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In attesa di pubblicarne altri, vi rendo partecipi - prendendo a mero pretesto l'incombenza elettorale (ché, a ben vedere, anche "ex-legere" è atto di consapevolezza ed intelligenza, consistente nella "essenziale" cernita tra essenziale ed inessenziale, tra ciò che è vivo, vitale e ciò che non lo è) - di questa riflessione di Bacchin del 1990 sul tema dell'Europa.
Lo faccio anche se, a rigore, non "me lo chiede l'Europa"... (chissà cosa avrebbe pensato il nostro teoreta puro di questa trita espressione "eternonoma").
La metafisica, come ulteriorità e libertà che è la stessa coscienza rispetto al mondo e ai suoi fatti, la metafisica cioè come intenzione di verità è, "in verità", sempre sovranamente rivoluzionaria.
Molto questo testo potrebbe dire anche a proposito delle cosiddette "radici europee"... problema e relativo dibattito molto potente culturalmente (nel senso inteso da Bacchin), come si ricorderà, ma metafisicamente presuppositivo ed astratto, dunque impotente.
Parafrasando l'Autore, potremmo concludere che all'essenza (metafisica) dell'uomo, per cui egli "è" sapendosi, non basta mai nessuna forma di "liberazione" (che è pur sempre una modalità dell'opposizione) e quindi anche nessun “liberatore”, perché egli aspira attraverso la liberazione a quella libertà che egli essenzialmente "già" è, a quella libertà inopposta ed inopponibile che gli appartiene solo nella misura in cui, piuttosto, egli appartiene inseparabilmente e radicalmente ad essa.
In attesa di pubblicarne altri, vi rendo partecipi - prendendo a mero pretesto l'incombenza elettorale (ché, a ben vedere, anche "ex-legere" è atto di consapevolezza ed intelligenza, consistente nella "essenziale" cernita tra essenziale ed inessenziale, tra ciò che è vivo, vitale e ciò che non lo è) - di questa riflessione di Bacchin del 1990 sul tema dell'Europa.
Lo faccio anche se, a rigore, non "me lo chiede l'Europa"... (chissà cosa avrebbe pensato il nostro teoreta puro di questa trita espressione "eternonoma").
La metafisica, come ulteriorità e libertà che è la stessa coscienza rispetto al mondo e ai suoi fatti, la metafisica cioè come intenzione di verità è, "in verità", sempre sovranamente rivoluzionaria.
Molto questo testo potrebbe dire anche a proposito delle cosiddette "radici europee"... problema e relativo dibattito molto potente culturalmente (nel senso inteso da Bacchin), come si ricorderà, ma metafisicamente presuppositivo ed astratto, dunque impotente.
Parafrasando l'Autore, potremmo concludere che all'essenza (metafisica) dell'uomo, per cui egli "è" sapendosi, non basta mai nessuna forma di "liberazione" (che è pur sempre una modalità dell'opposizione) e quindi anche nessun “liberatore”, perché egli aspira attraverso la liberazione a quella libertà che egli essenzialmente "già" è, a quella libertà inopposta ed inopponibile che gli appartiene solo nella misura in cui, piuttosto, egli appartiene inseparabilmente e radicalmente ad essa.
In attesa di pubblicarne altri, vi rendo partecipi - prendendo a mero pretesto l'incombenza elettorale (ché, a ben vedere, anche "ex-legere" è atto di consapevolezza ed intelligenza, consistente nella "essenziale" cernita tra essenziale ed inessenziale, tra ciò che è vivo, vitale e ciò che non lo è) - di questa riflessione di Bacchin del 1990 sul tema dell'Europa.
Lo faccio anche se, a rigore, non "me lo chiede l'Europa"... (chissà cosa avrebbe pensato il nostro teoreta puro di questa trita espressione "eternonoma").
La metafisica, come ulteriorità e libertà che è la stessa coscienza rispetto al mondo e ai suoi fatti, la metafisica cioè come intenzione di verità è, "in verità", sempre sovranamente rivoluzionaria.
Molto questo testo potrebbe dire anche a proposito delle cosiddette "radici europee"... problema e relativo dibattito molto potente culturalmente (nel senso inteso da Bacchin), come si ricorderà, ma metafisicamente presuppositivo ed astratto, dunque impotente.
Parafrasando l'Autore, potremmo concludere che all'essenza (metafisica) dell'uomo, per cui egli "è" sapendosi, non basta mai nessuna forma di "liberazione" (che è pur sempre una modalità dell'opposizione) e quindi anche nessun “liberatore”, perché egli aspira attraverso la liberazione a quella libertà che egli essenzialmente "già" è, a quella libertà inopposta ed inopponibile che gli appartiene solo nella misura in cui, piuttosto, egli appartiene inseparabilmente e radicalmente ad essa.