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Postfazione alledizione italiana

Con il crollo dellUnione Sovietica e dellidea di socialismo, vennero a mancare spazi da redimere,
dal momento che il progetto messianico era stato apparentemente portato a termine. In questa
situazione gli Stati Uniti promossero due definizioni di ordine mondiale. Nel quadro della prima
guerra del Golfo, George Bush il Vecchio tent di definire un ordine tradizionale e multilaterale di
cooperazione, con norme e leggi in nome delle Nazioni Unite ( ma non solo), rinnovate sotto la
guida degli Stati Uniti. Questo progetto, portato avanti da Clinton, si incepp quando divenne
evidente che il mondo, che doveva godere dei frutti della legge e dellordine, non comprendeva in
realt lAfrica.
Mentre il Nuovo Ordine Mondiale di Bush rendeva manifesto che i principi universali non valevano
universalmente, si afferm unaltra impostazione con una base molto pi solida nella realt
materiale: il nuovo ordine mondiale di una pi ampia e migliore globalizzazione in nome del libero
scambio e dellinterpenetrazione finanziaria. Limplicito consenso si espresse nel silenzio su tutte le
questioni di politica estera nel corso delle campagne presidenziali del 1996 e del 2000. In tali
circostanze venne concepito e scritto il libro Destino Manifesto. Ogni opposizione a questo
modello fu inefficace, se non banale: il mondo era assai contento di accettare la leadership
statunitense e nutriva il desiderio di una leadership pi decisa di quanto lamministrazione Clinton
fosse disposta ad offrire. Questa condiscendenza venne mandata in frantumi da unazione
terroristica di proporzioni inimmaginabili, vissuta come un gigantesco attacco allintegrit fisica
degli Stati Uniti. Nella Storia Statunitense vi sono state solo tre azioni di questo tipo: nella guerra
del 1812, che port allincendio della Casa Bianca, il bombardamento giapponese di Pearl Harbour
e la distruzione del World Trade Center nel settembre del 2001. comunque sempre vero che nella
tradizione americana la guerra qualcosa che avviene sempre altrove, che accade naturalmente nel
/al mondo esterno , soprattutto perch il territorio interno considerato come qualcosa di inviolato e
di sacro. Le uniche guerre intere sono state quelle alla povert, alla droga, al crimine, alla paura e
altri obbiettivi. Tuttavia, anche i crimini fatti fa terroristi interni, come il dinamitardo Timoty
McVeigh, vengono considerati come crimini infami. quindi contato che l11 settembre venisse
considerato lanello di una catena di vili atti di guerra fatti da stranieri. Un approccio penalistico fu
da subito improbabile perch il caso volle che George Bush il Giovane fosse un repubblicano
evangelico. Si apr cos lo spazio al terrorismo, anche se la desinenza ismo venne cancellata presto
per includere nella categoria anche Saddam Hussein, uomo orribile e tremendo, ma privo di
collegamenti dimostrabili con il terrorismo.
Il terrorismo contemporaneo non un vero nemico, e non costituisce una forza politica in s e per
s. Esso consiste nelluso di violenza criminale per scopi politici diversi, talvolta a opera degli stati,
talvolta da parte di potenti gruppi privati, talvolta dagli emarginati e dai deboli. Viene inoltre detto
che il terrorismo pu essere combattuto esclusivamente a livello di azioni di polizia , che sono per
natura continue nel tempo, e che non sono mai in grado di sradicare il crimine. Al contrario, una
guerra al terrorismo generalizzata prevede necessariamente una conclusione nella vittoria, una
vittoria finale che non pu ottenere.
Laspetto specificatamente antiterroristico della guerra era gi divenuto un aspetto decisamente
secondario di un progetto pi ambizioso, un progetto pi direttamente collegato allideologia del
destino manifesto. In questo contesto, lindeterminatezza spaziale della guerra fin per fare molto
comodo. Questo presunto potere diede la facolt agli Stati Uniti di intervenire in modo arbitrario
quando le circostanze lo richiedessero. In questo modo veniva affermata una sovranit globale, in
cui gli Stati Uniti si arrogavano il diritto di non tenere conto delle norme legali internazionali ogni
qualvolta lo ritenessero opportuno. Lelemento di novit della dottrina Bush risiedeva comunque
pi nel carattere sfrontato della sua proclamazione che nella sostanza. In poche parole, la libert di
ciascuno era limitata dal riconoscimento del diritto, di fatto assoluto di Washington, di decidere
quando e dove non curarsi delle norme. Nonostante il terrorismo non vi erano chiari nemici
significativi allorizzonte che potessero servire a giustificare un unilateralismo cos sfrontato.
Questa volont era stata formulata da inaciditi pensatori neoconservatori nella fase finale della
deludente amministrazione di George Bush il Vecchio. Secondo loro, la fase seguita al crollo
dellUnione Sovietica costituiva lopportunit di rilevanza storia mondiale per imporre
permanentemente il predominio e i principi degli Stati Uniti, data lincomparabile superiorit della
loro potenza.
Questa visione grandiosa, per non dire spropositata, non riusc ad affermarsi negli anni Novanta,
tanto quel periodo sembrava votato al classico progetto della febbrile accumulazione di capitale.
L11 settembre diede unimmediata preminenza a questa impostazione. La guerra iniziale in
Afghanistan oscur comunque questo sviluppo dal momento che leffimera operazione locale
contro i talebani era conforme alla guerra al terrorismo. Non appena divenne chiaro che sarebbe
seguita una guerra contro lIraq, la vera idea strategica , che consisteva in una specie di teoria
delleffetto domino applicata al cambio di regime in Medio Oriente, avente come obbiettivo lIran e
il suo obbiettivo nucleare. Eliminato il regime Iraqeno , il popolo liberato avrebbe dato prova dello
spirito democratico provocando analoghi moti in tutta la regione a prendo la strada allabbraccio tra
queste democrazie emergenti e la sola democrazia esistente nella regione, lo Stato di Israele ( questo
era quello che veniva fatto capire).
Il traguardo finale, molto pi lontano e meno noto, era il cambio di regime nella Repubblica
popolare cinese, mettere in riga una potenza che era destinata a diventare una potenza formidabile,
se non una minaccia, nel giro di qualche decennio. Attualmente la volont di dominio meno ferrea
di quando la vittoria sullIraq venne proclamata a San Diego. Inoltre, la sua logica dal punto di vista
secolare e religioso, la sua cornice di riferimento.
Nonostante le allusioni in senso contrario, lamministrazione ha significativamente respinto con
buone ragioni di natura strategica la tentazione di presentare la battaglia come una battaglia contro
lIslam in quanto tale, evitando una troppo diretta reinvenzione della storia, come epica lotta
similcristiana contro gli infedeli. Venne considerata come lidea politicamente corretta negli Stati
Uniti ma promossa nel periodo di Eisenhower, lidea di una religione universale e di un supremo
ente morale , rispetto al quale il terrorismo rappresenta una forma diabolica di apostasia. Vi furono i
soliti appelli alle pi alte missioni degli Stati Uniti, al ruolo unico nelle vicende umane e alla loro
responsabilit nei confronti delle speranze di tutto il genere umano, con i tipici appelli a scegliere il
bene nel momento della crisi suprema.
Lespansione della libert, disse il presidente, era la vocazione del nostro tempo e la vocazione del
nostro paese, per meglio dire il progetto della natura e la direzione della storia. Questo fa
sorgere una domanda su quale ruolo e quale posizione vegano attribuiti agli Stati Uniti in questo
disegno e su quali analogie vi siano con le precedenti espressioni della matrice protestante
dellelezione.
Nonostante lintroduzione del libro Destino Manifestoabbia la sua spiegazione della dimensione
messianica, bisogna essere cauti. Quando definiamo messianica una determinata politica estera o un
atteggiamento, il riferimento spesso impreciso. Non si dovrebbe dimenticare che nessuno stato o
nessuna autorit si descrivono ufficialmente in questi termini, in quanto da un punto di vista
dottrinale darebbe un impressione di verticismo e di eretica di un ruolo che nessun attore terreno
potrebbe mai ricoprire. Se viene intesa come strumento destinato alla redenzione e alla salvazione
nel mondo intramondano, questa categoria concettuale pu avere un potenziale esplicativo. In
questo modo, la dimensione messiancia pu venire metaforicamente considerata una forma
particolare di elezione ma distinta dal tradizionale senso ebraico di elezione.
In secondo luogo, la concezione messianica di una nazione non deve essere confusa con lidea
comune che tutte le nazioni abbiamo un qualche genere di missione da compiere nel mondo. A
priori, nessuna nazione intrinsecamente superiore ad un'altra. La missione consiste essenzialmente
nello sviluppare e nel promuovere una presunta cultura nazionale in un mondo di pari. Questione
diversa avere una concezione messianica di se stessi, che assegni alla nazione o a qualche altro
attore un ruolo centrale nella salvazione del genere umano caduto, redimendolo. Lattore
messianico non pu essere la stessa cosa di qualsiasi altro attore, n pu la sua diversit avere lo
stesso status degli altri, e non pu mai essere vincolato dalle leggi del mondo, potendosi appellare a
una legge pi alta, perch sono in gioco cose pi importanti. In questa cornice, la tematica
dellelezione ha agito in maniera diversa nelle differenti epoche della storia statunitense in cui ha
avuto un ruolo dominante. NellOttocento riguardava la questione della collocazione e della
legittimazione dellespansione spaziale, rispettivamente continentale e coloniale.
Le virt redentrici non erano quindi propriet esclusiva degli Stati Uniti, che erano davanti a tutti gli
altri. La Progressive Era in effetti una delle pochissime epoche della storia statunitense
caratterizzate da un rapporto di continuit. Le pi antiche nozioni di separazione furono difese in
maniera molto pi decisa nel campo anti-imperialista, nel quale il colonialismo veniva considerato
come la rovina dellidentit dellessenziale diversit americana.
La redenzione messianica non solo era presente, ma era sovra determinante , in quanto la ragione
ultima di questo era il ruolo, provvidenzialmente unico, assegnato agli Stati Uniti, da soli o insieme
ad altri, nel mondo. Linterrogativo era se prendere possesso dei territori oppure no. In questa la
redenzione divenne un progetto a lungo termine.
Nella Guerra fredda, dove loggetto laffermazione del proprio potere nel mondo libero,
nellambito del pi ampio disegno di combattere unimmensa forza del male localizzata
principalmente nel mondo di fuori, la dimensione messianica assume una funzione molto pi diretta
e cruciale nello svolgimento degli eventi. In questa lotta per la difesa della libert e la liberazione
degli uomini resi schiavi, il ruolo degli Stati Uniti si avvicina a quello di puro e semplice salvatore
designato.
Lo scontro della Guerra Fredda era naturalmente territorializzato e comport aspri conflitti per il
controllo di determinati spazi. Nello scorso decennio questa visione strategica svan insieme
allantico nemico. Nel vuoto che ne segu, gli architetti dellattuale campagna militare continuavano
a chiedere un nuovo disegno di dominio e di azione geopolitica, un ruolo nel mondo adeguatamente
americano. In termini secolari si chiedeva che gli Stati Uniti si proclamassero quello che in realt
erano sempre stato o avrebbero dovuto essere, cio un impero mondiale.
Secondo le teorie di Otto Hinze, un impero mondiale quello che, come Roma, sa che esiste un
fuori ma non pu riconoscerlo come suo pari. Limpero il mondo, ma il mondo non limpero.
Siccome questo impero incarna in maniera esemplare i principi eterni del genere umano, principi la
cui ovvia razionalit venne storicamente sancita dallinevitabile vittoria del 1989, destino e dovere
degli Stati Uniti erano quelli di agire con decisione per estendersi in tutto il mondo. La battaglia per
la liber, la democrazia e la libera impresa, secondo le parole di George W. Bush, una redenzione
messianica nella sua estrema forma secolare. Le si pu resistere solo in nome della maggioranza,
che nellepoca attuale parla attraverso la legge internazionale e la normativit.

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