TIRRENOAMBIENTE S.p.A
Modello di Organizzazione
Gestione e Controllo
Parte Generale
Procedure 231 Modello 231 PARTE GENERALE - Indice dettagliato degli argomenti
Modello di Organizzazione, Gestione e Controllo
1
PARTE GENERALE
1.1
1.1.2
1.1.3
1.1.4
1.2
1.2.1
1.3
1.3.1
1.3.2
1.4
1.4.1
1.4.2
1.5
1.5.1
1.5.2
1.5.3
Struttura
Profilo
Qualit
2.1
Premessa
Normativa
2.2
Nuovi Impianti
Impianto di biostabilizzazione e biodigestione
Impianto di trattamento percolato
Impianti in Senegal
2.2.1
2.2.2
2.2.3
2.3
I reati
I soggetti destinatari del Decreto
La condizione esimente
2.3.1
2.3.2
2.3.3
3.1
3.2
3.3
METODOLOGIA SEGUITA PER LINDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVIT SENSIBILI, DEI PROCESSI DI SUPPORTO E
PER LANALISI DEI RISCHI
4.1
5.1
Elencazione dei possibili reati previsti dal D.Lgs. 231/01 e da altre normative ad esso collegate
Indicazione generale dei processi operativi esposti a rischio
5.2
6.7
ORGANISMI DI VIGILANZA
Modalit di nomina e revoca dellOrganismo di Vigilanza
LOrganismo di Vigilanza in Tirrenoambiente S.p.A.
Caratteristiche dellOrganismo di Vigilanza
Funzioni dellOrganismo di Vigilanza
Poteri dellOrganismo di Vigilanza
Flussi informativi dellOdV nei confronti del vertice societario
Il sistema delle verifiche
7.1
7.2
8.1
8.2
Premessa generale
Sistema disciplinare e sanzionatorio: infrazioni
9.1
Impiegati, quadri
Dirigenti
Amministratori
Collaboratori e consulenti esterni
Sindaci
6.1
6.2
6.3
6.4
6.5
6.6
9.2
9.3
9.4
9.5
1 - Parte Generale
1.1. - Tirrenoambiente S.p.A. - Presentazione
Tirrenoambiente S.p.A., stata costituita il 16 luglio 2002 a seguito di gara ad evidenza pubblica indetta dal Comune di
Mazzarr SantAndrea per lindividuazione di partners privati.
1.1.2. - Struttura
Il capitale della societ detenuto nella quota del 51% dai soci pubblici, Comuni di:
Mazzarr SantAndrea (45,480%), Sommatino (1,938%), Pagliara (0,194%), Tripi (0,484%), Santa Domenica Vittoria
(0,484%), Oliveri (0,484%), Basic (0,484%), Villafranca Tirrena (0,484%), Reitano (0,484%), Limina (0,484%).
Mentre il restante 49% da soci privati:
Ederambiente Soc. Coop. (21%), Gesenu S.p.A. (10%), Secit S.p.A. (10%), San Germano S.r.l. (2%), A2A Ambiente
(3%), Themis Environmente S.r.l. (1%), Bioener Tirrenoambiente S.r.l. (1%).
1.1.3. - Profilo
Tirrenoambiente S.p.A., societ mista pubblico privata, opera sul territorio nazionale ed estero, nella progettazione,
costruzione e gestione di impianti tecnologici finalizzati al trattamento ed allo smaltimento dei rifiuti non pericolosi.
Tirrenoambiente S.p.A., ha intrapreso un programma di investimento e di diversificazione delle attivit finalizzate alla
produzione di energia da fonti rinnovabili, realizzando un impianto fotovoltaico di tipo grid connected (connesso alla rete
di distribuzione elettrica) ed un impianto di recupero energetico di biogas.
Tirrenoambiente S.p.A., ha avviato i lavori di costruzione di un impianto destinato alla biodigestione anaerobica ed alla
biostabilizzazione del rifiuto non pericoloso e di un impianto per il trattamento del percolato.
Tirrenoambiente S.p.A., ha siglato con il Governo Senagalese un contratto di concessione per la realizzazione e la gestione
di un impianto di trasferenza e di una discarica per lo smaltimento dei rifiuti prodotti dalla citt di Dakar e dal Consorzio
dei Comuni Circostanti.
1.1.4. - Qualit
Tirrenoambiente S.p.A., nel 2007 ha ottenuto la certificazione ISO 14001, nel 2010 ha deciso di aderire volontariamente
al Regolamento CEE N. 761/2001 EMAS e nel 2013 ha ottenuto certificazione ISO 9001.
2.2.1. - I reati
Quanto alla tipologia di reati cui si applica la disciplina in esame, il legislatore delegato ha operato una scelta minimalista
rispetto alle indicazioni contenute nella legge delega (l. n. 300/2000). Infatti, delle quattro categorie di reati indicate nella
Legge n. 300/2000, il Governo ha preso in considerazione soltanto quelle indicate dagli artt. 24 (Indebita percezione di
erogazioni pubbliche, Truffa in danno dello Stato o di altro Ente pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e
Frode informatica in danno dello Stato o di altro Ente pubblico) e 25 (Concussione e Corruzione), evidenziando, nella
relazione di accompagnamento al D. Lgs. n. 231/2001, la prevedibile estensione della disciplina in questione anche ad
altre categorie di reati. Tale relazione stata profetica, giacch successivi interventi normativi hanno esteso il catalogo dei
reati cui si applica la disciplina del decreto n. 231/2001.
La legge 23 novembre 2001, n. 4092, di conversione del D.L. n. 350/2001 recante disposizioni urgenti in vista delleuro, ha
introdotto, allart. 4, un nuovo articolo al decreto n. 231 (lart. 25-bis) relativo alle falsit in monete, carte di pubblico
credito e in valori di bollo.
Lintervento pi importante per rappresentato dal D. Lgs. n. 61/2002 in tema di reati societari, che ha aggiunto al
decreto n. 231 lart. 25-ter, estendendo la responsabilit amministrativa ad alcune fattispecie di reati societari commessi
nellinteresse (ma non anche a vantaggio, come invece previsto dal decreto n. 231) della societ da amministratori,
direttori generali, liquidatori o da persone sottoposte alla loro vigilanza, qualora il fatto non si fosse realizzato se essi
avessero vigilato in conformit agli obblighi inerenti la loro carica. Lart. 25-ter disciplina, in particolare, i reati di: falsit in
bilancio, nelle relazioni e nelle altre comunicazioni sociali, falso in prospetto, impedito controllo, formazione fittizia del
capitale, indebita restituzione dei conferimenti, illegale ripartizione degli utili e delle riserve, illecite operazioni sulle azioni
o quote sociali o della societ controllante, operazioni in pregiudizio dei creditori, indebita ripartizione dei beni sociali da
parte dei liquidatori, indebita influenza sullassemblea, aggiotaggio, ostacolo allesercizio delle funzioni delle autorit
pubbliche di vigilanza.
Successivamente, la legge di Ratifica ed esecuzione della Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento
del terrorismo fatta a New York il 9 dicembre 1999, ha inserito un nuovo art. 25-quater al decreto 231, che stabilisce la
responsabilit amministrativa dellEnte anche in relazione alla commissione dei delitti aventi finalit di terrorismo o di
eversione dell'ordine democratico. La legge trova inoltre applicazione (art. 25-quater, ult. co.) con riferimento alla
commissione di delitti, diversi da quelli espressamente richiamati, che siano comunque stati posti in essere in violazione
di quanto previsto dall'articolo 2 della Convenzione Internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo
fatta a New York il 9 dicembre 1999.
La legge contenente Misure contro la tratta delle persone ha, poi, introdotto un nuovo articolo al decreto, il
25-quinquies, che estende il regime della responsabilit amministrativa dellEnte anche in relazione alla commissione dei
delitti contro la personalit individuale disciplinati dalla sezione I del capo III del titolo XII del libro II del codice penale.
Successivi interventi diretti a modificare la disciplina della responsabilit amministrativa degli Enti sono stati attuati con la
Legge Comunitaria per il 2004 (art. 9) che, tra laltro, ha recepito, mediante norme di immediata applicazione, la direttiva
2003/6/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio, del 28 gennaio 2003, relativa allabuso di informazioni privilegiate e
alla manipolazione del mercato (c.d. abusi di mercato), e con la legge Disposizioni per la tutela del risparmio e la
disciplina dei mercati finanziari, che ha apportato alcune modifiche al regime della responsabilit amministrativa delle
persone giuridiche con riguardo ad alcuni reati societari.
La nuova normativa in materia di abusi di mercato ha ampliato lambito di applicazione del decreto 231, facendo rientrare
nel novero degli illeciti presupposto della responsabilit amministrativa degli Enti le fattispecie dellabuso di
informazioni privilegiate (c.d. insider trading) e della manipolazione del mercato.
La Legge Comunitaria 2004, in particolare, intervenuta sia sul codice civile sia sul Testo Unico della Finanza (TUF).
Quanto al codice civile, stato modificato lart. 2637, che sanzionava il reato di aggiotaggio commesso su strumenti
finanziari, sia quotati che non quotati. La norma si applica invece adesso ai soli casi di aggiotaggio posti in essere con
riferimento a strumenti finanziari non quotati o per i quali non stata presentata richiesta di ammissione alle negoziazioni
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in un mercato regolamentato, e non invece a quelli quotati, cui si applicano le norme del TUF in materia di manipolazione
di mercato. invece riferita alle sole informazioni privilegiate relative a societ emittenti disciplinate dal TUF la nuova
fattispecie dellinsider trading (o abuso di informazioni privilegiate).
La legge n. 262/2005 sulla tutela del risparmio ha invece esteso la responsabilit degli Enti alla nuova fattispecie di reato
di omessa comunicazione del conflitto di interessi degli amministratori, riguardante esclusivamente le societ quotate, e
modificato le norme sulle false comunicazioni sociali e sul falso in prospetto.
Ulteriori modifiche legislative in materia di responsabilit degli Enti sono state introdotte dalla legge n. 7/2006, che vieta e
punisce le c.d. pratiche di infibulazione, dalla legge n. 38/2006, contenente Disposizioni in materia di lotta contro lo
sfruttamento sessuale dei bambini e la pedopornografia anche a mezzo Internet e, infine, dalla legge di ratifica ed
esecuzione della Convenzione di Palermo sulla criminalit organizzata transnazionale del 15 novembre 2000.
La legge sulla prevenzione e divieto delle c.d. pratiche di infibulazione, ha poi esteso lambito di applicazione del D. Lgs. n.
231/2001 al nuovo reato di pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili (art. 583-bis c.p.).
La legge 6 febbraio 2006, n. 38, ha modificato lambito di applicazione dei delitti di pornografia minorile e detenzione di
materiale pornografico (rispettivamente, artt. 600-ter e 600-quater c.p.), per i quali era gi prevista la responsabilit
dellEnte ex decreto 231, includendo anche le ipotesi in cui il materiale pornografico utilizzato rappresenti immagini
virtuali di minori (c.d. pedopornografia virtuale).
La legge n. 146/2006 di ratifica ed esecuzione della Convenzione ONU contro il crimine organizzato transnazionale, ha
stabilito lapplicazione del decreto 231 ai reati di criminalit organizzata transnazionale. Le nuove disposizioni hanno
previsto la responsabilit degli Enti per gli illeciti amministrativi dipendenti dai delitti di associazione a delinquere,
riciclaggio e impiego di denaro e beni di provenienza illecita, traffico di migranti e intralcio alla giustizia.
Successivamente, la legge 3 agosto 2007, n. 123, con lintroduzione dellart. 25-septies nellimpianto normativo del D. Lgs.
n. 231/2001, ha ulteriormente esteso lambito applicativo della responsabilit amministrativa degli Enti ai reati di omicidio
colposo e lesioni colpose gravi o gravissime che si verifichino in connessione alla violazione delle norme per la prevenzione
degli infortuni sul lavoro o relative alla tutela delligiene e della salute sul lavoro.
Con decreto legislativo 21 novembre 2007, n. 231, il legislatore ha dato attuazione alla direttiva 2005/60/CE del
Parlamento e del Consiglio, del 26 ottobre 2005, concernente la prevenzione dellutilizzo del sistema finanziario a scopo di
riciclaggio dei proventi di attivit criminose e di finanziamento del terrorismo (c.d. III Direttiva antiriciclaggio).
Ne consegue che lEnte sar ora punibile per i reati di ricettazione, riciclaggio e impiego di capitali illeciti, anche se
compiuti in ambito prettamente nazionale, sempre che ne derivi un interesse o vantaggio per lEnte medesimo.
Attraverso la legge n. 48 del 18 Marzo 2008, stata data esecuzione alla Convenzione del Consiglio dEuropa sulla
criminalit informatica, firmata a Budapest il 23 novembre 2001. Con l'art. 7 del testo definitivamente approvato dal
Parlamento stato aggiornato il D.Lgs. 231/2001 introducendo lart. 24-bis, disciplinante la responsabilit amministrativa
degli Enti per i Reati informatici posti in essere da soggetti che si trovino in posizione apicale o dipendente nell'interesse o
a vantaggio dell'Ente stesso. Oltre alle sanzioni pecuniarie, l'art. 24-bis prevede la possibilit di comminare all'Ente le
sanzioni interdittive descritte dall'art. 9.
Lapprovazione della legge n. 94 del 15 luglio 2009 (art. 2 co. 29) recante le disposizioni in materia di sicurezza pubblica,
introduce nel D.Lgs. 231/2001 il nuovo art. 24-ter concernente i delitti di criminalit organizzata. Il nuovo articolo pone in
primo piano la rilevanza dei reati associativi, in particolare, i reati di associazione a delinquere, di tipo mafioso e per
traffico di stupefacenti, in precedenza rilevanti ai soli fini transazionali, e che amplia le fattispecie di reati suscettibili di
determinare la responsabilit dellEnte ai reati di scambio elettorale politico-mafioso, sequestro di persona a scopo di
rapina/estorsione e i delitti concernenti la fabbricazione ed il traffico di armi da guerra, esplosivi e armi clandestine.
La legge n. 99 del 23 luglio 2009 recante le Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonch in
materia di energia introduce nel D.Lgs. 231/2001 il nuovo art. 25-bis.1 segnando lingresso delle fattispecie di reato
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connesse ai delitti contro lindustria e il commercio, e lart. 25-novies concernente i delitti in materia di violazione del
diritto dautore. Lapprovazione della succitata legge ha portato alla nuova formulazione dellart. 25-bis (Falsit in monete,
carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di riconoscimento) introducendo i reati in materia di
falsit in strumenti o segni di riconoscimento.
La legge n. 116 del 3 agosto 2009 introduce nel D.Lgs. 231/2001 il nuovo art. 25-novies che applica allEnte una sanzione
pecuniaria fino a cinquecento quote, in relazione alla commissione dei reati di induzione a non rendere dichiarazioni o a
rendere dichiarazioni mendaci allAutorit Giudiziaria (art. 377-bis c.p.).
Il 7 luglio 2011 il Consiglio dei Ministri ha approvato il testo definitivo del Decreto Legislativo che modifica il D.Lgs
231/2001 ed estende alle aziende la responsabilit amministrativa anche per i reati c.d. ambientali. Nel nuovo articolo 25decies del D.Lgs 231/2001 sono stati inseriti i reati, provenienti da fonti normative eterogenee: il codice penale (art. 727bis e 733-bis), la Convenzione di Washington del 3 marzo 1973, il D.Lgs 152/2006 (Norme in materia ambientale), la L.
549/1993 (misure a tutela dellozono stratosferico e dellambiente) e il D.Lgs 202/2007 (Attuazione della direttiva
2005/35/CE relativa allinquinamento provocato dalle navi e conseguenti sanzioni).
Il Decreto Legislativo 16 luglio 2012, n. 109 amplia i reati presupposto per la responsabilit amministrativa delle persone
giuridiche anche alle fattispecie disciplinate dallarticolo 22, comma 12 del D.Lgs. 286/1998, c.d. Testo unico
dellimmigrazione, sanzionando i datori di lavoro che impiegano lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno o
lavoratori il cui permesso sia scaduto, revocato o annullato; la sanzione si applica nel caso in cui i lavoratori occupati siano
pi di tre, oppure minori in et non lavorativa o ancora esposti a situazioni di grave pericolo in ragione alle prestazioni da
svolgere e alle condizioni di lavoro.
La Legge n. 190 del 6 novembre 2012, contenente Disposizioni per la prevenzione e la repressione della corruzione e
dellillegalit nella Pubblica Amministrazione (c.d. Legge Anticorruzione) ha ridefinito il reato di Concussione (art. 317
c.p.), ora previsto per il solo pubblico ufficiale quando costringa taluno a dare o promettere indebitamente denaro o altra
utilit; stato introdotto il reato di Induzione indebita a dare o promettere utilit previsto per il pubblico ufficiale e
lincaricato di pubblico servizio qualora inducano taluno a dare o promettere indebitamente denaro o altra utilit; sono
stati modificati i reati di Corruzione per un atto dufficio (art. 318 c.p.) ricorrente quando il pubblico ufficiale o incaricato
di pubblico servizio riceva indebitamente dazione di utilit per lesercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri e il reato di
Istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.) quando il pubblico ufficiale o incaricato di pubblico servizio solleciti la dazione o
promessa per lesercizio delle sue funzioni o dei suoi poteri.
Con lintroduzione di tale norma la responsabilit amministrativa per il reato di concussione per induzione estesa alla
societ privata cui appartiene il soggetto apicale o sottoposto che, assecondando il comportamento induttivo del
funzionario pubblico, perfeziona la dazione dellindebito.
Lart. 1 della legge 190/2012 ha poi modificato lart. 2635 c.c. introducendo il reato di corruzione tra privati, rientrante
tra i reati societari, a norma del quale sono puniti con la reclusione da uno a tre anni gli amministratori, i direttori
generali, i dirigenti preposti alla redazione dei documenti contabili societari, i sindaci e i liquidatori che, a seguito della
dazione o promessa di denaro o altra utilit, per s o per altri, compiano od omettano di compiere atti, in violazione degli
obblighi inerenti al loro ufficio o degli obblighi di fedelt, cagionando nocumento alla societ (nella qualit di c.d. soggetti
corrotti). Qualora poi il fatto sia commesso dai soggetti sottoposti alla direzione o alla vigilanza dei soggetti sopra indicati,
la pena della reclusione ridotta raggiungendo un massimo edittale di un anno e sei mesi. Le pene sono raddoppiate se
lautore del reato opera presso una societ i cui titoli siano quotati in mercati regolamentati italiani o dellUnione Europea
oppure diffusi tra il pubblico in misura rilevante. Si procede a querela della persona offesa, salvo che dal fatto derivi una
distorsione della concorrenza nella acquisizione di beni o servizi.
La punibilit estesa al corruttore, ovvero a colui che d o promette denaro o altra utilit a uno dei soggetti sopra
menzionati.
Ai sensi del D.Lgs. 231/2001 la punibilit riconosciuta esclusivamente per la societ corruttrice, ovvero la societ ove
operi il soggetto apicale o sottoposto a direzione e vigilanza dello stesso, che abbia dato o promesso denaro o altra utilit
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ai soggetti previsti dalla norma al fine di ottenere un vantaggio per la conduzione delle proprie attivit. Lart. 25-ter,
comma 1, lett. s-bis) del D.Lgs. 231/2001, cos come modificato dalla Legge 6 novembre 2012 n. 190, limita, infatti, le
ipotesi di responsabilit amministrativa dellEnte ai casi di corruzione tra privati previsti dal terzo comma dellarticolo
2635 del codice civile.
2.2.2. - I soggetti destinatari del Decreto
Sotto il profilo dei soggetti destinatari, la legge indica gli Enti forniti di personalit giuridica, le societ fornite di
personalit giuridica e le societ e le associazioni anche prive di personalit giuridica (art. 1, co. 2). Il quadro descrittivo
completato dallindicazione, a carattere negativo, dei soggetti a cui non si applica la legge, vale a dire lo Stato, gli Enti
pubblici territoriali nonch gli Enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (art. 1, co. 3). Come si vede, la platea dei
destinatari molto ampia e non sempre identificabile con certezza la linea di confine, specialmente per gli Enti che
operano nel settore pubblico. indubbia, in proposito, la soggezione alla disciplina in argomento delle societ di diritto
privato che esercitino un pubblico servizio (in base a concessione, ecc.). Nei loro riguardi come, del resto, nei confronti
degli Enti pubblici economici la problematica della responsabilit riguarda, tra le altre comuni a tutti i destinatari della
legge, anche le ipotesi di corruzione sia attiva che passiva.
Il decreto si applica anche alle societ miste, quali Tirrenoambiente S.p.A., come peraltro chiarito dalla Corte di Cassazione
con la Sentenza 28699 del 9 luglio 2010, depositata il 21 luglio 2010.
opportuno ricordare, infine, che questa nuova responsabilit sorge soltanto in occasione della realizzazione di
determinati tipi di reati da parte di soggetti legati a vario titolo allEnte e solo nelle ipotesi in cui la condotta illecita sia
stata realizzata nellinteresse o a vantaggio di esso. Dunque, non soltanto allorch il comportamento illecito abbia
determinato un vantaggio, patrimoniale o meno, per lEnte, ma anche nellipotesi in cui, pur in assenza di tale concreto
risultato, il fatto-reato trovi ragione nellinteresse dellEnte.
2.2.3. - La condizione esimente
Lart. 6 del provvedimento in esame contempla tuttavia una forma di esonero da responsabilit dellEnte se si dimostra,
in occasione di un procedimento penale per uno dei reati considerati, di aver adottato ed efficacemente attuato Modelli
di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire la realizzazione degli illeciti penali considerati.
Il sistema prevede listituzione di un organo di controllo interno allEnte con il compito di vigilare sullefficacia reale del
Modello.
Di conseguenza una forma specifica di esonero della responsabilit si ottiene qualora la societ dimostri che:
a) lOrgano dirigente ha adottato ed efficacemente attuato, prima della commissione del fatto, un Modello di
organizzazione, gestione e controllo idoneo a prevenire i reati e gli illeciti della specie di quello verificatosi;
b) il compito di vigilare sul funzionamento e sullosservanza del Modello, nonch di curare il suo aggiornamento
stato affidato ad un organismo della societ dotato di autonomi poteri di iniziativa e controllo;
c) le persone che hanno commesso i reati e gli illeciti hanno agito eludendo fraudolentemente il suddetto Modello;
d) non vi sia stata omessa o insufficiente vigilanza da parte dellorganismo di cui alla precedente lett. b).
Lesonero dalle responsabilit della societ passa attraverso il giudizio didoneit del sistema interno di organizzazione e
controllo, che il Giudice penale chiamato a formulare in occasione del procedimento penale a carico dellautore
materiale del fatto illecito. Dunque, la formulazione del modello e lorganizzazione dellattivit dellorgano di controllo
devono porsi come obiettivo lesito positivo di tale giudizio didoneit. Questa particolare prospettiva finalistica impone
agli Enti di valutare ladeguatezza delle proprie procedure alle esigenze di cui si detto, tenendo presente che la disciplina
in esame gi entrata in vigore.
Pertanto, di fatto, ladozione del Modello diviene obbligatoria se si vuole beneficiare dellesimente.
Come gi detto, lapplicazione delle sanzioni agli Enti incide direttamente sugli interessi economici dei soci, per cui
legittimamente i soci potrebbero esperire azione di responsabilit nei confronti degli amministratori inerti che, non
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avendo adottato il Modello, abbiano impedito allEnte di fruire del meccanismo di esonero dalla responsabilit.
Allo scopo di offrire un aiuto concreto alle imprese ed associazioni nella elaborazione dei modelli e nella individuazione di
un organo di controllo, le Linee Guida predisposte da Confindustria contengono una serie di indicazioni e misure,
essenzialmente tratte dalla pratica aziendale, ritenute in astratto idonee a rispondere alle esigenze delineate dal D. Lgs. n.
231/2001, e quindi tali da rivestire un importante ruolo ispiratore nella costruzione del Modello e dellorganismo di
controllo con i relativi compiti da parte della singola societ.
2.3 - LINEE GUIDA DI CONFINDUSTRIA
Per espressa previsione legislativa (art. 6, comma 3, D.Lgs. 231/2001), i Modelli di organizzazione e di gestione possono
essere adottati sulla base di codici di comportamento redatti dalle associazioni rappresentative degli Enti, comunicati al
Ministero della Giustizia.
Tirrenoambiente S.p.A. a breve aderir a Confindustria, organizzazione di categoria che in data 31 Marzo 2008, ha
emanato una versione aggiornata delle proprie Linee Guida per la costruzione dei Modelli di Organizzazione, Gestione e
Controllo ex D.Lgs. 231/01.
Il Ministero di Grazia e Giustizia in data 9 Aprile 2008 ha approvato dette Linee Guida, ritenendo che laggiornamento
effettuato sia da considerarsi complessivamente adeguato ed idoneo al raggiungimento dello scopo fissato dallart. 6 del
Decreto.
Le Linee guida di Confindustria indicano un percorso che pu essere in sintesi cos riepilogato:
Individuazione delle aree di rischio, al fine di evidenziare le funzioni aziendali nellambito delle quali sia possibile la
realizzazione degli eventi pregiudizievoli previsti dal Decreto.
Predisposizione di un sistema di controllo in grado di prevenire i rischi attraverso ladozione di appositi protocolli.
Le componenti pi rilevanti del sistema di controllo ideato da Confindustria sono:
Codice Etico.
Sistema organizzativo.
Procedure manuali ed informatiche.
Poteri autorizzativi e di firma.
Sistemi di controllo e gestione.
Comunicazione al personale e sua formazione.
Le componenti del sistema di controllo devono essere ispirate ai seguenti principi:
Verificabilit, documentabilit, coerenza e congruenza di ogni operazione.
Applicazione del principio di segregazione dei compiti.
Documentazione dei controlli.
Previsione di un adeguato sistema sanzionatorio per la violazione delle norme del Codice Etico e delle procedure.
Individuazione dei requisiti dellOrganismo di Vigilanza, riassumibili in:
Autonomia e indipendenza.
Professionalit.
Continuit di azione.
Previsione di modalit di gestione delle risorse finanziarie.
Obblighi di informazione dellorganismo di controllo.
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Il mancato rispetto di punti specifici delle predette Linee Guida non inficia la validit del Modello. Infatti, il Modello
adottato dallEnte deve essere necessariamente redatto con specifico riferimento alla realt concreta della societ, e
pertanto lo stesso pu anche discostarsi dalle Linee Guida di Confindustria, le quali, per loro natura, hanno carattere
generale.
2.3.1 - Obiettivi e finalit perseguiti con ladozione del Modello
La societ, per assicurare le gi richiamate condizioni di correttezza e trasparenza nella conduzione degli affari e delle
attivit aziendali, ha avviato un Progetto di analisi dei propri strumenti organizzativi, di gestione e di controllo, volto a
verificare la rispondenza dei principi comportamentali e delle procedure gi adottate alle finalit previste dal Decreto.
Tale iniziativa stata assunta nella convinzione che ladozione del Modello possa costituire anche un valido strumento di
sensibilizzazione di tutti coloro che operano in nome e per conto della societ, affinch tengano comportamenti corretti e
lineari nellespletamento delle proprie attivit, tali da prevenire il rischio di commissione dei reati previsti dal Decreto
stesso.
In particolare, attraverso ladozione del Modello, lazienda si propone di perseguire le seguenti principali finalit:
Determinare, in tutti coloro che operano in nome e per conto dellazienda nelle aree di attivit a rischio, la
consapevolezza di poter incorrere, in caso di violazione delle disposizioni ivi riportate, nella commissione di illeciti
passibili di sanzioni penali comminabili nei loro stessi confronti e di sanzioni amministrative irrogabili allazienda.
Ribadire che tali forme di comportamento illecito sono fortemente condannate dallazienda, in quanto le stesse
(anche nel caso in cui la societ fosse apparentemente in condizione di trarne vantaggio) sono comunque contrarie,
oltre che alle disposizioni di legge, anche al Codice Etico al quale la societ intende attenersi nellesercizio della
attivit aziendale.
Consentire alla societ, grazie ad unazione di monitoraggio sulle aree di Attivit a rischio, di intervenire
tempestivamente per prevenire o contrastare la commissione dei reati stessi.
Nellottica della realizzazione di un programma dinterventi sistematici e razionali per ladeguamento dei propri modelli
organizzativi e di controllo, la societ ha predisposto una mappa delle attivit aziendali e ha individuato nellambito delle
stesse le cosiddette attivit a rischio ovvero quelle che, per loro natura, rientrano tra le attivit da sottoporre ad analisi
e monitoraggio alla luce delle prescrizioni del Decreto.
A seguito dellindividuazione delle attivit a rischio, lazienda ha ritenuto opportuno definire i principi di riferimento del
Modello Organizzativo che intende attuare, tenendo presenti, oltre alle prescrizioni del Decreto, le linee guida elaborate
in materia dalle associazioni di categoria, quale Confindustria.
La Societ si impegna, in ogni caso, a svolgere un continuo monitoraggio della propria attivit sia in relazione ai reati gi
originariamente previsti nel decreto, sia con riferimento a quella espansione normativa a cui continuamente soggetto il
Decreto 231, che come gi riferito ai sensi della legge anticorruzione si recentemente arricchito di nuove figure di reati
c.d. reati presupposti. Qualora dovesse emergere la rilevanza di uno o pi dei reati sopra menzionati, o di eventuali
nuovi reati che il Legislatore riterr di inserire nellambito del Decreto 231, la Societ valuter lopportunit di integrare il
presente Modello con nuove misure di controllo e/o nuove Parti Speciali.
15
Danno D
Valore
Inevitabile
30%
Altissimo
Alta
5% P < 30%
Alto
Moderata
1% P < 5%
Moderato
Bassa
0,01% P < 1%
Basso
Remota
< 0,01%
Irrilevante
PxD
10
12
15
12
16
20
10
15
20
25
Se P x D
05
Nessuna azione
Se P x D
6 10
Se P x D
11 16
Se P x D
17-25
16
Le principali aree di attivit potenzialmente a rischio sono elencate nelle parti speciali del presente modello.
Si precisa che i reati di cui allart. 25-septies del Decreto (omicidio colposo e lesioni personali colpose gravi o gravissime
commessi con violazione delle norme in materia di salute e sicurezza sul lavoro), per loro natura possono essere riferibili a
tutte le aree aziendali.
Lazienda dotata di una politica aziendale in materia di sicurezza ed igiene del lavoro e delle strutture di prevenzione e
protezione previste dalla normativa di riferimento ( Legge 123/2007 e D.Lgs. 81/08 e successive modifiche).
2.3.3 - Principi di controllo nelle potenziali aree di attivit a rischio
Nellambito dello sviluppo delle attivit di definizione dei protocolli necessari a prevenire le fattispecie di rischioreato, sono stati individuati, sulla base della conoscenza della struttura interna e della documentazione aziendale, i
principali processi, sotto processi o attivit nellambito dei quali, in linea di principio, potrebbero realizzarsi i reati o
potrebbero configurarsi le occasioni o i mezzi per la realizzazione degli stessi.
Con riferimento a tali processi, sotto processi o attivit stato rilevato il sistema di gestione e di controllo in essere
focalizzando lanalisi sulla presenza/assenza allinterno dello stesso dei seguenti elementi di controllo:
Regole comportamentali: esistenza di regole comportamentali idonee a garantire lesercizio delle attivit aziendali
nel rispetto delle leggi, dei regolamenti e dellintegrit del patrimonio aziendale.
Procedure: esistenza di procedure interne a presidio dei processi nel cui ambito potrebbero realizzarsi le fattispecie di
reati previste dal D.Lgs. 231/01 o nel cui ambito potrebbero configurarsi le condizioni, le occasioni o i mezzi di
commissione degli stessi reati. Le caratteristiche minime che sono state esaminate sono:
o Definizione e regolamentazione delle modalit e tempistiche di svolgimento delle attivit.
o Tracciabilit degli atti, delle operazioni e delle transazioni attraverso adeguati supporti documentali che
attestino le caratteristiche e le motivazioni delloperazione ed individuino i soggetti a vario titolo coinvolti
nelloperazione (autorizzazione, effettuazione, registrazione, verifica delloperazione).
o Chiara definizione della responsabilit delle attivit.
o Esistenza di criteri oggettivi per leffettuazione delle scelte aziendali.
o Adeguata formalizzazione e diffusione delle procedure aziendali in esame.
Segregazione dei compiti: una corretta distribuzione delle responsabilit e la previsione di adeguati livelli
autorizzativi, allo scopo di evitare sovrapposizioni funzionali o allocazioni operative che concentrino le attivit
critiche su un unico soggetto.
Livelli autorizzativi: chiara e formalizzata assegnazione di poteri e responsabilit, con espressa indicazione dei limiti
di esercizio in coerenza con le mansioni attribuite e con le posizioni ricoperte nellambito della struttura organizzativa.
Attivit di controllo: esistenza e documentazione di attivit di controllo e supervisione, compiute sulle transazioni
aziendali.
Attivit di monitoraggio: esistenza di meccanismi di sicurezza che garantiscano unadeguata protezione/accesso ai
dati e ai beni aziendali.
Nello specifico, i sistemi di controllo in essere per ciascuna area aziendale/processo evidenziato, sono riepilogati nelle
parti speciali del presente Modello che si concretizza, quindi, in un articolato sistema piramidale di principi e procedure
che si pu descrivere sinteticamente come segue.
17
Codice Etico
In esso sono rappresentati i principi generali (trasparenza, correttezza, lealt) di cui si ispira lo svolgimento e la
conduzione degli affari.
Sistema di controllo interno
linsieme degli strumenti volti a fornire una ragionevole garanzia in ordine al raggiungimento degli obiettivi di efficienza
e di efficacia operativa, affidabilit delle informazioni finanziarie e gestionali, rispetto delle leggi e dei regolamenti,
nonch salvaguardia del patrimonio sociale anche contro possibili frodi. Il sistema di controllo interno si fonda e si
qualifica su alcuni principi generali appositamente indicati nel Modello, il cui campo di applicazione si estende a tutte le
diverse funzioni della societ.
Attivit di controllo interno
Tali attivit, elaborate per i processi operativi c.d. a rischio e per i processi strumentali, presentano unanaloga struttura
che si sostanzia in un complesso di regole volte ad individuare insieme alle fasi di ogni processo, i reati che possono
commettersi in relazione ai singoli processi, le specifiche attivit di controllo tese a prevenire i relativi rischi, nonch
appositi sistemi, c.d. flussi, informativi verso lorgano di vigilanza finalizzati ad evidenziare situazioni di inosservanza delle
procedure stabilite nel modello.
Naturalmente il sistema di controllo interno deve strutturarsi, ed stato strutturato, tenendo conto di tre direttive
fondamentali consistenti:
1. Nella separazione dei ruoli per lo svolgimento delle attivit interenti i processi.
2. Nella tracciabilit delle scelte, ovvero nella costante possibilit di monitorare dette scelte ed i momenti
decisionali, onde consentire lindividuazione di precisi punti e profili di responsabilit, nonch la motivazione delle
scelte.
3. Nella oggettivazione delle decisioni e dei processi relativi, nel senso che le risultanze del processo decisionale
siano sempre frutto di criteri oggettivi precostituiti e mai ancorate o determinate da valutazioni meramente
soggettive.
Il Modello Organizzativo, si completa, come detto, con lOdV con i poteri ad esso riconosciuti, la cui esistenza ulteriore
condizione per lapplicazione dellesimente prima citata.
18
20
4. - METODOLOGIA SEGUITA PER LINDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVIT SENSIBILI, DEI PROCESSI DI SUPPORTO E PER
LANALISI DEI RISCHI
Lart. 6.2 lett. a) del D.Lgs. 231/2001 indica, come uno dei requisiti del Modello, lindividuazione delle cosiddette aree
sensibili o a rischio, cio di quei processi e di quelle aree di attivit aziendali in cui potrebbe determinarsi il rischio di
commissione di uno dei reati espressamente richiamati dal D.Lgs. 231/2001.
Si , pertanto, analizzata la realt operativa aziendale nelle aree/settori aziendali in cui possibile la commissione dei
reati previsti dal D.Lgs. 231/2001, evidenziando i momenti ed i processi maggiormente rilevanti.
Parallelamente, stata condotta unindagine sugli elementi costitutivi dei reati in questione, allo scopo di identificare le
condotte concrete che, nel contesto aziendale, potrebbero realizzare le fattispecie delittuose.
4.1. - INDIVIDUAZIONE DELLE ATTIVIT A RISCHIO REATO PER TIRRENOAMBIENTE S.P.A.
Al fine di individuare specificatamente ed in concreto le aree di attivit a rischio di commissione di reato (di seguito
attivit a rischio o sensibili) si proceduto ad unanalisi della struttura societaria ed organizzativa.
Detta analisi stata condotta utilizzando la documentazione relativa alla societ, nonch le informazioni fornite.
Il D.Lgs. 231/01, allArticolo 6, Comma 2, indica, infatti, le caratteristiche essenziali per la costruzione di un Modello di
organizzazione, gestione e controllo.
In particolare, la lettera a) si riferisce espressamente ad un tipico sistema di gestione dei rischi.
La norma segnala espressamente come identificazione dei rischi lanalisi del contesto aziendale per evidenziare dove
(ovvero in quale area/settore di attivit) e secondo quali modalit si possono verificare eventi pregiudizievoli per gli
obiettivi indicati dal D.Lgs. 231/01.
Nel diagramma di flusso che segue sono rappresentate le attivit della valutazione dei rischi adottate dallazienda.
Attraverso la richiamata valutazione della situazione aziendale, in relazione ai possibili reati, sono stati definiti i rischi ed
stata determinata di conseguenza la necessit di predisporre strumenti di controllo aggiuntivi rispetto a quelli gi presenti
in azienda.
21
Il tutto naturalmente avuto riguardo ai reati presupposti dal D.Lgs. 231/2001, ai quali verr dedicata la sezione successiva.
22
23
c.p.)
Installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire o interrompere comunicazioni informatiche o
telematiche (art. 617-quinquies c.p.)
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (art. 635-bis c.p.)
Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente pubblico o
comunque di pubblica utilit (art. 635-ter c.p.)
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art. 635-quater c.p.)
Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilit (art. 635-quinquies c.p.)
Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica (art.640-quinquies c.p.)
Reati ambientali
Uccisione, distruzione, cattura, prelievo, detenzione di esemplari di specie animali o vegetali selvatiche
protette (articolo 727-bis, c.p.)
Distruzione o deterioramento di habitat allinterno di un sito protetto (articolo 733-bis, c.p.)
Scarichi di acque reflue (articolo 137, D. Lgs. n. 152/2006)
Attivit di gestione di rifiuti non autorizzata (articolo 256, D. Lgs. n. 152/2006)
Bonifica dei siti (articolo 257, D. Lgs. n. 152/2006)
Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari (articolo 258, D.
Lgs. n. 152/2006)
Traffico illecito di rifiuti (articolo 259, D. Lgs. n. 152/2006)
Attivit organizzate per il traffico illecito di rifiuti (articolo 260, D. Lgs. n. 152/2006)
Sistema informatico di controllo della tracciabilit dei rifiuti (articolo 260-bis, D. Lgs. n. 152/2006)
Superamento valori limite di emissione (articolo 279, D. Lgs. n. 152/2006)
Commercio internazionale delle specie di flora e di fauna selvatiche (articolo 1 e 2, Legge n. 150/1992)
Falsificazione o alterazione di certificati e licenze (articolo 3-bis, Legge n. 150/1992)
Commercio o detenzione esemplari vivi di mammiferi e rettili selvatici (articolo 6, Legge n. 150/1992)
Cessazione e riduzione dellimpiego delle sostanze lesive (articolo 3, Legge n. 549/1993)
Inquinamento doloso provocato da navi (articolo 8, D. Lgs. n. 202/2007)
Inquinamento colposo provocato da navi (articolo 9, D. Lgs. n. 202/2007)
Reati di criminalit organizzata nazionale e transnazionale ed intralcio alla giustizia
Associazione per delinquere (Art. 416 c.p.)
Associazione di tipo mafioso (Art. 416-bis c.p.)
Associazione per delinquere finalizzata al contrabbando di tabacchi lavorati esteri (Art. 291-quater del DPR n.
43/193)
Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanza stupefacenti o psicotrope (Art. 74 del DPR n. 309/1990)
Traffico di migranti (Art. 12 commi 3, 3-bis, 3-ter, 5 del D.Lgs. 286/1998)
Associazione a delinquere finalizzata alla riduzione o al mantenimento in schiavit, alla tratta di persone (Art.
416, sesto comma c.p.)
Associazioni di tipo mafioso anche straniere (Art. 416-bis c.p.)
Scambio elettorale politico-mafioso (Art. 416-ter c.p.)
Sequestro di persona a scopo di estorsione (Art. 630 c.p.)
Associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di sostanze stupefacenti o psicotrope (Art. 74 DPR 309/1990)
Associazione per delinquere (Art. 461 ad eccezione del sesto comma, c.p.)
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Delitti concernenti la fabbricazione ed il traffico di armi da guerra, esplosivi ed armi clandestine (Art. 407,
comma 2, lettera a) c.p.p.)
Favoreggiamento personale (Art. 378 c.p.)
Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci allautorit giudiziaria (Art. 377 bis
c.p.)
Reati di falsit di monete, carte di pubblico credito ed in valori di bollo
Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate (art. 453
c.p.)
Alterazione di monete (Art. 454. c.p.)
Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate (art. 455 c.p.)
Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede (art. 457 c.p.)
Falsificazione di valori di bollo, introduzione nello Stato, acquisto, detenzione o messa in circolazione di valori
di bollo falsificati (art. 459 c.p.)
Contraffazione di carta filigranata in uso per la fabbricazione di carte di pubblico credito o di valori di bollo
(art. 460 c.p.)
Fabbricazione o detenzione di filigrane o di strumenti destinati alla falsificazione di monete, di valori di bollo o
di carta filigranata (art. 461 c.p.)
Uso di valori di bollo contraffatti o alterati (art. 464 c.p.)
Contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni (Art. 473 c.p.)
Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (Art. 474 c.p.)
Delitti contro lindustria ed il commercio
Turbata libert dellindustria o del commercio (Art. 513 c.p.)
Illecita concorrenza con minaccia o violenza (Art. 513 bis c.p.)
Frodi contro le industrie nazionali (Art. 514 c.p.)
Frode nellesercizio del commercio (Art. 515 c.p.)
Vendita di sostanza alimentari non genuine come genuine (Art. 516 c.p.)
Vendita di prodotti industriali con segni mendaci (Art. 517 c.p.)
Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di propriet industriale (Art. 517-ter c.p.)
Contraffazione di indicazioni geografiche o denominazioni di origine dei prodotti agroalimentari (Art. 517
quater)
Reati aventi finalit di terrorismo o di eversione dellordine democratico
Associazioni sovversive (art. 270 c.p.)
Associazione con finalit di terrorismo anche internazionale o di eversione dell'ordinamento democratico (art.
270-bis c.p.)
Assistenza agli associati (art. 270-ter c.p.)
Arruolamento con finalit di terrorismo anche internazionale (art. 270-quater c.p.)
Addestramento ad attivit con finalit di terrorismo anche internazionale (art. 270-quinquies c.p.)
Condotte con finalit di terrorismo (art. 270-sexies c.p.)
Attentato per finalit terroristiche o di eversione (art. 280 c.p.)
Atto di terrorismo con ordigni micidiali o esplosivi (art. 280-bis c.p.)
Sequestro di persona a scopo di terrorismo o di eversione (art. 289-bis c.p.)
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Istigazione a commettere uno dei delitti contro la personalit dello Stato (art. 302 c.p.)
Cospirazione politica mediante accordo e cospirazione politica mediante associazione (artt. 304 e 305 c.p.)
Banda armata, formazione e partecipazione; assistenza ai partecipi di cospirazione o di banda armata (artt.
306 e 307 c.p.)
Delitti con finalit di terrorismo o eversione dellordine democratico previsti da leggi penali speciali
Delitti con finalit di terrorismo previsti dallart. 2 della Convenzione di New York del 9 Dicembre 1999
Reati contro la personalit individuale, contro la vita e lincolumit individuale
Riduzione o mantenimento in schiavit o in servit Art. 600 c.p.
Prostituzione minorile Art. 600-bis c.p.
Pornografia minorile Art. 600-ter c.p.
Detenzione di materiale pornografico Art. 600-quater c.p.
Pornografia virtuale Art. 600-quater 1 c.p.
Iniziative turistiche volte allo sfruttamento della prostituzione minorile Art. 600-quinquies c.p.
Tratta di persone Art. 601 c.p.
Acquisto e alienazione di schiavi Art. 602 c.p.
Reati finanziari o abusi di mercato
Reato di abuso di informazioni privilegiate Art. 184 TUF
Reato di manipolazione del mercato Art. 185 TUF
Illecito amministrativo di abuso di informazioni privilegiate Art. 187-bis TUF
Illecito amministrativo di manipolazione di mercato Art.187-ter TUF
Reati di impiego di lavoratori stranieri privi del permesso di soggiorno
Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno irregolare (Art. 22, comma 12 e 12-bis del D.Lgs. 286/98)
Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro (Art. 603-bis del c.p.)
Reati di ricettazione, riciclaggio ed impiego di denaro, beni o utilit di provenienza illecita
Ricettazione Art. 648 c.p.
Riciclaggio Art. 648-bis c.p.
Impiego di denari, beni o utilit di provenienza illecita Art. 648-ter c.p.
Reati in violazione del diritto dautore
Messa a disposizione del pubblico di unopera dellingegno protetta o di parte di essa - Art. 171, L. 633/1941
comma 1 lett a) bis
Reati commessi su opera altri non destinata alla pubblicazione qualora ne risulti offeso lonore/reput. - Art.
171, L. 633/1941 comma 3
Abusiva duplicazione contenuta in supporti non contrassegnati dalla SIAE - Art. 171-bis L. 633/1941 comma 1
Riproduzione, trasferimento su altro supporto del contenuto di una banca dati - Art. 171-bis L. 633/1941
comma 2
Abusiva duplicazione di opere dellingegno destinate al circuito televisivo, cinematografico, etc., - Art. 171-ter
L. 633/1941
Mancata comunicazione alla SIAE dei dati di identificazione del supporti - Art. 171-septies L. 633/1941
Fraudolenta produzione, vendita o importazione di apparati di decodifica - Art. 171-octies L. 633/1941
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27
Erogazioni di servizi.
Sono stati individuati anche processi strumentali, nel senso che pur non essendo direttamente esposti al rischio reati si
potrebbero, allinterno del proprio ambito, creare le condizioni strumentali per la commissione di reati previsti dal D.Lgs.
231/01 (Esempio: finanza dispositiva, selezione ed assunzione di personale, gestione delle consulenze, gestione degli
omaggi, etc.).
PROCESSO STRUMENTALE
Accordi transattivi.
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
PROCESSO STRUMENTALE
28
29
6. - ORGANISMI DI VIGILANZA
Affinch la societ possa usufruire dellesimente sulla responsabilit del D.Lgs. 231/01, occorre dimostrare che, oltre ad
aver adottato il Modello in forma idonea, la stessa abbia affidato il compito di vigilare sul funzionamento e losservanza
del Modello e di curarne laggiornamento ad un Organismo apposito dotato di ampia ed autonomi poteri di iniziativa e
controllo definito Organismo di Vigilanza o OdV.
Laffidamento di questi compiti, di questi poteri di iniziativa e controllo allOdV, unito al corretto ed efficace svolgimento
degli stessi sono presupposti indispensabili per lesonero dalla responsabilit, sia laddove il reato sia commesso da
soggetti definiti apicali, sia da soggetti sottoposti allaltrui direzione.
Accenniamo, inoltre, che lart. 7, comma 4 del citato D.Lgs. 231/01 ribadisce come lefficace attuazione del Modello,
richiede oltre allistituzione di un sistema disciplinare, una sua costante verifica da parte dellOrganismo a ci deputato.
a.
Il Presidente nominato dal CdA su indicazione dei rappresentanti dei soci di parte privata.
I Membri sono nominati dal CdA su indicazione dei rappresentanti dei soci di parte pubblica.
b.
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Costituiscono cause di ineleggibilit dei componenti dellOdV, ovvero cause di decadenza, nel caso in cui si sopravvenga
alla nomina:
Le situazioni di incompatibilit.
La condanna, con sentenza passata in giudicato, ad una pena che importa linterdizione, anche temporanea, da
pubblici uffici, ovvero linterdizione temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese.
La scelta dei membri dellOdV determinata dal fatto che i componenti soddisfino tutti i requisiti richiesti dal D.Lgs.
231/01 ed, in particolare:
Siano indipendenti, anche in ragione dellattuale organizzazione interna ed autonomi rispetto alla struttura operativa.
Siano in possesso dei requisiti soggettivi di onorabilit, assenza di conflitti di interesse e di relazioni di parentela con
gli organi sociali e con il vertice.
Assicurino il pi elevato livello di professionalit e di continuit di azione.
In caso di particolare gravit, anche prima del giudicato, il CdA potr disporre la sospensione del componente dellOdV e la
nomina di un sostituto ad interim.
La revoca degli specifici poteri propri dellOdV potr avvenire soltanto per giusta causa, previa deliberazione del CdA
stesso.
AllOdV, che risponde della propria attivit direttamente al CdA, sono riconosciuti autonomi poteri di iniziativa e di
controllo nellesercizio delle sue funzioni e non possono essere attribuiti compiti operativi o poteri decisionali, neppure di
tipo impeditivo, relativi allo svolgimento delle attivit aziendali.
Il funzionamento dellOdV disciplinato da un apposito regolamento predisposto dallOrgano medesimo ed approvato dal
CdA su proposta dellAmministratore Delegato.
LOdV definisce e svolge le attivit di competenza, secondo la regola della collegialit ed dotato ai sensi dellart. 6,
comma 1, lett. b) di autonomi poteri di iniziativa e controlli.
LOdV vigila costantemente sulleffettiva attuazione del Modello 231, e a tal fine:
31
Come esito dellinsieme delle verifiche, verr stipulato un rapporto da sottoporre allattenzione del CdA, in
concomitanza con il rapporto annuale predisposto dall'OdV, che evidenzi le possibili manchevolezze e suggerisca le
azioni da intraprendere.
Esprime parere in merito alladeguatezza ed idoneit delle modifiche al Modello 231, elaborate da iniziative del CdA,
prima della loro adozione.
Allesito di ogni attivit ispettiva, lOdV redige un verbale analitico il cui contenuto riportato in apposito libro e
comunicato al CdA e al DG.
6.3. -
Autonomia ed indipendenza
LOdV risponde, nello svolgimento delle proprie funzioni, solo al Consiglio di Amministrazione. A tal fine, si prevede
listituzione di un canale informativo diretto, tra lOdV e gli organi decisionali e di controllo (societ di revisione). I
requisiti di autonomia ed indipendenza sono fondamentali, affinch lOdV non sia direttamente coinvolto nelle attivit
gestionali che costituiscono loggetto della sua attivit di controllo: tali requisiti vengono ottenuti garantendo allOdV
una indipendenza gerarchica elevata possibile, e prevedendo una attivit di reporting direttamente al CdA.
Professionalit
LOdV deve possedere al suo interno competenze tecnico-professionali adeguate alle funzioni che chiamato a
svolgere, anche di tipo ispettivo e consulenziale. Tali caratteristiche, unite allindipendenza, garantiscono lobiettivit
di giudizio.
Continuit di azione
LOdV deve lavorare costantemente sulla vigilanza del Modello 231, con i necessari poteri dindagine in modo da
garantire la continuit dellattivit di vigilanza, anche attraverso la calendarizzazione dellattivit e dei controlli, la
verbalizzazione delle riunioni e la disciplina dei flussi informativi provenienti dalle strutture interne.
Onorabilit, assenza di cause di incompatibilit, conflitti di interesse e rapporti di parentela con i vertici aziendali
Costituisce causa di ineleggibilit, quale componente dell'OdV, e di incompatibilit alla permanenza nella carica:
La condanna, con sentenza anche in primo grado, per avere commesso uno dei reati di cui al D.Lgs. 231/1 e/o uno
degli illeciti amministrativi in materia di abusi di mercato di cui al TUF (D.Lgs. 58/98 Testo Unico della Finanza).
La condanna ad una pena che comporta l'interdizione, anche temporanea, dai pubblici uffici, ovvero l'interdizione
temporanea dagli uffici direttivi delle persone giuridiche.
Vigilare sullosservanza delle prescrizioni del modello da parte dei destinatari, in relazione alle diverse tipologie di
reato contemplate dal D.Lgs. 231/01:
32
o
o
Verificare la reale efficacia e leffettiva capacit del Modello 231, in relazione alla struttura, di prevenire la
commissione dei reati di cui al D.Lgs. 231/01:
o
LOdV esercita i poteri di controllo attribuitigli dal Modello 231, anche attraverso lemanazione di direttive
interne: a tale fine, lOrganismo effettua periodicamente verifiche mirate su determinate operazioni o atti
specifici, posti in essere nellambito delle aree di attivit a rischio, come definite nelle parti speciali del
modello.
LOdV raccoglie, elabora e conserva le informazioni rilevanti, in ordine al rispetto del Modello 231 e procede al
controllo delleffettiva presenza, della regolare tenuta e dellefficacia della documentazione richiesta, in
conformit a quanto previsto nelle singole parti speciali del Modello 231 per le diverse tipologie di reati.
Inoltre, aggiorna la lista di informazioni, comprese le segnalazioni, che devono essere obbligatoriamente
trasmesse allo stesso OdV o tenute a sua disposizione.
LOdV effettua verifiche mirate sulle principali operazioni poste in essere dallazienda, nellambito delle aree a
rischio, e ne d evidenza in un rapporto scritto, da trasmettersi agli organi societari nellambito dellattivit di
reportistica periodica.
LOdV conduce le indagini interne, per accertare la fondatezza delle presunte violazioni delle prescrizioni del
presente Modello 231, portate allattenzione dellOdV da segnalazioni, o emerse nel corso dellattivit di
vigilanza svolta dallOdV stesso.
LOdV si coordina con le altre funzioni, anche attraverso apposite riunioni, per il migliore monitoraggio delle
attivit nelle aree a rischio. A tal fine l'OdV viene tenuto costantemente informato, sullevoluzione delle
attivit nelle aree a rischio e ha libero accesso a tutta la documentazione rilevante, compresi i relativi dati di
aggiornamento. All'OdV devono essere inoltre segnalate, da parte del CdA e/o della Direzione Generale,
eventuali situazioni dellattivit che possano esporre lazienda al rischio di reato.
LOdV si coordina con i responsabili delle diverse funzioni, per i diversi aspetti attinenti allattuazione del
Modello 231: definizione delle clausole standard, formazione del personale, provvedimenti disciplinari, etc.
LOdV coordina le attivit delle funzioni a rischio, per acquisire da tali funzioni elementi di indagine, al fine di
un efficace monitoraggio delle attivit, in relazione alle procedure stabilite nel Modello 231. A tale fine
lOrganismo di Vigilanza pu accedere a tutta la documentazione rilevante.
LOdV aggiorna il sistema di identificazione, classificazione e mappatura delle aree a rischio, in funzione
dellevoluzione del quadro normativo e della struttura interna, al fine di proporre i necessari adeguamenti del
Modello 231, per renderlo efficace anche in relazione ai mutamenti organizzativi e normativi intervenuti.
A tal fine il CdA e/o la Direzione Generale e gli addetti alle attivit di controllo, nellambito delle singole
funzioni, devono segnalare allOdV le eventuali situazioni in grado di esporre lazienda al rischio di reato. Tutte
le comunicazioni devono essere scritte (anche via e-mail) e non anonime.
LOdV verifica che gli elementi previsti dalle singole parti speciali del Modello 231, per le diverse tipologie di
reati (adozione di clausole standard, espletamento di procedure, ecc.), siano comunque adeguati e
rispondenti alle esigenze di osservanza di quanto prescritto dal D.Lgs. 231/01, provvedendo, in caso contrario,
a proporre aggiornamenti degli elementi stessi.
Individuare e proporre gli opportuni aggiornamenti e le opportune modifiche del Modello 231 in relazione alla mutata
normativa o alle mutate condizioni interne:
o
LOdV ha il compito, in collaborazione con il CdA e la Direzione Generale, di seguire levoluzione della
normativa di riferimento, con particolare riguardo alle eventuali modifiche ed integrazioni della medesima,
nonch di aggiornarsi in merito allevoluzione delle pronunce giurisprudenziali, al fine di mantenere il Modello
231 aggiornato, con le prescrizioni normative e le interpretazioni vigenti.
Come conseguenza di tale attivit, lOdV, in collaborazione con il CdA e la Direzione Generale e, ove
opportuno, con le funzioni interessate, individua e propone gli opportuni aggiornamenti e le opportune
modifiche del Modello 231.
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6.5. -
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Devono essere raccolte le segnalazioni relative a possibili ipotesi di commissione di reati previsti dal Decreto o,
comunque, di condotte non in linea con le regole di condotta adottate dalla societ.
LOdV valuter le segnalazioni ricevute e adotter i provvedimenti conseguenti, dopo aver ascoltato, se ritenuto
opportuno, lautore della segnalazione ed il responsabile della presunta violazione.
Le segnalazioni potranno essere effettuate in forma scritta ed avere ad oggetto ogni violazione o sospetto di
violazione del Modello e delle procedure aziendali adottate. LOdV agir in modo da garantire i soggetti segnalanti
da qualsiasi forma di ritorsione, discriminazione o penalizzazione, assicurando, altres, lassoluta riservatezza
dellidentit del segnalante.
Oltre a ci, devono essere necessariamente trasmesse allOdV tutte le informazioni che presentino elementi rilevanti in
relazione allattivit di vigilanza, come ad esempio:
I provvedimenti o le notizie provenienti da organi di polizia o da qualsiasi altra autorit dai quali si evinca lo
svolgimento di indagini per i reati di cui al Decreto.
Tutte le richieste di assistenza legale effettuate dalla Societ.
Leventuale richiesta per la concessione di fondi pubblici in gestione o per lottenimento di forme di finanziamento
dei fondi gi in gestione.
Le notizie relative allattuazione, a tutti i livelli aziendali, del Modello organizzativo con evidenza dei procedimenti
disciplinari intrapresi e delle eventuali sanzioni irrogate, ovvero dei provvedimenti di archiviazione di tali
procedimenti.
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Devono essere raccolte tutte le segnalazioni relative alla commissione di reati previsti dal Decreto ed a
comportamenti non in linea con le regole di condotta adottate.
Lafflusso di segnalazioni deve essere canalizzato verso lOdV dellazienda.
LOdV, valutate le segnalazioni ricevute, sentite le parti coinvolte (autore della segnalazione e presunto responsabile
della violazione), determiner i provvedimenti del caso.
Le segnalazioni dovranno essere formalizzate per iscritto.
Le stesse dovranno riguardare ogni violazione o sospetto di violazione del Modello.
Spetta allOdV il compito di garantire i segnalanti contro qualsiasi forma di ritorsione, discriminazione o penalizzazione,
assicurando, altres, la riservatezza dellidentit del segnalante e la tutela dei diritti dellazienda o delle persone accusate
erroneamente e/o in mala fede.
Nello specifico valgono le seguenti prescrizioni per la segnalazione da parte di esponenti aziendali o da parte di terzi:
I dipendenti ed i dirigenti che siano a conoscenza di fatti o comportamenti che possano configurare una violazione
del Modello o che non siano in linea con le regole di condotta adottate dalla societ, hanno la possibilit di
segnalarlo allOdV.
I segnalanti devono essere garantiti contro qualsiasi forma di ritorsione e in ogni caso sar assicurata la riservatezza
dellidentit del segnalante, fatti salvi gli obblighi di legge e la tutela di chi venga accusato erroneamente e/o in mala
fede.
LOdV valuter le segnalazioni ricevute e le eventuali conseguenti iniziative a sua discrezione e responsabilit,
ascoltando eventualmente lautore della segnalazione e/o il responsabile della presunta violazione e motivando per
iscritto eventuali rifiuti di procedere ad unindagine interna.
Le segnalazioni dovranno essere in forma scritta e non anonima, indirizzate allOdV, alla casella e-mail
appositamente predisposta.
Le segnalazioni pervenute devono essere raccolte e conservate in un apposito archivio al quale sia consentito
laccesso ai soli membri dellOdV.
In modo analogo i consulenti hanno la facolt di segnalare allOdV eventuali violazioni di cui siano venuti a
conoscenza.
Il materiale raccolto dallOdV verr conservato per anni 10.
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6.7. -
Il presente Modello 231 sar soggetto alle seguenti tipologie di verifiche, coordinate dallOdV, cui tutto il personale
tenuto a prestare la collaborazione che lOdV riterr opportuno richiedere:
Come esito dellinsieme delle verifiche, verr stipulato un rapporto da sottoporre allattenzione del Consiglio di
Amministrazione e/o alla Direzione Generale, in concomitanza con il rapporto annuale predisposto dall'OdV, che evidenzi
le possibili manchevolezze e suggerisca le azioni da intraprendere.
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La comunicazione iniziale: Ladozione del presente Modello comunicata a tutte le risorse presenti in azienda al
momento delladozione stessa e inserita sul portale aziendale. Tutte le modifiche intervenute successivamente e
le informazioni concernenti il Modello verranno comunicate attraverso i medesimi canali informativi. Ai nuovi
assunti, invece, viene consegnato un set informativo (es. Codice Etico, Modello organizzativo, ecc.), con il quale
assicurare agli stessi le conoscenze considerate di primaria rilevanza.
La formazione: Lattivit di formazione finalizzata a diffondere la conoscenza della normativa di cui al D.Lgs.
231/2001 differenziata, nei contenuti e nelle modalit di erogazione, in funzione della qualifica dei Destinatari,
del livello di rischio dellarea in cui operano, dellavere o meno funzioni di rappresentanza della societ. In
particolare, Tirrenoambiente S.p.A. prevede livelli diversi di informazione e formazione attraverso strumenti di
divulgazione quali, a titolo esemplificativo, periodici seminari mirati, occasionali e-mail di aggiornamento, note
informative interne.
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In applicazione del principio di proporzionalit, a seconda della gravit dellinfrazione commessa, sono previste le seguenti
sanzioni disciplinari:
Richiamo verbale.
Multa fino allimporto di tre ore di paga ed indennit di contingenza.
Ammonizione scritta.
Sospensione dal lavoro e dalla retribuzione fino a tre giorni.
Licenziamento.
Il codice disciplinare dellorganizzazione, adottato in conformit alle vigenti previsioni di legge, integrato sulla base della
seguente previsione.
Costituisce illecito disciplinare del dipendente/collaboratore aziendale:
La mancata, incompleta o non veritiera documentazione dellattivit svolta prescritta per i processi sensibili.
Lostacolo ai controlli, limpedimento ingiustificato allaccesso alle informazioni ed alla documentazione opposto ai
soggetti preposti ai controlli delle procedure e delle decisioni, incluso lOrganismo di Vigilanza, o altre condotte idonee
alla violazione o elusione del sistema di controllo.
Le violazioni ingiustificate e reiterate delle altre prescrizioni del Modello 231.
La sanzione disciplinare, graduata in ragione della gravit della violazione, applicata, anche su segnalazione e richiesta
dellOrganismo di Vigilanza, nel rispetto della vigente normativa di Legge.
I contratti di collaborazione stipulati dallazienda con lavoratori parasubordinati, consulenti e assimilati devono contenere
una clausola di risoluzione del rapporto per gli inadempimenti alle prescrizioni del Modello 231 loro riferite ed
espressamente indicate.
Le violazioni rilevanti delle pertinenti prescrizioni del Modello 231 commesse da persone che rivestono, o che di fatto
esercitano, funzioni di rappresentanza, di amministrazione o di direzione aziendale o di una sua unit organizzativa dotata
di autonomia finanziaria e funzionale, sono segnalate dallOrganismo di Vigilanza al Consiglio di Amministrazione per le
determinazioni del caso, che a seconda della gravit della violazione possono consistere:
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Nel richiamo formale in forma scritta, che censuri la violazione delle prescrizioni del Modello 231.
Nella sospensione dalla carica e dal compenso per un periodo compreso fra un mese e sei mesi, per violazioni
particolarmente gravi, reiterate o molteplici.
Nella proposta o decisione di revoca dalla carica, in caso di violazioni di eccezionale gravit.
In particolare, lArticolo 6 del D.Lgs. 231/01 prevede espressamente ladozione di un sistema disciplinare idoneo a
sanzionare il mancato rispetto delle misure indicate nel modello.
La predisposizione di un adeguato sistema sanzionatorio, per la violazione delle prescrizioni contenute nel modello,
quindi una condizione essenziale, per assicurare leffettivit del modello stesso.
Lapplicazione delle sanzioni disciplinari prescinde dallesito di un eventuale procedimento penale, in quanto le regole di
condotta imposte dal modello sono assunte dallazienda in piena autonomia, indipendentemente dalla tipologia di illecito
che le violazioni del modello stesso possano determinare.
Il tipo e lentit delle sanzioni si determinano, conformemente a quanto prevede il codice disciplinare vigente, in
relazione:
Allintenzionalit del comportamento o al grado di negligenza, imprudenza o imperizia con riguardo anche alla
prevedibilit dellevento.
Al comportamento complessivo del lavoratore, con particolare riguardo alla sussistenza o meno di precedenti
disciplinari del medesimo.
Alle mansioni ed allinquadramento contrattuale del lavoratore.
Alla posizione funzionale delle persone coinvolte nei fatti costituenti la mancanza.
Alle altre particolari circostanze che accompagnano la violazione disciplinare.
Per quanto riguarda laccertamento delle suddette infrazioni, i procedimenti disciplinari e lirrogazione delle sanzioni,
restano invariati i poteri gi conferiti, nei limiti della relativa competenza, alla Direzione Generale.
Il sistema disciplinare viene costantemente monitorato dallOdV.
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Provvedimento disciplinare
Mancanza disciplinare
Lomissione ingiustificata dei controlli previsti nelle aree individuate come a rischio.
Multa
Al lavoratore, nei precedenti due anni, sono state pi volte contestate, con
rimprovero verbale o scritto, le medesime violazioni, seppure di lieve entit.
Vi incorre il lavoratore che, nel violare le procedure interne previste dal Modello 231 o
adottando, nellespletamento di attivit nelle aree a rischio, un comportamento non
conforme alle prescrizioni del Modello 231 stesso, ovvero compiendo atti contrari
allinteresse dellazienda arrechi danno alla stessa, o la esponga ad una situazione
oggettiva di pericolo alla integrit dei propri beni.
Vi incorre il lavoratore che adotti, nello svolgimento dellattivit in aree a rischio, una
condotta palesemente in violazione delle prescrizioni del Modello 231 o della Legge, tale
da determinare, potenzialmente o di fatto, lapplicazione allazienda delle misure
previste dal D. Lgs. 231/01, con conseguente grave danno patrimoniale e di immagine
per lazienda stessa.
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9.2 DIRIGENTI
In caso di violazione da parte di dirigenti delle procedure interne previste dal presente Modello 231 o di adozione,
nellespletamento di attivit nelle aree a rischio, di un comportamento non conforme alle prescrizioni del Modello 231
stesso, si provveder ad applicare nei confronti dei responsabili le misure pi idonee, in conformit a quanto previsto dal
Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro.
9.3 AMMINISTRATORI
In caso di violazione del modello da parte di amministratori, l'OdV informer lintero Consiglio di Amministrazione, che
provvederanno ad assumere le opportune iniziative previste dalla vigente normativa.
Resta fermo che tali violazioni costituiscono inadempimento dellobbligo di diligenza posto a carico degli amministratori
ai sensi dellart. 2392 del c.c.
9.4 - COLLABORATORI E CONSULENTI ESTERNI
In caso di violazione del modello da parte di amministratori, l'OdV informer lintero Consiglio di Amministrazione, che
provvederanno ad assumere le opportune iniziative previste dalla vigente normativa.
Resta fermo che tali violazioni costituiscono inadempimento dellobbligo di diligenza posto a carico degli amministratori
ai sensi dellart. 2392 del c.c.
9.5 SINDACI
In caso di violazione del Modello da parte di uno o pi Sindaci, lOrganismo di Vigilanza informa lintero Collegio Sindacale
ed il Consiglio di Amministrazione, i quali prenderanno gli opportuni provvedimenti tra cui, ad esempio, la convocazione
dellassemblea degli azionisti al fine di adottare le misure pi idonee previste dalla legge resta fermo che tali violazioni
costituiscono inadempimento dellobbligo di diligenza posto a carico dei Sindaci ai sensi dellart. 2407 del c.c.
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