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SENATO DELLA REPUBBLICA



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A CONCLUSIONE DELLINDAGINE CONOSCITIVA

Comunicato alla Presidenza il 23 luglio 2002

Bonifica dellarea industriale di Priolo-Augusta


Nella disanima dei siti inquinati nazionali assume rilievo di particolare criticita`
la situazione dellarea industriale di Priolo-Augusta, in provincia di
Siracusa, che presenta delle peculiarita` e delle emergenze specifiche
e differenziate rispetto ad altri siti inquinati nazionali.

Larea industriale di Priolo-Augusta puo`, senza dubbio, essere considerata
larea con il numero piu` rilevante di impianti di raffinazione, estendendosi per
una superficie di circa 570 km quadrati, pari a circa un quarto della provincia di
Siracusa, con una escursione altimetrica che va dal livello del mare fino ad
unaltitudine massima di 500 metri.


Le attivita` industriali della zona hanno progressivamente soppiantato
uneconomia povera, prevalentemente agricola, dando vita ad un processo di
nuova occupazione, diretta ed indotta, che nel tempo ha raggiunto il culmine di
25 mila unita`, contribuendo indubbiamente ad un elevamento delle condizioni
di vita economico-sociali della zona.

Lindustrializzazione si e` sviluppata in 4 fasi:

la prima nel periodo 1949-1955 in cui prende avvio la trasformazione
economica dellarea con la localizzazione di una prima grande raffineria di
petrolio (la Rasiom) lungo la costa ad ovest della citta` isola di Augusta ,
vista la collocazione strategica nel Mediterraneo per laccosto delle grandi navi
petroliere, e con la nascita di una serie di impianti per la produzione e la
lavorazione del cemento e di altri materiali per ledilizia;

la seconda nel periodo tra il 1956 e il 1965 che realizza il salto di qualita`
con la scelta preferenziale per lindustria di base, in particolare la raffinazione
del petrolio e la chimica pesante, determinando la radicale trasformazione di
centinaia di ettari a nord e a sud dellabitato di Priolo destinati ad accogliere un
complesso industriale integrato, con forte crescita occupazionale, nellordine di
migliaia di addetti e impiegati prima della costruzione e, poi, nellattivazione
degli impianti, con la realizzazione della centrale termoelettrica e con il
proliferare di un insieme di imprese medio-piccole e piccolissime che danno
vita al settore dellindotto legato alla dinamica della grande industria;
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la terza nel periodo dal 1966-1975 nel quale le attivita` industriali
raggiungono la piena maturazione, con destinazioni duso molto ampie,
dalla manutenzione degli impianti alla fornitura di materiale di
costruzione, dalle imprese di trasporto a quelle di pulizia; nella prima
meta` degli anni 70 lagglomerato di Augusta si arricchisce di una nuova
installazione petrolchimica-liquichimica, mentre nei pressi di Marina di
Melilli sorge la terza grande raffineria Isab il cui impatto economico
territoriale e` portatore di conseguenze, quali la trasformazione del polo
petrolchimico siracusano in uno dei piu` importanti dEuropa e la
creazione di un nuovo nucleo industriale che si consolida con la
costruzione di un nuovo terminal marittimo. Queste trasformazioni
territoriali introducono, come conseguenza, lo sviluppo di un degrado
ambientale che raggiunge gia` allora livelli incontrollabili, il cui risultato
piu` emblematico e` levacuazione forzata del villaggio di Marina di
Melilli nel 1976, costantemente minacciato dallinquinamento dellarea e
delle acque e dal rischio di esplosioni;
la quarta dal 1975, data di entrata in esercizio dellIsab, ad oggi
caratterizzata da uninversione della crescita dovuta alla crisi nazionale e
internazionale del comparto chimico. Cio` ha comportato un
ridimensionamento dellapparato produttivo e la ristrutturazione delle
grandi aziende con conseguenti forti tagli occupazionali, ampi ricorsi alla
cassa integrazione e dirompenti effetti sullassetto sociale ed economico
dellintera provincia. Questo riflusso non impedisce che vengano portati a
termine alcuni nuovi investimenti in campi ad alto livello tecnologico e
con buone prospettive di mercato, ma con una crescita occupazionale
marginale rispetto alle consistenti perdite subite in seguito alla crisi degli
anni precedenti e che vede consolidata, oggi, una presenza
occupazionale di circa 10 mila addetti che costituisce, pur sempre, la
principale ed insostituibile fonte produttiva per larea che richiede
rigorose azioni di salvaguardia e tenuta nella conferma della presenza
delle attivita` petrolifere e di raffinazione nel paese e dellattivita`
chimica nazionale e della collocazione di parti importanti di queste
nellarea di Priolo-Augusta.
La diversa sensibilita` ambientale delle prime fasi di industrializzazione
rispetto ad oggi, la mancanza di sviluppate tecnologie di salvaguardia del
territorio e di tutela dallinquinamento, la carenza di una cultura di
rigoroso rispetto dellambiente hanno creato situazioni di alto degrado
ambientale con preoccupanti fenomeni di inquinamento di aree pubbliche
e private a causa, anche, dello smaltimento incontrollato e dissennato di
materiali di risulta spesso nocivi, dellinquinamento atmosferico con
conseguente rischio per la salute delle popolazioni e del possibile
inquinamento delle acque superficiali e sotterranee e della zona costiera.

In questo quadro, grazie ad una diversa sensibilita` ambientale maturata nel
mondo e nel Paese negli anni piu` recenti, si e` giunti a considerare larea di
Priolo-Augusta area a rischio di crisi ambientale e ad approvare, con il
decreto del Presidente della Repubblica 17 gennaio 1995, il piano di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di
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Siracusa che ha dato vita nel gennaio 96 ad un accordo di programma
corredato da circa 80 schede relative ad interventi ritenuti utili ed
indispensabili, pur se con diversa priorita`, per eliminare le cause
dellinquinamento, riqualificare le aree, monitorare i fenomeni di
emissioni e rischio industriale; tali interventi sono stati suddivisi in
opere di competenza di parte pubblica e di parte privata e quantificati
in circa 1000 miliardi di lire.

Contestualmente a tale provvedimento veniva stanziato dallo Stato a favore
della regione Sicilia un primo importo di lire 100 miliardi per i comuni
interessati. Mentre i privati hanno eseguito gli interventi di loro competenza
sia di ristrutturazione che di riduzione dellinquinamento atmosferico e acustico
e di monitoraggio in rete, nessun intervento di quelli di competenza pubblica
e` stato realizzato, ne di monitoraggio ambientale ne di infrastrutturazione
ne di riconversione di aree pubbliche ne di tutela della qualita` dellarea e
delle acque, compromettendo con cio` lefficacia stessa del piano.

Non risultando utilizzate le risorse trasferite dallo Stato alla regione Sicilia,
dopo quasi 5 anni, nel luglio 2000 veniva nominato Commissario per
lattuazione del piano di risanamento ambientale per le opere di
competenza pubblica il prefetto di Siracusa che, ad oggi, non ha potuto
attivare alcuno degli interventi previsti nel Piano di risanamento stesso non
avendo ottenuto ancora il trasferimento delle risorse attribuite nel
1995 alla regione Sicilia e avendo ricevuto, soltanto agli inizi del 2002,
comunicazione dellimpegno di trasferire una prima tranche di 10
miliardi di lire (50.950.221,63 euro) nel corso del corrente anno.

Successivamente, in ottemperanza allarticolo 17 del decreto legislativo n.
22 del 1997, che prevede la bonifica ed il ripristino dei siti inquinati, ed
allarticolo 1 della legge n. 426 del 1998 che considera, tra laltro, primi
interventi di bonifica dinteresse nazionale quelli dellarea industriale di Priolo,
con il decreto del Ministro dellambiente del 10 gennaio 2000 (perimetrazione
del sito dinteresse nazionale di Gela e Priolo) sono state individuate le aree da
sottoporre ad interventi di caratterizzazione e, in caso di inquinamento, ad
attivita` di messa in sicurezza, bonifica, ripristino ambientale e monitoraggio
dei siti.

Le attivita` di caratterizzazione sono in fase di svolgimento in tutti i siti
inquinati e potranno essere ultimate entro il corrente anno.

Si intrecciano con tutte le attivita`, competenze e responsabilita`
sopraindicate, le competenze, le attivita` e le responsabilita` del Commissario
delegato per lordinanza rifiuti, della provincia regionale di Siracusa,
dellAgenzia regionale per la protezione dellambiente (ARPA), la cui recente
costituzione e il cui imminente potenziamento con circa 30 unita`, in
continuita` con il pregiato lavoro svolto dallex laboratorio di igiene e profilassi
di Siracusa, permetteranno lo svolgimento del compito fondamentale di
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monitoraggio, programmazione e verifica degli interventi, ritenuti
necessari, di disinquinamento e bonifica.

Purtroppo, fenomeni recenti quali quelli avvenuti allinterno degli impianti che
sono costati la vita ad alcuni lavoratori e hanno dato vita anche a
commissioni dindagine del Ministero dellambiente (la commissione
guidata dal professor Clini ha ritenuto necessario predisporre un
esame epidemiologico sulla popolazione, nonche piani di sicurezza e
di prevenzione dellinquinamento diffuso e delle falde idriche) e,
soprattutto, la recente individuazione in un pozzo di irrigazione della
presenza di idrocarburi, dimostra come i siti di Priolo e Augusta non
siano piu` unarea a rischio di crisi ambientale, ma unarea in crisi
ambientale per cui si rendono indispensabili interventi legislativi e
finanziari che consentano di affrontare con tempestivita` la
drammatica emergenza.

Non e` ammissibile che una ex fabbrica di eternit che utilizzava
amianto e che ha provocato un pesante inquinamento dellintero
territorio in cui era insediata e delle aree limitrofe, ivi compresa la
costa, non solo non sia radicalmente bonificata ma non sia neppure
posta in sicurezza, come pure non e` ammissibile che a pochi metri
dallabitato di Priolo sia mantenuto in attivita` un impianto di
stoccaggio di ammoniaca di evidente pericolosita`, non funzionale ad
attivita` produttive della zona e che comunque richiede di essere
ulteriormente stoccato anche nel sito di Gela ove e` utilizzato per
attivita` produttive.

Appare inoltre inaccettabile che non sia stato approntato un piano di utilizzo
delle acque ad uso industriale, che privilegi lapprovvigionamento di acqua
non potabile, laddove con un semplice allacciamento di poche centinaia di
metri, potrebbe essere recuperata per fini industriali una quantita` di circa 10
milioni di metri cubi di acqua depurata, oggi versata in mare, con conseguente
riduzione del fabbisogno idrico in una zona dove lemergenza idrica e` ormai
endemica; e` altrettanto inopportuno ritardare il trasferimento di fondi
gia` stanziati ed il loro incremento per realizzare i piani di
risanamento ambientale; mentre si dovrebbe prevedere la costituzione
di ununica autorita` per la gestione dellintero processo di
risanamento, bonifica e riqualificazione ambientale che pur si avvalga
di tutte le strutture pubbliche disponibili.

Del resto bisognerebbe prevedere anche laggiornamento costante dei piani di
intervento, attraverso un rinnovato accordo di programma tra tutti i soggetti
pubblici e privati chiamati alla sua realizzazione, e linsediamento di un tavolo
di coordinamento permanente con laffidamento di una funzione di sorveglianza
sulla sua esecuzione. Inoltre non e` ammissibile che le imprese non
conseguano le piu` avanzate certificazioni internazionali di funzionalita` degli
impianti, mentre e` inaccettabile che, a fronte di un rischio di inquinamento
delle falde acquifere ed alla evidente traccia di diffusione di idrocarburi nel
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sottosuolo circostante i depositi, si discuta sulle responsabilita` temporali delle
singole aziende e non si concordi un piano dintervento di risanamento radicale
del territorio; alla realizzazione di tale piano anche i soggetti privati dovrebbero
da subito dichiararsi disponibili, al di la` delle responsabilita` che
richiederanno molti anni per essere definitivamente accertate.

In questo modo, si potra` dare certezza immediata di mantenimento di livelli
di qualita` delle acque potabili, imponendo, anche legislativamente, lobbligo di
verifica periodica con adeguata certificazione della funzionalita` di tutti i
depositi petroliferi insistenti sul territorio nazionale.

Si rende, quindi, indispensabile che le autorita` preposte attuino
immediatamente gli interventi di loro competenza laddove sussistono delle
responsabilita` per la salute pubblica e che, sotto il profilo legislativo, si
attuino i correttivi per rendere piu` efficace e tempestiva lazione di
risanamento, ricorrendo anche a procedure e allindividuazione dei regimi
commissariali e garantendo un adeguato supporto finanziario, sia per le azioni
di monitoraggio ambientale che di risanamento di siti inquinati.

Nel confermare che la chimica rimane strategica per il Paese, cos` come
linsediamento delle attivita` di stoccaggio e di raffinazione del petrolio, in
particolare nellarea qui considerata, onde dare certezza agli operatori del
settore cui si chiede un costante intervento finanziario di ammodernamento
tecnologico, non si possono sottovalutare gli improcrastinabili interventi per
raggiungere lequilibrio di uno sviluppo ecocompatibile.

DECRETO DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA 17
gennaio 1995
Approvazione del piano di disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia
di Caltanissetta - Sicilia orientale. (GU Serie Generale n.100 del 2-5-1995 - Suppl.
Ordinario n. 51)
IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA
Su proposta del Ministro dell'ambiente;
Visto l'art. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, come modificato dall'art. 6
della legge 28 agosto 1989, n. 305;
Vista la nota della regione Sicilia in data 25 maggio 1988 a seguito della
quale e' stata presentata istanza per la dichiarazione di area ad elevato rischio
di crisi ambientale, ai sensi dell'art. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, come
modificato dall'art. 6 della legge 28 agosto 1989, n. 305, del territorio della
provincia di Caltanissetta, costituito dai comuni di Gela, Butera, Niscemi;
Vista la deliberazione del Consiglio dei Ministri adottata in data 30 novembre
1990, con la quale il territorio della provincia di Caltanissetta e' stato
dichiarato area ad elevato rischio di crisi ambientale ai sensi e per gli effetti
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dell'art. 7 della legge 8 luglio 1986, n. 349, come modificato dall'art. 6
della legge 28 agosto 1989, n. 305;
Considerato che, con la citata deliberazione del Consiglio dei Ministri, e'
stato richiesto al Ministero dell'ambiente di predisporre, d'intesa con la
regione siciliana e con gli altri enti locali interessati, il piano di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di
Caltanissetta che, previa ricognizione dello stato di inquinamento delle
acque, dell'area e del suolo, nonche' delle relative fonti inquinanti,
definisca la tipologia, la fattibilita' ed i costi degli interventi di
risanamento;
Visto il decreto del Ministro dell'ambiente del 4 giugno 1992 con il quale e'
stata nominata la commissione Stato-regioni-enti locali, prevista dalla
deliberazione del Consiglio dei Ministri del 30 novembre 1990, con i compiti
di coordinamento delle attivita' relative al risanamento dell'area ad elevato
rischio di crisi ambientale;
Visti gli studi e le indagini effettuate dal Ministero dell'ambiente, che
hanno consentito di evidenziare le principali problematiche ambientali nel
territorio della provincia di Caltanissetta, e di individuare le linee
programmatiche per il risanamento dell'area, come riportato nell'allegato A;
Sentita la commissione Stato-regione-enti locali, che nella riunione del 1
giugno 1994 ha espresso parere favorevole sullo schema di piano di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di
Caltanissetta;
Vista la deliberazione n. 400 in data 1 settembre 1994 con la quale la
giunta della regione siciliana ha approvato con modifiche lo schema di piano di
disinquinamento per il risanamento del territorio della provincia di
Caltanissetta;
Viste le modifiche e le osservazioni di cui alle note del Ministero
dell'ambiente 27 settembre 1994 prot. n. 9146/94/SIAR e 21 ottobre prot. n.
9495/SIAR/94 ed alle note della regione siciliana del 27 ottobre 1994 prot.
Gruppo XVII n. 83564 e del 9 novembre 1994 prot. Gruppo XVII n. 86708;
Preso atto che le direttive per la elaborazione del piano di
disinquinamento emanate con la deliberazione del Consiglio dei Ministri
del 30 novembre 1990 sono state puntualmente seguite dal Ministero
dell'ambiente e che i risultati sono oggetto del presente decreto e degli
allegati che ne costituiscono parte integrante;
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Preso atto che l'attuazione del piano di disinquinamento richiede un'azione
integrata ed unitaria dello Stato, della regione e degli enti locali interessati
ed inoltre una cooperazione organica con le principali industrie operanti nella
zona;
Ritenuta l'estrema urgenza a dare attuazione agli interventi previsti dal
piano;
Vista la legge 8 giugno 1990, n. 142;
Vita la deliberazione del Consiglio dei Ministri, adottata nella riunione del 4
gennaio 1995;

Art. 1.
Approvazione del piano di disinquinamento
1. E' approvato il piano di disinquinamento per il risanamento del
territorio della provincia di Caltanissetta (allegato A al presente
decreto), come atto di indirizzo e coordinamento delle
amministrazioni statali anche ad ordinamento autonomo, gli enti
pubblici anche economici, la regione della Sicilia e gli enti locali.

Art. 3.
Quadro finanziario
1. Sono a carico dello Stato, nel complessivo limite di lire 40 miliardi, i
finanziamenti concernenti:
a) opere pubbliche;
b) attivita' di supporto e controllo all'attuazione del piano, nonche' attivita'
di programma, previsto dall'art. 4 del presente decreto;
c) contributo (in misura non superiore al 50 per cento) per interventi di
ristrutturazione ambientalistica degli impianti, addizionali rispetto alla
messa a norma e non ancora finanziati.
2. Le risorse necessarie per le finalita' di cui al comma 1 sono determinate:
a) in lire 26,866 miliardi e in lire 4,134 miliardi a carico, rispettivamente
dei capitoli 8501 e 7705 dello stato di previsione del Ministero dell'ambiente
per l'anno 1995;
b) in lire 9 miliardi a carico delle disponibilita' in conto residui iscritte al
cap. 7705 del medesimo stato di previsione.
3. Le risorse di cui al comma 1 saranno trasferite alla regione siciliana a
seguito della stipula dell'accordo di programma di cui all'art. 4 del presente
decreto.
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4. Sulla base delle indicazioni del piano, ai sensi dell'art. 6 della legge 28
agosto 1989, n. 305, il Ministero dell'ambiente e la regione siciliana
individueranno, entro il 1996, gli ulteriori interventi da realizzare, in
relazione alle disponibilita' di bilancio e di altre risorse accertate su fondi
europei del quadro comunitario di sostegno.


http://www.gazzettaufficiale.it/eli/id/1995/05/02/095A2395/sg

Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n. 22

ART. 17
(Bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati)
1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto il
Ministro dell'ambiente, di concerto con i Ministri dell'industria, del commercio e
dell'artigianato e della sanita', sentita la Conferenza permanente per i rapporti
tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano, definisce:
a) i limiti di accettabilita' della contaminazione dei suoli, delle acque superficiali
e delle acque sotterranee in relazione alla specifica destinazione d'uso dei
siti;

b) le procedure di riferimento per il prelievo e l'analisi dei campioni;

c) i criteri generali per la messa in sicurezza, la bonifica ed il ripristino
ambientale dei siti inquinati, nonche' per la redazione dei progetti di bonifica.
2. Chiunque cagiona, anche in maniera accidentale, il superamento dei limiti
di cui al comma 1, lettera a), ovvero determina un pericolo concreto ed attuale
di superamento dei limiti medesimi, e' tenuto a procedere a proprie spese agli
interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale delle aree
inquinate e degli impianti dai quali deriva il pericolo di inquinamento.
A tal fine:

a) deve essere data immediata notifica al Comune, alla Provincia ed alla
Regione territorialmente competenti, nonche' agli organi di controllo sanitario e
ambientale, della situazione di inquinamento ovvero del pericolo concreto ed
attuale di inquinamento del sito;

b) entro le quarantotto ore successive alla notifica di cui alla lettera a) , deve
essere data comunicazione al comune ed alla provincia ed alla Regione
territorialmente competenti degli interventi di messa in sicurezza adottati per
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non aggravare la situazione di inquinamento o di pericolo di inquinamento,
contenere gli effetti e ridurre il rischio sanitario ed ambientale;

c) entro trenta giorni dall'evento che ha determinato l'inquinamento ovvero
dalla individuazione della situazione di pericolo, deve essere presentato al
Comune ed alla Regione il progetto di bonifica delle aree inquinate.
3. I soggetti e gli organi pubblici che nell'esercizio delle proprie funzioni
istituzionali individuano siti nei quali i livelli di inquinamento sono superiori ai
limiti previsti, ne danno comunicazione al Comune, che diffida il responsabile
dell'inquinamento a provvedere ai sensi del comma 2, nonche' alla Provincia ed
alla Regione.
4. Il comune approva il progetto ed autorizza la realizzazione degli interventi
previsti entro novanta giorni dalla data di presentazione del progetto
medesimo e ne da' comunicazione alla Regione. L'autorizzazione indica le
eventuali modifiche ed integrazioni del progetto presentato, ne fissa i tempi,
anche intermedi, di esecuzione, e stabilisce le garanzie finanziarie che devono
essere prestate a favore della Regione per la realizzazione e l'esercizio degli
impianti previsti dal progetto di bonifica medesimo. Se l'intervento di bonifica e
di messa in sicurezza riguarda un'area compresa nel territorio di piu' comuni il
progetto e gli interventi sono approvati ed autorizzati dalla regione.
5. Entro sessanta giorni dalla data di presentazione del progetto di bonifica la
Regione puo' richiedere al Comune che siano apportate modifiche ed
integrazioni ovvero stabilite specifiche prescrizioni al progetto di bonifica.
6. Qualora la destinazione d'uso prevista dagli strumenti urbanistici in vigore
imponga il rispetto di limiti di accettabilita' di contaminazione che non possono
essere raggiunti neppure con l'applicazione delle migliori tecnologie disponibili
a costi sopportabili, l'autorizzazione di cui al comma 4 puo' prescrivere
l'adozione di misure di sicurezza volte ad impedire danni derivanti
dall'inquinamento residuo, da attuarsi in via prioritaria con l'impiego di
tecniche e di ingegneria ambientale, nonche' limitazioni temporanee o
permanenti all'utilizzo dell'area bonificata rispetto alle previsioni degli
strumenti urbanistici vigenti, ovvero particolari modalita' per l'utilizzo dell'area
medesima. Tali prescrizioni comportano, ove occorra, variazione degli
strumenti urbanistici e dei piani territoriali.
7. L'autorizzazione di cui al comma 4 costituisce variante urbanistica,
comporta dichiarazione di pubblica utilita', di urgenza e di indifferibilita' dei
lavori, e sostituisce a tutti gli effetti le autorizzazioni, le concessioni, i concerti,
le intese, i nulla osta, i pareri e gli assensi previsti dalla legislazione vigente
per la realizzazione e l'esercizio degli impianti e delle attrezzature necessarie
all'attuazione del progetto di bonifica.
8. Il completamento degli interventi previsti dai progetti di cui al comma 2,
lettera c) , e' attestato da apposita certificazione rilasciata dalla Provincia
competente per territorio.
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9. Qualora i responsabili non provvedano ovvero non siano individuabili, gli
interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale sono
realizzati d'ufficio dal Comune territorialmente competente competente e ove
questo non provveda dalla Regione, che si avvale anche di altri enti pubblici. Al
fine di anticipare le somme per i predetti interventi le Regioni possono istituire
appositi fondi di rotazione nell'ambito delle proprie disponibilita' di bilancio.
10. Gli interventi di messa in sicurezza, di bonifica e di ripristino ambientale
costituiscono onere reale sulle aree inquinate di cui ai commi 2 e 3. L'onere
reale deve essere indicato nel certificato di destinazione urbanistica ai sensi e
per gli effetti dell'articolo 18, comma 2, della legge 28 febbraio 1985, n. 47.
11. Le spese sostenute per la messa in sicurezza, la bonifica e ed il ripristino
ambientale delle aree inquinate di cui ai commi 2 e 3 sono assistite da
privilegio speciale immobiliare sulle aree medesime, ai sensi e per gli effetti
dell'articolo 2748, secondo comma, del codice civile. Detto privilegio si puo'
esercitare anche in pregiudizio dei diritti acquistati dai terzi sull'immobile.
12. Le Regioni predispongono sulla base delle notifiche dei soggetti
interessati ovvero degli accertamenti degli organi di controllo un'anagrafe dei
siti da bonificare che individui:

a) gli ambiti interessati, la caratterizzazione ed il livello degli inquinanti
presenti;

b) i soggetti cui compete l'intervento di bonifica;

c) gli enti di cui la Regione intende avvalersi per l'esecuzione d'ufficio in caso di
inadempienza dei soggetti obbligati;

d) la stima degli oneri finanziari.
13. Nel caso in cui il mutamento di destinazione d'uso di un'area comporti
l'applicazione dei limiti di accettabilita' di contaminazione piu' restrittivi,
l'interessato deve procedere a proprie spese ai necessari interventi di bonifica
sulla base di un apposito progetto che e' approvato dal Comune ai sensi di cui
ai commi 4 e 6. L'accertamento dell'avvenuta bonifica e' effettuato, dalla
Provincia ai sensi del comma 8.
14. I progetti relativi ad interventi di bonifica di interesse nazionale sono
presentati al Ministero dell'ambiente ed approvati, ai sensi e per gli effetti delle
disposizioni che precedono, con decreto del Ministro dell'ambiente, di concerto
con i Ministri dell'industria, del commercio e dell'artigianato e della sanita',
d'intesa con la Regione territorialmente competente.
15. I limiti, le procedure, i criteri generali di cui al comma 1 ed i progetti di
cui al comma 14 relativi ad aree destinate alla produzione agricola e
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all'allevamento sono definiti ed approvati di concerto con il Ministero delle
risorse agricole, alimentari e forestali.
http://www.parlamento.it/parlam/leggi/deleghe/97022dl.htm

Legge 9 dicembre 1998, n. 426
"Nuovi interventi in campo ambientale"
pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 291del 14 dicembre 1998
1. Al fine di consentire il concorso pubblico nella realizzazione di interventi
di bonifica e ripristino ambientale dei siti inquinati, ivi compresi aree e
specchi d'acqua marittimi, lacuali, fluviali e lagunari in concessione,
anche in caso di loro dismissioni, nei limiti e con i presupposti di cui
all'articolo 17, comma 6-bis, del decreto legislativo 5 febbraio 1997, n.
22, e successive modificazioni, nonch per gli impegni attuativi del
protocollo di Kyoto sui cambiamenti climatici di cui alla deliberazione del
Comitato interministeriale per la programmazione economica (CIPE) del
3 dicembre 1997, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 18 del 23 gennaio
1998, del piano straordinario di completamento e razionalizzazione dei
sistemi di collettamento e depurazione di cui all'articolo 6 del decreto-
legge 25 marzo 1997, n. 67, convertito, con modificazioni, dalla legge 23
maggio 1997, n. 135, e degli accordi e contratti di programma di cui
all'articolo 25 del citato decreto legislativo n. 22 del 1997, sono
autorizzati limiti di impegno ventennali di lire 27.000 milioni a decorrere
dall'anno 1998, di lire 5.600 milioni a decorrere dall'anno 1999 e di lire
16.200 milioni a decorrere dall'anno 2000. Per le medesime finalit
altres autorizzata la spesa di lire 130.000 milioni per l'anno 2000; per gli
anni successivi, al finanziamento degli interventi di cui al presente
articolo si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della
legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni ed integrazioni.


http://www.parlamento.it/parlam/leggi/98426l.htm

a cura del Comitato Cittadino Isola Pulita ISOLA DELLE FEMMINE

http://tutelaariaregionesicilia.blogspot.it/

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