LE MOLTE FORME
DEL REALISMO •«,*:
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Ma l'artista che rompe k relazione dialettica e pone
il problema in termini radicalmente nuovi, è COURBET. Che
cosà significa, per lui, il realismo che, fin dal 1847, propone
come unica ragion d'essere dell'arte nel mondo del suo
tempo? Soltanto questo: affrontare la realtà prescindendo
da ogni pregiudiziale filosofica, teorica, poetica, morale,
religiosa, politica. L'arte comincia e finisce con l'arte: non
ha una causa, non ha un fine. La realtà non è per l'artista
nulla di diverso da ciò che è per gli altri; in sé non è nulla
di concreto, è un insieme di immagini che l'occhio afferra.
Ma se queste immagini debbono avere un senso per la vita,
debbono farsi cose, essere per così dire rifatte dall'uomo.
Solo così saranno veramente cosa sua, fatto della sua esi-
stenza. Courbet è il primo artista che si renda conto di che
cosa propriamente significhi « essere del proprio tempo » :
di un tempo, cioè, o di una società che stava mettendo
a punto, con l'industria, una tecnica che, letteralmente,
cambierà k faccia del mondo. Sarà una tecnica capace di
tutto; potrà sostituire tutte le altre tecniche. E qui Courbet
si ribella: non potrà mai sostituire la tecnica dell'artista,
che delle immagini viste dagli occhi fa. cose concrete, aventi
un valore autonomo. Il tempo dell'artista-artigiano è finito;
1'artista-intellettuale (Dekcroix) è una finzione delk cul-
tura borghese. In ogni caso, l'arte non farà più modelli,
non servirà più a migliorare k qualità delle cose che l'uomo
produce. Ma è concepibile un mondo in cui le immagini
perdano ogni significato? In un mondo di cose debbono
essere cose anch'esse; Partisu è colui che le fabbrica. E non
le inventa, le costruisce: da loro la forza di competere,
di essere qualcosa che rimane e da cui non si può prescin-
dere. Dipingere significa dare alk cosa dipinta un peso,
un valore maggiori delk cosa veduta: in breve, fare ciò
che sì vede. Qual'è il distacco e quale il percorso tra k cosa
veduta, che subito scompare, e k stessa cosa dipinta, che
resta? Null'altro che il lavoro dell'artista (Marx avrebbe
detto: k forza-lavoro). Così il kvoro dell'artista diventa
un paradigma del vero kvoro umano, inteso come presenza
attiva dell'uomo nella realtà. L'artista è l'esempio di un
lavoratore che non ubbidisce all'iniziativa e non serve l'in-
teresse di un padrone, non sottosta alk logica delk macchina.
È insomma il tipo del lavoratore libero, che raggiunge k
libertà nella prassi del kvoro stesso. Ecco spiegato perché
Courbet, socialista e rivoluzionario, non ha mai messo
k pittura al servizio delk propria, né dell'altrui ideologia.
Il suo assunto ideologico si realizza nella pittura, ma
non k condiziona dall'esterno. Perciò la pittura di Courbet
è la cesura al di là della quale si apre tutta una nuova proble-
matica, che non consisterà più nel domandare che cosa
l'artista faccia della realtà, ma che cosa faccia nella realtà:
per realtà intendendo k realtà storico-sociale non meno
delk realtà naturale.