Anda di halaman 1dari 320

Cornelio Fabro

Opere Complete
a cura del Progetto Culturale Cornelio Fabro,
dellIstituto del Verbo Incarnato
promosse dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
Direzione Centrale Roma
*

*
Volume 5
La fenomenologia della percezione

a cura di Christian Ferraro

Prima edizione: Vita e Pensiero, Milano 1941


Seconda edizione: Morcelliana, Brescia 1961

Prima edizione nella serie delle Opere Complete: 2006


2006 Editrice del Verbo Incarnato
P.zza San Pietro, 2 00037 Segni (RM)
info@edivi.com
Propriet intellettuale:
Provincia Italiana S. Cuore (PP. Stimmatini)

Prefazione
Le rivendicazioni che la Gestalttheorie ha proclamate in questa prima met del secolo,
in ogni mbito della conoscenza e della vita, sono o non sono giustificate?
A questa domanda, non ancora facile dare un bilancio definitivo. Uno psicologo
neutrale rispondeva alcuni anni fa: Francamente oggi nessuno lo sa. Forse lo si potr
dire con maggiore confidenza nel 1950. Il pronostico pi sicuro sarebbe probabilmente
che la Gestalttheorie almeno in qualche parte ha ragione e con maggior certezza che in
qualche altra parte senzaltro errata: il compito della logica avvenire quello di
specificare questo inizio. Al quale il medesimo Autore fa seguire alcune osservazioni
poco edificanti sullattitudine di insofferenza per la critica da parte dei Gestaltisti, che
riporto a titolo di oggettivit e completezza.
C ragione fondata di credere, egli continua, che il configurazionismo abbia toccato il
suo apice e che la teoria dovr ora accontentarsi di consolidare le sue conquiste. I
Gestaltisti convinti ridono di questo giudizio e sono persuasi che essi hanno appena
iniziato la loro marcia di conquista. Le ostilit che essi hanno suscitate dappertutto non
sono state causate soltanto da una familiare resistenza alle nuove vedute od alla rapida
realizzazione di particolari filosofie, ma stata intensificata dalla maniera aggressiva dei
difensori. Unaria di superiorit ed intolleranza nellesporre, unirremovibile convinzione
nella giustezza della posizione scelta ed una sottile persuasione che la mancanza di un
accordo senza riserve indizio| di testardaggine ed incompetenza, non sono i migliori
espedienti per guadagnarsi seguaci od anche la stima dellavversario specialmente
quando si tenga presente la mancanza, da parte dei Gestaltisti, della sana pratica
dellautocritica. Essi troppo spesso hanno interpretato un attacco alle proprie idee come
un assalto diretto contro le proprie persone, mentre una regola elementare della ricerca
scientifica di assolvere il proprio compito senzalcun attaccamento a se stessi. I teorici
della Gestalt si rivelano colpevoli proprio di mancanza di comprensione (Einsicht,
insight) nei difetti della propria dottrina come lo indica la loro ritrosia a modificare anche
gli aspetti pi secondari della teoria. Certamente non tutto lingegno e la saggezza del
mondo psicologico si sono posti dalla loro parte. In un lodevole sforzo di originalit, essi
hanno accecato se stessi per tutte le idee venute prima di loro e per tutti i fatti discordanti
scoperti di poi, violando cos una delle prime regole della ricerca esatta (Hartmann G.
W., 300-301).
Ora il 1950 gi passato e si pu ammettere che la teoria della forma ha avuto un
compito decisivo nella storia della cultura: tutte le teorie della percezione della psicologia
pi recente hanno le loro radici, in qualche modo, nei problemi suscitati dalla
Gestalttheorie. vero che in questi ultimi due decenni lo studio si orientato verso
princpi di sintesi pi conformi alloriginalit dellessere umano: ma tali princpi non
intendono escludere i problemi della psicologia della forma, se non per quel tanto chessa
conteneva di gratuito e di unilaterale, confermando che i processi dello spirito attuano, ad
ogni piano oggettuale, un principio di unit ch al fondo lunit stessa dellessere della
coscienza.
La nostra precedente esposizione stata qui aggiornata sia per la bibliografia come per il
contenuto nei punti essenziali, senzalterare il piano originario dellopera.

LAutore
Roma, gennaio 1961

Bibliografia
A. Filosofica
Aristotele, Opera O., ed. J. Bekker, Berlino, 1831-1874;
De Anima, Cambridge, ed. R. D. Hicks, 1907.
Bain A., The Senses and the Intellect4, London, 1894.
Baldwin, J. M., Genetic Logic, I, tr. fr., Paris, 1908.
Berkeley G., A) Essay toward a new theory of vision, tr. it. (Amendola), Lanciano, 1923;
B) Treatise of principles of human knowledge, tr. it. (Papini), Bari, 1925;
C) Three dialogues between Hylas and Philonous, tr. it. (Papini), Bari, 1925.
Bonatelli F., La coscienza e il meccanismo interiore, Padova, 1872.
Brentano F., Psychologie vom empirischen Standpunkt, Leipzig Bd. I, 1924; Bd. II,
Klassifikation der psychischen Phnomene, 1925; III, Vom sinnlichen u. noetischen
Bewusstsein, I Teil: Wahrnehmung, Empfindung, Begriff, 1928.
Brunschvicg L., Lexprience humaine et la causalit physique, Paris, 1922.
Carlini A., La filosofia di Giovanni Locke, nuova ed. (2 voll.), Firenze, 1929.
Cartesio R., Opera O., ed. Adam-Tannery, t. IX, Paris, 1907.
Cousin V., Fragments philosophiques, Paris, 1826.
Dilthey W., A) Erfahren und Denken, in: Smtliche Werke, 1892, t. V, 74-90, Leipzig,
1925;
B) Ideen ber eine beschreibende und zergliedernde Psychologie, 1894, Ibid.;
C) Beitrge zur Lsung der Frage vom Ursprung unseres Glaubens an die
Realitt der Aussenwelt und seinem Rechte (1890), Ibid.
Duret R., Lobjet de la perception, Paris, 1930.
Eisler R., Wrterbuch der philosophischen Begriffe4, Berlin, 1927, (t. I, 552-555).
Ferri L., La psychologie de lassociation depuis Hobbes jusqu nos jours, Paris, 1883.
Fraser A. C., A) Prolegomena, alledizione Oxon. dellEssay di Locke, Oxford, 1894;
B) Locke, in: Philosophical Classics, Edinburgh and London, 1890.
Gentile G., Teoria generale dello spirito come atto puro4, Bari, 1924.
Geyser J., Lehrbuch der allgemeine Psychologie4 (2 voll.), Mnchen, 1920.
Gilson ., Franz Brentano, Interpretation of Medieval Philosophy, in: Medieval
Studies, I, Toronto, 1939.|
Grimm W. e J., Deutsches Wrterbuch, t. IV (1897), H. 2, coll. 4178-4198.
Green T. H., General Introduction, allediz. delle opere filosofiche di Hume, t. I, London,
1874.
Hamilton W., A) Notes and Dissertations, in: Reids Works, Edinburgh, 1873;
B) Lectures on Metaphysics, Edinburgh, ed. H. L. Mansel e John Veitch,
Edinburgh, 1869.
Hartnack J., Analysis of the Problem of Perception in British Empiricism, Copen-hagen
1950.
Hegel G. F. W., Die Phnomenologie des Geistes, tr. it. (De Negri), Firenze, 1933-1936.
Herbart J. F., A) Lehrbuch d. Einleitung in die philosophie, tr. it. (Vidossich), Bari, 1908;
B) Lehrbuch der Psychologie3, Leipzig, ed. Hartenstein, 1887.
Hilferding K., Zur Phnomenologie der Erfahrung, Divus Thomas Frib., XVII, 2
(1939), 205-229.
Hume D., Treatise of human nature, Oxford, ed. L. A. Selby-Bigge (SB), 1928; versione

italiana parziale di A. Carlini, Bari, 1926;


Enquiries concerning the human understanding, ed. L. A., Selby-Bigge (SB),
Oxford, 2nd ed. (impression of), 1936; tr. it. di G. Prezzolini, Bari, 1910.
Husserl E., Logische Untersuchungen, Halle a. Saale, 1913-1921 (2 parti in 3 voll.).
Kant I., A) Kritik der reinen Vernunft, hrsg. von H. Schmidt, Leipzig, 1908; tr. it.
(Gentile, Lombardo-Radice), Bari, 1924-1925 (ristampa della 2a ed.);
B) Prolegomena zu einer jeden knftigen Metaphysik, Leipzig, 1905; tr. it. (P.
Carabellese), Bari, 1925.
Koenig E., Wilhelm Wundt, tr. it., Palermo, s. d.
Lalande A., Vocabulaire technique et critique de la philosophie4, Paris, 1938 (2 voll. con
un terzo di supplemento).
Lewis H. E., Neutral, indubitable sense-data as the starting point for theories of
perception, in: The Journal of Philosophy, XXXVI, 22 (1939), 589-600.
Locke J., Essay concerning human Understanding, Oxford, ed. Ox., A. C. Fraser, 1894; il
Carlini ne ha data una tr. nella sua opera su L. gi cit.
Lotze H. R., A) Medizinische Psychologie oder Physiologie der Seele (1852), tr. fr. Paris,
1876;
B) System der Philosophie, Zweiter Teil, Metaphysik, III Buch: vom geistigen
Dasein, Leipzig, 1879.|
Mach E., Die Analyse der Empfindungen und das Verhltnis der Physischen zur
Psychischen9, Jena, 1922.
Erster Teil: Wahrheit und Wirklichkeit, 1926.
Zweiter Teil: Die physische Wirklichkeit; erste Abteilung: die Realitt der physischen
Welt; zweite Abteilung: der Aufbau der physischen Welt; 1933-1934.
Dritter Teil: Die psychisch-geistige Wirklichkeit, 1935;
B) Die Syllogistik des Aristoteles (due parti in 3 voll.), Tbingen, 1896-1900.
Maier H., Philosophie der Wirklichkeit, Tbingen, 1926-1935.
Mill J. St., A). A System of Logic6, London, 1860 (2 voll.);
B) An examination of Sir William Hamiltons Philosophy, London, 1889.
Monzel N., Struktursoziologie und Kirchenbegriff, in: Grenzfragen zwischen Theologie
und Philosophie, Bd. X, Bonn, 1939.
Mondolfo R., A) Uno psicologo associazionista: E. B. de Condillac, Bologna, 1902;
B) Il trattato delle sensazioni di E. B. de Condillac, Bologna, 1927.
Olgiati F., A) Cartesio, Milano, 1934;
B) La filosofia di Cartesio, Milano, 1937.
Ranzoli C., Dizionario di scienze filosofiche3, Milano, 1926.
Reid Th. Collected Works, ed. W. Hamilton (2 voll.), Edinburgh, 1863.
Roland-Gosselin M.-D., A). Le jugement de perception, in Rev. Sc. Phil. Tho1., 24
(1935), 5-38;
B) De la connaissance affective, in: Rev. Sc. Phil. Thol., 27, (1938), 5-27.
Ross W D., Aristotles Physics, Oxford, 1936.
Taine H., De lintelligence, dixime dit., Paris, 1903 (2 voll.).
Thomas Aquinas, Summa Theologica, Romae, ed. Leonina, 1888 e segg.
Volpe (Della) G., La filosofia dellesperienza di D. Hume, Firenze, 1933-1935 (2
volumi).
Weber A. O., Gestalttheorie and the Theory of Relations, in: The Journal of

Philosophy, XXXV, 22 (1938), 589-606.


Wenzl A., Der Gestalt- und Ganzheitsbegriff in der modernen Psychologie, Biologie und
Philosophie und sein Verhltnis zum Entelechiebegriff, in Philosophia Perennis,
Festgabe J. Geysers, Regensburg, 1929, t. II, 658-684.
Wundt M., Ganzheit und Form in der Geschichte der Philosophie, in: Bltter f. deutsche
Philosophie, Bd. VI, 1-2 (1932), 10-15.
B. Psicologia (pre- ed estragestaltista)
Allport F. H., Theories of Perception and the Concept of Structure, New York-London,
1955 (con ampia bibl.).|
Ameseder R., Ueber Vorstellungsproduktion, in: Untersuchungen z. Gegenstandstheorie, I. A. Barth, Leipzig, 1904, 481-508.
Baldwin J. M., Dictionary of Philosophy and Psychology, New York, 1902.
Becher E., A) Gehirn und Seele, in: Die Psychologie in Einzeldarstellungen, hrsg. von
H. Ebbinghaus und E. Meumann, V Band, Heidelberg, 1911;
B) W. Khlers physikalische Theorie der physiologischen Vorgnge, die der
Gestaltwahrnehmung zugrundeliegen, in Zsch. f. Ps., 87 (1921), 1-44.
Benussi V., A) Gesetze der inadquaten Gestaltauffassung (Die Ergebnisse meiner
bisherigen experimentellen Arbeiten zur Analyse der sog. geometrisch-optischen
Tuschungen [Vorstellungen ussersinnlicher Provenienz]), in: Arch. f. d. ges.
Psychol., t. 32 (1914), 30-35;
B) Versuche zur Analyse taktil erwechter Scheinbewegungen, in Archiv f. d.
ges. Psych., t. 36 (1917), 59-135.
Binswanger L., A) Grundformen u. Erkenntnis menschlichen Daseins2, Zrich, 1953;
B) Ausgewhlte Vortrge und Aufstze, Bd. I: Zur Phnomenologischen
Anthropologie, Bern, 1947 Bd. II: Zur Problematik der psychiatrischen Forschung und
zum Problem der Psychiatrie, Bern, 1955.
Boring E. G., A) History of experimental Psychology, New York, 1929;
B) The physical dimensions of consciousness, Chicago, 1933;
C) Psychophysiological systems and isomorphic relation, in: The Psychol.
Review, 43 (1936), 565-588.
Brunswik E., Prinzipienfragen der Gestalttheorie, in: Beitrge z. Problem-geschichte der
Psychologie, 78-150, Jena, 1929.
Bhler K., Die Gestaltwahrnehmungen, I, Stuttgart, 1913;
B) Die Struktur der Wahrnehmungen, I Heft, Die Erscheinungsweisen der
Farben, in Handbuch der Psychologie, Jena, 1922.
Calkins M. W., Critical Comments on the Gestalttheorie, in Psychol. Review, 33
(1926), 134-158.
Claparde ., A) Lassociation des Ides, Paris, 1903;
B) La gense de lhypothse, in. Arch. de Psych., XXIV (1934) 1-155.
Cossetti G., La funzione del significato nella percezione degli oggetti, Contributi X, 71171, ed. in: Arch. It. di Psic., XV (1927), 159-248.
Delacroix H., Lassociation des Ides, in: Nouveau Trait de Psychologie par G.
Dumas, t. IV, ch. III, 137-161, Paris, 1934.
Ebbinghaus H., Grundzge der Psychologie, tr. fr., Paris, 1910.|
Ehrenfels Chr., Ueber Gestaltqualitten, Vierteljahrsschrift f. Wiss. Philosophie XIV

(1890), 249-292; rist. in Philosophia II (1937), 138 ss.


Ehrenstein W., A) Einfhrung in die Ganzheitspsychologie, Leipzig, 1934;
B) Probleme der ganzheitspsychologischen Wahrnehmungslehre3, Leipzig, 1954.
Froebes J., Lehrbuch der experimentellen Psychologie2-3, Freiburg i. Br. 1923, con
Neue Forschungsergebnisse als Nachtrag zu Band I, Freiburg i. Br. 1935.
Friedmann H., Die Welt der Formen2, Mnchen, 1930.
Goldstein K., Der Aufbau der Organismus, Haag, 1934.
Gruhle H. W., Verstehen und Einfhlen, Ges. Schriften, Berlin-Gttingen-Heidelberg,
1953;
Verstehende Psychologie (Erlebnislehre)2, Stuttgart 1956.
Guillaume P., A) La thorie de la forme, in: Journ. de Psychol., XXII (1925), 768-800;
B) La psychologie de la forme, Paris, 1937.
Hall E., A realistic Theory of distortion, in: Philosophical Review, 48 (1939), 525-531.
Hamburger, R., Neue Theorie der Wahrnehmung und des Denkens, Berlin, 1927.
Hamlyn D. W., The Psychology of Perception, A Philosophical Examination of Gestalt
Theory and Derivative Theories of Perception, New York, 1957.
Hartmann G. W., Gestalt Psychology, A Survey of Facts and Principles, New York, 1936.
Hartshorne Ch., The Philosophy and Psychology of Sensation, Chicago, 1934.
Helmholtz (von) H., Die Tatsachen in der Wahrnehmung, in Schriften zur
Erkenntnistheorie, hrsg. P. Hertz u. M. Schlick, Berlin, 1921, pp. 109-152; nuova ed.
Darmstadt, Wissenschaftl. Buchgesellschaft, 1959, pp. 9-52.
Helson H., A) The Psychology of Gestalt, in: Amer. Journ. of Psychology, serie di 4
articoli: 36, (1925), 242-270; 494-526; 37, (1926), 25-62; 189-223;
B) The Nature and Problem of perception, in: Readings of Psychology, ed. by
R. H. Wheeler, New York, 1930, 339-410.
Hochleitner A., Die philosophische Voraussetzungen und Konsequenzen der Gestaltpsychologie, in: Arch. f. die ges. Psychol., vol. 107, 1940, pag. 171.
Hffding H., Grundzge der Psychologie, tr. it., Milano, 1900.
Hfler A., A) Gestalt und Beziehung-Gestalt und Anschauung, in: Zsch. f. Psychol., 60,
(1912), 161-240;
B) Psychologie2 (ed. A. Wenzl) Wien, 1930.|
Galli A., A) Sopra la percezione di movimenti apparenti prodotti con stimoli sensoriali
diversi, in Contributi, VI, Serie quinta (1931), 77-123;
B) Osservazioni sulla riproduzione di profili a pi significati, in Contributi,
VIII, Serie sesta (1935), 29-105;
C) Percezione totalizzatrice della forma attraverso alla fovea centrale nella luce
crepuscolare, in: Contributi, VIII, Serie sesta (1935), 1-28.
Galli A.-Zama A., Ricerche sulla percezione di configurazioni geometriche piane
mascherate in tutto o in parte da altre configurazioni, in: Contributi, VI, Serie quinta
(1931), 29-77.
Gatti A., La percezione dei rapporti spaziali nei complessi visivi, in: Contributi, Serie
seconda (1925), 77-191.
Gemelli A., A) Nuovi orizzonti della psicologia sperimentale2, Milano, 1924;
B) Funzioni e strutture psichiche, in: Riv. di Fil. Neosc., XVII (1925), 1-2, 4068 (anche estratto a parte con propria paginazione: ad esso mi riferisco);
C) Contributi allo studio della percezione, IV, Il comparire e lo scomparire della

forma, in: Contributi, Ser. III (1928), 385-434;


D) Introduzione allo studio della percezione, in: Contributi, Serie III (1928),
263-297;
E) Contributi allo studio della percezione, VIII, Percezione e movimento, in:
Scritti di psicologia in onore di F. Kiesow, Torino, 1933, estr. 1-14;
F) La psicologia della percezione, in Acta Pont. Acad. Roman. S. Thomae
Aquinatis, Nova Series II, 80-119; Riv. di Fil. Neosc., XXVI (1934), Bollettino
Filosofico II, 1 (1936), 3-52 (con figure);
G) In tema di rapporti tra psicologia e filosofia, Introspezione e studio del
comportamento, in: Riv. di Fil. Neosc., XXVIII (1936), 6, 473-495;
H) Exercice et apprentissage, Rapport au VII.me Congrs Intern. de Psychotech.
(Prague, 1934), in: Contributi, VIII (35), 159-194.
Glck G., Psicopatologia della percezione della forma, Principio della forma nei disegni
di malati mentali, in: Arch. di Psic., Neur., Psichiatria e Psicoterapia, I, 4 (1940), 603665.
Ipsen G., Ueber Gestalt-Auffassung, Errterung des Sanderschen Parallelograms, in:
Neue Psychol. Stud., 1926, 1, 279-473.
James W., Principles of Psychology, 2 voll., New York, 1890.
Katz D., A) Die Erscheinungsweisen der Farben und ihre Beeinflussung durch die
individuelle Erfahrung, Leipzig, 1911;
B) Der Aufbau der Tastwelt, Leipzig, 1925;
C) Gestaltpsychologie2, Basel, 1948, (tr. it. Torino, 1950);
D) Handbuch der Psychologie, Basel, 1951 (in collab.).|
Kiesow F., Il principio della sintesi creatrice di G. Wundt e la storia della forma (Gestalt),
in: Arch. it. di Psicol., VII (1929), 61-79.
Krueger A. F., A) Der Strukturbegriff in der Psychologie, Ber. . d. 8. psychol. Kongr. f.
exp. Psychologie in Leipzig, 1923. Pubblicato, anche a parte come II ed. (Jena 1931) e
paginazione propria;
B) Ueber psychische Ganzheit, in: Neue Psychol. Stud., I, (1926), 1-123;
C) Entwicklungspsychologie der Ganzheit, in Zur Philosophie und Psycho-logie
der Ganzheit, Berlin-Gttingen-Heidelberg, 1953.
Ladd G. T., Elements of physiological Psychology, A Treatise of the activities and nature
of the mind from the physical and experimental point of view, London, 1890.
Lersch Ph., Aufbau der Person, VI Aufl., Mnchen, 1954.
Lesanc H., Ueber das unmittelbare Gegebensein in ussere Wahrnehmung, in: Arch. f.
die ges. Psychol., Bd., 102 (1938), 263-290.
Levi G., Istologia2,Torino, 1935.
Lindworsky J., A) Lehrbuch d. exper. Psychologie, tr. it. (Galli e Gatti), Milano, 1929;
B) Theoretische Psychologie im Umriss, tr. ingl. (De Silva), St. Louis and
London, 1932;
C) Das Seelenleben des Menschen, in: Die Philosophie, ihre Geschichte und
ihre Systematik, hrsg. Th. Steinbchel, Abteil. 9, Bonn, 1934.
Linke P. F., Grundfragen der Wahrnehmungslehre2, Mit einem Nachwort: Gegenstandsphnomenologie und Gestalttheorie, Mnchen, 1929.
Longhi L., Lo schema corporeo (Indagini cliniche e analisi critica), in: Arch. di Psicol.,
Neurol., Psichiatria e Psicoterapia, I, 1 (1939), 47-183.

Mc Dougall W., A) Body and Mind, A History and Defense of Animism, London s. d.;
B) An Outline of Psychology, London, 1922;
C) The Frontiers of Psychology, London, 1922;
D) Dinamic Principles of Gestalt Psychology, Estr. da Character and Personality, Durham, 1936-1937 (paginazione originale);
E) Tendencies and Postulates of all Psychology, in: Onzime Congrs Intern. de
Psychologie, 157-170 (Paris 1937), Agen, 1938.
Manoil A., La Psychologie exprimentale en Italie, cole de Milan, Paris, 1938 (cfr. rec.
in: Bollettino Filosofico, IV, 1938, pagg. 302-304).
Matussek P., A) Metaphysische Probleme der Medizin, Ein Beitrag zur Prinzipien-lehre
der Psychotherapie2, Berlin, 1950;
B) Untersuchungen ber die Wahrnehmung: 1. Mitteilung, in Archiv. f.
Psychiatrie und Nervenkrankheiten, 189 (1952), 279-319; 2. Mitteilung, in Schweizer
Archiv fr Neurologie u. Psychiatrie,| 71 (1953), 189-210.
Meinong A., A), Ueber Gegenstandstheorie, in: Untersuchungen zur Gegenstandstheorie, Leipzig, 1904, 1-50;
B) Ueber Annahme2, in: Ergebnisse d. Ztsch. f. Ps., Leipzig, 1902;
C) Phantasie und Vorstellung, in: Ges. Abh. Bd. I.
Merleau-Ponty M., A) La structure du comportement2, Paris, 1949;
B) Phnomnologie de la Perception, Paris, 1945.
Michotte A., A) Rapport sur la perception des formes, in: Proceedings and Papers of the
VIII Intern. Congress of Psychology, 166-175, Groningen, 1927;
B) La perception de la causalit, Louvain-Paris, 1946.
Moore Th. V., A) Gestalt Psychology and Scholastic Philosophy, (1), in: The New
Scholasticism, VII (1933), 298-325; (II) Ibid. VIII (1934), 46-80;
B) Cognitive Psychology, Chicago-Philadelphia-New York, 1939.
Mueller G. E., A) Zur Analyse der Gedchtnisttigkeit und der Vorstellungsverlauf, III
Teil, Leipzig, 1913;
B) Komplextheorie und Gestalttheorie, Ein Beitrag zur Wahrnehmungspsychologie, Groningen, 1923.
Musatti C. L., A) Analisi del concetto di realt empirica, Citt di Castello, 1926;
B) La psicologia della forma, in: Rivista di Filosofia, XX, 4 (1929) 329-357;
C) Forma e assimilazione, in: Arch. it. di Psicologia, XI, 1-2 (1931), 61-156;
D) Elementi di Psicologia della Forma (ad uso privato), Padova, 38.
Parsons J. H., An Introduction to the theory of perception, Cambridge, 1927.
Petermann B., A) Die Wertheimer-Koffka-Khlersche Gestaltpsychologie, Leipzig, 1929;
B) Das Gestaltproblem in der Psychologie im Lichte analytischer Besinnung,
Leipzig, 1931.
Piaget J., A) La Naissance de lIntelligence chez lEnfant, Neuchtel-Paris, 1936;
B) La Construction du Rel chez lEnfant, Neuchtel-Paris, 1937;
C) Le Problme de lIntelligence et de lHabitude, Rflexe conditionn, Gestalt ou Assimilation, in Onzime Congrs Inter. de Psychologie, (Paris, 1937), Agen,
1938, 170-184.
Pialat E., Une conception nouvelle de la vie psychique: la Gestalttheorie, in: Rev.
Nosc. de Philosophie, XXXI (1929), 438-451; XXXII (1930), 48-75.
Piron H., A) Le Cerveau et la pense, Paris, 1923;

B) Remarques sur la notion de Perception, in: Journ. de Psychol., XXII (1925),


278-290;|
C) Le problme de la Perception et la Psychophysique, in: Anne
psychologique, t. XXVI (1926), 1-22;
D) Psychologie exprimentale, Paris, 1927.
Pillsbury W. B., A) The units of experience-Meaning or Gestalt, in: The Psychol.
Review, 40 (1933), 481-497;
B) The fundamentals of Psychology3, New York, 1937.
Ponzano G., Lopera filosofica di F. De Sarlo, Napoli, 1940.
Price H. H., Perception, London, 1932.
Purdy D. M., The structure of the visual world, I. The Space-perception and the
perception of the wholes, in: The psychol. Rewiev, 42, 5 (1935), 399-425; II, Ibid., 6,
528-537; III. The tendency toward simplification of the visual field, Ibid., 43, 1 (1936),
59-82.
Revesz G., A) Ueber taktile Agnosie, Psychologische Analyse der Strungen in der
Wahrnehmung, Haarlem, 1928;
B) Die Formenwelt des Tastsinnes, Haag, 1938 (2 voll.): I. Grundlegung der
Hoptik und der Blindenpsychologie; II. Formsthetik und Plastik der Blinden.
Ribot Th., A) La psychologie allemande contemporaine (cole exprimentale), Paris,
1879;
B) La Psychologie anglaise contemporaine3, Paris, 1881.
Rignano E., I. La teoria della forma della nuova Scuola psicologica tedesca
contrapposta allAssociazionismo della Scuola psicologica inglese, in: Problemi della
Psiche, Bologna, 1928, 89-153. II. Polemica sulla teoria della Forma, Ibid., 153-195. I
due artt. erano apparsi prima in Scientia (1927-1928); il II fu pubblicato anche in
Psychologische Forschung con il tit. Die Gestalttheorie (Bd. XI, 1-2).
Robinson E. S., Association Theory To-Day, New York, 1932.
Rubin E., A) Synsoplevede Figurer, Studier i psykologisk Analyse, Kobenhavn, 1915; tr.
ted. Visuel wahrgenommene Figuren, Kopenhagen, 1921;
B) Experimenta Psychologica, Collected Scientific Papers, Copenhagen, 1949.
Ruyer R., A) Le paradoxe de lamibe et la psychologie, in: Journ. de Psychol., XXX
(1938), 472-493;
B) Causalit ascendante et causalit descendante dans les sciences biolo-giques,
in: Rev. Philosophique, 1939;
C) Le psychologique et le vital, in: Bulletin de la Societ franaise de Philosophie, 36 (1939), 159-195 (pag. 182, discussione).
Sanctis (De) S., Psicologia sperimentale (2 voll.), Roma, 1929-1930.
Sander F., A) Experimentelle Ergebnisse der Gestaltpsychologie, in: Bericht ber den X
Kongress f. exp. Psychologie in Bonn, hrsg. K. Bhler, 21-91, Jena, 1928, (21-68 testo;
69-87 bibliografia; 87-91 discussione);|
B) Ueber Gestaltqualitten, VIII Intern. Congr. of Psychology, Proceedings and
Papers, 182-190, Groningen, 1927;
C) Structure, Totality of experience, and Gestalt, in Psychologies of 1930, ed.
C. Murchison, Worcester, 1930.
Sarlo (De) F., A) I dati dellesperienza psichica, Firenze, 1903;
B) Psicologia e Filosofia (2 voll.), Firenze, 1918.

Scheerer M., Die Lehre von der Gestalt, Berlin und Leipzig, 1931.
Sgal J., Les intractions des lments corticaux et la thorie de la forme, in: Journ. de
Psychologie, XXXI, 1 (1939), 21-36.
Seifert F., Zur Psychologie der Abstraktion und Gestaltauffassung, in: Zsch. f. Ps., 78
(1917), 55-145.
Selz O., A) Ueber die Gesetze des geordneten Denkverlaufs, I, Stuttgart, 1913;
B) Die Struktur der Steigerungsreihe und die Theorie von Raum, Zeit und
Gestalt, in Bericht ber den XI Kongress fr exper. Psychologie, hrsg. E. Becher, 2745, Jena, 1930;
C) Essai dune nouvelle thorie psychologique de lespace, du temps et de la
forme, in: Journ. de Psychologie, XXV (1929), 338-353;
D) Le problme gntique de la Totalit et le problme phnomenologique de la
construction des Touts et des Formes, in: Journ. de Psychologie, XXIII (1936), 88-113.
Sharman S., Some observations on the theory of perception, in: Journ. of medical
Science, March 1938, estr. Cambridge, 1938.
Silva (De) H. R., The perception of movement, in Psychology, A factual Textbook by
E. G. Boring, H. S. Langfeld, H. P. Weld and Collaborators, New York, 1935.
Spann O., Die Ganzheit in Philosophie und Wissenschaft, hrsg. von Walter Heinrich zum
O. Spann 70. Geburtstag, Wien, 1950.
Spearman C., A) Two defects in the theory of Gestalt, Proceedings and Papers of the VIII
Inter. Congress of Psychology, 190-197, Groningen, 1928;
B) Psychology down the ages (2 voll.), London, 1937.
Steinberg W., Psychologie als Wissenschaft von der Seele, Leipzig, 1937.
Stern W., A) Zur Theorie der personale Ganzheit und Tiefe, in Bericht ber den XI
Kongress von exper. Psychologie, hrsg. E. Becher, Jena, 1930;
B) Allgemeine Psychologie auf personalistischer Grundlage (2 voll.), Haag,
1935.
Stout G. F., Analytic Psychology (2 voll.), London, 1909.
Straus E., Vom Sinn der Sinne, Berlin, 1935.
Stumpf C., A) Tonpsychologie (2 voll.), Leipzig, 1883-1890;
B) Psychologie und Erkenntnistheorie, in: Abhandlungen d. knigl. Aka-demie
der Wissenschaften (philol. philosoph. Klasse), Bd. 19, Mnchen, 1891;|
C) Erscheinungen und psychische Funktionen, in: Abhandlungen d. kais. knigl.
Akademie d. Wissenschaften (philol. philosoph. Klasse), IV, Berlin, 1907;
D) Zur Einteilung der Wissenschaften, in: Abhandlungen d. kais. knigl.
Akademie d. Wissenschaften (philol. philosoph. Klasse), V, Berlin, 1907;
E) Erkenntnislehre (postumo, 2 voll.), Leipzig, 1939-1940.
Thouless R. H., General and Social Psychology2, London, 1937.
Titchener E. B., A Text-Book of Psychology3, New York, 1923.
Villa G., La psicologia contemporanea, Torino, 1911.
Volkelt H., Fortschtritte der experimentellen Kinderpsychologie, Ber. . d. IX Kongr. f.
exp. Psychol. i. Mnchen, Jena, 1925, 81-137.
Ward J., Psychological Principles2, Cambridge, 1920.
Watt H. J., The sensory Basis and Structur of Knowledge, London 1925.
Welleck A., Ganzheitspsychologie und Strukturpsychologie, Bern, 1955.
Weinhandl F., A) Die Gestaltanalyse, Erfurt, 1927;

B) Die Symbolik der Ganzheit, in Ganzheit und Form, hrsg. von F. Krger,
Berlin, 1932, pp. 24-36.
Weizscker (Von) V., Der Gestaltkreis, Theorie der Einheit von Wahrnehmen und
Bewegen, Leipzig, 1940 (cfr. rec. in: Arch. di Psic., Neur., Psichiatria e Psicoterapia,
II, 2 [1941], 395-397).
Wieck H. H., Zur allgemeinen Psychopathologie, in: Fortschritte der Neurologie,
Psychiatrie u. ihrer Grenzgebiete, 25 (1957), 2-40.
Witasek St., A) Grundzge der allgemeine Aesthetik, tr. it., Palermo, s.d.;
B) Grundlinien der Psychologie, Leipzig;
C) Beitrge z. Psychologie der Komplexionen, in: Zsch. f. Ps., VI, 405 e segg.
Wittmann J., Ueber das Gedchtnis und den Aufbau der Funktionen, in: Arch. f. ges.
Psychologie, Bd. 45 (1923), 3-4, 203-266.
Wolters A. W. P., The Evidence of our Senses, London, 1933.
Wundt W., A) Ueber d. psychichen Kausalitt und das Prinzip des psychophysische
Parallelismus, Kleine Schriften II, tr. it. Napoli, 1913;
B) Grundzge der physiologische Psychologie5, Leipzig, 1902 (3 v.);
C) Grundriss der Psychologie4, Leipzig, 1901;
D) Vorlesungen ber die Menschen- und Tierseele, Leipzig, 1919.
Ziehen Th., A) Leitfaden der physiologischen Psychologie, Jena, 1891;
B) Die Grundlagen der Psychologie, 1915, (2 voll.).
Zunini G., Contributi allo studio dellapprendimento nei pesci, III, Sulla equivalenza di
stimoli ottici, in: Arch. di Psic., Neur., Psich. e Psicoterapia, I (1939), 1-2, 183-216.
C. Psicologia gestaltista (Scuola del Wertheimer)
Benary W., Beobachtungen zu einem Experiment ber Helligkeitkon|trast, in: Psychol.
Forsch., V (1924), 131-218.
Brunswik E., Perception and the representative Design of psychological Expe-riments,
Univ. of California, Berkeley and Los Angeles, 1956.
Duncker K., A) Ueber induzierte Bewegung (Ein Beitrag zur Theorie optisch
wahrgenommener Bewegung), in: Psychol. Forschung, XII (1929), 180-259;
B) Zur Psychologie des produktiven Denkens, Berlin, 1935.
Ellis W. D., A Source Book of Gestalt Psychology, With an Introduction by K. Koffka,
London, 1938.
Frank H., Ueber die Beeinflussung von Nachbildern durch die Gestalteigenschaften der
Projektionsflche, in: Psychol. Forsch., IV, (1923), 33-41.
Fuchs W., A) Untersuchungen ber das Sehen der Hemianopiker und Hemiambly-opiker.
I. Verlagerungserscheinungen, in: Zsch. f. Psychol., 84, (1920), 67-169. II. Die
totalisierende Gestaltauffassung, in: Zsch. f. Psychol., 86, (1921), 1-143. III. Eine
Pseudofovea bei Hemianopikern, in: Psychol. Forsch., I (1921), 157-186;
B) Experimentelle Untersuchung ber die Anderung von Farben unter dem
Einfluss von Gestalten, in: Zsch. f. Psychol., 92 (1923).
Gelb A., A) Theoretisches ber Gestaltqualitten, in: Zsch. f. Psychol., 58 (1911), 158;
B) Die Farbenkonstanz der Sehdinge, in: Handbuch der normaler u. path.
Physiologie (Bethe), 12 (1929), 564-578;
C) Ueber den Wegfall der Wahrnehmung von Oberflchenfarben (Psy-

chologische Analyse hirnpathologischer Flle auf Grund von Untersuchungen


Hirnverletzer, IV), in: Zsch. f. Ps., 84 (1920), 193-257.
Gelb Ad. Goldstein K., Zur Psychologie des optischen Wahrnehmungs- und
Erkennungsvorganges (Psychologische Analyse hirnpathologische Flle auf Grund von
Untersuchungen Hirnverletzer, I), in: Zsch. f. Ps. 41 (1918), 1-143; edito a parte:
Leipzig, 1920 (comprende tutte le ricerche sullargomento, pubblicato separatamente).
Gottschaldt K., Ueber den Einfluss der Erfahrung auf die Wahrnehmung von Figuren. I.
Ueber den Einfluss gehufter Einprgung von Figuren auf die Sichtbarkeit in
umfassenden Konfigurationen, in: Psychol. Forsch., VIII (1926), 261-317. II.
Vergleichende Untersuchung ber die Wirkung figuraler Einprgung und den Einfluss
spezifischer Geschehensverlaufe auf die Auffassung optischer Komplexe, in: Psychol.
Forsch., XII (1929), 1-87.
Hartmann L., Neue Verschmelzungsprobleme, in: Psychol. Forsch., III (1923), 319396.
Hertz M., A) Wahrnehmungspsychologische Untersuchungen am Eichelhher, I, in:
Zsch. f. wiss. Biologie, Abt. C., Zsch. f. vergleich.| Physiologie, 7 (1928), 144-194;
B) Beobachtungen an gefangenen Rabenvgeln, in: Psychol. Forschung, VIII
(1926), 336-397;
C) Die Organisation des optischen Feldes bei der Biene, in: Zsch. f. wiss.
Biologie, Abt. C., Zsch. f. vergleich. Physiologie, 8 (1929), 693-748.
Hornbostel (v.) E. M., Die Einheit der Sinne, in: Melos, Zsch. f. Musik, IV, 290-297
(vers. ingl. di E. Koffka e Warren Vinton, riportata in: Ellis W. D., 210-217).
Koffka K., A) Zur Grundlegung der Wahrnehmungspsychologie, Eine Auseinandersetzung mit V. Benussi, in: Zsch. f. Ps., 73 (1915), 11-90;
B) Psychologie, in: Die Philosophie in ihren Einzelgebieten, hrsg. M. Dessoir,
Berlin, 1925, 497-603;
C) Psychologie der Wahrnehmung, Ber. d. VIII inter. Kongr. f. Psychol. in
Groningen, 1926, Proceedings and Papers, 159-166, Groningen, 1927;
D) Die psychische Entwicklung des Kindes (1921), tr. inglese, London - New
York, 1931;
E) Principles of Gestalt Psychology, London, 1936;
F) Some problems of space perception, in: Psychologies of 193

Avvertenze
A) La bibliografia comprende soltanto i lavori citati nel testo. Nella sua compilazione mi
sono attenuto agli Autori pi rappresentativi ed alle monografie che abbiano
maggiormente contribuito a mettere in vista gli scopi dindole teoretica della
fenomenologia sperimentale contemporanea. Il lettore che volesse orientarsi per proprio
conto nello studio dei problemi nuovi, sar opportuno che si rivolga prima a qualche
buona esposizione sintetica, poich si tratta di afferrare una mentalit nuova ed originale,
bench, almeno a mio parere, essa sia pi vicina alla vita vissuta delle mentalit pi
tradizionali e correnti. La lettura delle monografie originali, una volta cos preparata, dar
gli elementi definitivi per unesatta misura e valutazione delle idee e delle concezioni a
cui si vuol arrivare, frenando lentusiasmo degli ingenui e mettendo in guardia contro
lingiustizia di una condanna unilaterale a favore di un ritorno incondizionato alla
cosiddetta psicologia tradizionale.
l. di fondamentale importanza, per una presa di contatto con i motivi della nuova
fenomenologia sperimentale, il saggio di Cr. v. Ehrenfels intorno alle qualit di forma e
per questo esso stato riassunto con una certa abbondanza. Una rassegna completa, fino
al 1911, delle varie direzioni della prima Scuola della Gestalt quella di Adhmar Gelb
(A, 1-58); essa si conchiude con una critica particolareggiata ed acuta alleccessivo
razionalismo della Scuola di Graz. Notevole per chiarezza e precisione la rassegna
sintetica di K. Bhler nella Introduzione alla sua opera intorno alla percezione delle
forme; in essa la Bibliografia portata fino al 1913 e si tien conto delle repliche mosse,
da parte tanto del Meinong come dei suoi discepoli, alle critiche del Gelb (Cfr.: pag. 6 e
segg.; spec. 10-19), ove si nota la tendenza a ridurre di molto le opposizioni che erano
sorte nei circoli Brentanisti e della Scuola del Meinong per spiegare la genesi della
qualit di forma ( 2, pagg. 12-13, e si afferma: Gestaltqualitten bestehen nichts, wo
nicht auch Verhltnisse und Beziehungen bestehen). Il B. accetta sostanzialmente la
recente (1912) confutazione fatta dal Wertheimer, il fondatore della nuova scuola della
Forma, alla teoria dellassociazione. Ammette egli che per alcuni casi lapprensione delle
Gestalten condizionata dallesperienza di relazioni; ritiene per che per la maggior
parte dei casi le Gestalten sono autonome e immediate (pag. 14). Il B. parla ormai di
Gestalteindrcken, le quali portano lo stesso carattere di oggettivit come le
sensazioni, e riduce a tre i princpi per lapprensione delle Gestalten: stimoli propr di
forme (le Gestalteindrcken), le relazioni ed i momenti che appartengono ai complessi
e non alle parti. Buone informazioni si hanno in molti Manuali di Psicologia (p. es.,
nella Psychologie di A. Hfler,| la cui seconda ed. contiene un Excursus speciale di
Othmar Sterzinger, intorno alle idee della Scuola di Meinong, pagg. 632-636) e nelle
Storie della Psicologia pi recenti, fra le quali emerge per chiarezza di esposizione e
diligenza nellinformazione bibliografica e biografica quella di E. G. Boring (A, 1929).
2. La seconda Scuola della Forma o Gestalttheorie sorta dalle esperienze del
Wertheimer nel 1911 intorno al movimento apparente, o meglio dal tentativo che egli
intese, nella sua monografia del 1912, di dare al complesso dei fatti gi noti
sullargomento ed alle nuove esperienze una spiegazione unitaria e solidale di una teoria
generale della percezione. La nuova Scuola part subito per lattuazione di un piano
completo di ricerche nei campi pi var della psicologia: segnarono una importante tappa
le ricerche del Khler sopra gli Antropoidi che portarono al nuovo concetto di Einsicht,

ed il volume del medesimo che sviluppava analiticamente il principio delle forme


fisiche. Oltre le monografie tecniche, presto si ebbero numerosi saggi divulgativi sia da
parte di estranei, come da parte dei Gestaltisti stessi, specialmente il Koffka ed il Khler:
possono considerarsi delle sintesi definitive i Psychologische Probleme (1933) ed i
Principles of Gestalt Psychology del Koffka (1936). Lesposizione del Koffka, ultima in
ordine di tempo, anche la pi completa perch assale i problemi della vita dello spirito,
per la prima volta, in tutta la loro estensione fino alla memoria, al pensiero, allazione,
alla vita sociale... con una documentazione pressoch completa ed una logica
implacabile; troppo, anzi, e di fatti la sua esposizione non riesce sempre convincente
anche se resta finora il mezzo dinformazione pi acuto per le finalit della Scuola, e pi
sintomatico per le sue caratteristiche. Queste due opere potrebbero bastare da sole, se il
lettore sufficientemente preparato alla discussione ed allanalisi psicologica. Per
quanti non hanno la possibilit di vivere in qualche grande centro di cultura e non
possono avere un contatto diretto con le monografie gestaltiste sparse in Collezioni e
Riviste, per noi straniere e molto rare, vivamente da raccomandare: W. D. Ellis, A
Source Book of Gestalt Psychology (1938). Si tratta di una eccellente versione spesso
integrale, in lingua inglese, delle pi importanti monografie dottrinali e tecniche dovute
alla triade Wertheimer-Khler-Koffka ed ai loro migliori allievi, nei var campi della
psicologia. Luso di questopera ha inoltre il vantaggio di presentare a lato la paginazione
delle monografie originali, e di riportare dagli originali le illustrazioni ed i diagrammi
necessar alla comprensione del testo. Inoltre, per maggiore garanzia, essa stata
revisionata dal Koffka che vi ha anche apposto una garbata prefazione.
Buone presentazioni dinsieme della Teoria, da parte di psicologi neutrali non mancano.
Quella di R. Matthaei (1929), molto simpatizzante, riassume la complessa materia in 13
lucide proposizioni nelle| quali la Gestalt viene determinata prima negativamente (1-3: G.
ist nicht Summe,... Beziehung,... Zusatzerscheinung), poi positivamente (4-8: Gn. sind
mehrheitliche, gegliederte Ganze, G. ist vor der Teilen, ecc.) ed infine secondo le sue
leggi (9-13). Pi ampia e parimenti simpatizzante quella del Guillaume (1937), la quale
si sforza di mostrare lo sviluppo delle dottrine in funzione dei princpi iniziali (comincia
infatti con il principio delle forme fisiche). Impar-ziale, ed anche pi completa la
sintesi di G. W. Hartmann (1935), che abbraccia tutti i problemi, atteggiamenti e direzioni
della Nuova Psicologia, con copiose informazioni bibliografiche e biografiche, ed
fornita di un dizionario assai utile dei termini gestaltisti pi tecnici. Vi sono molte
presentazioni di minor mole, tra le quali da ricordare il rapporto di F. Sander (1928) al
Congresso di Psicologia tenuto a Bonn nel 1927.
Una bibliografia completa intorno al movimento gestaltista non ancora stata raccolta, e
si trova sparsa un po dappertutto nelle varie Riviste ed esposizioni dinsieme: quella di
H. Helson (1925-1926) comprende 236 numeri; quella del Sander (1928), 534; quella di
R. Matthaei (1929), ben 627 opportunamente divisi.
I numeri pi importanti dal 1929 al 1936 si trovano nella Bibliografia complessiva del
Koffka (1936, pagg. 688-720). In genere, anche per la Gestalttheorie come per gli altri
movimenti psicologici, ci si pu rivolgere, a partire dal 1927, ai riassunti ed annunzi
pubblicati nel Psychological Abstracts.
Organo ufficiale della Scuola del Wertheimer stata la Psycologische For-schung edita
dallo Springer di Berlino, sotto la redazione di Koffka, Khler, Wertheimer, Goldstein,
Gruhle. Iniziata nel 1921, la sua pubblicazione veniva sospesa con il XXII volume

nellanno 1937-1938, quando, per via della emigrazione dal Reich dellelemento ebraico,
non fu pi possibile curarne la compilazione. Essa ha ospitato, in prima pubblicazione, la
maggior parte delle monografie originali dei Maestri e degli Allievi e faceva larga parte
alle polemiche, alle rassegne critiche ed alla bibliografia. La scuola di F. Krueger ha
una propria rivista, i Neue Psycho-logische Studien, iniziata nel 1926 come collezione
di Monografie singole. Siccome questa Scuola distingue fra Struktur e Gestalt e non
accetta il principio delle forme fisiche, ho creduto bene di metterla fra le Psicologie
estragestaltiste, diversamente dal Matthaei e da altri interpreti. La Scuola di Milano ha
la propria serie di Contributi, iniziatasi nel 1925, nei quali fatta larga parte ai
problemi della percezione e della forma. Ha dato unesposizione delle idee informatrici
e delle esperienze di P. Gemelli e dei suoi collaboratori, il Manoil (84-182), integrata da
una rispettiva bibliografia (pagine 455-466).
3. Per la forma delle citazioni mi sono avvicinato a quella del Nouveau Trait del
Dumas. Al nome dellAutore fatto seguire| immediatamente il numero della pagina:
lindicazione pag., conservata soltanto quando la successione immediata dei due
numeri, senza alcuna specificazione (paragrafo e pagina, p. es.), potrebbe generare
confusione. Quando un Autore ha nella Bibliografia pi di una opera, le singole opere vi
sono contraddistinte da una lettera dellalfabeto maiuscola, la quale tiene le veci del titolo
dellopera nelle citazioni ed premessa al numero indicante la pagina.
* * *
B) Alcune chiarificazioni circa i limiti e gli scopi della presente esposizione.
1 Lesposizione delle teorie psicologiche e delle esperienze tipiche non , nella mia
intenzione, fine a se stessa, ma ha da preparare il lettore ad una posizione dei problemi
della conoscenza che verr fatta in altra opera dimminente pubblicazione. A mio avviso
le due opere si hanno da completare a vicenda e certamente la seconda perder molta
forza nelle sue istanze speculative se lasciata a s; come anche la prima apparir troppo
complessa ed ardua se si vuol prescindere dalle finalit che mi sono proposto di realizzare
nella seconda. Nella mia prima intenzione, le due opere dovevano formare due volumi di
ununica opera; sono stati in seguito separati nellintento di curare maggiormente la
presentazione dei due distinti momenti della ricerca, i quali sotto molti aspetti possono
rimanere ciascuno a s distinto ed anche sufficiente dal punto di vista, analitico o
sintetico, che lo ispira.
2. I Gestaltisti, come dir, hanno una pretesa probabilmente esagerata della originalit
delle proprie idee. E. G. Boring nel 1930 osservava al Wertheimer, intento a demolire la
bundle hypothesis a cui si ridurrebbe tutta la psicologia estragestaltista, di dubitare
molto della fondatezza di questaccusa, la quale si applica rigorosamente soltanto alla
Analysis of the Human Mind di James Mill padre di John Stuart. A suo parere la
Gestalttheorie, pi che rivoluzionare la psicologia e rinnegare tutto il passato, ha
raccolto brillantemente il frutto di 70 anni di ricerche di laboratorio. Il B. concludeva:
Yet I have this impression, and in stating it I epitomize my keen admiration for Gestalt
psychology, an admiration which is founded upon my belief that Gestalt psychology is
not what it claims to be... The virtue of Gestalt psychology is that it is simply psychology
and as old as experimental psychology. (E. G. Boring, Psychology for Eclectics in:
Psychologies of 1930, Worcester Mass., 1930, 127 n., e 123-124). Lo stesso A. vede la
condizione fondamentale di un progresso della psicologia nel liberarsi dai preconcetti

filosofici che finora lhanno dominata: cos il concetto di fenomeno deve significare
soltanto i data della esperienza immediata; quello di esperienza deve limitarsi
allesperienza individuale;| quello di coscienza devessere liberato dallarbitrario
significato di oggettivit immanente (idealista); quello di introspezione deve essere
svestito dal significato tradizionale di analisi in elementi belle fissati una volta per
sempre. Ma come si arriver a questo? Il B. risponde: rigettando il dualismo cartesiano
di anima e corpo che ha dominato la psicologia negli ultimi tre secoli, e ci senzalcun
diritto (Ibid., 119).
Questa franca persuasione del B., da me conosciuta molto tardi, ha dominato prima
questa ricerca e poi la composizione stessa dei due lavori. La psicologia moderna,
soprattutto nelle sue direzioni pi attuali (la qualit di forma, la Totalit e la
Gestalt), si risolve in una critica del razionalismo cartesiano, pi e prima che del
principio di associazione. Perci non chi non veda come la fenomenologia
contemporanea possa avanzare delle sostanziali riserve allo sviluppo del pensiero
europeo negli ultimi tre secoli. Assieme a molti storici e psicologi, anchio ritengo che la
fenomenologia sperimentale contemporanea si avvia od almeno si avvicina, a volte a sua
insaputa, verso la concezione aristotelica della vita e della conoscenza; il secondo saggio,
prevalentemente teoretico, vorrebbe dare agli indiz sparsi unelaborazione coerente e
continua.
In tutto il mio lavoro, di esposizione e di ricostruzione, ho creduto bene di attenermi ai
problemi della conoscenza ed a qualche accenno sostanziale a quelli della condotta: su
ci mia persuasione che la Nuova Psicologia ha realizzato dei progressi innegabili che
non permesso pi dignorare. Il Monzel, fra i cattolici, ha recentemente applicato il
concetto di Struktur gestaltista alla nozione di Societ (Kap. 5, 1-4). Diversamente
dal Khler, che mostrava qualche incertezza (C, 260 n.), egli trova evidente il concetto di
Gestalt nelle manifestazioni sociali: il senso di un giudizio, lo stile di un discorso, lo
spirito di unepoca... Il M. sispira (146) al Dilthey: Die Beziehung von Zweck, Struktur
und Funktion, die mit dem naturwissenschaftlichen Organismusgedanken gegeben ist, ist
im Reich der Biologie nur hypothetisch eingefhrtes Hilfmittel, in der geschichtlichgesellschaftlichen Wirklichkeit aber erfahrbare Tatsache (Dilthey, W., Einleitung in d.
Geisteswissenschaften, 71).
Il tentativo per mi pare ancora prematuro e, comunque, si tratta di applicazioni da cui ho
voluto espressamente prescindere. Losservazione vale, bench in misura minore, per
quei campi psicologici, non ancora esplorati od appena toccati dai gestaltisti, come p. es.,
la parapsicologia (cfr.: Glck), rispetto ai quali lattitudine pi sensata ancora quella di
una prudente attesa.
3. In questo secondo dopoguerra la psicologia della percezione ha subito complesse e
profonde trasformazioni di metodi e princip, allargandosi a tutte le branche del
comportamento umano. Dalla psicologia| delle scuole tedesche, turbate dalla II guerra
mondiale e dalle sue immediate conseguenze, le ricerche si sono enormemente sviluppate
nel mondo anglosassone ed in particolare negli Stati Uniti dAmerica. Come
presentazione dinsieme si possono segnalare: Bruner, J. S. e D. Krech, Perception and
personality: a symposium, Duke U. P., Durham 1950. Blake R. R. e G. V. Ramsey,
Perception, An approach to personality, Ronald, N. York, 1951. W. Ehrenstein, Probleme
der ganzheitspsych. Wahrnehmungslehre3, Leipzig, 1954. Allport, F. H., Theories of
perception and concept of structure, A review and critical Analysis with an introduction to

a dynamic - structural theory of behavior, J. Wiley & Sons, London-N. York, 1955.
Hamlyn, D. W., The psychology of perception, A philosophical examination of Gestalt
Theory and derivative theories of Perception, The Humanities Press, N. York, 1957. Il
vol. di Allport per la sua ampiezza di analisi e quello di Hamlyn per il suo vigore sintetico
e critico sono, a nostro modesto avviso, le guide pi indicate per orientarsi nella selva
oscura delle pi recenti critiche ed esperienze. LEhrenstein indispensabile per
lapprofondimento dei concetti e per lacume nella discussione delle esperienze.|

Introduzione
Sommario. Il fatto immediato della percezione. Il contenuto della percezione.
Lunificazione percettiva e la situazione psichica. Piani oggettuali e gradi funzionali.
Psicologismo, logicismo e dualismo gnoseologico. La posizione realista.
Gnoseologia formale e gnoseologia materiale o fenomenologia. Kantismo e
Fenomenologia: il pensiero silenzioso di W. Dilthey e la dualit di presentazione e
funzioni di C. Stumpf. Rapporti fra la fenomenologia e la gnoseologia: divisione
dellargomento.
I
1. Il fatto immediato della percezione
Una fondazione teoretica del valore della conoscenza non pu essere data che per un
esame che lo spirito opera dentro di s sopra gli atti, i contenuti e le forme di conoscenza
che egli produce e di cui anche vive. Fra le forme complete del conoscere simpongono
subito la percezione ed il giudizio: nelluna si fanno presenti gli oggetti concreti della vita
vissuta per una presenza di fatto: nellaltra gli oggetti ed i loro valori rendono esplicita
la propria presenza per il riferimento, che in essa opera lintelletto, ai contenuti e princip
assoluti dellessere.
La fondazione critica ha da cominciare dalla percezione o dal giudizio? certo anzitutto
che una fondazione completa ha da abbracciarli ambedue, perch ciascuna delle due
funzioni ha il suo fondamento, quasi la sua proiezione gnoseologica, nellaltra e luna
insufficiente senza dellaltra. Quanto al cominciare, molti inclinano a far precedere alla
percezione lanalisi critica del giudizio, che certamente viene prima per importanza. Ma
siccome tale analisi stata fatta oramai| molte volte e spesso ha finito per sopprimere la
prima, ho creduto bene di procedere in senso inverso, che il pi naturale, perch la
realt prima vissuta che classificata ed i contenuti concreti hanno immanenti, sia pur
rozzamente, anche gli astratti, mentre non pu esser vero il contrario.
Il punto di partenza sia quindi il fatto della percezione. Io sto alla finestra, e vedo una
casa, degli alberi, il cielo. Teoreticamente io potrei provarmi a contare e dire che vi sono
davanti a me 327 luminosit e toni di colore. Ma ho io veramente davanti a me 327
luminosit e toni di colore? Niente affatto: io ho davanti a me il cielo, la casa, lalbero e
nessuno pu riuscire ad avere queste 327 luminosit davanti a s. Ed anche quando fosse
possibile un calcolo cos buffo ed implicasse 120 luminosit per la casa, per gli alberi 90,
per il cielo 117, io avrei almeno questa combinazione e divisione del tutto, e non laltra
127 + 100 + 100, oppure questaltra 150 + 177. La divisione concreta del paesaggio, che
io vedo, non determinata da un modo arbitrario di organizzazione che dipende dal mio
puro capriccio: al contrario io vedo una combinazione e divisione che data davanti a
me....
Oppure ascolto una melodia. E consta, supponiamo, di 17 note, con il suo
accompagnamento di 32 note. Quello che io sento la melodia con laccompagnamento,
e non semplicemente 49 note, e meno ancora 20 + 29. E questo si verifica anche quando
gli stimoli non sono continui. Io percepisco chiaramente la melodia ed il suo
accompagnamento anche quando le note siano suonate da un vecchio orologio a suoneria,
allora che ogni nota separata da tutte le altre1. La descrizione di Max Wertheimer, il
caposcuola della teoria| della forma (Gestalttheorie), che ha rinnovato radicalmente i

metodi dellanalisi fenomenale, in opposizione alla psicologia tradizionale.


Vicina alla descrizione del Wertheimer negli intenti e perfino nei termini, la descrizione
di Th. Reid, il fondatore della Scuola del common sense a cui si deve il primo tentativo
di reazione contro la dissoluzione degli oggetti desperienza, che aveva fatta la scepsi
humiana. Io percepisco, dice il Reid, un albero che cresce davanti alla mia finestra; qui
c un oggetto che percepito, ed un atto della mente dal quale esso percepito...
Loggetto (lalbero) risulta di un tronco, di rami e di foglie, ma latto della mia mente dal
quale esso percepito non ha n tronco, n rami, n foglie. (In questatto) io non vi trovo
cosa alcuna che assomigli (fisicamente) ad esso (oggetto), non pi di quanto vi pu
assomigliare un ricordo dellalbero, o limmaginazione del medesimo2. Questa
descrizione tende a rilevare il modo originale di essere che loggetto assume nel
conoscente; c qui il riconoscimento, gnoseologicamente importantissimo, del contributo
essenziale che il soggetto porta allatto del conoscere. Esso accentuato, in rapporto a
tutto il problema generale delloggettivit, perfino in una descrizione di un idealista
contemporaneo, nella quale interessante il rilevare come la presentazione dei fatti possa
essere soverchiata dalle preoccupazioni sistematiche.
Affacciandosi alla finestra, un uomo si vede innanzi la casa dirimpetto, e dice, senza
nemmeno sospettare desprimere unopinione discutibile: vedo la casa dirimpetto: la casa
in cui abitano altre persone, in cui egli stesso entr pi volte per visitare un amico, ecc.;
la casa reale. Questo carattere costituente loggettivit cos dominante nella visione, che
ciascuno, inclinato quasi a metterne in seconda linea un altro, pure notissimo e
importante: che la casa veduta da lui. A riconoscer questo luomo volgare non pensa che
in certe occasioni; a chi, per es., mettesse in dubbio lesattezza di certi particolari,
risponderebbe: pure li ho visti io stesso co miei occhi,| come pure a chi davanti alla casa
negasse qualche particolarit, non mancherebbe dopporre: non vedi?, parola da cui
risulta che la coscienza di vedere ognuno lha, e ognuno la suppone in ogni altro. Ebbene,
tra questi due caratteri della visione c una opposizione...: che il mio vedere sia laver io
una sensazione, che appartiene soltanto a me, soltanto in certe condizioni, indiscutibile.
Cos essendo, la mia coscienza essendo cio occupata per intero in un fatto psichico mio,
come si pu dire che io vedo la casa reale, cio che me ne accorgo e ne ho coscienza? La
casa e limmagine non sono uguali, n simili, soltanto vi , tra luna e laltra, una
relazione di corrispondenza, per cui limmagine ci serve a dirigere le nostre azioni
rispetto alla casa. Il che si esprime dicendo: il fatto psichico di cui siamo consapevoli
limmagine della casa3.
Gli Scolastici ed i Tomisti sono portati ad accentuare la priorit critica del giudizio, e
dalla riflessione sul suo funzionamento pensano di poter riuscire ad una giustificazione
del contenuto della conoscenza in generale: essi rischiano di scambiare cos il problema
del valore con quello del contenuto, ed alle volte fanno sospettare se forse non aderiscano
inconsciamente a qualche forma di sintetismo assoluto, empirista o razionalista. Le
produit synthtique du jugement, secondo il P. Marchal, constitue la vritable donne
immdiate et le point de dpart naturel de la rflexion critique... Toutefois, au sein mme
de lobjet total, que le jugement prsente la conscience, notre regard intrieur discerne
des aspects partiels, secondaires, quil en isole par une sorte dabstraction. Grce cette
analyse, mergent, devant notre pense rflchie, des units objectives plus lmentaires,
correspondant au simple concept, et dans un plan infrieur, la pure sensation... Notre
exprience psychologique ne connat, ltat pur, ni simple apprhension, ni sensation:

toujours la sensation saperoit travers un concept, et le concept travers un jugement.


Le jugement, voil le vritable centre dobservation de notre psychologie humaine,
comme il est aussi la donne centrale de notre critique humaine de la| connaissance4.
Che il giudizio sia il centro di osservazione per una critica della conoscenza umana,
passi; che lo sia anche della analisi fenomenologica, non lo credo e mi pare anzi
pericoloso. Il giudizio pone un doppio problema ed una doppia esigenza doggettivit,
secondo che si tratta del suo contenuto o del suo valore. Il problema del valore pu essere
fondato del tutto a priori senza riguardo alle presentazioni fenomenali delloggetto? La
risposta, appunto per una conoscenza umana, non chiara e non deve essere esclusiva.
Lo di meno la risposta al secondo problema, quello della fondazione del contenuto. Il
giudizio assolve la sua funzione nellatto categorematico: suppone perci il contenuto,
non soltanto dei termini, ma delloggetto stesso rispetto al quale il giudizio afferma (o
nega) lidentit dei termini e dei rispettivi contenuti. A questo modo, allora, vero
piuttosto il contrario: il giudizio che si riduce ad una forma di astrazione in quanto
coglie nella ricchezza di un oggetto, presente nellapprensione percettiva, un particolare
aspetto: come quando dico che Pietro un uomo astraggo, e devo astrarre, se sia
musico, padre, figlio...; similmente quando dico vedo una casa... astraggo| dal cielo e
dagli alberi, tanto vero che per tenerli presenti nel giudizio, ho bisogno di una triplice
affermazione: io vedo la casa, gli alberi, il cielo...5.
Pertanto il vero punto di partenza di una psicologia, ed almeno fino ad un certo punto
anche di una critica della conoscenza, quella forma di tutto inizialmente dato alla
coscienza nel quale lintelletto possa trovare presenti od in qualche modo adombrati i
contenuti ed anche le forme stesse di connessione che saranno poi affermate nel giudizio.
In altre parole, il giudizio bens una sintesi, ma una sintesi che suppone unanalisi ed
una segregazione delloggetto nelle sue parti e nei suoi aspetti, di cui uno,
nellaffermazione del giudizio, viene restituito alloggetto; ed in quanto il giudizio
una sintesi esplicita (in actu signato) di una sintesi implicita (in actu exercito) che esso
il portatore della verit (o della falsit). Dove si trova questa sintesi implicita? Non
certamente nelle idee singole dei termini del giudizio, prese ciascuna per s, come vuole
il razionalismo, il quale deve procedere necessariamente su questa affermazione fino
allapriorit ed alla costruttivit delloggetto di conoscenza. Le cose, almeno per i giudiz
pi fondamentali nellordine reale, stanno piuttosto in senso inverso6: dato
originariamente un contenuto globale| di ordine percettivo, non puramente amorfo, n
completamente organizzato, ma delineato pi o meno vagamente. In seno ad esso e da
esso si dipartono le due direzioni dellassimilazione conoscitiva, la esperienza sensibile e
lintelligenza, procedenti non in linea retta o puramente parallela, ma secondo rapporti di
convergenza e di mutua complementarit che dir si vogliano. Questo accenno potr
riuscire oscuro ed infatti al suo sviluppo che dedicato il maggior sforzo di tutto il
lavoro: perci bisogna un po pazientare prima di accettarlo o di respingerlo. Intanto
osservo che la posizione del problema, quale potrebbe risultare in alcune forme della
Scolastica ed anche dalle stesse espressioni surriportate, tradisce un concetto
dellesperienza sensibile che non si pu pi difendere. La sensation pure, di cui parla il
P. Marchal, veramente un prodotto di riflessione quanto mai difficile a realizzare ed
essa non pu fornire alcun punto di partenza n per una riflessione psicologica, come
neppure per una riflessione critica: questo ormai un punto pacifico7. Il problema
essenziale| resta quello di stabilire su quali contenuti si esercita la riflessione in questione.

Se su quelli puri del giudizio come tale, allora viene da chiedersi donde essi siano venuti
al giudizio, assieme alle connessioni che vi si predicano, e ci doppiamente: vale a dire,
se sulle idee prese singolarmente, o prese nella loro congiunzione. Sulle idee prese
singolarmente? Allora il giudizio perfettamente inutile e tautologico. Nella loro
congiunzione? Va bene, ma questa stessa congiunzione su quale fondamento viene
affermata? Si dir: su quello dei primi princpi. Anche su questo si pu convenire, ma
questi stessi princpi altro non fanno che sanzionare nellordine dei valori ci che
altrimenti consta nellordine dei fatti e della presentazione immediata degli oggetti: cio
nei contenuti della percezione immediata.
Il principio che si vuol avanzare avr nel seguito della trattazione schiarimenti e
precisazioni che spero dissiperanno i dubb e le riserve che la prima enunciazione,
necessariamente drastica ed esclusiva, potr suscitare. Comunque, il suo intento
unicamente quello di dare allintelligenza un valido fondamento per il suo oggetto
nellambito della vita umana.
2. Il contenuto della percezione
Io vedo la casa dirimpetto: scrutiamo un po questa proposizione assai semplice che
nella forma grammaticale lascia trasparire un significato immediato.
Si hanno anzitutto due posizioni concrete: il soggetto (Io), e loggetto (la casa); due
posizioni che non sono pi disparate, ma correlate per la relazione onde il soggetto chi
conosce e loggetto ci che conosciuto, e per la quale c quella relazione di
corrispondenza affermata dal Varisco. Tutto questo suppone che tanto il soggetto come
loggetto in un certo istante passano realmente o almeno logicamente dalla posizione
assoluta a quella relativa, cos che il soggetto conoscente diventa si porta verso
loggetto conosciuto; e loggetto conosciuto viene a far parte delle attuazioni del
soggetto, portandosi, a sua volta, verso, anzi dentro il soggetto. Il problema della
conoscenza del concreto esige che siano messe| in evidenza le condizioni che rendono
possibile questa mutua convergenza delloggetto e del soggetto.
Una prima forse la pi spontanea spiegazione quella che potrebbe richiamarsi
allattenzione: io vedo la casa, lalbero, stando alla finestra; vedo dei libri, una penna sul
tavolo da studio; vedo unautomobile nella via, perch ci bado, ci presto attenzione. Molti
psicologi hanno trovato questa una spiegazione consistente. Ad essa per si pu rivolgere
ed stata rivolta una difficolt radicale, quella dignorare il problema delloggetto:
essa non spiega loggetto nel suo contenuto e tanto meno nel rapporto che ha verso il
soggetto; e del soggetto, nel rapporto che ha verso loggetto, mette in rilievo solo uno dei
fattori il pi appariscente, non certamente quello costitutivo che fanno il soggetto
presente alloggetto. Essa spiega se poi spiega pi il fatto contingente come fra molti
oggetti, presenti fisicamente, uno si faccia presente psichicamente e non un altro, che non
il fatto, ben pi importante e generale, del come il soggetto possa ad un certo momento
aprire le proprie capacit assimilative verso loggetto, come tale. Lasciamo quindi da
parte questa spiegazione, e per appianare un po le difficolt cerchiamo di renderci conto
pi da vicino delle caratteristiche del fatto percettivo.
Io vedo un albero...; lalbero un tale e tale oggetto il quale consta di un tronco, di
rami, di foglie e, se la stagione lo comporta, di fiori e di frutti. Questa complessit invece
di nuocere, rafforza la mia persuasione che ho di apprendere, hic et nunc, un oggetto ben
determinato: lalbero. Diciamo pertanto che la percezione lapprensione di un oggetto
unificato.

Lalbero consta di tronco, rami, foglie... Lalbero, come oggetto di percezione, ha una
propria configurazione pi o meno simmetrica, ma caratteristica nella sua specie ed una
propria configurazione particolare lhanno pure il tronco, i rami, le foglie, ed per questa
configurazione che io mi rendo conto di trovarmi dinanzi ad un albero ed a ciascuna delle
sue parti. La percezione pertanto lapprensione di un complesso configurato.
Configurazione ed unit sono forse una cosa sola:| per intanto esse appaiono due distinti
momenti fenomenali.
Ma io non potrei percepire la configurazione dellalbero e delle sue parti se non vedessi
le parti dellalbero cariche di un determinato tono di colore: chiaro, oscuro e le diverse
variazioni cromatiche, perch locchio non vede che colori. La percezione quindi
lapprensione di un oggetto qualificato.
Lalbero che vedo, stando alla finestra, un dato oggetto nel campo dellesperienza; ha
una certa configurazione, che si fa presente con certi toni di colore. Si tratta per di
sapere perch lalbero un albero, cio quelloggetto determinato, che diverso da una
pietra, dallarcobaleno, da un cane..., e da quantaltri oggetti si possono presentare
nellesperienza. Il fermarsi ai colori od anche alla configurazione non pare sufficiente, od
almeno questo non pu esser un criterio da applicare in modo assoluto. Poich lalbero,
che io vedo, pu cangiar di colore; pu perdere foglie, fiori e frutta; pu esser privato in
parte ed anche in tutto, dei suoi rami; pu, perfino, esser mutilato nel tronco... ed io posso
dire di vedere ancora un albero, che certamente un albero malconcio, ma che sempre
un albero. E malgrado questa sua estrema riduzione e povert, esso ha pi valore delle
mie pi ricche imaginazioni poich, al sopravvenire della primavera, esso pu riprendere
la sua vegetazione, buttare nuovi germogli, rifare i suoi rami ed affermarsi ancora nello
spazio e nel tempo, tenere un posto nella realt come una volta. Pertanto lalbero che io
vedo una sostanza reale, cio nettamente differenziata nel mondo degli oggetti. Ed
una sostanza realmente esistente; non un albero dipinto o veduto in sogno; gli alberi
dipinti o veduti in sogno non buttano germogli a primavera, n fanno fiori o frutti; o, se li
portano dipinti e sognati sintende sono germogli che non avanzano, e fiori che non
odorano n maturano, frutti che non saziano.
Loggetto quindi della percezione non tanto una qualit, bench non sia dato senza un
corteggio di qualit; non neppure la configurazione, bench anche questa sia
indispensabile al suo apparire. Esso piuttosto il concreto in una certa sua completezza
caratteristica che va intesa sotto due aspetti.| Uno, pi interiore, che fa capo alla struttura
propria delloggetto, come tale oggetto; e questa struttura, se, in un primo momento,
rivelata dai toni di colore e dalla configurazione esteriore, in un secondo momento
compresa esser anteriore ad essi ed anzi la ragione dei medesimi, cos nel loro essere
come nel loro variare. Un altro, pi esteriore, che lesercizio attuale dellesistenza8 che
compete alloggetto della percezione e che non compete o almeno non sappiamo
immediatamente se compete agli oggetti delle altre forme del conoscere, siano esse
inferiori o superiori. In altre parole, proprio della percezione di portarsi sullessere e
nellessere reale, tanto sotto lo aspetto dellessenza, come sotto quello dellesistenza ed in
tal modo si noti bene che luna e laltra non restino disgiunte, ma appaiano realizzarsi
a vicenda.
3. I piani oggettuali nella percezione
Ritenendo che loggetto del percepire abbia quella densit di contenuto che stata
descritta, dirigiamo ora la osservazione non pi sulle qualit particolari, ma sulle qualit e

determinazioni generali e pi chiaramente differenziate. Diciamo pertanto che quando si


riprenda la descrizione fenomenologica, posta a punto di partenza dellindagine, non
difficile accorgersi che il contenuto delloggetto non assolutamente omogeneo. Esso,
pur nella immediatezza che presenta come un tutto attuale, si articola, di solito, come un
complesso nel quale si possono individuare dei piani oggettuali di consistenza varia.
Le determinazioni di un oggetto concreto, come il nostro (lalbero), che rappresenta il
tipo classico degli oggetti desperienza, non sono poste tutte su di uno stesso piano: del
resto, se cos fosse, non sarebbe pi possibile larticolazione di cui si parla; poich
mancherebbe ogni criterio di subordina|zione che si esige per la realizzazione di qualsiasi
ordine e struttura, e non pu perci esser assente nel conoscere.
a) Vi si notano anzitutto le qualit pi esteriori: colori, suoni, odori, sapori, qualit tattili
ed, in generale, le qualit alle quali corrisponde nel sistema psichico recettore un
particolare organo periferico, e per le quali detta valere la legge dellenergia specifica
del Mller. Bench tali qualit possano anche essere caratteristiche degli oggetti, non lo
sono sempre per tutti, o non lo sono necessariamente e possono variare in classi di oggetti
della stessa specie (variet) ed anche nello stesso oggetto, che venga a trovarsi in uno
stato nuovo di circostanze, compatibili con il mantenimento della identit fondamentale
del suo essere.
b) Altre qualit appaiono pi aderenti e pi stabili: la grandezza, la figura, la posizione
nello spazio. Le qualit come queste bench, come si visto, il criterio non sia assoluto
presentano un grado maggiore di appartenenza con loggetto ed acquistano anche una
maggiore consistenza psicologica per il fatto che non cadono nellambito esclusivo di un
organo singolo, ma sono afferrabili da pi sensi, almeno da due (vista e tatto).
c) C infine loggetto, come tale e cio: 1) come un alcunch di determinato nel campo
degli oggetti desperienza, non solo perch colorato in tal modo od avente tale figura, ma
perch tale essere, onde appunto ha tale colore e tale figura e tali relazioni reali con gli
altri oggetti; 2) come avente di fatto latto di esistere. Adottando una terminologia del
Musatti9, possiamo indicare questi tre piani come campo sensoriale, campo percettivo e
campo oggettivo, purch questi termini non vengano tirati a significati troppo esclusivi:
cos p. es. il campo percettivo ha anche per noi un significato pi ampio di quello
indicato, perch pu estendersi tanto al I come anche al III. Forse il parlare, come io
preferisco, di piani oggettuali si presta di meno allequivoco.|
Con lammissione esplicita dei piani oggettuali, il percepire non pu esser lasciato
essere un puro fatto, ma si pone necessariamente come problema. Infatti cosa pu
restare dellunit delloggetto nella sua struttura e nella sua unit, con lammissione di
questi tre piani? Si potrebbe sfuggire alla conseguenza, interpretando la detta divisione
come un artifizio puramente formale, dovuto allanalisi e allastrazione, mentre loggetto,
nella sua attualit ed in un ordine superiore, conserva una struttura unitaria. Ma
questipotesi, se pretende di rimanere sul campo dei fatti, ignora il problema; se, invece,
fa appello a princpi sistematici com il caso pi frequente nellidealismo lo fa in
modo arbitrario o che almeno non si sa come possa ora, allinizio della discussione, esser
riconosciuto legittimo. Non resta quindi che riconoscere francamente che i tre piani sono
nel loro ordine eterogenei, cio inderivabili, cosicch non permesso concepirli
articolantisi in modo continuo. I colori sono colori, e le figure, figure; n possibile avere
dei colori accozzando delle figure, e viceversa; e colori e figure non sidentificano con la
sostanza, poich, entro certi limiti, questa pu conservarsi ed essere riconosciuta anche se

quelli variano, come nellalbero privato di rami e mutilato nel tronco.


Ma leterogeneit di contenuto, nei piani, non significa una estraneit reale ed
incompatibilit. Al contrario, nella percezione essi sono dati sempre insieme per la
costituzione di un oggetto unico poich non c corpo che non sia figurato in qualche
modo; n possibile lapparire di una figura che non abbia colore: non sarebbe per
definizione visibile. E quello che ancora pi sorprende, si che nella percezione io mi
rendo conto di afferrare immediatamente e insieme tutti e tre questi piani secondo una
unificazione oggettiva che una appartenenza reale di contenuti reali di un oggetto. I due
termini sottolineano fortemente la tensione di princpi, cio il dilemma che affiora in
questa pi accurata considerazione del fatto percettivo. La molteplicit ed eterogeneit
dei piani esige che lunit oggettiva sia appunto una unit di molteplicit e non di
semplicit e sottintende perci, accanto ad un settore di| dati, un qualche processo
costruttivo che porti alla unificazione10.
Daltra parte lunit delloggetto reale e lappartenenza dei piani ad un tale oggetto non
consentono di pensare ad una creazione casuale o libera. Bisogna allora supporre che gli
strati si integrano nelloggetto secondo leggi che siano intrinseche tanto al presentarsi
delloggetto al soggetto, come al modo di attuarsi del soggetto nelloggetto. La difficolt
consiste tutta nello spiegare come sia compatibile un concetto di integrazione, con la
consistenza e lunit, che pare inderivabile, delloggetto.|
Questa compatibilit non manca di buoni indiz. Anzitutto i due piani della sensibilit,
trovati essere inscindibili di fatto, lo sono anche di diritto tanto ex parte obiecti, come ex
parte subiecti, poich non si dnno figure pure che in geometria. Invero le figure della
natura sono sempre qualificate; il soggetto assimila ambedue i generi delle manifestazioni
corporee e nellunit di una medesima opera apprensiva: la sensibilit. Da questo si
arguisce che i due piani possono trovarsi in dipendenza funzionale luno dallaltro
nellunificazione percettiva, non solo senza che ne venga un qualche danno o
impedimento allunit delloggetto ma piuttosto essa ne costituita. Un rapporto di
dipendenza simile ma non identico va affermato anche fra la sensibilit ed il terzo
piano, nel quale loggettivit costituita definitivamente nellambito della realt. Come
io non vedo dei colori che non siano figurati, cos anche le cose che vedo hanno tutte
determinate figure e colori, e bench le cose non siano riducibili a colori e figure, io non
posso individuare cosa alcuna se non riferendomi ad una qualche figura ed a colori o
qualit sensibili: solo allora posso dire: un uomo, un albero, una gallina. E questo
tanto vero che se la qualit sensibile o la figura diventa equivoca o incerta, pu avvenire
che il processo di percezione sarresti; e se la disposizione dello stimolo porta alla
produzione di due figure, io ho la persuasione di percepire due persone, due alberi...; e si
tratta di una percezione autentica, anche se di fatto unillusione che per i fini della vita
sono interessato a correggere.
4. Lunificazione percettiva e la maturazione psichica
Laver riscontrato nei piani oggettuali lappartenenza di contenuti molteplici ad un
oggetto unico, ed una dipendenza funzionale del soggetto rispetto alloggetto entro lo
stesso atto del percepire, costituisce indubbiamente un contributo positivo per la ricerca
duna soluzione; ma si tratta dun primo passo soltanto. Infatti assieme al problema del
come i tre piani possano integrarsi ed unificarsi, ci si deve anche chiedere come gli
stessi piani una volta riconosciutane leterogeneit si costi|tuiscano prima in se stessi
e poi come ciascuno di essi partecipi alla realizzazione delloggetto nella sua integrit.

Questa ricerca simpone per il fatto che ben diverse sono le attitudini percettive allinizio
della vita cosciente di quando lesperienza siasi sviluppata e differenziata.
Una prima soluzione, apparentemente logica e di buon senso, potrebbe consistere
nellammettere che i tre piani si distinguano non soltanto nel contenuto, ma anche perch
ciascuno entra a far parte della vita cosciente ad un dato momento, che anteriore o
posteriore a quello nel quale entrano gli altri; ogni strato poi si attuerebbe per gradi,
passando successivamente da oggetti di minimo contenuto a quelli di contenuto pi
denso, il quale non sarebbe in certo modo, che la sommazione dellesperienza precedente.
E come, nel mondo fisico, lunione naturale degli elementi non avviene a caso, ma
obbedisce a determinate leggi di composizione, altrettanto si verifica nelle sintesi
psichiche cos che lo sviluppo dellesperienza si viene a costituire gradualmente. La
forma pi logica od estremista di questa teoria, che indicata comunemente con il
termine Associazionismo, ritiene che le leggi della sintesi devono spiegare il fatto
percettivo in ogni suo grado e forma: esse non si limitano a ciascun piano in particolare,
ma devono spiegare anche e soprattutto il passaggio da un piano allaltro. Per la teoria
elementare pertanto i tre piani si succedono in rigorosa continuit lineare, nella
direzione che va dal basso in alto. Allinizio, non c che lapparizione isolata di qualit
elementari (I piano); nel corso dellesperienza queste qualit si associano in complessi; i
complessi, per la posizione privilegiata che viene ad avere in essi qualcuna delle propriet
elementari (p. es. la sensazione di movimento tattile, al I piano) presente nel gruppo,
operano la trasformazione percettiva, che la percezione di una qualit nuova:
lestensione, la figura, la distanza (II strato). Si dica altrettanto per il passaggio dal
secondo al terzo strato, ed infatti lAssociazionismo rientra nellEmpirismo per il quale
lintelligenza non una facolt originale, ma una forma pi complessa della sensibilit.|
LAssociazionismo, sotto le pressioni della critica ed il progredire dellindagine
sperimentale, sub per opera di pensatori e psicologi di gran valore, frequenti e profondi
rimaneggiamenti, tanto che non possibile riassumerlo in una formula che abbracci un
nucleo di dottrine essenziali a tutte le scuole. Tutte invece convengono nel programma,
quello di spiegare lo sviluppo e lascesa dei fatti di coscienza come effetto, diciamo cos,
di una generazione equivoca.
Per questo, lElementarismo, nonostante i notevoli successi ottenuti allinizio, non riusc
mai ad imporsi, e dovette dividersi il campo con la corrente antagonista, detta
Apriorismo, o, pi genericamente, Razionalismo. Esso suppone che luniversale ed ogni
ordine e struttura nella conoscenza sono di natura immediata e data, non costruibile dal
basso; per questo non sono i processi inferiori la ragione dei superiori, ma piuttosto i
primi non si attuano che in seguito e in dipendenza dei secondi. Lo sviluppo
gnoseologico qui avviene nella direzione dallalto in basso: allora non pi il caso di
parlare di sviluppo, quanto invece di regressione, di degradazione dellintelligibile nel
sensibile, delluniversale nel particolare, della appercezione luminosa delle verit
immutabili e della proiezione delle medesime nelle oscure intuizioni dei sensi.
Il problema intrinseco ad ogni Razionalismo diviene allora quello di spiegare al
contrario di quanto si verifica nellEmpirismo come il soggetto sia un puro soggetto
cio un inerte ricettacolo o depositario di quei contenuti intelligibili, i quali ripetono la
propria origine e la propria presenza, non dalle energie apprensive del soggetto
particolare, ma dallattuarsi che si ha nei soggetti particolari di un Intelletto, Spirito,
Coscienza o Attivit universale.

In questa direzione speculativa tutto linteresse vlto alla spiegazione della natura dei
primi contenuti universali e della maniera nella quale lIntelletto universale li pu
comunicare ai soggetti particolari (Innatismo, Armonia prestabilita, Ontologismo,
Tradizionalismo, Idealismo...). Il problema della percezione o vi completamente
trascurato, od, al pi, considerato come un epifenomeno che accade alla mente,
quando| per soddisfare alle esigenze particolari della vita, deve mettersi in contatto con il
flusso caleidoscopico dellesperienza sensibile. E per questo non c ragione che ci
occupiamo pi direttamente del Razionalismo.
stato Kant a proclamare nellet moderna il carattere fittizio di ambedue i metodi isolati
introducendo per primo, nella filosofia del suo tempo, il principio metodologico che una
teoria adeguata della conoscenza umana devessere quella non di unintelligenza pura, n
di una pura sensibilit, ma di unintelligenza che insieme legata intrinsecamente, nel
suo attuarsi completo, alla sensibilit. Kant introduceva cos il Dualismo, in
gnoseologia, come soluzione per un sapere che sia ad un tempo valido, cio necessario ed
oggettivo, cio riferibile ai contenuti desperienza (problema dei giudiz sintetici a priori).
E fin qui si pu riconoscere che Kant obbediva ad un urgente bisogno di raggiungere una
teoria del conoscere che fosse al di l dei punti stagni dellEmpirismo e del
Razionalismo, ed in questo si pu ben dire chegli si avvicinato alla forma mentis
aristotelica pi di qualsiasi pensatore del suo tempo. Ma se egli abbia di fatto realizzato il
suggestivo programma, che si legge nellIntroduzione alla Kr. d. r. Vernunft, e fin dove
sia riuscito a neutralizzare gli inconvenienti dei due sistemi contrastanti, ancor oggi
oggetto di discussione. La risposta sarebbe assicurata qualora si potesse mostrare che la
critica kantiana si portata ad un livello superiore di considerazione tanto per
lesperienza, quanto per la ragione: ma ci pare difficile affermarlo, non solo a giudicare
dallo sviluppo storico del kantismo, ma dalle dichiarazioni dello stesso Kant che afferma
espressamente di accettare la critica negativa di Hume allesperienza e di voler superare
la seconda con lestensione di un principio che era stato, sia pure parzialmente, intravisto
ed abbozzato dallo stesso scettico scozzese11. Comunque la cosa sia,| va segnalato il fatto
che il sistema kantiano, contrariamente alla persuasione del suo Autore, non stato che
un punto di partenza per una rielaborazione originale che ha portato a quelle stesse forme
pi ardite del filosofare contro le quali egli stesso era insorto. Segno questo che nel suo
sistema il senso e lintelletto, lesperienza e la ragione, la cosa in s e il fenomeno... erano
rimasti, nonostante il tentativo di avvicinarli, estranei lun allaltro. Laver constatato il
fallimento sistematico e non siamo stati i primi a farlo del tentativo kantiano, non
significa senzaltro una condanna dellidea metodologica che lha ispirato. Per questo la
considerazione del contributo kantiano deve avere il suo posto in qualsiasi teoria della
percezione, anche perch, in fin dei conti, sempre a Kant che si rifanno non poche
tendenze neokantiane del pensiero contemporaneo, le quali insoddisfatte delle soluzioni
estranee, che furono date al principio kantiano dellautocoscienza (attualismo), ritornano
ad affermare la necessit di salvaguardare i diritti dellesperienza e del cosiddetto
soggetto empirico, tanto che pretendono di esser riconosciute come forme di schietto
realismo. Le avvicineremo nel secondo volume pi strettamente teoretico di questa
nostra ricerca per vedere se realmente siano da reputarsi tali.
5. Piani oggettuali e gradi funzionali
Lanalisi dei piani delloggetto richiama la considerazione del soggetto.
Nellesperienza: io vedo la casa dirimpetto, la posizione delloggetto al soggetto deve

avere per riscontro la posizione del soggetto alloggetto. Non si d quindi soltanto un
farsi presente delloggetto rispetto al soggetto, ma si d anche un movimento del
soggetto verso loggetto. In parole pi chiare: in ogni conoscenza sono da distinguere un
contenuto oggettivo ed un atto o funzione per la quale il contenuto delloggetto fatto
presente al soggetto. La conoscenza si rivela infatti come un avere immanente e
immateriale, cio come una presenzialit spirituale di un dato contenuto. Si
distinguono comunemente forme varie di cono|scenza; per riguardo ai contenuti si dnno
il sentire e lintendere, secondo che si hanno presenti le apparenze esteriori delle cose,
oppure le loro nature assolute. Fra il sentire e lintendere si pone il percepire. Su questo
forse tutti possono convenire, ma non facile dire come il percepire possa sorgere fra
questi due poli della conoscenza umana: se esso sia una funzione originale e, qualora lo
fosse, se debba rientrare nellambito della sensibilit o dellintelligenza. Per i Monismi
gnoseologici il percepire una funzione derivata e secondaria rispetto al sentire o
allintendere; solo il Dualismo quindi pu attribuire al percepire un proprio valore noetico
in quanto ammette lautonomia di contenuto di ambedue gli ordini, sensibile ed
intelligibile, e la possibilit, anzi la necessit, di una integrazione mutua ai fini della
conoscenza adeguata.
Sentire ed intendere, presi assolutamente non possono dare la conoscenza adeguata del
reale, perch luno si limita ai contenuti fenomenali, laltro a quelli intelligibili; ma la
realt non consta n di contenuti fenomenali puri, n di essenze intelligibili, ma di
essenze singolari concrete che si manifestano per i contenuti fenomenali.
Se la percezione la conoscenza che d sul concreto, essa lapprensione del reale, come
tale: essa la conoscenza, senzaltra qualifica, gravida dellessere fenomenale e reale,
ciascuno dei quali non potr esser considerato a parte che per un processo di
segregazione, e quindi di deformazione, pi o meno apprezzabile, dellatto e del
contenuto originario della percezione. Stando cos le cose, la percezione appare il
processo centrale dellattuazione gnoseologica e tutto alla fine dipende da essa12.
Insomma: la percezione in quanto si distingue dalla sensazione e dallintelligenza un
processo fondato od un processo fondante? La questione essenziale dopo lanalisi
dei piani oggettuali.
La filosofia classica, sia greca come medievale, aveva orientato decisamente la
gnoseologia attorno al percepire per|ch essa, in qualunque modo determinasse il
contenuto della realt, ammetteva nelle sue principali correnti che lo spirito arrivasse ad
un contatto con la realt ed il contatto avviene a traverso il percepire. La filosofia
moderna passata dapprima ad un atteggiamento di diffidenza e di poi ad una trascuranza
voluta del percepire: e questo logicamente, una volta che la realt non pi un dato,
ma un prodotto od un contenuto di mediazione trascendentale, che ha perci un
valore secondario e non pi primario rispetto alla percezione intellettiva. E ci a partire
da Kant. La filosofia neo-classica della restaurazione scolastica stata certamente pi
comprensiva; ma non si pu dire che essa abbia sempre misurato limportanza del
problema con lampiezza dindagine che esso esige. Dichiaro subito francamente che la
mia ricerca si collega direttamente ai due poli estremi della filosofia classica e della
fenomenologia moderna, senza per nulla pregiudicare agli altri atteggiamenti. Devo
perci indicare le linee sommarie del metodo che intendo seguire.
Anzitutto che sintende per percezione? Il termine, tanto nel linguaggio spontaneo,
come in quello filosofico, ha un significato assai vago e fluttuante e perfino i dizionar

pi accreditati si trovano a disagio.


Il significato pi generale ed innocuo quello di accorgersi, di aver coscienza..., di
avvertire qualcosa. In questo senso possono dirsi percezioni tanto le cosiddette
sensazioni, come anche le intellezioni; a tutte infatti le forme di conoscenza esplicita
saggiunge un certo grado di consapevolezza. Il determinare pertanto il significato di
percezione, a partire dalla presa di coscienza da parte del soggetto, non porta alcun
vantaggio e lascia il problema intatto. Non si vuol dire che la consapevolezza sia un
elemento superfluo del percepire; tuttaltro! Esso essenziale, ma insufficiente, perch
pi generico che specifico ed in s non ha un senso definito se non entro la
determinazione che viene dai contenuti. Latto si determina entro e per il contenuto:
assaliamo quindi il percepire dalla parte degli oggetti.
C infatti un altro senso pi determinato di percepire| in quanto percezione fatta
sinonimo di esperienza interna in senso stretto. Percezione la conoscenza che lio ha
dei suoi stati interni e dei suoi atti per mezzo della coscienza. Significato questo molto
diffuso ed in s legittimo, ma che diventa ingiustificato e tendenzioso se vuol essere
esclusivo. La esclusivit sarebbe fondata nella immediatezza di presenza che
apparterrebbe in proprio agli stati ed aspetti interni contro gli oggetti di esperienza
esterna. Sta di fatto per che noi abbiamo della presenza immediata di oggetti esterni,
come lalbero, il tavolo, i fogli, la penna..., una persuasione non meno viva e
indiscutibile, in linea di fatto, di quella che si possa avere per una soddisfazione che ci
apre lanimo alla gioia o di un dolore che ci opprime.
Tra i due significati estremi, possiamo quindi tenere per ora un significato intermedio:
percepire laccorgersi di qualcosa in concreto, cio in quanto immediatamente dato
nella sua presenzialit in atto. Nozione limpida e senza pregiudiz, ma ancora iniziale e
che abbisogna di essere portata sul piano della riflessione per ulteriori chiarificazioni.
Dei due momenti od aspetti essenziali del percepire abbiamo analizzato il primo: quello
del contenuto che d loggetto al percepire: toccherebbe ora dire del secondo,
laccorgersi. Del contenuto stato detto chesso si presenta come una molteplicit
pi o meno complessa e pi o meno unificata, ma complessa ed unificata in qualche
modo lo sempre. Laccorgersi, invece, una situazione di coscienza non dialettizzabile,
per la quale non ha senso il parlare di molteplicit e di complessit in quanto per essa
che il contenuto si presenta unificato. Diciamo adunque che laccorgersi, laspetto
soggettivo del percepire, intrinsecamente semplice e immediato. La constatazione non
risolve per il problema, anzi lo pone nel suo senso esplicito. Se loggetto consta di una
molteplicit unificata ed il contenuto non diventa oggetto se non in quanto tale
molteplicit soggiace alla unificazione, laccorgersi percettivo non unattitudine
autonoma e dispersa, ma si pone od appare come garanzia e segno della avvenuta
unificazione della molteplicit. In generale si pu dire, pertanto, che lac|corgersi
percettivo in funzione diretta della unificazione dei contenuti ed il segno della presa di
possesso che il soggetto fa delloggetto, per cui il conoscere un avere spirituale ed un
porre nellordine intenzionale.
Diremo allora che lunificazione, per cui c possibilit di percezione, costituita
dallaccorgersi cosicch loggetto dato unicamente in funzione del soggetto? Lipotesi,
al punto in cui siamo, non ha alcun senso. Quello che ora si pu dire, che laccorgersi
piuttosto condizionato dallunificazione, che non condizionante la medesima.
Lammissione, daltra parte, dei piani oggettuali fa supporre che vi sia, a partire da una

condizione primitiva di dati, unascesa per complicazione progressiva nella


strutturazione delloggetto. Ascesa e complicazione che dipenderanno anche dalle
condizioni dei dati, ma che non devono dipendere meno dal contributo del soggetto, se
questo ha da essere vivo ed operante nella sua pi alta operazione, qual il conoscere. Di
qui viene da concludere che ai piani oggettuali hanno da corrispondere, da parte del
soggetto, delle tappe di elaborazione od assimilazione, di modo che lascesa di
comprensione dei contenuti nei riguardi delloggetto, proporzionale, diciamo anzi
leffetto, della penetrazione che il soggetto riesce a fare delloggetto. Se, perci,
necessario per una teoria della percezione la ricerca dei piani oggettuali, non lo meno
quella delle tappe di organizzazione, le quali rendono possibile al soggetto di salire alla
comunione e partecipazione delloggetto. Loggetto in senso rigoroso, non tutto il dato,
ma quel tanto del dato che il soggetto ha potuto assimilare e mettere a fuoco per
laccorgersi: la strutturazione delloggetto in actu signato non dunque indipendente,
per noi, dal dinamismo del soggetto. Parrebbe di dover concludere che la ricerca dei piani
oggettuali, non pu prescindere da quella intorno alle tappe dello sviluppo psichico. Che
si vuol dire?|
II
6. Psicologismo, logicismo e dualismo gnoseologico
Sono possibili a questo punto tre direzioni, parallele del resto a quelle riscontrate
nellanalisi del contenuto. Gli uni dicono che loggetto quello che , in quanto si
contrappone al soggetto e si pone in s come valore assoluto: il ricorrere, per spiegarlo,
alle funzioni del soggetto una contaminazione iniziale che intacca ogni fondazione
assoluta del suo valore. Cos ai nostri tempi la Fenomenologia pura di Husserl e del
primo Heidegger. Loggetto non pu essere unessenza e questa costituita
intrinsecamente dai suoi rapporti ideali che sono ed esprimono connessioni necessarie nel
campo della oggettivit. Lessenza non pu esser oggetto di manipolazione, ma di
apprensione immediata detta appunto Wesensschau.
fuori del nostro argomento il ricostruire storicamente tale posizione: baster osservare
chessa sorta per reazione alla corrente opposta, dilagante fra gli psicologi nella seconda
met del sec. XIX e agli iniz del XX, che viene designata con il termine di Psicologismo.
difficile per dare a questo termine un significato ben definito. La stessa molteplicit
degli indirizzi filosofici porta un Autore a qualificare per psicologismo la tendenza di un
altro, che a sua volta aveva fatto la medesima accusa ad un terzo, poich listinto della
difesa assai vivo nei cultori del pensiero. Il Dizionario del Lalande qualifica lo
psicologismo come la tendenza a far predominare il punto di vista psicologico sul punto
di vista specifico di qualche altro studio, particolarmente della teoria della conoscenza o
della logica13. Esso quindi un metodo del filosofare che orienta lanalisi dei problemi
verso il comportamento e lo sviluppo del soggetto. Se si fa dipendere il senso e la
soluzione dei problemi dallo sviluppo soggettivo, in modo che i piani ed i valori di
oggettivit hanno tutta la loro ragione dalle funzioni soggettive le quali pongono
senzaltro log|getto, si ha lo psicologismo assoluto. In esso la coscienza la prima
realt, anzi la stessa realt in modo che il divenire della realt ed il suo essere si risolvono
nel divenire e nellessere della coscienza. Applicato alla gnoseologia, che al momento

unicamente ci interessa, lo psicologismo riduce tutte le conoscenze alle forme date


dallesperienza psicologica. Si scambia la funzione per loggetto ed il fatto per la
legge: contro questa forma, verso la quale inclinavano anche il Wundt ed il Lipps, che
sono insorti i fautori del Logicismo, prima Bolzano e poi E. Husserl per rivendicare la
distinzione fra le leggi del divenire e quelle dellessere in s, fra necessit reale e
necessit logica, fra la causa e la ragione. Considerato storicamente, lo psicologismo
rappresenta la reazione fatta, contro lidealismo assoluto, dalla psicologia del secolo XIX,
la quale ha creduto di dover opporre alle deduzioni arbitrarie dei trascendentali una teoria
della coscienza fondata sui fatti, secondo leggi e rapporti scientificamente fondati. Visto
invece nella sua ispirazione intima, lo psicologismo pu essere caratterizzato dalla
priorit incondizionata e fondante che si attribuisce alla coscienza rispetto alloggetto.
Da questo punto di vista, osserva il Ranzoli, lo psicologismo ha le sue prime origini con
Socrate, si matura nella lotta umanistica e religiosa della rinascenza e getta le sue salde
basi con il Cogito ergo sum di Cartesio. E tutta la filosofia moderna, in quello che ha di
originale, pu esser detta uno sviluppo ed approfondimento di tale intuizione, cosicch la
rivoluzione copernicana in gnoseologia avrebbe avuto in Kant solo il teorico
sistematico, non liniziatore. Gi con Locke e Berkeley il principio psicologista tende a
ridurre le forme pi elevate dellattivit dello spirito a quelle pi semplici, ed ai dati
elementari i contenuti pi complessi, mirando a dimostrare la unit di composizione dei
fatti psichici e la totale identit del fatto psichico con il suo oggetto (esse est percipi).
Con Hume, cade ogni forma di dualismo e la realt ridotta al contenuto puntuale della
coscienza (individuale) in un dato istante: questa la forma pi estrema di psicologismo
fenomenista. Kant saccorge della china precipitosa e cerca di fre|nare limpeto della
riduzione fenomenista. Di fronte al soggetto ammessa una cosa in s, di fronte alla
forma si trova la materia; ma da un canto la cosa in s dichiarata impenetrabile e
dallaltro la materia riducendosi a sensazioni amorfe come per Hume che hanno
lordine solo dal soggetto, non sfugge alla soggettivit, di modo che, anche per Kant, la
realt e lesperienza si risolvono in fatti e gradi di coscienza. La rivoluzione
copernicana in Kant ha di peculiare qui la sostituzione della coscienza trascendentale
unica a quella che ancora era ritenuta individuale o molteplice. Limplacabile processo
delle riduzioni idealistiche, culminate in un primo tempo nella dialettica hegeliana ed
oggi nella teoria generale dello spirito come atto puro, possono ben essere considerate
come forme esasperate, logiche certamente, del coscienzionalismo, malgrado le stizzose
proteste di Kant e degli Idealisti14.
Si arriva cos alla piccante conclusione che la polemica fra Psicologismo e Logicismo si
svolgeva entro un principio tacitamente ammesso da ambe le parti di cui, al pi, si
trattava di determinare soltanto lambito ed il senso prossimo; che per gli uni era
individuale, per gli altri trascendentale. Ne seguiva che, per gli uni, gli oggetti e le leggi
dello spirito erano osservabili intuitivamente; per gli altri invece erano oggetto di
deduzione pura a priori. Le strade erano diverse, ma il punto di partenza ed anche quello
di arrivo in realt coincidevano, secondo le confessioni esplicite degli stessi querelanti.
Primato della coscienza individuale o primato della coscienza trascendentale: si tratta
sempre del primato della coscienza sulloggetto di cui essa la matrice e lunica legifera:
ambedue le direzioni sfociano nel puro solipsismo.
7. La posizione realista
La terza direzione, oltre lo Psicologismo ed il Logicismo, per uninterpretazione dei

rapporti fra loggetto ed il soggetto,| il dualismo gnoseologico. Esso prospetta, in


generale, il problema della conoscenza nei seguenti punti:
a) Nella nostra conoscenza le dualit di contenuto ed atto, di soggetto ed oggetto, di
esterno e di interno sono, per ogni coppia, irriducibili.
b) Ciascuno dei membri di ogni coppia pu esser considerato essere in due momenti:
luno antecedente al conoscere, laltro nel conoscere stesso; essi non sorgono, in altre
parole, per una posizione assoluta che sia una creazione immanente allatto del
conoscere come atto.
c) Il primo momento quello della possibilit di essere conosciuto e di farsi conoscere
da parte delloggetto, e del conoscere e di far conoscere da parte del soggetto; il secondo,
quello dellessere conosciuto e del conoscere in atto.
d) da ammettersi pertanto che loggetto non si riduce allatto, n si pone assolutamente
nellatto del conoscere; ma si d prima come possibilit del conoscere, come dato
rispetto al medesimo. Parimenti il soggetto non sorge assolutamente per latto, come per
il suo costitutivo primo ed essenziale, ma lo precede come capacit reale del medesimo.
e) Tutto questo fa supporre che loggetto in quanto un dato da conoscere ed il
soggetto in quanto (od ha) una capacit reale del conoscere non sono isolabili: ma luno
e laltro, presi insieme, costituiscono la possibilit reale ed adeguata. Latto si d per il
passaggio allatto, appunto, di tale possibilit reale.
f) Tale possibilit esige da un canto che il dato si faccia conoscere come oggetto; che
influisca cio attivamente sul soggetto, cosicch la specificazione di oggettivit sia
intrinseca a quella di causalit; dallaltro canto, che il soggetto, una volta che stato fatto
passare allatto dallazione del dato, sviluppi la propria azione nella direzione di
assicurarsi il dato come oggetto.
A questo modo c uno sviluppo della coscienza che pu essere detto, non solo sincrono a
quello delloggetto (teoria dellarmonia prestabilita), ma anche causa delloggetto
stesso in quanto loggetto non si fa presente che alla coscienza che| gli apre le porte del
suo cubicolo e lo introduce nella sua vita intima. Psicologismo? No, perch la coscienza
non crea loggetto, ma soltanto lo fa presente e ci non per un processo di
emanazione interiore autoctona, ma in dipendenza del dato e dellazione esercitata sopra
di s dal dato stesso. Si fa chiaro allora che si lontani tanto dal fare la coscienza la realt
assoluta, come dal fare equivalenti loggetto ed il dato.
La coscienza non crea loggetto, ma si attua in esso, si accresce ed esercita nellunione
con esso la propria vita. In questo suo attuarsi loggetto, come oggetto, certamente
posto dallatto e vi resta immanente, ma in quanto cosa e come dato, vi resta
necessariamente trascendente, offrendo allanima un miraggio di conquista che non ha
limiti. La cosa in s, ovvero il dato, lungi dallessere una creazione del soggetto, ne
piuttosto il cibo ed un cibo inesauribile, di cui il soggetto saffatica a prendere quanto
pu. Lazione del soggetto, in quanto per essa il dato si fa oggetto, sarebbe piuttosto da
dirsi una limitazione, che una creazione o posizione assoluta delloggetto. In quanto
pertanto lazione del soggetto non condiziona intrinsecamente loggetto, come realt, ma
piuttosto essa coscienza, nellatto del conoscere, ne condizionata, mi pare che il
dualismo quello sintende qui abbozzato sia immune dalla taccia di psicologismo, nel
senso peggiorativo che stato sopra indicato, lunico che pu ostacolare la fondazione
critica del conoscere rispetto al suo valore assoluto.
8. Gnoseologia formale e gnoseologia materiale o fenomenologia

Nella posizione dualistica, ora prospettata, restano salve tanto linderivabilit assoluta
della realt di fronte alla coscienza, come loriginalit della coscienza rispetto alla realt.
Si deve ammettere, di conseguenza, che le leggi della realt non sono senzaltro le leggi
della coscienza; che anzi questa, in tanto si fa presente il reale, in quanto configura se
stessa al medesimo e ne ripete in s, a proprio modo, la| struttura e le leggi. Atto e
contenuto restano quindi distinti, ciascuno nel proprio ambito. Se di fatto, loggetto
dato sempre nellatto, la struttura sua di oggetto pu stare da s e non coincide con
quella che pu avere latto; pu essere perci studiata a parte nel suo contenuto e nelle
sue leggi, in modo che la scienza della realt non si risolve nella scienza dello spirito,
inteso come attivit e coscienza. La stessa consistenza della scienza della realt deve
risultare immanente al suo darsi come oggetto; la difesa cio del suo valore di realt
deve risultare, per s ed anzitutto, dalle leggi che essa offre allo sguardo intellettuale nel
suo presentarsi alla mente.
La prima difesa della realt quella del ricorso ai primi princpi che sono le leggi
dellessere in generale, come ha fatto Aristotele nel IV libro della Metafisica; poich ogni
regno ha da reggersi con proprie leggi e difendersi con propri mezzi: questo pacifico!
Dalla nostra posizione del problema simpone, per, a questo punto una constatazione
che mette in avviso contro le semplificazioni. stata constatata lesistenza dei piani
oggettuali da parte delloggetto e delle tappe di assimilazione da parte del soggetto, e
sono stati prospettati il modo ed il punto di incontro dei due processi, in opposizione al
monismo gnoseologico delle direzioni principali della filosofia moderna. Ricercando le
ragioni della ribellione fatta al realismo classico, esse sono state individuate in un nuovo
concetto di esperienza e di coscienza, da cui sorto il nuovo concetto di realt. Le leggi
della realt in astratto, come laffermazione di realt in generale e la stessa metafisica
come sistema del reale, non sono contestate, n in s mutate. Ci che mutato il
concetto iniziale di realt ed esso, storicamente, risulta mutato, a partire dallo sviluppo
Cartesio-Locke-Berkeley-Hume, per via dellanalisi della percezione. Ora c il fatto che
lindagine psicologica contemporanea ha mostrato linconsistenza di alcuni postulati
fondamentali in quella riduzione dialettica della realt; la fenomenologia pu quindi dire
oggi una parola che pu avere conseguenze di grave importanza per una revisione
radicale dei problemi. Valga ci che| valga, questa parola non pu essere ignorata oggi da
alcuno, almeno nei suoi risultati pi evidenti e cospicui; tanto pi che la reazione sorta
da ambienti i quali inizialmente non erano per nulla interessati alle sorti di questo o quel
sistema teoretico in particolare.
Indichiamo, in via problematica, lo studio di questo processo al pensiero moderno come
Fenomenologia pura, dando al nome il senso di descrizione del modo di apparire
immediato degli oggetti e allaggettivo il senso che tale descrizione ha da esser fatta
allinfuori di ogni presupposto teoretico, in guisa che lapparire ha da informarci non
soltanto dellesistenza delloggetto, ma anche del modo di apparire e perfino del modo di
essere delloggetto stesso. La nostra Fenomenologia non soltanto lo studio descrittivo
di un insieme di fenomeni, quali si manifestano nel tempo o nello spazio, come voleva
Kant, per opposizione sia alle leggi astratte e fisse di questi fenomeni sia alle realt
trascendenti di cui sono i fenomeni; appunto perch lopposizione fra leggi fenomenali e
reali e fra oggetti fenomenali e trascendenti di ordine sistematico e preconcetto e non
data nellapparire come tale.
Meno preconcetta esternamente la nozione hegeliana che fa della fenomenologia dello

spirito la storia delle tappe successive, delle approssimazioni e delle opposizioni per le
quali lo spirito si eleva dalla sensazione individuale fino alla ragione universale, bench
anchessa abbia in Hegel un significato preciso, cio sistematico che non pu esser
accettato in sede fenomenologica15. La fenomenologia, quale qui la| intendo, non
consiste in altro che in una descrizione, sulla base dei dati scientificamente accertati, dei
piani oggettuali e delle tappe di coscienza: non in funzione delluno o dellaltro sistema,
ma come di fatto si presentano nella coscienza. Essa si distingue perci tanto dalla logica
quanto dalla metafisica, dalla teoria della conoscenza e dalla psicologia sistematica. La
logica non si occupa che della validit delle leggi normative del pensiero, non
dellapparire del pensiero come pensiero; la metafisica mira alla struttura dellessere
sistematicamente abbracciato; la teoria della conoscenza stata introdotta per fondare
laffermazione ed il valore di realt, come realt, onde render possibile la metafisica; la
psicologia sistematica studia le funzioni psichiche come processi soggettivi di una natura,
lanima, conosciuta in anticipo nelle sue propriet essenziali.
La fenomenologia non ha alcuna di queste ambizioni sistematiche; essa per s non
mira che a descrivere ci che appare e le forme dellapparire tanto delloggetto, come del
soggetto: la fenomenologia essenzialmente analitica16. Per questo la fenomenologia si
pone ad un istante che ha da precedere tutte le forme di elaborazione dei problemi
speculativi ora ricordate; esse potranno subordinarsi luna allaltra, ma tutte
indistintamente hanno da collegarsi alla fenomenologia. E la ragione ne assai semplice:
quella della necessit per ogni conoscenza riflessa di fare capo ad una conoscenza diretta;
e la fenomenologia che narra la conoscenza diretta pu ben| essere indicata come la
propedeutica universale del pensiero sistematico, sia in generale come nelle sue varie
branche17.
Per distinguerla da altre fenomenologie, si pu chiamare la nostra fenomenologia
analitico-funzionale generale: il termine un po lungo ed esige qualche chiarificazione.
La chiamo analitico-funzionale perch consta di due momenti: luno, oggettivo e
descrittivo, nel quale si cerca di carpire il modo originario di apparire delle forme e degli
oggetti principali del conoscere; laltro, soggettivo e dinterpretazione, nel quale, in base
ai risultati dellanalisi oggettiva, si prospettano in generale le funzioni per cui lo spirito
ha da venire in possesso degli oggetti a seconda dei var piani oggettuali. Anche il
secondo momento, si badi bene, ha da restare nellambito della fenomenologia pura e
per questo si parla di funzioni pi che di facolt, come invece fanno la psicologia
sistematica e la metafisica. fenomenologia generale perch non prende in esame che
i contenuti e le funzioni pi generali ed in generale, lasciando alle fenomenologie parti|
colari o regionali, secondo lespressione husserliana, la descrizione particolare degli
oggetti e delle funzioni18.
La nostra fenomenologia non si compie nella visione dellessenza, ma piuttosto
nellanalisi della preparazione soggettiva e dei gradi dassimilazione oggettiva; una
fenomenologia materiale e non formale, che mette in rilievo gli Urphnomena, che
stanno a fondamento sperimentale della apprensione intelligibile dellessenza, e le
Urfunktionen per cui possibile tale apprensione non in astratto, ma in concreto, cio in
relazione alla esistenza attuale. In altre parole, la fenomenologia, se ha un suo compito,
esso quello di rilevare i contenuti di esperienza vissuta e le loro relazioni immediate in
quanto possono essere di fondamento ai contenuti ed alle relazioni intelligibili. Ed per
questo che la consideriamo quale propedeutica universale alla scienza in generale ed

alla teoria della conoscenza come una metafisica, in particolare. Una fenomenologia, che
pretenda ad essere formale, deve necessariamente sostituirsi alla teoria esplicita della
conoscenza e di poi alla stessa metafisica, come di fatto avvenne in Hume ed in Hegel;
ma tale procedimento non mi pare n fondato, n necessario e non intendo di seguirlo.
Infine la nostra fenomenologia si distingue anche dalla psicologia sperimentale, perch si
ritiene che questa sia fondamentalmente scienza positiva ed appartenga allambito
scientifico; mentre la fenomenologia nelloggetto, nel metodo e nel fine
essenzialmente teoretica e comincia l dove la psicologia sperimentale finisce. Essa pu
cavare inoltre le sue indicazioni anche da altre scienze, come la biologia, la fisiologia, la
fisica, la sociologia... quando ci contribuisca a prospettare i suoi problemi.|
9. Kantismo e fenomenologia: la reazione di w. dilthey e c. stumpf
Il fine che anima la nostra ricerca una presa di contatto con quellincrocio di empirismo
e razionalismo, gravido di tutte le direzioni della filosofia moderna, che sta alla radice
dellinnovazione kantiana.
Pu una teoria della conoscenza e la metafisica costituirsi al tutto indipendentemente
dallanalisi fenomenale? E se non lo pu, non parteciper essa delle fluttuazioni della
analisi empirica? Ecco il dilemma che i neo-kantiani antipsicologisti fanno al nostro
metodo.
Il dilemma non conchiude perch noi distinguiamo nettamente la fenomenologia dalla
psicologia sia sperimentale, come sistematica: la stessa psicologia sperimentale
contemporanea poi sispira a metodi e princpi assai diversi da quella della Psicologia
psicofisica classica, contro la quale si indirizzava lobiezione degli antipsicologisti. Il
metodo e le finalit critiche del nostro tentativo hanno un riscontro, fra i moderni, nelle
posizioni di W. Dilthey, pensatore a sfondo idealista ma indipendente, e di Carl Stumpf,
un aristotelico e discepolo prediletto di Franz Brentano.
Al Dilthey si deve anzitutto di aver difeso, contro le critiche dei Logici puri, la possibilit
di una psicologia iniziale, non sistematica, cio puramente descrittiva di cui diremo a suo
luogo. Tale psicologia appartiene al gruppo delle scienze che studiano i processi spirituali
(Geisteswissenschaften), mentre la psicologia causale o psicofisica rientra nelle scienze
della natura (Naturwissenschaften)19. La psicologia descrittiva in quanto appartiene alle
scienze dello spirito, ed insieme riflette immediatamente la realt fenomenale, pu ben
servire a trovare un contatto diretto fra le leggi del pensiero e la realt. Kant stato
troppo veloce nel cavare le conseguenze dello scet|ticismo humiano. Il D. osserva che i
fatti spirituali non si possono collegare fra loro senza uno sfondo di qualche
rappresentazione riferentesi ad una connessione psichica. Larte magica di un processo
trascendentale non pu render possibile ci che in s impossibile e qui nessuna parola
magica della scuola di Kant ci pu aiutare. Lillusione di molti kantisti ha la ragione nel
fatto che anchessi, posponendo il proprio principio metodico, fanno ricorso
surrettiziamente ai dati. Ma il punto pi debole del Kantismo sta nella doppia distinzione
di intuizione e pensiero, di materia e forma: cos come stanno in Kant, esse spezzano una
connessione vitale.
Infatti in ci che egli chiama intuizione collaborano ovunque processi di pensiero od
atti ad esso equivalenti, come il distinguere i contenuti, il rilevare gradi, il trovare
rassomiglianze, lunire ed il separare che sono processi di una unica natura fondamentale.
Questi stessi processi elementari, nei quali consiste il processo di astrazione, operano gi
nella formazione delle nostre percezioni, nelle imagini riprodotte, nelle figure

geometriche, nelle rappresentazioni psichiche; governano anche il nostro pensiero


discorsivo e formano quel campo profondo ed incommensurabile che il pensiero
silenzioso. Le categorie formali non sono perci derivate a priori, ma sono astratte da
tali funzioni logiche primarie: non era necessario che Kant le derivasse dal pensiero
discorsivo. E tutto il pensiero discorsivo ed organizzato pu essere considerato come vera
forma ed un grado pi alto di questi processi di pensiero silenzioso (schweigende
Denkvorgnge). Di conseguenza la separazione, condotta a termine da Kant, fra materia e
forma nel conoscere non pu essere pi sostenuta.
Ben pi importanti di questa separazione sono le relazioni intrinseche le quali si trovano
fra la molteplicit delle sensazioni come nella materia della nostra conoscenza, e la forma
nella quale noi apprendiamo tale materia. Linsufficienza della posizione kantiana emerge
perci dal fatto che ogni molteplicit di sensazioni non un aggregato di elementi
dispersi, ma un complesso permeato da relazioni di differenze, di gradi di qualit, che
simpongono come immanenti al processo stesso| e non dal di fuori20. Per il fatto che tali
differenze e gradi si dnno solo per una coscienza che procede per sintesi, non si vede
perch non si debba ammettere che anche nella conoscenza la forma possa esser l dov
la materia, come avviene nel mondo fisico. Sarebbe del resto al tutto incomprensibile
come mai i contenuti psichici, riguardanti la materia, possano essere legati dal vincolo di
una coscienza sintetizzante dallesterno. La psicologia descrittiva la fenomenologia
ha il compito di studiare il numero, la natura ed il dinamismo di queste funzioni
apprensive primarie, condizionanti dal fondo il pensiero astratto.
Per il fatto che la connessione psichica rappresenta lo sfondo dei processi conoscitivi ed il
processo conoscitivo pu esser studiato soltanto in questa connessione e determinato
secondo la sua capacit, il rapporto che ha la teoria della conoscenza con la psicologia
descrittiva diverso da quello che pu avere con qualsiasi altra scienza. Il privilegio della
fenomenologia sta in questo: la connessione psichica data immediatamente, come
vivente, come realt vissuta. Lesperienza vissuta (Erlebnis) della medesima sta a
fondamento di ogni comprensione di fatti spirituali, storici, sociali. Pi o meno sempre
essa che spiega, struttura, dirige la ricerca; la storia delle scienze dello spirito ha sempre
per suo fondamento questa connessione vissuta o per essa pu elevarsi ad una
comprensione sempre pi chiara. La teoria della conoscenza si ha da fondare adunque sul
dinamismo della coscienza in atto e sulla descrizione generale delle connessioni
psichiche. Ci si intenda bene: la teoria della conoscenza non abbisogna di una psicologia
sviluppata ed analiticamente completa; questa potr venire solo pi tardi come
integrazione di ci che forma lo sfondo della stessa teoria della conoscenza. Da ci il D.
conclude che la teoria della conoscenza essa stessa una psicologia in| movimento ed
insieme s movente verso uno scopo ben determinato21. Nella riflessione su di s
(Selbstbesinnung), che abbraccia tutto il complesso indiviso della vita psichica, ha la
teoria della conoscenza il suo fondamento: universalit, verit, realt sono determinate
secondo il loro senso la prima volta da questo fondo.
Il pensiero silenzioso, pensiero logico primario o pensiero vissuto del Dilthey,
corrisponde sostanzialmente, se non erriamo, alla teoria aristotelica-tomista della
cogitativa; essa occuper gran parte della nostra ricerca costruttiva poich conveniamo
con il Dilthey nel ritenere tale forma di conoscenza e tale dottrina come decisiva per il
superamento del Kantismo.
Pi decisamente aristotelico latteggiamento di C. Stumpf. Lo stesso Dilthey riconosce

che deve a questo coscienzioso pensatore, e non meno abile psicologo, le migliori sue
idee sullargomento; ma del contributo decisivo portato dallo St. alla soluzione del
problema fenomenologico si dovr parlare pi volte nel corso della ricerca. Lo St.
incentra la sua posizione gnoseologica nella distinzione fra Erscheinung e psychische
Funktion, presentazione fenomenale e funzione psichica22. Sono presentazioni
fenomenali i contenuti delle sensazioni e le immagini di memoria ed anche si noti
bene le relazioni che queste contengono. Le relazioni sono date entro e con le
presentazioni fenomenali (in und mit...), non vi sono introdotte da noi, ma (solo)
percepite in esse e dentro di esse;| appartengono al materiale delle funzioni intellettuali,
ma non sono funzioni e neppure un loro risultato. Sono invece funzioni psichiche gli
atti, le situazioni, le esperienze (Akte, Zustnde, Erlebnisse) come il prestar attenzione
alle presentazioni fenomenali ed alle loro relazioni, il riunire le presentazioni
fenomenali in complessi, la formazione delle idee, il comprendere ed il giudicare, i
movimenti emozionali, il tendere ed il volere.
NellAssociazionismo si ritiene che sono immediati soltanto i contenuti di sensazione, ma
questo un preconcetto: immediatamente dato (tutto) ci che si manifesta
immediatamente come un fatto (als Tatsache). Lessere reale non un privilegio dei
contenuti di sensazioni ma della totalit dei dati immediati. Poich questa totalit ci da
cui noi prendiamo la nozione di reale per trasportarla poi ad altro. Le presentazioni
fenomenali sono reali, come relazioni fra presentazioni reali e fra funzioni, e cos via.
Presentazioni e funzioni fanno una unit strettamente connessa e non si pu parlare di
presentazioni pure senzalcun riferimento alla realt23. La fenomenologia ha da
giustificare la conoscenza con lo studio di tali contenuti e di tali processi.
Lo Stumpf cos pot insorgere contro le deviazioni idealistiche della fenomenologia
husserliana per difendere i diritti della fenomenologia funzionale, la quale altro non ha
da essere che la scienza delle leggi della vita psichica. Cos essa non si ha da occupare
direttamente dei fatti interni di Tizio o di Caio, di Schiller o di Wagner, come suppongono
gli Antipsicologisti: ci compito delle monografie storiche, dei protocolli di clinica e di
laboratorio e costituisce il materiale delle scienze positive. Loggetto proprio della
fenomenologia sono invece, e saranno sempre, le varie direzioni e correnti, le leggi
generali di struttura e di sviluppo della vita interiore: a questo modo la intesero Aristotele
fra gli antichi, e fra i moderni, Lotze, Brentano ed i pi grandi pensatori. Essa, del resto
corrisponde a quella fenomenologia che lo stesso Husserl aveva| in sostanza ammessa
nelle Logische Untersuchungen e che abbandon di poi nelle Ideen zu einer reinen
Phnomenologie u. phnomenologische Philosophie per un preteso approfondimento
dellIo puro24.
10. Fenomenologia e gnoseologia: divisione dellargomento
Quanto alla posizione kantiana, lo Stumpf prese il problema in un momento ancor pi
primitivo di quanto non abbia fatto il Dilthey che si ferm alla funzione del pensiero
profondo o silenzioso. Il kantismo era sorto anzitutto per fondare lordine che presenta
lesperienza. Largomento centrale era il principio ci che ordina lesperienza non pu
essere dato dallesperienza; di qui la deprecata separazione di una materia tutta a
posteriori e di una forma tutta a priori che, non solo Kant, ma tutti i kantiani non sono
riusciti a riparare, ed hanno dovuto naufragare nellidealismo. Laffermazione di una tale
separazione rende impossibile qualsiasi applicabilit delle forme alla materia ed a nulla
valgono le ingegnose e sottili ipotesi dello schematismo trascendentale25 come si vedr a

suo luogo. A questo modo non c alcuna via e possibilit di applicare le categorie ai
fenomeni. Lapplicazione potrebbe riposare solo su di una costituzione arbitraria od una
incomprensibile violenza psicologica e noi saremmo abbandonati al torrente dello
Scetticismo. Una necessit cieca di connettere le nozioni con i fenomeni senza una
qualche affinit, senza una connessione diretta od indiretta, senza lombra di una visione
del perch, susciter sempre la questione della legittimit di questo processo26.
Lordine dellesperienza va riconosciuto immanente alla esperienza stessa sotto forma di
dato: cio i contenuti sen|soriali si presentano fin dallinizio con un certo grado di
organizzazione e non possono essere senza tale organizzazione. Lorganizzazione allo
stato perfetto compete certamente alle funzioni mentali, ma queste stesse funzioni mentali
daltronde altro non fanno che esplicare e far progredire quanto stato gi presentato
nellesperienza secondo forme di ordine ancor rudimentario. Queste forme sono intuite
nei dati qualitativi di percezione, non perch sgorgano quale effetto della spontaneit
della coscienza quando sapplica ai contenuti di esperienza, ma perch la realt stessa
che si riflette a quel modo e secondo quelle forme primitive di ordine nella coscienza a
traverso la esperienza sensibile: da essa hanno da sorgere le Categorie27. Aristotele aveva
espresso luminosamente tutto questo con la teoria dei sensibili comuni che Kant mostra
dignorare non meno di quella della cogitativa. La difesa originale fatta dallo Stumpf alla
teoria aristotelica dei sensibili comuni costituisce uno dei contributi pi notevoli per la
difesa del realismo gnoseologico contro ogni forma di fenomenismo e didealismo.
Con le teorie del pensiero silenzioso o della cogitativa e dei sensibili comuni ci pare
che sia ormai assicurata e la legittimit della nostra fenomenologia, come la certezza dei
suoi risultati. Chi ha tracciato le linee fondamentali di questa ripresa del problema della
conoscenza al di l di Kant,| facendo leva sopra lanalisi fenomenale immediata dei
contenuti e processi conoscitivi stato Franz Brentano, maestro di Carl Stumpf. Il
compito, il metodo ed i risultati di questo mio saggio sono sostanzialmente quelli che il
B. affidava al suo insegnamento nella seconda met del secolo XIX. Attorno alla sua
figura si raccolgono non solo la reazione metodologica dello Stumpf, ma la stessa analisi
sperimentale dei fatti psichici che inizia subito con Cr. von Ehrenfels il concetto di sintesi
fenomenale immediata, la Gestaltqualitt, e prospetta ormai la inscindibilit dei contenuti
intelligibili dai contenuti fenomenali28. Solo che lo stesso B. per aver accettato, da una
parte, con soverchia fiducia, il primato dellanalisi empirica, e per essersi fermato ad un
aristotelismo troppo storicamente determinato, senza tener conto degli sviluppi della
tradizione posteriore arabo-latina, non riuscito ad arginare la corrente di problemi nuovi
che venivano ad imporsi, e ad impedire che prima i suoi discepoli, come il Meinong, il
Marty e lo Husserl fra i principali, e poi egli stesso, sconfinassero in forme aperte di
razionalismo. I problemi che erano stati con sagacia ammirabile prospettati, ritornavano,
a questo modo, allo stato iniziale: qui si vorrebbe tentare in forma modesta quanto si
voglia, di colmare linadeguatezza che il metodo Brentaniano ha mostrato nella parte
speculativa, a partire dallanalisi fenomenologica in cui egli stato maestro29.
Se qualcuno non volesse considerare la fenomenologia come un campo autonomo di
ricerca, ma preferisse incorporarla alla teoria della conoscenza od anche alla metafisica
come| una introduzione alle medesime, per parte mia non ho alcuna difficolt a farlo.
Quello che importa non il luogo che ad essa compete nel novero delle scienze, ma che
essa sia di fatto condotta a termine prima della elaborazione sistematica dei problemi. Ho
affermato prima che essa non era estranea alla filosofia classica, come lo per molte

filosofie moderne: qui da ricordare lesempio insigne di Aristotele proprio nel capitolo
di introduzione alla Metafisica e nellultimo capitolo del libro degli Analitici Posteriori,
che non solo forniscono una giustificazione storico-critica al mio procedimento, di alto
valore, ma mi hanno suggerito la stessa trama essenziale della ricerca30.
Dopo quanto stato detto, lordine della trattazione si prospetta da s, in ordine serrato e
ascendente. Questo volume, analitico-descrittivo, dedicato a rilevare i contenuti
fondamentali e genuini per cui dato latto di percezione. In questa ricerca bench il
metodo sia essenzialmente espositivo, pure nel mio intento la trattazione ha
unispirazione decisamente teoretica. Lasciando da parte quello che potrebbe essere
lorientamento speculativo personale e lo stesso scopo ultimo del mio lavoro, ho cercato
di seguire, a partire da Cartesio fino alla psicologia contemporanea, lo sviluppo graduale
del principio della coscienza nella forma che ha portato al fenomenismo, che il
principio il quale a sua volta ha provocato con Kant il secondo principio della
coscienza, quello definitivo di cui vive quasi tutta la filosofia pi moderna e penetra
ancora profondi settori della vita moderna. Nella prima sezione storica di questa parte si
cercato di cogliere in vivo la dialettica interiore del principio nella sua progressione
irruente; la seconda sezione, invece, prevalentemente descrittiva e propriamente
fenomenale, segue laffermarsi del nuovo principio che ha portato al risultato inaspettato,
da molti ancora ignorato, del rifiuto della nozione tradizionale di esperienza a partire
dalla stessa esperienza. Ho voluto dare una certa ampiezza alla esposizione
dellAssociazionismo poich non mi parso giusto| fermarmi ad apprezzamenti e
descrizioni schematiche, quando di fatto da uno stesso termine, come quello di
Associazione psichica sono state coperte le tendenze spesso pi varie, provocate le
crisi pi violente e spasmodiche (si pensi alla rivoluzione kantiana) e prospettati
perfino alcuni princpi o indiz verso la soluzione retta (Hamilton). Ad incamminare
decisamente verso questa soluzione retta, ha contribuito pi di ogni altra scuola,
soprattutto con lanalisi dei fatti, la Gestalttheorie ed era giusto che ad essa venisse
fatto un posto donore. Chi al corrente della materia, non mi accuser certamente di
aver ecceduto in questa parte, ma riconoscer che mi sono attenuto appena ai punti
principali e di maggior interesse speculativo, quando si tenga presente che lultima
esposizione sintetica della dottrina, quella fatta dal Koffka, si aggira sulle 700 pagine di
un linguaggio tecnico e serrato.
Il problema verr portato a termine in un secondo lavoro che proceder allanalisi delle
funzioni per le quali si costituiscono e si mettono in collaborazione i piani oggettuali
nellatto sintetico della percezione. La Gestalttheorie, che resta una gnoseologia mista,
ha eguagliato tutti i contenuti ad un piano unico, le Gestalten e tutte le funzioni al
processo fondamentale delle correnti fisico-fisiologiche delle funzioni trasversali di
raccordo. Poich queste asserzioni sistematiche non risultarono per nulla solidali con i
notevoli contributi sperimentali dovuti a questa Scuola, urgeva il compito di inquadrarli
in una descrizione ed interpretazione funzionale che mettesse nella sua luce la ricchezza
dellesperienza, ed impedisse che molti, colpiti dalla stranezza delle conclusioni, le
giudicassero conseguenze necessarie delle premesse ed assieme alle conclusioni fossero
portati a respingere il valore positivo che va invece riconosciuto alle premesse. A questo
modo la critica abbozzata alla fine di questo volume, si svilupper nel secondo come
costruzione di un realismo gnoseologico della esperienza a sfondo funzionalistico.
Le funzioni fondamentali sono state ridotte a tre, in corrispondenza della triplice

classificazione dei piani oggettuali e sono: lorganizzazione primaria, lorganizzazione


secondaria,| lapprensione dellintelligibile realizzato31.
Ciascuno di essi il centro di un particolare problema e suggerisce un genere speciale di
funzioni: problemi dellapprensione del continuo, dei contenuti di valore concreto e di
vita vissuta, dei contenuti intelligibili ovvero dei valori necessar dellessere; a cui
corrispondono rispettivamente le funzioni della sensibilit esterna sotto il dominio del
senso comune, della sensibilit esterna ed interna sotto il dominio della cogitativa e di
tutta la sensibilit sotto il dominio dellintelligenza. Questi ultimi termini sono presi dalla
tradizione aristotelica e trasportati nel clima ardente dei problemi moderni, non per
partito preso di tutto ridurre allantico, ma solo in quanto sono stati suggeriti dalla stessa
analisi fenomenologica. Anzi ad essi sono ricorsi perfino alcuni psicologi al tutto estranei
alla tradizione aristotelica: mi parso che un tale richiamo, suggerito dai fatti e venuto
dal di fuori, meritava desser raccolto a costo di ogni fatica.
Che tale fatica sia stata reale lo pu arguire chiunque, sia dalla materia presa in
considerazione, come dal suo ordinamento e dalle conclusioni che vengono prospettate.
opinione di chi scrive che la materia doveva essere opportunamente selezionata,
lordinamento ridotto alle sue esigenze essenziali e le conclusioni solidamente stabilite
per far fronte, con fondate speranze, alle istanze critiche di ogni parte a raggiungere un
punto sicuro per la fondazione della metafisica realista.
Evidentemente non tocca a lui giudicare se, e fin dove, egli abbia raggiunto quanto si
riprometteva: le aspre difficolt incontrate nellindagine storica e nellinformazione delle
analisi fenomenali hanno torturato a lungo la sua mente che per abitudine di lavoro e di
pensiero occupata in campo assai diverso. Per questo egli il primo a non stupirsi delle
lacune,| imprecisioni od incertezze che gli si potranno segnalare; anzi egli stesso di simili
deficienze ne vede gi non poche e ne potrebbe offrire un nutrito elenco. Alcune, almeno,
erano inevitabili sia per la complessit del problema e lestensione dellargomento; sia,
soprattutto, per il fatto che lAutore si trovato spesso impegnato da solo in discussioni
finora insospettate per la maggioranza degli psicologi e dei filosofi puri che amano di
restare entro le sicure frontiere del proprio campo. Comunque sua speranza che i
progressi della fenomenologia contemporanea, la benevolenza di chi lo ha sorretto in
questo aspro cimento ed anche il notevole dispendio delle sue, sia pur modeste, energie
non siano stati del tutto vani.|
Note della Introduzione
1 Wertheimer, M., B, 301-302. La descrizione si ispira allesperienza immediata per il
fatto: per lo stile ricorda un accenno descrittivo del Mach, il quale, come si dir, fu il
primo a mettere in circolazione la nozione di Gestalt. Der Baum, egli dice, mit seinem
grauen, harten, rauben Stamm, den vielen im Winde bewegten Zweigen, mit den glatten,
glnzenden Blttern erscheint uns zunchst als ein untrennbares Ganze. Ebenso halten
wir die ssse runde gelbe Frucht, das helle warme Feuer mit seinen mannigfaltig
bewegten Zungen fr ein Ding (Mach, E., 84).
2 Reid, Th., An Inquiry..., sect. XX, ed. Hamilton, t. I, 183 a.
3 Varisco, B., c, 225. La concezione varischiana ha una struttura teorica particolare.
4 Marchal, J., V, 78; il P. M. nel seguito della sua analisi dellesperienza sensibile mostra
di accettare sostanzialmente il metodo ed i princpi dellEstetica trascendentale (V, 91 e

segg.). Daltra parte, e per conseguenza, il concetto di esperienza sembra ancora quello
classico della psicologia del sec. XIX, ereditato da Hume e Kant: come i giudiz sono
sintesi di (due) idee, le idee si riferiscono ad associazioni dimmagini e a sensazioni
elementari. Infatti: Lorsquon fait abstraction de la forme du jugement, les deux termes,
sujet et prdicat, demeurent en rsidu comme simples concepts. Mais le concept soumis
lanalyse, se ddouble son tour, en un lment matriel et en un lment formel; car il
est lui aussi, son degr, lunit dune diversit. Et si lon examine de plus prs cette
diversit, on y rencontre finalement, sous un chafaudage dunits associatives
infrieures lunit conceptuelle (images diffrents degrs de complexit), des
lments psychologiques indissociables et irrductibles, les lments sensoriels. Ces
derniers, constituent la matire premire de notre connaissance humaine (V, 78; corsivo
del M.).
Il sintetismo assoluto, che qui si afferma, non ci pare una posizione iniziale ma
sistematica: a nostro modesto parere esso non corrisponde ai dati immediati della
coscienza e, malgrado alcune somiglianze esteriori di terminologia con la psicologia
tomista, non vediamo come si possa arrivare alla fondazione di un realismo e
particolarmente di quello tomista.
5 Abstrahere contingit dupliciter: uno modo per modum compositionis et divisionis,
sicut cum intelligimus aliquid non esse in alio, vel esse separatum ab eo. Alio modo per
modum simplicitatis, sicut cum intelligimus unum, nihil considerando de alio (S. Theol.,
I, q. 85, a. 1, ad 1). La conoscenza umana unastrazione e si compie in essa, in tutto il
suo ambito per un Tomismo conseguente. Lintuizione, se in qualche modo si d, non pu
stare a s od originarsi per proprio conto, ma deve esser vista sorgere entro e per la
funzione astrattiva ed probabilmente su questo che hanno anzitutto da intendersi le
interpretazioni della gnoseologia tomista.
6 Dicendum quod in cognitione nostri intellectus duo oportet considerare. Primo quod
cognitio intellectiva aliquo modo a sensitiva primordium sumit. Et quia sensus est
singularium, intellectus autem universalium; necesse est quod cognitio singularium quoad
nos prior sit quam universalium cognitio. Secundo oportet considerare quod intellectus
noster de potentia in actum procedit. Omne autem quod procedit de potentia in actum,
prius pervenit ad actum incompletum, qui est medius inter potentiam et actum, quam ad
actum perfectum. Actus autem completus ad quem pervenit intellectus est scientia
completa, per quam distincte et determinate res cognoscuntur; actus autem incompletus
est scientia imperfecta, per| quam sciuntur res indistincte et sub quadam confusione... Et
quia sensus exit in actum; idem etiam ordo cognitionis apparet in sensu. Nam prius
secundum sensum dijudicamus magis commune quam minus commune, et secundum
locum et secundum tempus. ... Est ergo dicendum quod cognitio singularium est prior
quoad nos quam cognitio universalium, sicut cognitio sensitiva quam cognitio
intellectiva. Sed tam secundum sensum quam secundum intellectum, cognitio magis
communis est prior quam cognitio minus communis (I, q. 85, a. 3. Lart. va letto per
intero e collocato nel contesto di tutta la questione: De modo et ordine intelligendi...). I
segg. articoli si ispirano al medesimo principio su cui si fonda questa nostra istanza. In
particolare segnalo lart. 5: Utrum intellectus noster intelligat componendo et
dividendo di cui si legga il testo centrale: Cum enim intellectus humanus exeat de
potentia in actum... non statim in prima apprehensione capit perfectam rei cognitionem;
sed primo apprehendit aliquid de ipsa, puta quidditatem ipsius rei, quae est primum et

proprium objectum intellectus; et deinde intelligit proprietates et accidentia, et


habitudines circumstantes rei essentiam. Et secundum hoc habet necesse unum
apprehensum alii componere et dividere, et ex una compositione et divisione ad aliam
procedere.
7 Dans les Traits de psychologie dil y a trente ans, le chapitre sur lAssociation des
ides tient une place considrable. Nous estimons au contraire qu la date daujourdhui,
sa place est mince. Car lAssociation est loin de jouer, dans la vie mentale, le rle quon
lui prtait autrefois (Delacroix, H., 137). Il preconcetto di una sensation pure sta
allorigine dellempirismo associazionista non meno che del problema kantiano, come si
dir fra poco.
8 Per esso il percepire, a differenza delle altre nostre conoscenze, detto una conoscenza
intuitiva cio condizionata dalla presenza delloggetto, secondo il senso B del
Vocabulaire critique del Lalande: Vue directe et immdiate dun objet de pense
actuellement prsent lesprit et saisi dans sa ralit individuelle (t. I4, 398 a).
9 Musatti, C. L., A, 50.
10 Cest la perception (...) qui constitue le panorama visuel, de sorte qu chaque
instant, peine une troite portion de ce panorama est sensorielle. On croit voir en son
ensemble le paysage quon a devant soi. En ralit la plus grande partie du spectacle nest
que la projection dune image synthtique que lesprit a organise auparavant la suite de
plusieurs visions et rflexions (Salzi, P., 86-87).
Secondo il Price, il punto di partenza per le teorie della percezione sono i dati dei sensi
indubitabili e neutrali: a suo parere, quando noi siamo nella situazione di vedere...,
toccare..., gustare..., udire..., odorare qualcosa ci troviamo in contatto diretto con un
fascio di colori, con una pressione, un sapore, un suono, un odore la cui apprensione non
data per inferenza, o per un processo intellettuale o per un qualche passaggio da
segno a cosa significata. Il termine sense-datum is meant to stand for something
whose existence is indubitable (however fleeting), something from which all theories of
perception ought to start (Price, H. H., 19, cfr.: 3-4). La posizione, che pare ispirata al
realismo pi confortante, lascia invece scoperta una grossa questione di cui saccorge lo
stesso Price quando deve abbracciare il fenomenismo empirista (53). Invero si pu
parlare in sede criteriologica di dato immediato, solo quando sia stato fissato il
concetto di realt. Ora nessuno vorr restringere la realt ai sense-data, anzi
piuttosto vero il contrario. Qualcuno ha voluto criticare il Price affermando che the
proper starting point for a theory of perception... is not ostensibly neutral indubitables but
rather a statement of ones metaphysical bias, for otherwise the bias is likely to determine
the indubitable data without the theorists ever realizing it (Hahn Lewis, E., 396).
Questultima posizione trova consenzienti molti tomisti, altri invece vi scorgono un
circolo vizioso non meno palese della posizione fenomenista. Ho la fiducia che la
posizione fenomenologica sfugga a queste angustie in quanto sinizia con una
descrizione dei contenuti immediati di oggetti totali dellesperienza, si sviluppa con la
descrizione dei piani oggettuali e delle corrispondenti funzioni psichiche, e termina con
la determinazione del contenuto dei concetti metafisici secondo quanto pu esser fatto
presente dalla esperienza vissuta (gli Urphnomena dei moderni e le intentiones
decem praedicamentorum di Averroes). Quindi n Empirismo, n Logicismo.
11 Ricercai dunque dapprima, se lobbiezione di Hume poteva generalizzarsi e subito
trovai che il concetto di connessione tra causa ed effetto non affatto lunico, con cui

lintelletto pensa a priori i nessi tra le cose, e che anzi la metafisica consta del tutto di
essi (Kant, A, 12).
12 Maier, H., B, erste Abteilung: Die Realitt der physischen Welt, II Abschn., 1, 68.
13 Lalande, A., 651 b.
14 Ranzoli, C., 903.
15 Convengo perci con K. Hilferding: Wir die Phnomenologie nur als eine erste
Etappe auf dem Wege des systematischen Aufbaues der Philosophie ansehen,
infolgedessen muss auch der in ihr eingenommene Standpunkt als vorlufig angesehen
werden. Er ist ein methodischer Ausgangspunkt, der spter durch den von der
Erkenntnistheorie gerechtfertigten Standpunkt (und das ist u. E. der Standpunkt des
Realismus) zu ersetzen ist (208). Mi diparto invece un poco dal P. Roland-Gosselin (cfr.
nota 17 seg.).
Per fenomeno, rispetto al quale c la fenomenologia, io intendo come Aristotele ogni
contenuto di coscienza percettiva nel suo presentarsi immediato, sia esso vero come
illusorio. La fenomenologia perci da me intesa e praticata| in un senso puramente
descrittivo e presistematico che non ha nulla in comune con il fenomenismo od anche con
la fenomenologia immanentista.
16 Toutes nos connaissances objectives tant des faits de conscience, des phnomnes,
on appelle psychologie, ou phnomnologie, la science du sujet, primitif et actuel
(Cousin, V., 229). Cfr.: anche Maier, H., B, 100 e segg.; 501 e segg.
Anche per Hegel la Fenomenologia costituisce il primo momento della scienza la quale
ha da cominciare con la presentazione del sapere apparente: e su ci si pu convenire.
Meno invece per quanto segue nel testo: Ora, poich questa presentazione ha per
oggetto soltanto il sapere apparente, sembra chessa stessa non sia la libera scienza
moventesi nella sua figura peculiare: anzi, da questo punto di vista, pu venir considerata
come il cammino della coscienza naturale, la quale urge verso il vero sapere; e meno per
la conclusione esser anche la F.: il cammino dellanima percorrente la serie delle due
formazioni| come stazioni prescrittele dalla sua natura perch si rischiari a spirito e,
mediante la piena esperienza di se stessa, giunga alla conoscenza di ci che essa in s e
per s (Hegel, Die Phnomenologie des Geistes, 70-71). La F. diventa cos la scienza
della esperienza della coscienza, in quanto la coscienza in generale il sapere di un
oggetto, sia esteriore che interiore (Philos. Propdeutik, Phnomeno-logie, 6) ove
evidente la riduzione sistematica della realt alla coscienza. Per noi la F. descrizione
anzitutto del presentarsi puro e immediato degli oggetti nella coscienza e poi del
manifestarsi della coscienza a se stessa, una volta attuata dagli oggetti.
17 Il P. Roland-Gosselin, negli appunti lasciati intorno ad una elaborazione completa dei
problemi gnoseologici, delineava un piano di lavoro molto simile al nostro. C una sola
variante, che credo essenziale, in quanto il P. R.-G. fa precedere la critica dei princpi
astratti alla ricerca fenomenologica: io preferisco invece cominciare con questa perch
essa si trova, ad un tempo, pi aderente allo sviluppo storico dei problemi (Hume, Kant) e
non esige, almeno agli iniz, analisi concettuali troppo raffinate e discutibili come sono
quelle della I Parte dellEssai del P. R. G. La funzione della fenomenologia nel realismo
era da lui concepita nei termini seguenti: Le ralisme de lintelligence tabli
indpendamment de la connaissance sensible (I P. dellEssai), lon peut montrer quelles
conditions positives sont faites au ralisme de lintelligence, et comment son exercice est
li, dans lacquisition et le discernement progressifs de ltre, aux sensations (...)

Prsupposant la valeur (de principe) de lesprit dans son discernement de ce qui est, nous
dirons que les conditions reconnues de fait lexercice du| jugement ne peuvent porter
atteinte la valeur de ce jugement pour possder en fait la valeur que nous lui avons
reconnue en principe. Si, par exemple, le developpement de la perception amne poser
la distinction du phnomne et ltre rel, de ltre accidentel et de ltre substantiel,
etc..., nous admettrons que ces distinctions sont poses valablement par lesprit, cest-dire que lesprit en les posant discerne en vrit la nature de ltre au sujet duquel il se
prononce, et qui est ltre sensible (M. D. Roland-Gosselin, B, 26).
18 Stumpf, C., D, 162.
19 Dilthey, W., B, 148 e segg. La psicologia esplicativa o causale (die erklrende
Psychologie) ricerca gli elementi e le funzioni elementari, le leggi di associazione e
lipotesi di percezioni incoscienti (158).
20 Ebenso kann die in Kants System durchgefhrte Trennung von Stoff und Form der
Erkenntnis heute nicht mehr so festgehalten werden. Viel wichtiger als diese Trennung
sind die inneren Beziehungen, welche zwischen der Mannigfaltigkeit der Empfindungen
als dem Stoff unserer Erkenntnis, und der Form, in welcher wir diesen Stoff auffassen
berall bestehen. (Dilthey, W., B, 149-150).
21 Dilthey, W., B, 151.
22 In Kant il termine Erscheinung preso come loggetto indeterminato di una
intuizione empirica: Der unbestimmte Gegenstand einer empirischen Anschauung
heisst Erscheinung (Kr. d. r. V., I Teil, I, 2). Negli ambienti influenzati dal Brentano esso
sta per Empfindungs-Vorstellungsinhalt. Ho preferito per mio conto il senso di
presentazione fenomenale e non quello etimologico di apparizione o quello ormai
ristretto e sistematico di fenomeno per non pregiudicare alla natura dei suoi contenuti.
In altre parole, mavvicino allo Stumpf nel prendere Erscheinung come contenuto di
coscienza nel suo darsi immediato: la Funktion il processo soggiacente. Perci le
Erscheinungen possono anche esser trattate a s, non cos le Funktionen la cui
funzione appunto di presentare tali contenuti.
23 Stumpf, C., B, 4-5 e 10.
24 Stumpf, C., D, 192.
25 Die Trennung der Form von der Materie im Kantschen Sinne beraubt uns aller
Mglichkeit, sie von dieser zu praedicieren, bestimmte Eindrcke im einzelnen Fall als
hier oder dort befindlich, als eine Mehrheit, als Wirkungen, u. s. f. zu bezeichnen
(Stumpf, C., C, 489).
26 Stumpf, C., C, 477.
27 Polemizzando con Lotze ed il suo realismo mediato di derivazione kantiana, lo St.
concludeva: Liegt also in jeder Reihenbildung (i segni locali) und Anordnung von
Empfindungen ein Problem, dass nur durch Annahme eines Zeichensystems zu lsen ist,
so geht es ins Unendliche. Irgendwo muss also doch im Empfindungen unmittelbar auch
ihre Ordnung als immanente Eigentmlichkeit mitgegeben sei (Stumpf, C., C, 482).
istruttivo per la conoscenza del problema ed anche della storia della celebre reazione
Diltheiana il constatare che il D. qui non fa che seguire lo Stumpf. So werden wir,
commenta egli il passo dello St. ora citato, durch die Tatsachen selbst zu dem Postulat
einer Immanenz der Ordnung in dem Stoff unserer Erfahrungen gefhrt. Die falsche
Sonderung des Stoffes der Eindrcke von den Formen des zusammenfassenden
Anschauens und Denkens, die damit zusammenhngende falsche Trennung eines aus dem

Verhalten isolierter Empfindungen und Vorstellungen zueinander entspringenden


Mechanismus von dem darberschwebenden Denken: diese ganz Erneuerung des
psychischen Dualismus muss aufgehoben werden (Dilthey, W., A, 79).
28 Il termine inscindibilit si presta meno allequivoco di quello pi corrente di
immanenza.
29 Alla nozione brentaniana di intenzionalit il P. Gemelli opponeva che i contenuti
sensoriali differenziali, considerati nella propria specificit sono contenuti neutrali ovvero
oggettivamente indifferenti: mancano perci di un esplicito riferimento intenzionale e
tuttavia restano sempre contenuti di conoscenza (Gemelli, A., B, 22). Lobiezione
colpisce anche la posizione dello Stumpf, ma bisogna riconoscere che questi nelle opere
della maturit e particolarmente nella postuma Erkenntnislehre (1939-1940) ha trovato la
propria strada, abbandonando le venature kantiane della prima posizione per unadesione
pi fedele allAristotelismo.
30 Post Anal. B, 19, 99 b, 23 e segg.; Metaph. A, 1, 980 b, 20 e segg.
31 Anche per Hegel la Fenomenologia pu essere detta svilupparsi per tre gradi, secondo
la diversit delloggetto: in quanto tratta delloggetto come tale (Gegenstand),
delloggetto posto allIo (Objekt) o dellIo stesso (Philos. Propdeutik, Phnomenologie,
9). Nella nostra posizione i gradi non sono momenti della coscienza, ma affettano ad un
tempo loggetto (Erscheinung) ed il soggetto (Funktion).

capitolo primo
CARTESIANESIMO,
ASSOCIAZIONISMO E FENOMENISMO
Sommario. I. Radici cartesiane dellassociazione. La frammentazione delloggetto in
John Locke. Linteriorit assoluta delloggetto come idea e la critica alle idee
astratte di G. Berkeley. II. La nullificazione del reale ed il problema dellassociazione
in David Hume: la preparazione del problema causale; la discussione e la critica alla
persuasione di causalit; la dottrina positiva ovvero il dogmatismo del belief. III.
Lassociazionismo psicologico o fenomenismo empirico: il principio della mental
chemistry di James Mill; la teoria della possibilit permanente di sensazioni di John
Stuart Mill e la credenza al reale; contenuti fenomenali ed indici di realt secondo H.
Taine.
I
IL PRINCIPIO DELLIDEA E LASSOCIAZIONE
1. Radici cartesiane dellassociazione
L Associazione, ha scritto Kurth Koffka, un termine che ha servito nel corso della
storia per significare un numero di cose assai differenti; ma dalla fine del secolo passato
esso usato per indicare una teoria ben definita ed essenzialmente semplice, la quale
cerca di spiegare ogni acquisto di esperienza in termini di associazioni formate di recente,
cio| di connessioni fra unit indipendenti delle quali una di esse capace di riprodurre
laltra1.
Una descrizione della percezione in termini dellAssociazionismo mo-derno pi
ortodosso la seguente: Per noi la percezione anzitutto un gruppo di sensazioni, o
piuttosto essa tali sensazioni, in tale numero, che si trovano uniformemente aggruppate
in tali e tali maniere2. Rileviamo: a) La percezione non un fatto primario, ma
secondario: un aggruppamento, una composizione; b) gli elementi di questa
composizione sono le sensazioni; c) questa composizione non d qualcosa di originale:
essa altro non che le stesse sensazioni, non isolate, ma aggruppate in un modo
determinato. In questa descrizione emergono due fattori essenziali allatto del percepire:
lelemento psichico, e ci che aggruppa gli elementi cio la forza associativa. Gli
associazionisti sono persuasi dessere riusciti con questo metodo a costituire la psicologia
come scienza oggettiva.
La nozione di elemento va qui presa perci nel suo senso ovvio e pi forte. Lo
psicologo, afferma lo stesso A., pone gli elementi mentali precisamente come il chimico
classifica le sue sostanze elementari... Essi sono semplici nel senso che sono lesperienza
mentale ridotta ai suoi termini pi umili; ma essi sono sempre dei processi reali, delle
unit effettive dellesperienza mentale. Per conseguenza, come gli elementi chimici, essi
presentano aspetti e attributi var, si pu esaminarli da punti di vista per cos dire
differenti, e ciascuno di questi aspetti pu essere esaminato a parte dallo psicologo3.
Secondo il medesimo Autore si dnno tre categorie di elementi mentali: sensazioni,
immagini, affezioni, alle quali corrispondono altre tre categorie di aggruppamenti: la
percezione, le idee, le emozioni. Ecco quindi in poche righe uninterpreta|zione dei fatti

pi complessi della nostra vita conoscitiva ed affettiva che non pecca certamente di
intelligibilit e di chiarezza! Ridotti ad una formula astratta, i fatti della seconda classe
possono essere indicati con Sn + A, ove Sn la somma delle sensazioni, immagini,
affezioni che sono interessate, ed A la forza associativa che hic et nunc le tiene unite in
questa complessione che attualmente esperimento4.
La reazione violenta fatta dalla Gestaltpsychologie allAssociazionismo si rivolge
direttamente bene tenerlo presente alla forma che abbiamo ora riferita la quale non
sorta dun colpo, ma suppone una lunga e laboriosa evoluzione che ha conosciuto
contrasti profondi, e che si affermata in direzioni varie, di cui quella che stata riferita
rappresenta una forma, forse, la pi spinta e radicale. Essa, per, il termine logicamente
inevitabile di alcuni princpi e concessioni, apparsi allinizio dellepoca moderna, e la sua
portata teorica inafferrabile fin quando non si comprenda, e non ci si renda conto, che
questa teoria laffermazione di una mentalit che ha penetrato gradualmente tutti gli
strati della cultura, e si provata a tutti i problemi pi ardui, soggiogando intere
generazioni di ricercatori e di pensatori. Non sarebbe serio giudicarla, senza averne
compreso la genesi, lo spirito e i risultati, cio i princpi e i fattori che lhanno portata a
questa egemonia. Lesposizione che daremo tende a sottolineare la drammaticit di
questo sviluppo e linteresse speculativo che esso presenta nelle sue fasi pi salienti.
La prima forma dellAssociazionismo, inteso come teoria esplicativa integrale della
conoscenza, dagli storici, di solito, riferita a Hume. Ma, per originale che possa apparire
la posizione del filosofo scozzese, sta il fatto che egli la present come| la continuazione
logica, o meglio come la reductio ad absurdum dellopera dei suoi predecessori, di
Locke e Berkeley: o, per essere pi esatti, lopera del grande scettico non che la
maturazione inevitabile dei princpi che sono allaurora del pensiero moderno, vale a dire
la posizione cartesiana della conoscenza5. Si sa che nel secolo XVII le scienze fisiche e
matematiche passavano un periodo di grazia ed in pochi anni fecero tali progressi quali
non si ebbero da Aristotele fino ad allora. Perch le scienze potevano tanto, mentre la
filosofia restava irretita in eterne e stucchevoli antinomie? La liberazione sarebbe stata
possibile, pens Cartesio, qualora anche la filosofia adottasse il metodo della scienza.
Questa trova la sua evidenza dallaccertamento dei fatti e dalla scomposizione dei suoi
oggetti: a questo modo possibile arrivare alle leggi che reggono gli oggetti nella loro
struttura pi riposta, e ricostruire idealmente in sintesi, per una comprensione globale, gli
elementi nel tutto, cos che ci si potr render ragione del comportamento o funzione di
ciascun elemento nel tutto di cui parte, e quello dello stesso tutto rispetto alle singole
parti. Fu questa linaugurazione ufficiale del metodo analitico nel filosofare.
Il Discorso del Metodo movendo, secondo il Mondolfo, da quellesigenza di nuove vie
di ricerca, comune agli iniziatori della filosofia moderna, che aveva gi sospinto Bacone
a| dare nel Novum Organum una nuova ars inveniendi aveva nelle quattro regole per la
scoperta della verit enunciato il criterio ed il procedimento di tale scoperta. Criterio,
levidenza (I regola), che vale a superare la posizione preliminare del dubbio metodico;
procedimento dindagine, il metodo analitico, distinto in tre operazioni consecutive:
lanalisi (II regola) o il processo regressivo di risoluzione delle difficolt complesse negli
elementi pi semplici; la sintesi (III regola) o processo progressivo dagli elementi pi
semplici e facili alla formazione graduale degli oggetti pi complessi; e lenumerazione
completa (IV regola) o processo di revisione verificatrice, che vuol dare la certezza di
non aver nulla omesso nellesame compiuto attraverso la decomposizione e la

ricomposizione6. Come uno che si vuol render conto di un orologio, comincia a


smontarlo, cio a scomporlo in molle e ruote e sfere, per esaminare queste ad una ad una
in s e nei rapporti con gli altri singoli pezzi; ma bisogna poi che lo rimonti,
ricomponendo il meccanismo complessivo per farlo funzionare ed assicurandosi, con una
revisione accurata, di non aver nulla tralasciato o messo fuor di posto: cos deve
comportarsi chi vuol penetrare nei riposti segreti della vita dello spirito.
Da parte sua, Cartesio, nel primo momento dellanalisi, trov che gli elementi semplici
erano princpi generali ed idee innate; per questo veniva egli a negare dun colpo la
possibilit sia dun riferimento immediato del conoscere al proprio oggetto, come di un
vero sviluppo spirituale, toccando nel punto pi delicato il problema della percezione.
In questa famosa riduzione, Cartesio, malgrado le sue proteste di voler risalire
allultima sorgente dei problemi, in realt non trov, operando la conversione sullanima
in atto di pensiero, che quello che in antecedenza implicitamente vi aveva messo.
Affermando, per il suo meccanicismo, che il corpo del tutto fuori dellanima, lanima
veniva ristretta alla sola sfera della coscienza; in quanto coscienza, poi, essa non con|
versa che con limmateriale, vale a dire per quella esclusione del concorso del corpo
con le sole sue modificazioni. Malgrado questo, Cartesio ammette che, nello stato di
unione con il corpo, lanima non modificata dalla sola sua energia intrinseca, ma in
molti casi essa risente delle antecedenti affezioni che accadono nel corpo. Invero, delle
affezioni della mente alcune devono la loro origine e sono principalmente riferite al
corpo, altre sono pi proprie alla mente ed altre ancora sono del tutto intellettuali (De
Passionibus Animae, p. I, 17-23). Lanima ha la sua sede nella glandola pineale del
cervello ed per essa che si unisce al corpo. Questorgano si trova in connessione, per via
degli spiriti vitali circolanti nei nervi che da esso dipartono, con tutte le parti
dellorganismo; da esso procedono gli impulsi di movimento e ad esso fanno capo tutte le
modificazioni dovute a cause estrinseche. Lavvertenza, o coscienza, di queste
modificazioni si compie solo in quel punto del cervello. Pertanto quando un oggetto
esterno attinge un senso, esso determina nellorganismo vivente certi movimenti, i quali,
propagati dagli spiriti lungo i nervi, arrivano a quel punto centrale del cervello ove si
compie lultimo movimento. Ma questo movimento non pu essere oggetto di coscienza,
perch lanima non pu essere conscia di alcuna affezione della materia, n laffezione
dellorgano pu assomigliare alloggetto esterno dal quale stata causata. Si deve allora
dire che non v alcuna connessione naturale fra la percezione mentale delloggetto
esteriore e le affezioni organiche che costituiscono le condizioni di questa percezione.
Lultima modificazione organica non quindi che loccasione nella quale, sotto linflusso
dellAutore della natura gran punto oscuro del Cartesianesimo lanima
specificamente determinata a rappresentarsi loggetto esteriore. Questa rappresentazione
immediata e questoggetto vicario il solo che sia da noi conosciuto in se stesso. La
rappresentazione mentale delloggetto esterno ci che propriamente detto idea: Ideae
nomine intelligo cuiuslibet cogitationis formam illam per cuius immediatam
perceptionem ipsius eiusdem cogitationis conscius sum; adeo ut nihil possim verbis
exprimere intelligendo id quod| dico, quin ex hoc ipso certus sim in me esse ideam eius
quod verbis illis significatur (Responsio ad secundas obiectiones).
Il movimento organico cerebrale, in quanto riferito allo stimolo esterno, pu esser detto
impressione; bench non abbia somiglianza alcuna con loggetto esteriore da cui
trasmessa, pu esser chiamato immagine e specie corporale; pu essere detto anche idea,

bench non sia loggetto immediato della mente. Cos si pu dire che la mente contempla
questo movimento materiale, impressione, immagine, specie, idea..., bench non abbia
coscienza dellaffezione corporea in se stessa e si applichi solo allultima modificazione
cerebrale per trovare gli antecedenti corporali, i quali, secondo la natura e le leggi di
questa unione, devono determinare arbitrariamente la rappresentazione mentale di
unesistenza esteriore che loggetto della percezione. La quale perci non che una
percezione mediata, poich non abbiamo alcuna evidenza della corrispondenza fra la
realt del mondo esterno e le nostre rappresentazioni: e qui entra in gioco il ricorso a
Dio verace per salvare la partita.
Su questi princpi, che si basano su concezioni tuttaltro che moderne, Cartesio di una
intransigenza sprezzante, e condanna come pregiudizio, assorbito inconsciamente nella
prima infanzia con leducazione, la persuasione che ha ciascuno di percepire
immediatamente gli oggetti in s, nella loro esteriorit, e non idee od oggetti vicar. Qui
la prima e precipua causa di ogni errore: nei pregiudiz dellinfanzia. Nella prima nostra
et lanima era tanto strettamente legata al corpo da non poter applicarsi se non a quei
pensieri per mezzo dei quali avvertiva ci che produceva unalterazione del corpo.
Ancora essa non riferiva le alterazioni a stimoli esterni, ma solo, quando il corpo era a
disagio, sentiva dolore; quando il corpo si trovava a suo agio sentiva piacere e quando la
modificazione del corpo non era n troppo vantaggiosa n troppo svantaggiosa, provava
diverse sensazioni che, secondo il senso ed il modo in cui avvengono, si dicono sapori,
odori, suoni, caldo, freddo, luce, colori e simili: tutte sensazioni che non hanno il loro
corrispondente in realt esistenti nel mondo esterno. Nello stesso tempo, quando eravamo
bambini, lanima| percepiva grandezze, figure, movimenti e simili che si presentavano
non gi come pure sensazioni, ma come cose, o modi delle cose realmente esistenti od
almeno capaci di esistere. Ancora lanima non avvertiva la differenza tra le sensazioni
interiori e le cose esteriori. Ma il corpo, che una macchina fabbricata dalla natura in
modo da poter compiere da solo var movimenti, voltandosi a caso di qua e di l,
incontrava cose utili e fuggiva cose dannose. Lanima che aderisce strettamente al corpo
cominci allora ad avvertire che loggetto utile e dannoso era fuori di esso: ed avvenne
lequivoco, perch attribu a cotesto oggetto, non solo la grandezza, la figura, il moto e le
altre cose o modi delle cose percepite come realmente esistenti, ma anche i sapori, gli
odori e simili, che invece non erano altro che impressioni prodotte nel senso dalloggetto
esterno7. Loggetto della percezione tuttavia non pu essere che lidea chiara e distinta.
In Cartesio c dunque, malgrado i suoi scrupoli teologici, tutto il ncciolo del pensiero
moderno: la soggettivit dellesperienza per le qualit secondarie e la mediazione
assoluta della realt, data dallIdea, per la quale mediazione anche le stesse qualit
primarie attribuite da Cartesio, con poca logica, ancora alloggetto seguono la sorte
delle altre. Il fare dellidea loggetto per s del conoscere, proprio di Cartesio, e non dei
grandi scolastici, come pens lHamilton8; nella metafisica tomista il soggetto non ha da
uscire da s, o da buttar ponti per raggiungere loggetto, ma si trova sempre in
riferimento immediato con esso, perch lidea intermediario soggettivo, non
oggettivo come per Cartesio. Per il quale, ed in questo la tesi dellOlgiati9 non una pura
ipotesi di lavoro, lidea chiara e distinta non solo il metodo per conoscere la realt, ma
essa stessa la realt. Si parler di fenomenismo razionalista per Cartesio, e di
fenomenismo empirista per| la scuola Lockiana, ma le due qualifiche differenziali non
mutano gran che del comune fondo gnoseologico e metafisico, dal quale sorgeranno,

come vegetazione parassitaria, gli sviluppi, le angustie e le disfatte del problema moderno
della percezione.
Vi sono in questa concezione due princpi opposti, gravidi di conseguenza: luno, che la
sostanza pensante non pu avere una conoscenza immediata delle qualit di unaltra che
sia differente da essa nelle propriet essenziali; laltro, che la sostanza immateriale non
pu unirsi sostanzialmente con un corpo, senza diventare materiale anchessa.
Cartesio, per essere stato meccanicista assoluto nellinterpretazione del mondo fisico e
spiritualista assoluto in quello spirituale, dovette negare ogni interferenza reale e
complementarit fra i due mondi. Di qui veniva tolta, con la continuit reale (causale),
ogni continuit intenzionale. Come lanima viveva in s la sua vita, senza parteciparla
realmente al corpo che ad essa unito, cos gli esseri materiali non avevano alcun
rapporto di dipendenza con lo spirito, e parimenti i contenuti fenomenali con quelli
oggettivi, la sensazione con lidea. Sorse perci il cosiddetto problema del ponte.
Cartesio cerc di sbrogliarsi per proprio conto facendo ricorso, da buon credente, alla
veracit di Dio; se non che il ponte da lui gettato doveva poggiare su due pilastri che
esigevano un attento esame circa la propria capacit di sostenerlo. Essa infatti, di l a
poco, fu negata, con buone ragioni, da quelli stessi che si misero a sviluppare il principio
dellidea per i quali le due alternative della posizione cartesiana: mondo-spirito,
sensazione-idea, fenomeno-realt, non erano passibili, in sede teoretica, di alcun
compromesso. Il ponte era fittizio poich di sponde non ve nera che una soltanto: o
lidea-concetto, o lidea-imagine. Si aprivano cos le direzioni capitali del pensiero
moderno: lEmpirismo ed il Razionalismo, le quali, rompendo bruscamente linstabilit
della posizione cartesiana, avrebbero condotto fino in fondo il principio dellideaoggetto.|
2. La frammentazione delloggetto (J. Locke)
Il problema dellesperienza, nel senso che ebbe di poi nella filosofia moderna, era
rimasto in Cartesio, in forza dei princpi, quasi completamente assente: con Locke esso si
presenta in modo esplicito. I termini sono sostanzialmente ancora quelli cartesiani, ma il
metodo ha preso un indirizzo pi preciso. Lidea per Locke ci che la mente
apprende degli oggetti in dipendenza immediata o mediata di uneccitazione ricevuta
dallesterno sopra qualche parte del corpo. Lidea allora ci che la mente percepisce in
se stessa, ed loggetto immediato della percezione, del pensare, o dellintendere; essa
ha per corrispondente la qualit del corpo soggetto che lha provocata10. Locke suppone
adunque che la esperienza primitiva implica da una parte la coscienza di s, e dallaltra
lavvertenza della cosa; come anche la relazione che ambedue hanno nellidea, in quanto
che lidea, nella sua semplicit originaria, riconosciuta come un risultato ed riferita
alla materia, come effetto a causa. Richiamandosi ad un esame pi attento dei fatti, Locke
arriv alla negazione categorica di tutte le idee innate cartesiane, ed allaffermazione
dellorigine empirica, cio in rigorosa dipendenza con il mondo esterno, di ciascuna: per
questo la vera analisi non doveva limitarsi allinventario delle idee, quali si presentano
nella conoscenza attuale, ma deve convertirsi in ricerca genetica delle idee a partire
dallesperienza. Per Locke la percezione consiste nella presa di possesso (di coscienza)
che il soggetto fa dellidea come oggetto, al suo ingresso nello spirito, e per questo non si
distingue realmente dalla sensazione, se non come una modalit pi completa del suo
attuarsi. La sensazione questentrata dellidea11.
Lidea lockiana pare cos, a differenza di quella carte|siana, non avulsa ma piantata

nellesperienza: lidea una immagine sensibile, non un puro prodotto dello spirito.
Lidea bens, anche per Locke, loggetto ed il termine del conoscere, ma il suo attuarsi
completo stato condizionato da un reale processo di sviluppo, del quale i momenti
essenziali sono dati: a) dallazione fisica dello stimolo sullorgano sensoriale e
dallimpressione che ricevuta nellanima, indicata come sensazione (idee di
sensazione), b) come dallimpressione che riceve lanima quando riflette sui contenuti
che ha in s (idee di riflessione)12. Le une cinformano sulla natura delle sostanze
corporali, le altre su quella delle sostanze spirituali e costituiscono la percezione interna:
nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu13.
Il fatto che tutte le nostre idee derivino, in ultima analisi, da queste due grandi sorgenti
che costituiscono la immediata esperienza, i dati della quale ci sono forniti
naturalmente, s che non in nostro potere n di respingerli, n di crearne dei nuovi non
esige che lattivit del nostro spirito si limiti poi al semplice accoglimento dei medesimi.
In realt ci che troviamo nellanalisi dellesperienza immediata sono certi complessi di
idee che rappresentano esseri particolari, chiamati sostanze, corporee o spirituali, e che
noi apprendiamo nellatto della percezione, esterna o interna. Una volta che si trovano
sotto il nostro sguardo, noi possiamo dirigere la nostra attenzione su di esse, esaminarle e
ridurle fino ai loro semplici elementi, i quali non siano ulteriormente scomponibili14.
Poich,| nella rappresentazione originaria di un oggetto, le idee non sono distinte, ma fuse
insieme, cos come le qualit medesime delloggetto, le quali formano quel complesso
che noi chiamiamo una cosa: idee semplici e idee complesse sono larmamentario della
vita spirituale, e si pu dire che le idee semplici sono leffetto della sensazione; quelle
complesse, della percezione. Queste ultime, che sono le pi importanti e formano il
materiale cos della vita pratica come di tutte le scienze, poich non sono primitive,
devono risultare da un successivo processo di elaborazione delle idee semplici. Processo
che pu essere da noi fatto sia servendoci, come di modello, delle collezioni di idee
offerte dalla osservazione della percezione immediata, interna o esterna: le idee degli
oggetti concreti; sia senza riferimento a nessun altro modello, fuori di quello stabilito
dalla nostra volont: le idee complesse astratte di Sostanze, Modi e Relazioni.
Locke fa unanalisi minuziosa delle varie classi di idee semplici e di idee composte, ma
limportante sarebbe di rendersi ragione del come si passi dalla apparizione delle idee
semplici alla formazione di quelle complesse. Su questo Locke si limita a dire che la
seconda classe dipende dalla nostra attivit libera, e lascia comprendere che la prima
classe sia piuttosto leffetto dello sviluppo naturale delle facolt. Si verrebbe cos ad
ammettere unassociazione naturale e unassociazione libera: Locke doveva porre i
fondamenti dellAssociazionismo senza rendersi conto dellenorme importanza e delle
logi|che implicazioni, che fra poco vi avrebbe scovate Hume. Ma Hume non ci sarebbe
stato se tra lui e Locke non ci fosse stato un altro, G. Berkeley. Gli sviluppi del Vescovo
irlandese consistono in un approfondimento della idea lockiana connessa del resto
con la prima la quale per era stata intravista da altri, come dal nostro Galileo. Lessere,
la idea, loggetto per s immediato del conoscere, non aveva impedito a Locke di
ritenere ancora, con il realismo tradizionale, tanto lesistenza di un mondo esteriore,
quanto la causalit che esso esercitava sul soggetto per latto del conoscere: di guisa che
egli poteva ancora, in un secondo tempo, a differenza di Cartesio, riferire in base allo
stesso meccanismo conoscitivo i contenuti della idea alle cose in s, e trovarvi una
corrispondenza. Daltra parte Galileo, Cartesio, Bayle avevano portato lattenzione sul

carattere innegabilmente soggettivo in tutto o in parte di non poche qualit sensoriali,


per le quali quindi non si poteva parlare di una corrispondenza univoca con il mondo
esterno. Si pensi alla sensazione di dolore per una scottatura, alle sensazioni di calore, di
freddo, di dolce, di amaro: non assurdo pensarle essere nelloggetto? E gli stessi colori,
i quali fra gli oggetti propr dei sensi si presentano come i pi oggettivi, in realt vanno
soggetti nel loro apparire a profonde modificazioni, pur restando loggetto il medesimo:
basta che diminuiamo lintensit di luce e vedremo i colori dello stesso oggetto, p. e. di
un pezzo di porfido, notevolmente cambiati.
Dobbiamo riconoscere allora che non c nel porfido n il bianco, n il rosso e dicasi
altrettanto per oggetti propr degli altri sensi ma solo una disposizione di parti proprie
a produrre con la luce queste sensazioni nellanima15. Questi oggetti non rappresentano
per che una regione la pi superficiale della nostra esperienza, e sono confinati
nellambito dei singoli sensi. Ma vi sono anche qualit che noi troviamo presenti in ogni
percezione di oggetti, onde abbiamo ragione di credere che sono talmente inseparabili da
essi,| che ci siano anche quando noi non li sentiamo. Prendete un chicco di grano:
dividetelo fin che volete, riducetelo in parti quasi insensibili: ebbene, lestensione, la
solidit, una certa figura e grandezza e mobilit rimarranno pur sempre come sue qualit,
n potranno mai essere ridotte a nulla, finch esso rimarr un corpo od un insieme di
corpuscoli realmente esistente.
Locke chiam le une, qualit primarie, le altre, qualit secondarie e concludeva con il suo
lucido stile: Da ci che si detto reputo agevole trarre losservazione che le idee delle
qualit primarie dei corpi sono ritratti di esse (resemblances) ed i loro esemplari
(patterns) esistono realmente nei corpi stessi mentre le idee prodotte in noi dalle qualit
secondarie non rassomigliano ad esse per nulla: nei corpi non esiste nulla di simile a tali
nostre idee. Nei corpi che noi denominiamo da esse, esse non sono che il potere di
produrre in noi quelle sensazioni: e ci che dolce, azzurro o caldo nellidea, non che
una certa massa (bulk), figura e movimento delle particelle insensibili nei corpi che noi
chiamiamo appunto cos (cio estesi, figurati, e mobili)16.
Con questa concessione al criticismo gnoseologico della nuova fisica, Locke invertiva il
rapporto di oggettivit aristotelico fra i sensibili propr e comuni, ma la sostanza
delloggettivit apparentemente non veniva scossa, poich restava salda la
corrispondenza immediata con la realt di una almeno delle classi, che era quella, del
resto, che di fatto meglio caratterizzava loggetto nella sua esteriorit. Lequilibrio non
sembrava quindi alterato: in realt esso si mostr ben presto troppo instabile.|
3. Linteriorit assoluta delloggetto come idea e la critica alle idee astratte (G.
Berkeley)
Che lequilibrio in realt fosse molto instabile o addirittura perduto, pens a dimostrarlo
il Berkeley in base agli stessi due princpi lockiani: la immediatezza oggettiva dellidea
e la soggettivit formale delle qualit secondarie, ed piccante per molti teorici puri,
ma per noi molto istruttivo, che la prima forma didealismo, che si ebbe nel pensiero
moderno, sia sorta dalla discussione del problema della percezione17.
Il B. infatti esord con lopuscolo Essay on a new theory of vision (1709), che un
trattatello nel quale egli attacc direttamente la distinzione tra qualit primarie e qualit
secondarie, per affermare, rispetto alle prime, una soggettivit e mediatezza ancor pi
assoluta di quello che Locke aveva affermato per le seconde. Il B. parte da due princpi

che ritiene comunemente ammessi: luno, che loggetto proprio e immediato della vista
il colore; laltro, che la distanza dallocchio, cio la distanza nella linea di visione, non
data immediatamente. Se, pertanto, la collocazione e la grandezza (qualit I.rie) sono
viste propriamente ed immediatamente non lo sono se non in quanto sono propriet del
colore: non sono percettibili se non in quanto sono colorate, poich locchio non vede che
luci e colori18.
Con questi princpi scompare anche lesteriorit della distanza. Ogni senso tale, cio
distinto dagli altri, in quanto nel suo attuarsi non comunica con loggetto degli altri;
lammettere delle qualit (primarie) che siano ad essi comuni, un controsenso e rende il
sentire impossibile. Cos il tatto ha per proprio oggetto delle qualit ben definite che non
hanno nulla| in comune con quelle, non meno definite, della vista: cosha in comune la
durezza o la mollezza con i colori?
Ora, se le cosiddette qualit primarie sono inseparabili dalle secondarie, da pensare
che non sono date che in esse e per esse: se quelle sono soltanto nella mente, lo saranno
anche queste, poich non possibile, neppure con lastrazione, concepire la estensione e
il moto di un corpo senza tutte le altre qualit sensibili. Per conto mio conclude
Berkeley vedo chiaramente che non in mio potere formare lidea di un corpo esteso e
in moto; ma gli devo dare insieme un colore o qualcuna di quelle altre qualit sensibili,
che esistono, come si convenuto, solo nella mente. In breve, estensione, figura e moto,
astratte da ogni altra qualit, sono inconcepibili; e perci dove sono le altre qualit, col
devono essere anche quelle, cio nella mente e in nessun altro luogo19. Il Saggio sulla
visione, distruggendo la teoria delle qualit primarie, separava nella percezione la vista
dal tatto e riconosceva al solo tatto limmediatezza della percezione. Questa conclusione
era per provvisoria e i Princpi sulla conoscenza umana (sect. 44) hanno vinto
questultima resistenza del Realismo, interiorizzando anche i contenuti del tatto.
Se i contenuti dei singoli sensi sono essenzialmente eterogenei, ne segue che non sono
addizionabili e non si pu avere una percezione che risulta dal contributo convergente dei
var settori sulla sensibilit. Si deve allora ritenere che distanza, figura, estensione,
movimento non sono da noi percepite n dal tatto n dalla vista, n da tutti e due insieme.
Il tenue filo che legava ancora il soggetto con il mondo| esterno quindi rotto e la
filosofia moderna non lo ritrover pi: per il B. tutte le nostre idee hanno la medesima
assoluta e irrelativa interiorit. Il cosiddetto concetto di materia, cio soggetto e causa di
qualit reali di sostanza, di mondo esteriore, non che una costruzione della fantasia, alla
quale non pu corrispondere alcunch. Se si ritiene che loggetto percepito lidea come
tale, cio come atto e oggetto, ad un tempo, della mente, lesperienza riceve la
soggettivit piena.
Tutti riconoscono secondo il B. che n i nostri pensieri, n le passioni, n le idee
formate dallimmaginazione, esistono senza la mente... Io credo che ognuno possa
arrivare ad una conoscenza intuitiva di ci, ponendo mente a quel che si intende con la
parola esistenza quando si applica alle cose sensibili. Io dico che esiste la tavola, su cui
scrivo, cio la vedo e la sento; e, se io fossi fuori del mio studio, direi che esiste,
intendendo con ci che se io fossi nel mio studio la potrei percepire o che qualche altro
spirito attualmente la percepisce. Cera un odore, cio era sentito; cera un suono, cio
veniva udito...: questo tutto ci che posso intendere con queste e somiglianti
espressioni. Ci che stato detto dellesistenza assoluta di cose non pensanti, mi sembra
perfettamente inintelligibile. Il loro esse percipi, e non possibile chesse abbiano

esistenza fuori della mente o delle cose pensanti, che le percepiscono20.


Dalla liquidazione di una distinzione la quale, bench fosse stata capovolta dal Locke,
poteva salvare ancora per buona parte le esigenze del realismo, sorta la prima forma di
idealismo moderno. Tagliati ora tutti i vincoli di dipendenza che legavano lo spirito finito
con il mondo, il B. non ha motivo di distinguere fra idee di sensazione e idee di
riflessione e quindi non ha da spiegare pi un divenire delle idee, n ha pi ragione di
esistere il problema di una corrispon|denza tra le idee e un qualche cosa che per
definizione sia posto al di l e al di fuori di esse.
Le idee non vengono dallesterno, n sono tutte a nostro arbitrio, poich aprendo gli occhi
io non posso non vedere. Come allora le idee diventano presenti ai sensi dellindividuo
particolare? Per lazione di Dio, risponde il B., il quale conscio, e si compiace, di far
ricorso allontologismo Male-branchiano ed al neoplatonismo cristiano, bench insieme
rivendichi che la propria posizione resta originale. Essa ha un profondo interesse, poich
rappresenta, a suo modo, una rivincita del pensiero tradizionale che voleva resistere,
almeno nei punti pi vitali, alla corsa sfrenata a cui la nuova attitudine gnoseologica
laveva abbandonato.
Il passaggio dal soggetto particolare al soggetto universale suggerito dal fatto che le
idee bench siano mie non soggiacciono nel loro apparire alla mia volont: aprendo gli
occhi non posso determinare a mio piacere quali particolari idee dovrebbero
impressionarmi. Quindi c unaltra mente la quale le percepisce tutte e vuole che alcune
siano mostrate anche a me. Per me evidente, egli dice nel II Dialogo, che le cose
sensibili non possono esistere altro che in una mente o spirito. Onde concludo che esse
non hanno unesistenza reale: ma che, visto che non dipendono dal mio pensiero, e hanno
unesistenza distinta dallessere percepite da me, ci deve essere qualche altra mente in cui
esse esistono. Dunque, come sicuro che esiste realmente il mondo sensibile, altrettanto
sicuro che esiste uno spirito infinito e onnipotente che le contiene e le sopporta21. Ma
tanto vero che egli resta nel cerchio di idee dellOratoriano francese, che ritiene, come
questi, essere Iddio il primum cognitum dalla nostra mente. Noi possiamo perfino asserire
che lesistenza di Dio molto pi evidentemente percepita, che non lesistenza degli
uomini... Non c nessun segno, che indichi un uomo e nessun effetto da lui prodotto che
non provi pi fortemente lessere di quello Spirito che | lAutore della natura. Giacch
evidente che per agire su altre persone la volont delluomo non ha altro oggetto che il
semplice movimento delle membra del suo corpo: ma dipende interamente dalla volont
del Creatore che un tal movimento sia seguito da unidea nella mente di un altro, o ecciti
questa idea. Egli soltanto, sostenendo tutte le cose con la parola del suo potere, mantiene
quella corrispondenza tra gli spiriti per cui luno capace di percepire lesistenza
dellaltro. E tuttavia, conchiude, questa pura e chiara luce che tutti illumina, essa
medesima invisibile, ed per questa affermazione che egli si stacca dal Malebranche per
ravvicinarsi allagostinismo tradizionale22. Al riferimento delloggettivit che Locke
aveva fatto alla materia, Berkeley sostituisce il riferimento a Dio, leterno Spirito:
riferimento che fragile quanto si vuole23, ma sempre uno status in quo delloggetto.
La nozione berkeliana dellidea ha potuto fare questi progressi perch il suo Autore ha
voluto essere ligio al principio lockiano dellanalisi, con maggior rigore di quanto non
abbia fatto Locke stesso. Questi aveva ritenuto ovvia e sensata non solo laffermazione di
un mondo esterno, indipendente dallaffermazione del soggetto, ma aveva anche difeso la
legittimit delle idee astratte e cos altro era per lui lesserci di un oggetto (esistenza) e il

contenuto di questoggetto. Per Berkeley, e ormai lo si comprende, ammetter questo lo


stesso che voler dividere una cosa da se stessa. Io posso invero dividere nei miei pensieri,
o concepire separate da ogni altra quelle cose che forse non percepii mai coi miei sensi
divise a quel modo; la mia possibilit di astrazione finisce qui: non pu estendersi anche
allesistenza reale o percezione, poich se il conoscere termina allidea in quanto
attualmente presente, non si pu spogliarla della sua attualit, senza perci stesso
sopprimerla24.|
Onde com impossibile, per me, vedere e sentire qualcosa senza la sensazione attuale di
quella cosa, m impossibile ancora concepire nel mio pensiero qualche oggetto o cosa
sensibile, distinta dalla sua sensazione o percezione. E questa una di quelle verit cos
prossime e ovvie alla mente che un uomo deve aprir soltanto gli occhi per vederle. No
general ideas, non si dnno idee generali: ecco il secondo risultato che si integra con il
primo (la negazione delle qualit primarie) per fondare il nuovo passo in avanti che la
filosofia moderna ha fatto con B. Non bisogna dimenticare che per Hume la critica
berkeliana alle idee astratte stata la pi grande scoperta dei suoi tempi. Qualche
storico25 vuol attenuare la forza di questa testimonianza, sostenendo che anche per
Locke non cerano idee astratte in senso rigoroso: comunque la negazione, se ci fu anche
in Locke, non ebbe certo quel risalto, n quel valore sistematico che rivest con piena
consapevolezza nella riduzione operata dal Berkeley.
Ma c uninnovazione ancor pi profonda operata dal Berkeley a riguardo della
concezione lockiana dellIdea. Secondo Locke vi sono indifferentemente due sorgenti di
idee: la sensazione e la riflessione; la prima offre le idee semplici di ordine inferiore, la
seconda le idee complesse superiori di sostanza, modi, relazioni. Il B. distingue invece
accuratamente la conoscenza che si ha delle cose materiali da quella delle spirituali; la
prima, cio, data dalle idee che vengono dai sensi; non cos quella delle seconde che ci
data in modo immediato nel nostro essere e nel nostro agire spirituale. La cono|scenza
di sostanze, modi e relazioni, deriva da esso ed bene allora, se si vogliono indicare cose
diverse con nomi diversi, riservare il termine idee per gli oggetti dei sensi, ed
introdurre il termine nozioni per gli oggetti della mente. Fra le due classi di oggetti non
v nulla di comune se si suppone che le nostre anime non si possono conoscere allo
stesso modo che si conoscono gli oggetti insensibili e inattivi; noi non possiamo, credo,
strettamente parlando, avere unidea di un essere attivo o di unazione, ma possiamo dire
di avere una nozione e siccome ogni relazione include un atto della mente, non possiamo
dire di avere propriamente unidea, ma piuttosto una nozione delle relazioni e abitudini
delle cose26.
Le idee, e le stesse nozioni sono elementi inerti, inattivi: sappiamo per, secondo il
Berkeley, che c un essere indubbiamente attivo: la Mente universale che produce in noi
le Idee, e la nostra mente quando si forma le nozioni dellanima e delle sue operazioni
caratteristiche. un peccato che il B. non abbia sviluppato questa profonda risonanza
agostiniana che ancora una qualche rivincita del realismo, contro la quale sarebbe
caduto a vuoto lassalto che far Hume alla nozione di causa. Il Berkeley fece fare un
balzo in avanti al pensiero moderno che regge il paragone con quelli di Hume, Kant,
Hegel, ed un pensiero, il suo, che non ha avuto solo il valore storico di avere scatenato
il turbine humiano, ma ha mantenuto il carattere di continua attualit tanto dal punto di
vista metafisico, come gnoseologico. Il substrato filosofico dellAssociazionismo
sperimentale dei due Mill e del Bain prettamente berkeleyano ed al Berkeley

savvicinano molti moderni che vogliono dare un senso al problema della percezione
senza rinunciare al principio dellinteriorit assoluta del reale.|
II
LA NULLIFICAZIONE DEL REALE IN D. HUME
1. La preparazione del problema causale
I due princpi berkeleyani avevano lanciato i problemi sulla china rovinosa di un
monismo idealista e solipsista. Berkeley aveva evitato di cadervi ricorrendo a quel
salvataggio in extremis che era il ricorso a Dio, primo principio dellordine intelligibile;
comunque, questo ricorso, che affermava la dipendenza di esemplarit del nostro
conoscere da quello di Dio, riusciva a salvare in qualche modo la consistenza
delloggetto, che era dato (anche per B., come per Locke, ma in un senso ben diverso)
nella percezione. Era stata perduta loggettivit, diciamo cos, esteriore, cio la
corrispondenza fra le idee ed il mondo esterno, ma rimaneva ancora loggettivit che
potrebbe dirsi interiore, costituita dallunit o unificazione di valore assoluto che lidea
conservava per essere esemplata dalle idee divine. Hume doveva abbattere questultimo
fragile resto del realismo percettivo27. Adottando i princpi lockiani28, Hume ha portato
in primo piano la teoria dellAsso|ciazione non per fermarvisi, ma per sorpassarla; ed ha
impostato il problema della percezione in quella forma che stata accettata alla soglia
della Critica della Ragione pura: quella forma che ha causato e dominato costituendone
il midollo speculativo, pi o meno consciamente presente lo sviluppo eccezionale che
nella cultura moderna ha avuto il problema della percezione. Per il valore e la forza della
dialettica humiana, come per il posto decisivo che essa occupa nel pensiero moderno e
quindi in quella tanto vantata pretesa di superamento del pensiero classico, sar bene che
ne diamo un cenno un po accurato, sia pur schematico, poich si tratta di dottrine celebri
e quindi a tutti note.
Il Treatise on human Nature, lopera principale dello Hume, ha unintonazione e finalit
ben definita fin dalle prime righe: assumere la nozione lockiana dellesperienza e
frugarne in modo implacabile le deficienze di metodo e di logica. Per Locke, si sa, latto
fondamentale dellintelligenza un atto di percezione, e in esso si esaurisce ogni certezza
e ogni conoscenza, perch esso ci rivela lesistenza del mondo esterno e del mondo
interno e con la relazione fra le idee costituisce la scienza29. Accettiamo questo
fondamento, e vediamo se su questa base regge ledificio della sua rivelazione e della sua
costruzione. Perci Esse est percipi, anche per Hume, ma non nel senso di Berkeley, di un
oggetto ancora esteriore e opposto al percipere, sia pure unidea interiore allo spirito, ma
proprio come il percepire stesso. Noi non dobbiamo trascendere latto e non
riconosceremo come reale niente altro che quello che esso contiene. E qui appunto
comincia la rovina del sistema.
Il motivo fondamentale delle ricerche di H. un sentito bisogno di condurre a termine
una critica radicale della cono|scenza umana, che dovrebbe essere un esame di coscienza
filosofica, per liberare lanimo dallinquietudine e dallinsoddisfazione che generano i
metodi correnti del filosofare, tediosi ed estenuanti, ove non sincontrano che princpi
accettati ciecamente, conseguenze mal dedotte dai princpi, mancanza di coerenza nelle
parti e di evidenza nellinsieme30. Questa nuova critica deve essere spregiudicata,
cio senza presupposto alcuno, anteriore e capace quindi di porsi al di sopra di ogni
principio particolare di sistema: secondo H. essa deve consistere in unanalisi esatta della

natura, delle facolt e della capacit dellintelletto umano, poich soltanto con un metodo
vigoroso ci si pu ripromettere la restaurazione di cui si parla. Egli ci tiene a dichiarare
che noi dobbiamo coltivare la vera metafisica con qualche cura, per distruggere la falsa
e adulterata31.
Il punto di partenza dato dalla teoria del conoscere nella particolare forma che lo spirito
cartesiano ebbe nei Saggi sullintelletto umano di Locke, che H. si propone di
presentare nel pi alto grado di chiarezza: lunico metodo, per scoprire o rivelare la
vera natura del conoscere, consiste nellanalisi del fatto o fenomeno conoscitivo,
risolvendone gradatamente i dati in elementi pi semplici, e questi in altri pochi, del tutto
semplici e inderivabili, di valore quindi primario, come i veri elementi della vita
psichica.
Il fatto conoscitivo completo chiamato anche da H. percezione, e pu designare ogni
processo conoscitivo che sia cosciente, cio presente al soggetto e dal medesimo
avvertito. Ora, secondo lanalisi humiana, tutte le nostre percezioni si possono dividere in
due grandi classi, chiamate rispettivamente, con una terminologia che finora era rimasta
vaga ed alla quale H. vuol dare un preciso significato, impressioni e idee. La
differenza fra i due modi di conoscere non deriva da una particolare natura delluno di
fronte allaltro, o per una diversit di contenuto oggettivo, ma soltanto per un grado|
differente di forza e vivacit con cui luno entra nello spirito e si presenta alla coscienza:
impressioni si dicono le percezioni pi vivaci (le sensazioni cosiddette esterne, le
emozioni e passioni); idee, invece, quelle pi scialbe e sbiadite (le immagini del pensare e
del ragionare)32.
Per quanto riguarda le relazioni fra i due modi di conoscere, H. afferma, e pone a
fondamento delle sue ulteriori indagini, il principio della priorit assoluta, sotto laspetto
psicologico come sotto quello critico, delle impressioni sulle idee, in un modo cos
categorico da far comprendere chiaramente che per lui la conoscenza autentica solo
quella data dallimpressione attuale, la quale essa stessa, nella sua vivace
presenzialit, principio e termine del conoscere: le idee non figurano che quali
sottoprodotti, come dei residui lasciati nellanima dalle prime. Le idee restano
qualcosa di secondario di fronte alle impressioni, e ad esse devono ricondursi e riferirsi,
qualora pretendano a qualche valore di conoscenza, le idee composte ad impressioni
composte, se si dnno; altrimenti ad alcune semplici, e le idee semplici ad impressioni
semplici. Con queste premesse H. vuol condurre a termine limpresa di Locke della
distruzione di ogni forma dInnatismo, e fissa il principio vitale di tutta la sua
gnoseologia, dal quale dipende in gran parte la celebre discussione del problema causale:
tutte le idee semplici, nella loro prima apparizione (appearance), derivano dalle
impressioni semplici corrispondenti e le rappresentano esattamente.
Le impressioni sono poi distinte da H. in due classi: impressioni di sensazione e
impressioni di riflessione; le prime sorgono nellanima originariamente, da cause
ignote e che H. ama lasciar tali. Le seconde derivano dalle idee, per la reazione che
queste possono provocare nel soggetto (vita emotiva), e si comprende come, nellintimo
della vita interiore, la catena impressione-idea, idea-impressione, possa continuare
allindefinito, se qualche circostanza colorisca i contenuti in guisa da impressionare la
mente in un| modo nuovo. I gradi di sviluppo dello spirito, nel processo humiano, sono
pertanto i seguenti: per una causa ignota sorge unimpressione che viene a colpire, a
battere (strikes upon) sui nostri sensi, suscitando uno stato di coscienza ben qualificato:

sensazioni di caldo e freddo, sete o fame, piacere, dolore, ecc. Di tale impressione presa
(is taken) nella mente come una copia, che ivi perdura, illanguidita, anche quando sia
cessata limpressione, e ci lidea. Questidea, quando nella riflessione si presenta
allanima, pu produrre su di essa una nuova impressione, come di desiderio o di
avversione, di speranza, timore, ecc., che si dice impressione di riflessione perch
derivata da un ripiegarsi dello spirito sui suoi contenuti precedenti, o meglio, perch
indica il movimento che lo spirito riceve ab intra, da qualcosa ormai noto e in un certo
modo suo33.
Le idee, a seconda del loro contenuto, sono dette semplici o complesse e tutte hanno la
propriet di poter essere ripresentate alla considerazione dopo la loro prima apparizione.
A volte ci avviene in modo che le idee conservano la forma loro originale, lordine e la
posizione primitiva, vale a dire, con pieno riguardo alla realt; altre volte invece non
appaion pi in quella forma e secondo quellordine obbligato, ma in associazioni nuove,
in modo che fanno passare la mente dalle une alle altre. Per H. questa diversit di
comportamento caratterizza due facolt nettamente distinte, la Memoria, legata al
passato, e lImmaginazione che piuttosto libera e guarda al futuro34, e formula il
secondo principio della sua gnoseologia, che sta alla base della discussione circa il
problema causale, il principio cio della libert dellimmaginazione di trasporre e
cambiare le idee, di associarle, in altre parole, e| di combinarle in modi nuovi da quelli
avuti dallesperienza35.
H. trova ben poco da dire, in particolare, sulle impressioni primitive e sulle idee semplici
corrispondenti: elementi puntiformi, veri atomi psichici, che appaiono e scompaiono di
continuo senza fissarsi in qualche modo e prender parte reale alla nostra vita. Lo
preoccupano invece assai quelle complesse, e specialmente certe idee complesse, che
sono le pi costanti nella direzione del corso normale dei nostri pensieri, come le idee di
sostanza, di modi, di relazioni. Esse si presentano, appunto perch complesse, come
risultanti dalla fusione ordinata e non qualsiasi, dal convergere costante di alcune idee
semplici verso una nuova sintesi, verso una nuova unit, creduta originaria, di significato;
sta qui laccennata originalit dellimmaginazione nei confronti della memoria, priva di
qualsiasi libert. La libert dellimmaginazione a volte pu esser tanto grande da portare
la mente in un mondo del tutto irreale, quello delle finzioni, di cui H. non si vuol
occupare e che lascia ai poeti e agli artisti; ma questa non loperazione pi frequente, od
almeno la pi notevole dellimmaginazione. Oltre i modi capricciosi di connessione, vi
sono anche quelli naturali, che guadagnano subito lassenso della mente; in essi appare
una forza gentile (a gentle force), che prevale comunemente, una specie di attrazione,
che nel campo dello spirito, osserva H. con compiacenza, presenta una importanza non
minore di quella che opera nel mondo terrestre36.
La forza gentile lAssociazione. Hume forse ha potuto cogliere il suggerimento dalla
filosofia aristotelica, ma non vi| ha dubbio chessa ha ricevuto da lui uno sviluppo al tutto
originale, che non solo era sconosciuto, ma che ripugnava, nei suoi punti pi salienti, con
i princpi dellAristotelismo in materia, come si vedr a suo tempo; e per ora basti
laccenno.
Poich quasi tutta lattivit di una mente sana e ben disciplinata dipende da questo fatto
misterioso, H. sente il bisogno dintraprendere la ricerca dei princpi reali del medesimo e
si meraviglia come nessun filosofo, prima di lui, non vi avesse prestato sufficiente
attenzione. Possiamo dire, per ora, che di questi princpi di connessione fra le idee

(Associazione), interessano H. specialmente tre specie: le relazioni di somiglianza, di


contiguit e quella di causa ed effetto. Sono, queste qualit, propriet originarie della
natura umana, le quali al presentarsi di unimpressione o di unidea fanno sorgere
spontaneamente nello spirito unaltra idea (naturally introduce another), onde la mente
non rimane inerte e chiusa entro un solo contenuto, ma passa con facilit (runs easily) da
unidea ad altre che ad essa assomigliano, e porta il suo sguardo al di l degli oggetti che
vede o ricorda (carries its view beyond the objects which it sees or remembers).
Queste medesime relazioni possono, in un secondo tempo, diventare oggetto di
riflessione ed allora da relazioni naturali si duplicano in relazioni filosofiche, cio non pi
semplici tendenze spontanee della fantasia ma fondate anche per il confronto delle idee
onde possono diventare princpi di ragionamento; di esse la pi importante quella che
unisce le idee di causa ed effetto, e H. promette di esaminarla a fondo (fully), per
determinarne lorigine, luso, il valore ed apre cos la discussione famosa del problema
causale37.
Secondo queste indicazioni elementari dobbiamo ritenere che nel pensiero di H. la
relazione di Causalit una rela|zione sia naturale come filosofica, ed in quanto relazione
filosofica, unidea complessa. anche, ed anzitutto, una relazione naturale, ma come
tale non pu esser oggetto di ricerca critica, poich resta un fatto primordiale che a tutti
simpone ed al quale nessuno pu negare lassenso, costituendo la possibilit stessa del
pensare spontaneo e del vivere in generale.
A questo momento in Hume i problemi del pensiero valido, della causalit e della
percezione del concreto sono diventati un solo problema, nel quale il metodo lockiano in
un supremo sforzo costretto ad abbattersi al di qua dellessere, rassegnandosi a
riguadagnarlo per via, non pi teoreticamente giustificabile, di una credenza od istinto
che giace, messovi dallAutore della Natura, nel fondo della nostra psiche.
2. La discussione del problema causale
La discussione circa la validit dei rapporti causali diventa centrale nelle preoccupazioni
di H., poich coincide con la validit dei giudiz desistenza o della realt di fatto, cio
della conoscenza che pretende aver presa immediata sul reale per determinarne e
prevederne a priori il corso naturale, poich tutte le idee sulle quali questa conoscenza
si fonda, si riducono o suppongono stabilita quella di causa. Cos le idee di identit e di
esistenza possono essere clte in concreto, e allora si riducono allimpressione attuale
dellio e dellesistere. Se invece si estendono ad un prima, ad un poi non osservati,
come esige la conoscenza scientifica, ci possibile in quanto immaginiamo unenergia
soggiacente, che continui a mantenere gli oggetti nellessere, e che permetta quindi di
considerarli ancora sotto la stessa luce di prima, malgrado linterruzione della percezione.
Similmente lo spazio ed il tempo, considerati in concreto, non possono essere che
impressioni a s, irrelative; se li consideriamo invece in astratto, cio scientificamente,
come continuit nellestensione e nella durata, ci possibile soltanto se si presume
che qualche segreta energia non cessi mai dagire e di connettere fra di loro i singoli
indivisibili da cui risultano: cio se supponiamo| allinterno di essi una causalit. Risulta
cos che delle tre relazioni naturali che non dipendono unicamente da idee (Somiglianza,
Contiguit di spazio e tempo, Causalit), la causalit la sola che possa spingersi al di l
dei sensi ed informarci dellesistenza di oggetti che non vediamo n sentiamo, informarci
cio intorno al modo di essere che le cose prenderanno nel futuro38. Se questidea
dimportanza cos fondamentale, e nei suoi effetti cos prodigiosa, vale la pena di

consacrarle unindagine sotto ogni aspetto accurata.


H. inizia la discussione fissando il contenuto proprio della nozione. Pare anzitutto che ad
essa sia essenziale il carattere di contiguit, poich nessuna cosa pu agire su di unaltra,
se non avvicinandosele; inoltre pure chiaro, per evidenza analitica, che se una data cosa
deve influire su di una seconda, la prima deve precedere (nellessere) la seconda: alla
causa compete quindi la priorit sulleffetto. Per, osserva H. e lo si noti bene, bench
questi due caratteri si trovino realmente nel rapporto di causalit, non ne costituiscono il
nucleo essenziale, essi restano puramente esterni al rapporto e lasciano la nostra
questione inalterata: vi sono tanti corpi contigui ad altri e che li precedono nelloperare,
eppure non sono (detti) le cause dei medesimi. Ma c un altro carattere, presente in quel
rapporto, quello della necessaria connessione fra causa ed effetto, in quanto che causa ed
effetto sono concepiti necessariamente legati luno allaltro in modo irreversibile e
costante. Tale il primo e proprio contenuto della nozione di causa, che pu quindi esser
detta quella cosa che presenta un legame immediato e conosciuto come necessario con
unaltra cosa che deriva da essa. Il principio di causa esprime la nostra persuasione
intorno alla necessit di questo rapporto, che H. formula con| la proposizione: tutto ci
che incomincia ad esistere, deve avere una causa della sua esistenza39.
Pu essere giustificata quella persuasione, pu essere cio dimostrata per soli rapporti tra
idee la necessit del principio e quindi del legame fra causa ed effetto? Ecco la questione
cruciale per H., sulla quale non permesso di passar sopra.
H. ritiene, con i filosofi precedenti, che ogni certezza intuitiva a priori nasce dal
confronto di idee e dalla scoperta di rapporti inalterabili, quali sono le relazioni
filosofiche accennate di sopra: le relazioni cio di identit, di proporzione quantitativa e
numerica, di grado nella qualit e di contrariet. Ora fra le idee di causa e di effetto non
appare alcuna di queste relazioni e quindi il principio di causalit non pu essere
considerato come intuitivamente certo. Nella gnoseologia di H. ogni idea in s anche
unesistenza distinta (quale atto distinto della mente); le idee distinte sono quindi
separabili, perch esistenze distinte; ma le idee di causa e di effetto sono evidentemente
distinte, e quindi separabili: e per questo non ripugna che noi concepiamo un oggetto non
esistente in un momento ed esistente in un momento dopo, senza unirvi lidea di un
principio produttore.
Ogni tentativo di fondare il principio di causalit, per puri rapporti fra idee, va
considerato perci come sofistico e di natura circolare40.
Ma non si deve ancora disperare: se non per una conoscenza a priori che ci formiamo la
certezza della necessit di| una causa per ogni nuova produzione, pu essere che questa
convinzione ci venga dalla osservazione e dalla esperienza (sect. IV).
Ma come pu un principio universale venire dallesperienza?
A questo punto la ricerca humiana presenta un cambiamento di rotta. H., vedendo di non
poter avanzare nellesame diretto della questione cos proposta, cerca di girare attorno al
problema, e, passando dal generale al particolare, invece di preoccuparsi ancora perch
ogni cosa che comincia ad esistere debba avere una causa, egli si chiede: come mai noi
arriviamo alla persuasione che certe particolari cause devono avere sempre di necessit
certi particolari effetti e perch noi facciamo questinferenza da quelle a questi? e spera
di trovare una risposta che valga per ambedue le questioni.
in questa seconda fase della discussione che H. presenta la sua celebre critica alla
causalit. Rifacendosi ai suoi princpi gnoseologici, osserva egli che tutti i nostri

ragionamenti, che versano sulle cause e sugli effetti, constano di due elementi, di
unimpressione attuale, presente al senso o alla memoria, e dellidea di esistenza che
produce in noi quella impressione. Si deve allora trovare e spiegare:
a) limpressione originaria, che sta alla base dei ragionamenti causali,
b) il passaggio della mente, in questi ragionamenti, dallimpressione allidea di causa, e
infine
c) la natura di questidea, e, quindi, determinare il valore in s dei giudiz che portano
sulle cose di fatto nel futuro.
Dei tre problemi proposti, per H. il pi importante il primo: la determinazione
dellimpressione propria, poich gli altri due si potranno risolvere soltanto in dipendenza
da esso,| al quale viene dato subito una risposta che nel testo humiano, anche se
complesso e soverchiamente analitico, non ammette dubb sul senso inteso. Riassumo in
forma schematica.
Ogni idea copiata da qualche impressione o sentimento precedente a cui corrisponde
perfettamente, e ove non possiamo trovare alcuna impressione, possiamo tener per certo
che di fatto non v alcuna idea. Ora in tutti i casi particolari osservati, di operazioni
dei corpi e degli animi, non v nulla che produca tale impressione e possa quindi
suggerire qualche idea di potere o di connessione necessaria. Quindi lidea di potere e di
connessione necessaria di fatto non si d.
Ad minor. Se limpressione corrispondente si trovasse nellesperienza, dovrebbe apparire
o in quella esterna od almeno in quella interna; ma non si trova in alcuna delle due, ergo...
Prob. a) Non si trova nellesperienza esterna, nellosservazione dei corpi esterni41. Anche
se li rivolto da tutti i lati, non posso trovare limpressione richiesta in una qualit
particolare, poich, qualunque di questi io scelga, trovo oggetti che non la possiedono e
tuttavia sono chiamati cause ed effetti. Deve derivare allora da qualche relazione esistente
fra gli oggetti; ma io non contemplo gli oggetti che nei singoli momenti in cui operano e
perci osservo solo che uno segue allaltro nel movimento. Una palla da bigliardo
colpisce unaltra e questa si mette in moto: i miei occhi non vedono che il susseguirsi di
due fatti, dello choc fra le due palle e del nuovo movimento della seconda: non si
accorgono di alcuna qualit intima, che passi dalluna allaltra, che leghi cos il
secondo fatto al primo in modo che la faccia (sempre) uninfallibile conseguenza del
medesimo42.|
b) Neppure dallesperienza interna, com opinione comune. Si dice, e ognun lo sa per
testimonio di coscienza, che noi sentiamo di avere un potere interno, che la volont pu
muovere immediatamente le membra del corpo come le facolt della mente; i movimenti
del corpo obbediscono agli ordini della volont e cos pure essa pu cambiare il corso
delle nostre idee nellimaginazione.
Eppure, dichiara H., per viva e comune che sia questa persuasione occorre riconoscere
che anche in questo campo ci manca completamente limpressione di cui andiamo in
cerca: il dato di coscienza a cui si fa appello non pu essere immediato, ma soltanto
derivato. Se fosse immediato dovrebbe informarci intuitivamente sul come si esercita
lefficienza e metterci in presenza di quella qualit della causa, che sia principio
infallibile della derivazione delleffetto, ed invece noi siamo ben lontani dallaver la
coscienza del come questattivit si svolga e la conoscenza dei mezzi di cui la volont
usa per muovere le membra. Dovremmo anzitutto conoscere il modo dunione fra anima
e corpo: problema insolubile, poich que|sta unione riconosciuta, da tutti i filosofi, fra i

pi grandi misteri della natura.


Inoltre, se la volont godesse realmente di quel potere, dovrebbe esser in grado di
disporne ad arbitrio, mentre invece certo che non abbiamo eguale autorit su tutte le
membra del nostro corpo (p. es. cuore, fegato). Infine lanatomia insegna che la causa del
moto delle membra linflusso impresso ai muscoli dagli spiriti animali: al pi, adunque,
la volont eserciterebbe la sua azione sugli spiriti; ma se avessimo immediata coscienza e
conoscenza di tutto questo, non ci sarebbe necessario lesperienza per apprenderlo, come
lo di fatto.
Argomenti molto simili H. adduce contro la pretesa esperienza immediata dellinflusso
della volont sulle facolt interne, quando per un suo atto o ordine suscitiamo una nuova
idea e fissiamo lattenzione della mente nella sua contemplazione (riflessione). Anche in
questo campo ci manca lintuizione della precisa circostanza per cui latto volitivo
produce quelleffetto; il potere della volont resta sempre limitato e vien conosciuto un
po alla volta a posteriori, dai suoi effetti; e infine tale impero varia moltissimo col tempo
secondo le condizioni fisiologiche del soggetto.
Anche lanalisi pura della causalit interna, non ci offre alcun indizio di un fiat attivo
della volont, di un potere che dovrebbe essere creativo, perch posto allinizio di un
cominciare assoluto: nel mondo interno, non altrimenti che in quello esterno, non
abbiamo esperienza che della pura successione di un fatto appresso allaltro nel tempo e
nello spazio43. Ci manca quindi qualsiasi impressione originaria propria| dellidea di
causa, la quale perci si presenta priva dogni giustificazione filosofica.
Lesperienza causale, quand analizzata, si rivela ben diversa dalla nuda e pura
esperienza, propria delle qualit ordinarie della cosa, ma si presenta essa stessa come un
processo mentale complesso, che invece dessere una soluzione o un principio di
soluzione, pone un nuovo problema, quello della validit di quel processo e di
quellinferenza, che lesperienza sola non spiega. Secondo la ricerca suesposta, le due
proposizioni: io ho trovato che un tale oggetto stato sempre accompagnato da un tale
effetto, e io prevedo che altri oggetti che in apparenza sono simili saranno
accompagnati da effetti simili, son ben lungi dallessere le stesse e da implicare
tautologia44.|
3. La dottrina positiva di Hume circa la causalit (dogmatismo del Belief)
H. non pu sentirsi soddisfatto della demolizione che i suoi princpi gli hanno imposta, e
tenta di riuscire almeno ad una ricostruzione della fenomenologia circa il sorgere e il
fissarsi in noi di una persuasione invincibile e resta, anche nello scettico, ad ogni
argomentazione.
E il nostro filosofo osserva anzitutto che non basta la semplice vista di un oggetto in
successione per far sorgere in noi quella persuasione, ma che per essa necessaria una
ripetuta osservazione della loro unione45. Le osservazioni frequentemente ripetute del
congiungimento costante, bench non producano una nuova qualit nelloggetto,
esercitano tuttavia una speciale influenza nella nostra mente, ove riescono a determinare
una certa nuova impressione. Difatti, dopo aver osservato nellesperienza che in un
certo numero di casi presente una speciale relazione di somiglianza, noi cominciamo
a sentire (we feel) una inclinazione della mente a passare abitualmente da un oggetto al
suo conseguente abituale e a concepirlo in una luce pi forte a riguardo di questa
relazione.
Siccome questi casi di connessione, osservati come somiglianti46, da parte loro restano

sempre del tutto distinti e impermeabili luno a riguardo dellaltro, ne segue che
soltanto la mente ad unirli, e mentre li osserva ne raccoglie le idee per considerarle sotto
quellaspetto nuovo. H. non procede nellanalisi e conchiude: le nozioni di efficacia, di
potere, di connessione necessaria hanno origine unicamente dallosservazione ripetuta sui
fenomeni simili, e che consiste in una impressione interna, nuova, che ha per effetto di
inclinare| la immaginazione a volgersi naturalmente da un oggetto allaltro47.
Ma tale impressione interna, si noti con cura, non di ordine conoscitivo, che si possa
riferire a sensazioni od idee proprie, ma di natura misteriosa. una specie di impulso,
dice H., una propensione invincibile a passare dalla considerazione di un oggetto a quella
di un altro: si potrebbe dire che il passaggio della mente avviene per un rapporto
vissuto, ma in nessun modo visto. Bench non possiamo avere evidenza alcuna del
legame reale fra i fenomeni, noi pensiamo e ci diportiamo come se in realt ci fosse,
spinti da unintima credenza, da un sentimento (Belief, feeling) che resta tutta la
ragione del nostro assenso in questa parte.
Si pu sapere qual la natura di questo Belief? H. risponde avanzando unaltra
domanda: che differenza c fra il credere e il non credere (vera) una proposizione?
La risposta non difficile a riguardo delle proposizioni che esprimono relazioni, che si
possono avere per intuizione o per dimostrazione a priori: in esse il nesso fra i termini
appare di necessit e sarebbe assurdo pensare il contrario.
Ma per i ragionamenti di causalit, ove limmaginazione dovrebbe restare libera di
concepire ambedue i membri della disgiuntiva: se lassenso portato di preferenza ad un
membro, esso non causato dallevidenza, ma da un altro principio che saccompagna
allassociazione e allabitudine, per mezzo della quale, in questi ragionamenti, la mente
riesce a preservarsi dalle finzioni della fantasia e cogliere le connessioni reali.
Cos infine questo Belief? Hume confessa che su questo punto, invero capitale, non
ha raggiunto piena chiarezza. Il Belief (Habit, Custom) spesso presentato come
unidea vivace in relazione od in associazione con unimpressione presente48; essa
porta alle idee un aumento di forza, di vivacit, di solidit, fa distinguere le idee del
giudizio| dalle finzioni dellimmagine: il suo vero nome Belief, ed in filosofia non
possiamo andar pi oltre che asserire esser la credenza qualcosa di sentito dalla mente
che fa distinguere le idee del giudizio dalle finzioni (libere) dellimaginazione49.
Soprattutto i giudiz sulla causalit hanno lorigine dal Belief, ma qui H. sembra
navigare nelloscurit completa. Alcune volte osserva che il Belief deriva dalla
presunzione della causalit, altre volte, e questo sarebbe pi coerente, la credenza detta
la causa dei nostri ragionamenti sulle cose di fatto50. Come si vede, non si tratta che di
spiegazioni puramente nominali, ma la novit di questa dottrina sta nel richiamo, nuovo
per la filosofia moderna, ad unorigine irrazionale dei processi pi importanti della nostra
attivit conoscitiva: per H. tutti i nostri ragionamenti che riguardano cause ed effetti
derivano da unabitudine che ci fa credere, e questa credenza pi un atto della
sensitiva che della cogitativa parte della nostra natura51.
Come conclusione della celebre critica sono proposte due definizioni della nozione di
causa che ne riassumono i due aspetti fondamentali :
a) La causa un oggetto precedente e contiguo ad un| altro, e tale che tutti gli oggetti
somiglianti al primo sono posti in un rapporto simile di priorit e contiguit con tutti gli
oggetti che somigliano al secondo: la concezione della cosiddetta causa legale che da
Galileo ha preso sempre pi piede nelle scienze fisiche della natura.

b) La causa un oggetto precedente e contiguo ad un altro, e cos uniti


nellimaginazione, che lidea di uno determina la mente a formar lidea dellaltro e
limpressione delluno a formarsi unidea pi vivace dellaltro52.
A parte rei nulla ci noto delle forze produttrici: ogni cosa pu produrre ogni cosa
(anything may produce anything). Creazione, annientamento, moto, ragione, volizione:
sono cose queste che possono derivare luna dallaltra, o da altro ancora che si possa
imaginare, sia perch solo il loro costante congiungimento che determina la loro
causalit, e sia perch propriamente parlando (!) nessun oggetto contrario allaltro,
allinfuori dellesistenza e non esistenza, simultanea sintende.
Si finisce cos con laccettazione in pieno dellatomismo psichico nel quale le
combinazioni nuove degli elementi sono in bala di forze e princpi non meno ignoti di
quelli che, nei sistemi avversari, regolavano il corso reale dei fenomeni.
Riassumendo: il delicato procedimento della riduzione humiana, avviene in due tempi.
Il primo contiene una precisazione del concetto e del principio di causa e lesclusione
per via dellidentit stabilita da Berkeley fra lesistenza dellidea e lidea stessa che del
rapporto di causa si possa avere una conoscenza a priori, fondata su puri rapporti fra
concetti. Il secondo momento presenta un curioso cambiamento di rotta, per il quale il
problema della causalit viene a coincidere ormai del tutto con quello della esistenza e
quindi della percezione.|
in questa seconda fase della discussione che Hume presenta la sua celebre critica alla
causalit, nella quale viene ad escludere che di essa possiamo mai avere alcuna
esperienza immediata, sia nel mondo esterno, come in noi stessi: cos egli ha fatto il
passo estremo che il fenomenismo poteva esigere dal principio dellIdea, dal quale non
solo Locke ma anche Berkeley era sempre rifuggito.
Per comprendere il significato dellopera di Hume (Associazionismo) bisogna rifarsi al
principio secondo il quale nellanalisi dellatto del percepire dobbiamo attenerci al puro
dato immediato, al di fuori di ogni presupposto, sia naturalistico come teologico. E,
pertanto, poich latto del percepire cos osservato, nulla contiene che giustifichi la
concezione teologica dellorigine divina delle nostre idee e neppure la concezione
naturalistica (Hobbes), in cui la distinzione delle Idee-immagini dipende dalle
impressioni fisiologiche e ne segue il corso, Hume ricorre alle leggi di Associazione.
Esse, al fondamento oggettivistico o fisiologico, ne sostituiscono uno soggettivistico e
psicologico. Si inizia cos, per suo merito, come ha riconosciuto il Carlini, un nuovo
Naturalismo, quello dei fatti di coscienza al quale faranno una straordinaria
accoglienza nel Sec. XVIII, e pi ancora nel Sec. XIX, i fautori del metodo sperimentale
e sar applicato allattivit spirituale, come fra poco si vedr53. Rileviamo intanto che
Hume chiude il ciclo Lockiano e la sua figura grandeggia al sommo dei due versanti:
lanalisi pura che si inizia con Kant, e lanalisi fenomenologica delle Scuole
Associazionistiche, le quali, ciascuna per s, e qualche volta anche combinate,
cercheranno di fare scomparire anche il ricordo della soluzione classica.
La parte costruttiva o positiva dellanalisi humiana costituita dallintroduzione di un
nuovo principio che renda ragione, malgrado tutto, della persistente persuasione che
ciascuno conserva duna realt esteriore, ed allaccordo che esiste fra di essa| e le nostre
idee. Alcuni storici indicano questaspetto della riduzione humiana con il termine di
Dogmatismo del Belief (Della Volpe). Esso il primo tentativo di attribuire ai fattori
affettivi e irrazionali, la priorit e, pi ancora, la direzione sulla vita conoscitiva, ed anche

questo principio avr uneco profonda in alcune direzioni dellAssociazionismo


posteriore (Wundt) e della stessa psicologia della totalit (Cornelius, Krger).
III
LASSOCIAZIONISMO PSICOLOGICO
O FENOMENISMO EMPIRICO
1. Il principio della mental chemistry (James Mill)
Hume riducendo con vigorose battute il problema della conoscenza delle matters of
fact che il problema della percezione al problema della causalit e, per esso, a
quello della connessione dei fatti mentali per via del filo doro dellAssociazione in
quanto credenza istintiva, aveva avuto il merito di mantenersi nel puro campo
psicologico, senza impantanarsi in quella che stata la tentazione di ogni interpretazione
positiva del percepire, il fisiologismo nervoso. Che latteggiamento humiano resti ancora
nellintimo unaltra forma di naturalismo, come vuole il Carlini54, potr anche essere, ma
si dovr concedere ad Hume il merito di essere rimasto fedele al suo programma, che era
di spiegare il ritmo di vita dellanima senza uscire da essa n quanto alloggetto, n
quanto allatto. Laver fondato per sfuggire alle necessit dialettiche questultima, e
con essa anche lassociazione, sul Belief impulsivo e irrazionale, non gli permise lo
sviluppo completo del meccanismo associativo e questo probabilmente perch egli stesso
comprese che un tale sviluppo era ormai del tutto inutile. Altri| invece pensarono che il
principio dellassociazione poteva essere salvato nella sua originalit solo quando lo si
approfondiva ponendosi al centro del divenire delle idee complesse, senza divagare a
princpi estranei: questa la caratteristica di quella parte dellAssociazionismo che si
fonda pi sullosservazione che sulla deduzione; ma poich non ancora esperimento
tecnico lo si pu indicare come associazione psicologica.
Anche James Mill, che d il tono a questindirizzo, resta chiuso nel fenomenismo della
coppia humiana di impressione (sensazione) e idea e mantiene il principio della rigorosa
corrispondenza della seconda con la prima, senza alcun compromesso: le idee nascono ed
esistono nellanima nellordine esatto che avevano le impressioni di cui sono le copie. A
questo modo il Mill viene a ridurre ad una le tre leggi, menzionate da Hume. Ma invece
dimbarcarsi, come questi, per un sondaggio delle ragioni della credenza intorno
allessere delloggetto; e, come Kant, per una analisi trascendentale intorno alle
possibilit a priori delloggetto stesso, prefer fermarsi alla contiguit spaziale e
temporale come alla ragione primitiva e inderivabile, antecedente tanto al Belief
humiano quanto alla strutturazione kantiana. Il problema poi dellesteriorit o, per essere
pi esatti, della spazialit delloggetto di percezione, che il Berkeley, dopo la critica alle
qualit primarie, aveva cercato di riguadagnare facendo ricorso nel Saggio sulla Visione
ai cosiddetti fattori secondar, risolta dal Mill con lintroduzione di un elemento
nuovo che dora in poi non solo attirer unattenzione crescente tra gli psicologi, ma sar
eretto a principio di una spiegazione sistematica della percezione come tale. Esso la
percezione dello sforzo muscolare, la quale, rigettata da Hume come esperienza
causale, vien fatta rientrare, come principio genetico della percezione dello spazio
concreto.
La descrizione milliana contiene gi i princpi essenziali che i successori, particolarmente
suo figlio John Stuart, il Bain, ed in Francia H. Taine, sapranno circondare con le

raffinatezze di unosservazione psicologica e di unarte letteraria che ancora oggi non


sono senza fascino.|
Riteniamo, adunque, che nella conoscenza tutto Associazione e solo Associazione.
per questa grande legge dellassociazione, dichiara il Mill, che noi descriviamo (trace) la
formazione delle idee di ci che chiamiamo oggetti esterni...; vale a dire le idee di un
certo numero di sensazioni, le quali sono ricevute insieme con tale frequenza che
coalescono luna nellaltra e vanno riconosciute sotto lidea di unit. Di qui, ci che
chiamiamo lidea di un albero, lidea di una pietra, di un cavallo, di un uomo, usando
questi nomi: albero, cavallo, uomo..., i nomi di ci che io chiamo oggetti, io mi riferisco e
mi posso riferire solo alle mie sensazioni; di fatto, solo nominando un certo numero di
sensazioni, guardate secondo un particolare stato di combinazione, vale a dire di
concomitanza. Particolari sensazioni della vista, del tatto, dei muscoli sono le sensazioni
per le quali, quando le idee di colore, estensione, ruvidezza, durezza, levigatezza, gusto,
odorato, coalescono in modo da offrire unidea sola, io d il nome: idea di albero.
il principio dellassociazione inseparabile. Questo principio sfruttato abilmente dal
Mill per spiegare come fra alcune idee si stabilisca una connessione cos intima, che
resiste a qualsiasi sforzo che facciamo per separarle, come la connessione fra colore e
estensione, fra la solidit e la figura. Noi abbiamo visto il colore costantemente in
combinazione con lestensione e non possiamo, anche se vogliamo, pensare al colore,
altrimenti che in combinazione con lestensione; parimenti se sorge lidea di solidit
(estensione), sorge con essa lidea di figura: in ambedue i casi non possiamo pensar
alluna, senza perci malgrado ogni sforzo che facciamo in contrario dover pensare
allaltra nello stesso tempo. Lunit e consistenza, che molteplici sensazioni raggiungono
nellidea, per via della frequente esperienza, una propriet generale della assimilazione
sensitiva. Quando due o pi idee, spiega il Mill, sono state spesso ripetute insieme, e
lassociazione diventata molto forte, si ha che esse alle volte erompono (spring up) in
combinazione cos stretta che non sono pi distinguibili. Abbiamo anche, nella
sensazione, dei casi ana|loghi. Per esempio, quando si fa girare rapidamente un disco che
porta dipinti in sette differenti settori i sette differenti colori del prisma, non si vedono pi
i sette colori ma un colore uniforme: il bianco. Per la rapidit della successione cessano le
molteplici sensazioni distinguibili fra esse; esse corrono come se fossero insieme ed il
risultato una sensazione nuova, che composta delle diverse sensazioni, ma che
apparentemente semplice... Similmente le idee che sono state ripetute di frequente,
quando una esiste nella mente, le altre si fanno immediatamente accanto ad essa e
sembrano correre luna nellaltra e fondersi per formarne una sola; la quale idea, che in
realt complessa, non appare meno semplice di tutte le altre di cui essa composta55.
Si noti bene loriginalit di questa posizione: lassociazione, in virt del ripetersi
dellesperienza, non solo diventa cos forte da far s che gli elementi restino inseparabili
ci che aveva ammesso anche Hume ma il nesso, si sprofonda tanto che scompare per
lasciar nello spirito limpressione di un contenuto semplice.
In questa descrizione va rilevata lintroduzione come ipotesi ausiliare del principio
che gli storici indicano con il termine di mental chemistry, il quale, a considerarlo bene,
gi un ripudio, od almeno un inizio di ripudio dellassociazione rigida e meccanica quale
forse si aveva in Hume e quale si presenter in modo esplicito nellassociazionismo
sperimentale. Per la ripresa che fece il Mill del problema percettivo da un punto anteriore
a quello considerato da Hume56 che| lasci il problema delloggetto per attaccarsi a

quello dellesistenza e per i princpi nuovi introdotti, pu ben dirsi che


lassociazionismo, non solo sfuggito ad una morte davvero precoce, ma ha preso gli
iniz con passo franco per una interpretazione della percezione che non conoscer pi
alcun arresto. Essa segner la dissoluzione ultima delloggetto anche sotto laspetto di
cui Hume non sera direttamente occupato dellunit dal punto di vista formale, e non
puramente esistenziale dei suoi contenuti. Le percezioni saranno ricondotte, per vie pi o
meno trasverse, alle sensazioni, e le sensazioni stesse saranno considerate come il
risultato di sintesi a partire da elementi ancor pi ridotti: un pulviscolo psichico che
ondeggia nella subcoscienza, dalla quale gli oggetti emergono in unit fattizie per
lintervento di abitudini o abilit sintetiche che il soggetto ha acquistato nellesercizio
dellesperienza stessa. questo il periodo aureo dellAssociazionismo.
2. La possibilit permanente di sensazione e la credenza al reale (John St. Mill)
Non pochi storici attribuiscono al figlio di James Mill, John Stuart, come suo contributo
pi originale alla dottrina dellassociazione, lintroduzione del principio della mental
chemistry. In realt egli ne parla esplicitamente57, ma, come si visto, sullargomento
era stato al tutto esplicito anche suo padre: loriginalit del pensiero del figlio e fu
veramente un pensiero va cercata altrove58.
Anzitutto egli reagisce alla riduzione fatta da suo padre delle tre leggi humiane ad una
soltanto e vi sostituisce una classificazione personale portandole a quattro; soppresse la|
legge della causalit che in Hume aveva avuto tanta parte, e ritenne quelle della
somiglianza e della contiguit. Riprendendo per suo conto il problema dellassociazione
inseparabile, enunzi altre due leggi, la prima della quale enunzia il fatto di questa
speciale associazione, mentre la seconda ne trae la conseguenza di un fenomenismo
assoluto o idealismo empirico.
(3 Legge) Quando due fenomeni sono stati sperimentati spesso in congiunzione, e non
sono mai occorsi separatamente luno dallaltro, n nellesperienza n nel pensiero, allora
si produce fra di loro ci che si dice unassociazione inseparabile.
(4 Legge) Quando unassociazione ha acquistato questo carattere di inseparabilit,
allora non solo lidea richiamata dallassociazione diventa, nella nostra coscienza,
inseparabile dallidea che la suggerisce, ma gli stessi fatti o fenomeni che corrispondono
a queste idee finiscono per diventare inseparabili nellesistenza, e la persuasione (Belief),
che abbiamo della loro coesistenza, a noi sembra intuitiva, bench sia un prodotto
dellesperienza59.
Si comprende allora perch, in cos poco volgere di tempo, lassoluta riduzione humiana
del problema dellesperienza a quello della causalit sia stata sostituita completamente
dalla teoria dellidea inseparabile, che costituisce lopera concorde dei due Mill. Si
continuer sempre a parlare di associazione di idee, ma la fisionomia, nonch la
struttura interiore dei problemi, ormai cambiata. Mentre per Hume, in ultima analisi, era
la causalit che reggeva lesistenza ed era almeno in qualche modo data la incertezza di
Hume la ragione della stessa associazione, ora la causalit diventa contiguit, e
lesistenza il frutto dellinseparabilit fattuale che il ripetersi delle associazioni di
contiguit riesce ad imporre al soggetto.
Questa dottrina, che segna un passo notevole in avanti nella meccanizzazione dello
spirito, stata continuata da Stuart Mill con la teoria personale delle sensazioni possi|
bili o contingenti. Cosa ci par di intendere, o cosa vogliamo dire, quando parliamo di un

mondo di oggetti che esterno a noi e non una parte del nostro pensiero? Nientaltro,
risponde Mill, che affermare il darsi nelle nostre percezioni di qualcosa che esiste anche
quando noi non vi pensiamo; che esisteva prima che vi avessimo pensato e che
esisterebbe anche se noi fossimo annichilati; ed inoltre che esistono delle cose che mai
vedemmo n toccammo, o che in altro modo percepiamo, e cose ancora che non sono
state ancora mai percepite da uomo. Questidea di qualcosa che distinta dalle nostre
fluttuanti impressioni, per via di ci, che in linguaggio kantiano detto perdurabilit;...
qualcosa che esiste anche quando noi non ne siamo coscienti, e che sempre un quadrato
(o qualche altra figura) se essa ci appare quadrata o rotonda costituisce insomma la
nostra idea di sostanza esterna. Chi capace di assegnare unorigine a questa concezione
complessa, ha spiegato ci che noi intendiamo per credenza nella materia. Il problema
cos almeno a me pare ripreso allo stato pre-humiano, simile nella forma a quello di
Berkeley, ma spogliato dellipotesi teologica: si tratta di una teoria psicologica pura.
Secondo questa teoria, la credenza al mondo esterno non che la forma impressa dalle
note leggi dellAssociazione, sopra la nozione ottenuta per lesperienza, di sensazioni
contingenti. Con questo termine si indicano quelle sensazioni che non si trovano nella
nostra coscienza attuale, ed individualmente in essa non sono mai state, ma le quali, in
virt delle leggi a cui va soggetta lesperienza, noi sappiamo che le avremmo sentite in
certe date supponibili circostanze, e sotto queste stesse circostanze le potremmo ancora
sentire. Il Mill sviluppa con ogni ampiezza questa dottrina che ha indubbiamente un alto
interesse psicologico e non come si vedr senza un nucleo di verit. Non so perch
gli storici della psicologia e i gnoseologi quasi la ignorino o vi facciano poco o niun
conto.|
Io vedo sul tavolo un foglio di carta bianca60. Poi entro in unaltra stanza. Se il fenomeno
sempre mi segu, oppure quando non mi segu io credetti che disparisse e rerum natura,
io non lo crederei un oggetto esterno: io lo crederei un fantasma, unaffezione dei miei
sensi. Io non crederei pi che l vi fosse stata qualche cosa. Ma bench io abbia cessato
di guardarlo, io sono persuaso che il foglio di carta ancora l (ecco il problema humiano
della permanenza nellesistenza). Io non ho pi le sensazioni che esso mi dava, ma io son
convinto che quando mi mettessi ancora nelle circostanze nelle quali ebbi quelle
sensazioni, cio quando io ritornassi in quella stanza, io le avrei di nuovo; ed inoltre che
non vi pu essere alcun momento in cui tutto ci non debba succedere. Per questa
propriet della mia mente, la mia concezione del mondo in un dato istante consiste solo in
una piccola proporzione delle sensazioni presenti. Di esse ora io posso non averne alcuna,
ed in ogni caso esse sono la porzione pi insignificante di ci che apprendo. La
concezione, che io formo del mondo esistente in un dato istante, comprende, assieme alle
sensazioni che ho attualmente, unincalcolabile variet di possibilit di sensazioni, cio
tutto il complesso (the whole) di quelle che losservazione passata mi dice che io avrei
potuto sperimentare, in certe supponibili circostanze in questo momento, assieme ad una
indefinita ed illimitabile moltitudine di altre, bench tali circostanze ancora non mi sian
note.
Queste varie possibilit sono, per me, la cosa pi importante del mondo.
Le mie sensazioni presenti sono generalmente di poca importanza e per la maggior parte
fuggitive: le possibilit, al contrario, sono permanenti, e questo il carattere che
distingue la nostra idea di sostanza o materia dalla nostra nozione di sensazione. Queste
possibilit, che sono certezze condizionali, abbisognano di un nome speciale per

distinguerle dalle mere vaghe possibilit, per le quali lesperienza non d alcuna garanzia
di cui si possa tener conto. Ora appena sia dato un| nome distintivo, bench ci sia solo
per la cosa riguardata, lesperienza nostra ci insegna che il nome differente finisce per
essere considerato come il nome di una cosa differente.
Vi qui unaltra peculiarit di queste certificate e garantite possibilit di sensazione,
cio che esse si riferiscono, non alle singole sensazioni, ma alle sensazioni prese in
gruppo. Quando noi pensiamo a qualche cosa come ad una sostanza materiale, o corpo,
noi non abbiamo una sensazione isolata, (some one sensation), ma un numero grande e
quasi (even) indefinito e una variet di sensazioni appartenenti generalmente ai diversi
sensi, ma cos legate fra loro che la presenza di una annunzia la possibile presenza, nello
stesso istante, di unaltra e di tutte le altre.
Nella nostra mente, pertanto, non vi sono solo le particolari possibilit di sensazione,
investite con la qualit di permanenza, quando non sentiamo pi attualmente qualche
sensazione; ma anche quando sperimentiamo (solo) una di esse, le rimanenti sensazioni
del gruppo sono da noi concepite nelle forme di possibilit presenti, le quali possono
essere realizzate in ogni momento. E, come questo avviene per ciascuna di esse, il gruppo
come un tutto si presenta alla mente come permanente, in contrasto non soltanto con la
temporaneit della mia presenza corporea, ma anche con il carattere temporaneo, proprio
di ogni sensazione, che compone il gruppo; in altre parole, come una specie di substratum
permanente, sotto una certa quantit di esperienze o manifestazioni passeggere. Ci che
un altro carattere distintivo (leading) della idea che abbiamo di sostanza o materia, in
quanto distinta dalla sensazione.
Il Mill offre una riprova della teoria nei giudiz riguardanti la percezione della causalit
che sono impossibili quando siano spiegati per la sola connessione tra le idee e le
sensazioni attuali; mentre tutto si spiega quando quelle nozioni vengano messe in
connessione, non con sensazioni, ma con gruppi di possibilit di sensazioni. Di qui noi
impariamo a concepire la Natura come costruita soltanto di questi gruppi di possibilit
e della forza attiva della Natura, quale si| manifesta nella modificazione che alcune di
esse (subiscono) dalle altre.
Le sensazioni, bench siano il fondamento originale del tutto, vengono considerate
come una accidentalit, che dipende da noi; mentre quelle possibilit vengono
considerate molto pi reali delle sensazioni attuali, anzi come la vera realt di cui queste
sono soltanto le rappresentazioni, le apparenze, gli effetti. Quando questattitudine
mentale arrivata al punto, e soltanto da allora, che noi non avvertiamo una sensazione
presente senza riferirla istantaneamente a qualcuno dei gruppi delle possibilit nel quale
una sensazione di quella particolare descrizione entra a far parte, e se non sappiamo
ancora a quale gruppo riferirla, noi almeno sentiamo una convinzione irresistibile che
deve appartenere a qualche gruppo, cio che la sua presenza prova lesistenza, in questo
luogo e in questo momento, di un gran numero e variet di possibilit di sensazione,
senza delle quali essa non ci sarebbe stata.
Lintero complesso di sensazioni come possibili, conclude Mill, costituisce uno sfondo
permanente (permanent background) a ciascuna od a molte di esse che sono, in un dato
momento, attuali; e le possibilit sono concepite trovarsi rispetto alle sensazioni attuali
nella relazione di una causa ai suoi effetti, o di un canovaccio alla figura dipinta, o di una
radice al tronco, alle foglie, ai fiori, o di un sostrato a ci che sopra viene disteso, oppure
in linguaggio trascendentale, di materia a forma.

Alcune precisazioni ancora. Da quanto stato detto intorno allindipendenza che compete
alle possibilit di sensazione, rispetto alle sensazioni attuali, si deve ammettere che noi
ci possiamo separare da ogni sensazione esterna e da ogni suo influsso. Ma bench le
sensazioni cessino, le possibilit persistono nellesistenza; esse sono indipendenti dalla
nostra volont o presenza o da qualsiasi cosa ci appartenga.
Noi troviamo perci e si passa alluniversalizzazione del principio che esse
appartengono non meno ad ogni altro essere umano o senziente che a noi stessi. Noi
troviamo dellaltra gente che forma le sue aspettazioni e la sua condotta| sopra le stesse
possibilit permanenti in cui le fondiamo noi. Ma noi non possiamo trovare che essi
esperimentino le stesse nostre sensazioni attuali; essi per hanno le stesse nostre
possibilit di sensazione e tutto ci che per noi un indizio di una presente possibilit
di sensazione, lo anche per essi. Cos, per diverse che possano essere le sensazioni,
restano identiche in me e negli altri le possibilit di sensazione e con esse lidentica
concezione in un mondo esterno.
Ci che pertanto, conclude il Mill la discussione del problema di Ber-keley, si indica
come materia e mondo esterno non altro che la possibilit permanente di sensazioni; e
cos pensano, a suo parere, tanto il Berkeley, come Hume, Reid, Stewart e Th. Brown.
Del resto lo stesso senso comune, quando sia libero da preoccupazioni filosofiche o
teologiche, ha questa medesima nozione. La persuasione dellumanit dellesistenza reale
per gli oggetti visibili e tangibili, non che la convinzione della realt e permanenza della
possibilit di sensazioni visuali e tattili, quando nessuna di tali sensazioni sia di fatto
percepita.
La teoria del Mill offre, per la prima volta nellAssociazionismo, uninterpretazione
suggestiva della maturazione psichica, che stata riconosciuta essenziale alla
realizzazione della percezione. Teoria grandiosa che si tentati a considerare come una
trascrizione psicologica dello schematismo kantiano, ma nella quale non tutto
convincente e chiaro.
In particolare, come si originano nei vari soggetti queste possibilit permanenti di
sensazione? A rigore, nella psicologia milliana esse devono esser costruite dalle
associazioni sensoriali in funzione esclusiva delle leggi di contiguit (la legge di
somiglianza vi lasciata nellombra); ed allora non si sa perch si arrivi alla formazione
di possibilit permanenti di sensazioni che hanno un oggetto ed un significato ben
definito; e perch dalle contingenze pi varie, come sono le associazioni ripetute, derivi
lordine e la struttura del nostro conoscere. E non si sa come si possa arrivare alla
formazione di quellabitudine mentale che la possibilit permanente di sensazioni, la
quale possa passare alla totalit dellatto, indif|ferentemente, nelle condizioni
sperimentali pi povere e pi varie. Difficolt questa che, assieme alla elegante teoria del
Mill, colpisce lillusione che fondamentale in ogni associazionismo: la sinteticit
assoluta del conoscere.
Per lAssociazionismo, la percezione una sommazione di sensazioni, e di immagini e
sensazioni, o secondo il Mill leffetto di un sistema di rappresentabilit, il quale per
deve essersi pure formato per pura sommazione delle forze particolari depositate ad ogni
atto.
In verit se la possibilit permanente di sensazione ha un senso ed una struttura, essa
esige nel decorso dellesperienza che lha formata, dei processi di selezione, combinati
con processi di integrazione; ci che suppone un doppio principio di unificazione,

oggettivo e soggettivo, i quali non siano sovrapposti, identificati o disparati, ma correlati


funzionalmente e, fino ad un certo punto, anche geneticamente.
Una teoria di questo genere era stata proposta dallHamilton, il quale sera ispirato
direttamente ad Aristotele; ma St. Mill non fu in grado di comprenderne la portata e la
critic, fermandosi ad una teoria che pi una descrizione dei fatti che non una
interpretazione dei propri princpi.
Di questa descrizione St. Mill scopr lidea centrale, le possibilit permanenti di
Sensazione61, a cui ben presto i con|tinuatori aggiunsero le esplicitazioni e i complementi
che essa richiedeva. Qui sinnesta lopera del Bain ed in parte anche quella del Taine.
3. La sensazione del movimento e la costruzione del continuo (A. Bain)
Lopera del Bain si trova in continuazione diretta con quella di St. Mill; essa pu
riassumersi nellaver esteso il principio dellassociazione ai processi del volere, nel
riconoscimento dellimportanza dei fattori fisiologici e nella funzione costruttiva che ha
la sensazione dello sforzo muscolare ricordato gi da James Mill, ma quasi trascurato
da J. Stuart nella genesi delle percezioni.
Il Bain conserva la nozione della percezione data da St. Mill, che aveva saputo in modo
originale rimontare la scepsi humiana e ritornare a Berkeley. Il Bain per assisteva ad
aspre critiche che si facevano al tentativo berkeleyano di spiegare le percezioni spaziali
(cfr. Saggio sulla Visione) per via dellAssociazione combinata delle propriet spaziali
del tatto con le qualit cromatiche (aspaziali) della vista.
Ma se noi intendiamo per sensazioni tattili anche il complesso delle sensazioni tattili,
cessano tutte le ragioni di quegli attacchi. La teoria del Bain tende a mostrare: (a) che noi
arriviamo prima alla percezione di una dimensione reale, e poi successivamente delle
altre due; (b) che la percezione della prima dimensione derivata dalla associazione di
sensazioni di movimento e di resistenza che un arto, movendosi, incontra nello spazio; la
percezione della continuit| dellestensione data dalla continuit dello sforzo
genetismo percettivo assoluto. Ne daremo estraendola dal classico The Senses and the
Intellect62 una descrizione sommaria, ma al pi possibile fedele, che far luce tanto
sugli ulteriori sviluppi dellAssociazionismo, come sulla fondatezza delle ragioni che
hanno provocato lesplosione della Gestaltpsychologie.
Tre sono, secondo il Bain, i modi di cangiamento muscolare che possono essere avvertiti
dalla coscienza, cio la quantit di sforzo impiegato, la continuazione dellimpiego, la
rapidit della contrazione: tutta la concezione che ci formiamo del mondo esterno
dipende dallentrata in gioco di questi tre fattori. La I modalit, che riguarda la
discriminazione del quantitativo di sforzo impiegato, dipende a sua volta da una
sensazione ancor pi elementare, quella di resistenza, che sta alla base di ogni nostra
conoscenza della corporeit. Ogni volta che noi liberiamo lenergia muscolare, o
nellincontro di qualche resistenza da superare, noi proviamo una sensazione di carattere
inconfondibile: al crescere del dispendio di energia, saccresce anche la nostra coscienza
della medesima.
C, quindi, sempre in noi una certa discriminazione di gradi di resistenza, onde siamo
capaci di dire che un corpo resiste pi di un altro, che possiede in grado pi alto le qualit
che, secondo le circostanze, sono dette forza, peso, inerzia, ecc., le quali formano il
nucleo della nozione di corporeit. La II modalit della discriminazione di sforzo
muscolare riguarda la continuit: uno sforzo che duri un quarto dora avvertito
diversamente di uno che dura mezzora. La durata di uno sforzo implica un aumento nel

dispendio di energia in una particolare forma, ma noi sappiamo distinguere fra laumento
di sforzo che si richiede per superare una resistenza e laumento che si richiede solo per
continuare lo sforzo stesso: quello costituisce il sentimento della forza, questo il
sentimento della continuit ed uno dei nostri modi di apprezzare il tempo (93-94).|
Questapprezzamento di continuit assai pi evidente ed espressivo nel movimento di
un membro nostro, di quello che possa essere in un corpo esterno. Se alziamo da terra un
peso prima allaltezza di un piede, e poi di due, di tre..., noi percepiamo lineguaglianza
dello sforzo impiegato, nei tre casi, ma non confondiamo questa percezione con laltra di
sollevare un peso triplice allaltezza di un piede. Per noi adunque la continuit
soprattutto il distendersi (sweep) di un membro nello spazio, e poi si connette con la
misura dello spazio od estensione. La nostra percezione dellesteso risulta allora ecco il
primo risultato del nuovo metodo dalla combinazione delle sensazioni dei var sensi
con la sensazione di movimento, ove il nucleo genetico essenziale della percezione
fornito dalle sensazioni di movimento. In seguito noi avvertiamo la differenza fra il
coesistente e il successivo, fra spazio e tempo, fra il distendersi muscolare e la durata di
esso: questo il mezzo che abbiamo per discriminare la materia estesa e lo spazio. Esso
cinsegna anzitutto lestensione lineare, in quanto si ha la misura dellespansione di un
membro od organo: una grandezza lineare pi grande non che una pi grande continuit
di movimento muscolare semplice. Bain, adunque, importante notarlo riconosce due
specie o modi principali di capacit discriminativa nel senso muscolare: luna, del grado
di intensit dello sforzo muscolare (quantit di energia emessa); laltra, della durata, cio
della continuit pi o meno protratta, dello stesso sforzo. La prima ci informa della
resistenza e della quantit di sforzo necessario per vincerla; alla seconda, invece,
dobbiamo la percezione della continuit dello spazio, lorigine cio della nostra idea di
estensione. La continuit (percettiva) spaziale generata direttamente dalla continuit
(percettiva) temporale: ecco la generatio aequivoca.
La discriminazione di lunghezza in una direzione porta in s, anzi include, naturalmente
lestensione in ogni direzione: si tratta di lunghezza, larghezza, altezza di un oggetto
concreto, onde le dimensioni di superficie e di solidit sono sen|tite attraverso la stessa
sensibilit fondamentale dispiegata nello sforzo muscolare.
chiaro che in questa genesi della percezione spaziale ha una funzione essenziale il
senso del tatto. Il dispiegamento del movimento muscolare pu dare la percezione di
movimento, ma questo fin quando non accompagnato da indiz definiti dun principio e
duna fine, resta un movimento puro; appena sono avvertiti linizio e la fine, allora
appare la percezione dellestensione. Ora il tatto che fornisce questa impressione dei
termini del movimento. Il Bain adunque difende, a quanto pare, la priorit della
percezione spaziale tattile sulla visuale: la sua indagine diventa qui di unanaliticit
estrema.
Supponiamo che la mano si muova fra due ostacoli fisici, per esempio da un lato ad un
altro di una scatola. C il contatto (della mano) con il lato di partenza; la partenza, lo
scorrere della mano richiama lattenzione della coscienza verso il movimento che si
sviluppa; dopo un certo tempo si va a colpire laltro lato della scatola e lattenzione
richiamata unaltra volta a prender nota della cessazione del movimento. La sensazione
pi viva e pi esatto lapprezzamento di continuit fra i due termini, se, mentre
muoviamo una mano sopra una superficie, nel frattempo anche la tocchiamo. Loggetto,
come tale, (lo spazio percettivo) dato dal movimento, ma la particolare sensazione

tattile, causata dalla frizione, un mezzo per suggerire lestensione e per apprezzarla,
bench (da sola) sia insufficiente a suggerire la nozione in se stessa63.
Un blocco cubico che ha tutte e tre le dimensioni, non presenta per il Bain niente che sia
assolutamente nuovo: questa la formula dellEmpirismo puro nella percezione dello
spazio, a cui verr opposta, sotto linflusso del kantismo, la for|mula del Nativismo (o
Innatismo). Nel caso del cubo, il movimento della mano deve scorrere sopra la
lunghezza, la larghezza, la grossezza, e la percezione spaziale risultante sar la
combinazione dei tre movimenti. Per aver presa sullintera solidit, necessario
abbracciare tutte le superfic, luna dopo laltra ci che rende loperazione pi lunga e
la nozione pi complessa e pi difficile a ritenere. Ma limpressione risultante, una volta
che a furia di ripetizioni riuscita a fissarsi, della stessa natura come la nozione di una
linea o di una superficie: la possibilit, la capacit di trovare superfic nelle tre differenti
direzioni, entro dati limiti... Ma per il fatto che abbiamo pi dita, possiamo moltiplicare i
punti di contatto e il processo si abbrevia di molto. Invero, per questa pluralit, noi
possiamo misurare una lunghezza senza fare alcun movimento, essendo sufficiente il
grado di separazione delle dita, resa sensibile dalla tensione dei loro muscoli. Cos
allargando il pollice, posso apprezzare la distanza di una spanna. Tenendo le dita estese in
modo da apprezzare la larghezza di un oggetto e facendo poi strisciare la mano secondo
la lunghezza, io sono in grado di apprezzare una superficie con la spanna fissa, disposta a
quel modo. Ma c di pi. Usando delle flessibilit del pollice, io posso tener le dita sopra
una superficie e muover il pollice sopra un altro lato e cos ottengo una singola
impressione, che corrisponde alla solidit ed abbraccia tutte e tre le dimensioni. La pi
perfetta combinazione degli organi percipienti si ha quando si abbraccia loggetto con
due mani: la confluenza dellimpressione che esse scorrono lungo le due parti del corpo
produce unimpressione notevolmente forte della solidit di un oggetto. Le due imagini
separate, e che insieme coincidono, si sostengono luna con laltra e si fondono insieme
in modo da dare limagine pi viva di solidit che noi possiamo avere con il tatto, la
quale ha un sorprendente parallelismo con il caso della visione binoculare (200-201).
Concludendo: lo spazio puro lestensione non occupata, vale a dire il movimento che
non incontra resistenza, cio il vuoto; il movimento che incontra resistenza d lo spazio
occupato, cio la corporeit.|
Il Bain applica questo metodo per spiegare anche le altre qualit primarie: la distanza, la
direzione, lubicazione, la figura, la grandezza e ripete lanalisi con la medesima
ostinazione psicologica per lapprensione di queste qualit da parte della vista, poich,
per il Bain, con il contributo sussidiario della vista che la percezione dello spazio arriva
al suo stadio perfetto (387 e segg.). Ma per orientarci nella nostra ricerca, che
gnoseologica, non storica o psicologica, baster laver rilevato lo spirito del metodo e le
sue tappe nellambito di un senso, quello del tatto, che era del resto per il Bain quello pi
importante.
4. Contenuti fenomenali e indici di realt (H. Taine)
Gli sviluppi di St. Mill e del Bain si combinarono per una teoria unitaria, di cui il primo
aveva descritto il momento interiore la possibilit permanente delle sensazioni,
laltro il momento esteriore, le modalit di combinazione che portarono alla formazione
di queste possibilit. Questa convergenza fu riconosciuta esplicitamente da St. Mill (B,
273).
LAssociazionismo, per opera di questi due abilissimi analisti dello spirito, raggiungeva

una linearit e completezza sistematica e, per esse, un successo culturale nella seconda
met del secolo XIX, quale poche teorie hanno mai conosciuto.
Frutto autentico dellindole anglosassone, che vuol esercitare la riflessione sul concreto e
sul positivo, lAssociazionismo penetr ben presto nelle correnti europee, comprese
quelle kantiane che non arrossirono di fare nelle loro Erkenntnistheorien una parte alla
nuova psicologia. I teorici dellAssocia-zionismo, inoltre, furono, a cominciare da Hume,
scrittori di una rara eleganza che sapevano, con abili sviluppi e delicate sfumature di stile,
guadagnarsi le simpatie delle classi pi disparate di lettori ed occuparne la mente. Ed
anche oggi dopo tante critiche di teorici e di psicologi a questo associazionismo, il pi
radicale che si conosca non possibile lasciare la lettura del Treatise on human nature,
della Examination on Sir W. Hamiltons philosophy, del The Intellect and the Senses,|
senza portare con s, pur rigettandone lessenza dottrinale, una invincibile impressione di
simpatia per la comunione intima che questi spiriti magni riescono di frequente a
generare.
La diffusione dellAssociazionismo inglese nei paesi neolatini deve molto ad
unesposizione brillante ed originale di H. Taine in quel capolavoro del fenomenismo che
il De lintelligence.
Il pensiero del Taine continua direttamente ed integralmente quello di St. Mill e del Bain
ed per questo che se ne fa un cenno. Egli per non si ferma alle loro posizioni, ma
spinge lo sguardo al fondo della teoria, e pone al lettore delle domande inquietanti, ma
per questo non meno legittime: per conto suo il Taine propone una teoria che dovrebbe
correggere le manchevolezze che emergevano nella posizione degli Inglesi (II, 111-113).
Se la conoscenza che abbiamo della materia e dei corpi si riduce alla Possibilit
permanente di sensazioni, cio ad un fascio di possibilit di reazioni che in noi
avvengono, come possiamo dire daver una conoscenza della natura dei corpi, come tali?
Non bisogna piuttosto dire (con Bain e St. Mill, dopo Berkeley) che i corpi sono un puro
concetto, che solo per una illusione il nostro spirito erige in sostanze e poi proietta al di
fuori? Poich, di fatto, alla nostra mente non saranno presenti che quelle particolari
sensazioni di movimento muscolare, combinato in quella data maniera con (altre)
sensazioni di qualit tattili, visuali...: ma fin qui non si esce ancora dal soggetto
percipiente. Bisognerebbe allora dire che, soppresso il soggetto, anche il mondo degli
oggetti soppresso, od, al pi, ridotto alle possibilit permanenti di sensazione che
attendono, per convertirsi in sensazioni, lapparire degli esseri senzienti.
Secondo il Berkeley, che non ha ancora rinunciato al principio di causa, io posso, per
analogia ed induzione, oggettivare dei contenuti l soltanto ove trovo dei segni sufficienti
che si verifichi ci che io sperimento in me. Possiamo quindi riconoscere unesistenza
indipendente anche agli esseri che paiono distanti dalle nostre stesse capacit, cio i
nostri simili e gli| esseri senzienti in generale. Ma, si chiede il Taine, come dimostrare
lesistenza di una pietra? Si dnno degli avvenimenti interni che possano essere
trasportati, per analogia, anche alla pietra per conferire alla pietra lesistenza distinta e
indipendente che abbiamo riconosciuta ai nostri simili e agli animali? Il Taine risponde
affermativamente, purch si proceda con cautela e con alcune modificazioni.
Nella teoria milliana si procedeva alla formazione delle possibilit permanenti di
sensazione eliminando di volta in volta i caratteri pi particolari per arrivare ad una serie
astratta di stati successivi, decorrente da un momento iniziale (del movimento) ad un
momento finale; ove ciascuno degli stati componenti stato spogliato di ogni qualit, e

non definito che per la sua posizione nella serie, come pi vicino o pi lontano dal
momento iniziale o dal momento finale. Questa serie la chiamiamo: serie del
movimento puro. Ora, prosegue il Taine, noi abbiamo tutte le ragioni del mondo per
attribuire con certezza a questi sconosciuti che noi chiamiamo corpi, il fatto che esso
movimento passa dalluno allaltro, e per stabilire anche le leggi di questa
comunicazione. E la medesima legge che ci permette di attribuire a tale forma animale
sensazioni, ricordi e volont simili alle nostre, ci permette egualmente di attribuire a
questa palla movimenti (locali) simili ai nostri. Mossa dalla nostra mano, essa muta luogo
sotto i nostri occhi, come la stessa mano. Se la faccio scorrere lungo il braccio, essa mi d
una serie di sensazioni tattili, analoghe a quelle che darebbe il mio dito quando fosse fatto
scorrere sul braccio a quel modo. Se la sbatto contro un altro corpo, essa lo spinge pi
avanti come farebbe la mia mano in un caso simile. Vale a dire: in migliaia di esperienze,
facili a ripetersi, la pietra sveglia in noi una serie di esperienze visuali, tattili, simili a
quelle che le nostre mani e i nostri piedi in movimento fanno sorgere nei nostri occhi e
nei nostri piedi in movimento.
Sono questi gli indici di una realt esteriore simile alla nostra, come sono i gesti e le
grida di un animale secondo i quali noi affermiamo che l c un interno simile al nostro.|
Possiamo quindi attribuire alla pietra un cangiamento intrinseco, analogo alla sensazione
muscolare di locomozione che esperimentiamo nelle nostre membra. Solamente si deve
limitare lanalogia nei limiti che esigono gli altri indici, come si fa a riguardo
dellanimale quando, dopo avergli attribuito idee e sentimenti simili ai nostri, noi
riduciamo questanalogia secondo le informazioni fondate sullosservazione pi matura.
Non diversamente scopriamo nei corpi un carattere reale e proprio, il movimento,
analogo alla nostra sensazione muscolare di locomozione e tutto ci porta ad attribuirlo ai
corpi stessi. I corpi sono allora per noi dei motori mobili ecco la loro essenza (II, 114)
e quandanche tutti gli esseri percipienti fossero soppressi, la nostra pietra resterebbe
ancora, non pi solo una possibilit permanente di sensazioni visuali, tattili..., ma come
soggetto e principio di movimento: la pietra, cio, resterebbe ancora costituita in quel
dato modo dalle sue molecole, continuerebbe a cadere con una velocit direttamente
proporzionale alla massa, ecc... Resterebbe, in altre parole, sempre il corpo come corpo,
anche se non ci fosse pi il corpo nel rapporto che pu avere con gli esseri senzienti. La
pietra certamente la possibilit permanente di sensazioni tattili, visive..., che io provo
a suo riguardo: ma essa anche un gruppo distinto di tendenze e di movimenti in via di
esecuzione. Se vero che gli esseri tutti si rendono a noi noti a traverso le sensazioni che
ci mandano, e tutte le nostre idee derivano da queste sensazioni, questo non impedisce
che noi trasportiamo al di fuori qualcuno di questi materiali, pi o meno trasformati e
ridotti. Il bambino, luomo ordinario, il primitivo, per esuberanza dimmaginazione e di
simpatia, certamente eccedono in queste estrinsecazioni soggettive che popolano lintero
universo di spiriti buoni e cattivi. Ricondotta per questa inclinazione al minimum di
contenuto, cio allattribuzione del movimento puro, inteso come semplice successione di
posizione nello spazio, fra due momenti iniziale e temporale, un processo al tutto
legittimo e fondato.
In questo stato di estrema attenuazione la serie continua degli avvenimenti, che
costituiscono il movimento di una pie|tra mossa dalla nostra mano, non pi che un
estratto ridottissimo, il pi ridotto, della serie continua di sensazioni muscolari costituenti
il movimento delle nostre mani. Ma tanto basta per attribuire una tale serie alla pietra e

per questo essa per noi un essere non meno reale, non meno completo, non meno
distinto dagli altri, di un cavallo o di un uomo.
A questo modo le qualit primarie, che erano il fulcro delloggettivit lockiana, affondate
da Berkeley nella soggettivit da cui non era riuscita a liberarle la teoria della possibilit
permanente delle sensazioni di St. Mill, riappaiono per opera del Taine, sia pur ancora
stravolte e mutilate, nel campo delloggettivit. Per questo, il Taine non andrebbe
qualificato come idealista: piuttosto egli ha espresso in formule trasparenti quella che sar
la concezione dominante dello scientismo positivista, cio meccanicista, per il quale,
come per Galileo e per Cartesio, le qualit reali dei corpi sono tutte riducibili a
movimento locale. Ci che un realismo molto diminuito, ma sempre un certo
realismo. Se ne compiaceva lo stesso Taine che scorgeva nella sua teoria il fondamento
per una sistemazione unitaria delle scienze della natura. Le serie degli avvenimenti, che
la compongono, sarebbero tutte omogenee. Lesemplare sarebbe dato dalle sensazioni
direttamente osservate in noi e dalle sensazioni elementari, sempre pi degradate, che
compongono questa sensazione totale. Al limite estremo della semplicit tutte si
ridurrebbero a movimenti, i quali non sarebbero altro che una serie continua di sensazioni
infinitesimali, spogliate di ogni qualit e definibili dal solo punto di vista della quantit,
cio per la durata che impiegano ad effettuarsi e per la grandezza delleffetto conseguito.
La Meccanica diventa la scienza fondamentale della natura.
Questa conclusione del Taine rivela la continuit di sforzi che si avuta dal secolo XVI
fino a noi, fra scuole e indirizzi var, nelle scienze e nella filosofia, per eliminare il
realismo aristotelico e che si riassume nellesclusivit non dico priorit soltanto data
allanalisi, tanto nellindagine dellanima come in quella della natura.|
Tocc alla fisica e alla psicologia contemporanea il compito di temperare quelle certezze,
credute per tanto tempo indiscutibili; ma la psicologia del secolo XIX doveva dare
allAssociazione ancora nuovi sviluppi, quelli che determineranno la reazione definitiva.|
Note del capitolo primo
1 Koffka, K., D, 556.
2 Titchener, E. B., 102, pag. 364. Secondo H. Helson, il T. negli ultimi anni riconobbe
la complessit del fatto percettivo, onde non tenne per elementi le sensazioni, ma the
units or dimensions composing it, cio quality, extensity, intensity, attensity and
protensity (cfr.: Helson, H., 493-494).
3 Titchener, E. B., 11, pag. 49; cfr.: 105-111.
4 La forza associativa concepita in funzione di fattori esteriori alla qualit dei
contenuti e si aggiunge ad essi algebricamente. Il Robinson diede la formula A = f (x, y,
z...) ove A la forza associativa e le variabili x, y, z..., tali fattori come il tempo,
lintervallo, la frequenza di ripetizione, lo stato delle altre connessioni, lintensit
sensoriale, lintensit affettiva e gli altri fattori che possono trovarsi in relazione con la
forza associativa. La forza di associazione una funzione della combinazione di questi
fattori (Cfr.: Robinson, E. S., 129).
5 Cfr.: Mondolfo, R., A, VII, ove c una buona bibliografia. Il M. ha richiamato
lattenzione sulle origini cartesiane dellAssociazionismo nellintroduzione premessa alla
sua edizione italiana del Trattato delle sensazioni di Condillac (B, VII e segg.).
LAssociazionismo si trova nel Malebranche e nella tradizione ininterrotta che va dal
Condillac al Bonnet, fino agli Psicologi del secolo XVIII, compreso Maine de Biran.

Questo Associazionismo si sviluppato nei circoli chiusi di Francia e dItalia senza


raggiungere, come quello inglese, unimportanza decisiva per lo sviluppo del pensiero
europeo, bench anchesso abbia suscitato delle reazioni notevoli come lo spiritualismo
francese del secolo XIX ed il Bergsonismo. Poich a noi importa lo sviluppo interiore dei
princpi, non la storia analitica, baster per lAssociazionismo francese questo cenno.
Per una dimostrazione perentoria della dipendenza della psicologia moderna dalla
filosofia cartesiana, v.: Erwin Straus, 3 e segg.; cfr. anche la prolissa ma acuta analisi che
lo Str. fa, da questo punto di vista, della teoria dei riflessi condizionati di Pavlov (2683).
6 Mondolfo R., B, VII.
7 Cartesio, Princpi di filosofia, 71, 58-59; cfr.: 72.
8 W. Hamilton, A, Nota N., t. II, 963 e segg. Sullargomento torner con maggior cura nel
II volume.
9 Cfr. Olgiati, F., B, v-vii.
10 Whatever the mind perceives in itself, or is the immediate object of perception,
thought or understanding, that I call idea; and the power to produce that idea I call quality
of the subject wherein the power is (book ii, ch. viii, sect. 8).
11 Il Green ha trovato delle incertezze in questa dottrina e le critica aspramente (cfr.: T.
H. Green, General Introduction alla ed. dellhumiano Treatise on Human Nature, vol. I,
12, pag. 9; 16, pag. 12).
12 Book II, ch. I.
13 Lo Hamilton rimanda qui nientemeno che a Duns Scoto, di cui d la seg. cit. dalle QQ.
super Univ. Porphyrii: Nihil est in intellectu quod prius non fuerit in sensu, vera est
(propositio) de eo quod est primum intelligibile, scilicet quod quid est rei materialis, non
autem de omnibus per se intelligibilibus; nam multa per se intelliguntur non quia speciem
faciunt in sensu, sed per reflexionem intellectus (W. Hamilton, A, t. II, Nota A, 778 a).
14 Alcuni critici, come il Cousin, hanno creduto che per Locke la mente, nei suoi iniz,
non abbia che idee semplici isolate che, in seguito, essa per via di associazioni e
generalizzazioni unisce in idee complesse. Secondo il Fraser, invece, la concezione
lockiana va scagionata dallaccusa di atomismo psichico assoluto: lanalismo del II libro
dello Essay ha una portata logico-psicologica, non genetica come si avr
nellAssociazionismo posteriore (Cfr.: Fraser, A. C., 128 e segg.). Come| conferma, il F.
riporta le seguenti dichiarazioni dellEssay: Simple ideas are found or exist in several
combinations united together, but mind has power to consider them separately. The
qualities that affect our senses are, in the things themselves, so united and blended that
there is no separation between them; yet it is plain the ideas they produce in the mind
enter by the senses simple and unmixed. For though the sight and touch often take in
from the same object, and at the same time, different ideas as a man sees at once motion
and colour, or the hands feel softness and warmth at once in the same piece of wax; yet
the simple ideas (motion and colour, softness and heat) thus perceived as united, are as
perfectly distinct as those that come in by different senses. Il Carlini per ha osservato
acutamente che queste affermazioni restano in Locke, che non conosce la teoria
aristotelica del senso comune, prive di ogni fondamento speculativo (Carlini, A., A, II,
161 e segg. n.).
15 Carlini, A., A, vol. I, 114 (trad. di Essay, book II, ch. VIII, 28).
16 Cfr.: Essay, book II, ch. VIII, 15, trad. Carlini (A, I, 115 e seg.). Il capitolo che il

Saggio dedica allAssociazione (book II, ch. 33) non presenta alcuna importanza teoretica
e difatti stato omesso nella versione del Carlini. per via del metodo e dei princpi, non
per le osservazioni psicologiche sia pur eleganti che Locke inizia un movimento ben
definito dellAssociazionismo.
17 The doctrine of primary qualities was naturally the one upon which the criticism of
Berkeley and Hume first fastened, as the most obvious aberration from the new way of
ideas (Green, T. H., 100, pag. 81).
18 Essay, 43 e segg. Nel I Dialogue between Hylas and Philonous detto senzaltro che
gli stessi argomenti..., ammessi come validi contro le qualit secondarie, valgono anche,
senza forzarli, contro le primarie. (A, 143).
19 Principles of h. K., 10, pag. 30 ove si riassume la prolissa trattazione dellEssay on
a new theory of vision. Il fatto che i Principles contengono il gran principio
dellinesistenza della materia onde la realt ridotta senza residui agli oggetti di
coscienza, le idee, e che i Principles seguono immediatamente allEssay, significativo
non poco per aprire gli occhi tanto ai timidi, quanto agli idolatri dellidealismo
berkeliano. vero che il principio fondamentale, qui assai pi pronunciato che in Locke,
la riduzione della realt percepita alla idea, ma questo principio sta e cade, in quanto sta
e cade lanalisi sperimentale fatta dellEssay. E la fenomenologia moderna, tornando ad
Aristotele come si vedr , ha sorpassato per sempre quella grossolana empira.
20 Principles of h. K., 3, tr. cit. 26; cfr. 6, tr. cit. 28. Ha fatto una forte critica delle
origini e del senso del principio berkeliano il Green, 187, pag. 153. Lempiricit della
posizione del B. riconosciuta anche dal Gentile (c. 1, 2).
21 C, 164, cfr. anche pag. 167 e B, . 29, . 146-147. Vedi lillustrazione del Carlini (A,
II, 166-168).
22 B. . 147-148 (pagg. 102-103 trad. ital.).
23 Quanto sia fragile si vedr fra poco in David Hume e lo ha mostrato criticamente il
Green, 175 segg. pag. 142 e segg.).
24 La critica, tanto celebrata, alle idee astratte si trova nellIntroduzione ai Principles
. 6-20, ove il B. fa uninteressante analisi del grave problema,| sempre utile a leggersi
da chiunque. Al . 11 c una garbata critica a Locke, e al . 17 la volta degli Scolastici
quei grandi maestri dellastrazione e ci mostra quanto la prospettiva storica di B., che
accomunava Locke agli Scolastici e che usava di questultimo termine per indicare un
sistema uniforme di pensiero uniformit che ha la sola ragione nella crassa ignoranza
ostentata dalla filosofia moderna verso il pensiero medievale fosse modesta. Quanto al
contenuto della celebre critica, il B. mescola insieme analisi fenomenologiche e
considerazioni sistematiche che poggiano tutte sui princpi precedenti, da noi indicati, di
cui partecipano anzi aggravano linfondatezza e lambiguit. Ci che tutto questo
suggeriva, era di tornare indietro ed invece si and avanti!
25 Vedi il Carlini, A, I.
26 B, 142 (tr. it., 100 V).
27 La fenomenologia nel senso che dnno i moderni a questo termine, comincia con
Hume; punto suo di partenza stata la critica di Berkeley alle idee generali. Vedi per
questa critica il Treatise on human Nature (1739), book I, art. I, sect. VII, ove B.
detto a great philosopher, e la sua critica one of the greatest and most valuable
discoveries that has been made of late years in the republic of letters (SB 17; cfr.: ibid.
Part. III, sect. XIV, SB 161). Circa limportanza dellaltra critica di B., quella sulle qualit

primarie, sono da vedere: Treatise, Book I, Part. IV, sect. IV, SB 227 e segg., da
confrontare con il successivo Inquiry on the Human Understanding, sect. XII, Part. I,
122, SB 154-155. Il Green pensa che, nella critica alle idee generali, Hume ancor pi
deciso di Berkeley e fa un passo avanti (cfr.: Op. cit., 216-217, pag. 178 e segg.).
28 I risultati della riduzione fenomenologica, operata da Hume, vanno interpretati,
secondo i critici, come una reductio ad absurdum del metodo lockiano. Adopting,
notava il Green, the premises and method of Locke, he cleared them of all illogical
adaptations to popular belief, and experimented with them on the body of professed
knowledge, as one only could do who had neither any twist of vices nor any bias for
doing good, but was a philosopher because he could not help it ( 2, pag. 2). Anche uno
specialista, come A. Campbell Fraser, osserva che| According to the historians of
Philosophy and philosophical critic... the nescience of the Treatise and the Inquiry is a
legitimate reductio ad absurdum of the account of human know-ledge in the Essay; for
knowledge begins, Locke is made to say, in simple ideas, or sensation taken in
isolation, and is thus emptied at the beginning of all reality (Prolegomena alla ed.
dellEssay lockiano, CXXXV).
29 A. Carlini, A, II, 173.
30 D. Hume, A, Introduction, SB XVII.
31 D. Hume, B, Essay I, SB 12.
32 A., I, I, sect. I; B., Essay II.
33 A. I, I, sect. II: Division of the Subject, SB 7-8.
34 Lopposizione fra memoria e immaginazione nel Treat., netta, come lo mostrano i
termini con i quali vi espressa, e da noi qui riferita; appare meno netta e chiara nellInq.,
opera dellet matura, ove, secondo i critici migliori, il pensiero di H. perde molto della
sua forza e coerenza interna a confronto dellopera giovanile.
35 A, I, I, sect. III: Of the liberty of our imagination to transpose and change our ideas,
SB, 8-9.
36 A, I, I, sect. IV: Of the connexion or Association of Ideas: Were ideas entirely loose
and un-connected, chance alone woud join them: and tis impossible the same simple
ideas should fall regularly into complex ones (as they commonly do) without some bond
of union among them, some associating quality, by which one idea naturally introduces
another, (il corsivo mio); e ib. pi sotto...: Here is a kind of Attraction, which in the
mental world will be found to have as extraordinary effects as in the natural, and to shew
itself in as many and as various forms.
37 A, I, I, sect. V.: Of the Relations. In tutto si hanno quindi sette relazioni filosofiche,
delle quali quattro e cio: identit, quantit e numero, grado di qualit e contrariet sono
relazioni filosofiche pure e le altre tre, somiglianza, contiguit di spazio e tempo e
causalit possono essere sia naturali, come tendenze spontanee allAssociazione, sia (cos
si crede: appunto su di ci che verter la discussione) filosofiche, come rapporti fra
concetti.
38 A., I, III: Of Knowledge and Probability, sect. II: Of Probability and of the idea of
Cause and Effect. Tis only causation, which produces such a connexion, as to give us
assurance from the existence or action of one object, that twas followd or preceded by
any other existence or action; nor can the other two relations be ever made use of in
reasoning, except so far as they either affect or are affected by it (SB 73-74).
39 A, I, III, sect. III. Alla fine di questa II sez., Hume pone simultaneamente due

questioni, che nel corso della discussione si sviluppano in istretta dipendenza e danno
origine ai due aspetti, negativo-critico e positivo-costruttivo, della sua teoria sulla
conoscenza reale: First, For what reason we pronounce it necessary, that every thing
whose existence has a beginning, shoud also have a cause?
Secondly, Why we conclude, that such particular causes must necessarily have such
particular effects; and what is the nature of that inference we draw from the one to the
other, and of the belief we repose in it? SB 78. Cfr. anche: B, sect. IV, Part. II, SB, 32.
40 Prende in particolare esame (sect. III) le dimostrazioni di Hobbes (Of liberty and
necessity, VI point), di Clark (A demonstration of the Being and Attributes of God) e di
Locke (Essay on Human Understanding, IV, X, 3). Per Locke cfr.: A. Carlini, I, 263. H.
taccia come argomenti ancor pi frivoli las|serire che ogni effetto deve avere una
causa, perch questa implicita nellidea stessa di effetto, poich simili argomenti
suppongono la questione gi risolta con evidente circolo vizioso: da queste osservazioni
ha avuto origine linquietante controversia sullanaliticit del principio di causa.
41 La negazione della causalit nel mondo esterno H. laveva letta certamente in
Berkeley, di cui sembra conservare anche la terminologia: ... it has been made evident
that solidity, bulk, figure, motion and the like have no activity or efficacy in them, so as
to be capable of producing any one effect in nature B, 61.
42 Lesempio della palla da bigliardo, mossa dalla stecca, si legge anche in Locke (Essay,
II, XXI, On Power, 4) che concepisce ormai il movimento seguitone come bare
passion.
Una critica completa dellattivit naturale, sia desperienza esterna come in|terna, era
stata avanzata con forza, dal punto di vista dellOccasionalismo, da Malebranche (cfr.: L.
Brunschvicg, liv. I, c. 1, pagg. 6-13), che propone e critica les. delle palle da bigliardo
con riflessioni identiche a quelle di Hume. Perci alcuni storici (Lyon, Novaro,
Brunschvicg) hanno pensato ad una dipendenza immediata di Hume dallOratoriano
francese, noto negli ambienti filosofici inglesi, e del quale anche H. aveva potuto
conoscere pi da vicino il pensiero durante il suo soggiorno in Francia; nota, del resto,
la negazione della causalit naturale anche presso alcune direzioni della Scolastica, come
in Guglielmo dAlvernia e nella corrente dellAugusti-nismo Avicennizzante (cfr. i lavori
di Masnovo e Gilson): ergo nihil novi...!
Difende invece, con calore, loriginalit della critica humiana, di fronte a quella di
Malebranche, Galvano della Volpe nel suo erudito ed acuto lavoro: (I, 141-144) per la
diversit dei princpi, da cui le due critiche discendono, e conchiude che tutto ci che si
pu onestamente ammettere nei riguardi del rapporto Malebranche-Hume la
suggestione stimolante che possono aver esercitata nella mente del Nostro alcune analisi
malebranchiane... (143). Quello che sembra certo che H. nei suoi riferimenti impliciti,
si limita di solito ai filosofi inglesi che lavevano preceduto immediatamente (Locke e
Berkeley specialmente), sia quando accetta le opinioni come quando le combatte; del
resto una negazione perentoria della causalit nellesperienza esterna era stata gi fatta
nellImmaterialismo di Berkeley, il quale laveva confinata nel mondo interno (cfr. nota
seg.); H. vuol condurre la negazione fino al fondo.
43 Cos anche Locke (Essay, II, XXI . 4-6 e . 15), il quale per non sembra escluderla
ancora del tutto dal mondo esterno. The clearest Idea of Power had from spirit. We are
abundantly furnished with the Idea of passive Power by almost all sorts of sensible
things... But yet, if we will consider it (la mutazione locale) attentively, bodies, by our

senses, do not afford us so clear and distinct an Idea of active Power, as we have from
reflection on the operation of our mind (I, 44, pag. 362). Pi esplicito il 5: This, at
least, I think evident, that we find in ourselves a power to begin or forbear, continue or
end several actions of our minds, and motions of our bodies, barely by a thought or
preference of the| mind ordering, or as it were, commanding the doing such or such a
particular action. This Power which the mind has to order the consideration of any idea,
or the forbearing to consider it; or to prefer the motion of any part of the body to its rest,
and viceversa in any particular instance, is that we call the Will (ib., pag. 364 e anche
15). Laffermazione dellattivit esclusiva dello spirito, come si gi mostrato, compare
con limmaterialismo di Berkeley: I find I can excite ideas in my mind at pleasure, and
vary and shift the scene as oft as I think fit. It is no more than willing, and straightway
this or that idea arises in my fancy; and by the same power it is obliterated and makes
way for another. This making and unmaking of ideas doth very properly denominate the
mind active. Thus much is certain and grounded on experience: but when we talk of
unthinking agents, or of exciting ideas exclusive of volition, we only amuse ourselves
with words (B, 28, pagg. 272-273; cfr. anche: 26-27 e C. 407).
a questi testi soprattutto che si deve lorigine della critica humiana, e per questo sono
stati qui riportati.
44 Poich: All events seem entirely loose and separate. One event follows another, but
never we can observe any tie between them. They seem conjond but never connected.
But as we can have no idea of any thing which never appeared to our outward sense or
inward sentiment, the necessary conclusion seems to be that we have no idea of
connection or power at all, and that these words are absolutely without any meaning,
when emploied either in philosophical reasonings or common life (B, Ess. VIII, p. I,
cfr.: A I, III, sect. III, e spec. sect. XIV, SB 155 e segg. ove la discussione pi serrata).
Si noti che per H. ormai i termini di efficacia, azione, potenza, forza, energia, necessit,
connessione e qualit produttiva sono tutti, pressa poco, sinonimi (A, I, III, sect., V).
45 A, I, II, sect. VI; B, Ess. V, p. I.
46 B, Ess. VII, p. I. Da notare limportanza della relazione di Somiglianza nei giudiz di
causalit, punto ancora poco messo in vista. Si noti anche che per H. i giudiz di causalit
constano essenzialmente di due elementi, della congiunzione costante (osservata) di due
fenomeni come elemento materiale del giudizio, e dellinferenza (fondata sul Belief),
come elemento formale, che sembra sia sfuggito del tutto a Kant nellinterpretazione
della critica humiana.
47 Tali nozioni sono tutte pressoch (nearly) sinonime (A, I, III, sect. XIV, SB, 157).
48 A, I, III, sect. VII; B, Ess. V, p. II.
49 A, I, III, sect. VI, SB 89 e segg. - B Ess. V, p. II. SB, 47-48. P. 53-54.
50 We can never be inducd to believe any matter of fact, except where its cause, or its
effect, is present to us; but what the nature is of that belief, which arises from the relation
of cause and effect, few have had the curiosity to ask themselves (A, Appendice, SB
625). Per anche H. a sua volta riconosce che il sapere con certezza what the nature of
this feeling, or sentiment, and whether it be analogous to any other sentiment of the
human mind costituisce in s un difficult task (ib. 627), e conchiude
melanconicamente: All my hopes vanish, when I come to explain the principles, that
unite our successive perceptions in our thought or consciousness. I cannot discover any
theory, which gives me satisfaction on this head (ib., SB 635-636).

51 The transition from a present impression, always enlivens and strengthens any idea.
When any object is presented, the idea of its usual attendant immediately strikes us, as
something real and solid. Tis felt, rather than conceivd, and approaches the impression,
from which it is derivd, in its force and influence (Treat., Appendix, SB 627). Quindi,
come ha acutamente osservato il Green (Introd., 242), il Belief mentre doveva essere la
base oggettiva dellinferenza causale, ha finito per sostituirsi allinferenza stessa che
diventa un passaggio from feeling to feeling.
52 A, I, III, sect. XIV, SB 169-170: le due definizioni, osserva H., considerano la
causa, luna come relazione filosofica e perci come rapporto fra le idee, laltra come
relazione naturale cio, come forza di associazione fra di esse. Cfr.: B, Essay, Sect. VII, p.
II, SB 76-77.
53 Carlini, A., A, II, 195.
54 Carlini, A., A, II, 176.
55 Mill J., Elements of Philosophy of Mind, t. I, ch. III, apud W. Hamilton, B, t. II, 146147.
56 Hume, trattando della percezione spaziale, laveva spiegata come una risultante delle
percezioni dei singoli punti colorati, disposti secondo una certa maniera: we may
conclude with certainty that the idea of extension is nothing but a copy of these colourd
points, and of the manner of their appearance (A, book I, part. II, sect. III, SB 34).
Questi punti sono i minimi visibili ed i veri elementi della percezione di estensione.
Sono percepiti anteriormente alla estensione? Non pare. Ma certo che sono la vera causa
anche perch Hume, non ammettendo altro principio di sintesi psichica fuori della
coscienza, deve ritenere che la percezione dei singoli punti ha da essere per s avvertita.
questo principio, al quale egli pare non abbia dato troppa importanza, che guida lo
sviluppo dellAssociazionismo posteriore.
57 Mill J. St., A, II, book, VI, ch. IV, 441-443; cfr.: sul principio della chimica mentale
anche lopera pi matura, che la Somma del fenomenismo idealista, bench scritta
con intenti polemici: B, 356 e segg. e la nota 357-358.
58 Lesposizione che segue, presa dalla (B) cio Examination of Sir W. Hamiltons
philosophy specialmente capp. XI-XIII, 225 e segg.: ne d un sunto agile il Ribot, 149 e
segg. (teoria della materia). Utili a consultarsi: Claparde, ., 305 e segg., e Boring, E.
G., A, 216 e segg.
59 J. St. Mill, B, 226.
60 Riporto abbreviando: B, 228-232.
61 Veramente essa era stata intravista anche dal Berkeley, a cui St. Mill espressamente si
ispira. Per il B., com noto, esistere significa essere percepito; e poich il
complesso di sensazioni, che io dico un corpo, successivo, successiva deve essere
anche la sua esistenza. Rotta perci lunit delloggetto, ad un Associazionismo
psicologico non restava che di riaverla costruendola come disposizione passivamente
ricevuta: da Dio secondo il B., per associazione secondo St. Mill (Green, T. H., 175 e
segg., pag. 142 e segg.).
La derivazione della teoria milliana da B. risulta evidente dal modo con cui egli
interpreta, gnoseologicamente, la teoria copernicana. La questione se la terra si muova o
no, egli dice, si riduce a nullaltro che a questo, cio se abbiamo ragione di concludere, da
ci che stato osservato dagli astronomi, che se noi fossimo in tale o talaltra circostanza
e a tale e talaltra posizione e distanza dalla terra e dal sole, noi percepiremmo la terra

muoversi nel coro dei pianeti e simile in tutto ad uno di essi (B, 58, tr. it. 53-54). Il
Green commenta: In other words, it means that our successive feelings are so related to
each other as determined by one present and permanent system, on which not they only,
but all possible feelings depend, that by a certain set of them we are led not to expect a
recurrence of| them in like order according to the laws of association, but, what is the
exact reverse of this to infer that certain other feelings, of which we have no experience,
would now occur to us if certain conditions of situation on our part were fulfilled,
because the ordo ad universum, of which these feelings would be the ordo ad nos,
does now obtain. Il Green per saffretta ad aggiungere: But though Berkeleys words
mean this for us (cio nel senso di St. Mill), they did not mean for him (Green T. H.,
187, pag. 152 e seg.).
62 Il Bain fu il primo ad applicare il principio dellAssociazione anche ai processi volitivi
nellopera: The Emotions and the Will.
63 Bain, A., 197. Locke aveva affermato che, fra tutte le qualit primarie, la solidit fosse
la pi fondamentale: The primary qualities, that are in bodies are the bulk, figure,
number, situation and motion or rest, of their solid parts. Solidity is so inseparable an
idea from body, that upon that depends its filling of space, its contact, impulse and
communication of motion upon impulse (Essay, book II, ch. VIII, 29 nella
enumerazione adottata dal Carlini [I, 115] mentre il Green d sect. 23, sect. 11). Sulla
questione lo stesso Green ha fatto una discussione critica, al solito, acuta ( 101, pag. 81
e seg.).

capitolo secondo
LASSOCIAZIONISMO SPERIMENTALE E LE PRIME FORME DI SINTESI
Sommario. Sviluppo del principio dellassociazione (da Ebbinghaus a G. E. Mller).
La sintesi creatrice di W. Wundt. Associazione e sintetismo nella Denkpsychologie.
Limmediatismo gnoseologico degli Scozzesi: la priorit gnoseologica del belief in Th.
Reid; il sintetismo aristotelizzante e la legge di redintegrazione di W. Hamilton
(descrizione del fatto, princpi, classi di contenuti, Hamilton e Reid, nuovi problemi della
fenomenologia).

1. Sviluppo del principio di associazione (da Ebbinghaus a G. E. Mller)


Lassociazionismo inglese si era mosso entro un cerchio chiuso di pochi princpi, ed al
pi aveva fatto ricorso ad osservazioni di esperienza spontanea e soggettiva. La stessa
formulazione delle leggi aveva oscillato in tutti i sensi: le tre leggi humiane, chi le
riduceva a due o ad una sola, chi invece ne aumentava il numero a capriccio tanto che si
arriv fino al numero di venti. Erano, queste oscillazioni, i segni esteriori
dellinconsistenza della teoria che i mediocri epigoni sincaricavano, come avviene in
ogni sistema, di mettere a nudo1.
Contro il precipitare di questo dissolvimento ormai in atto, oper una forte reazione
lintroduzione del metodo sperimentale in psicologia, vale a dire losservazione artificiale
sui con|tenuti di coscienza, oggettivamente controllata ed elaborata. Fu lEbbinghaus con
il celebre saggio sulla Memoria ad iniziare nella forma pi promettente la nuova
direzione che fu continuata per mezzo secolo da una valente schiera di sperimentatori e
teorici (Ziehen, Lipps, Meumann, Schumann, ecc.). Essa fu condotta ad un alto grado
sistematico da G. E. Mller, il quale, in opere poderose, rielabor tutto il sistema e lo
difese con abilit e convinzione fino agli ultimi tempi della sua, eccezionalmente lunga,
carriera scientifica, dagli attacchi sempre pi insistenti che venivano dalle nuove scuole,
prima dalla scuola di Wrzburg e poi soprattutto dalla Gestalttheorie.
LAssociazione sperimentale, bench non presenti dal punto di vista gnoseologico, alcun
particolare interesse, ebbe invece una funzione critico-storica molto importante: quella di
esaurire in s tutte le possibilit di sviluppo del principio dellassociazione e di aver
provocato il sorgere delle prime tendenze sintetiche (Wundt, Klpe, Meinong), le quali,
alla lor volta, provocheranno la Gestalttheorie. Un cenno, riservato alle fasi essenziali del
movimento, metter in rilievo la continuit dei problemi ed aprir uno spiraglio sulle
cause reali del disagio, che dallinterno travagli il sistema.
Lidea ispiratrice dellopera dellEbbinghaus si riduceva a questo: rilevare il rapporto
esatto che intercorre fra il numero dei processi dimpregnazione e la forza
dellassociazione. Nei primi esperimenti si usavano dei materiali forniti di senso, come
poesie, proverbi; ma si vide presto che tali contenuti suscitavano nei soggetti
atteggiamenti troppo complessi, derivanti dalle associazioni dellesperienza passata, di
cui non era possibile misurare esattamente la portata. Perci lEbbinghaus ricorse, per
primo, allespediente di comporre per mezzo di una vocale e due consonanti delle sillabe
senza senso, le quali perci potevano permettere la misura del fattore associativo nella
sua assoluta purezza. Basti confrontare le due serie seguenti:

Pud sol dap rus mik nom


Lincontro di un amico una festa per lo spirito
per comprendere le ragioni di queste cautele.|
LEbbinghaus pot con questo processo controllare un medesimo risultato con metodi
svariati: metodo di memorizzazione, di risparmio, dei termini trovati, dei termini ritenuti,
dellaiuto...2 Questi metodi studiavano le associazioni artificiali; altri invece
studiavano le associazioni che la vita da se stessa vien formando.
Le nuove ricerche portarono a precisare, come mai prima si era fatto, il rapporto fra il
numero delle ripetizioni e la forza dellassociazione, linfluenza che ha nellAssociazione
il materiale da imparare, la regolarit della legge delloblio, limportanza del contegno
psichico generale (stanchezza o freschezza dellorganismo).
Il deciso orientamento della psicologia a diventare una teoria positiva, cio scientifica,
del conoscere, staccava il principio dellAssociazione dal fenomenismo idealista, nel
quale finora era cresciuto, e lo inseriva nella tradizione dellempirismo pi ortodosso,
quello che, lasciando da parte i problemi delle ragioni ultime, si limita a coordinare il
succedersi dei fenomeni. Si veniva cos a consolidare quella particolare forma mentis
di una Psicologia senzanima, che ha dominato la psicologia dallAssociazionismo alla
Gestalttheorie.
Alla teoria inglese delle possibilit permanenti di sensazioni, lassociazionismo tedesco
sostitu quella della costellazione, che un modo intuitivamente pi comprensibile per
spiegare lassociazione inseparabile di J. Mill.
Si suppone che gli elementi, cio le idee delle impressioni particolari, suniscano
insieme come gli anelli di una catena: ogni immagine singola, quindi, che venga evocata
dallo stimolo, genera delle linee di forza per levocazione degli altri elementi della
costellazione ed anche della costellazione tutta quanta.
Le varie leggi dellAssociazionismo classico venivano a questo modo ridotte ad una sola,
quella della contiguit spazio-temporale. Quando io dico sette, pronuncio una parola
risultante di cinque lettere la quale risveglia la riproduzione| della cifra 7: vale a dire,
nella mia coscienza, in seguito alla audizione di quel suono complesso, risultante
dallassociazione delle cinque lettere in quella particolare forma, si determina una
tendenza alla riproduzione totale della cifra 7, che vince in forza tutte le altre associazioni
che potessero venire dalle cinque lettere prese insieme3.
Quello che si dice dellAssociazione fra il suono di una parola e la rappresentazione
visuale di un oggetto, va applicato anche alla relazione fra la parola ed il suo significato.
Cosicch tutto ci che sindica come senso, connessione, appartenenza, non che
il risultato di molteplici associazioni che saldano in Costellazioni i var elementi o
membri (Glieder). Il dire: quella parola ha un senso, significa che il suono da essa dato
connesso con lidea di una cosa visibile o di unazione.
La teoria si coronava con una spiegazione fisiologica di estrema semplicit e trasparenza,
in quanto si ammetteva una corrispondenza immediata e propria fra gli elementi
nervosi e gli elementi psichici (le idee) e fra il comportamento dei due sistemi.
Veniva per a turbare larmonia della concezione il comportamento delle associazioni
spontanee, che la vita crea da se stessa, le quali sono assai pi ricche nel contenuto e pi
capricciose nel comportamento di quelle delle esperienze di laboratorio. Poich per esse
non valeva pi il rigido schema a catena, si pens ad uno schema a rete: da ogni
rappresentazione particolare da supporre che si proietta un complesso di forze

associative, le quali a seconda delle occasioni si possono tanto favorire, come anche
inibire a vicenda4.
In realt, anche per lAssociazionismo, non si hanno quindi nellanima mai sole
sensazioni od imagini isolate, ma complessi unificati come totalit, anche se questa
terminologia non tanto propria per caratterizzare la sua posizione.|
* * *
Il Mller, elaborando, sotto le pressioni della critica, questi princpi, arriv alla
formulazione di una Komplextheorie, con la quale si proponeva di spiegare
adeguatamente i nuovi fatti che la psicologia sintetica, e la Gestalttheorie in particolare,
veniva scoprendo. Secondo il M. le imagini che costituiscono lassociazione non sono
accatastate luna sullaltra o rigidamente saldate come anelli di una catena, ma possono
unirsi, distinguersi, paragonarsi quando una di esse viene ad assumere rispetto alle altre
un valore particolare dincentramento del complesso. Lo Ziehen laveva detta
Leitvorstellung, immagine-guida, poich dietro la sua guida il complesso si organizza
come un tutto funzionale. da pensare che le organizzazioni si possono succedere in
modo continuo e ascendente, dalle forme pi semplici del pensiero infantile a quelle pi
complesse del sapere sistematico.
Il susseguirsi degli aggruppamenti, strutturati dallinterno e sempre pi densi nel
contenuto, sempre spiegato con le sole forze dellAssociazione, inerenti allimmagine
individuale. Le tre operazioni accennate, che sono alla radice del pensiero riflesso, si
svolgono senzalcun riferimento ad un centro reale soggettivo (lIo) di direzione dello
sviluppo. La Leitvorstellung opera la sintesi, lanalisi ed il confronto allo stesso modo
nel quale opera la loro riproduzione, cosicch la particolare formazione dei complessi
resta di natura strettamente meccanica. Essa dipende, vista dallinterno, dal corso che
hanno gli stimoli lungo le vie nervose e dalla loro distribuzione nei centri: il nostro
pensiero predeterminato dallinterno tanto nella sua totalit come nelle sue parti5.
La Komplextheorie mlleriana segna un progresso reale. In essa la Leitvorstellung
dello Ziehen maggiormente determinata e giustificata in quanto una
Richtungsvorstel|lung (immagine di direzione), e in quanto a sua volta questa una
Zielvorstellung o rappresentazione (attiva) del fine. Il principio primo di movimento
della vita psichica lAttenzione (die Aufmerksamkeit): in quanto lAttenzione
converge sopra unimmagine, che questa pu risvegliare nella coscienza la tendenza alla
riproduzione del membro iniziale della costellazione, e poi degli altri fino allultimo nella
sequenza appropriata. questo, in sostanza, il contenuto del principio di
perseverazione del Mller. Esso dice che tutti i contenuti memorabili si deteriorano
progressivamente nei loro caratteri differenziali per venire ad assomigliarsi sempre pi
lun laltro ed a connettersi in complessi unitar, per via di una certa legge di
convergenza per la quale si riducono tanto le differenze qualitative come le quantitative
da cui inizialmente loggetto si presenta caratterizzato.
Il principio di convergenza diventa di cruciale importanza negli sforzi fatti dal Mller
per spiegare la sintesi percettiva. Cos unimmagine si presenta alla coscienza allora
soltanto che suscitata da unassociazione appropriata. Ogni immagine, che entra nella
coscienza, porta alla formazione di uninclinazione a ripresentarsi spontaneamente, e
questinclinazione tanto pi forte, quanto pi vivace stata limmagine prima e quanto

maggiore stato il numero delle volte che labbiamo avuta nella coscienza.
Linclinazione passa tanto pi facilmente allatto, quanto meno la coscienza si disperde
occupandosi daltre cose.
In questultima forma, il principio dellAssociazione ha il suo fulcro sul fattore
attenzione. per essa che fra le immagini molteplici sorge una particolare
Zielvorstellung e che essa pu diramare la sua influenza di riproduzione e dominare
sulle altre immagini del gruppo6.
Il Mller non abbandon mai questo principio, neppure quando, pi tardi, per resistere
agli attacchi della Gestalttheorie accord la propria teoria alla nozione di totalit e
dichiar espressamente che i suoi Komplexe sono anchessi tali situazioni o processi,
le cui propriet ed effetti caratteristici| non sono derivabili per sommazione di propriet
ed effetti di simile natura che si hanno nelle singole parti7. Ammette egli che la
costruzione di un complesso esige che un gruppo di imagini, a cui corrispondono
nellesperienza oggetti determinati disposti secondo particolari rapporti spazio-temporali,
vada soggetto ad una apprensione collettiva (la kollektive Auffassung) che pu essere
tanto simultanea come successiva, secondo che si tratti di oggetti di percezione
simultanea o successiva.
Poich questo processo si svolge al di sotto della soglia della coscienza, noi non abbiamo
coscienza degli elementi in se stessi ed il gruppo entra nella coscienza come un
complesso unificato.
I complessi sono quindi, come tali, dati insieme agli elementi, per il fatto che la
apprensione collettiva li pu abbracciare con uno sguardo unificante, in una continuit
proiettata sia nello spazio come nel tempo, secondo che si tratti di forme spaziali o di
forme cinetiche. Anche in questa spiegazione, il principio che mette a fuoco le parti per
la formazione del Complesso, sempre e sola lattenzione; essa resta il principio
soggettivo di coesione e in s determinante; mentre la contiguit nello spazio e nel tempo
il principio oggettivo, variamente determinabile.
La propriet che emerge nelle parti e porta alla formazione di un complesso, quando su di
esse si dirige lattenzione, detta dal Mller coerenza, la quale perci altro non che
la tendenza che si sviluppa fra le parti a riunirsi in un certo complesso piuttosto che in
un altro.
Ma perch lattenzione, di fronte agli elementi, funziona di fatto in un senso e non in un
altro?
Qui il Mller ha precisato che lattenzione non si esercita a capriccio, ma prende tale
direzione e non unaltra in dipendenza delle propriet fenomenali che le stesse parti
mostrano di avere di fatto: esse incamminano lattenzione secondo la direzione pi adatta
per essere comprese come un Tutto. Queste propriet sono dette fattori di coerenza
(Koh|renzfaktoren); le principali sono: la vicinanza spaziale, leguaglianza, la
somiglianza di colore e forma, lintensit di penetrazione (Eindringlichkeit), il decorso
simmetrico delle forme spaziali, il contorno. Cos i due complessi amen e name constano
degli stessi elementi, ma nessuno alla vista del primo portato a pensare al secondo e
viceversa: questo, perch gli elementi hanno relazioni diverse (di vicinanza spaziale)8.
Ridotta ai suoi princpi essenziali, questultima e pi matura forma di Associazionismo,
che la Komplextheorie mlleriana, sostiene i seguenti punti:
1) Lapplicazione dellattenzione ad una determinata parte del campo visivo produce
un aumento di eccitabilit della parte di una zona del settore ottico corrispondente, che si

pu indicare brevemente con il termine di zona formativa.


2) Quando una determinata combinazione di stimoli ha avuto spesso come seguito, in una
determinata maniera, alcune sensazioni combinate insieme, resta nel soggetto una
disposizione (collettiva) che pu suscitare, quando si ripete la medesima combinazione di
stimoli, la medesima apprensione collettiva (della prima volta); e pi lesperienza si
ripete, pi facilmente e con maggior prontezza la disposizione collettiva operante.
3) Una disposizione collettiva pu essere evocata anche quando la primitiva
combinazione degli stimoli data in modo incompleto: ma tanto minore questa
incompletezza, tanto maggiore la forza di evocazione della disposizione collettiva.
4) Affinch una presentazione incompleta di dati possa eccitare la dis-posizione
collettiva ed affinch una combinazione di stimoli richiami sopra di s lattenzione
simultanea comprensiva, si richiede che:|
a) la disposizione collettiva abbia una certa forza e sia facilmente evocabile;
b) il campo percettivo, attualmente interessato, sia di tal natura che la disposizione
collettiva, quando viene evocata dalla combinazione degli stimoli, corrispondenti a
questo campo, sia conforme allesperienza passata (omologia di contenuti e
supercomprensione di essi da parte dellattenzione)9.
Dopo questo estremo tentativo che abbiamo dovuto descrivere in anticipo per non
sovraccaricare con eccessive ripetizioni lo sviluppo dei princpi lAssociazionismo,
esausto di forze, si ritirato quasi completamente dallagone scientifico, nel quale con
lopera di Ebbinghaus sembrava dovesse ottenere un dominio incontrastato.
In realt il dominio assoluto non lo ebbe mai. AllAssociazionismo inglese sera opposto
lIntuizionismo scozzese, prima con Reid contro Hume e poi, in forma pi consistente,
con lHamilton contro i due Mills e il Bain; allAssociazionismo sperimentale di
Ebbinghaus-Ziehen-Mller si opposero tanto il Wundt, come gli aderenti alla
Denkpsychologie.
A conclusione di questa esposizione schematica dello sviluppo dellAssociazionismo
possiamo concludere con il Bhler che la reazione dei sintetisti non stata senza effetto
entro la stessa scuola associazionistica. Perch il principio dellassociazione, qual era
stato esposto dal Bain, non ritenuto pi, al di fuori di Titchener, da nessun moderno10.
2. La sintesi creatrice di W. Wundt
Chi saccorse per tempo e denunci con franchezza, fra i primi, linsufficienza
dellAssociazionismo a spiegare loriginalit dei contenuti di conoscenza tanto allinizio
come nel decorso dellulteriore sviluppo, fu proprio il fondatore del primo laboratorio di
psicologia, Wilhelm Wundt11.|
Solo che, quando si guardino da vicino le idee ispiratrici della monumentale produzione
di questo infaticabile studioso e scrittore, facile accorgersi che la sua mentalit ritiene
ancora molto delle idee dominanti del tempo. La stessa attitudine personale, presa dal
Wundt, di voler accostare lesperienza, restando sempre un kantiano convinto, e di
cercare se la priori avesse delle condizioni riconoscibili nei dati della posteriori, era
fatta piuttosto per complicare che per chiarire i risultati dellindagine obbiettiva. In lui,
come in altri eminenti psicologi del suo tempo (Helmholtz, Hering, Ziehen, Lipps), le due
mentalit empiristica e razionalista appaiono giustapposte, mentre si trattava di
raggiungere un punto di vista che le superasse ambedue.
Una simile presentazione dellopera del Wundt certamente sbrigativa e potrebbe

sembrare una deformazione. Pare infatti che tutta la sua attivit di sperimentatore e di
teorico tendesse al superamento deciso del parallelismo materialista da una parte e dello
sterile apriorismo kantiano dallaltra. Al primo indirizzo il Wundt giustamente obiettava
di aver soppresso senzaltro il contenuto originale della psichicit che ci nota
immediatamente con assoluta certezza. Al kantismo rigido egli, non meno giustamente,
osservava che tutta la concezione delle forme a priori, tanto della sensibilit (spazio e
tempo) come della ragione (le categorie), suppone un dualismo irriducibile fra soggetto
ed oggetto, fra materia e forma, dualismo che un puro frutto di preconcetti razionalistici
e non ha alcun riscontro nellesperienza immediata12. Questa invero, quando sia
fedelmente descritta, mostra chiaramente che le forme a priori non esistono
indipendentemente dal contenuto intuitivo e che si dnno di fatto delle condizioni
concrete che rendono possibile lapplicazione od oggettivazione delle forme ai
contenuti intuitivi. In Kant la priori un deus ex machina: secondo il Wundt esso va
innestato, per un processo naturale, nellesperienza. In questordine di considerazioni il
Wundt ha avuto un gran merito ed a sua insaputa forse egli savvicinava| alla
concezione aristotelica: La sua concezione, osservava anche il Koenig, sta nel mezzo fra
lo spiritualismo che lascia seguire alla vita psichica esclusivamente le proprie leggi, ed il
materialismo che la subordina in tutto alle leggi naturali (Koenig, E, 124).
Ma in tutto questo si tratta pi di uno sprazzo di luce, che di una concezione ben
sistemata e fondata.
La teoria della percezione ne ha sofferto pi di ogni altra, malgrado che essa occupi un
posto centrale nellopera del Wundt. Infatti anchegli parla, con il candore di un
empirista, di elementi, come dei dati ultimi nei quali va risolto qualsiasi complesso
contenuto di coscienza ed alla divisione tradizionale degli elementi in sensazioni ed
immagini egli aggiunge (forse sotto linflusso del Bain), come terza classe, i sentimenti;
divisione che passer in molte direzioni dellAssociazionismo moderno, come p. es. nel
Titchener13.
In questo settore primario della vita psichica anche il Wundt, bench dichiari che
lassociazionismo dello Ziehen non lo soddisfi, non conosce altro principio di coesione
che lAssociazione. per essa che dalle sensazioni elementari si passa alle
rappresentazioni (Vorstellungen): essa detta avvenire fra le sensazioni come fra le
imagini ed i sentimenti, ovunque c sintesi.
Se astraiamo dallassociazione, le sintesi si dileguano e riappaiono gli elementi (C, 89).
E quasi tutto questo non bastasse, egli afferma che lAssociazione la conquista pi
originale della psicologia moderna; essa indispensabile per la soluzione di qualsiasi
problema, ed il Wundt come tutti i neokantiani e gli idealisti ha sempre ritenuto chessa
la legge sovrana del pensiero empirico quando sia lasciato abbandonato a se stesso (C,
267).
Ma il problema delloggetto, nella sua unit e struttura, non poteva sfuggire a questo
acuto spirito, il quale non poteva accontentarsi degli schemi tradizionali. Egli modific| la
teoria classica dellassociazione su due punti, introducendo cio:
a) il principio dellassociazione simultanea, e
b) il principio della sintesi creatrice.
Il primo principio, curioso, ma che tradisce un intimo bisogno preludia alla
kollektive Auffassung di G. E. Mller, con la differenza per che mentre questi vi fu
condotto pi per esigenza di polemica, il Wundt lo trov intrinseco al problema stesso. La

psicologia associazionista, e lo stesso Aristotele come pensano a torto per alcuni,


aveva spiegato il costituirsi del nesso oggettivo in funzione esclusiva dellesperienza
passata. Il Wundt vide giustamente che il semplice depositarsi dellesperienza passata
non potr mai spiegare quellunit noetica, ben definita ed articolata, che loggetto della
percezione.
A quel modo, si potr al pi spiegare perch loggetto appreso hic et nunc con tali
propriet e disposizioni concrete, mai la struttura e lappartenenza interiore14. Per
spiegare questo, che il costitutivo fondamentale delloggettivit, occorre postulare una
forma pi semplice di associazione, cio unassociazione immediata, nella quale le
rappresentazioni si collegano non per via della memoria, ma per le relazioni che in esse
scopre immediatamente la coscienza. In questo senso pi ampio, lassociazione
comprende una quantit di processi di connessione, nei quali le rappresentazioni da
collegare non si sgranano meccanicamente luna appresso allaltra, ma si presentano alla
coscienza dembl, come un tutto ormai relazionato nelle sue parti.
Si pensi alla percezione di una figura piana: essa si rivela immediatamente nella sua
struttura geometrica ed il ricorso alla memoria qui impossibile, poich le
rappresentazioni associate delle parti singole le linee dei lati non possono esser
disgiunte luna dallaltra e neppure paragonate luna con laltra. Lassociazione devesser
simultanea, non successiva.|
Qualcuno15 per spiegare lassociazione simultanea era ricorso a processi dinferenze
incoscienti, ma il Wundt, bench fosse disposto ad ammettere un uso moderato
dellincosciente, non volle patrocinare il genetismo assoluto. Alla sua mente si presentava
il disagio insanabile che Berkeley aveva trasmesso al pensiero moderno per via della
dissoluzione o soggettivazione delle qualit primarie, onde era perduta per sempre
limmediatezza delloggetto nelle sue qualit di struttura. E mentre in un primo tempo
sembrava incline ad ammettere il carattere empirico dellorigine della percezione dello
spazio, pi tardi fece ricorso ad un principio originale, la sintesi creatrice, che era del
resto pi conforme alla sua mentalit kantiana ed allo stesso principio dellAssociazione
simultanea16.
Il principio della sintesi creatrice ha un senso schiettamente psicologico. Esso stato
introdotto per render ragione dei contenuti conoscitivi di ordine superiore passi
lanticipazione della terminologia del Meinong e rappresenta lo sforzo pi generoso che
il Wundt abbia fatto per liberarsi dal parallelismo. Il principio dovrebbe spiegare in qual
modo a partire dagli elementi psichici, insieme associati, sorgano delle
rappresentazioni complessive, i contenuti delle quali non sono derivabili da quelli degli
elementi. questa la causalit psichica nel suo aspetto specifico (Wundt W., D,
557).
Ma come si fa il passaggio dai contenuti inferiori a quelli superiori? Il Wundt a questo
punto parla di appercezione, per la quale ogni complesso sensoriale, per quanto
molteplice, raggiunge nella coscienza una certa unit e chiarezza che suppone una
funzione unificante centrale che data immediatamente appunto dalla sintesi creatrice
e remotamente dai sentimenti profondi17. A questo modo la sintesi creatrice viene ad|
essere una nuova forma di associazione in sostituzione dellAssociazione meccanica
tradizionale. Nella combinazione appercettiva, provocata dai sentimenti, il contenuto
oggettivo vien dato come una totalit immediata che pu successivamente, nella
riflessione, esser considerata nelle singole parti, quando vogliamo mettere in evidenza

quelle relazioni che hanno creato una data sintesi. Il Wundt non condivide la
persuasione comune che le rappresentazioni siano qualcosa di fisso ed immutabile: per lui
sono piuttosto da considerarsi come processi ed atti, che sono costruiti o creati volta
per volta, mai ripetuti. Egli, vero, ritiene dallAssociazionismo che il decorso delle
rappresentazioni presuppone sempre qualcosa, che esse non sono propriamente contenuti
belle fatti, ma attitudini solo e disposizioni, abbozzi (Anlagen) per via dei quali i fugaci
effetti delle impressioni elementari vengono fissati ed utilizzati. Lassociazione viene ad
avere cos solo una funzione ausiliaria alle dipendenze della sintesi creatrice.
Lassociazione presenta la materia; la forma della sintesi data dai sentimenti, secondo
che vengono chiamati a galla dal fondo della coscienza in cui giacciono, come energie
primordiali dellattivit psichica18.
La riduzione dellappercezione attiva, che la sintesi creatrice, ai sentimenti, port il
Wundt a considerare il pensiero come una volont diretta, non verso lesterno, ma
verso lin|terno, cio verso i contenuti rappresentativi19. Intanto gli elementi e le
associazioni si adunano in totalit di ordine superiore, in quanto un dato complesso
affettivo fa dirigere la attenzione ad apprendere nei materiali sottostanti alcuni
contenuti particolari secondo una luce nuova.
Genetismo assoluto, quindi, il quale per si origina per un influsso dallalto verso il
basso, in senso inverso a quello empirista tradizionale, ma assai vicino allirrazionalismo,
parimenti affettivo, con il quale Hume aveva superato il problema della percezione.
La soluzione wundtiana adunava in s, invece di risolverne alcuna, le vecchie e le nuove
aporie.
3. Associazione e sintetismo nella Denkpsychologie
Linsufficienza teorica del sincretismo wundtiano fu avvertita nello stesso cenacolo di
Lipsia, quando lassistente del Wundt, Ostwald Klpe, separ la propria causa da quella
del Maestro e gett nel nuovo laboratorio di Wrzburg le basi per una ricerca
sperimentale circa la natura del pensiero (Denkpsychologie)20.
La Scuola di Wrzburg riscosse numerose e fervide adesioni anche da parte di
Aristotelici. Usando del metodo dellintrospezione provocata, essa pretendeva di aver
dimostrato la infondatezza del presupposto fenomenista consacrato dal Berkeley :
essere cio il nostro spirito, in ogni sua attuazione, a contatto con rappresentazioni
individuali e concrete. Invece la riflessione, operata senza preconcetti sui nostri atti di
pensiero, fa emergere con ogni evidenza che altri sono i contenuti sensoriali intuitivi
(anschauliche Inhalte), altri i contenuti non intuitivi (unanschauliche Inhalte). Agli
elementi psichici, che sono le sensazioni, le immagini (Empirismo), i sentimenti|
(Wundt), vanno aggiunti gli atti e gli oggetti di pensiero puro. I protocolli delle
esperienze non lasciarono alcun dubbio: non solo mostrarono che pu esistere, accanto
alle immagini, un pensiero che, mentre si distingue da esse, le tiene legate in unit di
significato, ma attestarono alcune volte un pensiero libero da qualsiasi immagine
(vorstellunglos Denken), tanto che pi da esse si allontana, pi si chiarifica nel contenuto.
Cadevano cos ad un tempo luniversalit del principio empirico, come anche la necessit
di ricorrere ad uno sfondo affettivo ed irrazionale della sintesi superiore degli elementi:
che anzi lintrospezione applicata alla vita affettiva, trov pure in essa una sfera superiore
di tendenze, irriducibili e parimenti indipendenti dalle manifestazioni dellattivit
sensoriale (Willenspsychologie di Ach, Michotte, Lindworsky).
Riguardo al problema della percezione da riconoscere che lo sviluppo meccanico, di

tipo associazionista, forma leccezione e non la regola dei fatti di coscienza, di cui
rappresenta pi un fenomeno di sbandamento che il corso normale; la spontaneit del
pensiero puro e della elezione libera che fa emergere di continuo, al centro del nostro
essere, attitudini nuove ed originali.
Otto Selz ha approfondito queste conclusioni con ricerche apposite21 da cui egli ha
potuto rilevare linsufficienza in particolare della Zielvorstellung mlleriana. La
posizione determinata di una finalit (Zielsetzung) non comprensibile per la sola
evocazione ed ordine che prendono le imagini o per la riproduzione daltri contenuti di
coscienza, per es. i sentimenti del Wundt, ma esige lesercizio di operazioni
intellettuali di valore pi generale, le quali facciano in modo che la posizione ed
attuazione del fine in concreto (uso dei mezzi) risulti adatta al conseguimento reale del
fine secondo una determinata maniera. In altre parole, la posizione del fine esige
lapprensione esplicita dei motivi dellagire ed una sufficiente informazione circa la
connessione fra il fine da proseguire ed i processi e metodi di soluzione
(Lsungsmethoden)| che ad esso conducono: la ripetizione di una condotta, altre volte
esercitata, avviene in modo analogo, e non per il semplice gioco delle associazioni.
La teoria della costellazione era incapace di render ragione della coerenza sia del
pensiero come dellazione, e perci il Selz vi sostitu una teoria del complesso di altra
indole da quella del Mller. Secondo lAsso-ciazionismo la parola sette evoca la cifra 7,
perch la cifra 7 legata a ciascuna delle lettere di sette: allorquando le cinque lettere
agiscono insieme, il 7 evocato. Ma se le cose corrono a questo modo, perch la parola
teste che contiene pur le medesime lettere, non evoca il 7? Se questo non avviene,
bisogna ammettere che ci che determina levocazione del 7 il complesso sette, secondo
una fisionomia speciale, una forma di struttura, che dipende dal posto che ciascuna lettera
ha nel complesso.
Ogni complesso dotato di una specie di coerenza interna per la quale, quando una parte
del complesso viene eccitata, si evoca il complesso intero nel suo insieme. Ogni
complesso parzialmente eccitato tende a completarsi. Di solito noi ci accorgiamo
facilmente che tale porzione presentata fa parte di un suo complesso. In questi casi,
osserva il Selz, il completamento si effettua sulla base di uno schema. Cos in un esame
di storia si domanda ad un candidato il nome di un capo della Riforma. Il candidato tace.
Ma appena si suggerisce Mel... egli, con una viva espressione di... ritrovamento, completa
subito con ... antone (Melantone).
La situazione di coscienza che anticipa la parola intera, quando non ne sia data che una
sillaba, stata detta dal Selz schema anticipante (das antizipierendes Schema). La
teoria della costellazione ignora la partecipazione di questa coscienza complessiva,
di questo sapere, alla riproduzione della parola intera.
Lintegrazione dei complessi (Komplexergnzung), secondo la quale si svolgono i
processi del conoscere e del percepire in generale, non si spiega se non ricorrendo a
disposizioni conoscitive di ordine intellettuale. Queste attitudini di coscienza
(Bewusstseinsanlagen) sono qualcosa di pi che gli elemen|ti semplicemente legati fra
loro, poich includono la conoscenza delle relazioni (uguaglianza, diversit, ecc.) e
poich la conoscenza delle relazioni include inseparabilmente la conoscenza, parimenti
intellettuale, dei termini e delle relazioni con cui stanno legate. La costellazione rigida
deve quindi cedere il posto ad un sistema di relazioni le quali, con il loro articolarsi,
definiscono gli oggetti nella struttura propria a ciascuno, come rispetto agli altri oggetti.

La Komplextheorie, che rimase estranea ai fattori intellettuali, non fu che un ripiego


verbale.
La Denkpsychologie non raccolse dappertutto consensi, sia quanto al metodo come per i
risultati. Nei riguardi del nostro problema, fu osservato giustamente chessa lasciava,
come il Wundt, la sfera dellesperienza sensoriale in bala del meccanismo
dellassociazione, accontentandosi daggiungervi, non si sa come n donde, i fattori
intellettuali.
Secondo una recente critica dello Steinberg, in essa, come nellAssocia-zionismo,
completamente trascurato il contributo che il soggetto porta allatto del conoscere ed alla
regolarit del suo sviluppo. lIo che porta a compimento latto del pensiero per il
raggiungimento della soluzione di un problema, e che nelle soluzioni parziali, od anche
erronee, mira sempre alla corrispondenza con la cosa in s22. Secondo la
Denkpsychologie, invece, il soggetto non opera in alcun modo nel corso dei pensieri per
quanto riguarda lefficacia delle tendenze riproduttive, per cui si ha, ad un certo
momento, lapparizione della Zielvorstellung. Invece si deve riconoscere che il
pensiero attivo, la Wissensaktualisierung del Selz, si presenta, anche nel suo compimento,
come unattivit dellIo. Secondo i dati immediati di coscienza (Erlebnisse), gli atti di
pensiero non soltanto sono riferiti allIo come a soggetto ma sono anche appresi come
un completamento operato dal suo intervento. LIo non solo un punto di convergenza od
un sostrato logico (Klpe), ma si offre come un Io reale, la cui continuit ed azione ben|
osservabile nel corso del pensiero spontaneo. Esso la ragione del porsi, dello svilupparsi
e dellarrivare a termine del pensiero come tale23.
Losservazione dello Steinberg, coglie un aspetto molto importante del problema della
percezione, che un conoscere in concreto, quello che concepisce lorigine dellintendere
in connessione con lunit soggettiva dellIo concreto. Losservazione sar ripetuta dallo
Stern e dalla sua Scuola (Personalismo) nei riguardi della Gestalttheorie, come si dir pi
avanti.
4. Il sintetismo immediatista degli Scozzesi
a) La priorit gnoseologica del Belief in Th. Reid
Parallela agli sviluppi vorticosi del metodo analitico, inaugurato dal Locke e condotto a
termine in tappe diverse, che hanno per punti culminanti Hume, Bain, Ebbinghaus, si
sviluppava, meno compatta e consapevole ma con sprazzi di sicuro intuito, la reazione
del metodo sintetico iniziata dalla Scuola Scozzese.
Al giovanile Treatise of human Nature e al maturo Inquiry in the human
Understanding di Hume, Th. Reid oppose il suo giovanile Inquiry into the human
Mind ed il pi maturo Essay on the intellectual Powers, nei quali rifaceva, in senso
inverso, il cammino seguito dal grande scettico. Voleva il Reid dare alla sua opera il
valore di una rivincita del realismo immediato, che proprio del plain man, contro il
filosofo che, invece di lasciarsi guidare dal corso spontaneo dei pensieri, si abbandona,
incautamente, nelle morse di un principio, cosicch perde ogni contatto con la realt e si
lascia affogare.|
Lerrore fondamentale del solipsismo speculativo, da cui vennero tutte le aberrazioni
dello scetticismo moderno, stata nello critica degli Scozzesi la teoria cartesiana e
lockiana dellidea, intesa come oggetto mentale, proprio e adeguato: di qui venuto
lidealismo di Berkeley e lo scetticismo di Hume. Per sfuggire a tali conseguenze non v
che un unico mezzo: abbandonare lidea e proclamare il contatto diretto con la realt.

Per il Reid lunico senso plausibile che pu avere una simile dottrina il prendere per
idea non un duplicato mentale, assurdo, delloggetto, ma gli atti stessi della mente nel
percepire, ricordare, immaginare, restando saldo che la percezione termina
immediatamente alle cose in se stesse tanto che rigorosamente parlando non vi sono
percezioni, ricordi, concezioni ma COSE che sono dette esser percepite,
ricordate, immaginate24.
Il metodo del Reid si riduce ad unaccettazione incondizionata dei dati di coscienza e
cio degli atti, degli oggetti riferiti dagli atti e delle relazioni che corrono fra essi e sono
apprese nel loro darsi: ci che costituisce gi un criterio speculativo, in quanto
discrimina un dato metodo fra gli altri possibili.
Il Reid pone come fatti fondamentali di conoscenza la sensazione, la percezione ed il
pensiero. La sensazione e la percezione, bench di fatto si trovino sempre congiunte, di
diritto vanno distinte. La sensazione lapprensione di un contenuto nella sua assolutezza
fenomenale; la percezione vi aggiunge lavvertenza esplicita da parte del soggetto ed il
riferimento esplicito, che il soggetto fa del contenuto appreso, ad un oggetto esterno
esistente di fatto. Io odoro una rosa; in questatto c tanto sensazione, come percezione.
Lodore che io sento, considerato in se stesso e senza alcuna relazione con la rosa, la
sensazione propriamente detta (the sensation proper); essa mi modifica in un certo modo
e questa modificazione non ha nulla di comune con la rosa, n con alcun altro oggetto. La
sensazione unicamente ci che io provo, la sua essenza con|siste nellessere sentita:
quando cessa di esserlo, non esiste pi. In una parola: non c alcuna differenza tra la
sensazione e ci che sente lo spirito che ne modificato25.
Invece ogni percezione ha un oggetto fuori di noi, e questo oggetto nel caso nostro la
qualit che il mio odorato discerne nella rosa. Lesperienza minsegna che la sensazione
eccitata dalla presenza della rosa e che essa svanisce quando la rosa si allontana. I
princpi della mia natura mi fanno concludere che c nella rosa una qualit che la causa
della mia sensazione. Questa qualit della rosa, loggetto percepito e latto del mio spirito
per cui ho la convinzione e credenza di questa qualit ci che noi chiamiamo
percezione26.
Il rapporto fra sensazione e percezione quello di segno e cosa significata e per questo si
fatto giustamente di T. Reid il precursore della nozione moderna di percezione.
La percezione va considerata quindi una conoscenza immediata e intuitiva, cio un fatto
semplice, primitivo e assolutamente inderivabile: con questasserzione egli voleva
superare il doppio presupposto dello scetticismo humiano: che il conoscere terminava
allidea e che il percepire fosse un fatto derivato e complesso. In realt lo sforzo del Reid,
cos come da lui era presentato, avrebbe dovuto abortire perch vi era quasi del tutto
assente qualsiasi giustificazione dei rapporti fra sensazione e percezione, come fra
percezione e pensiero. Ci si limitava a porre avanti il fatto, sul quale nessuno neppure
Hume dubitava, senzalcun tentativo di determinarne la natura ed il divenire psichico,
su cui unicamente verteva la controversia.| Non si pu dire che il R. abbia superato e
risolto il problema di Hume.
Immediatismo psicologico entro il pi rigoroso dogmatismo che vede la radice della
posizione avversaria nella pretesa assurda di voler mediare per mezzo dellidea, contro
i dati di coscienza, anche gli stati suoi immediati: ecco, per il Reid, lerrore di Hume. Il
fondamento della reazione non che la convinzione o belief del trovarsi gli atti e gli
oggetti in quella data immediatezza, ci che sostanzialmente lo stesso belief

humiano, solo che Hume ha avuto la poca accortezza di farlo funzionare alla fine, quando
tutto era perduto, invece che introdurlo allinizio.
Che quella immediatezza sia possibile e che ci che noi conosciamo siano proprio le
cose, si ha dalla constatazione che secondo il R. non c alcuna comunanza di natura fra
ci che io chiamo sensazione e percezione e le qualit reali dei corpi: quelle non sono
queste, ma atti del mio spirito; sono alcunch di semplice e possono quindi riferirsi a tutto
loggetto, come tale. Si ha qui un barlume della nozione aristotelica dintenzionalit,
quale la riprender il Brentano.
Con tali princpi il Reid risale senza difficolt la catena delle riduzioni scettiche LockeBerkeley-Hume. Ma gli storici, certamente influenzati dal sarcastico apprezzamento del
Kant nei Prolegomena27, si sono mostrati poco indulgenti verso lottimismo
gnoseologico degli Scozzesi. Questapprezza-mento, ormai tradizionale non fatto per
con piena giustizia, sia perch trascura alcuni elementi della posizione reidiana che vanno
conservati soprattutto lirriducibilit dei fatti mentali, tanto ai processi fisici come a
quelli fisiologici e laffermazione che| non tutto pu essere a priori od a posteriori, ma
che la possibilit della conoscenza fondata su di un principio originario della nostra
natura sia perch accomuna, in una sorte, pensatori i quali, rispetto ai princpi del
sistema, hanno saputo alle volte tenere una posizione originale ed anche opposta gli uni
verso gli altri.
Valga desempio lopposizione fra lo Stewart, successore del Reid, ed il grande Hamilton.
Malgrado le tante proteste dimmediatismo del Reid, lo Stewart presenta una teoria della
percezione schiettamente associazionistica che anticipa, perfino nei termini, la teoria
dellassociazione simultanea e delle inferenze incoscienti. Si ritiene comunemente, egli
dice, che in un concerto di musica un buon orecchio pu prestare attenzione sia alle
differenti parti della musica separatamente, sia come ad un tutto unico e gustare leffetto
pieno dellarmonia. Secondo la mia teoria bisogna ritenere che nel secondo caso la mente
varia di continuo lattenzione da una parte allaltra della musica, e che queste operazioni
sono cos rapide da togliere ogni percezione di un intervallo fra loro. Lo stesso dicasi per
la vista. Supponiamo che locchio si fissi in una particolare posizione e che la figura di un
oggetto sia dipinta sulla retina. La mente, in questo caso, percepisce tutta la figura
delloggetto in una volta; oppure questa percezione non che il risultato delle varie
percezioni che abbiamo dei var punti del tracciato (outline)? Se il mio punto di vista
fondato conclude lo Stewart possibile che la mente possa prestar attenzione a pi
dun punto (della figura) per volta; e cos, poich la percezione della figura di un oggetto
implica la conoscenza della situazione relativa di ciascun punto riguardo a tutti gli altri,
dobbiamo concludere che la percezione della figura il risultato di differenti atti
dellattenzione. Ma questi atti di attenzione sono compiuti con tale rapidit, che leffetto
, praticamente, come se la percezione fosse istantanea28.|
Il tenue velo adunque che separa limmediatismo del Reid dallanalismo humiano qui
pressoch svanito: non si sa infatti come la teoria dello Stewart si differenz dalle
posizioni empiriste che spiegano la percezione dellestensione a partire dallapprensione
di punti colorati.
b) Il sintetismo aristotelizzante (la legge di Redintegrazione) di W. Hamilton. La
reazione29 dellHamilton rappresenta la trattazione, teoricamente e storicamente pi
completa, che il pensiero moderno abbia dato intorno al problema della percezione.
Lopera di questo forte ingegno simpone per il raro acume introspettivo ed una

formazione storica, la quale ancor oggi, quando sia seguita da vicino, riempie di stupore.
Il fatto della percezione. proprio vero che allaudizione del concerto le cose vanno
come le ha descritte lo Stewart? Non pare.
In un concerto si ha una grande variet di strumenti musicali e di timbri sonori che dnno
uninfinit di combinazioni diverse. Tutti questi stimoli raggiungono il nostro orecchio
nello stesso momento indivisibile e poi cessano; quindi, se sono uditi e la loro mutua
relazione od armonia viene percepita, essi devono esser uditi simultaneamente. E
devesser cos. Poich se si dice che la mente pu attendere ad ogni minimo suono
successivamente, ci richiede un minimo di tempo nel quale essa occupata
esclusivamente con ciascun minimo suono. Ora| sta il fatto che in quel medesimo minimo
di tempo coesistono e poi periscono una quantit notevole di altri minimi di suono, i quali
ex hypothesi non sono stati percepiti non sono stati uditi, perch non si fatto a tempo
a prestarvi attenzione. A questo modo laudizione del concerto impossibile: eppure noi
di fatto ascoltiamo e gustiamo il concerto!
Si dica altrettanto per la visione. Ritenendo lipotesi dello Stewart che lattenzione in
ogni istante si pu dirigere solo ad un minimum visibile, si deve supporre che, ad ogni
istantaneo aprir di ciglia, il momento richiesto per cogliere la figura degli oggetti
suddiviso in parti quasi infinitesimali, ci che inconcepibile30.
Pertanto, pi che al Reid od ai suoi immediati seguaci, tocca allHamilton il merito
davere scrutato nel fondo linsufficienza del principio dellanalisi. A lui spetta anche il
merito di avere posto, per la prima volta nella filosofia moderna, il problema della
percezione e di averlo risolto in termini schiettamente aristotelici, sia quanto alloggetto
della percezione, come riguardo al processo mentale che ne condiziona il formarsi e
lapparire nella coscienza.
I princpi 1) Approfondendo le ricerche del Reid, lHamilton conferm che la radice del
fenomenismo empirista era tutta nel principio dellidea: questo il primo e lunico
principio del caposcuola che egli abbracci senza importanti modifiche.
Vi port peraltro il contributo della sua prodigiosa erudizione. A suo parere il principio
moderno dellidea non che unedizione aggiornata della vecchia dottrina medievale
delle specie conoscitive, la quale a torto si attribuisce ad Aristotele essendo essa un
parto proprio della Scolastica, anzi di alcuni settori soltanto della Scolastica. LHamilton
ha delle frasi amare allindirizzo di tali Scolastici, i quali a suo parere furono vittime di
una grossolana analogia.
Pensarono essi che il conoscere, come ogni operazione,| dovesse avvenire per contatto,
cosicch conoscente e conosciuto dovessero esser contigui e che qualche cosa partisse
dalloggetto e penetrasse nel soggetto ci che tutta una analogia presa dal senso del
tatto. In realt, se lasciamo da parte lanalogia e riflettiamo sopra quanto avviene in noi
quando siamo consc di percepire degli oggetti, non troviamo nulla che cinformi sul
come ci avvenga: conosciamo cos poco come noi percepiamo gli oggetti, non pi di
quanto conosciamo come noi siamo fatti. Che anche se si volesse ammettere
unimmagine entro la mente o ad essa contigua, per questo non conosceremmo di pi,
come la percezione possa esser prodotta da questa, pi di quanto lo possa esser
delloggetto distante.
La capacit (power) di percepire le idee cos inesplicabile, come ciascuna delle
capacit chessa dovrebbe spiegare e laffermata contiguit non contribuisce gran che a
rendere la posizione pi intelligibile, poich non si vede qual connessione vi possa essere

fra contiguit e percezione. Tali e tanti sono i paradossi impliciti nella dottrina delle
specie o idee, che essa releg perfino le divine Idee di Platone nella bassa sfera della
sensibilit umana e divenne alla fine, nella filosofia francese del sec. XVII, il termine
distintivo di quel sistema che fa derivare ogni nostra conoscenza esclusivamente dai
sensi.
Lidea introdotta con la Scolastica, e conservata da Cartesio, come lintermediario fra il
soggetto e loggetto, ha finito logicamente nel fenomenismo per sostituirsi essa stessa
come oggetto esclusivo del conoscere. Ne seguiva lammissione che nel conoscere noi
non siamo consc di altro che di una certa modificazione della nostra mente: alcuni
ritengono (Locke, Berkeley) che essa conservi una riferenza a qualcosa di esterno, che
sia, in altre parole, la rappresentazione della realt esterna. La percezione verrebbe ad
essere, in questa teoria, una conoscenza derivata e composta di sensazioni attuali,
memorie, giudiz...
Ma i filosofi singannano.
Noi non abbiamo nel percepire alcuna coscienza di una riferenza o rappresentazione: noi
siamo persuasi che loggetto, che ci presente, lo stesso che affermato esistere. Una
tale riferenza e rappresentazione non neppure possibile poich| essa suppone la
conoscenza previa di un oggetto a cui c riferenza od rappresentato: ci che forma un
circolo chiuso. Riconosciamo pertanto che la percezione la facolt per cui noi arriviamo
immediatamente agli oggetti nel primo nostro conoscere, onde non si pu supporre fra
essa e loggetto un altro conoscere come sua condizione31.
Quanto al principio dellAssociazione, lHamilton non lo respinge, ma ne rettifica
lambito e luso riproponendolo nella forma che ebbe per la prima volta in Aristotele.
Con una passione e penetrazione di umanista perfetto, egli d, primo fra i moderni, la
versione del capitolo del De Memoria, ove il Filosofo ha annunziato le tre celebri leggi,
assieme al Commento critico che ne ha fatto Temistio32. Da questo studio egli venuto
alla convinzione che le tre leggi aristoteliche si possono esprimere con una formula
sintetica, da lui chiamata legge della Redintegrazione, che riposa a sua volta
sullapprensione delle relazioni, la quale, come si vedr fra poco, il fondamento della
teoria hamiltoniana sulla percezione. Nellenunziare questa legge, che ha avuto risonanze
anche recenti33, egli si compiace di riferirla a S. Agostino.
Essa dovrebbe fondere insieme la simultaneit e la somiglianza: Quei pensieri si
suggeriscono lun laltro che hanno fatto parte di un unico totale atto di cognizione. Al
medesimo atto totale appartengono, come parti totali e costitutive, in primo luogo quei
pensieri che sorsero nello stesso tempo ed in consecuzione immediata; ed in secondo
luogo quei pensieri che si sono fusi in unit per la loro mutua affinit34.|
Questa legge come si spiega? Su quale principio provata? Per queste o simili domande,
dice lH., non c risposta legittima, poich in ogni ricerca c un punto a cui bisogna
fermarsi.
Egli stesso del resto non si fermato per il fatto che la illustra ricorrendo al principio
certamente suggeritogli dal suo buon abito aristotelico dellunit delle energie mentali.
I vari atti della mente, egli dice (riferendosi al Pope, Essay on Man, IV) non devono
essere considerati come manifestazioni singolari ed isolate; tutti essi appartengono
allunica attivit dellIo e, per conseguenza, se tutte le varie energie mentali non sono che
modificazioni parziali della medesima attivit generale, essi atti devono trovarsi tutti
associati fra di loro (B, t. II, lect. XXXII, 240).

In opposizione al sintetismo desperienza, proprio dellAssociazionismo, egli d del


processo conoscitivo una descrizione che pi di una semplice anticipazione delle
moderne vedute. Ogni analisi, afferma, suppone una precedente composizione o sintesi,
poich non possiamo scomporre se non ci che e gi composto. Nellacquisto del sapere
gli oggetti ci sono presentati come composti, ed essi ottengono ununit soltanto
nellunit della nostra coscienza. Lunit della coscienza come lo sfondo sul quale gli
oggetti sono visti. Dico che il primo processo della mente nellelaborazione del sapere
sempre analitico: essa discende dal tutto alle parti, dal vago al definito. La chiarezza, cio
la conoscenza dei minuti particolari, non il primo ma lultimo stadio del nostro
conoscere (B, t. II, lect. XXXVI, 328).
2. Con franchezza non minore di quella usata per respingere il principio dellidea,
lHamilton respinge le conseguenze fenomeniste che sono state tratte dallanalisi lockiana
delle qualit sensoriali: in questa parte la sua adesione allAristotelismo si pu
manifestare a suo agio, senza preoccupazioni polemiche35.|
Il Filosofo, assai prima di Locke, aveva accuratamente distinto le qualit sensoriali
proprie a ciascun senso e quindi secondo lHamilton essenzialmente soggettive, dalle
qualit comuni, le quali sono cio apprese da pi sensi e sono perci giustificabili come
oggettive. Lammettere la soggettivit delle prime non implica per nulla come voleva il
Berkeley la soggettivit delle seconde, poich diverso il modo secondo il quale
appariscono al soggetto.
La classificazione binaria per non lo soddisfa del tutto, poich laffermazione della
soggettivit delle prime e delloggettivit delle seconde lasciava uno hyatus fra i due
settori della sensibilit il quale giustificava, almeno in apparenza, una ripresa delle
istanze berkeleyane. A ci evitare lHamilton introdusse una nuova classe di qualit che
fosse intermedia, nel contenuto e nel valore, fra le due: le chiam soggettivo-oggettive, o
secundo-primarie, ed erano riducibili alle qualit pi fondamentali di resistenza e
pressione. Sforzandosi di dare alla classificazione triadica un fondamento metafisico,
lHamilton considera le qualit primarie come appartenenti, se non costituenti, lessenza
della corporeit e deducibili a priori; le secondarie come accidenti contingenti,
inconoscibili in s, perch affondate nella materia e conoscibili solo a posteriori. Le
secundo-primarie, invece, partecipano della natura delle une e delle altre: appartengono,
cio, allessenza della corporeit come le primarie, ma sono conoscibili solo a posteriori
(non deducibili), come le secondarie.
a) Le qualit primarie sono matematiche: esse sono concepite come necessarie e attuali;
bench condizionate dalle qualit sensibili, esse sono conosciute immediatamente in se
stesse.
b) Le qualit secundo-primarie, intermedie, sono meccaniche: anchesse sono tanto
percepite, come concepite; sono date con- e nelle sensazioni, conosciute tanto
mediatamente come immediatamente: sono tanto oggetti in s, come forze operanti.
c) Le qualit secondarie sono fisiologiche: non sono n percepite n concepite, ma
sentite; sono semplicemente del|le forze inferite e quindi sono conosciute solo
mediatamente.
Le qualit primarie sono apprese senzalcuna ambiguit come oggettive sono objectobjects; le secondarie sono senzalcuna ambiguit soggettive subject-subjects; le
secundo-primarie sono tanto soggettive, come oggettive subject-objects. Delle
qualit secondarie si ha propriamente sensazione; delle primarie propriamente

percezione; delle secundo-primarie sensazione-percezione.


Le qualit primarie le quali secondo le ripetute affermazioni dellHa-milton
corrispondono ai sensibili comuni di Aristotele costituiscono loggetto proprio della
percezione; esse hanno una portata spiccatamente intellettuale od almeno non sono mai
distintamente apprese senza il concorso dellintelletto.
Le secundo-primarie, come le secondarie, costituiscono il sentire nel suo aspetto
caratteristico di affezione passiva, che ancora non conoscenza esplicita, ma solo
principio di essa. Tali qualit non vanno confuse con le forze occulte che causano,
secondo Locke, nel senziente delle particolari modificazioni, ma sono queste stesse
modificazioni determinatesi nel nostro complesso psicofisico.
LHamilton a queste nozioni generali fa seguire una sottile trattazione analitica di queste
qualit in modo da avere una successione continua per la mediazione delle secundoprimarie tra le primarie e le secondarie. Alla fine di tale derivazione, egli pu dire con
maggior precisione che la mente (the mind) nellapprensione della qualit secondaria
essenzialmente passiva; nellapprensione delle primarie principalmente attiva;
nellapprensione delle secundo-primarie tanto attiva come passiva. In un atto di visione,
p. es., il colore in senso stretto unaffezione passiva dellio senziente: la sola attivit che
vi esercita la mente nellaccorgersi di essere affetta in tal modo (It thus knows as it
feels, in knowing that it feels). Lapprensione dellestensione, della figura, che si verifica
simultaneamente allesser cos affetti, , bench necessaria, di natura attiva e puramente
spirituale: tali propriet percettive non sono n pure passioni del corpo animato, n
oggettivamente qualit| efficienti (powers) delle cose dalle quali possano esser causate
nel soggetto come passioni.
LHamilton ha prospettato, come nessun altro fra i moderni, i piani oggettuali,
osservabili nella percezione; ne ha tracciato i caratteri ed ha difeso la loro mutua
complementariet per latto completo. Richiamandosi ad Aristotele, egli ha mostrato che
lapprensione distinta di una qualit primaria principalmente, al suo stato finale, un atto
intellettuale, e secondariamente al suo stato iniziale una sensazione, poich essa
sempre lapprensione di un attributo della materia e bench non sia costituita da , pure
non mai realizzata senza la sensazione di una passione organica36.
Si intravede in questa faticosa e non sempre lucida analisi dellHamilton
uninterpretazione decisamente intellettualista del fatto percettivo ed in questo nodo
delicato egli seppe destramente evitare tanto lo scoglio empirista, come quello
razionalista. Infatti nella sua spiegazione lintervento dellintelligenza non
unaccidentale funzione dellesperienza (empirismo); n saggiunge dallintrinseco
(razionalismo, Scuole di Graz e Wrzburg), ma penetra i contenuti stessi della sensibilit
(le qualit primarie) quasi fasciandoli della razionalit: cio rendendo esplicite e
consistenti percettivamente quelle strutture che la sensibilit, come tale, non pu
presentare che in forma sparsa e contingente.
c) Hamilton e Reid. Tante e cos profonde modifiche introdotte dallHamilton ai
princpi della sua Scuola dovrebbero spingere gli storici a separare la sua causa da quel
complesso dottrinale rozzo e incerto con cui si designa la Scuola| Scozzese. Il suo
pensiero si muove nellatmosfera del classicismo aristotelico e non accarezza alcuna
ambizione delle direzioni nuove.
Egli stesso ha tracciato un folto elenco di differenze fra la sua dottrina e quella del Reid,
di cui riassumiamo i punti essenziali perch di alto interesse sia storico come teorico:

Per il Reid:
Per lHamilton:
1) La percezione nozione o concezione di1) La percezione una forma di cognizione immediata,
un oggetto istintivamente suggeritopresentativa, non rappresentativa o mediata
(suggested), eccitata nelloccasione o alpercezione in senso stretto, non nozione. Delle qualit
segno di una sensazione.
primarie abbiamo percezione in quanto sono estranee
alla mente, ma non allorganismo; nella percezione sensazione delle secundo-primarie la qualit di
resistenza abbiamo la conoscenza immediata di una
forza estraorganica, esteriore al nostro corpo.
2) In questoccasione viene ciecamente2) La credenza non cieca, ma fondata
(blindly) creata in noi una credenza (belief)sullevidenza.
invincibile allesistenza delloggetto.
3) Loggetto di percezione perci3) Loggetto di percezione dato immediatamente in e
conosciuto per uninferenza o conclusioneassieme alloggetto di sensazione, cosicch:
istintiva da una sensazione.
4) La sensazione precede, la percezione4) Bench la sensazione sia la condizione reale della
segue e quella solo un antecedente percezione, di fatto e di diritto sensazione e percezione
arbitrario di questa.
sono coesistenti.
5) Nella sensazione delle qualit5) Nelle affezioni soggettive pure non c percezione
secondarie, noi le percepiamo qualipropriamente: manca in esse il riferimento ad un
propriet degli oggetti e come cause delleoggetto.
nostre affezioni; ci che vale per le altre
affezioni soggettive (mal di denti).
6) La sensazione unaffezione della6) Al contrario io ritengo con Aristotele e la maggior
mente soltanto in un certo punto del corpo. parte dei filosofi che la sensazione unaffezione non
del corpo o della mente soltanto, ma del composto,
cosicch pu esser riferita tanto alluno come allaltro
in quanto lanima nel corpo, e il corpo ha lanima. Per
questo la sensazione pu ben esser localizzata.
7) Fra la sensazione e le qualit secondarie 7) La corrispondenza va posta non fra la sensazione e la
c il rapporto di effetto determinato eforza che si trova nei corpi, ma fra lo stimolo e
causa determinata: cosicch ad una datalaffezione idiopatica del sistema nervoso. Lazione
affezione corrisponde nei corpi una datadello stimolo pu esser sostituita perci da altri agenti,
qualit che causa esclusiva ditanto estrinseci quanto intrinseci.
quellaffezione.
8) La percezione esclude la memoria.
8) La memoria, in quanto richiede la continuazione
delle rappresentazioni, la condizione essenziale della
coscienza e quindi anche della percezione.
9) Lapprensione di una relazione non un 9) La percezione, in quanto implica latto di coscienza e
atto di percezione.
lapprensione di contenuti| come estensione, figura...,
poggia doppiamente sullapprensione delle relazioni.
La estensione appresa solo apprendendo che alcune
sensazioni sono fuori delle altre; la figura,

apprendendo unestensione limitata in certa maniera da


unaltra.
10) Gli oggetti distanti sono oggetto di10) Non percepiamo, in senso rigoroso, niente che non
percezione in senso stretto.
si riduca alle affezioni del nostro organismo in quanto
animato37, alle reciproche relazioni fra queste affezioni
ed a ci che corrisponde alla resistenza che incontra la
nostra facolt locomotiva nel suo espandersi.
11) Lestensione, la figura, lesteriorit, la 11) Le qualit primarie sono percepite anzitutto dalla
grandezza sono percepite anzitutto dalvista.
tatto.
12) Di tutte le qualit secondarie, solo il 12) Il colore soggettivo come tutte le altre qualit
colore percepito come oggettivo38.
secondarie.
La lettura comparata di queste due colonne, alla distanza di quasi un secolo dalla loro
redazione e dopo autentiche rivoluzioni nello studio del problema della percezione, non
senza interesse.|
Si pu ammettere che non tutte le antitesi della seconda colonna siano egualmente
consistenti. doveroso per riconoscere che, nel loro complesso, esse sono pervase da un
ardito, quanto sobrio, spirito di modernit e che hanno toccato le esigenze reali del
problema con una precisione e meticolosit scientifica alla quale ancor oggi non c
molto da aggiungere.
Riassumendo: la percezione secondo lHamilton una conoscenza fondamentalmente
sensitiva e formalmente intellettiva. Essa quindi, per via del fondamento, non apprende
che gli oggetti relativi allorganismo psicofisico e nellesistenza che hanno ora e qui
(now and here): per questo detta essere una conoscenza immediata, cio presentativa.
Precisiamo questa nozione, poich lammirazione, per sincera che sia, non deve mai
sminuire loggettivit della ricerca.
Se le qualit percettuali le stesse qualit primarie (object-objects) non sono date che
in quanto sono nel nostro organismo, alla superficie degli organi di senso, noi le
conosciamo mediatamente come esistenti, in quanto sono dette esistere negli oggetti, e
per conseguenza si deve dire che noi non le conosciamo immediatamente nella realt
oggettiva. Noi non arriviamo allaffermazione della loro esistenza che per una inferenza
fatta a partire dalle affezioni che accadono nei nostri organi: riflettendo sullaffezione
organica noi ne affermiamo la dipendenza e corrispondenza negli agenti estrinseci. Non
vedo come lH. sfugga qui alla critica da lui stesso fatta al Reid (n. 3). Lattributo
dellesistenza per lHamilton importante il notarlo non dato immediatamente n
dalle qualit secondarie, tutte oggettive, n dalle primarie, oggettive s, ma date
nellorgano di senso; tale attributo dato solo dalle secundo-primarie. la resistenza,
incontrata nellazione esteriore, che per lHamilton, come per Bain, ci d lesteriorit e
con essa la localizzazione, la distanza, la distribuzione spaziale ed in genere gli attributi
fondamentali degli oggetti. In cosa consiste allora la priorit, affermata, della vista sul
tatto e la sua reazione in generale allempirismo fenomenista?
Senza pretender di sopprimere questo disagio, che proba|bilmente intrinseco alla teoria,
ci pare che il merito e loriginalit dellHamilton pi che nella novit delle idee e delle

soluzioni consista nellaver dato al problema della percezione una formulazione pi


precisa e nellaver accostato molte idee e problemi della gnoseologia moderna alla
gnoseologia aristotelica.
Nella descrizione dellatto completo del percepire egli enumera ben otto condizioni assai
varie: attenzione, qualit, quantit, tempo, spazio, grado e infine il giudizio assertorio.
Come Aristotele, anchegli afferma spesso che il sentire in generale essenzialmente un
atto discriminativo, il riconoscimento di una relazione fra contrar che sono le differenze
di qualit, quantit, tempo, spazio, ecc.
Il giudizio assertorio stabilisce loggettivazione definitiva, in quanto dice di un oggetto
a) che esiste e
b) che si trova condizionato cos e cos, che qui o l.
Si ha quindi nella teoria hamiltoniana una riduzione di tutta la conoscenza, a cominciare
dal sentire, allapprensione di relazioni e di sistemi di relazioni, cosicch la
Denkpsychologie non stata una novit della scuola del Klpe. Si pu aggiungere che
lHamilton, avanzando nella penetrazione del problema, si fiss sempre pi in questa
posizione che in lui aveva una origine aristotelica assai pi immediata ed esplicita di
quanto non avesse nei Wrzburgesi.
Questo autentico pensatore, in una nota lasciata incompiuta, riassumeva nei seguenti
termini la propria posizione, ove si propone di ribattere le pretese del razionalismo
cartesiano.
Che tutto il nostro conoscere consista in una certa relazione delloggetto conosciuto al
soggetto conoscente, per s evidente. Quale sia la natura di questa relazione e quali
siano le sue condizioni non , e non potr mai, esser conosciuto da noi, e questo perch
conosciamo soltanto le qualit delle nostre facolt di conoscere in quanto hanno relazione
con i loro oggetti. Tutte le qualit sia della mente, come della materia, sono pertanto
conosciute da noi solo in quanto relazioni: non le conosciamo mai in se stesse. Noi non
conosciamo la causa di| questa relazione, ma solo le sue condizioni: ecco tutto. Questa
relazione la relazione del conoscere. Non sappiamo nulla a riguardo di questa specie di
relazione. Non abbiamo conoscenza n coscienza possibile se la relazione del conoscere
abbia qualche analogia con le relazioni di somiglianza, identit, differenza; se sia simile a
qualche altra o la modificazione di unaltra. Queste sono le relazioni di specie diverse fra
oggetto e soggetto: per quella fra oggetto e soggetto non abbiamo alcun punto per istituire
un paragone39.
Lotze e Brentano partiranno da questa grande, ed in fin dei conti unica, difficolt per ogni
realismo assoluto.
Note del capitolo secondo
1 Cfr. per quanto segue: Otto Selz, A, zweiter Abschnitt, Die Theorie der
Wissensaktualisierung, 89 e segg. Ottima esposizione dinsieme, come al solito, in:
Froebes, J., Bd. I, V Abschnitt. V. anche: Boring, G. E., A, 361 e segg.
2 Frbes, J., Bd. II, Absch. V, 2.
3 Mueller, G. E., A, dritter Teil, 488, n. 1.
4 Lindworsky, J. A., 182.
5 Cfr.: Steinberg, W., 22-23. Lo Ziehen sviluppa il concetto di Leitvorstellung in: A, 318
e segg., 353, 384; B, 190 e segg..
6 Mueller G. E., A, dritter Teil, 427 e segg..

7 Mueller G. E., B, 2.
8 Mueller, G. E., B, 9-11. Pi sotto (ibid. 13) il M. distingue questi che sono i fattori di
coerenza primaria dellesperienza e dellabitudine che producono la coerenza
empirica. Questimportante modificazione allAssociazionismo classico gli ha permesso
di resistere vigorosamente agli attacchi della Gestalttheorie nellopuscolo, scritto intorno
agli 80 anni di et, che ora riassumo.
9 Mueller, G. E., B, 33-34.
10 K. Bhler, A, t. I, 28.
11 Egregia lesposizione di Edwin G. Boring, A, 310-344.
12 Wundt, W. C, 35.
13 Wundt, W. A, 67.
14 W. Wundt, D, 331.
15 Precisamente: Hermann Helmholtz, A, 26, trad. fr. 567 e segg. - Cfr. anche: B, 2627.
16 Wundt, W., D, 166.
17 Koenig, E., 140. Die Vorstellungen, dichiara espressamente il W., durch eine
psychologische Synthese aus den Empfindungen, und (dass) die wirklichen,
zusammengesetzten Gefhle und Affekte aus Gefhlselementen entstehen. Quanto alla
funzione centrale dellappercezione, essa ist in jedem Augenblick auch fr den ganzen
brigen Bewutseinsinhalt bestimmend, indem dessen smtliche Elemente| nach ihren
Verhltnis zu den apperzipierten Elementen geordnet werden. So erscheinen denn auch
die an die einzelnen Bewutseinsinhalte gebundenen Gefhle durchaus als subjektive
Bestimmungen, die jedes einzelne Erlebnis durch seine Einwirkung auf die Funktion der
Apperzeption empfngt. In diesem Sinne ist jedes Gefhl nicht blo Reaktion des
Bewutseins sondern Reaktion der Apperzeption auf den einzelnen Bewutseinsinhalt
(Wundt, W., B, I, 231; cfr.: II, 357). Nella concezione del W. il sentimento si presenta
prima in forma confusa, poi si fa pi vivace e dominante e diventa Totalgefhl onde la
continuit psichica una continuit di sentimento, una unit totale sentimentale.
18 Nella Memoria sopra la causalit psichica il W. introduce accanto al principio della
s. c. il principio dellanalisi di relazione che lo integra in quanto dice che
laggruppamento (prodotto dalla s. c.) non ha luogo nel senso che le parti separate dal
tutto costituiscano ununit a s, ma sempre tale che esse rimangono connesse col tutto
dal quale derivano, ed esse acquistano essenzialmente il loro significato proprio da questa
incessante relazione (Wundt W., A, 121).
19 Koenig E., 141.
20 Sulla Scuola di Wrzburg, sui suoi metodi e risultati, cfr.: Gemelli, A., A, 139-149.
Importante per i concetti metodologici la relazione del G. al Congresso Tomista del
1936: G., 483 e segg. Il Klpe ebbe una eletta schiera di discepoli: Bhler, Marbe,
Messer, Selz, Lindworsky, Michotte e lo stesso Gemelli.
21 Selz, O. La ricerca e la discussione sono riassunte in: A, 314 e segg.
22 Steinberg, W., 27. Vedi una critica simile in: Claparde, E., 317. Una osservazione
acuta del Green fa pensare che questatteggiamento della Denkps. sia un resto del metodo
lockiano ( 240, pag. 199).
23 Altra deficienza, ancor pi importante dal punto di vista del metodo, della Denkps. e
che comune a tutte le psicologie di derivazione wundtiana, consiste nellaver concepito
la psicologia esclusivamente come la scienza dellesperienza immediata, in opposizione

alla fisica che la scienza dellesperienza mediata: in quanto scienza della coscienza, la
psicologia dovrebbe essere contemporaneamente anteriore e posteriore alla fisica (cfr.: A.
Gemelli, A., 475).
24 Reid Th., B, Ess. II, ch. XIV, ed. Hamilton, 293 b.
25 Reid Th., B, Ess. II, ch. XVI, ed. cit. 310 a.
26 Reid Th., B, 310 ab. W. Hamilton, in calce alledizione, rilevava giustamente che il R.
fa della percezione un processo mediato. If egli commenta from a certain sensible
feeling, or sensation, (which is itself cognitive of no object) I am only determined to
conclude that there is some external quality which is the cause of this sensation, and if
this quality, thus only known as an inference from its effect, be the object perceived; then
is perception not an act immediately cognitive of any existing object, and the object
perceived is, in fact, except as an imaginary something, unknown (ibid., 310, nota *).
27 Non si pu, senza provare una certa pena, guardare come i suoi (cio di Hume)
avversari, Reid, Oswald, Beattie ed in ultimo anche Priestley fallirono del tutto il punto
della sua questione: dando per concesso ci che appunto egli poneva in dubbio, e
dimostrando al contrario con veemenza e spesso con molta arroganza proprio ci che a
lui non era mai venuto in mente di porre in dubbio (Kant, A., Einleitung, 9-10). Il
rimbrotto riportato dallo Hamilton nella sua nota On the philosophy of common
sense che ne ammette la fondatezza, ma vuol eccettuare il Reid (A, nota A, t. II, 753 a).
28 Stewart D., Elements of the Philosophy of the human Mind, vol. I, ch. II, apud: W.
Hamilton, B, t. I, lect. XXXVI, 145-146, ripetuto in: A, t. II, lect. XIII, 239-242.
29 I suoi risultati, bench da noi conosciuti direttamente solo di recente, pure hanno avuto
un influsso notevole, tanto sul metodo condotto in questo lavoro come sui risultati. Siamo
lieti di tributare questomaggio ad un pensatore, la cui opera a torto confusa con quella
degli altri Scozzesi, tanto originale; i lievi punti che consacriamo alle sue dottrine
diranno meglio le ragioni della nostra sincera e su molti punti quasi incondizionata
ammirazione. Con questo non si vuol dire che lo Hamiltonismo sia un Aristotelismo puro.
Si pu ammettere che lassimilazione da lui fatta del pensiero del filosofo non esente da
manchevolezze anche rilevanti, come risulter dallesposizione che faremo seguire. Tali
manchevolezze per sono dovute in gran parte allarduit stessa dei problemi e ad influssi
della mentalit corrente. In ogni modo esse non sono n maggiori, n pi numerose di
quelle che si possono rimproverare agli stessi aristotelici di ogni tempo, compreso il
nostro. Ed allora, perch gli storici vogliono a tutti i costi fare dellHamilton un kantiano?
30 Hamilton, W., B, II, lect. XIII, 243 e segg.
31 B, t. II, 106, lect. XXIV. Pi moderate sono le espressioni di unAppendice sulla
percezione (hic t. II, 523), dove si ammette il concorso della esperienza passata.
32 Cfr.: A, Nota D**, Contribution towards a history of the doctrine of mental suggestion
or association, t. II, 889-910.
33 H. Hffding, che ladotta, la chiama legge della totalit. (A, 183). Riconduce alla
legge della redintegrazione le proprie sue leggi sulla complementarit dei complessi
anche O. Selz, che fa ad Hamilton il solo appunto di non aver cercato come avvenga la
redintegrazione (Cfr.: A, 129).
34 Hamilton W., B, t. II, lect. XXXI, pag. 238. presentato come la VIII di dieci leggi
nella Nota D*** in B, t. II, 913. Il riferimento per S. Agostino Confess., lib. X, cc. 1819.
35 Hamilton W., Distinction of the primary and secondary qualities of body, in: A, t. II,

Note D, 825 e segg.


36 The apprehension of a Primary quality is principally an intellectual cognition, in so
far as it is, in itself, a purely mental activity, and not the mere sensation of an organic
passion; and secondarily, a sensible cognition, in so far as it is the perception of an
attribute of matter, and, though not constituted by, still not realized without, the sensation
of an organic passion. The apprehension of a Secondary quality is solely a sensible
cognition; for it is nothing but the sensation of an organic passion. The apprehension of
a Secundo-primary quality is, equally and at once, an intellectual and sensible cognition;
for it involves both the perception of a quasi-primary quality, and the sensation of a
secondary (Nota cit., A, t. II, 31, pagg. 869-871; cfr.: ibid 15 e segg.).
37 Il vero oggetto della percezione visuale p, es., non loggetto distante, ma solamente i
raggi di luce che sono in relazione immediata con la superficie dellorgano di senso.
38 Ho riassunto la Nota: Perception; perception proper and sensation proper, in A, t. II,
Nota D* 1, nn. 31-48, pagg. 882 b-886 a.
39 The cartesian theory of perception and ideas, in: A, t. II, Nota N, 965 b.

capitolo terzo
LA PRIMA TEORIA DELLA FORMA
Sommario. La preparazione: Herbart, Lotze, Brentano. La nozione di qualit di
forma (Gestaltqualitt) di Mach e Cr. von Ehrenfels: natura, leggi e genesi. Prime
controversie intorno alla qualit di forma: la teoria degli oggetti (Meinong, Witasek,
Benussi). La controversia intorno alla genesi della qualit di forma: relazioni fondate
e relazioni date (critica di Stumpf-Gelb).
1. La preparazione: Herbart, Lotze, Brentano
Lo sviluppo della psicologia tedesca, che, a partire dalla seconda met del secolo XIX ha
portato gradualmente alla posizione attuale del problema della percezione, ha le sue
radici storiche e teoriche nellopera plasmatrice di tre personalit di primo piano: lo
Herbart, il Lotze ed il Brentano. Bench diversi per abitudini mentali lHerbart era un
pedagogo, il Lotze coltiv la medicina, solo il Brentano fu esclusivamente un filosofo
essi hanno seminato insieme quelle idee fondamentali che hanno rimesso lindagine
psicologica al suo posto di conoscenza scientificamente organizzata ed autonoma dei fatti
spirituali, salvandola dalla doppia distruzione materialista ed idealista in cui giaceva. A
traverso la psicologia essi hanno inteso una nuova orientazione della metafisica1.|
1) Scopo dellopera dello Herbart, come anche del Lotze, di liberare la teoria dellanima
dai preconcetti che egli persegue, adattando i princpi leibniziani alle condizioni di
esperienza. Doriginale nella sua elaborazione c in particolare lintroduzione di alcune
felici terminologie che poi divennero tradizionali, e lambizione di voler sfuggire tanto
allempirismo come allidealismo. Critica egli la teoria lockiana del senso intimo, la
teoria razionalista delle facolt, e proclama che lunico oggetto di cui la psicologia deve
occuparsi sono i dati immediati della coscienza, cio le rappresentazioni nella loro
molteplicit. LH. inaugurava cos lo studio fenomenologico della psiche in funzione di
un sistema metafisico.
Lanima, secondo lui, va concepita essere originariamente una tabula rasa, nel senso
assoluto del termine, senzalcuna specie di vita o di rappresentazione (Vorstellung);
perci in essa non sono idee innate, n predisposizioni a formarle. Le cognizioni, nessuna
eccettuata, sono un prodotto del tempo e dellesperienza.
Il solo contenuto reale dellanima dato dai contenuti particolari che di volta in volta
essa riceve; questi contenuti si possono riunire in gruppi secondo il modo con cui si
presentano alla coscienza: sensazioni, rappresentazioni, imagini, ricordi, concetti, giudiz,
ecc.
Ma lanima secondo il leibnizianesimo dello H. un ente semplice, una monade
perfettamente chiusa alle indagini che si fanno dallesterno. Come sostanza semplice
immutabile. Ma venendo essa a contatto con altre monadi, di natura diversa, per
opposizione viene mossa a compiere operazioni interiori, per le quali conserva immutata
la sua natura semplice. Tali atti costituiscono lautoconservazione (Selbsterhaltung). Le
autoconservazioni si manifestano alla coscienza come rappresentazioni, le quali si
estendono ed abbracciano con fedele coerenza leibniziana anche la vita fisiologica
della sfera vegetativa.
Quanto al campo conoscitivo, tutti i nostri oggetti di esperienza sono ridotti a

rappresentazioni complesse che vanno intese in un senso candidamente lockiano.|


Le fonti prime della conoscenza sono sensazioni o rappresentazioni semplici, come gli
elementi primi del mondo fisico sono i corpi semplici, ed il corpo si compone di fibre e
cellule. Le rappresentazioni elementari sono i singoli colori, suoni, sapori, il caldo, il
freddo. Esse sono le prime a nascere e costituiscono il materiale primitivo che si depone
simultaneamente o successivamente sulla tabula rasa dellanima, di cui sono le
autoconservazioni.
Ma le rappresentazioni che vengono a trovarsi insieme non possono rimanere estranee
luna allaltra, senza azione e reazione. Esse agiscono le une sulle altre. Le
rappresentazioni che hanno uguale contenuto si fondono insieme; quelle che hanno un
contenuto diverso, formano un intreccio e rimangono unite; quelle contrarie, entro un
medesimo campo, si oppongono oscurandosi a vicenda.
Vi sono infatti molte sensazioni di natura diversa fra loro che possono coesistere ed
associarsi dando origine ad un solo stato di coscienza, ad una sola rappresentazione
complessa: la mela p. es. pu essere rossa, dolce, rotonda, liscia, odorosa, fredda,
pesante... Ciascuna di queste qualit data da una rappresentazione semplice e tutte
possono riunirsi a formare delle rappresentazioni composte, delle complessioni
(Komplexionen), secondo un termine che avr particolare fortuna agli iniz della teoria
della forma2.
Le prime complessioni di diversa natura si uniscono alla loro volta e formano
complessioni maggiori. Il frutto, le foglie, i rami, il tronco, le radici sono complessioni
che, unite insieme, formano la complessione maggiore, che lalbero del melo. Pi
alberi, il terreno, il muro di cinta ecc. formano il frutteto. E cos via per oggetti pi
complessi.
Quando si ha da fare invece con sensazioni provenienti da un medesimo senso, la
coesistenza non pi possibile: la mela non pu essere allo stesso tempo dolce e amara...;
queste rappresentazioni semplici non possono perci costituire ununica rappresentazione
complessa. In quanto si ostacolano a vicenda,| ciascuna di esse esercita una forza che
tende ad annientare la sensazione opposta. Ma poich, secondo il monadismo leibniziano,
ogni ente tende a conservare se stesso, lannientamento di una rappresentazione non
avviene mai interamente. In questi casi si ha invece una trasformazione parziale o
totale; si ha la trasformazione parziale quando la rappresentazione si indebolisce e si
oscura; totale, quando essa eliminata dal campo della coscienza, ossia non pi
avvertita.
Herbart chiam, con termine molto felice che divenne tecnico nella psicologia, soglia
della coscienza (Bewusstseinsschwelle) il limite delle rappresentazioni che sono
presenti alla coscienza e di quelle che non sono presenti.
Poich il termine soglia ha qui un significato metaforico, da ritenere che anche le
rappresentazioni che stanno al di sotto della soglia tendono ad emergere, a riportarsi a
galla, quando gli aiuti che vengono dallesperienza, cio le rappresentazioni ad essa
associate, siano pi forti degli ostacoli. C dunque una lotta continua fra le
rappresentazioni. Tutta la nostra vita intellettuale, il percepire ed il ritenere, il dimenticare
ed il ricordarsi, il pensare in generale, il risultato del meccanismo psichico di cui le
forze elementari sono le rappresentazioni in lotta fra loro.
Le rappresentazioni compenetrandosi a vicenda nellanima, ch una, simpediscono in
quanto opposte, o si uniscono in una forza comune in quanto non sono opposte... In

generale, manifesta la possibilit che in uno stesso ente abbiano luogo innumerevoli
autoconservazioni, ed da supporre che tra loro alcune saranno opposte, altre no... Le
rappresentazioni opposte si debbono impedire in modo che il rappresentato sparisca in
tutto o in parte come se la rappresentazione pi non sussistesse, ma che risorga, si
ricostituisca da s non appena limpedimento ceda o venga reso inefficace da una nuova
forza contraria. Quindi le rappresentazioni si trasformano mediante la loro pressione
reciproca in una tendenza a rappresentare (A, 158, pagg. 254-255).
Quando pi rappresentazioni, che hanno subto una modificazione parziale, si uniscono,
esse possono formare un solo| stato di coscienza, che si chiama fusione
(Verschmelzung); la fusione, pertanto, linsieme di sensazioni oscure e indebolite, cio
dei residui delle rappresentazioni. Anche questo termine Verschmelzung stato
frequentemente usato dalla psicologia tedesca per spiegare la genesi della forma a
partire dagli elementi, analogamente alla chimica mentale dei Mills.
Herbart concepisce tutto il dinamismo psichico secondo questi princpi: lappercezione
consiste nel fatto del salire che fa una rappresentazione dal fondo della coscienza oltre la
soglia, ed entra a far parte di una complessione. Essa perci il processo per il quale
una nuova esperienza assimilata e trasformata dal residuo di una esperienza passata di
qualcosa di individuale per formare un nuovo tutto. Il residuo della esperienza passata
detto massa appercettiva3. Questo riguarda la presa di coscienza delloggetto. Per
quanto riguarda la strutturazione delloggetto in s, lo H. non ammette unattivit
sintetica come Kant; essa data con le stesse impressioni sensoriali e si estende e si
rafforza con lesercizio e con lassociazione. Il processo completo che porta alla
percezione avviene in tre fasi: lassimilazione (I grado di fusione) fra le immagini
omosensoriali di uno stesso oggetto; la compilazione (II grado di fusione) di immagini di
altri sensi; lassociazione (III grado di fusione) di immagini o idee in connessione con
loggetto4. Una tale dottrina miscuglio di razionalismo ed empirismo fu mantenuta
inalterata nella sua scuola, anche da psicologi di talento come Th. Waitz.
* * *
2) In Herbart il substrato metafisico la teoria leibniziana dellanima come monade
chiusa fatta conciliare con la teoria dellAssociazione: in Lotze invece ha inizio un
movimento di reazione pi esplicita che domina per intero il libro| primo della sua
Medizinische Psychologie. Di fronte al problema, se la Psicologia possa essere una
scienza autonoma, egli risponde che lo sar a patto che si riesca a dimostrare lesistenza
dellanima, e questo a sua volta sar possibile quando si mostrer che i cosiddetti
fenomeni psichici tutte le forme di coscienza, di rappresentazione, di stati interni
hanno fra loro una caratteristica comune e si distinguono tutti dalle altre funzioni vitali.
Lanima sarebbe il soggetto ed il principio proprio di questi atti.
Losservatore della natura dispone di strumenti precisi per misurare i fenomeni del
mondo fisico: per lo studio del mondo psichico mancano tali strumenti di misurazione. I
fenomeni psichici per, ci malgrado, presentano dei tratti che sono sufficienti per
considerarli come una classe a parte e per autorizzare lammissione dellesistenza
dellanima. Lotze li riduce a tre:
a) lessere i fenomeni sempre dati ad una coscienza;
b) lessere questa coscienza unica e unificante, ed infine

c) il trovare in noi un principio autonomo di azione (esperienza della libert).


Prima di passare alla trattazione analitica dei singoli punti, si pone la questione
preliminare: in quale rapporto stanno fra loro fatti fisici e fatti psichici?
La risposta che essi, bench si trovino in unione molto stretta, pure hanno, ciascuna
serie, un contenuto al tutto originale. Gli stati fisici dei nostri elementi corporali
costituiscono, un insieme di condizioni, a cui sono necessariamente legate la esistenza e
la forma dei nostri stati interni. Ma tutto ci che pu avvenire in questi elementi materiali
della natura, come tali..., tutte queste determinazioni di estensione, di mescolanza, di
densit e di movimento non offrono nulla che assomigli al carattere proprio di questi stati
interni che da essi dipendono. Nessuna analisi potrebbe trovare in unonda sonora una
spiegazione sufficiente della sua trasformazione in suono ed in un suono determinato: per
migliaia danni sono stati sperimentati i| colori senza vedervi alcun indizio di vibrazioni
delletere in movimento5.
Concludiamo allora con questaltra proposizione non meno certa della prima: Gli agenti
o stimoli fisici che fanno impressione sui sensi, non sono mai da s soli la causa
sufficiente dei fenomeni psichici che accompagna o meglio segue la loro azione;
dobbiamo perci cercare un altro principio, che dia per il suo concorso questa forma a tali
effetti (A, 1, pag. 5). Tutte le eccitazioni fisiche assomigliano cos poco agli stati
dellanima, che bisogna, per spiegarle, far ricorso ad un altro principio, assieme al quale
le eccitazioni fisiche agiscano per il sorgere del fenomeno psichico. La spiegazione
completa dei fatti interiori non si pu trovare, pertanto, n nella serie delle eccitazioni
fisiche, n, a pari ragione, nella serie delle eccitazioni organiche: occorre postulare
princpi e attributi di altra natura su cui agiscano gli stimoli fisici. Questo il significato
del primo carattere: i fenomeni psichici sono quelli dati ad una coscienza6.
Come coprire questabisso scavato fra il fisico-organico e lo psichico? Si deve pur salvare
lunit della sostanza individua.
qui che il Lotze, rigettata lipotesi del parallelismo monadico (Herbart), introduce il
principio della unit di coscienza che anzitutto un fatto desperienza. I fatti prima
dimenticati e poi ricordati, le idee che fluttuano nella coscienza a stad diversi di
chiarezza, mostrano che la coscienza non tiene connesse, allo stesso grado, tutte le parti
del suo contenuto. Per lunit di coscienza non si esige, per, fra questi contenuti una
connessione rigida e rigorosa; ma sufficiente che la coscienza possa adunare in unit
alcune di queste impressioni soltanto, e questo un fatto desperienza, il quale da solo
autorizzerebbe la posizione dellesistenza dellanima. Pi tardi, nella riflessione
filosofica, ci persuadiamo che anche il corpo ha una parte in questi processi psichici, che
non sostituisce ma si pone accanto a quella dellanima, come condizione reale di essa.|
Il Lotze ha pertanto messo perfettamente in chiaro giova ricordarlo ben prima del
Brentano, quel carattere originale dei fatti psichici che questi indic con il termine di
intenzionalit. Per lui, la fisica descrive i caratteri esteriori delle cose, la psicologia quelli
interiori, cosicch mentre dal punto di vista scientifico stretto non si d alcuna
conoscenza dellanima, da quello invece psicologico noi ne abbiamo una conoscenza
quanto mai profonda e propria. Quale sia il senso proprio della vita spirituale ed il suo
valore, cosa significhino i fatti del sentire e del volere, damare e di odiare, desser
appassionato o soddisfatto, noi lo sappiamo per unintuizione la pi immediata e la pi
completa, e mai la scienza, in tutto ci che costituisce lambito proprio della vita
spirituale, non potr mostrarci alcuna cosa che sia sfuggita a questa coscienza immediata.

Nessuno di questi fenomeni enigmatico nella sua natura, alla nostra coscienza, se non
perch pretendiamo daverne una conoscenza quella scientifica che ad essi non
conviene7.
Nella trattazione analitica del processo percettivo questa doppia preoccupazione del
Lotze, di trattenere le briglie al materialismo della nuova psicologia egli nomina il
Fechner e il Weber ed insieme di non tenersi soddisfatto dellinnatismo leibniziano, si
concreta in una teoria personale intorno allo sviluppo dello spirito, che ha dominato la
direzione migliore della psicologia tedesca a cominciare dal Brentano e da Cr. von
Ehrenfels.
Si oppone egli energicamente alla Selbsterhaltung dello Herbart poich, a suo parere, essa
sopprimeva lattivit del soggetto, come fosse un divenire puro senza niente che sia fatto
da alcuno8. Gli stimoli provocano le sensazioni semplici nelloggetto in modo passivo e
tutti i processi che poi seguono formazioni didee, dabitudini, di princpi... non sono
che il| risultato meccanico di relazioni scambievoli fra gli elementi psichici.
Il Lotze pure, per parte sua, distingue sensazioni, percezioni e pensiero astratto.
La sensazione, com stato gi detto, spiegata come la risposta psichica ad uno stimolo
fisico che, partendo da un corpo esterno, arriva ad impressionare la superficie esterna
degli organi di senso9.
Pi originale e complesso il processo percettivo. Secondo il Lotze, la percezione
fondata sullapprensione di una relazione che unattivit di ordine superiore al sentire
e allimmaginare. La nostra coscienza non , di solito, una molteplicit di
rappresentazioni sparse, ma pu operare fra esse una rappresentazione relazionale, la
quale qualcosa di nuovo e di pi elevato. Questo nuovo contenuto, si noti bene, non
sorge a caso od a capriccio, ma sulla base indispensabile dei contenuti inferiori. Quando
pi sensazioni e rappresentazioni si trovano nella coscienza insieme o successivamente, si
ha che possono sorgere fra di esse delle Relazioni che sono principio di
rappresentazioni di ordine superiore. Le relazioni, rispetto a queste rappresentazioni
nuove, per le quali non si d uno stimolo esterno immediato, sono come una specie di
nuovo stimolo interno10 che condiziona un ulteriore ascendere dellanima.
Si tratta di una creazione originale del soggetto, sconosciuta allo Herbart, e non va ridotta
alla sola presenza dei termini| della relazione. Lo stimolo di I ordine (R1) produce nel
soggetto la sensazione semplice, che gi conosciamo, da cui si generano i sentimenti
elementari di piacere e dispiacere. Fra le molte sensazioni e rappresentazioni simultanee
o successive, sorge, per lattivit della coscienza, lapprensione della relazione, la quale
uno stimolo di II ordine (R2) ed principio creativo di rappresentazioni e di sentimenti
pi alti (Neuschpfung der Form).
In questa categoria di contenuti di II ordine il Lotze include le percezioni spaziali, i
complessi (di oggetti) simultanei, le rappresentazioni temporali di un cangiamento, e
perfino i colori di fusione (rosso-bleu = violetto) e le differenze di colore che egli chiama
rappresentazioni g; infine le idee generali11. Queste per formano una classe a s di
contenuti e derivano da una attivit psichica di natura superiore a quella precedente12.
Nel capitolo seguente il Lotze applica ad un problema in concreto la sua teoria trattando
della percezione dello spazio; enunzia quivi la nota teoria dei segni locali
(Lokalzeichen) di indubbia ispirazione kantiana, ma sulla cui esatta interpretazione, se in
senso nativista od empirista, gli storici e psicologi sono ancora incerti13. Probabilmente,
secondo le indicazioni che abbiamo date, tanto il Nativismo come lEmpirismo sono

alieni dalla soluzione media che il Lotze cercava intorno al problema della percezione.
*

3) Lopera di Franz Brentano bench possa (e debba) essere vista in continuazione, si


pone, tanto per la dottrina in s| quanto per le risonanze che ha suscitate, ad un livello
notevolmente superiore di quella sia dello Herbart come del Lotze. Emulo dellHamilton
nellassiduit dello studio del pensiero aristotelico, si attenne per la penetrazione del
pensiero dello Stagirita al metodo filologico-critico, imparato alla scuola di A.
Trendelenburg, che esigeva una perfetta padronanza di tutte le opere aristoteliche. I primi
lavori del Brentano, alcuni strettamente speculativi, danno la esatta fisionomia di quel
metodo e mostrano ad un tempo la solidit della sua preparazione quando inizi il suo
contributo originale al rinnovamento degli stud filosofici.
Lopera principale di Franz Brentano, la Psychologie vom empirischen Standpunkt, ha
uno scopo ben definito, che doppio: mostrare, prima, linsufficienza del fenomenalismo
inglese dal punto di vista del suo stesso metodo losservazione immediata dei dati di
coscienza ; descrivere, poi, e classificare questi dati di coscienza secondo le
caratteristiche fenomenali trovate nellosservazione, prescindendo cio da qualsiasi
ipotesi metafisica, a differenza di quanto fecero lo Herbart ed il Lotze14. La chiara
consapevolezza intorno allinsufficienza dellempirismo, sul terreno dellosservazione
psichica, che il Brentano mostrava nel suo insegnamento e tramand nei suoi scritti,
provoc fra leletta schiera dei suoi discepoli la prima posizione e le prime soluzioni del
problema della forma: per questo egli ha un diritto di esser in questa ricerca ricordato
con particolare attenzione.
La nozione centrale della psicologia brentaniana quella| dintenzionalit, che il Lotze
aveva appena abbozzata. Il Bain, dice il Brentano, ricercando se vi fosse qualche
propriet che separasse nettamente i fatti fisici da quelli psichici, dichiar di non averne
trovata alcuna. Ma la sua indagine stata preconcetta: al suo confronto, gli Antichi
avevano visto ben pi profondamente nella natura delle cose quando ritennero che il
fisico e lo psichico rappresentavano due aspetti che nellatto conoscitivo erano
accuratamente da distinguersi15.
Il Brentano introduce la distinzione per via di esempi. Un esempio di fenomeno psichico
qualsiasi rappresentazione (Vorstellung) che si ha per mezzo di sensazioni o di
fantasia16. Egli intende qui per rappresentazione si badi bene non tanto ci che
rappresentato, quanto piuttosto latto del rappresentare, come ludire un suono, il vedere
un oggetto colorato, il sentire caldo o freddo; cos pure il pensare unidea generale,
qualsiasi giudizio, ricordo, aspettazione, conclusione, persuasione ed opinione, dubbio.
Parimenti va considerato come fenomeno psichico ogni atteggiamento affettivo:
lamicizia, la mestizia, il timore, la speranza, il coraggio, labbattimento, lira, lodio, il
desiderio, il volere, lintenzione, lo stupore, il meravigliarsi, il disprezzare
(Gemtsbewegungen).
Esempi di fenomeni fisici sono invece il colore, la figura, il paesaggio (Landschaft) che
io vedo; laccordo che odo; il caldo, il freddo, lodore che sento; e cos si dica delle
immagini che mi appaiono nella fantasia.
Il Bain aveva distinto le due classi in modo negativo in quanto i fenomeni fisici si
presentano come estesi, quelli psichici invece come inestesi. Il Brentano non trova che

questa caratteristica sia essenziale e ricorda che nella concezione aristotelica tanto la
conoscenza come lemotivit sensibile sono strettamente legate come risulta del resto
anche dallesperienza| alla corporeit e quindi anche allestensione. Bisogna perci
cercare una caratteristica positiva.
Ora, se osserviamo bene queste due classi di fenomeni, troviamo che i fenomeni psichici
si distinguono da quelli fisici in quanto essi sono una rappresentazione cio presentano
un oggetto , od in quanto sono fondati su di una rappresentazione e sorgono in
dipendenza da essa (gli stati affettivi).
Il fenomeno psichico quello che nel suo svolgersi dato come attivit psichica in
relazione ad un oggetto: il fenomeno psichico non qualcosa di assoluto ed in s chiuso,
ma esige intrinsecamente di essere riferito ad altro, cio ad un oggetto o come a proprio
termine o come a proprio fondamento. Ogni fenomeno psichico, conclude il Brentano,
pertanto caratterizzato da ci che gli Scolastici del Medio Evo chiamano la inesistenza
intenzionale (o anche mentale) di un oggetto; ci che noi chiameremo la relazione ad un
contenuto, la direzione verso un oggetto (il quale non va qui inteso senzaltro come
realt) od anche oggettivit immanente. Ogni (fenomeno psichico) contiene in s
qualcosa come oggetto, bench non sempre allo stesso modo. Nella rappresentazione
rappresentato qualcosa, nel giudizio ammessa o rigettata qualcosa, nellamore amata,
nellodio odiata, nel desiderio desiderata qualcosa. Questa inesistenza intenzionale
propria, in modo esclusivo, dei fenomeni vitali e nessun fenomeno fisico mostra qualcosa
di simile. E per questo possiamo definire i fenomeni psichici dicendo che essi sono quei
tali fenomeni che contengono in s un oggetto intenzionale17.
Da questo primo carattere derivano altre propriet dei fenomeni psichici rispetto a quelli
fisici, come quello che i fenomeni psichici sono sempre percepiti allinterno della
coscienza, mentre i fenomeni fisici sono dati soltanto da una percezione esterna. Il
Brentano a questo modo per la sua nozione dintenzionalit deve arrivare, e arriva di
fatto, alla posizione che i fenomeni psichici cio la percezione interna | non solo
lunica percezione immediatamente evidente, ma essa lunica percezione nel senso
proprio del termine. A suo parere, infatti, i fenomeni della cosiddetta percezione esteriore
(colori, suoni, ecc.) non esistono (come tali) realmente negli oggetti: per questo essa non
pu esser detta percezione in senso rigoroso. I suoi contenuti non possono essere in alcun
modo, n direttamente, n indirettamente giustificati, mentre nessuno potr mai dubitare
dellesistenza reale dei fenomeni psichici (B, t. I., 137).
Concludiamo perci: a) che i fenomeni psichici costituiscono loggetto esclusivo della
percezione interiore: essi soltanto sono percepibili con immediata evidenza, e di essi
soltanto si pu dire che sono percepiti nel senso rigoroso che ha il termine percepire.
b) Di qui si pu passare ad unulteriore determinazione dei fenomeni psichici: quella, che
solo ai fenomeni psichici compete, oltre allesistenza intenzionale, anche lesistenza
reale.
c) Infine parimenti caratteristico dei fenomeni psichici e si connette con quanto stato
detto che essi, quando qualcuno li percepisce, appaiono sempre ununit, malgrado ogni
loro molteplicit; mentre i fenomeni fisici, che qualcuno pu percepire nello stesso
tempo, non si presentano nella stessa maniera, tutti (cio) sono fenomeni parziali di un
fenomeno totale unico.
Ancora qualche chiarificazione. Qualcuno potrebbe pensare che, nella percezione, altra
lapprensione che fa la coscienza del contenuto fisico delloggetto, altra lavvertenza

riflessa che essa ha dellatto apprendente. Questa posizione non pu stare, osserva il
Brentano, poich, come Aristotele ha dimostrato (De Anima III, 2, 424 b, 12), a questo
modo si apre un processo allinfinito; si deve ammettere allora che la apprensione
delloggetto e lapprensione dellatto formano un unico ed identico fenomeno fisico. Pare
piuttosto, egli conclude, che lesperienza interna mostra indubbiamente che la
rappresentazione di un suono si trova cos intimamente unita con la rappresentazione
della rappresentazione del suono, che luna, cos com,| contribuisce intrinsecamente
allessere dellaltra. La rappresentazione di un suono e la rappresentazione della
rappresentazione di un suono non formano che un unico fenomeno psichico, che noi
concettualmente smembriamo in due rappresentazioni solo quando lo consideriamo in
rapporto a due diversi oggetti. Nello stesso fenomeno psichico nel quale rappresentato il
suono, noi apprendiamo (erfassen) il fenomeno psichico stesso e precisamente lo
apprendiamo secondo la sua duplice propriet, (cio) in quanto ha per contenuto il suono
ed in quanto insieme presente a se stesso come contenuto. Noi possiamo chiamare il
suono oggetto primario delludire, e latto delludire oggetto secondario. Temporalmente
ambedue accadono insieme, ma secondo lordine di natura il suono ha la priorit. Una
rappresentazione di un suono senza la rappresentazione delludire non sarebbe, almeno a
prima vista, impensabile; ma la rappresentazione delludire senza la rappresentazione di
un suono una contraddizione manifesta. Ludire appare cos legato al suono che non pu
essere appreso che accanto ed assieme ad esso18.
Si tratta quindi di un unico ed identico atto: il suono che noi udiamo lo possiamo
osservare, ma ludire il suono non| lo possiamo osservare, a meno che non si tratti di un
atto di udire gi passato e conservato nella memoria. Da quanto stato detto sullunione
inscindibile fra lapprensione delloggetto e quella dellatto, risulta che per il Brentano
anche nella sensazione c intenzionalit, in quanto che anche in essa, assieme alla
rappresentazione di un oggetto e di un contenuto, c anche il riferimento esplicito
allesistenza reale delloggetto sentito.
Il nucleo della teoria brentaniana sullintenzionalit comporta che i soli fatti
immediatamente evidenti sono i fenomeni psichici attualmente presenti, non i fenomeni
fisici, cio le cose nella loro concreta esteriorit19. Pare quindi che anche il Brentano,
alla fine, faccia delle concessioni notevoli al fenomenismo che vuol criticare, soprattutto
con laffermazione che limmediatezza gnoseologica riservata, in modo esclusivo,
allatto psichico come tale. Ma per questo solo, lesclusione fatta in blocco della
immediatezza psicologica e gnoseologica nei riguardi della realt esterna, non era
giustificata: Hamilton, proprio per un ricorso esplicito ad Aristotele, aveva dimostrato
che, pur ritenendo soggettive le qualit secondarie, restavano ancora altre qualit,
riferibili alla esperienza le secundo-primarie e soprattutto le primarie , le quali si
presentavano, a differenza delle prime, con sufficienti caratteri di oggettivit
immediata20.
Questa omissione non estranea probabilmente sia allindirizzo spinoziano che prese
lultimo pensiero del Brentano ed allidealismo senza veli dellultima fenomenologia
husserliana, sia allintellettualismo esagerato mostrato dalla maggioranza dei suoi
discepoli nella trattazione dellorigine della qualit di forma.|
2. La teoria della qualit di forma (Gestaltqualitt)
1) La nozione di Gestaltqualitt
Toccava ai discepoli del Brentano dimpostare i problemi nuovi intorno allapparire

fenomenale degli oggetti. Apr la discussione un articolo di Cristian von Ehrenfels, dal
titolo un po curioso (Ueber Gestaltqualit-ten), che allinizio pass quasi inosservato
fino a che nel 1912, con lavvento della Gestalttheorie del Wertheimer, fu portato in luce
ed apprezzato quanto meritava21.
Il von Ehrenfels riprendeva, da un punto di vista pi generale, alcune osservazioni
sporadiche che il fisico-filosofo Ernst Mach aveva fatte nei suoi Beitrge zur Analyse
der Empfindungen circa lesistenza di qualit di forma nel campo ottico ed acustico
(Raum- und Tongestalten)22. Il termine Gestalt che sarebbe stato issato, di l a non
molto, come simbolo e parola dordine della pi violenta reazione che mai sia stata fatta
allatomismo psichico, veniva introdotto nella psicologia moderna da chi ritenuto esser
stato uno dei pi radicali e brillanti difensori di questo atomismo: la logica interna delle
idee non corrisponde sempre alla persuasione di chi le propone! Va riconosciuto per al
von Ehrenfels il merito personale di aver condotto, per il primo, unanalisi accurata del
problema e di averne indicate, in modo esplicito, le esigenze pi immediate con un
linguaggio piano e persuasivo.
Le qualit formali sono delle semplici sensazioni e sommazioni di sensazioni od invece
alcunch di nuovo? Ecco il problema.
Osserviamo in noi stessi e descriviamo laudizione di una| melodia. Secondo
lassociazionismo si dovrebbe dire che la melodia altro non che la somma algebrica dei
suoni di cui consta: e similmente un oggetto visuale non sarebbe che la somma di
superfic limitanti, le superfic somme di linee e le linee, infine, somme di punti.
In realt le cose vanno molto diversamente: tanto la melodia come la figura per noi si
presentano come un tutto organizzato e inscindibile, vale a dire come qualcosa
dimmediato.
Se ci rendiamo conto di quanto accade nella coscienza durante laudizione di una
melodia, troviamo facilmente che la melodia ha un tema il quale presenta un inizio,
uno sviluppo, una chiusa: la melodia quindi qualcosa a s e in s. Noi la distinguiamo e
la riconosciamo fra gli altri suoni estranei dellambiente ed anche fra quelli musicali di
semplice accompagnamento. Riusciamo a seguirla nello sviluppo di una sinfonia quando
passa alle varie voci ed ai vari gruppi di strumenti, allora che lo sfondo sonoro
dellaccompagnamento notevolmente cambiato. Esempi tipici del genere sono le
composizioni Tema con variazioni, che erano di moda nel secolo XVII. J. S. Bach, ad
esempio, per curare linsonnia del Conte di Kaiserlingk, ambasciatore russo a Dresda e
grande ammiratore di musica, scrisse, sopra un tema semplice, ma quanto mai melodioso,
ben 30 variazioni, tra le quali dei Canoni in tutti gli intervalli dallunisono alla nona; c
anche una fuga a quattro voci, tanto maestrevolmente e con tale semplicit ed eleganza
elaborata, che appena un orecchio esperto, analizzandola, pu scoprire quale colossale
lavoro sia essa costata a questo gigante della musica. Il tema dellAria, per, emerge,
anche per gli orecchi mediocri, fin dalle prime misure di ogni variazione.
Similmente una figura si delimita nettamente, con i suoi contorni, in un campo visuale
rispetto ad altri oggetti o figure. Nel complesso presente, essa ritiene per s solo quelle
date linee ed esclude le altre. Si deve riconoscere allora che la melodia e la figura non
constano di suoni o linee o punti, comunque combinati, ma tutto questo devesser
presentato secondo una particolare forma. La melodia cos come la figura, non | una
qualit elementare, ma una qualit formale (Gestaltqualitt).
Quello che si dice della melodia come armonia, vale anche per gli accordi musicali,

regolati dalle leggi del contrappunto, e per gli stessi timbri sonori (Klangfarbe): anche qui
si tratta sempre di Gestalt (art. cit., 263).
Secondo il v. Ehrenfels, lo stesso Mach, con il mettere in evidenza le Raum- und
Tongestalten, aveva riconosciuto di fatto che questi contenuti non sono la semplice
sommazione (Zusammenfassung) degli elementi, ma qualche cosa di nuovo al loro
confronto ed anche, fino ad un certo punto, di originale, anche se il Mach ingenuamente
parli di una sensazione per lapprensione di queste forme23.
Il von Ehrenfels cav dalla sua analisi due criter fondamentali, dai quali vanno
riconosciute le qualit formali.
a) La forma altra cosa, o meglio, qualcosa di pi della somma delle sue parti. Vale a
dire: i componenti della forma non si fondono per mera addizione (Nichtaddierbarkeit).
La forma possiede delle propriet sopralocali e soprasommative, le quali non si
spiegano perci unicamente in funzione dello stimolo esterno. La melodia infatti non si
d che quando le diverse note si succedono luna appresso allaltra nella stessa coscienza
individuale. Supponiamo che di una melodia, la quale consta di un dato numero di suoni
come S1, S2, S3... Sn, ciascun suono sia presentato, separatamente dagli altri, a soggetti
distinti, cosicch il numero delle coscienze corrisponda al numero dei suoni della
melodia. In questo caso nessuno oser affermare che la somma delle differenti
apprensioni o situazioni di coscienza dei var soggetti equivalga allapprensione globale
della melodia, che si ha quando tutti i suoni sono dati nella| loro successione ad un
soggetto unico. Altrettanto si dice per le forme spaziali24.
Cos, alle volte, di un disegno che ci vien presentato possiamo percepire tutti gli elementi
oppure parti singole, senza riuscire a coglierlo nel suo complesso. Non basta, quindi, per
avere la percezione, che siano date le parti come tali, ma bisogna afferrare la legge
secondo la quale la figura costruita. questo qualcosa che in pi e al di sopra
degli elementi, che detto essere una Gestaltqualitt.
b) Si pu cambiare tutto il complesso degli elementi, senzalterare per ci lunit
primitiva del tutto. In altre parole: le forme hanno la propriet di essere trasportabili
(Transponierbarkeit).
La melodia infatti pu essere trasportata di tono, ed avere il complesso degli elementi
fisici completamente cambiati: qualora restino invariati i rapporti fra gli intervalli e
conservato il ritmo, la melodia riconosciuta identica a quella di prima. Pu avvenire,
perfino, che io neppure maccorga che gli elementi siano stati cambiati e che
(fisicamente) nel complesso sia stato suonato qualcosa di diverso.
Analogamente, per le forme spaziali, o figure: noi possiamo percepire la stessa forma
spaziale, p. es. un quadrato, sulla base di differenti gruppi sensoriali; possiamo cangiare
il colore delle linee e dei punti e ciononostante la percezione della figura, come tale, resta
inalterata.
Da tali constatazioni il von Ehrenfels passava a definire le qualit formali come: quei
contenuti positivi di rappresentazioni, i quali sono legati allesserci nella coscienza di
altri contenuti di rappresentazioni, che alla loro volta constano di elementi separabili
(cio rappresentabili distintamente luno dallaltro). Quei complessi di rappresentazione
che sono necessar per la presenza delle qualit formali noi li chiameremo il fondamento
delle qualit formali25.|
Alla categoria delle qualit formali vanno ascritti anche tutti i tipi di complessi
sensoriali, che la mente percepisce a modo di tutti, malgrado la loro complessit reale,

come arrossire, impallidire, adombrarsi ed in genere tutti gli atteggiamenti


esteriori dellanimo ed i movimenti e gesti della persona. Perfino ogni parola che si
pronuncia, in quanto ha un proprio aspetto sensoriale ed perci una speciale
configurazione di suono o rumore (Schallgestalt).
In generale tutta la conoscenza del concreto conoscenza di caratteri formali. Labilit
degli specialisti di qualche arte o scienza non altro che unattitudine Habitus a
scoprire ed a paragonare fra loro caratteri formali (272, 279).
2) La genesi psicologica. Lanalisi psicologica della melodia e delle forme spaziali
sugger al von Ehrenfels una prima divisione di forme spaziali e forme temporali: le
figure sono date simultaneamente; la melodia invece soltanto nella successione dei suoni
(268 e segg.).
Questa divisione non va per intesa in senso esclusivo, poich noi abbiamo nelle
percezioni di movimento il von E. dice sempre Vorstellungen esemp senza numero
di Gestaltqualitten che comprendono insieme caratteri spaziali e temporali.
Indichiamo allora come forme intemporali (unzeitliche Gestalten) quelle il cui
fondamento (Grundlage) pu esser dato completamente nella rappresentazione attuale
supposta di pi sensazioni; per forme temporali quelle, invece, delle quali, nel campo
sia ottico come acustico, dato attualmente un elemento soltanto; mentre gli altri
essendo ormai trascorsi o da venire sono dati come immagini di memoria o di
unaspettazione rivolta al futuro imminente. Le forme intemporali sono da considerarsi
come le pi semplici.|
Le forme spaziali non si hanno esclusivamente nel campo visivo, ma possono darsi
anche nel campo tattile in unione alle cosiddette sensazioni di movimento: quanto ai dati
spaziali degli altri sensi, la questione non stata messa ancora del tutto in chiaro (263264).
Questa divisione delle forme percettuali apre il passo al problema della loro origine
psicologica. Per valutare adeguatamente la portata del passo fatto dal von E. e le
conseguenze che ne derivano per la spiegazione che egli fa seguire, circa lorigine della
Gestaltqualitt, si impongono alcune precisazioni.
Anzitutto si pu osservare che, in questa teoria, le associazioni non sono del tutto bandite;
pare che secondo il v. E. esse abbiano una funzione non trascurabile nel preparare il
fondamento o materiale adatto, Grundlage si dice nella definizione per il sorgere della
forma. Il sorgere della forma, come tale, opera dellintelligenza. La
Gestaltqualitt, bench irriducibile alle sensazioni o ad una somma di esse, per
fondata su di esse: le forme emergono nella loro originalit quando lattenzione si
applica a questo fondamento, cosicch il loro sorgere condizionato da un processo di
astrazione, operato dalla mente (265). Pi avanti, adottando esplicitamente il punto di
vista del Lotze, von E. afferma che il sorgere di una Gestaltqualitt fondato, bens,
ma non sidentifica mai con lapprensione di una relazione; avvicinandosi poi alla
posizione del Meinong classificava le Gestaltqualitten come contenuti intellettuali
quali oggetti dordine superiore, non intuitivi (unanschauliche Gegenstnde) (274 e
segg.).
In questa spiegazione vale il principio: tali le qualit formali, quali sono le
combinazioni di elementi (associazione). Tuttavia lassociazionismo del von E. ha una
fisionomia propria e non va confuso con quello tradizionale della scuola inglese, ma
piuttosto savvicina, nellispirazione dottrinale, a quello aristotelizzante di W. Hamilton.

Infatti con laver introdotto, come fattore decisivo, per lapprensione della forma, un
processo di astrazione, egli metteva al centro una legge della associazione aristotelica
quella di somiglianza e si sa quanto questa| legge avesse turbato i fautori dellAssociazionismo empirista, che tentarono pi volte di sopprimerla a favore esclusivo della
legge di contiguit.
La legge di somiglianza, che lunica considerata dal von E., rappresenta, nella genesi e
nellesercizio del processo percettivo, la contropartita intellettualista rispetto ai fattori
puramente contingenti ed irrazionali che giocano nella legge di contiguit (spaziotemporale).
Che le Gestaltqualitten, osserva von E., presentino dei rapporti di somiglianza, un
fatto che salta subito agli occhi di chiunque. In primo luogo, le forme temporali (le
melodie) possono assomigliarsi nel ritmo (forma di composizione); nella forza del suono,
ecc.
La somiglianza qui va ricondotta alla similitudine di un carattere che noi conosciamo per
astrazione (somiglianza-dissomiglianza). Ma anche l dove, per la natura della cosa,
questa sembra impossibile, o non sia concesso alla nostra facolt di astrazione di rilevarla
esplicitamente, per molti casi si deve ammettere trattarsi di somiglianza. Cos noi
indoviniamo lautore di una melodia per la somiglianza che essa ha con le altre
composizioni che ci sono note dello stesso musicista, senza che poi, l per l, possiamo
citarne alcuna che presenti tale somiglianza. Parimenti noi riconosciamo i membri di una
stessa famiglia per una somiglianza che abbraccia il loro portamento fisico in generale
il loro Habitus che resiste (widersetzt) in modo ostinato allanalisi delle singole parti.
Somiglianze che interessano la rappresentazione generale di un oggetto si hanno nelluso
dei criter sistematici che le scienze applicano ai propr oggetti.
Lassociazione quindi non fa che preparare i materiali da cui la mente cava un contenuto
nuovo26. Qual infine il| rapporto che hanno le forme con gli elementi che ne
sono il substrato? Il Mach riteneva che le forme spaziali e le melodie sorgessero senza il
concorso dellintelligenza, che fossero date e sentite (gegebene, empfunden), come
tali, e questo per il fatto che il vedere ed il sentire ed il vedere ed udire tali strutture sono
simultanei: non vi pu quindi essere alcun processo intermedio (285).
Il von E. discute e precisa questaffermazione circa limmediatezza della
Gestaltqualitt. In realt, osserva, lo sforzo che sembra esigere lapprensione di una
forma per astrazione da un fondamento noi lo applichiamo piuttosto al
completamento di tale fondamento. Osserviamo un quadro. Ci che mi dato dalla
sensazione, non in alcun modo quellimmagine visuale che il pittore vuole comunicarmi
a traverso il quadro, ma solo un povero scheletro nel quale essa pu essere costruita
dallattivit della fantasia. A questa funzione integrativa della fantasia, il von E.
attribuisce lapprensione delle piccole differenze di luce e colore, leffetto degli
accorgimenti di prospettiva per la realizzazione percettiva della terza dimensione, le
illusioni, gli apprezzamenti estetici.
Si deve pertanto riconoscere che noi in molti casi di apprensione di
Gestaltqualitten, nulla sperimentiamo di una certa propria attivit (che applichiamo)
in generale; in altri casi invece una tale attivit si presenta vlta al completamento del
fondamento della Gestaltqualitt, e non come principio generativo di questa da quello
(287).
Verso la fine dellarticolo, il von E. prospetta un problema curioso, che, qualora fosse

stato approfondito, avrebbe fatto avanzare di molto la sua nozione di Gestaltqualitt.


Parrebbe, secondo quanto stato detto finora, che nella coscienza emergeranno soltanto
quelle forme per le quali il complesso soggiacente delle rappresentazioni elementari
presenta adeguato fondamento: se questo , di fatto, il caso pi frequente, non per
lunico possibile.
Supponiamo davere nel campo visuale un quadrato di color bianco su di uno sfondo
ovale nero, cosicch le due forme di ovale nero e quadrato bianco emergano eo ipso
nella| coscienza. Si divida ora con una diagonale il quadrato bianco in due triangoli, con
due diagonali in quattro triangoli... e ciascuno pu pensare tracciata (e tracciabile) al
posto di ciascuno dei triangoli qualsiasi altra figura a piacimento; si dica lo stesso per la
divisione dellovale nero sottostante. Ora, tutte le forme che sorgono a questo modo
non hanno alcunch per fondamento adeguato, poich nelloriginaria superficie nera
niente era contenuto che avesse da fare con il quadrato bianco. Cos pure, se valido il
principio: dato un fondamento, deve essere data la corrispondente Gestaltqualitt,
dovrebbero apparir presenti, nelle pi piccole posizioni di superficie continua, una
quantit infinita di forme spaziali pensabili.
Poich questa conseguenza non corrisponde alla realt, ci si deve chiedere il perch,
fra la infinita variet di figure possibili, emergono soltanto alcune privilegiate, che sono
in s ben determinate. Nel nostro caso, secondo il von E. lemergenza del quadrato bianco
sullo sfondo ovale nero dato dalla differenza di colore, la quale esclude la possibilit di
altre forme. Egli conclude in modo generale che da un complesso di contenuti
rappresentativi, presenti alla coscienza, si imporranno soltanto quelle forme, le quali si
staccheranno notevolmente per via del proprio contorno; per questa stessa ragione il
tracciato della diagonale, delimitando in modo determinato la superficie continua, creava
dei contorni ben definiti, per via dei quali dovevano sorgere parimenti delle forme tali
e non altre (288). Fin qui la sua analisi: toccher al Rubin, pi tardi, dare una
interpretazione organica del fenomeno.
In tutta la sua spiegazione circa la genesi della forma il von E., ritenendo come
sostanzialmente valido il principio che ad un dato substrato corrispondono sempre
date forme, attribuiva unimportanza notevole alla fantasia: per la sua azione che si
viene a colmare lo hyatus che forma poi il problema cruciale della struttura primaria di
percezione fra i contenuti sensoriali ed i contenuti della Gestaltqualitt. A questo
modo si potevano spiegare anche le illusioni di percezione: lapprensione inadeguata
(illusoria) si ha quando la fantasia, interferendo con i contenuti rappresentativi degli
stimoli| attuali, viene ad alterare il substrato e quindi a porre le condizioni per il sorgere
di unaltra forma.
In questo saggio di von Ehrenfels, che abbiamo cercato di riassumere con qualche
ampiezza e con diligenza pi attenta di quanto di solito si faccia dai trattatisti, erano quasi
tutti i germi degli sviluppi sperimentali e dei grovigli teorici che il problema fra non
molto doveva suscitare.
3. Prime controversie sulla qualit di forma
A) La teoria degli oggetti. Nellindagine di v. Ehrenfels sono da distinguere due classi
di risultati:
a) lanalisi fenomenologica delle forme percettuali;
b) la teoria esplicativa della loro origine dal substrato degli elementi. Il primo fu accettato
senza discussioni notevoli da tutti i brentanisti e divenne il punto di partenza per indagini

sperimentali pi approfondite: la forma qualcosa di pi e di nuovo della somma degli


elementi27.
Il secondo invece, che doveva dar ragione della sintesi che avviene nella coscienza, fu
oggetto dimmediate e vivaci controversie, e non fu possibile raggiungere un pieno
accordo.
Si visto che nella sua teoria il von E. spiegava il passaggio fra il darsi delle
sensazioni e lapparire nella coscienza della Gestaltqualitt per lintervento di due
princpi superiori: la fantasia e lintelligenza.
La prima, vlta alla sensorialit, aveva il compito di integrare, in modo conscio od
inconscio, i dati delle sensazioni attuali con quelli dellesperienza passata e preparava
cos i fondamenti per lastrazione. Lintelletto rivolgendosi a questi fondamenti
apprendeva in essi i rapporti di somiglianza, dissomiglianza, semplicit, pluralit;... per i
quali emergeva la qualit di forma. Le forme percettive erano perci da considerarsi
leffetto di unattivit interiore, non semplicemente rice|vute dal di fuori28. Il von E.
dichiarava espressamente di essersi ispirato per lelaborazione di questa spiegazione
sistematica ad un corso allora ancor inedito , di uno dei pi vigorosi discepoli di Fr.
Brentano, Alexis Meinong ( 1920), il fondatore della scuola di Graz. Spirito sottile e
studioso modesto, quanto infaticabile, il Meinong espose in seguito ripetutamente le
proprie idee sullargomento in pubblicazioni di notevole ampiezza e di non facile lettura
per la estrema aridit analitica.
Egli indic la propria posizione con il termine di Teoria delloggetto (o degli oggetti)
(Gegenstandstheorie). Per oggetto il Meinong intende ci che immediatamente dato
alla coscienza quando si ha un atto di conoscenza sensoriale od intellettuale. Loggetto
pertanto ci che dato in una rappresentazione (Vorstellung), ci su cui uno assente o
dissente quando giudica. Non necessario perci che loggetto sia una realt di fatto,
ma basta che sia un contenuto mentale: il M. adunque accetta e rafforza la posizione
brentaniana che loggetto del conoscere , prima, per s e come tale, immanente allatto
conoscitivo e quindi al soggetto conoscente.
Un primo risultato del metodo la distinzione fatta dal M. fra oggetti di ordine inferiore
ed oggetti di ordine superiore (Gegenstnde niederer Ordnung, Gegenstnde hherer
Ordnung). I primi sono i contenuti sensoriali, dati nella sensazione attuale, i quali non
hanno bisogno, per sussistere, della sussistenza di altri oggetti, come sono ad es. i singoli
suoni, colori ecc.; i secondi sono invece quei contenuti il cui esserci condizionato, di
necessit, dallesserci di altri contenuti, su cui si fondano. Unaria melodica non pu
esserci senza che siano dati dei suoni; ed una figura, che implica una differenza di colori,
non pu esserci senza che ci siano colori come fondamento. Il rapporto di fondazione
(Fundierung), che hanno gli oggetti di ordine inferiore rispetto a quelli di ordine supe|
riore, vale anche come criterio per distinguere i primi dai secondi. Di qui la distinzione
delle due classi di oggetti intesi gli uni come contenuti fondanti, gli altri come
contenuti fondati (fundierende Inhalte, fundierte Inhalte), oppure anche come oggetti
intuitivi e oggetti non intuitivi (anschauliche Inhalte, unanschauliche Inhalte); sono
detti anche inferiora e superiora, oggetti primi e oggetti secondi
(Erstgegenstnde, Zweitgegenstnde).
Il Meinong qualific come oggetti di ordine superiore o contenuti fondati:
a) le complessioni (Komplexionen) come una melodia, una figura..., le quali
corrispondono alle qualit formali di von Ehrenfels (Gestaltvor-stellungen).

b) Le relazioni, come quando, vedendo un color rosso ed un color arancione, diciamo


non soltanto di vedere due colori ma anche che sono simili. Si dica altrettanto delle altre
relazioni, come identit, diversit29. Da ci possiamo cavare che la teoria degli oggetti
afferma due princpi:
1) Il principio dellindipendenza delle forme e dei rapporti dai particolari oggetti di
ordine inferiore su cui essi si fondano;
2) Il principio della coincidenza tra forme e rapporti; ci che del resto era essenzialmente
contenuto nella dottrina dellEhrenfels. Il fundierte Inhalt sempre ein
Relationsinhalt, cosicch, ovunque vi sono Com-plessioni, ivi pure si dnno
relazioni e viceversa (wo Komplexion, da Relation und umgekehrt)30. Tuttavia come
oggetti, forme e rapporti sono distinti in quanto il rapporto fra due punti, o due suoni, o
due colori, il distacco che intercede fra i due elementi e| quindi ci che li differenzia;
mentre la forma costituita da quegli elementi quel qualche cosa di unitario in cui essi
possano esser vissuti. Altro la distanza fra due punti, altro la particolare coppia che essi
costituiscono, e cos un intervallo di terza ed un accordo di terza (Musatti).
Il Meinong poteva quindi, stando nel puro terreno fenomenologico, rivendicare contro la
riduzione humiana il carattere immediato di unampia zona di contenuti percettivi, che
sono i contenuti od oggetti di ordine superiore.
Rimaneva per aperto un altro grave problema, quello cio del come dalla
rappresentazione (Vorstellung) di oggetti di ordine inferiore passivamente ricevuti per
lazione degli stimoli sorga la rappresentazione degli oggetti di ordine superiore. Lo
stesso Meinong e parecchi tra i suoi allievi se ne accorsero e proposero, come soluzione
psicologica del problema, la teoria della produzione. Secondo questa teoria, come la
riassume lucidamente il Musatti31, in ogni nostra percezione (cos pure nelle altre forme
di rappresentazione) dobbiamo distinguere un primo momento in cui sono presenti
soltanto dei contenuti sensoriali elementari, gli oggetti fondanti; ed un secondo
momento nel quale appaiono i contenuti di ordine superiore, cio gli oggetti fondati.
Fra i due momenti c distinzione reale? Indubbiamente, purch la distinzione sia detta
reale per rapporto alla diversit delle due classi di contenuti e delle rispettive funzioni, e
non certamente nel senso che fra i due momenti ci sia distinzione ovvero successione
temporale32.|
Ma come avviene il passaggio dal primo al secondo momento? questo, anche per il
Meinong, il punto cruciale della controversia. Il nucleo della spiegazione da lui avanzata
dato come il von Ehrenfels aveva ben avvertito dallapprensione, nei contenuti di
fondamenti, di una relazione ideale, come somiglianza, dissomiglianza, numero, ecc. Il
sorgere di questapprensione portava ad un atto originale di sintesi dei contenuti
rappresentativi, ed un discepolo del Meinong, lAmeseder, chiam dietro suggerimento
del Maestro questatto produzione di rappresentazione (Vorstellungsproduktion)33. Per
essere esatti si deve dire che, secondo la teoria, non loggetto fondato come tale, ma
limmagine (Vorstellung) di esso che prodotta: la diversit compresa per via
(durch) della produzione.
Secondo il Meinong adunque c una prima classe di complessioni, queste di ordine
inferiore, che sono trovate (vorfindliche) nei dati desperienza, come la connessione in
un quadrato rosso fra il colore rosso e la forma spaziale quadrata; c una seconda classe
di complessioni quelle di ordine superiore, che sono generabili attivamente
(erzeugbare) per sintesi dagli elementi, come quando considero due oggetti unitamente

come un paio34.
Un discepolo del Meinong riassumeva la teoria nei tre punti seguenti:
a) La psicologia mostra che un oggetto complesso pi dellinsieme delle sue
componenti. A questo di pi non si arriva| scomponendo loggetto ed isolando le sue
componenti: anzi in questo caso esso va perduto perch sussiste soltanto nellunione delle
componenti ed possibile solo con il loro aiuto. Che vi sia questo di pi lo mostra il
fatto che vi devessere qualche cosa che tien unite in (un) tutto le componenti, in se stesse
prive di nesso e che devono venir corrappresentate perch si possa rappresentare quel
complesso come tale. Cos la rappresentazione (leggi: percezione = Wahrnehmung) di
una melodia non contiene soltanto la rappresentazione dei singoli suoni, ma inoltre
qualche cosa che li trascende, qualche cosa di nuovo, che bens legato ai suoni ma che,
daltra parte, serve a fare di loro una melodia, formandone cos una parte essenziale.
b) La rappresentazione di questo di pi non si effettua in noi, come quella dei suoni, per il
tramite dei sensi. , invece, una specie di reazione interiore di fronte alla
rappresentazione dei suoni, in quanto la presenza di certe rappresentazioni nella nostra
coscienza determina la produzione di una nuova rappresentazione. Tanto il contenuto,
come loggetto di una rappresentazione prodotta, si basa e dipende dal contenuto e
dalloggetto della rappresentazione producente. In vista di ci si chiamano tali contenuti e
tali oggetti, oggetti e contenuti fondati.
c) Laudizione di una melodia non naturalmente il solo caso di produzione
rappresentativa, ma, tra i molti, un caso specialmente chiaro. In esso sono congiunti, anzi,
due casi, dovendosi distinguere fra successione di suoni e ritmo. Sono effetto della
suddetta produzione le rappresentazioni degli accordi, delle gamme cromatiche, dei
passaggi cromatici simultanei e successivi, e cos via. Del pari sono da attribuirsi ad essa
le rappresentazioni di figure spaziali di una, due o tre dimensioni e la simmetria non
intuita che con il suo aiuto.
Ma gli esempi addotti appartengono tutti ad una sola classe degli oggetti dordine
superiore, in ogni modo, ad una classe che, anche senza delimitazione concettuale, di sua
natura si stacca nettamente dalle altre. Basta pensare ad alcune di queste classi, p. es. il
numero, luguaglianza, la possibilit, la necessit anche per comprendere la grande
importanza della produzione nelle rappresentazioni.|
Il Witasek distingueva tre ordini di oggetti e contenuti: sensazioni, forme ed
oggetti rispondenti ad una norma: lultima classe riguarda gli oggetti nella loro realt
naturale. La figura di un cavallo di belle dimensioni bella, non come figura in se stessa,
ma come figura di un cavallo, cio come figura corrispondente ad una determinata
specie... Lessenziale di ci che in tali casi fa di un oggetto un oggetto estetico elementare
determinato dalla relazione di esso con una norma, e come tale esso ha delle propriet
estetiche (e si dica, in generale, conoscitive) che sorpassano quelle della figura35.
B) La controversia intorno allorigine della forma
Il problema della percezione, nella elaborazione fatta dal Meinong, invece di risolversi
rimaneva ad un punto ancor pi intricato di quanto lavesse lasciato von Ehrenfels.
Poich i complessi fisici extra mentem non possono dare che collezioni di stimoli R1-Rn,
alle quali corrispondono delle serie di sensazioni S1-Sn, non possono gli stimoli dare la
percezione del continuo sia spaziale che temporale se non in quanto si pensa che alle
sensazioni vada aggiunto un certo contenuto rappresentativo X che non ha, come dichiara

il Witasek, alcuna rispondenza negli stimoli36. Questo X il plus psichico senza del
quale tutta lesperienza non sarebbe per la coscienza che una pura somma, una
molteplicit di rappresentazioni estranee, sconnesse, opposte le une alle altre, prive di
qualsiasi unit psichica. Il plus psichico era lapprensione di relazione in seguito
allintervento attivo della mente. Accettarono integralmente la sostanza di questa
soluzione, oltre Ameseder e Witasek, anche Kreibig37, Marty, il Benussi, di cui si dir
pi avanti, ed altri ancora.|
Altri invece si mostrarono molto perplessi ed i loro dubbi riguardavano soprattutto due
punti38.
a) necessario un esercizio di attivit mentale per avere lapprensione di una forma
in opposizione alla recezione puramente passiva dei dati sensoriali?
b) Lapprensione di una forma coincide di necessit con lastrazione intellettuale di un
rapporto ideale? Chiediamo se coincide, non se precede, poich, dato che anche la
relazione una Gestalt, se essa la precedesse sempre, ci sarebbe il processo allinfinito
nelle fondazioni.
Per la prima domanda: se alcuni casi possono suggerire una risposta affermativa, la
maggioranza sta invece per una negativa. Nella percezione di oggetti ordinar, che non
siano eccessivamente complicati, la nostra apprensione immediata senzalcuno sforzo
di costruire oggetti e forme: lo sforzo necessario per percepire e decifrare
singolarmente le varie parti ed i vari aspetti della figura. Questo era gi stato osservato ed
affermato dallo stesso von Ehrenfels, come abbiamo riportato poco fa.
Lo sviluppo psichico non avviene, come fanno supporre i fattori della teoria della
produzione, dagli elementi ai complessi sia pure in modo inconscio ma prima dato
confusamente un tutto; successivamente esso viene analizzato nelle sue parti, e
finalmente ricostruito secondo i dati e le strutture trovate dallanalisi. Geneticamente
lanalisi ha quindi una priorit sulla sintesi39. Le prime sintesi, osserva lHfler, devono|
esser date nella simultanea presenza dei dati sensoriali, cosicch il primo intervento attivo
del soggetto vlto allanalisi e non alla sintesi: quando io guardo un paesaggio, gli
oggetti non sono dati in quanto la mia attivit psichica mette insieme gli elementi
dispersi, ma, al contrario, prima ho una percezione del paesaggio in generale, poi
gradualmente avverto le varie parti, la casa, il fiume, lalbero, il prato..., che prima avevo
apprese in modo confuso40.
La psicologia infantile, come ha osservato il Cornelius, ritiene come principio acquisito
che il metodo usato dal bambino nella sua crescenza spirituale quello analiticosintetico, non quello sintetico-analitico della scuola di Graz. La crescenza psichica un
progresso nella capacit di analizzare i complessi: cos il pittore, e chi abituato
allanalisi dei contenuti visuali, pu afferrare meglio gli elementi di un quadro, il musico
la struttura di un pezzo sinfonico..., di quanto non lo faccia un profano41.
Poich lesercizio dellattivit mentale era richiesto dalla scuola di Graz per spiegare
lapprensione della relazione, la risposta negativa data al primo problema porta di
conseguenza, almeno in generale, ad una simile risposta anche per il secondo problema.
In particolare il Gelb (A, 53) osserva che si possono dare due casi. a) La forma od il
tutto sono appresi senza conoscenza esplicita delle parti, ed in questo caso la relazione,|
come tale, non presente alla coscienza: ci avviene per le percezioni spontanee e di
oggetti globali. b) Oppure la forma appresa in seguito ad analisi, come avviene degli
oggetti di un tutto molteplice, p. es. un paesaggio, unaula, la rappresentazione di tutta

una giornata!... In questo caso, certamente, lo staccarsi di una forma come un tutto
dal tutto, di cui prima era parte, conseguente allapprensione di un rapporto
intrinseco ed esclusivo di quella data parte del tutto.
Ma, poi, per il fatto stesso che la relazione stessa una qualit formale, in quale modo
detta causale la percezione della forma? Secondo il Meinong essa stessa relazione ne
la causa, in quanto appresa come un contenuto astratto ideale, cosicch la melodia,
come anche un triangolo tracciato sulla lavagna, in quanto luna una forma
temporale, laltra una forma spaziale, sono da considerare contenuti superiori,
cio intellettuali, come il principio di contraddizione, il teorema di Pitagora e cos
via...42.
Tutto questo non certamente suffragato da quello che in noi possiamo osservare: le
relazioni implicate nella percezione quando lo siano non sono relazioni astratte, ma
concrete; sono cio apprese direttamente come inerenti ai contenuti di cui formano il
vincolo43. La teoria della scuola di Graz ha fatto troppa parte al razionalismo.
Secondo lacuta disamina del Gelb, il disagio, tanto della posizione di von Ehrenfels,
quanto di quella del Meinong, stava| in unibrida teoria della relazione ed in una
concezione irreale dellesperienza immediata.
Secondo lesplicita asserzione del von E., lapprensione della relazione esercita una
funzione essenziale per lapprensione della Gestaltqualitt: ma qual il rapporto che ha
lapprensione della relazione, da una parte, con il Grundlage (i contenuti sensoriali
elementari) e dallaltra con la Gestaltqua-litt: appartiene essa ai primi od alla seconda?
Oppure sta a s? qui che cominciano i guai:
1) Secondo von E., le relazioni sono generate, quindi non appartengono agli elementi cio
al fondamento di una Gestaltqualitt; daltra parte le relazioni sono di grande importanza
e devono portare un contributo positivo per limpressione di un tutto. Ne segue che le
relazioni che saggiungono al Grundlage devono portare un contenuto rappresentativo
reale e che in questo caso lunico contenuto rappresentativo deve risolversi in un grande
numero di tali contenuti.
2) Ammesso che le relazioni appartengano al Grundlage, la dimostrazione di von E. per
lesistenza della Gestaltqualitt anche in questo caso insufficiente, poich il
riconoscimento di una melodia (la trasformabilit) pu essere ricondotto alla somiglianza
delle relazioni reciproche fra i suoni.
3) La teoria esplicativa di von E. secondo la quale lapprensione delle relazioni dipende
dallattivit dellintelletto, in contrasto con la posizione fenomenologica iniziale, che
tali tutti, quali secondo lui sono le Gestaltqualitten, siano dei contenuti dati e non
prodotti.
Il Meinong tagliava corto e negava che le relazioni potessero appartenere al Grundlage, e
le dichiarava contenuti reali. Secondo lui si pu parlare ancora di relazione e contenuto
di relazione (Relationsinhalt), ma solo in senso ampio, come frutti di unelaborazione
psichica da parte del soggetto sopra gli elementi; di unelaborazione, ci sintenda,
sintetica, non comparativa. Ma questa posizione aggrava il problema. Invero il fatto della
transponibilit cos essenziale al problema che era gi messo in pericolo dal von E.,
nella spiegazione del Meinong inintelligibile. Nella trasposizione di una melodia| dal
tono originale ad un altro, tutti i suoni sono, come tali, cambiati di luogo e non possibile
in alcun modo di vedere, come, nei due casi, elementi del tutto dissimili possano
fondare un identico contenuto. Per una tale fondazione si esige la presenza di fattori

comuni alle due situazioni: ma gli unici fattori comuni non possono essere che le
relazioni simili fra i membri del complesso. Come pu lelaborazione, quella sintetica
soprattutto, dare un contenuto identico (la melodia) sul fondamento di suoni diversi?
Tutta langustia della posizione sta nellaffermata posteriorit affermazione di evidente
e confessata origine leibniziana o meglio lotziana delle relazioni percettuali rispetto ai
contenuti sensoriali ai quali dovrebbero esser riferite. Disagio che aggravato dalla
particolare concezione che il von E. e il Meinong si sono fatta dellelemento
sensoriale.
Secondo il von Ehrenfels (ed il Meinong) le forme constano di determinazioni spaziali o
temporali.
Per determinazione spaziale egli intende un contenuto di superficie infinitamente
piccolo. Una tale definizione ci pu apparire giustamente molto strana, perch
linfinitamente piccolo non percettibile. E poi, come pu un numero necessariamente
infinito essendo, a confessione dello stesso von E., ogni pi piccola parte ancora
divisibile di determinazioni locali di una superficie fornire il Grundlage per una
Gestaltqualitt? Le determinazioni locali ultime, di per s non intuibili, darebbero origine
ad un contenuto la Gestaltqualitt per s intuibile. Lo stesso assurdo si verifica per la
percezione dei continui dinamici e temporali, come il movimento, il quale dovrebbe
essere spezzato in una infinit di elementi temporali infinitamente piccoli; anzi dovrebbe
valere anche per le mutazioni in generale, come larrossire, il provar piacere, dolore...
Posizione assurda nellipotesi stessa del von E., secondo la quale il fondamento di una
Gestaltqualitt un complesso di rappresentazioni, il quale consta di elementi separabili,
cio rappresentabili separatamente luno dallaltro. Tutto questo va contro i fatti e la
stessa coerenza dei princpi ed ha per fondamento soltanto il partito di non voler
considerare le relazioni come immanenti ai dati.|
Dire che una forma spaziale, una melodia, un movimento vanno spezzati in un numero
infinito di punti spaziali o temporali unespressione, in psicologia, priva di senso.
Costruzioni ausiliari teoriche di questo genere, di cui le Matematiche devono far uso per
alcuni determinati scopi, rappresentano (formano) fondamenti per contenuti di
rappresentazioni successive e per le presentazioni sensoriali.
opportuno per losservare che nella psicologia descrittiva non c alcun bisogno di far
ricorso a simili parti finte, come le chiam giustamente lo Schumann. Se la nozione
psicologica di percezione deve avere un significato, bisogna accettarla com, senza far
ricorso a nozioni proprie di altri campi44.
Ma, alla fine, come si origina nella coscienza la qualit di forma?
Il Gelb chiudeva la rassegna delle teorie proposte fino al 1911 dichiarando che nessuna
fra le risposte avanzate era dimostrata soddisfacente, per cui la questione intorno
allorigine della Gestaltqualitt restava una questione aperta. Sono state ora riassunte le
ragioni per le quali la posizione del Meinong non ha convinto45.
Unaltra corrente di Brentanisti, capeggiata dal Cornelius, pose a fondamento della sintesi
percettiva i sentimenti. La teoria non ebbe notevole risonanza fino a quando il Krger,
discepolo di Cornelius, succedendo al Wundt sulla cattedra di Lipsia, la fece oggetto della
ricerca sistematica della sua Scuola, come si dir pi avanti.|
Note del capitolo terzo
1 Intorno a questo movimento che comprende anche Beneke, Waitz, Fortlage, Ulrici, V.

Volk-mann, v.: Bonatelli Fr. (202 e 274 segg.) e Villa G. (91 e segg.).
2 Cfr. sopra: luso di questo termine in G. E. Mueller (pagg. 108-112).
3 Herbart, G. F., Psychologie als Wissenschaft (III Teil, I Abschn., 3 Kap.).
4 Die Verbindung des Mannigfaltigen richtet sich ferner allemal nach der Art und Weise,
wie die sinnlichen Eindrcke zusammentreffen. Sie ist gegeben (B, 87 segg.).
5 A, 1, tr. fr. 3-4.
6 Lotze, H., B, dritter Teil, n. 239, pag. 477; cfr. pag. 475.
7 Lotze, H., A, 5, pag. 52.
8 Htten wir in der Selbsterhaltung nur eine active Sprachform fr ein blosses
Geschehen sehen sollen, welches, ohne dass von irgend Jemand etwas gethan wird (B,
III Teil., n. 270, pagg. 533-534).
9 Cfr.: B., III Teil., n. 253, pag. 502 e segg.
10 Es besteht in unserem Innern nicht bloss diese Mannigfaltigkeit und dieser Wechsel
der Vorstellungen, sondern auch Vorstellung dieser Mannigfaltigkeit und dieses Wechsels.
Nicht bloss ihrem Begriffe nach haben wir diese zweite Leistung, die beziehende und
vergleichende Auffassung bestehender Verhltnisse von der blossen Empfindung der
einzelnen Beziehungs-glieder zu unterscheiden, sondern jene Erfahrungen, nach denen
beide in Wirklichkeit trennbar sind, berechtigen uns, das beziehende Vorstellen als eine
hhere Thtigkeit dem bewussten Empfinden und Vorstellen einzelner Inhalte
berzuordnen... So wie die usseren Sinnesreize der Seele als Anregungen dienen, um die
einfachen Empfindungen zu erzeugen, so dienen ihr die entstandenen Verhltnisse
zwischen der gleichzeitigen oder successiven Mannigfaltigkeit der so entstandenen
Vorstellungen als ein neuer innerer Reiz, welcher sie zur Ausbung dieser neuen
reagierenden Thtigkeit veranlasst (B, III Teil, n. 267, pagg. 530-531).
11 B, III Teil, nn. 268, 271, pagg. 531-537 e segg.; a pagg. 537-538 conclude: Es
versteht sich von selbst, dass nach dieser Auffassung jeder Zustand des Gemts oder jede
Reihe beziehender Thtigkeiten, welche auf verschiedene Vorstellungsinhalte
vergleichend oder urtheilend verwandt sind, ebenso zu neuem Reize fr die Seele zum
Gegenstand einer noch hheren Reflexion werden kann (corsivo mio, da raffrontare con
la teoria di Meinong, di cui si dir pi avanti).
12 B, III Teil, n. 272, pag. 539.
13 B, III Teil, viertes Kapitel: von der Bildung der Raumvorstellungen, n. 275 e segg.,
spec. n. 279 e segg.
14 Il Brentano distinse una psychognosie ed una psicologia genetica: la prima tende alla
descrizione dei contenuti ultimi del conoscere da cui per combinazione sorgono tutti gli
altri; la seconda ricerca il modo e le leggi che regolano il sorgere degli uni o degli altri.
La divisione dei due volumi di questo nostro lavoro ha intenti molto simili a questi.
Secondo . Gilson, il Brentano avrebbe scambiato la conoscenza delle leggi psicologiche,
con quelle filosofiche: die Kenntnis der psychischen Gesetze, also das philosophische
Wissen, non distinguendo il contenuto dallatto (psicologismo) (Franz Brentanos
Interpre-tation of Mediaeval Philosophy, 7). Il Br. tuttavia si difende dallaccusa di
psicologismo con forti parole di protesta contro i critici (cfr. Psychologie vom
empirischen Standpunkt, Band II, XI, 179-182).
15 F. Brentano, B, t. I, 109-110; in nota; cfr.: 120. Per il Bain, cfr.: The Senses and the
Intellect, Introduction.
16 Husserl, a differenza del Maestro, considera i contenuti sensoriali privi

dintenzionalit solo cio come iletici, ovvero come materia del conoscere.
17 Brentano, F., B, t. I, 123. - chiaro il significato del termine inesistenza
(Inexistenz) introdotto qui dal B. nel senso del greco (lat. inesse).
18 B, t. I, 179-180. chiaro che, a questo modo, la intenzionalit brentaniana non pi
quella aristotelica, od almeno non quella tomista (Cfr.: G. Shngen, Sein und
Gegenstand, 50; per la critica alla fenomenologia del B. del giudizio, v.: 195-197). Del
resto lo stesso Brentano ha attenuato pi tardi la inesistenza mentale delloggetto: nella
relazione della coscienza alloggetto esisterebbe soltanto un termine, latto di coscienza, e
non sarebbe punto necessaria lesistenza del secondo termine, il terminus ad quem.
Nelle ricerche intorno alla coscienza, pubblicate postume come III P., della
Psychologie egli distingue ancora un oggetto primario ed un oggetto secondario
del percepire: il primo abbraccia le qualit sensibili, il secondo latto della coscienza, e la
coscienza del primo detta c. primaria, quella del secondo c. secondaria che il B. chiama
anche rispettivamente Percezione ed Appercezione. Di qui passato egli ad affermare che
il senziente sente se stesso modo recto e qualcosa daltro, loggetto esteriore, sentito
(solo) modo obliquo. Il Brentano vedeva qui una sufficiente confutazione del
fenomenismo. Invero, se la cosiddetta sensazione di noi stessi come senzienti una
percezione evidente e percepisce noi come senzienti modo recto loggetto esterno, ne
segue che noi sentiamo direttamente loggetto esterno (primario); nellatto di percezione
interna invece noi siamo rivolti modo recto al nostro sentire loggetto esterno: cos noi
percepiamo loggetto esterno soltanto modo obliquo, cio come fenomenale (B, Bd,
III, Vom sinnlichen und notischen Bewusstsein, I Teil, I Abschn., 5 Kap.; cfr. 1-2;
11, pagg. 37-44).
19 Questa posizione del Br. si connette con la sua teoria intorno allessere ideale e, per
conseguenza, intorno alla natura del giudizio. Cfr.: S. Vanni Rovighi, 10 e segg.
20 Difende il Br. dallaccusa di associazionismo, O. Kraus (cfr.: Brentano, Psychologie.
III Teil, Einleitung d. Herausgebers, 8, pagg. XXIV-XXVI).
21 Ehrenfels Cr. (Von), 249 e segg., ristampato nellopera: Das Primzahlengesetz, 1922,
pag. 5 e segg. Le citazioni si riferiscono allart. originale del 1890.
22 Mach E., 84, 213; anche il Fechner avrebbe fatto unanalisi fenomenale della melodia
simile a quella di von E. (cfr.: Brunswik, E., 89-90).
23 Il Mach, ingenuamente parla appunto di una Empfindung: Wenn wir, egli dice,
zwei Tonfolgen von zwei verschiedenen Tnen ausgehen und nach denselben
Schwingungszahlen-verhltnissen fortschreiten, so erkennen wir in beiden dieselbe
Melodie ebenso unmittelbar durch die Empfindung, als wir an zwei geometrisch
hnlichen, hnlich liegenden Gebilden die gleiche Gestalt erkennen (Die Analyse...,
233).
24 Art. cit., 251 e segg.; cfr. 258 e segg.
25 Unter Gestaltqualitten verstehen wir, solche positive Vorstellungsinhalte, welche an
das Vorhandensein von Vorstellungscomplexen im Bewusstsein gebunden sind, die
ihrerseits aus von einander trennbaren (d. h. ohne einander vorstellbaren)| Elementen
bestehen. Jene fr das Vorhandensein der Gestaltqualitten notwendigen
Vorstellungscomplexe wollen wir die Grundlage der Gestaltqualitten nennen (Art. cit.,
262-263).
26 Mit den Combinationen jener Elemente erzeugt sich nmlich eine unabsehbare Reihe
positiver psychischer Qualitten von hchster Bedeutung. Der Geist, welche psychische

Elemente in neue Verbindungen bringt, ndert hierdurch mehr als Combinationen; er


schafft Neues (283). Il v. E. con evidente probabilit si ispira alla teoria di Lotze, di cui
si far un cenno anche nel II volume.
27 Qualcuno per, come il Marty, neg apertamente lesistenza della Gestaltqualitt di
von Ehrenfels (cfr.: Gelb A., A, 56).
28 Cfr. Ehrenfels, Cr. (Von), Art. cit., 283, ove si ascrive il sorgere della qualit di forma
ad ein schpferisches Vermgen grssten Stiles; da tener presente per che una tale
attivit si esercita per lo pi, secondo il von E., in modo involontario ed incosciente (cfr.:
ibid., 257, 287), ed in questo, mi pare che la sua posizione vada distinta da quella della
Scuola di Graz, bench ad essa si ispiri.
29 Il Witasek aggiunge una terza classe: lapprensione della connessione fra oggetti,
per cui si pone nel discorso la paroletta e (Cfr.: St. Witasek, B, 233).
30 A. Meinong, A., 193. Erano molto vicini alla posizione del Meinong gli psicologi della
Scuola di Wrzburg, per i quali lessenza del pensare sta nel cogliere le relazioni.
Parimenti K. Bhler nella I Parte dellopera: Die Gestaltwahrnehmungen, 1913,
considerava la percezione della Gestalt come una percezione di proporzione ed altrove,
in un articolo, definiva le Gestalten come complessi di relazioni dinsieme
(Komplexe
von
Zusammenhangsrelationen):
cfr.
Handwrterbuch
der
Naturwissenschaften, Band II, art. Denken, pagg. 980-988.
31 C. L. Musatti, D, 39.
32 Ci escluso categoricamente dal Witasek: Jeder Wahrnehmungsakt, (parla della
percezione esterna), wird durch die Sinnesttigkeit eingeleitet; die Sinnesttigkeit ergibt
Empfin-dungen. Aber damit ist noch lange nicht der volle Wahrnehmungsakt gegeben
und kaum jemals bleibt der Proze bei den Empfindungen stehen. Die Empfindungen
schlieen sich vielmehr fast stets zu Gestaltvorstellungen zusammen, wir nehmen mit
dem Auge nicht ein sinnloses, ungeordnetes Gewirr von Farben und Raumelementen, mit
dem Ohre nicht ein ungesondertes Durcheinander von Tnen und Geruschen wahr,
sondern fast stets und allsogleich geklrte Raum- und Tongestalten und Verwandtes. Die
Vorstellungen also, die in den Wahrnehmungsakt eingehen, sind demnach nicht mehr
reine Empfindungen, sondern bereits Empfindungen hinein verwoben in mit ihnen
produzierte Gestaltvorstellungen (B, 238).
33 Al termine Produktion usato dalla scuola del Meinong, Alois Hfler sostitu quello
di Koinduktion nellintento di accentuare il fatto che le Gestalten sono prodotte a
partire dagli elementi (cfr.: Hfler, A, 427 e segg.). Si dichiara daccordo con Hfler il
Friedmann il quale per suo conto critica la trasponibilit della Gestaltqualitt di v.
Ehrenfels (Friedmann, H., 407, ss.).
34 A. Meinong, B, 175. In unopera posteriore il M. distinse fra la Zusammenstellung e
la Zusammensetzung, secondo che gli elementi presentano una coesione debole
oppure molto stretta. Vorstellungen, egli dice, knnen in zwei verschiedenen Weisen zu
komplexeren
Vorstellungen
zusammentreten:
sie
knnen
Vorstellungszusammensetzungen, aber auch bloss Vorstellungszusammenstellungen
bilden. Im ersten Falle wird der durch Vorstellungskomplex erfasste Gegenstand
anschaulich, im zweiten Falle unanschaulich vorgestellt (C, 251).
35 Witasek, St., (A, 32-34 passim). Il W. distingueva, pi chiaramente del Meinong, che
si dnno due generi di sintesi percettive: luna rispondente alle qualit formali esteriori,
laltra alle qualit intrinseche degli oggetti.

36 St. Witasek, C, 405-406.


37 Il Kreibig ritiene che Die Gestaltqualitt ist ein anschaulich erfasstes Erzeugnis der
zugrunde liegenden (oft nicht explizite erkannten) Beziehungen (Apud: Ad. Gelb, A,
51).|
Per il Marty le Gestalten nichts anderes sind, als Gruppen von Empfindungen, zwischen
denen besondere Verhltnisse bestehen (Apud: Ad. Gelb, A, 56).
38 La discussione fondamentale stata fatta da un discepolo dello Stumpf, Adhmar Gelb
nella tesi: Theoretisches ber Gestaltqualitten, pubblicata in: Zeitschrift fr
Psychologie, 58 (1911) pp. 1-58; qui la riassumo, integrandola, e sar ripresa anche pi
avanti.
39 la tesi del Bhler: Es sei kein Aufbau komplexeren Gebilde aus Elementen, den wir
in dem Gestaltungsvorgangen erleben, sondern vielmehr eine Analyse und Gliederung.
Der Komplex und seine Charaktere seien im Bewusstsein immer das frhere, zu den
sogenannten Empfindungselementen kmen wir erst durch Abstraktion (A, I, 7). Il B.
osserva (28) che, a sua conoscenza, solo il Titchener ammette che si diano stimoli
appropriati di forma.
40 Auch in den Anfngen des Seelenlebens kommt es zu Empfindungskomplexen nicht
durch eine zusammensetzende Ttigkeit in welcher immer erst die bei gleichzeitiger
Reizung ver-schiedener Sinnesorgane und gleichsam aus ihrer Isolierung heraus in einen
Empfindungs-komplex berfhren msste. Vielmehr ist das erste, was angesichts solcher
Mehrheiten ein aktives Eingreifen zu leisten pflegt, nicht eine Synthese, sondern eine
ANALYSE, der erst spter wieder Synthesen folgen (A. Hfler, 405-406).
41 Das heranwachsende Kind analysiert unwillkrlich sein Gesichtsfeld weit
eingehender als in seiner ersten Lebenszeit indem es berall unwillkrlich seine
Aufmerksamkeit auf die Gegenstnde richtet, auf dies es anfnglich durch pdagogische
Mittel gelenkt wurde; ebenso analysiert der Maler unwillkrlich jedes Anschauungsbild
weit eingehender als den Laie; der Musiker analysiert unwillkrlich die Gehrseindrucke,
der Feinschmecker die Geschmacks-empfindungen..., Cornelius H., Ueber
Verschmelzung und Analyse, (apud Hfler, 406).
42 Questa ulteriore distinzione fra gli stessi contenuti fondati o Zweitgegenstnde
fortemente inculcata anche da A. Hfler (428 e segg.). Secondo questo A. la prima classe
data dalle Gestalten a s, la seconda dalle Beziehungen: le prime sono un oggetto
dintuizione (Anschauung), non le seconde che sono opera dellintelletto (cfr. 436 e segg.,
e lart. Gestalt und Beziehung).
43 Di questo parere, oltre il Gelb, anche lHusserl, secondo il quale vi sono dei
complessi sensoriali (sinnliche Menge) che sono appresi immediatamente con uno
sguardo, come uno stormo di uccelli, un mucchio di mele... Questo sguardo immediato
condizionato da certi segni che lHusserl chiama momenti figurali, i quali non sono
n contenuti particolari, n relazioni, ma alcunch di caratteristico che sorge auf Grund
einer Verschmelzung der Glieder und ihrer gegenseitigen Relationen (Philosophie der
Arithmetik, Kap. XI, 231; cfr.: Logische Untersuchungen, II, Bd. III, 23, pag. 282 n., e
segg.).
44 Gelb, A., A, 36.
45 Da parte della Scuola del Meinong replic subito al Gelb, Alois Hfler, con lart.:
Gestalt und Beziehung-Gestalt und Anschauung, impugnando la contestazione che la
Gestalt intuitiva non sia una relazione. Tuttavia secondo unanalisi del Bhler,

lopposizione fra le due Scuole del Meinong e dello Stumpf, intorno allessenza della
Gestalt, pi apparente che reale. Anche A. Hfler parla di un Mitauffassen della
Gestaltqualitt rispetto alle relazioni e la Scuola del M. non del tutto contraria ad
ammettere anche delle Gestalteindrcken. (Bhler, K., A, 12-13 Einleitung). La
posizione ultima di C. Stumpf nella Erkenntnislehre (1939-1940) rivela espressamente
unattitudine conciliativa, mentre resiste con forza agli sviluppi della Scuola del
Wertheimer, come si dir nel volume: Filosofia della Percezione.

capitolo quarto
LA FENOMENOLOGIA
DELLA PERCEZIONE NORMALE
Sommario La nuova posizione del problema e la critica alle teorie precedenti (mosaico,
associazione e produzione). Le otto leggi dellorganizzazione di Wertheimer e la
determinazione della soglia sensoriale. La fenomenologia di figura e sfondo (E.
Rubin): fenomeni e leggi. Il principio della costanza: reazione fisiologica e percezione;
psicologia della lettura; costanza di grandezza, figura e colore; colori filmari e pellicolari,
regressione fenomenale (Benary; Fuchs, Katz, Gelb); la costanza negli animali (Khler,
M. Hertz) e nelluomo (Gottschaldt, Wulf).
1. La nuova posizione del problema
Con tutta probabilit la Gestalttheorie non sarebbe mai sorta senza la ricca fioritura di
tendenze sintetiche di cui si detto1.
Ciononpertanto i Gestaltisti hanno unidea molto esclusiva del proprio movimento: essi
ritengono che tutti i tentativi pre|cedenti, compresi quello di von Ehrenfels e della scuola
di Graz, sono abortiti per il fatto che non hanno rinunciato al postulato fondamentale
dellAssociazione. Solo la Gestalttheo-rie, approfondendo tanto lindagine dei fatti, come
lanalisi dei concetti, riuscita a ritrovare loriginalit del fatto percettivo senza
incertezze o compromessi. Se, come tutti i movimenti rivoluzionar, la Gth. ha sviluppato
i princpi un po alla volta, per essa ebbe fin dagli iniz, per merito di un lucido
intelletto, il Wertheimer, un indirizzo e direzioni di lavoro assai precisi, i quali, bench
sviluppati e integrati con altre ipotesi e con nuovi fatti, nella loro struttura restano
immutati ancor oggi nella Scuola.
Uno studio paziente dei princpi e dei fatti mi ha portato alla persuasione che vi sia nella
Gth. un nucleo di valore positivo per la fondazione critica del realismo. Per questo mi
parso utile di offrire tanto dei princpi metodologici, quanto dei risultati sperimentali
unesposizione analitica sostanziale, sia pure per sommi capi, affinch ciascuno abbia
lopportunit di giudicare se sia o no fondata, e fin dove lo sia, la mia persuasione circa la
convenienza di un approfondimento del realismo tomista in questa direzione.
Il ncciolo della Gth. quasi di evidenza immediata. Facciamo con il Wertheimer
unipotesi un po stramba (D, 59). Supponiamo di entrare in Paradiso con tutta questa
nostra curiosit scientifica intorno al problema della percezione, e di trovare col miriadi
di Angeli, intenti ciascuno a suonare un proprio strumento. Il nostro compito scientifico
quello di trovare qualche legge in questo chiasso angelico. Pertanto noi possiamo
avvertire che lAngelo A suona la nota Do, lAngelo C la nota Re, lAngelo M la nota Fa
e cos via: e se abbiamo tempo e pazienza sufficienti possiamo trovare le note suonate da
ciascun Angelo in ogni particolare istante di tempo. Ma avremo noi spiegato quella
musica celeste nel suo attraente incanto? quello che pensano molti filosofi e scienziati:
solo che questa attitudine mentale ha un grave difetto, quello di trascurare il significato
del tutto, occupandosi esclusivamente delle parti. Allora, lasciando da parte i
pregiudiz scien|tifici, immergiamoci in questa musica celeste, lasciandoci guidare dalle
carezzevoli attrattive dei suoi temi e delle loro evoluzioni. Quella musica ci apparir dun
tratto come una grande sinfonia di Beethoven, nella quale quando si afferrato bene il

tema, si sa ormai molto intorno allo sviluppo della intera sinfonia. Nel caso che
riuscissimo, in seguito, ad afferrare nel suo complesso tutta larchitettura della sinfonia,
potremmo anche risolvere il primo problema, quello della scienza; ma questo non per
nulla necessario al nostro godimento estetico, ch anzi gli pu nuocere.
Supponendo pertanto che gli Angeli del Paradiso suonino una sinfonia, ogni buon
intenditore di musica afferma che la seconda attitudine lunica adeguata per la
comprensione della sinfonia, poich non ci permette tanto e solo di sapere quello che
ogni Angelo suona in un dato istante, ma anche perch lo suona. Lesecuzione integrale
della sinfonia ci a cui convergono ogni suono, tema e sviluppo: cos in questa
direzione deve muoversi anche la nostra apprensione della sinfonia.
Al Paradiso ed ai suoni angelici sostituiamo lUniverso e gli avvenimenti che in esso
accadono e si avr la posizione netta del problema e lo spirito della nuova soluzione,
come sintetismo assoluto, in opposizione tanto allAnalismo assoluto degli
Associazionisti, come al sintetismo moderato delle correnti intellettualistiche sopra
ricordate.
Lanalismo assoluto ha sfruttato abilmente la pretesa di applicare alla teoria della
conoscenza il cosiddetto criterio oggettivo della scienza, introdotto allalba del
pensiero moderno da Galileo e rinforzato poi da Cartesio. In psicologia esso prese, nella
seconda met del secolo scorso, com stato narrato un atteggiamento molto definito
e pretendente, che i Gestaltisti schematizzano nei due seguenti punti.
1) Lipotesi del mosaico o bundle hypothesis. Ogni complesso risulta di una somma
di contenuti o pezzi particolari (cio le sensazioni), che si mantengono rigidamente
identici in tutta lesperienza dellindividuo. Esempio: se ho a1 b1 c1 e sostituisco b2 c2 a
b1 c1, ottengo a1 b2 c2. Noi ci troviamo,| quindi, sempre di fronte ad una molteplicit
sommativa di componenti, ciascuno variamente costituito (un fascio) e non si pu
costruire sopra alcunch, se non per pura sommazione. A questo modo, alle sensazioni
attuali si aggiungono i residui di passate percezioni, sentimenti, attenzione,
comprensione, volont. Anche la memoria si comporta come una somma di contenuti.
2) Lipotesi dellassociazione
Essa fonda e completa la precedente. Se un certo contenuto A stato frequentemente
sperimentato assieme a B (in contiguit spazio-temporale), si stabilisce una tendenza
per A di richiamare B (caso tipico: le sillabe senza senso dellEbbinghaus). Il principio
riguarda la sola connessione esistenziale, di fatto, limitata quindi al puro apparire, una
connessione che resta essenzialmente estranea (sachfremd) alla natura degli oggetti. I
contenuti si collegano fra loro in modo arbitrario e la questione delle relazioni
intrinseche, in via di principio, non mai sollevata.
Ambedue queste ipotesi poggiano sopra lidentico principio: al fondo di ogni funzione
psichica non si ha che una connessione di sommazioni pure (Und-Verbindungen); cio la
costruzione, a partire da pezzi isolati e avventiz, di un primo complesso, da questo un
secondo, dal secondo un terzo e cos via. Da questi aggregati di pezzi possono sorgere
in seguito strutture pi complesse che vengono costruite come secondarie sopra la
sommazione pura.
Il rapporto di appartenenza (Zugehrigkeit) non ha alcuna importanza nel far
emergere i contenuti e le relazioni fra i contenuti. Non si d alcun principio ultimo che
regga, nella sua struttura, laggregazione; ad essa bastano i fattori estrinseci della
frequenza e della simultaneit di presentazione.

In contrasto con la precedente teoria, la G.theorie ritiene che soltanto in certe condizioni
particolari, entro limiti molto ristretti, i quali forse in concreto non si realizzano mai, noi
ci troviamo di fronte a rapporti di ordine puramente sommativo, il cui risultato sia in
funzione esclusiva o principale dellespe|rienza passata. Questi sono casi rari, non il tipo
ordinario dei fatti psichici. Tali casi si possono verificare in condizioni di estrema fatica,
di brusca interruzione del pensiero, o nella presentazione artificiale di oggetti in
laboratorio, quando, a scopo sperimentale, si d la consegna (Aufgabe) precisa di
osservare nei suoi pezzi un dato materiale. Ma anche in questi casi accade di avvertire la
tendenza spontanea della mente a considerare loggetto da un punto di vista totalitario.
Di solito, nella vita reale, il dato (das Gegebene), si presenta sempre, sia pur in gradi var,
come strutturale (gestaltet); esso ha immediatamente il carattere di totalit, pi o meno
definito, e presenta processi totali con propriet totali, tendenze totali, caratteristiche e
determinazioni totali delle parti. I cosiddetti PEZZI appaiono, quasi sempre, come
PARTI di processi totali, i quali sono dati immediatamente nel proprio contenuto, e
anteriormente alle parti nella loro origine.
Su questo punto la G.th. differisce profondamente anche dalla teoria della G.qualitt di
von Ehrenfels e dagli sviluppi della Scuola di Graz, sia quanto allambito, sia quanto alla
natura degli oggetti.
Quando esaminiamo la posizione di von Ehrenfels, dice il Wertheimer, noi restiamo
colpiti da due fatti curiosi e contrastanti: prima, dal suo coraggio ammirabile nel proporre
e difendere la nuova idea della Gestalt, poi dal carattere prettamente sommativo che ha
conservato la sua teoria. Strettamente interpretata la sua posizione si riduce a questo:
suono una melodia a me familiare, che consti di sei note, e la trasporto in unaltra
tonalit; si sa che, malgrado il cambiamento di tono e quindi limpiego di sei note nuove,
io riconosco la melodia come identica. C quindi nella melodia qualcosa di pi della
somma algebrica di 6 suoni, una settima cosa che la Gestaltqualitt. questo settimo
fattore o elemento che ci permette di riconoscere la melodia, malgrado lavvenuta
trasposizione; ed qualcosa che si fonda sui suoni che sono dati. Il principio
dellassociazionismo, quindi, viene al pi ristretto, non soppresso o superato (E, 46).|
In continuazione dellidea primitiva, il von Ehrenfels ha spiegato che nella melodia si
dnno, oltre i sei suoni, gli intervalli fra i medesimi, che sono dei rapporti o relazioni. Nel
trasporto di tonalit, i suoni fisicamente sono cambiati, ma i rapporti sono rimasti
costanti: essendo la Gestaltqualitt una apprensione di suoni in determinati rapporti, si
comprende come possa rimanere percettivamente identica nella trasposizione, poich si
cambia solo il materiale, non la struttura.
A questo il Wertheimer si accontenta di osservare che in certi casi si ha lapprensione
della melodia originale anche con alterazioni notevoli di questi rapporti. Secondo il
Khler il primo criterio di von E., bench sia necessario, in s insufficiente a
caratterizzare le forme percettuali, poich per il loro sorgere non basta che lelemento
dello stimolo entri a far parte di un sistema fenomenale (o fisiologico), ma si richiede
inoltre che gli elementi [o parti del sistema] siano capaci dinfluenzarsi luna con laltra,
reciprocamente. La Gestalttheorie spiega, come si vedr, il sorgere delle forme
fenomenali come un processo di tendenza allequilibrio (principio dellisomorfismo).
Quanto poi al secondo criterio, la trasportabilit, secondo il K. esso certamente
caratteristico delle Gestalten, ma esige troppo: vi sono esempi autentici di Gestalten
le quali tuttavia non sono suscettibili di essere trasportate; il criterio quindi sufficiente,

ma non necessario, e dimostra lindipendenza che hanno alcune Gestalten dalle parti in
esse contenute (A, 36-37). Non sono certamente tali p. e. le Gestalten biologiche. Dei
due criter proposti dal von E. adunque, luno dice troppo, laltro troppo poco, poich vi
manca ancora il principio della spiegazione funzionale.
3) Lipotesi della produzione
Si visto sopra che il Meinong con la scuola di Graz, per liberare la costruzione di v.
Ehrenfels dai labirinti nei quali si era impaniata, concep i contenuti formali di
qualsiasi ordine quali contenuti puramente ideali ed escogit la
Vorstellungsproduktion, per la quale al Grundlage amor|fo dei contenuti sensoriali
(le 6 note di un tema melodico) saggiunge ex novo la melodia nella sua struttura
unitaria.
Per la Gestalttheorie questa soluzione costituisce, invece di un progresso, una deviazione
della prima intuizione del problema, fatta dal v. Ehrenfels: si ritornava senzaltro alle
posizioni lotziane.
La scuola di Graz ebbe un infaticabile ricercatore ed un abile teorico e polemista in
Vittorio Benussi2: la sua posizione, fondata su di un ricco materiale sperimentale quella
che, al di fuori della cerchia del Wertheimer, ha riscosso maggiori consensi. Il Benussi si
proponeva anche di superare le difficolt ed i dissensi che erano sorti nella stessa scuola
del Meinong. Egli non accett, cos comera, la teoria della produzione; ritenne per la
distinzione dei due ordini di rappresentazioni; solo che alla terminologia primitiva ne
sostitu una nuova, denominando rappresentazioni di origine sensoriale le
rappresentazioni elementari e rappresentazioni di origine asensoriale le
rappresentazioni prodotte. Egli vi fu condotto da uno studio personale sopra le
percezioni inadeguate, le illusioni. Lillusione per il Benussi, come per i Gestaltisti, ha
la sua ragione nella tendenza che abbiamo di afferrare loggetto come un tutto, e questo
tanto vero che quando si riesce, con speciali artifiz, a percepire isolatamente le parti
delloggetto, lillusione (p. e. di Mller-Lyer o di Poggendorf) scompare. Da ci si ricava
che per un gruppo costante di elementi il rendimento percettivo pu non essere costante.
Esso varia in forza di particolari atteggiamenti che il soggetto assume, sia
spontaneamente e inconsapevolmente, sia anche intenzionalmente e consapevolmente, di
fronte alloggetto da percepire. Gli stimoli sensoriali non determinano quindi
univocamente laspetto delloggetto percepito. Benussi indic questo fenomeno come
plurivocit (Mehrdeutigkeit) formale; esso caratteristico di quegli oggetti particolari che
sono le forme.|
Ma si hanno fenomeni di percezione inadeguata, cio illusioni, anche rispetto ai contenuti
inferiori, come i colori: basti ricordare il vasto campo sperimentale delle fusioni
cromatiche fra i colori complementari, e quello opposto dellinduzione antagonista.
Mettendo in movimento un disco diviso in tre settori anulari di cui quello centrale sia
bianco e gli altri due uno nero ed uno verde, si ha che il disco centrale appare
leggermente rosso (colore complementare del verde); mentre se si fa ruotare un disco
diviso in due settori di cui uno sia bianco e laltro nero, si ha per risultante un colore
grigio intermedio.
importante rilevare che nel caso dellinduzione cromatica il rendimento percettivo
ordinario (lillusione) costante, cio soggetto alle variazioni constatate per le illusioni
ottico-geometriche, le quali, come si visto, possono variare in forza di particolari
attitudini di coscienza.

Benussi distinse perci due tipi di inadeguatezza percettiva:


a) Linadeguatezza percettiva di origine sensoriale (come quella dovuta allinduzione
cromatica). Essa rimane costante, quando sono costanti le condizioni degli organi
sensoriali interessati; perci essa si pu considerare dovuta a fenomeni di ordine
fisiologico realizzantisi in quegli organi sensoriali periferici.
b) Linadeguatezza percettiva di origine asensoriale (come quella delle illusioni otticogeometriche). Essa varia, pur restando costanti gli stimoli sensoriali periferici (la
plurivocit); perci si arguisce che essa non devessere dovuta al puro meccanismo
degli organi sensoriali periferici. Benussi si limit a qualificare questi altri fattori come
asensoriali, dato che finora non si potuto precisarli in modo pi determinato.
Ma, prosegue B., questa distinzione pu essere estesa a tutte le nostre percezioni e cio
alle percezioni adeguate. Anche le percezioni di forma devono considerarsi come
percezioni di origine sensoriale: anchesse possono essere viste diversamente, secondo i
var atteggiamenti di coscienza assunti| dai soggetti, e (quindi) secondo i var
collegamenti che possono costituirsi fra gli elementi del complesso.
Con questa sua dottrina il Benussi, forse senza saperlo, faceva progredire di un nuovo
passo dopo quelli del v. Ehrenfels e del Meinong linterpretazione aristotelica,
inaugurata dal Brentano.
Il Koffka prese in particolare esame gli argomenti avanzati da Benussi in difesa della sua
teoria sulle percezioni inadeguate che doveva sostituire la teoria primitiva della
produzione.
Secondo Benussi si d il fatto che in alcuni casi di illusioni, usando particolari artifiz,
noi possiamo correggere la illusione. Pertanto lo stimolo, cio il materiale sensoriale
(Empfindungsmaterial), pu rimanere costante ed avere noi percezioni diverse. Il Koffka
osserva che il Benussi non pu offrire alcuna prova di questasserzione in base
allosservazione diretta, poich questo esigerebbe che tanto le Gestalten come i
contenuti sensoriali fossero presenti simultaneamente allintrospezione ci che il
Benussi non ammette3.
Lipotesi della costanza dei contenuti sensoriali, che caratteristica della posizione
associazionistica, conservata dal Benussi senza prova alcuna, come un semplice
postulato. Ma la Gestalttheorie come si vedr ne ha fatto giustizia per sempre.
Altro importante principio del Benussi era che le Gestalten non hanno uno stimolo:
esse sono reizlos. La questione per se vi siano o no stimoli esteriori per certi processi
nel nostro organismo assai pi complessa di quanto il Benussi non credesse. Essa non
pu esser decisa solo in base ad un esame fisico degli oggetti; ma lo stimolo va
esaminato nella particolare relazione che ha verso lorganismo. Tale esame rivela
chiaramente che vi sono stimoli (anche) per le forme. La posizione del Benussi
suppone una concezione meccanicista della realt fisica: essa non conterrebbe che
aggregamenti di sommazione (Und-Verbindungen), e che la percezione della Gestalt| sia
alcunch di sopraggiunto allo stimolo, qualcosa di prodotto appunto. Ma questa posizione
arbitraria, osserva il Koffka. Lasciamo pure per ora da parte il problema se il mondo
fisico si riduca ad aggregati amorfi o piuttosto si presenti come strutturato (forme
fisiche). Tra le forme di percezione ed il mondo fisico vi sono i processi del sistema
nervoso centrale, che possono benissimo essere interpretati come il correlato
dellapparire delle forme. Del resto questo correlato stato riconosciuto dallo stesso
Benussi, solo che egli ha declinato di indagarne pi intimamente la natura. I fautori della

Gth., invece, hanno pensato di andar pi oltre e hanno avanzato lidea che questi stessi
processi non vanno considerati come sommazioni di eccitazioni isolate, ma come
processi totali organizzati: a questo modo le Gestalten non appaiono come fenomeni
bizzarri, sorti dal nulla. Al termine di creazione o produzione delle Gestalten, va sostituito
quello di esperienza delle Gestalten, che poi aderente a quanto ci noto nella riflessione
o coscienza che abbiamo di questi atti4.
La G.theorie pertanto, come oggi si presenta, comprende due parti, che vanno ben
distinte: luna descrittiva, cio analitica, laltra funzionale, cio sintetica ed interpretativa.
La prima abbraccia una ricca messe di osservazioni nuove, per le quali il principio di von
Ehrenfels ha raggiunto una formulazione definitiva e radicale. Lesperienza, cio, di
solito presenta dei tutti organizzati, le cui parti si trovano coordinate secondo un
sistema gerarchico attorno ad un punto centrale. Tali strutture sono immediate non meno
delle loro parti e spesso il tutto| appreso prima di qualsiasi cosa riguardante le sue
parti. Questasserzione, che fondamentale fra tutte nella Gth., non avanzata come il
frutto di preconcetti aprioristici, ma come la conclusione di esperienze le pi varie che
hanno il pi rigoroso carattere scientifico: von Ehrenfels rimase irretito
nellAssociazionismo, perch la sua conclusione si appoggi sui soli dati dellesperienza
volgare. La formula, ed il problema fondamentale della Gestalttheorie, pu esprimersi
secondo il Wertheimer nei termini seguenti: Si dnno dei tutti strutturali, il
comportamento dei quali non determinato da quello dei loro elementi individuali, come
pezzi isolati, ma ove invece i processi parziali sono essi stessi determinati dalle leggi
strutturali interne del tutto5.
Nella seconda parte, che corrisponde anche ad un secondo periodo di sviluppo della
teoria, si affronta il problema delle radici ultime di queste strutture. E poich la prima
strettamente scientifica, la seconda interpretativa e teorica, esse possono andar disgiunte;
i fatti hanno un valore per s, ma linterpretazione pu esser soggetta a discussione. Per
questo lo studio della G.th. ci apparso del pi alto interesse teorico e non un puro
terminismo o scientismo da relegare, come i filosofi fanno di frequente, fra le aberrazioni
degli uomini positivi.
2. Le leggi dellorganizzazione (Wertheimer)
Presentiamo sopra uno sfondo omogeneo una serie di punti discontinui. Sta il fatto che, di
fronte a questo dato di esperienza, non ci comportiamo in un modo indifferente; non
una qualche somma di punti di fronte a noi, ma un conte|nuto che si presenta come
figurato6. Quei punti, cio, tendono, entro certi limiti, ad articolarsi in forme spontanee
e naturali, rispetto alle quali ogni altra combinazione che si voglia ottenere appare
instabile e difficile a mantenersi. Consideriamo, p. es., un complesso di macchie nere ed
irregolari disposte in un certo modo. Nella fig. 1 facile vedere due gruppi di macchie, e
ciascun gruppo possiede una sua unit percettiva. Le macchie che appartengono ad un
gruppo, non si uniscono, malgrado la loro somiglianza, allaltro gruppo. Se osserviamo la
figura senzalcuna idea preconcetta, si ha che immediatamente simpone una
segregazione ben definita delle parti: molte altre combinazioni saranno logicamente
possibili, ma altra cosa vedere, altra pensare. Ci che noi vediamo, nel caso, sono i due
gruppi, i quali continuano ad imporsi anche se le macchie mutino di colore, purch
restino inalterati i rapporti spaziali.
Si osservi la combinazione di punti come .:. ; vi si pu vedere tanto lindicazione delle

quattro braccia di una croce quanto i quattro angoli di un romboide. Pi tipica in questo
senso la figura di Sanford (fig. 2) la quale presenta la possibilit di modi diversi
simmetrici di aggruppamento di circoli, secondo tutte le direzioni dello spazio. Rientrano
in questo genere di fenomeni le caricature, i profili, gli schizzi, nei quali, con poche linee
in apparenza frammentarie, si mettono in rilievo una personalit, un carattere.|
Si pu andar oltre e dire che queste combinazioni o divisioni figurali seguono delle leggi
definite? Il problema stato risolto dal Wertheimer appunto con un metodo che ciascuno
pu ripetere per suo conto (B, 303 e segg.).
I. Su di uno sfondo bianco omogeneo si presenti una serie di punti, che siano separati
alternativamente con intervalli di mm. 3 e 12 come nella fig. 3.
Normalmente la serie vista secondo le combinazioni ab/cd, ecc., e non a/bc/d...;
questultima combinazione tanto innaturale che molti non riescono a realizzarla,
neppure con gli sforzi pi energici dellattenzione. Il Wertheimer illustr il fenomeno
variando sia le direzioni nelle disposizioni dei punti, come il numero dei medesimi e
trov sempre lidentico risultato (fig. 4). C di pi.
Aumentando il numero di punti, le combinazioni diventano sempre pi immediate e
definite; se fosse vero il principio dellAssociazione, il numero maggiore di punti
implicherebbe uno sforzo associativo maggiore; la realt invece tutta al contrario. Cos
p. e. se nella fig. 5 io posso vedere tanto una croce come un rombo, nella fig. 6 queste
ambiguit scompaiono.|
Raccogliendo il significato di questosservazione possiamo dire: la forma di
aggruppamento che implica il pi piccolo intervallo quella pi naturale; cio il
fenomeno retto da ci che possiamo chiamare fattore della vicinanza. Esso pu esser
verificato anche nel campo auditivo, usando (in modo simile al campo ottico) della
lunghezza delle pause.
II. La vicinanza non per lunico fattore di aggruppamento. Si presentino ad eguale
distanza fra di loro una certa quantit di punti, i quali per differiscono o nella forma o
nel colore; in questo caso il fattore della vicinanza inesistente, mentre entra in azione
uno nuovo, quello della somiglianza o della buona Forma; come si vede nella fig. 7.
Anche per questo fattore c corrispondenza nel campo auditivo (Wertheimer, M., B,
311). La somiglianza nel cangiamento (fig. 8) d luogo ad una forma originale di
sintesi che si potrebbe chiamare anchessa una trasportabilit visuale.
III. Quando questi due fattori, la vicinanza e la somiglianza, sono trovati insieme, allora
possono tanto cooperare come opporsi in modo alterno; nella fig. 9, si oppongono in
modo alterno; nella fig. 10 contribuiscono luna e laltra allidentico fine che
laccentuazione della verticalit.|
IV. Sia presentata la serie di punti della fig. 11. Quindi senza che il soggetto se laspetti,
ma sotto i suoi occhi, facciamo un leggero spostamento a tutto un gruppo insieme: come
abc o def: il soggetto vede questo spostamento al tutto naturale. Se invece spostiamo
punti di gruppi diversi come c d e, il soggetto accusa disagio e non sorienta pi. Il
Wertheimer chiam il primo cangiamento pro-strutturale, il secondo contra-strutturale, a
seconda che il destino comune, cio lo spostamento, al quale questi punti sono stati
assoggettati, o non conforme al loro modo naturale di raggrupparsi. (Fattore del
destino uniforme o del destino comune).
V. Il Wertheimer escogit unaltra combinazione curiosa. A partire dalla prima serie di
punti nella fig. 3 gli intervalli sono rispettivamente di mm. 2 e 20, come sopra;

mantenendo costante la somma dellintervallo, fra i punti di due serie, si variino


gradualmente le distanze fra le due serie. Si avr allora che i punti estremi, restando
immutati glinterni delle due serie, si spostano verso una zona centrale e le figure iniziali
progressivamente scompaiono.
Graficamente le cose si possono esprimere a questo modo:
Se si presentano queste sette serie separatamente, si possono avere tre comportamenti
percettivi ben differenziati, di cui due dominanti e cio la serie A con a b e c d e la serie G
con a bc d, ed una intermedia cio la serie D (S1 = 11, S2 = 11) uniforme ed
insignificante.
Le serie rimanenti, di carattere intermedio, possono esser viste secondo la direzione
percettiva suggerita dalla costellazione a cui appartengono.
Concludendo, si pu dire che nelle serie A e G la forma pi netta, nelle altre meno; o
per usare la terminologia, divenuta classica, del Wertheimer nelle une essa pi
pregnante, nelle altre lo meno. In altre parole: le serie presen|tano gradi diversi di
pregnanza (Prgnanzstufen) cio di accentuazione della struttura.
VI. Riprendiamo lesperimento precedente, operando le variazioni da A a G sotto gli
occhi dellosservatore. Si potr constatare che lordine di presentazione, quando fatto
nel senso di A verso G o nel senso di G verso A, non ha in tutte le serie lo stesso effetto.
Difatti, mentre le serie estreme restano inalterate, cio ab, cd, ..., a bc d, le serie
intermedie subiscono lattrazione della direzione iniziale e cos la serie C quando segue
ad A e B percepita pi simile (vicina) ad A, ci che non avviene quando segue a G, F, E.
Questo significa che la posizione percettiva della serie non qualcosa di assoluto, ma in
funzione del posto che occupa nella sequenza (fattore della posizione oggettiva o
Einstellung).
VII. Che la prossimit o contiguit spaziale non sia un fattore decisivo di
organizzazione dimostrato dalle combinazioni di figg. 12 e 13. Oggettiva-mente, i punti
di B sono pi vicini ad A e C, di quello che sono i punti di A e C fra loro: tuttavia noi non
percepiamo la combinazione AB/C o BC/A, ma AC/B cio una linea orizzontale ad una
verticale nel mezzo.| Si ottiene lidentico effetto se ai punti si sostituiscono delle linee.
questo il fattore della direzione o della buona forma o anche del complemento7.
Il Wertheimer ne determin ancor meglio la portata usando delle figure chiuse (figg.
14-15-16); in esse si vede che alcune linee hanno unintrinseca necessit a chiudere in un
dato modo una figura e non in un altro. Dati abcd, ab/cd costituiscono due unit in s
rinchiuse, ed questaggruppamento che percepito, non ac/bd, questo fenomeno rivela
il fattore di chiusura (Geschlossenheit)8.
Nelle figure 17-18 ha importanza notevole il fattore posizione; nella fig. 17 i due
esagoni che hanno un minimum di area in comune in posizione obliqua sono percepiti
distinta|mente; nella fig. 18, nella quale coincidono parzialmente alle estremit in
posizione rettilinea, non si vede che un esagono unito con una piccola losanga al centro.
Pi dimostrativa in questo senso la serie di fig. 19-21, dalla quale si rileva che| non
qualsiasi addizione rende impossibile la percezione della figura originale, ma allora
soltanto che il risultato di completare certi buoni sussidiar: la figura fondamentale
mentre resiste nelle combinazioni di fig. 20, scompare nella combinazione di fig. 21. Il
Khler ha dato diverse variazioni sperimentali al principio, di cui d un esempio (fig. 2223). Chiamando O la figura fondamentale, P le addizioni pro-strutturali e C le addizioni
contra-strutturali, OP diverso da OC. Nella composizione del Khler si fa evidente che

la qualit, non la quantit delle aggiunte, che assorbe un certo contenuto.


VIII. Ultimo fattore enumerato dal Wertheimer lesperienza passata (e lassociazione).
Essa ha unimportanza indiscutibile in molte percezioni, ma non va sopravalutata a danno
dei fattori precedenti, poich nella concorrenza vincono sempre i fattori di forma, come
si pu osservare nella fig. 24 che una semplice combinazione di W ed M, come si pu
osservare con un lieve spostamento nella fig. 25.|
* * *
Questa prima serie di ricerche costituisce una semplice introduzione, di notevole
trasparenza sperimentale e concettuale, allelaborazione sistematica della teoria.
La concludiamo con il mettere in evidenza linadeguatezza della psicologia
elementarista a riguardo del problema classico della psicofisiologia, quello della
soglia percettiva. Il fisiologo Ernesto Enrico Weber formul, per primo, nellambito
dei fatti psichici, la legge che fu poi perfezionata con lausilio matematico dal Fechner,
secondo la quale noi non percepiamo le differenze assolute delle cose ma quelle
proporzionali. Ne segue che mentre il valore dello stimolo pu crescere in modo
continuo, la sensazione cresce in modo discontinuo. Seguendo lo Herbart, si chiamato
soglia (Schwelle) il limite in cui uno stimolo capace di rendersi presente alla
coscienza, cosicch si ha che la sensazione cresce secondo una progressione aritmetica
quando lo stimolo cresce invece secondo una progressione geometrica. Il Fechner
enunci la legge logaritmica: lintensit della sensazione uguale al logaritmo dello
stimolo corrispondente. A parte la controversia che suscit la formula matematica con la
quale il Fechner volle enunziare questo fatto, il fatto come tale resta ed sufficiente,
anche preso in generale, a mettere in imbarazzo la psicologia associazionista. Essa deve
ammettere una corrispondenza rigorosa ed univoca fra stimolo e sensazione, cosicch ad
un certo stimolo deve corrispondere di necessit una certa sensazione e deve perci
interpretare la legge Weber-Fechner nel senso che, quando due stimoli sono
sufficientemente differenti, tali saranno anche le corrispondenti sensazioni. Gli scarti che
di fatto si verificano nella corrispondenza fra stimolo e sensazione erano attribuiti
allinflusso di funzioni superiori (giudiz, illusioni, attenzioni), ci che un semplice
uscir di questione. La concezione associazionista porta in s unassurdit evidente. Si
diano tre gradi dello stimolo e1, e2, e3 a cui corrispondano| le tre sensazioni s1, s2, s3.
Dallesperienza sappiamo che s1 e s2 non si distinguono, n s2 e s3, ma solo s1 e s3. Si
ha allora s1 = s2, s2 = s3, ci che porterebbe a dire che s1 = s3, ma lesperienza ce lo
vieta: dunque il principio associazionista non regge neppure in psicofisica.
Alla considerazione elementare, i Gestaltisti sostituiscono una considerazione globale
di costellazioni di stimoli, a cui corrispondono reazioni psichiche globali nella forma (e1
+ e2) = P (omogenea), (e2 + e3) = P (omogenea) e (e1 + e3) = P (eterogenea). In questa
posizione s2, dal punto di vista psichico, ha una diversa funzione in P e P, essendo
diverse le condizioni totali del campo e non v alcun pericolo dincappare nellidentit,
smentita dai fatti, di s1 = s3 9.
3. Figura e sfondo (Rubin)
Il Wertheimer alla fine dello studio, che stato ora riassunto, si era occupato sotto il n. IX
delle condizioni generali dellapparire di oggetti, i quali vengano a trovarsi sopra un
campo visuale. Egli osservava che quando un oggetto viene a trovarsi sopra un campo
omogeneo ci che assai raro nellesperienza ordinaria si esige in esso un notevole

grado di differenziamento, affinch possa essere percepito. Il campo perfettamente


omogeneo appare come un campo totale (Ganzfeld) che si oppone tenacemente alla
suddivisione, disintegrazione, ecc.; mentre loggetto, nettamente differenziato appare
come figura. Il fenomeno diventa pi evidente con figure che siano colorate diversamente
dal campo che serve da sfondo: la figura non fa corpo con lo sfondo, ma si stacca da
esso, in modo che lo sfondo non pare sia interrotto dalla figura soprastante, ma che
invece si continui al di sotto di essa.
Tutti gli esemp che hanno portato alla formulazione delle| 8 leggi suppongono che il
carattere della figura percepita dipendente dal carattere del campo sottostante; e si pu
avere che la direzione dinfluenza percettiva non si esercita solo dallo sfondo sulla figura,
ma anche dalla figura sullo sfondo cosicch si stabilisce tra campo e figura una
condizione di equilibrio reciproco (legge della segregazione [Gliederung] del campo).
I Gestaltisti trovarono una conferma di questa legge di segregazione del campo in una
serie di ricerche, condotte dallo psicologo danese E. Rubin nel laboratorio di G. E. Mller
a Gottinga e pubblicate la prima volta in danese nel 1913, nelle quali le relazioni fra
figura e fondo furono determinate con genialit di tecnica e particolare acume
dinterpretazione10.
Del resto, anche nella vita ordinaria, si pu rilevare che gli oggetti non sono percepiti che
in relazione ad un certo sfondo; tale la condizione di ogni fatto umano sia che lo si
guardi dallinterno, come dallesterno: non si pu p. e. spiegare Napoleone senza la
rivoluzione francese, n la guerra attuale senza il trattato di Versailles.
Lo sfondo costituisce quindi una condizione indispensabile per loggettivazione in
generale: da esso gli oggetti hanno la possibilit di emergere come cose. Il Rubin
precisa meglio la funzione psichica dello sfondo. La Rivoluzione francese rispetto al
sorgere dellastro napoleonico, presenta il significato generale di sfondo, lHintergrund:
esso non ha una funzione specifica nel fatto percettivo; lo possiamo quindi lasciar da
parte perch non ha interesse per la nostra ricerca.
Lo sfondo percettivo non va neppure confuso con lambiente esteriore, lUmgebung,
cio con quanto si trova nella vicinanza delloggetto, e neppure con lattitudine psichica
(di attesa) del soggetto (Standpunkt des Subjekts). Il Grund percettivo un tale sfondo,
nel quale, a differenza dellHinter-grund, non si ha differenza di profondit fra sfondo e
figu|ra. Lesempio tipico quello di una macchia nera su sfondo bianco o viceversa (fig.
26). Vi si pu vedere una figura bianca sopra uno sfondo nero, come anche
uninterruzione di una superficie nera. Se la si guarda con altra attitudine mentale pu
esser vista come una carta geografica che mostra tanto unisola, come un lago. Quando,
come in questi esempi di figure senza senso, lo sfondo obbligato (bianco o nero), si ha
da fare con combinazioni irreversibili.
Usando di speciali artifiz, si danno altri casi nei quali si pu avere la inversione: ci che
prima era apparso come sfondo, pu diventare figura e viceversa: sono le combinazioni
reversibili o figure ambigue. Gli esempi portati dal Rubin sono diventati classici in ogni
discussione intorno alla Gestalttheorie.|
Di fronte alla fig. 27 ordinariamente la prima impressione quella di una cppa o anfora
bianca su di uno sfondo nero; ma seguiamo con locchio i bordi, cio il profilo della
coppa: si avr ad un certo momento la percezione subitanea di due volti in profilo posti di
fronte, mentre la coppa sar scomparsa e la zona bianca ridotta a sfondo. Non si pu
quindi affermare in modo assoluto, concludeva il Rubin, che lo sfondo sia amorfo.

Casi di questo genere sono i problemi figurati dei giornaletti dei bambini di cercare la
lepre, il cane, ecc.; nella fig. 28 il pastorello ha perso la capra, che gli ben vicina! Le
linee di queste configurazioni prima si mescolano con lo sfondo, ma ad un certo punto
alcune di esse prendono un risalto particolare ed emergono sullo sfondo a formare la
figura cercata. Altre forme di opposizione fra figura e sfondo si ottengono usando
ripetizioni di motivi ornamentali (fig. 29), od altre combinazioni complementari, come si
ha nella croce greca dello stesso Rubin (fig. 30) e nella modifica|zione che ne ha fatto il
Khler (fig. 31). Nel primo esempio il motivo di color nero che di solito emerge per
primo come figura, pu in un secondo tempo soprattutto se si rovescia la figura esser
veduto come sfondo e lasciar emergere come figura lo spazio bianco che presenta delle
ampie coppe.
Le due situazioni si ripetono anche per le croci del Rubin e del Khler; nella prima i tratti
dei cerchi dello sfondo possono formare le braccia di una croce; nella seconda, alla
percezione di una croce di S. Andrea, pu succedere la visione netta di una croce greca.
Bellesempio di reversibilit pura, senza linversione di figura e sfondo, dato dalla fig.
32, ove pu apparire tanto un anatroccolo, come un coniglio; cos anche la 32 ove si pu
ve-dere tanto una donna giovane come una vecchia.|
Altro esempio ben noto di figure reversibili la scala di Schrder (fig. 33): secondo che
la si osservi, la scala pu presentare alternativamente i gradini tanto in posizione
diritta da destra a sinistra, come in posizione rovesciata da sinistra a destra.
Figure geometriche come la fig. 34 e la fig. 35 possono parimenti esser considerate
reversibili. Nella prima, alla percezione di una stella chiusa da un esagono, pu succedere
la visione di tre cubi interni allesagono di cui uno posto in alto, e gli altri due in basso.
La figura seconda, che il tracciato lineare del cubo, pu presentare il cubo in rilievo
secondo due direzioni diverse, rivolto in basso o rivolto in alto. Il fenomeno si verifica
anche per i cubi rinchiusi nellesagono, solo che in questo caso si ha un effetto pi
spiccato, e cio i cubi possono apparire alternativamente in alto-o bassorilievo. Di questo
fenomeno si dir pi oltre a proposito della percezione di profondit.
Le caratteristiche fenomenali che oppongono figura e sfondo sono, secondo il Rubin, le
seguenti:|
1) Il campo pi grande funziona da sfondo, quello pi piccolo da figura.
2) Il campo interno dirama linee (di forza) verso lesterno e si consolida come figura,
mentre il campo esterno manda linee verso linterno e si consolida come sfondo11.
3) La figura ha un contorno o profilo (Kontur), lo sfondo non lo ha: il fenomeno
evidente nelle combinazioni ambigue, con senso (fig. 27) o senza senso (fig. 36), quando
si verifica linversione di figura e sfondo.
Il R. verific meglio questa legge, con la fig. 37, nella quale evidente la dipendenza fra
la qualit del profilo o contorno e larea a cui appartiene: la linea di profilo appare
convessa se fa parte dellarea nera, concava se fa parte della bianca. nel profilo o
Kontur quindi che vanno localizzate le forze che determinano quale delle due parti del
campo ha da essere la figura, quale lo sfondo.
4) Dalle stesse combinazioni ambigue risulta che la figura ottiene, rispetto allo sfondo,
una specie di pseudo-rilievo: nella croce della fig. 30 il rilievo tanto evidente che gli
archi di cerchio sono visti continuarsi sotto la croce come cerchi completi.
5) La figura appare pi elaborata, non come unentit separata, ma come determinata
dalla superficie a cui appartiene. Ha la propriet di esser pi penetrante

(Eindringlichkeit) dello sfondo, e questo, aggiunge il Rubin, perch la forma ha maggior


importanza per la conoscenza della realt (96).
Il Rubin riassumeva con questi concetti lopposizione di figura e sfondo. Quando due
campi si delimitano lun laltro e luno percepito come figura, laltro come sfondo,
allora ci che oggetto dellintuizione immediata si rivela cos contrassegnato come se
dal contorno generale del campo uscisse una| efficacia formativa, la quale in un grado
qualsiasi pi o meno alto pu valere solo in un campo o solo nellaltro12. Egli
localizz le forze formative nel contorno che delimita figura e sfondo ed osserv che il
contorno non opera in tutti e due i sensi, ma che il suo influsso si dirige sempre sulla
figura inclusa e non su quella includente. Schematicamente: la qualit del contorno
dipende da quella della superficie che esso termina ed a cui appartiene. Nella fig. 37 se il
contorno appartiene ad un campo, concavo, se allaltro, convesso.
I risultati delle ricerche del Rubin furono confermati dallimpiego di metodi originali dei
Gestaltisti e di particolare interesse sono, fra le altre, alcune esperienze del Koffka, le
quali mostrano che leffetto del contrasto cromatico dipende dalla| natura delle figure che
sono viste nelle parti contrastanti del campo. La fig. 38 mostra un quadrilatero diviso in
una zona verde ed in una zona rossa, aventi nel mezzo un anello grigio. Se con un filo
sospeso verticalmente, divido lanello in due parti, ciascuna di esse subisce il contrasto
del colore dello sfondo ed appare del colore complementare; appena levo il filo e la
figura riprende la sua unit, lanello parimenti riprende il suo color grigio.
Quanto si dice intorno allopposizione e solidariet fra figura e sfondo, vale per le
osservazioni che si fanno in condizioni normali dilluminazione. Se invece, come ha
sperimentato il Galli, un oggetto di piccole dimensioni, applicato su di uno sfondo neutro,
osservato con illuminazione ridotta (luce crepuscolare), si constata una specie di
identificazione fra oggetto e sfondo, quando losservazione sia fatta in visione diretta;
guardato invece in queste stesse condizioni, ma in visione indiretta, loggetto riprende i
suoi caratteri13. Alcuni psicologi hanno cercato di spiegare il fatto ricorrendo alle
funzioni specifiche dei coni e dei bastoncelli. Ma i dati fisiologici, se possono spiegare in
linea generale la differenza fra la visione diurna e crepuscolare, non spiegano perch
nella visione crepuscolare lo sfondo percepito in modo continuo. Qualcuno, come il
Pikler, pens allintervento di unattivit psichica, per la quale si ha invece di una
fusione di dati sensoriali il netto predominio della forma, che come una pregnanza.
Il Galli dalle sue esperienze ricav che, nel caso, si deve pensare ad unintegrazione
attiva fatta dal soggetto pi che ad una pregnanza in senso gestaltista. Ma queste sono
interpretazioni ed i fatti restano quelli che sono. Si pu notare, del resto, che lo studio del
Rubin fu fatto nel laboratorio del Mller, e che il Rubin stesso non spos mai la causa
gestaltista.
Ulteriori ricerche mostrarono che il rapporto percettivo di| figura e sfondo, non
esclusivo del campo visivo, ma si verifica anche in altri sensi. Il Galli trov che nel
campo tattile si hanno gli stessi fenomeni descritti per il campo visuale; parimenti il
Revesz nei ciechi, le cui ricerche saranno descritte pi avanti, nella critica alla
Gestalttheorie.
Tali effetti non sono meno evidenti nel campo acustico. La nostra vita si svolge assai di
rado in condizioni di assoluto silenzio: i suoni e le voci sono da noi uditi sempre su di
uno sfondo di quiete relativa. C di pi: anche in ambienti di gran rumore, come nelle
vie principali delle citt, nelle fabbriche, ciascuno viene un po alla volta ad adattarsi ed a

discriminare facilmente, come figura sopra uno sfondo, alcune serie di suoni, p. es. la
voce di una persona conosciuta, anche se gli altri suoni o rumori sono pi forti.
* * *
Un esame approfondito delle audizioni musicali porterebbe certamente a riconoscere al
campo dei suoni tutte le propriet di figura e sfondo, osservate nel campo ottico e
probabilmente in maggiore variet e ricchezza. Nelle composizioni musicali di solito lo
sfondo (della melodia) dato per lo pi dal ritmo, e questo tanto vero che le persone di
orecchio duro o stonate ritengono spesso solo il ritmo il quale, del resto, percepito
anche dagli animali, mentre non si hanno argomenti che percepiscano la melodia14.
Altre volte, nelle composizioni pi elaborate polifonia, fuga e sinfonia lo sfondo non
dato da contenuti omogenei, ma da altri temi e melodie, e dalla stessa melodia in altra
fase di sviluppo. Larte dellaccompagnamento termine generico per indicare lo sfondo
delle forme musicali consiste infatti nel saper scegliere quelle combinazioni tematiche e
strumentali che danno maggior risalto al tema principale.|
La figura ovvero il carattere formale in musica pu interessare il ritmo, come tale, e
ci tanto nella distribuzione quantitativa esteriore, il tempo (a 6/4, 4/4, 2/4, 3/8, 6/8,
ecc.), quanto nel movimento da imprimere allesecuzione ovvero interpretazione,
come: adagio, allegro, allegretto, vivace, presto, prestissimo, con fuoco, ecc.; a cui
corrispondono valori definiti sul metronomo. Il carattere formale dato anche, ed in
senso pi proprio, dalla forma della composizione: Aria, suonata, canone, fuga, suite,
walzer, giga, ciaccona, sinfonia, preludio, intermezzo, marcia, ecc.; del resto, forma di
ritmo e forma di composizione stanno spesso in intimi rapporti, che a volte sono
obbligati.
Esempio caratteristico si ha nellAllegretto a 2/4 in la m. della VII sinfonia di
Beethoven detta da Wagner lApoteosi della Danza. LAllegretto ha per sfondo
immutato la successione ripetuta allinfinito di un dattilo e di uno spondeo:

da cui, a poco a poco, escono, come da una prodigiosa sorgente, le pi belle melodie,
senza che il ritmo iniziale scomparisca durante una sola misura.
Altro esempio, non meno sublime la grande Passacaglia in Do m. per organo, di J. S.
Bach. Qui il Leitthema, severo ed incisivo, annunziato nelle prime misure dal pedale
scoperto ed ripreso continuamente dal basso, prima nella identica forma ed a solo,
poi, nella seconda parte, combinata con un Contro-thema ma sempre facilmente
individuabile. Nella trascrizione per orchestra, fatta dal Respighi, leffetto psicologico di
figura e sfondo riesce ancor pi evidente in un torrente sempre pi vario di timbri e
suoni: quiescenti, fluttuanti o fuggenti, sopra il tema immutato, come le fughe dei tempi
rispetto alla durata delleternit.
Nella musica moderna suggestivo il noto Bolero di Ravel. Anche qui lo sfondo
costituito da un ritmo che si ripete,| inalterato fino alla fine, con un crescendo continuo
dintensit. Su questo sfondo si snoda svolazzante il motivo della danza: un tema
languido ispano-moresco di affascinante nostalgia. Il tema passa di strumento in

strumento; un po alla volta gli strumenti sassociano, il ritmo incalza pi denso e


impetuoso. Linsistenza del tema nelle ultime battute diventa tanto ossessionante che per
risolverlo non resta altra via che luscirne con uno sforzo violento di tutta lorchestra. La
soluzione drammatica sembra accentuare ancor maggiormente leffetto di quel dialogo
sonoro dellorchestra che sembrava volesse superare ogni limite.
Frequentissima in musica anche linversione di figura e sfondo: a questo
espediente infatti si deve la inesauribile ricchezza che alcune forme musicali
raggiungono nei grandi Maestri: si pensi alle Fughe per piano e per organo di J. S.
Bach, alle Sinfonie di Beethoven. Un esempio forse pi noto il celebre Largo
dellopera Serse di Hndel, nel quale il tema iniziale, che funge quindi da figura,
passa allaccompagnamento, come sfondo con un effetto quanto mai suggestivo. Un
grado di combinazione formale ancor maggiore si osserva nella conclusione della
Ouverture dei Meistersinger di Wagner, nella quale i quattro temi, che sono stati
svolti a parte, vengono suonati insieme. La musica deve a queste risorse, non meno che
alla bellezza dei temi isolati, lefficacia di penetrazione che esercita negli animi, pi di
qualsiasi arte visuale. W. Ehrenstein considera perci la dualit di figura e sfondo come
essenziale per la comprensione della unit di coscienza in quanto la specificit dei campi
sensoriali singoli non mai cos portata al massimo che non si possano avere delle
propriet generali di struttura comuni a tutti i campi15.
Quanto si dice in questo particolare campo artistico che meriterebbe di essere trattato da
mani pi maestre si| deve dire di ogni contemplazione artistica e dello stesso pensiero in
genere. Ogni pensiero ed intuizione, non che una figura che si stacca su di uno
sfondo che la sostiene, ma da cui appunto ha potuto per la spontaneit della vita
spirituale, emergere ed affermarsi.
Lo studio geniale del Rubin, che ha prospettato per la prima volta, in forma scientifica, la
dualit percettiva di figura-sfondo, costituisce in s un contributo decisivo di critica alla
nozione tradizionale di elemento psichico.
Come negli esempi di segregazione del campo percettivo (Gliederung des
Wahrnehmungsfeldes) descritta dal Wertheimer, anche nella coppia figura-sfondo
lorganizzazione percettiva presenta delle propriet strutturali che trascendono quelle
degli elementi. Certamente, anche qui, lorganizzazione dipende dalla costellazione
oggettiva degli eccitanti, ma essa vi aggiunge delle propriet, che sono estranee
allorganizzazione, o per le quali essa resta indifferente ad apparire tanto in un modo,
come in un altro.
Il dire, come fanno i difensori della Bundle Hypothesis, che larticolazione della figura
rispetto al fondo dovuta alla esperienza, un ricacciare il problema allinfinito e non
volerlo riconoscere. Se la dualit figura-sfondo la condizione essenziale per la
possibilit di ogni percezione, essa non pu esser costruita con lesperienza, ma devesser
sempre data, sia pure in gradi diversi di chiarezza. Per questo essa non pu essere,
nella sua primitiva radice, che il risultato diretto della distribuzione dello stimolo, cio va
considerata come una forma di organizzazione spontanea, sorta dalla distribuzione (a
mosaico) dello stimolo sullorgano di senso.
Intorno ai problemi pi generali che possono sorgere da queste considerazioni si dir pi
avanti, quando si esporr il principio delle forme fisiche (Isomorfismo).
4. Il principio della costanza
Nella psicologia tradizionale si ammetteva un rapporto costante fra lo stimolo locale e la

reazione percettiva. In altre| parole, a condizioni esterne costanti deve corrispondere un


rendimento percettivo costante: in materia di percezione: il principio della costanza
(Konstanzannahme) non vuol dire altro che questo. Esso ha costituito per lungo tempo
uno dei capisaldi della cosiddetta psicologia scientifica e si radicato cos profondamente
che vi sono rimasti impigliati anche i primi iniziatori del movimento gestaltista, come
von Ehrenfels, il Meinong e lo stesso Benussi16.
Eppure bastano alcune considerazioni di semplice buon senso per mostrare linfondatezza
e lirrealt. Osserviamo la struttura di un organo recettivo, p. es. locchio, e chiediamoci
se questa struttura pu render conto del fatto che la percezione di un oggetto. Locchio,
si sa, costituito fondamentalmente da due apparati: il sistema diottrico e lapparato
propriamente recettivo. Il primo consiste essenzialmente di un sistema di mezzi
rifrangenti (umore acqueo, cristallino, umore vitreo) che funzionano in sostanza come
ununica lente, biconvessa e convergente. I raggi luminosi dello stimolo attraversano
questo sistema e proseguono fino ad incontrare lapparato recettivo o retina oculare.
Questa consiste di una rilevante molteplicit di elementi, distinti istologicamente in coni
e bastoncelli, i quali sono collegati da finissime ramificazioni di filamenti nervosi che poi
si raccolgono in fasc: le fibre, che costituiscono il nervo ottico.
Locchio costituito essenzialmente da questo insieme di apparati recettivi, che sono
stimolati dalle onde luminose. Dunque limmagine visiva complessiva, in base a queste
considerazioni, dovrebbe essere costituita da un numero assai grande di impressioni
cromatiche elementari: se riuscissimo ad enumerarle tutte nelle singole e discrete
posizioni che occupano, avremmo la descrizione esatta del fatto percettivo.
In questa concezione, come osserva il Musatti (D, 1) la percezione si svolgerebbe
esattamente come la trasmissione tele|grafica o televisiva di unimmagine: limmagine
viene divisa per mezzo di un reticolo in minutissimi quadratini; poi si determina per ogni
singolo quadratino il suo grado di chiarezza e quindi vengono cos trasmessi per esser poi
riprodotti o ricostruiti dallapparato ricevente.
Dunque, e a maggior ragione, sembrerebbe che loggetto complessivo di un atto di
percezione visiva, in un momento dato, possa esser determinato in modo esatto e
univoco, elencando le singole impressioni cromatiche che vengono a costituire
nellapparato ricettivo dellocchio il cosiddetto mosaico retinico. La percezione non
dovrebbe consistere in altro che nel divenir coscienti dellimmagine retinica. Fu questa
lillusione ed insieme lo scoglio della psicologia fisiologica della seconda met del
secolo scorso.
Essa stata smentita anzitutto dai fatti pi ordinari. Tipico quello della lettura, quale
stato messo in evidenza nelle moderne ricerche tachistoscopiche. noto che locchio
umano non ha uneguale efficienza apprensiva in tutte le parti della superficie sensoriale
della retina17. Solo una piccola area situata nel centro (fovea) capace di fornire
unimmagine chiara e distinta. Sembrerebbe che questo fosse sufficiente per assicurare la
selezione percettiva, ma non cos. Infatti se si ha lavvertenza di collocare un certo
numero di oggetti semplici si possono usare lettere dalfabeto in modo che la loro
posizione cada sulla zona retinica della visione distinta ed il gruppo esposto per una
durata cos breve che il soggetto non abbia tempo di muovere gli occhi, risulta che la
capacit discriminativa ha un ambito molto ristretto. Il soggetto pu rilevare
correttamente da 4 a 5 lettere, e questo soltanto con un impiego intenso di sforzo
attenzionale. Questo numero detto lo span dellapprensio|ne: esso costante, non pu

esser esteso con la pratica e le persone pi intelligenti non lhanno pi ampio di quelle
che lo sono di meno.
Se invece le lettere esposte formano una parola, lo span appare notevolmente ampliato.
Se dieci lettere si uniscono a formare una parola, questa letta con molta facilit e si pu
arrivare a leggere perfino 4 o 5 parole brevi, un numero cio corrispondente a quello delle
lettere isolate ed il numero pu esser accresciuto secondo le condizioni di et e cultura
dei soggetti.
Lindagine tachistoscopica ha mostrato adunque che le parole psicologicamente non
derivano dalle lettere singole, come da elementi da associare insieme, ma che ciascuna
costituisce una forma totale ed appresa come tale, ove noi riconosciamo
immediatamente il tutto senza renderci conto distintamente delle singole lettere che lo
compongono; e questo tanto vero che il rilevare una singola lettera esige una
esposizione pi lunga che per la parola intera18. Nella lettura pertanto noi non leggiamo
associando una lettera appresso laltra, ma apprendiamo immediatamente la parola come
un tutto. Di qui si spiega perch nella correzione di bozze da stampa, tanto pi facilmente
sfuggono gli errori, quanto pi si attende al senso del testo, per il fatto che la ricerca del
senso favorisce i fattori dintegrazione, i quali vengono cos a sovrapporsi a quelli che
possono essere i dati reali (oggettivamente errati).
stato osservato che nella lettura di una pagina di stampato, gli occhi non si muovono
uniformemente lungo la riga, ma che procedono a scatti discontinui ed in modo che i
punti fissi dello sguardo vengono a trovarsi ora al disopra ora al di sotto della riga. Per il
fatto che la velocit angolare del movi|mento dellocchio troppo grande per permettere
una chiara visione delloggetto durante il movimento, ne segue che la lettura ha luogo
soltanto nel momento di pausa. In un tempo cos breve lambito di visibilit sarebbe ben
ristretto, ma con lesercizio noi possiamo tanto migliorare la nostra capacit apprensiva
delle parole da riuscire ad afferrare con pochi sguardi il senso di tutto un capoverso.
Il cosiddetto principio della corrispondenza univoca fra stimolo e percezione (costanza)
non potrebbe avere una smentita pi evidente ed insieme di valore pi importante.
Passiamo ora ad altri fatti.
Se la percezione visiva di un oggetto fosse direttamente proporzionale allimpressione
dellimmagine retinica, una persona che dista da noi di 2, 4, 8, 16... metri e che produce
sulla nostra retina una serie dimmagini retiniche che stanno fra loro nei rapporti di 1,
1/2, 1/4, 1/8,... dovrebbe anche apparire rispettivamente secondo quel rapporto di
grandezza, cio 1/2, 1/4, 1/8, 1/16... della grandezza reale.
Ma cos non : in realt noi vediamo, entro certi limiti, che quella persona mantiene la
medesima grandezza, sia che si avvicini, sia che sallontani. Malgrado il variare delle
condizioni dello stimolo, e quindi dellimmagine retinica, loggetto rimane per noi
pressoch costante nelle sue dimensioni, e cio noi non sappiamo soltanto che loggetto
(realmente) non ha mutato dimensioni, ma altres vediamo come pressoch costanti le sue
dimensioni apparenti.
Altrettanto si dica per la figura19. Se noi osserviamo un cerchio disegnato su di un foglio
di carta, posto inizialmente parallelo al piano frontale, noi evidentemente percepiamo un
cerchio. Ma se poi il foglio fatto ruotare lentamente attorno allasse orizzontale situato
allaltezza degli occhi, in modo da esser veduto di scorcio, limmagine retinica
determinata da quella figura si trasforma, diventa cio ellittica, con lasse minore
verticale che si fa progressivamente pi piccolo in proporzione diretta col coseno

dellangolo che fa il foglio col piano| frontale. Tuttavia la nostra percezione del cerchio
resta pressoch immutata; noi non abbiamo limpressione che la forma veduta, durante
questa manovra si alteri considerevolmente; il cerchio tende a rimanere per noi un
cerchio, e, cio, non soltanto noi sappiamo che il cerchio non ha mutato forma, ma altres
vediamo quella forma approssimativamente identica in ambedue le situazioni.
Similmente osserviamo, ponendoci da un lato, la serie di archi di un viadotto o di un
ponte, (del ponte papale sulla valle di Ariccia, per esempio). Evidentemente gli archi
imprimono sulla retina imagini sempre pi piccole secondo che si allontanano dalla
posizione dellocchio dellosservatore: ma losservatore ciononostante vede non solo li
sa tutti gli archi pressoch uguali. noto come i pittori ed incisori sappiano sfruttare
questi fatti abilmente nelle riproduzioni di monumenti o paesaggi. Non meno significativi
sono i fatti di costanza per la luce ed i colori20.
Secondo le leggi della vecchia fisiologia bisognerebbe dire che a date variazioni
nellintensit dilluminazione degli oggetti, dovrebbero corrispondere proporzionalmente
variazioni in quantit e qualit dei gradi dilluminazione e dei colori. I fatti per vanno
diversamente. Un pezzo di carbone, esposto alla luce del sole, continua ad apparirci di
color nero mentre un foglio di carta bianca, debolmente illuminato in un ambiente di
oscurit, continua ad apparire bianco: eppure il pezzo di carbone esposto al sole, manda
al nostro occhio una quantit maggiore di luce, di quanto faccia il foglio di carta bianca in
condizioni dilluminazione ridotta21. Pertanto, mentre variano le condizioni fisiche, il
rendimento percettivo resta costante.
Il medesimo fenomeno si verifica per tutti i colori caratteristici degli oggetti. Una foglia
dalbero, per noi, verde fin quando avvertiamo trattarsi di una foglia dalbero; noi
sempre la vediamo verde anche quando, o per la direzione dincidenza dei raggi o per
lintensit ridotta dilluminazione, il verde| non pi giustificabile oggettivamente.
Difatti, se, sotto questo grado di illuminazione, si guarda la foglia a traverso il foro di un
cartone, staccandola dal suo ambiente naturale, ci si accorge subito della differenza fra i
due verdi. Del resto per convincersi di questo fatto basta il ricordare la differenza che
passa tra le tinte cromatiche di un paesaggio quando lo si guarda tenendo la persona in
posizione normale, di quando lo si guarda, come si faceva giocando da ragazzi, mettendo
la testa fra le gambe. Allora gli oggetti del paesaggio mostrano certi strani colori intensi e
contrastanti, come colori di pastello.
Una riprova di esperienza comune si ha al crepuscolo, quando per la notevole riduzione
della luce, gli oggetti prendono colori nuovi, pi uniformi rispetto a quelli che mostrano
durante il giorno. I pittori moderni sono molto abili nel cogliere le sfumature cromatiche
che gli oggetti hanno allaurora od al tramonto: esse sfuggono invece agli altri, ai quali,
dominati dagli interessi pratici, loggetto impone il suo colore ordinario sopra quello
reale.
Le esperienze di laboratorio portarono argomenti decisivi in favore di questa riduzione
funzionale delle qualit di luce e di colore, che il Koffka ha indicata, con il termine di
regressione fenomenale (D, 207).
Il primo che, al di fuori e prima del movimento gestaltista, saccorse che il problema
della costanza dei colori va studiato non come un fenomeno astratto di luce e colori
isolati, ma in termini della relazione alla struttura del nostro mondo di oggetti colorati ed
articolati nello spazio, fu David Katz. In un lavoro, dedicato alle modalit di apparizione
dei colori22, egli proponeva la distinzione di colori voluminosi, superficiali e filmari: la

pi importante la distinzione fra colori di superficie (Oberflchenfarben) e colori


pellicolari o filmari (Flchenfarben). I primi sono i colori di oggetti per un occhio
adattato nella percezione ordinaria, p. es. giallo di banana;| essi non prendono consistenza
e realt che quando, per lintervento dei fattori centrali, sono (visti) inerenti ad un dato
oggetto. I secondi sono i colori che non appartengono ad oggetti, p. es. il color della vlta
del cielo, dellimmagine consecutiva, dello spettro solare; sono i colori vaporosi,
allucinator, privi di consistenza, parafrontali ed incapaci di obliquit, i quali
appartengono pi allambito della funzione estetica che a quello della realt23. Lesempio
migliore di un colore filmare il colore che visto a traverso uno schermo di
riduzione. Il colore non appartiene alla superficie al di l dello schermo, ma sembra
venire in avanti e riempire lo spazio di mezzo, senza tuttavia presentare allocchio una
superficie di resistenza.
Se si diminuisce lintervento dei fattori centrali che fissano il colore delloggetto e ci si
attiene alla sola impressione periferica, abbreviando il tempo di presentazione, si osserva
subito una riduzione totale delle impressioni di colore, le quali passano da uno stato di
realt ad uno fantastico e fumoso. questa vaporosit, o qualcosa di pi vago ancora, che
costituisce per il bambino la prima impressione di colore, prima che esso sia fissato alle
cose almeno cos congettura il Katz. Si avrebbe allora che anche le qualit
cromatiche, come le formali, si segregano parallelamente alla classificazione degli
oggetti, obbedendo ad esigenze unitarie.
Il problema del Katz fu ripreso, con orientamento pi definito, dalla Scuola della Gestalt.
significativo un esperimento di Ad. Gelb. In una sala semioscura, un disco di color nero
uniforme, illuminato a luce intensa, fatto girare rapidamente di fronte allosservatore; in
queste condizioni, il disco appare bianco e la sala oscura. Ma se lo sperimentatore prende
in mano un pezzo di carta bianca e la pone accanto e allaltezza del disco rotante, in
modo che venga a trovarsi sotto il cono di luce, immediatamente il disco appare nero e la
carta bianca24.|
Il P. Gemelli riuscito, con speciali artifiz, ad ottenere che i soggetti percepissero una
figurina colorata in un modo, ad esempio, giallo, se la figura aveva la forma di croce, ed
in modo diverso, ad esempio, azzurro, se la figurina aveva la forma di cerchietto25.
*

Importanti per la costanza della percezione di luce acromatica, sono le esperienze fatte
dal Benary, dietro suggerimento del Wertheimer26.
Su di una superficie bianca sono collocati un triangolo ed una croce nera. Due triangoli
rettangoli di un color grigio eguale, di dimensioni assai pi ridotte delle due prime figure
nere, sono in esse disposti in modo che i cateti di ognuno siano in contatto con una delle
figure nere, e le due ipotenuse confinino con lo sfondo bianco. Si ha cos che il triangolo
rettangolo grigio in contatto con la croce nera resta esterno alla figura della croce, mentre
quello in contatto col triangolo nero apparisce interno a questa figura (fig. 39).
Ora, secondo la teoria associazionistica del contrasto, il grado di chiarezza di ogni
triangolo rettangolo grigio dovrebbe essere la risultante dellazione delle due superfic
inducenti bianca e nera, con cui confina il triangolino, e di cui luna tende a farlo apparire
pi scuro, laltra pi chiaro. Indicando| con g1, il triangolino grigio in contatto con la
croce nera, e g2 il triangolino grigio inserito nel triangolo nero, g1 che ha una maggior

superficie nera inducente di g2 dovrebbe apparire pi nero: invece lopposto che


accade.
Modifichiamo lesperimento come segue. In un angolo della croce nera collochiamo un
triangolino grigio e poi tagliamo tutta la regione della croce cos che resti un triangolo
grande, com indicato nella fig. 40. In questo modo, nella figura totale si aggiunge del
bianco e si sopprime del nero, si ha cio una maggior quantit di sfondo bianco di prima.
Entro questo triangolo si viene a trovare il triangolino grigio, che per comodit
indichiamo con gt. Ora se noi paragoniamo la chiarezza di questi due grigi, non v
dubbio che gt appare pi chiaro di g2. Anche in questo caso, sebbene la superficie
inducente della croce nera sia molto pi grande del triangolo nero, il triangolo grigio a
contatto con il triangolo nero apparisce pi chiaro dellaltro. Il Benary concludeva che
lessenziale per avere leffetto di contrasto dato dalla appartenenza (Zugehrigkeit) al
campo critico, al tutto della figura: g1 veduto come esterno alla croce, g2 veduto
come interno al triangolo. Il collegamento che si ha di g1 con lo sfondo bian-co, e di g2
con il triangolo nero fa s che il primo tende a schiarirsi, mentre laltro si oscura.
Questi esperimenti, che furono abilmente variati dal Benary, portano alla conclusione che
linfluenza del contrasto sopra una parte del campo (Feldteil), non determinata
semplicemente dalla qualit e quantit nella vicinanza ad altre parti; leffetto percettivo
dipende piuttosto dalle relazioni figu|rali che ha la parte critica con il tutto a cui, dal
punto di vista fenomenale, essa appartiene27.
Non riescono meno persuasivi, in questa direzione didee, alcuni esperimenti originali di
W. Fuchs, intorno ai fenomeni di induzione cromatica.
In una previa serie di ricerche, riguardanti i fenomeni di trasparenza normale, il F. aveva
mostrato che allora soltanto si pu avere una percezione di due colori, situati nella stessa
direzione visuale, quando ambedue gli oggetti sono visti come due tutti figurali
indipendenti. Evidentemente il fenomeno non si verifica quando i due oggetti coincidono
perfettamente sullo stesso piano; si esige perci che una parte di un oggetto sporga fuori
dalla corrispondente parte dellaltro. E si pot osservare che la sporgenza della parte non
serve solo a dare la separazione fra i due oggetti, ma influisce anche sulla qualit di
colore della area che si trova al di sopra. Supponiamo p. es. che uno guardi una croce,
fatta da una striscia blu trasparente sopra una striscia gialla. Ora se, nel guardare a
traverso lapertura di uno schermo forato, visibile lintersezione delle due striscie
soltanto, larea sar vista di un colore bianco-grigio. Le cose invece cambiano
immediatamente se ci si porta a lato dello schermo e si osserva per intero la linea blu e la
linea gialla, oppure luna e laltra insieme: allora larea critica assume il colore proprio
della figura a cui vista appartenere.
Il Fuchs consolid questa conclusione con una seconda serie di esperimenti, di cui la fig.
41 offre un saggio. Si dispongono nove dischetti colorati cos da formare un quadrato a
questo modo: quattro dischetti verdi occupano i punti degli angoli, quattro dischetti gialli
i punti mediani dei lati ed un| dischetto al centro di colore intermedio. Questo dischetto si
trova in posizione critica: secondo che esso veduto collegato con i quattro dischetti
verdi e formante con essi una specie di X, o che veduto collegato con i quattro dischetti
gialli e formante con essi una figura a croce, esso apparisce rispettivamente di colore
molto simile al verde o molto simile al giallo28.
Lesperienza sopra riferita del Koffka (fig. 38), a proposito del contrasto operato dal
colore dello sfondo su quello della figura, non che una variante degli esperimenti del

Fuchs e ne conferma la portata.


*

Unaltra serie di esperimenti, ideati e condotti a termine da W. Khler, prov che il


fenomeno della costanza una propriet anche di comportamenti percettivi infra-umani.
Le esperienze furono eseguite su scimmie (scimpanz) e pulcini.
Le esperienze misero fuori dogni dubbio che gli scimpanz presentano la costanza delle
grandezze visuali non diversamente da quanto si osserva nelluomo.
Lanimale, in un primo saggio desperienza di addestramento, abituato a scegliere, fra
due scatole, di eguale forma geometrica, la pi grande. La presentazione fatta in modo
che lanimale non possa apprendere che le dimensioni visuali apparenti, con lesclusione
di ogni altro influsso: in queste esperienze le due scatole sono poste ad eguale distanza
dallanimale, cosicch la scatola pi grande forma sempre sulla retina unimmagine pi
grande. Una volta che laddestramento si mostra perfetto, si passa alle prove critiche,
nelle quali la scatola pi grande viene tanto distanziata dallanimale che oggettivamente
imprime sulla sua retina unimmagine di dimensioni assai inferiori di quella prodotta da
quella pi piccola che lasciata al suo posto primitivo. Orbene, anche in questi casi,
lanimale continua a scegliere la scatola pi grande, malgrado lopposta disparit delle
immagini retiniche.|
Alla costanza della grandezza apparente degli oggetti con le variazioni di distanza,
corrisponde anche in questi animali la costanza del colore con le variazioni
dilluminazione. Lanimale addestrato a scegliere la cassa sulla quale incollata una
carta bianca, e a trascurare quella su cui incollata una carta nera; tutte e due le casse
sono illuminate da una stessa sorgente luminosa.
Nelle esperienze critiche, invece, la carta nera riceve una illuminazione pi intensa e
riflette da 3 a 6 volte una quantit maggiore di luce della carta bianca. Ebbene, anche in
queste condizioni, la carta nera continua ad apparir nera, e la bianca, bianca. Che si tratti
di un fenomeno generale lo si arguisce dal fatto che le esperienze ripetute sui pulcini,
addestrati a beccare il grano su di un cartone bianco, e non su di un cartone nero, diedero
i medesimi risultati29.
La psicologia tradizionale, si rifugiava nellipotesi di un giudizio correttivo
dellesperienza attuale operato dallanimale, in virt dellesperienza passata; ma che si
tratti in realt di unapprensione immediata, lo dimostra decisamente unulteriore ricerca
del Khler sulla discriminazione dei gradi di chiarezza. Egli, al solito, addestr prima
gli animali a scegliere, fra due grig, quello pi chiaro (gr+) e a trascurare quello pi
scuro (gr-). Pi tardi, stabilita labitudine della scelta, il (gr) veniva rischiarato con luce
speciale assai pi intensa di (gr): ciononostante gli animali non singannavano nella
scelta, anche quando (gr-) rifletteva, come nelle esperienze precedenti, una quantit di
luce fin dodici volte maggiore di (gr+). Se si vuol spiegare il fenomeno, bisogna allora
supporre che, durante laddestramento, (gr+) ha acquistato un valore positivo asso|luto,
(gr-) invece un valore negativo. I colori, si potrebbe dire, non sono stati appresi come
colori e neppure come forme colorate, ma come oggetti colorati, dove loggettivit
costituita dal carattere di positivit o negativit concreta che lanimale attribuisce
certamente in relazione alle modalit di addestramento ai due grig.
Successivamente il K. cambi metodo e sottopose gli animali ad un esperimento critico.

Invece di illuminare eccessivamente (gr-), sostitu ad esso un grigio (gr0) pi chiaro di


(gr+), cosicch lanimale doveva scegliere fra i due grig chiari (gr+) e (gr0). A rigor di
logica, sempre nellipotesi associazionistica, (gr0) avrebbe dovuto apparir neutro, poich
lanimale non lo conosceva e non aveva mai avuto il compito di sostituirlo a (gr+).
Lesperimento mostr invece che (gr0) ebbe la preferenza su (gr+) nella proporzione di
(59/26): si ebbe cio che il colore che avrebbe dovuto apparire neutrale fu scelto due
volte in pi di quello positivo.
Da queste e simili ricerche il Khler concluse che negli animali, come negli uomini, latto
di guardare i due grig non un rivolgersi ai due colori come a qualit assolute ma
piuttosto lapprensione di una relazione. La percezione, quindi, di struttura, lungi
dallessere un fatto complesso e superiore, invece un fatto assai primitivo. Le cose
avvengono come se nellesperimento critico lanimale, da musico mediocre, riconoscesse
la melodia senzaccorgersi chessa stata trasportata di tono. Tutte le ricerche allora
intorno alla natura delle sensazioni devono dipendere ultimamente sopra questo paragone
fra due cose.
Concludendo:
a) I colori individuali, che si presentano appaiati, raggiungono ununione pi stretta. La
loro funzione in questunione non dipende dalle qualit assolute, ma dal posto che esse
occupano nel sistema.|
b) Se, mantenendo costante il posto relativo, si introduce una variazione nelle loro qualit
assolute, si ha che la Gestalt e le relazioni percettive vengono trasportate, come
nellesperimento critico dei tre grig (gr-), (gr+), (gr0).
*

Analoghe alle esperienze del Khler intorno alla costanza dei colori nelle scimmie e nei
pulcini, sono le esperienze sulla percezione di forma studiate su varie specie animali da
Mathilde Hertz, figlia dellillustre fisico. Riferiamo la tecnica di quelle sulle gazze (A, I).
Se a questi uccelli si nasconde un oggetto, esso resta fuori completamente del campo
percettuale, onde quando lanimale si d alla ricerca delloggetto non pu esser guidato
che dalla memoria e dal senso della vista.
Dopo alcuni addestramenti iniziali, furono collocati entro il campo percettuale
delluccello un certo numero di scatole rovesciate, tutte identiche per forma e colore.
Sotto una di esse, mentre lanimale poteva osservare, appollaiato su di un albero ad una
certa distanza, si poneva del cibo.|
Lesperimento dimostr che il successo della ricerca delluccello dipendeva non tanto
dalla complessit, cio dal maggiore o minor numero di scatole vuote, ostacolanti quella
buona, quanto dalla posizione che questa aveva rispetto alla distribuzione dellinsieme.
Fin quando la scatola buona ottiene una posizione estrafigurale o contrastrutturale
secondo la terminologia del Wertheimer, lanimale la trova subito e pi si fortifica lunit
del gruppo delle scatole vuote, pi facile viene allanimale la scelta (figg. 42-43).
Quando invece la scatola buona ottiene una posizione prostrutturale e viene
assorbita nel gruppo delle scatole vuote, lanimale si trova in serio imbarazzo e sbaglia
facilmente una, due ed anche pi volte (figg. 44-45); in alcuni casi dopo una serie di
errori, desiste da ulteriori tentativi (fig. 45). Ma basta liberare la scatola buona dalle
forze del campo e collocarla in posizione privilegiata, perch luccello riprenda la sua

sicurezza ed individui immediatamente loggetto che lo interessa. La Hertz estese gli


esperimenti su altri animali (corvi, api) e ottenne risultati simili30.
Pertanto, anche in questi animali, la segregazione degli oggetti av-viene secondo le stesse
leggi che si osservano nelluomo, le quali sono apparse, anzitutto, come originarie ed
intrinseche alloggetto, indipendentemente da quelli che potrebbero essere i fattori
dellesperienza passata e delleducazione.
* * *
I fenomeni della costanza di figura nelluomo furono studiati da Kurt Gottschaldt, il
quale con un curioso espediente sperimentale, suggerito dal Wertheimer, sottomise ad una
critica serrata lunica via di salvezza della teoria associazionista: linflusso della
esperienza passata nella strutturazione percettiva31.|
Il Wertheimer aveva mostrato che quando un contenuto percettivo, anche notissimo
(come lettere dalfabeto, numeri...), veniva a trovarsi in buona continuazione o come
parte di un altro complesso, questa che anzitutto e per s simpone alla percezione,
cosicch i contenuti pi semplici, per quanto noti, restano assorbiti e mascherati dalla
sovraggiunta struttura. Se invece le linee aggiunte non si articolano in una struttura, i
contenuti semplici primitivi, mantengono intatta la loro pregnanza.
Il metodo del G. era il seguente. Lo sperimentatore presentava per molte volte al soggetto
delle figure semplici e facilmente riconoscibili; e per assicurarsi che il soggetto le aveva
bene apprese, si ripetevano le presentazioni fino a quando egli fosse riuscito a tracciare le
figure da s. Lo sperimentatore presentava poi dei complessi figurati comprendenti una
delle figure elementari, ma in modo che alcuni elementi di questa coincidessero con altri
delle figure complesse. Il soggetto doveva fare un segno quando avvertiva, in un dato
complesso, la presenza di qualcuna delle figure elementari note (come si ha p. es. nelle
composizioni delle figg. 46-48).
Secondo lipotesi associazionista le esperienze (Erlebnisse) anteriori le quali, per
linflusso di uno stimolo S, hanno preso una data struttura A, lasciano dietro di s una
disposizione che favorisce lapprensione del primo complesso quando in un altro
complesso si ripete lo stimolo S. Cos se si esperimentato molte volte lo stimolo abc, la
presentazione successiva del complesso abcde dovrebbe portare al rendimento percettivo
abc/de, essendo abc perfettamente noto e de ignoto. Questo processo di riconoscimento
da pensare che si svolga in modo spontaneo ed automatico. Se vi sono poi delle altre
tendenze che favoriscono leffetto atteso, esse dovranno risultare notevolmente rafforzate
con la ripetizione delle presentazioni della figura origi|nale; viceversa, le tendenze
contrarie saranno da queste ripetizioni compensate e praticamente distrutte.
I risultati sperimentali furono del tutto negativi per queste previsioni. Indichiamo con a la
figura originale appresa e con b la figura nuova includente a. Nelle esperienze di G., sola
in casi rari la fig. a avvertita nel complesso b; il pi delle volte i soggetti non
saccorgono dellinclusione e considerano b una figura completamente nuova:
lesperienza non si fa presente nel contenuto percettivo. Si deve pensare allora che
quando le linee della figura a, inclusa nella figura b, entrano come parti strutturali del
tutto che b, perdono perci stesso la propria individualit. I contorni primitivi di a sono
diventati in b delle semplici linee di divisione e quella che era la funzione unilaterale
diventata una funzione bilaterale. Si dice allora che la figura a camuffata: ma come
pu camuffarsi una figura che era tanto familiare?
Si deve concludere da questo che la percezione non determinata univocamente (dallo

stimolo e) dalla semplice frequenza di ripetizione (Oft-Dagewesenseins) secondo la quale


un oggetto presentato al soggetto; poich si dnno dei casi, scientificamente accertati,
nei quali leffetto dellesperienza passata, come principio universale esplicativo dei
fenomeni percettivi, va abbandonato: il suo influsso va determinato con cautela, volta per
volta, ed in modo da non escludere linterferenza od anche lintervento predominante di
altri princpi.
Gli esperimenti riportati suggeriscono una concezione pi ampia e razionale dei fattori
percettivi. Il modo di percepire un complesso di oggetti dipende, pi che dallesperienza
passata, anzitutto dalle condizioni e dalle forze di organizzazione del campo percettivo;
queste forze sono determinate da propriet che sono intrinseche alloggetto-stimolo e non
da condizioni contingenti come quelle postulate dalla teoria dellesperienza.
Interpretati perci dal punto di vista della teoria della Gestalt, i risultati degli esperimenti
riferiti sono perfettamente comprensibili. Se consideriamo attentamente le propriet
figurali di b, ci facile accorgerci che a non , psicologicamente,| presente in b, bench lo
sia realmente come un costituente geometrico; la fig. a, quando presentata in b
completamente alterata, e quindi difficilmente riconoscibile. solo a traverso un
processo, non sempre facile, di disintegrazione di b, che a vi pu esser vista come
inclusa. Quindi le modalit secondo le quali una data costellazione, p. es. ab, (fig. 46),
appare, le sue suddivisioni, lemergenza fenomenale di una certa parte di essa, ecc.,
dipendono primariamente dai fattori autoctoni della Gestalt. Bench tali fattori agiscano
in var gradi che sono stati indicati dal G. la loro azione predominante non pu esser
messa in dubbio. Le conclusioni del G. hanno avuto una eccezionale rinomanza negli
ambienti gestaltisti nei quali sono considerate fra le pi decisive, ma a torto come si vedr
pi avanti; di esse si conoscono molte variazioni (figg. 47-49):| nella fig. 49 ben pochi, a
prima vista, avvertono la presenza di un E.
In una seconda serie di ricerche, condotte con lo stesso metodo ed indirizzate allo stesso
scopo delle prime, il G. us di figure b, la cui coesione interna fosse meno accentuata e
quindi meno opposta alla percezione di a in b32.
Anche in questa ricerca si potuto rilevare che gli effetti automatici dellesperienza
passata, come li intende la teoria associazionista, di fatto non esistono.
N la quantit, per rilevante che sia, delle presentazioni, n limmediata sequenza di a e
b, riuscirono a dimostrare questinfluenza automatica. I risultati sperimentali non furono
sostanzialmente diversi: sia che la fig. b avesse un carattere alto, sia che ne avesse uno
basso, per questo la fig. a negli esperimenti cruciali non emergeva per prima nel
complesso b.| Si trov anche che un accrescimento del numero delle ripetizioni non
migliora labilit del soggetto per trovare a in b; anche quando fu dato il compito preciso
di questa ricerca, si trov che i soggetti, dopo pi di 500 esperienze previe, non erano pi
in grado di assolverlo di quanto lo fossero dopo 5 esperienze soltanto. Non appena la
figura b veniva presentata in una situazione che poteva dirigere il soggetto a percepirvi a,
ne risultava (del tutto indipendentemente dal numero delle ripetizioni) una tendenza a
vedere il complesso b nella maniera suggerita da questo vettore: secondo che le figure b
sono pi o meno unificate, la dissoluzione (di b in a) avviene pi o meno presto.
Si pu concludere perci che la dissoluzione di b in a e la rottura di un definito corso di
eventi (Geschehensverlauf) sono fenomeni che dipendono rispettivamente dalla entit
della forza situazionale e dal grado di unit figurale esibita da b. Ed tanto vero che
lentit della forza situazionale non viene aumentata dal numero delle ripetizioni che,

se si eccede un numero ottimo di presentazioni (p. es. 9-15), il risultato, invece di


migliorare, peggiora.
In tutto questaffare, adunque, non sono le ripetizioni come tali che tengono il posto
primario, ma questo costituito primieramente da una forma di processo
(Geschehensgestalt) entro il quale si dnno le percezioni. Questi fatti mostrano
allevidenza che lunit e lemergenza degli oggetti di percezione non un puro affare di
ripetizioni desperienza.
*

Possono esser fatte rientrare in questa critica del principio di esperienza le ricerche di
Fr. Wulf, intorno alle variazioni delle immagini33.
Secondo il principio Mlleriano della perseverazione e della convergenza, si avrebbe
che i contenuti desperienza perdono con landar del tempo, le proprie caratteristiche e
diven|tano sempre pi vaghi e quindi pi simili fra di loro: di qui la possibilit
dellassociazione.
Per verificare questo principio, il Wulf proponeva ai soggetti dei tracciati di struttura
molto semplice, e dopo un certo intervallo dalla presentazione li faceva riprodurre a
memoria. Le riproduzioni venivano poi confrontate con le figure originali per vedere se
certe caratteristiche delle figure venivano conservate, attenuate o accentuate, se si
trattasse cio di conservazione, livellamento o accentuazione.
Contrariamente al Mller, il Wulf trov bens che le riproduzioni presentavano delle
modificazioni di strutture, ma constat che invece di tendere al vago e allindefinito, esse
presentavano rispetto alloriginale un miglioramento di forma. Le riproduzioni
accentuavano le caratteristiche degli oggetti: una linea spezzata veniva riprodotta con
angoli acuti pi pronunciati (fig. 50), e due archi di cerchio, che nella presentazione non
potevano apparire concentrici, lo sono nella riproduzione; e pi la riproduzione distante,
pi questa tendenza alla struttura normale e ad una buona Gestalt si afferma.
Il Wulf vide in questi risultati una conferma dei princpi del Wertheimer e particolarmente
della legge della pregnanza.
La critica che la scuola della Gestalt ha fatta alla Konstanzannahme ha smantellato punto
per punto i capisaldi della teoria empirista; i contributi sperimentali al tutto nuovi dei
gestaltisti hanno rotto ogni indugio per iniziare uninterpretazione originale della vita
psichica, quando la psicologia ufficiale a cominciare dalla Scuola di Graz voleva
criticare lAssociazionismo senza rinunciare al suo principio fondamentale.|
Note del capitolo quarto
1 Fra queste stata segnalata in modo particolare il metodo fenomenologico di Husserl il
quale consisteva nel considerare levento mentale per se stesso come un tutto e non nei
suoi pretesi elementi e nel mettere fra parentesi tutti i fattori estrinseci per far emergere
il conoscere nella sua purit senza presupposti. Ma sembra che Husserl abbia per suo
conto respinto lavvicinamento (Cfr. Hamlyn, D. W., p. 43 ss.). Per questa affinit della
G. di metodo con Husserl, v. anche Allport, F. M., p. 142.
2 Benussi V., 369 e segg. Ha dato unesposizione ordinata delle idee del Benussi C. M.
Musatti, suo discepolo e poi successore allIstituto di Padova (cfr.: A, 58 e segg.; D, 39 e
segg.).

3 Koffka K., A, 15; cfr. del medesimo Autore: D, 372.


4 A questa critica il Musatti osservava che se si prescinde dalla ipotesi fisiologica (v.
infra) di Wertheimer e da particolari sfumature interpretative (che hanno forse la loro
origine nella influenza esercitata sugli psicologi della teoria della forma da determinati
indirizzi filosofici), le differenze fra la teoria della forma e la teoria di Benussi, relativa
alla percezione di forma, si risolvono in una diversit terminologica. Lo stesso Musatti
negli ultimi lavori ha adottato la terminologia formista pur restando fedele ai princpi del
suo Maestro (C. L. Musatti, C, 21, nota; cfr. anche: B, 329-357). La divergenza pi
notevole fra Benussi e i Gestaltisti consiste nella preferenza fra un principio psicologico
od uno fisiologico per la genesi della forma (B, 350-353). Lessenza del problema fu
perci clta esattamente dal Benussi.
5 Man knnte das Grundproblem der Gestalttheorie etwa so zu formulieren suchen: Es
gibt Zusammenhnge, bei denen nicht, was im Ganzen geschieht, sich daraus herleitet,
wie die einzelne Stcke sind und sich zusammensetzen, sondern umgekehrt, wo -im
prgnanten Fall- sich das, was an einen Teil dieses Ganzen geschieht, bestimmt von
inneren Strukturgesetzen dieses seines Ganzen (Wertheimer, M., C, 43).
6 quello che ci accade quando osserviamo la volta celeste in una notte chiara senza
luna: le stelle ci appaiono, pi o meno, a gruppi, dai quali gli astronomi antichi
costruirono quei complessi figurali pronunciati che sono le costellazioni.
7 Cos lo chiama il Koffka, D, 145.
8 Questo fattore, in concorrenza con quello di prossimit, riesce a predominare come
risulta da alcune figure del Khler leggermente modificate dal Koffka (cfr.: D, 168).
9 Il concetto del Wertheimer (C, 56) e le formule sono state prese dal Guillaume (B,
105 e segg.). V. anche la breve nota di M. Wertheimer, Zum Problem der Schwelle, 447.
10 Rubin E., 1, Figur und Grund, (trad. ted. 1921, pag. 3 e segg.).
11 Rubin E., 9, pag. 67. Queste due prime propriet costituiscono laspetto di
reciprocit fra sfondo e figura, su cui il R. ritorna nella II Parte del lavoro, 8: Das
Verhltnis zwischen Figur und Kontur an den einzelnen erlebten Figur, (144 e segg.).
12 Wenn zwei Felder einander grenzen und das eine als Figur und das andere als Grund
erlebt wird, kann das unmittelbar anschaulich Erlebte als dadurch gekennzeichnet
betrachtet werden, dass von der gemeinsamen Kontur der Felder ein formendes Wirken
ausgeht, das sich nur bei den anderen geltend macht (Rubin, E., 36).
13 Galli A., A, 29 e segg. Il solido lavoro ha il pregio di aver trovato che non v alcuna
stretta correlazione fra la percezione del fenomeno (la figura) e la capacit di
riprodurlo nel disegno. Una percezione anche chiara della figura cede il posto ad
incertezze ed imprecisione quando si tratta di doverla disegnare.
14 Cfr. P. Fraisse, Contribution ltude du rythme en tant que forme temporelle,
Journal de Psychologie, 1946, p. 283 ss.
15 Ehrenstein, W., 100. Losservazione, raccolta qui dalla sola analisi fenomenale, ha un
esatto riscontro nella teoria aristotelica dei sensibili comuni come si dir nel II volume.
16 Cfr.: la discussione analitica fatta dal Koffka in Die Philosophie und ihre
Einzelgebieten, C, Kap. II, Das Zerlegungsprinzip und die Konstanzannahme, 510 e segg.
17 Cfr.: Wolters A. W. P., 9 e segg.; v. anche: Ehrenstein W., 36, Das Lesen, 72 e segg.;
Piron, H., 117 e segg. secondo il quale una lettura rapida pu cogliere fino a 50 lettere,
circa, al secondo. Dans cette lecture egli conchiude il est bien certain que la
perception des mots est une raction globale qui ne comporte pas de discrimination

individualise des lettres, raction sacclrant par lexercice, se dclenchant sous


laction dimpressions sensorielles de plus en plus vagues et incompltes (B, 118-119).
18 Tachistoscopische Versuche dieser Art haben nun immer wieder gezeigt dass wir
niemals einzelne Buchstaben lesen und daraus erst (als aus seinen Elementen) das Ganze
zusammensetzen, sondern dass wir stets zuerst die Gesamtform des Wortes auffassen und
dann erst bei weiterer Fortdauer der Darbietung dessen Einzelheiten (Buchstaben)
erkennen. Das Lesen einzelner Buchstaben erfordert sogar lnger dauernden
Darbietungen als das Lesen bekannter Wrter (Ehrenstein W., 73-74).
19 Musatti, C. M., D, 203; cfr. Koffka K., D, 213.
20 Il termine costanza dei colori stato introdotto da H. Hering (Cfr.: Gelb A., B, 597).
21 Il Koffka parla, nel caso, di una brightness constancy (cfr.: D, 243).
22 Die Erscheinungsweisen der Farben, 1911; lopera riveduta stata pubblicata nel 1930
sotto il titolo: Der Aufbau der Farbwelt. Un ampio riassunto delle idee e della tecnica del
Katz si trova nella cit. monografia di Ad. Gelb, B, 610-645.
23 Sono caratteristiche propriet dei colori filmari il non poter esser localizzati con
precisione, lindeterminatezza della loro distanza, cosicch si potrebbero dire i colori
dellirrealt.
24 Gelb A., B, 674.
25 Gemelli, A., H, 33.
26 Benary W., 131-135. In America, Mikesell e Bentley hanno ripreso ed esteso gli
esperimenti del B., trovandosi daccordo con lui per i risultati: essi hanno per contestato
le conseguenze teoriche che i Gestaltisti vogliono cavare a favore della propria teoria
(Cfr.: Hartmann G. W., 121, n. 1).
27 Benary W., 141.
28 Esperimenti simili sono descritti anche da Musatti C. M., D, 207-210.
29 Il fenomeno della costanza dei colori fu osservato anche nei pesci da W. Burkamp,
Zeitschr. f. Sinnesphys., 1923, (55), pag. 133 e seg.; (apud Gelb A., 648, n. 2).
30 Hertz M., B, 336-397; Ead., B, 693-748.
31 Gottschaldt K., A, I: Ueber den Einfluss gehufter Einprgung von Figuren auf ihre
Sichtbarkeit in umfassenden Konfigurationen, 261-317. I risul|tati del G. sono sfruttati
con grande abilit nelle pubblicazioni gestaltiste; ripresi da Galli e Zama della Scuola di
Milano, gli esperimenti hanno fornito delle conclusioni assai pi moderate, mettendo in
vista limportanza del significato per la prevalenza di una data figura nel complesso
delle linee (v.: Galli e Zama, la discussione a pag. 73 e segg.).
32 Gottschaldt K., B, II, Vergleichende Untersuchung ber die Wirkung figuraler
Einprgung und den Einfluss spezifischer Geschehensverlaufe auf die Auffassung
optischer Komplexe, 1-87.
33 Wulf Fr., 333-373; cfr.: 337 e segg.

Figure del Capitolo quarto

Fig.1

Fig. 2

Fig. 3

Fig. 4

Fig. 5

Fig. 6

Fig. 7

Fig. 8

Fig. 9

Fig. 10

Fig. 11

Fig. 12

Fig. 13

Fig. 14

Fig. 17

Fig. 15

Fig. 16

Fig. 18

Fig. 19

Fig. 22

Fig. 23

Fig. 20

Fig. 21

Fig. 24

Fig. 26

Fig. 27

Fig. 25

Fig. 28

Fig. 29

Fig. 30

Fig. 31 (Khler)

Fig. 32

Fig. 32 (Ehrenstein)

Fig. 33

Fig. 34

Fig. 35 (Koffka)

Fig. 36 (Rubin)

Fig. 37 (Rubin)

Fig. 38

Fig. 39

Fig. 40

Fig. 41

Fig. 42

Fig. 43

Fig. 44

Fig. 45

Fig. 46

Fig. 47

Fig. 48

Fig. 49

Fig. 50

capitolo quinto
LE PERCEZIONI FONDAMENTALI
SPAZIO E MOVIMENTO
Sommario. Percezioni spaziali ed illusioni: limmediatezza dello spazio percettivo;
figure piane e percezione di profondit (Kopfermann); illusioni di grandezza, di direzione
e di profondit (prospettiva, scrittura in rilievo e cinematografia) Interpretazione
realistica della percezione inadeguata (Stumpf, Gemelli, Everett Hall). La percezione
del movimento: forme, leggi ed interpretazioni (Wertheimer, Lindemann, Hartmann); il
movimento indotto (Duncker); il movimento e lidentit fenomenale (Ternus); movimenti
stereocinetici (Musatti).
1. Percezioni spaziali ed illusioni
stato messo in chiaro che ogni campo percettivo immediatamente organizzato; esso
presenta cio un certo grado di segregazione, distinzione ed organizzazione di figure
senza presupporre il problema esplicito dello spazio. Una figura risalta sopra uno sfondo,
in quanto simpone sopra lo sfondo per via del suo contorno e dei limiti che ha nello
spazio. Il problema dello spazio non pu ammettere quindi una soluzione diversa da
quello della forma.
Il primo che ricorse esplicitamente ai criter secondar per la percezione dello spazio ed
inaugur la teoria genetica, fu, come s visto, il Berkeley nel suo Essay towards a New
Theory of Vision; in esso, applicando i princpi cartesiani sulla visione, egli negava alla
vista limmediatezza della perce|zione dello spazio, che da lui era stata ridotta
principalmente alla percezione di distanza.
La posizione del filosofo Berkeley di essenziale importanza per una indagine critica
intorno al problema della percezione, poich da essa son germinati ad un tempo
lAssociazionismo e lIdealismo, anche se in seguito gli Associazionisti si son rifiutati di
filosofare, e gli Idealisti di prendere in considerazione lesperienza.
ammesso da tutti, credo egli dice che la distanza in s e immediatamente non pu
essere veduta. Poich la distanza, essendo una linea che giunge perpendicolarmente
allocchio, proietta, sul fondo di questo, un sol punto che rimane invariabilmente lo
stesso, tanto se la distanza aumenta quanto se diminuisce1.
La percezione spaziale pi un atto di giudizio che di apprensione immediata. Tra i
criter secondari che portano a questi atti di giudizio, i pi rilevanti sono la disparit delle
due immagini retiniche, la parallasse binoculare, linterposizione di altri oggetti fra
losservatore e loggetto osservato.
Contro ogni forma di Empirismo, la Gestalttheorie difende il carattere primitivo della
percezione tridimensionale; ma insieme, contro il nativismo apriorista, dispirazione
kantiana, essa dichiara che il fondamento di questa percezione dato nelle condizioni
stesse dellesperienza oggettiva.
Due falsi presupposti solidali fra loro, osserva il Koffka, impediscono alla concezione
empiristica di essere conclusiva. In primo luogo essa sostiene lipotesi della costanza,
poich ritiene che noi possiamo investigare il tutto dello spazio percettuale con
lesaminare i punti individuali, separati gli uni dagli altri. In secondo luogo largomento
mette in correlazione le dimensioni della distribuzione dello stimolo con quelle degli

effetti della stimolazione. Poich la retina bidimensionale (alla superficie), anche lo


spazio visivo sembra debba essere solo a due dimensioni. La supposizione al tutto
errata, poich la retina non che la superficie limitante di tutto il settore ottico del|
cervello che tridimensionale, e le forze eccitate in questa superficie lineare determinano
un processo che si estende lungo lintero settore tridimensionale2.
Lesigenza della psicologia atomista di una corrispondenza rigorosa fra le dimensioni
della causa immediata e quelle delleffetto risulta unilaterale, perch non si preoccupa
delle altre condizioni intrinseche al processo di percezione.
I Gestaltisti non escludono che il carattere tridimensionale della percezione spaziale
possa dipendere anche dalla disparit delle immagini retiniche e dalla parallasse
binoculare; ma si tratta di cause remote (e non sono le uniche), le quali acquistano un
valore in quanto determinano lentrare in azione delle cause prossime che sono le forze di
organizzazione, che si svolgono nel settore ottico preso insieme.
Lapparenza visibile degli oggetti direttamente in funzione, non delle dimensioni
dellimmagine proiettata sulla retina, ma com stato mostrato nella critica al principio
della costanza dei processi dinamici conseguenti a questa proiezione nel settore ottico.
Lo spazio tridimensionale nella sua forma primitiva pressoch omogeneo, come quello
di una nebbia uniforme; non lo per del tutto, poich la densit della nebbia cresce con
la distanza: a parte questo, si pu dire che il volume dello spazio| visibile ripieno (filled)
dello stesso materiale, nebbia grigia. lo spazio inarticolato, quello che si ha nelle
condizioni normali di visibilit. Cos uno vede una parete bianca ad una certa distanza: la
bianchezza ristretta alla superficie della parete, mentre lo spazio intermedio fra
losservatore e la parete non appare bianco, ma semplicemente trasparente, cio spazio
puro, inarticolato. In questi casi di spazio omogeneo bisogna ammettere che lo stimolo,
parimenti omogeneo, causa qualcosa di minimo nel sistema nervoso, il minimo che si
possa pensare in queste condizioni. Eppure questo minimo sufficiente per generare un
campo di forze che dnno la percezione dello spazio a tre dimensioni.
Quanto alla parallasse binoculare, il suo contributo non decisivo e neppur necessario. Si
dnno delle figure geometriche piane, per le quali manca quindi il parallasse binoculare,
le quali dnno nondimeno unevi-dente impressione di profondit. Il fatto stato
accuratamente studiato dal Kopfermann (293 e segg.).
Osservando i tracciati a, b, c, d, della fig. 51 molto probabile che a appaia subito
tridimensionale e d come figura piana; b e c possono apparire tanto bi- come
tridimensionali: eppure tutte e quattro le figure non sono che proiezioni diverse di uno
stesso ed identico solido (il cubo). Altrettanto si dica per le due proiezioni di un angolo
diedro.|
Secondo la teoria della Forma il fenomeno assai naturale. Invero per il carattere di
continuit e di buona forma che la fig. 51 d una figura piana, perfettamente semplice
e simmetrica; mentre a volerla considerare un cubo, dato che le linee rette non
sintersecano, manca ogni fondamento. Non cos per la figura a: la figura quindi molto
irregolare, senza alcun piano continuo, ed quindi molto difficile a vedersi in piano. In b
le due correnti di forza si bilanciano, cosicch la possibilit di percezione doppia, e per
questo b pi ambigua di a e di c.
Il K. rese pi evidente la dimostrazione scomponendo le figure nelle loro parti (fig. 52).
Osserviamo i modelli A e B, che contengono gli elementi di scomposizione. Per A tutte le
parti sono delle buone forme: a) due triangoli isosceli uguali e simmetrici, collegati da

due parallele; oppure b) un trapezio isoscele con due parallele; oppure c) parallelogrammi
uguali e simmetrici, articolati fra di loro alla base.
Per B invece a) e b) dnno delle figure irregolari, complicate e asimmetriche; c) molto
migliore ed quella che di fatto vista, ma essa impone la doppia rappresentazione di un
frammento del modello (1, 2, 3, 4) ed il raddoppiamento del punto 3, cio larticolazione
in profondit.
N si dica che si tratta di semplici illusioni, poich| il problema reale. Il K. ha messo
in conflitto la visione binoculare con i fattori di organizzazione a questo modo. I
contenuti di scomposizione vengono fotografati su dei clichs trasparenti, che si
possono collocare luno sopra laltro in modo da far coincidere le linee che si vogliono.
Se queste composizioni rappresentano le parti di una figura, che in base alle leggi
sopraddescritte tende ad apparir piana, questa tendenza simpone ancora, malgrado la
differenza di profondit oggettiva (soprallineare) dei disegni parziali che compongono la
figura totale. Analogamente le combinazioni di linee, che secondo quelle leggi
dovrebbero esser viste come solide, lo sono ancora, anche se le loro parti si trovino
oggettivamente in rapporti di distanza che non concordano con quelle che avrebbero in
un solido reale.
Di qui si pu arguire che i semplici fattori di forma possono equilibrare, nelleffetto,
quelli del rilievo ed il fatto suggerisce la conclusione che gli uni e gli altri sono della
stessa natura onde il processo dinamico cerebrale, che la fusione delle immagini
binoculari, obbedisce infine anchesso alla legge della buona forma.
Per questo la Gestalttheorie, riassume bene il Guillaume, ritiene che la psicologia dello
spazio percettivo non pu essere che una teoria delle relazioni che corrono tra un dato
frammento dellesperienza ed il tutto di cui fa parte. Solo che invece di cercare questo
tutto nellesperienza anteriore come fanno le scuole tradizionali la teoria della
forma lo trova nellinsieme dellesperienza attuale, in quanto la si considera, non come
somma di elementi giustapposti, ma come una forma organizzata secondo leggi
originali3. Lannosa controversia fra Nativisti ed Empiristi non ha alcuna ragione di
essere; essa si riduce ad un falso problema quale poteva sorgere dalla teoria unilaterale
che rispettivamente diedero dellesperienza lEmpirismo ed il Razionalismo.
Queste riflessioni dei Gestaltisti ci portano immediatamente alla Introduzione della
Kritik d. r. Vernunft ed alla sua prima parte, lEstetica trascendentale; questi Autori
ritengono| esplicitamente essere la propria teoria una critica a fondo del Kantismo, non
meno che dellEmpirismo. Suggestione questa, quanto mai interessante, ma che esige
evidentemente una posizione del problema pi accurata, come si cercher di fare pi
avanti.
*

Il capitolo sulle illusioni, quelle ottiche specialmente, ha costituito uno dei campi pi
battuti ed anche pi incerti e confusi della psicologia moderna. Alle illusioni note fin
dalla antichit, ne sono state aggiunte molte di nuove, spesso originalissime e cos
impensate che hanno spinto gli Autori nel labirinto di una molteplicit di ipotesi, per
limpossibilit in cui si trovano davere un principio che possa soddisfare ai singoli casi. I
seguaci della teoria della Forma, con fine intuito, saccorsero subito del contributo di
primaria importanza che questo campo poteva apportare alle nuove idee.

Non possibile dare un elenco completo delle illusioni: alcune sono state gi ricordate a
proposito del principio della costanza e della percezione tridimensionale dello spazio;
altre saranno ricordate quando si tratter della percezione del movimento. Intanto si pu
dire che per i Gestaltisti il fenomeno illusorio non costituisce una zona privilegiata, ma
obbedisce, come qualsiasi altro fenomeno, alle leggi unitarie della percezione. Sar
sufficiente il ricordarne alcune fra le pi dimostrative.|
1) Illusioni di grandezza. La illusione di Mller-Lyer (fig. 53). Pu essere presentata in
var modi: due linee rette orizzontali, di lunghezza uguale, possono apparire luna pi
corta o pi lunga dellaltra secondo che terminano allestremit con oblique volte verso
linterno o verso lesterno, ed anche secondo che la linea critica si trova fra parallele di
lunghezza maggiore o minore. Lapprezzamento di grandezza non pu dipendere,
secondo i Gestaltisti, che dalle forme di organizzazione, dal fatto cio che il complesso
delle linee si presenta come un tutto.
Simile lillusione delle rondinelle di Ebbinghaus. Le due rondinelle che hanno i
becchi opposti, appaiono pi vicine, quelle che hanno i becchi rivolti fra di loro appaiono
pi lontane malgrado luguaglianza assoluta di distanza fra becco e becco (fig. 54). Ci
avviene, secondo il Piron, perch le due distanze sono subordinate al fatto della
posizione rispettiva delle due rondinelle. Cos pure nella combinazione dei cerchi di
Delboeuf. Fra due cerchi oggettivamente uguali, com dato nella fig. 55, il cerchio
interno di A, per il fatto che incluso| in un cerchio maggiore, appare a sua volta pi
grande del cerchio esterno di B, includente un cerchio minore.
Un fattore notissimo dellillusione di grandezza la prospettiva; essa permette ai pittori
di far apparire su di uno spazio molto ridotto (fig. 56) gli oggetti secondar distan-ti nelle
loro dimensioni normali e su di uno spazio curvo oggetti in posizione eretta (pitture delle
cupole). Cos il decrescere degli archi della fig. 57 d una impressione chiara della
profondit (linterno di una cattedrale o tempio romanico). La illusione dovuta
principalmente alla sovraestimazione degli angoli di incidenza dei raggi. Altra illusione
tipica di grandezza il parallelogramma di Sander (fig. 58); le lunghezze BF e FC
possono apparire uguali o disuguali secondo il punto di vista che si sceglie. Considerate
come lati del triangolo BFC, BF appare uguale a FC; considerate invece come diagonali
dei due parallelogrammi ABEF-FECD, FB appare pi grande di FC.
2) Illusioni di direzione. Di esperienza ordinaria la illusione del bastone, che quando in
parte sia immerso nellacqua appare deviato nella parte immersa rispetto a quella che
emerge.
Assai nota anche la figura di Zllner (fig. 59): lillusione di obliquit causata dal
modo opposto di tagliare un fascio di linee che sono delle parallele perfette ed appaiono
divergenti.
Nellillusione di Poggendorf (figu|ra 60) si ha abbastanza evidente lo spostamento
apparente di una obliqua che nel suo decorso sia interrotta da due o pi parallele;
lillusione pu esser multipla se si ripete linterruzione dellobliqua con la inserzione di
figure chiuse (fig. 61).
Il Fraser ha ottenuto che lo sfon-do imponesse una data forma, contraria allo stato reale
della figu-ra. Osservando le composizioni A e B (figg. 62-63) si ha limpressione,
nelluna, della direzione deviata delle lettere, nellaltra di una spirale; mentre nel primo
caso le lettere sono diritte e nel secondo si tratta di circoli perfettamente concentrici: per
convincersene basta seguire i contorni delle figure.

Nella elegante composizione di Hfler, il tratto delle due parallele che si trova in
vicinanza del centro, appare leggermente curvato verso lesterno, ove langustia dello
spazio rende la espansione dei raggi pi intensa (fig. 64).|
3) Illusioni di profondit. Sono state riferite poco fa le esperienze del Kopfermann sulle
illusioni ottico-geometriche.
Unillusione simile si pu osservare nella scala di Schrder (fig. 28), nella stella variabile
chiusa da un esagono (fig. 30), nella figurazione piana di un solido (fig. 29).
caratteristico in questi esempi che la profondit pu apparire tanto, come in altorilievo,
prominente verso losservatore, quanto, in bassorilievo, affondata al di sotto del contorno.
Cos la stella pu esser vista 1) come semplice stella, 2) come figura solida con il rilievo
in avanti, 3) con il rilievo al di dietro del contorno. La scala di Schrder pu esser vista:
1) con i gradini a sinistra in posizione normale, 2) con i gradini a destra in posizione
capovolta. Il cubo pu per presentarsi in rilievo: 1) nella direzione sini|strorsa (la pi
frequente), ed anche destrorsa. Altro caso tipico di illusione di profondit la scrittura in
rilievo; lillusione qui dovuta allapprezzamento delle ombre per le quali si produce una
evidente condizione di figura e fondo (fig. 65). Cos quella che per noi la parte
illuminata delle lettere si stacca, come dice il Musatti, dallo sfondo bianco, bench non
siano obbiettivamente tracciati i limiti fra quella parte illuminata e lo sfondo4. Elegante
assai la composizione di Ladd Franklin (fig. 66) che mette in evidenza la profondit
monoculare.
Esempio chiarissimo secondo lo stesso Musatti di illusione di profondit va considerata
anche la semplice osservazione di una proiezione cinematografica.
La situazione oggettiva che si determina sullo schermo costituita da una serie di
immagini immobili: per il fenomeno| del movimento apparente, di cui si dir fra poco, si
determina lapprensione di unimmagine costante che contiene elementi di movimento.
Le condizioni oggettive della situazione dovrebbero determinare le impressioni di
movimento di deformazione per i complessi che si spostano: limmagine di un uomo che
savvicini o sallontani corrisponde infatti, sullo schermo, ad un ingrandimento e ad un
impicciolimento di quella immagine; ed effettivamente chi osserva lo schermo stando ad
esso assai vicino, o stando a lato, ha realmente limpressione di una tale deformazione di
tutti gli oggetti che si spostano.
Normalmente per, e per quelle condizioni di osservazione che si considerano le migliori,
questa deformazione delle cose non avvertita: luomo che si avvicina e si allontana
veduto conservare le sue dimensioni. Ma limmagine deformantesi pu, in questo modo,
trasformarsi nellimmagine di un oggetto a dimensioni costanti, e quindi rigido (o
quasi rigido), solo in quanto quelloggetto si colloca in un ambiente tridimensionale, ed
cos veduto realmente avvicinarsi ed allontanarsi. N si tratta di semplice
interpretazione dellimmagine percepita: lambiente stesso in cui si svolgono quei
movimenti intuitivamente veduto come tridimensionale; e basta, per rendersene conto,
confrontare unimmagine cinematografica (purch contenga elementi in moto) con la
piatta immagine che si ha nella situazione di una semplice proiezione di una diapositiva
immobile. Quando pertanto si parla di tentativi rivolti a risolvere il problema della
stereoscopia cinematografica, osserva il Musatti, non si tien conto che il problema ,
almeno in buona parte, gi risolto, purch si tratti di scene che contengano molti elementi
in moto, onde il problema insussistente ed sorto artificiosamente in base alla
bidimensionalit dello schermo senza tener conto dei fattori formali (Musatti, D, 151).

Fin qui per le illusioni ottiche. Ma si dnno illusioni anche negli altri campi sensoriali:
cos Benussi, Revesz e Zama hanno ritrovato nel campo tattile quasi tutte le illusioni che
si osservano nel campo ottico. Si dnno inoltre delle illusioni di combinazione: tipico il
caso quando si hanno da sollevare due scatole dello stesso peso ma di dimensioni diverse;
se lazione| fatta ad occhi chiusi, i due oggetti appaiono dello stesso peso; se, invece, ad
occhi aperti, allora loggetto pi grande d limpressione desser pi leggero.
2. Teoria realistica della percezione inadeguata
Come si spiegano le illusioni?
Una risposta adeguata tuttaltro che facile. La psicologia associazionista si occup
molto del problema delle illusioni: basta aprire, per convincersene, i grandi manuali
dellEbbinghaus, del Lipps, del Wundt. Questi psicologi hanno immaginato per ogni
forma dillusione delle combinazioni di impressioni particolari, pi o meno complicate:
lillusione deriverebbe dalle modalit della combinazione di queste impressioni, che
traggono in errore il soggetto nei suoi apprezzamenti e giudiz.
Evidentemente una spiegazione di questo genere, dal punto di vista psichico, poco pi
che verbale e nulla risolve.
Contro di essa simpone il carattere immediato che hanno queste illusioni ed il fatto che
molte di esse persistono anche quando il soggetto si reso conto che si tratta di
unillusione e che la condizione reale delloggetto altra da quella che appare. Solo con
un notevole sforzo dellattenzione, ed in alcuni casi soltanto, si pu riuscire a superare
lillusione.
Lillusione percettiva pare dovuta, quindi, essenzialmente ai fattori di forma per i quali
il soggetto portato spontaneamente ed immediatamente da una certa disposizione dello
stimolo ad abbracciare loggetto come un tutto5.|
Cos p. e. nellillusione di Mller-Lyer le due oblique aggiunte alle rette non sono delle
semplici addizioni, ma formano un tutto percettivo con la retta a cui sattaccano; e poich
diverso il modo secondo il quale nei due casi ad essa sattaccano, le due rette bench
oggettivamente uguali psicologicamente sono diverse. Di fatti, come s detto,
lillusione svanisce quando con qualche artifizio, p. es. colorando la retta diversamente
dalle oblique, si rompe lunit da esse formata. Il rilievo delle parole svanisce quando
si accosta locchio alle lettere; la deviazione dellobliqua nellillusione del Poggendorf
scompare se al fascio di parallele si aggiunge uno zoccolo ed un capitello (fig. 78).
La percezione illusoria non costituisce pertanto un fenomeno speciale, ma rientra nelle
leggi ordinarie della percezione, e ne una riprova. Non si tratta, osserva il P. Gemelli,
in questa (lillusione di Mller-Lyer) e in tutte le numerose illusioni ottico-geometriche di
un vero apprezzamento di grandezza (la lunghezza delle due linee orizzontali, nel
presente caso), quasi che nella percezione si abbia un processo analitico, ovvero si
proceda partendo dai dati elementari confrontandoli, bens si tratta della percezione di
due unit le quali, come tali, hanno un comportamento diverso. Parlare dunque di
illusione o di errori [dei sensi] come se la percezione dovesse assicurare, non gi una
reazione adatta allambiente, bens una rappresentazione fotografica della realt esterna,
passivamente ricevuta, | un modo erroneo di concepire le cose6. Quel linguaggio
frutto della persistenza di un falso realismo, quale era proprio di una vecchia psicologia
che concepiva la percezione come un fedele specchio che per ipotetiche ragioni
fisiologiche o psico-fisiologiche, invano cercate, non conservava (nel caso) la sua
fedelt.

Il fenomeno illusorio, pi che una deviazione della realt quale la si doveva percepire,
pare leffetto di una funzione integrativa di compromesso fra i dati oggettivi e le attitudini
soggettive dellosservatore. Nel caso, p. e., delle due scatole di grandezza diversa e di
peso uguale, quando il soggetto le solleva ad occhi chiusi, giudica correttamente
affermando che hanno peso eguale; sollevandole ad occhi aperti, ha invece la impressione
che la pi piccola sia pi leggera. Vi stata una correzione (psicologicamente
parlando) dei dati cenestesici, sulla base dei dati visivi. Non si ha quindi un errore
percettivo; bens si deve dire che la sintesi sensoriale conduce ad una valutazione
soggettiva di questo genere in cui i dati forniti dai var organi di senso sinfluenzano a
vicenda, cio confluiscono per un risultato comune, ed in ci consiste il compromesso
di cui si parla7.|
Riferendosi alla percezione in prospettiva degli archi di un ponte, il Piron osservava che
nella natura, con unimmagine retinica identica a quella che ci d la fotografia, noi
percepiamo gli archi come sensibilmente uguali, bench limmagine retinica sia
differente. In un disegno noi percepiamo tali grandezze come ineguali, ma non quanto lo
implicherebbe la disuguaglianza delle immagini retiniche degli archi.
Nella nostra attitudine di fronte ad una riproduzione fotografica di una serie di archi, noi
conserviamo, per il fatto della suggestione della prospettiva, una tendenza a valutare le
grandezze particolari del disegno con quella degli oggetti reali rappresentati; ma noi
abbiamo daltra parte una certa tendenza, inegualmente sviluppata nei diversi individui,
in funzione soprattutto della educazione, ad apprezzare le grandezze lineari delle
immagini come se noi le dovessimo riprodurre.
Di qui si fa palese il principio esplicativo adottato dal P. Gemelli e dalla sua scuola,
quello della funzione integrativa che nella percezione compete al significato delloggetto,
come si dir nella critica alla Gestalttheorie. Per ora basti il ricordare che, nella Scuola di
Milano, il Galli e lo Zama hanno dimostrato, contro la teoria fisiologica, che le cosiddette
illusio|ni ottico-geometriche permangono, pur mutando le condizioni fisiologiche; e che
esse sono intrinseche allatto psichico del percepire8. A questo scopo lo Zama con il Galli
produsse la fusione, me-diante la visione stereoscopica, di parti di due o pi complessi,
ci che essi fecero presentando distinte ad ognuno dei due occhi le singole parti di un
complesso: vedasi la fig. 67 nella quale la maglia triangolare da un lato e il cerchio
dallaltro furono presentati separatamente. Il risultato fu che quando le parti sono fuse in
un solo complesso, questo presenta lo stesso effetto percettivo (lillusione di
deformazione del cerchio) di quando si fa corrispondere per ogni occhio unimmagine
retinica completa; cio, nonostante le mutate condizioni, lillusione permane come
quando la figura vista con gli occhi senza stereoscopio.
Il Galli combin le esperienze in var modi. Present successivamente le due parti del
complesso in modo che la rappresentazione della prima parte si fonde con la percezione
della seconda; anche qui, bench siano state mutate le condizioni fisiologiche, permane il
fatto della percezione di un complesso unico. Anche se si tratta di unillusione otticogeometrica, permane lillusione, dimostrandosi con ci che esse dipendono da motivi
intrinseci alle modalit della percezione dei complessi rappresentativi.
Per escludere qualsiasi ricorso ad ipotetici processi fisiologici, il Galli soppresse la
presentazione della prima parte del complesso ed in sua vece fece associare alla
immagine della parte presentata il nome della parte omessa. Avvenuta la memorizzazione,
il nome della parte omessa provoca, associativamente, la rappresentazione dello stimolo

corrispondente. Questa pu fondersi con laltra parte del complesso la quale viene
presentata subito, appena che si pronunziato il nome della parte omessa: anche in
questultimo caso si verificano le deformazioni tipiche.
Queste ricerche, per particolari che siano, ci dicono qualcosa dimportante intorno al
meccanismo psicologico dellillusione della percezione in generale. Esse dimostrano che
log|getto di percezione vissuto, nei suoi elementi, come un tutto, vale a dire come
unorganizzazione sensoriale, la quale simpone al soggetto prima della percezione
(distinta) delle parti; ci che non si spiega se non facendo ricorso a princpi di sintesi e
dunificazione che restino intrinseci al dato oggettivo.
Limportanza di questi fatti che essi mettono fuori di discussione la nuova concezione
dellunificazione percettiva in tutto lambito della nostra vita. Psicologica-mente il
contenuto degli oggetti non si specifica tanto per ci che fatto presente dalla
stimolazione at-tuale, quanto dallinterpretazione globale che il soggetto ad essa impone:
lapprensione di un oggetto implica sempre un processo di costruzione, per la quale
soltanto si pongono i problemi della verit e dellerrore. Per via di tale costruzione
bastano poche linee di una caricatura per esprimere ed afferrare il carattere di una persona
(fig. 68, caricatura di Alfredo Catalani), lespressione di stati danimo ben definiti (fig.
69). La schematicit figurale ha per dei limiti: nella fig. 70 pochi, a prima vista, riescono
a vedere il profilo di un soddisfatto fumatore; pi ancora, nella fig. 71 si esige| una
preparazione psicologica per vedere lo schizzo di un uomo nellatto di prendere una
fotografia. A differenza degli altri schizzi, questo ultimo non solo nasconde il significato
dinsieme, ma non presenta alcuna parte del corpo nettamente delineata: lo schizzo
globale che suggerisce qui qualcosa di globale, quasi che loggetto da vedere fosse
transfenomenale. Tale situazione, che nellesempio resa con arte difficile ed
accessibile a pochi, nella vita ordinaria pi frequente di quanto si creda9.
Cosicch lespressione: non sono i sensi a vedere, sentire, toccare..., ma lintelletto che
vede, sente e tocca per loro mezzo, non pi una metafora ma esprime la situazione pi|
ordinaria di coscienza. Nella seconda parte si vedranno gli sviluppi che questa
constatazione fenomenale suggerisce nellambito funzionale e teoretico: per ora basti
laccenno.
* * *
Prima per di chiudere questo capitolo sulle illusioni torner utile qualche considerazione
elementare intorno alla portata gnoseologica che indubbiamente compete allillusione in
una interpretazione globale della natura delle cose.
Dal punto di vista psicologico, si visto che lillusione non differisce da una qualsiasi
altra percezione ed obbedisce alle stesse leggi di struttura e di integrazione10. Se pertanto
si vuol dire che lillusione, per rispetto alla percezione detta oggettiva e supposta
adeguata, una percezione inadeguata, questa terminologia devessere intesa in senso
epistemologico stretto. Da questo secondo punto di vista, che il pi importante e al
quale anche il primo ordinato, ci si chiede non a quali leggi soggettive obbedisce il
processo percettivo, ma quale corrispondenza ci sia fra i suoi contenuti e quelli attribuiti
alla realt oggettiva.
Il fatto illusorio nella storia dei problemi speculativi stato considerato come la fonte
precipua dello scetticismo e largomento perentorio contro il realismo. Ma poche illazioni
sono state, non solo assurde, ma tanto arbitrarie e ingiuste come questa. Lillusione al

contrario richiama la mente del ricercatore ad una severa disciplina per raggiungere con
certezza il| contenuto degli oggetti. Lillusione certamente fa cadere le ambizioni di un
realismo assoluto che difenda una corrispondenza perfetta speculare del nostro
conoscere, in qualsiasi condizione latto si eserciti, con il suo oggetto: ma oggi non c
persona sensata che difenda una pretesa cos ingenua, allinfuori dei fenomenisti assoluti
che hanno soppresso ogni dualismo gnoseologico.
Ci a cui il fatto illusorio conduce, quando sia oggettivamente considerato,
lammissione che la nostra conoscenza immediata ha gradi var di corrispondenza con il
suo oggetto; per questo esso porta naturalmente allammissione di un realismo moderato,
che pu coincidere, quando siano ben definiti i termini in questione, anche con uno
scetticismo moderato.
Il fatto che vi sono delle illusioni o percezioni inadeguate significa che vi sono altri modi
di conoscenza che non sono illusioni, che sono ritenuti perci adeguati ai propr oggetti.
E noi sappiamo che la percezione adeguata nella vita ordinaria il caso pi frequente. E
che la percezione oggettiva sia il caso normale, lillusione quello anormale, non lo
congetturiamo soltanto dal fatto che quella pi frequente, questa meno, ma dal sapere
che la percezione oggettiva realizza le condizioni ottime del conoscere. Infatti noi
possiamo graduare loggettivit del nostro conoscere con una curva: si dnno
inadeguatezze tanto per difetto di condizioni (p. e. mancanza di luce, luce debole,
incidenza di raggi, ecc.) come per eccesso (luce abbagliante, confluenza di raggi, ecc.).
Le condizioni ottime si realizzano con i valori med.
Con questi valori med noi abbiamo una conoscenza delle cose certamente pi adeguata
di quella che si possa avere con i due valori estremi, e possiamo progredire
continuamente tanto nella conoscenza volgare, come in quella scientifica nel precisare le
condizioni che realizzano questi valori med. Con questo non si vuol dire che noi
conosciamo adeguatamente la essenza del reale nel suo intimo e in tutte le sue virtualit:
ma che della essenza delle cose noi conosciamo alcuni elementi certo non per
preconcetti filosofici o daltro genere, ma per via della| discriminazione che
necessariamente dobbiamo fare fra le conoscenze dette illusorie e quelle che non lo sono.
Possiamo dire allora, con lEverett Hall11, che la percezione normale quella che si ha
nelle condizioni migliori di conoscenza rispetto a quella specie di oggetti. Le migliori
condizioni per conoscere sono quelle che permettono (in base alle percezioni passate) la
discriminazione di un maggior numero di qualit e relazioni rispetto alla categoria di
oggetti che si considera... Le percezioni vanno soggette allillusione nel rapporto secondo
il quale le loro condizioni divergono dallo stadio ottimo, per finire in uno stadio di
massima inadeguatezza nel quale non pi possibile alcuna discriminazione di un dato
oggetto.
Il fatto illusorio cos considerato suggerisce che noi in certe date occasioni possiamo
essere in grado di trovarci in conformit oggettiva con le cose e di conoscere i motivi di
questa persuasione.
N si dica, contro questa posizione di realismo, che noi nella percezione siamo attivi, e
quindi che laspetto di percezione alcunch di puramente costruito e non di dato.
Riservandomi a suo luogo una presa di posizione pi esplicita in materia, ora osservo che
lattivit innegabile implicata nel processo di percezione non , come quella kantiana,
indirizzata alla immissione di forme in un materiale che ne privo; ma tutta vlta a
creare nel soggetto le condizioni migliori per la scoperta o la contemplazione della

natura delloggetto, in quanto essa appartiene alloggetto. E il realismo, nella sua forma
ragionevole, appunto la dottrina secondo la quale il conoscere si svolge ed come la
scoperta di quanto concerne cose o processi diversi da s e dalle proprie affezioni12.
Dimostrata linsufficienza della spiegazione analitica, la posizione delle teorie sintetiche
ha guadagnato una posizione di favore. Ma poich di posizioni sintetiche non ve n una|
soltanto, e la Gestalttheorie fra tutte pretende dessere lunica ad adeguarsi alla realt dei
fatti, prima di prendere posizione necessario che consideriamo altri fatti che i Gestaltisti
hanno fatto oggetto di geniali e sempre interessanti ricerche.
3. La percezione di movimento
Le ricerche intorno alla percezione del movimento hanno costituito le esperienze
genetiche da cui il Wertheimer nel 1911-12 partito per fondare la Gestalttheorie: per
questo esse meritano una considerazione a parte.
Diciamo anzitutto che, data la distribuzione discontinua che hanno le terminazioni
sensoriali alla periferia degli organi di senso, ogni stimolo non vi ricevuto se non in
quanto immobile: la considerazione dellapparato fisiologico quindi impotente a
render ragione di questa che una percezione fra le pi comuni e fra tutte probabilmente
la pi importante, almeno dal punto di vista psicologico.
Nellesperienza ordinaria si ha la percezione del movimento quando la successione delle
presentazioni di un oggetto supera un certo valore di frequenza, per cui non pi
possibile individuare in modo discreto loggetto nei singoli punti dello spazio che viene
occupando. In questo caso un oggetto o un sistema detto essere in movimento sempre in
riferimento ad un altro oggetto o sistema che ritenuto essere fisso. Al cinematografo le
immagini immobili di oggetti dati in posizione diversa, per il fatto che sono presentati
con frequenza superiore al tempo di reazione, produce una percezione inequivocabile di
movimento: qui il fattore percettivo la velocit di frequenza.
Invece fissando dallalto di un ponte un punto della corrente del fiume, pare che il ponte
si muova allindietro. Il movimento della luna, nelle notti un po nuvolose, appare pi
veloce di quello delle notti chiare, perch noi riteniamo le nuvole immobili, cosicch il
movimento da noi percepito secondo la somma algebrica delle velocit del movimento
reale della luna e di quello delle nuvole che si muovono in senso inverso.|
Quando in qualche stazione ferroviaria si attende sul proprio treno e non se ne avverte la
partenza, si ha la subitanea impressione, guardando dal finestrino, che contrariamente al
fatto siano gli altri treni a muoversi e non il nostro. Similmente, guardando da un treno
in corsa, il paesaggio, soprattutto i pali e la siepe della linea ferroviaria sono da noi visti
muoversi e con velocit tanto maggiore quanto pi vicini sono gli oggetti: si ha
limpressione di un movimento che si sviluppa a ventaglio, di cui gli oggetti pi lontani
formano il manico.
Qui il fattore percettivo che porta allillusione dato dal sistema di riferimento preso in
considerazione: di fatto nella nostra retina le imagini degli oggetti esteriori, quando il
treno in corsa, si succedono allo stesso modo di quando il treno fosse fermo e gli oggetti
si muovessero. Lapparato sensoriale a complessi di stimoli della medesima natura e
qualit non pu che rispondere allo stesso modo, e da questo punto di vista non corretto
parlare in questi casi di illusione o di percezione inadeguata: la percezione sarebbe
inadeguata se avvenisse in altro modo.
Va osservato tuttavia che leffetto illusorio scompare o diminuisce notevolmente quando
si prende per riferimento un punto delloggetto che realmente si muove e tenendo lo

sguardo vlto tanto alloggetto in moto (il tram, il battello) quanto alloggetto immobile
(un altro tram, le rotaie, la siepe, la sponda del fiume...).
Poniamo, con il Wertheimer, il problema nei termini pi semplici13.|
Ecco la percezione di un oggetto in movimento. Loggetto si muove da un sito ad un
altro: fino allistante t, trovato nella posizione p1 (nel luogo l0); dallistante tn trovato
(alla fine del movimento) nella posizione pn (nel luogo ln): nel tempo intermedio fra t1 e
tn, loggetto stato trovato successivamente, secondo una continuit temporale e
spaziale, nelle posizioni intermedie fra p1, e pn, e a traverso esse arrivato a pn.
Ci che si vede questo movimento: non soltanto si vede che loggetto ora si trova in
altre condizioni da quelle di prima, o si sa (soltanto) che si mosso, ma si vede proprio il
movimento. Cos ci che dato psichicamente?
Si potrebbe dire, per analogia alla realt fisica, che il vedere il movimento consiste nel
fatto che loggetto visuale, dalla posizione p1 si portato in modo continuo a traverso siti
intermed fino a pn: data tale sequela di siti intermed, perci data anche la visione del
movimento.
Se questo vedere il movimento va considerato come illusione, cio come qualcosa che dal
punto di vista fisico non dato altro che, prima come una pura posizione di quiete e, poi,
come una determinata distanza dalla prima posizione: in unaltra posizione di quiete, si
dovrebbe far intervenire, in coincidenza con essa, una integrazione soggettiva. Il passare
a traverso, lo aver preso insieme (das Eingenommen haben) le posizioni intermedie
sarebbe in qualche modo integrato soggettivamente.
La supposizione, gi verisimile per i movimenti reali, diventa secondo il W. necessaria
per i movimenti apparenti14.
*

Nelle esperienze di laboratorio il movimento apparente si pu ottenere con la sola


esposizione tachistoscopica di figure| immobili (movimento stroboscopico); ci
accontenteremo di ricordare i casi tipici. Questi fatti erano conosciuti anche dalla
psicologia tradizionale, ma non furono sufficientemente presi in considerazione ed
approfonditi dal punto di vista della sintesi percettiva come tale: questo fece il
Wertheimer che ebbe per soggetti in esperienza i due migliori collaboratori, W. Khler
e K. Koffka allora suoi assistenti.
Si presentano alternativamente su di uno schermo due elementi luminosi immobili, a e b
(punti, linee), di struttura identica ma spostati rispettivamente nello spazio. Regolando
opportunamente i tempi di esposizione e dintervallo si possono ottenere i fenomeni
seguenti (pag. 5; cfr. tavola dei valori med, pagg. 19-20). Il soggetto deve osservare
tenendo gli occhi immobili.
a) Se lintervallo maggiore di 0,1 secondo (circa 100 s) e certamente al di sopra di 0,3
secondi, si hanno due impressioni successive in quiete; ciascuna linea compare al suo
posto luna dopo laltra (stadio Suk).
b) Se lintervallo accorciato fra 0,1 a 0,06 (circa 60 s) secondi si ha il fenomeno tipico:
si realizza cio la visione di un unico punto o linea che si muove, spostandosi dalluna
allaltra posizione delle due impressioni reali (stadio Opt).
c) Se lintervallo viene ulteriormente ridotto, a frazioni che stanno al di sotto di 0,03
(circa 30 s) secondi, non si verifica pi il movimento di una linea, ma si ha limpressione

simultanea di tutte e due le linee (stadio Sim) (fig. 72).


Fra questi tre stad tipici, usando particolari accorgimenti, il W. trov altri stad con
fenomeni intermed di passaggio (pag. 15, pag. 74 e segg.). Si pu vedere un solo oggetto
che compie tutto il percorso, o due oggetti di cui uno solo si muove, od anche un oggetto
che comincia il tragitto e laltro che lo finisce [2]. La forma del movimento dipende dalla
posizione oggettiva che si d alle due figure; se si proiettano due parallele, si vede una
traslazione; invece due rette, che fanno un angolo, mostrano una rotazione [3]. Proiettando, invece, prima una immagine al centro, poi due immagini simmetriche ai lati; si ha|
un doppio movimento simultaneo in senso contrario [4]15. Il fenomeno si ottiene anche
se in luogo di presentare imagini uguali in posizione diversa, si presentano
alternativamente due immagini diverse; in questo caso per tempi di esposizioni ed
intervalli ottimi (Opt) si percepisce ununica figura che oltre a mutare di posizione muta
anche di forma (figura variabile).
Il movimento pu essere percepito sia come effettuantesi nel piano, sia come effettuantesi
nello spazio tridimensionale. La differenza fra i due modi di percepire il movimento
particolarmente evidente nel caso di una figura variabile. Infatti se il movimento
percepito in piano, si avr limpressione di una figura che alternativamente si allarga e si
restringe; se invece il movimento apparir effettuantesi nello spazio tridimensionale, si
avr limpressione di solido, che ruotando di 90, presenta alternativamente due diverse
facce, ora quella stretta, ora quella larga.
Si pu concludere che il movimento stroboscopico nella sua prima fase lespressione
della costituzione di una forma,| la migliore possibile; la seconda fase ne traduce la
dissoluzione.
I pratici di laboratori, secondo il Guillaume, la trovano anche nella vita ordinaria, come
nellaprir le finestre, nellilluminare una sala16. Soltanto le forme pi semplici sono
percepite subito; per le altre necessario un certo tempo, occupato da un processo
dinamico che finisce nel processo stazionario di cui la percezione della forma
lespressione.
Il movimento apparente ebbe dal Wertheimer il termine di f -phnomenon: il Kenkel lo
chiam movimento g (gamma) per distinguerlo da altri fenomeni simili studiati dallo
stesso Kenkel prima da solo e poi con il Koffka e indicati come movimenti a e b. Questi
Autori studiando, con esposizioni stroboscopiche, il comportamento percettivo delle
illusioni di Mller-Lyer e di altre figure illusorie, trovarono che, nelle figure, linee
oggettivamente uguali presentano un movimento di espansione e contrazione (movimento
a); non diversamente da quello che si osserva con lespressione di linee ineguali
(movimento b).
stato trovato anche un movimento d (delta) il quale consiste nel rovesciamento della
direzione normale del movimento apparente. I Gestaltisti tendono a vedere in tutti questi
fenomeni un fatto unico che si pu presentare secondo modalit diverse.
Ricerche speciali sopra il movimento stroboscopico fecero in modo indipendente il
Lindemann e lHartmann.
Il Lindemann proiettando per una sola volta, con esposizioni molto corte, delle figure
geometriche, trov che figure varie geometriche, presentate in vari modi, si comportano
diversamente (Lindemann E., 5 e segg.).
Nel caso di un cerchio, il movimento g si rivela molto pronunciato nella direzione
orizzontale e lo stesso accade per una ellisse quando poggia sopra uno dei suoi assi. Un

quadrato| invece che poggia sulla base di uno dei suoi lati si muove in senso laterale; ma
se poggia invece su di un angolo, presenta movimenti energici di contrazione e di
espansione. Va notato che le figure familiari resistono alla deformazione pi delle altre.
Il Bethe, il Fuchs ed il Wittmann hanno proposto spiegazioni varie del fenomeno, ma il L.
non le trova soddisfacenti. Probabilmente la spiegazione, a suo parere, va cercata a partire
dallipotesi, che il movimento non altro che lespressione fenomenale del sorgere e
disparire delle forme visuali (das Entstehen und Vergehen der optischen Gestalten). La
fase iniziale di questo movimento la possiamo indicare con A. Dalle esperienze risulta
che si dnno casi nei quali la quiescenza delloggetto-stimolo non implica
necessariamente che la forma percepita sia sperimentata come quiescente. Il movimento
stroboscopico, in questi casi, pu esser considerato come lo stadio iniziale del processo
dinamico che ha per termine la forma quiescente. Dal punto di vista fisiologico ci
significa che la quiescenza nel campo somatico si stabilisce solo dopo un breve e sia pur
rapido processo fisiologico. Si presume che un tale processo avvenga anche con
esposizioni prolungate di uno stimolo-oggetto: il non averne noi ordinariamente
coscienza pu dipendere sia dal fatto che possiamo esser disturbati da altri fattori, sia
dalla supposizione che lenergia implicata in questo processo pu essere notevolmente
sopraffatta da quella che si trova nel sistema stazionario della forma in questione (pag. 48
e segg.).
Ci che stato detto della fase A del movimento vale anche, mutatis mutandis, per
lultima fase o fase Z. Nessuna eccitazione cessa immediatamente quando rimosso lo
stimolo. La fase Z del movimento g mostra che il processo fisiologico non si arresta
bruscamente, ma scompare piuttosto per processi di spostamento ordinato.
Il Lindemann indica come processo g il fenomeno fisiologico del settore ottico
corrispondente al movimento g per cui si arriva alla forma quiescente finale
(corrispondente alle forme fisiologiche). Questa forma terminale governata dalla legge
di pregnanza, e cio essa tende ad assumere la miglior| forma possibile. E cos anche
questo fenomeno originale rientra nello schema generale della teoria della Gestalt (55).
* * *
Mentre il Wertheimer aveva studiato leffetto fenomenale che si aveva dalla esposizione
stroboscopica di due stimoli, dati in posizioni diverse; e Kenkel-Koffka si erano occupati
del movimento in rapporto alla fusione percettiva, ed il Lindemann aveva studiato il
problema usando di una sola esposizione, L. Hartmann studi leffetto che si produceva
quando loggetto-stimolo in movimento viene esposto per due volte con una pausa fra le
due esposizioni della durata approssimativamente uguale delle esposizioni stesse (L.
Hartmann, 319 e segg.).
Lesperienza si presenta quindi molto simile a quella del Wertheimer, con la sola
differenza che nellesperienza del Wertheimer i due stimoli erano presentati separati tanto
nello spazio come nel tempo; qui invece si tratta di stimoli identici nello spazio e separati
solo nel tempo.
Anche queste ricerche mostrano, come quelle degli Autori finora citati, che esiste uno
stretto parallelismo fra il movimento g e la fusione percettiva. Gli esperimenti misero in
chiaro ancora una volta linfluenza del carattere figurale sopra la fusione, quale si
osservato per il movimento g, poich si constat che la soglia di fusione dipende dalla
specie di figura che si usa.
Usando figure ambigue, od anche la croce di Rubin, si trov che, malgrado linvarianza

oggettiva della figura esposta, la fusione avveniva a soglie differenti a seconda delle
differenti apprensioni che si avevano dello stimolo presentato a quel modo. E si scopr
che la stessa area oggettiva ha un punto di fusione pi basso se vista come sfondo
(Grund) di quando appare come figura (Gestalt).
Di pi, se nelle due esposizioni si presentano due figure diverse fra loro, non si verifica il
fenomeno del movimento saltellante, che si ha invece quando si presenta la stessa figura
ambedue le volte. Affinch si possa aver la fusione neces|sario che la figura della
seconda presentazione sia la stessa, o quasi, della prima, e che tutte e due occupino la
stessa posizione nello spazio. LH. vide in questa resistenza alla fusione di due figure
diverse una riprova della legge di costanza della Gestalt.
Se si introduce una leggera discrepanza nella posizione o quando si usano due figure
diverse, il saltellamento scompare ed in suo luogo si vede il movimento.
Anche lHartmann, come il Lindemann, ricorre per spiegare il fenomeno da lui scoperto
alla concezione del Wertheimer, secondo la quale la percezione di movimento non
dovuta ad una somma di eccitazioni di cellule cerebrali individuali, ma piuttosto a
processi e stati totali, secondo le ulteriori precisazioni che a questa concezione ha poi
apportato il Khler con lipotesi delle forme fisiche (388-394).
* * *
Come spiegare questi fenomeni? Il Wundt pens che fossero dovuti alle sensazioni di
movimento dei globi oculari. La spiegazione non regge, poich, osserva il Wertheimer, il
fenomeno ha luogo egualmente quando si osserva con gli occhi fermi (pag. 4; cfr.: pag.
76); n si pu pensare con lHelmholtz ad interferenza od associazione di posizioni locali
successive, poich la brevit dellesposizione non permette simili processi (pag. 21 e
segg.).
Ancora ci fu chi pens che si trattasse di unimagine consecutiva, chi di illusione di
giudizio, chi di una fusione dei contenuti dello stimolo, chi ad una Gestaltqualitt
fondata su relazioni. In realt il movimento stroboscopico una percezione originale; non
n una somma o sintesi di sensazioni successive, n uninterpretazione delle medesime
per un ricordo dellesperienza passata17.|
Le ricerche sul movimento stroboscopico hanno perci messo in chiaro:
a) che la percezione del movimento ha un contenuto prettamente sensoriale: si ha
certamente anche negli animali.
b) che tale percezione tuttavia ha un contenuto originale, cio psicologicamente
inderivabile.
c) che si tratta di un fenomeno primitivo e forse il pi primitivo dellorganizzazione
percettiva.
In quanto riguarda la sensorialit e la primitivit di questa percezione, basti il
ricordare che essa presenta, come i colori e la grandezza, i fenomeni di costanza; presenta
parimenti le immagini consecutive (nistagmo). LEhrenstein ha notato delle chiare
analogie fra la percezione dei colori e quella del movimento: alla fusione dei colori,
corrisponde la fusione del movimento; al contrasto simultaneo dei colori corrisponde il
contrasto simultaneo del movimento, al contrasto successivo dei colori corrisponde il
contrasto successivo del movimento. Anzi, rigorosamente parlando, non si dovrebbe
usare il termine mescolanza di movimento, per il fatto che la fusione qui, come del
resto anche nei colori complementari, non affetta la qualit percettuale, ma soltanto le sue
condizioni di eccitazione18.

Il color arancio un contenuto psichico perfettamente a s, e non una fusione di giallo


e rosso, anche se presenta una somiglianza tanto con il giallo come con il rosso: il parlare
di mescolanza, dal punto di vista fenomenale, qui non ha senso, ma al pi si riferisce alla
genesi; per cui pi esatto parlare soltanto di fusione di luci e di processi di stimolo.
Quanto si vien dicendo vale anche, e pi ancora, per la percezione di movimento che
sorge a partire dalla presentazione di posizioni successive di un oggetto nello spazio. A
questo modo la percezione del movimento presenta unanalogia evidente con
limpressione di profondit che si ha dalla fusione delle due immagini retiniche:
nellun caso si tratta di disparit spaziale simultaneo-statica, nellaltro di disparit
spaziale succes|sivo-dinamica. E che lanalogia sia reale lo dimostra il fatto che il senso
del movimento, unito al senso spaziale, pu dare origine a nuove qualit percettive; come
la profondit unita ai colori genera la percezione dei colori corporei (Oberflchenfarben),
cos il movimento esercita un influsso nella strutturazione dello spazio. LEhrenstein ha
fatto uno studio accurato di questi fenomeni che dnno la ragione, fra laltro, anche di
molte illusioni e deformazioni percettive.
La psicologia tradizionale, di fronte ai fenomeni del movimento apparente, per restare
fedele ai suoi princpi si era arenata in difficolt inestricabili imponendo una soluzione
che era in contrasto con lesperienza pi immediata: merito innegabile della
Gestalttheorie se un fenomeno cos fondamentale ha ormai una trattazione veramente
scientifica.
In luogo di spiegare il movimento stroboscopico per una reminiscenza di movimenti
reali, il Wertheimer ha visto in questo fenomeno il tipo fondamentale della percezione di
movimento. Infatti, fin quando ci si attiene alla struttura fisiologica della retina,
leccitazione isolata che si ha in ciascuno dei suoi elementi non potr mai dare n la
percezione di estensione, n quella di movimento. La sola differenza fra il movimento
stroboscopico e quello reale sta nella densit pi grande di eccitazioni nel caso del
movimento reale: il movimento reale viene quindi ad essere un lato particolare del
movimento stroboscopico. E questo tanto vero che anche nellesperienza ordinaria di
movimenti molto rapidi (cambio di segnalazioni luminose agli incroc delle vie) o molto
lenti, si possono avere gli stad di Sim e Suk.
Bisogna quindi spiegare la percezione del movimento come un processo originale di
natura totale (Gesamtprozess), ove leffetto non dipende dalla natura e modalit dello
stimolo ma dalle propriet del campo.
Il Wertheimer, passando dallanalisi fenomenologica alla interpretazione teorica,
consider il movimento apparente come qualcosa di qualitativamente puro, come un
movimento senza mobile (Bewegung ohne Bewegtes), a differenza di quanto si vede
nellesperienza ordinaria. Lorigine, poi, di tale| nuovo contenuto va spiegata, a suo
parere (pag. 86 e segg., 21), a partire da corti circuiti o funzioni trasversali che
avverrebbero nei centri corticali, come si dir pi avanti19. Pretese queste che non hanno
niente a che fare con la geniale tecnica scientifica del Wertheimer.
* * *
Considerazioni analoghe sono state suggerite dalle ricerche intorno alla percezione del
movimento indotto che stato studiato dal Duncker, e poi continuato dal Wallach, von
Schiller e da altri (Duncker K., A, 180 e segg.).
Lillusione qui data dal fatto che quando sono presentati insieme un oggetto fermo ed
uno in movimento, a seconda del sistema di riferimento che losservatore prende, pu

esser visto in movimento ora luno ora laltro oggetto indifferentemente. Sono i casi di
movimento indotto le illusioni, ricordate sopra, del movimento di oggetti immobili che si
osservano dal finestrino di un treno in corsa e, viceversa, lillusione del movimento del
proprio treno, che oggettivamente fermo in stazione, quando si muove un treno vicino
che visto fermo. In questo caso il movimento indotto ha una direzione contraria rispetto
allinducente, com anche il caso della corrente del fiume guardata dallalto del ponte o
delle rotaie o delle pareti di una galleria osservate dal finestrino di un treno in corsa.
La percezione del movimento indotto si fonda quindi sulla| dualit di figura e sfondo:
tutto dipende a quale dei due oggetti dati losservatore attribuisca luna o laltra funzione.
Loggetto, a cui si rivolge lattenzione, funziona da figura ed visto in movimento,
laltro invece funziona da sfondo ed visto in quiete: poco importa quale dei due si
muova realmente. Si pu avere anche che quando ambedue gli oggetti possono esser visti
come cose, allora, se lattenzione si porta simultaneamente su ciascuno, tutti e due
sono visti muoversi in direzione contraria.
Prima di riferire le esperienze del Duncker, ricordiamo un curioso esperimento suggerito
da un aderente alla scuola di Graz, il Witasek. Dopo alcun tempo che ci si trova in una
stanza completamente buia, si proietti su di uno schermo opaco un solo punto luminoso:
il punto comincier subito a muoversi circolarmente nella maniera pi pronunciata, con
escursioni superiori ai 90. Si osserv che durante tutto il tempo di fissazione, per
perfetto che possa essere non pi di un minuto gli occhi presentano un movimento
tremolante (Koffka, K., D, 212).
I movimenti autocinetici provano che ai diversi punti retinici non corrisponde alcun
valore locale fisso: essi producono una localizzazione solo entro uno sfondo che sia dato;
non la producono pi, quando lo sfondo perduto.
Le esperienze del Duncker venivano fatte in questo modo.
Si proiettava un raggio di luce sopra un rettangolo di cartone (66 48 cm.): distanza
dellosservatore un metro (pagina 187 e segg.).
Quando si muove il cartone nel senso avanti-indietro, si vede il punto di luce mettersi in
movimento nella direzione contraria indietro-avanti. Se invece il punto di luce a
muoversi realmente, il fenomeno dellinduzione non si verifica e il cartone rimane fermo:
perci impossibile decidere se il punto luminoso sia o no, oggettivamente, in
movimento.
La differenza pu essere rilevata quando, invece di un solo punto luminoso, se ne usano
due, di cui uno sia in movimento, laltro in quiete. Nel caso precedente il rettangolo di
cartone poteva funzionare solo come sistema di riferimento,| come sfondo, non come
cosa e figura, e per questo si verificava solo una fase del fenomeno. Il rettangolo di
cartone costituisce, rispetto al punto unico, un sistema di riferenza naturale, ma non
viceversa e questo per la notevole sproporzione di dimensioni che corre fra i due, la quale
fa s che il rettangolo debba essere considerato come un locante e mai un locato, ed il
punto sempre un locato, mai un locante. Quando invece si hanno due punti questa
impossibilit svanisce. Tutto dipende dallavere o no un sistema di riferimento e dalle sue
modalit, cosicch la perdita di vista del sistema di riferimento, o limpossibilit di
averlo, distrugge lillusione.
Quando si imprime al rettangolo un movimento molto rapido nel senso avanti-indietro, il
punto di luce appare fermo, perch non riesce a mantenere pi la relazione fenomenale al
rettangolo come a suo sfondo, e prende relazione invece con gli altri oggetti della camera,

come le pareti, i mobili, le sedie...


Si ottengono fenomeni di movimento indotto anche usando delle oscillazioni di un
pendolo in una camera oscura e lillusione avviene in tutte le direzioni che si vogliono
provocare (pag. 198 e segg.). Gli esperimenti sul movimento indotto sono suscettibili
di interessanti sviluppi per comprendere la natura di molti altri fatti, di cui baster
ricordarne uno desperienza ordinaria. Gli oggetti sono da noi visti in quiete anche
quando i nostri occhi si muovono e quindi le immagini degli oggetti si spostano
continuamente sulla retina, ed assai raro il caso che noi osserviamo gli oggetti tenendo
gli occhi perfettamente immobili. Secondo le esperienze precedenti le cose si
spiegherebbero a questo modo. Il punto di osservazione si muove a traverso gli oggetti di
visione ed circondato da essi: esso stesso un sistema immerso in un sistema
includente, pi ampio; la sua localizzazione determinata dagli oggetti che formano lo
sfondo di riferimento. per questa ragione che gli oggetti non sembrano muoversi verso
sinistra, quando si dirige lo sguardo a destra. Sono le cose, sopra le quali dirigiamo le
osservazioni, che forniscono per lo spazio visuale il sistema determinativo di riferimento
nel quale entra lo sguardo in movimento (pag. 238).|
Questi fatti dimostrano adunque che il movimento pu essere visto con una forma assai
diversa, secondo il campo al quale fenomenicamente visto appartenere. Losservazione
va applicata, secondo le ricerche fatte dal Brown, anche per la velocit apparente:
anchessa in funzione (inversa) del campo secondo che questo pi grande o pi
piccolo. Ci che corrisponde alla legge del Korte: laumento della distanza per cui passa
un oggetto, visto stroboscopicamente, diminuisce la sua velocit fenomenale (Koffka,
K., D, 288).
* * *
La subordinazione che si ha delle parti al tutto nella percezione di movimento,
stata messa in evidenza anche da alcune eleganti esperienze intorno allidentit
fenomenale degli oggetti desperienza, eseguite da J. Ternus, sotto la direzione del
Wertheimer (pag. 81 e segg.). Il problema molto semplice e di evidente interesse
speculativo.
Noi vediamo un oggetto in movimento e subito diciamo Questoggetto si muove:
bench nella nostra retina le immagini, che vengono dalloggetto, continuino a cambiare
in ogni istante, fenomenalmente loggetto conserva la sua identit. Lo stesso deve dirsi
per oggetti in riposo: il tavolo, che ho attualmente davanti a me, non del tutto uguale al
tavolo di un momento fa: eppure per me lo stesso tavolo che persiste. Un oggetto allora
pu in s cambiare, senza perdere la sua identit: il sole cresce (restando identico a s) in
luce e splendore, il volto del mio amico impallidisce... Quali sono le condizioni per la
persistenza di questa identit fenomenale? Esse non possono esser ridotte alle condizioni
di contiguit spaziale e temporale, come si potuto fare per il movimento stroboscopico.
Il Ternus ricorse al metodo dello spostamento stroboscopico di un insieme di punti.
Vengono proiettati, sopra uno| schermo di cartone, due gruppi di punti luminosi immobili
in condizioni favorevoli alla produzione di un buon movimento stroboscopico. Siano i
gruppi abcde e cdfgh (fig. 73); nella figura i punti della prima serie sono rappresentati da
piccoli punti neri, quelli della seconda serie dai circoletti; i punti dei due gruppi che
vengono a coincidere sono indicati dai circoletti con il punto nero interno.
Risulta pertanto dallesperimento che il soggetto non vede n punti immobili occupanti
oggettivamente la stessa posizione, n identifica i punti coincidenti , ma osserva un

movimento di traslazione da sinistra a destra di una figura rigida a forma di croce. Si ha


allora che i punti c e d perdono la propria identit e la loro funzione: il punto c che (nella
prima esposizione) costituiva il centro della croce, diventa lestremit del braccio sinistro
dellunica croce percepita, e il punto d che era lestremit destra diventa il centro.
Schematicamente: c2 identificato ad a1 e non a d1, come a priori si sarebbe aspettato.
Altrettanto si dica dei due gruppi della fig. 74 ove si osserva un movimento di traslazione
parabolico.
Lidentit fenomenale perci non obbedisce alla legge delleccitazione locale, n a quella
del cammino pi breve fra due eccitazioni locali; essa invece conservata dal tutto
come tale, e non in funzione delle singole parti secondo il loro contenuto oggettivo.
Lidentit fenomenale, conclude il Ternus, primariamente determinata dallidentit di
forma (Gestalt), dalla omologia di forma delle parti, cio dai caratteri del tutto e non
da relazioni frammentarie (pag. 101).
Anche in questo caso bisogna perci far ricorso ad una| Gestalt dinamica entro i termini
di un campo totale di forze, la quale si mostra egualmente valida per i complessi
successivi come la Gestalt statica per quelli simultanei (forme, figure geometriche, ecc.).
Le leggi che regolano lapparire, sia delle une come delle altre, non possono essere che
identiche20.
Il complesso delle ricerche intorno al movimento stroboscopico tende a dimostrare che
due oggetti immobili ed isolati fra di loro si fondono insieme in un oggetto unico e dnno
la impressione di movimento: fenomeno puro, secondo Wertheimer, senza stimolo
adeguato21.
* * *
Fenomeni di ordine pi complesso, ma che possono rientrare nellambito delle ricerche
inaugurate dal Wertheimer, sono i movimenti stereocinetici studiati da un valente
discepolo del Benussi, il Musatti: lo effetto fenomenale che essi producono il
movimento solidale. Ecco la descrizione sommaria dei fenomeni (D, pag. 133 e segg.).
Se si fa ruotare lentamente attorno al suo centro un disco di cartone che porta verso la
periferia disegnato un cerchio e dentro al cerchio un punto non coincidente col centro del
cerchio e si osserva il complesso disegnato ad una certa distanza:| laspetto del complesso
varia durante losservazione passando attraverso diverse fasi generalmente nellordine
seguente:
a) Si vede dapprima il cerchio ed il punto eseguire il movimento di rotazione
conformemente alle condizioni obbiettive dellesperienza.
b) Si ha ad un tratto limpressione che il cerchio eseguisca effettivamente un movimento
di rotazione attorno al centro del disco, non presentando per costantemente, ad es.
rispettivamente verso il centro del disco e verso il bordo del disco, gli stessi punti (come
avviene in realt, dato che il cerchio disegnato, ed quindi solidale col cerchio
ruotante), ma presentando invece costantemente gli stessi punti, ad es. verso il basso.
Mentre cio in realt il cerchio, nelleseguire la rotazione attorno al centro del disco,
compie ogni giro una rotazione completa anche attorno al proprio centro, questa
rotazione della figura non veduta ed il cerchio apparisce, pur spostandosi nello spazio,
stabilmente orientato nello spazio stesso. Contemporaneamente il punto disegnato
nellinterno del cerchio (e che in realt essendo anchesso disegnato sul disco solidale
col cerchio) visto spostarsi lungo la periferia del cerchio stesso eseguendo rispetto a

quello un movimento circolare completo per ogni rotazione completa effettiva del disco.
La stabilit di orientazione del cerchio nel suo movimento rotativo e il movimento
relativo del punto rispetto al cerchio caratterizzano questa fase di osservazione.
c) Successivamente alla fase b si determina improvvisamente quella trasformazione
percettiva che detta propriamente trasformazione stereocinetica. Mentre nelle fasi a e b
il cerchio ed il punto sono sempre visti nel piano del cerchio ruotante ed in quel piano
che si determinano i movimenti di quegli elementi; in questa terza fase il punto ed il
cerchio appariscono localizzati in piani diversi. Ad es. il punto visto come pi lontano
del cerchio; esso punto inoltre non eseguisce pi un movimento relativo rispetto al
cerchio come nella fase b, ma apparisce solidale col cerchio stesso, che a sua volta
apparisce leggermente obliquato rispetto al piano del disco. Si ha cio limpressione che
il punto ed il cerchio siano elementi di| un unico corpo solido, e precisamente di un
cono, di cui il punto il vertice ed il cerchio la periferia della base. Questo cono
eseguisce un movimento di rotazione attorno allasse intorno a cui gira effettivamente il
disco di cartone, e questo movimento tale che, rispetto a quel primo asse, lasse stesso
del cono si mantiene spostandosi in posizioni sempre simmetriche.
Il punto pu localizzarsi in profondit, rispetto allosservatore, pi vicino anzich pi
lontano del cerchio stesso ed in tal caso il cono veduto presenter non la base, ma il
vertice rivolto verso losservatore. Questi due effetti fenomenali possono talvolta
alternarsi fra loro, e determinare, mentre si sta osservando, una brusca inversione, simile
a quella che nella percezione di profondit determinano alcune figure geometriche, p. es.
il cubo: solo che limpressione di corporeit del cono nel nostro caso assai pi intuibile
di quella osservabile nel cubo. Fenomeni analoghi si ottengono se si descrive nel centro
del disco ruotante unellisse che abbia il centro coincidente col centro del disco.
Questi fenomeni hanno suggerito al Musatti uninterpretazione originale dei processi
percettivi in generale, la quale integra e corregge il principio della Gestalt, come si dir
nel II Volume.
Rileviamo come conclusione che le esperienze di movimento costituiscono sempre il
nerbo della Gestalttheorie e la prova pi radicale della impossibilit in cui si trova la
psicologia associazionista a spiegare la percezione del movimento. Queste esperienze
hanno trovato lidentit fondamentale di comportamento fra il movimento reale
dellesperienza ordinaria e quello stroboscopico. stata anche constatata una somiglianza
fra le leggi che regolano lapparire delle forme in condizioni di quiete e quelle delle
forme in movimento, somiglianza che pare faccia capo anche in questo caso ad
unidentit di processi. Alla radice di ogni processo percettivo si avrebbe sempre un
processo dinamico di organizzazione, il cui fine o termine appunto di portare
allapparizione di una forma fenomenale nella quale il molteplice dato immediatamente
alla coscienza come un tutto intuitivo organizzato.|
Note del capitolo quinto
1 Berkeley G., A, 2.
2 Koffka K., D, 115. Secondo le esperienze del Metzger la percezione, in quanto
determinata dalle forze interne, tende ad essere tridimensionale, che la forma di
percezione pi naturale, mentre la percezione uni-(o bi-) dimensionale derivata.
Ritengono immediata la profondit, fuori della Scuola Gestaltista: Thouless R. H., 231;
Helson H., 524; Parsons F. H., 154; Tschermak, A., 998-999. Acutamente W. Ehrenstein

considera la percezione di profondit come una Komplexqualitt che si stabilisce per


una unificazione formale delle disposizioni innate con i criter acquisiti, non per
unaddizione o per un semplice processo di contenuti di memoria a contenuti di
sensazione (Ehrenstein W., 25, Zusammenwirken von angeborenen
Warhnehmungsapparat und erworbenen [empiri-schen] Einstellungen in der
Wahrnehmung, 37). Anche il Bhler non meno esplicito nel rigettare la concezione
berkeleiana e kantiana: Berkeley betrachtet das Auge wie einen physikalischen Apparat
und verkennt an ihm die Grundleistung organischer Einrichtungen, verkennt was man
Gestalteffekte oder Komplexwirkungen, neuerdings Strukturfunktionen genannt hat
(Bhler K., B, 4).
3 Guillaume P., B, 89.
4 C. M. Musatti, D, 200.
5 questo il senso delle prime due, fra le cinque leggi delle percezioni inadeguate,
enunziate da V. Benussi: (1) Das Erfassen der Gestalt, die Gewinnung einer Vorstellung
ussersinnlicher Provenienz ist also die Bedingung fr die Entstehung einer
ussersinnlich bedingt Inadquatheit. (2) Alle objective Bedingungen, die geeignet
sind die Auffassung der Gestalt zu erleichtern, wirken hierdurch mittelbar im Sinne einer
Inadquatheitserhohung; alle jene Bedingungen dagegen, die geeignet sind, die
Individualisierung einzelner Bestandstcke fr ein Subjekt zu fordern, wirken im Sinne
einer Inadquatheitsherabsetzung.
Dalle quali si ricava la legge pi generale secondo la quale ... lapprensione unificante di
un complesso di elementi, che porta alla rappresentazione intuitiva di una forma in s
chiusa, anche la condizione che favorisce la percezione inade|guata (Cfr.: Vittorio
Benussi, 407; il lavoro riassume ben otto lavori precedenti sullargomento e si pu dire
che il Benussi stato il pi fecondo ricercatore sui fenomeni illusor).
6 Gemelli A., H, 11.
7 Secondo lo Stumpf, bench la critica della conoscenza consideri tutte le illusioni
percettive come falsi giudizi, psicologicamente esse vanno distinte in due classi
secondo la natura dei fondamenti per cui nasce lapprezzamento inadeguato. a) Vi sono
delle illusioni che dipendono dallapparizione sensoriale: se, dopo aver osservato
intensamente una superficie verde, porto lo sguardo su duna superficie bianca, io vedo
rosso e non bianco; il bastone, bench oggettivamente diritto, immerso parzialmente
nellacqua si presenta spezzato. Queste possono esser dette illusioni sensoriali
autentiche (echte Sinnestuschungen) e possono esser causate da fattori fisici (noti) (il
bastone spezzato per via della rifrazione dei raggi), o da fattori fisiologici (ancora ignoti)
(limmagine consecutiva dei colori complementari). Tali illusioni sono incorreggibili. b)
Vanno invece dette pure illusioni di giudizio (blosse Urteilstuschungen) quelle dovute
alle condizioni circostanti: una montagna distante 50 km. da me giudicata, sia per
mancanza desercizio o per le mutate condizioni di trasparenza dellaria, alla distanza di
soli 30 km.; ed in generale appartengono a questa classe tutti gli errori di riconoscimento
di oggetti, tanto frequenti nella vita pratica.
Le cosidette illusioni ottico-geometriche sono classificate dallo St., per la maggior
parte, come illusioni sensoriali dovute a particolari condizioni dei pro|cessi fisiologici
nellorgano periferico e nei centri. La concentrazione dellattenzione e lesercizio
possono correggere le illusioni di giudizio; dagli inconvenienti invece che derivano dalle
illusioni sensoriali, ci libera soltanto lindagine scientifica sulle condizioni naturali

estrinseche ed intrinseche del fenomeno (Cfr.: Stumpf C., D, I, 18, pagg. 311-315).
8 Galli A., Zama A., 29 e segg. Circa le conseguenze di ordine teorico che gli Autori
hanno tirate dalle esperienze, si dir pi avanti nella esposizione della teoria della Scuola
di Milano.
9 Nellarte contemporanea il futurismo intende di esprimere lessenzialit delle cose a
traverso la rappresentazione del movimento, clto nella sua immediatezza fenomenale
(per es. laeropittura). Arte cerebrale, che pu raggiungere| alcune volte espressioni di
grande efficacia, ma che ancora in cerca della sua via. poi vero che ogni forma ed
ogni contenuto presentano una situazione di movimento e sono traducibili in essa?
Questa efficacia del movimento ad esprimere un particolare aspetto della realt, non torna
a danno di altri aspetti, non meno reali, che vengono del tutto sacrificati?
10 Lo stesso principio sembra valere per le allucinazioni. Le allucinazioni vere, come le
illusioni, sono dei fenomeni, i quali, anche quando subiettivamente appaiono dovuti a
condizioni patologiche, non si distinguono fondamentalmente dalle percezioni normali;
cio esse sono organizzate in modo sostanzialmente uguale, obbedendo agli stessi
princpi che regolano la percezione normale, ai princpi della forma (Glck, G., 657).
11 Hall E., 527-530.
12 Hall E., 525.
13 Wertheimer M., A, 2. Le successive citazioni di questo lavoro fondamentale, che ora
riassumo, sono date nel testo.
Il Benussi ottenne gli stessi fenomeni, descritti dal W. nel campo visivo, anche nel campo
tattile (cfr.: B, 59 e segg.); egli per ne diede uninterpretazione secondo la teoria della
Scuo-la di Graz.
Il Galli, della Scuola di Milano, in una serie di ricerche eseguite nel Laboratorio di
Francoforte sotto la direzione di Wertheimer e Gelb, ha mostrato che si possono ottenere
fenomeni di movimento apparente anche usando combinazioni di stimoli appartenenti a
campi sensoriali diversi (visivi e tattili, visivi, tattili e acustici). (cfr.: Galli A., A, 79 e
segg.).
14 Riporto le descrizioni dei fenomeni tipici osservati dal Wertheimer. Hanno contestato
non soltanto linterpretazione teoretica del W., ma anche lesattezza nella osservazione
dei fatti non pochi psicologi come Linke, Higginson, van der Bals e Roelof, De Silva,
Neuhaus, Dimmik ed altri (cfr. riferenze in: Galli A., A, 80).
15 P. Guillaume, B, 90-91.
16 P. Guillaume, A, 781. LHartmann indica il frecciare delle lucciole delle notti calde di
estate, le scintille di un ceppo scoppiettante e lavvicendarsi delle luci che regolano il
traffico.
17 Secondo ricerche recenti il movimento percepito meglio alla periferia della rtina ed
quindi, come la percezione della forma, una funzione dei bastoncelli; il senso del
movimento il IV senso retinico con quelli di luce, colori e forma (cfr.: Blackburn R. H.,
365-371).
18 W. Ehrenstein, 52; cfr.: 87.
19 Ha combattuto aspramente fra gli altri questi sconfinamenti teorici, il Linke, uno
psicologo specialista in materia (Linke, P. F., 119, pagg. 187-299). A suo parere: Ein
Bewegungs-erlebnis sui generis ist ein Nonsens: seine Eigenart als Erlebnis einer
Bewegung beruht auf etwas, das allen psychologischen Ueberlegungen transzendent ist.
Natrlich gibt es blosse Bewegungsphnomene gegenber den wirklichen Bewegungen:

trotzdem gehren beide gemeinsam ins usserpsychische Gebiet: sie sind beide
unzweifelhafte Bewegungen und nur unterschieden, wie etwa Kugelphnomene,
halluzinierte Kugeln oder vielleicht auch Kugeln, die in Mrchen und Sagen eine Rolle
spielen, von des wirklichen Kugeln unterschieden sind: sie sind beide durch die
spezifischen Bewegungseigenschaften ausgezeichnet, nur kommt den einen Prdikat
wirklich zu, den anderen fehlt es (292-293).
20 Un recente lavoro del Metzger ha mostrato che le stesse leggi valgono per i movimenti
reali di due o pi oggetti che passano simultaneamente per lo stesso punto. Gli oggetti in
movimento erano, nelle esperienze del M., delle ombre verticali, che si spostavano in
modo orizzontale, avanti-indietro, entro una certa distanza segnata da bastoni verticali
fissati su di un disco rotante. Variando langolo fra i bastoni e la loro distanza dal centro
del disco, variava pure la fase e la velocit delle ombre in movimento. Il M. conchiudeva
giustamente che le leggi che regolano la selezione degli oggetti nella fusione percettiva
sono le medesime che governano lorganizzazione delle figure spaziali. Ci porta unaltra
conferma alla posizione gestaltista (cfr.: Metzger, W., 1-60).
21 Ma ci si pu chiedere: che succeder se due oggetti, che sono presentati
successivamente, appartengono a modalit sensoriali diverse? Se questi oggetti
producono egualmente limpressione del movimento apparente, si deve conchiudere che
lo spazio percettuale fondamentalmente unico. Ci ha potuto dimostrare il Galli in una
serie di ricerche nelle quali furono usati stimoli virtuali, uditivi e tattili combinati: i
soggetti manifestano sempre di aver limpressione di un unico oggetto in movimento che
li impressionava in modi diversi, come si vedr pi avanti (Galli, A., A, 118 e segg.).

Figure del capitolo quinto

Fig. 51 (v. Hornbostel)

Fig. 52 (Kopfermann)

Fig. 53

Fig. 54

Fig. 55

Fig. 56

Fig. 57 (Prof. C.Donati)

Fig. 58

Fig. 59

Fig. 60

Fig. 61

Fig. 62 (Fraser)

Fig. 63 (Fraser)

Fig. 64

Fig. 65

Fig. 66 ( L. Franklin)

Fig. 78 (Gemelli)

Fig. 67

Fig. 68 (Cima)

Fig. 69

Fig. 70 (Wolters)

Fig. 71 ( Street)

Fig. 72 ( Da Guillaume)

Fig. 73

Fig. 74

capitolo sesto
LA FORMA NELLA PATOLOGIA,
NELLE ATTIVIT SUPERIORI E NELLA SUA GENESI
Sommario. La patologia della percezione: dissoluzione delle qualit sensoriali e
disgiunzione degli attributi (Gelb-Goldstein); Emianopsia e ambliopia; la fovea
sussidiaria ed i fenomeni di completamento (Fuchs). Il pensiero come struttura: il
comportamento degli antropoidi (Khler); il pensiero infantile (Koffka), il pensiero
concreto dei primitivi ed il pensiero astratto (Wertheimer). Azione e struttura (Lewin):
fenotipo, genotipo e valenza; bisogni e quasi bisogni; tensione volitiva ed atti interrotti
(B. Zeigarnik); dinamica dellintenzione (Lewin). Il principio delle forme fisiche
(Isomorfismo): lipotesi primitiva del Wertheimer; lo sviluppo sistematico del Khler:
sistemi stazionar e quasi stazionar, forme fisiche, fisiologiche e psicologiche; carattere
provvisorio dellipotesi.
1. La patologia della percezione
La psicologia moderna ha sempre riguardato lo studio dei soggetti patologici come uno
dei campi di maggiori risorse per la scoperta dei princpi profondi del nostro
comportamento conoscitivo e pratico, ed i Gestaltisti non potevano mancare di ricorrervi.
La teoria dellAssociazione, come osserva il Guillaume, portava a pensare che le lesioni
dei centri non potevano che distruggere le innumerevoli associazioni, stabilite
dallesperienza: si ricorreva perci alla patologia della percezione con la persuasione di
aver da essa la rivelazione di quei fatti primitivi| e semplici che nella vita normale
scompaiono sotto le sovrastrutture delleducazione e delle convenienze sociali1.
La teoria della Forma difende la tesi opposta. Non v alcun periodo nella vita
dellindividuo, nel quale si abbiano dei materiali od elementi soltanto, privi di
unorganizzazione. Per conseguenza, i disturbi psichici, pi che esser considerati come
dissociazioni di complessi, vanno piuttosto interpretati come fenomeni di degradazione di
strutture, le quali scendono a gradi di differenziazione minore: per questi daltronde
restano sempre valide le leggi generali dellorganizzazione. Le strutture diventano povere
nel contenuto e rudimentali nellarticolazione, ma sono sempre strutture.
Comunque, solo lindagine sperimentale potr decidere secondo quale delle due direzioni
devessere cercata la soluzione dei problemi in questo che costituisce, se non il pi arduo,
certamente uno dei pi ardui settori della psicologia.
Lo studio della patologia della percezione ha poi per la nostra ricerca, che orizzontata
verso una ricostruzione speculativa del processo conoscitivo, una curiosit pi viva. La
variet pressoch infinita dei casi clinici, le forme successive che presenta alle volte uno
stesso caso e nel medesimo individuo, potrebbero fornirci quegli indiz tanto cercati, per
stabilire almeno nelle linee generali quelle che possono esser le fasi della
costruzione degli oggetti percettivi. E, prima ancora, esso ci potrebbe dire se, e fin dove,
si pu parlare di costruzione di oggetti ed in quale senso: ch lessenza della
controversia, che abbiamo preso a considerare, tutta qui, non solo per gli psicologi delle
due correnti opposte ora segnalate, ma per gli stessi filosofi che sentono il dovere di
salvare i fenomeni.

E veniamo senzaltro ai fatti.|


*

I pionieri di questindagine sono stati Gelb e Goldstein: il primo era uno psicologo,
allievo di C. Stumpf2; il secondo uno psichiatra. Essi misero in comune le proprie
osservazioni nellintento di raggiungere dei risultati positivi e, per quanto era possibile,
oggettivamente fondati in cos incerta materia.
Essi svolsero le proprie ricerche durante la guerra mondiale, dal 1916 in poi, allIstituto
per lesioni cerebrali di Francoforte sul Meno sopra feriti di guerra, sopra individui quindi
nei quali i disturbi percettivi erano dovuti soltanto alle lesioni riportate e non a condizioni
personali precedenti.
Riferiamo dalla monografia che gli Autori hanno dedicata allargomento, alcuni casi fra i
pi tipici (A, 9 e segg.: I caso).
Nel febbraio 1916 fu ricoverato un giovane di 24 anni al quale era stata estratta una
piccola scheggia che lo aveva colpito nel brillamento di una mina (4 giugno 1915).
Lesame esterno mostr che la scheggia era penetrata profondamente nella regione
occipitale. Lesame psicologico constatava che il soggetto poteva parlare ed anche
leggere correntemente: si osserv per che, bench fosse dindole quieta, si mostrava
molto eccitabile quando durante la lettura lo si disturbava.
Sottoposto ad un esame pi accurato, gli furono riscontrate delle anormalit percettive e
fu giudicato affetto di cecit psichica. Va notato che la misura dellacutezza visiva,
eseguita con il metodo ordinario delle lettere di grandezza variata, non present indiz di
disturbi rilevanti. Solo che quando gli si presentarono da leggere delle parole con il
metodo tachistoscopico, il paziente mostr di non raccapezzarsi pi, anche quando si
usavano tempi di esposizione dellampiezza di 100 s. Egli rispondeva: va troppo in
fretta, oppure: era come un lampo!. Anche quando si port lesposizione ad 1-2 secon|
di, egli dichiar: nessuno pu leggere, come stenografia!. Lesperienza con le
immagini consecutive mostr che il paziente poteva riferire solo il colore, non la figura;
soltanto dopo molte esperienze poteva distinguere qualcosa.
Queste constatazioni riuscivano ancor pi imbarazzanti per il fatto che il paziente poteva
leggere e disegnare e riusciva anche a riconoscere e descrivere gli oggetti del suo
ambiente ordinario. Ciononostante allesposizione tachistoscopica dava dei risultati che
restavano inferiori a quelli di altri pazienti che erano inferiori a lui nei confronti delle
esposizioni continue degli oggetti di esperienza ordinaria. Da ci G. e G. conclusero
trattarsi di un disturbo puramente visuale, che veniva mascherato nella vita quotidiana.
Una ricerca pi accurata non lasci alcun dubbio sul fatto che il difetto del paziente
proveniva da una seria incapacit di afferrare le presentazioni visuali che non avessero la
durata di almeno 10 secondi. Conducendo a fondo lindagine, si vide che con esposizioni
pi lunghe egli riusciva a leggere qualsiasi testo, anche con parole lunghe, per cui si argu
che, nel caso, il fattore critico era il tempo. Unosservazione ancor pi attenta rivel che
il paziente, quando leggeva, presentava dei minuti movimenti della testa e della mano:
egli scriveva con la mano ci che leggeva con gli occhi. Non muoveva la mano lungo
la pagina, ma scriveva le lettere una sopra laltra, mentre ne tracciava le linee con
movimento del capo. E, ci che ancora pi curioso, il paziente non sapeva per nulla di
usare tale metodo ed anche quando lo avvertirono non riusc a persuadersene, tanto era

convinto che tutti facessero come lui.


Studiando quali relazioni vi fossero fra la lettura e i movimenti della mano e del capo, G.
e G. arrivarono ai seguenti risultati:
a) Se si sopprimeva ogni movimento del capo, il paziente non riusciva a leggere
alcunch;
b) I suoi movimenti raggiungevano leffetto della lettura solo quando corrispondevano ai
movimenti normali della scrittura reale; cosicch, quando era obbligato a tracciare una
lettera in modo errato, non sapeva pi dire che lettera fosse.|
Presentatagli una parola in iscritto, egli la tracciava subito a volte con grande rapidit,
dallinizio alla fine, e pronunciava immediatamente la parola. Anche le figure
geometriche erano da lui riconosciute (p. es.: un circolo) soltanto quando riusciva a
tracciarle con il capo.
c) Se la parola (scritta) presentava segni di cancellature, egli seguiva la cancellatura ed
era incapace di rilevare la parola soggiacente: seguendo quelle linee, si lasciava sfuggire
il tutto della parola. Similmente non poteva rilevare una parola scritta a rovescio.
Cos pure, se si aggiungeva alle lettere, per es. allH, qualche linea obliqua addizionale,
fra le sue estremit superiori, mostrava di rilevare solo lH senzalcun cenno della
linea. Trovava inoltre grande difficolt a seguire i tracciati lineari e tutti i tracciati in
prospettiva non avevano per lui alcun senso.
Richiesto di trovare la figura nascosta in un enigma da bambini, il nostro paziente
provava unimpressione di sbandamento: egli riusciva a vedere tutte le linee, ma non
ne afferrava il significato ed i tracciati che oggettivamente limitavano la figura nascosta
non erano per lui separati dagli altri che alla figura erano estranei. Comera incapace di
individuare le figure di contorno e di superficie, meno ancora riusciva ad afferrare il
senso degli aggruppamenti di punti discontinui del Wertheimer, se non lo si lasciava
tracciare la figura con i movimenti del capo, ed in genere mancava dellapprensione
immediata della linea retta e curva.
Non meno probativi, circa la disorganizzazione percettiva del paziente, sono i risultati
ottenuti con le esperienze di movimento tanto reale, come apparente.
1) Quando al paziente si allungava o si piegava rapidamente il braccio, egli non vedeva
in alcun modo il movimento, ma saccorgeva solo del fatto che larto prima era in una
posizione e poi era passato in unaltra senza veder nulla dintermedio. Se invece venivano
usati dei movimenti molto lenti, egli poteva seguire con gli occhi la mano in moto: anche
in questo caso per non percepiva ancora un vero movimento,| ma solo la serie delle
differenti posizioni dellarto isolato nello spazio.
2) Negli esperimenti circa il movimento apparente, la posizione delle linee luminose non
risvegliava in lui alcuna impressione di movimento. In generale il paziente non riusciva
pi a capacitarsi di ci che fosse una percezione visuale di movimento. Egli era bens
capace di sperimentare senza difficolt alcuna il movimento tattile, ma non vedeva alcuna
analogia fra questo e quello visuale.
Va notato, in fine, che la memoria delle forme visuali e dei tracciati gli mancava
completamente e mentre riusciva a ricordare perfettamente una conversazione con
qualche persona, non sapeva ricordare neppure un tratto della fisionomia.
La conclusione che pu scaturire dallanalisi di questo caso singolare abbastanza
evidente: ci si trova, cio, di fronte ad un individuo il quale da una parte mantiene integra
la capacit apprensiva dei colori e le funzioni superiori del pensiero, mentre dallaltra

risulta completamente privato della capacit di qualsiasi sintesi sensoriale nellambiente


visuale (forme e movimenti).
Questo genere di disturbi ebbero dal Freud ( 1939) il termine di agnosie, che significa
lincapacit dinterpretare gli stimoli che vengono appresi dai sensi particolari.
Il Liepmann richiam lattenzione sopra due differenti forme di agnosia, che si
distinguono per il modo secondo il quale noi possiamo analizzare una presentazione
sensoriale nelle parti che la compongono3.
a) Possiamo analizzare un oggetto in aree di colore, tinte secondo gradi di chiarezza e di
forma. Lagnosia od incapacit apprensiva corrispondente ebbe dal Liepmann il termine
di dissoluzione delle qualit sensoriali ed era dovuta, secondo lui, a lesioni locali del
cervello.|
b) Possiamo analizzare un tutto-oggetto nelle sue varie parti, p. es. un cane in testa, collo,
tronco, gambe, coda: possiamo analizzarlo anche in pelle, ossa, intestini, muscoli, ecc.
Inoltre possiamo distinguere fra un cane ed una pecora, non solo fondandoci sulle qualit
sensoriali immediate, ma riferendoci ai fatti della loro vita, ai loro costumi. Lagnosia od
incapacit corrispondente fu detta dal Liepmann disgiunzione degli attributi ed , a suo
giudizio, conseguente a lesioni che interessano tutta la corteccia.
Il caso del giovane 24enne descritto da Gelb e Goldstein rientra esattamente nella prima
classe di queste anomalie di percezione: lincapacit parziale questa volta perch
limitata alla vista dellapprensione delle strutture (Gestaltauffassung), di figure e
movimenti visuali.
Gelb trov anche un caso inverso, quello di due individui i quali erano incapaci di vedere
delle semplici linee o superfic. Non potevano vedere alcun oggetto se non con un certo
grado di grossezza, la quale era inversamente proporzionale alla chiarezza dello stimolo
(C, 254 e segg.).
La patologia conosce anche casi di alterazione percettiva di natura pi profonda, che
interessano i contenuti della seconda classe, come quello descritto dal Lissauer di un
paziente che poteva fare la sintesi delle qualit visuali di un oggetto, ma non riusciva, con
i soli dati visuali, a dire di qual oggetto si trattasse.
Il Gelb, da solo, descrisse un caso di dissoluzione dei colori4. Si trattava di un giovane
soldato di 25 anni, il quale prima di partire per la guerra era stato elettricista e aveva
sempre goduto di una vista normale. Colpito da uno shrapnel nel settembre 1915 e
ricoverato allOspedale, gli fu constatato nel marzo del 1917, quando fu ricoverato
allOspedale di Francoforte sul Meno per lesioni cerebrali, una lesione nella regione
occipitale sinistra. Immediatamente dopo la lesione egli perdette ogni capacit di
percepire colori e bench la visione migliorasse subito, rimase persistente la cecit totale
dei colori.|
Ad un esame pi accurato, il paziente rivel dei fenomeni sconcertanti. Cos quando gli si
poneva davanti una serie di cartoni cromatici graduati in ordine di chiarezza dal bianco
fino al nero, il paziente diceva di vedere solo quattro gradi di chiarezza. Aggiungeva che i
quattro gradi erano per lui nettamente separati luno dallaltro: come se qualcosa
incominci improvvisamente.
Lulteriore investigazione port il Gelb alla conclusione che il paziente aveva perduto la
percezione dei colori di superficie (colori corporei): per lui tutti i colori degli oggetti
erano, secondo la terminologia del Katz, colori filmari, cio indeterminati, astratti.

Quando gli veniva ingiunto di localizzare i var colori, indicando esattamente il posto
dove apparivano, egli non arrivava che ad indicazioni approssimative: il colore comincia
pi o meno qui!. Di fatti le sue indicazioni andavano sempre al di l della sezione
colorata; questo scarto poi variava di ampiezza da colore a colore.
Il mondo visuale di questo paziente era dato da oggetti rivestiti da colori vaghi, fluttuanti,
che non seguivano le linee della conformazione reale delle cose. Egli trovava perci una
grande difficolt nel trattare gli oggetti; gli accadeva frequentemente di rompere bicchieri
e stoviglie, perch le abbandonava prima del tempo; era obbligato, perci, a fare un uso
continuo delle mani per rilevare con il tatto le caratteristiche degli oggetti. Egli stesso
esprimeva la situazione in cui si trovava dicendo: Le cose che vedo son sempre nebbiose
e molli; ci che tocco di solito stabile e duro; non appena gli si metteva loggetto fra le
mani, subito lo riconosceva e lo nominava.
Casi di questo genere possono presentarsi nelle forme pi varie. In un arteriosclerotico
colpito da cecit psichica, Stein e Brger Prinz hanno osservato che il paziente, come nel
caso del Lissauer, non riconosceva un oggetto qualsiasi, p. es. un lapis, che quando lo
teneva in mano. Invitato ad osservare una figura, la riconosceva subito, ma di l a poco
essa diventava per lui un ammasso di linee senza senso. Se gli si mostrava la riproduzione
fotografica di una cattedrale, egli poteva indicare le finestre, i pinnacoli, e dire che
verano delle cose in pendenza| come un tetto, ma richiesto dindicare cosera quella
cosa nel suo insieme, pot dire soltanto che era una specie di casa.
Questo paziente presentava perci, probabilmente, come arguisce il Moore (A, 11, 63),
una combinazione di ambedue le incapacit percettive, di dissoluzione delle qualit
sensoriali e di disgiunzione degli attributi.
Un grado notevole di disgiunzione degli attributi fu anche osservato in un caso descritto
dal Wolpert: il paziente poteva riconoscere i singoli oggetti di un quadro, ma non riusciva
a rendersi conto di cosa significasse il quadro nel suo tutto.
Lesame del caso tipico del paziente di Gelb e Goldstein e degli altri, ora accennati ad
illustrazione del medesimo, impone la conclusione che i disturbi percettivi interessano
essenzialmente lorganizzazione dei dati sensoriali nei suoi var gradi, che sono
particolarmente la percezione della forma e lapprensione del significato. I disturbi
associativi, quando ci sono, hanno unimportanza del tutto trascurabile.
I Gestaltisti ne hanno preso atto molto volentieri come di un argomento decisivo in favore
delle proprie dottrine e gli stessi Gelb e Goldstein, quando si tratt dinterpretare i fatti,
passarono alla Gestalttheorie. Altri Autori, invece, videro che la stessa divisione
bimembre del Liepmann era di per s una aperta denunzia dellincapacit in cui si trova
la G.theorie a spiegare con un unico principio fatti fondamentalmente diversi.
* * *
Di altro genere, ma non meno interessanti, sono le ricerche di W. Fuchs sui colpiti di
lesioni cerebrali che presentano in corrispondenza una determinata regione della retina
del tutto insensibile, per cui si aveva nella visione uno spostamento degli oggetti dalle
posizioni naturali (A, I, 70 e segg.).
Presentando, nel I caso, al paziente un giovane macchinista di 25 anni colpito da
schegge di bombe durante un attacco aereo nel novembre del 1917 dei dischi del
diametro di 2-10 cm., egli avvertiva la presenza di qualcosa, ma non poteva descrivere
qual forma avesse.
Richiesto di indicare il luogo esatto dove loggetto fosse| apparso, egli segnava un punto

che restava parecchi cm. a destra e di solito al di sopra della posizione reale. Lerrore di
localizzazione scompariva quando loggetto veniva presentato sulla regione retinica che
funzionava normalmente, cio a destra del punto di fissazione.
Quando invece si presentava loggetto, p. e. una linea, in modo che stimolasse tutte e due
le regioni della retina, il paziente localizzava la linea con uno spostamento a destra e al di
sotto. Presentando la linea in posizione inversa alla precedente, la localizzazione era
ancora a destra, ma al di sopra della posizione reale. Da questi risultati il Fuchs concluse
che quando una figura unificata viene a cadere simultaneamente sopra ambedue le regioni
della retina, anche il funzionamento della zona sana ne disturbato, come si ha nello
spostamento a destra della figura. A suo parere, leffetto dovuto probabilmente ad un
processo unitario dinsieme che abbraccia ambedue le aree visuali5.
Il F. estese la ricerca usando come oggetti figure e serie di punti e constat allora che lo
spostamento abbracciava la intera costellazione, quasicch tutto il complesso
funzionasse, nel campo percettivo, come un tutto unitario. Il processo quindi che ha luogo
in questi casi indubbiamente di natura totalitaria. Da una parte, il paziente vede di pi
di quello che dovrebbe vedere, poich vede loggetto intero; dallaltra vede tutto
loggetto in posizione spostata da quella reale.
Il fenomeno di completamento, cos osservato, stato approfondito dal Fuchs in un
secondo lavoro (A, II).
Vi sono dei pazienti che non presentano alcun tentativo| di completamento: il fatto si
verifica quando alla presentazione di un oggetto nella zona cieca si accusa di veder
nero e nientaltro. Per questi pazienti la presentazione della figura nella regione sana
non porta ad alcun completamento. Vi sono per altri pazienti, i quali, bench risultino
affetti nella zona cieca di cecit totale, passano tuttavia al completamento, purch si abbia
lavvertenza di presentare la figura nella regione sana in un certo modo.
Un paziente era del tutto incapace di percepire con la parte sinistra qualsiasi figura;
quando per gli furono presentati dei disegni come nella fig. 75, 1-2, in modo che le linee
verticali passavano a traverso il punto di fissazione, le figure venivano percepite nella
loro forma completa6.
Per penetrare meglio la natura del fenomeno il F. present, nel modo di prima, dei disegni
come le fig. 3-4, avvertendo sempre che la verticale passasse per il centro di fissazione.
Ebbene, il paziente poteva vedere la figura intera come nella combinazione precedente: si
ebbero risultati identici con la presentazione di mezze figure, come semicerchi. Quando
invece le figg. 3-4 si presentavano in modo inverso al precedente, cosicch le braccia
venissero a cadere nella regione cieca, il paziente vedeva una linea verticale e niente pi.
Concludendo: nei casi favorevoli la buona forma che tende, potendolo, a completarsi;
lorganizzazione tende ad estendersi dalla parte ove pu realizzarsi a quella ove non
riuscirebbe a stabilirsi spontaneamente. Il completamento di cui si parla non ha luogo,
per, per tutte le figure indifferentemente, come si visto. Va notato che questa diversit
nelleffetto fenomenale non dipende tanto dalla familiarit (esperienza passata) della
figura, quanto dal suo valore formale: esso si verifica meglio per le figure regolari,
semplici e simmetriche che per le complesse ed irregolari.
Per ovviare in modo irrefutabile allobiezione che la inte|grazione delle figure fosse
dovuta allintervento di fattori residuali dellesperienza passata, il Fuchs ricorse al
seguente metodo (pag. 71 e segg.).
Present al paziente, che era abile disegnatore, la figura tante volte fino a che fosse in

grado di ripeterne da s il tracciato a memoria; lo avvert poi che gli sarebbe stata
presentata tachistoscopicamente la medesima figura in modo che solo una met di essa
sarebbe caduta nellarea ambliopica. Malgrado tutto questo, il paziente non riusc a
vedere qualcosa di pi di quando la figura veniva presentata immediatamente. Si
ripeterono le esperienze anche con oggetti familiari, ma il risultato era sempre il
medesimo di prima. Anzi, in questi ultimi casi, il paziente arrivava a riconoscere ci che
gli oggetti erano, ma dichiarava di vederli soltanto in parte dal lato sinistro.
Lesperienza passata non pu quindi costituire un fattore essenziale.
Questi fatti portano alla conclusione che i fenomeni di completamento sono possibili
soltanto con certe figure caratteristiche, che risultino essere coercitive: cio con quelle
figure nelle quali la parte, che realmente vista (dalla zona sana), porta in s la legge di
struttura di tutta la figura.
Dagli esperimenti riferiti si ricava ancora che sono le figure semplici ad essere, di
preferenza, completate. Ma ci si intenda bene sulla portata del termine semplicit in
questa materia: per semplicit non si pu intendere lesistere isolato degli elementi di
una figura, come delle stelle della fig. 75. Gli elementi geometrici, le linee, di quelle
stesse, se erano presentati da soli, non venivano mai completati. Il completamento si d
soltanto quando la parte, che vista, porta in s la legge del tutto. Per questo, semplici
linee rette sono in s qualcosa di autonomo, non parti che si riferiscono ad un tutto; un
semicerchio invece era sempre visto (fig. 76) come parte e perci completato nel
cerchio intero. La tendenza che ha una vera parte verso| il tutto , secondo il Fuchs, una
tendenza verso la semplicit e la pregnanza com intesa dal Wertheimer.
In una terza serie di ricerche, il Fuchs studi un altro curioso fenomeno che si verifica
negli emianoptici: la sostituzione di una fovea sussidiaria, e quindi fisicamente
eccentrica, quando la fovea naturale sia interessata dalla lesione7. Questo fenomeno
rappresenta la contropartita di quello della prima serie desperienze: l si aveva lo
spostamento delloggetto osservato, qui si ha lo spostamento entro lorgano della regione
funzionale, cosicch a priori viene da pensare che questo secondo fenomeno sia, in
qualche modo, compensativo del primo.
Non v dubbio, diciamo anzitutto, che lorganizzazione formale degli oggetti
desperienza sappoggia sopra una definita organizzazione anatomica del sistema nervoso
recettivo, la cui rovina sarebbe irreparabile. noto, pertanto, che la regione centrale della
retina, la fovea, dotata di una struttura istologica privilegiata nei confronti con le regioni
periferiche: la prevalenza dei coni. Verrebbe da pensare perci che si dia una
corrispondenza rigorosa ed insostituibile fra la percezione di un oggetto e lincidenza
rigorosa delloggetto-stimolo sopra questa zona privilegiata. Tale certamente il caso pi
ordinario e normale: non per lunico possibile e non pu verificarsi negli emianoptici.
In essi si ha la costruzione, in luogo della fovea naturale distrutta, di una nuova fovea
funzionale, che usurpa tutte le propriet della fovea vera, malgrado lassenza di qualsiasi
differenziazione istologica.
Nellemianoptico, quando un oggetto attira la sua attenzione, esso viene a fissarsi su
questa pseudo fovea. Gli oggetti che si fissano su di essa sono visti meglio degli altri,
meglio anche di quelli che si vengono a fissare nelle regioni adiacenti la fovea naturale
primitiva: ed parimenti per rispetto alla posizione della nuova fovea, che il soggetto
fissa le direzioni dello spazio: alto e basso, destra e sinistra. Quanto ai fattori che
determinano questo spostamento di tutto il campo| visuale, il Fuchs fa ricorso, in ossequio

ai princpi della Gestalt, alle propriet strutturali del campo.


Nella emianopsia, egli spiega, la forma peculiare del campo visuale (Sehfeld)
produce, in corrispondenza, una peculiare organizzazione del campo di visione soggettivo
(Gesichtsfeld), ed questorganizzazione che responsabile del fatto che la distribuzione
dellattenzione avvenga verso un punto delloggetto a preferenza di un altro e non
viceversa, come pretende la teoria dellassociazione. Lattenzione, il grande idolo
dellAssociazio-nismo, viene messa a fuoco (Umzentrierung) dalle propriet strutturali
del campo.
Si constatato poi che la messa a fuoco avviene quando il paziente non saccorge
ancora del difetto: poich, appena egli se naccorge, riappare, di solito, lorganizzazione
primitiva e spontanea del suo campo visuale e si ha un rimaneggiamento dei punti di
determinazione delloggetto. Comunque avvenga questo secondo fenomeno, si deve
ritenere che il centro dellattenzione anatomicamente non fisso; esso pu variare da
soggetto a soggetto e tanto pi loggetto grande o pi esposto alla periferia, tanto pi il
centro dellattenzione viene spostato dal centro. La pseudo fovea, quindi, non
rappresenta un punto fisso, ma variabile secondo la grandezza e la posizione degli
oggetti: se si espongono, p. es., delle lettere piccole, essa viene a trovarsi molto vicina
alla fovea anatomica; con lettere grandi, invece, pu essere molto distante da essa.
difficile vedere come la teoria dellattenzione riesca a sfuggire alla forza
dimostrativa di questi fatti.
Il F. per rafforzar la tesi che la chiarezza visuale anzitutto in proporzione diretta con la
struttura o Gestalt del campo visuale, e che lattenzione attiva e passiva ha una funzione
irrilevante e di conseguenza, realizz la seguente esperienza (pag. 171 e segg.).
Furono scelte due lettere identiche ma di dimensioni differenti: di esse la piccola aveva
un punto di chiarezza di cm. 1,5, la grande di cm. 3. Ma perch la lettera pi piccola non
poteva partecipare della chiarezza della pi grande alla distanza di cm. 3?|
Le presentazioni fatte secondo la fig. 77 (a) diedero risultato negativo: a quella dis-tanza
era percepita solo la lettera grande; quella piccola inseritavi appariva nebbiosa e come
una macchia diffusa.
Risultato identico si ebbe usando lo schema della fig. 77 (b). Presentata con la massima
chiarezza, la prima composizione era vista senza difficolt come una E. Ma se, come
nella combinazione seconda, si includeva in essa un piccolo angolo retto, estraneo alla
figura, questo angolo non era visto. Esso poteva esser visto soltanto quando poteva
apparire come una parte integrale dellE, comera il caso della prima combinazione.
La chiarezza del campo visuale adunque una funzione delle relazioni figurali, e non
della direzione dellattenzione.
I risultati fin qui riassunti mostrano come, in un gruppo di linee, appariranno chiare solo
quelle saturate e ben delimitate, le quali compongono nellinsieme una figura stabile.
Perci pu accadere che, in assenza di questa condizione, un gruppo anche se
oggettivamente ben organizzato apparisca disintegrato: apparir chiaro, con contorni netti
e definitivamente formato solo quando apparterr ad una forma pregnante. La
percezione patologica cos conferma e rientra nellambito delle leggi della percezione
normale date dal Wertheimer. In patologia, dopo le ricerche di Fuchs, Gelb e Goldstein,
non vi pu esser dubbio circa la utilit della teoria della forma. Nel campo psichiatrico,
invece, le ricerche sono appena agli iniz e punto in accordo fra loro. Cos mentre la
Bender conchiudeva affermando che i princpi della forma non sono fissati e stabiliti

dalle regole della buona forma di Werthei-mer..., ma dipendono in parte dalle


caratteristiche biologiche del campo sensoriale a differenti livelli di maturazione e
dallintegrit di funzione del sistema nervoso, il Glck invece ribatteva che nella
maggioranza dei casi lerrore si verifica durante la|zione e non nella percezione. Perci,
almeno nel campo della percezione, lazione dei fattori della Gestalt indipendente
dalla integrit mentale del soggetto8.
*

Un campo assai interessante, che si venuto sviluppando al di fuori della Gestalttheorie


ma che presenta unattinenza diretta coi problemi da essa suscitati, il nuovo
orientamento della psicopatologia nello studio di quello stato danimo complesso ch
stato indicato da Jaspers col termine di percezione delirante (Wahnwahrnehmung)9.
Percezioni deliranti sono delle percezioni reali alle quali viene dato un significato
abnorme senza che ci possa essere giustificato da ragione di carattere razionale ed
emotivo (K. Schneider). Non quindi il dato ed il contenuto percettivo, non la Gestalt
chentra in gioco: questi deliranti vedono e sentono quel che vediamo e sentiamo noi. il
significato della cosa, ovvero il giudizio di valore su gesti, fatti, frasi udite... che porta
il delirante fuori della realt data e lo trasporta quasi dimpeto in una sfera
intenzionale, conoscitiva ed affettiva, priva di qualsiasi rapporto reale con il contenuto
effettivo desperienza. Per questo si parla precisamente di percezione delirante, dove il
termine percezione dice la convinzione di realt che il paziente attribuisce ovvero prova
nel suo delirio: perci si tratta propriamente di delirio di significato (Bedeutungswahn).
Lo Schneider tende a mettere questi disturbi in rapporto allIo del paziente, i quali hanno
quindi il carattere di un riferimento personale del tutto immotivato e porta a conferma il
seguente racconto di uno schizofrenico: Ritto sulle zampe posteriori un cane stava
aspettandomi sulle scale di un convento di monache. Appena gli fui vicino mi fiss
seriamente e| sollev una delle zampe anteriori. Per caso era davanti a me un altro uomo
che percorreva la stessa strada. Lo raggiunsi in fretta per domandargli se anche a lui il
cane avesse fatto lo stesso cenno. Un sorprendente no mi diede la certezza di aver avuto
una propria e vera rivelazione.
chiaro che qui la percezione normale nel suo presentarsi: il cane stava effettivamente
sulle scale e mentre alzava una zampa fiss effettivamente luomo. Ci ch invece
anormale linterpretazione del fatto, cio il significato straordinario che viene attribuito
ad un fatto cos banale, senza che la percezione per se stessa ne subisca alterazione: e
questo il valore di particolare rivelazione che il soggetto pretende di aver avuto. Fin
qui lo Schneider10, il quale giustamente osserva che simili atteggiamenti vanno
nettamente distinti da altre interpretazioni false e manchevoli di origine emotiva, assai
frequenti nella vita quotidiana, quali quelle che si determinano in base a paura,
diffidenza, sospetto..., in base cio ad un determinato stato danimo, a carattere acuto o
abituale. Cos per es. un bambino che ha rubato per ghiottoneria e non ha quindi la
coscienza tranquilla, pu facilmente vedere nel contegno della mamma qualcosa di
freddo e forse di minaccioso, sebbene la mamma sia ancora alloscuro della faccenda. Un
uomo che, a ragione o a torto, vive in continua paura di essere arrestato, sospetta in ogni
uomo che bussa alla porta un agente di polizia. Uno che, liberato dal carcere, fa ritorno al
suo paese, ha limpressione che la gente lo eviti o si comporti con lui in maniera diversa

da quella di prima, o parli alle sue spalle, anche se ci non corrisponde alla realt. Jaspers
chiama questi atteggiamenti idee deliranti (wahnhafte Ideen), mentre lo Schneider
preferisce chiamarle reazioni simildeliranti (wahnhnliche Reaktionen). Qui non siamo
ancora nella psicosi, ma nel campo di reazioni abnormi alla vita vissuta; queste reazioni
abnormi si comprendono bene dallo sfondo emotivo al quale si riferiscono e sono
nettamente distinte dalle percezioni deliranti proprie della psicosi. Al riguardo si
potrebbe osservare limportanza di| questi nuovi concetti della psicopatologia per lo
studio dei fenomeni supernormali della vita spirituale e mistica ed in particolare la
fondatezza della severit estrema da parte della Chiesa nel riconoscere apparizioni,
rivelazioni e fenomeni simili che singoli fedeli anche di vita spirituale encomiabile
affermano di avere avuto. chiaro che se esistono, com evidente chesistono, forme di
delirio religioso, si possono dare anche percezioni religiose deliranti, e quindi in buona
fede, nelle quali tuttavia il giudizio opera esclusiva del soggetto deviato dal suo
turbamento psichico profondo: questo, com noto, secondo S. Teresa il caso pi
frequente delle cosiddette rivelazioni individuali, messaggi, locuzioni speciali interiori e
simili fenomeni assai frequenti in persone di piet esaltata e soggette a disturbi nervosi11.
La percezione delirante, allanalisi riflessa, presenta due momenti: il primo va dal
soggetto che percepisce alloggetto percepito ed in questo momento il significato
delloggetto quello comunemente inteso (per es. il cane nellatteggiamento descritto); il
secondo momento va dalloggetto percepito (col suo significato normale)
allinterpretazione abnorme che si sovrappone al significato normale (per es. la speciale
rivelazione connessa al gesto del cane di sollevare la zampa...). Quel che caratterizza la
percezione delirante pertanto il secondo momento che non comprensibile n dal punto
di vista razionale n da un punto di vista emotivo (a differenza degli atteggiamenti di
sospetto, presentimento... che occorrono nella vita normale, come si accennato). Il
carattere specifico della percezione delirante perci dato dal secondo momento che
resta del tutto incomprensibile e non deducibile: la sua essenza si| potrebbe far consistere,
secondo il Gruhle, in questo che il riferimento personale si presenta del tutto
immotivato12.
Dalla percezione delirante, in questo senso rigoroso, va distinta, secondo lo Schneider,
laltra manifestazione del delirio ch la trovata delirante (Wahneinfall), intendendo il
termine trovata (Einfall) lidea delirante che scaturisce improvvisa, come per es. quella
della missione politica e religiosa, del talento eccezionale, della persecuzione, dellessere
amato... Si vede subito che la trovata delirante non ha una struttura che risulta di un unico
momento. Se a qualcuno viene in mente di essere Cristo o Napoleone (si pensi ai deliri di
Nietzsche, Hlderlin...), si tratta di un processo ch costituito da un momento solo: il
momento va dal soggetto pensante alla trovata, saltando improvvisamente il momento
obiettivo della percezione. Si pu dire allora che mentre nella trovata delirante il
significato sta a s, nella percezione delirante si tratta di un significato che risulta da
uninterpretazione del senso che la detta percezione pu avere. Certamente dal punto di
vista psicologico si tratta di situazioni o atteggiamenti dellanimo assai complessi che
mettono ancora pi in guardia contro il semplicismo di teorie univoche del tipo della
Gestalttheorie, come si vedr nella parte critica.
Molto pi adatto allo studio di questa zona, ch la pi oscura della psicologia, sembra
invece il nuovo orientamento personalistico ed esistenzialistico della psicologia (Stern,
Gruhle, Lersch, Binswanger...) che attinge la sfera profonda dellessere umano. Sembra

infatti, se lecito avanzare unosservazione, che nel processo della cosiddetta


percezione delirante non tanto la sfera propriamente percettiva ch interessata
ovvero chentra in gioco nel delirio: latto della percezione infatti si presenta normale,
come s visto. linterpretazione, il significato del tutto, ovvero lappropriazione
globale della percezione da parte del soggetto stesso nella sua personalit ch in gioco
nel processo delirante come suo punto di| partenza. Ma si tratta di un gioco, com quello
di tutta la sfera delle malattie mentali, che si perde nel labirinto della tenebra dello spirito
e che potr essere chiarito in qualche modo soltanto nella misura in cui si riuscir a
discendere negli abissi dello spirito e delle sue strutture esistenziali. Finora la
percezione delirante stata caratterizzata in forma pi negativa che positiva: dirla una
situazione senza motivo (Beziehung ohne Anlass = Gruhle) pu avere significato
fenomenologico, non reale; parimenti caratterizzarla in modo negativo13 non spiegarla,
ma dichiarare che ci manca ancora la spiegazione, che non teniamo ancora in mano il filo
del suo gomitolo.
Con la patologia della percezione si chiude il campo di esplorazione che, almeno in un
primo tempo, form largomento principale delle ricerche della Gestalttheorie. Fu in
seguito che essa allarg i suoi piani per diventare una teoria universale della vita e della
scienza.
2. Il pensiero come struttura
Non agevole rintracciare nellopera dei Gestaltisti una teoria organica dellintelligenza.
I fautori della Gestalt, allinizio, occupati comerano nel problema della percezione,
neppure vi pensavano e fu solo successivamente che, prendendo in esame alcuni
problemi particolari, enunziarono alcuni princpi di interpretazione anche in questo
campo.
In generale si pu dire che per i Gestaltisti i processi dintelligenza consistono nella
formazione di strutture: un problema non risolto, o risolto male, una forma
incompleta, una struttura ancora aperta; quando il problema risolto, la forma
completa e la struttura chiusa. Si tratta infine sempre di un processo di restituzione
di un equilibrio turbato, restituzione che avviene per una riorganizzazione subitanea del|le
forze del campo. Questa riorganizzazione si realizza nella Einsicht quale processo
intuitivo immediato, che nasce e si spiega da se stesso; come il ragionamento altro non
che un combattimento il quale crea da s le proprie armi.
I Gestaltisti hanno cercato i fondamenti per questa interpretazione in var campi della
psicologia, a cominciare dalla vita animale fino al pensiero astratto.
1) Il comportamento degli Antropoidi
stato gi notato che gli Antropoidi presentano delle reazioni percettive, quelle
interessanti la discriminazione dei colori, che obbediscono alle leggi strutturali del campo
(Scimpanz e pulcini). Sottoposti ad esperienze adatte, questi animali mostrarono desser
capaci di realizzare, con appropriati cangiamenti di struttura del proprio campo di azione,
un alto grado di adattamento rispetto alle variabili condizioni dellambiente. Hanno avuto
una profonda eco negli stud di psicologia animale ed hanno segnato un passo di notevole
importanza nello sviluppo della nuova teoria, le ricerche compiute da W. Khler, per
incarico della Accademia Prussiana delle scienze, nella colonia, allora tedesca, di
Teneriffa sopra gli scimpanz: esse hanno fatto svanire molti preconcetti intorno al livello
ed al funzionamento della cosiddetta intelligenza animale14.
Lesperimento consisteva in questo. Veniva proposto allanimale un obiettivo (p. es. una

banana) in modo che la via normale e diretta per raggiungerlo fosse bloccata, lasciando
aperte le vie laterali e indirette. Alle volte il raggiungimento dellobbiettivo implicava
soltanto un girare attorno allostacolo (dtour); altre volte esigeva luso di mezzi
complementari, come bastoni, scale, funi, ecc.; in ogni caso lanimale si trovava in
posizione di avere una percezione di tutto linsieme della situazione. Le esperienze
furono eseguite con spontaneit e| naturalezza ed a questo scopo il Khler sera acquistata
la piena fiducia degli animali coi quali familiarizzava.
Le esperienze di dtour sono per un animale evoluto, come lo scimpanz, un semplice
gioco: lanimale, per varia e complicata che possa essere la via che conduce allobiettivo,
la trova subito duno sguardo e nel modo pi naturale. Le medesime esperienze di
dtour ripetute su animali inferiori, come pulcini, mostrarono invece che questi, anche
nelle situazioni pi semplici, vengono a trovarsi in ser imbarazzi, e soltanto dopo una
serie pi o meno lunga di tentativi errati riescono a mettersi sulla strada buona. I cani
diedero migliori risultati, ma anche essi fatto strano! se lobbiettivo invece di esser
posto ad una discreta distanza appena al di l dellostacolo, continuano a battere
stupidamente il naso contro lostacolo senza girarlo, bench si tratti di un processo
assai pi facile dei casi precedenti.
Luso di strumenti costituisce una condotta ben pi complessa del dtour e gli
scimpanz vi riescono chi pi e chi meno. In questi esperimenti non solo la via diretta,
ma anche le curve geometriche, le vie trasverse restano impraticabili e lobiettivo non
raggiungibile che per lintermediario di un terzo corpo che lo strumento. Gli strumenti
che si usano possono trovarsi gi in connessione o contatto con loggetto, come quando si
attacca ad una certa altezza una banana ad un filo che pu venire a portata dellanimale;
oppure essi giacciono indifferentemente nellambiente visuale e tocca allanimale
costruire la connessione dello strumento con lobiettivo, come collocare una scala, usare
opportunamente duna pertica... Le esperienze sono state variate con molta arte dal
Khler e si vide che se gli animali arrivano quasi immediatamente alle combinazioni pi
complesse: la soluzione giusta dordinario segue a saggi erronei e a fasi dincertezza.
Comunque, essa, quando arriva, si presenta sempre in forma netta e improvvisa.
Di tutte le esperienze, la pi dimostrativa quella avuta con Sultano, un giovane maschio
di spiccata intelligenza, che ad essa deve una ben meritata (!) celebrit nel campo
scientifico (118-120).|
Furono collocati nella gabbia di Sultano due bastoni di bambou, approssimativamente
della stessa lunghezza, di cui per luno era pi stretto dellaltro. Al di l delle sbarre, per
terra, era posto lobiettivo (una banana) ad una certa distanza che era superiore alla
lunghezza di uno dei bastoni preso da solo.
Lanimale mostrava una gran pena nei tentativi di raggiungere il frutto ora con luno ora
con laltro bastone e per riuscirvi affondava anche le spalle fra le sbarre.
Visto inutile ogni tentativo, Sultano commette ci che in psicologia indicato
tecnicamente come un cattivo errore, cio il ricorso ad un esperimento che porta fuori
di strada. Lanimale spinge una cassa che stava in fondo alla gabbia e lavvicina alle
sbarre, ma, accortosi anchesso che non serve a nulla, la butta via. Dopo ci lanimale
compie un atto, il quale, bench praticamente inutile, pu esser contato come un errore
buono, ed cio di quelli che possono mettere sulla via della soluzione. Sultano spinge
fuori per terra uno dei bastoni pi in l che pu: prende poi in mano il secondo e laccosta
al primo spingendolo in direzione del frutto e cercando di toccarlo. Bench anche questa

volta nulla di concreto siasi ottenuto, si vede che lespediente allanimale piaciuto.
Sultano infatti riprende subito la sua fatica in questa direzione ed usando ogni
precauzione, spinge ancora il bastone con molta cautela verso il frutto, sorvegliando
prima attentamente con lo sguardo il movimento del bastone che per terra, e tanto fa
che arriva a toccare con la estremit di questo bastone il frutto. Cos improvvisamente si
stabilito il contatto fra loggetto e lanimale. Sultano mostra evidentemente di essere
soddisfatto per aver raggiunto tanto dominio sopra il frutto da poterlo toccare e muovere
con il bastone.
I tentativi si ripetono pi volte, ma senza ulteriori risultati. Durante queste manovre
accadde allanimale di prendere il bastone in posizione verticale, con la parte cava rivolta
in alto: qualcuno potrebbe pensare che tale posizione doveva suggerire immediatamente
linserzione di un bastone nellaltro, ma Sultano non d ancora alcun segno dessersene
accorto.|
Viene allora in aiuto lo sperimentatore, il quale fa, sotto il naso dellanimale, il gesto di
mettere un dito nellapertura di uno dei due bastoni, senza per accennare in alcun modo
allaltro bastone. Ancora nessun risultato concreto: Sultano continua come prima a
spingere un bastone con laltro verso lobiettivo, e poich questa soluzione non lo pu
soddisfare pi a lungo, lanimale abbandona ogni sforzo. Quando si pongono di nuovo i
due bastoni presso le sbarre, Sultano non vi prende pi alcun interesse e sta a guardare,
mortificato dellinsuccesso. Lanimale resta in questattitudine di rassegnazione nella
quale sembra non vi sia pi alcuna via duscita.
Ad un certo momento Sultano d uno sguardo alla scatola, vi si siede sopra e si mette a
giocare con i due bastoni, ma senza prestare un grande interesse al gioco. Senonch, ad
un certo momento, lanimale si trova ad avere in una mano uno dei bastoni disposto in
modo che esso si trova in linea retta con laltro: accosta allora un po il bastone pi sottile
a quello pi grosso e lo spinge nellapertura di questo; fa un salto di soddisfazione, va di
nuovo alle sbarre a cui aveva voltato le spalle e si mette a manovrare per tirare a s la
banana. Per disdetta del povero Sultano, in questo lavoro i due bastoni si disgiungono, ma
lanimale non si perde; li f entrare di nuovo luno nellaltro e li connette pi saldamente.
Poche mosse ancora ed il frutto a portata di mano con legittima soddisfazione
dellanimale15.
Ci che maggiormente interessa in questesperienza, la rottura subitanea
dellorganizzazione primitiva che guidava il comportamento dellanimale e lapparizione
improvvisa di una organizzazione nuova in rapporto alla situazione di sbarramento
delloggetto, creata dallostacolo interposto.
Contrariamente al metodo dei saggi ed errori (trials and errors del Thorndike) di
stampo associazionista, qui si osserva che la soluzione appresa dun colpo come per
intuizione (Einsicht). Non si vuol dire che manchi ogni prepara|zione per latto finale
risolutivo: gli errori buoni sono infatti, come si visto nella manovra di spingere un
bastone con laltro, delle vere fasi di soluzione, bench praticamente infruttuose. Solo si
deve tener presente che tanto gli errori buoni rispetto alla condotta precedente, come la
soluzione definitiva appaiono in modo discontinuo: lerrore buono non il
perfezionamento ottenuto per selezione associativa della conoscenza precedente, e tanto
meno lo la soluzione definitiva, rispetto allerrore buono.
Lerrore buono ha questo dispositivo che rivela una propriet reale delloggetto in
rapporto alla soluzione, comera nella esperienza di Sultano lunione o collaborazione dei

due bastoni. La soluzione definir il modo veramente acconcio di questa collaborazione


che sar non il montare sulla cassa (errore cattivo) e neppure lo spingere un bastone
con laltro (errore buono), ma inserendo luno nellaltro. Quando uno scimpanz,
volendo servirsi di una cassa come sgabello e trovandola troppo bassa, la drizza
obliquamente sopra uno dei suoi spigoli, commette un errore, perch la cassa, in questa
condizione di equilibrio instabile non pu servire da pedana. Ma un errore buono,
perch rivela una propriet delloggetto nel problema, cio la lunghezza della diagonale
da usufruire per lo scopo. Unaltra scimmia solleva la cassa tenendola aderente al muro:
atto assurdo in s, giacch lanimale non pu, in questa posizione, montare sulla cassa
che sostenuta dal suo sforzo. Similmente una terza scimmia, volendosi servire di una
scala laccosta verticalmente contro il muro, come se si trattasse di qualsiasi altro
oggetto, senza avvertire per questo particolare oggetto il modo proprio di raggiungere un
equilibrio stabile che si ha con la posizione obliqua appoggiando al muro il montante
superiore. Malgrado queste ingenuit, gli animali hanno percepito luna e laltra delle
propriet delloggetto che interessano la soluzione, ed anche questo costituisce una
Einsicht. Restano perci da escludere tanto la teoria secondo la quale la percezione
animale data dal sommarsi di esperienze passate, come la teoria che spiega il sorgere
della soluzione per laggiungersi di funzioni nuove al mosaico| dellesperienza. E
questo tanto vero che lanimale, venendo a mancare uno strumento, lo sostituisce, in
certe condizioni, con un altro di valore corrispondente rispetto al fine da conseguire,
come montando sulle spalle di una persona quando viene sottratta la scatola che serviva
da pedana (209 e segg.; 215 e segg.).
Non loggetto assoluto, ma loggetto nella sua relazione al fine, cio una
comprensione totale, ci che colpisce la attenzione dellanimale. La percezione non deve
quindi ritenersi propriamente n unanalisi, n una sintesi, ma lapprensione di un
tutto.
La conclusione del Khler venne contrastata da diversi Autori, i quali trovavano sia in
altri animali come negli stessi scimpanz e nei bambini dei casi frequenti di scelta
assoluta (Zunini G., 186). Comunque sia, difficile non riconoscere alle sue esperienze
il valore di una confutazione decisiva della teoria strettamente empirista del
comportamento animale, anche se si deve ammettere che ancora ben poco sappiamo
intorno a questi misteriosi problemi.
Del resto linadeguatezza dellAssociazionismo che vuol imprigionare la vita animale in
una catena chiusa di stimoli e reazioni messa in evidenza dal fatto frequente ad
osservarsi che lanimale di fronte allo stesso oggetto pu tenere comportamenti diversi, e,
viceversa, di fronte ad oggetti diversi, comportamenti eguali. Un gatto acchiappa un
sorcio e se lo mangia; ma, se ha i piccoli, lo porta da mangiare a loro. Un cane riconosce
il suo padrone anche se lo vede da lontano nelle posizioni pi diverse, o (se si pensa ad
un riconoscimento attraverso lolfatto) in grado di compierlo nelle pi svariate
condizioni. Di alcuni uccelli si visto che riconoscono la femmina, anche se il piumaggio
stato tinto con colore diverso e magari si slanciano verso la figura di essa disegnata sul
cartone (Zunini G., 183-184).
Anche questi fatti di esperienza ordinaria mostrano come la soluzione e reazione che
lanimale d ad una situazione ambientale costituisce un tutto unitario ed il risultato
di| unapprensione comprensiva che lanimale si fa della situazione in vista dei suoi
interessi del momento16.

2) Il pensiero infantile
Gli sviluppi pi recenti della psicologia infantile hanno portato ad un accordo
incondizionato, per quanto riguarda lanalisi fenomenale, con il principio della Gestalt.
Vanno ricordate anzitutto le ricerche che nellambito della Ganzheitspsychologie
fecero H. Volkelt ed i suoi allievi. Anche il pi originale indagatore contemporaneo della
psiche infantile, J. Piaget, nellultima opera ove si legge per la prima volta la descrizione
scientifica dei primissimi passi dellingresso del bimbo nel mondo della realt, ha
verificato il primato della Gestalt sugli elementi.
In particolare, Helen Frank osserv che i bambini presentano, in grado notevole, i
fenomeni della costanza percettiva. Un bimbo di 11 mesi che era stato abituato a
scegliere la pi grande fra due scatole, poste luna accanto allaltra, continuava a fare
esattamente la sua scelta anche quando la scatola pi grande veniva distanziata tanto da
offrire una imagine retinica inferiore ad 1/15 dellimagine retinica data dalla scatola pi
piccola che restava pi vicina: ci che corrisponde al rapporto 3:1 in favore della scatola
pi piccola (Koffka K., D, 88).
Messi di fronte alla necessit di operare un dtour, i bambini hanno salvato
discretamente la dignit della nostra specie. Il Khler narra di una bimbetta di un anno e
tre mesi, che da alcune settimane poteva camminare da sola, la quale fu collocata in un
recinto chiuso verso loggetto in modo che questo potesse esser raggiunto soltanto
descrivendo una curva. La bimba si porta immediatamente verso loggetto in linea retta, e
quindi contro la chiusura; di l a poco volge lentamente| lo sguardo attorno, portandolo al
di l del recinto: improvvisamente fa un sorriso, soddisfatta, e descrive con un solo
movimento continuo la curva che la conduce alloggetto (Khler, W., A, 14.). Certamente
altro il comportamento del bambino, altro quello delladulto: si pu dire che il bambino
procede passando da forme confuse a forme pi chiare, da forme relativamente semplici a
forme pi complesse. Cos ladulto vede tutto un paesaggio, una frase, una parola scritta
duno sguardo: non cos o raramente e solo in uno stadio progredito il bambino.
Ladulto come vede, cos scrive una parola come una unit; il bambino scrive lettera per
lettera: basta dare uno sguardo ad un quaderno di eserciz di scrittura per convincersene.
Il bambino legge lettera per lettera ed anche i ragazzi leggono parola per parola, cosicch
la declamazione esatta degli elementi di una frase esige un notevole grado di allenamento
ed il privilegio di una certa maturit. I bambini e gli adulti stanno nellambito della
percezione, come un dilettante ed un musicologo allaudizione di una sinfonia
beethoveniana: il primo afferra i temi solo quando emergono con evidenza incisiva; il
secondo li apprende come princpi di sviluppo e ne gusta proprio lo sviluppo,
dallenunciazione alla perorazione finale.
Sul terreno dei fatti poi significativo che i bambini presentano una percentuale molto
bassa di fenomeni illusor: ci significa che tali fenomeni dipendono da un
funzionamento di organizzazione psichica pi matura.
Fra le due posizioni estreme dellEmpirismo e dellInnatismo, i Gestaltisti hanno scelto,
anche per la psicologia dellinfanzia, laurea via di mezzo. La teoria empirista spiegava il
sorgere delle organizzazioni primitive per la semplice fissazione di riflessi e delle
connessioni che si vengono a stabilire fra i neuroni ascendenti e discendenti.
Evidentemente una tale teoria esige un numero indefinito di connessioni neurali affinch
un qualsiasi atto possa aver luogo, mentre manca ogni fondamento istologico per una
complessit di questo genere, e per di pi non si sa in qual modo un tale grado di

complicazione, cos alto, possa giovare ai fini pratici ed immediati della vita.|
La portata dellosservazione stata messa in vista sperimentalmente da uno studio del
Koffka, sui riflessi oculari nel bambino (Koffka, K., C, 77).
Mettiamo che lo sguardo del bambino sia prima rivolto in linea retta in direzione del
punto A; sia sullo stesso piano, a destra dal punto A, un punto B: gli occhi pertanto si
muoveranno in modo di permettere al punto B di fissarsi sopra la fovea. Se ora un altro
punto B1, introdotto verticalmente al di sopra di B, gli occhi devono muoversi in alto
per fissarvisi. Supponiamo ora che gli occhi siano di nuovo rivolti ad A, dopo che al
disopra di esso A stato proiettato verticalmente il punto A1. Passando da A ad A1,
locchio effettuer la stessa posizione retinica che si aveva quando passava da B a B1: si
produce cio di nuovo un movimento dal basso in alto. Ma, bench in questo caso A1
venga a stimolare gli stessi elementi o punti retinici che erano stimolati da B1 nel
movimento da B a B1, i due movimenti tuttavia non sono identici, perch il movimento
da A ad A1 esige una diversa innervazione del movimento da B a B1. Ne viene di
conseguenza che ogni fibra sensoriale non deve possedere con gli altri nervi motori una
unica connessione, ma pu averne tante quante sono richieste per tutti i possibili
movimenti degli occhi.
Il Koffka concludeva che fra la funzione motoria e quella sensoriale esiste, in radice, una
connessione intrinseca e non meramente fittizia, in modo che la struttura propria
delloggetto che regola il comportamento dei movimenti oculari.
Si comprende allora che lapparato motorio e lapparato sensoriale non vanno presi come
due pezzi separati e indipendenti, ma piuttosto a guisa di un organo unitario, come un
sistema fisico entro il quale alcune parti, differenziate dalle altre, possono agire su di
esse, cosicch ci che accade in un punto dellorgano e dellorganismo non mai del
tutto indipendente, o senza influenza alcuna, su ci che si svolge in altre parti.
A questo modo lattivit spontanea ed istintiva viene concepita quale reazione adattata al
conseguimento di uno scopo definito, come una melodia motoria che ha nel complesso
dei suoi movimenti una continuit figurata (gestaltet), la| quale si snoda
successivamente come un tutto ben articolato alla fine come allinizio dellazione. La
condizione di ogni membro di questa serie dinamica determinata non solo dalla
posizione sua attuale, con riferenza a quanto accaduto prima, ma con riferenza anche a
tutte le altre parti dellatto completo, e specialmente allultima fase che porta al risultato.
Fin quando lattivit istintiva o spontanea non ha raggiunto il suo fine, essa resta
incompleta, e qualsiasi situazione nuova, creata dallanimale e dal bambino, resta una
situazione di passaggio.
Un comportamento cos fatto molto pi simile ad un atto volitivo, che ad una
concatenazione esteriore di riflessi, poich vi si rivela fin dallinizio la stessa direzione in
avanti che caratteristica dellazione volontaria. N tutto da organizzare dal nulla, n
tutto organizzato in atto; ma tutto ordinato ad esser di fatto organizzato, in quanto
sono date delle capacit direzionali che abbracciano il complesso di tutta unazione.
A questo modo il mondo del neonato, bench vagolante di impressioni, non del tutto
quella confusione babelica che molti suppongono, ma sempre e ben presto qualcosa di
organizzato, ove delle qualit pi penetranti emergono sullo sfondo di altre che lo sono
meno; da quelle linfante pu partire per le segregazioni primordiali del suo campo
percettivo (madre, balia, latte, ecc.). Non c nulla nellosservazione del comportamento
infantile che mostri il bambino alle prese con un caos di sensazioni, ove la piccola

creatura si trovi abbandonata come in un mare di tenebre senza un sostegno su cui


appoggiarsi e senza una riva a cui tendere con fiducia per poter soddisfare i bisogni vitali
che premono ormai nei vaghi chiarori della tenera anima.
3. Il pensiero dei primitivi
Lo studio sul comportamento dei primitivi dovrebbe supplire a ci, e non poco, che lo
studio su soggetti civilizzati non pu dare.|
Il Wertheimer in un saggio del 1912 Sopra i numeri ed i concetti numerici nei popoli
primitivi, fondandosi su materiali raccolti da etnologi e missionari, studiava le
differenze che corrono fra le concezioni che hanno i primitivi ed i civilizzati circa i
rapporti numerici delle cose17.
Per i civilizzati il numero, come tale, una propriet astratta delle cose, cosicch pu
esser trasportato dalluna allaltro invariatamente: la scrittura 1 + 1 = 2 indica un rapporto
valido per qualsiasi categoria di oggetti.
Per il primitivo il numero fa tuttuno con la cosa di cui si dice e vi resta aderente; in
luogo dei nostri numeri essi usano delle strutture pi concrete, le quali servono allo stesso
scopo e possono essere usate in vece loro: si tratta di strutture che non sono astratte dal
contesto fenomenale e, bench alle volte possano essere astratte riguardo alla forma e al
modo di aggrupparsi dei materiali, lo sono ben di rado quanto al materiale stesso.
A conferma di questinterpretazione il W. adduce il fatto che, nellabbattere e nel
preparare le travi per lossatura della propria capanna, che si propone di costruire, luomo
primitivo non ha bisogno di contare (come quello civilizzato) il numero delle travi stesse
che gli abbisognano. Egli ha dinnanzi alla mente, dice il W., la figura o la forma
dellossatura della capanna da costruire, e questo gli basta per far s che egli prepari tutte
le travi necessarie, senza bisogno di contarle.
Una famiglia numerosa si siede a mensa, quando un membro, guardando allintorno,
osserva subito: manca qualcuno! senza bisogno di contare uno per uno i membri del
gruppo egli s accorto dellassenza di uno di essi ( 1, 109).
Se prendiamo invece il 5 + 5 di ciascuna mano, esso pu esser applicato anche ad altre
cose: in questo caso il materiale variabile; ma se queste forme strutturali sono
trasferibili ad altri contenuti, lo sono sempre con difficolt perch il loro carattere
essenziale quello di costituire due gruppi di 5.|
I gruppi di questa fatta sono gruppi naturali: gli occhi sono due, cos le mani, le
orecchie, le gambe; un piatto ed un tavolo non la sono. La struttura del paio basata
sulla simmetria sagittale nel corpo umano, che una relazione fondata sulluso pratico
(occhi, orecchi, gambe, scarpe, occhiali, forbici) o su relazioni biologiche (i coniugi).
Esso non esprime lunione di due oggetti identici, ma quella di due cose che si
riferiscono (naturalmente) luna allaltra ( 3, 110).
I numeri sono, come tali, applicabili ad ogni e qualsiasi cosa, ad oggetti ed
aggruppamenti arbitrar, ed in tutti i casi essi restano sempre gli stessi. Le strutture
invece valgono anche per gli aggruppamenti naturali e per le relazioni fra le parti ed il
tutto. Due occhi, due travi, due dita, due guerrieri... sono specie differenti di paia,
anche se tutti possono esser detti paia. Questo non si verifica invece per madre e
figlio o per uomo e cavallo, e difatti molte lingue di primitivi mancano di plurale per
il termine madre ed anche fra noi esso di uso molto raro. Riguardo alla coppia: uomo
e cavallo, da osservare che soltanto in speciali condizioni un essere umano pu andar
unito (appaiato) con un altro essere che non sia umano. Ecco un modo un po stravagante

di esprimersi: 1 cavallo + 1 cavallo = 2 cavalli; 1 uomo + 1 uomo = 2 uomini; ma 1 uomo


+ 1 cavallo = un cavaliere (!) ( 4, 112-113).
In generale le operazioni intellettuali che esigono tale grado di astrazione delloggetto,
per cui il significato non si riferisca pi alla realt concreta, sono pressoch impossibili,
secondo il Wertheimer, per i primitivi. Uno scolaretto indiano, a cui era stato dato il
compito di tradurre la frase: luomo bianco ha ucciso oggi 6 orsi, non solo si rifiutava a
farlo, ma mostrava chiaramente di esserne incapace, adducendo la ragione che nessun
bianco pu uccidere 6 orsi in una giornata.
Luomo civilizzato deve i molti vantaggi di cui gode alle sue capacit astrattive, ma ci
non significa che il pensiero astratto sia lunico possibile e necessario.
Prima, e accanto ad esso, c il pensiero concreto che| sorge direttamente
dallintuizione e si attua in una Gestalt, la quale non sempre qualcosa di rigido, ma
pu presentare una certa variabilit o latitudine sufficiente ai fini della vita. I concetti
universali sorgono da questi gruppi o strutture concrete, non tutti per allo stesso modo,
poich ogni struttura, come ha una propria fisionomia in concreto, la deve conservare
tale anche quando entra nella sfera delluniversale. La Gestalttheorie tende a portare nel
campo del pensiero primitivo una interpretazione del conoscere pi aderente ai fatti di
quanto lo siano le interpretazioni correnti. Per il pensiero spontaneo, che attacca sempre i
numeri alle cose, 3 + 3 altra cosa da 6.
probabile perci, conclude il Wertheimer, che non il contare, ma le strutture
quantitative dei gruppi che interessano i rapporti biologici reali costituiscano, dal punto di
vista genetico, lorigine precipua dei concetti numerici. Le strutture primitive non partono
dall1 per proseguire secondo addizioni continuate in unit, ma sono strutture
individualizzate analogamente. La pluralit, geneticamente, non una quantit formata di
unit ripetute in modo identico, ma un tutto articolato18. Limportanza biologica dei
numeri sta nel fatto che la quantit una misura della realt o del valore dei gruppi.
Per criticabili che possano essere, qua e l, le interpretazioni che il W. d dei fatti, non
tutto caduco nelle sue osservazioni: lidea fondamentale di un pensiero concreto e
vissuto, precedenti quello astratto e formale, esatta e dimportanza imprescindibile
come si vedr a suo luogo per una teoria realista del conoscere. Per ora basti laccenno.|
4. Il pensiero astratto
Dobbiamo al medesimo Wertheimer, che sempre precede nellesposizione delle idee
direttive della Scuola, un breve saggio intorno alla natura del pensiero logico. Come il
pensiero avanza? Cosa lo precede? Quali sono i momenti e le tappe decisive che portano
alla conclusione?19.
Ha preso egli in esame il modo pi perfetto del sillogismo, quello che le Scuole chiamano
il modus Barbara.
Alcuni trattatisti, e particolarmente J. Stuart Mill, hanno considerato il sillogismo
dimostrativo della logica aristotelica come una petitio principii ed un puro espediente di
classificazione. Quando, secondo essi, si dice: Tutti gli uomini sono mortali (MP); ma
Caio uomo (SM); quindi Caio mortale (SP), si suppone che io sappia in antecedenza
che Caio mortale, se voglio aver il diritto di affermare che tutti gli uomini sono mortali.
Il sillogismo si ridurrebbe ad uninduzione fatta a rovescio.
Sta il fatto per, contro questa critica, che nel sillogismo spesso noi abbiamo
limpressione di un passo in avanti fatto dal nostro pensiero. Come si spiega ci?
Il Mill non ha prestato attenzione allo sfondo psicologico su cui si sviluppa il processo

logico; la sua critica sarebbe conclusiva solo nel caso che i termini conservassero in
tutto il discorso un contenuto identico: ma non cos. In realt noi ci accorgiamo che i
termini si vengono arricchendo di contenuto con il procedere del discorso in atto.
Il termine medio (M), che apparisce nella seconda premessa, viene a trovarsi in
connessione con due termini di diverso contenuto, onde esso compie in ciascuna
proposizione una funzione differente. Solo per i ragionamenti predicativi (quelli
esplicativi della Scuola) si verifica al pi laccusa del Mill. Vi sono peraltro molti
ragionamenti che fanno avanzare realmente il sapere. Ci avviene quando il termine me|
dio (M) suppone per un contenuto che pu esser appreso da molteplici punti di vista
ed approfondito in diversi modi.
Io considero lumanit sotto un aspetto, quando penso alla mortalit di tutti gli uomini e
la considero sotto un altro, quando penso allumanit di Caio; perci mi rimane il
compito di trovare lidentit formale, che suppone linclusione reale, di S e P, come
quando scopro (come nelle esperienze del Gottschaldt) una figura inclusa in unaltra che
la camuffa.
N la Maggiore (MP), n la Minore (SM) del sillogismo, considerate ciascuna a parte,
portano alla conoscenza della conclusione (SP). Questa non segue come una conseguenza
materiale delle due premesse: n posso saper di Caio, sul fondamento della sua mortalit,
che egli un uomo, n che tutti gli uomini sono mortali sul fondamento della
constatazione fattane su Caio. La prima parte facile a dimostrarsi. Che Caio sia un
uomo, io lo posso sapere sul fondamento dellintuizione attualmente presente o sul
fondamento della sua caratteristica di essere bipede oppure dallalbo di statistica: ma tutto
questo non ha ancora niente a che fare con la sua mortalit; io posso non sapere ancora
nulla intorno alla sua mortalit.
Lo stesso deve dirsi allora anche della seconda parte. Che tutti gli uomini siano mortali,
io lo posso ben sapere, senza che lo sappia in particolare per Caio. Il Wertheimer
prosegue con molta sottigliezza la discussione, nella quale dimostra il carattere
progressivo della logica formale qual possibile alluomo. La pretesa milliana si
realizza solo per lintelletto divino al quale tutto presente in modo intuitivo o per un
pensiero semplicemente sistematico e non in sviluppo (pag. 170). Non cos nei sillogismi
di cui usa la speculazione e la scienza umana: in essi limpiego del termine medio (M)
chiave che apre la porta per una visione nuova. Precisamente: la nozione, che io ho di una
cosa, viene ad essere in tale processo (sillogistico) non soltanto ampliata, ma anche
modificata, migliorata, approfondita (pag. 175, corsivo del W.).
Il progresso del pensiero reale quando gli aspetti var di uno stesso oggetto sono appresi
in momenti diversi ed allor|quando la loro identit non percepita che pi tardi. Il
Wertheimer offre alcuni esempi.
Esaminiamo un liquido di cui sia ignota la composizione. Riscaldo il liquido ed osservo i
gas che si sprigionano: il primo giallo, il secondo bluastro, il terzo grigio; osservo che il
gas blu fluttua alla sommit del liquido.
Il primo gas ad esser emesso il giallo;
Il gas giallo si pone alla sommit;
Il primo gas emesso si pone alla sommit.
La constatazione della sovrapposizione del gas giallo nello spazio qui non ha luogo che
alla fine. Quando il gas giallo apparso, io nulla sapevo della sua leggerezza; e quando
constato questa propriet, pu essere che abbia ormai perduto di vista lapparizione

precoce di questo gas. Quando perci concludo che il gas che si sviluppato per primo
il pi leggero, realizzo un progresso reale nel mio pensiero, poich la identit delloggetto
a cui appartengono i due aspetti differenti si rivela a me solo in questo punto.
Il campo del pensiero matematico offre esempi numerosi e brillanti. Il W. riporta fra
laltro laneddoto del bambino prodigio, il matematico Gauss, quando frequentava ancora
la scuola elementare. Il maestro, per abituare gli alunni al calcolo mentale, chiese
improvvisamente ai suoi bambini: Chi di voi pu dirmi nel tempo pi breve quanto sia
la somma di 1 + 2 + 3 + 4 + 5 + 6 + 7 + 8?. Il piccolo Gauss annunci il risultato esatto
cos presto, che il maestro, sbalordito, lo interrog come avesse fatto. Il bambino rispose
che invece di addizionare i numero luno appresso allaltro, aveva trovato pi comodo di
raggrupparli in quattro coppie la cui somma era sempre nove: 1 + 8 = 9; 2 + 7 = 9...; la
somma totale era 4 + 9. Cos egli aveva scoperto la regola della somma dei termini in una
progressione aritmetica: lessenziale del processo era consistito in una nuova
segregazione dei termini della somma, vale a dire in una nuova organizzazione
psicologica dello stesso complesso oggettivo (178).
Il Wertheimer dimostra altrettanto (176-177) per la solu|zione dei problemi geometrici,
nei quali il contributo rappresentativo visuale ancora pi determinante che in quelli
aritmetici.
Quello che si ha in unanalisi chimica e nella soluzione di un problema di matematica, si
verifica nella soluzione di un qualsiasi problema, nella valutazione di una persona, di una
istituzione, di un fatto, di un periodo storico. Ad un certo momento della riflessione, o
magari dopo di essa, allimprovviso, si rivela un dato aspetto o lato del problema che
rovescia radicalmente la concezione che se ne aveva in precedenza ed impone un
incentramento (Umzentrierung) nuovo di tuttaltro carattere.
Fatti di questo genere non sono rari, ne da pensare che siano il privilegio dei gen negli
stati di creazione artistica e dinvenzione scientifica. Essi saccompagnano alla vita
umana pi umile e sono quelli che alle volte coloriscono in modo subitaneo, come di
schianto, la nostra atmosfera interiore e la riempiono di luce e gioia o di smarrimento e
angoscia. qui la radice delle metamorfosi spirituali a cui possono portare le scosse
della vita20.
Losservazione adunque mostra che anche in questa materia non si procede a tastoni, ma
che si ha unevoluzione continua e immanente dei problemi21, nella quale ogni risultato|
ed ogni fase una soluzione rispetto a quanto precede ed un problema rispetto a ci che
segue. Gli errori che possono occorrere (almeno i buoni errori) non restano al di fuori
di questa spiegazione, ma sono piuttosto delle soluzioni parziali, come si visto per gli
scimpanz del Khler.
Il progresso del pensiero va dalle qualit generali degli oggetti a quelle speciali (principio
della Gliederung) e quando una via si mostra poco adatta, non si ritorna completamente
da capo, ma allultimo punto acquisito, per tentarne unaltra. Per quanto var siano i
tentativi, lo schema del processo rimane identico: avvertenza e delimitazione del
compito, determinazione funzionale, ovvero dinamica della soluzione e realizzazione
pratica (quando fosse il caso).
In altre parole, la Gestalttheorie afferma che la soluzione affondata nella
contemplazione della situazione concreta e sorge da essa: su questo essa differisce dalle
Scuole di Wrzburg e di Graz, che attribuivano in proprio allintelletto astratto la capacit
delevarsi al di sopra del pulviscolo caotico delle sensazioni. Questo preteso caos

dellesperienza sensoriale un puro mito, sorto nel secolo XVII, che Hume e la
direzione ufficiale del pensiero inglese prima, e poi gran parte di rappresentanti delle
scuole europee, Kant non escluso, hanno fatto gravare sullo sviluppo dei problemi
speculativi.
La Gestalttheorie ha il merito indiscutibile daver protestato in linea di fatto ed in linea
di diritto contro una turlupinatura cos marchiana della buona fede speculativa. Per i
Gestaltisti i cosiddetti dualismi di Materia-lismo-Razionalismo, Empirismo-Idealismo
non sono che deviazioni sistematiche e soluzioni artificiose, quindi irreali, di problemi
mal compresi e peggio impostati.
E fosse anche soltanto per questo, la Gestalttheorie avrebbe ben diritto di attirare un po
lattenzione dei filosofi, massime di quelli che tengono alla consistenza di una posizione
realista del conoscere22.|
5. Azione e struttura (Scuola di K. Lewin)
Allesplicazione dellazione personale concorrono i pi svariati fattori percettivi,
apprensivi, affettivi, i quali si possono integrare, sommare, sorreggersi a vicenda oppure
anche opporsi ed escludersi. Qual il processo per cui si arriva alla risultante finale
dellatto concreto?
La psicologia tradizionale aveva una teoria dellazione candida e trasparente, la teoria dei
riflessi: la vita sinizia con movimenti semplici isolati che sono provocati da stimoli
esteriori relativamente isolati; esempi tipici di riflessi sono la contrazione e dilatazione
della pupilla.
La psicologia tradizionale usa dei riflessi in due modi: prima avanza unipotesi
estremamente semplice circa il loro accadere, unipotesi basata su certi dati anatomici, e
in secondo luogo esige il postulato che i riflessi siano gli elementi dai quali per un
processo di mera combinazione pu svilupparsi qualsiasi atto. In ambedue i rispetti, la
teoria dei riflessi la contropartita diretta della teoria della sensazione discussa finora, ed
ebbe il suo momento di fortuna, fino allapparire della Denkpsychologie, soprattutto nelle
scuole dedite alla psicologia fisiologica.
Il riflesso, come processo attivo, trova la sua spiegazione nel processo fisiologico detto
arco riflesso, che consiste essenzialmente di un neurone afferente, di uno efferente e,
secondo i casi, di uno o pi neuroni intermed di connessione. Leccitazione sinizia ad
uno dei capi, percorre le vie intermedie e termina come risposta allaltro capo. Poich
lorganismo dotato| di un numero enorme di archi riflessi, questi possono entrare in
azione tanto insieme, come in successione: secondo i var casi si formano le
combinazioni di due o pi archi corrispondenti a processi pi complicati, le quali
(combinazioni) possono poi realizzarsi insieme, quando uno stimolo venga ad attivare
uno degli archi interessati in quei complessi. Quando si dovette in qualche modo far
posto anche al contributo del soggetto, il suo intervento fu ridotto alla tendenza risultante
dagli atti simili ripetuti che avevano plasmato dal di fuori le capacit del soggetto.
Anche per lazione, come per la conoscenza, il soggetto non era che il frutto della sua
storia, invece desserne lautore.
La Gestalttheorie, per via delle ricerche indipendenti del Lewin e della sua scuola, ha
preso le parti della seconda ipotesi23.
Gli Associazionisti ed i difensori della teoria dellarco riflesso commettono, secondo il
Lewin, lerrore comune ai Naturalisti pre-mendeliani di confondere il fenotipo con il
genotipo, affermando la corrispondenza aritmetica fra la reazione individuale e la causa

che lha scatenata (18 e segg.).


Anche in psicologia si riscontra il fatto di avere due stati fenotipicamente assai diversi
che possono essere genotipicamente uguali, e viceversa. Un bambino pu mostrare la sua
stizza vergognosa con larrossire ed il confondersi, oppure con mettersi a pestare i piedi
ed a gridare; viceversa, latto di ossequio ad alcuno pu essere prestato per affetto, per
stima, per servilismo, per timore... Non si pu allora pretendere di aver esaurito la
spiegazione reale di un fatto con la sola determinazione delle caratteristiche fenotipiche,
poich si dnno anche quelle genotipiche che non sono meno importanti.
Le propriet genotipiche sono costituite, prima che dalla energia che pu esser portata
dallo stimolo o da quella che si| pu stabilire per lassociazione, dalle forze psichiche
immanenti nella natura del soggetto. Si deve allora pensare che lo stimolo esteriore non
ha che la funzione di far esplodere queste energie latenti? Il Lewin, bench sia molto
propenso ad una descrizione della causalit psichica con i termini della fisica,
nettamente contrario per una soluzione cos semplicista: anche per lui, lesplicazione
dellatto umano va intesa ed espressa in termini originali.
Egli distingue perci, in modo schematico, tre fasi nel processo dintenzione
(Vornahmenhandlung):
1) il conflitto dei motivi;
2) la scelta o selezione delloggetto (fine e mezzo al fine);
3) il compimento dellatto (43-44).
Il punto cruciale dato dalla seconda fase: come si arriva al fissarsi ed al persistere di un
dato scopo fino ad azione compiuta?
LEmpirismo risponde: per via di riflessi e di associazione di riflessi.
Contro questa posizione si pu dire intanto, in via puramente descrittiva, che se alle volte
uno stimolo pu provocare una risposta immediata dellorganismo (riflesso), di solito le
nostre percezioni suscitano nuove intenzioni, desideri e stati danimo dai quali lenergia
psichica, da impiegare nellazione, viene ulteriormente e diversamente specificata. E
questo si ha perch il mondo in cui viviamo non si riduce ad un ammasso di stimolazioni
puntuali, ma risulta di cose e fatti che hanno ciascuno un peculiare significato.
La liberazione e limpiego dellenergia psichica non pu essere perci del tipo
dellesplosione di una polveriera o della liberazione del vapore nello stantuffo di una
locomotiva.
Quanto al principio dellAssociazione, la sua insufficienza non meno evidente. Esco per
impostare una lettera: se fosse vero il principio dellassociazione, alla vista della prima
buca per lettere io sentirei unattrazione minima, alla vista della seconda una pi forte
e cos via...; di fatto, invece, io imbuco alla prima cassetta che incontro e poi, per quante
cassette possa| incontrare, non sento pi attrattiva alcuna, se pur ancora me ne accorgo.
Un bambino sente una ripugnanza estrema a prender lolio di ricino e fa grandi sforzi per
riuscirvi; nessuno vorr dire che, una volta compiuto latto, il poverino senta
linclinazione a... ripeterlo.
Per usare una formula che contemperi ambedue le esigenze, si potrebbe dire che sono le
forze psichiche quelle che determinano il corso degli eventi, ed insieme questi stessi
eventi possono influire sulla direzione che possono prendere queste forze: il loro
comportarsi in concreto guidato dalle condizioni del campo percettuale.
Riprendiamo lanalisi sulle fasi dellatto dintenzione elencato un momento fa.
a) Un bambino si sforza di raggiungere un pezzo di cioccolato o di dolce, che fuori di

presa: loggetto appreso nel campo, anzi nel centro, dellattenzione concreta.
b) Il bambino mette allopera le sue forze per raggiungere loggetto; se vi sono degli
impedimenti, egli opera un dtour come gli scimpanz. Alle volte pu succedergli
qualche malanno che pu provocare anche il pianto pi per la disdetta che per il dolore
fisico; altre volte in questi piccoli infortuni il bimbo si sa dominare e riprende i tentativi.
c) Una volta raggiunto loggetto, p. es., il bambino sazio del dolce, le forze psichiche si
riorganizzano completamente in un altro modo; i dolci non lo attraggono pi..., almeno
per qualche tempo.
Diciamo allora che la percezione di un oggetto o fatto pu:
a) dar origine ad una tensione definita di forze nel campo psichico (un desiderio, per
esempio);
b) comunicare con uno stato di tensione preesistente (per via di altra intenzione o
bisogno), cosicch questo sistema prende il controllo definitivo sopra il comportamento
motorio. In tali casi si dice che gli oggetti posseggono un carattere di richiesta
(Aufforderungscharakter);
c) attuare le valenze, in quanto sono forze ambientali che dirigono il comportamento
seguente;
d) portare alla saturazione delle valenze ed allo| stabilirsi di uno stato di equilibrio nel
campo delle forze. Il Lewin introduce, a questo momento, la distinzione di bisogni e
quasi bisogni (Bedrfnisse und Nahebedrfnisse).
I primi sono le forze psichiche ed istintive, le quali sono differenziate originariamente
rispetto ai fini da raggiungere in concreto: esse si attuano univocamente per un oggetto e
restano indifferenti per tutti gli altri.
I secondi sono le tensioni derivate, cio quelle valenze positive e negative che si
vengono a specificare nel campo psichico attuale in direzione e dipendenza di un oggetto
determinato. La differenza fra le due classi di subordinazione dei secondi ai primi ed ha
anche un carattere funzionale: raggiunto loggetto, i processi della seconda classe
cessano, mentre quelli della prima persistono nel fondo del soggetto. I quasi bisogni
non sono altro che le intenzioni di un oggetto determinato; i bisogni si trasformano in
concreto nei quasi bisogni per mezzo delle valenze (spec. 25-29).
Lidea maestra in questanalisi dellatto volontario si riduce a concepire lazione umana
come sviluppantesi in virt di Gestalten dinamiche, le quali sorgono dallincontro fra le
forze primitive del soggetto ed il contenuto che presenta loggetto in concreto al soggetto
nei riguardi delle sue condizioni attuali. Ci che essenziale nella Gestalt dinamica come
in quella percettiva, la riorganizzazione o ri-strutturazione del campo, poich il corso
dellazione, come e correlativamente a quello dellesperienza, altamente plastico.
A difesa di questa concezione si possono invocare i fatti della stessa vita ordinaria.
Consideriamo il comportamento di due squadre di atleti, p. e. di giocatori di calcio,
impegnate in una partita di campionato; esso ben diverso da quello che gli atleti
possono avere in una partita amichevole o di allenamento: nella partita di campionato essi
hanno il compito di fare sul serio e di spingere a fondo.
Comincia il gioco. Ciascun atleta dal posto che occupa nella formazione inizia subito la
conoscenza del campo e della palla: assaggia gli atleti avversar e particolarmente quello
che| in linea gli corrisponde. innegabile che questo primo contatto con la realt implica,
in ogni atleta, una nuova e pi precisa organizzazione del campo psichico per adattare la
tattica agli ostacoli che sono stati avvertiti.

Questadattamento cresce progressivamente con lo sviluppo della partita; al cambio del


campo, che segue al primo tempo di gioco, giocatori ed allenatori si consultano per
realizzare una tattica ancor pi adeguata.
Al fischio dellarbitro che segna la fine del secondo tempo di gioco, la tensione psichica
degli atleti si rilascia completamente da ambe le parti; allora, qualunque possa essere
stato il risultato, ogni atleta riprende il portamento normale e si possono scambiare anche
fra i componenti delle due squadre strette di mano e sorrisi di cortesia.
Non vero, del resto, che noi stessi ci comportiamo diversamente da soli e in pubblico,
se siamo in mezzo a conoscenti oppure fra estranei, con inferiori e superiori, con i piccoli
e con i grandi?
Lesplicazione dellazione dipende dallambiente psichico o pi propriamente dalla
natura del campo di forze che in esso si genera, il suo modo e la sua intensit dal modo
e dallintensit di esso. E, come la percezione di una forma, anche la conclusione di un
atto volontario si presenta come una tendenza allequilibrio, che si raggiunge solo
quando il bisogno sia stato soddisfatto (pagg. 33-35).
Il Lewin si propose di dare a questa osservazione una consistenza ancor pi oggettiva e
sperimentale (pag. 49 e segg.).
Istruttive sono le sue ricerche sopra gli atti interrotti. Un compito interrotto, prima
che il soggetto sia riuscito ad assolverlo: com che il compito pu essere ripreso?
Gli Associazionisti invocavano lattenzione suscitata e conservata dallinteresse. Per
alimentare questi fattori, nelle esperienze del Lewin, venivano proposti ai soggetti dei
compiti privi di qualsiasi interesse, come il modellare una figura con la creta, il mettere in
ordine dei mattoni, e simili. Ebbene, malgrado la assenza di un interesse reale, tutti i
soggetti mostravano una| viva riluttanza ad obbedire quando veniva dato ordine di
sospendere il lavoro.
C di pi. Furono usati due tipi dinterruzione: uno accidentale, come la sospensione
dellilluminazione dovuta ad un supposto corto circuito, ed uno intenzionale, con
lassegnare al soggetto un altro compito. Qui si pot osservare che nessun soggetto
manc di riprendere il lavoro interrotto accidentalmente e anche quasi tutti ritornarono
alloccupazione primitiva dopo uninterruzione intenzionale, anche quando nella
situazione esteriore nulla li stimolava a farlo.
La riassunzione del compito primitivo si ha invece raramente quando il soggetto stato
interrotto nel suo lavoro con listruzione di completarlo in altro modo.
Si ha allora il caso di un completamento per sostituzione.
Questi fatti tendono a mostrare che il completamento di un compito in funzione diretta
della struttura che prendono le forze psichiche quando passano allazione. Fino a che
esse restano inalterate, una volta cessato lostacolo, lazione riprende normalmente; ci
che invece non succede quando la circostanza, che viene ad interferire con il compito
primitivo, appresa come annullatrice del medesimo.
* * *
Lanalisi dellultimo punto toccato dal Lewin i compiti interrotti fu successivamente
approfondita da una sua allieva, Bluma Zeigarnik. Essa si propose dinvestigare pi da
vicino la natura delle forze che producono nei soggetti la tensione e tendenza
allassolvimento del compito, quando si impone loro linterruzione del compito stesso: il
grado di forza della tensione era misurato dal grado di ricordo che si riscontrava nella
evocazione del compito.

Qual , allora, il rapporto fra il ricordo che il soggetto conserva di unattivit che stata
interrotta prima del suo compimento, e quello di unattivit non interrotta?
Gli esperimenti furono condotti su 264 soggetti (profes|sori, studenti, ra-gazzi), ai quali
furono aggiunti, per particolari scopi sperimentali, due gruppi: uno di 37 adulti, laltro di
47 ragazzi.
Dopo listruzione di portar a termine i compiti nel tempo pi breve possibile, venivano
presentati da 18 a 20 compiti alla volta, simili a quelli usati dal Lewin. Una met di essi
venivano interrotti prima desser portati a termine, facendo in modo che nessuno potesse
sospettare la vera ragione dellinterruzione. Alla fine i soggetti erano pregati di
enumerare tutti i compiti avuti che ricordavano, tanto quelli portati a termine, come gli
interrotti.
I risultati non lasciarono alcun dubbio sulla natura del fenomeno: i compiti interrotti
risultavano ricordati nella media del 90% sopra quelli completati. Indicando con IR i
compiti interrotti e ricordati e con CR quelli completati e ricordati, si ha la proporzione
IR/CR = 1,9. I casi estremi furono in un soggetto del 500% di vantaggio, contro 25% di
svantaggio in un altro soggetto.
Nelle esperienze eseguite con tre tipi di soggetti, si ebbe che su 32 individui, 26
ricordavano meglio gli interrotti, 3 egualmente sia gli interrotti come quelli completati, 3
meglio quelli completati degli interrotti (pagg. 8-11).
Il vantaggio che hanno i compiti interrotti nel ricordo attestato nelle stesse proporzioni,
ora riferite, per quanto riguarda la priorit del ricordo. Da un esperimento su 15 soggetti
si ebbe che i compiti interrotti sono ricordati prima dei completati nella proporzione del
100%, cio si ha IR/CR = 2.
Questi risultati, che rappresentano i valori med dellesperimento, possono essere
modificati dallintervento di condizioni speciali. I ragazzi danno dei risultati superiori pi
del doppio a quello degli adulti; alcuni bambini ricordavano solo i compiti interrotti: in
questo essi prendevano gli esperimenti con maggior seriet degli adulti ed in confronto
dellattitudine presentata dagli altri soggetti, la loro molto pi naturale e osse|quente.
Mentre per gli adulti, come s visto, la proporzione IR/CR = 1,9, i ragazzi danno
IR/CR = 2,5, cio un risultato maggiore del 30%.
Fra i ragazzi, i caratteri pi ambiziosi rendono pi degli altri secondo la proporzione
IR/CR = 2,75, e questo perch in essi le sfere interne della persona sono molto pi
interessate al risultato che negli individu ordinar.
Il rendimento abbassato invece di molto dalla fatica: un gruppo ha realizzato IR/CR =
0,61; cos pure la conoscenza dellesperimento ha abbassato a IR/CR = 1,03. Particolare
influsso pare abbiano la lunghezza delle pause ed il rendimento immediato: si passa da
IR/CR = 2,3 a IR/CR = 1,13.
Tuttavia la diminuzione di tensione in questo caso non dovuta tanto allampiezza del
tempo, come tale, quanto alla importanza dei fatti che avvengono durante lintervallo.
Quando poi linterruzione avveniva in modo da permettere facilmente il ritorno della
situazione sperimentale primitiva, il ricordo dei compiti interrotti era migliorato del 39%;
se invece il ritorno era reso pi difficile, erano i compiti condotti a termine che erano
ricordati meglio.
Dalle statistiche risulta pertanto che i compiti interrotti sono ricordati circa il doppio di
quelli portati a termine. Quali le cause del fenomeno?
Qualcuno potrebbe attribuire la condizione di favore che hanno i compiti interrotti allo

shock emozionale prodotto dallordine di interrompere il compito, per cui si avrebbe una
accentuazione di direzione dellattenzione a loro riguardo.
Per verificare lipotesi, in una serie di esperienze furono in un primo tempo interrotti tutti
i compiti ed in un secondo tempo furono ripresi solo una met di essi. Lo shock emozio|
nale, se ci fosse stato, avrebbe dovuto interessare tutta la serie. I risultati invece
mostrarono che i compiti interrotti e non ripresi mostravano il vantaggio (quasi tipico
IR/I-nR = 1,85) (pag. 23).
Facciamo unaltra ipotesi: il soggetto ricorda meglio i compiti, perch sospetta od
persuaso che essi saranno ripresi in seguito.
Per verificarla si prese in esperimento una nuova serie di soggetti (12) ai quali fu detto,
interrompendo il compito: questo compito verr ripreso pi tardi; ed unaltra serie a cui
invece fu detto, interrompendo il compito: non voccuperete pi di esso. Secondo
lipotesi, la proporzione dei ricordi avrebbe dovuto essere pi alta nella I serie che nella
II. Il controllo dei risultati mostr che lipotesi errata: la prima serie diede una
percentuale inferiore, sia pure di poco, alla seconda e cio I IR/CR = 1,7; II IR/CR = 1,8,
cio quasi equivalente al quoziente medio IR/CR = 1,9 (pag. 27-28).
La spiegazione di questi fatti va cercata allora, secondo la Zeigarnik, in un altro ordine
didee, quello abbozzato dal Lewin (pagg. 84-85).
Il vantaggio mnemonico dei compiti interrotti non riposa su qualche particolare
esperienza (emozione, attenzione, avvertenza della ripresa...), ma piuttosto dipende dalle
forze interne del ricordare. La differenza qui fra uno stato di completamento e uno
dincompletamento, e pu essere individuato solo se si considera la funzione che ha il
fatto del completamento, come tale, al momento del ricordo. Quando i soggetti si
dispongono ad eseguire le operazioni richieste da uno dei compiti, si sviluppa allora nel
loro intimo una tendenza, un quasi bisogno per il completamento di questo compito,
che un sistema di tensione il quale tende alla sua risoluzione: portare a termine un
compito significa risolvere il sistema di tensione, dare| lo sfogo al quasi bisogno. Se il
compito non portato a termine, lo stato di tensione persiste, e il quasi bisogno resta
insoddisfatto, irrequieto.
Il vantaggio mnemonico dei compiti interrotti dovuto alla continuazione e persistenza
della tensione psichica. La tensione che spinge alla soddisfazione di un bisogno pu
pertanto operare non soltanto verso il completamento del compito, ma pu anche
migliorare le probabilit di un ricordo ulteriore, quando il completamento di questo
compito sia stato comunque impedito: il ricordo un segno della persistenza della
tensione interiore. Per conseguenza, il miglioramento delle percentuali di ricordo non
dipende solo dalle esperienze che accadono al momento dellinterruzione, ma dalla
totalit delle forze che prevalgono al momento del ricordo; e qui entrano in gioco, come
si detto, fattori ulteriori: let, la propria costituzione morale, la condizione attuale
dellorganismo, per la parte secondaria che ad essi spetta.
* * *
Il Lewin stesso, per conto suo, aveva preso in esame il problema, accentuando con tratti
forti i princpi generali di soluzione.
Avendo dimostrato che la realizzazione di un compito non dipende dai legami associativi,
ma dalla tensione di forze creata dal quasi-bisogno, egli pot anche constatare che
compiti molto simili, dopo una pausa di pochi minuti, sono di solito dimenticati; invece,
dopo la pausa di un giorno, di solito sono ripresi. Il fattore tempo, allora, non il solo,

n il pi importante nelle dimenticanze.


Neppure lintensit dellintenzione (passi lomonimia) criterio certo per sapere se la
ripresa del compito interrotto e la sua esecuzione in futuro avr o non avr luogo.
Gli esperimenti, ed anche i fatti della vita quotidiana, mostrano che spesso si dimentica
proprio quello che pi premeva di ricordare tanto che c il proverbio: What one intends,
one forgets (basta voler una cosa, perch la si dimentichi pag. 57).|
Ancora una tappa. Latto esplicito, cio signato, del tendere, non si fa ad ogni istante.
Lalzarsi di buon mattino per la giovent in particolare (!) esige probabilmente un atto
esplicito di questo genere. Ma gli atti susseguenti: vestirsi, far colazione, recarsi al
lavoro... non esigono un intervento esplicito dellintenzione. N si pensi che la rarit della
posizione dellintenzione esplicita, dipenda, come qualcuno potrebbe pensare, dal
carattere abituale di questi atti.
Ecco un gruppo di ragazzi intenti a giocare: essi sono portati al gioco per il proprio
impeto (Triebhandlung), senza cio unintenzione premeditata, quasi per unattrazione
verso questattivit. Pare adunque, conclude il Lewin, che non sia condizione necessaria
alla posizione dellatto del volere un comportamento esplicitamente finalista: bisogna
piuttosto pensare allinflusso di energie operanti nel profondo.
Distinguiamo perci, rispetto alla natura degli antecedenti psichici, due classi di atti
umani: una prima derivante dalla intenzione esplicita ed una seconda, contrastante alla
prima, di quegli atti che sfuggono al controllo attuale dellindividuo e che appaiono
preterintenzionali, non controllati, impulsivi in una parola (pagg. 82-83).
La distinzione va per ben capita. Non tutti gli atti, che hic et nunc appaiono
preterintenzionali, vanno detti senzaltro impulsivi, poich possono anche dipendere da
unintenzione antecedente che ha preparato latto, ma che, al momento attuale, per varie
ragioni non lo controlla. Ciascuno di noi, nella conversazione con persone che non siano
familiari, mantiene un certo riserbo come per inclinazione spontanea, che di fatto
leffetto di tendenza acquisita e quindi dipende dal proposito fatto altra volta, forse in
seguito a qualche sgradita esperienza, di non svelare le nostre cose a chicchessia.
Il fatto, quindi, daver avuto una volta unintenzione non ci dice ancora se la nostra
condotta sar o non sar controllata. Perci la funzione essenziale dellintenzione non ist
nella capacit di controllare latto in forma esplicita, ma nella preparazione adeguata
dellatto stesso. Leffetto dellintenzione che il campo psichico assume un carattere
differente da quello che| sarebbe stato senza di essa. In altre parole: grazie allintenzione,
certe cose o fatti hanno ora per il soggetto delle valenze positive o negative le quali
senza di essa sarebbero rimaste neutre.
Ma come si origina lintenzione, cio il quasi bisogno? Si fatto, allinizio, un cenno
del fenotipo e genotipo e alla diversa importanza che essi hanno nello sviluppo della vita.
In biologia ci che ha valore primario e per s il genotipo: il genotipo ha un contenuto
pi ricco e quindi plurivalente rispetto al fenotipo, che non se non una determinazione
particolare che le circostanze attuali operano e traggono dal genotipo che non si esaurisce
in essa. Per questo gli individui anche pi affini e consanguinei non sono mai identici: lo
sono pi o meno i veri gemelli (monocoriali ed uniovulari) nei quali il genotipo
teoricamente identico.
In tutti i modi, se si dovesse definire un organismo, gli elementi della definizione non
andrebbero presi dal fenotipo, ma dal genotipo il quale racchiude in s e ricapitola la
storia dello sviluppo di una linea germinale, contiene le ragioni dellindividuo attuale, e

pone quelle dello sviluppo futuro.


Biologicamente lorganismo dato nel complesso organizzato dei gen che sono delle
virtualit o capacit reali di sviluppo (Anlagen). Data, per, lenorme complessit
dellorganizzazione dei gen, per via del doppio corredo cromosomico (del padre e della
madre) presente nella costituzione degli individui (sessuati), e data soprattutto
limpossibilit, praticamente insormontabile, di prevedere quale fra le combinazioni
possibili di gen si verificher di fatto quando si costituisce (nella meiosi) il nuovo
individuo, si deve riconoscere che la costituzione genetica di un dato individuo che nasce
praticamente imprevedibile.
Ora, se misteriose sono le ragioni ultime della vita organica, non lo sono meno quelle
della vita psichica. Il Lewin lha concepita svolgersi parallelamente a quella biologica. La
segregazione, per, dei campi nel comportamento psichico, non solo assai pi elastica
di quella che possono avere i cromosomi ed i gen, ma differisce si eleva sopra di essa
per la pro|priet di non esser mai determinata in concreto, una volta per sempre. Essa si
determina volta per volta secondo le condizioni attuali poste dai compiti concreti (pag. 83
e segg.).
Nella vita psicologica, assai pi evidentemente ed ampiamente che nella vita biologica,
una stessa ed identica struttura genotipica i bisogni fondamentali pu condurre in
una situazione A alla struttura fenomenale a, e in una situazione B alla struttura
fenomenale b. Di conseguenza, anche le intenzioni i quasi bisogni non possono
esser definiti come una tensione che conduce invariabilmente alla medesima forma di
condotta: piuttosto essa una molteplicit di condotte di cui le diverse situazioni reali
portano allatto ora luna, ora laltra.
Brevemente: latto presente (fenotipo) sta allintenzione immediata il quasi bisogno
come questa sta al bisogno fondamentale: la determinazione concreta, tanto
dellintenzione rispetto al Bedrfnis come dellatto rispetto allintenzione, dipende dalle
condizioni che sono attualmente presenti nel campo.
Di quale natura siano precisamente queste condizioni del campo, e come in realt esse
funzionino, il Lewin non lo ha detto chiaramente24. In ogni modo, questo non pi un
problema psicologico ma filosofico, sul quale almeno in un primo tempo i Gestaltisti
non pretendevano di pronunciarsi in modo assertorio per luna o laltra interpretazione.
6. Il principio delle forme fisiche
Lo sviluppo sistematico del principio della Gestalt avvenne in un secondo tempo per
opera soprattutto del Khler, il quale con il saggio teoretico di rinomanza universale: Le
for|me fisiche in quiete e in condizione stazionaria25 rompeva gli indug e passava dalle
analisi fenomenologiche alla spiegazione causale. Veramente anche questa volta lidea
era partita dal Wertheimer, e il Khler non fece altro che organizzare in sistema alcune
indicazioni che il Maestro aveva avanzate nello studio sul movimento stroboscopico.
Com possibile, sera giustamente chiesto il Wertheimer, che le presentazioni ripetute di
oggetti immobili ed isolati diano limpressione di un oggetto unico in movimento? Una
volta spiegata lunificazione fenomenale delloggetto in movimento, si poteva dar
ragione anche dellunificazione fenomenale degli oggetti in quiete, le forme statiche.
La ricerca sul movimento stroboscopico aveva dimostrato che date due eccitazioni di un
oggetto nella retina, una a iniziale e una b finale, ci che dato psichicamente un fatto
sui generis, che pu essere indicato con a f b in cui f indica ci che vi si trova di pi, oltre
le percezioni di a e b: ci che fra a e b, ci che avviene fra lo spazio di tempo a e b; ci

che si aggiunge ad a e b.
Il W. aveva concluso:
I. f qualcosa che interessa in modo unitario a e b; esso si costruisce di essi, li prende
entrambi e li connette.
II. Il contenuto fenomenale f dato per una integrazione soggettiva (ovvero sulla base di
una integrazione soggettiva) delle posizioni intermedie continue, temporali e spaziali, non
date oggettivamente. Perci f un affare che interessa semplicemente a e b e
propriamente in modo unitario; ed a e b devono esser pensati rispetto al f come contenuti
necessar, come quelli che propriamente lo fondano e lo portano. Per riassumere: f
comincia, in quanto le posizioni intermedie fra a e b vengono integrate
soggettivamente26.|
Lintegrazione soggettiva che sta alla radice del f -phnomenon non di natura
psicologica n cosciente, n incosciente; n si origina per sommazione associativa, n per
produzione di processi superiori: in altre parole, essa non corrisponde ad alcuna delle
ipotesi avanzate dalla psicologia tradizionale. Il W. avanzava per suo conto come ipotesi
di lavoro, una spiegazione fisiologica di particolari funzioni trasversali27.
Allo scopo di spiegare il passaggio dal mosaico delle eccitazioni retiniche allunit
delloggetto percepito, egli immagin che lenergia dello stimolo producesse nel sistema
energetico dellorgano recettore una risposta di natura globale, come una specie di corto
circuito (Kurzschluss).
Il centro del problema veniva cos spostato dal campo psicologico, nel quale le
interpretazioni precedenti lo fissavano, al campo fisiologico, cio nel campo di forze che
si producono a partire dalla superficie esteriore dellorgano di senso, lungo le vie nervose,
fino ai centri cerebrali.
Lipotesi nella sua essenza era riassunta dal Rignano nei termini seguenti: fra le correnti
nervose, provenienti dalle terminazioni retiniche, si producono, una volta che esse
correnti siano arrivate al cervello, correnti nervose derivate di allacciamento, sorta di
corti circuiti, e si stabilisce cos tutto un sistema complesso di distribuzione nervosa, le
modalit di essere del quale dipendono, oltre che dal numero e dalla qualit delle
eccitazioni elementari specifiche, anche dalla disposizione o ubicazione reciproca di
queste ultime tra loro, ed questo complesso sistema centrale di distribuzione nervosa
che costituisce il correlato fisiologico della forma del passaggio o delloggetto in
questione (cfr.: Rignano, E., 92).
Il Wertheimer riteneva che i progressi stessi della fisiologia cerebrale portavano a queste
idee. In seguito alle ulti|me ricerche di fisiologia cerebrale, egli dice, si deve ammettere
come verisimile che leccitazione di un punto cerebrale a eserciti unazione fisiologica
tutto allintorno di esso punto e nellintervallo fra di essi si avrebbe cos una
propagazione eccitativa specifica... In altre parole la nostra ipotesi riposa sul principio
seguente: dal punto di vista della fisiologia cerebrale, si deve tener conto non solo della
eccitazione dei punti isolati, bens anche delle funzioni trasversali specifiche, le quali,
di natura propriamente centrale, si produrrebbero fra i punti eccitati, e in modo tale che le
modalit caratteristiche verrebbero determinate dal modo di essere stesso di coteste
eccitazioni isolate28. Secondo il W. la disposizione spaziale delle due eccitazioni
retiniche, combinate con il valore di frequenza della successione, determina lemergenza
di uno stimolo di natura originale che non una sintesi.
Sia prima il punto a ad essere eccitato; appresso, dopo una determinata breve durata, lo

sia anche b; viene provocato allora una specie di corto circuito fisiologico da a verso b;
nellintervallo fra i due punti si origina uno specifico al di l di stimolo (ein
spezifisches Hinber von Erregung). Quando il grado dellinflusso circolare
(Umkreiswirkung) di a p. es. ha raggiunto il punto alto della sua curva temporale e si
presenta allora leffetto circolare di b, ecco che emerge un al di l di stimolo, un processo
fisiologico specifico, la cui direzione data da ci in quanto dato anzitutto a e leffetto
circolare verso a.
Quanto pi i due punti a e b sono in relazione, tanto pi favorevoli (gnstiger) sono le
condizioni per il sorgere del processo f.
Quando lintervallo di tempo t fra le due stimolazioni successive a e b troppo grande, si
ha che leffetto circolare di a si ormai estinto quando entra lo stimolo di b (Stadio della
Successione: Suk). Quando t pi corto, cosicch leffetto circolare di a ancor l, cio
si trova al punto alto della sua curva, quando entra lo stimolo di b, allora si ha
lemergenza| di stimolo e perci leffetto caratteristico (Stadio Opt). Quando invece t
molto corto, allora gli influssi circolari di a e b sorgono quasi simultanei (a non ha
raggiunto, cio, ancora al suo momento critico laltezza sufficiente) per rendere possibile
un corto circuito a direzione determinata (Stadio della quiete simultanea: Sim).
Secondo questa ipotesi abbiamo motivo di supporre, egli conclude, che non sono n i
processi particolari che avvengono nei punti centrali, n la somma di queste eccitazioni
particolari ci che costituisce lelemento essenziale, ma che una parte importante, e per
certi fattori di ordine psicologico, una parte essenziale, deve essere attribuita a questi
processi trasversali caratteristici di raccordo e ai processi dinsieme, i quali, pur
risultando dalla eccitazione dei punti isolati, rappresentano un tutto specifico29.
Fin qui il Wertheimer: dalla Gestalt fenomenale che un oggetto di osservazione
immediata, si passa alla supposizione della Gestalt fisiologica, come processo
condizionante o addirittura causale della Gestalt fenomenale.
La concezione del Wertheimer lascia evidentemente supporre che i molteplici processi
unitar si vanno dallinsieme organizzando fra di loro per formare come un sistema totale
per cui sono date antecedentemente allazione degli stimoli le condizioni dello
sviluppo psichico ulteriore. Si giungerebbe cos, dichiara il W., ad un processo fisiologico
totale, la cui forma caratteristica sarebbe decisiva per tutte le ulteriori efficienze, ma non
come la somma delle eccitazioni singole...; cos si avrebbero molteplici conseguenze; p.
e. la riproduzione, il riconoscimento, ecc., sarebbero essenzialmente la realizzazio|ne di
una forma fisiologica totale di un processo unitario, non la riproduzione di eccitazioni
singole30.
*

Il Khler and molto pi oltre. Il saggio su Le forme fisiche bench abbia suscitato,
come si vedr, le critiche pi aspre, ha anche strappato espressioni di viva ammirazione
dagli stessi critici: denso nelle espressioni, spesso intraducibili, esso sviluppa la nuova
interpretazione nei var settori del mondo fisico con metodo logico serrato, e costituisce
un esempio insigne di una ricerca esercitata con criter moderni nel campo della filosofia
naturale.
Unopera di questo genere si lascia difficilmente riassumere; ci limiteremo quindi alle
linee principali della teoria che parte da un nucleo concettuale di grande semplicit per

arrivare alle ipotesi pi ardite.


Lopera si apre con due prefazioni distinte: una per i filosofi e biologi, laltra per i fisici.
La prima esordisce con la posizione del problema. Limpressione definita di una figura,
il carattere specifico di un motivo musicale, il significato di un proverbio o di una
proposizione qualsiasi sono certamente qualcosa di pi della somma dei relativi punti
colorati, delle sensazioni tonali e dei significati isolati delle parole singole. Se la
psicologia fosse lunica scienza al mondo, basterebbe che si occupasse di questi oggetti.
Ma sta il fatto per che nellepoca moderna il carattere della scienza si affermato
soprattutto nelle discipline fisiche.
necessario perci che la psicologia si metta in connessione con queste scienze, per
trovare in esse suggestioni, analogie e modelli onde sia possibile una formulazione e
trattazione scientifica dei fenomeni che essa studia.|
Domandiamoci allora subito: Vi sono nel mondo fisico dei tutti che siano qualcosa di
pi della somma delle parti? Le propriet dei quali, cio, non possano esser costruite per
addizione delle qualit delle singole parti?
Risulta che la fisica moderna una scienza molecolare per eccellenza: basti pensare
agli sviluppi pi recenti della fisica atomica31.
Secondo i Gestaltisti questimpressione superficiale e non corrisponde alla realt.
Prendiamo lesempio pi semplice che si possa avere: lacqua spiegata dalla teoria
atomica come un composto di due elementi, idrogeno ed ossigeno, in modo che essa
consta di molecole, ciascuna delle quali composta di tre atomi, due di idrogeno ed uno
di ossigeno. Mettendo in serie la successione dei processi abbiamo: H, H2, H2O, ci che
par suggerire la pi schietta teoria atomica. In realt, nulla di tutto questo.
Poich H, H2 e H2O hanno delle propriet del tutto diverse, le quali non possono esser
derivate per addizione delle propriet di H e di O. In conformit con questo fatto, la fisica
moderna cerca di costruire dei modelli di atomi e molecole le quali sono cos differenti
fra di loro come le sostanze osservabili. Latomo semplice di idrogeno consiste di un
protone e di un elettrone secondo un rapporto dinamico di struttura molto definito, che
espresso nella teoria Rutherford-Bohr dalle orbite, secondo le quali lelettrone si muove
attorno al protone. In H2 si ha che si sono combinati due atomi didrogeno: ma cos
accaduto? Che stato formato un sistema del tutto nuovo, con due protoni e due elettroni.
Ed i movimenti di questo nuovo sistema, le forze che operano nei singoli momenti, sono
totalmente differenti dalle forze nel sistema di H. Nella semplice molecola dacqua, poi,
quale complessit e quale differenza di struttura da H e O!|
Considerando la realt da questo punto di vista, quando lanalisi chimica risolve lacqua
in idrogeno ed ossigeno, ci significa soltanto che una data specie di sistema stata
trasformata in altre specie di sistema e che in questa trasformazione certi caratteri, come
la massa totale, sono rimasti costanti. Ma questo non significa che lacqua non sia altro
che idrogeno ed ossigeno combinati in una certa proporzione (Koffka, K., D, 57).
Nella seconda Introduzione, per i fisici, il K. mostra appunto che la forma domina
anche il campo della natura fisica. Certamente non ogni aggruppamento fisico costituisce
una struttura totalitaria. Tre pietre, luna in Africa, la seconda in America, la terza in
Australia, sono parti indipendenti luna dallaltra. Similmente, i corpi solidi non formano
(fra loro) che mere addizioni: io posso muovere, sottrarre, aggiungere uno di essi senza
disturbare la distribuzione e posizione degli altri. Meramente additivo anche il

comportamento delle masse, della carica elettrica di un sistema (aperto): due masse, due
cariche si possono addizionare. I Gestaltisti non sono quindi tanto sciocchi come
qualcuno ha sospettato da credere che tutto sia Gestalt e che lo spostamento di una
sedia in questa sala cambi landamento delluniverso.
Vi sono per nella fisica altre categorie di fatti che possiedono le vere caratteristiche della
forma. Il K. ne ha trovate in abbondanza (pag. 41 e segg.).
Anzitutto vengono i cosiddetti sistemi di equilibrio stazionario32. Il caso pi semplice,
e forse lillustrazione ideale, dato da un circuito elettrico chiuso o condensatore, nel
quale le condizioni di distribuzione della corrente in un dato punto sono determinate dalle
condizioni che attualmente attingono tutti gli altri punti. Un gruppo di condensatori,
isolati fra di| loro, non che un complesso fisico di sistemi singoli, indipendenti. Ma
supponiamo di unire, per mezzo di un filo, i vari condensatori: immediatamente si ha che
i sistemi si aggiustano a vicenda rispetto alle differenze di potenziale e si ottiene una
ridistribuzione uniforme di carica in tutti i punti del sistema totale che si formato. La
quantit di energia distribuita nei condensatori poteva teoricamente esser di uguale
portata anche prima del collegamento; si trattava per di una eguaglianza teorica pi che
reale o comunque era sempre di ordine statico: luguaglianza di distribuzione, raggiunta
con il collegamento, invece di natura dinamica. La quantit di carica di un punto del
sistema dipende direttamente in funzione da quella di tutto il campo a cui il punto
appartiene, cio di tutti gli altri punti presi insieme.
Quanto si dice, si pu ripetere per gli altri esempi di equilibrio fisico: la propagazione del
calore, la diffusione di un liquido in un sistema di vasi comunicanti, la diffusione di una
sostanza in una soluzione, la distribuzione della corrente elettrica su di un conduttore
omogeneo.
Le realt fisiche di questo genere sono dette unit formali, le quali verificano, secondo
il K., i due criter di von Ehrenfels.
Come nella forma psichica che la melodia, anche nelle forme fisiche ci che
essenziale la capacit che hanno le parti del tutto di agire le une sulle altre; tale
capacit fondata su certe condizioni di spazio e di tempo (simultaneit, successione).
Sono queste relazioni interne di causalit e qui si manifesta lindole speculativa di
Khler che danno ad un tutto fisico il carattere di struttura unitaria. Le tre pietre di
prima od i tre condensatori isolati non formano unit alcuna, come le note che si
succedono troppo distanti non formano una melodia.
Le forme fisiche soddisfano anche al secondo criterio: la trasportabi-lit. Invero
possibile anche in esse ottenere che certe propriet restino costanti, qualora si abbia
lavvertenza, allorch si cambiano e si alterano i valori assoluti delle parti, di conservare
inalterati i valori dei rapporti primitivi. La strut|tura di una carica non cambia, se si
cambia la materia del corpo conduttore, purch resti di natura omogenea; non cambia
neppure per il cambiare delle dimensioni del conduttore, purch resti inalterata la sua
conformazione geometrica; essa non cambia, ancora, quando cambia la sua quantit
assoluta, od anche il suo segno che sono le alterazioni e trasposizioni a cui pu andar
soggetta la forma fisica di una carica elettrica.
Il concetto animatore di questa revisione della fisica tradizionale quello di forma, ed
il K. ci tiene a mettere in vista la moderazione e ragionevolezza di queste idee.
Fra le due opposizioni estreme, la meccanicista, del tipo galileiano, secondo la quale gli
eventi fisici non hanno fra loro che connessioni estrinseche (Und-Verbindungen) e la

razionalista, del tipo leibniziano od idealista, secondo la quale gli elementi var
delluniverso non sono che parti di un tutto e tutte interdipendenti fra loro , i Gestaltisti
osservano alla prima che interamente falsa e arbitraria; alla seconda dicono che essa
fatta pi per nascondere, che per far avanzare la comprensione della Gestalt fisica nella
sua originalit.
La Gestalttheorie, scegliendo una via di mezzo, ritiene che in natura si danno alcuni
processi che presentano un comportamento interno caratteristico secondo una rigorosa
dipendenza delle parti dal tutto, a differenza di altri processi nei quali non si hanno
parti ma elementi, i quali si regolano in modo indipendente gli uni dagli altri. Inoltre
essa precisa che dei processi che realizzano il carattere di forma fisica, non tutti
presentano fra le parti della propria struttura un grado uniforme di solidariet. Vi sono
forme forti e forme deboli ed anche in queste due categorie vi sono dei gradi
ulteriori: la struttura di un condensatore isolato assai pi forte di quella di un sistema di
condensatori uniti da un filo; i condensatori singoli realizzano delle forme forti, il
complesso di condensatori una forma debole.
*

La lunga escursione nel mondo inorganico non era fine a se stessa, ma solo una
propedeutica alla trattazione analitica| della soluzione indicata dal Wertheimer con
lammissione delle correnti trasversali di raccordo nei processi cerebrali, interessati
nellatto della percezione.
Allo sviluppo di essa il K. dedica un celebre capitolo della sua opera, che ha per motto
lespressione goethiana: denn was innen, das ist aussen (pag. 173 e segg.)33.
Dopo aver considerato la struttura del mondo psicologico e quella del mondo fisico, resta
da considerare quella del mondo fisiologico, su cui, dopo il suggerimento del Wertheimer,
sappunt tutto linteresse della ricerca, essendo il mondo fisiologico lintermediario fra
quella causa e quelleffetto della percezione, che sono le realt fisica ed il modo secondo
il quale essa appare al soggetto.
La fisiologia tradizionale si rappresentava un processo nervoso in un modo soltanto:
eccitazioni locali che hanno inizio in un determinato punto, scorrono lungo un nervo, si
trasmettono ad un secondo, ad un terzo..., fino a che dnno origine ad una contrazione
muscolare od alla secrezione di una glandola. La enorme complessit che si osserva nel
comportamento non era spiegata da una complessit, simile in natura, nei soggiacenti
processi fisiologici, ma come si accennato solo per la combinazione di una certa
quantit di riflessi elementari, uniformi nella natura e originantisi in punti diversi
dellorganismo.
Il modo ed il luogo delleccitazione dello stimolo divennero laspetto pi importante del
processo percettivo. Ritenendo che gli stimoli fisici erano di natura pi o meno uniforme,
le differenze qualitative fra gli oggetti sensibili erano spiegate secondo una differenza di
modalit nel processo prodotto dallo| stimolo sullorgano recettore. Tutto linteresse
dellindagine psicologica gravitava attorno al processo dellorgano periferico, e si aveva
che una medesima cellula cerebrale era suscettibile di forme varie di eccitazione
indifferentemente.
Questa fisiologia atomistica tocc il suo apice con la teoria delle localizzazioni cerebrali.
Ma i progressi dellAnatomia del sistema nervoso hanno fatto giustizia per sempre in

questo semplicismo, che tanto pretendeva alloggettivit scientifica. Nella fisiologia, non
meno che nella fisica, domina oggi secondo il Khler il concetto di forma o
struttura: diciamo perci con la terminologia pi recente del Tolman, adottata dal Koffka,
che le funzioni fisiologiche del sistema nervoso hanno un carattere molare, non
molecolare.
Le terminazioni nervose nellorgano periferico, il nervo con le sue fibre, il centro con i
suoi strati di fibre e cellule, non sono delle unit staccate o staccabili, che si associano
casualmente per il conseguimento di un risultato, ma formano un sistema unitario che il
settore ottico.
Secondo il principio generale della forma, gli eventi del sistema non sono in funzione
(esclusiva) dei processi che possono avvenire in una sua parte, p. es. nellorgano
recettore, ma traggono la propria caratteristica dalle condizioni generali di tutto il
sistema, particolarmente del sistema centro-corticale che ha condizioni pi stabili rispetto
alle altre parti34.|
Non , pertanto, dalleffetto dello stimolo, come stimolo, che dipende il rendimento
fenomenale della percezione; ma piuttosto dalla regolazione o tendenza allequilibrio
che ha luogo dopo leccitazione: la forma fisiologica che ne deriva, esprime
esattamente il rapporto che intercede fra la forma fisica da cui partito lo stimolo e la
forma fisiologica preesistente. Nellorgano periferico, lungo il nervo conduttore, nei
centri, si producono dei fatti di regolazione in tutto simili a quelli che si osservano
nella distribuzione di una carica elettrica in un condensatore a potenziale diverso o nella
diffusione di due soluzioni di concentrazione ineguale.
Ne segue che lorgano, quand eccitato, non risponde con un suo processo particolare,
ma secondo le condizioni che ad esso impone il campo totale. Quando il Khler afferma
che il campo fisiologico (e fenomenale) ha propriet non o transgeometriche: egli
intende dire che la risposta bens condizionata, ma non corrisponde aritmeticamente alle
condizioni dello stimolo.
Forme fisiche e forme fisiologiche obbediscono a leggi identiche.
* * *
Vi sono alcuni fatti di percezione visuale, come linduzione dei colori, che mal si
conciliano con il vecchio parallelismo, secondo il quale semplici correnti stazionarie si
svolgono fra la retina e le aree centrali. La difficolt venne aggravata quando si seppe che
durante leccitazione, si sviluppano nella retina delle forze elettromotive.
Ora si sa che ogni spostamento elettrico produce un campo magnetico entro e attorno a
s. Applicando al sistema nervoso, si deve dire che ogni volta che due correnti corrono
accanto luna allaltra come si vede nella figura 80 (Die physischen Gestalten..., 207)
ciascuna deve attraversare il campo magnetico dellaltra.
Sia data su di uno sfondo grigio omogeneo una figura bianca di struttura semplice, p. es.
un circolo. Delle forze| elettromotive anzitutto sorgono nei punti a e a, cio ai lati delle
regioni retiniche stimolate, e poi fra le aree eccitate e le vie ottiche.
Lo stesso spostamento deve verificarsi nelle vicinanze del campo circolare retinico
come nel circolo stesso; ma poich la figura si estende sopra una superficie retinica
relativamente allambiente differentemente intonato (formato), la densit di corrente
entro al campo circolare di ordine pi elevato che nel campo circostante. Questo
rapporto di densit deve esser conservato anche lungo le vie neurali come nelle aree

centrali.
Fin quando il processo configurato di natura elettrica, la figura corrisponde allo stato
pi intenso, lo sfondo invece a quello meno intenso. Lenergia nella figura
altamente condensata, nello sfondo si trova in parte diffusa. Se si rovescia la
situazione, p. e. un circolo grigio su di uno sfondo bianco (e cfr.: le figure ambigue)
viene rovesciato anche il significato della corrente: sempre per la fase pi densa in
concentrazione corrisponder alla figura.
Per conseguenza, lapparire come figura o come sfondo non dipende dalla quantit
assoluta di luce o dalla colorazione: questi sono fattori secondar, subordinati allinflusso
delle condizioni intrinseche al sistema. In ci consiste il cosiddetto principio
dellIsomorfismo, che afferma la somiglianza di struttura fra le forme fisiche,
fisiologiche e fenomenali.|
Il materiale della percezione, aveva detto anche il Wertheimer, differente senza dubbio
dal materiale del mondo fisico, ma la struttura la stessa35.
Un ultimo passo, con riferimento alle dichiarazioni pi recenti del Khler.
Per il suo carattere strettamente scientifico, la Gestalttheorie portata a supporre che tutte
le qualit sensoriali, senza eccezione, hanno un correlato corticale; lipotesi pi coerente
sarebbe di supporre per ogni struttura (Requiredness) fenomenale un correlato corticale
che abbia le stesse caratteristiche. Da questo si ricava allora che la segregazione che
avviene nel campo fenomenale, ne suppone (a fondamento) una analoga nel campo
fisiologico, che abbia lo sviluppo di una autodistribuzione di un potenziale
elettrostatico. Le forme della percezione altro non sono che la versione fenomenale
delle forme fisiologiche ad esse soggiacenti.
Esprimiamoci con i termini del Khler. Una differenza di potenziale, egli dice, una
forza elettromotiva. Cos, se certe condizioni (del sistema) sono soddisfatte, una corrente
investir insieme la figura e lo sfondo (environment)... Essa penetrer nellarea
circoscritta della figura, si diffonder ampiamente (widely) nellambiente omogeneo,
per ritornare eventualmente sulle figure. A questo modo la figura verr circondata
come da un alone di corrente, il quale con le caratteristiche della sua distribuzione
rappresenta la figura come delimitata nella sua propria area (... sporgente in s, fuori!). Io
sono inclinato a credere, conclude il Khler, che, in ogni ulteriore sviluppo della teoria
psicofisica, tali correnti avranno sempre una funzione essenziale36.
facile comprendere come i Gestaltisti passino ad applicare questi princpi agli altri
fenomeni percettivi: il movi|mento apparente, le illusioni spaziali, la percezione
patologica, lazione e lo stesso pensiero37.
Pare alla fine che il grande mistero sia stato svelato e che la teoria abbia raggiunto, anche
allinterno dei suoi princpi, tutto lo sviluppo desiderabile.
I Gestaltisti per non silludono del tutto sulle difficolt dei loro compiti in questa parte.
Restano fermi nel ritenere, come definitivamente acquisito, il concetto di forma
fenomenale nella sua funzione psicologica. Non sospettano difficolt gravi per quello di
forma fisica. Ammettono invece che quello di forma fisiologica resta alquanto
misterioso.
Le ricerche moderne intorno alle onde cerebrali segnano, secondo il Khler, un progresso
notevole rispetto alle ricerche della fisiologia classica che studiava le funzioni delle
strutture nervose su preparati che offrivano una qualche rappresentazione delle strutture
solo in parte, fuori delle connessioni naturali e, quel che pi conta, prive delle loro

funzioni a causa della trattazione di preparazione (fissativi e coloranti).


Alla consistenza del principio della forma fisiologica i Gestaltisti ben comprendono
che sarebbe necessaria losservazione o meglio la visione in vivo di quelle strutture in
atto, per giudicare della corrispondenza funzionale fra le forme fisiologiche e quelle
fenomenali, attorno a cui viene a gravitare la questione.
Probabilmente questa verifica intrinsecamente irrealizzabile.
Il Khler ha ammesso, da parte sua, con la moderna microfisica, limpossibilit reale, e
non puramente tecnica, per uno studio sperimentale di forma fisica, in quanto
intrinseco allesperimento una deformazione del campo e del sistema da osservare
(principio di indeterminazione di Heisenberg). Per le stesse ragioni, dato che i differenti
punti del cervello non sono funzionalmente indipendenti, unesplorazione locale avr per
effetto il cangiamento di struttura del complesso; effetto che| si verifica in proporzione
sempre pi notevole per le strutture pi semplici e primitive che si volessero osservare.
Ma per incerti che possano essere i risultati della fisiologia a sostegno delle forme
fisiologiche, resta sempre levidenza delle forme psicologiche, dalle quali le
fisiologiche, ed almeno in parte anche quelle fisiche, sono dedotte per analogia.
Il Khler non rifugge dal riconoscere tutto questo: lIsomorfismo non ancora una teoria,
ma un semplice postulato, una utile ipotesi di lavoro. La tesi dellIsomorfismo, egli dice,
nel suo contenuto rigoroso, non ancora una teoria, ma rimane un postulato fin quando
non riusciamo ad indicare i modi delle funzioni fisiche che hanno una struttura genuina.
Il dire che sono gli stati fisici, di ordine macroscopico, i correlati delle forme fenomenali,
non solo unespressione, ma unipotesi utile (a purposive hypothesis). Tali stati
macroscopici hanno strutture specifiche. E se cerchiamo di mostrare che tali stati possono
plausibilmente esser supposti accadere nel limite corticale, non ci troviamo pi con
semplici espressioni: noi stiamo discutendo di fatti fisiologici che possono tanto
concordare, come non concordare con le nostre premesse fisiche38.
LIsomorfismo per passare da postulato e diventar teoria, ha bisogno della verifica di un
complesso di premesse logicamente connesse.
Considerando il caso della funzione visuale, si esige:
1) un correlato corticale della continuit fenomenale (cio visuale);|
2) un correlato corticale della segregazione visuale;
3) la rappresentazione isomorfica delle relazioni topologiche nello spazio visuale (Khler,
W., H, 225);
4) una rappresentazione, simile alla precedente, per le relazioni metriche (p. e. la
distanza);
5) unultima rappresentazione isomorfica per la terza dimensione dello spazio. Si dica
altrettanto per tutte le altre strutture del mondo fenomenale.
Molti considerano il cervello come un luogo soltanto dellapparire delle forme, ed il
corpo come freno alla vita dello spirito e sorgente di tentazioni. Io, dice il Khler, non
condivido questopinione che va contro uno dei fatti pi certi la funzione dellorgano
(Khler, W., H, 188).
Il principio dellIsomorfismo, quale lo ha sviluppato il Khler, stato accettato
incondizionatamente dagli aderenti alla Scuola, e da altri molti come Gelb, Fuchs, Lewin,
che in un primo tempo avevano condotto le proprie ricerche in altri ambienti e senza
diretta dipendenza dalla Scuola della Gestalt. Oggi esso, pi di ogni altro principio,
caratterizza in proprio la Gestalttheorie dalle altre direzioni della psicologia, bench vi

siano indiz nelle opere dei Gestaltisti di una separazione e non solidariet fra il principio
strettamente psicologico della Gestalt e quello fisiologico39, come si visto ora dalle
esplicite dichiarazioni dello stesso Khler.|
Note al sesto capitolo
1 Guillaume P., B, 108.
2 Abbiamo sopra usufruito della sua tesi: Theoretisches ber Gestaltqualitten per la
critica alla Scuola di Graz, e nel precedente capitolo del suo studio sulla costanza dei
colori.
3 Cfr.: Moore Th. V., A, 60 e segg. Disturbi e forme di comportamento analoghi a quelli
riscontrati nelluomo furono descritti negli animali da K. Lashley, Brain Mecanismus and
Intelligence, 1929 (c.: Hartmann G. W., 54-59).
4 Gelb Ad., C, cfr. 202 e segg. per il caso riportato nel testo.
5 In una prima serie di ricerche, il F. studi gli errori di localizzazione
(Verlagerungserscheinun-gen) che si osservano in questi pazienti (emianoptici) sia
quando loggetto esposto viene a trovarsi nella sola area di visione ridotta, sia quando
interessa in parte anche larea a visione normale.
6 Un completamento percettivo, del resto, si verifica sempre, anche nei soggetti
normali, per il fatto che una porzione ben definita dal fondo oculare (macchia di
Mariotte) non pu avere alcuna funzione visiva: ciononostante gli oggetti appaiono
completi e continui.
7 Fuchs W., III, spec. 171 e segg.
8 Glck, G., 612. 658-659.
9 K. Jaspers, Allgemeine Psychopathologie, IV Aufl., Berlin, Heidelberg, 1948, p. 83. Una rassegna sostanziale dello stato attuale dei problemi, con ampia bibliografia, lart.
di H. H. Wieck, Zur allgemeine Psychopathologie, in Fortschritte der Neurologie,
Psychiatrie u. ihrer Grenzgebiete, 25 (1957), pp. 2-40.
10 Nellart. Delirio, in Enc. Medica Italiana.
11 Un caso del genere, che sembra ormai accertato, quello di un Santo canonizzato
dalla Chiesa, cio S. Giovanni di Dio (Cfr. L. Ruland, Gesprche um Johannes von Gott,
Wrz-burg, 1947. - Lesposizione in: C. Fabro, Profili di Santi, Rovigo, 1957, p. 15 ss.). Cos anche, canonizzando S. Gemma Galgani e riconoscendo quindi lalto grado delle
sue virt, la Chiesa non ha inteso ancora pronunziarsi sulla natura dei fatti straordinari
presentati nella sua vita, sui quali il Confessore Mons. Volpi e il Direttore di spirito, P.
Germano, si trovarono discordi (Cfr. ancora: Profili di Santi, p. 61 ss.).
12 Gruhle, H. W., Ueber den Wahn, in Verstehen und Einfhlen, Ges. Schr. p. 214 ss.
13 ... Nicht die Unbelehrbarkeit des Kranken. Nicht der Wahrnehmungsakt selbst. Nicht
die Halluzinationen. Nicht irgendwelche Denkfehler oder Fehlurteile. Nicht eine
irgendwie geartete Besonderheit der Intelligenz. Nicht eine besondere Gefhlslage
(ausser der beschriebenen Wahnstimmung) (Gruhle, H. W. Op. cit., p. 217 s.).
14 Khler W., A; questa Memoria accademica stata rifatta con il titolo:
Intelligenzprfun-gen an Menschenaffen, Berlin, 1921. Le riferenze sono prese dalla
traduzione francese del Guillaume, 1927.
15 Questultima fase stata osservata dal guardiano della stazione, non da Khler, ma
questi assicura della piena attendibilit della narrazione (pag. 119, n. 2).

16 P. Janet sostiene come un fatto acquisito che le rappresentazioni olfattive non hanno
minore importanza di quelle visive nella percezione animale (cfr. Janet P., A, 139).
17 Wertheimer M., Ueber das Denken der Naturvlker, I, Zahlen und Zahlgebilde, in
Drei Abhandlungen, 106 e segg.
18 Genetisch ist es wahrscheinlich, dass nicht das Zhlen in erster Linie sondern
natrliche Gruppen- und Haufengebilde innerhalb der in Frage kommenden wirklichen
biologischen Verhltnisse entstehen nicht Begriffe wie 1 und kontinuiertes Plus-Eins sind
wahrscheinlich das primre, sondern zunchst als gegliederte Ganze (Wertheimer M., D,
17, 5, pag. 143; cfr. 19, pag. 147 e seg. per i rapporti fra le grandezze reali).
19 Wertheimer M., Ueber Schlussprozesse im produktiven Denken, in Drei Abhandlungen..., 164 e segg.
20 Ha studiato linfluenza che pu avere lesperienza passata per la soluzione di un
problema nuovo, N. R. F. Maier, Reasonings in Humans, I, On Direction; II, The solution
of a problem and its appearance in consciousness: i due articoli sono riassunti e discussi
dal Claparde ., T, 55-58. La soluzione di un problema esige, secondo il Maier, di far
appello ad una nuova nozione, la direzione. Questa direzione non n la
Richtungsvorstellung, n lAufgabe, n la tendenza determinante, n lo schema
anticipatore, ma lidea che viene allo spirito, il mettere il problema sulla buona via.
Cos il M. viene a confermare nellessenziale la concezione della Gestalt: la soluzione
corrispondente ad una trasformazione, ad una organizzazione di dati che si fa
bruscamente, non per addizioni esteriori.
21 Il Duncker ha sottoposto il processo, che porta allinvenzione, ad uninchiesta
sperimentale molto accurata, per osservarne lo sviluppo ed assistere alla nascita della
soluzione. LEm-pirismo lo considerava il frutto di una vegetazione esuberante di
associazioni in tutti i sensi, la quale era seguita da una selezione critica, la cui radice era
spiegata in modo diverso dalle varie scuole (Duncker K., B, 642-708; v. la discussione in:
Claparde ., B, 54).
22 Il Koffka nella sua Somma ha sviluppato una teoria di grandi proporzioni intorno
alla memoria (The trace theory), ma siccome i fondamenti sperimentali| sono ancora
troppo scarsi e le sue induzioni sono state giudicate per lo pi arbitrarie od a priori, ho
creduto opportuno di non parlarne espressamente; la trattazione del Koffka comprende
ben 4 densi capitoli: Principles of Gestalt Psychology, ch. X, Foundation of a Trace
Theory: theoretical section; ch. XI, experimental section and completion of the Theory;
ch. XII, Learning and other memory functions, I; ch. XIII, Learning and other memory
functions, II (pagg. 423-648). Lultimo cap. tratta della societ e personalit (ch. XIV) e
per esso vale la stessa riserva fatta alla teoria della memoria.
23 Lewin K., Vorsatz, Wille und Bedrfnis (mit Vorbemerkungen ber die psychischen
Krfte und Energien und die Struktur der Seele), Psych. Forsch., 7, (1926) 294-385: la
memoria stata pubblicata anche a parte (Berlin, Springer 1926); nel testo d le riferenze
di questa edizione.
24 Lewin ha elaborato per suo conto una teoria completa che abbraccia sia il campo
percettivo come quello del comportamento (field-theory) nella quale prescinde
espressamente da ogni teoria fisiologica ed isomorfica per attenersi unicamente allanalisi
fenomenologica del comportamento della vita psichica in tutto il suo ambito individuale e
sociale (Cfr. lesposizione in: Allport, F. H., p. 148 ss.).
25 Khler W., Die physischen Gestalten in Ruhe und im stationren Zustand,

Braunschweig 1920. Lopera dedicata a Carl Stumpf che fu maestro del K. a Berlino.
26 Wertheimer M., A, in Drei Abhandlungen..., 26; cfr.: per lo sviluppo della teoria, il
21, pag. 86.
27 Es handelt sich um bestimmte, zentrale Vorgnge, physiologische Querfunktionen
besonderer Art, die als das physiologische Korrelat der f Phnomene dienen
(Wertheimer M., A, pag. 87). Il Koffka ha trovato che il grande fisiologo J. von Kries nel
saggio: Ueber die materiellen Grundlagen der Bewusstseinserscheinungen (Tbingen und
Leipzig 1901) aveva sostenuto sostanzialmente lo stesso principio del Wertheimer contro
la fisiologia tradizionale (Koffka K., D, 54).
28 Wertheimer M., A, 88.
29 Es liegt hier die Vermutung zugrunde, da nicht die Erregungsvorgnge in den
erregten Zellen selbst (...) oder die Summe dieser Einzelerregungen das einzig
wesentliche sind: sondern dass eine wichtige und fr manche, psychologisch
herauszufassende, Faktoren direkt wesentliche Rolle charakteristischen Quer- und
Gesamtvorgngen zukomme, die, aus der Erregung der Einzelstellen (ev, als
Einfallstellen), als spezifisches Ganzes (...) resultieren (Wertheimer M., A, 91; corsivo
di W.).
30 Kme es so auf einen physiologischen Gesamtproze an, dessen charakteristische Art
als Ganzes fr weitere Wirksamkeiten entscheidend wre, nicht aber die Summe der betr.
Einzelerregungen (...), so ergben sich vielfache Konsequenzen; z. B. bei Reproduktion,
beim Wiedererkennen usw. wre ein Zustandekommen der dagewesenen physiologischen
Gesamtform des einheitlichen Prozesses wesentlich, nicht Reproduktion bestimmter
Einzelerregungen (Wertheimer M., A, 92, nota 3).
31 Il Khler alla fine dellopera (C, 258) cita dalla sua parte il Mach e P. Curie.
Questultimo diceva: necessario che alcuni elementi della simmetria siano assenti.
lasimmetria che crea i processi naturali.
32 Il Khler distingue diversi tipi di processi fisici: in perfetto equilibrio, stazionar, quasi
stazionar, periodici stazionar e processi dinamici (C, 4); debbo limitarmi allo sviluppo
essenziale delle idee e non posso fermarmi sopra le elucubrazioni laterali del K.
33 In una nota di Psychologische Probleme il K. osserva, contro alcuni fraintendimenti
a cui questa frase goethiana ha dato luogo, che chi legge lintero capitolo deve
persuadersi che la frase soprascritta si riferisce alla somiglianza fra le strutture proprie del
mondo fenomenale e quelle ad esse soggiacenti che si trovano nei processi fisiologici; e
che ivi della relazione fra i processi organici e le cose della realt fisica esteriore per s
propriamente non si parla. In nessun modo la dimostrazione delle forme fisiche anche
fuori dellorganismo significa che la percezione della Gestalt avvenga per un semplice
trasferimento di tali Gestalten nel sistema nervoso (Khler, W., G, 110 n.).
34 Uno schema elementare che mostri la differenza fra la fisiologia tradizionale e la
gestaltista, pu essere il seg. dello Spearman (apud Hartmann, G. W., 43 n.).

Area cerebrale conoscitiva della forma


Area cerebrale della sensazione
Terminazioni periferiche dei nervi sensitivi.

Terminazioni corticali dei nervi sensoriali


Terminazioni periferiche dei nervi sensoriali.

35 Apud Hartmann G. W., 44 n.; lH. si riferisce ad una lezione universitaria del
Wertheimer.
36 Khler W., 214.
37 Per il pensiero, v.: Koffka K., D, pag. 632; per lazione, v.: Lewin K., 13 e segg.; per
le emozioni v. ancora: Koffka K., D, 414.
38 Even the thesis of Isomorphism, which is a much definite proposition, is not yet a
theory but remains a postulate, until we are enabled to point toward modes of physical
function that have a genuine structure. It is not merely a new expression: the contention
that macroscopic physical states rather than microscopic events are the correlates of
phenomenal contexts, is a purposive hypothesis. Such macroscopic states do have
specific structures. And if we try to show that such states may plausibly be assumed to
occur in cortical tissue, we are again not dealing with mere expressions, we are
discussing physiological facts which may or may not agree with our physical
assumptions (Khler W., 224-225). Testo da tener presente per le seguenti discussioni.
39 Nel recent vol.: Dynamics in Psychology di cui mentre faccio lultima revisione
delle bozze ho potuto leggere la trad. ted. Dynamische Zusammenhnge in der
Psychologie (Bern und Stuttgart, 1959) il Khler, per convalidare lipotesi
dellisomorfismo, mutua dal Faraday il principio del campo (Feldprinzip) che deve
regolare i rapporti fra il processo sensoriale periferico e le tracce (Spuren) cerebrali
dellesperienza passata (cfr. p. 67 ss., p. 86). Il medesimo principio viene inoltre esteso
per fondare lazione scambievole (Wechselwirkung) fra correnti cerebrali (Hirnstrme),
che si constatano sperimentalmente, e latto psichico anche nei processi di memoria e di
riproduzione senza eccezione (p. 118 ss.). Il K. preferisce ora parlare di teoria
neurobiologica e di teoria della corrente (Stromtheorie) nervosa, ma il fondo
meccanicistico della spiegazione non ci sembra sia stato mutato. Si mantiene in sostanza
fedele allisomorfismo neurobiologico anche il Brunswik (cfr. Perception and
Representative Design, p. 15 ss.).

Figure del capitolo sesto

Fig. 75

Fig. 76

Fig. 77a

Fig. 77b

Fig. 80 (Khler)

capitolo settimo
LA REAZIONE CRITICA
Sommario. Aspetti e significati della Gestalt. Le psicologie sintetiche e la pretesa
originalit della Gestalttheorie (Volontarismo wundtiano e teoria della Conation
della Scuola inglese: Ward, Stout, Mc Dougall). Ganzheitspsychologie (Krueger,
Sander, Volkelt, Ehrenstein); Behaviorismo e Gestalttheorie (Koffka, Lewin).
Luniversalismo della Gestalt: Gestalt e significato empirico (Rignano); circa il
divenire delle forme aptiche (Revesz); levoluzione reale della Gestalt (Piaget);
Einsicht e Gestalt (Bulbrook). Gestalt e significato intelligibile (Gemelli,
Michotte, Moore): la ripresa dei problemi della G. da parte della Scuola di Milano.
La critica alle forme fisico-fisiologiche. Conclusione.
1. Aspetti e significati della Gestalt
La nozione che pervade lesuberante sviluppo della nuova psicologia quella di
Gestalt: un termine che ha preso nella letteratura moderna un alone magico di simpatia,
la quale ha contribuito non poco alleccezionale diffusione delle idee che doveva coprire.
la fortuna dei termini e delle espressioni indovinate.
Queste idee che sono state esposte in forma analitica nei capitoli precedenti, sono ridotte
dal Koffka schematicamente a tre aspetti: descrittivo, funzionale, fisiologico.|
1) Descrittivo: La teoria ritiene che la forma tipica dei dati desperienza (simultanea e
successiva) non di natura sommativa, risultante da elementi per s stanti ed in s
separabili..., ma piuttosto un insieme ben definito (ein bestimmt charakterisiertes
Zusammensein); essa si presenta, come unimmagine ben delineata a partire da un punto
centrale, rispetto al quale sono subordinate in sistema gerarchico le altre parti
dellimmagine. Tali forme non sono in alcun modo meno immediate delle loro parti;
spesso anzi si apprende il tutto, prima che si presentino alla coscienza le singole parti
(Wertheimer). Per questa ragione non pi possibile una descrizione dellesperienza
immediata orientandosi verso il concetto di sensazione: il suo punto di partenza
devessere piuttosto quello della Gestalt e delle sue propriet.
2) Funzionale: La teoria rigetta le sensazioni (definizione psicofisica) come connessione
tipica fra lo stimolo e lesperienza attuale (Erlebnis). Poich le forme dal punto di vista
descrittivo non sono meno immediate delle loro parti, si deve ritenere che esse anche dal
punto di vista funzionale non sono meno originarie (ursprnglich). Il tentativo di derivare
il tutto dalle parti o di costruirlo da esse molto spesso vano: il tutto non creato per
combinazione di pezzi, ma correlato desperienza diretta degli stimoli, ci che prima si
diceva della sensazione (principio della costanza). Bench le alterazioni di carattere
puramente sommativo nelloggetto-stimolo possano interessare i cangiamenti qualitativi
dellesperienza del soggetto, non si pu tuttavia prevedere, dalla sola conoscenza
delloggetto-stimolo, quale sar di fatto lesperienza del soggetto.
Si dice per questo che ciascuna situazione desperienza dipende dallo stato dellintero
sistema nervoso.
Devessere perci abbandonato il tipo tradizionale di analisi psicologica (= analiticosintetico atomista), poich ogni spostamento dellattenzione produce un cambiamento
nello stato del sistema nervoso e per conseguenza cambia anche lesperienza. Non si pu

provare allora che le sensazioni trovate in quellanalisi fossero anche presenti nella
percezione originale, poich le sensazioni, che appaiono quale prodotto dellanalisi,|
sorgono per condizioni che favoriscono la distruzione del processo primitivo.
3) Fisiologico: La teoria ritiene che la forma tipica del processo cerebrale
corrispondente allesperienza attuale, non pi data dalleccitazione singola di una
determinata regione del cervello pi lassociazione, ma si dnno invece processi totali
(Gesamtprozesse) che hanno caratteristiche totali, non sommative. Quando p. es. noi
vediamo una figura, non vi sono da una parte le sensazioni fondanti ed in aggiunta ad
esse dallaltra parte uneccitazione accessoria per la Gestalt, ma si deve dire piuttosto
che lintero processo differente secondo che noi sperimentiamo forme o sensazioni
(Koffka, K., A, 57-59).
I Gestaltisti sono persuasi che la propria posizione originale in tutti e tre i punti e che
per ciascuno essa apporta un notevole vantaggio sulle teorie che lhanno preceduta.
*

I seguaci della Forma non furono i primi ad usare il termine Gestalt con
preoccupazioni scientifiche; prima di essi il Goethe laveva usato largamente nei suoi
studi di filosofia naturale, in botanica soprattutto.
Ma qual il significato esatto di questo termine? Non facile rispondere.
Se apriamo il grande Dizionario dei fratelli Grimm troviamo sotto Gestalt una ricca
gamma di significati, dei quali riportiamo quelli pi pertinenti al nostro problema1.|
1) G. ratio, forma, figura. Indica, cio, la forma in s, il modo e la condizione secondo
cui qualcosa fatto: significato reale.
2) G. la maniera secondo la quale qualcosa appare; lapparire esteriore delle cose:
significato fenomenale (Gestalt oder Form) (col. 4179).
Questo significato pi ristretto del primo ed dovuto a Lutero ed a Goethe. G. qui
significa la forma secondo la quale qualcosa si presenta in contorni definiti e con
evidenti caratteristiche differenziali; secondo il Goethe la lingua tedesca ha il termine G.
per indicare il complesso attuale di una natura reale, in quanto questa qualcosa di
saldamente connesso, chiuso e fissato nel suo carattere (ein zusammengehriges
festgestellt, abgeschlossen und in seinem Charakter fixiert sei) (col. 4183).
3) G. usato, sempre secondo il Goethe, in senso estetico; esso indica la bellezza; la
grazia esteriore, la formosit (gute, schne Gestalt, Schnheit) (col. 4186).
Questo significato molto ampio: esso pu applicarsi anche ai contenuti rappresentativi
della vita spirituale (idee, intuizioni, creazioni della fantasia artistica). Pu indicare anche
contenuti schematici come le figure geometriche.
Infine, per il passaggio dallastratto al concreto, G. pu indicare il soggetto concreto che
porta la forma: cos la bella Elena detta die Gestalt aller Gestalten (Goethe, Faust,
8907).
4) G. in un senso pi speculativo , secondo il Goethe, il modo proprio di organizzarsi
delle parti di un vivente, di una pianta o di un animale. In molte piante, egli dice, il
numero e la forma (Gestalt) in cui le foglie del calice crescono, sia singolarmente come
nellinsieme attorno allasse dello stelo, costante (col. 4187). G. quindi pu significare
qualsiasi contenuto della nostra attivit apprensiva. In modo speciale, esso indica la
figurazione esteriore degli esseri soprattutto dei viventi , il fascino che essa provoca

come anche la struttura e larticolazione dellessere concreto su cui luna e laltra si


fondano.|
Il significato goethiano pass al Mach e al von Ehrenfels, non senza qualche incertezza;
la scuola del Wertheimer ne fece il principio universale di tutta la vita psichica2.
Nelle lingue neolatine il termine Gestalt non ne ha uno corrispondente che renda
leleganza e lintensit espressiva. Forma e struttura da sole, dicono troppo poco: chi
riuscisse a fondere insieme il senso di ambedue i termini, arriverebbe ad una nozione
molto vicina a quella significata da Gestalt, come forma-strutturata o strutturaformata. Gli psicologi francesi ed italiani rendono di solito Gestalt con forma, pi
raramente con struttura.
Neppure la psicologia inglese ha trovato un termine adeguato per Gestalt. Prevale,
dietro suggerimento dello Spearman, quello di shape, ma sono usati anche
configuration, form, organization, structure, togetherness, requiredness:
questultimo dello stesso Khler nella sua ultima opera (The place of value in a world
of facts, 1938).
Fin qui per il termine. Se si volesse passare ad una ricerca dello sviluppo del significato,
le cose sembrano ancor meno chiare e pacifiche. Di fatto accanto alla Gestaltqualitt di
v. Ehrenfels, o alla Gestalt del Wertheimer figurano molti altri termini, come
Komplexion
(Meinong),
Form
(Stumpf),
Kollektion
(Husserl),
Empfindungskomplex (Hfler), Ganz-heit (Scuola di Stern, di Krueger, Ehrenstein).
Parimenti il processo genetico ha diversi appellativi: Fundierung (v. Ehrenfels,
Meinong), Vorstellungsproduktion (Ameseder, Benussi), psychische Neubildung
(Witasek), Verschmelzung (Cornelius, Klpe, Stumpf) (cfr.: Hfler, A., 413).|
*

Qualcuno ha voluto vedere nellinnovazione goethiana e poi della moderna psicologia


una reminiscenza dello ei=doj platonico, o meglio della evntele,ceia di Aristotele. Gelb
ha trovato invece pi consistente il richiamo fatto dal Kreibig alla teoria aristotelica di
Materia e Forma3.
Aristotele inoltre nella Metafisica (V, 24-27, 1023a, 25-1024a, 28) ha sottoposto ad un
esauriente esame i rapporti fra tutto e parte nellordine fisico, logico e metafisico. E,
curiosa coincidenza o anticipazione, vi si dice che larmonia (la melodia) consta, bens,
di parti dissimili, le quali hanno una loro situazione, ma non perci pu venire mutilata
(1024a, 20). Laccostamento dei problemi moderni allAristotelismo non pare perci
privo di ogni fondamento.
Si aggiunga che il Koffka e il Khler furono allievi e assistenti a Berlino dello Stumpf, il
discepolo prediletto di Brentano: il Wertheimer, allievo prima del Cornelius, fu poi a
Berlino, anchegli, assistente dello Stumpf.
Con una consapevolezza a cui Platone non seppe mai elevarsi, per via del suo
trascendentalismo, Aristotele afferm la immanenza della forma nella materia in
ogni realt concreta. Si tratta per qui di forma ontologica pi che di forma
fenomenale, poich questa qualcosa ormai di derivato e fondato appunto su quella
che resta il primo principio| nellordine dellessere e delloperare (vedere: De Anima, II,
1-2, 412a, 3-414a, 28; le due definizioni dellanima come atto e forma del corpo e
come principio ultimo delloperazione).

Era Democrito invece che faceva della forma fenomenale, cio esteriore, se non
lunico, uno dei caratteri costitutivi dei corpi semplici (gli atomi). Aristotele prende un
capitolo intero del De Coelo per combattere tale opinione e concludere che la figura o
forma fenomenale non pu rendere ragione delle qualit intrinseche degli esseri, i quali si
manifestano soprattutto per le passioni, le potenze e le operazioni4 (cfr. De Coelo, III, 8,
307 b, 18-21; vedi anche IV, 6, 313a, 15).
Dal punto di vista psicologico, il Gelb ricorda che per Aristotele le nozioni che
costituiscono il giudizio formano ununit di sintesi (De Anima, 430a, 27), ci che pare
assai vicino alle posizioni intellettualistiche di von Ehrenfels e del Meinong (Gelb Ad, A,
7).
Comunque, rappresentanti autorevoli della nuova Scuola hanno respinto laccostamento,
ed il seguito del nostro lavoro confermer la fondatezza della separazione, che essi hanno
fatta, della propria causa da quella del grande greco.
Possiamo intanto, per prevenire possibili equivoci, avvertir subito che, quando in tema di
percezione si parla di Gestalt o forma, la forma di cui si tratta non va presa per la
Forma sostanziale e lessenza di Aristotele, e nemmeno va assimilata allei=doj
intelligibile puro di Platone5 od a quello a cui termina la Wesensschau husserliana. Si
tentati piuttosto di ridurre la Gestalt alla forma esteriore (morfh,) che, assieme| alla
figura (sch/ma)6 costituisce lultimo genere del predicamento qualit; ma si tratta
sempre di avvicinamenti impropr, poich la Gestalt dei moderni abbraccia in unit
tanto la forma come la figura e prescinde dalla posizione ontologica che questi
termini possono avere nella concezione metafisica del reale. La Gestalt non il solo
apparire esteriore e neppure unessenza logica pura, avulsa dalla realt sperimentale e
oggetto dintuizione intelligibile; n va considerata come un aspetto secondario
dellessere che richiami una sostanza su cui debba appoggiarsi come sul suo
fondamento7.
Per Gestalt, nellultima determinazione della Scuola di Wertheimer, sintende il modo
di apparire caratteristico degli oggetti nella percezione: la Gestalt ci che nella
percezione simpone di per s ed anzitutto, ed ci che costituisce il momento centrale, il
nucleo di contenuto dellapparizione fenomenale. Per afferrare il contenuto che si vuol
dare a questo termine, bisogna porsi dal punto di vista dellapparire puro degli oggetti,
del loro presentarsi e fissarsi nel campo dellattenzione. La Gestalt quellaspetto,
quella situazione fenomenale particolare che gli oggetti prendono nella coscienza del
soggetto, per cui un contenuto sindividua in s e non pu esser confuso con alcun altro.
Il significato pi moderno da attribuire alle Gestalten di considerarle immagini
psichiche sorte dal contenuto totale della coscienza, cio dalla corrente totale della
coscienza ed in s organizzate, dotate di leggi interne, di tendenze totali caratteristiche e
di condizioni totalizzanti rispetto alle loro parti (Wertheimer).|
Pare adunque che la Gestalt dei moderni, almeno in quanto si riattacca al Goethe e si
continua nella scuola del Wertheimer, sia un frutto dellAuf-klrung e del Romanticismo
tedesco e non un prolungamento del pensiero classico, malgrado linflusso che pu aver
avuto il Brentano allo sviluppo delle nuove idee.
ancora in questambiente classico, dellappartenenza essenziale di Idea e Gestalt, che si
muove loriginale recente tematica fattane dallHeidegger8. Loccasione gli fu fornita da
E. Jnger che alla sua opera Arbeiter aveva dato per sotto titolo: Dominio e forma
(Herrschaft und Gestalt) il quale caratterizza il piano dellopera. Gestalt sta qui nel

significato della Gestaltpsychologie cio come un tutto che abbraccia, pi che non la
somma delle sue parti. Per Heidegger questi caratteri di pi, somma, parti...
rischiano di far sfumare loriginalit della Gestalt. Recentemente, egli osserva, la
Idea stata intesa nel senso di percepito del rappresentare mediante un soggetto:
daltra parte chiaro per chiunque che la Gestalt accessibile soltanto mediante un
vedere. questo vedere che presso i Greci si chiama ei=doj, il termine che Platone usa
per indicare uno sguardo che non si volge a guardare il mutevole sensibile percettivo, ma
limmutabile, lessere, la ouvsi,a. La Gestalt va caratterizzata, come lessere quiescente
(ruhendes Sein). La Gestalt pertanto non neppure Idea in senso moderno, e non una
rappresentazione regolativa della ragione nel senso di Kant. Per il pensiero puro il
ruhendes Sein rimane del tutto diverso (differente) rispetto allessente mutabile. La
differenza fra lessere e lessente compare pertanto, considerata dallessente in direzione
dellessere, come la Trascendenza, cio come il momento metafisico. Soltanto che la
distinzione qui non alcuna separazione assoluta. Essa lo tanto poco che nel presentarsi
(Essere) il presente (lessente) portato-davanti (hervor-gebracht), ma parimenti non
causato nel senso di una causalit efficiente (16). La Gestalt per Jnger la fonte della
significazione.|
Il riferimento storico, continua Heidegger, alla mutua appartenenza di Gestalt (ei=doj)
ed essere mostrano ch soltanto nella metafisica chessi si chiarificano, in quanto ogni
essente, che sia mosso e mutevole devessere pensato a partire da un Essere quiescente,
questo anche l dove come in Hegel e Nietzsche lessere (la realt del reale) pensato
come puro divenire e pura mobilit. La Gestalt la potenza metafisica (17). La Gestalt
per come fonte che d origine al significato (Quelle der Sinngebung) forma come
forma di una umanit: p. es. la forma del lavoratore. La Gestalt riposa nel plesso
essenziale di unumanit che come soggetto sta al fondo di ogni essente. Non la Ichheit
di un uomo singolarizzato, il soggettivo della egoit, ma la presenza preformata una
figura di un tipo umano: (il tipo) forma lestrema subiettivit che proviene nello sviluppo
della filosofia moderna ed esposta mediante il suo pensiero (17). A questo modo la
Gestalt sollevata alla sfera propria dellessere che definisce la verit delluomo, cos che
il dispiegamento della Gestalt del lavoratore il dispiegamento del suo essere e quindi
sidentifica con lessere.
Invece nel pensiero moderno Gestalt richiama Gestell (piano di struttura) e questo
concepito soltanto come funzione di unumanit: se cos fosse, osserva Heidegger, la
essenza dellessere e in definitiva lessere dellessente sarebbe un prodotto del rapportare
umano. Lepoca in cui il pensiero umano pensava una cosa simile, getta ancora le ultime
tenebre su di noi (20).
Gestalt quindi anche per Heidegger, che intende sollevare la fenomenologia sociale di
Jnger alla sfera ontologica, termine funzionale e costitutivo dellessere umano e per
questo rimanda allessere come al suo fondamento.
2. Le controversie circa loriginalit della Gestalt
La prima critica ed il primo problema, che si pone nei riguardi della psicologia della
forma, vuole mortificare la ambiziosa pretensione che hanno i suoi fautori di esser stati i
primi a mettere in evidenza loriginalit del fatto percettivo| ed a confutare in modo
definitivo latomismo psichico della vecchia psicologia.
Fu osservato da molte parti che questa pretesa era infondata ed ingiusta, poich molti
psicologi, parecchi anni prima della nascita della Gestalttheorie, avevano rigettato il

principio dellatomismo ed affermato il carattere soprassommativo dei contenuti di


percezione.
Che la forma fosse qualcosa di pi degli elementi in combinazione era gi sottinteso
nella mental chemistry degli Stuart Mill; il principio, del resto, cos com, era stato
riconosciuto ed enunciato anche dai capi dellAssociazionismo sperimentale, come
lEbbinghaus, il Lipps, lo Ziehen, il Mller.
Ma se queste concessioni od affermazioni da parte degli Associazionisti possono risultare
equivoche ed illogiche, c ancora tutta la letteratura e lindagine di psicologi di ogni
direzione che hanno subito reagito allAssociazio-nismo con ferma convinzione. La legge
di Hamilton sulla Redintegra-zione, la teoria del Wundt sulla sintesi creatrice9,
lindagine di Von Ehrenfels, gli sviluppi teorici e sperimentali della Scuola di Graz, e del
Benussi particolarmente, rappresentano dei contributi precisi, e non dei semplici tentativi
da giudicarsi falliti.
A questa schiera di precursori, la critica moderna ha aggiunto altri pensatori che hanno
sviluppato e difeso il sintetismo percettivo.
Merita un cenno particolare, per la psicologia inglese, la triade che forma una vera
tradizione ininterrotta: Ward, Stout e Mc Dougall.
Il Ward, che tenne in Inghilterra un posto analogo a quello di Wundt in Germania, aveva
affermato che la percezione non si riduce ad una impressione di qualit isolate, poich
nellesperienza reale qualit isolate non si dnno mai. La perce|zione sempre
lapprensione di un oggetto. Cos, egli dice, noi riceviamo insieme, impressioni
molteplici come il profumo, il colore, la morbidezza della rosa che prendiamo in mano;
chiamiamo ciascuna di queste qualit un percept ed il tutto un complex percept10.
In queste complex percepts vi qualcosa di pi della somma dei percepts particolari:
questo di pi lespressione o intuizione della rosa come di una cosa che ha questo
profumo, colore e forma.
Il principio dellunit percettiva dato secondo il Ward dalla conation o soddisfazione
di una capacit o tendenza che si attua appunto quando passa allapprensione di un
oggetto concreto.
Pi esplicita la dottrina del suo discepolo, lo Stout, il quale riprese il problema della
percezione esattamente con i termini del von Ehrenfels. Ogni tutto, afferma egli,
involve: 1) le parti che lo compongono e 2) la forma di combinazione secondo la quale
queste parti sono unite11. Ma mai possibile, si chiede, lapprensione di una certa forma
di combinazione che sia distinta e indipendente dallapprensione delle parti costituenti?
E, viceversa, possibile apprendere le parti che compongono la forma di un tutto
senzapprendere insieme la forma di sintesi reale?
La risposta negativa non ammette dubb: non si dnno parti se non entro un tutto, n
si ha un tutto che non consti di parti: solo nella Wonderland possibile separare il far
le fusa dal gatto, cos le parti dal tutto e la forma da ci che formato.
Il volontarismo (o teleologismo percettivo) della conation e dellinteresse che la fa
germinare, inaugurato dal Ward, reso ancor pi esplicito dallo St.: tutte le forme di
sintesi percettive, i passaggi da un argomento ad un altro nelle fun|zioni di pensiero, non
sono che la resultante dei complessi di tendenze che si muovono nel fondo dellanima12.
Ancor pi deciso assertore del sintetismo percettivo stato W. Mc Dougall, continuatore
dello Stout e psicologo di gran talento e di vedute originali. Contro i fautori della
Gestalttheorie egli rivendic daver esposto una teoria sostanzialmente identica alla loro

nella sua opera Body and Mind del 1911 e daver sempre proclamato in tutti i toni
nelle sue opere che la percezione non unapprensione passiva della realt, ma che essa
implica da parte del soggetto un processo attivo di coordinazione e unificazione dei
contenuti psichici. Questo processo nasce dal fondo del soggetto e non da associazioni
esteriori; il suo sfondo dato dal bisogno di agire e di operare (la conation del Ward),
perch il conoscere, non diversamente dalle altre manifestazioni della vita, si sviluppa per
la cooperazione armonica di varie facolt, sotto la direzione unificatrice delle tendenze e
dei bisogni originar13.
Miss Calkins in America non ha faticato molto a rievocare, fra i difensori dellunit della
vita psichica, W. James14. Tutta lopera del prodigioso psicologo della stream of
thought altro non stata che una radicale reazione alla teoria del mosaico allora
predominante, contro la quale egli| ha scritto la pi mordace e gustosa critica che abbia la
moderna psicologia. Ed in Italia va ricordato F. De Sarlo, il quale aveva proclamato fin
dal saggio su Gli elementi della vita psichica lemergenza che hanno, sopra i dati
elementari, i contenuti di percezione15.
In tempi ancor pi recenti, contemporaneamente alla Scuola della Gestalt, hanno trattato
il problema con criter egualmente moderni il Bhler e il Selz che intendono rivendicare
per s la priorit dellanalisi fenomenologica e dellintroduzione del principio di analisi
funzionale. Il merito della Gestalttheo-rie stato quello daver dato a fatti e princpi, gi
noti, un contributo profondo ed originale per la massa e genialit degli esperimenti che i
suoi seguaci con rara perizia hanno condotti.
I Gestaltisti, bench siano molto sensibili allaccusa di plagio, non rifuggono dal
riconoscere che la Gestalttheorie ha avuto dei precursori, anche al di fuori del von
Ehrenfels e della Scuola di Graz: lo riconosce fra laltro il Koffka per lo Stout (D, 403,
433). Solo che, a loro parere, questi psicologi hanno pi intravisto che risolto il problema,
e non lhanno risolto perch si sono fermati a mezza via. Intorno allopera dei due critici
pi brillanti dellatomismo psichico, il Khler esponeva a questo modo latteggiamento
della sua scuola per rivendicarne loriginalit.
Il nostro concetto di unit estese, egli diceva, si oppone allatomismo della psicologia
sperimentale classica, secondo la| quale i campi sensoriali sono mosaici di sensazioni
locali e indipendenti, che possono formare delle unit estese soltanto per influenza
dellapprendimento. Ora tutti sanno che due filosofi illustri hanno protestato contro
questo atomismo artificiale e deformatore con una forza cos convincente che io, per
rinvigorire la mia critica, non saprei fare altro che ripetere ci che hanno detto, prima di
me, W. James e H. Bergson. Tuttavia, per precisare bene ci che la dottrina della
forma, bisogna distinguere accuratamente tra lattitudine polemica, e quindi negativa
che questi Autori hanno preso di fronte allatomismo sensoriale, e le dottrine positive che
essi vi hanno aggiunto. Se io comprendo bene, la filosofia di W. James non riconosce
alcuna organizzazione sensoriale originaria; James ritiene che i campi visivi non
contengono dei limiti o delle unit specifiche, che al contrario essi presentano una
continuit ininterrotta. Secondo James la nostra esperienza pratica separa gradatamente in
questa continuit ininterrotta delle regioni definite che fa apparire come unit. Per altro
verso, secondo la filosofia di Bergson, la intelligenza con i suoi fini di dominio pratico
introduce essa delle frontiere, delle superfic, dei volumi in un ambiente che senza queste
delimitazioni resterebbe un tutto incapace di analisi adeguata16.
Per questi filosofi la forma non data, n il centro e il tutto della vita psichica, ma

compare alla fine come un elemento nuovo, che si aggiunge agli altri.
Lassociazionismo a questo modo non respinto, ma limitato soltanto; si ritiene sempre il
carattere caotico e informe dellesperienza immediata, la quale resta ancora in piena bala
dellassociazione. La Gestalt nella scuola del Wertheimer invece tutto ed ogni singola
cosa: per gli altri la Gestaltqualitt, i| Komplexe, gli units, wholes e complex
percepts sono una cosa e qualcosa, non ogni singola cosa, poich al di sotto vi sono
le sensazioni, al disopra almeno per gli intellettualisti le operazioni e i contenuti della
mente.
La forma non sorge dai contenuti fenomenali, ma si aggiunge ad essi: se saggiunge
non si sa come possa ad essi incorporarsi. E che il disagio di queste posizioni fosse reale,
lo manifesta la molteplicit e diversit di princpi che i diversi Autori hanno assegnato per
il sorgere della Forma. I Gestaltisti mantengono quindi contro tutti i loro precursori
laccusa di Asso-ciazionismo larvato o di sintetismo fallito.
Del resto, se la Gestalttheorie davvero quella rifrittura di princpi o fatti gi noti, perch
gli psicologi di altre direzioni hanno voluto tanto accanirsi e si accaniscono tuttora contro
di essa, come fosse il pericolo pubblico N. 2?17
*

Merita un cenno a parte, in questa controversia sulloriginalit della Gestalt, lopera di W.


Dilthey, la quale si attacca pi delle altre al Romanticismo goethiano ed ha dato il tono a
buona parte della cultura tedesca contemporanea.
Contro lempirismo dilagante (Ebbinghaus) egli, sulla fine del sec. XIX, avanz la
distinzione fra Naturwissenschaften e Geisteswissenschaften per affermare che le
scienze dello spirito hanno oggetto e metodo diversi da quelli delle scienze naturali. Le
prime devono affidarsi allanalisi per costruire successivamente i loro oggetti e
spiegare il divenire causale; le seconde non hanno che da descrivere quanto
immediatamente sperimentato nei propr atti. Spunto forse idealista, ma che fu di qualche
utilit.
Per Psicologia descrittiva io intendo, egli dice, la esposizione dei componenti e delle
connessioni di una mente umana matura in quanto essi si trovano connessi in un unico
legame,| il quale non aggiunto per riflessione o deduzione, ma direttamente
vissuto18. Con questo metodo lo sviluppo della vita psichica appare in ogni caso quello
di una totalit originale che si mantiene in s unita dalle forme pi basse alle pi alte.
La vita spirituale non saccresce da parti, non si costruisce da elementi, non composta,
non il risultato della cooperazione convergente degli atomi di sensazioni e affettivit:
essa fin dallinizio e sempre ununit comprensiva. Le funzioni psichiche si
differenziano a partire da questunit, ma non tanto che non mantengano con essa le
connessioni originali19. Questo fatto, che si esprime nella sua fase pi alta con lunit
della coscienza e nellunit della personalit, mette la vita spirituale in una separazione
netta da tutto il mondo della corporeit.
Come tutta la vita, cos ogni suo processo ha un proprio carattere di totalit strutturale.
Il Dilthey ritiene espressamente che il tutto maggiore della somma delle sue parti.
Cosicch ogni fatto psichico non risulta dalla somma degli elementi, ma piuttosto, al
contrario, lapprensione di un tutto la condizione necessaria per la conoscenza adeguata
dei singoli pezzi. Bench il Dilthey non sviluppi sistematicamente queste idee, vi si

trova per la dichiarazione esplicita che in psicologia tutte le connessioni funzionali


desperienza sono date dallintrinseco, per cui la nostra conoscenza dei fatti individuali
un semplice smembramento di questunione. Ci che immediatamente ed
oggettivamente presente una struttura in s| manifesta e salda. Le scienze sperimentali
partono invece dallestrinseco20.
Il carattere fondamentale della vita quello davere delle manifestazioni che mantengono
sempre il carattere di totalit in quanto realizzano e sono delle connessioni di
struttura (Strukturzusammenhnge).
Latto psichico (Erlebnis) dal Dilthey concepito essere la unificazione di tutte le
molteplicit presenti nella coscienza, la connessione immediata e unitaria di tutto ci che
nello stesso tempo od in costante sequenza dato in modo psichico, nellinsieme e con
qualunque complesso dato21.
Alle idee del Dilthey sispir la moderna caratterologia tedesca, la tipologia, la teoria
delle forme di vita, cio quel complesso di interpretazioni globali della vita
dellindividuo, degli stati e della societ ove spesso si tende a dare il primato allinflusso
dei fattori biologici dellindividuo e della stirpe. alle descrizioni di un siffatto
biologismo vago e speculativo, coltivato pi da letterati e dilettanti che da genetisti di
professione, che il razzismo contemporaneo chiede spesso i presunti fondamenti per le
esagerazioni che, partendo da ben altre preoccupazioni, ha deciso di imporre.
Nellambito puramente psicologico si connette allinflusso col Dilthey, la psicologia
della Totalit difesa dalla Scuola di Lipsia con Felix Krueger, H. Volkelt, O. Klemm e F.
Sander.
Il Krueger, discepolo prima di Cornelius, successe nel 1917 al Wundt nella Cattedra di
Lipsia, ed elabor una teoria| di proporzioni pi ampie e con contorni meno rigidi ed
unilaterali di quanto non abbia fatto la Gestalttheorie. Come il Dilthey, a cui
espressamente si riferisce, egli rigetta la nozione di elemento e di combinazione per
accettare il primato del tutto sulle parti; in questo il Krueger non pretende ad alcuna
originalit, ma solo di trovarsi nella linea ed in continuazione della tradizione speculativa
tedesca che va da Leibniz ad Herder, Tetens, Kant, Hegel, Dilthey. In questo senso la
Ganzheitspsychologie sostiene che il tutto ed in particolare anche la forma articolata
siano rintracciabili soltanto nella sfera psichica, vale a dire nellessere cosciente, e quindi
rivendica una psicologia come scienza dello spirito (Geistwissenschaft) che sta quindi
agli antipodi del principio dellisomorfismo della Gestalttheorie.
Il punto di partenza della Ganzheitspsychologie quello del Cornelius: questi,
aderendo alla Gestaltqualitt di von Ehrenfels, in opposizione alla scuola di Graz
rigorosamente intellettualista, aveva applicato la nuova nozione ai sentimenti, arrivando
ad una concezione della vita psichica alla quale lo stesso Wundt, per altre vie,
savvicinava sempre pi (cfr. la teoria dellappercezione). La Scuola di Lipsia, che vide
nel progresso psichico una segregazione di totalit primitive indifferenziate, pone i
complessi affettivi alla radice di ogni forma di determinazione psichica. La psicologia
genetica della Totalit, dichiara il Volkelt, insegna che lo sviluppo psichico procede da
tutti primitivi di natura sentimentale, parimenti da tutti di vita vissuta diffusi sia
allinterno come verso lesterno, i quali occupano originariamente, secondo tutta la sua
ampiezza, la coscienza22.
Poich le strutture psichiche non si deducono ma si apprendono solo in quanto sono
vissute seelische Strukturen werden erlebt , bisogna rite-nere che i sentimenti (Ge|

fhle) sono la forma (totalit) geneticamente pi primitiva e devidenza interiore pi


immediata, la quale, perci, deve stare alla base di ogni altra struttura psichica. questa
la caratteristica della Scuola di Lipsia.
I sentimenti sono allora da considerarsi dal punto di vista qualitativo e funzionale come
qualit di complesso, cio come la ragione della colorazione specifica che assume un
tutto desperienza e della maniera secondo la quale la totalit di un processo psichico sale
immediatamente ed originariamente alla coscienza23.
La Komplexqualitt del Krueger, non va assimilata a quella di G. E. Mller; essa assai
pi vicina alla Gestalt del Wertheimer per la priorit di natura e per la funzione
totalizzante che esercita rispetto ai suoi contenuti. La scuola di Lipsia approva senza
riserve la critica allAssociazionismo fatta dai Gestaltisti, ma rimprovera ad essi di essersi
fermati alla superficie dei fatti psichici senza penetrare, dal punto di vista puramente
psicologico, i princpi che stanno alla base del loro sviluppo, che sono appunto i
sentimenti, e di non aver subordinato la Gestalt alla Ganzheit. Parimenti essa si
preoccupa del solo aspetto psicologico, e non si cura di quello psicofisico24.
I seguaci della Forma, inoltre, parlano sempre e solo di Gestalt, mentre invece bisogna
distinguere ci che un tutto da ci che va detto struttura; tutto ci che si
presenta in maniera diffusa e poco differenziato nel contenuto (Gesamtganze), mentre
struttura significa una totalit reale, net|tamente segregata dal resto ed in s chiusa,
che significa il carattere di totalit e segregazione dellesperienza, della condotta, del
manifestarsi in generale25.
La vita si sviluppa nei suoi organi e strutture come un tutto disposizionale, cio come
un complesso di disposizioni che stanno come condizioni costanti di tutte le
manifestazioni vitali nelle quali si attuano le strutture degli oggetti particolari. Questa
nozione di struttura egualmente distante dallassociazionismo, come dalla persuasione
volgare delle potenze dellanima: intesa come attitudine disposizionale, la struttura
quindi qualcosa di pi di una possibilit, in quanto il complesso reale attuale
condizionato dal passato e che condiziona il futuro.
Sintende allora pi accuratamente per struttura un tutto disposizionale segregato e
relativamente in s chiuso; e per parte strutturale la connessione disposizionale che si
ha entro il sistema totale psicofisico26. Questa connessione subordinata e si sviluppa in
accordo con la totalit e la forma della vita, e nella vita normale essa si manifesta come
spinta alla costruzione di forme, come una penetrante tendenza alla unificazione e alla
segregazione del molteplice.
Ora la dimensione dei sentimenti che la ragione dei gradi e delle forme delle
strutturazioni psichiche, secondo le quali si costituiscono quei complessi che sono il tipo
individuale, la personalit, il carattere.|
I sentimenti sono le qualit del campo totale che immediatamente dato. Tutto ci che
si trova nella esperienza attuale non in qualche modo soltanto connesso ad un
sentimento contemporaneo, ma piuttosto assoggettato pi o meno strettamente al
dominio della sua totalit.
I complessi totali, le forme, le relazioni, le connessioni dellorganismo e della condotta ed
anche le parti che si mostrano relativamente isolate, sono di fatto e rimangono immerse
nella totalit della vita. Il grado di questa appartenenza (Verworbensein) si fa
immediatamente operante (geltend) come una intonazione affettiva, comune a tutti i
sentimenti: le loro diversit di valore ovvero di calore emanano dalla massa totale della

situazione psichica verso le parti dellatto individuale.


Il Volkelt, in uno studio intorno al disegno nellinfanzia, ha dimostrato che in quello
stadio loggetto soprattutto una realt tattile ed emozionale, tanto che questi aspetti non
solo predominano su quello visuale, ma anche lo soverchiano, e lo si vede espresso in
modo simbolico nei disegni. Il Volkelt da queste ricerche sulla psicologia infantile pot
dare una maggior precisione ai princpi della sua Scuola. A suo parere i tutti primitivi
non sono ancora propriamente dei sentimenti, ma solo di natura sentimentale
(gefhlsartig); cosicch sensazione e stato affettivo nascono ad un tempo da una comune
radice che son gli Urganzen, le Ur-komplexqualitten. La qualit totale
(Ganzqualitt) che contiene tali ragioni primordiali (Keime), non ancora n sentimento
n sensazione, n stato soggettivo n stato oggettivo. Essa piuttosto un tutto nel quale
si trovano indifferenziati luno e laltro, come in un tutto primitivo creativo (ein
schpferisches Urganzes); non per nel senso ordinario della sintesi creatrice che parte
dagli elementi di ordine inferiore, ma in quello di un autodifferenziarsi creativo (auf
dem Wege des schpferischen Sich-Differenzierens), ove per via di una trasformazione
totale creativa si ottiene lo sviluppo di totalit nuove e pi mature.
La Scuola di Leipzig perci al concetto ambiguo di Gestalt sostituisce quello di Struktur
che resta subordinato, dal punto di vista funzionale, a quello di Ganzheit. Il concetto di
struttura| fu dapprima usato nellarchitettura e nellanatomia, quindi divenne sempre
pi comune nelle scienze biologiche (Driesch): stato merito di W. Dilthey di averlo
trasferito anche nelle scienze dello spirito come nel suo proprio campo. Il termine usato
da Dilthey e dai suoi discepoli in un senso molto generale cio come coesione di senso
e viene esteso a qualsiasi forma di condotta od atteggiamento spirituale. Nella
psicologia genetica del tutto di Krueger, il concetto di Struttura sinserisce
nellinterpretazione genetica del tutto, in quanto tale concetto di struttura serve alla
psicologia per indicare la realt ontologica dellanima precisamente come sostanza, la
quale rende a sua volta possibile la concezione del tutto. Per il Krueger allora la
struttura rimanda al sostrato psicofisico della coscienza dei processi psichici.
Struttura anzitutto la connessione complessiva del tutto psicofisico e quindi
larticolazione di capacit, disposizioni, sospensioni, istinti, doti e funzioni sia
dellindividuo come della comunit. In ogni caso la struttura quel quid di relativamente
sopravvivente e costante di fronte alle esperienze che continuamente vanno e vengono:
essa un fondamento che porta (trgende Grund) le esperienze, quindi la sostanza ch
posta come base a tutto ci che accade nei processi dellesperienza e della coscienza. A
questo modo il concetto di struttura viene distinto decisamente da quello di forma
nel senso della Gestaltheorie ed inserito nellessere come tale, non senza unevidente
analogia alla forma o entelechia aristotelica: cos lessere e il divenire non vengono
opposti dialetticamente ma piuttosto riferiti luno allaltro. La psicologia moderna pi
progredita ha quindi ritrovato e convalidato il principio aristotelico che il tutto per s
prima delle parti27.
In particolare la Scuola di Lipsia ha messo in guardia contro il panfenomenalismo in cui
scivola il dinamismo assoluto della Gestalt, al quale si oppone il concetto sintetico di
essere del Krueger, quale si trova nella dottrina della struttura: ... un concetto di
essere che abbraccia in s lessere| e il divenire, la statica e la dinamica28. A questo
modo si afferma, che un altro cardine della Scuola, la supremazia dellagire sopra la
conoscenza dellagire (Klemm), collegandosi ai nuovi indirizzi della psicologia

personalistica (Stern), della medicina e della psicopatologia (V. von Weizscker), della
neurologia (Conrad), della tipologia (Kretschmer), della psicologia sociale (Spranger) e
dei pi recenti indirizzi della biologia olistica (Drken, Woltereck, Portmann) e in
generale della psicologia evolutiva e della formazione del carattere.
La Scuola di Lipsia rivendica quindi la priorit della psicologia olistica sulla Scuola di
Berlino, e non senza ragione (Welleck)29: pi duttile nelle analisi, pi vasta nelle
ricerche, essa si mostrata pi sensibile ai problemi tradizionali del pensiero occidentale.
In questa linea di rinnovamento dei problemi della percezione merita di essere segnalata
lopera di L. Binswanger il quale nella linea Goethe-Kant-Hegel si collega direttamente
alla Denkpsychologie di Hnigswald e alla fenomenologia heideggeriana del Dasein. La
Gestalt come oggetto porta in s il sigillo di struttura vissuta: tocca ammettere pertanto
che la G. richiama una produzione in quanto essa manifesta una direzione percettiva
nellmbito della vita vissuta ed questo oggettivarsi attivo che la costitutisce come
Gestalt. Le Gestalten sono quindi gli oggetti a cui terminano gli atti di produzione e si
pu dire che le Gestalten sono gli oggetti prodotti. E si possono, evidentemente,
distinguere Gestalten semplici (p. es. una melodia) e Gestalten pi complesse (p. es. lo
sviluppo sinfonico della melodia stessa). Le Gestalten esistenziali come conoscenza
dellesistenza suppongono sempre produzioni di una| qualit complessa la quale
presuppone almeno una duplice direzione quella cio verso lEidos nella direzione
dellessenza (Wesen) e quella verso lEidos nella direzione di sguardo (Anblick);
questo a sua volta si pu scindere in una molteplicit di direzioni in cui si esplica la
fisiognomica nel senso pi ampio del termine, cio in quella dellespresso e
dellespressione, del manifestato e del manifestare, del comprendere e vivere,
dellesterno e dellinterno, del corpo e dellanima, della parvenza e della realt... In tutti i
modi, la Gestalt si presenta come una determinazione di significato e si sottrae perci
alla disgiunzione di contenuto-significato: la Gestalt una realt psicologica e come
tale conoscenza dellesistenza. Quindi si pu dire che... le Gestalten psicologiche sono
Gestalten del gioco conoscitivo dellesistenza con se stessa e per questo produzione30.
Collegandosi alla determinazione heideggeriana del Dasein umano come in der Welt
sein31, il Binswanger interpreta la forma nella psicopatologia non come opposizione
alla normalit ma come corrispondente ad una nuova norma, ad una nuova forma di
essere-nel-mondo: lo studio allora della schizofrenia deve mirare... a conoscere quella
determinata struttura dalla quale ogni parola, ogni proposizione, ogni idea, ogni
indicazione o gesto conserva il suo particolare carattere. La ricerca del B. procede
secondo una stretta connessione fra filosofia e psichiatria, con un intreccio fra il principio
evolutivo psicanalitico e lanalisi esistenziale. Lesperienza naturale scorre
nellapprensione dei singoli fenomeni: questi luomo li conosce; questi il malato li pu
raccontare al medico. Ma luomo conosce anche qualcosa di pi, anche se spesso soltanto
in modo approssimativo e sempre imperfetto: la sua vita in atto che| nel linguaggio
ordinario gli sembra ineffabile. La conosce in modo tanto imperfetto ch precisamente
da questimperfezione, per riferimento alla conoscenza perfetta, chegli pu essere
portato allinquietudine e ai disturbi psichici. Nelle condizioni normali la vita segue un
corso sufficientemente tranquillo, essa cio in generale non diventa un problema nelle sue
possibili incertezze. Lincertezza diventa problema nella fantasia, che pertanto rischio,
nellesperienza del poeta, dellartista, del filosofo, del genio religioso: tutti essi hanno in
comune la passione e lesperienza che lesposizione dei problemi incerta. Questa scossa

per il problema della certezza mette in movimento laspirazione per la verit oggettiva.
Anche nellambito dei malati psichici lesperienza premuta in egual senso nella
direzione delloggettivit trascendentale, ma essa si arresta e disperde nellincompiutezza
in senso negativo del corpo dellesperienza stessa. Di qui il sorgere degli stati di
angoscia, di agitazione, dirrequietezza. La caratteristica della ricerca analitica
dellesistenza del B. di non procedere mai secondo schemi rigidi, ma cos che
lesperienza, proseguita nellincertezza del corso della vita mediante lesperienza
dellincertezza della propria esperienza, sperimenta il saldo tessuto di struttura della
oggettivit trascendentale.
In questo senso lesperienza analizzata da B. anche pi umana. Essa mostra, secondo la
frase di Schelling, che nessuno nato figlio della libert, ma ogni uomo si trova sul
fondamento della libert in quanto egli produce coscientemente il corso della vita e lo
adatta alla regola; dove questa certezza impedita, dove le misure diventano troppo
piccole o troppo grandi, tocca intervenire allo psichiatra. Lesperienza dellanalisi
esistenziale gli mostra che tanto leccesso come il difetto appartengono a ci ch
proporzionato alluomo. Si pu dire allora che B. ha scoperto una zona intermedia fra
quella dello sviluppo biologico della psicanalisi freudiana e quella trascendentale pura di
Heidegger, una zona oscillante e sempre in procinto di piegare verso luna o laltra
sponda, verso quel che il vecchio Kant indicava come il territorio dei fondamenti
metafisici dellinizio della natura e della fisica.|
Tutte le Gestaltqualitten sono Ganzqualitten: ma non tutte le Ganzqualitten
sono Gestaltqualitten. Vanno dette Gestaltqualitten alcune totalit particolari: in
generale quelle esteriormente pi determinate, che hanno un contorno ben definito e sono
in s ben strutturate, ordinate e articolate. La psicologia genetica mostra non solo che le
Gestalten derivano da altre Gestalten, ma che possono derivare anche da tutti
primordiali che stanno al vero inizio dello sviluppo psichico32.
La teoria del Krueger e gli sviluppi dei suoi discepoli hanno il vantaggio di essersi
attaccati ad un principio esplicativo di ordine psicologico, i sentimenti. Essa resta sempre
una possibile interpretazione della nozione goethiana, la quale, per il carattere
estremamente vago e denso di vitalit, rimane suscettibile di maggiori sviluppi che non la
Gestalttheorie.
* * *
La Gestalttheorie, trapiantata in America, per via dellemigrazione ebraica dal Reich,
assimil princpi e termini del Behaviorismo finalista del Tolman ed assunse una
fisionomia ancor pi oggettiva e scientifica. Questul-timo sviluppo fu condotto a termine
dal Koffka in quella Somma dottrinale della teoria che sono i suoi Principles of Gestalt
Psychology (1935) e pare che sia stato accettato anche dal Khler nella sua ultima opera
(1938).
La Psicologia non pu essere n lo studio delle pure condizioni esteriori dellatto psichico
(Behaviorismo del Watson, teoria dei riflessi condizionati del Pavlov), n la pura analisi
introspettiva dei dati di coscienza (la Denk- e Willenspsychologie della Scuola di Klpe),
ma essa deve tendere alla comprensione dellambiente e dei suoi campi. La percezione,
ed in generale ogni atto psichico, ha un aspetto interno, soggettivo,| ed uno esterno,
oggettivo, cosicch essa sorge per linterferenza di due campi, quello geografico e quello
comportamentale.

Il campo geografico (geographical field) quello dato dalle condizioni fisiche degli
oggetti; il campo comportamentale (behavioural field) quello che appare al soggetto.
I due campi possono essere molto diversi; compito della psicologia di studiare la natura,
le forme ed i gradi dellinadeguatezza di cui si tratta.
Una sera dinverno, finge il Koffka, arriv allalbergo, dopo una lunga cavalcata nella
tormenta che infuriava, un cavaliere soddisfatto desser giunto a buon termine.
Interrogato donde venisse, egli indic con la mano la direzione che aveva seguita.
Sapete voi, aggiungeva subito lalbergatore, che avete passato a cavallo il lago di
Costanza?. Il cavaliere ebbe tale subitaneo raccapriccio del pericolo incorso che cadde
tramortito ai suoi piedi33.
Lesempio illustra chiaramente lidea del Koffka: lambiente geografico era, nel caso, il
lago di Costanza; il cavaliere per era persuaso di essersi trovato in una pianura coperta
di neve e tale era il suo ambiente di comportamento; questo che interessa lo psicologo,
non il primo che appartiene al geografo.
Diciamo allora che lambiente geografico influisce in quella maniera soltanto secondo la
quale appreso dal soggetto.
Il comportamento del soggetto in concreto viene a dipendere da due serie di condizioni,
luna inerente alla struttura fisica dellambiente geografico, laltra dipende dallo stato
attuale dellorganismo. Ciascuno dei due campi va considerato solo come una parte del
processo, poich il comportamento reale una risultante dellequilibrio raggiunto fra i
due sistemi, e questo spiega perch di fronte alla stessa situazione oggettiva i soggetti
presentino spesso delle attitudini diverse e discordanti (Koffka K., D, 31).
Lo psicologo sinteressa quindi alle cose non come sono in s (as they really are) ma
come esse appaiono (as they look).|
La cosiddetta esperienza diretta, o coscienza di un oggetto, quindi un fatto assai meno
semplice di quanto ordinariamente si crede. Esso implica, per quanto riguarda il soggetto,
i suoi desideri, le intenzioni, i successi e gli insuccessi, le gioie e i dolori, gli amori e gli
od e lo stesso suo trovarsi in atto di fare questa cosa piuttosto di unaltra.
Quando il Koffka prende dal Tolman il termine di comportamento molare, in opposizione
a quello molecolare della vecchia psicologia, egli vuol abbracciare tutti i fattori oggettivi
e soggettivi interessati nellatto singolo, non come pezzi disgiunti, ma in quanto di volta
in volta essi si trovano non semplicemente formano essere un tutto complesso che
determina latto finale secondo una legge intrinseca. Il fecondo scrittore illustra con
inesausta ricchezza danalisi e di fatti questo nuovo passo della teoria, per tutta lopera,
con levidente compiacenza desser riuscito alla costruzione di una psicologia completa
in tutti i suoi reparti in modo rigorosamente positivo. Egli raggiungeva a questo modo un
termine al tutto opposto a quello che presagivano i primi sviluppi della Gestaltqualitt,
per incontrarsi invece con lideale del positivismo della seconda met del secolo XIX,
quello di costruire una psicologia senza anima.
3. Luniversalismo della Gestalt
Dopo il breve schizzo filologico e storico circa le vicende della Gestalt, cerchiamo
davvicinare i princpi che la caratterizzano, nel suo contenuto reale, onde poter
rintracciare gradualmente qual la posizione che il problema, oggettivamente
considerato, deve assumere dopo tante ricerche di critica e di indagine sperimentale.
Ricerca forse polemica, ma che riteniamo indispensabile per il metodo induttivo che
abbiamo scelto.

a) Il primo problema o quesito riguarda lestensione della Gestalt. proprio vero che la
Gestalt la categoria suprema dellessere o del conoscere? Che tutto Gestalt e solo
Gestalt?
Alcuni psicologi, come abbiamo gi visto, distinguono fra Forma e Struttura, fra
Forma e Tutto, fra conte|nuti sensoriali e intellettuali, fra forma e significato34.
Pi che la forma nella sua esteriorit, ci che a noi preme, per i risultati pratici della
vita, di conoscere le cose nel loro contenuto reale; e il tutto non si esaurisce nella
forma, ma abbraccia i rapporti reali che ha loggetto attualmente35. I Gestaltisti invece
fanno di ogni erba un fascio e credono di aver tutto risolto quando chiamano un oggetto
come forma: un metodo cos semplificatore non fatto certamente per chiarire le idee.
Forme, unit, oggetti, raggruppamenti arbitrar di punti e di linee, il movimento stesso,
una melodia, parole, proposizioni, concetti, scoperte e ideazioni geniali, tutto i Gestaltisti
comprendono sotto questo nome di Gestalt. Fin qui il Rignano; il quale, facendo sue le
rimostranze del Rubin, continua: deplorevole al massimo grado di parlare di totalit e
di forme alla rinfusa, e di considerare come appartenenti ad una sola e medesima classe le
cose della vita quotidiana, le figure, la personalit umana, le parole con o senza senso,
le proposizioni, ecc. Ci non pu che condurre a discussioni senza fine (Rignano, E.,
148).
E lo Spearman iniziava la sua requisitoria chiamando la Gestalttheorie: this
chameleon!36
Nella sua esigenza immediata la controversia si riduce a questo: proprio vero che la
Gestalt assorbe ogni contenuto psichico, cosicch nulla si dia n al di sotto, n al di sopra
di| essa? Qui sinquadrano le critiche di P. Janet e di W. Stern.
Anche lo Janet rimprovera ai Gestaltisti di aver usato il nuovo termine per coprire i
significati pi disparati, onde sono essi i primi responsabili dei fraintesi e della
confusione di idee a cui ha dato luogo la nuova teoria, che per, nel nucleo di verit che
contiene, meno originale di quanto essi pensino37.
A suo parere essenziale, per una soluzione esauriente del problema in questione,
introdurre un nuovo elemento, e, propriamente, lammettere che la nozione di forma
correlativa di unaltra nozione senza della quale la forma non pu essere valorizzata
quale oggetto completo dellatto conoscitivo: essa la nozione di materia. La
materia infatti correlativa e complementare della forma; la forma appunto forma
di una materia, e la materia sempre materia di una forma. Potr darsi che, qualche
volta, luna si trovi separata dallaltra, ma lessere completo dato dallunione naturale di
ambedue. Allessere di una prugna appartiene tanto la Materia come la Forma; la Materia,
da sola, una prugna incompleta, perch ha perduto quanto costituiva la Forma:
lapparenza esteriore, le superfici, il colore; ritiene per ancora il gusto e la consistenza
della prugna... Quando noi mordiamo una prugna di cartone, noi abbiamo la Forma senza
la Materia; quando invece mangiamo la marmellata di prugne, noi abbiamo la Materia
senza la Forma, quando mangiamo una vera prugna le abbiamo tutte e due (Janet, P., A,
244).
Lopposizione, quindi, di Materia e Forma sembra, nel campo della oggettivazione
percettiva, assai pi importante dellopposizione, avanzata dai Gestaltisti, fra motivo,
sfondo e figura. Il fermarsi alla sola Forma conduce spesso a sminuire notevolmente il
valore delloggetto, perch la sola Forma non di rado inadeguata ad informarci del
contenuto reale delle cose: si sa che, nella vita ordinaria, il fermarsi alla Forma, il

mostrare la sola Forma, lagire per pura Forma, significa proprio la rinuncia a dare od
avere il contenuto sostanziale delle cose (formalismo). Per quanto riguarda la genesi
della Forma,| osserva egli acutamente che tanto i Gestaltisti come il Rignano finivano, in
ultima analisi, nellaccordarsi di porla nel campo dei complessi sensoriali: ci suppone
invero una nozione ancor grossolana e vaga dellunit che si ha fra oggetto e forma.
Bisogna invece partire dal principio che una Forma non ha una realt psichica se non
nella misura nella quale produce una condotta caratteristica, e viene a fissarsi come
abitudine. Una cosa la percezione di una Forma ed unaltra la percezione di Oggetto: la
prima suppone lastrazione di un contenuto qualitativo come tale, laltra vi aggiunge il
riferimento al comportamento pratico di condotta che essa importa e che costituisce
loggetto e la Forma concreta. Nella maggior parte delle manifestazioni della condotta
non si risponde che alle qualit sensibili e pi superficiali degli oggetti e non alle loro
configurazioni concrete. Alla percezione bisogna quindi aggiungere una azione:
lazione che avvia e poi porta alla comprensione delle Forme concrete.
Determinando maggiormente il suo punto di vista, lo Janet pone due fattori come
essenziali allatto conoscitivo completo: il primo latto percettivo sospensivo, che d
alle percezioni la loro unit; il secondo detto essere un atto intellettuale elementare,
che distingue la Forma da quanto pu entrare a far parte dellatto totale della percezione.
Mentre i Gestaltisti riducevano il problema della percezione ad un problema di fisiologia
cerebrale, il Rignano lo affondava nelloscurit degli istinti e delle tendenze affettive, lo
Janet ha constatato che esso resta inesplicabile fin quando non venga riattaccato
allintelligenza, ed i cultori della psicologia aristotelica non hanno che a rallegrarsi che
una voce tanto autorevole abbia ricordato i diritti di un sobrio, quanto fermo
intellettualismo.
* * *
Che la Gestalt non assorba ogni contenuto di conoscenza e che essa sia subordinata a
fattori di ordine superiore, un principio comunemente accettato fra i critici della nuova
psicologia; come anche non pochi si accordano nel ritenere che tali| fattori sono di natura
intellettuale. La distinzione fra Gestalt e Struktur, G. e Ganzheit della Scuola del
Krueger pu servire per indicare i due livelli conoscitivi, di cui luno
prevalentemente sensoriale, laltro, invece, intellettivo: la connessione fra i due piani
pu ben avvenire in quanto lo stesso soggetto una totalit operativa alla quale
appartengono ad un tempo le funzioni sensoriali, come quelle intellettive. La
osservazione stata egregiamente sviluppata da W. Stern nella sua psicologia della
personalit. A suo parere, nella teoria della Gestalt c pericolo, per via
delluniversalismo, di ricadere nella teoria degli elementi: le Gestalten, fra loro tutte
segregate ed indipendenti, stanno come le sensazioni di una volta: la teoria va quindi
integrata.
vero che le Gestalten percettive, considerate al di sotto di s, sono autonome: esse
portano alla materia sensoriale le proprie leggi di pregnanza, completezza (chiusura),
trasportabilit. Considerate per al disopra di s, non sono autonome: piuttosto esse
ricevono le proprie leggi come la stessa esistenza da un principio a cui sono subordinate:
la persona. Come non v forma senza qualcosa che sia formato, cos neppure senza un
principio formante: keine Gestalt ohne Gestalter. Le percezioni sorgono e si ordinano
come forme in quanto la persona come un tutto pu apprendere il mondo soltanto
quand diviso in totalit di ordine pi piccolo. Invero la forma percettiva pu nei singoli

casi avere tale potere di penetrazione, che il soggetto percipiente la deve senzaltro
accettare. La causa di ci pu ben venire dalla situazione oggettiva dello stimolo; di
solito per lapparire della forma non dipende solo dalleccitazione oggettiva, ma
anche dalla persona. La percezione di una forma definita significa in genere
ladattamento necessario ai fini della vita, della persona alla organizzazione o
strutturazione del suo mondo. Quanto al meccanismo interiore del processo da ritenere
che la Gestalt rappresenti solo il polo pi esterno di una serie di situazioni fenomenali
sopra le quali sta la persona nella sua unit indivisa, quale altro polo: questa serie che
porta da uno stato di massima dispersione degli oggetti alla massima appartenenza
interiore. Le Gestalten| sono soltanto, per la maggior parte, i contenuti fenomenali isolati
della percezione. La persona come totalit unitas multiplex riunisce, nella sua unit,
non dal di fuori, il molteplice di situazioni, eventi, parti, fasi, strati in cui si espande la
vita; essa li riveste, li condiziona e li sorregge dallinterno in s e per il suo mettersi in
accordo con il mondo oggettivo. E in questo adattarsi della persona al mondo c adito
alle gradazioni pi varie di forme e strutture, dalle pi semplici dellazzurro del cielo
o di un mare calmo o di un rumore di strada, fino a quelle pi complesse nel contenuto e
nella struttura|38.
Ammissione di una materia accanto alla forma, cio di un contenuto soggetto
allorganizzazione; ed ammissione di funzioni di organizzazione da parte del soggetto
esprimono il nucleo della critica alla Gestalttheorie e costituiscono per la nostra
interpretazione due constatazioni preziose.
Gli psicologi contemporanei, militanti al di fuori del cenacolo della Gestalt, non sono
persuasi che labbandono del principio associazionista abbia per unico e legittimo
sostituto il monismo percettivo dei Gestaltisti. Ch anzi lammissione di settori graduati
nei contenuti dellattuazione psichica, a tutto vantaggio e fondamento di quel carattere
di organicit e totalit che si vuol difendere.
I Gestaltisti hanno mostrato che anche le qualit sensoriali elementari obbediscono alle
leggi della struttura o del campo, e che non appaiono se non con una forma pi o meno
pregnante. Tutto questo significa che la loro funzione di secondo ordine nella
percezione ed indica il grado ridotto di oggettivit che ad esse compete, ma non ne
sopprime il contenuto| originale. Se, colorando diversamente i lati di un triangolo, io
continuo a vedere un triangolo, malgrado la mutazione di qualit dello stimolo, debbo
conchiudere che altra, nel mio percepire, la natura del colore, altra quella del triangolo
bench in concreto luno non sia dato, caso per caso, se non per via dellaltro.
In altre parole: non c Gestalt se non di qualcosa che gestaltizzato. Il dire perci che le
cosiddette sensazioni sono un prodotto dellastrazione, che sono dei derivati, pu aver
un senso legittimo contro la priorit cronologica, fisiologica e gnoseologica che alla
sensazione dava la psicologia tradizionale.
Ma il proclamare in senso assoluto luniversalismo della Gestalt nellambito della
percezione, un sostenere che c una struttura, senza qualcosa che strutturato, una
figura senza ci che figurato: il che pare costituisca un assurdo. Stern ha poi chiesto ai
Gestaltisti se lo sfondo azzurro del cielo, guardato dal fondo di una via di citt in una
giornata senza nubi, possa esser detto avere una forma; dov, nel caso, la struttura
fenomenale di sfondo e figura? Eppure innegabile che si tratta di una
percezione39. Non so quale sia la risposta dei Gestaltisti, ma penso che potrebbero
cavarsi di impaccio considerando le linee dei cornicioni dei palazzi come i limiti della

figura del cielo. Comunque, la difficolt non grave, poich, come s detto, vi sono
forme deboli e forme forti: nel caso si avrebbe una forma debole.
In conclusione, niente vieta di ritenere che il principio della Gestalt universale
nellapplicazione e che la Gestalt ha nella percezione una funzione primaria; solo non
vedo perch detti princpi debbano portare alla negazione delloriginalit e quindi
irriducibilit fondamentale di quei contenuti sensoriali che sono le qualit secondarie, in
quanto sono gi oggetti differenziali dei singoli sensi, ed alla soppressione della
autonomia del pensiero come i Gestaltisti pretendono.
b) Non meno pertinente, per una moderazione dello| esclusivismo del principio
gestaltista, la riserva avanzata in particolare dagli studiosi delle percezioni aptiche
intorno allorigine della Gestalt.
La Scuola del Wertheimer si dedicata quasi esclusivamente allindagine delle percezioni
visive, nelle quali le propriet degli oggetti vengono presentate simultaneamente, secondo
una sintesi originaria: la sintesi quindi precede sotto ogni aspetto lanalisi e la condiziona
rigorosamente.
I Gestaltisti applicarono senzaltro questo principio a tutti gli altri campi della sensibilit;
ora questo non un metodo legittimo per una ricerca oggettiva e, nel caso, lestensione di
quel principio pare contraddetta da quanto sappiamo intorno al sorgere delle percezioni
figurali tattili nei ciechi40.
Se la vista un senso prevalentemente sintetico, il tatto prevalentemente un senso
analitico41. Il Revesz afferma di aver assistito, nelle sue ricerche sui ciechi, al sorgere,
al divenire successivo delle forme: si ha cio una Gestaltung attiva da parte del
soggetto che si svolge nel tempo. Egli non pretende di decidere con ci fra
lelementarismo del Mller e lo strutturalismo del Khler, pi che creare la forma, la
Gestaltung la prepara, laccompagna, ne condiziona lapparire fenomenale. Come nel
campo del pensiero astratto non riusciamo sempre a cogliere la derivazione causale di un
pensiero da un altro, ma ci dobbiamo accontentare di avvertire lapparire di una soluzione
che stata preparata dalle riflessioni| precedenti, cos anche lapparire improvviso della
Gestalt non esclude ogni forma di preparazione.
C quindi non solo una Gestaltwahrnehmung ma anche una Gestalt-bildung, la
quale suppone una specie di comprensione attiva collettiva per la quale dalle
Gestalten elementari non si dice da elementi si giunge in alcuni casi alla
costruzione di una Gesamtgestalt42.
Quando poniamo nelle mani di un cieco un oggetto a lui sconosciuto, con il compito di
significare quale forma esso abbia, il soggetto non ci risponder che dopo aver
percorso successivamente e per varie volte i bordi delloggetto, vale a dire dopo aver
costruito, in base ai dati raccolti dallanalisi, una immagine totale. Mentre nella
percezione visuale di una forma quadrata non possono apparire prima i lati,
separatamente dalla forma; nella percezione tattile, lapprensione precedente dei lati non
solo possibile, ma la condizione normale dellapprensione della forma43.
Del resto lo stesso esempio classico della Gestaltqualitt, la melodia, non che il caso
evidente di una forma che si d solo in quanto si sviluppa nel tempo, e quindi in qualche
modo si costruisce; i suoni simultanei fanno un accordo se consonanti non una
melodia. Laccordo una forma simultanea, la melodia invece una forma
successiva.
Ebbene, come la percezione della melodia cresce con il susseguirsi dei suoni ed

prodotta dallaudizione totale dei medesimi, cos anche la percezione di una forma tattile:
essa cresce, si viene strutturando davanti allocchio interiore del cieco con il progredire
dellesplorazione che la mano esercita sopra loggetto. In questo caso, la struttura del
tutto, la Gesamt-form delle linee, viene appresa solo successivamente secondo una
successione di atti nei quali le Gestalten parziali ven|gono gradualmente ad unirsi in
una nuova unit. Il parlare, nel campo tattile del cieco, di unapprensione immediata della
Gesamtform una frase priva di senso. Nella percezione tattile di un oggetto, il cieco
percepisce varie forme di linee: rette, disparate, uguali, disuguali; alloccorrenza, le
forme pi complicate vengono scomposte in altre pi facilmente caratterizzabili, come le
varie direzioni di una linea spezzata.
Lapprensione definitiva pu avvenire allora soltanto, quando nel computo mentale
ciascuna parte ha preso, per lintervento dellintelligenza, il posto che ad essa compete
nel tutto44. Lesplorazione tattile ha la funzione di apprendere gli elementi o le parti in
relazione alla forma totale; come un beziehende Ertasten, che passa da un primo
elemento ad un secondo e poi ad un terzo e cos via fino a che non siano esauriti tutti:
allora sorge la percezione globale45.
Il Revesz inclina per tutto questo a distinguere le forme elementari immediate, o
Gestalten tout court, dalle forme globali o Gesamtformen che sono conseguenti
allelaborazione psichica ed implicano la conoscenza acquisita dei rapporti di strutture
fenomenali le quali, per distinguerle dalle prime, vanno dette pi esattamente
Formstrukturen.
c) I Gestaltisti hanno esteso i propr princpi alla psicologia animale e infantile,
nellintento di trasportare la propria teoria dal campo puramente fenomenale a quello
dellinterpretazione genetica e comparata. Ma le conclusioni, che abbiamo a suo luogo
indicate, non sono state senza discussioni.
Per la psicologia infantile ha preso posizione il Piaget nelle sue ultime opere46.
Il Piaget incontra la teoria della forma ad ogni passo| della sua indagine, ad ogni gesto,
movimento, progresso dei suoi bambini, ed sul solo terreno dellesperienza, da lui
scrupolosamente controllata e narrata, che egli avanza delle sostanziali riserve al concetto
di Gestalt. La disamina del pedagogo ginevrino implacabile, pur restando improntata ad
equilibrio di princpi ed anche ad una certa condiscendenza. Difatti egli riconosce il
merito reale della Gestalttheorie su due punti fondamentali, rispetto ai quali dichiara il
suo pieno accordo. Essi consistono precisamente:
1) Nel riconoscere il valore primario e il carattere immediato della Gestalt. Anche lo
schema intelligente, che il punto di arrivo e di partenza della condotta del bambino,
presenta, come la Gestalt, la doppia propriet di essere strutturato, e di costituirsi
demble come una totalit; e non si mostra come il puro risultato dellassociazione o
della sintesi degli elementi sensoriali isolati. Il carattere totalitario dello schema si rende
ancor pi evidente negli stad superiori dello sviluppo, quando si hanno quelli che sono
detti gli schemi riflessi, gli schemi secondar, le abitudini, le coordinazioni fra gli schemi,
lesperienza attiva e infine linvenzione. Sul fatto della Gestalt c pieno accordo.
2) Nel respingere lipotesi vitalista e intellettualista, comegli la chiama, di facolt o
forze speciali di organizzazione: e questo valga tanto nellordine biologico come
psicologico.
Le strutture degli schemi vanno considerate come il prolungamento normale, cio,
naturale, delle soggiacenti strutture biologiche, ed il Piaget non fa misteri sulla sua

personale simpatia per la fisiologia gestaltista delle correnti trasversali di raccordo in


seno alla corteccia cerebrale. Ma evidentemente questa seconda clausola non ha niente a
che fare con le interessanti osservazioni, in base alle quali vien fatta la critica della genesi
indipendente della Gestalt, e che a noi maggiormente interessa, poich pi che alla
filosofia personale del P. od alla nostra, dobbiamo ora portare la nostra attenzione al
significato immediato dei fatti da lui raccolti.|
Nonostante queste proteste di simpatia per la Gestalt, il Piaget venuto di fatto ad una
concezione dellevoluzione della psiche infantile, che non poteva esser pi contraria ed
esclusiva rispetto a quella gestaltista. E qui bisognerebbe entrare nella analisi minuta del
suo lavoro per potersi rendere pieno conto della fondatezza delle critiche; ma, per il
nostro scopo, come si fatto per i critici precedenti, baster una sommaria informazione
sul valore dei termini.
Il Piaget divide, o meglio vede, il progressivo sviluppo dellanima del bambino nei primi
due anni a traverso sei stad i quali sono bens disposti secondo una perfezione scalare ed
in continuazione luno dellaltro, ma possono anche trovarsi insieme, poich lavanzare
che fa il bambino nella vita avviene non in un piano e secondo una linea retta, ma come
unascesa verso forme pi comprensive. Ciascun stadio prende il nome dallaspetto
nuovo e caratteristico che si viene a determinare. Il primo , naturalmente, lo stadio
dellesercizio dei riflessi primar innati, come latto del poppare. Il secondo indicato
come reazione circolare primaria: il termine di reazione circolare del Baldwin, ed
indica la scoperta e la conservazione di ci che si acquista di nuovo, onde differisce dai
puri riflessi. Questi due stad assorbono la prima epoca della vita infantile che resta subintellettuale. Lintelligenza appare nel terzo stadio delle reazioni circolari secondarie e
dei processi destinati a far durare gli spettacoli interessanti; sono le prime forme di
condotta attiva che il bambino esercita sulle cose per la connessione che egli viene a
stabilire fra la visione e la prensione, per la convergenza delle quali si possono stabilire i
primi schemi intenzionali dellazione. Nel quarto stadio gli schemi si complicano
ulteriormente e si coordinano fra di loro per dare origine, di fronte alle circostanze
impreviste, a forme nuove di condotta: sorgono le apprensioni esplicite di rapporti, le
quali portano alle discriminazioni di mezzo e fine. Nel quinto stadio compaiono le
reazioni circolari terziarie; la condotta non si limita allesercizio dei riflessi e neppure
alladattamento ai fenomeni noti, ma il bambino crea forme nuove di condotta, cerca la
novit come tale e si diverte a variare le condizioni del feno|meno per rendersi conto di
tutte le sue modalit. Il sesto stadio, ormai sotto il dominio completo dellintelligenza,
rafforza linvenzione dei mezzi nuovi per lintervento delle combinazioni mentali
riflesse e del pensiero rappresentativo che domina il tempo. Ritroveremo nella seconda
parte questi stad quando si tratter delle funzioni e dei gradi strutturali degli oggetti (A,
202).
Lassociazione non il primo principio dellordine psichico. Ci che sorprende nel
comportamento pi primitivo del bambino il fatto che le forme di attivit, anche i
riflessi pi semplici, vanno formando in s, e gli uni rispetto agli altri, una sistemazione
che supera il loro automatismo. Quasi fin dalla nascita si vede delinearsi una forma di
condotta come reazione totale dellindividuo che domina pi o meno il gioco degli
automatismi particolari o locali. In altre parole: le manifestazioni successive di un riflesso
non sono paragonabili alla messa in marcia periodica di un motore che si user solo per
alcune ore; ma costituiscono uno sviluppo storico tale che ogni episodio dipende dai

precedenti e condiziona quelli seguenti secondo una evoluzione veramente organica. Si


ha cio unassimilazione progressiva, inerente allesercizio stesso dellattivit, che rende
pi plastica, integra e adatta la organizzazione primitiva. Essa si manifesta anzitutto con
un bisogno crescente di ripetizione ed in secondo luogo per una forma di riconoscimento
di natura pratica, che permette al bambino di adattarsi ai differenti oggetti con i quali
viene a contatto. Assimilazione generalizzatrice e assimilazione per riconoscimento
costituiscono i processi elementari dellintelligenza infantile a partire dalla capacit di
ripetizione degli atti. Lattivit dei primi stad quindi si diparte, si sviluppa ed arriva
sempre allorganizzazione, secondo forme nuove e pi complesse. C come un anticipo
della condotta dellintelligenza: si vuol dire che la accomodazione, lassimilazione e la
organizzazione dei primi schemi innati ed acquisiti hanno un decorso comparabile a
quello degli schemi mobili di cui usa lintelligenza riflessa (A, 39, 151).
Se pertanto la Gestalttheorie vuol difendere una Gestalt belle montata fin dallinizio,
quasi preformata e intangibile| come un eidos platonico, la teoria dellassimilazione
attiva, dice il Piaget, non la pu seguire su questa via, perch contraria ai fatti delle
prime esperienze infantili. Losservazione pi accurata conduce sempre alla stessa
conclusione: qualsiasi nuovo risultato, a cui arriva il bambino in uno stadio del suo
sviluppo, non che il termine naturale della maturazione avvenuta nello stadio
precedente, di modo che i singoli stad si succedono per uno snodarsi e complicarsi
armonico di attitudini e situazioni che sono in perfetta continuit luna dallaltra. Lo
schema nuovo a cui arriva il bambino, riassume in s il passato e consiste in
unorganizzazione attiva dellesperienza vissuta. Le reazioni circolari primarie del
secondo stadio sono il prolungamento naturale dellattivit degli schemi riflessi del primo
stadio; le reazioni circolari secondarie del terzo stadio derivano senza alcun urto da quelle
primarie: cos pure la coordinazione fra gli atti della visione e quelli della prensione, che
appartengono alle reazioni circolari primarie, spinge il bambino ad afferrare gli oggetti
che pendono sopra la culla. In seguito, una volta che gli schemi secondari si sono
costituiti, si arriva a coordinazioni fra gli schemi sempre pi vaste, ma sempre in
dipendenza dellattivit precedente. Lo schema infantile, diversamente dalla Gestalt, ha
una storia reale e vissuta e procede da essa; esso il frutto naturale di unassimilazione
accumulatrice che si adatta, si matura, si organizza nellinterazione con gli oggetti, e
questo avviene non dun colpo, ma per mezzo di un intenso lavoro psichico che
comporta dei tentativi e dei ttonnements (A, 209 e segg.).
Pi che ad un preformismo gestaltista, ad un relativismo genetico che lo sviluppo del
bambino ci fa pensare. Quando la Gestalttheorie afferma che il principio dellunit in
noi, inclina ad un apriorismo: quando la sottrae alla vita della persona e al suo divenire, e
la fa dipendere dalle condizioni fisiologiche del sistema nervoso, si piega verso una
forma di empirismo che confina con il rozzo materialismo. La spiegazione gestaltista,
dice il Piaget, va dallalto in basso: abbassa i processi dellintelligenza a quelli della
percezione, e fonda poi questa su processi inferiori. Le cose stanno proprio nel senso|
inverso. Ogni processo percettivo nuovo appare al sommo dei processi precedenti; esso si
rivela come lelaborazione o ladattamento di uno schema, cio come una
organizzazione pi o meno rapida dei dati sensoriali in funzione di un insieme di atti e di
movimenti, espliciti o semplicemente abbozzati47. Percezione e intelligenza sono bens
in continuit luna dellaltra ed hanno fra di loro strette analogie, ma, ciononostante, non
si possono identificare, poich lintelligenza segna una progressiva complicazione di

funzioni ed interviene con la sua azione quando la percezione immediata non basta pi.
Lungi adunque dallinterpretare lintelligenza in termini di percezione, la percezione
stessa che va interpretata in termini dintelligenza. Il Piaget pare savvicini di molto alla
posizione dello Janet, ma per quel secondo punto di accordo con la Gestalttheorie che
sopra ho riferito, non oserei chiamare la sua teoria dellassimilazione attiva come
intellettualista.
Altri Autori hanno criticato il concetto della Einsicht che il Khler ha trovato
realizzarsi negli animali a traverso i cattivi e i buoni errori, arrivando in modo
subitaneo alla soluzione (il caso di Sultano). Qual la natura e la portata reale di questa
particolare forma di intuizione?
La teoria associazionista riteneva che il comportamento di un animale quando
impegnato a superare una difficolt, p. es. nel labirinto, procede secondo saggi ed
errori alla ventura e ciecamente (Thorndike): i Gestaltisti con uno zelo eccessivo di
reazione parlano di una soluzione improvvisa e definita, dovuta alla Einsicht. Uno studio
di Miss Bulbrook tende a far rientrare le cose nel giusto mezzo. I soggetti delle due
ricerche, di fronte ai problemi ad essi presentati, non si diportavano n come i gatti di
Thorndike, n come le scimmie di Khler. Vale a dire essi non procedevano a tastoni e
ciecamente, ma chiarivano man mano il proprio compito con commenti verbali, ci che
serviva a dirigere con crescente sicurezza i propr tentativi verso la soluzione. Cosicch
invece di| trial and error, sarebbe meglio parlare di trial and advance48.
Daltra parte i soggetti non hanno risolto il problema tutto dun colpo, ma si potuto
sempre osservare che la ricerca progrediva e si perfezionava secondo che essa veniva
diretta e perfezionata dalle tappe antecedenti. La nozione di Einsicht quindi
superflua.
Checch sia di ci, non certamente con lintroduzione di un termine che si risolve un
problema. Il far ricorso nel caso al principio delle forme fisiche non migliora la
situazione, ma piuttosto laggrava del partito preso di voler spiegare le cause ultime e pi
profonde del comportamento con la intromissione di un altro sistema di cause di natura
ancor pi ignota, e la cui esistenza, per di pi, anche problematica, come si dir fra
breve.
Il fatto poi che la percezione animale obbedisce alle stesse leggi della Forma e del campo
come quella umana (esp. di M. Hertz), un risultato che collima con la persuasione di
tutti che la sensibilit, sia animale come umana, ha un contenuto fondamentale comune,
come consta anche dalle innegabili somiglianze che esistono nel sistema psicofisico.
In tutte le loro ricerche i Gestaltisti insistono sullapparire improvviso della Einsicht
tanto nelluomo, come nellanimale: secondo essi tutto ci non che leffetto del
riorganizzarsi delle forze del campo. Ma questi termini sono pi descrittivi, che
esplicativi: come mai dal meno, viene il pi? Ecco il vero problema della Einsicht e
dellintelligenza in generale. Perch a un dato momento si constata un fatto di
emergenza, di passaggio al limite? Parlare di buone e di cattive forme, di forme
forti e di forme deboli non che enunziare dei fatti a tutti noti, non spiegarne le
cause.
La Gestalttheorie, se ha studiato anche questo settore della percezione con miglior
genialit delle altre scuole, non pu| pretendere daver fatto avanzare notevolmente
linterpretazione reale dei fenomeni.
4. Gestalt e significato

Luniversalismo della Gestalt stato vivacemente ribattuto da una larga ed autorevole


rappresentanza di critica, in quanto implica il livellamento generico dei processi superiori
del pensiero a ordinar processi di forma.
I Gestaltisti hanno confuso due contenuti che sono profondamente distinti dal punto reale
genetico: la critica del Revesz, basata sulla distinzione di Form e Struktur
sconfessava apertamente lequivoco. Le critiche di Rignano, P. Janet, C. Spearman, W.
Stern, Piaget denunziavano da var punti di vista la mancata distinzione fra forma e
significato.
Altro infatti il percepire una forma come contenuto puramente esteriore delloggetto,
dato dallordine con cui si dispongono ed appaiono immediatamente i contenuti
sensoriali; altro il significato degli oggetti, al quale i contenuti sensoriali e la stessa
forma si riferiscono e si subordinano: il significato qualcosa di pi alto, di pi originale,
di pi stabile, di pi denso della forma.
Il Michotte con la presentazione tachistoscopica di figure pot dimostrare lesistenza, in
ogni processo apprensivo completo, di due fasi nettamente distinte: egli trov che altro
la presenza della forma, altro la presa del significato.
Una forma pu essere percepita con i suoi caratteri figurali di struttura interna, senza che
il soggetto sappia ancora ci che essa , senza averne afferrato il significato pieno. C
quindi una vera distinzione di grado ed un passaggio reale fra i due stad.
La forma, come tale, possiede sempre i suoi caratteri di organizzazione, ma il suo
apparire pu svolgersi in due stad: uno di presenza ed uno di elaborazione:
a) la cosa percepita come ben nota fin dallo stadio di presenza, ma non ancora
compresa;|
b) solo quando compresa, allo stadio di elaborazione, essa riconosciuta come
identica a ci che era allo stadio di presenza. Tuttavia essa non ha un senso al primo
momento dellesperienza, e neppure pi tardi se lo stadio di presenza non avanza pi.
Noi possiamo perci concludere che la presa del significato (la prise de signification)
un fatto distinto dalla presenza di una cosa, di una forma organizzata; ed anche che la
presa del significato di una forma organizzata pu farsi senzalterazione alcuna della
struttura intuitiva della forma (Michotte A., 168, 169).
E risulta che la presa del significato non una semplice addizione alla forma, non
cio una giustapposizione, come lapparizione di qualcosa che verrebbe ad accollarsi alla
prima. La cosa percepita e riconosciuta fin dallo stadio di presenza, diventa per
lintervento del significato essa stessa pi precisa; con esso si trova delimitata
coscientemente in una maniera molto pi completa; essa diventa personale, prende
punti di attacco e viene ad appartenere ad un ambito pi o meno vasto.
Pur restando, nel suo fondo, identica a se stessa, lorganizzazione intuitiva (della forma)
diventa dunque parte integrante e costitutiva di un insieme molto pi comprensivo. Alle
volte si ha perfino che la forma pu scomparire mentre il significato rimane: il
significato pu essere perci qualcosa di isolabile dalla cosa. In questo caso il
significato ce que lon sait de la chose, en dehors de sa forme49.
Di solito per tra forma e significato corrono dei legami| molto stretti, che si possono
esprimere nel modo seguente:
a) Il significato manifestamente legato allorganizzazione intuitiva della forma e
viceversa.
b) Il significato pu influire considerevolmente sulla struttura intuitiva della percezione

per via dellesperienza e dellorganizzazione passata.


Invero il significato, che pu modificare anche la struttura intuitiva della forma, si
fonda essenzialmente, secondo il Michotte, sullapprensione globale delloggetto
(Zusammenfassen) la quale suppone lapprensione delle relazioni concrete che hanno fra
loro le parti delloggetto e che pu aver loggetto con gli altri oggetti. Ora i valori
concreti delloggetto sono apprezzati soprattutto per riguardo allesperienza passata
(Michotte, A., 173).
Si pu dire allora che lorganizzazione intuitiva si modifica in dipendenza del significato,
non per via di un processo misterioso, ma in quanto essa si trova sotto la dipendenza di
esperienze antecedenti, nelle quali lorganizzazione intuitiva coincideva con il senso o
significato. In virt dellesperienza anteriore una forma di organizzazione intuitiva, che si
prodotta ad un momento dato, tende a riapparire ogni volta che condizioni pi o meno
simili di eccitazione e di ambiente psichico si avverano nel seguito dellesperienza, e
ci pu avvenire malgrado differenze, a volte anche notevoli nelluno o nellaltro gruppo
di condizioni. A questo modo, lazione attuale di eccitazioni, simili alle eccitazioni
primitive (la somiglianza parziale delle impressioni), ed il pensiero del significato
realizzano parzialmente lesperienza anteriore, la quale allora tende a ristabilirsi secondo
una legge ben conosciuta (cfr. legge della Redintegrazione di Hamilton). Uninterpretazione analoga linfluenza del significato nello stabilire un certo aspetto intuitivo per un
gruppo dato di eccitazioni pu rendere conto egualmente dei casi, che a prima vista
sembrano enigmatici... In questi casi, combinazioni molto differenti di eccitazioni danno
una impressione totale simile, come p. e. i gesti di direzione, i quali, bench realizzati da
posizioni assai diverse delle membra, possono possedere un carattere intuitivo
nettamente| similare quando essi corrispondano ad una stessa direzione apparente nello
spazio.
Diciamo allora che alla molteplicit delle eccitazioni che agiscono ad un momento dato,
corrispondono in generale, nel mondo psichico, degli aggruppamenti, delle unit distinte,
pi o meno estese, pi o meno isolate le une dalle altre50: la connessione che ne fa un
tutto nella coscienza per lo pi da attribuirsi alla percezione che esprime il significato,
sulla base dellesperienza passata.
*

Una critica simile facevano alla Gestalttheorie, contemporaneamente al Michotte, il P.


Gemelli e la sua scuola a Milano, il P. T. V. Moore a Washington, e J. Hector, un allievo
di G. Dwelshauvers, allIstituto Cattolico di Parigi.
Questi psicologi, che aderiscono al movimento speculativo Neoscolastico, hanno
opportunamente messo in rilievo due aspetti, che vanno nettamente separati nella nuova
psicologia, cio laccettazione della Gestalt percettiva e ladesione alla Gestalttheorie
intesa secondo gli sviluppi sistematici della Scuola del Wertheimer: si pu bene accettare
il primo, senzesser obbligati ad aderire al secondo.
In particolare essi deplorano come ingiustificata la svalutazione assoluta dei dati
sensoriali: la percezione pu essere riconosciuta il fatto ordinario e pi importante della
vita psichica, ma da ci non segue che le cosiddette qualit sensoriali (secondarie) siano
al tutto prive di valore conoscitivo e non possano al contrario essere considerate come la
prima forma ed il punto di partenza naturale del conoscere e, perci, dellapparire stesso

della Gestalt.
Parimenti essi rigettano il principio delle forme fisiche, non solo perch dal loro punto
di vista speculativo esso implica una concezione sensualista, anzi materialista della
psiche, ma perch esso sperimentalmente infondato e gratuito, come si| dir fra poco. In
questa attitudine essi hanno oggi il consenso di molti altri psicologi delle direzioni pi
varie e per nulla presi da preconcetti sistematici.
stato il compito della Scuola di Milano di approfondire con la sola analisi
fenomenologica nel processo percettivo, osservato nellatto del suo svolgersi, quali siano
le tappe del divenire dellorganizzazione percettiva e quali le leggi che lo governano.
Mediante una lunga serie di ricerche, P. Gemelli ed i suoi collaboratori sono riusciti alla
dimostrazione che senza dubbio accettabile la posizione critica della Scuola della
forma, allorch afferma che le leggi della percezione non possono esser messe in luce
mediante una ipotetica analisi dei suoi elementi.
Son pure accettabili, secondo il Gemelli, due constatazioni fatte dalla Scuola della
forma, cio che:
1) Le primarie configurazioni dei dati sensoriali sono indipendenti dalla primitiva
esperienza e dalla interpretazione del significato; essa essenzialmente una sintesi
sensoriale.
2) Le qualit secondarie non possono esser interpretate dalla mente umana51: contenuti
neutrali ovvero oggettivamente indifferenti.
Il P. Gemelli adunque nel diverbio fra la posizione di von Ehrenfels e della Scuola di
Graz che ascriveva lapprensione della forma, come di una melodia o di una figura, ad
un atto produttivo dellintelligenza, e quella della Scuola della forma che ne
propugnava limmediatezza sensoriale, sta con questultima. Questa discriminazione, che
originale della scuola di Milano, ha unimportanza essenziale nella ricostruzione
teoretica del problema che sar proposta nel secondo volume.|
Ma il P. Gemelli non si ferm qui. Con le sue esperienze egli poteva passare alla critica
dellaspetto sistematico della teoria della forma. Poich, a suo parere, questa teoria non
ha studiato la percezione di oggetti, bens soltanto di aspetti di essi (la configurazione),
egli ha cercato di penetrare nel meccanismo della percezione di oggetti reali, ossia non
gi di questo o quellaspetto isolato di un oggetto, bens di oggetti che, per elementari che
fossero, tuttavia avevano il carattere di esser qualcosa che sta a s, o che si presenta come
configurato, qualcosa che ha una sua funzione nel mondo percettivo52.
Quello che le esperienze mostrano in modo evidente si che prima, pi che di forme,
la nostra attivit psichica si occupa di oggetti e poi, che di questi oggetti c come una
costruzione. possibile conoscere i fattori di tale costruzione? Il principio della
Gestaltung del Revesz ha da valere per tutto lambito della percezione.
Il P. Gemelli us, allo scopo, dellesposizione cinematografica rallentata di figure
geometriche, regolando, a seconda dei casi, la durata dellesposizione e degli intervalli
fra una esposizione e laltra. Si pot cos osservare latto percettivo nel suo nascere e
costituirsi come nel suo progresso ulteriore.
Egli trov che le fasi attraverso le quali si svolge il processo di percezione sono le
seguenti:
I fase: il soggetto avverte la presenza delloggetto;
II fase: il soggetto riconosce nelloggetto una forma definita e precisa che gli nota, gli
conosciuta.

Vari sono i modi nei quali il soggetto passa dalla prima alla seconda fase; e pu anche
darsi che il passaggio sia cos immediato che le due fasi si presentino ed appaiano come
una sola fase;
III fase: il soggetto comprende il significato della cosa; egli si rende conto di ci che la
cosa ;|
IV fase: il soggetto trova il nome delloggetto presentato.
Anche queste due fasi possono siffattamente confondersi con le prime, che il soggetto
non le distingue e riferisce solo che ha conosciuto e denominato loggetto appena
presentato ed immediatamente.
Nel processo, due momenti sono per essenziali: lorganizzazione dei dati sensoriali e la
significazione53.
Un secondo risultato dellindagine fu la conferma, con dati ancor pi decisivi, della
riserva del Michotte, secondo la quale le forme ed i tutti percezionali non escludono
ma implicano la presenza delle parti: il soggetto le pu avvertire e pu individuarle
anche quando il tutto in s organizzato. Si pu passare cos da percezioni elementari,
nelle quali colta di preferenza una qualit formale fra quelle che la circondano, a
percezioni di forme sempre pi decise, sino a quel complesso tessuto di forme e
contenuti che la percezione globale di tutta unazione complicata, di una giornata
intera e pi ancora.
Le singole parti hanno ciascuna un proprio valore nel tutto, che un valore
funzionale cio dipendente dalla relazione e dal posto che occupano nel tutto: questo
legame funzionale, il quale costituiva la delicata rete di struttura del complesso, che fa
capo ed ha la sua ragione intrinseca nel significato delloggetto percepito (Bedeutung,
meaning).
Da questa constatazione il Gemelli ha tratto quella persuasione che anima tutte le sue
ricerche: la funzione finalistica del significato sopra lorganizzazione sensoriale.
Lincorporazione del significato ad una forma non solo non qualcosa di puramente
aggiunto o giustapposto alla organizzazione percettiva dei dati sensoriali, ma il
principio fondamentale nella costruzione delloggetto e ci in doppio senso: a) in quanto,
anzitutto, solo per esso che la forma appare organizzata nelle sue parti; b) ed , poi,
solo rispetto| ad esso significato che la forma si viene organizzando in un dato modo e
non in un altro54.
quindi lelemento intellettuale del significato ci che decide e costituisce il fulcro nella
strutturazione percettiva delloggetto. Lincorporazione dellelemento intellettuale si pu
avere sotto forma di numero e misura, che sono delle idee e contenuti astratti; oppure la
organizzazione sensoriale, che ha sempre fini di utilit, viene intimamente legata con il
senso delloggetto percepito.
Presenza delle parti, presenza del tutto come noto ma non ancora compreso
apparizione della forma, la presa del significato, la denominazione delloggetto:
sono queste le fasi principali che si possono osservare in un atto percettivo che giunga
a completa maturazione.
Dalle proprie ricerche e da quelle dei suoi allievi il Gemelli pass allenunciazione di un
complesso di leggi, secondo le quali avviene normalmente la percezione. Esse sono,
secondo lordine che occupano nel processo genetico:
I. La legge del minimo mezzo: Lorganizzazione dei dati di origine sensoriale si fa
secondo un criterio di economia massima55.

II. Nella costruzione del tutto, le parti godono di una autonomia funzionale relativa.
III. Nella percezione le parti vanno soggette ad una unificazione funzionale e totalizzante.
IV. La percezione ha sempre un carattere definito.
V. Nella percezione si ha la rettificazione dei dati sensoriali e la costanza relativa
dellorganizzazione intuitiva in vista sempre delloggetto.
VI. Lorganizzazione intuitiva soggiace ad una finalit| intrinseca, grazie alla
significazione degli oggetti nella percezione56.
Fondamentali fra codeste leggi sono due: quella del minimo mezzo e quella della finalit
della organizzazione intuitiva: esse sono state illustrate con abbondanti ricerche originali
dallo stesso Gemelli e dai suoi collaboratori Gatti, Galli, Zama, Cossetti; Zunini ha
compiuto interessanti esperienze sullapprendimento nei pesci. La prima di queste leggi
dice che nel percepire gli oggetti del mondo esterno, noi seguiamo una legge di massima
economia; ossia nel nostro conoscere, per avere immediata conoscenza dellaccadere
spaziale, ci serviamo di quei mezzi che assicurano lorganizzazione dei dati sensoriali di
un tutto. Quando noi rivolgiamo lattenzione al campo della nostra percezione, guidati
come ha dimostrato il Galli57 da uno schema che abbiamo colto nel primo atto del
percepire, questo schema come un minimo mezzo onde abbiamo conoscenza
dellaccadere nel campo della percezione. Esempi tipici di questo minimo mezzo sono
i movimenti apparenti, le deformazioni figurali delle cosiddette illusioni otticogeometriche. Questa legge del minimo mezzo presuppone nella funzione di percezione
una finalit; e precisamente la funzione del percepire ha per finalit la conoscenza del
significato nel senso dellaccadere spaziale. Il Galli nello studio citato circa la percezione
della forma nella visione periferica ha potuto mettere in luce ci che il Werner aveva
chiamato tendenza alla essentificazione (Verwesentlichung), che detto meglio da P.
Gemelli incorporazione di un elemento intellettuale, il quale ha una speciale funzione
totalizzatrice ed unificatrice dei dati intuitivi della percezione. Cos nella percezione di
distanza i dati forniti mediante le sensazioni muscolari significano delle misure di|
distanza; mediante la percezione di parole lette o udite si percepiscono le idee.
Il fatto ancor pi evidente nella percezione dei corpi del mondo esterno: qui non sono le
parti isolate che dnno la struttura od il significato; al contrario noi percepiamo codesti
elementi come lo richiede la costruzione che noi ne facciamo nellatto di percepire. Ci
che guida nella percezione il significato, vale a dire ci che sappiamo di un oggetto:
cos, per es., avviene che noi riconosciamo una persona per quello che in realt non , per
il fatto che ci si era fondati su un particolare al quale quel significato era associato.
La legge della finalit fu messa in evidenza dalle ricerche di Galli e Zama58. Esse
avevano unanalogia con quelle surriferite del Gottschaldt e consistevano nel
mascherare, con la sovrapposizione di altre figure o linee senza connessione o senso,
una figura geometrica piana; il soggetto era invitato a dire qual era la figura che per
prima, o comunque, simponeva e per quali ragioni. Orbene, fu trovato in molti casi che
la figura pi ricca di significato si impone e domina talmente che, se essa la figura
accessoria, riesce a mascherare la figura fondamentale e ad occultare le sue parti.
Vediamo verificata questa legge in quei casi nei quali i soggetti descrivono una gara fra
due figure ambedue ricche di significato: loscillazione dellattenzione dovuta al fatto
che nessuna delle due figure riesce ad imporsi ed il soggetto si trova a disagio. Quando il
mascheramento di una parte della costruzione reso difficile, il soggetto ricorre a var
espedienti per costruire una figura con significato: tipico il fatto che una delle figure si

presenta in un piano diverso dallaltra, ovvero che luna si presenta con linee pi distinte.
La finalit della percezione permette di renderci conto di un altro ordine di fatti osservati
nelle esperienze; ossia che il soggetto rettifica i singoli dati o elementi delle figure in
quanto viene facilitata lapprensione del significato delle figure e viene| assicurata la
unificazione interna dei var dati. Si visto che, grazie a tale unificazione, alcune parti
assumono un carattere pi evidente di altre parti meno importanti e secondarie, oppure
alcune figure vengono deformate, ecc.: insomma si visto che il significato esercita
uninfluenza cos grande sulla stessa organizzazione intuitiva che, quando una figura era
in parte notevole mascherata, il soggetto integrava tale parte sino a costruire il tutto.
Quando porzioni di figure fondamentali erano occultate o mascherate dalla figura
accessoria, quelle venivano percepite come un tutto per lazione integrativa, correttiva e
costruttiva guidata dallelemento intellettuale.
vero quindi, concludevano Galli e Zama, che come dicono i Gestaltisti lelemento
dominante nella percezione quello di una forma estesa, ma non ne lelemento
essenziale. Lelemento essenziale da vedere nel fatto gi indicato dal Seifert
dellastrazione, mediante la quale noi isoliamo una configurazione rappresentativa e nel
medesimo tempo abbiamo conoscenza della sua relazione con lambiente
rappresentativo59.
Il contributo caratteristico che la Scuola di Milano ha dato per la soluzione del problema
della percezione simposta nel rimaneggiamento profondo e largamente esteso che essa
ha operato delle molte esperienze tipiche della Scuola della forma e nella precisazione
circa la portata dei princip che quella pretende di derivare da esse60.
Il P. Gemelli ed i suoi collaboratori hanno individuato il punto debole della nuova
psicologia nella mancata distinzione fra forma e significato da cui sono sorti tutti i
malintesi| che la critica aspramente ad essa rimprovera. Ne venuto di conseguenza che
la Scuola della forma si fermata anchessa a mezza via, come il Khler rimproverava
al James e al Bergson, se ancora per causa del principio dellIsomorfismo non ritornata
indietro.
Il suo maggior difetto, come dottrina psicologica, di non aver cercato e descritto il
processo genetico che condiziona la emergenza fenomenale degli oggetti nel campo della
coscienza: peggio ancora, essa lo ha negato in favore delle forme fisiche. Queste, per il
fatto che sono la ragione ultima delle forme fenomenali, si svolgono per definizione
nella incoscienza, ed perci da supporre che il soggetto conservi di fronte alle
prime unattitudine puramente recettiva e passiva, quella di uno spettatore.
Le ricerche della Scuola di Milano hanno invece mostrato che lorganizzazione intuitiva
dei dati sensoriali il risultato di unattivit sintetica del soggetto, il quale trasforma o
rettifica il complesso sensoriale dato in modo conforme alle esigenze della funzione
finalista dellatto percettivo. Veniva a questo modo rivalutato sia il contributo innegabile
che porta alla percezione lesperienza passata, come quello, parimenti importante e di
esperienza ordinaria, che deriva dallattitudine (la Einstellung della Scuola di Klpe)
che il soggetto viene a prendere per motivi var rispetto ad un complesso di dati
sensoriali61.|
Cos, ogni percezione, lungi dallessere una rappresentazione fotografica della realt, che
sarebbe dal punto di vista gnoseologico una deformazione ed una presentazione
insufficiente delloggetto, si riduce ad una specie di compromesso fra i dati sensoriali
attuali e lattitudine attiva del soggetto. Con queste precisazioni, il problema ha avanzato

notevolmente verso la soluzione che abbiamo intenzione di prospettare, dopo aver


eliminato un altro ostacolo, che il principale dal punto di vista sistematico, vale a dire il
principio dellIsomorfismo.
5. Forme fenomenali e forme fisiche
Il contributo pi personale che il Khler ha dato alla teoria della forma lo sviluppo
del principio delle forme fisiche, secondo il quale le strutture percettive (Gestalten)
sono dovute, per la maggior parte, a processi di autodistribuzione dinamica che
avvengono nel sistema nervoso corticale in seguito alla stimolazione periferica. Si dnno
dei contenuti psichici, che possiamo indicare con il termine Gestalten i cui effetti ed
influenze non sono riferibili a simili propriet ed influenze della cosiddetta parte. Bisogna
supporre soggiacenti a queste forme psichiche dei processi psicofisici, i quali siano
parimenti delle forme, le cui propriet ed influenze non si possano parimenti derivare da
simili propriet ed influenze delle| parti62. questa in breve lenunciazione del principio
dellIsomorfismo, intorno al quale la critica ha puntato maggiormente le sue armi come
per nessun altro principio della Gestalttheorie.
La discussione sotto laspetto teorico non presenta grandi difficolt ed i critici sono
persuasi di aver colpito nel segno il punto debole della nuova psicologia. Il problema
sostanzialmente si riduce a chiedersi:
1) Esiste veramente una corrispondenza in generale fra i processi fisiologici del sistema
nervoso e lapparire di un contenuto fenomenale?
2) Questa corrispondenza di tal natura che si debba parlare di strutture dinamiche del
sistema nervoso in senso stretto, tale cio che ogni processo di formazione ed ogni forma
fenomenale segue come effetto, rigorosamente determinato, di un processo di formazione
e di una forma fisiologica?
I Gestaltisti affermano che i due problemi sono solidali secondo il pi rigoroso
parallelismo psicofisico: i critici invece li ritengono separati.
Erich Becher, discutendo nella sua opera classica Gehirn und Seele il problema psicofisico, arriv alla conclusione che fra le numerose teorie avanzate intorno ai rapporti fra
anima e corpo, fra le condizioni del cervello ed il conoscere, fra la causalit fisiologica e
quella psicologica, nessuna ancora riuscita a conclusioni plausibili. Il monismo
parallelista sia spiritualista, come materialista ha fallito63.|
I Gestaltisti hanno voluto prolungare in questa parte il metodo del tanto deprecato
Associazionismo materialista, che interpretava le connessioni di conoscenza come effetti
immediati e propr delle connessioni che si stabiliscono fra cellula e cellula, fra regione e
regione nelle aree cerebrali. Il loro punto di vista non regge e deve quindi cadere, come
ipotesi, con il cadere dellipotesi parallelista64.
La prima riserva di ordine sperimentale. Quanti non professano ciecamente lidealismo,
siano essi aristotelici o no, ammettono tutti che il sistema nervoso con le sue strutture ha
una funzione imprescindibile nello svolgersi della vita psichica: si pu quindi ritenere che
ad ogni situazione di coscienza cor|risponde una certa situazione cerebrale. Quale e
come? ecco il punto.
Per rispondere adeguatamente al problema bisognerebbe poter determinare con
precisione il comportamento del sistema nervoso tanto dal punto di vista biochimico,
come e specialmente da quello funzionale, strettamente fisiologico.
Ora, anche a tuttoggi, la biochimica del sistema nervoso, soprattutto dei centri cerebrali,
per i quali si pone il problema, pressoch sconosciuta. Il dire che il sistema nervoso allo

stato vivente formato di soluzioni colloidali o pseudo-soluzioni, nelle quali, allorch le


eccitazioni locali vengono a rompere lequilibrio, si producono dei campi di forze elettromotive che tendono allorganizzazione di stad di equilibrio, e che la intensit di questi
campi di forze pu esser anche misurata dal galvanometro, tutto questo non fa avanzare
il problema dun passo.
Non sappiamo neppure ancora per quali propriet il colloide vivente si differenzi da
quello non vivente. Ci limitiamo a dire che luno reversibile, laltro irreversibile: ci
che costituisce una patente confessione dignoranza appunto delle condizioni fisiche
ultime ed un semplice rifugio alle caratteristiche fenomenali. Quanto pi, allora, ci resta
indecifrabile il rapporto fra la funzione biochimica e quella fisiologica, e fra questa e
quella psicologica!65
Il comportamento sensoriale in se stesso non resta meno misterioso: che si intende di dire
quando si parla di energia nervosa?|
Come avviene la trascrizione dellenergia fisica dello stimolo in energia nervosa?
Come decorre lenergia nervosa lungo le conduzioni dei nervi?
Che avviene di essa quando raggiunge i centri?
Poi, come si articolano fra loro le unit fisiologiche del sistema nervoso? Come si
continuano i nervi fra loro prima, e poi con i centri? Quale la strutturazione reale, cio
vitale in atto, delle zone centrali? Ha un senso il parlare di strutture fisiologiche?
Bisogna riconoscere alla fisiologia moderna il merito di aver aperto un po il mistero del
sistema nervoso. Finora per essa lo ha aperto non per risolverlo, ma piuttosto per
infittirlo con nuove complicazioni, e nessuno dei problemi citati ha ricevuto ancora una
risposta definitiva, malgrado limmane lavoro a cui hanno atteso intere scuole di
ricercatori, guidate da ingegni sagaci e penetranti. Teorie si succedono a teorie, nessuna
delle quali raggiunge un suffragio universale, ed anzi pare che la stessa ricerca descrittiva
abbia tuttaltro che esaurito i suoi compiti66. Quando la psicologia fisiologica era nel
suo pieno sviluppo, si tent ripetutamente di fondare una teoria fisiologica dei colori;
tutti i tentativi per, malgrado che lanalisi fisica dei colori dello spettro si facesse sempre
pi esatta, andarono a vuoto. Parimenti i fautori del principio associazionista costruirono
in varie riprese degli schemi fisiologici dellAssociazione; ma anche questi tentativi non
poterono approdare ad alcunch di definito, come esamin il von Kries, e sempre per la
ragione dellincommensurabilit fra fatti fisico-fisiologici e| fatti psichici. Cosa si potr
far corrispondere allora ai processi e alle strutture di cui si dice oggi constare la
psichicit, che sono senza paragone pi complessi di quelli considerati dalla vecchia
psico-fisiologia?67
Che dire poi dei rapporti ed questo il secondo problema fra strutture bio-fisicochimiche e le funzioni psichiche? Circa i risultati pi sicuri della citotectonica
contemporanea (Golgi, O. Vogt, von Economo), secondo il De Sanctis non si esagera
dicendo che finora nessun contributo definitivo, n diretto n indiretto, ha portato la
citotectonica alla psicologia normale, cos che non conveniente tenerne conto in una
discussione psicologica68.
Ripetiamo per lIsomorfismo quanto il Claparde osservava alla vecchia fisiologia
dellAssociazione, e cio che la psicologia non ha che da attendere che gli anatomisti si
mettano daccordo; per essa daltronde pressoch indifferente che sia la contiguit o la
continuit di neuroni che resta vittoriosa...: non qui la difficolt. La difficolt vera
quella di sapere qual partito da prendersi da questo reticolo fibrillare. Questo, bench

abbia il vantaggio di fornire alla teoria un sostrato anatomico definito, diventa per essa
nello stesso tempo la sorgente di molti e ser imbarazzi69.
Per liberare il problema da questo ginepraio di ambiguit, se i Gestaltisti vogliono
pretendere ad una portata reale del proprio principio, essi dovrebbero mostrare prima:
a) che cosa realmente corrisponda in vivo da parte del sistema nervoso, per ogni
struttura fenomenale, e poi
b) dimostrare la corrispondenza univoca e necessitante della struttura fisiologica rispetto
a quella psichica.|
Il primo problema pare intrinsecamente condannato a non avere alcuna soluzione
intelligibile, anzitutto per il fatto che la maggioranza delle nostre attuali conoscenze circa
il sistema nervoso deriva dallanalisi a traverso preparati che offrono elementi o
pezzi di organi isolati, privi quindi delle funzioni vitali e delle connessioni reali che
hanno nel tutto, e per di pi alterati dallazione dei fissativi.
Ma si ammetta pure che si arrivi con il tempo, perfezionando alcuni moderni tentativi, ad
applicare gli strumenti di osservazione sopra le strutture viventi mentre occupano ancora
il proprio posto ed esercitano la propria funzione. Tutto quello che si potr osservare e
registrare non saranno che dati accessibili ai mezzi stessi impiegati; e qualunque possa
essere il risultato il problema non avanzer di un passo. Tutto quello che si potr avere
sar un miglioramento della conoscenza che attualmente abbiamo circa lo stato fisicochimico del sistema nervoso. Il rapporto che esso di fatto ha con lattivit psicologica
affare dinterpretazione, non di osservazione. Il rapporto fra organo e funzione, fra
struttura fisiologica e forma fenomenale alla fine sempre quello fra corpo ed anima ed
appartiene alla metafisica. La scienza deve accontentarsi di determinare le forme inferiori
di realt e causalit.
* * *
Tutti i critici sono daccordo nel ritenere che il principio dellIsomorfismo non stato per
nulla dimostrato.
Largomentare dei Gestaltisti non che un ingenuo circolo vizioso, in quanto essi dalla
constatazione delle forme fenomenali evidenti passano allaffermazione dellesistenza di
dette forme fisiologiche e della corrispondenza in questione. Tutte le rappresentazioni,
osserva il Goldstein, che si fanno intorno ai processi cerebrali non sono che immagini che
noi deriviamo dal campo psichico. Non stato ancora dimostrato che i processi che
avvengono nel cervello siano strutturati nello stesso modo [...]. Le ricerche fisicochimiche fin qui fatte sul cervello non| dicono nulla di tutto questo70. Noi sappiamo
immensamente di pi circa la natura delle forme fenomenali, di quanto ci sia noto intorno
al cervello.
Linsufficienza della posizione suggerita dalla stessa terminologia preferita dai
gestaltisti. Le nozioni di corto circuito, di correnti trasversali, il trattare il campo
cerebrale come un campo elettrico, mentre lopinione prevalente fra i fisiologi ritiene
che si tratti di energie di natura chimica, sono un chiaro indice della natura circolare
dellargomentare gestaltista, che ha molto screditato la Gestalttheorie negli ambienti
scientifici.
Il Grunhut ed il Ruyer hanno mostrato che la teoria khleriana delle forme fisiche non
regge ed respinta dai fisici, e che gli esemp addotti dal Khler sono, manco a farlo
apposta, casi di pura sommazione71, nei quali ci che considerato essere un tutto (p.
es. un condensatore od un sistema di condensatori) non in s n differenziato, n

unificato, poich la differenziazione e lunificazione appartengono in proprio


allindividuo fisico, e la fisica moderna, come anche la biologia, si muovono da un pezzo
in ben altra direzione da quella prospettata dalla teoria khleriana della individualit.
Secondo tale teoria bisognerebbe prendere di pi sul serio il paragone fra il trasporto di
energie e linterazione, poich secondo essa le leggi di organizzazione nel campo
psichico, o pi esattamente| nel campo cerebrale, e poi secondo il principio
dellisomorfismo nel campo psichico, sono le stesse che gi creano le forme fisiche che
noi conosciamo. Dalloggetto fisico percepito (p. es. una piccola goccia di mercurio) allo
stimolo prossimale (i fotoni dispersi, senza unit dinamica, nello spazio), poi
allimmagine circolare della Gestalt del mercurio che si stacca nel mio campo psichico,
c prima discesa e poi salita, somigliando limmagine psichica pi alloggetto fisico che
allo stimolo prossimale, poich essa prodotta da forze dello stesso ordine di quelle che
per tensione superficiale formano la sfericit della goccia di mercurio. Ma questo
passaggio, secondo il Ruyer, inverosimile e doppiamente inesplicabile nei suoi due
momenti fisico-fisiologico, fisiologico-psichico. Lisomorphisme, conchiude, nest
quun nom nouveau pour une vieille thorie, le paralllisme, qui, trs dfendable certain
point de vue, ne lest srement pas sous la forme piphnomeniste quelle prend
ncessairement ici72.
Il nucleo della controversia quello che stato indicato da Mc Dougall, e cio che i
Gestaltisti hanno voluto sostituire in psicologia al metodo aristotelico il metodo
galileiano, rinnegando perci stesso loriginalit delle strutture psichiche, le quali ci
sono date immediatamente, e non v alcuna necessit di ricorrere ad ipotesi o schemi di
fisica meccanicista i quali si sono mostrati inadeguati per linterpretazione della stessa
natura inorganica. La Gestalttheorie sopprime il contenuto caratteristico della psichicit:
significato e valore sono termini senza senso in ogni sistema che non riconosce appieno
la natura finalistica di tutte le nostre attivit e la causalit teleologica della nostra
condotta. Si pu ben ammettere che lorganismo un sistema fisico-chimico e che le
energie fisiche siano interessate allo sviluppo dei processi, anche superiori, ed
obbediscano ancora alla seconda legge della termodinamica del ritorno allo stato di
equilibrio (entropia). Ma il dire che i fenomeni psichici si svolgono per un gioco di forze
tendenti allequilibrio una frase che non spiega nulla di questi feno|meni: quale
spiegazione pu dare il dinamismo delle physische Gestalten di un accesso dira o di
passioni sensuali, dellistinto migratorio di un uccello o degli sforzi cos intensi e di
continuo rinnovati da sentimenti tali come una forte ambizione, un ardente patriottismo
od una dedizione materna?73 Non questo un plagio del Materialismo e della
Psicologia senzanima?
Che il comportamento cerebrale debba esser specifico per ogni situazione psichica,
nessuno lo sa. N v alcun mezzo per tentarne una dimostrazione anche nel caso che
realmente fosse tale; ma che le strutture (biologiche o) fisiologiche impongano la
struttura psichica e ne siano lessenza un principio che non ha niente a che fare con la
scienza, ma che rivela una mentalit speculativa ben definita che sarebbe meglio
confessare apertamente. Rigettiamo lisomorfismo, perci, non soltanto per le difficolt
tecniche insuperabili a cui va incontro la dimostrazione della sua tesi, ma soprattutto
perch in esso il problema in s stato, per dirla con termine gestaltista, scentrato. Non
facile predire, osservava il Ladd al Ribot per i suoi pronostici entusiasti circa la
psicofisica, fin dove in futuro potr arrivare questa scienza con le sue scoperte... Tuttavia

perfettamente assicurata la convinzione che i fenomeni superiori della mente cadono


fuori della provincia della psicologia fisiologica. Tutti i tentativi fatti finora per spiegare o
dedurre la coscienza dalle funzioni ed attivit cerebrali sono stati evasivi e per nulla
soddisfacenti. In tutta questa materia lunica terra ferma e saldo punto di partenza pu
esser preso dalla psicologia introspettiva74.|
* * *
Questa inadeguatezza psicologica dellIsomorfismo va considerata pi da vicino, dietro la
scorta del Becher. In uno studio critico dellopera sulle forme fisiche del Khler, il B.
indicava come problema di Wertheimer la questione intorno alle forme fisiche che
derivano dalla natura del sistema nervoso e comunque sono in esso possibili, e che
corrispondono alle propriet delle forme fenomenali.
Ora, mentre il Wertheimer aveva limitato il processo fisico formato, che sta a
fondamento di una Gestalt psichica ottica, alla sfera psicofisica in generale, e consider il
processo psicofisico come qualcosa di strutturato e in s chiuso: il Khler avanz
lipotesi che tutto il settore ottico, dalla retina fino alla zona cerebrale visiva, non
costituisca che un unico e medesimo processo. Quando uno stimolo viene a cadere su
duna determinata regione della retina, sorgono delle forze elettro-motive che sviluppano
delle oscillazioni elettriche fra la regione eccitata e quelle circostanti, come viceversa,
fino alla zona visiva corticale. Il substrato fisico-fisiologico della forma fenomenale
quella condizione del campo che si viene a stabilire in seguito alla introduzione della
differenza di potenziale causata dallo stimolo. Ma che vantaggio cava il problema da
costruzioni di questo genere? Dire che il correlato fisico-fisiologico della configurazione
percettiva non sia lattivit di una somma di singoli neuroni, ma di un Gebiet neuroniconucleare non porta alcuna nuova idea nel campo psicofisiologico.
Per il Becher tutto questo prescindendo dal fatto che ci insostenibile sia dal punto di
vista fisico come fisiologico nulla dice intorno alla natura del processo psicologico.
Proiettiamo su di uno sfondo nero delle linee che formino una data figura, p. es. un
triangolo. Ora questo nostro triangolo oscuro, delimitato dalle righe bianche, non
certamente una forma fisica nel senso voluto dal Khler. Nel caso di una struttura di
conduzione (elettrica) ciascun momento, ciascun quanto parziale di elettricit che
opera su di un altro: i momen|ti invece del nostro triangolo oscuro, cio le linee o i
punti e le linee sullo sfondo oscuro non operano non ne abbiamo alcun indizio luno
sullaltro. Io posso con opportuni spostamenti o eliminazione di luce fare scomparire od
aggiungere alcune parti del campo oscuro, senza che avvenga cambiamento alcuno nelle
altre regioni del campo, mentre una riduzione od aggiunta di elettricit su di un
conduttore altera simultaneamente tutti i momenti del sistema. Il nostro triangolo
oscuro una forma fisica che non ha alcuna (notevole) connessione causale nel suo
interno, una Gestalt non causalmente coerente, se cos vogliamo esprimerci. Un
triangolo tracciato con il gesso su di una tavola nera parimenti una Gestalt fisica non
causalmente coerente (in modo notevole); la struttura propria di un conduttore al
contrario una Gestalt fisica che ha una rigorosa coerenza causale in tutti i suoi
momenti75.
Similmente il Piron, facendo eco al Becher, osservava che en ce qui concerne
loriginalit propre de la Gestalt elle-mme dans sa structure physico-mathmatique, je la
crois en desaccord avec les faits e concludeva: Je ne crois pas de tout que limage du
rectangule corresponde dans lorganisme quelque mistrieuse figure dquilibre

physique76. I fatti di coerenza, di frequenza, e simili, sono propr del campo


psicologico e non hanno riscontro altrove. Non pi chiaro quali forme fisiche
corrispondano alla dualit e al comportamento di figura e sfondo, alle illusioni otticogeometriche, ai fatti di completamento e alla pseudo-fovea degli emianoptici. N si
comprende quale senso plausibile possa avere questa teoria fisica, semplice e lineare, con
lenorme complessit e variet di disturbi che presenta la patologia della percezione. Il
prin|cipio delle forme fisiche non spiega neppure una delle differenze qualitative e
tanto meno pu dar ragione dei gradi di organizzazione nei contenuti desperienza.
Potrebbe certamente darsi anzi pare verisimile che per alcuni comportamenti
percettivi non siano estranei i fattori fisiologici: lalternarsi di figure e sfondo nei
complessi ambigui non avviene come si vuole, ma si verifica solo ad un dato momento
che suppone certamente un particolare adattamento del sistema psico-fisico o psiconeurale77. Altrettanto si dica di quelle illusioni (p. es. di Mller-Lyer) che persistono
anche quando il soggetto ne perfettamente informato. Ma anche qui lo stesso termine
adattamento derivato dal campo psicologico ed quindi una pura analogia, sulla cui
portata, quando esso sia applicato al sistema psico-neurale, siamo ancora e
probabilmente resteremo sempre completamente alloscuro.
Il problema centrale, osserva il Petermann, di una conservazione della struttura retinale
anche nelle sezioni trasversali superiori (del cervello) ed una conservazione dellordine
puntuale della retina da questa fino alla sfera fenomenale (della realt), non stato dal
Khler risolto, e con i suoi princpi non neppure risolubile78.
Il Sgal recentemente introduceva, dal punto di vista strettamente fisiologico, la nozione
di campo di forze polisi|naptiche, la quale nellapplicazione immediata ai problemi
delle forme semplici, delle illusioni ottico-geometriche e della visione stroboscopica
avrebbe dato dei risultati dinterpretazione assai simili a quelli prospettati dal Khler, cos
da poterla considerare come lequivalente della Stromfdentheorie79.
Quanti invece hanno esaminato i fenomeni di percezione inadeguata, nellambito
puramente psicologico, hanno constatato che i fenomeni frequenti di deformazione e di
inadeguatezza intervengono per accentuare i tratti caratteristici, cio pi significativi di
un tutto. Le distorsioni sorgono in quanto si cerca di avere migliore fusione delle
parti onde sia possibile una percezione immediata del tutto. Senza le deformazioni
apparenti delle parti, osservava il Gatti, non sarebbe possibile percepirle immediatamente
nelle loro reciproche posizioni spaziali80. E la Scuola del Gemelli vede nel
comportamento illusorio una conferma della propria concezione, secondo la quale
lapprensione della forma subordinata al significato: in quanto la percezione ha la
finalit intrinseca di essere conoscenza dei complessi e delle loro caratteristiche, che si ha
laccentuazione di alcune caratteristiche dei rapporti spaziali sovraestimazione di
grandezza lineare, di ampiezza di angoli, ecc. essendo questo il mezzo pi semplice per
arrivare a quel fine (Legge del minimo mezzo)81.
Si deve ritenere, allora, che i processi fisiologici risultano da connessioni estrinseche
(Und-Verbindungen), oppure che sono in s strutturati?
La questione, come si detto, allo stato odierno delle ricerche, insolubile. Anche per,
se si vuol congetturare, come fa il Becher, a favore dellipotesi che alle forme psichiche
di cui sperimentiamo una coerenza unitaria, corrispondono nel cervello delle forme
fisiche dotate parimenti di essenza causale unitaria e non pure forme fisiche causalmente
slegate, rimarr| sempre il mistero intorno al rapporto esatto in cui stanno

naturalisticamente i due sistemi82.


V poi tutta la ricca categoria di contenuti apprensivi e le forme di condotta che sono
intrinsecamente irriducibili immediatamente ed essenzialmente sintende a fattori
sensoriali, i fenomeni superiori del pensiero e dellazione umana deliberata. Dalle sue
forme pi umili fino alle mete pi eccelse del genio, della santit o delleroismo sono i
valori della vita e dello spirito che battono il ritmo, non le forme fisiche di circuiti
elettrici chiusi o aperti. Il ricorrere in questi casi al principio delle forme fisiche non
solo indizio di leggerezza e di partigianeria per il materialismo pi piatto, ma rivela
unincomprensione incorreggibile delloggetto in questione. Con il principio
dellisomorfismo, la Gestalttheorie si posta ad un livello inferiore rispetto alla stessa
teoria che voleva confutare, poich lassociazione era sempre, soprattutto
nellAssociazione classica (Hume), un principio psicologico83.
Lattitudine pi onesta dunque, anche se poco confacente alla nostra ambizione, di
riconoscere con il Becher che finora| non abbiamo a disposizione alcuna ipotesi fisicofisiologica, la quale possa spiegare la sintesi creativa che sta a fondamento della Gestalt.
Una sintesi di tal genere non rappresenta che uno dei gradi che conducono dal campo
oscuro delle intuizioni elementari alla organizzazione della coscienza. Il pi non si spiega
con il meno. Si pu convenire con il De Sanctis, osservava il Froebes84, che per merito
del formismo contemporaneo il processo percettivo ormai magnificamente analizzato;
ma si deve anche constatare che i fautori di questa corrente non sono riusciti a trovare,
come pretendevano, a partire dalla fisica, nessuna ipotesi fisiologica che possa dare
ragione del processo.
Riassumendo: allo stato attuale della controversia lassunzione dellIso-morfismo
psiconeurale esigerebbe:
a) Una conoscenza certa e completa delle propriet dellesperienza fenomenale, mentre
attualmente siamo appena agli iniz.
b) Una conoscenza propria e adeguata delle propriet del soggiacente sistema nervoso:
qui ancora non si pu dire di sapere alcunch di certo.
c) La dimostrazione che le propriet dei due sistemi stanno in un rapporto di somiglianza:
su questo finora ci manca ogni punto di riferimento e nulla di certo si pu dire.
d) Una teoria plausibile la quale spieghi come i due sistemi siano di fatto
intercomunicanti, se con termini comuni od in altro modo, che il problema dellunione
fra anima e corpo. Ed il Boring vede la radice del disagio che travaglia lIsomorfismo
gestaltista in un dualismo cartesiano di anima e corpo, che stato la ragione di tutte le
aberrazioni, prima nella filosofia, e poi nella psicologia con la teoria del Fechner: bisogna
porre il problema al di l di Cartesio se si vuol risolverlo85.|
*

Concludiamo, avvicinando il problema nel suo nucleo essenziale, per la


incommensurabilit fra i fenomeni fisiologici ed i contenuti fenomenali. Per questo si ha,
come osserva il P. Lindworsky, che la forma (Konfiguration) pu sorgere anche senza
un processo psico-fisico strutturato, il quale, daltronde, non pu contribuire alcunch alla
sua spiegazione86. Ci diventa immediatamente evidente se, com necessario, si lascia
cadere lassunzione o ipotesi di una proiezione esatta della retina sulla corteccia. Se la
foglia di una quercia proiettata sulla retina, ma la eccitazione psicofisica ha la

distribuzione di una foglia di castagna: come pu la disposizione psicofisica, ordinata


rispetto ad una foglia di castagna, spiegare che io vedo una foglia di quercia? Ma se noi
trascuriamo il tipo di modello nel senso di una somiglianza geometrica, e lo pensiamo di
natura dinamica, come vuole la Gestalttheorie sostituendosi alla Projektionstheorie, noi
abbiamo in luogo di una spiegazione soltanto una nuova ipotesi non dimostrata, e cio
che la percezione di una foglia di quercia corrisponde al modello di un processo
psicofisico x.
I modelli di un processo psico-fisico non formano la condizione necessaria di una
Konfiguration anche se rimane possibile. Come tali, cosa essi possono compiere? Prima
di ogni esperienza, essi possono rafforzare le eccitazioni che emergono dagli stimoli
periferici nel modo di una risonanza. Essi possono ancora, secondo lo stesso principio,
causare certe eccitazioni interne alle quali non corrisponde alcun stimolo esterno. Una
funzione trasversale, nel senso che per Wertheimer ha questo termine, resta sempre
possibile, ma essa pu sviluppare i processi psico-fisici soltanto in una maniera non
essenziale. Dopo la esperienza, concepibile che si formino sulla corteccia dei valori
spaziali come sulla retina. In questo caso uno spostamento del processo psico-fisico, in
conseguenza della risonanza, attrazione etc., potrebbe condizionare uno spostamento|
della Konfiguration. Per tale ragione, p. e., la circonferenza chiara di una figura
eptagonale irregolare pu apparire come un circolo, ed alcune illusioni geometriche
possono essere spiegate a questo modo.
Questo quanto la teoria della risonanza pu ammettere intorno allipotesi delle forme
fisiche, in quanto questa pretende di esplicare la Gestalt come Konfiguration, cio come
struttura esteriore. Quando poi si pensa che la teoria della risonanza, qui invocata nel
campo psico-fisico, non che una estensione per analogia dal campo fenomenale
acustico, si ha che la sua applicazione dal campo fisiologico a quello psicologico dipende
poco meno che da unanalogia ormai di secondo grado. Non c molto da lusingarsi
perci intorno alla chiarezza dei concetti.
Il problema poi si complica maggiormente quando si fa presente che la percezione, nel
funzionamento di una coscienza normale, non gravita attorno alla figura spaziale, ma
attorno al nucleo intelligibile che il significato, il quale pu subordinare a s lo stesso
apparire della forma.
Cosa pu corrispondere allora nei processi psicofisici al significato?
Il Khler, punto sul vivo a questo proposito dal Rignano, ha voluto prendere posizione. In
tedesco, egli dice, c un doppio uso della parola Sinn. In un uso superficiale, essa sta
approssimativamente per significato, come pi o meno la intende il Rignano: figura
con senso in questo caso (sinnvolle Figur) indica una figura che per luso pratico ha
raggiunto un certo significato empirico. La Gestalttheorie non prende molto interesse a
questo significato.
Ma ve n un altro molto pi importante. Se io prendo visione della struttura di unintera
situazione e il mio comportamento raggiunge una soluzione che risulta conforme alla
propriet intrinseca di quella situazione considerata come un tutto, allora la mia condotta
ha un senso (sinnvoll). Si danno pertanto dei casi evidenti di organizzazione attiva
(Gestaltung), nei quali il processo totale determinato dalle propriet intrinseche della
situazione considerata come un tutto, per cui| la condotta con significato pu esser
considerata come un caso di organizzazione attiva (Gestaltung). Questa caratteristica si
applica anche a certe percezioni. Il Rignano confonde i due sensi e giudica del secondo

fondandosi sulle propriet del primo87.


La giustificazione, se non manca di ogni ragion dessere, non sar giudicata sufficiente
per giustificare tutto quel bagaglio dottrinale che si nasconde dietro al principio
dellIsomorfismo.
Circa il quale dobbiamo avvertire per dovere di giustizia forse i critici hanno
eccessivamente drammatizzato, esagerandone la portata sistematica. Non diciamo che i
Gestaltisti, e primo fra essi il Khler, non abbiano a volte con le frasi pi esplicite
autorizzato simili interpretazioni: sta il fatto per che non mancano neppure altre frasi,
non meno esplicite, le quali hanno un senso meno reciso.
Il Wertheimer, giova ripeterlo, consider la indicazione delle correnti trasversali di
raccordo come ipotesi da contrapporre al principio della costanza e non and pi oltre
dellaffermazione di una corrispondenza in generale fra le situazioni nervose cerebrali ed
i contenuti psichici.
Il Khler stesso nella sua ultima opera, come ho riportato nellesposizione analitica (cfr.
pag. 328), ha riconosciuto che il principio delle forme fisiche non va considerato n
come un fatto, n come una teoria, ma puramente come una ipotesi di lavoro, che
attualmente si presenta assai utile, e che le future indagini potranno tanto confermare
come rigettare.
Il Koffka, infine, dichiarava contro Benussi che laspetto essenziale della teoria del
Wertheimer non data per niente dallanalogia del corto circuito fisico-fisiologico, ma
da un| incentramento (Umzentrierung) di tutto il problema della percezione rispetto alla
psicologia classica. Chi non volesse interessarsi agli aspetti fisiologici della teoria, la pu
lasciar da parte, perch anche senza di essa rimane ancor possibile lo stabilire una
relazione funzionale fra lo stimolo e lesperienza (Koffka, K., A, 378).
Se le cose stessero veramente a questo modo, verrebbe la tentazione di sospettare che i
Gestaltisti con questa dottrina non hanno voluto significare altro che il fatto di una
dipendenza reale fra i contenuti fenomenali ed i processi fisiologici che innegabilmente
avvengono entro il sistema nervoso88. Una posizione di questo genere non sarebbe molto
distante da quella aristotelica che ritiene, anche nelluomo, esservi una unione essenziale
fra anima e corpo e, per conseguenza, anche una dipendenza necessaria nelloperare,
come avr pi volte occasione di ricordare; solo sorprende che intorno al principio delle
forme fisiche si sia fatto tanto rumore. Molto rumore per nulla?. Nessuno, pi dei
Gestaltisti stessi, in grado di dissipare i ser dubb che la critica ha messi sul tappeto.|
Note al settimo capitolo
1 Grimm, J. und W., Deutsches Wrterbuch, col. 4178 e segg. - Intorno al proteiforme
uso di G. nella psicologia moderna, v. la collezione di testi fatta da R. Eisler, t. I, 552555.
2 Lo studio complessivo pi esauriente dei precedenti della G. th. quello di F.
Weinhandl, Die Gestaltanalyse, Erfurt, 1927, Il Buch: Historisch-systematische
Grundlegung, p. 68 ss. (Platone, Aristotele, J. Bhme, Kant, Goethe; G. Th. Fechner...).
W. Ehrenstein, B., 15 ss. insiste specialmente sulla teoria della monade di Leibniz.
3 Il Weizscker riconosce che il Filosofo per via della distinzione fra materia e
forma ha influenzato il pensiero scientifico fino ad oggi. Ci sarebbe solo da osservare
che il rapporto fra materia e forma nella moderna concezione della natura espresso in
modo inverso a quanto diceva Aristotele, per il quale la materia ci che in potenza, la

forma reale. La decisione della questione da lasciare, secondo il W., alle indagini future
sulle condizioni fisiologiche cerebrali, quando si potr decidere se laspetto fisiologico
che ha il primato sopra quello anatomico (Weizscker, V., 172, n. 29). Il vero punto di
vista aristotelico , a mio parere, propriamente un altro: cio non quello di avere, come
dice il W., eine Physiologie ohne Anatomie, ma di concepire lorgano per la funzione,
la struttura corporea per quella funzionale e la materia per la forma. Poich la materia e
quanto ad essa fa capo non il puro possibile, ma il principio reale potenziale in cui si
attua la forma: coesiste quindi con essa.
4 Invece laccostamento della Gth. allatomismo greco si legge in Bruno Petermann (A,
264). Il Bhler invece, secondo quanto dice lo stesso Petermann, avrebbe trovato nella
Gth. uneco di Spinoza. La molteplicit degli accostamenti di per s un segno che la
teoria criticata non coincide propriamente con alcun sistema precedente: a me pare che la
sua originalit sia fuori dubbio.
5 P. Shorey, What Plato said, II rist., Chicago, III, 1934, p. 582, ricorda Teeteto 205 C.;
Parm. 145 a-e; 153 d; 157 d. - Cfr. per uno studio complessivo dei precedenti di forma
e totalit nel pensiero antico, medievale e moderno: M. Wundt, Ganzheit und Form in
der Geschichte der Philosophie, in Ganzheit und Form, hrsg. von F. Krueger, Berlin,
1932, p. 9 ss.
6 Categ., 6, 10 a. Ha fatto utili rilievi, in questo senso, circa le differenze fra la forma
aristotelica e quella della nuova biologia e psicologia, E. S. Russel (cfr. spec. 16).
7 La forma in Aristotele, come ha rilevato anche il Brunswik, non solo Gestalt, ma
anche nozione ed essenza che contiene in s rationale Ordnung, Telos und formende
Gestaltungskraft e per questo ad un tempo evne,rgeia ed evntele,ceia (cfr.: Brunswik,
E., Prinzipienfragen der Gestalttheorie, 83). Lo stesso pensa il Wheeler: Aristotles form
was disembodiable: Gestalt form is not. Aristotles form and matter were not
interchangeable: Gestalt form and content are interchangeable. E per S. Tommaso, che
segue il Filosofo: ... form was meaning: it was not a dynamic space-time configuration
(Wheeler R. H., A, 223).
8 Cfr. M. Heidegger, Zur Seinsfrage, Frankfurt a. Main, 1956, p. 16 ss.
9 Ha difeso di recente la concezione del Wundt un suo discepolo fedele, Federico Kiesow
(cfr.: Il principio della sintesi creatrice di G. Wundt e la teoria della forma, 61-80).
Malgrado il tono franco e lindiscussa competenza dellA., questarticolo non d
limpressione di cogliere il significato dellinnovazione gestaltista che resta originale
anche con il cadere del principio delle forme fisiche.
10 Ward F., 142; a pag. 143 si dice: The pure sensation we may regard as a
psychological Myth; and the simple image, or such sensation revived, seems equally
mythical....
11 Stout G. F., t. 1, 65; tutto il cap. III dedicato allesame del problema di von
Ehrenfels. Si ispira al volontarismo percettivo di questa scuola anche Burloud, Principes
dune psychologie des tendances, 1936, di cui si dir nel II vol.
12 Apart from the perpetual germination of one conation out of another, the
characteristic features of the mental life of human being would inexplicable (Stout, G.
F., t. I, 72; a pag. 114 difende contro Herbart che la Apperception is conation process e
prima a pag. 102: all mental process as such is conation and that the more complex and
systematic it is, the more it asserts, itself as independent conation; pi franco ancora a
pag. 103: the cognitive synthesis is merely the way in which active tendencies define

and differentiate themselves). Lo St. in questa teoria si rif a Spinoza secondo il quale
le idee sono i modi specifici del conato primario che costituisce il nostro essere (103
n.).
13 Mc Dougall W., B. ch. VIII, 221 e segg. I Gestaltisti approvano espressamente le idee
maestre del Mc. Dougall, ma pensano che esigano di essere integrate con la concezione
della Gestalt dinamica (Cfr.: Koffka K., D, 403 e segg.).
14 Calkins, M. W., 147-159. Lo J. polemizza vivacemente nei suoi Principles of
Psychology contro la pretesa che la sensazione sia il fatto fondamentale della vita
psichica: la sensazione cos intesa is as mythical entity as the jack of spades (t. I, 236).
Il concetto di Wholeness ha avuto in America un convinto difensore in J. M. Baldwin,
il quale a differenza dello James si collega espressamente alla Scuola di Graz (v.:
Baldwin, J. M., trad. fr. XI-XII).
15 Il De Sarlo tratta a lungo della percezione della totalit ed abbraccia espressamente
il principio che la unit nella molteplicit tanto immediata quanto quella dei dati
semplici. Quel qualcosa di pi che nella percezione bisogna aggiungere alla somma delle
parti originariamente lunit della coscienza ed il riferimento dei fatti psichici allIo
(cfr.: A, 110-11). In seguito il De S. si venuto sempre pi accostando alla filosofia
aristotelica nella misura e nella forma chegli pot assimilare dalle opere psicologiche del
Brentano: a questo modo egli rigett come fittizia e insussistente la posizione kantiana
intorno alla possibilit dellesperienza, ispirandosi al principio della intenzionalit (B,
I, 84-85). stato messo bene in vista il contributo del De S., il quale certamente dipende
qui dai tedeschi, in una monografia di G. Ponzano, Lopera filosofica di F. De Sarlo,
1940, spec. capp. II-III e VIII.
16 Khler W., G, 23. Anche il Sander della scuola di Lipsia, osservava allindirizzo di
queste prime tendenze sintetiche: Alle diese Theorienbildungen haben das gemeinsam,
dass in ihnen die Lehre von dem Primat der Elemente grundstzlich unangetastet bleibt.
Se la dottrina del primato degli elementi, con tutti i suoi presupposti oggi stata abbattuta
e sostituita con quella del primato genetico della totalit, ci tutto merito dei nuovi
metodi di ricerca e non di quelle teorie (Sander, Fried, A, 25).
17 Il pericolo pubblico n. 1 sarebbe lAssociazionismo (Cfr.: Spearman, C., B, t. I,
446).
18 Ich verstehe unter beschreibender Psychologie die Darstellung der in jedem
entwickelten menschlichen Seelenleben gleichfrmig auftretenden Bestandteile und
Zusammenhnge, wie sie in einem einzigen Zusammenhang verbunden sind, der nicht
hinzugedacht oder erschlossen, sondern erlebt ist (B, 152). (Cfr. la prefazione
dellEditore G. Misch al t. V delle Opere da pag. LXIX a LXXIV).
19 Der psychische Lebensprozess ist ursprnglich und berall von seinen elementarsten
bis zu seinen hchsten Formen eine Einheit. Das Seelenleben wchst nicht aus Teilen
zusammen; es bildet sich nicht aus Elementen; es ist nicht ein Kompositum, nicht ein
Ergebnis zusammenwirkender Empfindungsatome oder Gefhlsatome: es ist ursprnglich
und immer eine bergreifende Einheit. Aus dieser Einheit haben sich seelische
Funktionen differenziert, verbleiben aber dabei an ihren Zusammenhang gebunden (B,
211).
20 Si riattaccano al Dilthey le concezioni di Jaspers, di Spranger e di Th. Erismann;
questultimo nellopera: Die Eigenart des Geistigen, 1924, ha dato una teoria del
processo psichico assai penetrante e che mi pare assai favorevole al realismo (cfr. spec.

52-56, 65, 79, 93, 104). Sul significato del tutto (tipo) come nucleo di sviluppo e di
comprensione nella vita dello spirito, v. E. Spranger, Lebensformen, III Aufl. Halle u. S.
1930, p. 390 ss. Cfr. anche: Die Ganzheit in Philosophie und Wissenschaft, hrsg. v. W.
Heinrich, O. Spann zum 70. Geburtstag, Wien, 1950.
21 In questo senso la Ganzheitspsychologie sostiene che il tutto ed in particolare anche la
forma articolata siano rintracciabili soltanto nella sfera psichica, vale a dire nellessere
cosciente, e quindi rivendica una psicologia come scienza dello spirito
(Geistwissenschaft) che sta quindi agli antipodi del principio dellisomorfismo della
Gestalttheorie.
22 Die genetische Ganzheitspsychologie lehrt, dass sich seelische Entwicklung
heraufbewegt aus gefhlsartigen Primitivganzen, herauf aus ebensowohl innendiffusen
wie aussendiffusen Erlebensganzen von ursprnglich sogar bewusstseinserfllender
Breite (H. Volkelt, 167).
23 Die Gefhle qualitativ und funktional zu dem Komplexqualitten zu rechnen sind,
als die spezifische Gesamtfrbung jeweils des Erlebnis-Ganzen, als die Art und Weise,
wie die Ganzheitlichkeit des psychischen Geschehens am unmittelbarsten und
ursprnglich zum Bewusstsein kommt (F. Krueger, E, 26).
24 In dem Begriff Struktur rispondeva un valente discepolo di Krger, il Sander, al
Khler nel Congresso di Bonn als dem Insgesamt psycho-physischer Angelegtheiten
des erlebenden Subjektes auch physiologischen Strukturen mitgedacht sind. Inwieweit
allerdings von einer physiologischen Fundierung erlebte Gestaltphnomene die Rede
sein kann, diese Frage lasse ich zunchst noch offen (Fried Sander, A, Diskussion, 88;
cfr.: Id., B, al Congresso di Groningen, 188).
25 Struktur bedeutet gegliederte und in sich geschlossene Ganzheit von Seiendem. Das
ist mehr als Ganzheitlichkeit und Gegliedertheit des Erlebens, des Verhaltens, des
Sichussern berhaupt (F. Krueger, B, 13; cfr. Sander, Fr., A, 52).
26 Unter Struktur verstehen wir ein gegliedertes und in sich relativ geschlossenes
dispositionelles Ganzes; und bei Teilstrukturen haben wir zugleich den dispositionellen
Zusammenhang mit dem psychophysischen Gesamtgefge... (F. Krueger, B, 16).
Similmente W. Stern ha posto la nozione di Totalit e di struttura a fondamento della sua
psicologia della persona. Secondo lo St.: Ganzheit ist nicht starre Einfachheit, aber auch
nicht blosse bunte Vielfalt, sondern die das Viele in sich schliessende Einheit..., ist die
Vieleinheit (unitas multiplex); per struttura sintende: das formale Verhltnis des
Ganzen zu seinem Momenten per cui i singoli momenti prendono il significato dalla
relazione che hanno al Tutto (cfr.: A, 156).
27 Polit. I, 2, 1253 a 19-20.
28 A. Welleck, Ganzheitspsychologie und Strukturpsychologie, Bern, 1955, p. 14. - Al
concetto di struttura lA. accosta le recenti categorie della filosofia esistenziale (cf. p.
18 ss.) e svolge un acuto confronto sui problemi. La lacuna principale della teoria della
Gestalt da vedere nella sua univocit e nellavere perci trascurato lesperienza affettiva
che sta a fondamento della Gestalt stessa (le Vorgestalten) nella sua fase prelogica (Cf. p.
62 s.).
29 Cf. esposizione complessiva in O. Klemm, Wege zur Ganzheitspsychologie, Neue
Psychol. Studien, XII, 1 2 a cura di A. Welleck, Mnchen, 1954.
30 Binswanger, Grundformen und Erkenntnis menschlichen Daseins, Zrich, 1943, spec.
p. 611 ss.

31 Cf., oltre lop. cit., lart. Die Bedeutung der Daseinsanalytik M. Heideggers fr das
Selbst-verstndnis der Psychiatrie, in M. Heideggers Einfluss auf die Wissenschaften,
Bern, 1949, p. 58 ss. Sulla tematica di Heidegger, v. ora: C. Fabro, Dallessere
allesistente, Brescia, 1957, p. 337 ss.
32 H. Volkelt, 167-168. Nella Scuola di Lipsia i problemi del pensiero e le illusioni
percettive (parallelogramma di Sander) furono oggetto di accurate ricerche da parte di G.
Ipsen.
33 Koffka, K., D. ch. II, Behaviour and its field, 28.
34 Il Revesz intende per forma die anschauliche Einheit von rumlich gegliederten
Gegeben-heiten, per struttura die Ordnung und Gliederung der Bestandteile eines
Gegenstandes... im Rahmen des rumlich tektonischen Aufbaues des Ganzen: quella ha
carattere sintetico, questa analitico, luna appartiene alla vita vissuta, laltra nella sua
essenza alla sfera intellettuale (Revesz G., B, 141, 154). Il R. trova troppo vaga la
nozione di struttura avanzata dal Dilthey e dalla sua Scuola (cfr. Krueger, Spranger).
Per la distinzione fra forma e tutto, v.: Spearman C., A, 190; v. critica pi definitiva in: B,
t. I, 5, 429-436.
35 Ce qui nous interesse, osserva il Michotte, est de savoir quelles sont le choses qui
nous entourent et non pas si elles ont telle forme plutt que telle autre (A. Michotte, A,
168).
36 Spearman, C., B, t. I, 429. Anche per Helson: A single concept for all psychology is
both a strength and a weakness. While it is true that we are striving for unity there are still
many stubborn facts which refuse at present to be ordered within any set scheme
(Helson, H., 215).
37 Doct. Pierre Janet, A, ch. V, La thorie de la Forme.
38 Stern, W., B, 153 e segg.; cfr: anche della Scuola dello St., M. Scheerer, 140-142, il
quale scrive: Wenn nun die phnomenalen Gestalten als Teilkomplexe in die
personalistische Psychologie mit eingegangen sind, so ist doch kennzeichnend, da dem
Gestaltbegriff nicht in der Fassung der Gestalttheoretiker, sondern in einem anderen Sinn
der Ort angewiesen wird (141). Si parla perci di un Gestaltprinzip der Persnlichkeit
(Gruhle, H. W., Verstehen und Einfhlen, Berlin, 1953, p. 270).
39 W. Stern, B, 154; lo St. chiama tali presentazioni Ungestalt-Wahrnehmungen.
40 Helson e Fehrer hanno dimostrato lesistenza di sensazioni tattili di pura pressione,
prive di ogni percezione di figura. In generale, secondo lo Spearman, non frequente il
caso di trovare che la relazione, come la melodia, bench sia percepita immediatamente,
segua di fatto alla percezione dei suoni (cfr.: Froebes, J., Nachtrag al Band I, 37).
41 Qualche critico non ha risparmiato le parole forti. Much confusion in tutta questa
materia, secondo il Mc Dougall would be avoided if all philosophers were born blind or
were forbidden to refer to visual perception (Mc Dougall W., B, 226, n. 1). Qui
evidentemente si esagera: il problema della forma interessa tutti i sensi superiori, e le
qualit di forma furono riscontrate simultaneamente tanto per la vista, come per ludito
(Mach, von Ehrenfels); il tatto present pressoch tutti i fenomeni di forma (Benussi).
Del resto anche gli antichi riconoscevano il primato conoscitivo della vista (V.: Aristotele,
De Anima, III, 3, 429 a, 3).
42 Revesz, G., A, 20 e segg.
43 Linsufficienza del principio della Gestalt per linterpretazione dei fenomeni della
costanza stata energicamente affermata dallo stesso Brunswik, favorevole del resto al

nuovo corso della psicologia (Cfr.: Remarks on functionalism in perception, in: J. G.


Bruner, D. Krech, Perception and Personality, p. 57 s.).
44 Das Wesentliche ist, dass Teile eines Ganzen nicht spontan, sondern
mitzusammenfassenden Ttigkeiten zu einer Einheit verbunden werden (Revesz G., A,
28).
45 Die fundamentale Bedeutung der Tastwahrnehmungen fr die Gestalttheorie liegt
also darin, dass sich hier an zahllosen Fllen demonstrieren lsst, und bei der Gestaltung
unsere zusammenfassende Aktivitt beteiligt ist. Ohne diese Aktivitt, bleibt die
Gestaltung aus. (Revesz, G., A, 29).
46 Piaget, J., La naissance de lIntelligence 1936, e La construction du rel chez
lenfant, 1938; sono indicati con A e B.
47 Piaget J., A, 393.
48 Bulbrook, E. M., An experimental inquiry into the existence and nature of insight,
apud: Claparde, E., B, 56-60.
49 Michotte, A., 170. Le esperienze del Gottschaldt, riferite di sopra, nulla provano in
contrario secondo il Pillsbury, poich non necessario per vedere una figura di dover
vedere tutte le sue parti: ci che simpone per primo il significato pi evidente di una
figura (Pillsbury W., B, 483 e segg.; a pag. 497 si dice che the meaning, which is
dependent upon previous experience and organization pi sufficiente della Gestalt a
spiegare lunit dellesperienza). Contro il Koffka in particolare stato affermato
linflusso positivo dellesperienza per superare le forze dellorganizzazione e per
determinare anche un trasferimento positivo a nuove e pi complesse figure (Cfr.
Zavalloni, R., Percezione ed esperienza, in Antonianum XXXII [1958], p. 136).
50 Michotte, A., 171-172.
51 Il P. Gemelli ha dato unesposizione sintetica della propria interpretazione nellart.:
Con-tribution ltude de la perception, 1928, pag. 97 e segg.: v. anche: Introduzione
allo studio della percezione. Ricerche sperimentali e vedute generali, vol. IV.
Per unesposizione analitica dei contributi della Scuola di Milano alla soluzione del
problema della percezione, v.: Manoil A., La psychologie exprimentale en Italie, II.me
Partie, 84 e segg.
52 Da questa constatazione il P. Gemelli ha abbozzato la propria interpretazione del
problema.
53 Gemelli A., H, 41-42; cfr.: Galli A., A, 12.
54 Galli A., A, 26, 122.
55 Quando il Musatti condensa le leggi della strutturalit percettiva nella tendenza
generale alla omogeneit percettiva (D, 24, g, 164-169), mi pare che ricada nella legge
qui indicata.
56 Galli A., A, 75, 122; Cossetti G., 156. - Sulla base del medesimo principio ha svolto
una critica a fondo della Gth. anche R. Hamburger (p. 123, ss., cfr. p. 9).
57 Galli A., C, 3 e segg. Il Galli trov delle conclusioni simili con altre ricerche come
quelle circa lo scomparire graduale della figura a favore dello sfondo a seconda che
si diminuisce il grado dilluminazione (cfr. C, 1-29).
58 Galli A., - Zama A., 31 e segg.; riassunto 31-33 e 72-75.
59 Seifert F., 55-145. Il Korte nelle sue note ricerche sulla percezione della forma nella
visione indiretta aveva concluso che prima si percepisce la forma in generale e solo
successivamente la forma viene analizzata sino a che venga clto il significato. Il Seifert

ha invece mostrato che si dnno in realt, oltre a soggetti che procedono secondo il
metodo sintetico-analitico come vuole il Korte, altri soggetti che procedono in senso
inverso partendo dallanalisi. Il Galli, che ha ripreso le esperienze del Korte, sta dalla
parte del Seifert, e questo latteggiamento della scuola di Milano (cfr.: Galli A., 27).
60 Sono venuti, per altre vie, alle medesime conclusioni della Scuola di Milano anche
altri Autori che si sono occupati dellargomento. Vedi Lindworsky, J., D, spec. 404 e
segg.; cos il citato: H. Werner, 249 e segg.; e W. Jablonski, 80.
61 In uno studio, dedicato allesercizio ed allapprendimento, il Gemelli poteva applicare
la sua teoria allazione umana come aveva fatto il Lewin, la Zeigarnik ed altri aderenti
alla Scuola del Lewin con il principio della Gestalt.
Anche il G. ammette che gli elementi sensoriali, percettivi, motor, cenestesici,
costituiscono nel corso dellazione manuale un tutto nel quale ciascuno di essi integrato,
coordinato e subordinato agli altri. Ma egli si allontana dalla dottrina della forma
perch, sulla base delle sue osservazioni, lorganizzazione motrice che il fondamento
dellabilit manuale, il frutto dellattivit sintetica della vita pratica come per gli oggetti
di percezione. I differenti dati sensoriali, percettivi e motor, grazie allattivit sintetica
del soggetto, sono fusi in una organizzazione che ha uno scopo. Vale a dire, come nella
percezione tutti i dati sensoriali sono coordinati e subordinati dal significato, parimenti
qui, nellapprendimento di unazione manuale, la consegna o compito (Aufgabe) domina
totalmente lorganizzazione dei movimenti elementari. Di pi, come nelle percezioni si
verificata lesi|stenza di una costruzione sintetica e di una costruzione analitica (v. le
ricerche del Seifert), possibile anche nellapprendimento dei movimenti coordinati che i
soggetti procedano sinteticamente, oppure che costruiscano analiticamente il tutto
manuale; o piuttosto che essi procedano a volte in un senso, a volte nellaltro secondo
linfluenza attuale della consegna o Aufgabe. Come nella percezione il significato
che subordina a s le parti, cos nellazione il fine da raggiungere, il compito da
eseguire che d al processo dellazione, come alle sue singole fasi, una struttura unitaria e
dinamicamente coerente: quella che fu detta la melodia di movimento dinamica
(Gemelli, A., G, 171 e segg.).
Una conferma sperimentale della concezione di Gemelli quella di G. Cossetti, La
funzione del significato nella percezione degli oggetti, Contributi del Labor, di
Psicologia, vol. X, 71-161; cfr. per le conclusioni, 153 e segg.
62 Il Bhler rivendic la propriet del principio delle forme fisiche che appare gi nella
sua monografia del 1913. - Uno studioso di problemi estetici traspose lipotesi di
Wertheimer dei legami fisico-fisiologici fra i singoli punti agli interi complessi percettivi
fra i quali si generano quindi le funzioni trasversali (Querfunktionen) di raccordo (Cfr.
Sterzinger, O., H., Grundlinien der Kunstpsychologie, Graz-Wien-Leipzig, 1939, Bd. II,
p. 42).
63 Becher E., A, 161 e segg.; a pag. 229 si conclude: Wir haben keine physiologische
Hypothese, die das Wesen der schpferischen Synthese, insbesondere der fundierten
Gestalt, zu erklren vermochte.
Un accenno esplicito o anticipazione dellIsomorfismo pu esser vista nella teoria delle
vibrazioni che si legge in Newton. Io suppongo, o postulo, egli dice, nella mia I Prop.
che le sensazioni nascono nello spirito in seguito ai movimenti eccitati nella sostanza
midollare del cervello. Io prendo, vero, alcuni argo|menti dalla fisiologia e dalla
patologia, ma solo per mostrare che si tratta di un postulato ragionevole quando sia inteso

in un senso generale.... Nello Scolion alla Prop. V dice espressamente: Se noi possiamo
dimostrare con argomenti probabili che questi movimenti che noi chiamiamo vibrazioni,
accompagnano tutte le nostre sensazioni, le nostre idee, i nostri movimenti, e sono ad essi
proporzionali, noi potremo allora prendere queste vibrazioni per gli esponenti delle
sensazioni e delle idee e dei movimenti, o questi ultimi come gli esponenti delle
vibrazioni secondo che converr meglio alle nostre ricerche, qualunque sia limpossibilit
a scoprire in qual maniera le vibrazioni sono le cause o gli antecedenti connessi delle
sensazioni e delle idee immateriali (apud: Ferri, L., A, 38, 40, 41). probabile che la
teoria del Newton sia una risonanza della teoria galenico-scolastica degli spiriti animali
che si trova anche in Cartesio: certamente uno studio della psicologia scolastica dovrebbe
gettare molta luce su questo intricato problema che io devo limitarmi a toccare sotto
laspetto essenziale.
La teoria delle vibrazioni fu applicata in modo sistematico alla percezione dallHartley
(Associazionismo fisiologico) secondo il quale alla vibrazione semplice corrisponde la
sensazione semplice; alle vibrazioni associate le sensazioni composte, alla vibraziuncola
semplice, limmagine semplice; alle vibraziuncole associate le immagini (associate)
complesse... (cfr.: Ribot, Th., A, 53).
64 Lo confessa apertamente il Wundt che da ci fu spinto ad elaborare la teoria della
sintesi creativa. Quando mi accinsi per la prima volta, egli dice, allesame dei problemi
psicologici, io condividevo il pregiudizio generale che facilmente si radica nel fisiologo,
cio che la produzione delle percezioni sensibili sia esclusivamente opera delle propriet
fisiologiche dei nostri organi di senso. Furono anzitutto le funzioni del senso visivo
quelle che mi fecero comprendere quellatto di sintesi creatrice, che gradatamente mi fu
di guida alla intellezione psicologica dello sviluppo delle pi elevate funzioni della
fantasia e dellintelletto, per le quali lantica psicologia non mi forniva alcun ausilio
(Wundt W., Ueber d. psychischen Causalitt und d. psychophysische Parallelismus, 128).
Laccusa alla Gth. di materialismo comune fra i critici; cfr.: p. es., Hartshorne C., 156.
65 Recentemente il Gibson, ha difeso la Tesi o teoria psicofisica della percezione
contraria ad ogni ipotesi isomorfica sostenendo che, nellambito delle percezioni visive, il
contenuto proprio degli stimoli retinei del tutto sufficiente a spiegare i complessi
sensoriali: la nostra percezione funzione diretta dello stimolo, ma non
necessariamente una copia del medesimo (Gibson). (V. leccellente esposizione critica
di Hamlyn, D. W., p. 82 ss. Cfr. anche Allport, F. H., p. 147). - Per quanto riguarda le pi
recenti indagini nel campo della fisiologia dei sensi, uno specialista come lAdrian
propone un dualismo fra i fenomeni fisici e quelli psichici ed in conclusione sembra
suggerire un parallelismo fra i medesimi (Adrian E. D., The Physical Background of
Perception, Oxford, 1947, pp. 1 ss. e 93 ss.).
66 Circa la stessa teoria del neurone, oggi predominante, secondo la quale il tessuto
nervoso costituito da entit autonome e materialmente distinte, il Levi si chiede se lo
siano veramente e risponde dichiarando che il problema ancora aperto: il problema
che fu posto verso la fine del secolo scorso e che ancor oggi ben lontano dalla
soluzione. Il suo grande interesse evidente; finch noi non avremo una conoscenza
sicura del modo come le unit componenti il tessuto nervoso sono in connessione
vicendevole, ogni spiegazione a base istologica del dinamismo nervoso non potr mai
avere un fondamento sicuro, e saremo pure alloscuro sullessenza dei processi patologici
del tessuto nervoso (Levi, G., 764; segue la descrizione delle varie interpretazioni).

67 Cfr.: A. Hfler, t. I, 431 e segg.; 352-367; e 33, 460 e segg., nota 2, che riportava
ampi estratti da v. Kries: Ueber die materiellen Grundlagen der
Bewusstseinserscheinungen, 1901. Il von Kries osservava fin dallora che il principio
della fisiologia associazionista andava incontro, sul terreno dei fatti, a grosse difficolt.
68 De Sanctis S., t. I, 247.
69 Claparde ., A, 73-74.
70 Goldstein F., 328: eppure il G. accetta, come si visto, linterpretazione psicologica
della Gestalt. Unaccusa simile, condita dallhumor inglese, ha rivolta anche lo
Spearman: In general these Authors have derived their results from the subjective kind,
and they erroneusly applied them to the objective kind. In this fashion they have been led
far from the genuine science. In place of this they have only been able to substitute some
dynamical theorems which, besides being hypothetical in extreme degree, are so vague
that like the profecis of an astrologuer anything can be read out of them (Spearman,
C., B, t. I, 446). Un apprezzamento simile si legge anche in: B. Petermann, A, 102). Respinge ora energicamente lIsomorfismo anche il Lersch, daccordo con W. Stern: Die
Wahrnehmung [ist] kein einfaches Hinnehmen und automatenhaftes Abbilden der durch
die Reize vermittelten Empfindungen darstellt, sondern eine Eigenttigkeit des seelischen
Subjekts wesentlich mitenthlt (Ph. Lersch, Aufbau der Person6, Mnchen, 1954, p.
330).
71 Ruyer R., A, 490 n.
72 Ruyer R., B, 195-196.
73 Mc Dougall W., C, P. IV, 143; anche P. III (critica a Lewin), 62, 79 ove si osserva che
il meccanismo galileiano non stato meno infausto allo sviluppo della fisica ed
ripudiato dalla moderna microfisica. Voglio ricordare per che il Khler ha dichiarato che
la Gestalttheorie ha proprio opposto alla considerazione quantitativa galileiana una teoria
comprensiva ed abbracciante tutti gli aspetti qualitativi della realt (Cfr.: Khler W., E,
23-24).
74 Ladd G. T., cfr.: 592-593. - In questo senso: La forme est donc non pas une ralit
physique, mais un objet de perception, sans lequel dailleurs la science physique naurait
pas de sens, puisqu elle est construite propos de lui et pour le coordonner (MerleauPonty, M., A, 155).
75 Becher E., B, 13 cfr.: 32 e segg.
76 Piron H., A, 21, 22. Similmente per il Boring lIsomorfismo it is certainly not yet
proved...; e if it could be proved, the Isomorphism would probably be forgotten in the
presence of observed correlations: comunque la posizione attuale dellipotesi
puramente speculativa (Boring E. G., C, 580). - Anche i critici pi recenti insistono nel
dichiarare del tutto superflua e gratuita lipotesi delle forme fisiche (Cfr. Hamlyn, W.
D., p. 19, 49 ss.). LA. accusa la Gth. di aver inquinato lindagine psicologica con
preconcetti filosofici (Cfr. p. 73 s.).
77 G. E. Mller, che ha tentato per suo conto una teoria fisiologica, si ferma
prudentemente qui. Una volta che dato un contorno egli dice , esso ha in primo
luogo un influsso fisiologico in quanto conferisce alle eccitazioni che provengono dal
suo ambiente circostante (Umgebung), specialmente di fronte alle difficolt di una
condizione lontana quali sono date da eccitazioni ulteriori o da condizioni patologiche,
una particolare forza di penetrazione; ed in secondo luogo un influsso psicologico, cio
una particolare forza di attrazione per (provocare) lattenzione (...). Se osserviamo due

parti di una superficie luminosa, si ha in primo luogo una coerenza fisiologica in quanto
le eccitazioni che si corrispondono allinterno di certe parti del settore ottico si
appoggiano luna sullaltra nella loro ulteriore diffusione (...) ed in secondo luogo una
coerenza psicologica, cio una tendenza a mettere in atto unapprensione collettiva
(Mller G. E., B, 7, pag. 30; corsivo mio). Ma tutta la difficolt resta intorno alla
coerenza fisiologica che unespressione analogica fondata ancora sulla sola
coerenza psicologica che si tratta appunto di spiegare.
78 Petermann, B., A, 102.
79 Cfr.: Sgal J., 21-36: finora la dichiarazione ottimista del S. rimasta, fra gli
psicologi, una voce isolata.
80 Gatti A., A, 101.
81 Gatti A., A, 123.
82 Becher E., B, 20.
83 R. Ruyer, in una relazione discussa alla Socit franaise de Philosophie, accetta
dalla G.th., il concetto di campo di forze, ma critica la riduzione del campo di forze
psichico a quello fisico. Quanto la teoria del R. raggiunge dei risultati solidi nella parte
critica che contiene unesplicita professione di spiritualismo, altrettanto nella parte
positiva lascia perplessi. I punti essenziali si riducono ai seguenti. Vi sono due forme
fondamentali di realt, la fisica e la psichica. La realt psichica pu considerarsi svolgersi
in due piani: 1) in quanto si applica alla materia e ne cava nuove strutture, ed abbiamo il
piano vitale; 2) in quanto in questo piano vitale, le strutture nervose vengono ad essere
modulate dalla realt fisica, ed abbiamo lo psichico propriamente detto, cio quello
secondario delle rappresentazioni e dei pensieri. La percezione si spiega adunque in
quanto il campo psichico primario sale a diventare secondario. Si distingue cos una
doppia causalit: quella discendente dalla psiche che organizza la materia e sincarna
in essa, e quella ascendente delle strutture nervose che condizionano il conoscere. Il
campo della microfisica considerato da R. come intrinsecamente strutturato e perci
di natura psichica. Si sostituisce quindi in realt la dominanza psichica a quella fisica e
cos il Ruyer cade in un monismo opposto. Non senza ragione i critici hanno un po
esagerato le tinte nel vedere in questa teoria una nuova forma, per quanto sottile ed
elegante, di panpsichismo, anzi di idealismo. (Cfr.: Raymond Ruyer, Le psychologique et
le vital, Bull. Soc. Fr. de Phil. 36 [1939], pagg. 159-195: v. le critiche di Wahl, Hyppolite,
Parodi 182, segg.).
84 Froebes J., Nachtrag al I vol. del Lehrb. d. exp. Psych., 38. Cfr. De Sanctis, S., t.
I, 193.
85 Boring E. G., C, 582-583.
Eppure lo stesso Khler dichiara pi volte esser la G. theorie una reazione al dualismo
cartesiano a cui ascrive, giustamente a mio parere, la responsabilit di aver dato origine
alla teoria associazionistica (cfr.: E, 151; e v. anche 165 e segg.).
86 Lindworsky, Jo., B, 118.
87 Khler W., H, 197-199. A difesa del K., per quanto riguarda la parte filologica, si
legga per intero il testo del Goethe, accennato di sopra. Der deutsche hat fr den
complex des daseins eines wirklichen wesens das wort gestalt; er abstrahirt bei diesem
ausdruck von dem beweglichen; er nimmt an, dasz ein zusammengehriges festgestellt,
abgeschlossen und in seinen charakter fixiert sei Goethe, 58, 7 (apud: Grimm, J. und W.,
vol. IV, 2 [1897] col 4183, lortografia dei Grimm, il corsivo mio). Vedi anche: Khler,

W., E, 122.
88 These theories osserva un critico molto moderato , however, are highly
speculative in their physiological assumptions and cannot be accepted literally.
Nevertheless they point to the generality basic to any theory of movement: Movement
must emerge from successive discrete stimulation by way of a rapid integration of two or
more spatially separate excitatory processes into a dynamic continuum. Only in this way
we can explain how movement can be seen when there is no moving stimulus. Before
discovering where and how this integration occurs physiologically we shall have to
answer many puzzling questions about the dynamics of perception (De Silva, H. R.,
273).
Rigetta decisamente lisomorfismo L. von Mises, Kleines Lehrbuch des Positivismus,
Hague 1939, 22, 5; p. 318-319. Sembra invece decisamente favorevole M. MerleauPonty, A. p. 49, 145 ss.; cfr. per gli spunti critici di p. 151 ss. A, p. 159, dopo aver
affermato che: Ce nest pas parce que le comportement est plus simple quil est
privilgi, cest au contraire parce quil est privilgi que nous le trouvons plus simple.
LA. aggiunge in nota losservazione del Goldstein (Der Aufbau des Organismus, Haag,
1934, p. 230): Aber das ist ja das Problem: warum ist etwas eine Gestalt?.

capitolo ottavo
LA POSIZIONE SPECULATIVA
DELLA GESTALTPSYCHOLOGIE
Sommario. Realismo e Gestalttheorie: accuse e difese (Kantismo e idealismo), le
accuse del Rignano e di O. Weber e le difese di Koffka e Khler; dichiarazioni del
Wertheimer. Trattamento gestaltista della causalit e del movimento: soluzione delle
aporie di Hume e di Zenone; monismo biologico della Gestaltpsychologie ed attualit del
vitalismo integrativo aristotelico. Il significato come contenuto empirico. Il
significato come contenuto intelligibile. Piani oggettuali e gradi funzionali: i problemi
della fenomenologia.
1. Realismo e gestalttheorie
Se nei suoi primi iniz la Gestalttheorie pretendeva di essere una teoria psicologica
soltanto, ed anche questa era limitata al campo specializzato della percezione, in seguito
abbracci tutte le manifestazioni psichiche del pensiero e della condotta, non solo, ma
con il principio delle forme fisiche invase anche il campo delle scienze naturali. Il
Koffka poteva perci presentare la Gestalt come una categoria, accanto alla sostanza e
alla causa, anzi la poneva prima di esse ed a loro fondamento1.|
Questa subdola venatura filosofica della teoria fu presto avvertita dai critici, ma i pareri
non sono troppo concordi nel qualificare esattamente il sistema ideale a cui essa faccia
ritorno. Qualcuno, insistendo sul principio dellIsomorfismo, la giudica senzaltro
unedizione pi aggiornata del materialismo e del parallelismo psicofisico, come si
detto poco fa; altri invece, colpito dalle insistenti pretese della teoria di dare una
interpretazione di tutta la realt che abbia valore universale, vede un ritorno, abilmente
combinato per truffare la cultura moderna al kantismo, o, senzaltro, al soggettivismo
idealista proprio dello spirito germanico.
Laccusa di Kantismo esplicita nel Rignano. In questo concepire, egli dice, che fanno
gli idealisti, la forma come qualche cosa di primario rispetto agli elementi,
indipendentemente da essi, e costituente quasi diremmo il recipiente psichico che li
accoglie, li organizza e li trasforma in percezioni, si sente leco lontana, anche se non
sempre confessata (ed anche se in contraddizione colla origine da essi stessi attribuita a
queste correnti nervose secondarie di raccordo), delle teorie kantiane, che la scienza
psicologica moderna ha ormai completamente rigettato (Rignano, E., 100-101)2.
Il Rignano non precisa maggiormente la sua accusa.
Laccusa dIdealismo stata fatta recentemente da Alden O. Weber, della scuola
strutturalista del Titchener. Secondo il W. la linea direttiva che guida il pensiero della
scuola gestaltista una concezione particolare intorno alle propriet dei| tutti, la quale
implica come conseguenza una particolare concezione circa la natura delle relazioni che
collima con quella dellidealismo assoluto.
I tutti, egli commenta, e se la Gestalttheorie vuole andare fino al fondo con
lidealismo in ultima analisi lunico tutto che costituisce il sistema totale della realt,
non sono mere collezioni di parti, ma sono organizzati in modo che le parti derivano
necessariamente la propria natura dalle relazioni nelle quali si vengono a trovare. Per

questo rigettato il metodo analitico, cio strutturalista (secondo il Titchener); le parti,


che tale analisi mette in luce, non possono costituire il tutto, e le parti non possono essere
conosciute in quanto esistono realmente entro (within) il tutto, poich latto dellanalisi
distrugge od altera notevolmente il modo di essere che le parti hanno nel tutto. Lunico
metodo legittimo della scienza quello dellanalisi funzionale cio gestaltista, nella quale
loggetto da investigare esaminato come un tutto integrale alterando le condizioni del
suo presentarsi originario, ed osservando i cangiamenti concomitanti che si verificano.
Questargomentare, commenta il Weber, avrebbe potuto esser preso di sana pianta dalle
pagine di Hegel, Bradley o Bosanquet, bench nelle loro esposizioni i rappresentanti della
Gestalt diano esteriormente molta importanza allindagine sperimentale.
Il dire infatti che i tutti sono organizzati, un modo molto ambiguo di esprimersi. Esso
verrebbe a significare, se accettiamo la teoria di Bradley intorno alle relazioni, che non
solo tutte le relazioni sono interne al tutto, ma che lidentit stessa dei termini, che
sono interessati nella relazione, relativa allidentit degli altri termini dellintero
contesto: non esiste identit assoluta. Non possiamo avere un singolo in s identico, A,
ma si potr aver solo un A che ci che lo fanno essere le relazioni che esso ha con B, C,
D..., da cui deriva per necessit logica. La Gestalttheorie perci accetta e fa suo il
principio dellinternalit assoluta delle relazioni, caratteristico della logica monista degli
Idealisti. Il Bradley, in particolare, dedicava i primi tre capitoli della sua opera
Appearance and| Reality esclusivamente a dimostrare in forma dialettica la tesi che tutte
le relazioni sono interne, nel senso che esse devono fare non fanno soltanto una
differenza nel contenuto qualitativo (assoluto) dei termini. E poich lidentit di ogni
aspetto relazionale condizionata e derivata dalle relazioni che essa ha con il tutto, ne
segue che per ognuna di esse lessere ci che implica la totalit dellesperienza,
abbracciata come un tutto unico e sistematico. Solo che la teoria bradleiana delle
relazioni, conclude il Weber, stata aspramente criticata come self-stultifying; del resto,
lo stesso Bradley ammetteva chessa porta difilata allo scetticismo (Weber O., 599-600).
Ultima venuta e di tutte la pi penetrante la critica di un allievo di Th. Erismann, diretta
a mettere in risalto linsufficienza speculativa della Gestalttheorie. Vi si nota che non
soltanto essa incappa nel naturalismo, nello psicologismo pi ingenuo, ma che sopprime
ogni distinzione di piani oggettuali. Il Behaviorismo assegnando alla fisica lo studio della
realt oggettiva ed alla psicologia quello delle modificazioni soggettive, aveva dei
concetti chiari anche se erano discutibili; Kant con la sua teoria del noumeno aveva reso
inaccessibile lessenza, ma ammetteva la oggettivit della sintesi esistenziale della
categoria con i contenuti fenomenali. La Gestalttheorie invece finisce di soggettivare la
fisica, volendo oggettivare la psicologia, e di perdere ogni possibilit di un oggetto che
non possa essere riconosciuto trascendente. Il reale secondo il principio
dellisomorfismo non dato n dal mondo fisico e neppure dai processi fisiologici, ma
lo stesso apparire come tale, in quanto il risultato terminale dei processi nervosi
cerebrali. Il reale una specie di prodotto terziario, il puro fenomenale, che pu
originarsi tanto da processi fisici combinatisi con quelli fisiologici, come da processi
fisiologici soltanto: la realt sidentifica con la coscienza ed il suo attuarsi. Lessere
fuori di me di un fenomeno oggettivo non che la fedele riproduzione del processo
nervoso soggiacente al processo fenomenale attualmente vissuto. Secondo questa acuta
disamina, lisomorfismo non un principio, ma la conseguenza di una decisa, quanto
errata posizione gnoseologica, quella di aver voluto assimilare in tutto| la psicologia alla

fisica: di non aver riconosciuto la propriet dello spirituale3.


* * *
Cosa pensano i Gestaltisti di queste accuse?
In via di principio essi negano che la propria teoria possa essere assimilata od avvicinata
ad alcuna delle scuole o forme di pensiero finora apparse: essa , al confronto di tutte,
assolutamente originale, ed sorta per rimediare alle manchevolezze che lautocritica
filosofica ha riscontrate in ciascuna.
In particolare laccusa dIdealismo avanzata dal Weber, non avrebbe dalla sua che una
vaga e sporadica dichiarazione del Koffka, il quale, opponendo fra loro il clima
intellettuale empirista della cultura americana con lintellettualismo del pensiero tedesco
contemporaneo per merito particolare dei discepoli di Dilthey, i difensori delle
Geisteswissenschaften affermava che la tradizione idealista della Germania
qualcosa di pi di un affare di scuole filosofiche; essa pervade la mentalit tedesca...
(Koffka, K., D, 18).
Il Khler invece parla molto diversamente. Contro la teoria mediatista secondo la quale il
mondo conosciuto, risalendo prima dallimmagine allo stimolo e poi dallo stimolo
alloggetto, la Gestalttheorie difende una conoscenza diretta ed immediata della realt
come oggettiva. Ma, si obietta egli stesso, se nella nostra teoria loggetto della percezione
p. es. una sedia dipende dallattuarsi di certi processi del mio organismo, non esso
un puro fenomeno soggettivo? Ci vero e non vero,| egli risponde: tutto dipende dal
senso che si d al termine oggettivo.
Tale termine pu indicare una parte determinata della mia esperienza che detta il
mondo, la quale, in opposizione allaltra parte delle esperienze personali, possiede una
propria grandezza, colori, durezza...: tali propriet appartengono al mondo preso in s ed
alla sedia in questo caso. La soggettivit invece che si vuol affermare riguarda la
dipendenza genetica, quella del divenire della sedia in quanto oggetto di conoscenza, dal
mio organismo: in questo senso la sedia non che il risultato finale dei processi organici
ed perci diversa dalla realt fisica fuori dellorganismo. Si pu ritenere perci che
molti pezzi della mia esperienza totale, bench dipendano da certi processi
dellorganismo, tuttavia godono in s di una oggettivit vera; mentre altri, che dipendono
pure da simili processi nel medesimo organismo, posseggono la propriet della
soggettivit. Lopposizione di soggettivo ed oggettivo del tutto indipendente dalla
soggettivit genetica che compete a tutta la esperienza immediata ordinaria4.
Non bisogna quindi equivocare sui termini oggettivo e soggettivo: per la
Gestalttheorie, come per il Realismo, una sedia un contenuto oggettivo, mentre uno
stato di coscienza soggettivo quanto al contenuto, bench convengano quanto alla
natura dei processi che condizionano lapparire della coscienza.
Ma se lorganizzazione fenomenale riposa sui processi, come pu avere valore oggettivo?
Lo pu avere appunto per questo, risponde il Khler5. Infatti fra le cose fisiche che ci
circondano ed i nostri occhi, le onde di luce sono lunico mezzo di commercio. Esse
certamente non portano allorganismo alcuna forma stabile; la strutturazione dei tutti
avviene la prima volta nel sistema nervoso. Ed il risultato di questo processo pu
informarci molto di pi sopra le propriet oggettive del mondo di quello che possono fare
i raggi di luce come tali. Cos lorganizzazione sensoriale in molti casi pu darci del|
circostante mondo fisico unimmagine pi vera di quello che fanno i raggi di luce, bench
questi portino la prima ambasciata dalle cose allorganismo, e la organizzazione

sensoriale si realizzi prima, pi intimamente e perci in certo modo pi a lungo, dalle


cose.
Le onde di luce di fatto non presentano praticamente organizzazione alcuna, e cos
nessuna connessione specifica, quale si trova fra le parti di un oggetto dal quale esse sono
riflesse. Le porzioni della superficie di una cosa fisica riflettono la quantit di luce
incidente ciascuna per s indipendentemente, e per questo processo due circoletti, p. es.,
della superficie di un pezzo di gesso non hanno a che fare fra loro pi di ciascuno di essi
con qualunque elemento di superficie che si trovi nellambiente delloggetto. Cos, per
via della riflessione della luce, non restano pi delle unit che esistono nel mondo fisico
esterno, come tali; esse vengono completamente disperse in una molteplicit
dirradiazioni, le quali tutte hanno ben poco da fare luna con laltra. Le propriet di
rifrazione del nostro occhio fanno certamente convergere quei raggi che vengono da un
punto del mondo esterno, sopra un punto della retina; anche le relazioni geometriche fra i
punti di una superficie vengono in notevole misura elaborate insieme dallimmagine
retinica. Ma tale eccitazione locale, che cos si realizza, nondimeno una faccenda a s,
ed i raggi che sono usciti dagli elementi di una superficie di un oggetto fisico, p. es., il
gesso, restano fra di loro praticamente cose indifferenti come rispetto ai raggi che
formano lambiente circostante (die Umgebung) delloggetto. Di conseguenza, nel
processo delleccitazione retinica non si d organizzazione alcuna, alcun tutto, alcun
gruppo, strutturazione alcuna...; gli elementi (fisiologici) del campo retinico eccitato sono
delle eccitazioni locali, fra di loro cos funzionalmente indipendenti come ciascuno di
essi da quelli che restano fuori del campo eccitato. Come un tutto strutturato, come una
unit, il pezzo di gesso si pu organizzare la prima volta dopo leffetto dello stimolo... In
realt sopra la retina si ha solo un mosaico di punti eccitati, indifferenti lun laltro, fin
quando non sia introdotta la organizzazione sensoriale nel processo fisiolo|gico; cosicch
la organizzazione del campo come un prodotto della dinamica sensoriale assai pi
importante delle singole propriet delle eccitazioni locali come tali6.
Il Khler precisa ancora. Ove lapparire di forme nella intuizione suppone la separazione
di un tutto, il trovarsi di tali forme dipende da condizioni simili nella costellazione dello
stimolo come la separazione e la organizzazione di un tutto. Vi sono cos ancora
determinate relazioni nella costellazione totale delleccitazione retinica, le quali sono
decisive per il sorgere delle forme intuitive. Ma nessuna considerazione astratta di tutte le
relazioni, che si trovano dal puro punto di vista oggettivo fra i molti stimoli locali, ci
permette di prevedere dove nel campo si vedranno le forme. Come nella separazione dei
tutti, vi sono relazioni completamente determinate rispetto allessenza ed altre
indifferenti. Da quali ci avvenga, noi possiamo finora congetturarlo, data la nostra
ignoranza della dinamica sensoriale che qui decisiva, soltanto dallosservazione delle
forme intuitive, che si presentano sotto certe condizioni nel campo visuale. Bench
provvisoria, questa via resta lunica che noi possiamo seguire, poich non si d ancora
alcun metodo di studiare i processi ottici nel loro aspetto fisiologico essenziale. Noi
dobbiamo cos conchiudere dalle propriet (percettive) del campo visivo quelle del
processo (fisiologico) ad esse soggiacenti.
Io sono ben lontano dal credere che la difesa del Khler possa bastare alla fondazione di
un realismo gnoseologico: il suo sforzo per ad opporsi al soggettivismo del tipo
berkeleyano mi pare sincero, anche se in sede speculativa pu apparire rozzo ed
empirico.

Mi pare perci che unaccusa cos vaga come quella del Weber non sia sufficiente per
operare una critica a fondo della nuova psicologia, che va giudicata dai princpi ispiratori,
non da qualche sconfinamento laterale.|
* * *
I Gestaltisti sono stati ancora pi sensibili a scagionarsi dallaccusa di kantismo, fino
dagli iniz della propria ricerca, la quale doveva appunto figurare come la reazione a tutte
le forme della psicologia tradizionale. La posizione impossibile, che questa accusava
sempre pi, non era infatti che la conseguenza logica dei dualismi kantiani di materia e
forma, di senso e intelletto: contro di essi, la Gestalttheorie considera tutti gli oggetti dal
punto di vista unitario della struttura.
Kant, dichiarava il Wertheimer, si mantenne fedele alla ipotesi (dominante al suo tempo)
del mosaico percettivo (bundle hypothesis); per lui, non diversamente da Hume, il mondo
dellesperienza in s un fascio di frammenti, ed i contenuti sensoriali sono ammassi
senza senso, che vengono organizzati dallesterno, cio dalle funzioni delle forme a priori
o categorie dellintelletto7.
Nellalternativa tradizionale fra lepigenismo assoluto delle categorie, difeso
dallEmpirismo, ed il preformismo, difeso dal Razionalismo kantiano pre- e postkantiano,
la Gestalttheorie ha scelto una via di mezzo, pi aderente ai fatti. Per essa assurdo il
parlare di categorie innate, se si intende per categoria il contenuto attualmente presente al
conoscere. Ci che pu essere detto innato la struttura intesa come principio attivo, che
porter ai processi totalizzanti solo quando forze speciali in essa li ecciteranno. Lo stesso
primo processo, quando lorganismo non ha in s ancora traccia alcuna, non pu esser
detto innato, per il fatto che esso sorge quale reazione ad un complesso ben definito di
stimoli, ed in questa risposta, dipendente da processi, la struttura si specifica di volta in
volta. Ciascun processo dipende quindi da un complesso di condizioni, la cui struttura
innata uno dei fattori, gli stimoli attuali un secondo, le leggi di organizzazione un terzo.
Di questi fattori, secondo la Gestalttheorie, non solo il secondo, ma neppure il terzo pu
dirsi innato ed stata qui la svista dei critici.|
Le leggi di organizzazione, come quelle di potenziale elettrico, di tensione superficiale, di
energia massima e minima, valgono per ogni sistema e sono per s indipendenti da ogni
sistema particolare considerato in s; tanto pi che la natura di quei sistemi determiner
(in concreto) i processi attuali che hanno da seguire da quelle leggi universali.
Il chiamare tali leggi innate pertanto un nonsenso, poich innato pu significare
soltanto: ci che dipende, per la particolare natura del sistema, in modo esclusivo dalla
sua origine biologica (Koffka, K., D, 549).
La Scuola della forma riconosce agli oggetti in s di avere una struttura, una forma
fisica, poich essa difende che la legge fondamentale della natura, quella dellordine
da conservare e da raggiungere. Riconosce ai medesimi altre qualit fenomenali, come la
capacit di resistere alle deformazioni, limpenetrabilit e linerzia secondo la quale gli
oggetti pi pesanti si muovono pi lentamente dei pi leggeri (Koffka, K., D, 305).
La teoria ha di proprio la persuasione che la corrispondenza fra gli aspetti fenomenali
delle cose e quelli reali, non primariamente un fatto desperienza bench non si neghi
che lesperienza possa anche influire sopra queste propriet reali ma piuttosto il
risultato diretto dellorganizzazione.
Secondo lipotesi psicofisica dellIsomorfismo da ritenere che la distribuzione dei

processi (centrali) che corrispondono, alle cose percepite, deve per molti rispetti esser
simile alle stesse cose fisiche; ed in base allIsomor-fismo si deve pertanto concludere
che le cose, quali sono presenti nella percezione, hanno in modo autoctono delle propriet
simili alle cose reali.
Tutto questo, conclude il Koffka, non ha niente a che fare con lapriorismo kantiano.
proprio nellispirazione fondamentale che i due sistemi si oppongono: caos nel mondo di
esperienza e attivit organizzativa dellintelligenza, per Kant organizzazione
fenomenale (di qualsiasi oggetto) quale effetto di processi, interni s al soggetto ma che
hanno un riscontro nella natura fisica delloggetto, per la Gestalttheorie. E questa
organizzazione non esprime solo il rapporto fra le forme| intelligibili ed il materiale
sensoriale, ma si realizza universalmente tanto per le forme intelligibili, come per le
fenomenali e perfino per le fisiologiche e le fisiche.
In questa linea di idee non la conoscenza a creare lorganizzazione del suo oggetto:
essa lo imita, soltanto, nella misura secondo cui essa una conoscenza vera ed efficace.
Ben diversa pertanto la risposta che d la Gestalttheorie al problema della oggettivit
necessaria della scienza da quella che ad esso diede il Kant. Questi si trov obbligato, per
le sue premesse, combinate di empirismo e di razionalismo, a rigettare tanto i giudiz
analitici come quelli sintetici, e ad introdurre quella mostruosit che sono i giudiz
sintetici a priori secondo i quali lo spirito immette nelle cose o meglio nei fenomeni, un
ordine che in essi non c (o da essi non pu risultare alla mente), cosicch per la mente il
trovare levidenza e la necessit si risolve nellenunziare, che essa fa a contatto con
lesperienza, le proprie leggi.
La teoria della forma invece, riassume il Guillaume, d una risposta ben diversa al
problema kantiano. I giudiz sintetici a priori cio i giudiz estensivi insieme e necessari
sono fondati sulla possibilit della presenza di pi strutture di uno stesso oggetto, e ci
apre la possibilit di enunziare parecchie propriet del medesimo. Per essa non la
ragione che detta le sue leggi alluniverso com stata sempre lambizione
dellapriorismo ma c piuttosto unarmonia naturale fra la ragione e luniverso, in
quanto luna e laltro obbediscono alle stesse leggi dellorganizzazione8.|
2. Trattamento gestaltista della causalit e del movimento
Quanto si vien dicendo stato applicato dai Gestaltisti allesperienza della causalit ed a
quella del movimento che hanno costituito, com noto, i momenti cruciali delle crisi
speculative in tutti i tempi ed in ogni clima spirituale.
a) Siamo al gioco del bigliardo: la palla A, in movimento, viene a colpire la palla B
immobile; vediamo allora che la palla B si muove, mentre la palla A si ferma, e diciamo
che il movimento di A stato la causa di quello di B.
Questa conseguenza illecita, secondo D. Hume: quello che abbiamo visto ci autorizza a
dire soltanto che al movimento di A succeduto quello di B, che quello avvenuto prima,
e questo dopo. Di una causalit fra i due fenomeni non possiamo dir nulla, poich
lesperienza immediata non ce ne fornisce alcun indizio specifico. Vediamo solo che al
movimento di un oggetto segue, ad un certo momento, il movimento di un altro, ma non
vediamo come la forza, che si trova nella palla A, si trasmette alla palla B, perch nulla
v nelle impressioni di sensazione che possa suggerire il contenuto caratteristico della
relazione di causalit. Fin qui lanalisi humiana, accettata dal Kant e da tutta la filosofia
moderna. Non senza una precisa finalit ho esposto ampiamente nella I Sezione
litinerario scettico di questa celebre dottrina.

Ora la Gestalttheorie dichiara che dal punto di vista dei suoi princpi lesperienza ci d
qualcosa di pi che la semplice successione di contenuti di coscienza. Noi abbiamo
limpressione immediata che il secondo stato nasce, vien fuori, cio risulta effettualmente
dal primo: la loro continuit e dipendenza necessaria ci data nello stesso tempo della
presenza del loro contenuto ed solo per un artificio dastrazione che si possono
considerare separati. Non si deve dire, osserva lepidamente il Khler, fa caldo ed ho sete,
bevo un bicchiere di birra e ne provo unimpressione di benessere; sento della musica e ci
trovo gusto: in realt ho limpressione e la persuasione immediata| che il benessere
proviene dalla bevanda, e che la particolare soddisfazione fa tuttuno con laudizione
musicale. Io non provo alcuna esitazione sulla situazione di causa ed effetto e non
confondo la vera causa del fatto con gli altri oggetti del mondo esterno: poich causa ed
effetto sono compresenti e direttamente sentiti secondo il proprio aspetto e contenuto
reale9.
Il Koffka approfond in una forma pi logica questa analisi fenomenale della causalit
fatta da W. Khler10.
Riteniamo anzitutto la persuasione che noi percepiamo nellesperienza la causalit reale e
non la semplice successione spazio-temporale, bench la causalit, come tale, non abbia
uno stimolo dimpressione proprio e adeguato. Ci ammesso e lassunto secondo il K.
non pu esser negato che per partito preso rovina largomento capitale dellEmpirismo.
Il mondo, in cui viviamo, pieno di propriet per le quali non si d uno stimolo locale
specifico. Un circolo rotondo, langolo di questa pagina retto, una freccia
appuntita, uno schizzo decorativo simmetrico..., per nominare alcune soltanto di
tali propriet.
Gli empiristi certamente non ammettono limmediatezza di questa propriet ed in
conseguenza non hanno scrupolo di passare alla negazione della causalit: essa per non
appartiene, meno delle altre propriet enumerate ora, allambito dellimmediatezza
fenomenale.
Ma come si pu dire che la causalit un oggetto di percezione?
Il Koffka osserva che il problema presenta due aspetti, a seconda che ci si riferisce o
allambiente esterno (geografico) o allambiente propriamente psicofisico
(comportamentale). Nella prima ipotesi non ci sarebbe molto da dire; ma poich in molti
casi la causalit psicofisica (che immediatamente percepita) veramente un indizio di
una causalit nellam|biente geografico, non c ragione a priori di escludere che la stessa
causalit ut sic, cio di comportamento, si verifichi sotto certe condizioni anche per la
causalit dellambiente geografico.
Assolutamente parlando, le possibilit di interpretazione sono due:
una di ritenere che la connessione causale sia insufficiente o superflua per la
descrizione del divenire reale e di sostituire ad essa la pura sequenza regolare;
c per, anche laltra possibilit, assai pi importante della prima, secondo la quale la
causalit psicologica ci d veramente le norme e la chiave per la costituzione del mondo
reale. LEmpirismo fu troppo sbrigativo nellaccettare la soluzione scettica.
Il secondo aspetto della conoscenza causale riguarda strettamente il mondo psicologico
della nostra condotta (the behavioural environment) o piuttosto lambito psicofisiologico.
Poniamo la questione: se nellambito della nostra condotta un oggetto A esercita una certa
forza su di un oggetto B, mettendolo in moto o modificandolo in qualche modo, siamo
noi giustificati a ritenere che A, come processo psicofisico, modifica attualmente il

processo psicofisico B?
Fin quando si tratta della palla da bigliardo tale supposizione pare superflua, tanto la cosa
evidente. Invero la seconda palla si manterr sempre nello stato di quiete, per forte che
possa essere limpulso con il quale la prima palla colpisce, quando il fenomeno
considerato avvenire soltanto nellambito psicofisico e non in quello della realt11. La
mozione della palla reale pertanto un momento necessario per la mozione della palla
nellambito psicofisico (leggi: della esperienza del soggetto!), e pare al tutto superfluo
laggiungere ad una causa, cos patente, unaltra puramente ipotetica.
A questo modo la teoria della forma apporta delle sostanziali restrizioni alla critica
humiana. Anzitutto essa ammette che il concatenamento dei fenomeni nella nostra
coscienza cor|risponde a rapporti dinamici reali che si svolgono nei processi individuali
della nostra percezione, della nostra emozione e dellazione, com stato detto nel
capitolo dedicato allazione; in pi, essa estende alla natura stessa oggettiva il campo
dintelligibilit secondo quei limiti che le leggi dellinduzione permettono.
Pu considerarsi nella stessa direzione epistemologica della Gestalttheo-rie loriginale
ricerca della percezione della causalit fatta recentemente dal Michotte12. Anchegli
contesta a Hume la pretesa impossibilit di unimpressione causale, poich con particolari
accorgimenti di sperimentazione si pu dimostrare come noi vediamo immediatamente
che una cosa causa unaltra, cio cogliamo il processo stesso nel suo attuarsi, senza
ricorrere ad interpretazioni riflesse o allesperienza passata. Si pu e si deve quindi
ammettere che si d unesperienza diretta e immediata. La tecnica del Michotte si occupa
unicamente ispirandosi a Hume della causalit di movimento cos da produrre
limpressione della continuit e della dipendenza (produzione) che il movimento
(delloggetto) A provoca sul movimento (delloggetto) B: il M. ha qualificato il suo
metodo per analisi genetica ed ha diviso gli esperimenti secondo due effetti
percettivi caratteristici, quello di lancio e quello di trascinamento i quali sono stati
realizzati secondo unampia gamma di variazioni e combinazioni13. Nel| primo tipo di
esperienza gli osservatori vedono loggetto A colpire loggetto B e cacciarlo via, lanciarlo
in avanti, proiettarlo, dargli un impulso, spingerlo in altre parole. Qui limpressione
evidente; si tratta ch il colpo (choc) di A a far partire B, a produrre il suo movimento.
Nel secondo tipo di esperienza gli osservatori hanno limpressione che loggetto A
trascina loggetto B, che lo prende con s, che lo coglie al volo od anche variando le
condizioni di velocit e di grandezza degli oggetti, che lo spinge in avanti. Anche qui
limpressione di causalit ancora assai netta: A a far avanzare B, a produrre lo
spostamento di B. Si pu quindi parlare senzaltro di effetto percettivo sia per il lancio
come per il trascinamento (p. 17 s.).
La caratteristica della sperimentazione del lancio (lancement) che limpressione
causale implica la separazione del paziente dallagente col quale prima si trovava unito
sia in forma passeggera (lancio per percussione) o secondo un periodo lungo (lancio per
espulsione). Le esperienze del trascinamento (entranement) invece mostrano che
limpressione causale implica lunione del paziente e dellagente che lo fa partecipare del
suo destino cinetico attuale. Ora, malgrado lopposizione apparente dei fenomeni
compresi in questi due gruppi, essi possono collegarsi ad una medesima nozione
fondamentale, ch la seguente: Un processo che consiste in questo che il movimento
dominante, dellagente, sembra estendersi al paziente, rimanendo tuttavia distinto dal
cambiamento di posizione che questo subisce da ci. Approfondendo la natura del

fenomeno il M. ha potuto precisare che lestensione del movimento dellagente, in cui


consiste lessenza dellesperienza in questione, riposa in effetti sopra unidentificazione
parziale del movimento eseguito dal paziente con quello, dominante, dellagente. Ora
simile identificazione non realizzabile che in due maniere. O si tratta di movimenti
successivi, ed allora la detta identificazione non avr luogo che quando il movimento
eseguito sembrer essere la continuazione, il prolun|gamento di quello dellagente: ci
che si verifica in tutti i casi di lancio. Oppure si tratter di casi simultanei, ed allora non si
potr avere lidentificazione che quando si produce la fusione dei movimenti grazie alla
somiglianza dal punto di vista cinetico: ci che si verifica nel trascinamento (p. 209).
Tali i risultati principali di queste geniali esperienze del Michotte che costituiscono una
delle pi interessanti applicazioni dei princpi e della tecnica della Gestalt14.
* * *
b) Lanalisi del paradosso del movimento locale non meno istruttiva di quello della
causalit.
Largomento di Zenone, malgrado il suo stridente contrasto con lesperienza pi
spontanea, non pare sia tanto strampalato se tutti i filosofi seguenti, che hanno pensato di
superarlo, hanno dovuto impegnare degli sforzi erculei e se c ancora qualche studioso
della seriet e competenza di W. D. Ross che ritiene laporia del filosofo Eleata come
insoluta15.
Zenone arriv al suo paradosso con una riflessione di una grande trasparenza e semplicit
logica. Una quantit continua di tempo e di spazio che vada soggetta ad una divisione
proporzionale nella ragione di 1/2, 1/10, 1/100 e cos via, dar una serie indefinita di
grandezze decrescenti le quali, per piccole che siano, non saranno mai uguali a zero.
Ammesso il principio, Achille velocissimo, che si trova a 10 metri arretrato dalla
tartaruga, non riuscir mai, per quanto corra, a raggiungere il tardo animale, anche se
corresse dieci| volte di pi. Infatti Achille impiegher sempre un certo tempo a percorrere
lintervallo che lo separa dalla tartaruga; ma nel frattempo anche lanimale avr coperto
una certa distanza dal suo punto di partenza, e cos via...: Achille velocissimo perci non
potr mai raggiungere la tarda tartaruga.
Il Koffka analizza il problema a questo modo (D, 424 e segg.).
Egli trascrive largomento di Zenone indicando con Ds la distanza iniziale fra i due
corridori, e con Dt lintervallo di tempo fra i due momenti consecutivi nei quali si svolge
il percorso di un intervallo, come si ha nello specchietto del Koffka che riporto.
Tempo
0
1
2
3
4

Achille
0
10
11
11,1
11,11

Tartaruga
10
11
11,1
11,11
11,11

Ds
10
10
11,1
11,01
11,001

Dt
1
,1
,01
,001, ecc.

Da esso risulta che largomento di Zenone colpisce la continuit come tale, sia dello
spazio come del tempo.
Largomento, secondo il Koffka, ha qui il suo vizio, cio in quanto implicitamente nega la

continuit reale del tempo e per conseguenza anche quella del movimento: ma questo
un arbitrio, frutto soltanto di unastrazione mentale.
La posizione del problema fatta da Zenone circolare, perch presuppone lirrealt del
movimento come processo continuo in atto, mentre egli enumera le posizioni nelle quali i
corridori si trovano durante i var stad della corsa. Ma un corpo, quand in moto, non
mai in un dato punto, ma passa attraverso un punto. Se vogliamo descrivere
adeguatamente la realt concreta dobbiamo usare dei concetti che contengano
simultaneamente tanto componenti spaziali come temporali.
La mia automobile, esemplifica il Koffka, segna sul qua|drante della velocit 50 miglia
orarie. Volendo verificare lesatto funzionamento del tachimetro, lo posso fare
verificando sugli indicatori stradali e con lorologio alla mano quante miglia la macchina,
lanciata in modo uniforme alla velocit di questo momento, riesce a coprire. Se in unora
copre 50 miglia, il tachimetro segna a perfezione.
Una verifica di questo genere si deve convenire che tuttaltro che agevole e sar bene
modificarla. La verifica infatti avr la medesima precisione se io mi limito a verificare
quanto tempo impiega la mia automobile, lanciata a quella velocit, a percorrere un
miglio: se impiega 1 e 12, la velocit oraria risulter essere esattamente di 50 miglia.
Io posso ancora ridurre la distanza e si ridurr in proporzione diretta anche lintervallo di
tempo, cosicch il rapporto v/t sempre costante: facile comprendere che non si pu
diminuire lintervallo di distanza fino a zero, perch con la distanza a zero anche il tempo
verr ridotto a zero e si avr lespressione v/t = 0, che senza senso.
Il dire pertanto che lautomobile mantiene una velocit determinata in un certo punto del
percorso, significa soltanto che noi siamo liberi di scegliere la grandezza di distanza sulla
quale misurare il tempo impiegato, nel passarla in corsa, dallautomobile che procede con
velocit uniforme. Ma, preso alla lettera, un tal modo di esprimersi non ha senso, perch
dire velocit e dire punto matematico (spazio-temporale), mettere insieme due cose che
si escludono a vicenda, poich la velocit in atto implica sempre il sorpassare (in atto)
una certa distanza, per quanto piccola essa sia nellordine delle grandezze reali.
Zenone invece supponeva che il mobile per percorrere lintervallo venisse a trovarsi
successivamente nei vari punti designabili: secondo la Gestalt-theorie, il senso comune ed
il Realismo, il mobile, fin quando si muove, non si trova in var punti, ma passa
attraverso di essi.|
Questi, ed altri schiarimenti del genere, non saranno forse giudicati sufficienti per liberare
senzaltro la nuova psicologia da tutte le pregiudiziali critiche che contro di essa sono
state avanzate e che devono mettere in guardia chiunque fosse tentato di passare subito ai
facili concordismi.
E sono stati qui brevemente riportati per un certo scrupolo di completezza ed un po
anche per un sentimento di simpatia e gratitudine, almeno nel senso della massima di
Aristotele, secondo la quale giusto che noi siamo grati non solo verso di coloro ai
quali dobbiamo la conoscenza della verit, ma anche verso quanti hanno parlato di essa in
modo superficiale, poich hanno giovato anchessi, se non altro per aver stimolato la
nostra ricerca (Metaph., a, 993 b, 11-14, trad. Carlini).
Resto per persuaso che il contributo della Gestalttheorie abbia anche una buona parte di
valore positivo.
*

Da quanto stato esposto in questo capitolo circa lispirazione teorica della


Gestalttheorie, risulter evidente almeno la sua ambizione di stare a s e di non voler
rientrare sotto il patrocinio di alcun sistema preesistente, ma di introdurre una
interpretazione nuova dellesperienza. Spiritualismo-materialismo, empirismorazionalismo, meccanicismo-vitalismo: la Gestalttheorie non opta per alcuno dei membri
di queste coppie di contrar, perch secondo essa le contrariet, in cui si trovano, sono la
conseguenza di un dualismo preconcetto ed irreale fra spirito e materia, senso ed
intelletto. In realt materia e forma, senso e intelletto formano realt e processi unitar,
cio si compenetrano a vicenda ed solo per preconcetti sistematici, come fece Cartesio
con il suo matematismo, che si possono pensare separate e non pertinenti.
Contro tutte le forme di dualismo, la Scuola delle forme si dichiara monista in quanto
ritiene che la materia non estranea alla forma, n il senso allintelligenza, ma che lun
membro delle coppie intrinsecamente ordinato allaltro, cosicch il| loro confluire un
fatto primitivo naturale, non qualcosa di posteriore e di aggiunto. Prima c
lorganizzazione e lordine, non la dispersione e il disordine. Si pu mostrare, afferma il
Koffka, che il concetto di ordine non appartiene essenzialmente allambito della
conoscenza e neppure a quello della vita, ma una caratteristica di qualsiasi fatto
naturale, e quindi entra anche nel campo della fisica. C infatti anche il campo delle
forme fisiche (Koffka, K., D, 17).
Dal punto di vista delluniversalit della forma, i Gestaltisti hanno risolto anche la
controversia fra Meccanicismo e Vitalismo di fronte alla quale la Biologia moderna pare
abbia esaurito le sue risorse. Ma forse possibile per via di scienza risolvere un problema
speculativo quale quello sulla natura della vita, che sempre un problema
dinterpretazione?
Il problema ordinariamente posto a questo modo: I cosidetti fenomeni vitali sono
effetti riducibili a forze fisico-chimiche, oppure esigono delle forze di natura superiore? I
Meccanicisti difendono la prima soluzione, i Vitalisti la seconda: per i Gestaltisti gli uni e
gli altri passano a lato della realt dei fenomeni che vogliono spiegare.
Linsufficienza del Meccanicismo non apparsa mai tanto evidente come ai nostri giorni:
il gioco di un sistema di forze rigido e univocamente determinato incapace di spiegare i
fatti di adattamento funzionale, di regolazione, di rigenerazione e simili che la moderna
tecnica biologica ha indagati sotto i pi var aspetti.
Qualche biologo moderno, come il Driesch, stato portato da questi fatti a postulare
lesistenza dun principio extra-materiale, lEntelechia, quale principio attivo dunit e
organizzazione del vivente. Come spiegare, altrimenti, che una parte pu da s ricostituire
il tutto, che mezzo embrione pu dare lintero, che lanimale ripara da s le eventuali
perdite ed offese? Una macchina da s non lo pu, e perci i fatti di regolazione biologica
esulano dalla comprensione dei fenomeni naturali noti.
Fin quando si tratta di una macchina, osserva il Khler, non v dubbio; ma perch il
Driesch, per spiegare il fatto naturale della vita, ricorre al raffronto con la macchina che
un| complesso artificiale, dotato di unorganizzazione puramente esteriore, nella quale le
parti restano esteriori le une alle altre? Avrebbe piuttosto dovuto considerare il
comportamento dei corpi naturali secondo i var gradi di complessit che essi presentano.
Una macchina genuina ha soltanto un grado di libert nel senso della meccanica analitica:
cio il suo stato espresso per ogni istante da una singola variabile ed i suoi pezzi sono

stati connessi in modo da rendere possibile una sola specie di funzioni. Per conseguenza
il funzionamento della macchina o ha luogo rigorosamente secondo lunica linea
prestabilita o non funziona per niente: di qui la proverbiale monotonia e mancanza di
vita dei macchinar.
Tutto questo evidente: solo che la rigidit della macchina precisamente un effetto
della rigidit delle connessioni e non deriva dal fatto che la macchina appartiene al
mondo inorganico. La macchina o fa quellunica cosa o non ne fa alcuna perch dotata
di un unico grado di libert. Un sistema inorganico naturale, invece, che pu esser dotato
di pi gradi di libert, pu diportarsi in un modo assai diverso dalla macchina. In un
sistema di questo genere un cangiamento nelle condizioni esterne, un disturbo nelle parti,
pu causare un processo di riorganizzazione nel sistema di forze e creare una situazione
nuova di equilibrio interno. Naturalmente ciascuna parte modificher il suo stato secondo
il posto che occuper nel nuovo sistema.
Il raffronto non da fare quindi fra gli embrioni autoregolativi e le macchine, ma fra
quelli e i sistemi fisici dotati di pi gradi di libert. Se, p. es., io impedisco che una
corrente elettrica raggiunga in un conduttore una distribuzione uniforme, provocando
qualche perdita di energia, la prima cosa che accade quando linterruzione rimossa, un
cambiamento di percorso verso lo stato finale che prima non era stato possibile
raggiungere. In questo cambiamento ciascuna parte si regola differentemente nelle varie
occasioni a seconda della natura dellinterruzione: tale esattamente anche il caso
dellembrione nei processi di autoregolazione.|
Se si considera lorganismo come un sistema dotato di molteplici gradi di libert, il corso
del suo sviluppo sembra avvenire in modo immateriale. In quanto parte di un nuovo
tutto, ciascuna cellula, in seguito ad unalterazione del tutto originario, avr una nuova
funzione, compir processi nuovi, e questi tutti insieme si uniranno in modo da
costituire un processo totale unitario tale da compensare e prevenire gli effetti
dellalterazione e rendere ancor possibile la vita16.
A questo modo la Gestalttheorie non parteggia n per il Meccanicismo n per il
Vitalismo, ma difende una concezione naturalista che vuol sfuggire al dilemma
dellantitesi che essi pongono.
Riesce essa in questo suo intento? La risposta esige un esame pi accurato di questo
problema fondamentale di filosofia naturale, che a mio parere si pone in un secondo
tempo e che devierebbe ora la discussione del problema principale. Laccenno, che ne ho
dato, ha il solo scopo dilluminare la particolare forma di Realismo che la scuola della
Gestalt rivendica per s in proprio.
Aggiungo che i suoi fautori sono persuasi daver superato anche lAristo-telismo, ma
mia persuasione, da quanto posso giudicare, che la conoscenza sommaria chessi
mostrano di questo sistema non giustifica tale pretesa.
Il Wertheimer definisce il Vitalismo come il sistema il quale comincia con lassumere che
i fatti naturali sono in se stessi essenzialmente ciechi e casuali e poi aggiunge qualcosa
di mistico al di sopra e al di l di essi che impone lordine17. Si pu osservare che questo
probabilmente il Vitalismo dei secoli XVII e XVIII, e ad esso appartiene a mio parere
anche| il Driesch: ma tale Vitalismo frutto del panpsichismo monadista del Leibniz o del
Raziona-lismo kantiano (per il Driesch), non del Naturalismo aristotelico quando esso sia
rettamente inteso.
Per Aristotele materia e forma non sono caratteristiche della vita, ma appartengono a

tutto lambito della natura: anche il mondo inorganico consta di totalit strutturate
intrinsecamente e formate, e non di semplici Und-Verbindungen, quali aggregati o
macchine. Precisamente materia e forma non sono due realt estranee e non pertinenti
luna per laltra; la forma o lanima per i viventi inferiori alluomo non un principio
mistico e spirituale come tiene il Wertheimer, ma di ordine materiale poich devessere
proporzionata alla materia di cui forma.
Per Aristotele tanta linterpenetrazione o intimit reale fra materia e forma, che esse
formano un tutto unitario e indivisibile, come lacciaio della scure con il suo taglio e
locchio con latto della visione. Se, per esempio, dice il Filosofo, qualcuno degli
strumenti, mettiamo la scure, fosse un corpo naturale, la sua forma sarebbe la quiddit
della scure, e ci anche sarebbe la sua anima. [...]. E se locchio fosse un che di animato
la visione sarebbe la sua anima18.
Lanima principio sostanziale e non una semplice forza operante dallestrinseco; il
vivente un corpo naturale e come tale non ha altre forze che quelle naturali, cio fisicochimiche: quindi niente forze mistiche. Queste forze per non sono lasciate a se stesse e
isolate, come nel mondo inorganico, ma si trovano dirette, per via dellanima, ad uno
scopo definito e ad effetti infallibili.
La critica dei Gestaltisti venuta quanto mai opportuna a denunziare il fallimento di
quelle interpretazioni della natura che, dal secolo XVI in poi, la filosofia e la scienza
moderna hanno opposte allinterpretazione aristotelica, che aveva, fino allora, con varia
fortuna prevalso. In questa reazione, e sotto questo aspetto, mi pare che la dottrina della
Gestalt significhi un| ritorno, od un indizio di ritorno, alla mentalit aristotelica; anche se
questo ritorno possa in seguito venir arrestato, e forse anche annullato, per lintervento di
altri princpi o preconcetti sistematici, ai quali anche la Gestalttheorie, non meno delle
teorie che vuol criticare, non ha voluto rinunciare. In ogni modo i Gestaltisti commettono
almeno una grave leggerezza, se non anche unaperta ingiustizia, quando vogliono
collocare lAristotelismo sotto uno dei termini dellopposizione, veramente fittizia, di
Vitalismo e Meccanicismo.
Di fatto pare che siano i Gestaltisti stessi a ricadere sotto uno dei termini: la concezione
che si fa il Khler del vivente, come di un sistema a pi gradi di libert, prettamente
fisica o pi esattamente fisicalista, come lo dimostra lanalogia addotta dellenergia
elettrica sospesa in un conduttore. Il risolvere tutte le forze naturali in energie elettriche,
ed il costruire tutti i modelli naturali su modelli elettrici, non forse unaltra forma di
meccanicismo, sia pur aggiornata, secondo la quale si ha un livellamento di tutte le
manifestazioni naturali ad uno schema e contenuto univoco e uniforme come nel
meccanismo classico?
Quando la Gestalttheorie riuscir a liberarsi dal principio dellIsomor-fismo e si adatter
in conseguenza a temperare luniversalismo del suo principio, credo che sar pi facile
valutare il nucleo positivo esegetico da essa portato e riconoscere senza restrizioni
essenziali il merito dellinnovazione che essa ha operata con vivace originalit nella
cultura contemporanea.
3. Il significato come contenuto empirico di esperienza
La scuola del Meinong faceva delle qualit formali, anche sensoriali, un contenuto
fondato e quindi propriamente intellettuale: esse sorgono come oggetti ideali in
seguito allapprensione degli elementi fondanti e alla comprensione delle relazioni
nelle quali essi si trovano. Le percezioni di un movimento di una melodia, di una figura

geometrica non sono date, ma sorgono per produzione.


Io non ho, affermava il Meinong, alcuna percezione sen|soriale (Wahrnehmungsvorstellung) del movimento, perch il movimento non si pu svolgere in un
istante temporale; se io mi trovassi sempre al di fuori per afferrare ci che si svolge in
una continuit temporale, in un singolo istante dato, io non avrei alcuna percezione e
neppure immagine di un movimento e neppure in generale dun continuo temporale
composto in s dei diversi istanti19.
Ma perch il continuo temporale e spaziale non pu esser un oggetto psicologicamente
immediato? Il Meinong lo nega per il preconcetto, empirista e razionalista insieme, che la
sensibilit debba limitarsi al pulviscolo degli elementi di sensazione. Il passo da questa
posizione alla kantiana non pare davvero insormontabile, tanto pi quando si pensi alla
teoria del Meinong intorno alla natura ideale e non reale delle Relazioni20. Che le qualit
formali, a differenza delle qualit sensibili, presentino un nucleo di razionalit, era noto
anche al pensiero classico, come si vedr e come, del resto, non difficile accorgersene:
questo per non vuol dire che sorgano la prima volta da rapporti astratti e che esse stesse
siano primieramente dei contenuti razionali, della stessa natura dei princpi geometrici e
metafisici.
Le qualit formali sono dei contenuti concreti, apprensibili soltanto nella loro
determinatezza spazio-temporale, e riferibili di volta in volta ad oggetti desperienza. Se
non esatto il dire che sono sentite, non meno inesatto il dirle prodotte da un
processo di pensiero che abbraccia le relazioni. Le relazioni certamente sono presenti
nelle forme, ma si tratta di relazioni ancora concrete, come intervalli di tempo e ritmo
per melodia, intervalli di spazio per le figure visuali. Le qualit formali non solo sono
apprese immediatamente in| quanto che non si ha alcun indizio nellesperienza del
processo indicato dalla scuola di Graz21 ma noi sappiamo ben distinguere laudizione
di un pezzo musicale da ci che pu essere unanalisi riflessa dello sviluppo dei temi,
delle fusioni e variazioni che un tema pu presentare rispetto ad un altro. Questo processo
per non solo non necessario per unaudizione musicale, ma bene spesso pu disperdere
lincanto estetico che d linsieme della situazione accolto nella sua immediatezza.
Dei Brentanisti in generale si pu dire che essi hanno afferrato, dietro lo stimolo del
Maestro, la profonda bellezza della gnoseologia aristotelica, ma non si sono preoccupati
di andar oltre e di rilevarne tutte le intime esigenze. Sono perci essi rimasti rigidamente
dualisti, ritenendo valida per la sensibilit la teoria dellAssociazione, sopra la quale
elevano ledificio dei contenuti intellettuali che non continuavano, ma si aggiungevano ai
precedenti.
Il problema dellesperienza a questo modo veniva duplicato, pi che risolto: si poneva
infatti il problema come mai latomismo dei contenuti sensoriali poteva fondare i
contenuti di ordine superiore, le relazioni e le forme, e come mai poteva dirsi
conoscenza oggettiva quella che per definizione in questa posizione non aveva un
immediato riscontro negli oggetti concreti presenti alla sensibilit.
E che la nostra osservazione sia fondata lo dimostra il fatto che lo stesso Brentano negli
ultimi tempi almeno e qualche suo discepolo fecero delle esplicite concessioni
allIdealismo, se proprio non varrivarono senzaltro come avvenne per lo Husserl.
La Gestalttheorie aveva in sostanza ragione di rimproverare alla Scuola di Graz di non
aver saputo superare latomismo sensoriale, che stato il punto di partenza di ogni
idealismo. Ed i Gestaltisti ebbero il merito di lasciare le forme| nellambito

dellesperienza; solo che andarono tantoltre in opposizione alla scuola di Graz da


assorbire nella forma anche il significato. La fenomenologia, nella sua ricerca
sintetica, si trova perci davanti ad un primo problema, quello di determinare le funzioni
che rendono possibile il presentarsi immediato delle qualit formali: questo il
contributo veramente positivo della nuova Psicologia.
La critica alluniversalismo della teoria della forma che ha portato allammissione
dellinflusso che esercita lesperienza sulle stesse strutture fenomenali, pone il secondo
problema, quello di determinare per quali funzioni le strutture originarie si differenziano
e si complicano ulteriormente.
Le soluzioni, che formeranno loggetto del II volume22, sono state ricondotte per
lispirazione teoretica alle teorie aristoteliche dei sensibili per se (proprio e comuni) e
del senso comune = I problema; teorie della fantasia, memoria e cogitativa = II problema.
Dal punto di vista fenomenologico i momenti pi salienti sono dati dalla teoria dello
schematismo per le funzioni della fantasia, e dalla teoria dei contenuti intelligibili
concreti il pensiero vissuto ovvero gli intelligibili per accidens per le funzioni della
cogitativa.
Ammesso, contro lAssociazionismo, che la forma un contenuto originale, e
ammesso, contro la scuola di Graz, che la forma non primieramente un contenuto
intellettuale, si pone il problema del passaggio dalla forma ai contenuti intellettuali.
Siccome si dice e si riconosce che c anzitutto, e soprattutto, percezione di cose pi
che di forme, dopo il primo problema del come le qualit sensibili si presentino
come forme, c il secondo problema del come le forme si presentino come
oggetti aventi un significato. Questa posizione comune a tutti i critici della
Gestalttheorie, siano essi associazionisti o intellettualisti: nei due casi, per, mi pare che i
fondamenti dottrinali sono o dovrebbero essere diversi, malgrado la grande
somiglianza dei termini.|
Nella sua critica al Khler, il Rignano sostenne che la reazione affettiva che d
carattere di unit ai dati complessi di sensazione elementare e costruisce quindi degli
oggetti con significato. Egli ammonisce anzitutto di distinguere nellesperienza
lordine secondo cui sono disposte nel mondo esterno le eccitazioni sensoriali elementari,
e la spartizione di queste ultime in tanti gruppi e unit distinte.
Lordine un fenomeno di natura prettamente sensoriale, il cui sostrato fisiologico deve
essere della stessa natura di quello che sta alla base di ciascuna delle singole eccitazioni
sensoriali elementari, e che pu esser costituito dalle correnti nervose derivate di
raccordo, le quali sono della stessa natura appunto delle correnti nervose primarie
originarie, costituenti il sostrato fisiologico delle sensazioni elementari.
La spartizione, invece, delle eccitazioni sensoriali elementari in tanti gruppi distinti, il
riconoscimento di questi gruppi come tante unit a s, come altrettanti oggetti o
cose, secondo il Rignano un fenomeno, non pi di natura sensoriale, bens di natura
affettiva. il soddisfacimento o il contrariamento, diretto o indiretto, di date nostre
tendenze affettive, da parte di questo o quel gruppo di elementi sensoriali, ci che d a
questo gruppo il carattere di unit e la fisionomia di oggetto o di cosa. Questo o
quel gruppo di elementi sensoriali un frutto, o un pezzo di pane, un bicchiere di vino
soddisfa la fame o la sete; questo o quel gruppo di elementi sensoriali un albero od il
vello lanoso di una pecora ci ripara dai cocenti raggi del sole o dalle intemperie; questo
o quel gruppo di elementi sensoriali il giaciglio di paglia od un grosso macigno da

rimuovere ci procura un riposo ristoratore o richiede un nuovo grande sforzo penoso:


ipso facto esso assurge ad unit, in quanto mezzo appunto di soddisfacimento o causa di
contrariamento di questa o quella tendenza affettiva. in questa ripercussione o reazione
affettiva che ha il suo epilogo e si riassume ogni situazione sensoriale complessa; dessa
che costituisce quel processo di spartizione o di smistamento in tante unit distinte,
invano cercato dai Gestaltisti; dessa, in altre parole, che ci fornisce quel meccanismo
dinte|grazione e di sintesi che ci fa vedere oggetti e cose emergere distintamente dal
caos di infinitesimi e infiniti elementi sensoriali che alla rinfusa ci trasmette il mondo
esterno. Fin qui il Rignano (118-119).
Il Khler nella sua vivace risposta non ebbe difficolt a mostrare che il Rignano restava
impigliato mani e piedi nel pi ortodosso associazionismo23.
Quanto al nuovo principio di spiegazione, il Khler negava che il significato indicato da
Rignano sia il vero e profondo significato delle cose come tali, riducendosi ad una
qualifica puramente esteriore degli oggetti, come si detto poco fa. Non v dubbio
che laspetto pratico e le colorazioni affettive, che gli oggetti assumono rispetto al
soggetto, possono essere dei criter per la spartizione e la classificazione degli oggetti
stessi. Pu darsi anche che nei primi tempi dello sviluppo psichico lavvertenza degli
oggetti sia eccitata, sostenuta e guidata da tali criter. Ma lunit intrinseca che il
Rignano, a parole almeno, riconosce alloggetto come pu sorgere da tali criter? Lunit
di struttura un valore per s, anteriore e presupposto allefficacia pratica degli oggetti.
Anzitutto, anche dal solo punto di vista fenomenale, gli oggetti non si definiscono per i
soli usi pratici, ma anche secondo i criter fenomenali della Gestalt, cio da continuit e
determinazione spaziale (distanza, vicinanza, contorni, rapporti locali interni...)24.
La riferenza delle qualit esterne ai bisogni non pu definire assolutamente loggetto,
poich nella soddisfazione od insoddisfazione, nello sviluppo e nellarresto, nel piacere e
nel dolore,| io non esco ancora da me stesso: se finisse qui loggetto stesso svanirebbe in
un relativismo antropocentrico.
La costanza delluno un segno, nella vita ordinaria forse il pi interessante, della
costanza della cosa, non lunico n il fondamentale; le cose stanno piuttosto in senso
inverso.
Il torto della teoria del Rignano e del Cornelius quello di trattare le connessioni dei dati
sensibili non come una propriet delloggetto, ma come il beneficio, leffetto di un
soggetto25, di accumunare un insieme di qualit esterne dallunit di un desiderio, invece
di vedere nel complesso delle qualit un ordine anteriore, che simpone anche se non
completamente penetrato. Il riferimento ai bisogni generali pu spiegare il sorgere di certi
nomi comuni, ma non esaurisce loggetto nella sua essenza: proprio, al contrario,
lessenza delloggetto afferrata in qualche modo nel suo insieme e come inerente
alloggetto, che in un secondo tempo appare capace di soddisfare un bisogno.
Non soltanto la messa in atto delle qualit esteriori, in qualunque modo essa sia intesa,
ci che costituisce un oggetto di fronte alla coscienza. Le qualit formano lapparenza di
una cosa per un soggetto, non la cosa stessa, che resta sempre ci che le causa, le porta
ed a cui vanno riferite. Nei caratteri enunziabili di una realt psichica, la coscienza non
afferra che lespansione esteriore di propriet interiori, che conferiscono alloggetto tanto
la sua determinazione spaziale come il posto e lazione che ad esso compete nellambito
della realt sensibile26.
La tesi del Rignano, con quelle che ad essa si riallacciano, ha uno sfondo di

irrazionalismo; essa non conosce lin s, il carattere primario assoluto e indipendente che
compete alloggetto.|
4. Il significato come contenuto intelligibile
Tanto lattitudine gestaltista di ridurre il significato alla struttura, come quella del
Rignano di limitare il significato al valore pratico di un aggregato di sensazioni
elementari, non riescono a presentare loggetto come cosa, ma lo sfiorano appena.
Ciascuna prende il problema ad un punto estremo e si rinchiude in esso.
Certamente, gli oggetti desperienza presentano una struttura fenomenale, ed hanno quasi
sempre un riflesso pratico: sarebbe dato allora il significato dalla relazione che
appresa esistere fra le parti di una struttura, o fra il contenuto pratico degli oggetti in
rapporto agli usi possibili al soggetto?
Il ridurre il significato ad una relazione, come prospettava la Scuola di Graz, non
risolve ancora il problema, n lo fa avanzare dun passo sulle due soluzioni antagoniste,
poich la realt di una relazione si fonda sulla realt dei termini, e perci li suppone: parti
e tutto, soggetto ed oggetto possono fondare relazioni reali solo in quanto essi sono in s
e contengono un nucleo sul quale si pu sviluppare quella solidariet ontologica fra i
termini, che la relazione.
questo nucleo che costituisce il quid proprio del significato di una cosa, ci per cui
una cosa occupa un dato gradino nella scala degli esseri.
Il carattere di realt concepito avere un valore assoluto e fondante rispetto a tutti i
caratteri fenomenali, siano essi di ordine percettivo, come utilitario: il significato, inteso
in questo senso, ha un contenuto originale che pu nascere solo per un atto di
concentrazione del nostro spirito sulloggetto. Per chiarire un po, da avvertire che vi
sono delle gradazioni anche nel significato.
a) V la sfera dei significati di esperienza concreta della vita ordinaria: essi portano alle
classificazioni pratiche che hanno tratto in inganno il Rignano.
b) V la sfera dei significati tratti dallesperienza scientifica, poggiata sullanalisi
sperimentale, strettamente ogget|tiva; essa porta alla classificazione naturale degli oggetti
secondo caratteristiche proprie e necessarie dei medesimi, ma sempre di ordine
fenomenale (Scienze fisiche e naturali).
c) V poi la sfera delle propriet spaziali pure, che astraggono tanto dai criteri utilitar,
come dalle propriet sensibili, e riguardano la quantit secondo la considerazione
intelligibile assoluta, secondo lessenzialit delle dimensioni misurabili (Scienze
matematiche, astronomia, meccanica, fisica matematica).
Il significato degli oggetti, in questi var campi, si specifica secondo il punto di vista
assunto, ovvero secondo loggetto formale che proprio a ciascuno. Nessuno di essi,
per, e neppure tutti e tre presi insieme esauriscono il contenuto di ci che sintende per
oggetto reale o cosa; ciascuno ne realizza un aspetto e tutti insieme danno il complesso
delle qualit aderenti alla cosa e portate da essa.
d) Il significato si estende ed indica soprattutto ci che il portatore ed il
sostegno, non come un puro piolo o ricettacolo, ma come la radice di tutto quanto
appare al di fuori. Il significato nel suo senso primario viene allora ad essere ci per cui
una cosa ci che nellambito dellessere come tale. Esso ci che pi intimamente
appartiene ad un oggetto in modo che, se esso fosse in s immediatamente visto,
darebbe al nostro spirito stupefatto la chiave intelligibile di tutto ci che in qualsiasi
forma appartiene in proprio alloggetto.

desso un contenuto inesauribile e misterioso, ma non tanto remoto dallocchio interiore


di ciascuno che non se ne possa avvertire la presenza, la consistenza, la funzione
ontologica. Esso solo fornisce uno status in quo nella risoluzione, sia gnoseologica come
metafisica, che dobbiamo fare della conoscenza frammentaria e inadeguata che della
realt ci dnno tanto lesperienza concreta, quanto lanalisi astratta.
Non facile, al punto in cui si trova la nostra ricerca, precisare pi davvicino il contenuto
di ci che devessere detto il significato tecnico degli oggetti: lo si far nella parte
conclusiva del lavoro.|
e) Facciamo lultimo passo. Questo contenuto intelligibile pu esser considerato in
astratto, e ci avviene nella riflessione disciplinata delle scienze teoretiche. Nella
percezione invece, esso dato in concreto, nelle sue attuazioni particolari.
Evidentemente significato concreto e significato astratto non possono rappresentare
due contenuti disparati. In quali rapporti allora stanno luno allaltro? C fra essi
continuit, subordinazione, e come? Nascono ad un parto nellanima, od uno prima
dellaltro? Quale di essi nasce prima e come il secondo nasce dal primo?
questo il nucleo centrale del problema fondamentale della percezione. Esso non ha
ricevuto, per quanto sappia, almeno nelle forme che abbiamo finora prospettate una
sufficiente considerazione da parte dei critici della Gestalt. Eppure dalla sua soluzione
soltanto che la inadeguatezza della forma in confronto della cosa pu essere
solidamente fondata. Ed anche per questo, come per i due precedenti, non mancava la
possibilit di un ricordo e di un ritorno quanto mai opportuno, ad una qualche dottrina
aristotelica per la quale sia saldato lo hyatus fra il concreto e lastratto che rode nel cuore
la filosofia moderna, e la distrugge, malgrado le proteste dei suoi seguaci, in smanie
vuote e dolorose.
Poich tutto il problema della percezione, in ciascuna sua fase, il problema della
sutura di un dualismo di contenuti: qualit sensibili e qualit formali, qualit formali e
significato, significato concreto e significato astratto. Opposti, ed alle volte contrastanti,
essi danno alla mente lo scandalo di convivere insieme e di essere spesso inseparabili,
quando non sono anche lo sfondo reale e noetico luno dellaltro. per un processo
dialettico di tal genere che il soggetto arriva al pensiero ed per il medesimo che il
pensiero poi apprezza e subordina a s le conoscenze inferiori.
La ricchezza della vita spirituale non si pu avere nel sopprimere luno a vantaggio
dellaltro com stata labitudine dei moderni gnoseologi, ma nel salvare ambedue,
insieme pacificati, o, pi, esattamente, fatti complementari.
Lesposizione e discussione dei gradi fenomenali del cono|scere si ha da continuare con la
ricerca dei rispettivi gradi funzionali, di cui conviene ora rilevare lindole fondamentale
per rendersi ragione del piano del II volume che seguir.
A che punto si trovano i problemi prospettati nellIntroduzione?
5. Piani oggettuali e gradi funzionali: conclusione
stato gi messo in chiaro nellIntroduzione che bisognerebbe parlare di piani
oggettuali e non semplicemente di oggetti della percezione: vedo delle zone
cromatiche di uno sfondo, il movimento di un aeroplano che decolla; sento il ritmo
carezzevole di una melodia, lo sviluppo di un motivo sinfonico; ascolto un discorso
politico, una lezione accademica... Ciascuna di queste situazioni realizza un particolare
momento della nostra vita, pi o meno interessante, pi o meno avvincente; ognuna
costituisce il brillare fuggevole o prolungato del mondo allinterno dellanima: il

problema tutto qui, nel determinare come saccendano queste luci, come salimentino;
come poi si affievoliscano e si spengano.
La risposta pi ovvia sarebbe il pensare che il mondo stesso, superando le brume che
avvolgono la realt, accendesse quelle luci nellanima e le offrisse alla sua
contemplazione. Poich di fatto noi, o andiamo in cerca famelici o fuggiamo sgomenti da
quelle situazioni, bisogna veramente ammettere che esse di fatto non sono da noi. Non
sono per senza di noi: le pietre e le piante non si turbano di fronte allapparizione di un
essere nocivo, n si rallegrano alla presenza di amici; e gli animali non prendono alcun
interesse ad un concerto sinfonico e meno ancora ad un discorso accademico.
Si deve dire allora che se vero che il mondo il primo a muoversi per venire a noi, non
men vero che ogni suo sforzo di penetrazione sarebbe vano, come resta vano in tanta
parte della natura, se noi al mondo non aprissimo le porte. Pi ancora: i gradi di
penetrazione del mondo nel soggetto devono pur essere in qualche modo i gradi di
benevolenza che il soggetto mostra a suo riguardo, se il mondo, che a tutti si d|
indifferentemente, di fatto appreso, assimilato, valutato dai var esseri nelle forme pi
varie.
Cos ci che il mondo offre indifferentemente? Quali sono i mezzi e le modalit
dellincontro fra il soggetto ed il mondo?
Il primo problema non pu avere per ora che una risposta generale. Il mondo offre se
stesso per essere altrove (qualcosa) di pi di quello che in s sia. Nel conoscere, cio, il
movimento che parte dal mondo verso il conoscente non una manifestazione che
importi una disintegrazione di realt, ma piuttosto unespansione ed una tendenza ad
essere in altri luoghi ed in altri modi che sono nuovi e che lasciano intatto quello
originale. Chi obbiettasse che noi possiamo vedere la luce delle stelle che sono ormai
spente da secoli, non intacca la nostra conclusione la quale prospetta solo il rapporto fra il
darsi a conoscere e lessere: in questo senso da negare, per evidenza immediata, che il
darsi a conoscere sia antitetico allessere, che anzi gli tutto ordinato. Un essere che
conosciuto pi essere e certamente non lo meno di ci che non lo .
Rispettivamente lessere conoscente, in quanto conoscente, non essere che nel
conoscere, perch solo allora diventato lessere (conoscente) e prima poteva soltanto
diventare. I gradi di avvicinamento che il soggetto fa incontro allessere sono le forme
o fasi o tappe di progressione assimilativa del soggetto rispetto alloggetto, che poi
lascensione ontologica del conoscente verso quel termine o fastigio a cui la sua natura
con i suoi impulsi, brame e volont di azione lo spinge dallinterno.
I problemi di una gnoseologia elementare del conoscere umano sono i problemi di questa
interpenetrazione fra il mondo ed il soggetto.
C anzitutto un problema fisico: se il mondo si d indifferentemente, onde si dice
appunto che un dato, e se non d tutto se stesso o parti integranti di s come olocausto
perch continua a sussistere, da ritenere che si fa presente per qualcosa che pu
mandare verso il conoscente senza soffrire nella propria consistenza, e daltronde
ritiene ancora a s collegato, perch il soggetto possa sulla scorta di quel messaggio,
risalirne il corso e mettersi in commercio con loggetto. Questo | il problema fisico degli
stimoli sensoriali, problema che nella sua radicale soluzione solidale con la spiegazione
ultima della struttura intima della materia, ma di cui non necessario, ai fini della
gnoseologia, avere in mano lultima soluzione. sufficiente il rimuovere, nella
molteplicit delle ipotesi a cui finora esso ha dato luogo, quelle che, nelle loro assunzioni,

la rendono impossibile, poich facile riconoscere che la qualit reale caratteristica


degli stati di conoscenza, qualunque possa essere la teoria sul loro svolgersi e sulla loro
portata, ha un contenuto cos proprio e cos immediato che veramente, rispetto a tutti i
possibili oggetti e dati, ci che talmente oggetto e dato, che senza di esso niente
pu essere oggetto e dato. Noi siamo quindi in possesso, nellambito della conoscenza
immediata, di oggetti e dati che superano senza confronto, quando si badi alla natura in s
delloggetto, le descrizioni pi moderne di qualsiasi fenomeno fisico: ognuna di queste
non tanto definitiva da escludere domani di essere sostituita, com avvenuto per le
precedenti, da altre che avranno, comessa lo ha oggi, il loro giorno di attualit. Un atto di
visione invece, una situazione di pensiero, unattitudine emozionale individuale o
collettiva, non ha una diversa presentazione reale anche a distanza di secoli: bench
possono variare i termini e le espressioni, il contenuto, cio la struttura fondamentale del
fenomeno che si vuol esprimere, non cambia. E cos mentre le concezioni intorno ai fatti
umani, considerati tanto nella vita di un soggetto singolo come delle societ e della
intiera umanit, presentano fra di loro forme pi o meno accentuate di solidariet e pi o
meno connesse di continuit, le teorie scientifiche hanno, come legge di successione, la
discontinuit ed il contrasto. Esse possono avere una lenta continuit in quanto vengono
considerate soggettivamente, cio come fenomeni di cultura e quindi quali attuazioni
progressive dello spirito; come, parimenti, le concezioni dei fatti umani, guardate dal di
fuori, possono apparire discontinue appunto perch sono interpretate da punti di vista
oggettivi, orientati cio o determinati da fattori esterni. In altre parole allinizio della
gnoseologia da riconoscere a me premeva di rilevare soltanto| questo che non c
una dialettica delloggetto nel suo darsi fisico, ma del soggetto soltanto. La dialettica di
cui intendo parlare non significa altro che lesercizio prima, e poi la successione ordinata
e la complicazione armonica delle funzioni che permettono al soggetto lassimilazione
delloggetto secondo i var gradi o piani oggettuali.
Quanti e quali sono questi piani? La domanda esige una risposta sollecita, perch la
posizione dei problemi ovvero dei gradi funzionali non pu che dipendere da quella dei
gradi oggettuali e per noi questi sono pi immediati di quelli: anzi sono gli unici
immediati, poich le funzioni, anche quando possono cadere sotto osservazione ed essere
sperimentate ci che accade per alcune soltanto ed in modo saltuario e sempre in
dipendenza degli oggetti si rivelano negli oggetti. La natura e la complicazione
delloggetto allora il primo criterio per arguire la natura e la complicazione della
funzione.
Sono stati gi distinti nellIntroduzione, seguendo questo principio metodologico, tre
piani fondamentali che possono essere variamente denominati: sensoriale, percettivo,
oggettivo, oppure contenuti sensibili, vita vissuta e pensiero astratto. I piani delle due
forme di classificazione si corrispondono lun laltro, ma non coincidono esattamente:
eppure una sola classificazione di piani inadeguata a descrivere la situazione reale del
problema che, dopo lampia ricerca fenomenologica, non si presenta pi cos enigmatico
come allinizio. Procediamo ancora in modo elementare.
Io vedo delle zone o strisce colorate: ma non vedo il solo colore, bens unestensione
colorata la quale ha dei limiti e costituisce una figura; estensione e figura che mi si
rivelano, nellesercizio completo della coscienza ed in condizioni normali di esperienza,
come appartenenti ad un oggetto, p. es. una pezza di stoffa. Io vedo un colore, vedo un
rettangolo colorato, vedo una pezza di stoffa di tal colore e forma..., sono espressioni di

cui ciascuno afferra il contenuto ed persuaso che esprimono delle situazioni di


coscienza che hanno un senso reale e definito. I tre piani oggettuali sono perci fuori
contestazione. Come anche fuori contestazione che non si d colore che non sia|
figurato, n figura senza colore, n oggetto concreto che non abbia un qualche colore e
figura ed altre qualit analoghe per gli altri sensi.
Come si realizzano i piani nel proprio contenuto caratteristico? Come si mettono in
relazione luno con laltro? I due problemi, concettualmente distinti, nella soluzione di
fatto si intralciano ed interferiscono. Lesperienza ordinaria e levidenza dei fatti mostra
che le figure ed in genere le qualit formali non si fanno presenti per s isolatamente, ma
per via delle qualit sensibili differenziali alle quali compete in proprio di muovere i sensi
con proporzionate eccitazioni esercitate sopra gli organi. Daltra parte le indagini della
Gestalttheorie, e prime quelle del Katz, hanno messo in evidenza che il modo di
apparire degli aspetti cromatici pu dipendere dal tutto percettivo di cui laspetto
cromatico appunto un aspetto. Infine la critica alla Gestalttheorie ha mostrato che il
fattore principale di subordinazione nei tutti percettivi non compete alla Gestalt, ma al
significato. Queste constatazioni e successive messe a punto del problema
suggeriscono alcune importanti conclusioni nei riguardi della posizione del problema
funzionale che former loggetto del volume teoretico di cui anticipo le linee essenziali.
a) C anzitutto il problema generale intorno allessenza dellassimilazione conoscitiva ed
alle sue condizioni tanto oggettive come e soprattutto soggettive: problema
apparentemente tecnico, ma che in realt d il tono, e non pu non darlo, alle ulteriori
tappe della trattazione. Aristotele ed il realismo moderato concepiscono il conoscere
come una forma di espansione dessere da parte delloggetto e dintensificazione dessere
da parte del soggetto. Il punto cruciale qui il determinare come avvengano prima quella
espansione e poi questa intensificazione. Abbiamo gi prospettato che mentre per il
secondo punto possiamo parlare con certa ed immediata, sia pur limitata, cognizione, per
il primo invece dobbiamo accontentarci di sole approssimazioni: questo fatto per non ha
alcuna ripercussione diretta sullo sviluppo dei problemi.|
Il primo capitolo, che si occupa di questa posizione assoluta del conoscere, raccoglie i
suoi risultati attorno a due princpi, di cui luno sta allinizio e d ragione del processo
iniziale, laltro sta al termine del processo iniziale e diventa a sua volta principio delle
funzioni gnoseologiche derivate: sono luno, il principio della mestes, ovvero della
corrispondenza fra la struttura dellorgano di senso e quella dello stimolo; laltro il
principio dellintenzionalit, ovvero della specie conoscitiva come attuazione psichica,
per la quale loggetto resta immanente al soggetto ed il soggetto conserva una relazione
trascendentale alloggetto. Lo sviluppo della conoscenza da questo istante diventa lo
sviluppo della specie ed i gradi delluno sono i gradi dellaltra, cosicch, dal punto di
vista funzionale, i processi soggettivi sono la ragione propria dei piani stessi di
oggettivit e ad essi direttamente corrispondono.
b) Segue il problema dei contenuti formali. Questi contenuti hanno due facce: una
rivolta verso i contenuti sensibili la figura qualcosa di colorato , laltra rivolta verso i
contenuti intelligibili infatti la tal figura di qualcosa : per questo che la Gestalt pu
dominare i contenuti sensibili ed a sua volta dominata dal significato.
Nel primo momento la figura ed in genere le qualit formali sono un contenuto sensibile:
quindi vengono allanima e traverso i sensi secondo processi che devono rientrare

nellambito di funzioni psicofisiche che ci restano ignote. La problematica di questi


processi costituisce uno dei punti pi ardui della Gestalttheorie: comunque le discussioni
svolte in questa I Parte hanno escluso in modo definitivo le ipotesi dellassociazione,
delle forme fisiche e dei contenuti fondati della Scuola di Graz.
Rifacendoci, come lo Stumpf, alla teoria aristotelica dei sensibili comuni ed alla
funzione sintetica della coscienza (senso comune) si arriva ad una teoria puramente
psicologica che savvantaggia di molto anche oggi su qualsiasi altra, finora proposta
dal pensiero moderno, Kant compreso,| perch conserva il carattere originario delle
strutture primitive e riconosce il contributo dellesperienza27.
c) Il movimento di un aeroplano non il movimento di un uccello; la statua di marmo o
bronzo o legno non la persona, e diverso il nostro contegno rispetto ad oggetti che
riconosciamo diversi e pur convengono nelle qualit formali. Quindi, la qualit formale
non solo non esaurisce loggetto ma pu avere un contenuto indifferente od almeno per
noi appresa come tale: altrimenti il proverbio lapparenza inganna non avrebbe alcun
senso. Ed il proverbio dice che lapparenza ad un tempo associabile e dissociabile dalla
realt e dalla sua realt: in tanto allora possibile linganno in quanto un contenuto
fenomenale si pu presentare solidale per cause soggettive od oggettive che ora non
importa precisare con un contenuto oggettivo di cui non sempre la naturale
manifestazione. Questo fatto denso di problemi di cui ora basti prospettare lessenziale,
e cio che tanto i contenuti formali come i contenuti intellettuali, ovvero oggettivi
catexochn, hanno una certa qual vicendevole plasticit, gli uni nel subordinarsi sotto
diversi aspetti, agli altri.
C una subordinazione naturale delle qualit formali alla intelligenza: essa porta alla
costruzione degli schemi percettivi, di cui Kant intravide limportanza senza riuscire a
renderne la ragione. La trattazione degli schemi ho dovuto restringerla| allaspetto
essenziale, rinunciando alla parte descrittiva: in sua vece rimando a tutta la psicologia
delle Gestalten, poich gli schemi nella mia interpretazione psicologica tengono, come
principio genetico, esattamente il posto del principio delle forme fisiche.
Il dire per che la formazione degli schemi naturale, non significa che essa sia
puramente meccanica od avvenga nello stesso modo della prima apprensione dei colori e
delle forme; invece essa implica un certo intervento delle funzioni superiori in qualche
loro forma. Questa forma, secondo la psicologia arabo-tomista, pare che non sia il
pensiero, come tale, nella sua purezza di struttura logica, ma piuttosto una forma inferiore
di razionalit o, meglio, una forma superiore di sensibilit propria delluomo, che stata
detta la cogitativa. La Denkpsychologie ha messo in evidenza linflusso del significato
nella percezione28, particolarmente nel comportamento illusorio, nelle alternative di
figura e di fondo...; la patologia ha rivelato dissociazione di qualit sensoriali e
dissociazioni di attributi reali: tutto questo suppone uno studio intermedio fra i contenuti
puramente sensoriali e quelli puramente intelligibili, ed| esso lambito delle funzioni
della cogitativa. Il contributo che porto in questa parte che reputo decisiva per la
gnoseologia e la fondazione della metafisica in generale costituisce laspetto proprio
della mia interpretazione rispetto a quelle finora accennate dagli scolastici.
La cogitativa abbraccia le funzioni che interessano gli aspetti reali delle cose in quanto
sono oggetti di vita vissuta, di contro alle qualit formali od ai contenuti intelligibili
puri: essa opera la sutura dei due ordini come si dir, credo, con sufficiente abbondanza.

Allora io vedo dei rettangoli di stoffa rossa: dei tre piani oggettuali, rosso-rettangolostoffa, il pi importante nellordine reale la stoffa, anzi questa data stoffa. Il rosso
contenuto proprio della vista, la stoffa contenuto proprio dellintelletto, il rettangolo
come forma spaziale limitata rientra nellambito del senso, come tipo di figura
geometrica in quello dellintelletto. Che io percepisca subito il rettangolo nettamente, lo
si deve allentrare in funzione dello schema percettivo; ma che io percepisca la stoffa in
concreto come questa, ed avverta il triangolo di stoffa in concreto, nellesperienza
dipende dalle funzioni della cogitativa. Ad essa soprattutto si deve il percepire il
movimento come di un aeroplano o di un uccello, lavvertire che il tal complesso sonoro
una melodia od una sinfonia, unaria di chiesa; per essa che un complesso di parole si
presenta come discorso politico, od una lezione od una predica ed ancora che certi
movimenti corporali o gesti abbiano un significato di dolore o di gioia, di supplica o di
comando, di speranza o disperazione; per essa ancora emerge, nel ritmico incanto dei
movimenti, la danza gioconda che appaga lo sguardo, e scende al cuore il gesto di una
carezza affettuosa. Al principio il rettangolo percepito solo come zona spaziale
vagamente delimitata; il movimento come una data forma di spostamento continuo nello
spazio, le forme musicali come successioni ordinate e ritmate di suoni, i gesti come
direzioni e spostamenti delle membra nello spazio, la danza come complesso di
movimenti combinati, la carezza come piacevole pressione alla superficie del corpo... La
trasformazione o, secondo| il termine della Denkpsychologie, lincorporazione del
significato opera dellesperienza, non in quanto soggiace a puri processi sensoriali od
a puri processi intellettuali, ma in quanto lesperienza pu concretarsi secondo alcune
forme determinate di struttura, che sono appunto oggettive ad esclusione di altre che
sarebbero forse parimenti possibili come strutture fenomenali, ma che di fatto non si
dnno perch non avrebbero alcuna portata oggettiva nel mondo in cui alluomo tocca di
vivere.
In altre parole la cogitativa opera la distinzione, e le sintesi rispettive che la posizione
della distinzione importa, fra Gestalt e struttura, la quale non solo una distinzione fra
gradi di complessit nella organizzazione, ma questa stessa complessit nel suo formarsi
e nel suo apparire un segno che gli oggetti appartengono a piani di vita e di conoscenza
profondamente diversi bench non siano disparati, n percettivamente isolati.
Alla concezione limpida dei processi di pensiero, propria del positivismo materialista e
dello spiritualismo idealista, si contrappone oggi, sul fondamento della fenomenologia, la
concezione di un pensiero certamente inscindibile dalle strutture fenomenali delloggetto
come dalle esigenze biologiche del soggetto, ma che pur emerge al di sopra di esse
perch le domina. Il contenuto del pensiero non si esaurisce n nellapprensione delle
strutture fenomenali (Gestaltth.) e neppure nellordinamento e conseguimento dei risultati
di valore pratico (Rignano), ma indica piuttosto il fondamento stabile e le relazioni reali
su cui si fondano cos quelle come questi. La scuola di Graz insisteva nel porre alla base
dei contenuti percettivi lapprensione delle relazioni, e fin qui coglieva nel segno:
sbandava in-vece affermando che le relazioni sono un prodotto, qualcosa di aggiunto
da parte della mente, non molto diverso dalle categorie kantiane anche se forse la
posizione del Benussi, a credere al Musatti, abbia poi temperato il razionalismo di tale
soluzione.
La Scuola empirista ed il Rignano collocavano al centro della organizzazione percettiva
linteresse biologico e lazione| esteriore: la soluzione aveva il suo lato conveniente in

quanto faceva la percezione solidale dei contenuti, dei modi e delle vicende della vita
vissuta, ma era nel suo fondo inadeguata, perch esperienze casuali e contingenti non
possono da s portare allordine ed alla necessit che si richiedono per il conoscere. Se
invece si tiene che alcune forme di relazioni sono immanenti ai dati e non hanno
bisogno di essere costruite, ma sono il punto di partenza per la elaborazione di relazioni
di ordine superiore, le due tendenze possono essere temperate e convenire insieme nei
due aspetti positivi, per la formazione di una teoria nella quale laspetto genetico non ha
da distruggere, ma suppone la distinzione dei piani oggettuali nella gerarchia dei valori.
Un riscontro che potrebbe rivelarsi ricco di spunti nuovi, di ricerche e riflessioni, di
questa nostra teoria dei piani oggettuali secondo la struttura tomistica
dellintenzionalit, si pu indicare il recente orientamento della scuola del Metzger
ovvero di quella ch indicata come la seconda Gestalttheorie29.
Egli distingue Struktur, Ganzqualitt e Wesen ovvero Wesenseigenschaft. La struttura o
plesso (Gefge) indica lmbito delle qualit formali, le propriet di ordinamento e
costruzione dei dati sensoriali: forma spaziale, struttura figurale, profilo luminoso e
cromatico, ritmo, melodia e particolarmente la struttura di movimento. Esempi: diritto,
rotondo, angoloso, ellittico, chiuso, simmetrico, acuto, ondoso, dentato; legato, staccato,
scivolando, crescendo; continuo, discontinuo; crescere, incresparsi, salire, cadere,
scorrere, saltare..., in breve ogni forma di passaggio (Uebergang).
La propriet totale o qualit, comprende le propriet materiali, in quanto non si tratta
di qualit sensoriali| semplici cio indipendenti dal plesso delle qualit sensoriali come le
precedenti. Esempi: trasparente, luminoso, ruvido, liscio, splendente, come seta, reale
(dinghaft), apparente; molle, duro, fragile, piumato; stridente, vuoto (per i suoni).
Lessenza o propriet essenziale30 in senso ampio abbraccia le propriet totali di
espressione tanto della natura come della coscienza quali il carattere, lethos, lhabitus, la
espressione globale o Stimmung, il valore affettivo (Gefhlswert) dei contenuti di
esperienza. Esempi: festoso, amichevole, orgoglioso, tenebroso, pacifico, pesante,
elegante, virile, femmineo, infantile, vecchio; strepitoso, rumoroso, scricchiolante,
urlante, ecc. Sarebbero queste le propriet predominanti nel processo percettivo. questo
terzo momento che appartiene allattivit della persona secondo K. Schneider e
Minkowski ed probabilmente questa terza zona percettiva chentra in gioco quando
sorgono le cosiddette percezioni deliranti di cui si parlato31. quindi nellambito
della persona, della sua struttura, delle sue funzioni che prende rilievo il problema della
percezione come orientamento delluomo nel mondo in cui vive ed opera.|
Note al ottavo capitolo
1 The term Gestalt is a short name for a category of thought comparable to other general
categories, like substance, causality, function. But G. may be considered more than
simply an addition to preexisting conceptual principles: its generality is so great that one
is forced to ask whether causality itself or substance does not fall legitimately under it: or
expressed differently, whether the conception of causality as it is developed since Hume
must not from the point of view of| Gestalt be radically altered (Koffka, K., Gestalt, E,
642, col. b; a pag. 645, col. a, si precisa: The chief content of Gestalt as category is this
view of the relation of parts and wholes involving the recognition of intrinsec dinamic
whole-properties).

2 Laffinit del G.th. col kantismo affermata con insistenza dal Metzger sia per laspetto
negativo, la polemica contro latomismo psichico, sia per laspetto positivo dellapriori
organizzativo dellesperienza: Nach dem Ansatz der Gestalttheorie dagegen entspricht
unser Eindruck, im Leben auch wesentlich Neuem zu begegnen, der Wirklichkeit. Unser
erkennender Geist enthlt nach ihr keine fertig vorliegenden Einzelformen und
-ordnungen, die nur noch hervorgeholt zu werden brauchen, sondern vielmehr (ganz im
Kantischen Sinn) nur die Bedingungen dafr, dass sie entstehen , den Boden, auf dem
sie so wachsen knnen (Metzger, C, 199).
3 Hochleitner, A., spec. 101 e segg. e v. a pag. 71 la nota di Th. Erismann di
presentazione del lavoro. Non meno risoluta la recente accusa di fenomenalismo. I
Gestaltisti pretendono che la percezione esiga nel soggetto la condizione dingenuit
(naivety) radicale: compito in s lodevole in quanto cerca ci che riesce naturale a vedere
nelle circostanze in cui si mescolano nella percezione elementi estranei (sophistication),
ma non pi in l. La pretesa ingenuit da parte dei soggetti non pu essere che relativa
ed una superstizione metafisica quella di escludere dalla percezione il contributo dei
fattori di esperienza, dellattenzione, ecc. (Hamlyn, W. D., p. 14, 28 s., 46).
4 Khler W., E, 15-16.
5 Khler W., E, 110-112.
6 Khler W., E, 128.
7 Wertheimer M., C, 57.
8 Guillaume P., B, 204; cfr.: 179. - Un ricorso esplicito alla dottrina kantiana della
transzendentale Einbildungskraft (I ed. della Kr. d. r. Vern.) come Urphantasie ovvero
attivit inconscia produttiva delle Gestalten ora invocato da Ph. Lersch (p. 336 ss.).
Anche il Katz: Gewiss ist alles, was wir sehen, mit erfahrungsmssigem Wissen
geladen, aber nicht dieser Umstand fhrt in erster Linie dahin, dass sich Dinge in
unserem Sehfeld in der geschilderten Weise konstituieren. Eher gilt das Gegenteil, die
Dinge konstituieren sich als Einheiten aus anderen, tiefer liegenden Grnden, und erst
dies ist Voraussetzung dafr, dass wir an den Dingen Erfahrungen machen knnen (D,
85).
9 Khler W., D, 375-376. Questo fatto della esperienza concreta e diretta della causalit
era stato gi accennato dal Wertheimer nella sua interpretazione del pensiero primitivo
(cfr. Ueber das Denken der Naturvlker, in Drei Abhandlungen, 106 e segg, ed il
riassunto fatto di sopra).
10 Koffka K., D, 379-381.
11 Il Koffka dice esattamente: For the second behavioural billiard ball will stay at rest,
however strong the force with which the first behavioural ball hits it, unless the second
real ball actually moves (D, 380).
12 A. Michotte, B. Cos il titolo. Ma a p. 13, n. 20, il M. osserva, forse per accentuare la
polemica antihumiana con il termine stesso di Hume: Nous prfrons lexpression
impression causale celle de perception de la causalit utilise dans le titre de ce
travail, bien que, dans notre opinion, elles soient quivalentes. Les mots impression
causale que nous utiliserons couramment dans la suite, nous paraissent, en effet, voquer
plus nettement lide dune donne immdiate, de quelque chose de directement vcu,
dans le sens du mot allemand Erlebnis. Impression causale se traduirait donc
exactement par Verursachungserlebnis. Qui il M. si collega espressamente allanalisi
della causalit fatta dal Koffka. Fra i fautori della causalit fenomenale sono citati

anche K. Dunker e W. Metzger. Sono grato al Prof. M. per avermi dato la possibilit nel
novembre 1954, in occasione della mia visita al suo Istituto, di rendermi conto
direttamente della tecnica delle esperienze.
13 Per la tecnica degli esperimenti, v. p. 24 ss. Cfr. anche la presentazione sintetica del
successore del M. alla direzione dellIstituto di psicologia di Lovanio,| J. Nuttin, De
causaliteit als onmiddellijk gegeven der waarneming volgens Professor Michotte, in
Tijdschrift voor Philosophie, IX (1947), pp. 443 ss.
14 Per questo, secondo Hamlyn (p. 78 ss.), gli esperimenti del M. non costituiscono
affatto una risposta al problema di Hume: le sue esperienze di impressione e percezione
della causalit sono casi tipici dillusione percettiva. Anche qui le cose (di solito tracciati
bidimensionali...) appaiono come se fossero solide (e non lo sono), come se fossero in
movimento e il movimento delluna fosse causato da quello dellaltra (ma cos non ). E
il M., come i Gestaltisti, considera che la percezione immediata, cio dipendente dai
fattori figurali come i Gestaltisti.
15 Ross, W. D., Introduction, 75: Zenos paradox still awaits its final answer.
16 Khler, W., I, 532-536. Sono favorevoli alla interpretazione gestaltista della biologia,
fra gli altri, R. H. Wheeler, (344 e passim in varie opere di questo tumultuoso scrittore);
v. anche R. Matthaei, 81-82. stata invece aspramente criticata da B. Petermann, B, 271.
Ha avvicinato i problemi della moderna Entwicklungsmechanik, secondo il principio
dellIsomorfismo, lo stesso Khler nellultima opera: The place of value in a world of
facts, ch. VIII: A discussion of organic Fitness, 282 e segg.
17 Wertheimer, M., C, 53.
18 De Anima, II, 1, 412 b, 12.
19 Ich habe keine Wahrnehmungsvorstellung von der Bewegung, weil die Bewegung
sich nicht in einem Zeitpunkte abspielen kann; wre ich aber berhaupt ausserstande, das
was sich in einer Zeitstrecke abspielt, in einem Zeitpunkte, d. h. auf einmal zu erfassen,
so halte ich nicht nur keine Wahrnehmung, sondern berhaupt keine Vorstellung von
einer Bewegung, und auch keine von einer anderen wie immer erfllten Zeitstrecke
(Meinong A., B, 446).
20 Cfr.: Meinong A., B, 198 e segg.
21 Werden etwa die einzelnen Relationen zwischen den Tnen oder den einzelnen
Linien produziert? Wohl nicht, denn dann braucht die erwhnten Gebilde immer noch
nichts anderes darzustellen als das innere Band der gegenseitigen Relationen der Glieder;
es mssten auch auf diese Weise viel zu viel Verhltnisse produziert werden (Ad. Gelb,
A, 42-43).
22 Percezione e pensiero (II ed., in preparazione).
23 Che questo porre il principio affettivo a base dellunit percettuale sia un esplicito
ritorno alla teoria di Hume, lo ha mostrato il Gelb, per la posizione di Cornelius-Krueger.
Cornelius cita dalla sua anche Lipps e Meinong, Mally e Husserl (cfr.: Gelb, Ad., A, 5152 nota, ivi bibliografia critica).
24 Die durch bestimmte Komplexe bedingten Gefhlsempfindungen sind selbst keine
Qua-litten des Komplexes, d. h. nicht etwas, das einen Komplex als solchen
charakterisiert; vielmehr verursacht das in bestimmter Weise Gestaltete oder Geformte
das Auftreten gewisser Gefhlsempfindungen (Ad. Gelb, A, 53; il Gelb qui critica il
Cornelius).
25 Il explique nos succs et nos checs, osserva giustamente il Duret, mais il nen

rsulte pas, et pour penser proprement lobjet, nous devons le penser part de ses
consquences affectives (...). Cest inversement la proprit, tenue demble pour
inhrente lobjet, qui secondairement apparat propre satisfaire le besoin (Duret A,
14, 15).
26 Duret, R., A, 72-73.
27 Il Ferri, malgrado la sua frammentaria conoscenza dellAristotelismo e ladesione alla
filosofia moderna, osservava con lodevole franchezza allindirizzo di questultima che il
buttarsi dietro le spalle il lavorio tradizionale dellAristotelismo e far tavola rasa della
storia fu necessit relativa non allessenza (della filosofia) ma alla limitatezza dello
spirito. I problemi trattati dal Locke nel Saggio sullintendimento umano erano stati gi
maneggiati con grande potenza di pensiero da Aristotele e quelli sollevati da Kant
nellEstetica trascendentale sulle condizioni dellesperienza e segnatamente sullo spazio e
sul tempo, che secondo lui ne sono le forme sensibili a priori, erano implicati nella
questione aristotelica dei sensibili propri e dei sensibili comuni ed alcuni vi avevano
trovato una soluzione indiretta e parziale di cui conveniva tener conto (Ferri L., B, 30,
cfr., 33-34 la critica a Kant). Lapprofondimento della storia dei problemi e della
fenomenologia non ha fatto che rendere pi esplicita laccusa del Ferri, come si vedr nel
II volume.
28 Una critica essenziale allassociazione, come processo esteriore al conoscere, e
lesigenza dellunificazione intellettiva, si trovano gi in Hegel: In primo luogo,
evidentemente, non sono idee, ma immagini quelle che vengono associate; poi, quei modi
di realizzazioni (fra le immagini) non sono affatto leggi, ma indicano piuttosto larbitrio e
laccidentalit e quindi la mancanza di pensiero. Lessere infatti ossia il presentificarsi del
conoscere nel processo associativo (H. dice: Il trovarsi determinato Das Sich-bestimmt
Finden dellintelligenza) appiccicato alla rappresentazione, cos che vi si distingue
ancora rappresentazione e pensiero, contenuto e forma. Estrinseca ovviamente deve
risultare in questo processo lastrazione (Abstraction), o produzione di rappresentazioni
generali (allgemeine Vorstellungen) come il cadere casuale, puramente estrinseco perch
privo di concetto, di molte immaginazioni che pretende soppiantare il concetto (Enc. d.
philos. Wiss. 455. Nel Zusatz della Grande Enci-clopedia si distingue fra la
reproductive Einbildungskraft che d la pura riproduzione delle immagini, e la
associirende Einbildungskraft in cui si ha che le immagini assumono connessioni e
rapporti fra loro che Hegel riduce a rapporti di spazio e tempo. ed. Boumann, Berlin
1845, t. VII, 2, p. 331 ss.). Comunque per Hegel come per S. Tommaso, ma con
movimento inverso limmagine assume significato soltanto in quanto sussunta
nellunita dellintelligenza (Intelligenz) nel gioco dei simboli, allegorie, esempi... di cui la
fantasia riveste ed estrinseca il pensiero ( 456).
29 Seguo W. Metzger, Psychologie, Die Entwicklung ihrer Grundannahmen seit der
Einfhrung des Experiments, Dresden u. Leipzig, 1941, p. 60 ss.: Die drei Arten von
Ganzeigenschaften. Per lo sviluppo dei princpi fondamentali, v. spec. c. 4: Das
Problem des Zusammenhangs, - c. 5: Das Problem des Bezugssystems (des Ortes und des
Masses), - 6: Das Problem der Zentrierung, - 7: Das Problem der Ordnung.
30 Forse sarebbe meglio chiamarla, come fa qualche autore, propriet di forma
(Gestalteigen-schaft) intendendo la forma nel senso pi ampio secondo il principio:
Alles Gegebene ist gestaltete, alles Gestaltete hat Gestalteigenschaften (K. Conrad,
Das Unbewusste als phnomenologisches Problem, in Fortschritte der Neurologie,

Psychiatrie u. ihrer Grenzgebiete, 25 [1957], p. 70).


31 Cfr.: P. Matussek, Untersuchungen ber die Wahrnehmung, I, Mitteilung, l. c., p. 296;
2. Mitteilung, l. c. p. 196.

CONCLUSIONE

La nostra ricerca termina con laffermazione del primato del Tutto nellambito
dellassimilazione conoscitiva. Il richiamo al principio della Tota-lit sarebbe allora un
richiamo allo hegeliano: Das Wahre ist das Ganze? Cos pensano probabilmente molti
fautori dello storicismo diltheyano a cui si riallaccia, per lanalisi psicologica, la scuola
del Krueger e si pu ben riconoscere che il risveglio della considerazione totalitaria dei
problemi spirituali sia dovuto, per qualche settore della Fenomenologia contemporanea,
ad influssi idealisti. risaputo tuttavia, e gli storici pi recenti dello Hegelismo lo hanno
riconosciuto (cfr.: N. Hartmann, G. Lasson), che il primo ad esprimere scientificamente
ed applicare, in tutto lambito dellessere, il principio della totalit fu proprio Aristotele a
confessione dello stesso Hegel. Per il Filosofo contro latomismo democriteo da
ritenere che il Tutto prima delle parti1. Lo dice chiaramente allinizio della Politica,
quando vuol mettere in evidenza la priorit del bene della po,lij sopra quello della
famiglia e dei singoli, contro le pretese dellindividualismo: necessario che il tutto (to.
o[lon) sia prima della parte; infatti quando luomo viene a morte, non esistono pi n il
piede n la mano che sono sue parti, poich esse hanno di essere parti soltanto in
quanto sono congiunte al tutto vivente. Una volta che questo pi non , non sono|
neppure la mano od il piede, od al pi sono in modo equivoco (o`monu,mwj) come lo
possono essere una mano od un piede scolpiti nella pietra2.
Il Tutto e linsiemezza che si ha nellorganizzazione biologica il tipo
dellunificazione per cui il reale si unisce e si mantiene: quando si vuol parlare dello
sfondo naturalistico della metafisica aristotelica, allo sviluppo ed alla struttura degli
esseri viventi, che assorb tanta parte dellattivit pi matura del Filosofo, che bisogna
pensare. Tuttavia sarebbe in errore chi vedesse alle radici di questo pensiero, che ha
saputo superare le crisi pi violente e reggere qualsiasi confronto, un semplice processo
di analogia. Bisogna fissare gli occhi pi addentro e si scoprir il segreto: desso il
principio della finalit e dellintelligenza che abbraccia tutta la realt, la prende e si
pone al di sopra del fatto singolo. il monito che si legge nel De Partibus Animalium,
in un capitolo che pare un testamento ed un programma ad un tempo, mentre un invito
alla ricerca scientifica: Conviene Egli dice che chi si accinge allo studio di una
singola specie animale, non lo faccia di mala voglia, bens pensando che in ogni realt
compreso un elemento delluniversa natura e bellezza. Nelle opere della natura, ed anzi
massimamente in esse, vige infatti non il caso, ma la finalit e questa finalit, per cui si
viene allesistenza, ha la natura e la funzione della bellezza... Si deve inoltre tener
presente che chi discute di una qualsiasi parte od elemento della realt non fa menzione
del suo aspetto materiale, n ha interesse per questo, bens mira alla forma nella sua
totalit. Quel che importa la casa, non i mattoni, la calce, le travi; cos nello studio della
natura la realt complessiva e totale di un dato essere, e non quella delle sue parti, che
separate dallessere di cui sono costituenti neppure esistono (trad. Calogero)3.|
Pi ancora, per Aristotele lorganizzazione cos domina la struttura del pensiero come
quella del reale. Ogni concetto, e cos ogni ente reale, sono da ritenere totalit nel
proprio ambito: il concetto di genere e specie rispettivamente alle specie inferiori e ai
singoli partecipanti luniversale, lente reale il composto rispetto alle sue parti

essenziali ed alle manifestazioni esteriori che da esse derivano al di fuori. Cos


esattamente luniversale un kaqo,lou e lente concreto un su,nolon vale a dire peculiari
forme di o[lon. Ma anche qui non coglierebbe lintima ispirazione del pensiero
aristotelico chi si fermasse ad una pura analisi del linguaggio: invece la fissazione del
linguaggio sottintende tutto il sistema. Il tutto che luniversale ed il tutto che lente
reale hanno un rapporto diverso, esattamente inverso, rispetto alle parti di cui sono
detti tutti: infatti il primo le suppone e segue ad esse; il secondo le precede, le sostiene
e le fonda4. Il tutto che luniversale per Aristotele a differenza di Platone non pu
essere prima delle parti, perch il pensiero si riferisce allessere e lessere appartiene
prima ed in proprio allente che del tutto determinato e questo il singolare concreto.
Pi lente viene presentato come indeterminato ovvero universale, pi esso lontano
dalla concretezza e meno ha diritto ad essere.
Infine, la determinazione per cui si costituisce il concreto si appunta per Aristotele nella
forma che anzitutto la forma sostanziale, atto primo e prima determinazione, e
perci radice ultima di ogni altra determinazione perfettiva che sopraggiunge al concreto,
come la materia laltro principio del su,nolon lo delle caratteristiche dimperfezione
e di passibilit a cui va soggetto il concreto. Materia e forma sono princpi sostanziali
collocati al fondo dellessere, non perci fenomenali direttamente ma indirettamente
soltanto, per via delle propriet che da essi derivano. Cos come c una pro|priet che
rivela la materia ed la quantit dimensiva, cos c la propriet caratteristica della
forma che ne riproduce fenomenalmente i tratti e questa la figura (sch/ma), la
Gestalt. Contemplando la figura, noi gi iniziamo la contemplazione della forma,
anzi dellessenza e dellessere come tali, poich alla figura tocca di rivelarli al di
fuori5, tenue velo essa stessa della forma, che veramente forma, cos la ricopre che ne
lascia presagire i lineamenti quasi in trasparenza per coloro almeno che vi sanno portare
gli occhi bramosi. Aristotele tanto persuaso della funzione isagogica della figura,
ovvero della sua mediazione nella apprensione dellessere profondo, che afferma nei
Fisici doversi ritenere che il passaggio o lacquisto della figura da parte dellessere non
propriamente alterazione, che anzi esso indica il passaggio della perfezione6. E S.
Tommaso commenta con raro acume e non minore eleganza il testo del grande Greco:
Et sumitur largomento aristotelico a proprietate rei. Ridiculum enim est dicere,
quod homo vel domus vel quidquid aliud alteretur ex hoc ipso quod accipit finem suae
perfectionis; puta si domus perficitur per hoc quod lateribus ornatur aut cooperitur,
ridiculum est dicere, quod domus alteretur quando cooperitur aut alteratur. Est etiam
manifestum quod alteratio non est eorum quae fiunt inquantum fiunt: sed unumquodque
perficitur et fit, inquantum accipit formam propriam et figuram: non est ergo alteratio in
acceptione figurae et formae.
Allora per Aristotele e per S. Tommaso, come per Goethe, il divenire della figura
lascesa dellessere verso il suo compimento esteriore onde si ha la sutura fra il
fenomenale e| lessenziale, fra lessere e il divenire. Ad evidentiam autem harum
rationum considerandum est, continua lAngelico quod inter omnes qualitates, figurae
maxime consequuntur et demonstrant speciem rerum. Quod maxime in plantis et
animalibus patet: in quibus nullo certiori judicio diversitas specierum dijudicari potest
quam diversitate figurarum. Et hoc ideo, quia sicut quantitas propinquissime se habet ad
substantiam inter alia accidentia, ita figura, quae est qualitas circa quantitatem
propinquissime se habet ad formam substantiae. Unde, sicut posuerunt aliqui dimensiones

esse substantiam rerum, ita posuerunt aliqui figuras esse substantiales formas. Et ex hoc
contingit, quod imago, quae est expressa rei repraesentatio, secundum figuram potissime
attendatur magis quam secundum colorem vel aliquid aliud. Et, quia ars est imitatrix
naturae, et artificiatum est quaedam rei naturalis imago: formae artificialium sunt figurae
vel aliquid propinquum; et ideo propter similitudinem huiusmodi formarum et figurarum
ad formas substantiales, dicit Philosophus, quod secundum acceptionem formae et figurae
non est alteratio, sed perfectio7.
In Hegel, e nellidealismo conseguente, nulla di tutto questo. Per Hegel infatti la
concretezza si muove dal limite estremo della indeterminatezza e la sua Fenomenologia
dello spirito ha appunto il compito di descrivere le tappe che percorre lo spirito che
parte dalla certezza sensibile iniziale legata allindividuale e al determinato che
fuori di s, e si ritrova a traverso la negazione di questo immediato nella
conquista di se stesso in quanto ci che massimamente universale e indeterminato
quale Idea. Perci una teoria della percezione interessa vitalmente ogni teoria della
conoscenza, ed ogni teoria della conoscenza interessata vitalmente in ogni teoria
della percezione. Qui si dibatte certamente il pi grave problema che occupi il pensiero
umano, e noi vorremmo che non ci sfuggisse.
A questo fine tende, dopo questo volume, la ricerca funzio|nale e quella puramente
oggettiva che ad esso intendiamo di far seguire.
Sar riconosciuta al tutto adeguata quella teoria della percezione che riuscir, nel campo
della fenomenologia, a specificare il principio della Totalit senza incappare nelle secche
del monismo gnoseologico; e sar filosoficamente fondata quando riconoscer, tanto al
soggetto come alloggetto, considerati come due totalit corrispondenti, un proprio
momento decisivo nella costituzione dellatto conoscitivo.
Note della Conclusione
1 H. Schickling, Sinn und Grenze des Aristotelischen Satzes: Das Ganze ist vor dem
Teil, Beitrge zur Erziehungswissenschaft, II Heft, Mnchen, 1936.
2 Pro,teron de. th/| fu,sei po,lij h' oivki,a kai. e;kastoj h`mw/n evstin( to. ga.r o[lon
pro,teron ei=nai tou/ me,rouj( ktl) Politic., A, 2, 1253 a, 19-20.
3 De Part. Anim., I, 5, 644 b, 22 e segg.: si noti linsistenza di peri. o[lh morfh/j)))( kai.
to.n peri. fu,sewj peri. th/j sunqe,sewj kai. th/j o[lhj ouvsi,aj)
4 Metaph., VII, 10, 1034 b, 20 e segg. - LEhrenstein (326) chiude la sua fondamentale
Monografia con lespressione aristotelica: e;sti to. noei/n w[sper to. aivsqa,nesqai (De
Anima, III, 4, 429 a, 13).
5 Figura est quasi certum signum ostendens unitatem et differentiam speciei (In II
Sent., d. 16, I, a. 1). Figurae (in corporalibus) sunt specierum propria signa (De Ver., X,
7). Un testo che illumina il rapporto fra lanima, la figura e la forma De Spir. creat., a.
4 ad 9: Anima per determinatam figuram dicitur esse in corpore, non quod figura sit
causa quare sit in corpore, sed potius figura corporis est ex anima; unde ubi non est figura
conveniens huit animae, non potest esse haec anima.
6 Physic., VIII, 3, 246 a, 1-9.
7 Comm. in VII Physic., lect. 5, ed. Parm. t. XVIII, 547 ab.

Anda mungkin juga menyukai