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26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.

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N. 05569/2014 REG.PROV.COLL.
N. 11166/2013 REG.RIC.
R E P U B B L I C A I T A L I A N A
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio
(Sezione Prima)
ha pronunciato la presente
SENTENZA
Nel giudizio introdotto con il ricorso 11166/13, proposto da
Renzo Dell'Anno, rappresentato e difeso dagli avv. ti Morbidelli e
Righi, con domicilio eletto in Roma, viale Maresciallo Pilsudski
118, presso lo studio dellavv. F. Paoletti;
contro
lAmministrazione della giustizia, in persona del ministro pro
tempore,
il Consiglio Superiore della Magistratura, in persona del
vicepresidente pro tempore,
la Presidenza del consiglio dei ministri, in persona del presidente
pro tempore,
il Procuratore generale pro tempore della Repubblica presso la Corte
dappello di Firenze,
il Consiglio giudiziario presso la Corte d'appello di Firenze, in
persona del legale rappresentante pro tempore, rappresentati e difesi
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dall'Avvocatura generale dello Stato, domiciliataria ex lege;
nei confronti di
Giuseppe Grieco, non costituito in giudizio;
per l'ottemperanza
della sentenza T.A.R. Lazio Roma, I, 26 marzo 2013, n. 3081,
appellata;
nonch per la declaratoria dinefficacia, ex art. 114, comma 4,
lettera c),
1) della deliberazione del Consiglio superiore della magistratura,
assunta nella seduta del 24 ottobre 2013, con la quale Renzo
Dell'Anno non stato confermato per un ulteriore quadriennio
nell'ufficio di procuratore della Repubblica presso il Tribunale di
Pistoia;
2) del provvedimento 30 ottobre 2013 con cui, in conseguenza della
deliberazione 24 ottobre 2013, ex art. 109 del r.d. 12/41, stata
affidata al sostituto procuratore Giuseppe Grieco la reggenza della
Procura della Repubblica di Pistoia;
3) del decreto del Ministro della giustizia, con cui stata adottato,
in conformit alla deliberazione sub 1, il provvedimento di non
conferma di Renzo Dell'Anno;
4) delleventuale deliberazione con cui il Consiglio superiore della
magistratura ha incluso l'ufficio direttivo di procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Pistoia tra quelli vacanti a vario
titolo,
nonch ove occorrendo, previa conversione del rito, ex art. 32 del.
c.p.a. per annullamento dei suddetti atti.
Visti il ricorso e i relativi allegati;
Visti gli atti di costituzione in giudizio dellAmministrazione della
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giustizia, del Consiglio superiore della magistratura, della
Presidenza del consiglio dei ministri, del Procuratore generale e del
Consiglio giudiziario di Firenze;
Viste le memorie difensive;
Visto l 'art. 114 cod. proc. amm.;
Visti tutti gli atti della causa;
Relatore nella camera di consiglio del giorno 12 febbraio 2014 il
cons. avv. A. Gabbricci e uditi per le parti i difensori come
specificato nel verbale;
Ritenuto e considerato in fatto e diritto quanto segue.
FATTO e DIRITTO
1.1. Il 26 luglio 2006 il Plenum del Consiglio superiore della
magistratura nomin Renzo Dell'Anno procuratore della
Repubblica, presso il Tribunale di Pistoia.
Egli matur, il 23 ottobre 2010 il termine quadriennale di
permanenza nelle funzioni e chiese di esservi confermato per un
secondo quadriennio, ex art. 45 d. lgs. 5 aprile 2006, n. 160.
Il Consiglio respinse tuttavia la richiesta, con la deliberazione 19
aprile 2012, che il DellAnno impugn innanzi a questo giudice.
La sentenza 26 marzo 2013, n. 3081, accolse il ricorso e annull il
diniego di conferma: la decisione fu appellata ma, con ordinanza 25
settembre 2013, n. 3787, la IV Sezione del Consiglio di Stato neg
il provvedimento cautelare richiesto, cos confermando la piena
efficacia della decisione assunta da questo giudice.
1.2.1. A questo punto, su conforme proposta della quinta
commissione, il Plenum, con la deliberazione assunta nella seduta
del 24 ottobre 2013, reiter il diniego di conferma che il Dell'Anno
ha impugnato con il ricorso in esame, proposto in principalit per
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lottemperanza della sentenza 3081/13, nonch per la dichiarazione
dinefficacia, ex art. 114, IV comma, lett. c), c.p.a., del nuovo
diniego e del provvedimento 30 ottobre 2013 con cui, ex art. 109
del r.d. 30 gennaio 1941, n. 12, stata affidata a Giuseppe Grieco,
sostituto procuratore pi anziano, la reggenza della Procura della
Repubblica di Pistoia.
1.2.2. In subordine, ove non sussistessero i presupposti per
lammissibilit di un giudizio dottemperanza, linteressato ha
chiesto, previa conversione in rito ordinario ex art. 32 c.p.a., che
tali provvedimenti siano annullati.
2.1.1. Il ricorso per ottemperanza che, come si vedr nel corso
dellesposizione, stato ritualmente proposto, sicch la subordinata
domanda dannullamento non verr presa in considerazione
procede (I motivo: violazione degli artt. 24, 97, 103, 105, 111 e 113
Cost) dallaffermazione per cui la deliberazione del 24 ottobre 2013
non rispetterebbe, e comunque eluderebbe, l'effetto conformativo
derivante dalla sentenza 3081/2013.
2.1.2. Il nuovo provvedimento considera, anzitutto, lindicatore
della gestione dei flussi e tempi di definizione dei procedimenti,
nonch le carenze, rilevate nei progetti organizzativi 2006/2007 e
2009/2011, sotto il duplice profilo della mancata indicazione dei
procedimenti pendenti sopravvenuti e definiti, e delle sperequazioni
rilevate nella distribuzione degli affari.
2.2.1. Invero, prima di approfondire le considerazioni espresse dal
nuovo diniego, il ricorrente rammenta di aver redatto, quale
procuratore di Pistoia, nel luglio 2006 i primi criteri di
organizzazione per il biennio 2006-2007, e che il Consiglio
superiore della magistratura ne prese atto, senza rilievi, nella seduta
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del 23-24 luglio 2007.
2.2.2. Nel gennaio 2009 il Dell'Anno aggiorn per il biennio 2009-
2011 il precedente progetto organizzativo, e il Consiglio ne prese
atto, pur con osservazioni: nella seduta del 3 febbraio 2010 ritenne
che questo non fosse "in contrasto con i principi e i criteri di legge
nonch con quelli adottati dal Consiglio in merito
all'organizzazione degli uffici del pubblico ministero, da ultimo
con la risoluzione n. 1519/FT/2006 assunta con delibera plenaria
del 21 luglio 2009".
2.2.3. Ancora, il 30 agosto 2010 il Dell'Anno adott un
provvedimento di riequilibrio dei ruoli di ciascun sostituto, e tale
progetto organizzativo fu approvato, con osservazioni, dal
Consiglio superiore della magistratura nella seduta del 26 gennaio
2011; di seguito, con decreto del 24 marzo 2011, lodierno
ricorrente modific i criteri di organizzazione del gennaio 2009,
allo scopo di superare i rilievi gi espressi dal C.S.M., la cui settima
commissione accolse le modifiche, definitivamente approvate con
deliberazione del 6 luglio 2011.
2.3.1. Ebbene, proprio questultima deliberazione che il nuovo
provvedimento di diniego prende anzitutto in considerazione,
osservando come essa non pu considerarsi ostativa alla
valutazione, ai fini della conferma, dell'adeguatezza delle scelte
organizzative, e delle modalit di gestione dell'ufficio desumibili
dalle previsioni del progetto organizzativo: secondo la disciplina
vigente non sarebbe attualmente configurabile un giudizio di tipo
approvativo sul progetto organizzativo del procuratore capo,
stante lautonomia riconosciutagli, e il Consiglio, pur potendo
formulare rilievi, si limiterebbe, infine, ad una mera presa d'atto.
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2.3.2. Peraltro, continua il provvedimento, lautonomia
organizzativa del procuratore della Repubblica, che si esprime nel
progetto, non ne comporta lirresponsabilit, n l'assoluta
insindacabilit delle sue scelte, che il Consiglio ha invece il potere-
dovere di valutare in relazione alla conformit delle stesse ai
principi costituzionali (il principio del buon andamento ex art. 97
Cost., il principio della durata ragionevole del processo ex art. 111
Cost., il principio di indipendenza dei sostituti ex art. 101 c. 2
Cost.), e alle ricadute sull'efficiente e trasparente gestione
dell'ufficio: come chiarito dallo stesso C.S.M. (risoluzioni 12
luglio 2007 e 21 luglio 2009), il giudizio di conferma costituisce
uno dei momenti nei quali si deve valorizzare la responsabilit del
procuratore capo rispetto all'adeguatezza ed efficacia delle scelte
organizzative compiute nella maggiore autonomia che gli
riconosciuta.
2.4.1. Quanto al merito dei rilievi, la deliberazione del 24 ottobre
premette come non si voglia dare rilevanza tanto a violazioni
meramente formali, quanto a carenze idonee a compromettere
l'efficienza e la trasparenza delle scelte organizzative.
Invero, secondo il provvedimento (che richiama pi volte le due
citate risoluzioni del 2007 e del 2009) l'indicazione e l'analisi dei
dati, relativi a procedimenti pendenti sopravvenuti e definiti,
costituisce infatti il presupposto di scelte ragionate e
comprensibili: insomma, i progetti organizzativi devono basarsi
su di unattenta, costante e particolareggiata analisi dei flussi e delle
pendenze, anche in funzione della ragionevole durata del processo.
2.4.2. Quanto al DellAnno, le ricadute concrete delle carenze,
quanto allanalisi dei flussi, sarebbero state significativamente
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esplicitate dal Consiglio Giudiziario che, proprio con riferimento
alla mancata analisi (e non mera indicazione ) dei flussi degli affari,
segnalava la difficolt di individuare le ragioni delle previsioni del
progetto su materie specialistiche, gruppi di lavoro, attribuzione ad
alcuni sostituti di pi materie rispetto ad altri (parere del 5 maggio
2011) e di comprendere le ragioni dello squilibrio, risalente ad
epoca anteriore all'insediamento del dott. Dell'Anno, ma
comunque persistente negli anni, tanto da determinare numerosi
interventi di riequilibrio (in data 28.3.2008, 24.4.2008, 13.10.2009;
e ancora in data 3.11.2009, e in data 8.8.2010).
2.4.3. I relativi provvedimenti, seguita la deliberazione, indicativi
dellattenzione del DellAnno allobiettivo di smaltimento
dellarretrato, hanno in concreto prodotto nellimmediato risultati
senzaltro positivi dal punto di vista meramente quantitativo, anche
se non compiutamente valutabili in assenza dell'analisi attendibile
dei flussi; per le stesse considerazioni, detti provvedimenti devono
ritenersi chiaramente indicativi della inadeguatezza delle iniziali
scelte organizzative, compiute senza una ragionata considerazione
dei flussi procedimentali dell'ufficio che devono costituirne il
presupposto, e in relazione ai quali si pu valutare l'idoneit degli
interventi programmatici e del progetto organizzativo rispetto agli
obiettivi praticabili da perseguire.
2.4.4. Cos, la successiva mera allegazione di dati da parte del dott.
DellAnno non pu considerarsi sostitutiva n equivalente
allelaborazione e all'analisi dei dati, che deve precedere e orientare
le scelte organizzative, e che deve essere esplicitata per renderle
comprensibili e per consentire di apprezzarne la coerenza e la
razionalit.
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2.5.1. Ora, la rilevanza che tali osservazioni critiche assumono ai
fini della conferma discenderebbe, secondo il provvedimento, sia dal
dato normativo, sia dalle ricadute sullefficiente gestione
dell'ufficio.
2.5.2. Quanto al primo profilo, il provvedimento richiama le
disposizioni interne (il testo unico sulla dirigenza) che, nel
disciplinare la procedura di conferma, richiedono un giudizio
espresso con riferimento agli indicatori per lindividuazione delle
attitudini direttive e, fra questi, alla gestione dei flussi e tempi di
definizione dei procedimenti, anche alla stregua delle indicazioni
contenute nelle tabelle, nel programma organizzativo e nel
rapporto informativo annuale sull'andamento dell'ufficio.
2.5.3. Per quanto invece riguarda le ricadute concrete, il
provvedimento richiama lelevato numero di procedimenti iscritti
da tempo, della cui definizione il DellAnno si faceva carico: e se
deve ribadirsi in termini positivi il giudizio per l'impegno diretto
del Procuratore nell'attivit giurisdizionale dell'ufficio, deve del
pari rilevarsi che tale dato non pu elidere quello della mancanza,
particolarmente grave in un dirigente, della capacit di saper
individuare misure idonee ad accrescere lefficienza dellufficio in
maniera duratura, anche attraverso criteri per una pi razionale
distribuzione del lavoro e l'adozione di misure organizzative che,
unite all'impegno diretto dei singoli magistrati, favoriscano una
definizione degli affari nel rispetto dei termini di durata ragionevole
dei procedimenti.
Secondo il provvedimento, infatti, in un sistema nel quale la
definizione dei procedimenti affidata alla periodica riassegnazione
e redistribuzione degli stessi risultano condizionati negativamente
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sia i tempi di trattazione sia la qualit del lavoro svolto per la loro
trattazione.
3.1.1. Il ricorso, per dimostrare come il nuovo provvedimento sia
qui palesemente elusivo della sentenza n. 3081/2013 ricorda,
anzitutto, come questultima avesse rilevato che il comportamento
tenuto dal C.S.M. era stato contraddittorio, poich dapprima aveva
approvato i progetti organizzativi del ricorrente, ed in seguito, sia
pure attraverso una differente commissione, li aveva ritenuti
inadeguati.
3.1.2. Ebbene, secondo la sentenza, il comportamento del C.S.M.
indica come, da un lato, le manchevolezze del progetto non fossero
significative e, dall'altro, lo stesso C.S.M. avesse giudicato
positivamente l'intento di quei progetti e, cio, la drastica
riduzione degli arretrati.
3.1.3. Con particolare riguardo alle pretese carenze dei flussi dei
procedimenti, la stessa pronuncia sostiene che la negligenza non
pu comunque pregiudicare la conferma, in quanto i dati rilevanti
erano comunque desumibili dal progetto approvato, e comunque
non hanno determinato alcun tangibile pregiudizio per l'efficienza
del servizio.
3.1.4. Quanto alle sperequazioni nella distribuzione degli affari, la
sentenza ha ritenuto condivisibile la giustificazione che il ricorrente
offre, circa i rilievi sulle sperequazioni nei carichi di lavoro: il
cospicuo arretrato, preesistente alla sua assegnazione a quella
procura, ed i frequenti avvicendamenti tra i sostituti, hanno
principalmente condotto alle lamentate sperequazioni dei carichi,
che sono state di volta in volta superate con l'impegno diretto
prestato dal Dell'Anno, che si fatto diretto carico di buona parte
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dei fascicoli eccedenti.
3.1.5. Per quanto poi concerne le conseguenze negative, che
sarebbero scaturite dalle carenze gestionali dei flussi d'affari, sia per
la ripartizione delle materie tra sostituti, sia nell'impiego delle
risorse economiche a disposizione dell'Ufficio del P.M., la sentenza
condividerebbe le giustificazioni presentate dal Dell'Anno.
In generale, poi, la stessa decisione stabilisce che, nella sua
valutazione, il C.S.M. ha attribuito eccessivo, e dunque illogico,
rilievo a inadempimenti essenzialmente formali (affatto secondari,
quando pure esistenti, in una struttura di contenute dimensioni,
come la Procura della Repubblica di Pistoia), senza preoccuparsi di
stabilire quale reale impatto gli stessi avrebbero avuto
sull'organizzazione concreta e quotidiana della Procura.
3.2.1. Orbene, seguita il ricorrente, nel nuovo provvedimento il
C.S.M. indica le ragioni, prima esposte, per cui si attribuisce un
rilievo determinante alle carenze nella gestione dei flussi: ma, in tal
modo, il provvedimento si limiterebbe a reiterare la valutazione gi
censurata dal T.A.R.
3.2.2. Anzitutto, il C.S.M. non avrebbe indicato quali siano le
ricadute sull'organizzazione dell'ufficio, derivanti dalla carenza
nella gestione dei flussi, ed inoltre avrebbe omesso di considerare
che, sia sull'impegno diretto del DellAnno nell'abbattimento
dell'arretrato, sia sugli squilibri nell'assegnazione degli affari e delle
materie, la sentenza n. 3081/2013 non lasciava margine di riesame
in sede di ottemperanza.
3.2.3. La decisione ha accertato, infatti, che il cospicuo arretrato,
preesistente allattribuzione dellufficio al DellAnno, e i frequenti
avvicendamenti tra i sostituti, avrebbero condotto alle lamentate
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sperequazioni dei carichi, superate con l'impegno diretto prestato
dal Dell'Anno, che si fatto diretto carico di buona parte dei
fascicoli eccedenti.
Cos, l'impegno diretto del ricorrente non sarebbe una
conseguenza, concreta e negativa, di pretese carenze organizzative,
bens il rimedio per correggere problematiche aventi eziologia
diversa dalla gestione dei flussi degli affari.
3.3.1. Orbene, rammentato che nella fase dottemperanza la
giurisdizione si estende al merito, il Collegio deve riconoscere che il
Consiglio, nel rinnovare il giudizio sul rinnovo quadriennale, non
si ritenuto sostanzialmente vincolato dalla pronuncia di questo
giudice, e ha di fatto rinnovato, in parte qua, il precedente giudizio
sfavorevole, sia pure introducendo argomenti ulteriori, che peraltro
troverebbero la loro sede pi appropriata nellappello avverso la
decisione di questo giudice.
3.3.2. Invero, la sentenza 3081/2013, ha chiaramente affermato che
uneventuale incompletezza nella analisi dei flussi locuzione,
per vero, certamente evocativa, ma di contenuto indefinito non
era, nella concreta fattispecie, idonea a giustificare la decisione di
negare al DellAnno il rinnovo: e, a sua volta, il nuovo
provvedimento, nonostante larticolata esposizione, non ha
aggiunto elementi che inducano a diverse conclusioni.
3.4.1. Anzitutto, pu anche essere che il C.S.M. non approvi
formalmente i progetti organizzativi del procuratore della
Repubblica, e si limiti a prenderne atto: tuttavia, tale presa datto
giunge a conclusione di unistruttoria svolta da una commissione
dello stesso Consiglio, che formula sui medesimi progetti, se del
caso, specifici rilievi, ed immaginare che questi ultimi siano privi di
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qualsiasi influenza equivale a svalutarli eccessivamente.
Del resto, se davvero la presa datto fosse in s insignificante, non si
capirebbe perch, nella fattispecie, il Consiglio superiore della
magistratura si sarebbe preoccupato di revocare in autotutela, con
la propria determinazione 30 maggio 2012, la deliberazione 6 luglio
2011, che aveva infine approvato il progetto organizzativo del
DellAnno.
3.4.2. Ma, ancor prima, il Collegio deve rimarcare come la nuova
determinazione non permetta ancora di capire cosa realmente
manchi ai progetti organizzativi via via redatti dal DellAnno; e,
comunque, se tali manchevolezze abbiano realmente procurato
pregiudizio allattivit della Procura in disparte il risultato, che
par quasi secondario per il Consiglio, di aver smaltito larretrato
e cio se una diversa analisi avrebbe potuto ragionevolmente
consentire, secondo una valutazione ex ante, una migliore direzione
successiva dellUfficio.
Daltra parte, non sembra nemmeno essere stato spiegato perch
costituisca un grave limite professionale la circostanza che
linteressato abbia colmato eventuali deficit programmatori (che
solo a posteriori, del resto, sono facilmente riconoscibili) con un
diretto impegno personale.
3.4.4. La sentenza, comunque, non ha mai negato che la gestione dei
flussi ed i tempi di definizione dei procedimenti rientrino, secondo
le disposizioni interne (ma anche secondo ragionevolezza), tra gli
indicatori per lindividuazione delle attitudini direttive.
Peraltro, n il provvedimento inizialmente annullato, n il nuovo
atto, si sono adeguatamente occupati dei risultati realmente
conseguiti e delle modalit per questo impiegate dal ricorrente: si
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sono invece concentrati su elementi programmatici, che questo
giudice ha ritenuto e continua a ritenere del tutto inadeguati, per le
ragioni gi esposte.
3.4.5. Tali ragioni, va aggiunto, non sono contrastate dalla semplice
affermazione (sopra 2.5.3.) che il DellAnno sarebbe stato
incapace dindividuare misure idonee ad accrescere lefficienza
dellufficio in maniera duratura cos da favorire una definizione
degli affari nel rispetto dei termini di durata ragionevole dei
procedimenti.
Anche su questo punto la precedente decisione di questa Sezione
aveva preso una posizione netta (corretta o meno, spetta ormai solo
al giudice dappello di stabilirlo), ritenendo che, in fatto, le
redistribuzioni del carico non fossero imputabili o lo fossero in
minima parte a incompetenza del procuratore capo, e trovassero
altrove la loro ragione.
3.4.6. Daltra parte, il nuovo provvedimento conferma
indirettamente le precedenti affermazioni, giacch non indica casi
concreti, riconducibili al periodo in cui il ricorrente ha svolto
funzioni direttive, in cui effettivamente egli, con il suo operato,
abbia condizionato negativamente sia i tempi di trattazione sia la
qualit del lavoro svolto per la loro trattazione.
4.1. Il secondo ambito, su cui si diffonde il nuovo provvedimento
impugnato, riguarda laumento delle cd. iscrizioni a mod. 45,
ovvero un uso improprio del registro degli atti non costituenti
notizia di reato: rilievo che era gi stato prospettato nel primo
provvedimento, e di cui si era perci gi occupato questo Collegio.
4.1.2. Invero, come gi esposto in sentenza, in tale registro sono
inclusi, con lindicazione della data e del contenuto, tutti gli atti e le
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informative che il pubblico ministero non ritiene debbano essere
iscritti nei registri delle notizie di reato (mod. 21): quelli, cio,
apparentemente privi di rilevanza penale, come gli esposti in
materia civile o amministrativa, e quelli di contenuto abnorme o
assurdo.
naturalmente possibile che, dopo uniniziale iscrizione nel
modello 45, il procuratore della Repubblica ritenga che la notizia
richieda invece il compimento di indagini preliminari, e, in tal caso,
verr fatta una nuova iscrizione nel registro delle notizie di reato,
con indicazione della provenienza.
4.1.3. Il DellAnno, nel ricorso aveva obiettato (vengono di seguito
utilizzati alcuni passi della sentenza) come sia connaturato alla
natura del registro modello 45 il suo impiego anche per fatti di
incerta decidibilit, per i quali sia opportuno far precedere
liscrizione nel registro delle notizia di reato da una fase preliminare
di accertamenti, ferma la discrezionalit della relativa scelta,
riferibile al magistrato, salvo che non si realizzino in tal modo
comportamenti abnormi ed abusivi.
4.1.4. Cos, la violazione che, in concreto, era stata imputata al
DellAnno era meramente formale; senza considerare come fosse
regola del suo Ufficio di sottoporre al g.i.p. le richieste di
archiviazione anche per i procedimenti registrati nel modello 45,
anzich nel registro delle notizia di reato (mod. 21), cos ovviando
ad eventuali errori nella scelta di iscrizione.
4.1.5. In ogni caso, liscrizione di fattispecie dubbie e complesse
sarebbe stata effettuata nel registro modello 45 solo in pochi casi e
per un breve intervallo di tempo, fino alla pi compiuta lettura del
fascicolo, e senza ritardi nellesercizio dellazione penale;
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comunque, il numero discrizioni nel modello 45 era in linea con la
media delle altre procure del distretto.
4.2.1. La sentenza aveva condiviso la posizione del ricorrente,
considerando meramente formale, e non sostanziale la violazione
imputata.
In particolare, si era sottolineato il numero limitato discrizioni
per casi dubbi e complessi, e la brevit del periodo in tale posizione,
nonch la scelta di sottoporre al g.i.p. tutte le richieste di
archiviazione: A parte il limitato numero di casi in cui la duplice
successiva iscrizione prima a modello 45, poi a modello 21 - si
verificata si legge nella sentenza il Consiglio ha formulato
essenzialmente delle ipotesi, e non ha indicato un minimo numero
di casi, in cui la duplice iscrizione avrebbe realmente pregiudicato il
corretto esercizio dellazione penale, eludendo le previsioni
procedimentali poste nellinteresse delle parti.
4.2.2. Il nuovo provvedimento nega il valore meramente formale al
rilevato aumento delle iscrizioni a mod. 45 (e gi questa
unopinione che andava riservata allappello).
Dopo aver chiarito in termini generali perch l'iscrizione della
notizia di reato rappresenta un momento centrale dell'attivit della
procura, e dopo aver richiamato, proprio sulliscrizione a mod. 45
una nota del luglio 2011 della Procura generale della Cassazione
(successiva dunque al periodo dinteresse, e indice di prassi non
uniformi delle procure), il provvedimento rileva unanomala
crescita delle iscrizioni a mod. 45 presso la procura di Pistoia, da
quando il DellAnno aveva assunto le funzioni dirigenziali: oggetto,
per questo, di un richiamo formale, da parte del procuratore
generale presso la Corte dappello di Firenze, affinch limitasse
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l'uso del mod. 45 ai soli casi nei quali non sono evidentemente
ravvisabili elementi penalmente rilevanti.
4.2.3. Il provvedimento riferisce quindi le giustificazioni rese da
DellAnno, in corso di audizione, e cio, che inserire inizialmente i
casi dubbi e complessi nel registro mod. 45, anzich nel mod. 21
avrebbe permesso di dare una precisa e immediata, quotidiana
collocazione a tutte le carte: con la precisazione che, dopo il
richiamo della Procura generale, limpiego del mod. 45 era stato
cospicuamente ridotto.
4.2.4. Comunque, cos come per il primo diniego di conferma,
anche questa volta la spiegazione del ricorrente non ha convinto il
Consiglio, per il quale la prassi seguita era inappropriata, sia per le
ricadute sui principi del corretto, uniforme e puntuale esercizio
dell'azione penale, e l'incidenza sui diritti procedimentali delle
parti, garantiti anche dallobbligo dimmediata iscrizione nel
registro degli indagati, previsto dall'art. 335 c.p.p.; sia per
lefficienza dellufficio, che richiede una corretta gestione dei
registri di reato; poco sopra lo stesso provvedimento aveva
specificato che il Consiglio superiore non poteva sindacare la
correttezza delle singole iscrizioni, senza sconfinare del tutto
indebitamente nellambito di una verifica affidata allambito
giurisdizionale e processuale.
4.3.1. Orbene, come appropriatamente osserva il ricorrente, dalla
motivazione della sentenza n. 3081/2013 si ricava che l'addebito,
relativo all'uso improprio del mod. 45, meramente formale e che,
al pi, il C.S.M. avrebbe dovuto individuare i casi in cui si
verificato l'uso improprio, nonch circostanziare come tale uso
improprio avrebbe eluso le garanzie procedimentali poste a
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
https://94.86.40.196/cdsavvocati/ucmProxy 17/32
garanzia delle parti: ci che, invece, non avvenuto.
4.3.2. Al contrario e anche qui il Collegio non pu che convenire
con il ricorrente il provvedimento, dopo aver escluso che si possa
attribuire valore meramente formale al rilevato aumento delle
iscrizioni a mod. 45, in seguito riproduce sostanzialmente quanto
gi espresso nel primo provvedimento annullato.
4.4.1. Ci posto, il Collegio non pu che rilevare come la sua
decisione sia stata semplicemente inosservata: n gli argomenti
introdotti possono allontanare da tale conclusione.
4.4.2. Cos laffermazione, per cui non sarebbe possibile al
Consiglio verificare la correttezza delle singole iscrizioni, non
coerente con quella, per cui la prassi seguita avrebbe pregiudicato il
corretto, uniforme e puntuale esercizio dell'azione penale: ci che
potrebbe essere accertato solo con la verifica in concreto, sollecitata
dalla sentenza, e che non stata fatta, sebbene lispezione svolta nel
2009 avrebbe potuto fornire in tal senso utili elementi.
4.4.3. Egualmente si deve dire per la rilevata inefficienza della
Procura, su cui manca qualsiasi elemento specifico, come in generale
sulla reale ampiezza dellanomalia nelluso del mod. 45.
certo soltanto che il DellAnno, in un certo numero di casi, aveva
scelto questa soluzione, piuttosto che quella di conservare per
giorni presso di s delle informative di significato non chiaro,
ovvero di iscriverle senzaltro a mod. 21, accrescendo
statisticamente il numero di notizie di reato: non risulta invece che,
in tal modo, egli abbia soppresso notizie di reato, o comunque
abbia danneggiato luna o laltra delle parti, o complessivamente
aggravato loperato della Procura.
4.4.4. Nellinsieme, cio, lirregolarit si conferma, nel caso
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
https://94.86.40.196/cdsavvocati/ucmProxy 18/32
concreto, come meramente formale, di dimensioni incerte,
sostanzialmente superata dopo il rilievo del procuratore generale, e
comunque innocua (vi da chiedersi se altrettanto lo sarebbe stata
una frettolosa iscrizione a mod. 21): sicch, porla a fondamento del
nuovo diniego costituisce violazione della decisione assunta da
questo giudice.
5.1.1. Il nuovo provvedimento esamina ancora le previsioni del
progetto organizzativo in materia di misure cautelari, e principia da
una lunga esposizione sui principi che devono guidare la
valutazione del C.S.M., in sede di conferma del dirigente di Procura,
rispetto alle scelte organizzative nei rapporti con i sostituti e nella
gestione dei procedimenti.
5.1.2. Ai fini di questo giudizio, non necessario riprodurre questa
enunciazione, ed invece sufficiente esporne la conclusione, per cui
l'esercizio dei poteri e delle prerogative del procuratore capo, e
delle modalit con le quali impartisce direttive e criteri, deve essere
valutato anche in relazione alla necessit di preservare la sfera di
autonomia professionale e la dignit delle funzioni esercitate dal
magistrato dell'ufficio di procura e di valorizzare la loro
professionalit.
5.1.3. Ora, il progetto DellAnno in materia di misure cautelari,
aveva testualmente stabilito che i sostituti avrebbero dovuto
informalmente comunicare al procuratore capo la necessit
delladozione di una misura cautelare, cui si sarebbe dato corso
solo a seguito di accertata convergenza di opinioni fra sostituto e
Procuratore, ed in caso di sua assenza, con il Sostituto anziano;
egualmente si sarebbe operato limitatamente ai casi di maggiore
rilevanza e delicatezza, informando il Procuratore sulla scelta della
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misura da sollecitare in sede di convalida.
5.1.4. Orbene, il nuovo provvedimento, richiamato l'art. 3 del d.
lgs. 106/06, che prevede l'assenso scritto del Procuratore per il
fermo e per la richiesta di misure, riaffermato anche il potere del
dirigente di impartire direttive di carattere generale per esercitare le
sue prerogative in relazione alla gestione dei procedimenti e per
favorire una (auspicabile) positiva e costante interlocuzione con i
magistrati dell'ufficio, nonch la condivisione delle scelte anche in
una fase che precede la formale adozione del provvedimento, deve
ribadirsi che tale potere deve essere esercitato con modalit
rispettose dell'autonomia del sostituto.
Cos, la previsione di una comunicazione informale, oltre la
disposizione di legge, e di una accertata convergenza di opinione
fra sostituto e Procuratore quale condizione per dar corso alle
richieste, estesa peraltro anche ai casi diversi da quelli indicati dalla
legge (al c. 4 l'art 3 cit. esclude 1' applicazione del c. 2 sull'assenso
scritto del Procuratore per le richieste formulate in occasione della
convalida dell'arresto in flagranza e del fermo ex art. 390 c.p.p.)
contrasterebbe con il ripetuto art. 3. Inoltre, non garantisce
adeguatamente la sfera di indipendenza ed autonomia del Sostituto
rispetto a tutti i casi di divergenti valutazioni, che richiedono
l'esplicitazione del dissenso del Procuratore rispetto alle diverse
determinazioni del magistrato assegnatario del procedimento, e una
motivazione, quando queste siano il presupposto della revoca
dell'assegnazione del procedimento, con grave pregiudizio anche
per il principio di trasparenza salvaguardato dalla
procedimentalizzazione dell'interlocuzione sulle misure cautelari
come disciplinata dalla legge.
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5.1.5. Ancora, sul punto il provvedimento conclude come, per
quanto riguarda la previsione del visto successivo all'emissione di
provvedimenti cautelari, quale condizione per la loro esecuzione,
deve del pari rilevarsi che lo strumento prescelto dal dirigente,
creando peraltro il rischio di disfunzioni organizzative, si traduce
in una forma di controllo dell'attivit dei Sostituti, e si presta ad
improprie limitazioni della loro autonomia operativa rispetto
all'esecuzione di provvedimenti giurisdizionali.
5.2.1. Invero, secondo il ricorrente sarebbe qui particolarmente
evidente la violazione del decisum di cui alla sentenza n. 3081/2013.
Questa aveva, infatti, stabilito che le previsioni contenute nel d.
lgs. 20 febbraio 2006, n. 106, di riorganizzazione dell'ufficio del
pubblico ministero, oltre a confermare il principio che l'azione
penale spetta soltanto al procuratore della Repubblica, allart. 3
stabilisce specifiche regole sulle prerogative del procuratore della
Repubblica in materia di misure cautelariche non si discostano da
quanto stabilito dal Dell'Anno nell'esercizio delle sue funzioni: e,
cio, che le misure cautelari disposte devono essere di massima
conosciute ed approvate dal procuratore, salvo deleghe preventive
sempre revocabili: per cui neppure questo elemento idoneo a
sorreggere il diniego di conferma.
5.2.2. In tal modo, prosegue il ricorso per ottemperanza, stato
espressamente sancito che il progetto organizzativo Dell'Anno
(approvato nel 2011, come si visto, dallo stesso C.S.M.) del tutto
coerente con le previsioni normative in tema di prerogative del
procuratore della Repubblica in materia di misure cautelari.
5.2.3. Ne conseguiva un obbligo puntuale a carico del C.S.M.; il
quale, viceversa, in aperta violazione del giudicato, ha ribadito le
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
https://94.86.40.196/cdsavvocati/ucmProxy 21/32
argomentazioni espresse nel 2 della deliberazione del 19 aprile
2012, contrastanti il ripetuto art. 3, che il C.S.M. vorrebbe
disapplicare per fare prevalere il principio dell'autonomia dei
sostituti su quello dell'organizzazione gerarchica dell'ufficio del
Procuratore della Repubblica.
5.3.1. Questo Collegio, in effetti, non ha molto da aggiungere sul
punto: sembra peraltro opportuno richiamare le citate disposizioni
nel loro tenore letterale, anzich le norme interne, comunque a
quelle subordinate.
Invero, lart. 3 cit. tra laltro stabilisce che:
- il fermo di indiziato di delitto disposto da un magistrato
dell'ufficio deve essere assentito per iscritto dal procuratore della
Repubblica;
- l'assenso scritto del procuratore della Repubblica necessario
anche per la richiesta di misure cautelari personali e per la richiesta
di misure cautelari reali;
- il procuratore della Repubblica pu disporre, con apposita
direttiva di carattere generale, che l'assenso scritto non sia
necessario per le richieste di misure cautelari reali, avuto riguardo al
valore del bene oggetto della richiesta ovvero alla rilevanza del fatto
per il quale si procede.
5.3.2. Ora, se si raffrontano tali disposizioni con il progetto
DellAnno, si comprende perch questo giudice avesse escluso che il
ricorrente si fosse posto in contrasto con la vigente disciplina:
questa, semmai, e non il DellAnno ad aver limitato la sfera di
autonomia dei sostituti, che non pu essere ovviamente recuperata
sanzionando i capi degli uffici che, secundum legem, vogliono
esercitare i poteri che lordinamento conferisce loro.
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Il C.S.M., nel nuovo provvedimento, ha soltanto confermato ci
che questo giudice aveva escluso, cos violando le statuizioni
contenute in sentenza e, presumibilmente, anche la norma di legge:
ci che, comunque, ancora una volta, spetter al giudice dappello di
stabilire.
5.3.3. Solo per completezza, vero che il IV comma dellart. 3 cit.
esclude la necessit dellassenso del procuratore capo in caso di
convalida dell'arresto in flagranza o del fermo di indiziato, ma il
progetto parla di informazione e non di assenso: in ogni caso, si
tratta di un profilo marginale che certamente non basta a
giustificare la sostanziale disapplicazione della sentenza di questo
giudice.
6.1.1. Un nuovo punto concerne gli ulteriori rilievi, relativi alla
gestione dei rapporti con i magistrati dellUfficio, ci che
effettivamente attiene al proprio del dirigente, e della sua conferma.
Qui il nuovo provvedimento si riferisce alla presunta difficolt del
DellAnno di favorire una effettiva interlocuzione sulle scelte
organizzative e di accettare con l'equilibrio richiesto dal ruolo
"istituzionale" ricoperto la critica sul merito delle decisioni
adottate, ed il "contraddittorio" come espressione fisiologica di tale
interlocuzione.
Di seguito, la nuova determinazione reca ancora una volta
unarticolata introduzione sulle attitudini richieste al dirigente di
un ufficio di Procura - sulle quali il Collegio non pu che
convenire - sintetizzate nella propensione a favorire la
partecipazione dei sostituti alla gestione dell'ufficio e la
condivisione delle scelte organizzative, con l'obiettivo di avere
magistrati motivali ed integrati nella struttura complessivamente
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
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intesa: ci che impone di valutare, come specifico indicatore
dell'attitudine direttiva, anche la "programmazione e la gestione"
delle riunioni organizzative con i sostituti.
6.1.2. Nel caso del DellAnno si avrebbe l'indicazione di una
gestione non partecipata dell'ufficio, che si rileva dalla
documentazione disponibile: cos, ad es. dal verbale della riunione
del 10.2.2011 che ha preceduto l'adozione del provvedimento del
24.3.2011, di modifica del progetto organizzativo anche su aspetti
di estrema rilevanza, come le direttive sulla richiesta ed esecuzione
delle misure cautelari, risulta che il procuratore capo si limitato
ad espone il nuovo progetto "in relazione alla revoca delle
assegnazioni per i fascicoli non trattati nei termini di legge e alla
impostazione sulle misure cautelare; non emergono di contro le
ragioni delle modifiche apportate ai criteri di distribuzione degli
affari, tanto che i sostituti richiedono "un periodo di riflessione
finalizzato a comprendere se i livelli dei ruoli consentono di gestire
in modo pi rapido i fascicoli" in relazione alla prospettata revoca
delle assegnazioni per i fascicoli scaduti; egualmente, prosegue il
provvedimento, non sono indicate le ragioni, per le quali il
Procuratore non tiene conto della proposta di nuova distribuzione
delle materie formulata dai sostituti sulla base dei dati acquisiti per
la quantificazione dei procedimenti secondo i criteri di
specializzazione (riunione del 14.10.2010) e della richiesta da tutti
condivisa di poter rivedere l'indirizzo circa la formazione dei ruoli
in modo da creare gruppi di lavoro per ogni materia (riunione del
21.12.2010).
6.1.3 A ci si aggiunge il rapporto di aperta conflittualit con uno
dei magistrati dell'ufficio, come emerso dalle stesse dichiarazioni del
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dott. DellAnno: circostanza che, secondo il provvedimento,
avrebbe rilievo non in quanto al Procuratore si possa o si debba
far carico delle ragioni del contrasto, ma in quanto indicativa di un
atteggiamento antagonista che il dirigente in conferma ha assunto
rispetto all'interlocuzione critica di magistrati dell'ufficio sulle
sue scelte organizzative, percependo e rappresentando in
particolare, in termini di contrapposizione ingiustificata, la
presentazione di osservazioni, il contenuto a suo dire infondato dei
rilievi, e la mancanza di una espressa positiva adesione ai suoi
provvedimenti da parte di un Sostituto e cos giustificando il non
positivo rapporto instaurato con quest'ultimo.
6.2.1. Orbene, intanto significativa per il Collegio lultima parte
del capo di motivazione: sebbene essa principi con laffermazione
che al DellAnno non si pu far carico delle ragioni del contrasto,
nel seguito chiaro come a lui ne sia attribuita la responsabilit, per
non aver accettato il ruolo critico che il Consiglio percepisce
evidentemente in quanto tale come positivo, a prescindere dal suo
contenuto - svolto dal sostituto in questione.
6.2.2. A ben vedere, si ripropongono qui, seppure in modo meno
esplicito di quanto prima esposto in materia di misure cautelari,
due opposte concezioni della funzione direttiva da parte del
procuratore capo.
La prima, che ne fa piuttosto un coordinatore, ed dunque
caratterizzata dalla costante ricerca del consenso dei sostituti, anche
in ambiti, come quello dellorganizzazione dellUfficio, che
rientrano nella sua diretta responsabilit; laltra, sicuramente pi
vicina alle norme primarie vigenti, ed introdotte a partire dal 2006,
che gli attribuisce una specifica funzione direttiva e di preminenza
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
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allinterno dellUfficio.
Una funzione, questultima, certamente da adeguare, come in
qualsiasi struttura produttiva complessa, alla situazione concreta,
valorizzando ciascuna personalit e sollecitandone lapporto, anche
attraverso incontri collettivi, evidentemente finalizzati a scambi
dinformazioni, esperienze e proposte: ma, infine, senza confondere
le rispettive responsabilit, che opportunamente comportano, per
il dirigente, che egli sia chiamato, al termine di un adeguato
intervallo, a dare conto degli obiettivi raggiunti in relazione ai
mezzi impiegati.
6.2.3. Ci posto, evidente come, anche sotto questo specifico
profilo, il provvedimento oggetto del ricorso per ottemperanza si
ponga in palese contrasto con le statuizioni contenute nella
sentenza in questione, ove era stato rimarcato come, infine, il
Consiglio superiore della magistratura avesse espresso un giudizio
sfavorevole sul DellAnno sebbene questi operasse in conformit ai
principi e delle norme positive che ne definiscono la funzione.
6.2.4. In ogni caso, il fatto che i verbali delle riunioni
(effettivamente svolte, ci di cui il primo provvedimento sembrava
dubitare) non includano puntuali spiegazioni delle scelte del
procuratore capo, non significa che queste non siano state a suo
tempo fornite: come si legge nella sentenza, in una piccola
struttura, caratterizzata da contatti quotidiani, la scarsa
formalizzazione non [] indice di mancanza di condivisione e
scambio.
6.2.5. Inoltre, il contenuto dei verbali non esclude che, in concreto,
il capo dellUfficio abbia poi adeguato lorganizzazione alle
indicazioni dei colleghi; e, comunque, n dai verbali, n da altro
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(come segnalazioni, esposti, domande collettive di trasferimento) si
desumono elementi contrastanti laffermazione, contenuta in
sentenza, per cui non stato dimostrato che il rapporto tra il
DellAnno e i colleghi fosse complessivamente conflittuale: la
discordia, anche nel nuovo provvedimento, continua ad essere
circoscritta a un magistrato, da cui si desumerebbe, a contrario, che
non sussisteva con gli altri.
6.2.6. In conclusione, non si pu che convenire con il ricorrente,
ove egli sostiene che il C.S.M. ha omesso di fornire elementi
circostanziati, da cui fosse desumibile l'incapacit del Dott.
Dell'Anno di gestire i rapporti con i sostituti, e si limitato a
confermare i contenuti della precedente deliberazione.
mancato, insomma, qualsiasi approfondimento su di un punto
evidenziato nella sentenza, e cio se, per ottenere lobiettivo per lui
fondamentale dello smaltimento dellarretrato, il Dell'Anno abbia
prevaricato i propri colleghi, imponendo loro un carico eccessivo e
nel tempo insostenibile; ovvero, si aggiunge, abbia comunque loro
richiesto comportamenti non coerenti con i doveri propri della
funzione.
7.1.1. Non merita infine particolare attenzione lultima questione
trattata nel provvedimento, relativa alla direttiva inviata dal
DellAnno ai sostituti in cui, per incentivare il patteggiamento ex
art. 446 c.p.p., egli li invita a riconoscere le attenuanti generiche, in
caso di proposte formulate contestualmente allavviso ex art. 415
bis c.p.p..
7.1.2. Come si legge nella narrazione della sentenza, il DellAnno si
era giustificato affermando che, in tal modo, non aveva inteso
vincolare i propri sostituti, ma fornir loro uno strumento
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uniforme e condiviso, da impiegare quando ritenuto opportuno.
La sentenza, tuttavia, non aveva accolto le censure del ricorrente,
ritenendo inopportuna la scelta compiuta, la quale incideva
sullautonomia dei sostituti assegnatari, e osservando per, al
contempo, come tale addebito, da solo, non bastasse a giustificare la
decisione assunta.
7.1.3. Il nuovo provvedimento non va molto oltre la conferma
della critica gi espressa, se non per aggiungere che le scelte effettuate
dal Dott. Dell'Anno in tema di patteggiamento dimostrerebbero le
sue lacune nell'associare all'obiettivo dello smaltimento
dell'arretrato un'adeguata considerazione delle ricadute delle scelte
organizzative sui principi di "corretto" esercizio dell'azione penale,
di rispetto dei principi del giusto processo, e delle garanzie
processuali.
7.2.1. In realt, certo che il DellAnno ha assegnato un rilievo
cruciale allo smaltimento, ed egualmente lo che, in materia di
patteggiamento, ci lo ha spinto a una scelta censurabile: ma ci
nulla dice, di per s, sulla violazione del giusto processo ovvero di
altre garanzie processuali.
7.2.2. Invero, il nuovo provvedimento, come invece richiedeva la
sentenza e ribadisce qui il ricorrente, non ha fornito nuovi elementi
circa la fondatezza della precedente scelta negativa, essendosi
limitato a reiterare (sovente con espressioni lessicali identiche) il
giudizio di non conferma espresso nella delibera del 19 aprile 2012
censurato dalla sentenza n. 3081/2013.
7.2.3. Ci non significa, opportuno ribadirlo, che il DellAnno
andasse confermato: significa che lassenza di sufficienti attitudini e
merito, dopo liniziale riconoscimento delle stesse allatto della
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nomina, avrebbe dovuto essere puntualmente dimostrato, non
fossaltro per gli effetti devastanti che il diniego di conferma assume
sulla parte conclusiva della carriera del ricorrente.
8.1. Il ricorso per ottemperanza dunque fondato e va accolto.
Ai sensi e per gli effetti dellart. 114, IV comma, lett. c) c.p.a.,
vanno pertanto dichiarati nulli ed inefficaci sia il nuovo diniego di
conferma con leventuale susseguente provvedimento ministeriale
sia il provvedimento 30 ottobre 2013 con cui, ex art. 109 del r.d.
12/41, stata affidata al sostituto procuratore Giuseppe Grieco la
reggenza della Procura della Repubblica di Pistoia.
8.2. Sono perci confermate, e, per quanto occorra, fatte proprie
dalla presente decisione, le statuizioni contenute nella precedente
sentenza 16 ottobre 2013, n. 8905, egualmente resa nei confronti
delle stesse parti, e in relazione allinottemperanza della medesima
sentenza, per cui:
a) per effetto della sentenza T.A.R. Lazio I, 26 marzo 2013, n. 3081,
il dottor Renzo DellAnno riassume le funzioni e lufficio di
procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, in
regime di prorogatio delloriginario provvedimento di nomina e
conferimento, e sino allesito del rinnovato giudizio di conferma,
ex art. 45 del d. lgs. 5 aprile 2006 n. 160;
b) sono pertanto inefficaci, anche per violazione dellart. 109 del
r.d. 30 gennaio 1941, n. 12, tutti gli atti e comportamenti che
conferiscano, confermino o mantengano le funzioni di procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia, nuovamente
rivestite del DellAnno, ad altri magistrati, dello stesso o di altro
ufficio, cos come quegli atti e comportamenti che, da parte di altri
magistrati, costituiscano esercizio di tali funzioni, impregiudicata
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
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ogni ulteriore e diversa responsabilit che da tali atti possa derivare;
c) lefficacia auto esecutiva della sentenza 3081/13, quanto agli
effetti demolitori e ripristinatori, esclude che, da questo giudice
ovvero da qualsiasi altro organo ed autorit, debbano essere assunti
ulteriori provvedimenti esecutivi, o comunque questi debbano
essere determinati nel loro contenuto, affinch il ricorrente possa
riprendere ad esercitare le predette funzioni.
9.1. Si pone ora il tema della nuova valutazione per leventuale
conferma del ricorrente, in conformit ai principi della tutela piena
ed effettiva della sua aspettativa, riconosciuta da questo giudice e fin
qui frustrata, ad una valutazione professionale conforme a
legittimit, e che non pu essere in alcun modo pregiudicata dalla
rilevanza costituzionale dellOrgano che la deve compiere.
9.2. Pare allora necessario a questo giudice, nel determinare le
modalit esecutive della sentenza 3081/13, procedere alla nomina di
un commissario ad acta.
Per la specifica esperienza e competenza richieste per lespletamento
del delicato incarico, nominato un magistrato ordinario, ove
possibile in quiescenza, che abbia svolto funzioni direttive
requirenti di secondo grado, ovvero funzioni direttive requirenti
elevate di primo grado: questi, nel termine di sessanta giorni
dallattribuzione dellincarico, in luogo e in sostituzione del
Consiglio superiore della magistratura, effettuate tutte le
opportune verifiche ed acquisiti gli atti ed i documenti utili,
rinnover la decisione sulla conferma trasmettendola poi alle
Autorit competenti per il seguito di legge.
9.3. La concreta individuazione della persona del commissario ad
acta affidata, allo stato, al primo Presidente della Corte di
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cassazione, ovvero ad altro magistrato da questi delegato, nel minor
termine compatibile con la tutela delle posizioni coinvolte: latto
con cui il commissario verr indicato andr poi trasmesso a questo
T.A.R. per gli ulteriori adempimenti della Segreteria.
9.4. Le spese del presente giudizio seguono la soccombenza e sono
liquidati come da dispositivo.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo Regionale per il Lazio (Sezione
Prima)
definitivamente pronunciando sul ricorso per ottemperanza in
epigrafe lo accoglie, e per leffetto,
1) dichiara nulli e comunque inefficaci:
a) la deliberazione 24 ottobre 2013 del Consiglio superiore della
magistratura, con la quale Renzo Dell'Anno non stato
confermato per un ulteriore quadriennio nell'ufficio di procuratore
della Repubblica presso il Tribunale di Pistoia;
b) il provvedimento 30 ottobre 2013 con cui stata affidata al
sostituto procuratore Giuseppe Grieco la reggenza della Procura
della Repubblica di Pistoia;
c) il decreto del Ministro della giustizia, con cui stata adottato, in
conformit alla deliberazione sub a, il provvedimento di non
conferma del procuratore capo Renzo Dell'Anno;
d) leventuale deliberazione con cui il Consiglio superiore della
magistratura ha incluso l'ufficio direttivo di procuratore della
Repubblica presso il Tribunale di Pistoia tra quelli vacanti a vario
titolo,
2) dispone e comunque accerta che, dal giorno seguente alla data di
pubblicazione della presente decisione, Renzo DellAnno riassume
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le funzioni e lufficio di procuratore della Repubblica presso il
Tribunale di Pistoia, sino allesito del rinnovato giudizio di
conferma;
3) nomina un commissario ad acta, nei termini e nelle forme
specificate in motivazione, affinch rinnovi la decisione sulla
conferma, in luogo del Consiglio superiore della magistratura;
Condanna il Consiglio superiore della magistratura alle spese di
giudizio, liquidandole in 8.000,00 per compensi in favore del
ricorrente oltre i.v.a. c.p.a., spese generali oltre allimporto del
contributo unificato, come per legge.
Manda alla Segreteria della Sezione di effettuare le comunicazioni
conseguenti alla pronuncia, anche in via telematica ed in formato
digitale.
Ordina che la presente sentenza sia eseguita dall'autorit
amministrativa.
Cos deciso in Roma nella camera di consiglio add 12 febbraio
2014 con l'intervento dei signori magistrati:
Calogero Piscitello, Presidente
Angelo Gabbricci, Consigliere, Estensore
Alessandro Tomassetti, Consigliere


L'ESTENSORE IL PRESIDENTE





DEPOSITATA IN SEGRETERIA
Il 26/05/2014
26/5/2014 N. 11166/2013 REG.RIC.
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IL SEGRETARIO
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)

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