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Obiettivi
Per capire cosa accade nel momento dell’eutanasia e quale strategia adottare per affrontarla dobbiamo partire dal soggetto
dell’intervento: che non è l’animale in quanto singolo bensì la relazione che si sviluppa tra quello ed il suo proprietario. Dare
un buon servizio in quel frangente così delicato impone al professionista un profondo coinvolgimento empatico nei confronti
del partner umano, tecnicamente definito come “Pet Loss Counseling”, consistente nell’assunzione dei ruoli di consulenza e
di mediazione. L’eutanasia in quest’ottica assume la connotazione di pratica ad alta densità professionale, che riesce a configurarsi come "terapia del morire con dignità"
Judul Asli
DALLA PARTE DEL PROPRIETARIO: IL CORDOGLIO ED IL LUTTO PER LA MORTE DEL PROPRIO ANIMALE - BARBARA ALESSIO Psicologa e Psicoterapeuta Torino -
Obiettivi
Per capire cosa accade nel momento dell’eutanasia e quale strategia adottare per affrontarla dobbiamo partire dal soggetto
dell’intervento: che non è l’animale in quanto singolo bensì la relazione che si sviluppa tra quello ed il suo proprietario. Dare
un buon servizio in quel frangente così delicato impone al professionista un profondo coinvolgimento empatico nei confronti
del partner umano, tecnicamente definito come “Pet Loss Counseling”, consistente nell’assunzione dei ruoli di consulenza e
di mediazione. L’eutanasia in quest’ottica assume la connotazione di pratica ad alta densità professionale, che riesce a configurarsi come "terapia del morire con dignità"
Obiettivi
Per capire cosa accade nel momento dell’eutanasia e quale strategia adottare per affrontarla dobbiamo partire dal soggetto
dell’intervento: che non è l’animale in quanto singolo bensì la relazione che si sviluppa tra quello ed il suo proprietario. Dare
un buon servizio in quel frangente così delicato impone al professionista un profondo coinvolgimento empatico nei confronti
del partner umano, tecnicamente definito come “Pet Loss Counseling”, consistente nell’assunzione dei ruoli di consulenza e
di mediazione. L’eutanasia in quest’ottica assume la connotazione di pratica ad alta densità professionale, che riesce a configurarsi come "terapia del morire con dignità"
lattivit pi solenne che si svolga sulla terra il mattino che segue la morte. Si spazzano i cocci del cuore con cura si ripone lamore che non vorremmo pi usare fino alleternit (E. Dickinson) Parlare di eutanasia difficile, perch difficile qualsiasi pensiero e discorso sulla morte. difficile perch doloroso e perch la morte rimane fondamentalmente, finch non la incontriamo personalmente, un mistero. Daltronde un viag- gio trasversale nella letteratura attesta lesistenza di ben pochi contributi relativi alla pratica eutanasica in veterinaria: e sono molteplici le radici allorigine di questo silenzio. un mo- mento professionale che apre molteplici interrogativi, senza poter essere costretto nella sua dimensione meramente tecni- ca, che finirebbe per comprimerne il carattere emotivo, affet- tivo, relazionale ed etico. Leutanasia non solo uniniezione: si inscrive in un sistema di significati, fantasie, aspettative di pi protagonisti: 1. il rapporto uomo-animale, cos come si creato nel cor- so dei secoli e nella sua attualit 2. le rappresentazioni culturali della morte 3. le rappresentazioni culturali delleutanasia da parte dei medici veterinari 4. il proprietario in quanto individuo, nelle sue compo- nenti di personalit, cultura, sesso, et, professione, sti- le di vita, relazioni famigliari 5. il veterinario nella sua veste professionale ed individua- le, nel suo modo di intendere il mandato professionale e la mission del servizio che offre 6. i fenomeni psichici relativi al lutto, nel proprietario ma anche nel professionista Per capire cosa accade nel momento delleutanasia e quale strategia adottare per affrontarla dobbiamo partire dal sogget- to dellintervento: che non lanimale in quanto singolo bens la relazione che si sviluppa tra quello ed il suo proprietario. In questa osservazione si allineano e convergono discipline di- verse, quali la zooantropologia, il Service Marketing e la psi- coanalisi, sottolineando con forza che ci che viene portato in ambulatorio un affetto, cio una relazione. Troppo spesso il veterinario misconosce questo profondo e complesso legame, o lo sottovaluta incorrendo nellerrore che storicamente ha compiuto la medicina nella societ moderna, identificando la sua missione nella cura della patologia (il disturbo fisico) e trascurando lesperienza della malattia, lesperienza umana. Il proprietario ed il suo animale sono una coppia ed il lega- me che li unisce molto profondo: a tutti gli effetti un lega- me di amore. Che riguarda non solo luomo dal momento che molti studi oramai attestano la biunivocit e la reciprocit di questo scambio affettivo. Gli animali sono in grado di atti- vare operazioni cognitive ed emotive molto complesse, so- prattutto i mammiferi, che sono dotati di un cervello emoti- vo sostanzialmente simile al nostro. Quello che si stabilisce con lanimale daffezione un vin- colo di attaccamento, con precise componenti affettive. un legame basato sullo scambio e la reciprocit anche se forte- mente asimmetrico. Prova ne la profonda differenza che in- tercorre nella relazione che lessere umano pu stabilire diffe- DALLA PARTE DEL PROPRIETARIO: IL CORDOGLIO ED IL LUTTO PER LA MORTE DEL PROPRIO ANIMALE BARBARA ALESSIO Psicologa e Psicoterapeuta Torino Obiettivi Per capire cosa accade nel momento delleutanasia e quale strategia adottare per affrontarla dobbiamo partire dal soggetto dellintervento: che non lanimale in quanto singolo bens la relazione che si sviluppa tra quello ed il suo proprietario. Dare un buon servizio in quel frangente cos delicato impone al professionista un profondo coinvolgimento empatico nei confronti del partner umano, tecnicamente definito come Pet Loss Counseling, consistente nellassunzione dei ruoli di consulenza e di mediazione. Leutanasia in questottica assume la connotazione di pratica ad alta densit professionale, che riesce a confi- gurarsi come terapia del morire con dignit. 2 Dalla parte del proprietario: il cordoglio ed il lutto per la morte del proprio animale rentemente con un cane o con un peluche Con i nostri ani- mali si crea un vero scambio affettivo, si costruisce un mondo che lo scenario della relazione, ricco e complesso, che rive- ste per luomo unimportanza immensa sotto il profilo psico- logico. Si crea un dialogo, battito cardiaco dellesistenza umana (Kaplan), che risponde al nostro bisogno di attacca- mento e di sviluppare relazioni. Un rapporto che vitale in quanto reciproco. Pensiamo allora a quando questo legame si spezza. A quando il rapporto finisce non per volont o sfinimento ma perch si verifica quelleventualit disgraziata e blasfema in cui un polo della diade deve decidere di uccidere lal- tro unangolatura, questa, che certamente accentua le coloriture emotive del contesto ma che forse proprio per questo pu costituirsi come una prospettiva migliore per av- vicinarsi alle emozioni del proprietario, aggiungendo alcuni elementi per comprenderne il dolore, la disperazione, le ti- tubanze, le ambivalenze... La morte, qualunque morte, prima di tutto fa paura A tut- ti. Umilia il nostro sguardo, ci riconduce alla dimensione di creature, ci fa tornare noi stessi. C stato un tempo in cui la morte era sentita come una realt domestica, familiare: faceva parte del mondo quotidiano, era un momento importante della vita collettiva. Oggi una realt oscena, da nascondere. Non evento naturale ma sventurato, il risultato di un inci- dente, un guasto. Lindividualismo ne ha privatizzato la forma riducendo la solidariet ed i significati condivisi cos come la sua medicalizzazione rappresenta un tentativo estremo di rimuoverla dal nostro piano esistenziale. Eppure la morte non un fenomeno puramente individuale: coinvolge infatti il gruppo e la collettivit, la societ perch chiama in causa il modo in cui le culture leggono la morte e la integrano nel loro tessuto di credenze e comportamenti. Pi si rimuovono langoscia di morte ed i sentimenti panici, depressivi, inquietanti connessi allesperienza della caducit e del limite pi si perde la possibilit di entrare in contatto con le fondamenta della nostra sensibilit. Gli aspetti pi istintivi e naturali della condotta umana sono schiacciati ed organizzati in modo artificioso. Le emozioni pi forti ed i moti dellanimo pi profondi vengono vissuti con un senso di vergogna di insi- curezza, e giudicati dalla collettivit quasi come manifestazioni di debolezza e di fragilit. Limbarazzo di fronte alla morte e lincapacit di esprimere autenticamente commozione e turba- mento alimentano la necessit di occultare continuamente quellevento doloroso. Allora la fuga davanti al morente espri- me non soltanto langoscia di morte ma anche un pi profon- do desiderio di fuga da s stessi, dalla sterilit di unesistenza che proprio nei momenti pi cruciali non trova valore. Galim- berti ci ricorda che letimologia di sentimento rimanda alle- sistenza di un contenitore, la mente, che tiene in-sieme (syn) gli opposti, senza espellere luno a vantaggio dellaltro. Per provare sentimenti occorre tollerare tutte le esperienze, le am- bivalenze, il bene ed il male che coesistono luno a fianco del- laltro. Altrimenti c indifferenza, che una forma di difesa. Morte e vita sono nellinconscio coppie complementari: ecco perch la piena esperienza della vita implica laccettazione ed il contatto profondo con la morte. Lodierno occultamento della morte nasconde, in realt, la nostra grande paura e smaschera limpreparazione culturale di una societ i cui membri si riconoscono incapaci di convi- vere con lidea di finitezza e transitoriet, lidea che ciascuno di noi implacabilmente destinato a scomparire. La vicinan- za della morte evoca risposte primitive, spesso caotiche e con- trarie a tutte le aspettative. Ma attenzione allora ad applicare le categorie della razionalit in un processo che non pu che generare irrazionalit. Ma che dire della morte del proprio animale da compagnia? Come accostare il discorso della transitoriet dellesistenza umana alla scomparsa di un semplice animale? Si potrebbe obiettare in prima battuta che non si possono applicare alla sua morte le stesse categorie interpretative che guidano la comprensione del lutto nei confronti di esseri umani. Ma, inaspettatamente forse, questa obiezione non ha fondamento per due ragioni: innanzi tutto perch il LEGAME un lega- me damore, e replica la facolt vitale dellessere umano dello stabilire rapporti affettivi di reciprocit. A ci si aggiunge il fatto che il concetto di LUTTO in psicoanalisi ha un signifi- cato ampio, inerente qualsiasi esperienza di perdita del lega- me, persino a prescindere dalla morte reale. Noi sperimentia- mo la morte sotto diversi aspetti: ogni perdita o commiato in termini psicoanalitici e dunque interni un lutto. Nella vita ci accomiatiamo continuamente, e non solo dalla persone, ma anche da aspetti della nostra personalit o della nostra vita o da progetti. Molti proprietari sono sorpresi dallintensit del cordoglio che vivono per la morte del loro animale da com- pagnia. Non c da sottovalutare che la perdita di un animale pu riattivare altre esperienze di lutto della persona: ad esem- pio la morte del coniuge, che sembrava gi superata. O quella di un figlio. Questo comunque capita sempre nel lutto: ogni nuova esperienza attiva la sensazione di perdere di nuovo tut- te le persone che si sono perse in precedenza. Lespressione elaborazione del lutto di Freud, il padre della psicoanalisi, e risale al 1915. Si riferisce ad un lavoro psi- chico che comporta forza, movimento, fatica e spostamento di accenti, di attenzione, di priorit, di ottica. Il lutto implica la ristrutturazione di un nuovo rapporto con s e con il mon- do in seguito alla perdita dellaltro ed alla perdita di quanto di noi era legato allaltro. Non sono molti gli studi che hanno ac- costato e riflettuto sullesperienza psicologica umana della morte: nemmeno nel campo della medicina umana. Quello che rimane il riferimento fondamentale il pensiero di E. K- bler-Ross 1 nel suo lavoro di accompagnamento ai morenti, ri- conosciuta come esperta di fama mondiale rispetto alle emo- zioni ed agli atteggiamenti che caratterizzano il paziente, i fa- migliari ed il personale a contatto. Anche i rari contributi nel campo veterinario, tutti di origine anglosassone, utilizzano le sue categorie per descrivere i sentimenti dei proprietari, le reazioni che esibiscono e le strategie per affrontarle. Riporta- no cos una sequenza comportamentale caratterizzata dappri- ma dal rifiuto e dallisolamento, poi dalla collera (naturalmen- te difficile da tollerare da parte dei professionisti, perch si ri- versa pretestuosamente su di loro), infine dalla depressione. Se la persona ha avuto il tempo sufficiente per elaborare queste fasi ed stata aiutata potr allora approdare allaccetta- zione. il segno che avr cominciato a ristrutturare il rappor- to con la sua bestia, con s stesso e con il mondo. 1 Psichiatra di origine svizzera che ha realizzato con molte difficolt inizia- li uno studio ampio e ricco sulla psicologia dei morenti e di coloro che sono coinvolti nellassistenza alla morte, compresi i famigliari. La sua ri- cerca cominciata nel 1965 a Chicago. Il suo pensiero costituisce un rife- rimento fondamentale per tutti quelli che si sono avvicinati al problema pratico di cosa fare di fonte alla morte, che lei risolve parlando di un modo di essere di fronte alla morte, anzi, di fianco alla morte. Sisca Observer, Anno 7, Numero 1, Giugno 2003 3 Lelaborazione del lutto riguarda il processo lungo ed emoti- vamente difficile di guarigione da questa malattia dellanima. Non solo un distacco ed un abbandono ma anche una rico- struzione del nostro mondo interiore e del rapporto con la vi- ta che conduciamo. Perdere un amore un po morire, veder svanire una parte di noi, della nostra esistenza, quella che esisteva assieme a quellaffetto. Ecco dove sta il significato VITALE delle no- stre relazioni. La morte uccide una parte di noi: quella che amava quellaffetto. Non si potr pi essere uguali a prima. Il rapporto con lanimale crea un mondo comune solo ai prota- gonisti che lo creano e vivono, che lesperienza della morte distrugge. Questo credo sia ancora pi vero per la relazione con lanimale, perch basata molto sul gesto e poco sulla parola, sulla comunicazione non verbale, molto pi pregnan- te ed antica, profonda, regressiva. Lelaborazione del lutto dovr allora consistere nellelaborazione di un nuovo rappor- to con il mondo: ci che facevamo con laltro, che eravamo con laltro viene letteralmente seppellito. la nostra morte at- traverso la morte dellaltro. Si rivela importante a questo proposito la sottolineatura di due aspetti che facilitano il processo di lutto, particolarmente delicati in tema di eutanasia animale perch spesso assenti, anche se per ragioni diverse. Ci si riferisce alla preparazione al- levento che protegge dal senso di confusione, e rende pi ca- paci di accettare la realt della perdita ed in particolare meno propensi alla collera. Le pi gravi e prolungate reazioni di lut- to si manifestano con maggiore probabilit, infatti, quando la morte viene percepita come improvvisa ed immatura, perch in quel caso non si riesce ad anticipare mentalmente, cogniti- vamente ed emotivamente lo stato di perdita. Mentre in rela- zione ai momenti che seguono la morte hanno grande inci- denza i rituali di lutto ed inumazione, che riconoscono la gran- dezza dellevento e offrono a chi ha subito una perdita un in- tervallo di tempo separato dalla vita normale. Il rito lo stru- mento che la cultura, anzi, le culture hanno nel tempo elabo- rato per aiutare lindividuo ad affrontare momenti molto emotivi, che hanno un rilievo non solo individuale e sociale. Tutte le culture hanno, fin dai tempi pi remoti, identificato e codificato riti funebri. Il rito rispetta il tempo interno del lutto e lo aiuta, d significato e contiene lemozione, rassicurante; aiuta lelaborazione ma soprattutto non lascia sola la persona. Lesperienza di chi perde il proprio animale nella societ oc- cidentale quella di una generale rimozione e banalizzazione dei suoi vissuti. Gli negata la possibilit di esprimere ci che prova per- ch la societ non comprende e non accetta che si possa pro- vare un legame profondo con un animale. Si vergogna, non sa bene come comportarsi. E cos allesperienza della perdita si aggiunge anche la solitudine, la sensazione di esclusione. Ma anche loro impedito il ricorso a tutti quei riti che incanalano le mozioni e che aiutano il processo di lutto. Nessuno conce- pisce un congedo dal lavoro, nessuno accetta il pianto, manca un rito funebre socialmente condivisibile La recente diffu- sione dei cimiteri per gli animali, o la possibilit di cremare, sono ancora poco conosciuti, non facile reperire informa- zioni al riguardo frequente la ridicolizzazione. Non bisogna avere idee preconcette sul lutto, ancor di pi sul lutto che segue la morte di un animale, codificando quan- to sia opportuno o quanto convenga che duri. Quanto pi emozionalmente siamo legati a chi si perso pi sar intenso e lungo il lutto. Se si riesce ad immaginare a come gli animali accompagnino la vita di certe persone, a come ne scandisca- no ritmi ed abitudini, a come ne regolino gli scambi sociali non si fatica a mettere a fuoco quanto e come si intrecci lesi- stenza con la loro. LE RAPPRESENTAZIONI CULTURALI DELLEUTANASIA: IL RUOLO DEI VETERINARI Le fonti veterinarie sono parche sul tema: offrono alcuni ri- ferimenti di ordine farmacologico o metodologico, ma nulla SULLA MORTE. Eppure la comprensione dellevento eu- tanasia passa anche attraverso quelli che sono i vissuti e le interpretazioni dei medici che ne sono gli esecutori materiali. I medici sono uomini e donne che vivono questo tempo, dunque sono soggetti alle letture interpretative culturali di cui si appena detto, che relegano la morte ad un rimosso collettivo. I valori quali felicit, bellezza, giovinezza, efficien- za fisica ed economica e lo sviluppo delle tecniche biomedi- che hanno avallato lillusione dellinesistenza delle barriere al controllo delluomo sulla natura, mutando il paradigma entro il quale concettualizzata e vissuta la morte. Per i medici nel concetto di cura insito quello di successo e di guarigione. Non lieve per un medico prendere atto di una simile impotenza: non posso pi fare nulla. Si formato professionalmente per guarire e risolvere le patologie ed i di- sturbi e considera istintivamente la morte altrui come un falli- mento personale. I medici legano la loro arte alla salvaguardia della vita. Il Giuramento di Ippocrate ed il codice deontolo- gico italiano sono concordi nel negare al medico qualsiasi possibilit di fornire al paziente un aiuto a morire. Il Giura- mento in realt stato molto rimaneggiato e nel corso del tempo ha subito un processo di banalizzazione che ne ha tra- visato e stravolto profondamente il senso. Il Giuramento nac- que da uno scrupolo diverso da quello della necessit di ga- rantire una competenza tecnica: nacque per garantire un comportamento etico. Allepoca della sua codifica gli Ascle- piadi si convinsero che il sapere non sarebbe bastato al dotto- re, che il pubblico avrebbe posto la differenza tra il medico finto e quello vero sulla base di criteri diversi da quelli meramente tecnici e professionali. Il Giuramento segna qual- cosa di pi della nascita deontologica professionale: rappre- senta la piena coscienza delle responsabilit del medico nei Un fiore, un pensiero, un ultimo omaggio al cane morto da parte del suo padrone. 4 Dalla parte del proprietario: il cordoglio ed il lutto per la morte del proprio animale suoi rapporti con il malato, la famiglia del malato e la societ pi in generale. Non era una dichiarazione manichea nei con- fronti della vita contro la morte Era lespressione ritualizza- ta di una filosofia di vita e di professione. Il corpus ippocrati- co infatti si occupa anche di tutto quellinsieme di pensieri e riflessioni che costituiscono da sempre una parte indispensa- bile dellarte della medicina, una gamma completa di cono- scenze al di l di quelle necessarie a comprendere i meri pro- cessi fisici della malattia. Eppure molti medici odierni sembrano dimenticare questa tradizione, e si avvicinano ai pazienti con una lente scrupolo- sa ma circoscritta. Se tutto questo concerne larea generale della medicina, a quella veterinaria si imputa una grave mancanza aggiuntiva: non esistono ricerche circa le reazioni del proprietario alla mor- te del proprio beniamino. Nonostante siano trentanni che si sottolinea la complessit del rapporto tra luomo ed suo pet non si possiedono dati sul momento emotivamente pi cru- ciale (e rivelante, probabilmente) di questo rapporto. Se ne pu dedurre che probabilmente il veterinario troppo spesso cade nelloblio di uno dei protagonisti, senza riuscire a consa- pevolizzare che ha sempre pi a che fare con una diade, non con un singolo individuo. Il proprietario unentit sempre a margine dellattivit professionale, un missing che pu costa- re assai caro Da questa mancanza di conoscenza ne discende la diffusa convinzione che leutanasia conduca invariabilmente o assai frequentemente alla perdita definitiva del cliente. Per di pi si fa anche fatica a farsi pagare Ecco che si investe poco sul momento. difficile stare accanto a persone che stanno male: si cerca di velocizzare i tempi perch la sofferenza del proprietario crea disagio e non si sa come affrontarla. Cos come pesante dover sopprimere una bestia, anche se ci si rende conto che un atto pietoso nei suoi confronti. Motivazioni e percorsi individuali e passione per la dimen- sione pi relazionale del proprio lavoro consentono invece di elaborare una filosofia del proprio lavoro che includa anche la morte, invece di occultarla. Bisogna accettare di stare a met tra il sentimento e laccademia, possibilmente rimanendone equidistanti. Il mestiere del medico mette in contatto con aspetti della vita malattia, sofferenza, morte che suggeri- scono riflessioni che si spingono oltre la lama del bisturi per penetrare in quelle aree geografiche del pensiero che riguar- dano il nostro essere esseri umani. Conduce inevitabilmente a trascendere la dimensione tecnocratica se si vuole essere una mano che pensa (G. Macellari). In un assetto ove la morte dellanimale da compagnia si trova ad essere sempre pi gestita dal professionista, il me- dico non pu fare a meno di reinventare uno scenario vivibi- le della morte, sia per lanimale morente sia per i vivi che gli stanno intorno, il medico stesso ed il proprietario. LEUTANASIA UNA PRATICA AD ALTA DENSIT PROFESSIONALE, non priva di elementi gratificanti, alme- no sotto il profilo affettivo. Certo deve essere frutto di valuta- zioni molteplici e deve connotarsi come una negoziazione tra veterinario e proprietario. Va pensata, fatto che implica la disponibilit a pensare la morte ed ad attraversare tutte le emozioni che essa implica. Possiamo fare a questo punto an- che un riferimento al business ed al Practice Management: il 40% dei clienti cambia veterinario a causa di unesperienza negativa allatto del decesso del uso animale. Ecco limpor- tanza della comunicazione, della cura del cliente, del coinvol- gimento del cliente, con unattenzione specifica a non separa- re la parte clinico-sanitaria della professione dal management. Se si vuole imparare a dare un buon servizio va intrapresa lapertura ad un pi profondo coinvolgimento emotivo, che la letteratura anglosassone descrive come Pet Loss Counseling. La scelta di questo comportamento dal punto di vista relazio- nale lassunzione dei RUOLI DI CONSULENZA (counse- ling) E DI MEDIAZIONE con importanti riverberi sullela- borazione del lutto, grazie al bilanciamento di tre funzioni: - educazione (il parlare): dare informazioni sul processo in atto quando il cliente pronto ed aiutarlo ad utilizzarle - supporto (lascoltare): il sostegno, lesserci, lessere a di- sposizione - facilitazione (agire): chiedere, suggerire, rimandare e cer- care di aiutarlo a prendere una decisione. Una buona pratica di accompagnamento consente il conte- nimento di tutte le emozioni dei protagonisti (sensi di colpa, angoscia, senso di sconfitta, depressione), anche dei veterina- ri, migliorando il clima e la gestione del gruppo di lavoro. La morte un trauma: la perdita un trauma per tutti. A ci si aggiunge uno stereotipo assai radicato da sconfiggere: quello che la sensibilit costituisca un difetto, che funzioni il model- lo forte e distaccato, quello, cio, disumano. Non pi questione di fuggire ma di sedersi, non di parla- re ma di ascoltare. Di comunicare con il sorriso, una mano, lo sguardo. Il medico, prima condannato a guarire o a fallire, scopre allora unaltra filosofia della cura ed un altro senso della propria funzione: impara a prescrivere s stesso secon- do lespressione del medico psicoanalista Balint. Non il TO CURE, che il curare per guarire ma il TO CARE cio il prendersi cura, condividendo pensieri e sentimenti col clien- te, aiutandolo ad esprimere ci che sente. Pi il dolore espresso pi condiviso e dunque sopportabile. Se il veterinario crede in questo servizio e la sua una di- sposizione autentica riuscir ad aiutare pi con latteggiamen- to che con le parole, vivendo leutanasia non come sconfitta. Pensando che lui per quella diade davvero importante, se ne preso cura per molto tempo, lha tutelata e protetta e pertan- to nel momento della sua trasformazione DEVE essere l. Questa impostazione vede la medicina non al servizio della vita ma dei viventi: animali e persone, dunque anche al servi- zio dei morenti o di coloro che stanno accanto ai morenti. Leutanasia in questottica una terapia del morire, del morire con dignit. Perch questo possa avvenire occorre per che i medici non abbiano paura di riconoscere che per quel pa- ziente non c pi nulla da fare e che non vivano la comunica- zione del reale stato di cose come uno scacco personale, evi- tando perci quegli interventi ed analisi che servono solo a creare lillusione, prima di tutto in s e poi nel proprietario, che si abbia ancora nel proprio bagaglio tecnico qualche stru- mento che possa essere usato. Quello il momento di accom- pagnare il paziente alla morte ed il proprietario alla fine del rapporto concreto con il suo affetto. Ecco che la medicina viene a perdere carattere di sistematicit e diventa, primaria- mente, un gesto: un gesto di relazione. Parole chiave Eutanasia - lutto - emozioni del proprietario - counseling - reazioni di fronte alla morte.
Codice Vitariano: Manuale per pensare, intendere, praticare la vita tra Quantistica, Neuroscienze, Epigenetica, Spiritualità e comune Buon Senso. Ritrovare se stessi, per aiutare gli altri, per cambiare il mondo
LA PSICOLOGIA RESA SEMPLICE - VOL 2 - Introduzione alla psicologia delle emozioni. Da Darwin alle neuroscienze, cosa sono le emozioni e come funzionano.