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Vittime del comunismo sovietico

Da quando si sono aperti, almeno parzialmente, gli archivi dell'Urss, gli storici russi e occidentali
hanno lavorato a ricostruire pezzi della storia del sistema sovietico, anche confrontando i nuovi
risultati degli studi con la precedente storiografia che poteva fondarsi solo su pochi anche se spesso
precisi dati e documenti (per esempio il lavoro monumentale di Conquest, Il Grande terrore).
Partendo dalle nuove ricerche si pu dunque tentare di ricostruire schematicamente il tragitto
tragico della violenza omicida del comunismo sovietico, ipotizzando anche il numero delle vittime.
Dal 1917 si scatena il primo ciclo di violenza verso gli oppositori menschevichi, che secondo Lenin
sarebbero stati da fucilare tutti (e che in gran parte finiranno in carcere), cui segue il primo terrore
nelle campagne del 1922, con le squadre di requisizione (feroci e assassine). La conquista del potere
passa attraverso una guerra civile, in cui si assiste al rifiuto di ogni genere di negoziato con i
nemici del popolo. Come ricorda uno dei massimi esperti dell'Urss, Nicolas Werth, Questo primo
ciclo di violenze non termina n con la sconfitta dei Bianchi, n con l'introduzione della NEP
(nuova politica economica di piano) e si esaurisce solo con la carestia del 1922, in cui sono
annientate le ultime resistenze dei contadini.
Il secondo ciclo di violenze, si apre con uno scontro diretto tra il potere staliniano e i kulaki e si
configurano come il processo politico destinato a rendere istituzionale il terrore come strumento di
governo; inaugura altres le deportazioni di massa e un sistema di servit feudali-militari che
sottopone a rapina l'intero ciclo produttivo, sfociando nella carestia del 1933 che da sola produce il
pi alto bilancio di vittime del periodo staliniano.
Il terzo ciclo inaugura la fase del Grande terrore (1936 - 1938) nel quale come abbiamo gi visto
(*Gulag e Lager) vengono eseguite l'85 per cento di tutte le condanne a morte del regime staliniano.
La grande purga dei quadri di partito non nasconde certo il disparato numero di vittime,
appartenenti a differenti ceti che restano prigioniere delle quote prescritti alle amministrazioni
periferiche.
Dal 1940, con la sovietizzazione dei territori via via annessi, comincia l'eliminazione e la
deportazione delle minoranze della cosiddetta borghesia nazionalista (che si oppone al potere di
Stalin e chiede l'autonomia nazionale) e di interi gruppi nazionali (tedeschi, polacchi, ceceni,
calmucchi ecc.).
Nel dopoguerra si ha infine l'apogeo del sistema del Gulag quanto a numero di detenuti.
Gli ultimi anni del regime su cui ancora si sa molto poco, si caratterizza per il riemergere di
persecuzioni sotto il segno del complotto: colpisce per esempio gli ebrei russi, i clan che si sono
costituiti nell'ambito della polizia politica o organizzazioni periferiche del partito.
Una sintesi che rimette al centro del sistema sovietico la pregnanza del terrore come elemento
costitutivo ci un modo di governare e amministrare la societ che caratterizzer altri regimi
comunisti al potere, attraverso mille contraddizioni, improvvisazioni, automatismi che hanno
indotto molti storici a smentire, per ci che riguarda il modo e la catena in cui vengono trasmessi gli
ordini, l'ipotesi di un disegno predeterminato e concepito a priori per durare nel tempo.
Probabilmente, come accaduto per le interpretazioni del progetto di sterminio nazista, vale il
principio funzionalista per cui un'intera societ politica e amministrativa ha consentito lo
sviluppo dei vari passaggi a una violenza sempre pi ampia e diffusa, in continuit con Lenin e
certamente segnata dal potere e dal culto del capo assoluto, Stalin, che ha spinto l'acceleratore su
processi intrinseci gi alla stessa conquista del potere con la rivoluzione comunista.
Sui numeri, si ipotizza che un bilancio globale dell'epoca staliniana comporti le seguenti
differenziazioni:
- fucilazioni di decine di migliaia di ostaggi o di gente imprigionata e massacro di centinaia di
migliaia di contadini e operai insorti tra il 1918 e il 1922;
- carestia del 1922 che pu avere provocato fino a 5 milioni di morti;
- deportazione ed eliminazione dei cosacchi del Don nel 1920;
- eliminazione di 680.000 persone all'epoca della Grande purga e altre 320.000 per condanne
capitali
- deportazione di quasi 2.000.000 di kulak tra il 1930-1932;
- seconda carestia indotta con la morte di 4 - 6 milioni di contadini e civili in genere;
- vittime del sistema dei Gulag almeno 1.000.000
- deportazioni dal 1939 al 1945 di polacchi, ucraini, baltici, moldavi, tedeschi, tatari, ceceni,
ungusceti ecc. a centinaia di migliaia, spesso abbandonati a se stessi,

Fatte queste differenziazioni, la stima complessiva del terrore sovietico, diretto (a mezzo
deportazioni, torture, assassinii e stragi ecc.) o indotto (a mezzo deprivazioni, carestie ecc.) negli
oltre settant'anni di regime si aggira introno ai 20.000.000 di morti (S. Courtois); sebbene altri
storici avanzino cifre ben pi alte, fino ai 35 milioni di vittime, che non sono ancora sostenute da
calcoli accertabili, ma che alla luce delle ricerche che avanzano si potrebbero dimostrare fondate.

Quanto al comunismo al potere in diversi paesi del mondo, la cifra proposta ben pi elevata e
dichiara il completo fallimento di un'ipotesi solo in parte addolcita da idee egualitarie e di libert
diffusa, che per oltre mezzo secolo hanno ingannato e illuso molti (alcuni dei quali si illudono
ancora) sulle possibilit di instaurare a partire dai postulati dell'ideologia comunista forme si societ
giuste e senza classi, con uguali diritti per tutti e senza privilegi. Secondo l'quipe di S. Courtois,
infatti al movimento comunista internazionale si attribuisce la responsabilit, diretta o indiretta di
quasi 100 milioni di morti, dal suo sorgere a oggi, cos ripartiti:
Urss fino a 20 milioni
Cina, fino a 65 milioni
Vietnam, circa 1 milione
Corea del Nord, 2 milioni
Cambogia, 2 milioni
Europa dell'Est, fino a 1 milione
America latina, 150.000
Africa, quasi 2 milioni (o 1,7 milioni)
Afghanistan 1,5 milioni

Anche se come accadde per le prime stime dei morti di Auschwitz (valutati intorno ai 4 milioni
dalle diverse commissioni di inchiesta e in parte dallo stesso Hss al processo) ci trovassimo di
fronte a una rettifica considerevole dei dati attuali (i morti ebrei ad Auschwitz, alla luce delle
ricerche pi aggiornate, non superarono il 1.100.000) nessuno potrebbe gioirne; la cifra della
disfatta del comunismo reale, al governo dei vari stati, rimarrebbe come un'ombra nera
incancellabile nel libro dell'umanit. E a nulla varrebbe per alleggerire il peso di una simile
esperienza, affermare che nei Paesi dove il comunismo non andato al potere, ha forgiato uomini
capaci di lottare e resistere contro la dittatura, o contro le ingiustizie, spingendo le democrazie
occidentali a una politica di pace e di solidariet verso i pi deboli. L'esperienza quasi sempre
positiva del movimento comunista in Italia o in Francia (per fare due esempi) non assolver per
questo un'idea che stata nefasta (e in alcune zone del globo lo ancora) per molte genti, compreso
quella parte di umili e deboli che avrebbe voluto riscattare e difendere dall'oppressione. Quando
si guarda alla storia e alla vita dei dirigenti comunisti di questi Paesi democratici, non si pu non
rimanere colpiti dalla sua dimensione tragica; e tuttavia, nonostante le illusioni e la buona fede, un
crimine resta pur sempre un crimine. Auschwitz e Kolyma, come simboli di nazismo e comunismo,
sono la prova pi grande che ci sia stata data in questo secolo del male che l'uomo pu fare
all'uomo. Ci che possiamo fare oggi per affermare la possibilit del bene e assai chiaro: lo
diciamo con le parole di Tzvetan Todorov prendere l'uomo nella sua identit cocnreta e
individuale, come fine ultimo della propria azione.



Bibliografia
S. Courtois, Il libro nero del comunismo, Milano, Mondadori 1998.
F. Furet, Il passato di un'illusione, Milano, Mondadori 1998.
M. Flores, F. Gori, Gulag. Il sistema dei lager in Urss, Milano, Mazzotta 1999.
R. Conquest, Il secolo delle idee assassine, Milano, Mondadori 2001.
T. Todorov, Memoria del male. Tentazione del bene, Milano, Garzanti 2001.
I. W. Charny, Le livre noir de l'humanit. Encyclopie mondiale des gnocides, Toulouse Cedex, Ed.
Privat, 2001.

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