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L’importanza di dare più spazio ai compositori viventi

di: Michele Sestu

Prima di tutto un saluto al pubblico, agli organizzatori e a tutti gli invitati. Mi scuso
per non essere presente di persona alla prima presentazione di Arrius de acua bia 1.
Una breve introduzione sul tema della musica contemporanea non può non prendere
in considerazione quello che è successo in passato, almeno a grandi linee, riguardo il
posto che i compositori hanno sempre avuto nella società.
Questo per fare il punto sulla situazione odierna e di come le cose sono cambiate, se
non altro per capire come si possa migliorare, con l’unico scopo di evitare una
probabile estinzione della musica d’autore, cosa che prima o poi potrebbe avvenire,
dato l’andamento degli ultimi decenni.
Se si fa un paragone con epoche passate, dal Barocco al tardo Romanticismo si
possono notare delle enormi differenze nel modo in cui veniva percepita la
composizione e, di conseguenza, i compositori, rispetto al Contemporaneo.
In passato i compositori, contemporanei relativamente all’epoca, erano bene o male
conosciuti dal pubblico di massa. Nei teatri si eseguivano Opere e Concerti dei
“relativi contemporanei”, oltre che, ovviamente, dei classici. Ma lo spazio dedicato
alla musica contemporanea era molto ampio, di certo molto maggiore rispetto a
quello odierno.
Ai tempi di Beethoven si eseguiva la musica di Beethoven; così ai tempi di Mozart e
di Bach, Wagner, Schumann, Schubert, e di una lista quasi interminabile di
compositori.
Ogni periodo storico ha avuto i suoi compositori. Ogni periodo storico ha avuto la
sua musica. E tutto questo esisteva per tutto il pubblico di massa o quasi. La gente
comune conosceva i compositori del proprio tempo, quelli vivi; magari una buona
parte ne conosceva solo il nome, ed è molto probabile che sia così dato che non tutti
potevano “perder tempo” dietro la musica.
La situazione musicale odierna purtroppo, lasciatevelo dire, è un bel po’ anomala in
quanto ad appartenenza storica. Il pubblico medio odierno, secondo voi, conosce
almeno i nomi dei compositori contemporanei? Quelli vivi? Eppure i compositori
esistono anche oggi; sono tanti e devono superare ostacoli insormontabili per
guadagnarsi un piccolissimo spazio, solo per farsi sentire.
E’ inutile dire di chi è la colpa perchè sapere questo non giova a nessuno e
soprattutto non aiuta a risolvere il problema. Piuttosto, è mia intenzione fornire
qualche idea che potrebbe aiutare a migliorare la situazione, anche se si tratta di una
cosa a lungo termine perchè il danno è ad un livello molto più grande di quanto ci si
possa immaginare.
L’invisibilità dei compositori contemporanei, benché possa sembrare una dote da
supereroe, si può combattere con diverse misure, ognuna delle quali è applicabile da
una certa categoria di persone. E’ ovvio, ma è sempre meglio specificare, che per
salvare il futuro sviluppo della musica, ci vuole anche la volontà di farlo. Si potrebbe
anche decidere di ostacolare lo sviluppo della musica da ora in poi, evitando di
foraggiare i compositori viventi perchè, probabilmente siamo abbastanza maturi da
prendere decisioni per le future generazioni di ascoltatori. Bene, questo ragionamento
lo avrebbero potuto fare benissimo all’epoca di Arcangelo Corelli, privandoci così
dei nostri compositori preferiti, praticamente tutti quelli che vengono eseguiti per il
90% della programmazione nei teatri cittadini.
Se, invece si volesse optare per la salvaguardia della musica, e il punto è che deve
essere salvaguardata quella contemporanea, la cosa migliore da fare è salvaguardare
la figura professionale del compositore, prima che diventi una specie in via
d’estinzione.
Per come sono precipitate le cose negli ultimi decenni, questo è molto difficile da
applicare e lo si può fare solo dividendosi i compiti ed essendo più consapevoli di
quello che si sta facendo.
Gli spettacoli dei compositori contemporanei sono sempre più rari, la soluzione a
questo è facilitare le cose dando più spazio ai contemporanei rispetto ai classici,
almeno per avere finalmente un rapporto di spazi uguali. Ovviamente il potere di
facilitare è in mano a figure professionali specifiche, ed è a loro che mi rivolgo in
questo.
Il pubblico ha invece la responsabilità della frequentazione, che non è certo un
problema se gli spettacoli ci fossero, soprattutto se questi ultimi fossero in quantità
pari agli spettacoli di compositori classici che chiunque conosce. Confido in un
pubblico curioso, che se avesse la possibilità di scegliere veramente, allora
sceglierebbe; magari una volta un contemporaneo e due volte un classico, ma sarebbe
un primo passo per riportare la musica al centro dello sviluppo culturale dell’umanità.
Concludo dicendo: “senza passato non avremmo il presente, ma senza il presente
saremmo senza futuro”

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