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LA PAGINA DEI BLOG
di MicroMega
PIERFRANCO PELLIZZETTI Graziano del Rio, Mazzarino in penombra
MARIA MANTELLO Osceno squadrismo omofobo
CARLO FORMENTI Se gli operai cinesi rialzano la testa
Sul piano legislativo i lavoratori cinesi godono di una serie di diritti (ancorch pi limitati di quelli di cui
dispongono i loro colleghi occidentali). Purtroppo tali diritti restano quasi sempre sulla carta, sia perch le imprese si
guardano bene dal rispettarli, sia perch il Partito Comunista e i sindacati di stato non muovono un dito per farli rispettare.
Ecco perch la Yue Yuen Industrial Holdings, azienda taiwanese che considerata il pi grande produttore mondiale di
scarpe sportive (fra i suoi commettenti pu vantare marchi di prestigio come Nike e Adidas) non ha versato per anni i
contributi per la pensione ai suoi dipendenti.
Mal gliene incolto, perch non ha tenuto conto: 1) dellevoluzione culturale delle nuove generazioni di operai cinesi,
animate da una rabbia e uno spirito combattivo sconosciuti alle precedenti generazioni 2) della loro abilit nellusare i social
network come strumenti di organizzazione e mobilitazione dal basso. Il risultato, come racconta il New York Times, stato
uno dei pi lunghi e partecipati scioperi della storia recente del Paese: 40.000 operai hanno bloccato le linee di produzione
per due settimane, infliggendo allazienda 27 milioni di danni. Alla fine il governo cinese, non riuscendo a bloccare la
vertenza, si rassegnato a intervenire e a costringere la Yue Yuen Industrial Holdings ad accettare un accordo. Pur in assenza
di sindacati indipendenti (vietati dalla legge cinese) i lavoratori cinesi, secondo lo stesso articolo, hanno effettuato ben 1100
scioperi e proteste dal giugno del 2011 alla fine del 2013, mentre se ne registrano 200 solo negli ultimi due mesi.
Lo strumento che ha favorito queste imponenti mobilitazioni (che hanno strappato consistenti aumenti salariali e altre
concessioni) stato un software di messaggistica chiamato Weixin (conosciuto anche con il nome inglese We Chat) che ha
trecento milioni di utenti in grande maggioranza giovani: gli operai lo usano sistematicamente per scambiare informazioni,
coordinare le azioni e estendere le lotte attraverso il passa parola. Ma attribuire tutto questo fermento sociale alla Rete
sarebbe un errore non meno pacchiano di quello che ha indotto i media occidentali ad appioppare alla Primavera Araba
letichetta di Twitter Revolution una semplificazione su cui hanno giustamente ironizzato autori come Evgenij Morozov.
Per capire le radici di questa ondata di lotte di classe meglio andarsi a leggere il bel libro della sociologa cinese Pun Ngai,
tradotto in Italia da Jaca Book con il titolo La societ armoniosa. Pun Ngai analizza la cultura dei quasi trecento milioni di
migranti interni che si sono riversati dalle campagne nelle grandi citt dove vivono e lavorano in condizioni di sfruttamento
spaventoso, paragonabili solo a quelle della classe operaia inglese dell800 descritte da Engels. Sfruttati ma anche dotati di
conoscenze, curiosit e competenze assai pi avanzate di quelle dei loro genitori e quindi meno disposti a sopportare quelle
condizioni disumane. Una massa operaia che, al pari di quella riversatasi dal nostro Sud a Torino e Milano negli anni 60 del
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900, si sta rivelando poco propensa a chinare la testa e decisa a strappare redditi e condizioni di lavoro e di vita migliori.
Quando la tecnologia incontra il capitale sono dolori per le classi subordinate, ma quando invece la tecnologia incontra la
classe operaia sono dolori per i padroni.
Carlo Formenti
(5 maggio 2014)
Scritto domenica, 4 maggio, 2014 alle 23:54 nella categoria Carlo Formenti. Puoi seguire i commenti a questo post attraverso il feed RSS 2.0. Puoi
lasciare un commento, o fare un trackback dal tuo sito.
5 commenti a CARLO FORMENTI Se gli operai cinesi rialzano la testa
Claudio htm scrive:
5 maggio 2014 alle 10:34
e lavorano in condizioni di sfruttamento spaventoso, paragonabili solo a quelle della classe operaia inglese dell800
descritte da Engels.
Penso che si verificheranno le stesse condizioni anche in Italia
Panda scrive:
5 maggio 2014 alle 15:16
Son felicissimo per queste sacrosante rivendicazioni degli operai cinesi: avanti! La tragedia che in questi ultimi anni la Cina
tra i paesi in cui i salari sono aumentati di pi: http://www.ilo.org/global/research/global-reports/global-wage-report
/2012/charts/WCMS_193309/langen/index.htm Forse sarebbe ora che anche i lavoratori occidentali si facessero sentire un
po
Marco M. scrive:
5 maggio 2014 alle 19:44
Verrebbe da commentare, di getto, distinto, di pancia, a quanto scrive il blogger: magari gli operai e gli sfruttati del ns.
paese facessero altrettanto!! Invece i sindacati (a proposito: ma esistono ancora?), le associazioni, in generale le cosiddette
parti sociali, che fanno? Cercano di difendersi, di limitare i danni, di tenere una improbabile linea del Piave, sempre pi
stancamente, sempre pi inutilmente. E infatti quando viene indetto uno sciopero, anche simbolico, di poche ore, qual la
partecipazione effettiva? Minima. Trascurabile. Risibile. Ma perch ci? I lavoratori son diventati tutti fascisti? Son diventati
tutti ricchi? Non gli importa pi nulla dei propri diritti e dei propri interessi? Certo che no. Tuttavia la sensazione che lo
sciopero e in generale le dimostrazioni non servano pi ad un accidenti! Questa la ragione vera per la partecipazione
bassissima. E per la crescente indifferenza verso i sindacati. E il solito cane che si morde la coda: la poca adesione non da
forza sufficiente al sindacato e la poca forza fa s che iniziative dure, di largo respiro, di vera lotta contro le pretese del
padronato, non possano avere esiti n sbocchi. Deludendo cos i lavoratori e abbassando ancor di pi il seguito che il
sindacato ha. E anche vero per che i sindacati, le associazioni, chi rappresenta insomma la forza lavoro, da molto tempo ha
smesso di fare gli interessi veri dei propri iscritti. Di fronte alla progressiva demolizione dei pochi diritti conquistati dalla
classe operaia i sindacati non hanno mai puntato i piedi veramente, lanciando una campagna di lotta e di opposizione
frontale. E mai mettendo in guardia i lavoratori in merito alla china pericolosa verso cui erano sospinti. Adesso le poche
garanzie rimaste ad una parte dei lavoratori vengono considerate da tutti gli altri che le hanno perse o non le hanno mai avute
come degli scandalosi privilegi. Chiaramente da togliere! La gran massa dei lavoratori e degli sfruttati non si rende conto
cos, di fare proprio il gioco dei suoi aguzzini
Mauro50 scrive:
6 maggio 2014 alle 07:51
Condivido Marco M al 1000%. proprio quello che sta succedendo nella incoscienza di molti. Quando prenderemo
coscienza sar oramai troppo tardi.
Aliquis scrive:
6 maggio 2014 alle 11:59
E anche vero che in Italia abbiamo la deindustrializzazione e in Cina al contrario una forte industrializzazione. Abbiamo
meno operai e pi precari, disoccupati e partite ive povere. E non facile organizzare tutti questi, ma bisognerebbe provarci.
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