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DISPENSE

DI
FILOLOGIA GERMANICA II
a.a. 2006-2007
(Prof. Marcello Meli)

Queste dispense si rivolgono agli studenti che hanno gi frequentato Filologia Germanica I e si
propongono di offrire un supporto cartaceo a quanti seguono le lezioni tenute dal docente. Non le
sostituiscono, per. Si danno quindi per acquisite le nozioni fondamentali di Filologia Germanica.

B1-2

Tratteremo qui dellEdda poetica, una raccolta di carmi in vari metri che costituisce una fonte
insostituibile per la conoscenza del mondo germanico. Ma, innanzitutto, cos lEdda? Nella
tradizione norrena esistono due Edda, lEdda di Snorri, una sorta di manuale di poetica, redatto
dalluomo politico ed erudito islandese Snorri Sturluson nella prima met del XIII secolo, e l Edda
poetica. Con questa denominazione si designa una raccolta di carmi, che giunta fino a noi in un
unico manoscritto, ora conservato a Reykjavk (gl. kgl. sml. [collezione reale antica] 2365, 4),
copiato allincirca intorno al 1270 d.C. Questi carmi sono stati composti in epoche diverse, che
vanno dal IX alla fine del XII secolo, e sono stati raccolti insieme da un compilatore anonimo,
nonostante che la paternit di questa operazione sia stata, specialmente aglinizi del secolo scorso
attribuita al dotto islandese Smundr il saggio (1056-1133). Il manoscritto non ci giunto integro;
manca un fascicolo, il quale conteneva componimenti che narravano la morte di Sigurr ( il nome
di Sigfrido nella tradizione nordica); siamo tuttavia in grado di ricostruirne il contenuto dalla
parafrasi in prosa dei carmi nibelungici presente nella Saga dei Volsunghi, un testo redatto intorno
alla met del XIII secolo in Norvegia. La stessa storia del manoscritto presenta qualche dato
affascinante, dal momento che ricomparve nel 1643, quando entr in possesso del vescovo si
Sklholt Brynjlfur Sveinsson e nel 1662 entr in possesso del re di Danimarca Federico III.

I carmi (o canzoni) dellEdda si possono distinguere in due grandi blocchi: i cosiddetti carmi
mitici e i carmi eroici. I primi sono undici (con qualche dubbio per la collocazione della
Vnlundarkvia Carme di Vnlundr ) e narrano le storie degli di pagani, sopra tutti Odino e rr.
Un caso a parte sono gli Hvaml ( La canzone dellEccelso, cio Odino), dove si trovano anche
precetti di comportamento dettati dallo stesso dio Odino. I carmi eroici, in numero di diciannove
sovente intervallati fra loro da brani in prosa non trascurabili, toccano quattro cicli leggendari,
quello delleroe Helgi, figlio di Sigmundr e fratellastro di Sigurr, quello di Sigurr, che noi
conosciamo in una versione per molti aspetti diversa dal Nibelungenlied, quello di Gurn
(Kriemhilt nel Nibelungenlied), di Attila e della fine dei Burgundi e, infine, quello di Eramanarico,
il primo grande re degli Ostrogoti, suicida nel 375 d.C. Ognuno di questi carmi, si pu dire,
presenta notevole interesse per la preistoria dei Germani ed stato soggetto a indagini accurate, sia
dal punto di vista filologico che storico-culturale. I carmi non sono, comunque, ordinati n secondo
un criterio cronologico n secondo un criterio formale, il tipo di metro impiegato, a esempio, oppure
la loro lunghezza. La scelta dellordine che vede disposti i carmi rimane ancora oggi una questione
dibattuta dai filologi.

La giustapposizione dei blocchi di carmi non casuale, e questo deve imputarsi alla scelta del
compilatore. La stessa scelta dei carmi intenzionale: le fornaldarsgur saghe del tempo antico o
saghe leggendarie tramandano infatti, inseriti nella narrazione prosastica, altri carmi eddici non
confluiti nella raccolta del Codex Regius. Per fare un esempio, la Hervararsaga (Saga di Hervnr,
dal nome di uneroina) tramanda la cosiddetta Hlnskvia, ( Carme di Hlnr o Battaglia dei Goti
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e degli Unni), che trae assai probabilmente spunto dallo scontro che vide nel 451 d.C. Visigoti e
Unni (al comando del generale romano Ezio) opporsi nei Campi Catalauni. C dunque un progetto
da parte del compilatore che non pu ricondursi soltanto allinteresse antiquario, vale a dire nella
raccolta di carmi trditi oralmente che sarebbero certamente andati perduti con lavvento e il
predominio della tradizione scritta di impronta cristiana. N il compilatore anonimo conosceva solo
i carmi da lui raccolti nellEdda; numerosi indizi lasciano credere che avesse presenti altri
componimenti da lui lasciati da parte. Per fare un esempio, certamente al corrente di una versione
della morte di Sigurr, in cui leroe sarebbe stato ucciso durante una partita di caccia, come vuole la
tradizione del Nibelungenlied, e non nella sua camera da letto, come invece accade nella tradizione
scandinava.

La prima sezione dei carmi eddici si apre con la visione di una profetessa (vnlva) che racconta a
Odino linizio e la fine della storia cosmica, dallorigine del mondo, sorto dallo smembramento del
gigante primordiale Ymir, al Crepuscolo degli di; ma pi giusto sarebbe per dire Giudizio
degli di, poich il termine rk, presente nel composto Ragnark, propriamente significa
giudizio e solo alle soglie dellEvo moderno diviene omofono di rnkr, che significa invece
crepuscolo. Il duello finale fra di e giganti , in effetti, modellato sul giudizio di Dio e sul
giudizio universale, di tradizione, per la verit non solo cristiana (cfr. la tradizione persiana, a
esempio). Per quanto il carme sia uno dei pi recenti confluiti nella raccolta, costituisce un affresco
maestoso ed colmo di reminiscenze assai antiche. In questo carme, dopo due strofe, in cui la
profetessa chiede attenzione ai presenti e allo stesso Odino e rivendica la genuinit della propria
conoscenza, che gli proviene dallessere nata insieme ai giganti, la stirpe pi antica dellUniverso,
antica pi degli stessi Asi, inizia la propria narrazione. Per dare lavvio alla rivelazione impiega una
formula ieratica e incisiva: r var alda era linizio dei tempi. La medesima formula pare
introdurre i carmi eroici e introduce le vicende di Helgi (il Santo).

La presenza della stessa formula istituisce per un innegabile parallelismo fra mondo degli di e
mondo degli Eroi. Se, poi, si esaminano entrambe le sezioni si pu notare come il compilatore abbia
inserito alla fine dei carmi mitici la rymskvia (Carme di rymr), la Vnlundarkvia (Carme di
Vnlundr) e gli Alvssml (Carme del nano onnisciente), tutti carmi che presentano caratteristiche
farsesche (il primo), non pi mitologiche, ma quasi eroiche (il secondo), oppure inseriti in una
cornice anchessa farsesca (lultimo). Mi par di cogliere, insomma, nellorganizzazione dei carmi
mitici la consapevolezza che il mondo degli di soffusca, perde di sostanza, pur senza
secolarizzarsi completammente. Lallontanarsi dallOrigine viene rappresentato dalla perdita di
sostanzialit, quasi da un impoverirsi della natura divina. Allepico certame di sapienza fra Odino e
il gigante Vafrnir, agli ieratici detti degli Hvaml, al dileggio cui Loki sottopone gli di nella
Lokasenna (Insulti di Loki) si sostituiscono le vicende ridicole di rr cui sottratto il martello,
la figura di un un eroe con caratteristiche divine come Vnlundr e il certame, anchesso sapienziale,
di rr con il Nano Onnisciente, che vuol sposare proprio la figlia di rr.

La stessa decadenza avvertibile nella sezione eroica. Il destino di Helgi fissato dalle norne (le
Parche della mitologia norrena), mentre allinizio della vicenda di Sigurr presente lintevento
degli di (Odino, Loki e Hoenir) e il motivo del tesoro maledetto. Agli eroi preistorici seguono le
figure storiche: Attila ed Ermanarico, due sovrani spesso sentiti nella tradizione leggendaria
germanica come contemporanei. Chiude la raccolta uno fra i carmi pi antichi, che riferisce una
leggenda gi nota allo storico dei Goti Giordano (met VI sec. d. C.), in cui narrato il ferimento di
Ermanarico e la morte dei fratelli Hamir e Snrli che, colpendo il re, hanno inteso vendicare la
morte della sorellastra Svanhildr.

I due blocchi di carmi e i carmi allinterno di ciascuno di questi sono disposti in maniera tale da
rendere tangibile la decadenza dal mondo divino a quello degli Eroi e un progressivo
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impoverimento allinterno di ciascuno di questi due mondi. Per quanto tocca il mondo eroico, il
fatto ben chiaro al compilatore, anchesso anonimo, della irekssaga af Bern (Saga di
Teoderico di Verona), unopera in prosa redatta a Bergen in Norvegia intorno al 1260. Nel
Prologo di questopera si dice: I dotti riferiscono che subito dopo il Diluvio Universale gli uomini
erano alti e forti come giganti e vivevano molto a lungo. Per, col trascorrere del tempo, molti
divennero piccoli e deboli come gli uomini doggi; e via via che si allontanava lepoca del Diluvio
diventavano sempre pi deboli. Di quei giganti possenti erano rimasti meno di cento ed erano
ancora meno della met quelli che avevano ereditato dai loro progenitori abilit e valore. Ma,
sebbene gli uomini fossero diventati pi deboli, non era diminuito il loro desiderio di battaglia e la
brama chessi avevano di procacciarsi onore e ricchezza. [...] Molto tempo trascorso da quando
vivevano Teoderico e i suoi guerrieri; da allora lumanit divenuta imbelle e in ogni contrada sono
pochi quelli che hanno mantenuto la loro forza [...]

Ma non solo la forza fisica, un concetto peraltro pi complesso di quanto si possa credere, che
viene meno col passare del tempo; anche le caratteristiche intellettuali sono toccate dal declino,
prima fra tutte la memoria, che assicurava la trasmissione di testi essenziali per la coesione etnica e
sociale dei popoli germanici. Infatti, lanonimo compilatore della irekssaga af Bern ammonisce a
mettere per iscritto le storie antiche, se si vuole che rimangano e sfuggano allaffievolirsi della
memoria. Si tratta dunque di una perdita generale di sostanza, di un allontanamento, lento ma
inesorabile, da una condizione originaria in cui la pienezza dellessere si manifestava nelleroe con
valori assoluti: dedizione al capo, fedelt nei confronti dei compagni, annullamento dellindividuo
nella volont di mandare a effetto i propositi. Il Canto di morte di Hjlmarr, un testo dispirazione
eddica contenuto nella Hervararsaga (Saga di Hervnr) riassume bene la condizione originaria
delleroe, che Hjlmarr illustra proprio in punto di morte:

Che t successo Hjlmarr esangue ti sei fatto.
Molte ferite - dico - thanno prostrato;
a pezzi lelmo e la corazza, sul fianco.
La vita - dico - gi tabbandona.

Hjlmarr disse:

Sedici piaghe ebbi e corazza squarciata;
oscurit ho negli occhi n vedo dove andare:
mi colp al cuore la lama di Angantr,
acuminato serpe temprato nel veleno.

E quindi aggiunse:

In tutto possedevo ben cinque masserie.
e mai fui soddisfatto di quei miei beni:
ed ora eccomi a terra privato della vita,
da una spada ferito qui in Smsey.

Bevono nella sala nettare gli scudieri,
coi tesori preziosi del padre mio;
uomini la birra spossa numerosi:
me, qui nellisola, affliggono segni di spada.

Lascio la bianca valchiria del giaciglio
ad Agnafit l, oltre il mare;
predisse il vero lei col suo dirmi
che avrei mancato di ritornare.
Prendimi dalla mano lanello doro
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e portalo alla giovane Ingibjnrg;
sar per lei pena intollerabile
chio non ritorni a Uppsala.

Lascio i dolci canti muliebri;
avido di godere ad oriente, con Sti,
sono corso a battaglia, ho marciato in ischiera
per lultima volta con amici fedeli.

Vola il corvo da oriente, dallalto di un albero,
dietro gli vola laquila subitamente;
da me laquila avr la miglior parte:
lei dovr assaporare il sangue mio.

Non c certezza e nemmeno la speranza di vita futura; non c nemmeno il rimpianto per quanto
non stato e avrebbe potuto essere; presente solo la consapevolezza di uno stato di pienezza della
vita che si conclude dun tratto in un trapasso immediato.

Gli eroi dellEdda non hanno dalla loro parte gli di. Tuttosommato, il mondo divino gli
estraneo. Non che gli di siano del tutto estranei, ma sono inessenziali alla caratterizzazione
delleroe. Sono piuttosto lincontro col meraviglioso, le prove contro esseri sovrannaturali, il
reperimento di armi antiche, micidiali e magiche che entrano a far parte del tirocinio delleroe
giovane, delleroe, spesso di dubbi natali ( il caso di Sigurr); significativo , sotto questo aspetto,
il carme dispirazione eddica, sempre tramandato nella Hervararsaga, con cui una giovane donna,
leroina Hervnr, evoca il padre Angantr perch gli getti dal tumulo in cui sepolto la spada magica
Tyrfingr:

Dstati Angantr: ti evoca Hervnr,
unica figlia tua e di Svfa.
Getta dal tumulo la spada affilata,
che per Sigrlami i nani forgiarono.

Hervarr, Hjnrvarr, Hrani, Angantr,
evoco tutti voi sotto le radici dellalbero
con elmo, corazza e spada affilata,
con scudo, lancia ed asta vermiglia.

Ormai son divenuti i figli di Arngrmr,
uomini funesti, marciume per la zolla,
se nessuno di loro, figli di Eyfura,
parla con me in Munarvgr.

Hervarr, Hjnrvar, Hrani, Angantr,
brulichi di formiche a tutti voi il costato;
e possiate marcire, se non gettate la spada che forgi Dvalinn:
armi di pregio non servono a fantasmi.

Quindi parl Angantr:

Hervnr, figlia mia, a che pronunci
formule esiziali? Le sconterai tu stessa.
Pazza dissennata, con mente
tralignante, evochi i morti.

Me non seppell il padre, o altri congiunti:
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Tyrfingr tocc ai due sopravvissuti;
ma uno soltanto lebbe alla fine.

Lei ribatt:

Non dici il vero - un ase ti depose
intatto nel tumulo - che tu non hai
Tyrfingr con te; ma riluttante sei
a farne erede la tua unica figlia.

Si apr allora il tumulo e il tumulo intero pareva fuoco e fiamme. Quindi parlo
Angantr:

Crollato il cancello dei morti, aperto il tumulo;
tutta avvampa nel fuoco la costa dellisola:
tremendo l fuori spingere lo sguardo.
Affrettati, se puoi, ragazza, alla tua barca.

Lei rispondeva:

Non tanto divampa la pira notturna
chio dei vostri fuochi mi spaurisca;
non trema alla ragazza la dimora dellanimo,
vedesse pure il lmure stagliarsi sulla porta.

Allora parlo Angantr:

Ti dir Hervnr - ascoltami di nuovo,
figlia di principi - quanto accadr:
Tyrfingr sar, lo devi credere,
della tua stirpe intera, ragazza, la rovina.

Avrai un figlio che dopo te
terr Tyrfingr e saffider alla sua forza;
lo chiameranno Heirekr le genti:
sar il pi possente nutrito sotto la tenda del sole.

Allora disse Hervnr:

Credevo desser uomo, umano fino ad ora,
prima che la vostra rocca cercato avessi;
gettami dal tumulo chi odia la corazza,
il danno degli scudi, luccisore di Hjlmarr!

Disse Angantr:

Sotto le mie spalle luccisore di Hjlmarr
e tutta fuori circonfusa di fiamma;
di donna non so, sopra, sulla terra,
che quella spada osi impugnare.

Hervnr parl:

Io ne avr cura: e impugner
la spada affilata se riesca ad averla;
non mi spaventa il fuoco ardente:
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sacquieter la fiamma se vi getto lo sguardo.

Allora disse Angantr:

Sei folle Hervnr, ma risoluta,
tu che i tuoi occhi precipiti nel fuoco;
ti getter piuttosto dal tumulo la spada,
giovane donna: rifiutare non posso.

Hervnr disse:

Bene tu fai, progenie di vichinghi,
se a me getti dal tumulo la spada;
pi forte, principe, ora mi credo:
tanto da conquistare la Norvegia intera.

Angantr disse:

Tu non conosci, e dici, dissennata,
parole maledette, di che godrai:
Tyrfingr sar, lo devi credere,
della tua stirpe intera, ragazza, la rovina.

Lei parl:

Mavvio ad andare ai destrieri dellonde:
soddisfatta, ora, la figlia del principe;
poco mimporta, congiunto di sovrani,
come i miei figli verranno poi a contesa.

Egli disse:

A lungo avrai la spada e sarai contenta;
ma tieni nel fodero luccisore di Hjlmarr:
e non toccarne il filo: veleno a entrambi i lati.
Fato delluomo lui, peggiore della peste.

Figlia, addio. Ora io ti dar
di dodici uomini forza, lo devi credere,
vigore resistenza, tutto quel che di buono
i figli di Arngrmr hanno perduto.

Lei parl:

Voi tutti mantenetevi - desidero oramai -
nel tumulo intatti - mettermi presto per via;
eppure mi par quasi dessere fra i due mondi:
a me dintorno divampano le fiamme.

Lirrompere nella narrazione del meraviglioso e del sovrannaturale comunque brutto segno per
leroe (o leroina), poich prelude a una fine tragica, pur assicurando inizialmente qualche posizione
di vantaggio. Difatti la natura autentica delleroe esclude il ricorso alla magia e allintervento di
forze non direttamente controllabili o riconducibili a una originaria espressione della forza vitale.

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LEdda poetica, quindi, organizza il suo materiale in modo da rappresentare lallontanamento, in
parte anche cronologico, progressivo e ineluttabile da una condizione originaria incontaminata
verso una situazione circostanziata e, in qualche misura, contaminata. Un allontanamento, si
potrebbe dire, dallEssere verso lEsserci. Il modello potrebbe essere, grosso modo e con molte
cautele, individuato nella disposizione dei libri biblici (si noti il confronto tematico fra il Genesi e la
Vnlusp Profezia della Veggente). Tornando alle nostre domande iniziali, si pu rispondere cos:
dal punto di vista filologico il Canzoniere eddico rappresenta un punto intermedio fra la produzione
dei carmi eroici (e la esecuzione orale degli stessi) e la parafrasi in prosa del materiale poetico di
tradizione orale; dal punto di vista antiquario costituisce una scelta rappresentativa e mirata di carmi
perch vengano fissati nella scrittura e affidati quindi alla memoria; dal punto di vista spirituale
esprime la consapevolezza dellorigine e laccenno della fine di una costellazione di valori, la cui
essenzialit, identit e autenticit si frantuma gi in un embrione di storia.

B3-4

Tratteremo ora un genere di poesia, diverso dalla poesia eddica, diffuso nella Scandinavia e nelle
isole del Mare del Nord fra il IX e il XIV secolo, che gli studiosi moderni chiamano poesia scaldica,
dal termine norreno skld che significa poeta. La denominazione di detto genere per moderna e
si fonda principalmente su elementi che riguardano la forma della composizione e la pragmatica
dellesecuzione Questi elementi sono utili a tracciare una frontiera abbastanza chiara fra poesia
eroica, poesia mitologica, poesia gnomica o, in una parola poesia eddica (perch rappresentata
esemplarmente nel Canzoniere eddico) da un lato e poesia scaldica dallaltro. La poesia scaldica,
pur mantenendo la struttura allitterativa del verso germanico, presenta versi isosillabici (con un
numero fisso di sillabe) e fa largo uso di rime piene e semirime interne, talvolta complicando la
struttura metrica con rime finali; a differenza della poesia eddica occasionale, dal momento che i
componimenti sono composti su commissione o in occasioni particolari, e firmata, poich si
conosce il nome del poeta, che pu anche far riferimento a se stesso nel componimento. Nella
poesia eddica, invece, il poeta anonimo e i componimenti risultano adespoti. La poesia scaldica,
inoltre, fa ampio uso di un lessico arcaico e desueto, che si configura come un vero e proprio gergo.
Allinterno della poesia scaldica si distinguono vari generi, come la poesia dinfamia (n), e un
numero sorprendente di metri e strofe, che sono codificati nellultima parte dell Edda di Snorri
Sturluson, lo Httatl (Computo dei metri).

Un esempio pu servire meglio di ogni altra descrizione a comprendere i principi fondamentali
della poesia scaldica. Sceglier qui un componimento di media difficolt in drttkvi (metro del
sguito), che Egill Skalla-Grmsson avrebbe composto, intorno al 913 d.C., allet di tre anni per
ringraziare il nonno materno Yngvarr di un dono (Egilssaga, Saga di Egill, cap. XXXI, p. 82, F):

Sngla gaf snglum
srgagls ra Agli
herimeir vi hrri
hagr brimrtar gagra,
ok bekkiurs blakka
borvallar gaf fjora
kennimeir, ss kunni,
krbe, Egil gleja.

Vediamo le caratteristiche formali. Innanzitutto la strofa formata da due semistrofe (helmingar
met) di quattro versi, le quali costituiscono unit sia sintattiche sia semantiche; ciascun verso
conta sei sillabe, con qualche minima oscillazione. I versi sono connessi due a due
dallallitterazione (qui indicata in grassetto). Pi precisamente, due termini allitteranti presenti nei
versi pari e un solo termine allitterante allinizio dei versi dispari. Inoltre, a versi alterni, sono
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presenti semirime (sottolineature) e rime piene (corsivo) interne. In questo metro si registrano
componimenti (encomi, ecc.) anche di decine di strofe.
A questa difficolt formale si aggiunge il fatto che lordine sintattico sovvertito da una serie di
tmesi impressionante. Lordine che occorre restituire per tradurre il seguente:

hagr herimeir (licenza metrica per hirimeir) srgagls gaf snglum Agli ra sngla brimrtar
gagra vi hrri, ok borvallar blakka kennimeir ss kunni gleja Egil, gaf fjora, bekkiurs
krbe.

Se volessimo rappresentare iconograficamente la strofa, potremmo rappresentare un mosaico di
questo genere:

Sgla gaf sglum
srgagls ra Agli
herimeir vi hrri
hagr brimrtar gagra,
ok bekkiurs blakka
borvallar gaf fjora
kennimeir, ss kunni,
krbe, Egil gleja.

Qualcuno ha paragonato, forse a ragione, lintarsio sonoro e semantico che esce dalla strofa
scaldica alle decorazioni geometriche delle fibule ritrovate in area scandinava, che sintrecciano
fino a dissolvere limmagine originale, solitamente quella di un uccello.

La traduzione della strofa , ancora, unimpresa faticosa dovuta a un lessico che difficilmente si
ritrova nella prosa e alle kenningar, figure retoriche che possono assimilarsi alle nostre metafore,
spesso ripetute e combinate. Per esempio, il soggetto della nostra strofa espresso in entrambe le
semistrofe e lo stesso capita per loggetto con due kenningar composte. Nella prima semistrofa
espresso con hirimeir srgagls. Qui hirimeir significa albero che trattiene, albero che
protegge e srgagl (nel testo al genitivo singolare) oca delle ferite. La prima locuzione heiti
(appellativo) per uomo, laltra kenning per corvo. Il significato generale uomo del corvo,
cio guerriero, poich i guerrieri forniscono con i nemici uccisi il nutrimento ai corvi. Loggetto
sngla gagra (genitivo plurale partitivo retto da ra tre) brimrtar (genitivo singolare). Qui
brimrt una kenning oscura per mare, mentre sngull gagarr (nominativo singolare di sngla
gagra) significa cane silenzioso. I cani silenziosi del mare sono le conchiglie. La similitudine
probabilmente suggerita dalle valve che richiamano alla mente le fauci.
Si pu dunque tradurre la prima semistrofa Lesperto albero che protegge loca delle ferite don
al facondo Egill tre silenziosi cani del mare in cambio dellencomio. Pi semplicemente: Il
guerriero don a Egill tre conchiglie in cambio del suo encomio (vi hrri, dativo singolare di
hrr; vi preposizione con che regge il dativo).
La seconda semistrofa ha per soggetto borvallar blakka kennimeir, dove kennimeir significa
albero sapiente, ancora heiti per uomo. Inoltre blakka genitivo plurale da blakk destriero e
borvallar genitivo singolare di borvnllr campo dei legni, cio campo delle navi (legno
sineddoche per nave); borvnllr , dunque, kenning per mare. Lintera espressione vale dunque
albero esperto dei destrieri del campo delle imbarcazioni, cio uomo esperto dei cavalli del
mare, e quindi marinaio. Anche qui si designa luomo valoroso e navigato, che ha esperienza
della navigazione sia commerciale sia militare. Loggetto nella seconda semistrofa costituto da
bekkiurs krbe, dove bekkiurs genitivo singolare di bekkiurr che significa pernice del
ruscello ed kenning per anatra, mentre krbe vale letto del giaciglio. Lintera espressione
pu tradursi letto del giaciglio della pernice del ruscello, vale a dire letto del giaciglio
dellanatra e quindi uovo. La seconda semistrofa si traduce perci: e lalbero esperto dei cavalli
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del campo delle tavole don (gaf, preterito di gefa dare), lui che (ss, s er) sa (kunni, preterito di
kunna conoscere) rallegrare (gleia, infinito verbale) Egill (Egil, accusativo singolare di Egill),
[anche], per quarto (fjora), un letto del giaciglio della pernice del ruscello. Pi semplicemente: e
il marinaio, che sa come rallegrare Egill, don anche, per quarto, un uovo danatra.
Come si vede il concetto espresso semplice: Yngvarr, il nonno materno di Egill, ha, secondo le
consuetudini, ricompensato Egill per la sua arte poetica, ma con doni adatti e graditi a un bambino.
Si osserver che quello che conta non tanto il significato della strofa, quanto lintarsio sonoro e il
gioco delle kenningar, che costringono lascoltatore a decrittare il componimento.

Un simile tipo di poesia fa delloscurit e del virtuosismo formale la norma. Ma ci si pu chiedere
se un simile tipo di poesia venisse compresa, in quale misura e in quali cerchie. Vari indizi lasciano
credere che le strofe scaldiche dovevano essere comprese, con alcune limitazioni, senza eccessivi
sforzi, anche se, come mostra un passo della Saga di Egill (cap. LXXVIII), si potevano annotare su
tavolette di legno (kefli) certi versi per poterli poi ripensare. Non tutti tuttavia potevano
comprendere la poesia scaldica; essa richiedeva un tirocinio non indifferente da parte sia del poeta
che dellascoltatore. Le fonti lasciano supporre con ampi margini di probabilit che soltanto
laristocrazia potesse intendere appieno questo genere di poesia, in virt di un vero e proprio
tirocinio scolastico. Lo scaldo, del resto, era tenuto in grande onore e occupava, secondo la rigida
etichetta della sala, i posti pi onorevoli. Si pu perci affermare che la poesia scaldica costituiva
un elemento didentificazione per laristocrazia. Ovviamente essa poteva essere compresa anche
dagli strati inferiori della societ e quanto pi veniva compresa tanto pi si meritava
nellapprezzamento sociale.

La diffusione della poesia scaldica legata alla diaspora degli aristocratici norvegesi in seguito
allascesa al trono di Aroldo Chiomabella. Essa dunque presente in Norvegia, in Islanda e nelle
Orcadi principalmente (dalle Orcadi proviene il primo trattato di metrica scaldica), ma anche
ovunque gli esuli norvegesi avessero messo piede. Dalla fine del XII secolo tuttavia lIslanda
detenne il monopolio di questa poesia. Sono islandesi gli scaldi migliori e pi apprezzati. La poesia
scaldica, come si pu intuire, non cessa con lintroduzione del Cristianesimo, ma si mantiene finch
sopravvive la societ aristocratica cui era funzionale. E infatti con la fine del XIII secolo che essa
comincia a decadere e scompare quando i nuovi ceti mercantili prevalgono e quando una societ
feudale sul modello europeo, con decisi elementi di centralizzazione e gerarchizzazione, comincia
ad affermarsi.
Sullo sviluppo della poesia scaldica possiamo dire che essa compare gi perfettamente formata
nella seconda met del IX secolo con Bragi Boddason il vecchio. Da allora non si notano mutamenti
significativi, se si escludono le kenningar degli scaldi cristiani. Riguardo allorigine sono state
avanzate varie ipotesi. Quella che ha avuto un certo seguito negli ultimi anni considera la poesia
scaldica dinflusso celtico. Poich i Celti insulari mostrano una poesia che fa largo uso delle
allitterazioni e delle kenningar, si pensato che glincolti Germani di Scandinavia avessero mutuato
da una popolazione culturalmente pi evoluta, i Celti insulari appunto, modelli poetici che quindi
avrebbero autonomamente rielaborato. Lipotesi urta nondimeno contro alcune difficolt di ordine
formale e culturale. La poesia celtica conosce - vero - lallitterazione, ma non nel modo regolato
proprio dei Germani di Scandinavia. Nel verso lungo germanico lallitterazione, com noto, non
elemento esornativo del verso, ma costitutivo. Inoltre le kenningar sono patrimonio anche di altre
tradizioni poetiche indeuropee, quali la indiana, la greca, la latina. Culturalmente poi rimane oscuro
quando i Germani di Scandinavia avrebbero mutuato modelli celtici. Gi liscrizione runica di
Eggja (VII-VIII sec.) testimonia kenningar pregevoli (come naseu, in norreno nsj, il mare del
cadavere per sangue), mentre il verso allitterante testimoniato almeno daglinizi del V secolo
(iscrizione runica di Gallehus). Ne consegue che i Germani avrebbero dovuto mutuare il verso
lungo dal Celti almeno prima del V secolo e luso delle kenningar almeno prima del VII. Non c
per alcuna traccia di una preminenza celtica in questo periodo, n di significativi e decisivi
9
rapporti culturali fra le due popolazioni. Se vogliamo trovare un periodo in cui i Germani si siano
mostrati ricettivi nei confronti dei Celti occorre risalire alla preistoria, come testimoniano alcuni
importanti prestiti celtici nelle lingue germaniche. Peraltro, poich tali prestiti nelle lingue
germaniche (es. celtico *dn, inglese town, tedesco Zaun) sono soggetti alla prima mutazione
consonantica, essi devono essere penetrati quando le lingue germaniche ancora non lavevano
sviluppata; quando, dunque, le lingue germaniche non mostravano una delle loro principali
caratteristiche distintive. Da questo punto di vista, si potrebbe affermare che la presunta influenza
celtica altro non che matrice indeuropea comune ai Celti e ai Germani.
Avanzo perci unipotesi diversa: la poesia scaldica si serve della strumentazione comune alla
lingua poetica indeuropea, che esalta e sviluppa in maniera del tutto autonoma. Vediamo le
caratteristiche della poesia scaldica:

a) Il verso, lallitterazione e le rime e semirime interne. Esse si trovano nella poesia vedica, ad
esempio e latina arcaica. Non sono nemmeno estranee alla poesia greca. Lo stesso verso
allitterante riposa, a mio parere, su strutture metriche indeuropee.
b) Le kenningar. La kenning ampiamente usata nella poesia vedica, celtica insulare e greca. Che
si tratti di un elemento della indogermanische Dichtersprache (lingua poetica indeuropea)
ammesso comunemente. Tipica della poesia scaldica invece la presenza di kenningar
composte, che non deve considerarsi per uninnovazione totale, poich dipende da un processo
iterativo abbastanza intuitivo.
c) La frammentazione sintattica. Nella poesia vedica, iranica antica, greca antica si trovano
costruzioni analoghe, sebbene non cos complicate. Alcune strofe del Rigveda, tuttavia, si
avvicinano molto alle strofe scaldiche sotto questo aspetto.
d) Il lessico. Il lessico scaldico, come abbiamo accennato, molto particolare e registra la presenza
di numerosi termini scarsamente usati o di nessun impiego in prosa. Ebbene tale lessico
testimonia termini di antica tradizione indeuropea, come mostrano, per esempio, tarfr toro
(lat. taurus, in prosa stjrr) , kundr figlio (latino natus, in prosa sonr), funi fuoco (osco fun,
in prosa eldr), jr cavallo (lat. equus, in prosa hestr).

In cosa consiste dunque loscurit della poesia scaldica? Difatto essa lopposto del trobar clous.
Non c intenzionalit di comporre in maniera criptica, poich si compone secondo un codice. Dal
codice, inoltre, non si scarta. In sostanza, il codice rappresenta la norma; si pu scomporre pi o
meno raffinatamente, con maggior o minor competenza, ma i limiti di variazione sono assai scarsi.
Comprendere la poesia scaldica un fatto di competenza, nella quale si riconosce lappartenenza a
un preciso stato sociale. Raramente i termini sono impiegati giocando sulla loro polisemia (non
orspeki, perizia nelleloquio). La contraffazione e liperbole sono poi esclusi dal linguaggio
poetico, poich si direbbe il falso e il componimento sarebbe percepito come dileggio (n) o,
peggio, offesa, con conseguenze tragiche per il poeta. Tuttalpi si pu dire che la poesia scaldica
non una poesia popolare, che una poesia che, includendo, esclude. E arte e non artificio.

B5-6

Nella tradizione scandinava, ma anche anglosassone e, probabilmente alto-tedesca antica due
erano, almeno secondo i pi, i professionisti della poesia della Scandinavia medievale, lo skld e
il ulr. Pi propriamente per la distinzione dovrebbe investire il genere poetico, dal momento che
nella produzione manoscritta della Scandinavia medievale presente una poesia di notevole
complessit metrica e stilistica, della quale solitamente viene tramandato il nome dellautore che si
soliti chiamare scaldica, ma si registra anche una poesia di argomento mitologico, didascalico
ed eroico, che viene chiamata eddica, dal nome dato modernamente alla raccolta di carmi pi nota
di questo genere (lEdda poetica, appunto). Mentre il primo tipo di poesia, come abbiamo visto
occasionale e firmata, la seconda anonima e tradizionale. Tuttavia bene osservare che questa
10
distinzione dei moderni: poeta era comunque skld, come nellIslanda odierna, dove sia Dante
Alighieri che Cecco dAscoli verrebbero chiamati skld. E dunque la sensibilit moderna che
distingue, sia pure a ragione, due generi poetici e che ne proietta lautorit rispettivamente sul ulr e
sullo skld.
Lasciamo da parte lo scaldo, di bcui abbiamo parlato sopra, e concentriamoci sul ulr (oratore,
locutore) cercando dindividuare, sulla base delle fonti poetiche quale significato occorra
attribuire al termine, limitando l indagine alle fonti norrene, lasciando da parte le anglosassoni.

Il termine ulr compare quattro volte in componimenti eddici. Il primo che prenderemo in esame
presente negli Hvaml (Canzone dellEccelso), strofa 111, la strofa che apre i Loddffnisml
(Canzone di Loddffnir):

Ml er at ylja ular stli
Urar brunni at;
s ec oc agac, s ec oc hugac,
hldda ec manna ml;
of rnar heyra ec dma, n un rom go,
Hva hllo at, Hva hllo ,
heyra ec segia sv;

E giunto il tempo di parlare sul seggio del ulr;
accanto alla sorgente di Urr;
io vidi e tacqui, io vidi e riflettei;
io ascoltai i discorsi degli uomini;
rune ascoltai interpretare, n ne tacevano il senso
accanto alla sala dellEccelso, nella sala dellEccelso,
ascoltai dire come segue.

Il soggetto della strofa Odino che esercita il suo apprendistato nei pressi della fonta di Urr, dopo
aver ceduto, come racconta il mito, un occhio in cambio della conoscenza. Gli insegnamenti
provengono da qualcuno insediato sul seggio del ulr, il quale esercita la sua funzione di
trasmettere la conoscenza. Questa trasmissione indicata da un un termine tecnico, il denominale
ylia, parlare nella veste di ulr. Loggetto della conoscenza costituito da rune, che qui non
indicheranno tanto i segni dellalfabeto proprio di parecchie genti germaniche, quanto piuttosto i
discorsi (ml) degli uomini espressi in maniera autorevole e formulare. Qui rn va inteso, infatti,
nel senso del latino carmen componimento poetico, formula. Il termine ulr occorre anche pi
sotto, alla strofa 134, dove compare la locuzione hr ulr grigio ulr:

Romc r, Loddffnir, enn nemir,
nita mundo, ef nemr,
r muno g, ef getr:
at hrom ul hlu aldregi!
[...]

Ti consiglio, Loddffnir, e tu accoglilo,
se tu laccogli ti torner utile,
bene te ne verr, se tu laccetti:
il ulr canuto mai devi deridere!
[...]

Il ulr, dunque, comunica precetti di vita, collocandosi nella sfera di chi ha pi vissuto e, quindi,
pi sperimentato. Significativo linvito a non deridere questi precetti, quasi che dovessero apparire
noiosi e inutili, specialmente al giovane che li ascoltasse. Qui Loddffnir deve essere lo stesso
11
Odino, poich non , contrariamente a quanto si legge in qualche commento, Odino a parlare;
Odino ascolta semplicemente. Conferma proviene dai Vafrnisml (Canzone di Vafrnir),
strofa nona:

Hv , Gagnrr, mliz af glfi fyrir?
faru sess sal!
scal freista, hvrr fleira viti,
gestr ea inn gamli ulr

Perch dunque Gagnrr parli dal vestibolo?
Entra nella sala, e prendi posto!
Allora si prover chi pi conosca,
se lospite o lanziano ulr.


I Vafrnisml (Canzone di Vafrnir) sono un certame sapienziale, in cui Odino (che come al
solito dissimula la sua identit) e il gigante Vafrnir si giocano la testa interrogando e
rispondendo su argomenti mitologici e tradizionali. Il gigante chiama se stesso inn gamli ulr
lanziano ulr, con evidente riferimento alla sua maggiore et ed esperienza nei confronti di
Odino; i giganti, infatti, come i nani, sono le prime creature venute al mondo e quindi pi ricche di
conoscenze degli Asi, la classe di esseri divini cui appartiene Odino. Che la denominazione di ulr
si adatti, nella tradizione norrena non semplicemente ai pi sapienti, ma a quanti comunicano la
sapienza, svolgendo per cos dire una funzione didattica, appare evidente da un passo dei Ffnisml
(Canzone di Ffnir), strofa 34, un carme in cui si descrive luccione del serpente Ffnir da parte
di Sigurr (Sigfrido):

Hfi scemra lti hann inn hra ul
fara til heliar hean!
[...]

Scorcia della testa il canuto ulr,
spianagli la via aglInferi!
[...]

Qui con canuto ulr sintende Reginn, il precettore di Sigur, che medita di uccidere il
discepolo. Lappellativo dunque appropriato, poich Reginn ha educato Sigurr, trasmettendogli
la conoscenza tradizionale, secondo un celebre passo della Vsulngasaga (Saga dei Volsunghi).
Dai passi eddici, che verranno poi confermati attraverso altre fonti esaminate qui di sguito, non
emerge, contrariamente a quanto si pu leggere nei manuali, alcuna dimensione sacrale del ulr.
Questi si limita a trasmettere la sapienza tradizionale, sia pure in maniera istituzionale.
Al di fuori della poesia eddica ulr usato poche volte. Rngnvaldr Kali, celebre jarl delle Orcadi,
chiama se stesso ulr in un componimento del 1152, recitato al termine del suo viaggio in
Terrasanta, quando, comegli dichiara nella strofa, ha la croce che pende sul petto e il ramo di
palma fra le spalle, significando in tal modo che il suo pellegrinaggio giunto a termine. La scelta
del termine non occasionale, poich Rngnvaldr autore, insieme allo scaldo islandese Hallr
rarinsson, dello Httalyill (Clavis metrica), un manuale di metrica composto intorno al 1145.
Rngnvaldr, dunque, non soltanto un poeta, ma un interprete della tradizione precristiana. Qui,
allora, lantica funzione di ulr suggerisce un efficace contrasto con la nuova veste di seguace di
Cristo. Merita poi di essere menzionata una strofa della Gautrekssaga (Saga di Gautrekr):

N stta ek til Svjar
Ynglinga sjt til Uppsala;
hr ltu mik, sem ek lengi mun,
12
glan ul jans synir.

Quindi mi diressi verso la Svezia,
la dimora degli Ynglingar, verso Uppsala;
Qui mi resero -e lo ricorder a lungo -
un ulr silenzioso i figli del sovrano.

Starkar, leroe forse pi affascinante della saga, lamenta in questa strofa di non essere stato
tenuto nella giusta considerazione dai giovani principi, che avranno forse deriso (hlja), le sue
parole e lo avranno con ci ridotto al silenzio, rifiutandosi di ascoltare la voce dellesperienza.
Anche in questo caso si avverte il contrasto fra il ulr, uomo anziano o comunque ricco di
esperienze, perch pi ha vissuto (una sorta di Nestore, dunque), e i giovani rampolli, i quali
dovrebbero tacere e riflettere, come si legge ancora nella strofa 15 degli Hvaml (Canzone
dellEccelso), dove si dice che il figlio di un sovrano (jans barn) dovr non solo essere
coraggioso, ma tacere e riflettere (ugalt oc hugalt). Ma ulr pu essere assai raramente usato
anche sinonimicamente per skld, come si legge in un componimento di Haukr Valdsarson,
ascrivibile al XII secolo.
Se dobbiamo trarre le debite conseguenze, ulr termine tecnico per designare il depositario della
tradizione, ma lo scarso uso in poesia e il quasi nullo in prosa suggeriscono che si tratti di un relitto,
di un termine eclissato dallintroduzione del Cristianesimo, o meglio della cultura del libro al
Cristianesimo associata, che prevede una trasmissione scritta del sapere e non pi primariamente
orale. La connessione con la sapienza tradizionale e la sua funzione di precettore, lo oppongono
perci non solo alluomo inesperto e sempliciotto, ma anche al giovane, che deve ancora ricevere
uneducazione. Infine, si pu affermare che lo skld deve essere in misura non indifferente anche
ulr, perch ha dovuto se non altro apprendere tecnica e repertorio poetici tradizionali, ma che non
necessariamente un ulr anche skld, poich pu limitarsi ad esporre in forma poetica, o in forma
prosastica, contenuti tradizionali senza assurgere alle raffinatezze metriche e stilistiche degli scaldi.
Termine tecnico per lesposizione del ulr il denominale ylja, pi usato perch ha subito uno
slittamento semantico esaltando una connotazione non del tutto positiva. Oltre alla strofa 134 degli
Hvaml, significativa lattestazione alla strofa 17:

Kpir afglapi, er til kynnis kmr,
ylsc hann um ea rumir;
alt er senn, ef hann sylg um getr:
uppi er ge guma.

Lo stolto sbarra gli occhi, se giunge da un conoscente;
parla fra s e aspetta;
ma subito finisce, se gli si offre da bere:
emerge allora lindole delluomo.

La strofa, che rientra in una vasta precettistica riguardante gli effetti della birra, viene qui tradotta
come di solito si fa. Con parla fra s si traduce solitamente yljask, rara forma medio-passiva di
ylja, alludendo a un imbarazzo dovuto a una sostanziale incapacit di comportarsi in societ. Il
significato tuttavia non soddisfa, poich, se fosse corretta linterprezione, non ci sarebbe bisogno
della birra per vedere di che pasta fatto luomo. Peraltro, afglapi, vale s stolto, sempliciotto,
ma con una connotazione che rivela limprevedibilit e lirrazionalit del comportamento, espresse
peraltro dalluso di ruma indugiare, aspettare una qualche iniziativa da parte dellospite. La
equiparazione del ulr con lo afglapi implicita nei primi versi della strofa pu dipendere, come i pi
intendono, dal modo di esposizione del ulr, che doveva avvenire attraverso una cantilena
monocorde e mormorata, atta a favorire la memorizzazione dei contenuti. Si pu tuttavia intendere
yljask, in maniera diversa e forse pi soddisfacente per il senso della strofa. Propongo perci
dintendere yljask parlare come un ulr, ma non in senso negativo. Il sempliciotto si comporter
13
perci come un ulr per darsi un po di tono, sentenzier e continuer a sentenziare (cos occorre
intendere ylsc hann um ea rumir), nella speranza dimpressionare lospite, assumendo un
atteggiamento ispirato, espresso da verbo kpa fissare intensamente. La birra, per, riveler la sua
vera natura di afglapi, anche se si atteggia a ulr.
Comunque, ylja ha a che fare con la recitazione poetica nella Hnfulausn (Il riscatto della
testa), un poemetto di Egill Skallagrmsson composto nel 936. Effettivamente il poemetto di Egill
piuttosto singolare poich, in maniera del tutto eccezionale per la tradizione norrena precristiana,
ogni strofa presenta i versi in rima baciata (la prima, per esempio, ha rime aabbccdd).
Limpressione che suscita quella di una certa monotonia nel ritmo, che doveva contrastare
piacevolmente e in maniera inattesa con la tecnica scaldica di altissima levatura dimostrata da Egill.
Eirkr detto asciainsanguinata, al quale lencomio destinato, dovette rimanere entusiasta, se
concesse al poeta, da lui condannato a morte mentre regnava in Norvegia, la vita in cambio della
sua opera poetica.
Il verbo ylja , ancora, usato da Eilfr Gornarson nella rsdrpa (Encomio di rr). Qui la
scelta del termine, come sopra certamente in senso non dispregiativo, probabilmente dovuta al
fatto che Eilfr mette in versi un contenuto mitologico tradizionale e non occasionale, come appare
pi frequentemente nella poesia scaldica. Ancora al modo di recitazione del ulr deve far
riferimento il ylja presente in una strofa dello scaldo islandese Snjlfr. Si tratta di un
componimento tardo, databile nel XIV secolo. Snjlfr, che cristiano usa lespressione ylja vess
per descrivere la recitazione di testi religiosi; infatti vess, forma arcaica per vers, che rivela appieno
lorigine latina del termine, indica principalmente versetti biblici e viene usato per certe preghiere,
come lAve Maria. Invece, luso di ylja in jolfr Arnrsson nel Magnsflokkr (Encomio di [re]
Magns), sembra a prima vista valere, senza particolari connotazioni, recitare. Tuttavia il flokkr
descrive la vita del re fino al 1044 usando un repertorio scaldico, assai probabilmente in maniera
intenzionale, in cui la tradizione appare esaltata in sommo grado. Loggetto del flokkr, dunque, e
luso fortemente tradizionale del repertorio scaldico, sia metrico che stilistico, possono aver
suggerito luso di ylja recitare in accordo alla tradizione (scaldica). Questo esce confermato
dallespressione in cui usato ylja, ylja sigr, recitare la vittoria, quasi si volesse in maniera
solenne affidare alla memoria della tradizione futura limpresa di re Magns.

E dunque possibile concludere che ylja denoti tecnicamente il tipo di comunicazione del ulr,
sia dal punto di vista del contenuto che da quello dellespressione. Per quel che riguarda il
contenuto occorre dire che investe la tradizione; il modo di recitazione non doveva apparire
particolarmente avvincente: lesposizione del ulr doveva, nella peggiore delle ipotesi, assomigliare
a una nenia, a una contilena, intonata con voce sommessa e vagamente gutturale. E, in effetti con
ulur (plurale di ula) si indicavano liste di sinonimi poetici da mandare a memoria, ma anche veri
e propri carmi di contentuto mitologico, come la Rgsula (ula di Rgr).
Per quanto riguarda il ruolo sociale del ulr doveva essere elevato, anche se non al pari dello
skld; comunque il ulr era rispettato, anche se doveva apparire talvolta un pedante, come capita
per certi professori ai giorni doggi. Non pu dunque considerarsi primariamente un poeta e
nemmeno un poeta itinerante, stando all iscrizione runica danese su pietra di Snoldelev, una lapide
funeraria, dove si ricorda un Roald, ulr in Sallv, con allusione forse a una carica riconosciuta
dalla comunit.

Tuttavia il ulr sembra avere qualcosa a che fare con una iscrizione runica riportata su unasticella
di legno rinvenuta a Schleswig (Slesvig) e databile intorno al 1100, dove si leggono versi curiosi
sotto molti aspetti:

runaR iak risti a r[i]kjanda tre
swa re saR riki mgr;
asiR a ardagum hullar ok bullar
mli r ars sum magi
14

Rune io incisi sul legno che dirige
come insegn il possente signore;
gli Asi al principio dei tempi, gli Hullar e i Bullar,
proclamano che per te il culo come lo stomaco.


Il componimento rivela una buona padronanza della tecnica e del lessico poetico. La prima
semistrofa un classico ljahttr. Il secondo, dunque, scarta intenzionalmente dal modello
metrico: le linee d-e non presentano allitterazione fra loro, mentre la linea f mostra un termine
allitterante (magi) nellultimo piede, contrariamente alle regole. Anche i riferimenti presenti nel
primo semiverso sono in accordo con la tradizione. La linea a riporta correttamente la formula del
Runenmeister (colui che incideva le rune), mentre la linea b fa riferimento al supporto scrittorio.
Lappellativo rikjanda, propriamente un participio presente del verbo rikja, significa che governa,
che dirige, forse con allusione a pratiche magiche analoghe a quelle descritte nella Egilssaga
(Saga di Egill). Nel cap. LXXII si racconta, infatti, come Egill avesse guarito una fanciulla
astenica, trovando sotto il suo giaciglio un fanone malamente inciso con rune e bruciandolo.
Lautore dellincantesimo, un giovane conoscente, voleva far innamorare di s la fanciulla ma era
riuscito soltanto a indebolirne il corpo. Qui liscrizione runica aveva il compito di dirigere la
mente della fanciulla verso il pretendente. Tuttavia sarebbe possibile leggere anche rekjanda, che
ancora un participio presente derivato questa volta da rekja, che significa tracciare, lasciar
tracce e, in senso traslato, ricordare. Si potrebbe perci interpretare a rekjanda tre (in norreno
rekjanda tr) sul legno che lascia tracce (del messaggio inciso), sul legno che ricorda (che
testimonia lavvenuta iscrizione). Peraltro, luso di annotare su tavolette di legno componimenti
poetici, o pi probabilmente alcuni versi particolarmente difficili, per interpretarli meglio in un
secondo momento, testimoniato sia nella Saga di Egill (vedi il cap. LXXVIII) sia nella Saga di
Oddr larciere (cap. XLVI).
Le rune, cio i segni runici, vennero, dunque, incisi come insegn il possente signore, che
chiaramente Odino, al quale viene attribuita nella tradizione norrena la scoperta delle rune.
Continuando la nostra analisi, vero che mgr significa figlio maschio, in opposizione a mr
fanciulla, ma nel linguaggio poetico il termine viene largamente usato per uomo. La linea d
(Gli Asi al principio dei tempi) formalmente corretta e ben si adatta a introdurre, secondo la
tradizione, una narrazione mitologica o leggendaria. Con la linea e si comincia a scartare dal
modello; hullar e bullar, solitamente interpretati come appellativi, pur non avendo alcuna
corrispondenza nel lessico tradizionale, di asiR (e quindi nominativi plurali) hanno tutto laspetto di
termini onomatopeici; e, in effetti, esiste nelluso moderno il verbo bulla, che vale bollire, ma
anche parlare a vanvera. Io propongo di considerarli come seconde persone del presente
indicativo di verbi (hulla e bulla) creati a partire da espressioni onomatopeiche per esprimere il
borbottio del Runenmeister che incide le rune e che recita contestualmente quanto registra con la
scrittura. Un esempio di questa pratica peraltro presente nella Saga di Egill, cap. LVII.

Inoltre,
considero, in accordo alla grammatica, mli come terza persona del congiuntivo di mla, e traduco
la linea f possa parlare a te il culo come (parla) lo stomaco, poich il verso da integrarsi, in
maniera del tutto naturale, [sv] mli r ars sem magi, con allusione alla voce profonda e
gutturale dellindovino o del ulr.
Una descrizione del vaticinio, che preceduto da un profondo respiro, come se la voce dovesse
uscire dalle viscere, pu leggersi nella Orkneyingasaga (Saga degli uomini delle Orcadi), cap.
XXXVI. Pi incisiva la descrizione della Eirkssaga raua (Saga di Eirikr il rosso), presente nel
cap. VIII:

hann [rhallr] l ar [ hamargnpu einni] ok horfi lopt, ok gapti bi
munni ok nsum, ok uldi nkkut.

15
Egli stava in quel luogo [sopra un picco roccioso], aveva lo sguardo
nellaria, teneva la bocca e le narici spalancate e bisbigliava qualcosa.

La saga racconta che questo rhallr non era cristiano e praticava la magia [La Saga di Eirkr il
rosso pu leggersi in traduzione italiana ne La saga di Eirik il rosso e la Saga dei Groenlandesi, a
cura di R. Caprini, Parma 1995 (il passo citato si trova a p. 88)].

Rileggiamo la strofa, che allora si risolver nella parodia di un Runenmeister:

Rune io incisi sul legno che dirige
come insegn il possente signore.
Gli Asi al principio dei tempi ... tu hulli e bulli:
parli allora a te il culo al pari dello stomaco!

Le linee a-d riproducono dunque correttamente loperazione del Runenmeister, mentre le linee e-f
mettono in caricatura le parole rituali. Cosa significhi esattamente parli allora a te il culo al pari
dello stomaco! appare chiaro da un altro componimento questa volta ritrovato a Bergen non ancora
pubblicato, ma di cui d notizia E. Marold [E. Marold, Runeninschriften als Quelle zur Geschichte
der Skaldendichtung in Runeninschriften als Quellen interdisziplinrer Forschung [...], a cura di K.
Dwel e S. Nowak, Berlin/New York 1998, p. 680]:

Sezt nir ok r rnar rs upp ok fs vi

Siediti, e interpreta le rune; poi alzati, e scorreggia!

La connessione fra il Runenmeister e il ulr resa plausibile dalla recitazione che accompagnava
linterpretazione e lincisione della rune, la quale doveva assomigliare al ylja, e dal fatto che
lapprendimento delle rune faceva parte del corredo di arti tradizionali previste per leducazione
della nobilt, come risulta da una strofa di Rngnvaldr Kali, che dice di se stesso. La strofa compare
nel cap. LVIII della Saga degli uomini delle Orcadi:

Eccomi pronto al cimento dei dadi
- abile mi conosco in nove arti -
con cura eseguo le rune,
capace sono di leggere e di scrivere;
so usare gli sci e, alloccasione, il remo
maneggio bene le armi da getto,
ma son padrone ancora di altre due:
scandire versi e pizzicare larpa.

Questa scatologia runica non un fatto isolato. In unaltra iscrizione ritrovata a Schleswig e
incisa su un supporto osseo, si legge:

fuarsb - fuik

A prima vista sembra trattarsi di un esercizio di scrittura, poich fu sono le prime lettere
(corrispondono al nostro abc) della serie runica impiegata in Scandinavia in quel periodo e che
compare, peraltro, in non pochi altri monumenti. In realt, la prima parte delliscrizione pu
leggersi anche fu ars b potta, culo, b. Non allora un semplice gioco volgare, poich presuppone
quella che oggi chiameremo una buona acculturazione, dal momento che la conoscenza delle rune e
lalfabetizzazione deve considerarsi come fatto elitario nella Scandinavia del XII secolo. Inoltre,
sinserisce, come testimoniano le due iscrizioni precedenti, in un costume parodistico che investe
sia la figura del Runenmeister che, assai probabilmente, quella del ulr. Chi ha messo in ridicolo la
16
serie runica intendeva mettere in ridicolo tutta lattivit del Runenmeister; il fatto, poi, si rivela
particolarmente dissacrante, poich le rune provenivano da Odino e poich si attribuiva alla serie
runica nel suo complesso un valore magico e religioso. Leffetto, fatte le debite differenze, doveva
essere lo stesso di un arraggiamento volgare e blasfemo del Paternostro Come (ma con pi
eleganza) nel Morgante del Pulci (XVIII 115-116):

[...]
Ma sopra tutto nel buon vino ho fede,
e credo che sia salvo chi gli crede.
E credo nella torta e nel tortello,
luno la madre e laltro il suo figliuolo;
el vero paternostro il fegatello,
e possono esser tre, due ed un solo,
e diriva dal fegato almen quello
[...]

E inoltre presente una tradzione diversa da quella che abbiamo illustrato nel paragrafo
precedente, e che potremmo tranquillamente definire di origine dotta, rappresentata assai bene dal
Vnlsa ttr (Episodio di Vnlsi, vedi A. Faulkes, Stories from the Sagas of the Kings,
Birmingham, London 1980). Si tratta di una breve narrazione, non pi antica del XIV secolo,
inserita in una delle versioni della pi ampia Saga di lfr il Santo. La storia abbastanza semplice
e parla di usanze della campagna norvegese sopravvissute alla cristianizzazione ed allincirca
questa:

Una coppia di vecchi contadini viveva in una fattoria con due figli, un
maschio e una femmina, e due servi, anchessi maschio e femmina. Poich
vivevano in un luogo piuttosto isolato non avevano contatti frequenti col
resto del mondo. Il vecchio viene descritto come un uomo saggio, ma poco
incline a socializzare, si direbbe oggi; mentre la donna governava con
energia e piglio autoritario la fattoria. Dei figli, il maschio era gioviale e
scherzoso, mentre la ragazza, pi seria, appariva sveglia e intelligente, pur
essendo cresciuta in quel luogo sperduto. LEpisodio dice chiaramente che
questa famigliola era alloscuro della religione cristiana. Un giorno di
autunno inoltrato, dunque, muore il cavallo da tiro e il servo si appresta a
macellarlo, perch se ne potesse consumare la carne, comera costumanza
pagana. Per prima cosa recide il pene dellanimale e sta per gettarlo in terra
quando si avvicina il figlio del contadino, che afferra larnese ed entra in
casa, dove si trovano madre, figlia e serva. Qui, facendo oscillare il membro
equino recita la strofa:

Hr megu sj heldr rskligan
vingul skorinn af viggs fur.
r er, ambtt, essi Vnlsi
alldaufligr innan lra.

Qui potete osservare ben virile
il pene resecato di un padre di cavalli.
Per te , serva, questo Vnlsi,
per nulla molle, fra le gambe!

La figlia scandalizzata, ingiunge al fratello di uscire e gettar via quel coso.
La madre, tuttavia, ritiene che loggetto possa tornare utile. Lo fa avvolgere
in porro e lino per mantenerne il vigore e il pene verr riesumato ogni
autunno, dando luogo a un rito curioso. I membri della famiglia, seduti
intorno a un tavolo, dovranno passarselo di mano in mano, recitando
17
ciascuno una strofa in onore dellorgano equino, cui stato imposto il nome
di Vnlsi.

Appunto a una di queste falloforie assister re lfr. Sebbene lautore anonimo del ttr dichiari di
attingere a racconti antichi e molti abbiano voluto vedervi il relitto di un culto della fertilit, vi sono
fondati sospetti che si tratti principalmente di una rappresentazione caricaturale della campagna
norvegese e dei suoi abitanti, attaccati alla tradizione e refrattari ai nuovi modelli di cultura europei
affermatisi dalla met del XIII secolo almeno. Le usanze pagane, se di usanze pagane si tratta,
dunque, qui descritte non sono riesumate per un qualche interesse antiquario, ma prese a pretesto
per tuttaltra operazione.

I testi che abbiamo menzionato e che, nonostante la loro singolarit risultano estremamente
indicativi, abbracciano almeno due secoli, dal momento che le iscrizioni runiche risalgono aglinizi
del XII secolo, mentre il Vnlsa ttr databile nel XIV secolo. La loro valutazione culturale non
facile. Le iscrizioni runiche provengono da Schleswig e Bergen, localit particolarmente aperte
aglinflussi europei, e non solo. E per difficile dire se i toni parodistici siano dovuti a fonti
esterne, dal momento che sia la poesia eddica che la poesia scaldica presentano tratti volgari, o
almeno da noi percepibili in questo senso. Il genere della senna si fonda su uno scambio dinvettive,
con pesanti riferimenti sessuali. E ben rappresentato dal carme eddico Lokasenna (Le invettive di
Loki), dove il dio Loki apostrofa in maniera irriverente di e dee intervenuti al bachetto di gir,
ma in maniera tuttosommato monocorde, poich taccia gli di dinvertiti e le dee di prostitute o
ninfomani. Il carme datato fra il XII e il XIII (prima met) secolo. Genere letterario analogo
risulta essere il mannjafnar contrasto virile. E ben rappresentato dal contrasto verbale fra
Sinfjntli e Gumundr nella Helgakvia Hundingsbana in fyrri (Primo carme di Helgi uccisore di
Hundingr), strofa 33 e sgg. e nella Ragnarssaga Lobrkar (Saga di Ragnarr brache-di-cuoio),
cap. XIX.
In questultimo, che conivolge in genere due guerrieri, i quali proclamano la propria eccellenza,
dileggiando lavversario, loffesa principale si basa sul tacciare lavversario di essere argr
invertito, con evidente allusione a una omosessualit passiva. Loffesa non ha nulla di scherzoso
o caricaturale; sottolinea invece lincapacit dellinterlocutore a soddisfare due obblighi sociali
essenziali e identificanti, vale a dire combattere con coraggio e procreare. Anche la poesia scaldica
presenta versi di dileggio a sfondo sessuale, ma rientrano nel genere del n (poesia dinfamia) e
vanno presi assolutamente sul serio.
La parodia si coglie invece nei confronti della tradizione religiosa. Un ottimo esempio costituito
dalla rymskvia (Carme di rymr), un carme eddico piuttosto tardo, forse databile nella prima
met del XIII secolo, che racconta come rr, il dio virile per eccellenza, derubato del martello con
cui stermina i giganti, sia costretto insieme a Loki a travestirsi da donna per poterlo recuperare
durnate un finto matrimonio col gigante rymr. E dunque nella sfera religiosa e delle costumanze a
essa connesse, che si coglie soprattutto lelemento comico della tradizione norrena. Non mancano
nelle saghe descrizioni caricaturali e persino picaresche, ma non paiono particolarmente connotate
dal punto di vista sessuale. Sebbene sia la tradizione e in particolare la tradizione religiosa pagana
che viene pesantemente messa in ridicolo, sarebbe tuttavia un errore vedere in questo sviluppo una
conseguenza della penetrazione del Cristianesimo, poich i primi testi che testimoniano questa
tendenza si collocano in aree che nel secolo XI devono considerarsi cristianizzate in maniera non
superficiale. Sopravvivenze pagane significative si registrano, infatti, soprattutto nella zona
corrispondente allattuale Svezia centro-settentrionale, ma gi con la fine del XII secolo cominciano
a declinare. Il Vnlsa ttr rivela che lo scopo di simili operazioni era quello di mettere in ridicolo,
in realt, un tipo di societ chiusa e ancorata a schemi oramai socialmente ed economicamente
superati o in via di superamento. La religione e le usanze rituali erano dunque la spia di un ossequio
irrazionale e fazioso nei confronti della tradizione. Eallora naturale che questo processo investisse
il ulr, la figura di maggior prestigio legata alla tradizione.
18

B7-8

La metrica dei Germani si differenzia notevolmente da quella classica greco-latina e da quella
moderna, sia delle lingue romanze sia delle germaniche. La metrica classica si fondava
sullalternarsi di sillabe grevi e di sillabe leni, vale a dire di sillabe che contenevano o meno una
vocale lunga per natura o per posizione, vale a dire seguita da due o pi consonanti, con
lesclusione del nesso muta + liquida. In taluni metri era rilevante anche il numero fisso delle sillabe
(isosillabismo). La metrica moderna, come quella italiana, per esempio, si fonda, in generale,
sullisosillabismo e sul ritmo, vale a dire su una successione di accenti rilevanti da punto di vista
prosodico. Sebbene si affermi che la metrica dei Germani non tenga conto n della quantit delle
sillabe, n del loro numero, si nota, pi sensibilmente nella metrica norrena, meno in quella
anglosassone, sassone antica e alto-tedesca antica una decisa tendenza allisosillabismo.

Lelemento principale che caratterizza un verso germanico lallitterazione (in tedesco Stabreim),
che non va intesa nel senso moderno del termine. Per noi allitterazione una figura retorica della
forma e perci opzionale; di conseguenza il poeta pu scegliere o meno se utilizzarla a fini
espressivi, ma essa non costituisce elemento portante del verso n il verso viene caratterizzato o
riconosciuto in base alla allitterazione. Lallitterazione consiste nella ripetizione regolata allinterno
del verso di un primo elemento marginale sillabico, che pu essere sia una consonante sia una
vocale.

Per illustrare questo fenomeno prendiamo in esame il pi antico verso germanico, presente in una
iscrizione runica datata aglinizi del V sec. d.C. , venuta alla luce in Danimarca e che si trova incisa,
con bei caratteri ornamentali, su un corno aureo. Si tratta della iscrizione di Gallehus, chiamata cos
dal luogo di ritrovamento. Liscrizione recita ek Hlewagastiz Holtijaz horna tawido Io
Helewagastiz di Holt feci [i.e. dedicai] il corno Come si pu notare tre termini nel verso iniziano
con lo stesso suono (Hlewagastiz, Holtijaz, horna). Consideriamo, ora la Vnlusp (Vsp., Profezia
della veggente) 1a-b: Hljs bi ec allar helgar kindir Silenzio io chiedo a tutte le sacre stirpi.
Come si vede qui allitterano hljs e helgar. Consideriamo, ancora, un poemetto anglosassone
dellVIII secolo, Deor 1a-b: Welund him be wurman wrces cunnade Welund fra i serpenti
conobbe la sofferenza. Qui alternano Welund, wurman, e wrces. Lo stesso accade nel secondo
verso di un testo alto tedesco antico, il Hildebrandslied, dove si legge at sih urhettun non muotin
che fuori si chiamarono a sfida, in un singolo duello (trad. Francovich Onesti). Qui allitterano due
termini che iniziano per vocale: urhettun e non. Si possono trovare tuttavia versi privi di
allitterazione. Si consideri Hamisml (Hm., Canzone di Hamir). 19a-b: Segja fro Jnrmunrekki
Andarono ad annunciare a Ermanarico. Qui, sebbene il verso sia ben formato dal punto di vista
del ritmo, mancano termini allitteranti. Occorre per dire che i versi di questo genere sono assai
rari.

Privo di allitterazione pare essere Atlakvia (Akv., Carme di Attila) 2b-c: vn valhnllo reii sz
eir Hna [bevevano] vino nella sala funesta; temevano lira degli Unni. Qui lassenza
dellallitterazione solo apparente perch reii forma recente per vreii, che quindi allitterava
originariamente con vn e valhnllo. lallitterazione sembra ancora mancare in Hm. 25a-b: hraut
vi inn reginkunngi Allora ringhi, lui prole di di. Qui, in realt, hraut allittera con reginkunngi,
poich la spirante velare di hraut veniva pronunciata assai flebilmente e tendeva a scomparire;
infatti nella grafia <hr> e <r> sono spesso confusi luno con laltro. Questi casi, riguardano
principalmente /h/ e /v/ iniziali seguite da liquida, vibrante e da spirante alveodentale, con la
conseguente confusione di [hr], [hl], [hv] con [r], [l], [v] e di [vr] con [r].

19
I termini allitteranti non si trovano distribuiti a caso nel verso. Consideriamo liscrizione di
Gallehus; essa pu essere suddivisa in due semiversi (o cola): ek Hlewagastiz Holtijaz e horna
tawido. Si soliti chiamare perci il verso nel suo complesso verso lungo (tedesco Langzeile) e i
due cola semiversi (norreno vsuor, tedesco Kurzvers). Si noter subito che il verso lungo
costituisce di per s una unit non solo metrica, ma anche sintattica e semantica. Se osserviamo gli
esempi precedenti possibile osservare che il primo semiverso pu contenere uno o due termini
allitteranti; di contro il secondo semiverso conterr sempre soltanto un solo termine allitterante.

I termini allitteranti sono inseriti in una struttura ritmica di cui occorre tener conto per definire in
maniera esauriente il verso. In linea di massima si distinguono allinterno del verso sillabe con
tonicit forte, sillabe con tonicit intermedia (principalmente nel secondo membro dei termini
composti) e sillabe con tonicit debole. Presentano tonicit debole sillabe non radicali e termini
enclitici o proclitici (questi ultimi a meno di fatti di rilievo). Per esempio in Atli Attila atl- avr
tonicit forte, mentre -i tonicit debole; in hjorundar, hjor- avr tonicit forte, -und- tonicit
intermedia e ar tonicit debole; in fjarhamr, fjar- avr tonicit forte, mentre -hamr debole (sulla
sillabazione in norreno vedi sotto). Nella locuzione er allor che, avr tonicit forte, er
debole. Le sillabe con tonalit debole si indicano con x, quelle con tonicit forte con , poich
solitamente (ma non sempre) associata con vocali lunghe; le sillabe con tonicit intermedia sono
infine indicate con . Le sillabe con tonicit forte determinano larsi del piede metrico. Se
consideriamo ora, liscrizione di Gallehus, osserviamo che possibile scomporre il verso in base
alle sillabe tonicamente forti in quattro unit metriche minori (dette piedi), due per ciascun
semiverso. E quindi possibile individuare lo schema ritmico seguente: x (ek) ' (hle-) (-wa) (-
ga-) x(-stiz) | (holtij-) x(-az) || (hor-) x (-na) | (ta-) x (-wi-) x (-do). Si noter allora che gli
elementi allitteranti si troveranno in arsi (sillabe con tonicit forte); si noter anche che nel primo
semiverso si possono trovare termini allitteranti in entrambe arsi del primo e del secondo piede,
oppure in una delle due, mentre nel secondo semiverso il termine allitterante si trova solitamente
nellarsi del terzo piede. In un verso ben formato non troveremo mai un termine allitterante nel
quarto piede. Questa analisi era gi nota a Snorri Sturluson (XIII secolo), che chiamava
lallitterazione nel terzo piede hnfustafr (tedesco Hauptstab, allitterazione principale) e le
allitterazioni nel primo e/o nel secondo piede stular (plur. di stuill appoggio, sostegno).

Tuttavia sembrano esserci casi in cui lallitterazione principale si trova nel quarto piede. Si
consideri Sg. 3c-d: sv at eim Sigurr rei sinni cosicch insieme a loro cavalc Sigurr.
Qui Sigurr allittera indubbiamente con sinni, che per si trova nel quarto piede (x | x x || x |
x). Un caso analogo presente ancora in Sg. 35c-d: r r Gjkungar riot at gari prima
che voi, figli di Gjki, cavalcaste fino al recinto, cui si pu aggiungere Hm. 21h-g: g born
Gjka, festa glga la stirpe bennata di Gjki [avrei] appeso alla forca. In casi come questi
possibile che nella tradizione si sia perduta la dizione sintattica poetica a favore di quella della
lingua naturale (rei sinni in luogo di sinni rei, riot at gari in luogo di at gari riot e festa
glga in luogo di glga festa). Si noti, a questo proposito Sg. 34c-d: hv r yr snemma til saka
rot come da subito voi aveste pretesti di contesa, dove si sarebbe potuto dire altrettanto bene
sintatticamente, ma non poeticamente, rot til saka.

Esistono tuttavia casi difficilmente spiegabili, come Sg. 42e-f: gengo allir, oc msir si
mossero tutti, uno dopo laltro, dove allir allittera con msir. Si pu anche aggiungere Sg. 31i-l:
feikna fir? hygg ek , at feig sr [...] artefice dinganni? Io penso che tu sia votata alla
norte, dove feikna e fir allitterano con feig. Ma in questo caso, considerando hygg ek in anacrusi
(vale a dire ininfluente per la scansione del verso), si pu analizzare ritmicamente at feig sr come x
(at) (feig) | (sr) (x). In ogni caso, per quanto si sia cercato di mettere in discussione il principio
della allitterazione principale nel terzo piede e della conseguente assenza di allitterazione nel piede
20
successivo, gli esempi indiscussi di allitterazione nel quarto piede sono rari, anche se paiono pi
recenti di quelli che riguardano lassenza di allitterazione.

Come si visto, possono allitterare anche i termini che iniziano per vocale. Per analogia con i
termini che cominciano per consonante ci si aspetterebbe che allitterassero vocali dello stesso
timbro, ma non cos. Snorri Sturluson afferma che lallitterazione pi elegante se intervengono
termini che iniziano con vocali di timbro diverso. Si consideri Vsp. 2a-b: Ek man jntna r um borna
Ricordo desser nata anticamente presso i giganti. Qui allitterano ek io (arsi del primo piede),
jntna (arsi del secondo piede) e r anticamente (arsi del terzo piede); di contro um non pu
allitterare perch non si trova in arsi. Si consideri ancora Vsp. 3a-b: r var alda, at er Ymir bygi
Era linizio dei tempi, quando Ymir viveva. Qui allitterano regolarmente r inizio alda dei
tempi e Ymir. Si noti la struttura metrica x | x || xx x | x. Nel secondo semiverso le prime due
sillabe, le quali precedono lallitterazione, sono solitamente ritenute ininfluenti per il computo
metrico (si trovano in anacrusi). Per quanto riguarda lallitterazione vocalica taluni studiosi hanno
preso in esame la possibilit che ad allitterare non fosse lelemento vocalico ma un colpo di glottide
che avrebbe preceduto la pronuncia della vocale in una dizione poetica enfatizzata. Questo sarebbe
confermato dal fatto che anche nellallitterazione consonantica le vocali che seguono il suono
consonantico presentano preferibilmente timbro diverso.

Il fenomeno dellanacrusi non sempre facilmente definibile nella metrica germanica e norrena. In
generale, conviene considerare in anacrusi le sillabe che precedono i suoni allitteranti (o le sillabe in
arsi) nel casi di versi che contengano un numero eccessivo di sillabe. Si prenda Akv. 18c-d: vinir
Borgunda, ok bundo fastla lalleato dei Burgundi, e lo legarono strettamente. Qui conviene
considerare nel secondo semiverso ok in anacrusi, poich lo schema ritmico che si ottiene quello
di tipo Sievers A (vedi sotto): (vin-) x (-ir) | (Borg-) (-und-) x (-ar) || x (ok) ] (bund-) x (-o) |
(fastl-) x (-a). Si consideri, ancora, Akv. 21a-b Hjarta skal mr Hngna hendi liggja Deve il
cuore di Hngni giacere nella mia mano. Qui conviene considerare in anacrusi skal mr, che
precedono lallitterazione presente in Hngna e , che precede lallitterazione in hendi; cos avremo
(hjart-) x (-a) | [x (skal) x (mr) ] (Hngn-) x (-a) || [x () ] (hend-) x (-i) | (liggj-) x (-a).
Naturalmente le sillabe in anacrusi non possono presentare allitterazione. Si consideri Akv. 19c-d:
enn inom tta hratt hann eld heitan ma lottavo lo gett nel fuoco acceso. Qui enn inom va
considerato in anacrusi, mentre le due allitterazioni si trovano in tta e eld (non in , che
semanticamente meno rilevante del sostantivo eld fuoco). Il primo semiverso dunque del tipo
Sievers A, il secondo del tipo Sievers C (vedi sotto). In ogni caso non facile stabilire quali sillabe
debbano considerarsi in anacrusi e nella loro determinazione interviene spesso la sensibilit del
singolo studioso.

Per quanto riguarda i suoni allitteranti occorre osservare che i nessi consonantici /sp/, /st/, /sk/,
allitterano nella loro interezza, vale a dire sono considerati come una sola consonante. Si consideri
Atlaml (Am., Canzone di Attila) 50, e-f: skapi hon sv skro, skeldi ft undan Lei attacc
in tal modo battaglia, da recidergli una gamba. I termini allitteranti sono skapi attacc skro
battaglia e skeldi recise; come si vede il nesso /sk/ allittera nella sua interezza. Si confront Am.
78a-b: Spyrit ltt eptir! spilla tla ek bom C poco da domandare, ho lintenzione di
uccidervi entrambi. Qui allitterano spyrit chiedete (arsi del primo piede) e spilla uccidere (arsi
del terzo piede). O, ancora, Am. 76e-f: strnng var strhugu, strddi hon tt Bula Risoluta era
nel suo enorme proposito, lei strazi la stirpe di Buli, dove allitterano strnng risoluta (arsi del
primo piede), strhugu enorme proposito (arsi del secondo piede) e strddi strazi (arsi del
terzo piede). Questo fenomeno tipico anche del raddoppiamento nelle lingue indeuropee. taluni
studiosi hanno perci sostenuto che il meccanismo allitterativo sia stato presente nella preistoria
delle lingue germaniche, quando ancora il raddoppiamento nella formazione dei tempi verbali
risultava produttivo.
21

Talvolta viene violata la regola che riguarda i nessi /sp/, /st/, /sk/. Si veda Vnlundarkia (Vkv.,
Carme di Vnlundr) a-b Sknn Nai sver linda Splende a Nar la spada alla
cintura. Qui sknn splende non pu, a rigore, allitterare con sver spada, poich il nesso /sk-/
dovrebbe essere considerato come una unit e non pu allitterare con la sola /s-/ di sver.
Evidentemente era andata perduta nella percezione della lingua lintegrit del nesso /sk/.
Unapparente violazione della allitterazione emerge particolarmente in anglosassone, dove
linsorgere di consonanti velari palatalizzate ha portato alla allitterazione di questultime con le
corrispondenti velari non palatalizzate. Si consideri Beowulf (Beow.) 13: geong in geardum,
one Go sende un figlio nelle sue case, che Iddio mand, dove geong figlio e geardum
case allitterano con Go Dio. Questo fenomeno fa s che in anglosassone e in sassone antico
suoni palatali possano allitterare con suoni velari, come si vede in Heliand (Hel.) 75: Jacobus
suneas, guodero thiedo i figli di Giacomo, buon discepolo, dove allitterano Jacobus Giacomo
e guodero buon. Analogamente in norreno, i dittonghi prodotti per frattura vengono trattati come
consonanti. Si veda Vsp. 3e-f jnr fannz va n upphiminn non cera terra n cielo in alto,
dove jn- allittera con u-.

La suddivisione del verso lungo in due cola dovuta alla supposizione che fra i due semiversi si
operasse nella recitazione una cesura, la cui intensit impossibile determinare con precisione. In
seguito a questo fatto si soliti riportare i versi lunghi con una maggiore spaziatura fra i semiversi:

ek Hlewagastiz Holtijaz horna tawido

Hljs bi ec allar helgar kindir

at sih urhettun non muotin

geong in geardum one Go sende

Ma non un uso normativo; niente vieta di scrivere i semiversi di un componimento in colonna,
luno dietro laltro. Nel manoscritti, in generale, i versi non sono distinti nellassetto grafico dalla
prosa. Inoltre, nella poesia scaldica lelemento fondamentale si rivela essere il semiverso (vsuor) e
non il verso nella sua interezza.

Non tutte le parti del discorso allitterano con la stessa frequenza. Perlopi portano lallitterazione
i sostantivi, sia comuni che propri. E anche possibile lallitterazione con pronomi. Si veda Sg. 44e-
f: na me mnom - n er nrf mikil - i tuoi [uomini] insieme ai miei - ora la necessit
estrema - Qui mnom miei non pu allitterare con mikil estrema, poich questultimo si trova
nel quarto piede; allittereranno perci na i tuoi e nrf necessit. Si veda anche Sg. 49c-d: ok
minna v at mr iggja e [cose] minori [in valore] perci [desideri] avere da me. Qui
allitterano minna minori e mr da me. Lallitterazione pu coinvolgere anche aggettivi, come
si vede in Sg. 30c-d: eino sinni af nllom hug [rise] in una sola volta, con tutto lanimo, dove
allitterano eino una sola e nllom tutto. Possono allitterare anche avverbi e congiunzioni, come si
vede in Hm. 2a-b: Vara at n n gr Non era ora, non era ieri, dove allitterano n ora e
n n. Il sostantivo assumeva comunque nel processo allitterativo un ruolo preminente. In
generale si evita nel secondo semiverso di porre una forma flessa del verbo nel terzo piede seguito
da un sostantivo nel quarto, che naturalmente privo di allitterazione, anche se non mancano
controesempi, talvolta connessi con irregolarit nellallitterazione.

Contrariamente a quanto capita per i sostantivi, dunque, il verbo porta meno frequentemente
lallitterazione. Si consideri tuttavia Akv. 30a-b: Sv gengi r, Atli, sem vi Gunnar ttir
Cos vada a te, Attila, come [ai patti che] tu hai stretto con Gunnarr, dove gengi vada allittera
22
con Gunnarr. Si pu affermare che laddove sia il verbo ad allitterare viene attribuito a questultimo
un rilievo particolare. Generalmente il verbo nelle proposizioni principali presenta un accento
debole, trovandosi spesso in enclisi; di contro nelle proposizioni subordinate mostra un accento di
maggior intensit, trovandosi in arsi. Si veda Sg. 1a-b: r var az Sigurr stti Gjka Era il
principio [della storia], quando Sigurr si rec da Gjki; qui var era in proposizione principale
enclitico rispetto a r il principio, mentre stti non solo si trova in arsi, ma porta anche
lallitterazione. Tuttavia, laddove non sia presente una clausola secondaria, il verbo pare trovarsi
come di solito in una proposizione tonicamente debole, come possibile constatare dalliscrizione
di Gallehus. Si pu, in generale, affermare che il verbo pu avere tre posizioni: (a) di rilievo,
quando porta lallitterazione, (b) di media tonicit, in clausole secondarie, quando pu stare in
arsi, (c) enclitico, in clausole principali, quando siano seguite o precedute da clausole secondarie.

Si pu, di conseguenza, ricavare una gerarchia dei termini che portano lallitterazione in base alla
loro importanza semantica. In primo luogo vengono i nomi, seguono, nellordine, aggettivi, avverbi,
pronomi, congiunzioni, forme nominali del verbo. Sono escluse dallallitterazione tutte le forme
enclitiche, poich non possono trovarsi in arsi. Il verbo porta lallitterazione, ma a fini di rilievo
espressivo.

Ohne Iktus kein Stab (Senza ictus, niente allitterazione), osservava A. Heusler. Se ne ricava che
la sillaba allitterante dovesse trovarsi in arsi, ma non nellarsi del quarto piede. Per illustrare questo
principio si prenda in esame un verso piuttosto difficile, Akv. 38e-f nema ein Gurn, er hon va
grt tranne la sola Gurn, che mai avrebbe pianto. Qui si potrebbe pensare che allitterino
Gurn e grt avrebbe pianto, ma questultimo non pu allitterare, perch si trova nel quarto
piede e per di pi non in arsi. In realt ad allitterare sono ein la sola e va mai. Lo schema
ritmico del primo semiverso infatti x] x x x|| x]x| x, con ne- nel primo semiverso ed er nel
secondo in anacrusi. Si consideri anche Akv. 40g-h: Optarr um famaz fyr nlingom Pi volte
si abbracciavano davanti ai principi. Qui a prima vista potrebbero allitterare famaz si
abbracciano e fyr davanti, ma fyr non pu trovarsi in arsi, poich una sillaba con vocale breve
(vedi sotto); di conseguenza allittererranno optarr pi volte e nlingom ai principi, con schema
ritmico x | x] x|| x|x. Versi come questultimo sono particolarmente complessi, poich si
presuppone che nel quarto piede si trovi in arsi una sillaba con tonicit intermedia. Si consideri Sg.
25e-f: Grtau, Gurn sv grimmliga Non piangere, Gurn, cos amaramente. Qui ad
allitterare sono Grtau, Gurn e grimmliga e di conseguenza lo schema ritmico del secondo
semiverso x (sv) (grimm-) (lig) x (a). Non potendo risultare un tipo Sievers D, poich sv
non porta lallitterazione, riesce pi naturale dividere in due piedi il secondo semiverso e
cosnsiderare la struttura ritmica del tipo Sievers C, sebbene larsi del secondo piede da noi
individuato abbia tonicit intermedia. Del resto questa irregolarit ben si accorda con la tonicit
secondaria e discendente che caratterizza il quarto piede del verso lungo nei confronti del terzo.

La presenza di sillabe in anacrusi pu rendere difficile lindividuazione dei termini allitteranti, in
particolare quando non si tratta di sostantivi o verbi. Si consideri Akv. 38i-l: unga, froa, er
hon vi Atla gat [figli] giovani, inesperti, che aveva dato ad Attila. Qui er hon nel secondo
semiverso si trova in anacrusi e ad allitterare sono unga, froa e Atla. Lo schema ritmico ,
dunque, x | xx || xxx] x | x. Si prenda in esame anche Akv. 26g-h hodd Niflunga lifira n
Hngna il tesoro dei Nibelunghi, ora Hngni non vive pi. Qui le prime due sillabe (lif e ir) di
lifira nel secondo semiverso vanno considerate in anacrusi e ad allitterare sono Niflunga dei
Nibelunghi e n ora. Lo schema ritmico | x ||xx] x | x. Il primo semiverso corrisponde
al tipo Sievers D.

Come abbiamo visto nel primo semiverso possono esser presenti anche due termini allitteranti.
Non per sempre facile decidere se effettivamente siano due. Si consideri Sg. 14g-h: nam hann
23
sr Hngna, heita at rnom egli chiam a s Hngni, per farsi consigliare. Qui sembra che
allitterino hann egli Hngna e heita chiamare. Ma, essendo il verbo (nam prese [a chiamare])
in posizione di rilievo, assai probabile che hann abbia tonicit ritmica pi debole e che si trovi
perci in tesi. Il primo semiverso ha quindi schema ritmico (nam) x (hann)| x (sr) ] (Hngn-) x
(-a). Se, dunque, hann si trova in tesi non pu portare lallitterazione ( 14). La questione non
per cos semplice, poich si potrebbe considerare nam in tesi e attribuire un particolare rilievo a
hann. In questo caso lo schema metrico del primo semiverso sarebbe x (nam) (hann)| x (sr) ]
(Hngn-) x (-a); allora hann potrebbe portare lallitterazione. Questa scansione sarebbe ammissibile
dal punto di vista della poesia scaldica, dove la doppia allitterazione nel primo semiverso
normativa, cos come normativa lallitterazione nella prima sillaba del secondo semiverso.
Consideriamo un altro esempio. In Sg. 13b-c: sveip snom hug, sat um allan dag era turnato nel
suo animo, lintero giorno rimase seduto sembra a prima vista che allitterino sveip era turbato,
snom nel suo e sat rimase seduto, ma lo schema ritmico del primo semiverso presenta sveip e
sn(om) deve trovarsi in tesi. Di conseguenza non pu allitterare. La scansione , infatti (sveip) x
(sn-)| x (-om) (hug). Improbabile ogni altra scansione, poich hug animo un sostantivo e
deve trovarsi in arsi (inoltre la vocale di hug lunga per posizione (hug sat). Dunque allitterano
sveip e sat.

Si consideri, infine il verso Sg. 67e-f: tveir at hnfom, ok tveir haukar due alla [sua] testa, e
due sparvieri. Qui si registrano due tipi di allitterazione: quella costitutiva del metro, con termine
allitterante nel quarto piede (tveir ... tveir) e una allitterazione che si avvicina alla nostra figura
retorica (hnfom ... haukar). Si consideri anche Sg. 69e-f: ef hnom fylgir fer mn hean se a
lui tiene dietro da qui il mio sguito. Versi cos congegnati sono presenti e devono considerarsi
una sorta di artificio poetico di notevele effetto (ma probabilemente di scarsa eleganza)
intenzionalmente utilizzato dal poeta. taluni studiosi parlano in casi come questi di allitterazione
incrociata.

B9-10


Per quanto riguarda la prosodia, le sillabe possono presentare una vocale lunga o per natura o per
posizione, nel caso in cui siano seguite da due o pi consonanti. Cos in ra decidere r-
presenter una vocale lunga per natura, mentre in allir tutti all- presenter una vocale lunga per
posizione. In arsi si trovano sillabe con vocale lunga per natura o per posizione, con qualche
eccezione che vedremo sotto. I dittonghi sono da considerarsi lunghi. In norreno le sillabe toniche
sono sempre chiuse. Cos, fara e leggja andare saranno sillabati far-a (e non fa-ra) e leggj-a. Si
consideri Sg. 50a-b: ngo allir, hugo at rom Tacquero tutti, pensando alle decisioni [da
prendere]. La struttura ritmica , secondo i principi espressi sopra x | x || x | x] x. Come si
vede le sillabe in arsi, indicate con il grassetto, sono tutte lunghe, le prime due per posizione,
lultima per natura. La sillabazione del norreno non separa i nessi consonantici, riferendoli nella
loro interezza alla sillaba precedente, a meno che non si abbia a che fare con parole composte
(moldvegr sentiero della terra, terra verr sillabato mold-vegr e non moldv-egr). Non molto
frequentemente si possono trovare in arsi vocali brevi, ma esse dovranno essere seguite da unaltra
vocale breve. Si consideri Sg. 53f-g: tt ek hafa nndo lti sebbene io abbia rimesso lo
spirito. La struttura ritmica qui x | ' || x | x. Infatti il primo piede avr ritmo giambico,
poich ek allittera con nndo (e sar perci dal punto di vista prosodico pi rilevante di tt,
trovandosi comunque lelemento allitterante in arsi), mentre il secondo piede vede un fara, la cui
prima sillaba presenta vocale breve. Si tratta comunque di un principio pi ampio della sostituzione
presente nella metrica classica, dal momento che qui la vocale in arsi trattata, almeno
immediatamente, come fosse lunga.

24
La quantit vocalica distintiva soltanto nelle sillabe radicali, ma in fine di semiverso (vsuor),
laddove si trovino in arsi, bisogna concludere che le vocali brevi vengano trattate come lunghe. Si
consideri Sg. 35g-h: enn eira for nrfgi vri del loro viaggio avrei fatto a meno. Qui il
primo semiverso ha schema ritmico x (enn) (eir-) | (-a) ' (for). Si potrebbe pensare che for sia
lunga per posizione, dal momento che il verso considerato una unit dal punto di vista metrico; for
infatti seguito da nrfgi. Si consideri tuttavia Sg. 41e-f: annarrar ver aldri leia con luomo
di unaltra mai accompagnarsi. Lo schema ritmico del primo semiverso qui (ann-) x (-arr)|
(-ar) ' (ver). Qui, tuttavia, ver non pu essere lunga per posizione, considerando anche il secondo
semiverso. Il principio pu corrispondere grossolanamente alla presenza in posizione analoga di
sillabe ancipiti nei versi classici. Lanalisi ritmica di un verso lungo soggetta comunque a qualche
oscillazione, che di solito non impedisce di riconoscere la struttura fondamentale del verso. Essa
assai semplice per versi che mostrano una tendenza allisosillabismo. Si consideri Sg. 17e-f: sveri
rofna svarna eia rompere con la spada la parola data. Prima di tutto si cercheranno i termini
allitteranti (qui sveri e svarna) e in base a questi si individueranno i piedi. E facile vedere che il
primo piede avr la struttura x; altrettanto facile constatare come la stessa struttura sia presente
nel terzo piede. Quindi si cercheranno, con procedimento del tutto empirico, le sillabe con vocale
lunga, che coincidono normalmente con le sillabe radicali dei termini presenti nel verso, dal
momento che le sillabe delle terminazioni morfematiche presentano tonicit debole. Le sillabe con
vocale lunga, anche se non portano lallitterazione, si trovano solitamente in arsi (nel nostro caso
si tratta delle sillabe radicali di rofn-a e ei-a ). E facile allora osservare che sia il secondo e il
quarto piede hanno la stessa struttura ritmica del primo e del terzo. Lintero verso presenta perci
un ritmo trocaico.

Il numero delle sillabe allinterno di un verso, si detto, non solitamente fisso. Si consideri Sg.
28a-b: Mr unni mr fyr mann hvern Me amava quella fanciulla pi di ogni altro. I termini
che allitterano sono mr, mr e mann. Il primo semiverso avr dunque struttura (mr) x (unn-) |
x (-i) (mr), poich i termini che portano lallitterazione si trovano sicuramente in arsi. Il
secondo semiverso pi semplice, poich il termine allitterante si trover necessariamente nel terzo
piede; avremo, dunque: x (fyr) (mann). Il quarto piede sar rappresentato da una sola sillaba in
arsi (hvern). Lintera struttura ritmica perci x | x || x | (x). Dal punto di vista della metrica
germanica si tratta di un verso ben formato. Per amor di simmetria si scrive il quarto piede (x), ma
non necessario. Come si pu osservare il verso particolarmente elaborato dal punto di vista
ritmico, dal momento che presenta un andamento trocaico e giambico nel primo semiverso, che
invertito nel secondo semiverso).

Consideriamo ora Sg. 29a-b: Kona varp nndo enn konungr fjnrvi La donna perse il respiro,
e il re la vita. Qui lanalisi non cos immediata nei casi precedenti. I termini che allitterano sono
kona e konungr. Si noti che in entrambi i termini il suono allitterante si trova in una sillaba con
vocale breve (cfr. 17). Di conseguenza occorrer analizzare il primo piede del primo semiverso
come ' (kon-a) x (varp), con le due vocali brevi che sostituiscono la lunga. Il primo semiverso
ha dunque struttura 'x | x. Il secondo semiverso presenta lelemento allitterante in una sillaba
con vocale breve (kon-) che per non a sua volta seguita da altra sillaba con vocale breve (-ungr).
E evidente che qui la sillaba kon-, che porta lallitterazione, trattata come sillaba con vocale
lunga. Si noti, inoltre enn. La struttura che dobbiamo attribuire al terzo piede , dunque, x (enn) '
(kon-) x (-ungr), vale a dire x' x. Se si osserva pi attentamente si vede tuttavia che la sillaba che
precede kon- presenta una vocale lunga per posizione. Il nostro schema ritmico sar perci _ (enn)
' (kon-) x (-ungr). In effetti permessa una allitterazione in arsi con vocale breve qualora preceda
una sillaba con vocale lunga. Leccezione che abbiamo illustrato una licenza normativamente
ammessa nella poesia scaldica. Dobbiamo per attribuire a questo metro un ritmo giambico o
trocaico? Conviene, in questo e in altri casi simili, considerare enn come elemento in anacrusi, vale
a dire ininfluente per il ritmo, ne considerare il primo piede come (x) x. In generale, congiunzioni,
25
appellativi ed elementi espressivi ed incidentali in inizio (pi raramente in altra posizione) di
semiverso, i quali precedano il termine allitterante, vengono considerati in anacrusi. La struttura del
verso preso in esame sar dunque 'x | x || [_] ' x | x.

E possibile considerare alcuni schemi ritmici dal punto di vista diacronico. Consideriamo Hm.
20a-b Hl Jnrmunrekkr, hendi drap kampa Rise Ermanarico, si lisci la barba. Qui il
primo semiverso ha struttura ritmica x | x; consideriamo ancora Hm. 3a-b: Systir var hykkor
Svanhildr um heitin La vostra sorella era chiamata Svanhildr. Qui il secondo semiverso ha
struttura ritmica x | x, che analoga alla precedente, ma con i piedi invertiti. Versi di questo
tipo, che sono presenti anche in anglosassone, sembrano avere origine meridionale ed essere gi
penetrati in area norrena nel IX secolo. Si possono avere varianti come in Hm. 4a-b: Eptir er ykr
rungit jkonunga Da meno siete stati di sovrani di popoli. Qui il secondo semiverso deve
essere scandito |'x. Anche questo tipo ha origine meridionale. Consideriamo Sg. 54c-d: hefir
kunn kona vi konungi. Qui il secondo semiverso pu scandirsi x | ' | x (Kuhn) oppure x' | x.
In ogni caso lelemento allitterante presente in una sillaba con tonicit forte, ma quantitativamente
breve. E probabile che anche questo tipo di semiverso provenga dal meridione e in particolare dalla
Danimarca, ma non prima dellXI secolo. Infatti nel corso dellXI secolo che in area danese le
sillabe aperte si allungano. Questo spiegherebbe come si possa avere in arsi una sillaba con vocale
breve. Questo tipo di analisi, che pu ammettere talvolta pi varianti, particolarmente efficace
quando si prendono in esame versi che mostrano una tendenza verso lisosillabismo, come quelli
presenti nei carmi eroici dellEdda poetica o del Beowulf, per esempio. Consideriamo, a questo
proposito Harbarzlj (Hrbl., Carme magico di harbarr) 8e-f baat hann hlennimenn flytja
ea hrossa jfa egli mi ha ordinato di non traghettare briganti oppure ladri di cavalli. Come si
vede i termini apparentemente allitteranti sono tre (hann, hlennimenn e hrossa), ma lallitterazione
di hann irrilevante a fini metrici perch non sembra trovarsi in arsi. Se, inoltre, il secondo
semiverso ha uno schema ritmico facilmente individuabile (xx [ea, in anacrusi] x| x ), il primo
non facilmente analizzabile, poich sembra mostrare tre piedi (baat hann, hlennimenn e flytja), a
ameno di non considerare baat hann in anacrusi; allora si avrebbe xxx] x| x .

Versi di questo tipo si trovano diffusamente nel sassone antico Heliand (IX sec.). Offro qui un
esempio tratto dalla cosiddetta Genesi sassone antica (v. 27): Sioda im thuo te selidon, habada
im sundea giuuaraht Allora giunse [Caino] a casa, era incorso nel peccato. Come si vede
facile individuare i termini allitteranti (sioda, selidon e sundea), ma non agevole riconoscere la
struttura ritmica. Spesso i lunghi versi del Heliand ricordano pi una prosa regolata
dallallitterazione che un verso come quelli che abbiamo analizzato sopra. Nellanalisi di questi
versi assume particolare importanza la teorizzazione di A. Heusler, che rifiuta lo schema ritmico
proposto da E. Sievers. La metrica del Heliand, inoltre, e di altri monumenti analoghi, costituisce un
valido supporto per quanti ritengono la metrica germanica sorta da una dizione fondamentalmente
prosastica, anche se artisticamente elaborata. Occorre tuttavia osservare che lunico trattato di
metrica indigeno (il Httatal di Snorri Sturluson) considera la metrica norrena nella prospettiva
diametralmente opposta.

Si deve a E. Sievers laver individuato cinque schemi ritmici (designati con le prime lettere
maiuscole dellalfabeto latino) che possono ricorrere in ciascun semiverso. Il pi frequente il tipo
Sievers A, che ha andamento trocaico in entrambi i piedi (x| x ) e che abbiamo gi incontrato. Il
tipo Sievers B ha invece andamento giambico in entrambi i piedi del semiverso; si veda Sg. 29e-f at
kvao vi klkar v e risonorano nellangolo i calici. Qui il primo semiverso ha struttura
ritmica x (at) (kva-) | x (o) (vi) (x | x). Il tipo Sievers C presenta invece andamento
giambico nel primo piede e trocaico nel secondo. Si veda Sg. 8e-f: er au Gurn ganga be
mentre lui e Gurn vanno a letto. Qui il primo semiverso ha struttura x (er) (au) | (Gur)
x (-n) (x | x). Gli ultimi due tipi di Sievers sono particolarmente utili per analizzare semiversi in
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cui compaiono termini composti. Il tipo Sievers D ha struttura | x. Un esempio costituito da
Sg. 31a-b: Hitt kva Gunnarr, gramr haukstalda Parl a sua volta Gunnarr, principe
guerriero, in cui il secondo semiverso analizzabile come (gramr) | (hauk-) (stald-) x (-a). Il
tipo Sievers E ben rappresentato in Sg 14a-b: mist hann hugi jafnlanga stund Con lanimo
diviso rifletteva per lungo tempo Il secondo semiverso analizzabile come (jafn-) (-lang-) x
(-a) | (stund), vale a dire x | . Riassumo in una tabella gli schemi ritmici dei cinque tipi di
Sievers:

Sievers A x| x
Sievers B x | x
Sievers C x | x
Sievers D | x
Sievers E x |

Di questi il pi frequente il tipo Sievers A, che corrisponde, inoltre, al ritmo della lingua naturale.

Si ritiene solitamente che nella struttura ritmica del verso lungo prevalga lallitterazione nel terzo
piede, mentre le altre le sono subordinate. Nel caso che il primo semiverso presenti due
allitterazioni, prevale la prima sulla seconda. Lultimo piede quello che, invece, ha tonicit ritmica
pi debole. Questo appare confermato dal fatto generalmente ammesso che non tollerata una
sillaba in arsi la quale preceda la prima sillaba allitterante della prima semistrofa. Si consideri Sg.
3a-b Unz eir Brynhildar bija fro finch andarono a chiedere la mano di Brunilde; qui
deve trovarsi in arsi unz finch e non eir essi che, se fosse in arsi, precederebbe
immediatamente la sillaba allitterante. Il ritmo corrisponde dunque al tipo Sievers A. [Di contro, il
tipo Sievers C si realizzerebbe nel caso di due sillabe allitteranti non separate da alcuna sillaba con
tonicit debole. Si consideri Akv. 26c-d sem munt menjom mnom vera come sarai [lontano]
dai miei gioeilli; qui munt deve trovarsi in arsi e sem in tesi, mentre men- si trova in arsi. Si tratta
tuttavia, a parer mio, di una norma eccessivamente restrittiva, particolarmente in cui la prima sillaba
del primo piede sia rappresentata da una congiunzione o da un avverbio e la seconda da un
sostantivo, aggettivo o avverbio, che presentano comunque una tonicit forte. Si consideri Akv.
23g-h: er mjnk bifaz, er bji liggr che molto sussulta mentre si trova sil vassoio. Qui
difficile pensare che er che si trovi in arsi e mjnk molto in tesi.]

La poesia norrena presenta una caratteristica che la distingue da tutte le altre tradizioni
germaniche altomedievali, vale a dire la forma strofica. Nelle altre tradizioni una simile forma non
attestata con certezza. Soltanto in anglosassone si registra un poemetto (il Deor) che pare mostrare
un assetto in strofe. La strofa (norreno vsa) costituisce lunit sulla quale si fonda il componimento
poetico, che pu contare una o parecchie decine di strofe. La strofa si suddivide in due semistrofe
(norreno helmingr met), ciascuna delle quali conta due versi (o quattro semiversi, vsuor). La
semistrofa costituisce una unit stilistica e narrativa. Normativamente dunque una strofa
dovrebbe contare quattro versi lunghi oppure otto semiversi. Questo vale per la poesia scaldica, ma
non sembra normativo per la poesia eddica, dove si contano strofe con meno o pi di quattro versi
lunghi. La tradizione norrena, a differenza delle altre germaniche, incluse la anglosassone, conta un
numero ragguardevole di metri. La poesia norrena suddivisa dagli studiosi moderni in poesia
eddica e poesia scaldica. La prima tocca motivi narrativi epico-eroici, didascalici e mitologici;
anonima e presenta minori rigidit nel lessico, nel metro e nelle figure retoriche. La poesia scaldica,
che prende il nome da una denominazione del poeta (skld), invece occasionale, nel senso che il
poeta compone su committenza oppure in occasioni particolarmente significative. Il poeta non
anonimo, ma conosciuto e sovente appartiene allaristocrazia militare. La poesia scaldica poesia
encomiastica e dinfamia, tratta argomenti disparati, perlopi legati alle imprese militari, ma conta
anche componimenti amorosi, mitologici e didascalici. Fa, infine uso di un linguaggio arcaico, di
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figure retoriche complesse ed elaborate (heitir e kenningar), di un particolare assetto sintattico a
incastro.

Si devono a tre poeti scaldici le due trattazioni pi antiche sulla metrica norrena. La prima il
Httalykill in forno (Clavis rhytmica antiqua), composta a due mani dallo scaldo islandese Hallr
rarinsson e lo jarl delle Orcadi Rngnvaldr Kali fra il 1140 e il 1150. Laltra il Httatal (Ratio
rhytmica) redatto fra il 1222 e il 1223 da Snorri Sturluson della cui Edda costituisce la terza e
ultima parte. Entrambi i trattati, pi che affrontare teoricamente i principi della metrica, si limitano
a esemplificare i tipi di strofe, anche se Snorri indulge in spiegazioni e chiose di assoluta utilit.
Snorri non distingue nettamente retorica e stilistica da metrica ed portato a considerare tutte le
strofe, scaldiche ed eddiche, riconducibili attraverso un complesso sistema di licenze metriche al
drttkvi (o drttkvtt carme del sguito, carme della corte), una strofa assai complessa (vedi
B3-4). Snorri ha alla base della sua descrizione un metro isosillabico e assai rigido nella
distribuzione delle allitterazioni e degli altri elementi ritmici. Tuttavia egli raccoglie alcune strofe,
fra cui quelle pi usate nella poesia eddica, alla fine del suo trattato, dopo i metri rimati, dando
limpressione che le considerasse un blocco di metri a parte. Si tratta del mlahttr (metro
narrativo), del fornyrislag (ritmo della dizione antica), del balkarlag (ritmo di Balkr), del
starkaarlag (ritmo di Starkar), del ljahttr (metro dei canti) e del galdralag (metro degli
incantesimi). I pi diffusi nellEdda poetica sono il fornyrislag e il ljahttr; anche il mlahttr
tuttavia presente. Considerando lordine delle strofe si ha limpressione che Snorri considerasse il
mlahttr la forma-base dalla quale le altre sarebbero derivate. Esaminiamo qui di sguito le strofe
principali, lasciando da parte il drttkvi, che abbiamo gi descritto.

Il mlahttr (metro narrativo) una strofa di otto semiversi (o quattro versi lunghi), che presenta
normativamente due allitterazioni nei semiversi dispari e una sola allitterazione nel primo piede dei
semiversi pari (e terzo di ogni verso lungo). In altri termini presenta due allitterazioni nel primo
semiverso e una sola allitterazione (lo hnfustafr) nel secondo semiverso. Compare una certa
predilezione nel porre in successione i termini allitteranti nel primo semiverso, oppure separati da
monosillabi. Non presenta un numero fisso di sillabe, ma c una tendenza a comporre semiversi di
cinque o sei sillabe, in maniera tale che il computo totale delle sillabe nel verso lungo oscilli fra le
dieci e le dodici. Il mlahttr ben rappresentato in Am. 1:

Frtt hefir nld fo, er endr um goro
seggir samkundo, s var ntt fstom;
xto einmli, yggt var eim san,
ok i sama sonom Gjka er vro sannrir.

Nota lantica contesa, quando una volta vennero
uomini a un incontro, che fu per pochi propizio.
Trattarono in segreto, e poi fu tremendo per loro,
come per i figli di Gjki, che subirono linganno.

La strofa eddica pi nota e usata nella poesia eroica per il fornyrislag (ritmo dellantica
dizione), in cui sono composti numerosi componimenti di carattere epico-eroico e mitologico. Un
buon esempio costituito da Akv. 11:

lfr mun ra arfi Niflunga,
gamlir granverir, ef Gunnars missir;
birnir blakfjallir bta reftnnnom,
gamna greysti ef Gunnarr n kmra.

Il lupo disporr delleredit dei Nibelunghi,
i vecchi granverir, se Gunnarr viene a mancare;
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orsi di pelo bruno morderanno con denti affilati,
gioir quella muta di cani, non tornasse Gunnarr.

Come si vede la strofa costituita per intero di versi lunghi e si divide in due semistrofe (lfr ...
missir e birnir ... kmra), ciascuna autonoma in tutto e per tutto. I semiversi non hanno un numero
fisso di sillabe, anche se si nota anche qui una tendenza a non superare le sei sillabe. Si differenzia
dal mlahttr perch i semiversi dispari (o il primo semiverso del verso lungo) possono presentare
anche un solo termine allitterante, oltre che per una maggiore tolleranza nellespandere il numero
delle sillabe.

Per il balkarlag Snorri d il seguente esempio:

Lypta ek ljsu lofi jkonungs.
Upp er fyrir ta jarls mr borinn.
Hverr muni heyra hrr gjnflata
seggr sv kveinn seims ok hnossa?

Io ho innalzato luminosa lode per un sovrano di popoli.
Al cospetto delle genti la fama dello jarl portata.
Quale uomo ascolter lencomio cos pronunciato
per chi lento a donare oro e preziosi?

La seconda semistrofa deve essere restituita al normale ordine sintattico: Hverr seggr muni heyra
hrr sv kveinn gjnflata seims ok hnossa? Si noti che jarl allittera con upp e ta e che /ja-/
trattato come una vocale. Effettivamente /ja/ risale a una pi antica /e/. Lallitterazione tradisce
dunque una formularit assai antica. Si noti ancora il semiverso seggr sv kveinn, la cui struttura
ritmica sar | xx.

Snorri descrive cos le strofe di quseto tipo: La differenza fra questi metri la seguente. Nel
fornyrislag il primo e il terzo semiverso della strofa contengono un solo sostegno (stuill), mentre
nel secondo e quarto semiverso lallitterazione principale (hnfustafr) si trova nel mezzo del
semiverso stesso. invece nello starkaarlag i sostegni sono due, con lallitterazione principale che
si trova nel mezzo del semiverso. Nel balkarlag sostegni e allitterazione principale si trovano come
nel drttkvi. In questultimo tipo di strofa, infatti, lallitterazione principale si trova allinizio
del secondo semiverso, mentre i supporti si trovano in mezzo e alla fine del primo semiverso. In
realt il fornyrislag viene usato con libert maggiori di quelle concesse da Snorri. Si tratta, inoltre,
dellunico metro che trova riscontri al di fuori della tradizione norrena.

Il ljahttr un metro assai diffuso nella poesia eddica. Viene impiegiato principalmente nei
carmi sapienziali, come si vede chiaramente in Hvaml (Hv., canzone dellEccelso [Odino])
63:

Fregna ok segja skal frra hverr,
s er vill heitinn horskr;
einn vita n annarr skal,
j veit, ef rro.

Domandare e dire deve ogni uomo avveduto,
che voglia dirsi accorto;
uno solo deve sapere, e non un altro,
se sono in tre, lo sa il popolo!


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Le due semistrofe sono formate da un verso lungo e da un verso detto pieno (tedesco Vollzeile). Il
verso lungo ha le caratteristiche del fornyrislag, mentre il verso pieno presenta due allitterazioni
allinterno di una medesima struttura metrica, e corrisponde allincirca al primo semiverso di un
verso lungo con due termini allitteranti. La struttura metrica cel verso c , infatti, xxx |x , mentre
quello del verso f x | x x. Pu tuttavia essere analizzato anche come un fornyrislag con due sole
allitterazioni sincopato, poich il principio dello hnfustafr viene mantenuto. Si pu infatti
considerare il verso c come ellittico del quarto piede.

Lultima strofa che qui consideriamo il galdralag (ritmo dellincantesimo) di cui Snorri d due
esempi. Il primo :


Sttak fremd, stta ek fund konungs,
sttak tran jarl,
er ek reist - er ek renna gat -
kaldan straum kili -
kaldan sj kili.

Cercai lonore, cercai lincontro con un re,
cercai uno jarl illustre;
quando spezzai - quando io feci correre -
con la chiglia la fredda corrente -
la chiglia sul freddo mare.

Si noti che in a-b ad allitterare sono i sostantivi (fremd onore, fund incontro), secondo la
gerarchia individuata sopra. Per il resto la strofa si presenta come un ljahttr rinforzato da un
secondo verso pieno alla fine della strofa. Laltro esempio il seguente:

Njti aldrs ok ausala
konungr ok jarl. at er kvis lok.
Falli fyrr fold gi
steinn studd en stillis lof.

Possa godere gli anni e le sale della ricchezza,
il re e jarl. Questa la chiusa del poema.
Possa sprofondare prima nel mare la terra,
fabbrica di pietra, che lencomio del sovrano.

In questo caso il galdralag assomiglia pi al fornyrislag, con una tendenza spiccata a comporre
semiversi di tre o quattro sillabe. E probabile, tuttavia, che la differenza del galdralag nei confronti
del fornyrislag e del ljahttr si cogliesse nellesecuzione e nella recitazione, elementi che sono
difficilmente ricostruibili.


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