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Nell’ambito dell' antica plastica in bronzo grande spazio merita in questo dibattito scientifico ancora aperto tra gli studiosi (che Giovanna Bonivento Pupino solleva sin dal 1970 con una approfondita tesi di archeologia dedicata al "Problema della toreutica tarantina"-Università degli Studi di Padova), la discussione sulla ubicazione dell’atelier di produzione di grandi crateri tardoarcaici in metallo, per simposio: produzione spartana-tarantina? sibarita? poseidoniate? etrusca? Tale classe di vasi detti cheimelia in quanto “doni di rappresentanza” per grandi capi, ci collega alla problematica sulla toreutica tarantina, il cui caposaldo fu ritenuto proprio il cratere di Vix, ed alla metallurgia in genere prodotta o meno nella colonia spartana di Taras, in relazione alla presenza o meno di ateliers locali di bronzisti, toreuti ed orafi con una comprovata e storica tradizione protrattasi dall’età arcaica all’Ellenismo . L'articolo riprende l'intervento della studiosa alla discussione sulla bronzistica tardo arcaica nel contesto coloniale magno greco sibarita-poseidoniate in relazione al tema su Poseidonia-Paestum trattato a Taranto nel 1987 nel 27° Convegno di Studi sulla Magna Grecia.
The scientific discussion about the ateliers of Greecian bronze sculpture is still opened. The studious archaeologist Giovanna Bonivento Pupino since 1970 in her thesis for University of Padua “The question of Tarentine toreutic” paid attention to the localization of the atelier of the crater found at Vix and considered a masterpiece and main point of arcaic Tarentine toreutic. In this article that takes up again her dibate to Rolley about the localization of a bronze atelier in Posidonia (Posidonia-Paestum in Atti XXVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1987, pp.217-222)she puts the question of the atelier of the great bronze craters for symposium representative cheimelia as gifts for tribal chiefs :Tarent?Sybaris?Etruria?
Judul Asli
Giovanna Bonivento Pupino, La bronzistica arcaica e la Magna Grecia dibattito sugli ateliers.
Nell’ambito dell' antica plastica in bronzo grande spazio merita in questo dibattito scientifico ancora aperto tra gli studiosi (che Giovanna Bonivento Pupino solleva sin dal 1970 con una approfondita tesi di archeologia dedicata al "Problema della toreutica tarantina"-Università degli Studi di Padova), la discussione sulla ubicazione dell’atelier di produzione di grandi crateri tardoarcaici in metallo, per simposio: produzione spartana-tarantina? sibarita? poseidoniate? etrusca? Tale classe di vasi detti cheimelia in quanto “doni di rappresentanza” per grandi capi, ci collega alla problematica sulla toreutica tarantina, il cui caposaldo fu ritenuto proprio il cratere di Vix, ed alla metallurgia in genere prodotta o meno nella colonia spartana di Taras, in relazione alla presenza o meno di ateliers locali di bronzisti, toreuti ed orafi con una comprovata e storica tradizione protrattasi dall’età arcaica all’Ellenismo . L'articolo riprende l'intervento della studiosa alla discussione sulla bronzistica tardo arcaica nel contesto coloniale magno greco sibarita-poseidoniate in relazione al tema su Poseidonia-Paestum trattato a Taranto nel 1987 nel 27° Convegno di Studi sulla Magna Grecia.
The scientific discussion about the ateliers of Greecian bronze sculpture is still opened. The studious archaeologist Giovanna Bonivento Pupino since 1970 in her thesis for University of Padua “The question of Tarentine toreutic” paid attention to the localization of the atelier of the crater found at Vix and considered a masterpiece and main point of arcaic Tarentine toreutic. In this article that takes up again her dibate to Rolley about the localization of a bronze atelier in Posidonia (Posidonia-Paestum in Atti XXVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1987, pp.217-222)she puts the question of the atelier of the great bronze craters for symposium representative cheimelia as gifts for tribal chiefs :Tarent?Sybaris?Etruria?
Nell’ambito dell' antica plastica in bronzo grande spazio merita in questo dibattito scientifico ancora aperto tra gli studiosi (che Giovanna Bonivento Pupino solleva sin dal 1970 con una approfondita tesi di archeologia dedicata al "Problema della toreutica tarantina"-Università degli Studi di Padova), la discussione sulla ubicazione dell’atelier di produzione di grandi crateri tardoarcaici in metallo, per simposio: produzione spartana-tarantina? sibarita? poseidoniate? etrusca? Tale classe di vasi detti cheimelia in quanto “doni di rappresentanza” per grandi capi, ci collega alla problematica sulla toreutica tarantina, il cui caposaldo fu ritenuto proprio il cratere di Vix, ed alla metallurgia in genere prodotta o meno nella colonia spartana di Taras, in relazione alla presenza o meno di ateliers locali di bronzisti, toreuti ed orafi con una comprovata e storica tradizione protrattasi dall’età arcaica all’Ellenismo . L'articolo riprende l'intervento della studiosa alla discussione sulla bronzistica tardo arcaica nel contesto coloniale magno greco sibarita-poseidoniate in relazione al tema su Poseidonia-Paestum trattato a Taranto nel 1987 nel 27° Convegno di Studi sulla Magna Grecia.
The scientific discussion about the ateliers of Greecian bronze sculpture is still opened. The studious archaeologist Giovanna Bonivento Pupino since 1970 in her thesis for University of Padua “The question of Tarentine toreutic” paid attention to the localization of the atelier of the crater found at Vix and considered a masterpiece and main point of arcaic Tarentine toreutic. In this article that takes up again her dibate to Rolley about the localization of a bronze atelier in Posidonia (Posidonia-Paestum in Atti XXVII Convegno di Studi sulla Magna Grecia, Taranto 1987, pp.217-222)she puts the question of the atelier of the great bronze craters for symposium representative cheimelia as gifts for tribal chiefs :Tarent?Sybaris?Etruria?
La bronzistica tardo arcaica in Magna Grecia: Sibari-Poseidonia o Taranto?
Un contributo al dibattito scientifico sulla toreutica tarantina. di Giovanna Bonivento Pupino
Sullesistenza di una scuola posidoniate per la lavorazione del decoro scultoreo templare in loco si pu essere daccordo per il tipo di produzione, per quanto il termine coloniale implichi anche leventualit di artigiani-coloni immigrati in pi generazioni dalla madre patria Sibari e stabilitisi nella colonia almeno per la durata di 60 anni, dal 580 al 480 a.C.: pi generazioni di artisti influenzati da numerosi e ben approfonditi stilemi dellarte ionica. Nellambito della plastica in bronzo grande spazio merita in questo dibattito (BONIVENTO PUPINO 1987) la produzione di grandi crateri in metallo per simposio, una classe che ci collega alla problematica sulla toreutica tarantina ed alla metallurgia in genere nella colonia spartana di Taras, in relazione alla presenza o meno di ateliers locali con una tradizione (BONIVENTO PUPINO 1970); non basta infatti identificare i luoghi di rinvenimento di metalli ed oreficerie, tra cui sbalzi dargento e gioielli aurei, come luoghi di produzione, per affermare lesistenza di una tradizione in loco di toreutica tarantina come affermato nellottica del pantarantinismo (WUILLEUMIER 1939) attribuendo a lavorazione con ubicazione in fabbrica tarantina sia di bronzi arcaici sia di argenti cesellati di et classica ed oreficeria dallarcaica allellenistica, prodotti di prestigio circolati in un circuito commerciale nellarea tarantina ed apula perch apprezzati dalle elites come doni di prestigio o al seguito dei condottieri. Un caposaldo della toreutica tarantina stato ritenuto il famoso cratere di Vix;
nello studio di questo capiente vaso da banchetto, rinvenuto in area celtica, stata notata una grande somiglianza tra un bronzetto raffigurante una testa di cavallo trovato a Sibari e la testa equina sul collo del 2
cratere di Vix, ritenuto dalla passata critica un caposaldo della toreutica tarantina; secondo Rolley invece si deve far risalire come produzione allo stesso atelier in cui vennero prodotte almeno quattro delle famose hydriai dellheroon di Poseidonia, il cenotafio di Is fondatore di Sibari, trasportato nella colonia sibarita di Poseidonia dopo la distruzione di Sibari nel 510 a.C. Tale atelier di bronzisti produttore della piccola applique a testa di cavallo, di quattro hydriai dellheroon, del cratere di Vix, nellipotesi di Rolley da ritenersi dunque sibarita: a Sibari si sarebbero prodotti vasi martellati, pregevoli opere di toreutica, con corpo tuttuno col labbro secondo una pregevole tecnica perduta proprio con la distruzione di Sibari del 510 a.C., data che avrebbe segnato larresto della produzione, provata anche dal rinvenimento di due frammenti di anse orizzontali da Francavilla Marittima (Sibari) simili ai tipi da Paestum. Nella concitazione della fuga i profughi sibariti curarono il trasporto sia del cenotafio del loro eroe fondatore sia dei pregevoli vasi di bronzo deposti allinterno del suo heroon. Col metodo dellanalogia stilistica e dellanalisi tecnologica, in questo caso riferita alla tecnica di martellamento, il caposaldo della toreutica tarantina, il cratere di Vix, rimesso in discussione, lasciando aperto il dibattito ancora in corso sullubicazione della fabbrica: un atelier laconico,spartano -tarantino? sibarita? etrusco? Sullipotesi di una scuola poseidoniate di bronzi e bronzetti vorrei riprendere la considerazione di Paola Zancani Montuoro (segnalante per Poseidonia-Paestum reperti arcaici e tardo arcaici quali: lapplique di Berlino, il sostegno di specchio che Phillo dedic ad Atena, gli otto vasi colmi di miele nellipogeo dedicato ad Is, nellAthenaion: Siamo allo scorcio del VI a.C., poi la produzione bronzistica si ferma e dobbiamo scendere allet romana con la statua di bronzo di Marsia, prodotto per di pi non raffinato. La studiosa dunque rimarca il salto troppo lungo di cronologia, il vuoto di produzione nel tempo, la mancanza di prodotti riconducibili allet classica ed ellenistica, in altri termini lassenza di una tradizione bronzistica a Poseidonia. Pu essersi-mi chiedo-formata una scuola sibarita di bronzisti solo per let arcaica? Anche ammettendone linterruzione a causa della distruzione del 510 a.C., come si spiega lassenza di una continuit dellatelier dopo il trasferimento dei profughi a Posidonia? A questo punto del dibattito riemerge la questione della c. d. "toreutica tarantina": i legami stilistici riscontrati dalla studiosa tra la forma dei decori degli esemplari pi fini con prodotti riferiti alla produzione tarantina di derivazione laconica fanno s che la piccola plastica in bronzo rinvenuta a Poseidonia si inserisca nel problema della toreutica tarantina da me affrontato sin dagli anni settanta in riferimento alla definizione ed ubicazione degli ateliers. Nel quadro complesso della plastica tardo-arcaica in bronzo quale il ruolo di Taranto ritenuta sede importante di atelier di bronzisti e toreuti? Vi erano localizzate fabbriche, come sostiene la maggior parte della passata critica( NEUGEBAUER 1923, JANTZEN 1937, JOFFRY 1954) oppure si costruita un filone di ricerca che ha portato avanti nel tempo studi su singoli reperti inseriti in una tradizione di toreutica tarantina senza prove certe e solo sulla base di analisi stilistiche, partendo da un caposaldo arcaico, il cratere di Vix appunto, attribuito per primo a fabbrica tarantina?(G.BONIVENTO PUPINO 1970). Oggi con gli studi di Rolley il ruolo di Taranto minimizzato a favore di Sibari-Poseidonia, ma anche in tal caso le prove non sono solide in quanto nel settore della lavorazione dei metalli il luogo di reperimento di 3
un oggetto, vuoi bronzo fuso o rame sbalzato o argento cesellato o gioiello, non coincide tout court col luogo di produzione data la mobilit dei prodotti e degli stessi artefici. Per ubicare con sicurezza un atelier dei metalli occorrono daltro canto reperti connessi con la produzione in situ: residui di lavorazione, scorie, attrezzi, crogioli, stampi di colaggio, forni di fusione per le grandi statue che sicuramente lasciano una traccia; la toreutica invece non richiede, in quanto lavorazione a freddo dei metalli, grandi attrezzature o forni di fusione; stessa considerazione vale per la lavorazione dei metalli preziosi che spesso percorrono lunghe distanze dal luogo di produzione al luogo di ritrovamento. Del resto lo stesso Rolley ammette in questo dibattito je reconnais que les lieux de dcouverte peuvent tre diffrent des lieux de fabrication (ROLLEY 1987) Riguardo alla produzione dei crateri da simposio utilizzati dai greci anche come cheimelia o doni di rappresentanza per penetrare nelle realt indigene non greche a scopo commerciale, accattivandosi i grandi capi-trib, constato che dopo decenni di critica archeologica ancora difficoltoso e problematico il reperimento di un punto fermo. Neanche la classe delle hydriai contribuisce allubicazione definitiva dellatelier (greco o magno greco?). Nel patrimonio museale tarantino si conserva unhydria arcaica in bronzo del secondo quarto VI secolo a.C., rinvenuta ad Ugentum, completamente fusa, senza ripresa a martello, simile nella tecnica alla n.6 delle hydriai di Posidonia-Paestum(catalogo Rolley); ebbene tale hydria con decoro a testa leonina tra rotelle sullattacco dellansa verticale, attribuita per la sua peculiarit stilistica sia ad una fabbrica di Corinto (LO PORTO 1970), sia ad un atelier magno greco di filiazione corinzia (ROLLEY 1990, STIBBE 1992, TARDITI 1996). Quale ruolo dunque spetta alla Magna Grecia nella produzione tardo-arcaica di vasi in bronzo da banchetto? Ci pare indiscutibile il ruolo di diffusione delle varie tecnologie nella lavorazione dei metalli, come la fusione e la martellatura; la nuova tecnica evidenziata da Rolley del montaggio del corpo del vaso con labbro fuso a parte, dopo il modellaggio in cera ed il suo adattamento al collo, precedentemente martellato, con chiodi per fissaggio, d rilievo al ruolo innovativo della bronzistica tardo-arcaica in Magna Grecia, dove i coloni avrebbero sperimentato nuove procedure tecniche non attestate in patria. MA perch ipotizzare tanti ateliers, uno a Paestum, centro radiatore, un altro a Trebenischte, un altro ancora a Gela solo perch in questultimo stata rinvenuta un situla in bronzo eseguita con la tecnica italiota del labbro fuso a parte? Lipotesi di una proliferazione di ateliers di bronzisti quanti sono i luoghi di rinvenimento dei vasi in bronzo mi sembra meno accettabile di quella che fa piuttosto riferimento ad un circuito commerciale. C inoltre da riflettere sul tema della laconicit, cio delle radici laconiche avvertibili in certa plastica in bronzo da Paestum; il riferimento alla corrente scultorea dellarte spartana non mi sembra di poco conto rispetto alla corrente ionica, tanto pi che gi la stessa Paola Zancani Montuoro negli studi sulla scultura templare dei santuari alla foce del Sele aveva fatto riferimento ad un gusto italiota e pi propriamente tarantino nella lavorazione dellargilla per la decorazione templare, come appare nei busti femminili in funzione di antefisse. E soprattutto la coroplastica o lavorazione dellargilla che attesta in occidente lo stile laconico dedalico e proprio nel vaso in bronzo da Gela del c.d. gruppo Telestas, una serie di hydriai caratterizzate da teste femminili pendenti dallansa verticale, lo stesso Rolley ha riscontrato lidenticit tra la matrice della testa femminile ed una terracotta tarantina. 4
Il rinvenimento di imitazioni in argilla, se non di veri e propri calchi, di attacchi di hydriai in bronzo, lungo larco ionico, mi convince sempre pi del rapporto tra bronzistica e coroplastica; in particolare andrebbe riesaminata la ricca produzione di coroplastica tarantina, tra cui le matrici, per fare pi luce sulla plastica in bronzo, dinflusso laconico. La tradizione laconica pare influenzare anche le cosidette lampade del Sele, in argilla, classe con caratteristiche figure femminili riscontrabili nella coroplastica tarantina, gi richiamata nel confronto tra stile laconico e volto muliebre sul manico dellhydria di Grchwill, attribuita a Taranto. I legami richiamati tra produzioni da Paestum ed arte laconica riconducono ad una mediazione della colonia laconica di Taras? Interessandomi da tempo al problema della toreutica tarantina e della lavorazione dei bronzi, argenti ed ori a Taranto, ricordo che lhydria da Grchwill, considerata dalla passata critica un caposaldo del gruppo tarantino, viene ricondotta ad un atelier artigianale tarantino produttore di anse fuse per hydriai, officina in cui la manualit indigena avrebbe preso il sopravvento, pur influenzata dallo stile laconico(BORDA 1979). Le considerazioni stilistiche sui prodotti metallici oggetto del dibattito aggiungono pi che togliere difficolt ma sullo stile un passo avanti si fatto, pur nella difficolt del giudizio, considerando come i vasi di bronzo tardo arcaici dellheroon, insieme alle due appliques recentemente evidenziate ,testa di cavallo e kouros, siano oeuvres qui chappent au style ionien dominant (ROLLEY 1985) con richiami, nellesemplare di un bronzetto arcaico di kouros, allarte peloponnesiaca ed argiva . La lavorazione di vasi di bronzo martellati e fusi ricondotta in passato a Taranto( NEUGEBAUER 1923) per altri oggi conferma invece il ruolo fondamentale non tanto della colona spartana Taranto ma del Peloponneso(Rolley), ridimensionando Taranto rispetto ad un territorio indigeno in cui pi numerosi sono i bronzi arcaici rispetto alla colonia spartana; verrebbe ridotta anche limportanza commerciale di Taranto a favore di un import trans-adriatico diretto verso Piceno e Campania. Come inserire daltro canto in questo quadro complesso della bronzistica magno greca tardo-arcaica il noto Zeus stilita da Ugentum conservato nel museo di Taranto? Presenta le stesse radici stilistiche del cratere da Vix, non parla un linguaggio greco puro, proviene da un contesto messapico e non tarantino. Si dovrebbe ipotizzare anche un atelier apulo per la bronzistica tardo-arcaica se dobbiamo concordare con Rolley che lApulia non Taranto? A conclusione di questo dibattito sugli ateliers metallurgici in Magna Grecia il mondo indigeno rientra a pieno titolo e va rivalutato, senza nulla togliere a Sibari come nodo storico di traffico commerciale privilegiato da leggi favorevoli alle importazioni, data la posizione strategica mediatrice del commercio etrusco tra Tirreno ed Ionio. Di pari autorevolezza il ruolo commerciale della colonia spartana Taras nellarco ionico costiero, comprensivo di un mondo indigeno interessato ai bronzi connessi alle pratiche del banchetto con simposio. Il ruolo di Sibari pienamente da confermare, a mio avviso, pi come scalo milesio e tramite dei commerci tra la produzione etrusca ed il Mediterraneo; sono invece pi perplessa sulla esistenza di un atelier di bronzisti a Sibari-Posidonia. BIBLIOGRAFIA 5
NEUGEBAUER 1923: K.A.NEUGEBAUER, Reifarchaische Bronzevasen mit Zungemuster,in RM 1923-1924, pp.341-440 JANTZEN 1937: U.JANTZEN, Bronzewerksttten in Grossgriecheland und Sizilien, in JdI, Ergnzungsheff XIII, 1937 WUILLEUMIER 1939: P. WUILLEUMIER,Tarente des origins la conqute romaine, Paris 193 JOFFROY 1954: R.JOFFROY, La tombe de Vix, in MonPiot 48, 1954 BONIVENTO PUPINO 1970: G. BONIVENTO PUPINO, Il problema della toreutica tarantina, Ist. Archeologia Universit degli Studi di Padova ,a. a. 1969-1970 (Tesi di Laurea-ivi bibl prec.) LO PORTO 1970: F. G. LO PORTO, Tomba messapica da Ugento, in AttMemSocMGrecia XI-XII, 1970-71, pp.99-152 BORDA 1979: M. BORDA, Arte Dedalica a Taranto, N. DEGRASSI, Lo Zeus stilita di Ugento, Roma 1981 E. LIPPOLIS, Toreutica,in Gli ori di Taranto in et ellenistica, cat.mostra Taranto 1985, pp.33-50 ROLLEY 1987: C.ROLLEY, Les vases de bronze de larchasm recent en Grand-Grece, Napoli 1982 C.ROLLEY, La sculpture de Poseidonia,in Atti 27 Convegno Studi Sulla Magna Grecia, Taranto 1987, pp.192- 214 BONIVENTO PUPINO 1987:G.BONIVENTO PUPINO, Un atelier di bronzisti a Posidonia? Dibattito a Rolley in Posidonia-Paestum, in Atti 27 Convegno Studi Sulla Magna Grecia, Taranto 1987, pp.219-223 STIBBE 1992: C.M.STIBBE, Archaic bronze hydriai, in BaBesch 67, 1992, pp.1-62 TARDITI 1996: C.TARDITI, Vasi di Bronzo in area Apula-Produzioni greche ed italiche di et arcaica e classica, Lecce 1996.