BuongiornoIRPINIA DOMENICA 3 GENNAIO 2010  Persone  15 

 L’Irpinia della cultura Fiore Marro

LA SCHEDA

Per riscrivere la storia Fiore Marro è nato nel 1963 a Cervi-

nara, è sposato, ha tre figli che, a mag-
gio 2010, diventeranno quattro.
E’ titolare di una ditta nel campo della

con la voce dei “vinti”

Una trama romanzesca per raccontare
le vicende post-unitarie da un punto
di vista interamente meridionalista
 Antonella Russoniello
E’ fresco di stampa per i tipi
dell’editore Vozza “La fine dei
vinti! Giovanni d’Avanzo da
gendarme a brigante”, secondo
romanzo di Fiore Marro.
“Un’anima divisa in due” era
invece il titolo del primo che si
potrebbe usare per definire
l’autore la cui vita è, appunto,
divisa tra Cervinara, paese na-
tale, e San Nicola La Strada in
provincia di Caserta, dove
svolge l’attività lavorativa.
Marro è anche autore della
commedia “Briganti e brigan-
tesse gli uomini non ne sapran-
no mai niente...”, è evidente
che la sua produzione nasce
tutta dentro la sua fortissima
passione meridionalista.
Questa, infatti, è alla base del-
l’adesione al Movimento Neo-
borbonico prima e della fonda-
zione dell’associazione Comi-
tati delle Due Sicilie poi.
Che si condivida o meno
l’impostazione - che ha visto
comunque Marro spostarsi dal-
l’ottica meramente antirisorgi-
mentale e filoborbonica - è co-
munque interessante esplorare
questo universo che, nel richia-
marsi al Regno delle Due Sici-
lie, rivendica il valore di
un’identità e un peso socioeco-
nomico del Meridione preuni-
tario.
«I Comitati delle Due Sicilie -
spiega Marro - sono nati dal-
l’esigenza, condivisa da tanti,
di riscoprire la propria storia, di
dare voce ad un Sud che ormai
non ha più niente. L’idea che
sta alla base dell’aggregazione
dei Comitati è quella di riscat-
tare l’unica nazione europea
sparita dalle cartine geografi-
che, cioè, la nostra, quella che
va dagli Abruzzi a Malta. An-
che se gli inglesi non l’hanno
mai voluto riconoscere, ma
questa è la verità ed il confine
storico». Borbonico, dunque,
non per identificare una matri-
ce ideologica ma come indica-
zione di provenienza ancestra-
le.
«Qualcuno dice - continua
Marro - che si tratta solo degli
ultimi centoventisei anni, ed è
vero. Ma è anche vero che pro-
prio durante il periodo del re-
gno della Real Casa di Borbone
si realizzano le maggiori opere
ed infrastrutture con primati
che, ancora oggi, costituiscono
un motivo d’orgoglio. Questo
non per piangerci addosso, ma
per dar prova a chi è digiuno di
sapere che c’è stato un momen-
to in cui dei buoni amministra-
tori, aldilà della preferenza per
la monarchia o per la repubbli-
ca, hanno intuito la natura dei
propri cittadini, certamente di-
versa da quella di un milanese,
di un inglese o di un francese,
riuscendo ad esaltarla».
Il desiderio di raccontare que-
sto periodo è alla base di
“Un’anima divisa in due”, il ro-
manzo in cui l’autore interpreta
la situazione sociale, politica ed
economica dello Stato delle
Due Sicilie subito dopo la sua
brutale e sanguinosa conquista
ad opera del Piemonte nel
1860/61.
«Ho descritto una sofferenza
indicibile - dice - quella di un
popolo che da quel momento in
poi non potrà più scegliere tra
il bene ed il male, tra la vita e
la morte come accade normal-
FIORE MARRO, è appena uscito il suo secondo romanzo dedicato all’epopea
dei briganti e alla storia di Giovanni d’Avanzo
mente per chi è libero di sce-
gliere. La sua anima è stata di-
visa , le due parti separate e tra
loro allontanate perché la
schiavitù del suo corpo sia assi-
curata nel tempo. Il ricongiun-
gimento è possibile solo se si
riacquista la consapevolezza di
un passato glorioso e si cono-
scono le verità negate dalla sto-
riografia ufficiale». L’intento di
Marro, infatti, è anche raccon-
tare, seppur attraverso la forma
del romanzo, la storia vista con
gli occhi dei vinti, di chi non
ha potuto parlare, di chi è stato
consegnato alla storia come in-
fame.
«Nella commedia “Briganti e
brigantesse” - commenta - ho
ambientato in un bosco avelli-
nese nella seconda metà del-
l’Ottocento, una serie di eventi
tragici, eroici, non privi di pa-
tos e di comicità, tanto per non
smentire il carattere tragicomi-
co della scuola teatrale napole-
tana. Mi ha particolarmente ap-
passionato descrivere il mio
eroe “brigante” Cosimo Gior-
dano». Buona l’accoglienza
del lavoro teatrale nelle sedi
dove è stato rappresentato, non
vi è dubbio, infatti, che la figu-
ra del brigante sia cara a tanti,
anche giovanissimi, che lo
identificano con una sorta di
Robin Hood con la “scoppetta”
in lotta contro il potere.
Recentissima l’uscita di questo
nuovo romanzo “La fine dei
vinti! Giovanni d’ Avanzo da
Gendarme a Brigante”.
«La continua ricerca negli ar-
chivi, ora pure telematici, -
spiega l’autore - mi ha fatto ri-
produzione del marmo, che negli anni
si è trasformata da azienda artigianale
a società di servizi.
Ha fatto parte dell’Azione Cattolica e,
pur vivendo in provincia di Caserta,
non ha mai reciso il legame con
l’Irpinia cui lo lega l’ammirazione per
Guido Dorso, suo punto di riferimento
per le idee meridionaliste
E’ legato da profonda amicizia con il
deputato Arturo Iannaccone e con lo
storico Edoardo Spagnuolo che consi-
dera il precursore tra gli irpini che si
interessano di storia del Sud.
Nel 2000 aderisce al Movimento Neo-
borbonico di cui, dal 2004 al 2007, cu-
ra le relazioni esterne.
Nel 2007 fonda il movimento dei “Co-
mitati delle Due Sicilie” che , a diffe-
renza dell’associazione neoborbonica
rivolta prevalentemente alla divulga-
zione antirisorgimentale e filomonar-
chica, si propone di unire le diverse
espressioni del Sud Italia per dare voce
alle “spettanze non solo storiche ma
pure ambientali,politiche e sociali. Un
movimento di opinione, indirizzo, de-
nuncia e salvaguardia di tutto ciò che è
il Meridione italiano che per 700 anni
si è chiamato Due Sicilie”.
Nel 2007 esce il suo primo romanzo
“Un’anima divisa in due” edito da
Vozza. Nel 2008 viene messa in scena
al Teatro Tasso di Napoli e a Melfi in
Basilicata la sua commedia “Briganti e
Brigantesse..gli uomini non ne sapran-
no niente … ”.
Un mese fa è uscito il suo secondo ro-
manzo dal titolo “La fine dei vinti!
Giovanni d’ Avanzo da Gendarme a
Brigante” sempre edito da Vozza.
www.fioremarro.altervista.org
trovare tra le mani, un processo
ad alcuni briganti, tra i quali ho
scorto la figura di un uomo che
è forse l’emblema di ciò che è
capitato a molta nostra gente in
quei maledetti giorni dell’inva-
sione piemontese. Uomini pro-
bi, onesti, giusti, leali si sono
ritrovati infatti a fare da bandi-
ti, da fuorilegge, da briganti ap-
punto. Si tratta di un dolore
lungo 150 anni, ferite che non
si leniranno mai, attraverso il
racconto, il ricordo si cerca al-
meno di dare un poco di balsa-
mo alle loro anime, anime di
eroi finiti nell’oblio della sto-
Persone
ria, scritta sempre dai vincito-
ri».
Il prossimo romanzo sarà am-
bientato a Cervinara in un lasso
di tempo che inizia nel 1863 e
arriva fino ad oggi.

DICONO DI LUI
dei “briganti “descritti e rappresentati come bestie
Un cuore del Sud efferate. Non so che effetto facessero allora quelle
ciarlatanerie processuali sul pubblico, a me oggi su-
scitano profonda indignazione per l’inumanità dei

semplice e puro vincitori. Così si faceva l’unità d’Italia.

«Il libro di Fiore Marro - scrive nella prefazione a
“La fine dei vinti” Pasquale Costagliola di “Italia no-
stra “ - si rifà ad un vero processo, ripercorre le vi-
cende della banda dei fratelli La Gala che operavano
per conto dei Borbone nell’antico distretto nolano,
uno dei più estesi del Regno di Napoli. Ma il vero
protagonista della storia avvincente dell’ ”Onore dei
vinti” è il poliziotto Giovanni D’Avanzo svestito dai
panni di uomo di legge per percorrere la strada di
brigante.
Perché leggere questo libro? Perché si ha la possibili-
tà di considerare i Briganti, oltre che nelle azioni di
guerriglia, anche nel loro “quotidiano”: svelati da te-
stimonianze, da ammissioni, mentre evidenziano i lo-
ro giorni sotto la pioggia, espongono le loro bassez-
ze ed il loro eroismo, scoprirli mente confermano del
loro sfamarsi quando, come e dove possono e disse-
tarsi con neve sciolta.
Percorrendo a tratti il libro di Fiore sembra apparire
l’autore tra i protagonisti del racconto, per il suo mo-
do di descrivere quello che D’Avanzo ha vissuto o
quello che si apprende dalle testimonianze da perso-
ne non sempre oneste ma in taluni casi degne di fe-
de. La tragica novità di questo lavoro è che il lettore
si riscopre fan dei “cattivi”, prova lo stesso dolore,
l’identica angoscia del protagonista, un dolore lungo
che arriva sino ai giorni nostri. Quelle tragedie subite
ad opera dei piemontesi, invece di intimorire rinfor-
zavano il coraggio; si volevano esaltare i successi
delle forze dell’ordine con processi farsa a scapito
Il messaggio del romanzo di Fiore Marro è però un
altro, egli evidenza la sciagura accaduta alla gente
del sud, dove il gendarme diventa brigante, dove l’
ingannatore diventa il modello da imitare, provando
a rimettere nel legittimo punto personaggi e prototi-
pi».
«La commedia teatrale “Storie di briganti e brigan-
tesse… gli uomini non ne sapranno niente”, (...) è
l'evento rivelazione, il fenomeno “a tinte forti” di
questa stagione teatrale napoletana degli autori emer-
genti. Fiore Marro, l'autore della commedia, l'ardito
timoniere, ha condotto il pubblico in un avvincente
viaggio nel tempo, riportandolo indietro al 1863 nel
pieno degli eccidi di Pontelandolfo e Casalduni, per
poi ricondurlo nel 2008 arricchito di nuove consape-
volezze storiche e identitarie. (...) Riconoscimenti da
parte del pubblico per tutti gli eccellenti protagonisti
di questa riuscita commedia, dettata letteralmente da
quel cuore meridionalista semplice e puro di Fiore
Marro». Antonio Avano