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Osservazioni al Piano Regionale 2013

1. Produzione di RSU
La tendenza in atto - in regione come a livello nazionale - la
riduzione dei RSU, non la stasi o l'aumento.
Se si esamina il graco a lato, in cui sono riportati landamento
della produzione di RSU negli ultimi 4 anni per cui si dispone
di dati u!ciali e il relativo tasso di variazione in termini
percentuali, ci si rende conto che landamento della
diminuzione in termini percentuali quasi una progressione
geometrica:
-1,60%
- 4,35%
- 9,29%
In sostanza, pi che una lieve essione allinterno di una
tendenza generale di crescita, appare essere una vera e
propria caduta.
2. Prevenzione
Il piano ssa un preciso ordine di priorit nella gestione dei riuti, al primo posto c' ovviamente:
$ la prevenzione della produzione di riuti
Il metodo migliore per ridurre alla fonte il meccanismo di incentivo economico - per famiglie ed imprese -
introdotto mediante la tari!azione puntuale, che a sua volta presuppone la RD domiciliare.
Non vero che la sola tari%azione determini una tipica riduzione dei riuti nellordine del 5-7%. Il
potenziale di riduzione percentuale in un territorio con alti valori di produzione di base come la Toscana
infatti ben maggiore, ma soprattutto sbagliato stimare la possibile riduzione in questo modo. E
sbagliatissimo ipotizzare (peraltro senza spiegare come si sia ottenuto il calcolo) una percentuale di
riduzione rispetto ad un tasso di produzione di partenza altissimo.
Produzione di RSU nellATO Centro
500.000 t/a
575.000 t/a
650.000 t/a
725.000 t/a
800.000 t/a
2006 2007 2008 2009
Produzione di RSU in Italia
30.000 kton
31.000 kton
32.000 kton
33.000 kton
2002 2004 2006 2008 2010 2012
Fonte: mia elaborazione, su dati del Rapporto riuti urbani,
edizione 2013, ISPRA
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-1,60%
-4,35%
-9,29%
Non pu essere ignorato il fatto che OVUNQUE si applicano questi sistemi si registrano valori tipici di
produzione RSU, dellordine di 400 kg/a per abitante. Ci dimostrato da numerosi ed autorevoli studi e
ricerche, come quelli promossi da Federambiente, dalla Regione Lombardia e dallARPAV Veneto.
La riduzione potenziale in Toscana quindi pari non a 30 kg procapite, ma a circa 250 kg (cio 647-400
kg).
Non si deve cadere nellerrore che la riduzione sia dovuta solo alla deassimilazione: ove si applicano le
buone pratiche una quota di scarti e%ettivamente torna ad essere gestita nel circuito dei riuti speciali, ma
si registra una diminuzione della produzione complessiva di riuti urbani e speciali.
Il meccanismo di incentivo economico aiuta a ridurre e%ettivamente la quantit di riuti sia le famiglie, per
le quali la tendenza gi in atto a nuovi stili di vita e di consumo viene ra%orzata da solidi incentivi economici,
sia le imprese, presso le quali vengono generate le frazioni di riuti pi facilmente recuperabili.
In unazienda la tari%a puntuale basata su importi minori per i materiali riciclabili garantisce un ritorno
economico per le ore/uomo dedicate alle pratiche di riduzione/riciclo: per questo viene ritenuta dagli esperti
il miglior metodo per ottenere una signicativa prevenzione della produzione di riuti.
Per quanto riguarda gli altri riuti speciali non recuperabili nora gettati nei cassonetti - frazioni non
assimilabili conferite impropriamente - si tratta di un problema che ricade nella tematica dei riuti speciali. E
che quindi dovrebbe essere a%rontato con un piano riuti speciali, non con un piano RSU.
E che ne ha fatto il piano riuti speciali commissionato (e realizzato, mi risulta) una decina di anni fa?
3. Scarti da RD
Non pensabile che nel 2020 in Toscana si continuino ad usare sistemi di RD caratterizzati da un contenuto
di scarti del 15%. Adottando metodi di RD di tipo domiciliare, il tenore di scarti tipicamente inferiore di un
ordine di grandezza.
In prospettiva, quindi, se si volesse destinare a recupero energetico gli scarti dei processi di valorizzazione
della RD, tale quantitativo non sarebbe dellordine di 240mila t ma di poche decine di migliaia di t, invece.
E discutibile lidea di incenerire questo tipo di scarti. Proprio in Toscana Revet sta sviluppando in maniera
eccellente il riciclo di plastiche eterogenee, destino nale molto pi sostenibile e meno problematico del
recupero energetico.
Ma soprattutto si deve considerare che i residui della valorizzazione sono tendenzialmente privi di
sostanza organica putrescibile: quindi se conferiti in discarica sono praticamente innocui, se inceneriti
generano invece riuti pericolosi, in misura di circa il 25% in peso del materiale trattato. Questi ulteriori
residui dovrebbero essere comunque conferiti in discariche, per per riuti pericolosi e di di!cile
reperibilit, come spiegato pi avanti.
4. Residui da incenerimento
Il piano regionale pare non occuparsi del destino dei residui da incenerimento, che invece un grosso
problema per i gestori di impianto, dopo lentrata in vigore del D.Lgs. 205/10 e del DM 27/09/2010
Denizione dei criteri di ammissibilit dei riuti in discarica.
Le nuove norme hanno infatti introdotto il codice H14 (Ecotossico), che destinato a far diventare un
riuto pericoloso non solo le ceneri ma anche le scorie da incenerimento.
Per e%etto di questa riclassicazione, i residui della maggior parte degli impianti di incenerimento vengono
classicati 190111* invece di 190112, a causa della sommatoria di alcuni metalli che, presi singolarmente,
non creano problemi, ma in termini di sommatoria "ponderata" sono su!cienti ad attribuire l'H14. Come
tali, devono obbligatoriamente essere smaltite in discariche per riuti pericolosi, al momento disponibili solo
allestero.
Per e%etto delle nuove norme, lincenerimento diventa quindi un sistema che trasforma 4 tonnellate di riuti
urbani in una tonnellata di riuti pericolosi.
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La gravit del problema dimostrata da un documento del 2011 redatto dalla conferenza Regioni e
Province autonome, in cui si a%erma:
Le scorie da incenerimento potrebbero essere classicate tra i riuti pericolosi in quanto sono
caratterizzati da PH estremo. (...) Si sottolinea che lo smaltimento delle scorie di incenerimento,
qualora classicate come riuto pericolosi, comporta le ricerca di nuovi siti e la realizzazione di
discariche per riuti pericolosi attualmente non disponibili.
Peraltro, i gestori di alcuni impianti di incenerimento da anni considerano le scorie come riuti pericolosi, nei
fatti, anche da prima della riclassicazione, come dimostra la Dichiarazione Ambientale del 2011 per il
Termovalorizzatore Silla 2 di Milano, in cui a pg. 71 si a%erma che le scorie
vengono convogliate in una vasca di raffreddamento e inviate a recupero ambientale come
materiale per il consolidamento di cave esaurite di salgemma
Forma di smaltimento che viene poi denita recupero ambientale nelle Dichiarazioni Ambientali per Silla 2
degli anni successivi...
Il problema dello smaltimento di scorie e ceneri da incenerimento non va assolutamente ignorato, a causa
del fatto che:
- un fattore di forte aumento dei costi, per le tari%e di conferimento nei siti di discarica e per i costi di
trasporto allestero;
- destinare quote di RSU a incenerimento in denitiva riduce l'autosu"cienza degli ATO: non potendo
contare su alcuna garanzia sul conferimento e i costi relativi, gli ATO niscono per essere "ostaggio" di
decisioni prese all'estero;
- smaltire mediante incenerimento senza cambiare radicalmente le forme di gestione dei RSU impiegate nel
territorio regionale (cio senza prescrivere esplicitamente labbandono del sistema a cassonetti) signica
avere un fabbisogno di discarica pi elevato rispetto a quello che sarebbe richiesto in caso di
applicazione delle buone pratiche (RD domiciliare + tari%a puntuale in tutta la Toscana).
Il graco seguente mette a confronto il fabbisogno di discarica di due scenari alternativi: quello risultante
dallimplementazione del piano regionale senza modiche e quello in cui si introducano RD domiciliare e
tari%azione puntuale in tutto il territorio, riuscendo a far calare la produzione procapite sul valore tipico
registrato nei territori in cui si applicano le buone pratiche (400 kg/anno).
0
150.000
300.000
450.000
600.000
Piano regionale Buone pratiche
non pericolosi a discarica pericolosi a discarica
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Procapite: 627 Kg
RD 70%
Procapite: 400 Kg
RD 80%
Lipotesi che la produzione procapite posso ridursi a 400 kg/a tuttaltro che irrealistica. Si consideri la
produzione attuale in alcune importanti regioni italiane:
Regione Produzione procapite
Piemonte 465
Lombardia 477
Veneto 456
Ma soprattutto si consideri che nel sistema di piano circa un terzo dei riuti a discarica composto da
riuti pericolosi. Nella tabella seguente sono riassunti i dati essenziali di calcolo del graco di confronto tra
gli scenari, desunti dal piano regionale o da me calcolati per lo scenario di applicazione delle buone
pratiche.
Piano regionale Buone pratiche
produzione procapite 627 400
produzione RSU (t/a) 2.373.000 1.513.876
stima abitanti 3.784.689 3.784.689
% RD 70,0% 80,0%
RD (t/a) 1.611.000 1.211.100
% scarti RD 15% 5%
scarti RD (t/a) 240.000 60.555
a TMB (t/a) 302.775
% scarti TMB 70%
scarti da TMB (t/a) 211.943
non pericolosi a discarica 357.000 272.498
pericolosi a discarica 150.000
Fabbisogno totale discarica 507.000 272.498
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5. Costi
Aldil della spinosa problematica delle scorie, la pratica dell'incenerimento ormai costosissima, come
ormai pi volte dimostrato dagli esperti di settore.
Lo conferma anche quanto sta avvenendo in Lombardia, in cui una risoluzione votata all'unanimit
in Commissione Ambiente - a fronte della consistente riduzione dei riuti destinati allincenerimento -
sollecita di programmare la disattivazione di ben 13 inceneritori in esubero nel territorio regionale:
http://www.mbnews.it/2013/11/inceneritori-la-regione-incentiva-la-dismissione/
La disparit di costi tra le strategie basate
sullincenerimento o sulle buone pratiche di RD
senza alcuna combustione di riuti risulta
particolarmente evidente dallesame dei costi
dellultimo piano di ambito dellATO Centro, del
2013.
Nel sistema di piano dellATO la spesa annua per
i servizi dellordine di 272 milioni di euro, pari a
176 & annui per abitante.
Il graco a lato evidenza come questo livello di
costi sia molto pi alto rispetto a quello di
Contarina, la societ che gestisce i servizi per i
consorzi Priula e TV3, aree di eccellenza e
modello per le buone pratiche di gestione.
Nella tabella successiva, pi aggiornata, si pu
notare come il livello dei costi di un piano basato su un ampio ricorso allincenerimento sia di molto
superiore rispetto a quello ottenuto nei territori in cui si applicano le buone pratiche di gestione dei RSU.
Costo medio per abitante nei comuni/bacini con tari!a puntuale (dati 2012)
Costo RD
"/ab. anno %
Media comuni a tari%a nel nord Italia 137 52
Media comuni a tari%a in Piemonte 125 60
Media comuni a tariffa in Veneto 116 55
Media comuni a tari%a in Lombardia 112 53
Consorzio dei Navigli (MI) 107 60
Consorzio Astigiano (AT) 98 80
Consorzio Chierese (TO) 97 71
Contarina (Priula, TV3) 95 80
Ponte nelle Alpi (BL) 93 90
Fonte: Attilio Tornavacca, ESPER
Costo procapite dei servizi
(!/a x ab.)
Contarina 2011
Medio nazionale 2012
Gara di ATO 2011
Piano di ambito 2013
! 60 ! 120 ! 180
! 176
! 171
! 156
! 102
5
6. Unit di misura
Lanalisi dei costi specici (&/tonnellata) senzaltro utile, ma si invita a formulare indicazioni strategiche
basandosi sempre sulla valutazione dei costi in termini di valori procapite (&/anno per abitante).
7. Proposte
In conclusione, ecco alcuni miei suggerimenti per la prossima revisione del piano regionale:
- proibire esplicitamente di impiegare sistemi di gestione dei RSU e RS che consentano il conferimento
anonimo di riuti;
- proibire esplicitamente di impiegare sistemi a calotta sui cassonetti in aree in cui non presente una
e!cace forma di tari%azione puntuale;
- indicare esplicitamente lobiettivo di intercettazione in maniera di%erenziata di almeno l80% dei riuti
organici, al ne di ottenere vantaggi operativi in grado di ridurre i costi (in primis: riduzione della frequenza
di prelievo dellindi%erenziato a non pi di 1 volta/settimana).
Simone Larini
contatti@inforiuti.com
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