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PARAFRASI MARZO 1821

Il poeta immagina che l'esercito piemontese abbia gi varcato il Ticino e che i soldati siano fermi sulla
sponda sabbiosa (arida sponda) del fiume e per un attimo si volgono dietro. Tutti sono assorti nel nuovo
destino [i fatti che stanno per accadere] e sicuri, nei loro cuori, del rifluire in esso dellantico valore
della loro gente, hanno giurato: non accadr (non fia anafora vv. 5 e 7) pi (vv.6 e 8 pi/pi anafora)
che questo fiume (questonda) scorra tra due stati [segnandone il confine] stranieri, non ci sar un luogo
in Italia dove sorgano frontiere (sorgan barriere)!
Altri valorosi patrioti lombardi (forti) hanno risposto a quel giuramento (giuro - arcaismo) da altre
regioni d'Italia (fraterne contrade = perch tutte italiane), preparandosi alla lotta dapprima
clandestinamente (nellombra), e venendo adesso alla luce del sole. Gi le mani (le destre - anafora) si
sono strette, gi le sacre parole del giuramento sono state, proferite (son porte): o compagni che
moriranno combattendo, o fratelli che insieme gioiranno sulla terra liberata.
Solo chi potr distinguere nelle acque (onde confuse) del Po quelle dei suoi affluenti, la Dora (Baltea e
Riparia, gemina, perch hanno in comune lorigine e il nome), la Bormida affluente (sposa richiamo ai
mitologici amori tra i fiumi) del Tanaro, il Ticino e lOrba che scorre tra i boschi (selvosa); chi potr
separare [nel Po] le correnti che si sono mischiate [perch si uniscono prima di arrivare al Po] del
veloce Mella e dellOglio, chi potr togliere [dal Po] i mille torrenti che vi versa lAdda,
quello sar capace di distinguere (scindere/separare) in una moltitudine divisa e schiava (volghi spregiati
antitesi gente/volghi) un popolo rinato (gente risorta, che ha conquistato la sua libert) e, andando
indietro negli anni [nella sua storia] e nel suo destino (fati), farla ritornare agli antichi (prischi) dolori
[dellantica schiavit]; un popolo che sar (fia) o tutto libero e unito, o tutto schiavo, entro i suoi confini
naturali (lAlpe e il mare); unico (una) di armi, di lingua, di religione, di storia, di stirpe e di indole
[elementi che si assommano unitariamente nelle civilt di un popolo].
Il Lombardo era straniero sulla sua terra, doveva starci con lo stesso volto sfiduciato (sfidato) ed avvilito
(dimesso), e con lo sguardo rivolto a terra (atterrato) e pieno di paura con cui (con che) sta un
mendicante in terra straniera, tollerato per piet (sofferto per mercede). Il volere dello straniero (laltrui
voglia) costituiva legge; il suo destino dipendeva dalle decisioni segrete [a lui sconosciute perch decise
da altri] del dominatore, il suo dovere (la sua parte) era quello di servire senza parlare.
[Ha inizio una lunga apostrofe agli stranieri oppressori] L'Italia torna nei propri diritti (retaggio: eredit
nel senso di patrimonio storico e spirituale nazionale derivato dagli avi), e il suo suolo riconquista; oh
stranieri, raccogliete in fretta e furia le vostre cose (strappate le tende, d limmagine di un esercito
accampato) ed andate via da una terra che non vi ha generato (che madre non v). Non vedete che
tutta in movimento (si scote) dalle Alpi (Cenisio) allo stretto di Messina (balza di Scilla)? Non vedete
che ormai ribelle (infida) e trema sotto il peso del piede straniero?

Sulle vostre bandiere, oh stranieri, sta la macchia vergognosa di un giuramento tradito (obbrobrio dun
giuro tradito, si riferisce alle promesse di libert fatte dagli austriaci nel 1814 dopo la cacciata dei
francesi), un principio da voi proclamato [il principio di nazionalit] vi accompagna verso un'ingiusta
guerra (iniqua tenzon); voi che insieme (a stormo) gridaste in quei giorni (all'epoca delle battaglie contro
Napoleone): Dio non tollera le oppressioni; ogni popolo deve essere libero e cessi (pera, sta per perisca)
lingiusto diritto (iniqua ragion) imposto con la forza delle armi (spada).
Se la terra, che vi vide soffrire per lo stato di servit, seppellisce (preme, copre) quelli che furono i
vostri oppressori [i francesi caduti nella battaglia di Lipsia], se vi ricordate di come vi sembr
insopportabile in quei giorni il volto di genti stranieri; chi ha detto che il dolore degli italiani sar vano
(sterile, infruttuoso) ed eterno? chi vi dice che il Dio che ha esaudito i vostri desideri non ascolti anche
le nostre grida di dolore?
S, proprio quel Dio che copr con le onde del Mar Rosso (onda vermiglia) il malvagio faraone che
inseguiva il popolo di Israele [episodio biblico tratto dallEsodo]; proprio quel Dio che pose in pugno
alla coraggiosa (maschia) Giaele il martello (il maglio) e guid il colpo (con cui uccise Sisara, capitano
del tiranno Jabin) [episodio biblico tratto dal Libro dei Giudici]; quel Dio che padre di tutti i popoli e
che non pu aver detto al germano (Germano: austriaci e tedeschi sono accomunati sotto la stessa stirpe)
di raccogliere i frutti di una terra che non sua e di togliere gli artigli (ugne) e conquistare l'Italia.
Cara Italia, dovunque si diffuse la fama (grido, accezione latineggiante) della tua dolorosa e lunga
schiavit!; dove non ancora spenta la fede nella nobilt e dignit della stirpe umana (umano
lignaggio); dove ormai la libert gi stata conquistata, dove invece ancora cresce (matura) nell'ombra
(nel segreto), dove suscita ancora compassione (ha lacrime) un dolore profondo non c cuore che non
batte per te [litote - sta per: tutti i cuori battoni per te].
Quante volte hai sperato di veder giungere dalle Alpi un aiuto straniero, quante volte vanamente hai
spinto (intendesti, forma latineggiante) lo sguardo nel deserto del duplice mare (duplice mar: adriatico e
tirreno) [nella speranza dellarrivo di un aiuto dal mare]! Ecco infine laiuto sorgere da te stessa (dal
tuo seno sboccati), i tuoi figli sono usciti a combattere, nati dalla tua terra, stretti intorno alla bandiera
(santi colori, della bandiera italiana), incitati e resi ancor pi forti dalle sofferenze (armati d propri
dolori).
Oggi, oh valorosi, sui volti lampeggi (baleni) apertamente l'ira contenuta e repressa nel segreto
dellanimo (delle menti segrete): si combatta per l'Italia, vincete! Il destino sulle vostre spade (brandi).
O vedremo l'Italia risorta, per merito vostro (per voi), seduta all'assemblea dei popoli, o la vedremo pi
sottomessa, avvilita, insultata, sotto il simbolo del potere, il terribile scettro straniero (orrida verga).
(Strofa aggiunta nel 1848 ed allusiva forse alle 5 giornate di Milano)

Oh giornate della nostra rivincita; misero (dolente) colui che da lontano, dalle parole degli altri, come un
estraneo, ne sentir parlare; colui che ai suoi figli, narrando un giorno, dovr dire con rimpianto
(sospirando): io non cero; di non aver potuto salutare quel giorno la bandiera vincitrice.

COMMENTO
Struttura metrico stilistica: 13 strofe di otto versi decasillabi (riprende con minima variazione lo schema
del coro del Carmagnola) scelta che imprime al testo un ritmo fortemente scandito, quasi da marcia
militare, e insieme permette un deciso rilievo delle singole parole e immagini. Il testo esprime una forte
tensione retorica. E frequente luso di parallelismi, anafore e allitterazioni.
Il 10 marzo del 1821 scoppi in Piemonte quel moto rivoluzionario liberale che avrebbe dovuto dare la
Costituzione al Piemonte e lindipendenza alla Lombardia. Le truppe degli insorti, giunte sulla sponda
del Ticino, che segnava i confini fra le due regioni, erano prossime a varcare quei termini per marciare
contro gli Austriaci e liberare i fratelli lombardi: auspicio perch il moto si estendesse in tutta Italia e
realizzasse lunit del Paese e lindipendenza dallo straniero. Purtroppo quel fiume non fu varcato e l8
aprile di quello stesso anno glinsorti erano stati gi sconfitti dalle truppe congiunte del generale
piemontese de La Tour e dellaustriaco Bubna. Il Manzoni, animato dalla sua fede fortissima nellunit
dItalia, aveva precorso gli eventi e immaginata la redenzione della Patria: in pochi giorni compose
lode Marzo 1821, cos ricca damor patrio, cos vibrante del sentimento della libert e dignit dei
popoli, cos calda di accenti cristiani che non danno luogo a manifestazioni di odio, ma sempre e
soltanto di amore e di carit verso gli uomini in generale e verso le vittime in particolare. Lode, dopo
l'esito di quelle vicende, non pot ovviamente essere pubblicata e fu tenuta nascosta dallAutore fino al
1848, quando vide la luce, dopo le cinque giornate di Milano, a spese del Governo Provvisorio, che
premise alledizione questa avvertenza: Edizione messa sotto la tutela delle vigenti leggi e
convenzioni, e che si vende una lira italiana, in favore dei profughi veneti, per cura della Commissione
Governativa delle offerte per la causa nazionale. I patrioti piemontesi, sostenuti da Carlo Alberto,
hanno attraversato il Ticino ed hanno giurato: Non fia loco ove sorgan barriere / tra l'Italia e l'Italia,
mai pi!. Da tutte le contrade dItalia altri forti rispondono a quel giuramento, e solo colui che fosse
capace di distinguere e dividere nel Po le acque confuse dei suoi numerosi affluenti, potrebbe ancora
dividere una gente risorta in volghi spregiati. I figli dItalia finalmente son sorti a pugnare e non
potranno che vincere perch hanno dalla loro parte la forza di una causa giusta e laiuto di un Dio che da
sempre ha aiutato il popolo da quello dIsraele allitaliano, ora, a confermare la propria indipendenza e
libert dal popolo straniero al quale dice va, raccogli ove arato non hai; spiega l'ugne, l'Italia ti do. Al
solo pronunciare il dolce nome dItalia, lanimo del Poeta si intenerisce e prorompe in un grido
soffocato dal pianto. Lultima strofa rappresenta lomaggio pi riverente e commosso che si possa fare a
quanti combattono per la libert della propria Patria: tale omaggio salta evidente dalla amara e

malinconica delusione di quanti non avranno potuto partecipare in prima persona al risorgimento della
Patria e avranno appreso la lieta novella dal labbro daltrui, come gente straniera. E si ricollega
idealmente alla dedica rivolta molto nobilmente ad un poeta-soldato, che ha lasciato la vita sul campo
di Lipsia per difendere la libert della propria terra, un poeta-soldato che appartiene alla stirpe dei
conquistatori e dei dominatori dellItalia, ma che si innalza al di sopra della vilt della sua gente per
unirsi alla schiera dei Martiri del nostro Risorgimento. In ci manifesta lintima ispirazione cristiana
dellode, che, al di l del motivo patriottico pi immediato, coglie lessenza del valore della Libert e di
quello della Patria, i quali non dovrebbero dividere gli uomini, ma affratellarli come figli di un solo
Padre. A noi sembra quanto mai significativo il giudizio di Ferruccio Ulivi, secondo il quale
sentimentalmente e moralmente, l'ode sta sul piano dell'evocazione di una societ cristiana degli Inni
Sacri, e non dubbio che il Manzoni connetta la visione dell'indipendenza e unit nazionali a una
concezione integrale sub specie cristiana.
Il Manzoni la pubblic nel 1848, durante le Cinque Giornate di Milano (18-23 marzo), dedicandola
significativamente alla illustre memoria di Teodoro Koerner -poeta e soldato della indipendenza
germanica morto sul campo di Lipsia il giorno 18 ottobre 1813 Nome caro a tutti i popoli che
combattono per difendere o per riconquistare una patria. Con questa dedica il Manzoni voleva
affermare e dire agli Austriaci che, come era stata giusta e santa la guerra dei Tedeschi contro i Francesi,
altrettanto giusta e santa era la guerra degli Italiani contro lAustria. Nella pubblicistica risorgimentale
Tedeschi ed Austriaci erano spesso confusi insieme. Il motivo ispiratore dellode Marzo 1821
senzaltro patriottico ed oratorio. Con questa ode civile il Manzoni voleva incitare gli Italiani a
combattere per lindipendenza e lunit della patria, ma il sentimento patriottico del poeta aveva un
saldo fondamento religioso e si conformava allo spirito del suo cattolicesimo liberale. Manzoni riteneva
che Dio, nei suoi disegni imperscrutabili, ha assegnato ad ogni popolo una patria e una missione da
svolgere nella storia. Avviene tuttavia che un popolo, indebolito dalla corruzione dei costumi e da
discordie interne, perda la libert e cada sotto la dominazione di un altro popolo, pi giovane e
gagliardo, prescelto da Dio come strumento della sua punizione. Tuttavia, trascorso un lungo periodo di
espiazione, durante il quale prova tutte le amarezze della schiavit, il popolo oppresso, purificatosi delle
sue colpe, sente il bisogno di riscattarsi e trova in Dio stesso la forza e il sostegno per rivendicare la
libert. Il Manzoni sente che questa la condizione dellItalia del suo tempo che, dopo secoli di
divisione e di oppressione, ha espiato le sue colpe e nella lotta per il riscatto meritevole dellaiuto di
Dio. Lidea che Dio, quando il popolo si desta dal torpore della schiavit, si pone alla sua testa e gli d
le sue folgori per scrollarsi di dosso loppressione, il motivo ispiratore della parte centrale dellode, l
dove il poeta ricorda che il Dio che ascolt le preghiere dei Tedeschi oppressi, in guerra contro i
Francesi oppressori, non pu essere sordo alle preghiere degli Italiani: lo stesso Dio che salv Israele
dallinseguimento del malvagio Faraone ed arm la mano di Giaele per uccidere un oppressore del suo

popolo, il Dio padre di tutte le genti, che non disse giammai al Tedesco di andare a raccogliere i frutti
dei campi che non ha mai arato, di spiegare le unghie per ghermire e straziare lItalia. In questa fase del
pensiero manzoniano la guerra giustificata come atto di politicit pura, cio come strumento di
giustizia e di libert, immune da interesse di parte, di arroganza, di potenza e di oppressione. Questo
spiega il tono tirtaico della penultima strofa dellode, l dove il poeta, rivolgendosi ai combattenti,
auspica che sui loro volti baleni finalmente il furore contro gli oppressori, finora tenuto segreto nelle
congiure, e li invoglia a combattere e a vincere per lItalia, perch il suo destino dipende dal loro
eroismo guerriero. Nei Promessi Sposi invece il Manzoni considera la guerra e ogni altra forma di
violenza come una follia fratricida, che disonora la nostra umanit e grida vendetta davanti a Dio. Per
questo Fra Cristoforo rimprovera sempre severamente Renzo, tutte le volte che, trascinato dallimpeto
giovanile, accenna a voler farsi giustizia da s. Egli sa, per esperienza diretta, che la vendetta di un
sopruso subito un terribile guadagno (Promessi Sposi, cap. V) e che una vita piena di meriti non
basta a coprire una violenza. Ma ancor prima dei Promessi Sposi il poeta condanna la guerra e la
violenza nella chiusa della Battaglia di Maclodio (coro del Conte di Carmagnola), dove lautore dice che
siamo tutti fratelli, figli tutti dun solo riscatto, legati tutti ad un patto damore e di solidariet, e invoca
il castigo di Dio su chi viola questo patto e affligge unanima immortale. La condanna della violenza e
della guerra fatta ripetutamente dal Manzoni, suscit, durante il Risorgimento, la reazione dei politici
estremisti, che lo accusarono di insegnare agli Italiani la rassegnazione alla tirannide e alloppressione.
Ma il Manzoni non insegnava la rassegnazione passiva, che porta allignavia e alla vilt, ma, semmai, la
rassegnazione attiva, che attinge le sue forze della fede nella Provvidenza e nella giustizia immanente
nelle cose, che prima o poi finisce col trionfare. Del resto nel nostro tempo presso i popoli di pi matura
coscienza democratica i movimenti di non violenza sono quelli, che hanno realizzato le pi importanti
conquiste politiche e sociali, non escluso il crollo di dittature, come quelle dellEst, che sembravano
irreversibili.

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