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Snap The Sign Personale di Gloria Viggiani

Testo Critico di Giada Pellicari

30 gennaio 13 febbraio 2015


Roma

Amo la fotografia di reportage, lemozione di cercare un momento, anche in


seno allillegalit immergendomi nella strada. Il sottosuolo metropolitano
un ambiente ricco di storie, persone, fatti che nella maggior parte dei casi
vengono ignorati perch nascosti agli occhi della gente. La fotografia darte
urbana possiede la stessa attitudine, il medesimo motivo per cui da
ragazzina cominciai a fare graffiti.
(Gloria Viggiani intervistata da Alessandra Carlino,
per La Nouvelle Vague Magazine)

La fotografia come forma di documentazione dellarte urbana


Molto di quanto sappiamo del Writing e della Street Art lo conosciamo grazie
alla fotografia. La configurazione di una storia delle discipline definibili con
questi nomi ci stata inizialmente tramandata e, successivamente, stata
esportata, mediante la documentazione fotografica.
Gli scatti di Brassa e la sua analisi effettuata a Parigi negli anni Trenta del
Novecento, ad esempio, possono gi essere considerati come delle originarie
forme di schedatura dei primi segni urbani riscontrabili in quel periodo, poi
riportati in ogni manuale di storia dellarte come momento fondamentale
per una storicizzazione dellarte urbana.

Fotografi molto noti come Martha Cooper, Henry Chalfant e Jon Naar hanno
contribuito allesportazione del Writing come lo conosciamo tuttora fuori
dagli USA, hanno dato la possibilit di unulteriore emancipazione del
fenomeno e hanno dato vita ad unimportazione stilistica anche in Europa
del wildstyle newyorkese.
Fin dalle origini del movimento possiamo notare che i testi pi conosciuti e
quelli che hanno dato amplia visibilit al mondo del Writing e della Street
Art, sono, di fatto, realizzati da fotografi e composti da raccolte di immagini.
Uno dei libri fondamentali per la storia del Writing, come lo stato Subway
Art, mostrava allinterno delle pagine delle metodologie specifiche nel
riprendere i graffiti, costituite da visioni differenti nellaffrontare
largomento in base allocchio del fotografo e alla scelta del soggetto. In
Martha Cooper e Henry Chalfant, infatti, esisteva gi una diversificazione
sostanziale, vale a dire che la Cooper era maggiormente interessata a
contestualizzare il pezzo allinterno di uno spazio urbano, mentre Chalfant
era molto pi propenso alla presa effettiva del lavoro in s.
La fotografia si sempre posta, inoltre, come mezzo fondamentale per la
traslazione dellesperienza del pezzo in un contesto al chiuso e allinterno di
una cornice definita, fosse essa una fanzine, un libro, o, attualmente, lo
schermo del computer.
La documentazione fotografica diviene imprescindibile anche per
comprendere i cambiamenti del territorio urbano, la crescita dello stile di
una zona e i diversi pezzi che si avvicendano magari sullo stesso muro.
Sappiamo bene che gli spazi urbani sono limitati e limitanti, oltre modo lo
sono le superfici, fatto che determina, ad esempio, da parte dei writer
lutilizzo della medesima parete pi volte e la cancellazione dei lavori
precedenti.
Martha Cooper ha sostenuto che la fotografia per lei consisteva in una forma
di preservazione storica dei pezzi e del fenomeno, dicendo che: I
photographed in a spirit of historic preservation. I thought that graffiti was a
phenomenon unique to New York City that would disappear and I would have
a record of it. I never predicted that New York style graffiti would spread
worldwide. (2008, fecalface.com)
Poich sia il Writing che la Street Art sono produzioni culturali denotate da
un carattere effimero, il lavoro di Gloria Viggiani, di cui viene esposta in

mostra una piccola parte, va inteso come una documentazione continua di


questi fenomeni, un archivio in progress che va visto come un corpus unico
di immagini.

Lantropologia dello sguardo di Gloria Viggiani


Gloria Viggiani ha da sempre vissuto allinterno del mondo del Writing
romano. Da giovane writer quale era, ha dipinto, frequentato e si mossa in
quel tipo di ambiente, venendo a conoscenza in prima persona di tutte le
dinamiche esistenti nellattuazione del pezzo, ovvero il prima, il dopo e il
durante, e la sua relazione biunivoca con lo spazio urbano.
Da cinque anni, per, ha sviluppato anche una pratica fotografica consistente
in una ricerca visiva molto approfondita e in una documentazione, precisa e
quasi ossessiva, del Writing, della Street Art e del muralismo (termini che
hanno delle connotazioni storiche, geografiche, tecniche e linguistiche
differenti, che non spiegher in questa sede) non solo nella propria citt,
Roma, ma anche in altri luoghi italiani dove spesso stata invitata proprio
per realizzare dei reportage. Per diversi motivi e per comodit, utilizzo
nellambito di questo testo il termine arte urbana, da intendersi come un
grande calderone che possa contenere e dare una configurazione linguistica
a queste forme visive in maniera rispettosa, in un qualche modo
avvolgendole, grazie alla specifica caratteristica che le accomuna costituita
dalla loro relazione con lo spazio pubblico.
La produzione della fotografa va considerata come parte visiva di tutta una
processualit esperienziale che vive normalmente in prima persona, poich
nel corso degli anni ha sviluppato delle relazioni interpersonali che sono alla
base, poi, del successivo scatto fotografico. Anche alle jam sua prassi
parlare con i protagonisti e, successivamente, ritrarli o nellattuazione del
gesto, o nella ripresa del pezzo finito denotandone, cos, la sua
contestualizzazione marcata. Gloria Viggiani lavora come unantropologa
dello sguardo, poich limmagine ultima va guardata come la ripresa finale
di un momento sociale sentito e percepito sul luogo, per diverse ore o giorni.
Solitamente da parte sua vi la volont di conoscere i protagonisti della
scena, parlare con loro, stabilire un contatto e, successivamente, procedere

alla cattura del momento dellesperienza. E cos che dietro ad ogni scatto
esiste, in realt, un vissuto e una ricerca approfondita sul campo.
Due sono le correnti sviluppate lungo la sala espositiva, ovvero una relativa
alla ripresa singola dei muri inseriti come parte di uno spazio urbano; laltra
come cattura del gesto del writer o dello street artist nel momento della
configurazione del pezzo o dellopera.
Il titolo della mostra, che significa cogli il segno, nasce per questi motivi,
con lidea di dare rilievo allaspetto esperienziale esistente nella sua ripresa
fotografica.
Claudio Marra, studioso e teorico, ha parlato di fotografia come
presentazione dellesperienza in rapporto anche allarchitettura e al
paesaggio, sostenendo che: Nessun esercizio di rappresentazione potr
infatti restituire quella condizione di esperienza e di vissuto che,
concordiamo, caratterizza in profondit il fenomeno architettura. Ma se
guardiamo alla fotografia come presentazione dellesperienza stessa, come
presentazione, seppur virtuale, del nostro stare dentro al mondo, dentro al
paesaggio/architettura, allora tutto cambia. (C. Marra, p. 48., 2014)
Penso che una frase di questo tipo sia applicabile anche al lavoro di Gloria
Viggiani, dato che larte urbana, prendendo forma in maniera site-specific a
contatto con larchitettura, in alcuni casi interessanti ha dato vita ad una
nuova configurazione di questultima, ponendosi come unulteriore
estensione delledificio, nonch come parte integrante del muro stesso.
Ecco perch le fotografie della Viggiani ci raccontano del suo stare in mezzo
al paesaggio urbano e della sua capacit di coglierne le diverse sfaccettature
e i cambiamenti, presentandocene proprio lesperienza.
Nel caso, ad esempio, dello scatto al lavoro di Sten & Lex, oltre a narrarci
dellopera stessa, ce la propone dallalto al basso, facendoci vivere in prima
persona lidentico momento di vertigine da lei sentito. La guardiamo, cos,
dalla sua prospettiva e quasi percepiamo la sua presenza, data dalla visione
soggettivata. Altre foto esposte, come quella al muro di Alic, ci fanno
comprendere meravigliosamente la sua capacit di innescare meccanismi
relazionali nati dalla presenza dellopera, in questo caso divenuta uno sfondo
che introduce a momenti di aggregazione, di gioco e di connessione tra i
bambini.

Le immagini della famosa crew tedesca 1UP o quelle delledificio di Roa,


invece, ci parlano a tutti gli effetti del cultural landscape, ovvero dello
spazio urbano trasformato dalla presenza delluomo, visto ora, per,
denudato, scarnificato e considerato in maniera nostalgica, come in rovina.
Per quanto riguarda il rapporto con la gestualit e con la ripresa
dellattuazione del momento stesso della realizzazione dei muri, che sono, a
mio avviso, tra le documentazioni fotografiche pi interessanti perch ci
fanno capire la parte performativa e corporale esistente nella relazione del
writer e dello street artist con la superficie, Gloria Viggiani ha avuto la
capacit di mostrarci anche le tecniche usate. Negli scatti a Reso e a Borondo
ha ripreso gli strumenti utilizzati, le espressioni dei volti, i movimenti del
corpo e ha messo in luce la processualit nello spostarsi da parte del writer
in rapporto al muro, come emerge in particolare nellimmagine che ritrae
Brus, dove si pu vedere la sua presenza ripetuta in pi tempi.
Ecco perch la mostra va vista come momento di riflessione, ma anche come
luogo di storicizzazione di queste culture visive, delle quali Gloria Viggiani ha
avuto la capacit di mostrarci le parti pi vive, grazie ad uno sguardo da
antropologa.

Biografie
Gloria Viggiani
Gloria Viggiani nasce a Roma nel 1981. Ha compiuto la sua formazione prima presso
il Dams a Roma e successivamente si specializzata in fotografia allo IED.
E una fotografa che ha indirizzato la sua pratica artistica verso gli ambiti relativi al
mondo dellarte urbana, sviluppando uno studio delle correlazioni tra questultima
e larchitettura oltre che una ricerca sui protagonisti dellambiente.
Lavora a report fotografici, collabora con studi professionali e con pubblicazioni del
settore dal 2010.
Tra le collaborazioni si segnalano quelle con NuFactory, Outdoor, Grab Magazine,
Street Art Attack.
Tra i report si ricordano: Amazing Day (2014), Rull Parking (2013), Urban contest
(2010), Outdoor Urban festival, Alic, Tri, Mission Art Gallery in the US Embassy of
Rome.
E apparsa su libri, riviste e cataloghi di mostre, come: Repubblica, Panorama,
L'Espresso, We Got Flava, Grab Magazine, Ostile Magazine, Strumenti Musicali, Not
News Magazine, Molotow, Ironlak, Roma wasn't built in a day (edizioni Drago),
Catalogo di Alice Pasquini Take me Anywhere (edizioni Venexia), Catalogo di Solo Heroes in Crisis (edizioni Venexia), We Believe in Angles and Straight Lines The Art
of No Curves.

Giada Pellicari
gennaio, 2015

Giada Pellicari
Giada Pellicari nasce a Padova nel 1987. E una curatrice darte contemporanea che
ha indirizzato la sua pratica curatoriale e critica verso gli ambiti del Writing e della
Street Art, dellarte pubblica e dei New Media, attraverso mostre, conferenze e
pubblicazioni. Si laureata prima allUniversit di Padova in DAMS Arte (110 e lode)
e successivamente ha conseguito la laurea magistrale in Arti Visive allUniversit
IUAV di Venezia (110 e lode). E stata: curatrice in residenza per un anno presso la
Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia (2013-2014), teaching assistant di un
corso della School of the Museum of Fine Arts di Boston in partnership con
lUniversit IUAV di Venezia (2013); relatrice al convegno internazionale Lisbon
Street Art and Urban Creativity International Conference organizzato dallUniversit
di Lisbona (2014), parte della giuria del Premio Cosua, concorso internazionale di
videoarte (2014).
Dall agosto 2012 Editor in Chief del noto sito di Writing e Street Art:
www.streetartattack.com.
E autrice del libro Scrivere di Writing | Note sul mondo dei Graffiti (Cleup 2014).

Bibliografia Selezionata
A. Carlino, In the name of the Street. La fotografia urbana di Gloria Viggiani,
Intervista a Gloria Viggiani, La Nouvelle Vague Magazine, 2014.
M. Cooper H. Chalfant, Subway Art, London, Thames & Hudson 1999 (1984).
C. Marra, Fotografia e Arti Visive, Roma, Carocci, 2014
G. Pellicari, Scrivere di Writing | Note sul mondo dei Graffiti, Cleup, Padova, 2014

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