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Pietro Archiati

CRISTO
RICAMBIA IL BACIO
al Giuda che vive in ogni uomo
2
a
parte





Testo originale tedesco: Judas ist jeder (Edizioni Archiati Verlag)
Traduzione di Silvia Nerini.
Adattamento di Stefania Carosi e Pietro Archiati.

Archiati Verlag e.K., Monaco di Baviera

ISBN 3-937078-76-2

Archiati Verlag e. K.
Sonnentaustrae 6a 80995 Mnchen Germania
info@archiati.com www.archiati.com
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Lazzaro, che solo pochi giorni prima avevo visto uscire
dalla tomba, imbozzolato nelle bende come un baco a
primavera (Cristo ricambia il bacio, fine della 1
a
parte).
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Mentre andavano aprendosi questi miei pensieri mac-
corgevo che Lui li vedeva, e prima di darmi la risposta
che cercavo aspettava che io li svolgessi tutti fino in fon-
do, come fa il sole quando ha cura che la rosa schiuda
tutti i petali del suo bocciolo prima dinondarla di luce.
Giuda, vuoi incontrare il tuo amico Lazzaro?
E come in un baleno mi condusse da lui. Anzi, il mio
amico comparve allimprovviso davanti al mio stupore.
Era bello, tutto avvolto di sole. Lazzaro, sei morto an-
che tu?, gli chiesi. O sei fra quelli capaci di vedere il
cielo in Terra?
Lazzaro dorme, Lazzaro morto, vi diceva il Mae-
stro mentre accorrevate al mio sepolcro, ricordi? E solo
tu, lo so, eri stupito che dicesse di me chero morto e
vivo. Ho dormito, Giuda, per tre giorni e mezzo dun
sonno in cui le forze della vita mabbandonavano la car-
ne, e si univano al mio spirito. Come sta accadendo a te,
adesso. Tu sei morto alla Terra, ma i tuoi pensieri ora
son vivi e sempre pi, vedrai, colloquieranno con la Luce
e con lAmore che sono eterni.
Per tre giorni e mezzo io ho strappato il velo delle
cose, e ho scrutato a viso aperto i segreti della vita. Mai
prima dallora mi ero sentito cos in sintonia col Maestro,
che era nel vostro mondo ed era con me. I miei pensieri
risorgevano dalloscura gravezza della Terra, scorreva in
essi il calore del mio sangue e vi scaturiva londa del mio
respiro. Il mio corpo, intanto, abbandonato in terra, co-
minciava a morire.
S, ricordo bene, stato allora che le tue sorelle, in
lacrime, hanno chiamato il Maestro. E quando giunto al
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sepolcro io lho visto commosso, e ha pianto. Perch, se
ti sapeva vivo?
Quel pianto che stillava dagli occhi del Maestro,
Giuda, era il succo purissimo della sua sconfinata com-
passione per la paura che gli uomini hanno della morte,
per tutta la desolazione di chi non ricorda pi di essere
fatto di spirito. Nemmeno in questo strazio lAmore ci
ha lasciato soli: ha accolto in s tutte le nostre lacrime, e
le ha piante. Poi ha fatto togliere la pietra del sepolcro e
ha detto: Lazzaro, vieni fuori!, e io dai mondi dello spi-
rito, dove stavo cos bene, non volevo tornare. Lazzaro,
esci da l, torna! Fallo per amore della Terra, riporta qui
la memoria della vita vera e narrala agli uomini. Il Mae-
stro mi amava, e amava in me lUomo assopito in ogni
uomo, e solo per questo io ho trovato la forza di rientrare
in quel corpo di carne, e gli ho riportato la vita, prima che
la natura cominciasse a scioglierne la forma. questa,
Giuda, liniziazione di cui parlavano i popoli antichi.
Ma anchio, allora, posso tornare in Terra e portare
con me la verit del cielo! Potrei vivere laggi in Terra e
in cielo, come te! Ancora non son trascorsi tre giorni
dalla mia morte
No, Giuda. Tu hai strappato al tuo corpo con violenza
le forze della vita, e subito la natura lha ghermito, e non
puoi pi ridargli lanima. Dovrai costruirtene uno nuovo, a
suo tempo. E poi, sulla Terra che devi desiderare il cielo,
e lottare per vederlo. Qui ce lhai gi, e capirai quanto bene
ti fa ascoltare il richiamo della Terra.
Ma almeno racconta agli uomini laggi quello che
sai, Lazzaro!
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Certo che lo far. Ma in ogni luogo e tempo si pos-
sono udire le parole che tu e io ci stiamo dicendo, eppure
gli uomini non hanno orecchi per ascoltarle. Anche tu
non le sentivi, in Terra.
No, ma avvertivo che il Maestro parlava in modo
nuovo. Ricordi? Lui non ci diceva mai quello che dove-
vamo o non dovevamo fare. Perfino me ha lasciato vive-
re in pace, e io lo so perch. Io amavo la vita e me la
godevo, e i guardiani della scialba morale dei doveri e
delle leggi li ho sempre sbeffeggiati. Non conoscono la
gioia di vivere e vorrebbero spegnerla in chi ce lha. In-
vece per il Maestro la cosa pi importante era lamore, e
questo s che mi andava a genio. Mi faceva stare bene.
Lui non mi ha mai mortificato, amava i miei entusiasmi e
perfino la mia ambizione, sono sicuro.
Amava di te lardire che non ti faceva mai piegare il
capo. Tu, Giuda, sei caduto sotto te stesso, hai pagato in
Terra quellamore voglioso solo di te. Ma almeno sai cosa
vuol dire seguire volentieri il proprio, di volere. Tu sei
uscito dal gregge, e il Signore ti ha ripreso sulle sue spal-
le. E cos far con tutti e con ognuno. Te lo ricordi
quando ci raccont la bella storia della pecorella smarri-
ta? E che per lei si fa pi festa in cielo che non per tutto
il gregge?
Anchio, per altri sentieri, uscii dal gregge. Ricordi
quando condussero al Maestro ladultera perch la Legge
comandava di lapidarla? Lavevano gettata con la fronte a
terra, e le sue vesti sparse, mosse dal vento, la coprivano
dun tremore di farfalla. Lui non disse verbo, ma prese a
scrivere col dito sulla terra. E quelli a insistere: stata
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sorpresa in adulterio, questa donna! E Lui: Chi di voi
senza peccato scagli per primo la pietra. E di nuovo
prese a scrivere sulla terra.
Non giudicate! lo sentivo gridare a voce alta dentro
di me, in quel momento. Non giudicate, perch la Terra
conserva la memoria delle azioni di ogni uomo e gliele
riporta incontro al suo ritorno. Al suo ritorno, capisci?
Come ogni giorno, al risveglio, ci ritornano incontro i
frutti delle azioni che abbiamo fatto ieri. Ecco, il Signore
ha trasformato la Legge!, gridavo alla mia mente. Dio
non vuole leterna dannazione, ma a tutti gli uomini offre
tante vite perch ognuno impari a far suo tutto il bene
che c. A che serve inchiodare luomo al suo male?
bello dargli il tempo di scoprire la gioia di tutto il bene
che pu ancora fare. Dal suo stelo di spine la rosa schiude
in alto i petali profumati e il mondo le dice: sei bella. Ma
quei petali sono tutte spine trasformate.
E qualche giorno dopo, ricordi?, gli portarono un
cieco nato e chiedevano: Chi ha peccato perch sia nato
cieco? Lui o i suoi genitori? E il Maestro rispose: N lui
ha peccato, n i suoi genitori, ma cieco perch si com-
piano le opere del Signore che in lui. Poi raccolse un
pugno di terra, vi un la sua saliva e gli spalm quel fango
sugli occhi spenti. E lo guar. Oh, Giuda! Per giorni e
giorni ho avuto davanti a me quelle immagini, per giorni
ho risentito quelle parole. Sentivo che qualcosa mi si
stava svelando... Le opere del Signore che in lui... Come
poteva la cecit essere unopera di Dio, di Dio che inonda
di luce il suo creato? ... Le opere del Signore che in
lui... Finch un lampo millumin la mente allimprov-
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viso: era lo Spirito stesso del cieco quel Signore che in
lui, era il suo Spirito eterno! Il sigillo divino che fa di
ogni uomo un figlio di Dio.
Ad uno ad uno mille enigmi trovavano risposta: se
era nato cieco, le ragioni di quella privazione non pote-
vano che essere le conseguenze delle sue conquiste in
una vita gi trascorsa. Era stato il suo Spirito sovrano a
voler nascere con quella malattia per poterla vincere, in
vista di un futuro aperto e tutto suo. S, lo Spirito di ogni
uomo ha un cammino, ritorna sulla Terra tante volte, in
corpi diversi, e ha davanti a s leternit per crescere nella
sua pienezza. E a coloro che ancora non hanno in s le
forze per colmare la grazia divina e aprire i propri occhi
con la libert di un adulto, glieli apre la natura quando
nascono.
Lazzaro, i tuoi orecchi hanno saputo udire, dunque.
E i tuoi occhi? Hanno saputo guardare?
I miei occhi vedevano il Maestro che scriveva in terra,
vedevano la sua saliva unirsi alla terra... Ma fu nei tre
giorni della mia morte viva che io vidi veramente. Vidi le
parole di Giovanni il Battista: Ecco colui che prende su
di s i peccati del mondo. Davanti ai miei occhi il Figlio
di Dio sammantava dei panni tessuti dalle nostre azioni,
e il male nostro appariva nei buchi e negli strappi, e il
nostro bene era preziosa seta ricamata di splendidi colori.
Era un drappo di mendicante e di re, e lAmore se lo
posava sulle spalle. Poi, aprendo le braccia al firmamento,
diceva: Stelle che risplendete alluomo nel manto della
notte, guardate la bellezza di questa veste che riflette
allinverso il vostro cielo. Astri neri risucchiano loro
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delle azioni umane, ma su di me non saranno orrore ai
vostri occhi. Amate anche voi il tempo che lo Spirito
delluomo impiegher per colmare doro le sue stelle
morte. Sar io il suo Tempo e attender ogni volta il suo
ritorno. Poi, bello comera di splendore e dombra, en-
tr nel corpo della Terra a riportarle vita. E dietro al suo
amore ricondussi anchio il mio spirito ad alitare nel suo
piccolo corpo, disteso nel sepolcro di Betania.
Tutto era silenzio. E mentre Lazzaro si effondeva in-
torno a me come a salutarmi in un abbraccio amico, io
mi sentivo un bambino che non ricorda ieri e non sa
cos domani, e sente e vuole e pensa riversandosi tutto
nellattimo che vive. Capivo che ogni vita come un
giorno nel tempo del mio Spirito sovrano, ogni nuova
nascita un suo risveglio in Terra per migliorare le gesta
del passato. E tessere storia nuova per lavvenire. E capi-
vo che cos rimane intatta anche linnocenza veemente
del bambino che siamo stati, quello che gioca tutto di s,
ogni momento.
E allora mi prese una forte nostalgia di rivedere il Mae-
stro perch mi sembrava che ora avessi anchio occhi per
vedere e orecchi per ascoltare, e questa nostalgia bast
perch mi fosse accanto.
Giuda, come luomo risale nel Cielo dopo ogni vita
per ampliare la sua coscienza nelle vastit delleterno,
cos torna alla Terra per discendere nel profondo e farsi
amore. Quass in Cielo la vostra mente saccende di luce,
laggi in Terra il cuore vostro sinfiamma damore. E l
incontra il dolore. Nessuno cresce nellamore senza sof-
frire. Il mondo pieno di ostacoli e di forze avverse, di
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materia refrattaria e ostile. Luomo ne stato intriso per-
ch potesse sprofondare in s e l trovare il gelo infinito
della solitudine, lillusione oscura del proprio egoismo,
quel tormento che fa ricreare la propria natura di Sole, e
di calore. Questo hai vissuto tu, e in te ogni uomo che
muore benedir la vita.
Tu imparerai a espanderti, a uscire dal tuo io piccolo
varcandone i confini e imparerai ad amare, a ritrovarti
libero e compiuto. Figlio dellUomo. Anchio ho lasciato
luniverso e sono sceso in Terra per imparare la sofferenza
umana. E lho imparata attraversando la morte, tu lo sai.
lostacolo pi grande, la morte. Ma essa scardina le
ultime illusioni e dissolve i luoghi dogni separazione. Al
di l del suo velo vedrai lumanit intera e non potrai che
amarla e riversarti in essa. Come ho fatto io, che sar con
voi fino alla fine del tempo, fino a quando da creature
risorgerete al cielo creatori.
Io vi aspetto tutti, Giuda. Quando davvero si ama
non ci si vuol pi salvare da soli, e il mio paradiso vuoto
se manchi tu. Nellamore ci si appartiene come i rami e le
mille fronde allalbero ed felicit viversi membra dun
corpo solo. Imparando lamore te ne sovrabbonder il
cuore e a rivoli scorrer verso tutte le creature e sar
festa nelle selve e nelle acque, fra le mandrie e fra le rocce,
che da millenni sono al tuo servizio. Di gratitudine le
rivestirai e le vorrai con te, in paradiso.
Mi volsi alla mia Terra e la vidi veleggiare lontana nel
cielo. Mi pareva una navicella piccola piccola. Eppure,
dun tratto, eccola accendersi e irradiare come un sole.
Ora sapevo che quei fasci di splendore erano i pensieri e
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le azioni damore degli uomini, e che erano degni delluni-
verso. Ma io ero lontano, stendevo verso di lei braccia
che non avevo pi, e avrei voluto gambe e cuore e san-
gue per essere il suo, di figlio.
E allora lAmore mi disse: Vieni, che scendiamo. Hai
incontrato il Padre nelleterno silenzio oltre ogni tempo.
Incontrerai ora la Madre che hai abbandonato. E lanima
tua si far pi ampia per accogliere la dolcezza della Sposa
e la tenerezza della Figlia che non hai mai cercato.
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Il solo desiderio di rivedere la mia Madre Terra condusse
me a lei e lei a me. Azzurro daria, nubi, mari assolati e
coste di merletto... verde di boschi, di pianure e campi,
bianco di montagna... canto duccelli riecheggiato dal ga-
loppo dei cavalli... Il mondo mio era l. E vi posai il piede.
Poi, in mezzo a tutta quella meraviglia, vidi adagiata su
un colle una Regina. Aveva il capo cinto di foreste, un
volto daurora intenso di promesse, perle di lattea rugiada
sulla pelle, e veli darcobaleno come veste. Al suo respiro
salzava la marea e crescevano le messi, poi sinchinavano
criniere di leoni e dormivano, quiete, le belve. Quella
maest di Donna mi mozzava il fiato e io volevo chiedere
allAmore chi fosse mai, ma Lui non cera pi, era scom-
parso.
Savvicinava intanto dalla riva del mare alla mia destra
una donna dal passo lieve, e la sua mano mi cercava da
lontano. Il cuore mi diceva: ecco tua madre!, e correndo-
le incontro la vedevo pi giovane di come me la ricorda-
vo, e nei tratti somigliante alla Signora che di quel colle
aveva fatto un trono.
Figlio, figlio, figlio.. mi diceva stringendomi le spalle,
e quelle sue parole erano sorsi dacqua sorgiva, nettare
divino. Vieni mi disse avviandosi al colle, e io scorgevo
in lei le stesse forme regali della sua maestosa Sorella, e
mi affidavo alla maga che in quel momento rendeva me
due volte figlio.
Madre di tutti noi che siamo vivi, conduco a te Giuda,
mio figlio, che torna qui al richiamo della nostra nostalgia.
Tu, che sei Signora del Cielo e della Terra, porti nel cuore
della tua memoria la mia storia di madre addolorata,
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che prima della nascita del figlio lo vide in sogno uccidere
suo padre, e vide s sposa del figlio suo. Oh, Madre dogni
madre, tu sai quanto ho cercato dallontanargli quellorribi-
le destino, tu sai che lho affidato ad altre mani quandera
ancora piccolo, appena nato. Volevo allontanarlo dal mio
sangue, volevo che trovasse laltra donna, quella che rin-
nova gli incontri sulla Terra e si fa sposa danima, scio-
gliendo i lacci ai figli della carne. Ma io, Grande Madre,
sbagliavo, perch il figlio mio negato ritornato lungo la
via di un desiderio arcano, e ha ucciso il padre per ricon-
giungersi a me, fonte incantata della vita sua.
Erra mio figlio, da allora, o Madre Prima, e lha ac-
colto soltanto la tua Primizia buona, che fece di lui la
dodicesima stella, quello scorpione oscuro e mordace del-
lo Zodiaco umano. Ma tu aiutalo, Madre, quando di
nuovo in lui farai sangue il vino, e il pane carne. E che sia
capace in quella nuova vita di dire grazie al cibo della
terra e a quello celeste che lAmore, un giorno, porse al
suo spirito per ridestarlo a vita.
Apparve la risposta della Madre nelle movenze di una
donna nuova, che scendeva a me, preziosa come un do-
no, dalla destra erbosa di quel dolce colle. Maria Madda-
lena!, mi ridisse il cuore, intanto che la gioia del suo
sguardo si riversava a riscaldare il mio.
Ecco ancora per me il tuo volto caro! Ma ora, Giuda,
non voglio lasciarti andare via senza prima averti aperto
il cuore, senza aver detto tutte le parole che nella vita tu
non sapevi ascoltare.
La guardavo, e mi balenavano davanti i ricordi taglienti
della vita che in me parlavano tutta unaltra lingua, e rin-
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focolavano la mia gelosia di lei e del suo amore per il
Nazareno. Era per lui che ardeva, e non per me.
E lei: Tu pensi ancora con lombra che tha confuso
mente e cuore, se credi che per amare te avrei dovuto
togliere amore a qualcun altro. Piccolo amore quello
che ha bisogno di raccogliersi in una sola direzione, e
teme di sfuggire dalle mani se non si ferma su una forma
amica. Questo hanno detto a me i tre anni di vita col
Maestro, a me che costruivo amore sulle rovine daltri
amori infranti.
Una rabbia dura mi prese a sentirla parlare cos. Questa
era la sua accoglienza, allora? Maveva atteso per offen-
dermi di nuovo con quel suo corpo offerto a chiunque lo
desiderasse?
Torner per amare tutte le donne, allora, e tutte in-
sieme mi rivorranno amare? la rintuzzai fremendo. Mi
sentivo vivo come quandero vivo, e se avessi avuto an-
cora sangue nelle vene, so che le avrei viste gonfie di me.
E poi, dovera il Maestro, perch se nera andato?
E lei: Te la ricordi, Giuda, la tua infedelt? E cosa
pensi che fosse, se non il voler rendere vera lidea che
una sola donna non pu mai bastare? Ma non sapevi che
chi parlava in te era la voce pi alta del tuo spirito, quello
che non ha confini e vede sconfinato ogni altro essere.
la materia che fatta di frontiere. La mela che addenti tu
non posso nello stesso tempo mangiarla io, il tuo denaro
tuo e non mio, e chi volesse ascoltare me non pu,
insieme, ascoltare anche le parole tue.
Poi Maria Maddalena alz lo sguardo al cielo e pun-
tandovi lindice continu: Puoi dividerlo il sole, Giuda?
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Puoi dire che sia mio un pezzo della sua luce e un altro il
tuo? E dov che finisce il suo calore per te, e dove inizia
quello per me? Mai a nessuno potrai sottrarre il sole, e
non c un raggio che tu possa dire solo tuo. Tu, Giuda,
sei rimasto senza una donna accanto perch hai creduto
di poter rubare agli altri pezzi sempre nuovi dellamore.
E lei, allora? Non era rimasta sola pure lei? E quanti
uomini aveva attirato nelle sue reti?
Quello che dici, Maria, avrebbe un senso se gli esseri
umani fossero fatti di spirito celeste. Allora davvero non
dovremmo escludere nessuno, e non sceglieremmo mai.
Accoglieremmo tutti, e tutti verrebbero accolti. Ma noi
abbiamo addosso un corpo di materia, e non possiamo
che volerne altra, brano per brano.
Lei sorrise, ed era bellissima.
La vita sulla Terra la sfida pi bella a non dimenti-
care lo spirito che siamo. Abbiamo un corpo chiuso, ma
felicit vivere insieme il nostro spirito che sapre. In-
sieme, Giuda, capisci? Il dolore nasce quando lombra
del corpo cancella lo spirito o quando lo spirito abbaglia
e incenerisce il corpo. Si cercano, invece, spirito e materia,
come fanno il maschile e il femminile, e il cuore umano
trova la pace solo quando ne celebra labbraccio.
Chiacchiere, Maria. Io non credo che tu abbia mai
vissuto quello che dici.
Io guardo i padri e le madri e i loro figli. Sono uniti
dai legami pi esclusivi della Terra. Non c bambino che
sia nato dal seno di due madri o che porti in s il seme di
due padri. Ma questo estremo limite d gioia quando lo
spirito dilata lorizzonte sullarmonia infinita che tutti ci
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comprende. Cero quando il Maestro parlava alle molti-
tudini, e ognuno, allora, era il benvenuto. Ma poi, quando
si ritirava per mangiare o per trascorrere la notte, sceglieva
lospite, e solo con quello condivideva un tratto della
vita. E io capivo la bellezza dellumano, fatto di argini e
di tensioni ardite, che quando posa il piede sulla terra
porta a passeggio luniverso intero. Di entrambe le con-
dizioni ha bisogno luomo, la stretta e linfinita, e quando
si trova a viverne una sola, prima o poi la costringe alle
leggi di quellaltra.
Ho visto uomini unirsi in spirito e deformare quellin-
tento universale in una setta, per il bisogno di sentirsi
speciali, e difendere i loro dogmi gretti. E lo stesso accade
a chi pretende di rifare linterezza del mondo corpo per
corpo, e invece perde pezzi di s, riducendosi a un relit-
to.
Questo lo capisco, Maria. Dove io sono adesso un
mondo senza alcun confine, e mi manca lo spazio delle
cose, mi manca il tempo che rintocca sulla Terra nel don-
dolio tra ci che tocchi e ci che pensi.
vero, Giuda, e per questo lanima umana vuol tor-
nare ogni volta sulla Terra. Lamore che ci intesse tutti
puoi provarlo anche quass, ma lamore fatto di cure e di
premura una gioia che ti pu dare solo la Terra. Sono le
azioni della vita rivolte a chi tu scegli e che ti sta vicino,
perch le mani nostre non possono accarezzare tutti, e
per gli occhi fatti di carne speciale solo qualcuno.
Come accaduto a te, vero, Maria?, quando al tuo
cuore era caro solo il Maestro e tutti noi non eravamo
niente, le rispose pungente il mio risentimento.
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vero il contrario, Giuda mi sorrise lei. Volgermi
damore al Maestro stato ridestare le forze pi profon-
de del mio cuore, quelle capaci di riconoscere e amare
chiunque avessi mai incontrato nella vita.
Ma cosa tha attratto di lui, come s accesa la fiam-
ma della tua attenzione per lui? Forse la sua bellezza tha
fatto innamorare?
No, era la sua vicinanza. Ora posso dirti che era il
meglio di me che voleva stargli accanto, ma allinizio,
certo, io non lo capivo. Dolcezza voleva uscire dalla mia
anima, un sentire gentile cui mi potessi affidare e che
fosse fedelt, asilo e cura. Salda su quelle ali avrei potuto
guardarmi intorno alla ricerca di tesori nuovi, scopren-
domi felice dessere comero. Ma questo accadde solo
molto pi tardi.
Ma ti sentivi pi contenta o pi buona vicino al Mae-
stro? Non ti capisco.
Tutte due le cose, Giuda. Solo il diventar migliori
pu dar gioia, e una bont infelice non per niente buo-
na.
Maria, stai parlando con Giuda, ti rendi conto? Io ti
conosco, e lo so che tipo di felicit andavi cercando con
quel tuo corpo ardente e spudorato. Era la felicit dei
sensi, e anchio lamavo. Ma intorno a noi, ricordi?, cera
chi andava predicando casti pensieri e nel corpo scovava
la sorgente dogni peccato. E in fondo, anche il Maestro
non ha mai cercato una donna per s.
Quant diverso quello che io ho vissuto se lo metto
accanto a queste tue parole! Mai il Maestro ha condannato
la felicit che ognuno cerca e vede come un tuttuno con
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il proprio bene. Se uno conosce solo la felicit che d il
corpo, a che serve strappargli quella gioia e dichiararla un
male? Il godimento del corpo c e chi non conosce di
meglio perch non dovrebbe ricercarlo? Ma intanto
sempre e sempre il Maestro ci apriva mente e cuore alle
mete che il nostro Spirito sovrano appassionatamente
vuole, perch sono quelle tutto il suo vero bene. E cos,
giorno per giorno, io ho sentito risvegliarsi in me un
Signore pi audace e coraggioso, che aveva i desideri dun
re, non duno schiavo. E non saccontentava, lui, del
fuoco che si spegne, ma lo voleva acceso sempre. E io
che insieme a te ho lottato contro chi ci voleva buoni per
forza senza la gioia desserlo davvero, ho cominciato a
volere proprio quellaltro fuoco, anche se era impervia la
strada e lontano il suo bagliore.
Tutti mi avete sempre chiesto troppo poco. Il Mae-
stro invece mi parlava come a chi destinato alle pi
grandi imprese. Lui non mha imposto niente, ma la sua
fiducia mi diceva ogni giorno Va avanti, Maria, tu non ti
accontenti di poco, perch sei capace di molto! E me lo
dice ancora. Credimi, Giuda, ho appena cominciato ad
intuire che cosa sia la vita e quanto povera me la fossi
immaginata. Assaporo, sai?, una felicit nuova.
Ma come ti ritrovo brava, Maria.... sei diventata unal-
tra... una santa... Volevo provocarla ancora. Ma questa
forza che senti non sar invece quella del potere? stato
il mio assillo, il potere, per tutta la vita, perch io lo ve-
devo buono quando serviva a difendermi da chi mi voleva
schiacciare. Il potere mi faceva andare avanti a testa alta,
era il mio modo di lottare, di contare qualcosa. E mi
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adiravo col Maestro che rifiutava di tirar fuori la sua im-
mensa forza, e non s mai difeso.
Tu non mi credi, Giuda, e non mi riconosci pi per-
ch di me ricordi proprio i giorni del potere. Il potere io
lho provato a lungo, quello degli altri su di me e il mio
sugli altri. Sono nata racchiusa in questa veste femminile
nellangolo pi stretto della storia e i maschi mi lanciava-
no, passando, gli avanzi della vita. Sono qui, esisto, non
siete voi i padroni! avrei voluto urlare, ma chi mi rispon-
deva era la Legge e il sangue della stirpe che di me cercava
solo il ventre. E allora tra la stirpe e la Legge ho innalzato
lanima mia negata e in lei ho spalancato la gabbia delle
brame, ho raccolto tutti i desideri umani e ho lasciato
incantarsi il firmamento nei colori accesi della mia pas-
sione.
E tu lo sai, Giuda, che poi di me s accorto il mondo.
In me voi avete respirato il vostro bisogno di sentirvi vivi
e quellaria io ve lho data, soffio per soffio. E solo a me
tornavate per averla, strisciando unti sul sudore stanco.
Tra le mie braccia avete riso e pianto, e avete violato la
Legge e siete volati via oltre ogni stirpe. La mia era la
potenza delloblio che vi rapiva ai segni del destino e
rimembrava i vostri corpi sparsi nel seno antico del no-
stro paradiso. Lanima mia fatta di tempo vi frantumava
le angustie del finito, e insieme a me vi siete ricongiunti
al fiume eterno che ci porta via.
Ma poi, quel Nazareno incoronato e scalzo mi ap-
parso sulla porta della casa. Vuoi anche tu i miei doni?
gli ho chiesto. Io sono il tuo dono, mi ha risposto. E
mentre lo vedevo allontanarsi col suo seguito di storpi e
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mendicanti, dentro di me sentivo scatenarsi unghie di
belva e lacerarmi zanne. Solo il riflesso del suo sguardo
amico leniva quei dolori dellinferno, ed io mi rannicchiai
tutta per terra, terrorizzata da quelle bestie in seno. Mi
uscivano dalla bocca fumi e latrati che se nandavano
ebbri a vorticare, calpestando sete e scialli nella stanza,
scaraventando in aria coltri e denari. Alla fine, il silenzio.
Esausta e senza fiato in petto, rimasi l, percossa e deru-
bata. questo il tuo dono, Nazareno? Io sono il tuo
dono, mi hai detto. E allora ti avr, dissi a me stessa.
Lo seguii per sette giorni filati, ovunque andasse, e
sette volte il suo sguardo si pos nel mio a scacciare quel
tormento di demoni. Maria!, diceva, e mi sembrava che
chiamasse qualcun altro. Ma restavo lo stesso dritta in
piedi nello sfacelo di me, e gli rispondevo senza voce: Io
ci sono ancora, e voglio il dono. E lultimo giorno di
quel settenario, quando ormai di me restava il vuoto, vidi
me stessa riflessa in uno specchio, nuda ed inerme, stanca
dogni gioco, schiava della mia stessa voglia di sedurvi
tutti. Oh, quantera chiara alla mia mente, in quel mo-
mento, lillusione che mi aveva tenuta imprigionata! Ve-
devo tutta limpotenza, e la miseria, del gusto che prova-
vo a catturarvi lanima e a infierire sulla vostra debolezza.
Quanto mi aveva eccitato, quanto esilarato veder capito-
lare davanti alle mie forme giovani, e belle, chi aveva in
pugno le ricchezze del mondo, e il comando, e la gloria!
Era la mia droga sentirmi, anzi sapermi irresistibile, come
una falsa identit che mi stordiva e ributtava lumano
vostro, e il mio, nella fiumana delle leggi di natura, nella
prigionia delle bestie che non sanno dov che brilla la
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sfida della libert. La mia vendetta aveva acceso la vio-
lenza dei sensi sempre affamata, ed ora mi ritornava con-
tro, perch la mia, di brama, mi costringeva a saziarmi di
potere solo fra le mura di una casa nascosta, solo con
gesti e con parole che la luce del sole non avrebbe mai
potuto illuminare, e che le prime rughe avrebbero dissol-
to.
Caddi allora in ginocchio davanti a quello specchio e
il mio corpo sembrava un vecchio altare abbandonato.
Lo coprii appannando col mio fiato quellillusoria imma-
gine di me. Addio Maddalena, mi dicevo, sei morta tante
volte in questi anni e non sai nemmeno levare una pre-
ghiera, ora che uccidi la tua maga disumana.
E dun tratto sentii lanima vibrare: Maria! sono qui
per te... Maria, cara al mio cuore che tha cercato e atte-
so. Parlava a me, Giuda, quellAmore, a me, lo capisci?
A me chero sconfitta, chero umiliata e vinta. Era un
Amore che vedeva lo scempio e non scappava, che amava
me cos caduta e inerme, come mai avrei voluto che mi
vedesse un uomo.
Chi sei, Nazareno? Come fai ad accorgerti di me
proprio ora che sto scomparendo agli occhi del mondo?
E perch questo Amore che mi dai mi sembra venire
dalle stelle, e profuma daria di casa, e sa deterno, e mi
ricorda chi tutti chiamano Dio? E perch la mia vita ti
risponde come se tu parlassi la sua lingua vera? Chi sei
tu, che cammini attento a ogni mia pena, e mi sollevi
questa schiena stanca come fossi un giardiniere che
rialza la corolla duno stelo calpestato?
Cos dicevo, Giuda, e mi sembrava che un filo miste-
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rioso mi legasse a tutti quanti i poveri del mondo, a tutti
quelli affranti dal bisogno. A quelli che lo seguivano per
le strade di Palestina.
Presi allora un vasetto dunguento profumato e
mavviai a cercare quel Nazareno: in lui, ero sicura, era
disceso Dio. Era lui il Messia che tutti aspettavamo. Lo
trovai nella casa che sta dietro la fonte: era a tavola con
altri commensali e insieme a me entr per loro la vergo-
gna. Ceri anche tu, te lo ricordi? Bianchi della polvere
dogni deserto erano i piedi cari del Maestro, e per fuggi-
re le mani farisee che erano gi pronte a strattonarmi via,
su quei piedi nascosi il volto, posai le labbra e piansi.
Calda rugiada umana era quellacqua che dai miei occhi
non finiva mai e lavava la sua pelle fine, lucente del colore
della vita. Coi miei capelli ne asciugai ogni lembo e con
lolio prezioso sulle mani resi onore a colui che un giorno
maveva salutato sulla soglia.
Perch sprechi cos questolio raro?, mi colpiva la tua
voce dura. Potremmo venderlo, e con il ricavato sfamare
qualche povero l in strada. E il Maestro ti rispose che i
poveri li avreste avuti sempre con voi, ma Lui no. E che
il mio era un gesto damore, ed era bello, e il mondo ne
avrebbe conservato la memoria, ti ricordi? Io allora sol-
levai il capo e con un filo di voce sussurrai: Io sono... e
Lui complet le mie parole: ...il tuo dono. Tu lhai detto,
Maria. LIo Sono il tuo dono, il dono mio per tutti gli
uomini. la fiducia in te, nellessere che tu sei ogni volta
che ti senti pronta a diventarlo, ogni giorno in modo pi
libero e pi pieno. Va in pace, lIo Sono in te la tua
pace.
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Lo ascoltavo, Giuda, e in quel momento io mi sentivo
degna di guardarlo in viso perch nellaccogliere il suo
dono era me stessa che stringevo fra le mani. Avrei voluto
ringraziarlo per tutta quella vita che minondava e mi
faceva nuova, ma riuscivo solo a ripetere a me stessa: Io
sono un Io.
Guardavo Maddalena che parlava e mi pareva di capire
che quellIo Sono il nome segreto di ogni uomo, e pro-
nunciandolo anchio riconoscevo quel Signore pi alto
che vive anche in me e dice con la mia voce: Io sono.
Ma Maria, coi capelli sparsi sui piedi dellAmore, era la
donna che io avrei voluto accanto nella vita nuova che
cera ad aspettarmi. E mi prese il timore che lei fosse
lontana e non potesse ormai pi accorgersi di me.
Maria, che mi vieni incontro in questo sogno che
abbraccia Cielo e Terra, dimmi dov che se n andata la
tua anima e dimmi cosa ti rimane di quellamore che io
cerco tanto.
Giuda, tu credi che mi siano spuntate le ali del divi-
no? Mai il Maestro mi avrebbe abbagliato illudendomi di
percorrere in un volo tutto il cammino umano. Ma ho
capito che lAmore ama i disperati, i mendicanti di Lui,
quelli che sanno quanto vasta la vita che gli manca. I
piedi del Maestro per me erano i tuoi, quelli che Lui ha
lavato a te, perch tu non smetta mai di camminare. E io
volevo amarti perch ti amava Lui. Tu come me hai vis-
suto la violenza di chi lamore vorrebbe incatenarlo per
non morire pi della sua assenza. Bisognosi damore come
noi due non ce n stati al mondo, e pu saziarci solo chi
di noi non ha bisogno.
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Come, Maria? Il Signore non ha bisogno di noi? Ci
esclude?
Noi lo portiamo intessuto nella veste, nellorlo basso
che consumiamo camminando sui sentieri della Terra, e
quale neve di canapa dissolta Lui ci riscalda i piedi, sem-
pre fioccando. Questo lAmore grande, Giuda, quello
che si offre e si consuma e non si spegne mai, perch
vive della nostra interminabile via. Lui ci accompagna
ovunque il nostro piede vada, non ha paura quando si
protende sugli abissi e benedice i sassi che ci fanno san-
guinare. LAmore grande tutto trasparente e non ha
bisogno che tu gli veda gli occhi per rallegrarsi e per sen-
tirsi vivo. Non ha bisogno che tu gli dica grazie, gioisce
del tuo risveglio come se fosse il suo.
Ma non si pu vedere, n toccare, questamore, Maria!
Tu non capisci quanta nostalgia io senta per quel mio cor-
po che io stesso ho ucciso, e quanto mi manchi essere un
uomo intero. Qui tutto anima, tutto spirito, ma io ho
tanta voglia di toccare le tue forme belle e vorrei le tue
carezze sulle mie. Lamore sulla Terra ci viene incontro ad
ogni passo, ed sempre qualcuno. E se mi pensi in questo
stesso modo io per te sono vivo, anche adesso che ti guar-
do da cos lontano. Ma non chiedermi di fare a meno dei
tuoi occhi, se non vuoi che io perda il senso del ritorno.
Tutto aspetto di te, aspetto lamore tuo che non ho
ricevuto, come una sposa che ora sa dessere stata scelta.
Dimentichi che sei tu che hai abbandonato la Terra,
mentre il mio corpo ancora laggi che mi aspetta al mio
risveglio? E prima che questo tuo sogno si dissolva, Giu-
da, voglio narrarti unultima cosa, ed il mio dono per te.
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Allalba del terzo giorno dalla sua morte io gi cor-
revo al sepolcro per custodire la vicinanza e il corpo del
mio Signore. Ma trovai solo la lastra di pietra rovesciata
e la tomba vuota. Lhanno portato via!, gridai, lhanno
nascosto e non c pi un luogo per piangere le spoglie!
Giunsero al mio richiamo Pietro e il discepolo che il
Maestro amava, e videro le bende e il sudario ma non so
se udirono i due angeli di luce che dicevano a me: Don-
na, tu piangi? Ditemi dov, ve ne scongiuro! Portavo
la mia pena andando alla ricerca di qualcuno che sapesse,
quando vidi farsi avanti un Giardiniere, quello che cura
il rigoglio della vita l dove ogni carne muore e si pro-
sciuga.
Donna, perch piangi? Chi cerchi?
Sei tu che hai portato via il Maestro? Dimmi dov,
ch io me lo riprendo, e gli voltai le spalle per cercare
ancora.
Maria!... solo Lui pronunciava cos il mio nome.
Maestro! e mi volsi a quella voce cara. Non era il
giardiniere, Giuda, era Lui! Ce laveva detto che sarebbe
risorto! Ho visto davanti a me il corpo della Vita, quello
che fa eterna la figura umana, tutta bella, intessuta della
luce delle stelle, alito ardente di tutta la creazione. Volevo
sfiorarlo con la mano...
Non trattenermi, Maria. Questa che vedi la Vita
nuova della Terra e nella Terra vado a riversarla. Io la
conserver per voi finch finisce il tempo, lungo il cam-
mino che vi resta. Il mio corpo di terra che tu amavi s
sciolto dallincanto della forma visibile, e in questo corpo
nuovo della Vita trasmuter sempre, senza morire mai.
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Perch, Maestro, non porti con te tutti noi esseri del
mondo, e ci liberi dal pianto della morte?
Quello che ho fatto io saranno Opere vostre, e quello
che ho detto io saranno Parole vostre. Passo dopo passo,
Maria, come lumano vuole. E scomparve alla mia vista
tutto quel Sole.
Tornavo a casa, Giuda, e mi guardavo i passi, piccoli
spazi di terra calpestata, e mi pareva davere un corpo di
speranza, tenuto insieme dalle forze del domani. Passai
accanto a quellalbero annodato da cui tavevo visto, da
lontano, pendere greve mentre sul Calvario davanti a me
moriva Dio, e risorgeva il mondo. Cera un monticello di
terra, smosso e odoroso, e l sotto, in fretta, tavevano
sepolto, come nascosto in mezzo alle radici. E dentro a
quel mistero di dolore io mi sentivo parte di una vicenda
nuova. Capivo che era a una svolta il camminare umano
se io potevo amare te e amare, tanto, anche Colui che tu
avevi tradito perch morisse per amor di noi. E mi pareva
che cos, solo cos, potesse aprirsi per il mondo un avve-
nire nuovo. E tu, Giuda, in questi cieli tersi, lo stai gi
preparando il tuo domani. E quando sar pronto in tutti i
suoi scenari, tornerai a nascere in un corpo, e mi rincon-
trerai.
E mi riconoscerai, Maria, in unaltra vita? E io, come
ti riconoscer?
Sar il nostro spirito a condurre i nostri passi, perch
solo insieme potremo raccogliere quello che in questa
vita abbiamo seminato insieme.
E mentre lei mi diceva quelle parole, vidi correre ver-
so di noi una bambina. Sembrava che volasse tanto era
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leggera, e me la ritrovai piccina fra le braccia, col visetto
affondato nellincavo del collo.
Eccoti, finalmente, Giuda cattivo che non mhai cer-
cato quanderi sulla Terra! Era con te che io volevo stare,
ma tu non mi chiamavi, avevi altro da fare. E quando
ritornavi dai tuoi lunghi giorni passati in giro a fare non
so cosa, io credevo ogni volta che ti venisse voglia di
prendermi la mano per non lasciarmi mai.
Ero ammutolito di fronte a quel miracolo di vita che
sulla Terra mi era rimasto sconosciuto. Non avevo impa-
rato il linguaggio dei bambini e nei cieli, ora lo sapevo,
nessuno me lavrebbe mai insegnato. Guardai Maddalena
come a cercare aiuto, poi chiusi gli occhi e insieme a lei
pensai: Piccola, dolce bimba che mi commuovi il cuore,
bambina mia che non hai avuto cure... Un solo bacio io
ho dato sulla Terra, e non era per te. Era per Dio, che se
lo prese in una notte buia. Corri adesso tu davanti a me,
portami a giocare in questi cieli, e io intesser di te il mio
domani quando sulla mia Terra rinascer alla vita. La
piccola allora pass dal mio abbraccio a quello di Maria,
poi salt gi a scapicollarsi per la riva gridando: Chi mi
prende?! E Maria gi le correva dietro.
Ma io ormai mi stavo allontanando, e vedevo svanire
figlia e sposa, e poi la madre mia e infine lei, la Madre
Grande, che si fondeva al paesaggio della Terra, e dispa-
riva in lontananza.
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Sarei forse morto ancora una volta se il Maestro non mi
fosse ricomparso accanto. Gli poggiai la mia fronte sulla
spalla e dissi: Io non so, Figlio di Dio, qual il confine
tra il desiderio che ho di essere speciale, e diverso, e come
voglio io, e il desiderio di farmi uno con tutto luniverso.
Vorrei fiorire come fossi grano e dare la mia voce a belve
e agnelli, e vorrei anche che mi battesse in cuore la vita
dogni altro uomo. S, vorrei che avessimo tutti un unico
destino, eppure ho voglia di lottare per il mio; amo il mio
nome, Giuda, perch solo mio, ma vorrei non meno
che il cosmo mi chiamasse Uomo.
Vidi allora il Figlio dellUomo aprire il suo manto e l
dove nel petto batte il cuore cera la Terra che ruotava
accesa. Sempre pi grande si faceva lastro amico finch
il Figlio divent il suo cuore, e come un fascio unico di
luce prese a irraggiare il resto della sfera. Poi di nuovo la
Terra si stringeva e ritornava a diventare un cuore, e il
Figlio laccoglieva tutta, raccolta nel suo manto di luce e
di calore.
Io contemplavo quella meraviglia e le alternavo dentro
il mio respiro. S, mi sembrava di respirare per la prima
volta.
Ma ancor pi grande divenne il mio stupore quan-
do in un raggio allinterno della Terra vidi il mio volto
brillare come un Sole. E poi, di nuovo, restringersi la
Terra e su di me ridiventare cuore. Poi riappariva il rag-
gio e questa volta aveva il volto della Maddalena, e si sta-
gliava libero a mostrare luniverso che sapeva illumina-
re. E ancora la folgore di lei sarrotondava e si spandeva
nel manto del Signore, e l mi univo anchio per ravvi-
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vare tutto quel cerchio di geometrie damore. In mille e
mille luci fatte a strale, tutte diverse e dritte come eroi,
io riconobbi gli uomini del mondo e a ciascuno, in gi-
nocchio, resi onore. E mi risvegliavo in quellarmonia
che fa di tutti uno, in quella concordia che fa rivivere
luniverso nel cuore di ogni uomo.
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Pietro Archiati vissuto in diverse parti
del mondo Italia, Laos, Stati Uniti,
Sudafrica e Germania , e questo gli
ha permesso una conoscenza diretta
dellumanit nei suoi vari popoli e cul-
ture. Attualmente svolge unattivit del
tutto indipendente da ogni genere di
raggruppamento o istituzione.
Le sue origini e la sua formazione sono state allin-
segna dello spirito del cristianesimo. Il suo anelito ad
approfondire la fede per mezzo della conoscenza lha
portato a scoprire le opere di Rudolf Steiner, che sono
diventate la sua principale fonte di ispirazione.
Nei suoi libri, nelle sue conferenze e nei suoi semi-
nari, Archiati si adopera a rendere accessibile ad ognuno
lesperienza dellinvisibile a partire dal pensare. convin-
to che solo il superamento del materialismo possa offrire
allumanit una prospettiva piena di speranza per il futu-
ro.



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