla base
di disordini cognitivi ed emozionali diversi.
Anche se le varie funzioni cognitive e quelle preposte al controllo
emozionale non possono v enire localizzate in nessuna area del lobo
nondimeno, nondimen numerosi studi clinici hanno dimostrato che
lesioni in speciche aree del lobo frontale tendono a produr re effetti
sul comportamento abbastanza simili tra loro.
Il territorio prefrontale del lobo frontale comprende le regioni
prefrontale dorsolaterale, orbitaria e mediale, costituite dalle
seguenti aree.
1. La regione della corteccia dorsolaterale prefrontale
(DLPFC) (vedi g. 2.21 ) occupa la con vessit del lobo
frontale e comprende di verse aree associati ve eteromodali
(parte rostrale della BA 8, parti dorsali delle aree 9, 10 e 11,
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59
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
45, 46, 47). Dai neuroni di queste aree ha origine il circuito
prefrontale dorsolaterale. La corteccia prefrontale ventro-
laterale (VLPFC) include la BA 44, 45, e la par te laterale
della BA 47.
2. La regione della corteccia orbito-fr ontale (OFC) (v edi
g. 2.19 ) occupa la superce ventrale del lobo frontale.
Nei primati la OFC suddivisa in una regione laterale e
in una mediale . Negli umani (anche se non vi unesatta
corrispondenza anatomica), la regione laterale costitui-
ta dal giro orbitario laterale dellarea 11 e dal giro media-
le frontale inferiore delle BA 10 e 47, mentre la re gione
mediale costituita dal giro retto e dal giro orbitale me-
diale della BA 11 (Me ga et al, 1997). La B A 13 viene
spesso dagli anatomisti inclusa nella OFC, sebbene possa
essere considerata una parte dellinsula.
Le zone caudali delle BA 11, 12, 13 sono costituite
da corteccia paralimbica; la BA 10 appartiene invece
alla cor teccia eteromodale. Dalle B A 10 e 11 di
Brodmann origina il circuito orbito-frontale laterale .
La BA 12 partecipa come efferente minore sia al cir-
cuito orbito-frontale laterale sia a quello del giro
cingolato anteriore. stato descritto anche un circui-
to orbito-frontale mediale , suddivisione mediale del
circuito orbito-frontale che si origina dal giro retto e
dalla BA 11. La regione prefrontale orbitaria si con-
tinua nella superfice mediale inferiore del lobo fron-
tale senza una precisa demarcazione, e pertanto queste
due parti di corteccia prefrontale vengono anche desi-
gnate con il ter mine comune di corteccia fr ontale
orbito-ventromediale .
3. La regione della corteccia mediale pr efrontale (MPFC)
( g. 2.22 ) include la BA 10 sulla superce mediale, la
corteccia cingolata anteriore (BA 24 e 32) e le BA 8 e 9.
La par te mediale comprende la corteccia prefrontale
dorso mediale (MdPFC) e la corteccia prefrontale ven-
tromediale (MvPFC). La MdPFC si estende dallarea
complessa motoria supplementare in basso no alla com-
ponente orbitaria della corteccia prefrontale e contiene le
porzioni della BA 9,10 e 32. Per la localizzazione di questa
area anteriormente e dorsalmente al giro cingolato, diver-
si autori considerano la cor teccia cingolata anteriore ap-
partenente alla MdPFC. La MvPFC localizzata inferior-
mente alla MdPFC e occupa parti delle BA 10, 12 e 32.
Sulla supercie mediale del lobo frontale localizzata
la corteccia del giro cingolato (vedi g. 2.13 e g. 2.16 ),
suddivisa in quattro parti: la corteccia del cingolo anterio-
re (ACC), che comprende a sua volta la corteccia cingo-
lata anteriore pregenuale (pACC) costituita dalle porzio-
ni anteriori della BA 24, 33, 32; e la corteccia cingolata
subgenuale anteriore (sACC) costituita dalla BA 25 e da
piccole porzioni della BA 12 e 32; la corteccia del cingo-
lo medio (MCC), che include le porzioni posteriori delle
BA 24, 32 e 33; la corteccia del giro cingolato posteriore
(PCC) che include le Ba 23 e 31; la corteccia retrosple-
niale (RSC) che occupa le BA 29 e 30.
La regione anteriore del cingolo la sede di origine del
circuito cingolato anteriore .
Circuiti fronto-striato-talamo-corticali
Nel paragrafo sui circuiti e sulle funzioni dei gangli della base
stata esposta la struttura prototipica dei circuiti fronto-sotto-
corticali che collegano tra loro la corteccia cerebrale, i gangli
della base e il talamo, formando un sistema funzionale unita-
rio da cui dipendono processi motori, cognitivi ed emozionali
( Alexander e Crutcher, 1990 ).
Tra i circuiti fronto-sottocorticali, come stato gi descritto,
uno (quello motorio) re gola latti vit motoria; un altro (il
circuito oculomotorio) implicato nei meccanismi di con-
trollo oculomotorio; gli altri intervengono, invece, nel controllo
della sfera cognitiva ed emozionale e pertanto una disfunzione
di questi circuiti dar luogo, come vedremo, a disturbi del com-
portamento di diversa natura ( Cummings, 1993 ; Mega e Cum-
mings, 1994 ; Tekin e Cummings, 2002 ).
Ognuno di questi circuiti costituisce in s un sistema
chiuso ed connesso tramite vie af ferenti ed efferenti con
altre strutture cerebrali, che formano le componenti aperte
dei circuiti stessi. Attraverso queste connessioni, le infor ma-
zioni elaborate in altre parti del cervello conuiscono e ven-
gono integrate nellattivit di questi circuiti in modo tale che
diversi sistemi funzionali spazialmente distribuiti par tecipa-
no alla mediazione dei compor tamenti specici sottesi da
ogni circuito. Seguendo le fonti bibliograche citate, descri-
viamo di seguito questi circuiti. Per i contenuti di questo libro
verranno descritti pi in dettaglio i tre circuiti non motori
( g. 2.23 ) .
Il circuito motorio origina dallarea supplementare motoria,
dalla corteccia primaria motoria, dalla cor teccia somatosensi-
tiva primaria, dalla cor teccia associati va sensiti vo-motoria,
dalla corteccia premotoria, proietta al putamen, da cui origina
il circuito diretto che proietta al globo pallido inter no, alla so-
stanza nera reticolata da cui par tono bre per il nucleo v en-
trolaterale del talamo, che a sua volta proietta alle aree motoria,
premotoria e supplementare. La via indiretta dallo striato pro-
ietta al globo pallido esterno, al nucleo subtalamico e da qui al
pallido interno e poi al talamo.
Il circuito oculomotorio si origina dai campi oculari fronta-
li (area 8), dai campi frontali, dalla corteccia frontale dorsola-
Solco precentrale
Solco paracentrale
Area oculomotoria
supplementare
Area complessa
supplementare
motoria
Solco
frontale
superiore
Corteccia motoria
primaria
Solco centrale
Cingolo MCC
aMCC
sACC
SMA
OFC
RSC
PCC
MdPFC
MvPFC
6
4
Fig. 2.22 Veduta mediale della corteccia frontale.
Vedi testo.
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60
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
terale, dalla corteccia parietale posteriore, segue la stessa or-
ganizzazione (via diretta e indiretta) degli altri circuiti,
proietta al nucleo v entrolaterale del talamo e ritor na quindi
alle aree corticali di origine. Il circuito oculomotorio presiede
allorganizzazione dei mo vimenti saccadici, antisaccadici,
alla memoria dei mo vimenti oculari, alla ssazione dello
sguardo in presenza di stimoli esterni. Le lesioni nelle com-
ponenti del circuito deter minano paralisi sopranucleari dello
sguardo (come nella paralisi sopranucleare progressiva e nel-
la malattia di Parkinson). Nella sindrome di Balint si ha una
disconnessione visuoculomotoria per cui una lesione delle
aree associative visive occipito-parietali impedisce alle infor-
mazioni visuospaziali di raggiungere i centri frontali per i
movimenti oculari i quali, rimanendo quindi disconnessi,
danno luogo alla cosiddetta paralisi psichica o aprassia dello
sguardo.
Il circuito prefrontale dorsolaterale origina dalle aree dor -
solaterali prefrontali superiore e inferiore (9, 10 di Brodmann)
e proietta alla parte dorsolaterale della testa del nucleo caudato
(vedi g. 2.19 e g. 2.23 ). Questa regione del caudato invia -
bre afferenti al globo pallido inter no dorsomediale laterale e
alla sostanza nera reticolare rostrolaterale attraverso il circuito
diretto. Il circuito indiretto connette invece il caudato al GPi e
alla SNr attra verso il GP e e il NST . Dai neuroni del GPi e
della SNr par tono bre dirette ai nuclei v entrale anteriore e
dorsomediale (parte parvicellulare) del talamo, che a loro vol-
ta proiettano alle aree di origine 9 e 10 della cor teccia pre-
frontale dorsolaterale, chiudendo il circuito. Le principali
connessioni afferenti aper te del circuito dorsolaterale pro-
vengono dallarea arcuata premotoria e dallarea 7 del lobulo
parietale superiore, mentre contributi minori pro vengono
dal nucleo talamico parafascicolare, dalla parte compatta me-
diale della sostanza nera e dai nuclei del rafe dorsale e del
tegmento mesencefalico, che inuenzano lattivit del circuito
attraverso la modulazione serotoniner gica e noradrener gica.
Le principali vie ef ferenti dal circuito sono dirette dai nuclei
talamici ventrale anteriore e dorsomediale alle aree prefrontali
dorsolaterali 46 e 8.
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Aree associative visive
parieto- occipitali
Corteccia
prefrontale
dorsolaterale/parietale
posteriore
Corteccia
orbito-frontale
laterale/ventrolaterale
inferiore
Corteccia
orbito-frontale
mediale
Corteccia
giro cingolato
anteriore/Insula
Caudato
dorsolaterale/
Putamen
Globo pallido
interno/Sostanza
nera pars reticolata
Globo pallido
interno/Sostanza
nera pars reticolata
Globo pallido
interno/Sostanza
nera pars reticolata
Pallido ventrale
Talamo
Nuclei anteriore
ventrale
parvicellulare/
dorsale mediale
Talamo
Nuclei anteriore
ventrale
magnocellulare/
dorsale mediale
Talamo
Nucleo dorsale
mediale
magnocellulare
Talamo
Nuclei dorsale
mediale
magnocellulare
mediale anteriore
Caudato
ventromediale
Nucleo accumbens
Caudato ventrolaterale
Putamen ventromediale
Striato
ventrale
SISTEMA COGNITIVO/METACOGNITIVO
SISTEMA SOCIO-EMOZIONALE-MOTIVAZIONALE
Circuito esecutivo Circuito inibitorio Circuito della ricompensa Circuito motivazionale
Fig. 2.23 Anatomia dei circuiti fronto-sottocorticali. Vedi testo.
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61
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Il circuito orbito-frontale laterale origina nelle aree prefron-
tali orbitarie 10 e 11 di Brodmann (vedi g. 2.19 ), e proietta a
un settore v entromediale del nucleo caudato che si estende
dalla testa alla coda di questo nucleo. Attraverso la via diretta,
questa regione del caudato proietta al pallido interno dorsome-
diale e alla sostanza nera reticolare rostromediale, medialmen-
te allarea dove arrivano le bre provenienti dal nucleo caudato
dorsolaterale. La via indiretta la stessa del circuito dorsolate-
rale. Il GPe e la SNr proiettano alle porzioni mediali dei nuclei
ventrale anteriore e dorsomediale (par te magnocellulare) del
talamo, che a sua v olta proietta indietro alla cor teccia orbito-
frontale laterale. Le principali connessioni af ferenti aper te
del circuito orbito-frontale provengono dal cingolo anteriore e
dal giro temporale superiore e inferiore, mentre impor tanti
componenti minori pro vengono dallamigdala e dalla cor -
teccia entorinale e dai nuclei serotoniner gici e noradrenergici
del rafe dorsale e del te gmento mesencef alico. Le principali
connessioni ef ferenti aper te colle gano il circuito orbitario
laterale con le aree mediali frontali 25 e 32.
stato descritto anche un circuito orbito-frontale mediale ,
suddivisione mediale del circuito orbito-frontale. Questo cir -
cuito origina dal giro retto e dal giro orbitario mediale (BA 11).
Il circuito proietta alle zone mediali del nucleo accumbens, al
pallido ventromediale, raggiunge il nucleo del talamo medio-
dorsale e riproietta alla cor teccia frontale orbito-frontale me-
diale (vedi gg. 2.19 e 2.23 ). Il circuito orbito-frontale mediale
riceve vie afferenti principalmente dalle aree limbiche e para-
limbiche a livello dello striato ventrale.
Il circuito del giro cingolato anteriore inizia nellarea cin-
golata anteriore (area 24 di Brodmann) e proietta allo striato
ventrale (denominato anche striato limbico, costituito dal nu-
cleo accumbens, dal tubercolo olfattorio e dal margine estremo
del caudato ventrale) (vedi gg. 2.19 e 2.23 ).
Lo striato ventrale invia proiezioni al globo pallido inter no
rostromediale e al pallido v entrale, nonch alla sostanza nera
reticolare rostrodorsale. In questo circuito non stata dimo-
strata con certezza una via indiretta, anche se stata accer tata
lesistenza di reciproche connessioni fra lo striato ventrale e il
nucleo subtalamico ( Alexander e Crutcher, 1990 ). Dal pallido
e dalla sostanza nera partono bre afferenti al nucleo dorsome-
diale, parte magnocellulare, del talamo. Dal nucleo dorsome-
diale del talamo e dal nucleo mediale anteriore par tono bre
dirette alla cor teccia cingolata anteriore a cui ar riva e da cui
origina lomonimo circuito. Anche il circuito del giro cingola-
to anteriore ha impor tanti connessioni af ferenti ed ef ferenti
con altre str utture cerebrali. In par ticolare, il giro temporale
superiore e quello inferiore sono funzionalmente connessi al
circuito, mentre a livello sottocorticale lo striato ventrale rice-
ve bre afferenti provenienti da strutture appartenenti alle aree
limbiche (ippocampo, amigdala) e al giro paraippocampale
(area entorinale e peririnale). Dal pallido e dalla sostanza nera
partono bre dirette allarea te gmentale ventrale, allabenula,
allipotalamo e allamigdala. Le afferenze dalla corteccia orbi-
to-frontale e dalle aree del sistema limbico for niscono infor-
mazioni al circuito cingolare anteriore, rispetti vamente sullo
stato dellambiente ester no e inter no e sulle richieste che da
questi ambienti vengono fatte allorganismo. Inoltre, la cortec-
cia cingolata anteriore e il limbico v entrale ricevono bre do-
paminergiche dalla sostanza nera compatta e dallarea tegmen-
tale di Tsai, attraverso i sistemi mesocor ticale e mesolimbico
che viaggiano nel f ascicolo mediale del proencef alo, per cui
lintero circuito si trova sotto linuenza del sistema dopami-
nergico mesencef alico (il giro cingolato anteriore ha unalta
densit di recettori dopaminer gici). Le connessioni che uni-
scono la corteccia prefrontale ai gangli della base sono unidi-
rezionali, e perci il feedback che la corteccia riceve dai nuclei
della base riguarda informazioni che hanno subto una profon-
da e specica trasformazione. La cor teccia prefrontale agisce
su questo feedback attraverso linuenza esercitata sul talamo,
con cui stabilisce reciproche connessioni talamo-cor ticali. Le
informazioni di diverso tipo che viaggiano lungo questi circui-
ti, provenienti da differenti regioni della corteccia prefrontale,
rimangono separate a li vello dei gangli della base e dei nodi
talamici. Esistono tuttavia nodi di convergenza tra questi circui-
ti paralleli che possono venire individuati nella parte compatta
della sostanza nera, che proietta a tutti i circuiti, nellamigdala,
che ha connessioni con entrambi i circuiti orbito-frontale late-
rale e orbito-frontale mediale, e nella corteccia orbito-frontale,
che condi vide lorigine di questi due circuiti ( Mega e Cum-
mings, 1994 ). A livello corticale, il processo di integrazione tra
le diverse informazioni (motorie, cognitive, limbiche ecc.) ela-
borate da questi circuiti avviene nella corteccia prefrontale,
verosimilmente attraverso circuiti neuronali locali ( Goldman-
Rakic, 1987a ). interessante notare come, nonostante molte
aree neocorticali inviino proiezioni attraverso i circuiti ai gangli
della base, loutput sottocorticale proveniente da questi circuiti
arrivi quasi esclusivamente alla corteccia prefrontale (attraver-
so le vie talamo-cor ticali) ( Goldman-Rakic, l987b ). Inoltre,
queste stesse aree cor ticali che proiettano allo striato in viano
proiezioni intracor ticali anche alla cor teccia prefrontale, che
cos pu confrontare queste infor mazioni con quelle analoghe
trasformate nei gangli della base, utilizzandole per una miglio-
re messa a punto delle decisioni esecutive. Linvio quasi esclu-
sivo alla cor teccia prefrontale delle infor mazioni provenienti
dai gangli della base rende ragione del fatto che danni a carico
di questi nuclei interferiscono ne gativamente sulle funzioni
frontali.
Sindromi legate alla patologia dei circuiti fronto-
striato-talamo-corticali La conoscenza di questi circuiti
ha contribuito a concettualizzare latti vit mentale non pi
basata sul vecchio modello di supremazia della corteccia sulle
componenti sottocorticali e di localizzazione gerarchica delle
funzioni mentali, ma sul concetto di inte grazione di queste
funzioni in reti neurali cor tico-sottocorticali, in base al quale
le diverse funzioni sono localizzate ma al tempo stesso spa-
zialmente distribuite.
Dal punto di vista clinico, sono state identicate diverse sin-
dromi comportamentali circuito-speciche che possono insor-
gere, con le stesse manifestazioni cliniche, in seguito a lesioni
situate in punti dif ferenti di questi circuiti neuroanatomici.
Linsorgenza di manifestazioni cliniche simili in so ggetti con
lesioni in punti differenti di questi circuiti contraddice lipotesi
che nel cer vello umano questi circuiti siano se gregati come
nellanimale. Di f atto, questa se gregazione non stata mai
dimostrata nelluomo per la mancanza di tecniche in grado di
visualizzare le proiezioni da dif ferenti aree dei lobi frontali ai
gangli della base. Le metodologie di trattograa, recentemente
introdotte (vedi avanti), consentiranno di studiare le vie anato-
miche che per mettono lintegrazione delle infor mazioni tra i
diversi livelli strutturali cerebrali. (Per gli aspetti clinici delle
diverse sindromi disesecutive vedi il Capitolo 6).
Lesioni in differenti strutture del circuito motorio determina-
no tipi di versi di disturbi motori. Le lesioni dellarea supple-
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62
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
mentare motoria provocano acinesia, ovvero difcolt a iniziare
i movimenti, e quando si associano a lesioni del circuito del giro
cingolato anteriore contribuiscono allinsor genza del mutismo
acinetico. Movimenti di tipo coreifor me (come nella corea di
Huntington) si associano a lesioni del nucleo caudato e subtala-
mico. Inne, disturbi di tipo parkinsoniano si associano a lesioni
putaminali. Nella malattia di P arkinson la deplezione di dopa-
mina nella pars compacta della sostanza nera conduce a una
perdita degli input dopaminer gici attivanti i recettori D1 dello
striato collegati al globo pallido inter no (circuito diretto) con
conseguente inibizione talamica e comparsa di rallentamento
psicomotorio; la perdita degli input inibitori dopaminer gici sui
recettori striatali D2, che proiettano al globo pallido ester no,
determina unatti vazione del circuito indiretto con inibizione
dei neuroni talamo-corticali che provoca la comparsa di acine-
sia, neglect motorio, difcolt di switching motorio.
Il circuito dorsolaterale pr efrontale presiede alle funzioni
esecutive di cui prima abbiamo parlato. Oltre ai disturbi cogni-
tivi, anche disturbi emozionali, in par ticolare ansia e sindromi
depressive, sono stati correlati a lesioni di questo circuito.
Il circuito orbitario later ale provvede a inte grare le infor -
mazioni emozionali dentro risposte comportamentali appro-
priate ai diversi contesti ( Mega e Cummings, 1994 ). Alterazio-
ni dei comportamenti sociali e modicazioni della personalit,
disturbi ossessivo-compulsivi, manifestazioni di tipo depressi-
vo e maniacale sono stati descritti in seguito a lesioni di diver-
se componenti di questo circuito (vedi i capitoli 12 e 14).
Il circuito orbito-frontale mediale regola i compor tamenti
motivati operando in congiunzione con il circuito del giro
cingolato anteriore (vedi oltre).
Il circuito del giro cingolato anteriore , per le sue connessio-
ni da un lato con la cor teccia orbitaria e con le aree limbiche
da cui riceve informazioni sullo stato dellambiente ester no e
interno, e dallaltro con il sistema dopaminer gico mesencefa-
lico deputato alla modulazione dei compor tamenti moti vati,
svolge limportante ruolo di integrare le componenti cognitive
ed emozionali de gli stimoli con i meccanismi moti vazionali.
Una lesione in una delle componenti del circuito e delle sue
connessioni determina la comparsa di apatia, abulia e, nei casi
pi gravi, di interessamento bilaterale della corteccia anteriore
del cingolo, mutismo acinetico (cfr . Capitolo 10 ). Diversi di-
sturbi neuropsichiatrici sono stati correlati a lesioni delle varie
componenti anatomiche di questi circuiti e alla disfunzione dei
rispettivi sistemi neurotrasmettitoriali di connessione ( Mega e
Cummings, 1994 ). Questo modello di organizzazione del com-
portamento deriva dallosservazione di pazienti con lesioni fo-
cali cerebrali o malattie neurolo giche a carico della cor teccia
prefrontale, dello striato o con sindromi dovute a una compro-
missione del globo pallido e del talamo.
In virt delle connessioni aperte e dei nodi di convergen-
za tra le componenti di questi circuiti si realizza uninte gra-
zione tra le di verse infor mazioni circuito-dipendenti. Come
sottolineano Mega e Cummings (1995) , attraverso questi siti
di convergenza fra circuiti paralleli, a vviene unintegrazione
tra gli aspetti co gnitivi ed emozionali delle di verse funzioni
frontali, che da un lato f a s che il cer vello lavori come un
organo unitario e dallaltro per mette alla nostra coscienza di
avere unesperienza unitaria e continua dei nostri pensieri e
delle azioni da svolgere.
In conclusione, le conoscenze sullorganizzazione struttu-
rale e funzionale di questi circuiti hanno contribuito allela-
borazione di modelli siopatogenetici abbastanza precisi di
numerosi disordini cognitivi e neuropsichiatrici, che necessi-
tano di ulteriori v eriche sperimentali e cliniche. Dal punto
di vista neurochimico, com stato illustrato nel paragrafo sui
gangli della base descri vendo la str uttura prototipica di un
circuito fronto-sottocor ticale, di versi neurotrasmettitori e
neuromodulatori ad azione inibitoria o eccitatoria regolano il
passaggio delle informazioni tra questi circuiti.
ORGANIZZAZIONE FUNZIONALE
DEL CERVELLO NEOCORTICALE
Come precedentemente detto, lunitario li vello neocor ticale
descritto da MacLean pu essere modernamente articolato in
diversi e distinti sottoli velli str utturali, ciascuno dei quali
costituito da una denita rete di interconnessione tra le diver-
se aree del lobo frontale, le str utture sottocor ticali e le aree
corticali parietali, temporali e occipitali. Tali reti di intercon-
nessione, il cui insieme descritto in questa parte del capitolo
dedicato allanatomia del cer vello neocorticale, possono es-
sere distinte in tre sistemi, ciascuno dei quali denisce uno
specico sottolivello neocorticale.
Un primo sottolivello strutturalmente costituito da un si-
stema di reti di interconnessione centrato, pre valentemente,
sulle aree della corteccia orbito-fr ontale e mediale : a tale
sottolivello neocorticale sono abitualmente ascritte le funzioni
esecutive emozionali-motivazionali o funzioni socioemozio-
nali ( Ardila, 2008 ).
Un secondo sottoli vello str utturalmente costituito da un
sistema di reti di interconnessione centrato, prevalentemente,
sulle aree prefrontali dorsolaterali : a tale sottolivello neocor-
ticale sono abitualmente ascritte le funzioni esecutive metaco-
gnitive ( Ardila, 2008 ).
Un terzo sottoli vello, la cui identicazione qui proposta
in base a considerazioni che saranno successi vamente espo-
ste, str utturalmente costituito da un sistema di reti di inter-
connessione coinvolgente, pre valentemente, le diver se ar ee
neocorticali, con centralit delle strutture frontali, e le strut-
ture sottocorticali : tale li vello responsabile della gestione
delle funzioni esecutive metacognitive di alto livello , coinci-
denti con i processi correlati allautocoscienza.
A questa ar ticolata organizzazione anatomofunzionale del
lobo frontale cor risponde, sul piano clinico, losser vazione
che specici decit delle funzioni esecutive possono insorge-
re in seguito a lesioni selettive di varie aree della corteccia
prefrontale.
Per le considerazioni suddette, la successi va esposizione
delle caratteristiche e delle propriet del cervello neocortica-
le sar ar ticolata in tre li velli gerarchicamente distinti (sia
pure anatomicamente e funzionalmente interconnessi): il li-
vello or ganizzativo della corteccia pr efrontale orbitaria e
mediale ; il livello organizzativo della corteccia pr efrontale
dorsolaterale ; il livello organizzativo delle interconnessioni
fronto-cortico-sottocorticali .
LIVELLO ORGANIZZATIVO
DELLA CORTECCIA PREFRONTALE
ORBITARIA, MEDIALE E MENTE MIMICA
Aspetti evoluzionistici
La corteccia cerebrale della regione orbito-frontale e di quella
mediale, che sono comparse per prime nel corso delle volu-
zione del lobo frontale, costituita per la maggior par te da
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63
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
una corteccia di transizione (mesocorteccia) che varia dal tipo
agranulare (par te posteriore della re gione fronto-orbitaria e
aree mediali 25, 32, 24) al tipo granulare della corteccia orbi-
taria anteriore-polare e rostrale mediale (area 10). Questo tipo
di corteccia segna il passaggio da unorganizzazione neuronale
semplice e indif ferenziata, come quella della cor teccia del-
lamigdala (cor ticoide) e dellippocampo (allocor teccia), a
una differenziazione cellulare di maggiore complessit struttu-
rale. Per le loro caratteristiche citoarchitettoniche, la corteccia
fronto-orbitaria posteriore e il giro cingolato anteriore sono
afliati al sistema limbico e sostengono il passaggio e volu-
zionistico dal reper torio delle emozioni semplici limbiche a
quelle secondarie, situate al conne con le funzioni co gnitive
propriamente dette (vedi oltre).
Comportamenti mediati dalla corteccia
prefrontale orbitaria e mediale
Come detto, la specie animale che presenta il maggiore sviluppo
neocorticale, in g ran par te dipendente dallo sviluppo del lobo
frontale, quella dei primati. In questottica, in una prospetti va
evoluzionista, losservazione del comportamento delle scimmie
antropomorfe e le ipotesi relative al comportamento proprio del
primo rappresentante nellevoluzione della nostra specie, Homo
Ergaster , ci forniranno informazioni sul comportamento soste-
nuto dal lobo frontale orbito-ventromediale e dalle strutture
connesse.
Scimmie antropomorfe
Dunbar (1996) ha rile vato che il quoziente neocor ticale (il
rapporto tra neocor teccia ed encef alo) delle di verse specie di
primati cor relato in modo assai signicativo con la dimen-
sione del gruppo sociale delle diverse specie, e in modo meno
signicativo con le necessit connesse agli aspetti ecolo gici
relativi ai diversi tipi di alimentazione delle diverse specie. La
neocorticalizzazione, in altre parole, maggiormente correlata
alla necessit di costr uire unarticolata mappa sociale piutto-
sto che una mappa ambientale.
Humphrey afferma che le capacit cognitive delle scimmie evidenziabili
nelle prove di laboratorio sono utilizzate nellambiente naturale per scopi
primariamente sociali : gorilla e scimpanz, riettevo, si erano evoluti in
psicologi per natura. Essi utilizza vano pienamente il cer vello a loro di-
sposizione sensi, ricordi, facolt intellettive astratte nelle loro intera-
zioni ( Humphrey, 1986 , trad. it. p 39).
Anche in altre specie sociali dotate di riconoscimento interindividuale,
come i car nivori sociali (leoni, v olpi, licaoni) si rile va una cor relazione
signicativa tra le dimensioni della neocorteccia e le dimensioni del grup-
po, seppure in una misura situabile in una posizione assai vicina alla
parte bassa dei primati. Inne, nelle specie di pipistrello che vi vono in
gruppi sociali stabili si riscontra una neocor teccia maggiormente svilup-
pata rispetto alle specie di pipistrello che vivono in gruppi sociali instabi-
li ( Dunbar, 1996 ).
Ma, sempre secondo Dunbar (1996) , la corrispondenza tra
quoziente neocor ticale e g randezza del g ruppo sociale v a
intesa non solo, e non tanto, in riferimento alla composizione
quantitativa del g ruppo, ma anche, e soprattutto, in riferi-
mento allaspetto qualitativo dellinterazione sociale. Inf atti
la g randezza encef alica (rappor to tra v olume cerebrale e
massa cor porea totale), soprattutto la percentuale di tale
grandezza relativa alla sola neocor teccia (che nei primati va
dal 50% delle proscimmie all80% delluomo), risulta par ti-
colarmente signicativa allinterno di quelle specie che sono
in g rado di attuare la coalizione , intesa come quel tipo di
strategia agonistica in cui due indi vidui si alleano contro un
terzo individuo.
La corrispondenza tra quoziente di encefalizzazione e complessit qualita-
tiva dellinterazione sociale ben e videnziata dal rilevare che le proscim-
mie, come i lemuri e i galagoni, presentano raramente un compor tamento
di coalizione, anche se vi vono in g randi gruppi. Un tale compor tamento
non comune tra le scimmie del Sudamerica e in alcuni gruppi di scimmie
del Vecchio Mondo, come i colobidi. Le specie che presentano il compor -
tamento di coalizione nel loro grado pi elevato sono i babbuini, i macachi,
i cercopitechi e, fra le antropomorfe, gli scimpanz.
da sottolineare che nel momento in cui due indi vidui si
coalizzano contro un terzo sperimentano un reciproco rico-
noscimento basato su una sostanziale pariteticit tra di essi,
fondata sul rif erimento costituito dal comune obiettivo
( Liotti, 2005 ), per cui nellinterazione coalitti va alberga un
primordiale nucleo di interazione di tipo cooperativo , nu-
cleo che decade con il decadere della coalizione. Al di fuori
della coalizione, numerose osser vazioni evidenziano la so-
stanziale assenza di interazioni cooperative tra i primati non
umani (cfr. Tomasello, 2008; 1999 ).
Data la necessit del mantenimento dellinte grit numerica
del gruppo come elemento primario di difesa dai predatori, di
pari passo con la comparsa dei compor tamenti coalittivi com-
paiono rafnati comportamenti di riconciliazione o pacicazio-
ne ( De Waal, 1989 ). La riconciliazione si attua tramite la pulizia
reciproca della pelle ( grooming ), tramite gesti e, soprattutto per
il tipo di scimpanz maggior mente simile a noi dal punto di
vista genetico ovvero il bonobo o scimpanz nano, con contatti
sessuali.
Liniziativa della pacicazione attiene di solito in uguale misura sia al
subordinato sia al dominante, e tra i bonobo pi frequentemente al
dominante. Solo nelle agg ressioni molto violente connesse alla lotta
per il potere gerarchico vi sono f asi di riuto della riconciliazione da
parte di un membro. Il pi frequente comportamento di pacicazione
la pulizia reciproca della pelle, che occupa dal 10 al 20% circa del
tempo della gior nata. Un gesto tipico di riconciliazione tendere il
braccio con la mano aper ta, con guaiti e grida sommesse, a cui segue,
di regola, il bacio tra gli ex contendenti. Nei contatti sessuali di paci-
cazione dei bonobo, che avvengono tra individui di sesso uguale o di-
verso e di diversa et, raro lorgasmo, sia nei contatti genito-genitali
sia in quelli oro-genitali sia nella masturbazione. Nei bonobo i contatti
sessuali sono utilizzati anche come modalit di scambio nella richiesta
di cibo.
Un altro compor tamento interatti vo delle scimmie, la cui
presenza e frequenza correlata alla capacit di effettuare
coalizioni, l inganno tattico , cio lattuazione di comporta-
menti tesi a e vitare la cor retta percezione del loro ne da
parte di un consimile.
I casi di inganno tattico sono vir tualmente assenti nelle proscimmie
(lemuri, galagoni) e rari fra le scimmie del Nuovo Mondo. Sono comuni
fra i babbuini e i macachi, ma la maggior par te dei casi riguardano gli
scimpanz. Un esempio di inganno tattico osservato da De Waal (1989)
il seguente: una femmina si accoppia dietro un cespuglio con un ma-
schio di basso rango, con una postura tale da consentire la percezione
del solo busto al maschio dominante situato su unaltura, ponendo la sua
mano sulla bocca del maschio per impedire lemissione delle g rida du-
rante la copulazione.
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64
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
Si rileva una buona cor relazione tra la capacit di ef fettuare
linganno tattico e il fenomeno dell autoriconoscimento allo
specchio .
Tutti i primati, tro vandosi per la prima v olta davanti a uno specchio, ri-
spondono socialmente allimmagine, in modo amichevole o aggressivo, e
vanno poi a guardare dietro lo specchio. Le antropomorfe, dopo un podi
tempo, iniziano a usare lo specchio per ispezionare par ti del proprio cor-
po ( Gallup, 1977 ).
Per quanto attiene alle capacit comunicative delle scimmie,
esistono dif ferenze qualitati vamente signicative tra la co-
municazione vocale e quella gestuale (cfr. Corballis, 2002;
Tomasello, 2008 ).
La comunicazione vocale delle scimmie, al pari di quella di
altre specie animali, con leccezione degli uccelli e delluomo,
sotto il controllo del sistema limbico, per cui le vocalizzazio-
ni sono unespressione dellattivazione emotiva. Ci comporta
che la vocalizzazione dellindividuo svolga in modo indiretto e
implicito la funzione di segnalazione di eventi ai conspecici,
cio non dotata di intenzionalit , intendendo con tale termine
la segnalazione diretta in modo specico a un altro individuo o
a un gruppo al ne di inuenzarne il comportamento.
Allinterno di queste caratteristiche della comunicazione vocale, lanalisi
di un par ticolare insieme di questo tipo di comunicazione, i richiami ,
evidenzia sia le peculiarit sia i limiti di una simile comunicazione. I ri-
chiami sono una serie di distinte vocalizzazioni che si riferiscono a speci-
che categorie di oggetti ambientali. Di qui il particolare interesse dei
richiami per le analogie che questo tipo di se gnali comunicativi possono
avere con il linguaggio. I lavori di Cheney e Seyfart (1985) hanno eviden-
ziato la specicit del tipo di richiamo nei cercopitechi in relazione al tipo
di predatore (aquila, felino, serpente), richiamo correlato con la specici-
t delle risposte comportamentali del gruppo (nascondersi, salire sullal-
bero). La for mazione dei richiami fr utto dello sviluppo indi viduale: i
giovani cercopitechi allinizio emettono richiami generalizzati il richia-
mo per le aquile in risposta a stimoli al di sopra della loro testa, quello per
i leopardi per stimoli al suolo ; con la maturazione dellindividuo il sot-
toinsieme diventa pi specico.
La comunicazione gestuale delle scimmie ha caratteristiche
peculiari, diverse da quelle relative alla comunicazione vocale
e simili a quelle proprie della comunicazione verbale umana.
In primo luogo, i gesti, a differenza delle vocalizzazioni, non
sono risposte sse a situazioni sse, nel senso che lo stesso
gesto pu essere utilizzato per ni comunicativi diversi, cos
come gesti diversi possono essere utilizzati per lo stesso ne.
In secondo luogo, i gesti sono prodotti nellinterazione inte-
rindividuale diadica, soprattutto nelle situazioni in cui il rice-
vente guarda lemittente e, una volta prodotto il gesto, lemit-
tente attende la risposta del rice vente: la comunicazione
gestuale , quindi, direzionale e specica, caratteristiche que-
ste indicative dellintenzionalit comunicativa. In terzo luogo,
nello sviluppo individuale si assiste alla for mazione dei gesti
grazie a un processo di condensazione dellazione in sequen-
ze motorie (processo denito convenzionalizzazione per ri-
tualizzazione ). In quarto luogo, in natura si rilevano differenze
nelluso e nella forma dei gesti tra gruppi diversi di scimpan-
z, per cui i gesti sono compor tamenti soggetti a v ariabilit
culturale.
Per quanto riguarda lapprendimento del linguaggio, inteso come sistema
comunicativo simbolico in cui vi unarbitraria relazione (riferimento)
tra un se gno e un o ggetto, i dati sperimentali indicano che le scimmie
sono in g rado di apprendere un simile lessico, limitatamente a qualche
decina di unit (cfr . Tomasello, 2008; 1999 ). Le concatenazioni sono di
solito limitate a tre-quattro se gni ed assente la sintassi. I risultati mi-
gliori sono stati ottenuti con scimmie assai gio vani e con lutilizzazione
del linguaggio dei segni dei sordi. Le antropomorfe apprendono i segni e
possono usare, in misura limitata, i simboli che v engono loro forniti, ma
non sono in grado di inventare spontaneamente n segni n simboli; han-
no la capacit di associare un segno a un oggetto, ma non quella di com-
prendere la relazione segno-segno. In conclusione, come afferma Donald,
le scimmie sono in grado di apprendere un lessico di base che possiede
larbitraria correlazione segno-signicante propria dei simboli [...] dub-
bio se la comprensione degli stessi vada oltre la comprensione pragmatica
o strumentale ( Donald, 1991 , pp 162-163).
Inne, se per imitazione si intende la capacit di ef fettuare i
comportamenti espressi da un consimile tramite la riprodu-
zione intenzionale delle sequenze motorie utilizzate dal consi-
mile , le scimmie antropomorfe hanno scarse o nulle capacit
imitative. La riproduzione del comportamento dei consimili si
realizza tramite un processo detto emulazione ( Tomasello,
2008; 1999 ), consistente nella riproduzione dell effetto del
comportamento del consimile sullambiente tramite prove ed
errori.
Un esempio di emulazione la riproduzione delleffetto esercitato su una
noce dallazione effettuata da un consimile tramite la percussione di una
pietra sulla noce stessa. Il soggetto riproduce lazione della percussione in
modo casuale, senza la direzionalit e linclinazione, o luso di una pietra
particolare, utilizzata dal consimile, no a riprodur re, dopo numerosi
tentativi, le modalit utilizzate dal consimile.
In sintonia con la sostanziale assenza di autentiche capacit
imitative, che costituiscono il fondamento dellapprendimen-
to transgenerazionale, lassenza, nei primati non umani, di
comportamenti genitoriali tesi all insegnamento nei confronti
della prole ( Tomasello 2008; 1999 ).
Homo Ergaster
Homo Ergaster comparso circa 1,9-1,6 milioni di anni fa ed
era dotato di un v olume cerebrale di circa 1000 centimetri
cubici.
In accordo con quella prospettiva evoluzionista che considera levoluzio-
ne come un processo caratterizzato dalla contemporaneit della presenza
di una v ariet di specie che v engono sottoposte a selezione ( cespuglio
evolutivo ; cfr. Gould, 2002 ) piuttosto che come processo caratterizzato
dallevoluzione lineare di specie singole ( scala evolutiva ), varie specie di
ominidi si svilupparono, coesistettero, entrarono in competizione e de-
caddero: da questo processo Homo Sapiens emerse, inne, come specie
unica. A sostegno di questa ipotesi vi il dato paleoantropolo gico della
contemporaneit di reper ti fossili attribuibili a diverse specie di ominidi
(cfr. Tattersall, 2008 ). Attualmente si considera la specie detta Homo Er-
gaster come il primo ominide caratterizzato da un forma corporea essen-
zialmente moderna (per lungo tempo stato considerato tale Homo Erec-
tus ma, ora, si tende a interpretare Homo Erectus come uno sviluppo,
limitato allAsia orientale, di Homo Ergaster ), per cui le considerazioni
che effettueremo riguardano essenzialmente tale specie di ominide.
I dati paleoantropologici consentono di attribuire a Homo Er-
gaster una serie di comportamenti, tra cui quelli maggiormente
signicativi ai ni dellidenticazione delle loro caratteristiche
mentali sono: la costruzione di strumenti , la caccia , l emigra-
zione , la comunicazione gestuale (cfr. Corballis, 2002; Donald,
1991; Dunbar, 1996; Tattersall, 2008 ).
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
La costruzione di strumenti costituita da pietre scheggiate.
I primi utensili risalgono a 2,5 milioni di anni f a ed erano utilizzati per
tagliare la car ne e triturare le ossa di carcasse di animali uccisi da altri
predatori. Sono costituiti da pietre scheggiate, ottenute da un ciottolo per
mezzo di un percussore di pietra ( manifattura olduvaiana ), probabilmen-
te opera di un Australopiteco . Circa 1,5 milioni di anni f a compare, a
opera di Homo Ergaster , la sche ggiatura simmetrica (ascia bif acciale),
che richiede una tecnica di costr uzione maggior mente rafnata rispetto
alla precedente ( manifattura acheuleana ).
La documentazione paleoantropologica evidenzia laccumu-
lo di tali pietre, dato considerato indicati vo del traspor to e
della conser vazione dello str umento al di l del contesto
duso. Con la costruzione dello strumento ladattivit dellor-
ganismo allambiente attiene non pi esclusi vamente alle
caratteristiche fenotipiche del solo corpo, bens alle caratteri-
stiche fenotipiche del corpo-con-strumento .
Ci signica che, dal momento della comparsa della costr uzione di tali
strumenti, nel processo della selezione naturale entra prepotentemente in
gioco la capacit di apprendimento degli organismi relativamente alla co-
struzione e alluso dello str umento stesso: il contesto di apprendimento
seleziona i cervelli in grado di effettuare quelle modalit di apprendimen-
to che hanno prodotto il contesto di apprendimento (il cosiddetto effetto
Baldwin ; cfr. Deacon, 1997 ). Tale modalit di selezione naturale in ac-
cordo con il dato relativo al fatto che i primi utensili in pietra fossero un
manufatto degli australopitechi, e che la transizione al genere Homo sia
stata una conseguenza pi che una causa dellinno vazione da loro intro-
dotta nel foraggiamento. Del resto, come v edremo anche per i li velli
strutturali successivi, spesso la comparsa di una nuo va specie non si ac-
compagna alla comparsa immediata di un nuovo comportamento, quanto
allutilizzazione di possibilit di relazione gi acquisite nelle voluzione
biologica precedente e che vengono successivamente elaborate in modo
tale da produrre nuovi comportamenti ( Gould, 2002; Tattersall, 2008 ).
Per quanto riguarda la caccia, intesa come compor tamento
che si fonda sulla coordinazione intenzionale delle azioni
differenziate dei singoli in un denito schema di azione grup-
pale (preparazione, a vvistamento, inseguimento/agguato, at-
tacco, trasporto, spartizione), in generale si ritiene che, se mai
Homo Ergaster fosse stato in g rado di praticarla, la vrebbe
attuata in modo episodico, non abituale ( Tattersall, 2008 ). La
posizione assunta qui, comunque, quella di dare rilie vo al-
lattuazione, seppure sporadica, di un tale comportamento per
lindividuazione delle caratteristiche mentali peculiari del li-
vello strutturale fronto-orbito-ventromediale ( Donald, 1991 ).
In natura, di verse specie, in par ticolare i lupi e gli scimpanz, attuano la
caccia in gruppo, ma la ne osservazione fenomenica di tali comportamenti
induce a interpretarli come comportamenti in cui i singoli non condividono
un comune schema di azione, pur essendo lef fetto osservabile assimilabile
a unazione di gruppo dotata di coordinazione ( Tomasello, 2008 ).
La sintonizzazione gruppale necessaria per la coordinazione
delle azioni dif ferenziate dei singoli par tecipanti alla caccia
deve fondarsi sulla capacit di modulare le proprie azioni (vai/
aspetta) subordinandole a un ne condiviso di cui lo schema
articolato dazione gruppale lo strumento. In questottica la
caccia in g ruppo costituisce lespressione prototipica delle
capacit cooperative proprie, ed esclusive, della nostra specie
( Tomasello, 2008, 1999 ), cooperazione che si esercita origi-
nariamente e primariamente nel contesto di interazione grup-
pale . A ulteriore conferma di ci, probabile che la comparsa
della caccia in g ruppo sia stata coe volutiva alla comparsa
della spartizione gruppale ordinata del cibo, compor tamento
in natura unico della nostra specie. La comparsa della coope-
razione gruppale inscindibile dalla comparsa dell altruismo
mutualistico (da distinguere dallaltr uismo connesso al com-
portamento di accudimento), che d allindi viduo v antaggi
relativi alla propria sopravvivenza solo nella misura in cui tale
altruismo condiviso dai membri del gruppo. In altre parole,
come gi se gnalato da Darwin, laltr uismo mutualistico
primariamente al servizio della sopravvivenza del gruppo e
non dellindividuo, per cui il compor tamento cooperativo, a
questo livello strutturale-funzionale, stimolato e rinforzato
dalla conittualit tra g ruppi della stessa specie, come testi-
moniato dalla rile vanza dellintensit e delle frequenza del-
laggressivit intraspecica che, al pari della rile vanza della
cooperazione, ci caratterizza come specie.
La essibilit compor tamentale consentita dallemer gere
della cooperazione g ruppale probabilmente alla base del-
limpressionante capacit di adattamento ad habitat assai di-
versi, anchessa pressoch unica nellambito dei mammiferi,
realizzata da Homo Ergaster , il quale emigrato dalliniziale
luogo di nascita, situato nellAfrica centro-orientale, in quasi
tutto il globo.
Per quanto attiene alle capacit comunicati ve, si ipotizza
che la comunicazione di Homo Ergaster fosse una comunica-
zione gestuale accompagnata da vocalizzazioni maggiormen-
te ar ticolate di quelle prodotte dalle scimmie antropomorfe
( Corballis, 2002; Donald, 1991 ).
I gesti (cfr. Corballis, 2002 ) prodotti dalluomo possono essere indipen-
denti o dipendenti dalla comunicazione verbale. I primi, deniti emblemi ,
sono la versione stereotipata ed espansa di espressioni emozionali, veico-
lata tramite il for te coinvolgimento della postura e del v olto. I secondi
sono distinti in: colpi , semplici gesti di accompagnamento ritmico della
prosodia della verbalizzazione; iconici , che tendono a riprodurre mimica-
mente le caratteristiche percettive salienti di azioni e oggetti; simbolici , in
cui il rappor to tra le caratteristiche percetti ve del gesto e quelle relati ve
allazione e/o alloggetto sono di tipo arbitrario e con venzionale. Il rap-
porto tra iconico e simbolico v a inteso allinter no di un continuum nel
quale si assiste al progressivo spostamento dal versante iconico a quello
simbolico sia nel tempo storico (vedi levoluzione dei vari linguaggi ge-
stuali dei sordomuti e vedi levoluzione della scrittura), sia nel tempo
dello sviluppo individuale (vedi la modicazione dei gesti nel corso dello
sviluppo). plausibile sostenere che la comunicazione gestuale di Homo
Ergaster fosse carica di emblemi e di elementi iconici.
Essendo la comunicazione gestuale dei primati il veicolo
originario della costruzione di un intenzionalit condivisa ,
probabile che lattuazione di compor tamenti cooperativi
gruppali sia stata sia una causa sia un ef fetto dellampli-
cazione della comunicazione gestuale, in quanto solo la
condivisione gruppale dellintenzionalit pu consentire il
coordinamento delle azioni differenziate dei singoli in uno
schema dazione articolato.
Motivazioni neocorticali correlate
alla corteccia prefrontale orbitaria
e mediale
Scimmie antropomorfe
Il comportamento coalittivo espresso dalle scimmie antropo-
morfe indicativo della comparsa di una motivazione interin-
dividuale tesa alla gestione dei rappor ti triadici con i propri
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66
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
simili. Coevolutiva alla gestione triadica dei rapporti la cate-
gorizzazione del rapporto fra terzi.
Diverse prove di laboratorio v olte a testare le capacit co gnitive delle
scimmie attengono proprio a valutare la capacit di categorizzare la rela-
zione tra entit terze (per esempio, la relazione tra due o ggetti). I test
segnalano il possesso di questa capacit da parte delle antropomorfe
( Tomasello, 2008; 1999 ).
Date le ridotte o nulle capacit imitative espresse dalle antropo-
morfe, il riconoscimento della relazione fra terzi non appare
sostenuto dalla capacit, propria dellimitazione, di porsi dal
punto di vista del consimile, quanto, probabilmente, dalla capa-
cit di attivare la memoria della relazione con luno mentre si
impegnati nella relazione con laltro: in altre parole, grazie al
confronto tra il mio rappor to con luno e il mio rappor to con
laltro che emerge, come effetto collaterale, il riconoscimento
della relazione tra luno e laltro.
Questo tipo di inter pretazione sulla genesi, profondamente autoreferen-
ziale, della categorizzazione fra terzi sintonica con il dato osser vativo
relativo al f atto che la comunicazione gestuale delle scimmie quasi
esclusivamente diadica (cfr. Corballis, 2002 ).
In questottica, la capacit di atti vare memorie non stretta-
mente dipendenti dal ne primario dellazione, bens da
elementi di contorno, contestuali (la memoria del tipo di rap-
porto con A in una scena relazionale in cui A presente ma in
cui il ne dellazione il rapporto con B) che costituisce lele-
mento pre gnante della funzione espressa dal lobo frontale
ventromediale. in una simile articolata strumentalizzazione
dei rapporti triadici per ni agonistici che si pongono le basi
della cosiddetta intelligenza machiavellica ( Byrne e Whiten,
1988 ), nucleo originario della cognizione sociale.
Un processo analogo a quello sopra descritto proposto da
Jaynes (1976) per spiegare la capacit che sostiene il fenomeno
dellautoriconoscimento allo specchio, inter pretato dallAu-
tore come espressione della capacit di correlare la percezione
dello spazio da prospetti ve diverse, di cui solo una, necessa-
riamente, attualmente sperimentata dal so ggetto e le altre
sono frutto dellattivazione della memoria. Il medesimo pro-
cesso costituirebbe il fondamento dellinganno tattico.
La possibilit di re golare il proprio compor tamento non
solo in base alloggetto costituente il ne dellazione ma anche
in base a elementi costituenti lo sfondo il contesto della
scena dellazione, e che atti vano le memorie a essi relati ve,
sembra rappresentare, in conclusione, il nucleo unitario delle
capacit cognitive delle antropomorfe.
Nelle situazioni sperimentali in cui si testano le capacit co gnitive (cfr.
Deacon, 1997 ) si rileva che le scimmie sono in grado di effettuare compi-
ti in cui, per ottenere il premio rappresentato dal cibo, de vono possedere
la capacit di agire avendo come ne dellazione non tanto lobiettivo di
essa (il cibo), quanto elementi relati vi al contesto ambientale nel quale
posto lobiettivo, e ci comporta inevitabilmente il possesso di una cer ta
capacit di dif ferire lazione (risposta ritardata). In caso di lesione pre-
frontale si rileva che i soggetti hanno decit che sono lespressione del-
limpossibilit di modulare lazione, e perseverano nel riprodurre azioni
che hanno come riferimento primario loggetto (il cibo).
Homo Ergaster
La possibilit di attuare comportamenti coordinati in gruppo
indicativa della comparsa di una motivazione gruppale che
sostiene la gestione n-adica dei rappor ti interindi viduali
(superiore alla triade ma probabilmente limitata intorno alle
15-30 unit; v edi oltre), orientata al raggiungimento di un
ne comune e condiviso, il cui prototipo la caccia coordi-
nata in gruppo. Allinterno di tale dinamica il riferimento a
un modello comune di azione , costituito da una sequenza
ordinata di schemi di azione, la cui condivisione necessaria
per il raggiungimento dellobiettivo, denisce l appartenen-
za dei singoli al g ruppo, tanto quanto la dif ferenziazione
delle azioni indi viduali allinter no del modello condi viso
denisce l individuazione tra i singoli membri del gruppo.
In una simile dinamica interattiva il gruppo costituisce, per
ciascun membro di esso, il contesto della scena il cui oggetto
rappresentato dal ne comune, e la coordinazione delle
azioni differenziate dei singoli tanto pi efcace quanto pi
ciascun individuo modula il proprio comportamento avendo
come riferimento primario il g ruppo (contesto) piuttosto che
loggetto (ne) per la costr uzione del modello comune di
azione. La motivazione che sostiene un simile riconoscimento
gruppale, denibile come afliazione gruppale , deve necessa-
riamente alimentare i compor tamenti che consentono la co-
struzione intenzionale del modello comune di azione.
Il contesto costituito dal g ruppo dei consimili di venta
quindi loggetto primario dellatti vit mentale, a un tempo
causa ed effetto delle capacit che sostengono la costr uzio-
ne della condivisione dellintenzionalit. In questottica
Homo Er gaster de ve a vere par ticolarmente sviluppato ed
espresso con costanza quella comunicazione gestuale che
nelle scimmie antropomorfe costituisce la massima espres-
sione, episodica e incostante, della comunicazione intenzio-
nale ( Corballis, 2002 ). A sua volta lampio sviluppo del-
lesercizio teso alla cate gorizzazione dellintenzionalit
connesso a doppio lo con lesercizio delle dinamiche coo-
perative e della cor relata aggressivit intergruppale che ca-
ratterizzano in modo pressoch unico la nostra specie iper-
sociale ( Tomasello, 2008; 1999 ).
Secondo questa impostazione, il comportamento cooperativo diadico io e
te volti verso il medesimo obietti vo ( Liotti, 2005 ) , inteso come tipo di
rapporto emancipato dalla coalizione, espressione di una capacit interin-
dividuale diadica che compare e voluzionisticamente successivamente al-
lesercizio della motivazione afliativa, frutto della riverberazione, a livello
diadico, di una capacit primariamente acquisita a livello gruppale.
questa sor ta di ri voluzione coper nicana dellatti vit per-
cettiva, in cui il contesto assume il ruolo di elemento prima-
rio rispetto allo ggetto, che giustica la costr uzione de gli
strumenti, i quali da elementi associati allo ggetto e a esso
vincolati spaziotemporalmente (contesto duso-dipendenti),
diventano elementi autonomi spaziotemporalmente, indi-
pendenti, seppure in modo relati vo, dalloggetto (contesto
duso-indipendenti).
Il dato paleoantropologico della sostanziale uniformit e
immutabilit della costr uzione degli strumenti per tutta la
durata della lunghissima esistenza di Homo Ergaster cir-
ca 1-1,4 milioni di anni ci infor ma sul f atto che, nono-
stante il rafnato livello di articolazione mentale raggiunto
rispetto alle scimmie antropomorfe, le capacit imitati ve
necessarie per lapprendimento di nuo vi compor tamenti
erano probabilmente assai ridotte, per cui le eventuali novi-
t comportamentali espresse dai singoli individui morivano
con essi.
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67
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Rappresentazione sostenuta
dalla corteccia prefrontale
orbitaria e mediale
Per quanto sin qui detto, il tipo di rappresentazione propria e
specica di tale li vello strutturale deve attenere alla capacit
di regolare lazione del proprio cor po rispetto al ne avendo
come riferimento primario elementi contestuali, in particolare
il gruppo di appartenenza.
presumibile che una tale rappresentazione richieda un
processo di sintesi multisensoriale, sia per quanto attiene ai
dati relativi al proprio cor po sia per quanto attiene ai dati re-
lativi allambiente (oggetto e contesto), associata alla capacit
di regolare, cio di inibire e attivare selettivamente, le diverse
componenti relative allattivit motoria.
La corteccia prefrontale, date le numerose connessioni con
i sistemi di rilevamento sensoriale e sensitivo e data la capa-
cit di regolare lazione, si pone come candidato str utturale
primario per la costruzione di una rappresentazione che com-
bina, in ultima analisi, lo schema corporeo con il contesto,
primariamente gruppale , dellazione. In questottica, signi-
cative sono le numerose connessioni esistenti tra larea pre-
frontale e i lobi parietali, principali elaboratori dello schema
corporeo, nonch con il cer velletto, elemento essenziale per
la ne regolazione del movimento ( Donald, 1991 ).
Il maggior discostamento dalle capacit dei primati fu il modo in cui il
corpo di un individuo, e i suoi movimenti nello spazio, venivano rappre-
sentati nel cervello [...] la sua collocazione pi lo gica la cor teccia pre-
frontale [...] probabilmente il circuito fronto-parietale ha un r uolo cen-
trale nella rappresentazione di s atti vo nello spazio tridimensionale
( Donald, 1991 , trad. it. pp 225 e 232).
la re golazione dellazione in riferimento alla relazione
schema corporeo-gruppo di appartenenza che determina, a un
tempo, tanto la produzione di azioni individuali nemente rego-
late (la cui massima espressione la costruzione di strumenti)
quanto la produzione di azioni subordinate al riferimento grup-
pale (la cui massima espressione sono linganno tattico, la coa-
lizione, la caccia coordinata in g ruppo). Una simile capacit
inscindibile dalla presenza dellatti vit riessiva necessaria per
lautoregolazione delle azioni delle di verse parti del cor po, ri-
essivit di livello sconosciuto alla maggior parte dei mammife-
ri (come testimonia lautoriconoscimento allo specchio). Questo
tipo di rappresentazione, per quanto sin qui detto, si costruisce e
si alimenta nella condivisione dellazione coordinata in gruppo,
condivisione f acilitata dalla ridotta composizione numerica,
quale quella propria dei g ruppi di Homo Ergaster , costituiti da
15-30 individui fortemente imparentati.
La centralit del contesto nella costruzione della rappre-
sentazione propria di questo livello strutturale probabilmen-
te a fondamento di primordiali nessi di causalit tra oggetto e
contesto, nessi il cui fondamento associativo pressoch
esclusivamente spaziale e temporale, dando luogo a una co-
gnizione precorritrice del pensiero magico .
Funzione della corteccia prefrontale
orbitaria e mediale
Secondo la cate gorizzazione classica delle funzioni mentali
utilizzata in psicologia, la rappresentazione in grado di espri-
mere il rapporto tra schema cor poreo e dinamiche gruppali
propria delle cosiddette emozioni complesse o secondarie o
sociali (quali vergogna, orgoglio, colpa ecc.). Le emozioni
complesse, infatti, correlano lattivazione corporea (per esem-
pio la tendenza a nascondersi, tipica della vergogna) con uno
scenario rappresentati vo di un e vento che associa le azioni
dellindividuo con le reazioni degli altri (per esempio, i gesti
e le posture de gli altri indicati ve dellallontanamento dal
gruppo tipici della vergogna). Le emozioni complesse risulta-
no dalla combinazione, in sequenze v ariabili, delle di verse
emozioni semplici (per esempio, la v ergogna emer ge dalla
combinazione di rabbia, paura, tristezza).
Secondo quanto esposto, le emozioni complesse costituiscono
il complesso funzionale che consente lattuazione delle dinami-
che g ruppali coordinando il rappor to tra le azioni dei singoli
(regolazione dello schema cor poreo) e le risposte di allontana-
mento/avvicinamento (riuto/accoglienza) del gruppo.
Come detto, la permanenza in gruppo un signicativo fattore protettivo
rispetto ai predatori in un g ran numero di specie animali, in par ticolare
per i mammiferi. Per Homo Ergaster lallontanamento o lespulsione dal
gruppo compor tava sicuramente la mor te cer ta. In alcune societ con-
temporanee, la cui or ganizzazione quella tipica dei cacciatori-racco-
glitori, lespulsione dal g ruppo pu accompagnarsi a mor te improvvisa
per infarto miocardico.
Nelle emozioni complesse sono quindi inscritte, in modo
implicito e fortemente connesse al comportamento concreto,
le regole del gruppo di appartenenza . In sintonia con una
simile impostazione inter pretativa sono i dati relati vi alla
variabilit culturale delle emozioni complesse, soprattutto
se confrontata con lin varianza culturale delle emozioni
semplici, nonch il dato per cui le emozioni complesse non
costituiscono un insieme nito, a differenza delle emozioni
semplici, in quanto tale insieme dipende dalla ricchezza e
dalla variet delle regole del gruppo di appartenenza. Inne,
la presenza di una maggiore riessivit rappresentativa delle
emozioni complesse rispetto a quelle semplici sintonica
con lidea ampiamente condi visa che tali emozioni siano
cariche di elementi cognitivi (cfr. Gainotti, 1996 ): la prima-
ria forma di cognizione della mente , quindi, una cognizio-
ne sociale concr eta , intendendo indicare con laggetti vo
concreta lassoluta rilevanza della condivisione dellazio-
ne per lesercizio di tale funzione.
Memoria della corteccia prefrontale
orbitaria e mediale
Se le emozioni complesse risultano dalla combinazione, in se-
quenze variabili, delle emozioni semplici, allora la memoria
propria di tale livello strutturale una memoria di eventi , cio
di una sequenza di episodi interatti vi. Il tipo di ordinamento
degli episodi che conduce alla sequenza subordinato alla co-
struzione del modello comune di azione per cui la memoria di
eventi , al pari della cognizione, una memoria primariamente
sociale. In tale memoria la signicativit della rappresentazio-
ne relativa al contesto gruppale consente, grazie alla costanza
percettiva del contesto connesso alla costanza e alla continuit
della condivisione della vita in g ruppo, la riattivazione della
memoria anche in assenza delloggetto . La riattivazione endo-
gena della rappresentazione schema corporeo-oggetto( assente )
il fondamento della capacit detta mimica da Donald (1991) ,
cio dellabilit di produr re intenzionalmente azioni rappre-
sentative di e venti. Tale capacit fonda la nascita della rap-
presentazione di unazione distinta , seppure in modo relativo,
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68
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
dal suo oggetto , costituendo loriginario abbozzo di una rap-
presentazione di tipo simbolico, fortemente carica di elementi
mimico-iconici. In questottica la memoria di eventi pu essere
considerata la primaria, seppure rudimentale, forma di memo-
ria semantica , una semantica, per, fortemente radicata nel
concreto riferimento costituito dal corpo.
Lattivazione endogena della rappresentazione, relativa-
mente indipendente dal ne dellazione immediata, dunque
il nucleo della capacit mimica , per cui il comportamento mi-
mico, massimamente espresso nella comunicazione gestuale,
e la memoria di eventi si rinforzano reciprocamente, rinforzo
la cui espressione concreta costituita dal rito .
Secondo Donald (1991) la riproduzione endogena dellazione poteva dare
luogo ai riti di gruppo, fondati sulla riproposizione mimica de gli eventi
vissuti insieme, rinforzando la condi visione del modello di azione e, in
denitiva, rinforzando ladesione allorganizzazione del gruppo.
Mente mimica
La mente di tale livello strutturale, denita mente mimica da
Donald (1991) , abitata dalla relazione gruppale . La caratte-
ristica formale di tale relazione l intermittenza , essendo tali
gli eventi relativi alle azioni coordinate di g ruppo (caccia in
gruppo e riti). In questo tipo di e venti la centralit degli
aspetti cooperativi connessa a doppio lo con la costruzione
di unintenzionalit condivisa. La costruzione dellintenzio-
nalit condivisa inscindibile dalla costruzione di un elevato
livello di differenziazione tra s e i consimili, differenziazio-
ne assai ridotta, come visto (cfr. paragrafo Mente episodica ),
nellambito della gestione dei rapporti interindividuali diadi-
ci propri del livello strutturale limbico. la combinazione,
attuata dal livello strutturale fronto-orbito-ventromediale, tra
schema corporeo, dinamiche gruppali, obiettivo comune, che
deve fondare lindividuazione di s, inscindibilmente coevo-
lutiva allappartenenza al gruppo, propria dellafliazione.
Larea di ricerca correlata ai sistemi specchio segnala che un ruolo speci-
co nella distinzione dellatti vazione delle medesime str utture cerebrali,
sia per le azioni svolte dal soggetto sia per le azioni svolte da un consimi-
le e percepite dal soggetto, attribuibile allattivit, elevata per le azioni
svolte dal soggetto e bassa per le azioni osservate, della corteccia parieta-
le inferiore, in particolare della giunzione temporo-parietale ( Blakemore
e Frith, 2003 ; Chaminade e Decety, 2002 ; Jackson e Decety, 2004 ), area
notoriamente riconosciuta come centrale per la rappresentazione dello
schema corporeo ( Benton e Sillvan, 1993 ; Blanke e Arzy, 2005 ). Tali dati
confortano il ruolo attribuito alla rappresentazione dello schema corporeo
nella costruzione di quel grado elevato dellindividuazione di s coevolu-
tiva alla comparsa dellintenzionalit, come affermato, sul piano teorico,
da Roseneld (1992) e Damasio (1999) .
una tale individuazione di s che si associa a quel tipo di
coscienza che consente lautoriconoscimento allo specchio,
coscienza assimilabile a quella che Damasio denisce coscien-
za estesa , intesa come for ma di consape volezza pre verbale
dellappartenenza a s del proprio cor po ( Damasio, 1999 ). La
maggiore differenziazione tra s e laltro attuata da questo li-
vello strutturale della mente consente al soggetto di autorego-
lare le dinamiche interindividuali diadiche, cio di modularne
il comportamento in ossequio alle re gole di interazione g rup-
pale. In conclusione, la mente mimica, il cui focus regolativo
situato nella relazione gruppale , consente l autoregolazione ,
da parte del soggetto, della mente episodica.
Anatomia siologica e disturbi
neuropsichiatrici da alterazioni della
corteccia orbito-frontale e mediale
Corteccia fronto-orbito-ventromediale e laterale
Lo sviluppo della corteccia fronto-orbito-ventromediale nel
corso delle voluzione si associa, come v err descritto pi
avanti e nel Capitolo 3 , allo sviluppo delle emozioni com-
plesse e della cognizione sociale. Come afferma Damasio, il
processo delle emozioni secondarie non pu poggiare soltanto
sulle strutture del sistema limbico; la rete v a ampliata, e ci
richiede linter vento della cor teccia prefrontale e di quella
associativa parietale somatosensitiva ( Damasio, 1995 ). Con-
temporaneamente, le emozioni secondarie utilizzano anche le
stesse strutture neurali delle emozioni primarie per cui nuo vi
comportamenti emer gono dallintegrazione di str utture lo-
geneticamente pi recenti con strutture logeneticamente pi
antiche. Laumento dello sviluppo v olumetrico della neocor -
teccia (parte alta e nuova del cervello) e logeneticamen-
te parallelo dellipotalamo (il compartimento principale della
partebassa e antica del cervello) (Allman et al, 1993) di-
mostra che le strutture sottocorticali nel corso dellevoluzione
si sono trasformate per operare in sintonia con quelle cortica-
li. Le aree fronto-orbitarie e prefrontali mediali, essendo in-
terconnesse con le strutture limbiche e del tronco dellencefa-
lo, costituiscono lunica rappresentazione neocor ticale del
sistema limbico e pertanto il loro ruolo quello di integrare le
componenti istintuali-emozionali del compor tamento con
quelle cognitive.
Sulla base delle conoscenze di neuroanatomia del lobo
frontale e dei numerosi dati prodotti dalle metodiche di
neuroimmagine, ve rranno descritte le componenti anato-
mofunzionali del li vello str utturale trattato in questa par te
del capitolo, componenti che sottendono le moti vazioni e i
comportamenti precedentemente descritti. Queste compo-
nenti costituiscono una rete neurale for mata da str utture
sottocorticali e cor ticali centrate sulla corteccia fronto-or-
bitaria (OFC) e prefrontale mediale (MPFC) (interconnessa
con le regioni posteriori del giro del cingolo, vedi oltre). La
OFC e la MPFC costituiscono il substrato neurale delle
funzioni esecuti ve emoti vo-motivazionali ( Ardila, 2008 )
che regolano i processi di inibizione, la capacit di associa-
re stimoli ester ni con risposte emozionali e di selezionarli
in base alla ricompensa a essi le gata. La OFC e la MPFC
fanno parte anche dellestesa rete strutturale funzionale che a
questo livello gerarchico del sistema ner voso si sviluppata
e che ha per messo alluomo di dif ferenziare la propria so g-
gettivit da quella degli altri, prerequisito indispensabile per
poter mentalizzare, empatizzare e sviluppare la co gnizione
sociale (vedi Capitolo 4 ). Queste propriet, come avanti verr
spiegato, hanno permesso lo sviluppo del cervello sociale
(vedi Capitolo 3 ).
La OFC processa rinforzi e punizioni, ese gue il monito-
raggio delle conseguenze delle azioni ed elabora le compo-
nenti autonomiche e viscerali delle risposte emozionali. Di-
versi studi hanno e videnziato il r uolo critico di questa zona
della cor teccia prefrontale nellinibizione di stimoli ir rile-
vanti o sgradevoli e nella selezione delle risposte pi appro-
priate. La OFC rice ve input dalla cor teccia associativa tem-
porale, dalle aree somatosensoriali, visi ve, uditi ve, e dalle
aree deputate allelaborazione del gusto e dellolf atto. In
virt di queste connessioni, la OFC occupa un ruolo cruciale
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69
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
nel monitoraggio delle infor mazioni pro venienti dallam-
biente inter no ed ester no. Inoltre, la OFC in via proiezioni
direttamente alla corteccia sensoriale primaria e secondaria e
pu pertanto modulare lintensit dei se gnali neurali prove-
nienti da questa zona della cor teccia cerebrale re golando
linuenza di questi segnali sul resto del cervello e quindi sul
comportamento ( Kringelbach e Rolls, 2004 ). La OFC possie-
de anche reciproche connessioni con str utture sottocor ticali
come lamigdala, il talamo, lipotalamo e larea g rigia pe-
riacqueduttale e in tal modo modula lattivit neurale asso-
ciata con le informazioni emozionali e con il comportamento
motivato (Kringelbach e Rolls, 2004). L attivit inibitoria
della OFC sv olta prevalentemente dalla re gione laterale
in associazione alla corteccia pr efrontale ventr olaterale
(VLPFC) e modula linuenza degli stimoli visceroemozio-
nali sulle sensazioni e sui processi attentivi ed esecutivi, sop-
primendo lattivit neurale associata a stimoli interferenti e
inaspettati. Per tali motivi, lesioni della regione orbitaria de-
terminano una sindrome che caratterizzata da disinibizione,
con comportamenti di labilit emotiva, irritabilit, impulsivi-
t, o francamente antisociali (vedi oltre).
Blumer e Benson (1975) hanno proposto che la sindrome
della cor teccia orbito-frontale fosse responsabile di cambia-
menti della personalit di tipo pseudopsicopatico, caratteriz-
zati da puerilit, euforia, disinibizione, piattezza emoti va,
perdita della cura di s, perdita di autoconsapevolezza, com-
portamenti sociali inappropriati e scarsa empatia. Naturalmente
non tutti i pazienti con danno frontale (soprattutto se le lesioni
sono unilaterali e circoscritte) manifestano i sintomi di questa
sindrome e, daltra parte, abbastanza raro che questi sintomi
si presentino tutti insieme.
Si rimanda al Capitolo 3 per lanalisi psicopatologica delle
alterazioni di personalit frontale e per la diagnosi dif feren-
ziale con la psicopatia primaria. La clinica dei disturbi della
cognizione sociale trattata nel Capitolo 9 mentre le sindromi
da decit motivazionali sono descritte nel Capitolo 10 ).
Oltre ai decit di cognizione sociale, lesioni o disfunzioni
della cor teccia fronto-orbitaria deter minano la v asta gamma
di disturbi dello spettro ossessi vo-compulsivo-impulsivo ca-
ratterizzati da decit di inibizione e di decision making (vedi
Capitolo 12 ).
Unaltra importante funzione della OFC quella di proces-
sare rinforzi e punizioni, monitorare le conse guenze delle
azioni, costantemente ri valutando il v alore de gli esiti delle
azioni. La cor teccia orbitaria mediale pi atti va durante
compiti associati a risposte anticipatorie legate a premi o pu-
nizioni ( Cox et al, 2005 ; Kim et al, 2006 ), mentre la corteccia
orbitaria laterale pi atti va in mancanza di ricompensa
( Ursu e Carter, 2005 ). La OFC, in particolare quella mediale,
in g rado di inibire un compor tamento risultato premiante
per effettuarne uno alternativo, grazie alla possibilit di rile-
vare associazioni diverse da quelle impiegate nellesperienza
premiante. Questa capacit per mette quindi a un so ggetto di
associare lesito premiante o meno delle proprie azioni interin-
dividuali alle dinamiche sopraindividuali e a rilievi dellhabitat
e in tal modo di correlare le proprie azioni con il contesto. La
corteccia mediale, per le sue connessioni con le aree associa-
tive sensoriali e con lamigdala, regola le componenti autono-
miche e viscerali delle risposte emozionali. La corteccia OFC
mediale, pertanto, valuta la salienza emozionale degli stimoli
e seleziona le risposte comportamentali sulla base del gradiente
di ricompensa associato alla risposta stessa.
I neuroni della cor teccia OFC si attivano in risposta a mo-
vimenti ed espressioni facciali (le facce attraenti stimolano in
particolare la cor teccia mediale), un processo questo impor -
tante ai ni dellinterazione sociale, dato che le espressioni
facciali funzionano come elementi di rinforzo cor relati alle
dinamiche di approvazione-disapprovazione da parte degli al-
tri ( Rolls et al, 2005 ). La cor teccia OFC mediale ha anche il
ruolo di presenticare lesperienza delle emozioni, tanto che i
pazienti con lesioni in questa zona hanno difcolt a esperire
le emozioni passate a eccezione della paura. A confer ma
dellimportante ruolo della OFC nel riconoscimento del tono
emozionale della voce o delle espressioni facciali, vi il fatto
che i soggetti con lesioni in questa area presentano decit di
queste funzioni.
La cor teccia mediale OFC strettamente connessa con
ladiacente corteccia prefrontale ventromediale (MvPFC).
La corteccia OFC e la OvPFC, reciprocamente connesse
con le strutture del sistema limbico e del sistema autonomo,
intervengono nella pianicazione del compor tamento futu-
ro in base al valore delle possibili azioni e dei relativi esiti.
I processi decisionali sono molto spesso, quindi, il risultato
di uninte grazione tra le componenti co gnitive e quelle
emozionali.
A tale riguardo, la teoria del marcatore somatico di Damasio (1994) si basa
sullassociazione fra cer te situazioni complesse e le risposte somatiche
visceroemozionali associate a quelle situazioni ( emozioni primarie ; vedi
Capitolo 3 ) rilevate dal cer vello emoti vo limbico (amigdala e str utture
autonomiche) e trasmesse alla corteccia somatosensoriale e insulare dove
si formerebbe una rappresentazione della modicazione dello schema
corporeo legata alla reazione emotiva ( emozione complessa ; vedi Capito-
lo 3 ). La cor teccia orbito-ventromediale creerebbe lassociazione tra la
situazione-stimolo e la rappresentazione somato-sensoriale indotta dalla
reazione emotiva, cio creerebbe il cosidetto marcatore somatico.
Quando si ripresenta una situazione simile a quella che a veva innescato
la prima risposta, la cor teccia orbito-frontale con la collaborazione del-
lamigdala e dei nuclei autonomici midollari e dellipotalamo riatti verebbe
le rappresentazioni viscerali e somatosensoriali associate precedentemente a
questa situazione. Questa riatti vazione somatosensoriale indur rebbe quella
sensazione sica piace vole o spiace vole (marcatore somatico) capace di
fornirci uninfor mazione anticipata sulla natura f avorevole o sf avorevole
della situazione attuale, aiutandoci quindi a prendere una decisione al ri-
guardo. In altri termini, il marcatore somatico permetterebbe di correlare gli
esiti di unazione con la risposta emozionale primaria e di anticipare questa
risposta in altre situazioni simili, trasfor mandola in emozione secondaria
(vedi anche Capitolo 9 e Capitolo 12 ). Il meccanismo del marcatore somati-
co si attiva solo in contesti di interazione diretta e concreta con le persone,
gli oggetti, le situazioni (vedi oltre). Infatti, quando per lesioni della cortec-
cia OvPFC questo meccanismo non funziona, i processi decisionali
dipendono interamente dai processi lo gici astratti, sottesi dalla cor teccia
dorsolaterale e da altre aree associative, ma queste strategie non sono auto-
matiche, richiedono pi tempo e possono f allire perch non sono associate
allesperienza di eventi concreti o alla loro rie vocazione. A tale riguardo,
interessante notare che soggetti con lesioni della MvPFC ottengono punteg-
gi molto bassi nelle scale di empatia emozionale ma non in quelle per la
valutazione dellempatia cognitiva.
Da quanto nora stato detto, risulta e vidente come le emo-
zioni secondarie (complesse) si costruiscano su quelle prima-
rie (semplici) e come queste a loro volta siano collegate allat-
tivit visceromotoria dellorganismo.
Uno studio con neuroimmagini condotto da Li et al (2010) su pazienti
sottoposti all Iowa Gambling Task ha per messo di visualizzare alcune
delle str utture neuroanatomiche coin volte nella capacit di assumere
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70
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
decisioni ( decision making ; vedi Capitolo 12 ). Lanalisi morfofunzionale,
di un compito complesso come quello di decision making , aiuta a com-
prendere le componenti v egetative, visceromotorie, somatiche, emozio-
nali e cognitive che sono, nelluomo, alla base di questo processo multi-
componenziale. Dallo studio emerso che l insula e la corteccia del giro
cingolato posterior e sono implicate nella rappresentazione de gli stati
emozionali; l amigdala elicita gli stati v egetativo-viscerali correlati agli
eventi emozionali esterni; la OFC mediale/vmPFC elicita gli stati soma-
tici legati alla memoria e alle conoscenze personali e provvede ad associa-
re questi e quelli pro venienti dalla amigdala con le rappresentazioni
emozionali; la giunzione temporo-parietale elabora le modicazioni dello
schema corporeo che rappresentano un elemento costitutivo delle emo-
zioni secondarie; la corteccia pr efrontale dor solaterale e l ippocampo
(implicati la prima nella memoria a breve e il secondo nella memoria a
lungo termine) hanno il compito di portare online le informazioni neces-
sarie per decidere; l ipotalamo e i nuclei vegetativi troncoencefalici rego-
lano i parametri omeostatici e le risposte viscerali correlate alle emozioni
primarie, insieme al g rigio periacqueduttale e allo striato ventrale che
producono modicazioni dellespressione f acciale; la corteccia del giro
cingolato anteriore e larea supplementare motoria (insieme allo striato
ventrale ) implementano, sotto il prolo moti vazionale, le decisioni da
assumere ( Damasio, 1994 ).
La corteccia mediale (vedi lobo frontale), oltre alla cor teccia
del cingolo anteriore (vedi oltre), comprende la corteccia dor-
somediale che occupa la par te rostrale posteriore e anteriore
di questa zona di cor teccia. Dal punto di vista funzionale, la
corteccia rostrale posteriore coinvolta nei processi di moni-
toraggio e selezione delle azioni che in continuazione vengo-
no aggiornate in funzione del contesto. La cor teccia rostrale
posteriore, pertanto, interviene nel monitoraggio degli errori,
delle risposte conittuali, nellinibizione e nella selezione
delle risposte appropriate. L area rostrale anteriore in vece
implicata in funzioni emoti ve e nei processi di co gnizione
sociale relativi alla conoscenza di s ( mental self ), nella per-
cezione e nei giudizi sulle altre persone.
Basi anatomosiologiche della sintonizzazione
gruppale
Di seguito saranno descritte le principali componenti anato-
mofunzionali della cognizione sociale, costituite da aree cere-
brali (di cui stata descritta lanatomia in altri parag ra) che
insieme a quelle della cor teccia frontorbitaria e mediale han-
no reso possibile, nel corso dellevoluzione, lo sviluppo della
sintonizzazione g ruppale descritta nei parag ra precedenti
del capitolo ( g. 2.24 ; v edi anche Capitolo 4 e Capitolo 9 ).
Immaginare le emozioni che gli altri provano, (ovvero as-
sumere la prospettiva emozionale degli altri, in lingua in-
glese emotional perspective taking ) attiva la corteccia OFC e
il lobulo parietale inferiore destro ( Hynes et al, 2006 ). La
capacit di empatizzare e di mentalizzare, elementi fonda-
mentali per la gestione dei compor tamenti afliativi, sono
legate alla percezione di una prospetti va in prima persona di
unesperienza soggettiva, cio al senso di agency , che la
capacit di riconoscersi come agenti delle proprie azioni.
Diversi studi hanno dimostrato che la giunzione temporo-pa-
rietale rappresenta unarea di convergenza posteriore multi-
modale sensoriale che integra le informazioni provenienti dal
talamo, dalle aree visive, acustiche, somatosensoriali e dal
sistema limbico e che consente a un individuo di riconoscere
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Aree rostrali posteriori
della MFC che si attivano
nei compiti di monitoraggio
delle azioni
Aree oMFC che si
attivano nei compiti che
monitorizzano gli outcome
Monitoraggio delle azioni Capacit di riflettere su di s Percezione e giudizi
Mentalizzazione Monitoraggio degli outcome sulle altre persone
Fig. 2.24 La gura mostra le attivazioni neurali in aree della corteccia frontale mediale prodotte da compiti di monitoraggio
delle azioni, cognizione sociale e monitoraggio degli outcome. Una meta-analisi delle mappe di attivazione della corteccia mediale
frontale (MFC) indica che i compiti di cognizione sociale, che richiedono capacit di riettere su di s ( self-knowledge ), percezione sulle
altre persone ( person perception ), e mentalizzazione ( mentalizing ), attivano aree nella corteccia frontale mediale anteriore rostrale (arMFC).
Al contrario, attivazioni prodotte da compiti di monitoraggio delle azioni si osservano nella regione rostrale posteriore della corteccia frontale
mediale (prMFC), mentre attivazioni prodotte da compiti di monitoraggio degli outcome si osservano nella corteccia frontale orbitaria
mediale (oMFC) (Da Amodio DM, Frith CD: Meeting of Minds: the medial frontal cortex and social cognition, Nat Rev Neurosci 7:269, 2006).
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71
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
la sua soggettivit e allo stesso tempo di dif ferenziare s dal-
laltro, prerequisiti fondamentali per lo sviluppo della capacit
di mentalizzare e di empatizzare (v edi Capitolo 4 ). La giun-
zione temporo-parietale seleziona gli stimoli ambientali so-
cialmente importanti facendo una comparazione tra gli eventi
imminenti e quelli basati sulle esperienze precedenti (Decety
e Lamm, 2007). Diversi esperimenti basati sullimmaginazio-
ne di azioni come pure sul provare emozioni e dolore in prima
persona ( self ) verso una terza persona ( other ) hanno eviden-
ziato un coin volgimento della giunzione temporo-parietale
destra e del lobulo parietale inferiore dellemisfero destro ri-
spetto alle omolo ghe str utture dellemisfero sinistro. Il polo
temporale strettamente connesso con lamigdala ed coin-
volto nellelaborazione di infor mazioni a carattere sociale ed
emozionale. Il polo temporale ritenuto essere una compo-
nente critica della rete dei processi neurali che sono alla base
dei compiti della teoria della mente (T OM). Diversi studi di
neuroimmagine hanno dimostrato che il polo temporale si at-
tiva quando al soggetto viene chiesto di riettere sui pensieri
ed emozioni dellaltro e di prendere decisioni morali (Vllm
et al, 2006).
Altre componenti della rete neurale sottostante ai processi
di mentalizzazione sono il solco temporale superiore poste-
riore, lo striato ventrale, la MPFC e ladiacente giro cingola-
to subgenuale. Il solco temporale posteriore superiore si
attiva quando un so ggetto osser va i mo vimenti di unaltra
persona, inclusi le modicazioni dello sguardo e i movimen-
ti della bocca. La comprensione del linguaggio, la percezione
dei gesti e dello sguardo degli altri costituiscono dei segnali
di comunicazione sociale che hanno favorito lo sviluppo
dellafliazione sociale (Redcay, 2008). In par ticolare, gesti
e posture che v eicolano se gnali sociali (per esempio gesti
con la testa, con le braccia, con le mani) deter minano unat-
tivazione maggiore del solco temporale superiore e del giro
temporale posteriore superiore di destra rispetto a sinistra
( Blakemore e Decety, 2001 ). Lassociazione dellespressione
facciale con la voce, importante per lidenticazione di una
persona in situazioni sociali, deter mina unatti vazione del
solco temporale superiore posteriore (Redcay, 2008).
Nel 2007 Frith ( Frith, 2007 ) ha proposto un modello della
cognizione sociale centrato sulle strutture ora descritte: lamig-
dala avrebbe il r uolo, nel contesto sociale, di confrontare le
espressioni facciali con precedenti esperienze di facce simili; il
polo temporale immagazzina la conoscenza generale delle si-
tuazioni sociali e le confronta con le situazioni sociali correnti;
il solco temporale superiore posteriore e la giunzione temporo-
parietale, come centri di con vergenza multisensoriale, analiz-
zano il corpo, gli arti e i movimenti oculari dellaltro ( other ) in
modo tale da assumer ne la prospettiva ( perspective taking ); la
corteccia mediale prefrontale e la cor teccia cingolata subge-
nuale mentalizzano i pensieri e le emozioni di s ( self) e degli
altri ( other ) e come essi impattano sulle azioni proprie e de gli
altri. Come sopra stato spiegato, la prospettiva di s e la pro-
spettiva dellaltro si relazionano a loro v olta con un terzo ele-
mento esterno a cui entrambe le prospettive fanno riferimento.
Questo processo viene pre valentemente svolto dalla cor teccia
prefrontale dorsomediale che permette di immaginare la propria
posizione dal punto di vista di una terza persona.
Giro del cingolo
Il giro del cingolo che, insieme alla re gione paraolfattoria e al-
larea retrospleniale, costituisce il complesso cingolato, una
delle re gioni pi estese del sistema limbico ed localizzato
nella parte mediale degli emisferi cerebrali, sopra il corpo callo-
so. Come stato descritto nel parag rafo sullanatomia del lobo
frontale, il giro del cingolo composto dalla corteccia cingola-
ta anteriore, media, posteriore e retrospleniale (v edi g. 2.20 e
g. 2.22 ).
La re gione posteriore e quella anteriore della cor teccia
del cingolo, per le loro differenti caratteristiche citoarchitet-
toniche, connessioni e funzioni, sv olgono un ruolo diverso
nellattivit del sistema limbico ( Vogt et al, 1992 ).
La regione posteriore del cingolo (cfr . g. 2.13 ) per le sue
ricche connessioni con la for mazione ippocampale unim-
portante componente del sistema limbico caudale (descritto
nel cervello limbico) e il suo ruolo stato associato a funzioni
mnestiche (in particolare al recupero dei ricordi autobiogra-
ci), visuospaziali e allattivit del circuito dei movimenti ocu-
lari saccadici ( Devinsky et al, 1995 ).
Il r uolo del giro cingolato posteriore in queste funzioni stato dimo-
strato anche dalla comparsa di decit mnesici e visuospaziali in seguito
a piccoli ictus v ascolari unilaterali. Ugualmente, in casi di demenza di
Alzheimer con atroa cor ticale posteriore e pre valente sintomatologia
visuospaziale nelle fasi iniziali, stato dimostrato un coinvolgimento del
giro cingolato posteriore.
La regione anteriore del cingolo sv olge funzioni esecuti ve
in di versi ambiti, autonomici, motori e compor tamentali, in
virt delle sue interazioni con il sistema motorio e autonomi-
co e dei suoi rappor ti con diverse altre regioni la cor teccia
frontale, le aree parietali inferiori, il sistema limbico, il talamo
implicate in funzioni co gnitive ed emozionali ( Devinsky
et al, 1995 ). Per queste sue propriet la corteccia anteriore del
cingolo media numerosi aspetti del comportamento e per tale
motivo riveste un r uolo di par ticolare importanza nel campo
della neuropsicologia e della neuropsichiatria.
La regione anteriore del cingolo pu a sua volta venire sud-
divisa in tre importanti regioni anatomiche, ciascuna con pro-
priet funzionali speciche legate alle rispettive vie afferenti
ed efferenti con altre aree cerebrali e str utture sottocor ticali
( Mega e Cummings, 1997 ). Le regioni sono le seguenti.
La regione esecutiva viscerale motoria (corrispondente alla
regione perigenuale) che situata nella regione sottocallosa
e sconna nella re gione orbito-frontale mediale limbica.
Comprende larea 25 insieme alla porzione anteriore sotto-
callosa delle aree 24 e 32. Tra le sue connessioni pi impor-
tanti vi sono quelle reciproche con lamigdala, la corteccia
orbito-frontale mediale e il polo temporale superiore, men-
tre bre solo afferenti provengono dalle aree prefrontali 9 e
46 e dal talamo, e bre solo efferenti sono dirette ai nuclei
parasimpatici del tratto solitario, ai nuclei simpatici della
colonna inter medio-laterale, al nucleo motore dorsale del
vago e al nucleo accumbens ( Mega e Cummings, 1997 ). In
virt di queste connessioni, la re gione viscerale motoria
integra le pulsioni istintuali con il controllo della cor teccia
frontale, invia informazioni ai gangli della base, associando
cos processi di tipo emozionale al sistema motorio e coor-
dina lattivit autonomica attra verso linuenza sui centri
simpatici e parasimpatici del tronco dellencefalo.
La regione esecutiva cognitiva , che comprende la maggior
parte delle aree sopracallose 24 e 32, ha impor tanti con-
nessioni reciproche con lamigdala, le aree prefrontali 8,
9, 10, 46, la corteccia orbito-frontale caudale, il polo tem-
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72
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
porale inferiore e altre str utture paralimbiche ( Mega e
Cummings, 1997 ). In vir t delle connessioni con larea
orbito-frontale, la regione esecutiva cognitiva, ancora pi
della regione viscerale motoria, par tecipa allinibizione e
al controllo sociale del comportamento istintuale svolto
dalla corteccia paralimbica orbito-frontale. Le connessio-
ni reciproche con la cor teccia prefrontale dorsolaterale,
che svolge funzioni co gnitive esecuti ve, pongono questa
regione del cingolato nel ruolo di integrare i processi mo-
tivazionali con le funzioni cognitive. La corteccia anterio-
re del cingolo unimpor tante componente del circuito
omonimo fronto-sottocorticale implicato nella regolazio-
ne dei comportamenti motivazionali (cfr. Capitolo10).
La regione esecutiva motorio-sc heletrica cor risponde alla
corteccia del giro cingolato medio e occupa le porzioni po-
steriori della BA 24, 32 e 33, che stabiliscono impor tanti e
reciproche connessioni con larea primaria motoria 4, larea
supplementare motoria 6, le aree prefrontali 8, 9, 46. Proie-
zioni af ferenti a questa re gione provengono dal talamo e
dallamigdala, mentre output efferenti sono diretti ai gangli
della base, al tronco dellencef alo e ai motoneuroni del
midollo spinale. Questa ricca rete di connessioni tra la re-
gione scheletrico-motoria del cingolo anteriore e altre
strutture corticali e sottocorticali rende possibile da un lato
lintegrazione tra le informazioni che provengono dallam-
biente interno dellorganismo e il sistema motorio, coloran-
dosi in tal modo il mo vimento di tinte moti vazionali, e
dallaltro il passaggio di infor mazioni cognitive esecutive
al sistema motorio limbico ( Mega e Cummings, 1997 ).
In sintesi, la corteccia cingolata posteriore rievoca le esperien-
ze emotivamente rilevanti e interagisce con la cor teccia ante-
riore del giro cingolato che sv olge un r uolo importante nella
regolazione delle emozioni, agendo da ltro e da amplicato-
re degli stimoli emotivi che vengono integrati con le informa-
zioni viscerali, co gnitive e motorie ( Allman et al, 2001 ). La
ACC interagisce con le altre aree della cor teccia prefrontale
mediale, prima descritte, e per tale moti vo svolge un r uolo
fondamentale nella produzione di comportamenti socialmente
appropriati.
Sul piano clinico, condizioni di iperatti vit, o viceversa di
ipoattivit, di queste funzioni conducono a manifestazioni
cliniche diverse.
Nella sindrome di Gilles de la Tourette (cfr. Capitolo 12 ), la disfunzione
del cingolato anteriore basata su uniperattivit dopaminergica conduce a
uneccessiva amplicazione dei se gnali emotivi provenienti dal sistema
limbico che non vengono inibiti dalla cor teccia frontale. Unaltra condi-
zione morbosa caratterizzata da uneccessi va amplicazione dei segnali
emozionali rappresentata dai disturbi ossessi vo-compulsivi, in cui, co-
m stato dimostrato da esami PET e SPECT , presente uniperatti vit
della corteccia del cingolo (cfr. Capitolo 12 ).
Lepilessia del giro cingolato, com stato e videnziato dalla re gistra-
zione mediante elettrodi subdurali e di profondit, dipende da uniperatti-
vit elettrica a partenza spesso bilaterale ( Quesney et al, 1992 ).
Sul piano clinico, la sintomatolo gia in f ase critica caratterizzata da
fenomeni di assenza, stato crepuscolare o perdita completa della coscien-
za, attivit motoria v olontaria e in volontaria (movimenti tonico-clonici,
distonie, automatismi, vocalizzi, comportamenti motori complessi), sin-
tomi neurovegetativi, talora compor tamenti aggressivi. Nelle f asi inter-
critiche questi pazienti possono manifestare compor tamenti psicopatici,
aggressivi, stati psicotici, disturbi ossessivo-compulsivi. Per leterogenei-
t della sintomatologia che interessa diversi aspetti del comportamento e
per la difcolt di documentare lattivit parossistica comiziale mediante
la registrazione elettroencefalograca con elettrodi di supercie, le crisi
epilettiche del cingolo possono venire interpretate come disturbi psicoge-
ni ( Devinsky et al, 1995 ). Una condizione di ipoatti vit della cor teccia
anteriore del cingolo stata invece correlata alla comparsa di decit mo-
tivazionali, quali lapatia e il mutismo acinetico, generati, come sopra
stato detto, da una lesione a li vello della re gione co gnitiva esecuti va,
spesso estesa alle adiacenti zone frontali. Se la lesione interessa anche
larea supplementare motoria, oltre al decit moti vazionale relati vo ai
processi cognitivi, vi sar una perdita della volont a iniziare i movimenti
e spesso anche unaf asia transcorticale motoria di secondo tipo ( Mega e
Cummings, 1997 ).
Il mutismo acinetico prodotto da lesioni bilaterali del cingolo (su
base neoplastica, da ictus, da emorragia, da rottura di aneurisma dellarteria
comunicante anteriore, dopo manipolazione neurochirurgica) che determi-
nano un mutismo spesso di lunga durata e parzialmente reversibile, mentre
analoghe lesioni unilaterali pro vocano un mutismo transitorio ( g. 2.25 ).
Stati di apatia di varia entit insorgono per lesioni pi circoscritte, e spesso
solo unilaterali, del cingolo, o per lesioni a distanza che pri vano la corteccia
cingolata delladeguato input dopaminergico proveniente dai nuclei dopa-
minergici del tronco dellencefalo (cfr. Capitolo 10 ).
Il Default-Mode Network (DMN)
Il DMN una rete di aree cerebrali interconnesse, che sono
maggiormente attive quando il so ggetto non focalizza la sua
attenzione sul mondo ester no e il cer vello vigile ma in uno
stato di riposo, mentre si deattivano quando il cervello deve
eseguire dei compiti (Mason et al, 2007). Queste aree svolge-
rebbero quindi unatti vit mentale di fondo caratterizzata
da introspezione, rievocazione di eventi passati, elaborazione
di progetti futuri relativi a s e agli altri. In altri ter mini, que-
sta atti vit cor risponde a quello stato in cui un so ggetto si
trova quando, sv eglio ma a riposo, inizia a v agare con la
mente. Le componenti str utturali del DMN sono localizzate
nel lobo temporale mediale (implicato nella rievocazione del-
la memoria episodica), nella MPFC (che sottende alcuni dei
processi della TOM), nella corteccia cingolata posteriore, nel
precuneo, e nella cor teccia retrospleniale (queste ultime tre
aree sono state anche denite come corteccia posteromedia-
le, vedi Cavanna e Trimble, 2006) che pro vvedono allinte-
grazione dei diversi eventi mentali (Buckner et al, 2008).
stato ipotizzato che alterazioni del DMN siano presenti nella
demenza di Alzheimer, nellautismo e nella schizofrenia. Il
concetto di DMN non accettato da tutti gli studiosi e da al-
cuni stato criticato e considerato pi un artefatto che un
processo attivamente svolto dal cer vello (Poldrack e Devlin,
2007).
Il ruolo siopatologico della corteccia
prefrontale orbitaria e mediale
Dallinsieme dei dati sopra ripor tati, appare evidente come la
corteccia prefrontale orbitaria e v entromediale, al conne tra
sistema emozionale e sistema co gnitivo, nel corso delle volu-
zione abbia assunto il ruolo sempre maggiore di controllo del-
lattivit emotivo-istintuale di base, di v alutazione degli esiti
che conseguono alle azioni sostenute da questa atti vit e di ri-
cerca, quindi, delle decisioni e delle strate gie pi efcaci per
attuare condotte socialmente ade guate. Le lesioni e le disfun-
zioni di queste aree del cer vello neocor ticale deter minano,
pertanto, alterazioni, non della sfera cognitiva in senso stretto,
bens di quella emoti vo-motivazionale-sociale. Rimangono, a
tale riguardo, ancora paradigmatici della sindrome disesecuti va
orbito-frontale i disturbi di personalit descritti da Harlo w nel
suo paziente Phineas Gage (1868).
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73
2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Nel 1868 Harlow (1868) pubblic un dettagliato resoconto delle modicazio-
ni comportamentali avvenute nel suo paziente Phineas Gage che, durante un
incidente sul lavoro, fu colpito da una bar ra di ferro che penetr nella par te
anteriore del cervello lesionando le regioni frontali di entrambi i lobi frontali,
soprattutto a sinistra. Prima di questo trauma Gage era stato un uomo ef-
ciente, educato, altruista, ma successivamente egli venne descritto come in-
costante, ir riverente, incline a v olte alle pi pesanti oscenit, intollerante
delle costrizioni o dei consigli quando questi entravano in conitto con le sue
aspettative, a volte irrimediabilmente ostinato e al tempo stesso capriccioso e
volubile. interessante notare che, quando le moderne tecniche di neuroima-
ging furono applicate allo studio del cranio danneggiato di Phineas Gage, le
conclusioni furono che la barra di ferro aveva danneggiato la regione orbito-
ventromediale di entrambi i lobi frontali (soprattutto a sinistra), mentre aveva
risparmiato le regioni dorsolaterali ( Damasio et al, 1994 ).
In sintonia con la modellizzazione gerarchico-evoluzionista
sinora esposta, una lesione primaria della corteccia prefron-
tale orbitaria e mediale non determina solo decit correlati
allattivit funzionale di questo li vello, ma anche sintomi
secondari alla perdita della modulazione di questa zona di
corteccia sui li velli str utturali sottostanti. Espressione di
questa perdita di modulazione orbito-frontale sono le rea-
zioni emoti ve episodiche, amplicate e spesso esplosi ve,
legate alliperattivit della corteccia limbica non pi modu-
lata da quella orbito-frontale. Anche in questo caso, come
nei disturbi del cervello rettiliano, a conferma dellintegra-
zione funzionale tra i di versi livelli, la dis-integrazione tra
un livello superiore e uno inferiore non permette a questul-
timo, pur str utturalmente integro, di funzionare ade guata-
mente in modo autonomo, ma lo mantiene in uno stato di
vincolante disfunzionalit. In questottica, nel disturbo bor-
derline di personalit sono stati riscontrati, mediante meto-
diche di neuroimmagine, uniperattivit del sistema limbico
e un ipofunzionamento della corteccia prefrontale (con una
associata ridotta atti vit serotoniner gica), e videnze che
hanno portato a considerare questo disturbo come seconda-
rio a una disfunzione fronto-limbica (vedi Capitolo 13 ). Nel
paragrafo del Capitolo 3 sul disturbo di personalit pseu-
dopsicopatica ripor tata lanalisi, nellottica della teoria
gerarchica str utturale-funzionale del sistema ner voso cen-
trale, del disturbo di personalit che conse gue a lesioni
dellarea prefrontale orbito-ventromediale.
LIVELLO ORGANIZZATIVO
DELLA CORTECCIA PREFRONTALE
DORSOLATERALE E MENTE MITICA
Come riferito nel parag rafo iniziale della par te relati va alle
strutture neocorticali e come di se guito verr ripreso, abitual-
mente le cosiddette funzioni esecuti ve metacognitive, for te-
mente correlate al linguaggio e alla cultura (cfr. Ardila, 2008 ),
sono unitariamente ascritte allarea fronto-dorsolaterale. Sar
qui proposta, invece, la distinzione tra le funzioni cor relate al
linguaggio e le funzioni cor relate alla cultura , distinzione
che, pur essendo problematica, come vedremo, per molteplici
aspetti, ha forse il vantaggio di rappresentare con maggiore
fedelt il percorso storico delle voluzione della mente della
nostra specie ( Bruner, 1990; 1986 ; Donald 1991; Jaynes, 1976 ;
Vygotskij, 1934 ).
Aspetti evoluzionistici
La corteccia prefrontale rappresenta unestensione e una differenziazione
avvenuta nel corso dellevoluzione delle aree frontali motorie. Questa con-
siderazione avvalorata da osservazioni cliniche che dimostrano come le-
sioni della corteccia prefrontale dorsolaterale determinino fenomeni moto-
ri come lo scatenamento di riessi primitivi, paratonia, compor tamenti di
utilizzazione ecc. Appare quindi logico ritenere che le basi dello sviluppo
delle funzioni esecutive e del linguaggio siano state, come pi avanti verr
spiegato, di natura motoria. interessante, inoltre, notare che, rispetto alle
a
b
Fig. 2.25 a. La gura mostra una sezione assiale della RM dellencefalo in sequenza Flair, di una paziente con ischemia acuta del giro
del cingolo e mutismo acinetico. b. Nella gura rappresentata una sezione RM dellencefalo in sequenza DWI che dimostra linsorgenza
acuta del danno vascolare.
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74
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
credenze tradizionali, si ritiene o ggi che il lobo prefrontale delluomo sia
rimasto simile a quello degli altri primati e degli ominidi. Infatti, le misu-
razioni del volume del lobo frontale delluomo confrontate con quelle del
lobo frontale dei primati non umani e degli ominidi non hanno evidenziato
differenze relative. Poich i primati e gli ominidi posse ggono in una cer ta
misura le funzioni esecuti ve emoti vo/motivazionali (sottese dal li vello
fronto-orbito-ventromediale) ma non hanno capacit esecutive metacogni-
tive (sottese dalla corteccia dorsolaterale e descritte in questa parte del ca-
pitolo), verosimile che laumento delle connessioni cortico-corticali in-
sieme a f attori e xtraneurologici (v edi oltre) abbiano sv olto un r uolo
rilevante per lo sviluppo di queste funzioni ( Ardila, 2008 ).
Comportamenti mediati dalla corteccia
prefrontale dorsolaterale
Nel periodo intercorrente tra la scomparsa di Homo Ergaster ,
datata circa 500.000 anni fa, e la comparsa di Homo Sapiens ,
avvenuta in Africa circa 200.000 anni f a, la ricerca paleoan-
tropologica ha rilevato lesistenza di diverse specie di ominidi
con caratteristiche inter medie tra Homo Er gaster e Homo
Sapiens , spesso riunite insieme sotto il nome di Homo Sapiens
arcaico (cfr. Tattersall, 2008 ). Il periodo compreso tra 500.000
e 40.000 anni f a, data questultima del riscontro di elementi
indicativi dellinizio di un comportamento culturale di tipo
simbolico da parte di Homo Sapiens , costituisce larco tempo-
rale su cui si concentra lanalisi tesa allindi viduazione delle
caratteristiche compor tamentali preculturali sostenute dal
lobo frontale dorsolaterale.
In questo arco temporale il comportamento di Homo Sapiens
arcaico consente un miglioramento nella tecnica di costruzio-
ne degli strumenti, con comparsa degli utensili compositi (pro-
duzione di lunghe lame in pietra; probabile utilizzazione di
vari tipi di manici in le gno; costruzione di lance in le gno); la
costruzione di ripari or ganizzati (str utture a capanna con as-
semblaggio di materiali diversi); la caccia in gruppo ad anima-
li di g rossa taglia; la macinatura di pigmenti per le pitture
corporali; la costruzione dei primi indumenti. Tra le diverse
specie di ominidi di questo periodo, Homo Heidelbergensis ,
vissuto tra 500.000 e 200.000 anni fa, presenta tratti anatomici
indicativi di un miglioramento della capacit di vocalizzazione
rispetto a Homo Ergaster , tale da consentire, secondo alcuni
autori, la produzione di un linguaggio vocale articolato, mentre
per altri autori tale capacit comparve solo con Homo Sapiens
(cfr. Corballis, 2002 ).
Tra i meccanismi anatomici che caratterizzano la capacit v ocale umana
un ruolo centrale svolto dallabbassamento della laringe (tratto differen-
ziale tra luomo e le scimmie antropomorfe) che per mette di produr re,
grazie al maggiore volume della cassa di risonanza formata dalla bocca e
dalla faringe, unampia gamma di suoni producibili, specie quelli vocali-
ci. Labbassamento della laringe un elemento che si accompagna alla
postura eretta, per cui era gi presente in Homo Ergaster .
Sul piano neuroanatomico, nel passaggio tra mammiferi non primati,
primati e uomo si assiste, come conse guenza dellenor me aumento di
grandezza della corteccia prefrontale, a un progressivo aumento delle
proiezioni corticali sui nuclei motori troncoencef alici, soprattutto soma-
tomotori. Negli uccelli e nelluomo, i nuclei visceromotori relati vi alla
laringe e alla respirazione sono sotto il controllo di aree analoghe a quelle
corticali (uccelli) o corticali (uomo), per cui stata la graduale sovrappo-
sizione del controllo motorio della corteccia sui sistemi motori-viscerali a
consentire le facolt di parola (cfr. Deacon, 1997 ). In ambito corticale, le
regioni principalmente deputate alla funzione linguistica nelluomo sono
comuni a quelle presenti negli altri primati, per cui sono regioni reclutate
durante levoluzione del linguaggio in quanto i compiti che gi svolgeva-
no offrivano il migliore adattamento per i nuo vi problemi sollevati dalla
nuova funzione. In questottica, non do vremmo considerare le aree di
Broca e di Wernicke aree del linguaggio, bens aree che il linguaggio
utilizza con maggiore intensit ( Deacon, 1997 ). Le variazioni dellinner-
vazione periferica necessaria per una vocalizzazione articolata, costituite
soprattutto da variazioni del nervo ipoglosso e del tratto midollare toraci-
co (cfr. Corballis, 2002 ), sono presenti in Homo Sapiens arcaico .
Per quanto attiene allevoluzione del linguaggio, plausibile
sostenere che la transizione da un linguaggio gestuale con
vocalizzazione a un linguaggio verbale in cui il gesto si pone
sempre pi come elemento di sfondo, sia stato un processo
assai lento, la cui maturazione stata realizzata da Homo Sa-
piens moderno , probabilmente intorno a 100.000 anni fa.
Le facolt vocali sono migliorate quindi progressivamente lungo 1 milione
di anni, prima di poter dare luogo a un linguaggio maturo, per cui il linguag-
gio andato e volvendosi per la g ran par te del tempo nel contesto di una
capacit vocale limitata. Anche il tipo di comunicazione vocale si ipotizza
diverso dallattuale comunicazione v ocale linguistica: basata pi sul con-
trollo della lingua e della bocca (inner vazione somatomotoria) che della
laringe e del respiro (visceromotoria), con molte consonanti e meno vocali,
schiocchi della lingua, bre vi locuzioni. Il parlato primiti vo probabilmente
era vincolato nellordine delle parole, str utturato per piccoli b locchi e in-
cluso in una ricca matrice di gesti e intonazioni enfatizzate. Il minor numero
di elementi sonori, in particolare vocali, comportava luso di stringhe sono-
re pi lunghe per for mare le parole, con maggiore carico per la memoria a
breve termine. Le differenze tra le parole sarebbero state meno distinguibili,
con maggiore probabilit di errori interpretativi (cfr. Corballis, 2002 ).
Il linguaggio come lo conosciamo oggi , quindi, lesito di una
lunga evoluzione. Del resto, accanto alla necessit di unar ti-
colazione ricca e uente della vocalizzazione, la produzione
del linguaggio dipende dallaccumulo di un lessico la cui
comparsa frutto di uninvenzione simbolica collettivamente
condivisa, e dallor ganizzazione sintattica di essa, anchessa
frutto di uninvenzione collettivamente condivisa. Tali proces-
si richiedono tempo e sono sottoposti a continua revisione e a
cambiamenti, come testimonia la storia dello sviluppo delle
lingue e lattualit relativa al loro uso.
Si ritiene che gli attuali linguaggi siano discesi da un progenitore comune
sorto circa 100.000 anni fa. In particolare, le lingue indoeuropee derivano
da un progenitore comune risalente a circa 8.000 anni f a (cfr. Corballis,
2002; Donald, 1991 ).
Essendo lorganizzazione sociale di Homo sapiens arcaico e di
Homo sapiens moderno , dalla sua comparsa no a 10.000 anni
fa, lorganizzazione tipica dei cacciatori-racco glitori, le osser -
vazioni antropologiche sulle attuali societ caratterizzate da tale
organizzazione, societ la cui cultura a prevalente trasmissio-
ne orale, of frono dati signicativi per lindi viduazione delle
funzioni primarie del linguaggio verbale. Tali osservazioni se-
gnalano, in sintesi, che il tema prioritario della con versazione
verte su contenuti relati vi ai rappor ti interpersonali e alla loro
regolazione, con particolare attenzione al dare e al ricevere
( Dunbar, 1996 ; Eibl-Eibesfeldt, 1984 ). Per la trasmissione di
conoscenze pratiche, invece, il linguaggio utilizzato in misura
ridotta, essendo la mimica e/o losservazione del comportamen-
to la for ma privilegiata per la trasmissione di tali conoscenze
( Dunbar, 1996 ; Eibl-Eibesfeldt, 1984 ).
La funzione primaria del linguaggio , quindi, quella di
fungere da arbitro sociale e in questa funzione il riferimento
unitario alle regole connesse al compor tamento sociale co-
stituito dalla narrazione mitica , centrata su tematiche di crea-
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
zione e di mor te. Il mito costituisce un sistema di credenze
collettivamente condi viso condi visione la cui originaria e
concreta espressione sono forse le pitture corporali che offre
spiegazioni causali sulla relazione con il mondo, tentando di
predirla e controllarla.
plausibile sostenere che la narrazione mitica si sia inizial-
mente associata, incapsulandolo, al rito, e che larticolazione
ritmica coordinata del movimento propria del rito abbia con-
traddistinto anche il linguaggio primordiale, la cui espressione
era, forse, simile al canto ( Corballis, 2002 ).
In conclusione, il prodotto primario e naturale del linguag-
gio , come affermato da Bruner (1990; 1986) , la narrazione,
cio il resoconto storico-sequenziale di una serie di eventi.
Motivazioni neocorticali
prefrontali dorsolaterali
Poich la nar razione consiste nellordinamento sequenziale
degli eventi, ipotizzabile che la disposizione innata allazione
che sostiene la produzione linguistica attenga alla capacit di
ordinare sequenze di modelli di azione , con una modalit do-
tata non solo di una maggiore durata rispetto alle sequenze di
schemi di azione proprie degli eventi, ma anche, e soprattutto,
dalla loro ricombinazione in molteplici ordinamenti .
Confortano tale ipotesi i dati relati vi alla capacit, propria dellarea di
Broca, di gestire lordinamento sequenziale degli atti motori. La ricombi-
nazione de gli atti sembra in vece una capacit maggior mente cor relata
allarea presupplementare motoria (cfr. Corballis, 2002; Iacoboni, 2008 ).
questo tipo di capacit che sostiene tanto la produzione ver-
bale-narrativa quanto la costr uzione degli utensili compositi,
dato che la costr uzione di tali oggetti (strumenti con manici,
ripari organizzati, indumenti) possibile solo grazie a un ordi-
namento sequenziale prolungato di azioni relati ve a oggetti di
natura diversa, con possibilit di riordinamenti alternativi delle
sequenze stesse: noi combiniamo elementi costruttivi (matto-
ni, assi, chiodi) nello stesso modo in cui combiniamo fonemi
per formare parole, parole per for mare sintagmi, sintagmi per
formare enunciati ( Corballis, 2002 , trad. it. p 281). Unanalo-
ga interpretazione del rapporto tra sviluppo della manifattura e
sviluppo del linguaggio stata espressa da Vygotskji, il quale
correlava la comparsa del lavoro, inteso come attivit ordinata
e prolungata nel tempo, alla comparsa del linguaggio.
Espressione della profonda cor relazione tra produzione
linguistica e attivit pratica la funzione fortemente normati-
vo-pragmatica svolta dalla narrazione mitica: il mito pervade
e regola la vita quotidiana, incanala le percezioni, deter mina
il signicato di ciascuno scopo ed evento della vita. Gli abiti,
il cibo, il riparo, la f amiglia: tutto trae signicato dal mito
( Donald, 1991 , trad. it. p 253).
Lassoluta rilevanza del mito nella regolazione dei rapporti sociali te-
stimoniata, nelle societ di cacciatori-racco glitori, dal f atto che i so g-
getti responsabili della conser vazione e gestione di esso, sacerdoti e
sciamani, detengono posizioni di prestigio allinterno del gruppo e che,
allopposto, la violazione del mito compor ta lostracismo dal g ruppo
nei confronti del trasgressore, sino allomicidio del soggetto o alla sua
morte naturale improvvisa.
Il comune riferimento costituito dalla condi visione della nar-
razione mitica, e del linguaggio che la sostiene, consente agli
individui di ampliare il riconoscimento interindi viduale ai
consimili con cui non si condivide con continuit la vita quoti-
diana, in quanto elementi connessi alle pitture cor porali, agli
indumenti, alla comune lingua, costituiscono i dati percettivi
che permettono di riconoscere anche i so ggetti con cui non si
condivide in modo prolungato lazione. Il riconoscimento, in
altre parole, oltrepassa il limite delle dimensione gruppale per
estendersi a quella sociale . Per tali motivi potremmo denire la
motivazione connessa al linguaggio come afliazione sociale ,
al cui interno i processi di individuazione (di s) e di apparte-
nenza (alla societ) si realizzano in stretto riferimento allos-
servanza delle regole sociali veicolate dalla narrazione. In que-
stottica il linguaggio uno str umento di categorizzazione dei
rapporti sociali, una cate gorizzazione per che, in assenza di
quella matura componente simbolica permessa dalla produzio-
ne delloggetto culturale (vedi paragrafo Livello organizzativo
della rete di inter connessione fronto-cortico-sottocorticale e
mente teoretica ), fortemente vincolata ai limiti della memo-
ria biologica, per cui tale riconoscimento ha un limite quantita-
tivo, probabilmente costituito da 150 unit ( Dunbar, 1996 ).
Avendo come riferimento gli attuali gruppi umani di cacciatori-raccoglito-
ri, si rile va che il numero dei par tecipanti, nei campi di per nottamento
temporanei, di circa 30-35 membri, che riuniscono 5-6 famiglie. Periodi-
camente tali gruppi si riuniscono, formando un clan , per un totale di circa
150 individui, per svolgere attivit rituali le gate ai riti di passaggio per i
giovani maschi, contrarre matrimonio, raccontare miti e storie . Ciascun
membro del clan conosce perfettamente le relazioni di parentela di tutti gli
altri membri. Anche le attuali societ di hutteriti sono composte da circa
100 membri: quando giungono intorno a 150, la societ si scinde: gli hut-
teriti affermano che al di sopra di tale numero la semplice interazione inte-
rindividuale non pi efcace nel controllare il comportamento dei singo-
li . Al di sopra delle 150 unit si richiede unor ganizzazione gerarchica
formale, con un capo e forze di polizia per f ar rispettare le re gole; al di
sotto, sufciente il contatto interpersonale. Tali elementi fenomenici sono
in accordo con i dati relativi al rapporto tra grandezza encefalica relativa e
grandezza del gruppo sociale, dati che per luomo, tramite estrapolazione
del valore con lutilizzazione dei diagrammi relativi ai primati, indicano un
valore numerico di circa 150 unit (cfr. Diamond, 1997; Dunbar, 1996 ).
Rappresentazione sostenuta dalla
corteccia prefrontale dorsolaterale
La rappresentazione propria e specica della relazione orga-
nismo-ambiente veicolata dal linguaggio una rappresenta-
zione che deve necessariamente contenere elementi di natura
simbolica coe volutivi allordinamento sequenziale de gli
eventi proprio della nar razione. Poich la rappresentazione
simbolica degli eventi attiene alla componente mimica della
relazione tra lo schema cor poreo e dinamiche gruppali (cfr.
paragrafo Rappresentazione sostenuta dalla corteccia pr e-
frontale orbitaria e mediale ), lecito suppor re che la com-
ponente simbolica della rappresentazione linguistica sia
primariamente e originariamente costituita dallinvestimento
di tipo metaforico del mondo da parte del simbolo-corpo. In
altre parole, il cor po ha costituito, inizialmente, lo scenario
pressoch esclusivo della costr uzione del simbolo linguisti-
co, tramite la rappresentazione metaforica del mondo in rife-
rimento al cor po, alle sue par ti e alle sue atti vit ( Donald,
1991; Galimberti, 1979; Jaynes, 1976 ).
Lanalisi dellevoluzione del linguaggio conforta lipotesi della forte con-
notazione metaforica del simbolo linguistico, in generale, e della conno-
tazione metaforica del mondo in riferimento alle atti vit cor poree, in
particolare. Afferma Jaynes: allalba dei tempi, il linguaggio e i suoi
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
referenti salirono dal concreto allastratto attraverso i gradini della meta-
fora, o addirittura, potremmo dire, crearono lastratto sulle basi della
metafora [...] le parole astratte sono antiche monete le cui immagini con-
sunte sono state lo gorate dalluso del continuo scambio del discorso
( Jaynes, 1976 , trad. it. pp 73-74). Tuttora il nostro linguaggio carico di
simili connotazioni metaforiche: si parla di testa di un esercito, di una
pagina, di un letto, di un chiodo [...] di capo di governo, di famiglia [...]
della faccia della luna o di un solido geometrico [...] di occhio di un ago,
di un ciclone [...] denti di un ingranaggio, di un pettine [...] gambe di un
tavolo, di un compasso e cos via ( Jaynes, 1976 , trad. it. p 72).
Sul piano neurosiologico, i dati relati vi allatti vazione dei neuroni
specchio sia nella produzione sia nellascolto di un discorso, segnalano in
modo inequivocabile la signicativit della componente relativa allattiva-
zione corporea, di un corpo-in-(rel)azione-con-il-mondo, nella produzione
e nella decodicazione della simbolizzazione linguistica (cfr . Iacoboni,
2008 ), per cui si conferma che la semantica e la cognizione sono, concre-
tamente e non metaforicamente, incarnate ( Gallese, 2005 ).
Se questo stato il meccanismo originario della for ma-
zione del linguaggio, allora il linguaggio segnala in modo
ampio la potenza creatrice (allinizio era il Verbo) di
una rappresentazione riessiva sulla relazione corpo(schema
corporeo)-mondo(eventi). In questa atti vit riessiva, la re-
lazione organismo-ambiente veicolata dalla narrazione con-
sente, sul piano del v ersante rappresentati vo connesso al-
lorganismo, di connettere la di versit fenomenica de gli
schemi corporei correlati agli eventi in una rappresentazione
unitaria, a for te carattere concettuale, che sostiene la co-
struzione dell identit corporea ; analogamente, sul versante
ambientale della relazione or ganismo-ambiente, latti vit
riessiva consente di connettere la diversit fenomenica dei
contesti (gruppi/ambienti) cor relati agli e venti in una rap-
presentazione unitaria, a forte carattere concettuale, che so-
stiene la costruzione del mondo sociale .
Lunitariet di tale rappresentazione concettuale for te-
mente dipendente dalla nar razione, per cui la molteplicit
delle narrazioni necessaria per articolare la vita sociale com-
porta, probabilmente, una molteplicit di rappresentazioni
identitarie del proprio cor po e una molteplicit di rappresen-
tazione identitaria del mondo.
questa lipotesi formulata da Jaynes nella sua suggestiva, e a tratti visio-
naria, rappresentazione dellevoluzione della mente umana. LAutore di-
stingue un periodo della storia del genere umano, la cui espressione nar -
rativa emblematica rilevabile nell Iliade , in cui la mente era dotata di
linguaggio ma priva di autocoscienza, e a ci si accompagnava lassenza
di una percezione concettualmente unitaria del proprio corpo: Omero
parla di mani, di braccia, di piedi, di polpacci e di cosce, descri vendoli
come veloci, forti, in rapido moto ecc., senza alcuna menzione del corpo
visto nel suo complesso ( Jaynes, 1976 , trad. it. p 97). A questa assenza
di riferimento unitario corrisponde lassenza della percezione di s come
autore delle proprie decisioni, come testimoniato, secondo Jaynes, dalla
continua presenza, nell Iliade , degli di nel sostituirsi agli eroi nei mo-
menti di stress decisionale.
Funzione della corteccia dorsolaterale
Per quanto sin qui detto, la funzione propria e specica del lobo
frontale dorsolaterale nelluomo il linguaggio , inteso, a questo
livello strutturale, come comunicazione verbale organizzata nel-
la narrazione. La comunicazione verbale utilizza la produzione
vocale per riferirsi ad azioni e oggetti con una modalit arbitra-
ria , per convenzione tramite condivisione sociale . Grazie alla
sintassi, cio allinsieme di regole arbitrarie che consentono lar-
ticolazione dei prodotti della comunicazione verbale, si realizza-
no gli ordinamenti necessari per la costruzione della narrazione.
Proprio larbitrariet del riferimento aiuta a comprendere lo vvia af-
fermazione secondo cui la stabilizzazione dellin venzione linguistica
richiede necessariamente la condivisione sociale del riferimento paro-
la-oggetto/azione, nonch lo vvia af fermazione che il mantenimento
del linguaggio nel tempo richiede lapprendimento transgenerazionale.
Secondo Deacon (1997) le voluzione del linguaggio attiene alla sua
progressiva modicazione da par te delle generazioni soprattutto in
funzione delle capacit di apprendimento dei bambini.
nel momento in cui, nellevoluzione, la vocalizzazione, da
iniziale elemento di accompagnamento del linguaggio ge-
stuale, diventa verbo, che si realizza non solo lemancipa-
zione della parola dal gesto ma che, contemporaneamente e
soprattutto, lattivit simbolica intendendo per simbolo
qualcosa che sta per qualcosaltro secondo un riferimento,
cio un nesso, arbitrario si emancipa dal vincolo iconico
proprio della comunicazione gestuale. In questa emancipa-
zione, il riferimento della parola a o ggetti e azioni fonda la
nascita del mondo concettuale , mondo nel quale un elemento
(la parola albero) costituisce il riferimento unitario per un
insieme di elementi dotati di caratteristiche percettive distinte
(i diversi tipi di albero): con il mondo concettuale nasce la
rappresentazione astratta di s e del mondo.
In tal modo la condi visione dellintenzionalit si realizza
tramite la condivisione del mondo concettuale di cui le parole
sono lespressione. In questottica il prodotto primario del
linguaggio, la narrazione, attiene allordinamento concettua-
le, sostenuto dalla sintassi, che d luo go alla costruzione di
modelli astratti della realt condivisi da tutti i membri della
comunit linguistica.
La forza e la pregnanza della condivisione del mondo concettuale veico-
lato dal linguaggio nellor ganizzare la mente indi viduale ben espressa
da quelle ricerche che evidenziano quanto le dimensioni cognitive relati-
ve alla spazio, al tempo, alla causalit siano differenziate nei diversi
soggetti a seconda della loro appartenenza linguistica e, addirittura, nei
soggetti bilingui si evidenziato che le risposte al medesimo test si diffe-
renziano a seconda che il test sia formulato nelluna o nellaltra lingua di
appartenenza del soggetto ( Boroditsky, 2011 ).
La possibilit, propria della sintassi , di effettuare ri-ordina-
menti del mondo concettuale appare isomorfa alla possibilit,
propria dell imitazione , di ri-combinare i propri atti motori
secondo le sequenze osservate nellazione espressa dai consi-
mili, per cui probabile che il linguaggio e limitazione, non-
ch la costr uzione de gli oggetti compositi, siano fenomeni
strettamente correlati e coevolventi.
Secondo la teoria motoria della percezione del linguaggio (cfr. Corballis,
2002 ) il riconoscimento dei suoni verbali attiene non tanto alla decodica
delle propriet acustiche quanto al riconoscimento de gli atti motori che
consentono la produzione vocale. In questottica i fonemi sono primaria-
mente gesti sonori , per cui lapprendimento del linguaggio primaria-
mente frutto dellimitazione di tali gesti.
Lo stretto rapporto esistente tra linguaggio e imitazione testimoniato,
sul piano neuroanatomico, dal fatto che larea di Broca, area signicativa
per la produzione linguistica, sede dei neuroni specchio (cfr . Rizzolatti
e Sinigaglia, 2006 ) e, sul piano neurosiologico, dal fatto che la disattiva-
zione transitoria dellarea di Broca pro voca decit sia della produzione
linguistica sia dellimitazione (cfr. Iacoboni, 2008 ).
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
La possibilit di riordinare in modi nuovi il mondo concettua-
le e i relati vi modelli astratti della realt per vincolata, in
assenza di una produzione simbolica di tipo culturale (v edi
paragrafo Livello organizzativo della rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale e mente teor etica ), dai limiti
della memoria biologica, come evidenziato dalla sostanziale
immutabilit delle culture pre valentemente orali proprie del-
lorganizzazione sociale dei cacciatori-raccoglitori.
Memoria della corteccia
prefrontale dorsolaterale
La memoria connessa alla funzione linguistica una memoria
pienamente semantica (cfr. Schacter, 1996 ), vista la connota-
zione simbolica della cate gorizzazione concettuale propria
del linguaggio. Dal punto di vista dellorganizzazione neurale
che sostiene una simile memoria, par ticolarmente signicati-
ve devono risultare le connessioni tra lobo frontale, lobo tem-
porale e lobo parietale. In questottica il mondo concettuale, e
la sua memoria, non possono che essere ampiamente distri-
buiti attraverso le vie di connessione fra tali aree.
In una cultura di tipo esclusivamente orale, come quella pro-
pria dei cacciatori-raccoglitori, il carico sostenuto dalla memo-
ria nel ritenere le narrazioni enorme, cosa che ne limita le
espansioni e di versicazioni, e inoltre tale nar razione for te-
mente dipendente, per il suo consolidamento, dalla reiterazione
della nar razione stessa. Comunque, poich la nar razione vei-
cola la denizione degli oggetti del mondo in categorie concet-
tuali, la costante interazione con i diversi oggetti che abitano il
mondo costituisce lo stimolo per l attivazione endogena della
narrazione nel singolo individuo, processo alla base della com-
parsa del dialogo interno nello scenario mentale delluomo.
Secondo la suggestiva, quanto azzardata, ipotesi di Jaynes, una tale riatti-
vazione endogena della nar razione era, agli albori della storia culturale
dellumanit, prevalentemente vissuta dal so ggetto con modalit di tipo
allucinatorio, data lassenza di unautocoscienza. La voce narrativa del
dialogo inter no, in altre parole, era considerata espressione della v oce
degli di ( Jaynes, 1976 ). Gli oggetti portatili (incisioni e sculture su osso),
risalenti a circa 10.000 anni fa, rinvenuti in gran numero in diversi luoghi
dagli archeolo gi, costituiscono, secondo lAutore, lo stimolo concreto
teso alla riattivazione della memoria narrativa utile per orientare il pro-
prio comportamento.
Mente mitica
La mente mitica abitata dalla narrazione , che veicola primaria-
mente le regole relative alle relazioni sociali . La caratterizzazio-
ne formale di tale relazione la ricorrenza , tanto pi accentuata
quanto pi ricche e ar ticolate sono le nar razioni condi vise. Il
focus regolativo della mente mitica quindi situato nella narra-
zione , elemento per sua natura fr utto di processi di sintonizza-
zione simbolica tra gli appar tenenti al consesso sociale. Grazie
al carattere for temente normativo-pragmatico della nar razione,
la mente mitica autoregola le dinamic he relative alla vita di
gruppo , autoregola, cio, la mente mimica. Il tipo di coscienza
correlato allautore golazione delle dinamiche interindi viduali
proprio della funzione linguistica assimilabile alla coscienza
secondaria di Edelman (1992; 1989) .
La semplice identicazione verbale delle emozioni si associa alla riduzio-
ne dellattivit delle strutture cerebrali implicate nellattivazione emotiva
( Lieberman et al, 2007 ). Leffetto di tipo magico che lidenticazione
verbale opera sullintensit emoti va appare come il dato maggior mente
signicativo a sostegno del ruolo fondamentale del riferimento simbolico
nella modulazione (autoregolazione) delle dinamiche interindividuali.
Secondo la prospettiva qui esposta, il processo che fonda una simile mo-
dulazione connesso al f atto che il linguaggio consente al so ggetto di
inserire la dinamica interindi viduale allinter no di uno scenario rappre-
sentativo il cui riferimento esterno alla dinamica stessa, costituito dal
contesto sociale implicitamente attivato dalla simbolizzazione linguistica:
in tal modo il focus regolativo della dinamica interindividuale si situa sul
piano della dinamica sociale, riducendo il contagio emotivo.
Anatomia siologica e disturbi
neuropsichiatrici da alterazioni della
corteccia prefrontale dorsolaterale
Lurija (1976) propose che tra le unit funzionali del cervello vi
fosse una unit, dipendente dalla corteccia prefrontale, deputata
alla programmazione, al controllo e alla v erica delle di verse
attivit, in grado, quindi, di svolgere un ruolo esecutivo. Le-
zak (1983) chiam queste funzioni esecutive e Baddeley coni
il termine di sindrome disesecutiva per indicare i relativi decit
di queste funzioni. Baddele y e Wilson (1988) svilupparono il
concetto di esecutivo centrale come elemento fondante il con-
trollo e la re golazione dei processi co gnitivi. Sotto linuenza
di questo modello, il ter mine di sindrome frontale stato so-
stituito da quello di sindrome disesecuti va. Norman e Shallice
(1986) hanno elaborato un modello co gnitivo simile a quello
dellesecutivo centrale denendolo sistema supervisore o SAS
( Supervisory Attentional System ) corticale anteriore. Questo si-
stema svolge un r uolo impor tante nellapprendimento e nella
pianicazione di prestazioni nuo ve e complesse nella vita di
tutti i giorni. I decit cognitivi e comportamentali dei pazienti
con una sindrome disesecutiva sono tuttavia numerosi e diversi
tra loro e si associano a lesioni localizzate in dif ferenti regioni
cerebrali e non solo nei lobi frontali. Rimane quindi ancora da
chiarire se questa diversit di quadri clinici possa venire spiega-
ta attraverso un unico modello unitario, quale quello dellesecu-
tivo centrale. Questo prob lema ha solle vato, dunque, di verse
critiche verso tale modello cognitivo e alcuni autori hanno ad-
dirittura negato la sua esistenza (Parkin, 1998).
I ter mini funzioni esecuti ve e frontali sono spesso
utilizzati come sinonimi ma, in realt, essi dovrebbero esse-
re tenuti distinti in quanto non tutte le funzioni co gnitive
della corteccia prefrontale sono di natura esecutiva in senso
stretto. Inoltre, un impor tante contributo alle funzioni ese-
cutive pro viene non solo dalle re gioni frontali ma anche
dalle regioni associative posteriori.
Daltronde, gli studi condotti in pazienti con sintomi fron-
tali dimostrano la natura multicomponenziale dei loro distur -
bi. Alcuni di questi soggetti, infatti, presentano decit in com-
piti strettamente esecuti vi, mentre altri non hanno questi
sintomi ma difcolt emotivo-motivazionali. Losservazione
clinica tuttavia indica che anche soggetti con lesioni e decit
circoscritti al livello della corteccia fronto-orbitaria, dopo di-
versi anni dallesordio della loro patologia, mostrano un deca-
dimento del loro patrimonio linguistico e culturale per il venir
meno dei riferimenti esperenziali, emozionali e somatici, me-
diati dal livello lesionato e necessari per implementare e man-
tenere atti va la memoria dei li velli gerarchicici soprastanti
(vedi Capitolo 3 ).
Il livello strutturale funzionale che in questa parte del capi-
tolo viene descritto, fa riferimento al linguaggio e alle funzio-
ni esecutive che, seguendo Ardila (2008) , come gi accennato
nellintroduzione, possono essere designate anche come fun-
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
zioni esecutive metaco gnitive (quali le capacit di pro gram-
mazione e pianicazione, la memoria di la voro, il controllo
attenzionale, le abilit di problem solving e decision making
ecc.; vedi Capitolo 5 ). In una prospettiva evoluzionista, Ardila
nota come le funzioni esecutive metacognitive siano peculiari
di Homo Sapiens sapiens , mentre le funzioni esecutive emoti-
vo-motivazionali, descritte nel precedente li vello, siano, al-
meno in parte, presenti anche nei primati e ne gli ominidi. Le
lesioni a carico della cor teccia prefrontale dorsolaterale e
delle loro connessioni interferiscono su queste funzioni e sono
responsabili della sindrome disesecutiva prefrontale dorsola-
terale (vedi Capitolo 3 e Capitolo 6 ).
La cor teccia prefrontale dorsolaterale rice ve input dalla
corteccia motoria e dalle aree multimodali della giunzione
temporo-parietale. Le connessioni della corteccia prefrontale
dorsolaterale rendono questa cor teccia funzionalmente in
grado di valutare e modulare le infor mazioni provenienti dai
sistemi somatosensitivi, informazioni che devono venire uti-
lizzate dalla cor teccia motoria per elaborare pro grammi mo-
tori di azione ( Fuster, 1995 ). La corteccia prefrontale dorsola-
terale sv olge inoltre un r uolo critico nellor ganizzazione
temporale delle sequenze di azioni che compongono questi
programmi ( Fuster, 2008 ). Attraverso questo processo, un in-
dividuo in grado di elaborare sequenze di azioni v olontarie
temporalmente e logicamente ordinate, necessarie per la pro-
grammazione motoria, per la uidit dellespressione verbale,
per lapprendimento e lutilizzo di concetti e strate gie. Di
fronte a una prestazione, tanto pi se nuo va e non routinaria,
la cor teccia prefrontale dorsolaterale inter viene attra verso
processi di organizzazione dei processi cognitivi responsabili
dei comportamenti cosiddetti goal-directed :
analisi, or ganizzazione sequenziale e ritenzione a bre ve
termine delle infor mazioni rile vanti per lo sv olgimento
della prestazione;
adattamento ( essibilit) ai cambiamenti dellambiente;
controllo delle risposte comportamentali e valutazione del-
la loro efcacia.
La corteccia prefrontale dorsolaterale svolge un ruolo critico
nel funzionamento della memoria di la voro ( working memo-
ry ) necessaria per elaborare le rappresentazioni simboliche
conservate nel magazzino della memoria dichiarativa a lungo
termine e associarle a pensieri ed eventi passati e presenti, al
ne di mettere in atto le strategie pi efcaci per affrontare e
gestire contingenze immediate e prospettive future.
Ruolo siopatologico
della corteccia dorsolaterale
In una visione gerarchica del sistema nervoso, una disfunzione
circoscritta solo a questo li vello str utturale-funzionale (nella
pratica clinica le lesioni molto spesso interessano pi di un li-
vello) determiner una disorganizzazione cognitivo-comporta-
mentale, lasciando relativamente intatta la capacit di eseguire
condotte routinarie e preprogrammate, in quanto il li vello sot-
tostante, precedentemente descritto, inte gro. P arafrasando
Damasio (1994) questi pazienti sentono ma non sanno , ovvero,
pur avendo la possibilit di esperire (sentire) emozioni ed em-
patizzare con gli altri e pur potendo utilizzare sul piano espe-
renziale il loro patrimonio simbolico astratto relativo ai signi-
cati sociali e culturali delle propri azioni, non sono pi capaci
(non sanno) di organizzarlo. Con il passare del tempo, i decit
della memoria di lavoro e gli altri decit esecutivi correlati a
questo livello di funzionamento mentale determineranno natu-
ralmente anche un decadimento di questo patrimonio.
I pazienti con un danno localizzato al li vello della cor teccia prefrontale
dorsolaterale mostrano, pertanto, decit della memoria di lavoro, ridotta
essibilit cognitiva, tendenza alla perseverazione, riduzione della uidi-
t verbale, difcolt a or ganizzare sia gli e venti nuovi sia le esperienze
passate secondo una sequenza temporale ( Milner e Petrides, 1984). Un
soggetto con decit di queste funzioni non avr problemi nelle prestazio-
ni pi semplici, abitudinarie e preprogrammate, ma presenter difcolt a
svolgere compiti che richiedono capacit di programmare e pianicare, di
elaborare nuove linee di pensiero e compor tamenti, in altri ter mini, pre-
senter unapatia cognitiva (vedi Capitolo 10 ). Per tale ragione, i pazienti
con lesioni frontali dorsolaterali sono stati da Blumer e Benson (1975)
etichettati anche come pseudodepressi .
Nei pazienti con demenza di Alzheimer nelle f asi iniziali si presenta una
progressiva perdita dei riferimenti socioculturali (mediati dal linguaggio),
il ragionamento astratto diventa sempre pi povero, si ha una perdita della
conoscenza dei concetti e dei signicati. Il soggetto, per esempio, non solo
non sa in che regione abita ma non sa pi che cosa sia una regione. In
questa prima fase della malattia, a parte il decit di memoria episodica, il
paziente con demenza di Alzheimer interagisce con gli altri, ha comporta-
menti socialmente appropriati, un controllo emozionale ancora integro, ha
conservate le condotte procedurali, ma quando deve mettere in atto strate-
gie cognitive e organizzare le sue azioni titubante, perplesso, molto
spesso sbaglia o non in g rado di compierle (vedi Capitolo 18 ). A diffe-
renza per del paziente con lesioni prefrontali dorsolaterali pure, il pa-
ziente con demenza ha difcolt molto spesso a por tare a ter mine anche
compiti routinari, per il pro gressivo danno delle aree retrorolandiche da
cui dipendono le funzioni strumentali (vedi Capitolo 5 ) che richiedono
quindi, per continuare a venire svolte al meglio, un controllo maggiore
da par te del sistema attenti vo esecuti vo gi parzialmente compromesso
dalla degenerazione delle aree prefrontali (Spinnler, 1996). Il paziente con
demenza fronto-temporale, a vendo relati vamente conser vate le funzioni
strumentali (che giustica un Mini Mental State Examination , con punteg-
gi pi elevati di un paziente con Alzheimer con la stessa durata di malat-
tia), sar, almeno nelle f asi inziali della malattia, in g rado di sv olgere
compiti routinari, ma presenter disturbi cognitivo-comportamentali che
rietteranno la prevalenza del danno frontale orbitario o di quello dorsola-
terale (oppure la loro associazione in caso di lesioni diffuse).
LIVELLO ORGANIZZATIVO
DELLA RETE DI INTERCONNESSIONE
FRONTO-CORTICO-SOTTOCORTICALE
E MENTE TEORETICA
Come precedentemente accennato, lindividuazione di un
terzo livello strutturale-funzionale, distinto da quello relativo
al lobo frontale dorsolaterale-linguaggio, giusticato so-
prattutto da considerazioni relati ve allanalisi del percorso
storico socioculturale del genere umano. Tale storia sostiene
la plausibilit dellemer gere di una funzione di complessit
superiore a quella propria del linguaggio descritta nel para-
grafo precedente, ma prob lematica la denizione di un li-
vello str utturale del sistema ner voso centrale associato in
modo specico a tale nuova funzione, in quanto lanatomia di
Homo Sapiens risulta sostanzialmente immutata nel corso
della storia della nostra specie.
Secondo Donald (1991) la comparsa della mente teoretica ,
cio del livello funzionale che sar trattato in questo paragra-
fo, coevolutiva all invenzione delloggetto culturale . Il rap-
porto fra struttura cerebrale e oggetto culturale riassunto nel
seguente modo da Lurija, sulla scia del pensiero del suo mae-
stro Vygotskji: poich le forme superiori dellattivit co-
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
sciente sono basate sempre su determinati meccanismi esterni
[correlati al linguaggio e agli str umenti culturali] di venta
completamente chiaro che questi aiuti esterni o mezzi storica-
mente formatisi sono elementi essenziali nella stabilizzazione
di connessioni funzionali tra parti singole del cervello, e che,
per mezzo del loro aiuto, aree cerebrali precedentemente indi-
pendenti diventano componenti di un singolo sistema funzio-
nale . Ci si pu esprimere con maggiore vigore dicendo che
le misure for matesi storicamente per lor ganizzazione del
comportamento umano creano nuo vi nodi nellatti vit del
cervello stesso, ed la presenza di questi nodi funzionali [...]
che una delle pi importanti caratteristiche che distinguono
lorganizzazione funzionale umana da quella animale. que-
sto principio di costruzione dei sistemi funzionali del cervello
umano che Vygotskij chiamava il principio dell organizza-
zione extracorticale delle funzioni mentali complesse , volen-
do dire con questo termine piuttosto insolito che tutti i tipi di
attivit umana cosciente sono sempre formati con lappoggio
di strumenti o aiuti esterni ausiliari ( Lurija, 1976 , trad. it. pp
36-37; il corsivo nostro).
Seguendo questo tipo di formalizzazione del rapporto fra
struttura cerebrale e oggetto culturale, possibile ipotizzare che
lelemento str utturale che sostiene la costr uzione della mente
teoretica attiene alle connessioni intr asistemiche (soprattutto
cortico-corticali) indotte dalloggetto strutturale ( g. 2.26 ).
Se ci v ero, allora la mente teoretica non necessita del
sostegno di una nuova struttura cerebrale rispetto a quelle gi
presenti sin dalla comparsa di Homo Sapiens moderno . Sicu-
ramente necessaria stata la presenza di una par ticolare pla-
sticit nello sviluppo delle connessioni neocorticali, ma quan-
to tale plasticit fosse un elemento presente sin dalla comparsa
di Homo Sapiens moderno , e che attendeva solo linnesco da
parte dellinvenzione delloggetto culturale unattesa situata
temporalmente tra 200.000 e 40.000 anni f a e in accordo con
il dato evoluzionistico relativo al fatto che spesso il comporta-
mento elettivo di una data specie emerge in un tempo succes-
sivo alla comparsa della specie, come gi visto sia per la co-
struzione de gli str umenti sia per il linguaggio v erbale (cfr .
Gould, 2002 ; Tattersall, 2008 ) oppure un elemento fr utto di
un cambiamento sostenuto da mutazione genetica, non dato
al momento, e forse mai, di sapere.
Aspetti evoluzionistici
Le diverse aree della corteccia cerebrale, e in particolare le aree prefronta-
li, hanno molte interconnessioni tra loro. Alcuni studi effettuati con RM su
diverse specie di primati messi a confronto con so ggetti umani hanno in-
fatti evidenziato che il volume della sostanza bianca prefrontale, e non di
quella grigia, era lindice di maggiore dif ferenza tra umani e non umani.
Tra i diversi dati relativi alle differenze tra il cervello umano e quello degli
altri primati, spicca il rilievo di una signicativa sproporzione rispetto alla
massa relati va alla sostanza bianca, in par ticolare nelle connessioni tra
lobo prefrontale e lobi parietale e temporale (cfr. Gazzaniga, 2008 ).
La sostanza bianca cerebrale *
Introduzione
Lanatomia classica distingue due di versi tipi di sostanza nel
cervello. La sostanza g rigia che contiene cellule neuronali
che processano input sensoriali ed elaborano risposte motorie
Aree associative visive
parieto-occipitali
Cingolato
Aree motorie
Formazione
ippocampale
Complesso
amigdaloideo
Area eteromodale
parietale posteriore
Aree associative visive
temporali inferiori
Corteccia
prefrontale
ventromediale
Corteccia
prefrontale
dorsolaterale
Fig. 2.26 Le connessioni fra la corteccia prefrontale e altre regioni cerebrali. La corteccia prefrontale ventromediale e quella
dorsolaterale sono reciprocamente interconnesse con differenti regioni cerebrali posteriori. Le regioni prefrontali ventromediali sono
associate alle aree che processano le emozioni (per esempio, lamigdala), mentre le regioni prefrontali dorsolaterali sono associate
ad aree motorie e sensoriali a valenza non emozionale (per esempio, i gangli della base e la corteccia parietale). (Modicata da Wood JN,
Grafman J: Human prefrontal cortex: processing and representational perspectives, Nat Rev Neurosci 4:139147, 2003.)
*
Contributo originale di Giuseppe Zappal e Marco Catani.
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
per adattarsi allambiente, e la sostanza bianca, composta di -
bre che connettono neuroni distanti tra loro. Nelluomo la so-
stanza bianca occupa pi della met dellintero v olume cere-
brale. Se il nostro cervello approssimativamente possiede circa
100 miliardi di neuroni in et adulta, il cablaggio assonale con-
tenuto nella sostanza bianca sembra essere costituito da almeno
200.000 chilometri di bre, cio neuroni rivestiti da mielina che
collegano e mettono in comunicazione di verse aree funzionali
( Marneret al, 2003 ). La maturazione di queste interminabili vie
di colle gamento il prerequisito anatomico per un nor male
funzionamento cognitivo e compor tamentale sia in et adole-
scenziale sia in et adulta. Nella scala logenetica il v olume
della sostanza bianca aumenta proporzionalmente allaumento
del peso corporeo in tutte le scimmie antropomorfe. Nelluomo,
invece, il volume della sostanza bianca del lobo frontale sinistro
sproporzionatamente molto pi g rande, probabilmente in
rapporto allo sviluppo di funzioni linguistiche (Smaers et al,
2010). Il v olume totale di sostanza bianca cerebrale aumenta
con let e presenta un dimorsmo netto legato al genere: lin-
cremento sembra pi br usco nei ragazzi che nelle ragazze, ma
le ragazze raggiungono un volume nale maggiore, il tutto for-
se legato direttamente al li vello di or moni (testosterone/estra-
diolo) circolanti ( Perrin et al, 2008 ).
La sostanza bianca ri veste un r uolo cruciale nella trasmis-
sione delle informazioni lungo le vie di collegamento e lungo
i circuiti cerebrali. Gli assoni che lasciano la sostanza g rigia
vengono avvolti da una guaina mielinica che permette una mi-
gliore e pi veloce conduzione dellimpulso nervoso. Diverse
bre mieliniche si riuniscono in piccoli f ascicoli che a loro
volta conuiscono in voluminosi tratti della sostanza bianca.
Classicazione dei fascicoli cerebrali
La classica tassonomia dei tratti della sostanza bianca cere-
brale separa: bre associative , che connettono di verse aree
corticali allinterno di ciascun emisfero cerebrale; bre di
proiezione , che interconnettono aree cor ticali con i nuclei di
sostanza g rigia sottocor ticali, inclusi i gangli della base, il
tronco dellencefalo e il midollo spinale; inne, bre commis-
surali che colle gano principalmente aree omolo ghe da un
emisfero allaltro ( Meynert, 1887 ).
I tratti della sostanza bianca vengono indicati con nomi di-
versi a seconda della loro origine, percorso e ter minazione
( tab. 2.4 ; g. 2.27 ). Vengono cos distinte tra le bre associa-
tive il cingolo, il fascicolo longitudinale superiore, il fascicolo
arcuato, il fascicolo longitudinale inferiore, il f ascicolo fron-
to-occipitale inferiore e il f ascicolo uncinato ( Schmahmann
et al, 2008 ).
Fibre associative Il cingolo un esteso f ascio di bre as-
sociative che raccoglie informazioni neuronali dallarea para-
olfattiva (anterior mente), dalle aree parietali e occipitali me-
dialmente e dal giro paraippocampale e dalluncus per for mare
un arco di bre di connessione che viaggia allinterno del giro
cingolato. Il cingolo considerato un fascicolo che appartiene
al sistema limbico ed coin volto nellelaborazione di stimoli
dolorosi, nella consolidazione della memoria, nellintegrazio-
ne di emozioni, motivazione ed empatia.
Il fascicolo longitudinale superior e (SFL) un sistema
costituito da tre f ascicoli che connettono i lobi frontali e
parietali: SLF I (regolazione motoria delle par ti del cor po),
SLF II (re golazione dei processi attenzionali e visi vi nel-
Tab. 2.4 Tassonomia dei tratti della sostanza bianca cerebrale
Fibre associative Fibre commissurali Fibre di proiezione
Fascicolo longitudinale superiore (arcuato)
Fascicolo l ongitudinale inferiore
Fascicolo f ronto-occipitale superiore
(subcallosale)
Fascicolo f ronto-occipitale inferiore
Fascicolo unc inato
Cingolo
Commissura anteriore
Corpo c alloso
Fornice
Capsula i nterna
Fascio c ortico-spinale
Fascio c ortico-bulbare
Radiazione ottica
Fibre associative Fibre di proiezione
Cingolo Fascicolo
longitudinale
inferiore
Fascicolo
arcuato
Fascicolo
uncinato
Fascicolo
fronto-occipitale
inferiore
Corpo
calloso
Commissura
anteriore
Corona
radiata
Fornice
Fibre commissurali
Fig. 2.27 Classicazione
delle vie cerebrali visualizzate
mediante trattograa. (Da Catani
e ffytche, 2005).
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
lambiente circostante), SLF III (pi legato ad aspetti sensomo-
tori dellarticolazione buccofacciale e al linguaggio).
Il fascicolo occipito-frontale inferiore collega i lobi occipitale
e frontale passando per la capsula esterna. La compromissione di
questa via di connessione d origine a una disorganizzazione del
pensiero visivo complesso e allagnosia visiva.
Il fascicolo uncinato collega direttamente la parte anteriore
del lobo temporale con la par te basale e inferiore del lobo
frontale, viaggiando pi v entralmente rispetto al f ascicolo
occipito-frontale inferiore. Questo fascicolo partecipa a fun-
zioni mnesiche e linguistiche.
Il fascicolo arcuato collega le regioni perisilviane del lobo
frontale, parietale e temporale. Il f ascicolo arcuato di sinistra
rappresenta la principale via di integrazione delle informazioni
linguistiche che vanno dallarea di Wernicke allarea di Broca.
Il fascicolo longitudinale inferiore (od occipito-temporale )
mette in relazione le aree del lobo occipitale con quelle del
lobo temporale medio e posteriore. la principale via del si-
stema visivo ventrale.
Fibre di proiezione I tratti cortico-spinale , cortico-ponti-
no e cortico-bulbare rappresentano le principali vie di colle-
gamento dalla corteccia cerebrale al tronco dellencefalo e al
midollo spinale. Nellemisfero cerebrale for mano la corona
radiata e costituiscono la principale efferenza delle informa-
zioni in uscita per lesecuzione del movimento. Queste vie di
proiezione passano attraverso la capsula inter na che conte-
nuta tra il talamo e i gangli della base. La capsula interna
contiene, inoltre, le bre talamiche che traspor tano stimoli
sensoriali dalla periferia.
La radiazione ottica (o fascicolo genicolo-calcarino ) man-
da informazioni visive provenienti dal nucleo genicolato alla
corteccia visiva primaria.
Fibre commissurali Il corpo calloso il pi grande fascio
cerebrale della sostanza bianca. Colle ga i due emisferi cere-
brali e partecipa alla lateralizzazione delle funzioni cognitive
e allintegrazione funzionale dei due emisferi.
La commissura anteriore connette la corteccia olfattiva e le
porzioni omologhe dei giri temporali anteriori.
Sindromi cliniche legate alla patologia
della sostanza bianca
La neuropsichiatria e la neuropsicologia dellet moderna sono
ancora oggi basate in larga parte sulle teorie dei grandi anato-
misti dellOttocento, poi riprese e ampliate da Nor man Ge-
schwind nella seconda met del Novecento. Gi Carl Wernicke
(1874) descrisse ampiamente il ruolo della sostanza bianca e le
sue connessioni associati ve, sostenendo a pieno titolo che i
disordini mentali e neuropsichiatrici fossero il risultato di di-
sturbi e disconnessioni nellambito della sostanza bianca.
Dopo una lunga parentesi di estremo localizzazionismo ce-
rebrale, secondo i cui schemi tutto, nel cer vello, sembra va
avere un preciso sito e una precisa localizzazione anatomica
corticale, lavvento del prezioso lavoro di Norman Geschwind
fece riprendere vigore alle teorie connessionistiche con un
lavoro sulle sindromi da disconnessione nelluomo e ne gli
animali che segn una vera e propria svolta intorno alla met
degli anni Sessanta ( Geschwind, 1965 ). Geschwind diede spie-
gazione delle maggiori sindromi cliniche da disconnessione
della sostanza bianca, ricomponendo le v edute del passato e
introducendo un approccio comparati vo ed evoluzionistico
dello sviluppo delle bre. Per esempio, per Geschwind le aree
associative erano un punto inter medio di elaborazione neuro-
nale e cognitiva fra aree motorie e sensoriali primarie, dando
un r uolo impor tantissimo alla cor teccia associati va del lobo
parietale (giro angolare), specie quello di sinistra, nella com-
plessa elaborazione linguistica e nella modulazione del lin-
guaggio nelluomo ( Catani et al, 2005 ). La creazione delle aree
associative ha permesso alluomo, sempre secondo linter pre-
tazione di Geschwind, di svincolare i processi cognitivi dal si-
stema limbico . Inoltre, Geschwind allar g il concetto di sin-
drome da disconnessione anche a lesioni cerebrali corticali. Le
considerazioni di Geschwind hanno reso inne possibile le ul-
teriori modiche concettuali del r uolo della sostanza bianca e
dei circuiti paralleli e distribuiti, patrimonio della conoscenza
attuale in neurologia comportamentale (vedi Catani e f fytche,
2005; ffytche e Catani, 2005; Mesulam, 1998; 1990 ). Ma sia
gli studi di Wernicke sia quelli di Geschwind, cos come quelli
di tanti altri anatomisti illuminati che vissero fra il 1880 e il
1990, erano ovviamente basati sullo studio macroscopico delle
dissezioni post mor tem del cer vello in for malina o su studi
animali.Questo ha rappresentato un g rande svantaggio per la
comprensione delle basi anatomiche di funzioni cognitive su-
periori. Come vedremo nel prossimo paragrafo lintroduzione
della trattograa ha permesso negli ultimi 10 anni di continua-
re il programma di ricerca iniziato da Wernicke e continuato da
Geschwind nel XXI secolo.
Visualizzazione in vivo delle bre
della sostanza bianca
Fino a pochi anni fa lo studio delle vie della sostanza bianca
era limitato alluso di tecniche basate su coloranti istologici,
per esempio di bre degenerate (ne un esempio il metodo
di Marchi) e di traccianti assonali in cervelli animali ( Cicca-
relli et al, 2003 ). Lavvento della trattograa mediante il
tensore di dif fusione ( Diffusion Tensor Imaging , DTI) con-
sente di ricostr uire il percorso e misurare in vi vo la micro-
struttura delle vie cerebrali ( Basser et al, 1994 ). Il DTI una
tecnica di risonanza magnetica relati vamente nuova che ci
fornisce informazioni sul moto bro wniano dellacqua nelle
bre della sostanza bianca. Nei tessuti cerebrali le molecole
dellacqua viaggiano in maniera casuale in tutte le direzioni.
Nella sostanza bianca, dove le bre presentano un andamen-
to regolare e sono raggruppate in fasci e tratti relativamente
paralleli, la dif fusione dellacqua ostacolata dalle mem-
brane assonali e mieliniche. Il DTI d informazioni sulla
capacit di dif fusione dellacqua e quindi, indirettamente,
sullorientamento delle vie cerebrali, consentendo di visua-
lizzare dei v eri atlanti cerebrali ( Thiebaut de Schotten
et al, 2011 ). Questa nuova tecnica di risonanza di ventata
una delle pi popolari e conosciute tecniche di neuroima-
ging, sia nella clinica sia nella ricerca, essendo lo ggetto di
pi di un migliaio di pubb licazioni nellultimo decennio
( Assaf e Pasternak, 2008 ). Fra le molteplici misure proposte,
l anisotropia frazionale (FA) ritenuta un indice di integrit
assonale. La FA ridotta in numerose patologie neurologi-
che e psichiatriche; inoltre, possibile creare delle mappe
colorate dove a o gni colore cor risponde la direzione delle
bre e dei tratti cerebrali ( g. 2.28 ) .
La trattograa permette cos di individuare mediante delle
dissezioni virtuali nel cervello vivente i tratti e i fascicoli
descritti con tanta precisione gi pi di cento anni f a, con la
differenza che non bisogna aspettare di f are una biopsia post
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82
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
mortem. Inoltre, permette di vericare la diversa organizza-
zione anatomica (pi o meno simmetrica) di questi f asci di
bre nelluno o nellaltro emisfero e fare delle considerazioni
non in vasive sulla dominanza cerebrale riguardo alle
funzioni cognitive e alle possibilit di rimedio dopo un danno
cerebrale focale o dif fuso. La gura 2.29 mostra un esempio
di dissezioni vir tuali mediante tratto graa dei maggiori net-
work che sottendono le funzioni cognitive nelluomo.
DTI e funzioni cognitivo-comportamentali
Lorganizzazione cerebrale sembra costituita da circuiti a lar ga
scala che funzionano in parallelo e che possono essere atti vati
simultaneamente, contrariamente alle v ecchie concezioni di
neurosiologia. Inoltre, in sintonia con Mesulam (2008; 1998;
1990) , lesperienza passata e le conoscenze acquisite condizio-
nano le informazioni in entrata, pi di quanto si potesse pensare
una volta. Questa complessa organizzazione sinaptica e assona-
le per mette la distribuzione di funzioni cerebrali e co gnitive
diverse secondo caratteristiche legate a fattori ereditari, ambien-
tali ed esperienziali. Questi circuiti neuronali si organizzano
durante larco della vita in complesse attivit mentali e cogniti-
ve, trovando una sede anatomica non necessariamente localiz-
zabile in maniera statica e immutabile quanto piuttosto in modo
plastico, mutevole e dinamico, a seconda delle richieste della
vita e del feedback ricevuto. Nonostante tutto per sembra pi
probabile riconoscere una competenza maggiore da par te del-
lemisfero sinistro per le atti vit linguistiche mentre il lato
destro del cer vello sembra assumere il comando per atti vit
mentali e cognitive legate alla sfera attentiva, emozionale e visi-
vo-spaziale.Tutte queste attivit mentali risiedono nel cer vello.
Le lesioni della sostanza bianca danno origine a modiche so-
stanziali delle abilit cognitivo-comportamentali mediante una
disconnessione funzionale pi o meno dure vole e pi o meno
grave, a seconda della natura della lesione cerebrale e a seconda
della fase della vita in cui avviene la lesione. Le lesioni cere-
brali che interessano la sostanza bianca portano a disfunzioni e
disturbi cognitivi allo stesso modo con cui questi si manifestano
secondariamente a discrete lesioni della sostanza grigia.
L odologia la scienza delle connessioni anatomiche ( Cata-
ni, 2006 ) e, nonostante tutte le conoscenze accumulate nella
letteratura comparata, in denitiva sembra dare un contributo
assai limitato alla conoscenza delle connessioni cerebrali uma-
ne. Queste recenti acquisizioni mediante DTI rappresentano
una sv olta impor tante per la conoscenza della relazione fra
cervello e comportamento o fra sindromi cliniche e lesioni ce-
rebrali sottostanti. La migliore denizione delle caratteristiche
anatomiche del fascicolo arcuato, per esempio, ha contribuito a
Vie del linguaggio Corpo calloso Vie limbiche
Network delle vie visive
occipito-temporali
Connessioni
cerebellari
Network delle vie di connessione
dorsali fronto-parietali
Fig. 2.29 La ricostruzione trattograca delle principali vie di connessione nel cervello umano. La trattograa una tecnica
di neuroimmagine non invasiva che stata sviluppata e utilizzata per ricostruire traiettorie tridimensionali dei fascicoli della sostanza
bianca allinterno del cervello vivente. (Modicata da Catani, 2006 .)
a b
Fig. 2.28 Mappe DTI colorate. Il colore blu indica fasci
di bre che viaggiano in senso verticale (dallalto in basso
o viceversa), il verde i tratti di sostanza bianca che connettono
regioni cerebrali in senso anteroposteriore, mentre il rosso,
inne, mostra le bre che attraversano da un emisfero allaltro
in direzione orizzontale. (Da Basser e Pierpaoli, 1996).
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
revisionare il concetto del collegamento fra area di Wernicke e
area di Broca e fornisce plausibili spiegazioni (di moderna in-
terpretazione) sulle diverse forme di afasia di conduzione e sul
diverso meccanismo di recupero funzionale linguistico dopo
un coinvolgimento delle sue bre in seguito a un danno cere-
brale di di versa entit e natura. La stessa cosa accade per le
nostre conoscenze riguardanti le vie posteriori che collegano le
aree primarie e associative della corteccia visiva e i tratti di
sostanza bianca che contribuiscono a organizzare le competen-
ze prassiche e manipolative o quelle gnosiche e visivo-spaziali;
cos come per la migliore conoscenza delle connessioni tempo-
ro-limbiche e callosali che for nisce ulteriori e inaspettate
spiegazioni sul funzionamento cerebrale riguardo a complesse
attivit quali la memoria, la rievocazione e loblio.
Non da ultimo il contributo della trattograa e del DTI sem-
bra rile vante per comprendere anche modiche e alterazioni
collegabili a evidenti disturbi della sfera psichica e a patolo gie
francamente neuropsichiatriche. I concetti dellodolo gia e del
coinvolgimento della sostanza bianca forniscono giusticazioni
e impor tanti spie gazioni sulla neuropatolo gia dello sviluppo
cerebrale e sulle malattie degenerative legate allinvecchiamen-
to. I disturbi riconducibili a lesioni della sostanza bianca sono
per denizione eterogenei, tuttavia sembrano avere delle precise
caratteristiche cliniche che fanno pensare o al coinvolgimento
di zone focali e comunque pi ristrette dellambito cerebrale,
come lafasia, laprassia, lagnosia, la discalculia, lalessia, op-
pure a un maggiore e meno denito interessamento cerebrale
che coinvolge e interessa molteplici ambiti cerebrali e diffusi
tratti di sostanza bianca e di cor teccia cerebrale, come nel caso
delle amnesie, delle profonde sindromi frontali e nel complesso
ambito delle malattie psichiatriche e delle psicosi.
I complessi circuiti neuronali distribuiti che danno origine
al comportamento umano sono topogracamente suddivisibi-
li in precisi gruppi di bre (o tratti) che presentano una certa
direzione e una denibile connessione fra aree cerebrali di-
verse. A seconda della loro direzione e della loro specica
anatomia queste bre possono formare vie di comunicazione
fra aree corticali adiacenti lungo lo stesso emisfero cerebrale
( bre associative ) oppure da un emisfero allaltro ( bre com-
missurali ) o portare informazioni dalla corteccia in periferia
e viceversa ( bre di proiezione ). Le lesioni cerebrali a carico
delle bre associative comportano scollegamenti e anomalie
cognitive e compor tamentali che compromettono le f acolt
cognitive superiori e le capacit esecutive.
Un coinvolgimento delle strutture sottocorticali o delle -
bre di proiezione compromette il passaggio di informazioni
dallambiente esterno (sico) allambiente inter no (cogniti-
vo) cerebrale e vice versa con signicative menomazioni
sensomotorie e sensoriali. Inne, linteressamento a carico
dei tratti di bre commissurali interrompe la comunicazione
interemisferica e la coordinazione mentale unica e inte grata
del complesso sistema cognitivo cerebrale.
Conclusioni
Il cervello un organo complesso. Dal punto di vista anatomi-
co la complessit cerebrale do vuta allintricata massa di -
bre assonali che connettono diverse aree cerebrali e hanno
permesso lo sviluppo di funzioni complesse. La moderna
odologia ha il v antaggio di poter visualizzare e misurare le
bre cerebrali in vivo ( Catani et al, 2002 ).
Lanalisi dellanisotropia dellacqua stata confer mata
come una metodica afdabile per lo studio delle lesioni cere-
brali assonali diffuse nel trauma cranico, nellepilessia, nella
sclerosi multipla, nelle lesioni su base metabolica, nelle lesio-
ni neoplastiche e perno nelle malattie degenerative e mentali
( Kanaan et al, 2005 ). La diffusione con il tensore di immagini
(DTI) una nuova metodica di risonanza magnetica par tico-
larmente sensibile alle modiche neuropatologiche della so-
stanza bianca e pu fare luce sui meccanismi della disconnet-
tivit funzionale dif fusa alla base delle psicosi, aiutandoci a
capire le postulate modiche delle connessioni cor tico-sotto-
corticali ( McGuire e Frith, 1996 ). Il DTI una metodica post-
processing che ricostruisce la traiettoria delle bre e dei tratti
di sostanza bianca of frendoci loppor tunit di descrivere e
quanticare il grado di danno cerebrale e la variet di discon-
nessione funzionale dal vi vo ( Wang e Welhem, 2008 ). La
correlazione di caratteristiche anatomiche e funzioni cerebra-
li permetter di avanzare le nostre conoscenze sulle basi ana-
tomiche delle malattie neurologiche e psichiatriche.
Comportamenti neocorticali mediati
dalla rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
Linvenzione delloggetto culturale, cio di una rappresenta-
zione concreta e materiale costituente un deposito simbolico
di signicati colletti vamente condi visi, databile intor no a
40.000 anni f a, con la comparsa di gure bidimensionali
(pitture rupestri) e tridimensionali (sculture su osso e a vorio)
di animali (per lo pi di grossa taglia, spesso rafgurati trat-
ti da lance) e di gure umane (soprattutto gure femminili con
forte accentuazione dei seni e dei genitali).
Sin dal suo inizio, e in modo preponderante sino a o ggi,
linvenzione delloggetto culturale for temente dipendente
dalla modalit visuograca nella rappresentazione simbolica
( Donald, 1991 ).
Loggetto culturale , per lo pi, fondato sulluso simbolico di mezzi
graci. Le pi antiche invenzioni visuograche, tuttora ben rappresentate
nelle poche societ la cui cultura quella propria dei cacciatori-racco-
glitori, sono le pitture corporali, le acconciature e gli indumenti elaborati,
le maschere: sono lespressione di un uso essenzialmente mimico delle
capacit grache, fortemente correlato a riferimenti mitico-rituali.
Nella storia dellevoluzione culturale, i primi oggetti culturali,
le citate pitture e sculture, sono il prodotto dellin venzione
visuograca di tipo iconico , dipendente cio dalle regole del-
lorganizzazione del sistema visivo, e costituiscono un veicolo
simbolico della narrazione mitica.
Le grotte con pitture r upestri erano luo ghi cerimoniali, non abitati vi. I
temi ricorrenti della rafgurazione simbolica sono la caccia e la fer tilit.
In tali pitture si rileva che, accanto alla rafgurazione di animali e uomini,
sono spesso presenti punti e linee: secondo alcuni autori ci indicati vo
del fatto che tali pitture erano in realt dei sistemi di scrittura relativi alla
narrazione mitica (cfr. Dehaene, 2007 ).
Dal momento della comparsa di simili oggetti culturali si assi-
ste, nella storia dellevoluzione umana, a unaccelerazione
impressionante della tecnologia.
Nel periodo intercorso tra i 40.000 e i 10.000 anni f a, data di nascita
dellagricoltura, gli archeologi individuano quattro principali tradizioni
culturali (cfr. Tattersall, 2008 ). La prima, detta Aurignaziano , caratte-
rizzata da pitture r upestri, sculture, incisioni (tra cui notazioni), aghi di
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84
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
osso, strumenti musicali; la seconda, detta Gravettiano , comparsa circa
28.000 anni f a, caratterizzata dalla comparsa dellar te ceramica, da
abitazioni complesse, sepolture elaborate, sculture su roccia, statuette di
Venere (gure femminili con caratteri sessuali esagerati); la terza, detta
Solutreano , comparsa circa 22.000 anni f a, caratterizzata da oggetti di
selce nemente lavorati, per probabile uso cerimoniale; la quar ta, detta
Magdaleniano , comparsa circa 18.000 anni fa, caratterizzata da ogget-
ti por tatili (incisioni e sculture su pezzi dosso), costr uzione di arco e
freccia. La ne di questo tipo di cultura coincide con la ne dellera
glaciale in Europa.
Tale accelerazione tecnologica si accentua enor memente con
la comparsa, intorno a 10.000 anni fa, dell agricoltura .
Per la comparsa dellagricoltura in alcune zone del pianeta e non in altre
le differenze ambientali sono state fondamentali, incidendo for temente
sul differente destino dei diversi popoli ( Diamond, 1997 ). La maggiore
estensione dellasse terrestre nella direttrice Est-Ovest rispetto a quella
Nord-Sud, combinata con la costanza delle condizioni climatiche e con
le ridotte barriere di ordine topograco ed ecologico, ha favorito la dif-
fusione continentale di piante, animali e uomini nelle aree costituite
dalla Mezzaluna fer tile (Medio Oriente, circa 8.500 a.C.), in Cina
(7.500 a.C.), e in Centroamerica (3.500 a.C.). Compaiono la coltivazio-
ne e la selezione ar ticiale delle piante (inizialmente f arro, poi grano,
orzo, legumi) e la domesticazione di animali (prima il cane, poi capre e
pecore).
La comparsa dellag ricoltura coe volutiva a un profondo
cambiamento nellorganizzazione sociale, con la pro gressiva
scomparsa, nellarco temporale situato tra 10.000 e 5.000 anni
fa, dellorganizzazione propria dei cacciatori-raccoglitori (cfr.
Diamond, 1997 ). Il prerequisito per questo nuovo tipo di orga-
nizzazione la capacit di produr re cibo per messa dallagri-
coltura.
Nasce, nella zona della Mezzaluna fer tile, una nuova organizzazione so-
ciale: la trib . La trib for mata da poche centinaia di indi vidui, per lo
pi sedentari, residenti in un unico villaggio o in un piccolo g ruppo di
villaggi strettamente collegati.
Sempre nel periodo compreso tra 10.000 e 5.000 anni f a si
assiste allinvenzione di str umenti tecnolo gici che costitui-
scono modelli analogici del tempo (piccoli calendari basati su
osservazioni astronomiche) e dello spazio (conge gni per cal-
coli geometrici), la cui utilit per lo sviluppo dellag ricoltura
ovvia: sono strumenti che segnalano, dal punto di vista co-
gnitivo, la comparsa della capacit di comparare in modo
analitico, non meramente metaforico, le osser vazioni relative
ai fenomeni naturali.
Intorno a 5.000 anni f a si assiste a un signicativo mi-
glioramento della tecnologia (irrigazione dei campi; naviga-
zione a v ela; miniere di rame; for ni ad alta temperatura),
coevolutiva a unulteriore complessicazione dellorganiz-
zazione sociale, la cui composizione consta ora di migliaia di
individui.
Il miglioramento nella domesticazione di specie animali e vegetali condu-
ce a un sur plus alimentare, che f avorisce limmagazzinamento e il com-
mercio. Lorganizzazione sociale detta chefferies nasce intor no al 5.500
a.C. nella Mezzaluna fertile (cfr. Diamond, 1997 ). Composta da migliaia
sino a decine di migliaia di individui, dotata di un capo, formalmente
riconosciuto, la cui carica ereditabile, e che ha la funzione di gestire i
processi decisionali nella societ complessa (gestione della conittualit
tra persone non imparentate; gestione delleccedenza di cibo; gestione
della costr uzione delle opere pubb liche). La nar razione mitica di venta
credenza religiosa, che rinforza lautorit del capo e che costituisce un
riferimento di senso collettivamente condiviso (cfr. Jaynes, 1976 ). Il rife-
rimento concreto di tale nar razione condivisa la costruzione dei luoghi
di culto pubblici. Le eccedenze di cibo favoriscono la nascita di speciali-
sti (burocrati, artigiani) non dediti alla produzione di cibo.
Si rileva la signicativa coevoluzione tra la nascita di societ
complesse maggior mente ar ticolate rispetto alle chef feries e
la matura espressione dei primi sistemi di scrittura .
Intorno al 3.700 a.C. si assiste alla nascita, in Mesopotamia, dellor ganiz-
zazione sociale detta stato (cfr. Diamond, 1997 ), composta da pi di 50.000
sino a milioni di individui. Lorganizzazione sociale consta di un controllo
centrale capillare, con redistribuzione economica sotto for ma di tasse e
tributi, notevole specializzazione delle funzioni sociali, aumento della bu-
rocrazia. Compaiono le leggi scritte, il sistema giudiziario e la polizia.
Linvenzione della scrittura attiene, inizialmente, allespres-
sione visuograca della rappresentazione simbolica secondo
modalit ideograche (cfr. Dehaene, 2007; Donald, 1991 ),
quali quelle rilevabili nella scrittura cuneiforme, nei gerogli-
ci egizi, negli ideogrammi cinesi. In tali sistemi di scrittura si
rileva la combinazione tra se gni di tipo pitto graco-iconico
(di regola prevalenti nella fase iniziale dellevoluzione di tali
scritture) e segni di tipo fonetico e grammaticale (di regola
prevalenti nelle fasi nali dellevoluzione di tali scritture).
Come noto, la scrittura origin dalle necessit connesse alle notazioni
nelle transazioni commerciali, per cui i se gni indicanti cifre furono tra i
primi veri simboli visivi, essendo arbitrari e senza alcun rappor to di tipo
percettivo con ci che rappresenta vano. A sottolineare loriginaria indi-
pendenza tra il linguaggio e la scrittura il dato relativo al fatto che tra le
diverse migliaia di lingue parlate dalluomo nel corso delle voluzione
culturale, meno di 1 su 10 si e voluta in for ma scritta, e che tra queste
ultime solo un centinaio ha lasciato un corpus letterario di un certo rilievo
(cfr. Donald, 1991 ).
Nella scrittura la modalit visuograca di tipo fonologico , in
cui il segno visivo direttamente connesso al suono del lin-
guaggio verbale, compare in modo maturo intor no al 1.000
a.C., con linvenzione dell alfabeto fonetico a opera dei Feni-
ci prima e, soprattutto, dei Greci poi. Con tale invenzione fu
ridotto enormemente il carico della memoria necessaria per
linterpretazione del tipo di scrittura sostenuta pre valente-
mente da modalit ideo grache, e ci f acilit lapprendi-
mento della scrittura alf abetica, con conse guente aumento
della sua diffusione e della produzione di testi scritti.
In Grecia, culla dellalf abeto fonetico, nasce, intor no al
700 a.C., la mente teoretica , in quanto la capacit di riettere
sulle proprie rappresentazioni , gi implicitamente espressa
con la costr uzione dei modelli analo gici del tempo e dello
spazio, si esprime concretamente con il prendere nota scritta
del commento orale su deter minati temi, strumento che con-
sente il confronto sistematico tra le idee proprio del pensiero
losoco . Analogo signicato attribuibile, in ambito stretta-
mente religioso, alla comparsa del Cristianesimo, che segnala
lemancipazione dal riferimento a re gole esternamente codi-
cate, proprie dell Antico Testamento , e il tentati vo di co-
struire un riferimento inter no al soggetto (cfr. Jaynes, 1976 ).
Con lesplosione della conoscenza sostenuta da questo nuovo
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
approccio mentale compare, 2.500 anni f a, la pedagogia ne-
cessaria per lapprendimento dei codici simbolici. Nella sto-
ria della pedagogia rilevabile il cambiamento dello stile co-
gnitivo coevolutivo alla storia culturale del genere umano, il
cui vettore attiene a un progressivo spostamento da una con-
notazione orale-retorica a una scritto-logica ( Donald, 1991 ).
Inizialmente lapprendimento era relativo alla retorica , cio allinsieme
di regole e pratiche utili per ar ticolare in modo persuasi vo ed efcace il
discorso: la concreta espressione della pro gressiva emancipazione del
discorso dallorganizzazione fortemente metaforica propria della nar ra-
zione mitica. Lattenzione alle re gole del discorso fonder la nascita,
prima in seno alla retorica e poi in modo pro gressivamente sempre pi
autonomo, della grammatica (il cui tema il cor retto uso della lingua, e
il cui apice pedagogico situato intorno allVIII secolo d.C.) e della logi-
ca (il cui tema sono le leggi relative alla validit di unargomentazione, e
il cui apice pedagogico situato intorno al XIII secolo d.C.).
Lattenzione alla lo gica prepara lemancipazione, intor no al
Seicento, della scienza dalla losoa, preceduta dalla distinzio-
ne cartesiana tra il mondo relati vo alla res extensa e il mondo
relativo alle di res cogitans . Con il cogito ergo sum cartesia-
no inaugurata la nascita dellautocoscienza di tipo moder no
( Jaynes, 1976 ), coevolutiva alla comparsa dellor ganizzazione
socioculturale delle nazioni. Laccelerazione alla demitizzazio-
ne del pensiero narrativo indotta dalla maturazione del pensiero
scientico, pienamente evidente nellIlluminismo, apre la stra-
da alla spettacolare produzione tecnologica relativa alla gestio-
ne della produzione e utilizzazione dellener gia propria delle
macchine dellera industriale e, ora, nellera postindustriale,
delle macchine che gestiscono la produzione e lutilizzazione
dellinformazione coe volutiva ai processi di globalizzazione
socioculturale.
Motivazioni neocorticali sostenute
dalla rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
In sintesi, il comportamento proprio della mente teoretica at-
tiene allesteriorizzazione, tramite manuf atti, della simboliz-
zazione, primariamente linguistica, del pensiero nar rativo,
esteriorizzazione che consente unenor me amplicazione
della ricombinazione dei simboli in nuove modalit. Secondo
questottica, la tendenza innata allazione propria di questo
livello strutturale del sistema ner voso centrale deve attenere
alla capacit di ricombinare le r appresentazioni dei modelli
astratti della realt propri della rappresentazione linguistica,
secondo un denito insieme di regole.
La stretta correlazione, evidente nella storia dellumanit,
tra esteriorizzazione dellattivit simbolica, innovazione tec-
nologica e complessit sociale, induce a considerare la scrit-
tura come campo fenomenico pri vilegiato per indi viduare i
processi costituti vi della moti vazione propria della mente
teoretica ( Jaynes, 1976 ). In bre ve, la scrittura non attiene
semplicemente allespressione visuograca del pensiero nar-
rativo, ma compor ta, soprattutto e necessariamente, l ordi-
namento del pensiero narrativo. Tale ordinamento sia causa
sia effetto delle regole sintattiche proprie del linguaggio ver-
bale, regole che, nella scrittura, di ventano gli elementi sia
deniscono lassociabilit, o meno, tra i concetti secondo
categorie di inclusivit/esclusivit, di subordinazione, di di-
pendenza reciproca di v ario tipo. In altre parole, le regole
sintattiche del linguaggio verbale diventano i principi logici
dellordinamento del mondo concettuale nella scrittura . Se,
poi, consideriamo la matrice intrinsecamente sociale della
simbolizzazione linguistica, sia scritta sia orale, allora il rife-
rimento alle regole logiche come elementi di ordinamento
del pensiero narrativo un riferimento per sua natura collet-
tivamente condiviso.
Tramite questo comune riferimento sulle regole di articola-
zione delle reti concettuali e sui signicati, relativi a s e al
mondo, che da tali reti emergono, il riconoscimento interindi-
viduale veicolato dalla condi visione delloggetto culturale si
emancipa ulteriormente dalla necessit della condivisione
dellazione, come testimoniato dal progressivo aumento della
composizione numerica e della complessit strutturale dellor-
ganizzazione sociale nel corso della storia culturale del genere
umano. Un simile processo moti vazionale, fondato sulla con-
divisione dei principi che sottendono la costruzione del signi-
cato, pu essere denito afliazione culturale .
Rappresentazione
neocorticale sostenuta
dalla rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
La ricombinazione simbolica che anima questo li vello rap-
presentativo deve attenere alla ricombinazione, secondo rego-
le sintattico-logiche, degli elementi rappresentativi propri del
linguaggio, costituiti dallidentit corporea, sul versante rela-
tivo allorganismo, e dallorganizzazione sociale, sul versante
relativo allambiente. Si costruiscono in tal modo delle reti di
connessione tra gli elementi concettuali (identit corporea e
organizzazione sociale) specici dei diversi contesti esperen-
ziali caratteristici di una societ complessa. Tali reti sostengo-
no linef fabile rappresentazione dell identit per sonale , sul
versante relati vo allor ganismo, inestricabilmente associata
allaltrettanto inef fabile rappresentazione dei signicati , sul
versante relativo al mondo. In tal modo la rappresentazione
propria di tale livello assurge al massimo grado dellastrazio-
ne rappresentativa.
Ancor pi del mondo concettuale, il mondo dei signicati
cos inteso, essendo il mondo che emerge dai nessi, di natura
logico-sintattica, tra i concetti, ubiquitariamente distribui-
to nelle reti di connessione tra le diverse aree del sistema
nervoso centrale.
Funzione neocorticale sostenuta
dalla rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
Secondo la categorizzazione classica della psicologia, la fun-
zione mentale propria di tale li vello str utturale l autoco-
scienza . lautocoscienza, infatti, quel tipo di funzione men-
tale a cui inscindibilmente connesso il processo della
percezione e costruzione di quel senso ineffabile di unitariet
e continuit di s, nella v ariabilit spaziotemporale del pro-
prio cor po e delle proprie azioni nel mondo, che deniamo
identit personale . Il prodotto specico dellautocoscienza
il dialogo interno , in cui agita la relazione fra lastratta iden-
tit personale e laltrettanto astratto mondo dei signicati.
Afferma Jaynes: la coscienza [...] unoperazione [...] (che consente)
la costruzione di uno spazio, con un [...] io che in g rado [...] di
muoversi metaforicamente in esso. La coscienza opera su o gni forma
di reattivit, seleziona da un tutto aspetti per tinenti che nor malizza e
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86
2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
concilia tra loro in uno spazio metaforico in cui tali signicati possono
essere manipolati come cose nello spazio. La mente cosciente un
analogo spaziale del mondo e gli altri mentali sono analoghi di altri
corporei ( Jaynes, 1976 , trad. it. pp 90-91). Come gi riferito, la plau-
sibilit scientica del concreto radicamento del mondo dei signicati
nella corporeit, in par ticolare di un cor po-in-(rel)azione-con-il-mon-
do, oggi ampiamente validata dalle ricerche che testimoniano latti-
vazione dei neuroni specchio nella produzione e nellascolto dei di-
scorsi (cfr. Iacoboni, 2008 ).
Poich, inoltre, le re gole sintattiche e volvono nel tempo so-
cioculturale, cos evolve nel tempo loperativit propria della
coscienza soggettiva.
Secondo Jaynes (1976) la comparsa dei primordi dellautocoscienza
databile intor no al 1.000 a.C., in Medio Oriente. L Autore indi vidua
nell Odissea gli elementi narrativi indicativi della comparsa di una rap-
presentazione cosciente di s: gli eroi sono gli ar teci delle proprie
azioni; compare la menzogna e linganno; il tempo ar ticolato in pas-
sato, presente e futuro; vi un aumento signicativo dei termini astratti.
Secondo Jaynes anche nelle produzioni dell Antico Testamento si rileva,
dai libri pi antichi ( Amos ) a quelli pi recenti ( Ecclesiaste ), la pro-
gressiva comparsa della soggettivit propria dellautocoscienza.
Se loperazione specica dellautocoscienza si fonda sulle
regole combinatorie tra i concetti, allora il suo prodotto
specica, con i ter mini utilizzati da Donald , la teoria (la
quale) seziona, analizza, stabilisce leggi, formule, principi e
tassonomie, e determina procedure per la verica e lanalisi
delle informazioni (1991, trad. it. p 322). Tale processo
del tutto coincidente con la seconda modalit di pensiero,
denita paradigmatica , essendo la prima quella nar rativa,
individuata da Bruner (1990; 1986) , un pensiero che si ali-
menta dei processi di demitizzazione del pensiero nar rativo
( Donald, 1991; Jaynes, 1976 ).
Memoria del cervello
neocorticale sostenuta
dalla rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
Come afferma Donald (1991) , la memoria della mente teo-
retica una memoria extr abiologica , cio una memoria
esterna allindividuo, concretamente costituita dai prodotti
culturali. La memoria esterna comprende qualsiasi manu-
fatto che funge da elemento di immagazzinamento e di
richiamo simbolico. Il deposito della memoria ester na per-
mette laffrancamento dai limiti propri della memoria biolo-
gica, ma al tempo stesso richiede lacquisizione delle moda-
lit interpretative dei codici simbolici. Listruzione formale
stata linvenzione socioculturale necessaria per lacquisi-
zione di un simile apprendimento inter pretativo. Un simile
apprendimento deve associarsi a unelevata capacit di imi-
tazione simbolica, necessaria per laccesso alla memoria
extrabiologica.
La stretta associazione tra ricombinazione simbolica, pro-
dotti culturali, apprendimento simbolico ci che fonda le
caratteristiche uniche della cultura umana rispetto alle for me
culturali del comportamento presenti in altre specie animali:
l evoluzione culturale cumulativa , cio laccumulo lineare e
progressivo delle innovazioni culturali nel tempo ( effetto a
dente darresto ; Tomasello, 2008 ). un processo di questo
tipo che denisce la dinamica lamarckiana trasmissione
(nelle nuove generazioni) dei caratteri acquisiti (dalla gene-
razione dei genitori) propria delle voluzione culturale,
dinamica alla base dellimpressionante v elocit di tale evo-
luzione ( Gould, 1996 ).
Mente teoretica
La mente teoretica abitata dai signicati , che veicolano le
regole relati ve alla relazione tra le reti di connessione fra i
concetti. La caratteristica formale di tale relazione la conti-
nuit , data lubiquitariet e la per vasivit dei simboli con cui
luomo concretamente dissemina il mondo in cui vive.
La mente teoretica non solo regolata dal signicato , il
cui locus costr uttivo ester no allindividuo essendo fr utto
dei processi di negoziazione sociale, ma pu autoregolare il
signicato stesso, in quanto lesteriorizzazione di esso ne-
gli oggetti culturali consente al soggetto di effettuare la re-
visione sintattico-lo gica del signicato stesso. La mente
teoretica, a differenza degli altri livelli dellorganizzazione
mentale, pu quindi regolare s stessa. Tale autoregolazio-
ne, il cui v eicolo primario il dialo go inter no, ci che
caratterizza in senso pieno la libert delluomo, una libert
che si costituisce grazie ai vincoli, inestricabilmente e irri-
ducibilmente biopsicosociali, allinterno dei quali si radica
e da cui emerge. In questo processo, che fonda la dimensio-
ne autenticamente creativa, nel bene e nel male, della nostra
specie, la natura costitutivamente socioculturale del signi-
cato comporta che la stabilizzazione di nuovi signicati
emergenti dalla libert individuale sar frutto di unimplici-
ta dinamica di contrattazione sociale sul signicato stesso.
Come afferma Putnam, i signicati non sono nella testa
( Putnam, 1975 ), ma quella testa pu revisionarli e proporne
di nuovi alla comunit culturale.
Grazie a tali propriet, leffetto di regolazione della mente
teoretica sulla mente mitica attiene, in ultima analisi, alla co-
stante revisione critica sul senso delle dinamiche sociali, e sul
correlato rapporto tra s e il mondo, e a ci si associa, proprio
grazie agli elevati livelli di astrazione connaturati ai processi
della mente teoretica, la possibilit di sperimentare al massi-
mo grado la dimensione della pariteticit (di natura) tra le
persone al di l delle differenze (fenomeniche) tra esse.
Gli studi di neuroimaging relativi al fenomeno dellempatia (cfr. Iacobo-
ni, 2008 ) segnalano con chiarezza quanto tale fenomeno sia direttamente
connesso con la percezione della similarit tra s e laltro (da elementi
sici a elementi culturali) e con la viva sperimentazione di relazioni coo-
perative e/o cariche di legami affettivi. Ci signica che il tipo di cultura
e di organizzazione sociale in cui viviamo e che contribuiamo a produrre
ha un ruolo signicativo, seppure non esclusivo, nel favorire, o meno, la
percezione di similarit tra noi e gli altri.
La stretta coe voluzione tra capacit co gnitive complesse,
produzione tecnologica, organizzazione socioculturale com-
porta che la denizione delle caratteristiche proprie dello
stile della mente teoretica sia, in s, un processo aper to, nel
bene e nel male, e non predicibile ( Donald, 1991 ). Come
afferma Morin la mente si forma ed emerge cerebro-cultu-
ralmente, in e attraverso il linguaggio che necessariamente
sociale, e, per il tramite della mente, la cultura di una societ
si imprime letteralmente nel cervello. In altre parole inscrive
in esso le sue strade, i suoi percorsi, i suoi incroci [...] pos-
siamo dire: la cultur a nella mente c he nella cultur a
( Morin, 1986 , trad. it. p 261).
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2 LORGANIZZAZIONE GERARCHICO-STRUTTURALE DEL SISTEMA NERVOSO CENTRALE
Anatomia siologica e disturbi
neuropsichiatrici da alterazioni
della rete di interconnessione
fronto-cortico-sottocorticale
Le lesioni delle bre associative cortico-corticali impediscono
la comunicazione tra aree cor ticali che mediano dif ferenti
funzioni cognitive, mentre le lesioni delle proiezioni sottocor-
ticali compromettono il ruolo delle strutture sottocorticali nel
controllo di queste funzioni. Come stato prima detto, di verse
sindromi da disconnessione a carico di funzioni sensorimo-
torie e cognitive si vericano in seguito a lesioni della cortec-
cia cerebrale, delle strutture sottocorticali e dei tratti della so-
stanza bianca che colle gano nodi str utturali di speciche
reti neurali. La natura di queste manifestazioni e la loro visua-
lizzazione mediante le moder ne tecniche di neuroimmagine
dipendono dalla localizzazione della patolo gia e dalla com-
plessit delle reti neurali coinvolte. Le lesioni cerebrali circo-
scritte determinano isolati decit neurologici e neuropsichia-
trici legati ad alterazioni focali dei tratti della sostanza bianca
laddove per patologie che coinvolgono diffusi e multipli domi-
ni neurali (quali molte patologie neuropsichiatriche e la mag-
gior parte di quelle psichiatriche) molto pi difcile denire
le strutture e le reti di interconnessione coinvolte. verosimi-
le che tale difcolt sia dipendente da due di versi ordini di
motivi: il primo attiene ai dati di conoscenza di tali str utture,
dato che, come descritto nella par te sullanatomia della so-
stanza bianca, lintroduzione di tecniche adeguate di indagine
assai recente; il secondo motivo attiene alla propriet funzio-
nale di tale sistema, sostanzialmente relativa, come gi soste-
nuto da Lurija e Vygotskij, ai processi di sincronizzazione
dellattivit di aree cerebrali distinte anatomofunzionalmente,
per cui, come pionieristicamente sostenuto da Jackson e mo-
dernamente riaffermato da Goldberg (2001) , se per le strutture
appartenenti ai li velli gerarchici inferiori del sistema, loge-
neticamente antiche, una modellizzazione modulare di tali si-
stemi ade guata per comprender ne il funzionamento, per le
strutture appartenenti ai livelli gerarchici superiori, logeneti-
camente recenti, una modellizzazione di tipo distribuito , so-
stenuta dalle reti di interconnessione della sostanza bianca,
maggiormente adeguata per comprenderne il funzionamento.
Con riferimento alla funzione del sistema di interconnessione,
ipotizzabile che quanto pi il processo di sincronizzazione
riguarda attivit connesse correlate a funzioni di elevato livel-
lo cognitivo quali quelle proprie delle aree neocor ticali
tanto pi la desincronizzazione dipendente da lesioni del si-
stema dovrebbe dar luogo ad alterazioni dei li velli pi elevati
della coscienza, come sostenuto da Jackson ed Ey (vedi Capi-
tolo 3 ). Tali alterazioni dellautocoscienza possono accompa-
gnare, in modo pi o meno rile vante, i disturbi neuropsichia-
trici e accompagnano, in modo ancora pi rilevante, i classici
disturbi psichiatrici. Se tale impostazione cor retta, allora la
ricerca neurobiologica dovrebbe in futuro rile vare una pro-
gressiva signicativit del r uolo attribuibile alle reti di inter -
connessione intrasistemica, in par ticolare fronto-cor ticale,
nella cui for mazione inter vengono massicciamente f attori di
natura psicosociale, nellambito delleziopato genesi dei di-
sturbi mentali di classica pertinenza psichiatrica.
Tab. 2.5 L evoluzione della mente
Livelli
strutturali
Motivazioni Comportamento Relazione Funzione Categorizzazione Memoria Mente/
Coscienza
Cervello
neocorticale
Rete di
interconnessione
fronto-cortico-
sottocorticale
Afliazione
culturale
Invenzione
Oggetto
culturale
Relazione
con la
cultura
Coscienza Signicato Teoretica Teoretica/
Autocoscienza
Cervello
neocorticale
Corteccia
prefrontale
dorsolaterale
Afliazione
sociale
Costruzione
di oggetti
Relazione
con la
societ
Linguaggio Concetto Narrativa Mitica/Coscienza
secondaria
Cervello
neocorticale
Corteccia
prefrontale
orbitaria
e mediale
Afliazione
gruppale
Coalizione
Paci cazione
Cooperazione
Relazione
con il
gruppo
Emozione
complessa
Gruppo Eventi Mimica/Coscienza
estesa
Cervello
limbico
Richiesta
di cura
Of ferta
di cura
De nizione
del rango
Attaccamento
Accudimento
Agonismo
Rapporto
episodico
con il
consimile
Emozione
semplice
Consimile Episodica Episodica/
Coscienza
nucleare
Cervello
rettiliano
Alimentazione
Ripr oduzione
Predazione
Esplorazione
T erritorialit
Interazione
ciclica con
gli oggetti
Percezione Oggetto Procedurale Rettiliana/----
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2 PARTE I INTRODUZIONE ALLE NEUROSCIENZE CLINICHE DEL COMPORTAMENTO
CONCLUSIONE
Nella tabella 2.5 sono riportati schematicamente gli elementi
essenziali dellevoluzione della mente, e tale schematizzazio-
ne ci consente di ef fettuare alcune considerazioni qualitati ve
sullarticolazione della mente umana.
In primo luogo, la prospettiva evoluzionista permette di ap-
prezzare quanto, in sintonia con qualsiasi altro sistema biologico,
la mente umana sia un ibrido ( Donald, 1991 ), essendo costitu-
tivamente composta, in ar monia con il pensiero di MacLean
(1973) , da unit strutturali-funzionali distinte, seppure intercon-
nesse. Nellambito dei diversi tipi di mente che compongono la
mente umana, possibile rile vare due ambiti qualitati vamente
differenti. Un primo ambito deputato, per usare le parole di
Vygotskij (1934) , alla regolazione diretta e concreta della re-
lazione con il mondo: vi appar tengono la mente rettiliana
(gestione dellinterazione con gli o ggetti), la mente limbica o
episodica (gestione dei rapporti interindividuali diadici), la men-
te mimica (gestione della relazione con il gruppo di appartenen-
za). Un secondo ambito deputato, usando sempre le parole di
Vygotskij, alla regolazione indiretta e astratta con il mondo:
vi appartengono la mente mitica (gestione della relazione con il
mondo concettuale) e la mente teoretica (gestione della relazione
con il mondo dei signicati).
In secondo luogo, ciascuna mente emerge grazie alla relazio-
ne con lambiente, relazione sostenuta da speciche tendenze
innate allazione , per cui la mente unentit geneticamente
determinata, al pari di qualsiasi altra funzione vitale. Contempo-
raneamente, la relazione da cui emerge la mente una relazione
con lambiente, per cui la mente unentit ambientalmente
determinata, al pari di qualsiasi altra funzione vitale. Allinterno
di questa cornice generale sulle matrici indissolubilmente gene-
tiche e ambientali della mente, per possibile denire un
gradiente di signicativit delle une e delle altre nel determinare
la costruzione delle singole unit mentali.
La signicativit della costante interazione con lambiente per il manteni-
mento dellattivit mentale magistralmente testimoniata dalle note ricer-
che relative alla depri vazione sensoriale. In tali ricerche si rile va la de-
strutturazione dellatti vit mentale (stato confusionale-allucinatorio)
secondo un andamento lineare, seppure variabile entro certi limiti da sog-
getto a so ggetto, con il tempo della depri vazione (cfr . Wright et al,
1970 ).
Come noto, la mente teoretica e la mente mitica non si co-
struiscono in assenza di unambiente di sviluppo linguistico-
culturale con cui relazionarsi entro un inter vallo temporale
critico, come testimoniano le eccezionali osser vazioni sui
bambini-lupo ( Itard, 1979 ): la mente simbolica di li vello
elevato necessita quindi di un denito ambiente per costituir-
si. ipotizzabile che il gradiente di signicativit della com-
ponente genetica sia maggior mente signicativo, invece, per
la costruzione della mente rettiliana, di quella episodica e di
quella mimica. A margine di tali considerazioni, da sottoli-
neare che proprio la simbolizzazione a determinare il fossa-
to cognitivo che ci separa dagli altri primati, tanto da aver in-
dotto Deacon (1997) a denominare specie simbolica la nostra
specie: la nostra umanit , quindi, for temente connessa al
mondo socioculturale in cui vi viamo e che contribuiamo a
creare.
In terzo luogo, poich ciascun tipo di mente cor relato a
denite tendenze innate allazione, frutto del processo seletti-
vo relati vo alle voluzione della nostra specie, tali tendenze
innate allazione costituiscono, per ciascun indi viduo della
nostra specie, le predisposizioni allazione con cui nasciamo,
e che daranno luo go, grazie alla relazione con il mondo da
esse sostenuta nel corso dello sviluppo indi viduale, alla co-
struzione della mente individuale.
quindi nellambito dellanalisi dello sviluppo indi vidua-
le, oggetto del Capitolo 3 , che possibile rile vare la costr u-
zione dellunitariet dellibrido che costituisce la mente
umana.
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