Europa, uno potrebbe essere sorpreso dal vedermi tirar fuori il proverbiale seg
reto dal cassetto dichiarandomi marxista. Tali affermazioni non mi giungono natu
rali. Vorrei poter evitare le etero-definizioni (ovvero lessere definiti in base
al metodo e alla visione del mondo di qualcun altro). Marxista, hegeliano, keyne
siano, humiano, sarei naturalmente predisposto a dire che non sono nessuna di qu
este cose; che ho trascorso il mio tempo cercando di diventare lape di Francis Ba
con: una creatura che raccoglie il nettare da milioni di fiori e lo trasforma, n
el suo stomaco, in qualcosa di nuovo, qualcosa di personale, un qualcosa che deb
itore di ogni singolo fiore ma che non definito da nessuno di essi preso singola
rmente. Ma, ahim, questo sarebbe falso, e dunque non un buon metodo per iniziare
unaconfessione.
A dire il vero, Karl Marx stato responsabile nel formare la mia prospettiva del
mondo in cui viviamo, dalla mia infanzia al giorno doggi. Non qualcosa di cui par
lerei volentieri molto nella buona societ odierna perch la sola menzione della par
ola che inizia con M estingue ogni interesse della platea. Ma una cosa che non h
o mai nemmeno negato. In effetti, dopo alcuni anni trascorsi ad indirizzarmi a p
latee con le quali non condividevo il retroterra ideologico, sorto recentemente
in me un bisogno di parlare candidamente dellinfluenza di Marx sul mio pensiero.
Per spiegare il perch, il perch essere un marxista impenitente, penso che sia impo
rtante resistergli con ardore su molti argomenti. Essere, in altre parole, ereti
ci nel proprio marxismo.
Se la mia carriera accademica ha largamente ignorato Marx, e i miei attuali cons
igli politici sono impossibili da descrivere come marxisti, allora perch tirar fu
ori ora il mio marxismo? La risposta semplice: persino le mie visioni economiche
non-marxiste sono guidate da un assetto mentale pesantemente influenzato da Mar
x. Ho sempre pensato che un teorico sociale radicale possa sfidare il pensiero e
conomico dominante in due modi diversi: uno attraverso la strada della critica i
mmanente. Accettare gli assiomi dominanti e quindi esporne le contraddizioni int
erne. Dire: Non contesto i tuoi presupposti, ma ecco perch le tue conclusioni non
derivano logicamente da quelli. Questo era, infatti, il metodo usato da Marx per
minare il sistema delleconomia politica britannica. Marx accett ogni singolo assio
ma di Adam Smith e David Ricardo al fine di dimostrare che, nel contesto delle l
oro assunzioni, il capitalismo era un sistema contraddittorio. La seconda strada
che un teorico radicale pu perseguire , ovviamente, quella della costruzione di t
eorie alternative a quelle dellestablishment, sperando che esse verranno prese su
l serio (che ci che gli economisti marxisti del tardo XX secolo stanno facendo).
Il mio parere su questa doppia alternativa sempre stato che i poteri in carica n
on sono mai perturbati da teorie che partono da assunti diversi dai propri. Ness
un economista dellestablishment prester mai attenzione a un modello marxista o neo
-ricardiano in questi giorni. Lunica cosa che pu destabilizzare e sfidare seriamen
te gli economistimainstream neoclassici la dimostrazione dellinconsistenza dei lo
ro propri modelli. per questa ragione che, fin dallinizio, ho scelto di penetrare
nelle viscere della teoria neoclassica e di non spendere quasi nessuna energia
nel tentativo di sviluppare modelli alternativi, marxisti, di capitalismo. Le mi
e ragioni, lo ammetto, erano piuttostomarxiste[1].
Quando spinto a commentare il mondo in cui viviamo, in quanto contrario allideolo
gia dominante sul funzionamento delleconomia globale, non avevo alternative che t
ornare alla tradizione marxista che aveva forgiato il mio pensiero sin da quando
mio padre, metallurgista, aveva impresso in me, quando ero ancora bambino, limpo
rtanza dei cambiamenti tecnologici e delle innovazioni nel processo storico. Com
e, per esempio, il passaggio dallEt del Bronzo a quella del Ferro velocizz la stori
a; come la scoperta dellacciaio acceler il tempo storico dieci volte; e come le te
cnologie informatiche basate sul silicio sono discontinuit storiche e socio-econo
miche di primaria importanza.
Questo trionfo costante della ragione umana sulla natura e sui mezzi tecnologici
Provate a pensarci, ogni singola teoria economica non marxista che tratta gli im
pulsi produttivi umani e non-umani come se fossero intercambiabili, quantit quali
tativamente equivalenti, adotta il presupposto che la de-umanizzazione del lavor
o umano sia completa. Ma se tale processo giungesse mai ad essere completo, il r
isultato sarebbe la fine del capitalismo inteso come sistema capace di creare e
distribuire valore. Innanzitutto, una societ di simulacri de-umanizzati, o automi
, assomiglierebbe ad un orologio meccanico pieno di ingranaggi e molle, ognuno c
on la sua propria funzione, e che nel complesso producono un bene: la misurazione
del tempo. Ma se questa societ contenesse nientaltro che automi, la misurazione de
l tempo non sarebbe un bene. Sarebbe un prodotto, certamente, ma perch mai un bene? Se
za esseri umani reali a sperimentare il funzionamento dellorologio, non potrebber
o esserci cose come beni o mali. Una societ di automi sarebbe, cos come gli orologi m
anici o dei circuiti integrati, piena di ingranaggi funzionanti, dimostrando una
funzione, una funzione che per non potrebbe venire descritta n in termini morali,
n di valore.
Dunque, per ricapitolare, se il capitale dovesse mai riuscire nel quantificare,
e dunque nel mercificare completamente, il lavoro, cos come prova a fare in ogni
momento, lo prosciugherebbe anche di quellindeterministica, recalcitrante libert u
mana che permette la generazione del lavoro. La brillante rivelazione di Marx ri
guardo lessenza pi profonda delle crisi capitaliste era precisamente questa: maggi
ore sar il successo del capitalismo nel convertire il lavoro in una merce, minore
sar il valore che ogni unit generer, minore il profitto e, infine, pi vicina la pro
ssima odiosa recessione sistemica delleconomia. Il ritratto della libert umana int
esa come categoria economica un aspetto unico del pensiero di Marx, rendendo pos
sibile una peculiare e astute interpretazione drammatica e analitica della prope
nsione del capitalismo a piombare nella recessione, persino nella depressione, a
partire dalle fasi pi sfrenate di crescita.
Quando Marx scriveva che il lavoro era il fuoco vivente che dava forma alle cose
, la transitoriet delle cose, la loro temporalit, stava fornendo il pi grande contr
ibuto che ogni economista abbia mai dato alla nostra comprensione della profonda
contraddizione sepolta dentro il DNA del capitalismo. Quando ritraeva il capita
le come una forza cui dobbiamo sottometterciche sviluppa unenergia cosmopolita, uni
versale, che oltrepassa ogni limite e rompe ogni legame, e si pone come unica re
gola, unica universalit, solo limite e solo legame[2], stava evidenziando la realt
per cui il lavoro pu essere comprato tramite capitale liquido (denaro), nella sua
forma di merce, ma porta sempre dentro di s un desiderio ostile al capitalista c
ompratore. Ma Marx non stava solamente facendo unaffermazione psicologica, filoso
fica o politica. Stava, piuttosto, fornendo una ragguardevole analisi del perch n
el momento in cui il lavoro (inteso come attivit non quantificabile) si spoglia d
i tale ostilit, diviene sterile, incapace di produrre valore.
In un momento in cui i neoliberisti hanno invischiato la maggior parte delle per
sone nei loro tentacoli teoretici, rigurgitando incessantemente lideologia del mi
glioramento della produttivit del lavoro allo scopo di aumentare la competitivit e
creare cos crescita e cos via, le analisi di Marx offrono un potente antidoto. Il c
apitale non potr mai vincere nella sua lotta per trasformare il lavoro in una ris
orsa infinitamente elastica e meccanizzata senza distruggere s stesso. Questo ci c
he n i neoliberisti n i keynesiani comprenderanno mai! Se lintera classe dei salaria
ti venisse annichilita dai macchinari scriveva Marx, quanto terribile sarebbe ci pe
r il capitale che, senza lavoro salariato, cesserebbe di essere quello che [3]. Qu
anto pi il capitale si avvicina alla sua vittoria finale sul lavoro, tanto pi la n
ostra societ si fa somigliante a quella di un altro film di fantascienza. Un film
che era stato presagito proprio da Karl Marx: Matrix.
Ci che unico in Matrix che, in esso, la ribellione dei nostri manufatti non un se
mplice caso di uccisione del padre creatore. A differenza della Cosa di Frankest
ein, che aggredisce irrazionalmente gli esseri umani a causa della sua assoluta
angoscia esistenziale, o delle macchine della serie diTerminator, che vogliono s
olamente sterminare tutti gli umani per consolidare il loro futuro dominio sul p
ianeta, in Matrixlemergente impero delle macchine vuole conservare lesistenza uman
a per i propri fini: mantenerci in vita in quanto risorsa primaria. LHomo sapiens
, nonostante abbia inventato la schiavit umana, e nonostante la nostra storia sen
za precedenti nellinfliggere orrori indicibili ai nostri consanguinei, non avrebb
e mai potuto neppure immaginare il ruolo spregevole che le macchine ci assegnano
in Matrix: bloccati in apparecchiature che ci immobilizzano per risparmiare ene
rgia, le macchine ci sottopongono ad alimentazione forzata con una miscela di so
stanze nutrienti nauseabonde volte a intensificare la produzione di calore.
Ad ogni modo, ben presto le macchine scoprono che gli umani non durano a lungo u
na volta che il loro spirito spezzato e la loro libert infranta. Il nostro curios
o bisogno di libert minaccia lefficacia dei loro impianti a energia umana. Cos, le
macchine ci imprigionano in quella che Marx avrebbe chiamato falsa coscienza. Non
instillano nei nostri corpi solamente sostanze nutrienti, ma anche le illusioni
che il nostro spirito brama. Ingegnosamente, attaccano degli elettrodi ai nostri
crani con i quali percepiscono, direttamente nel nostro cervello, la vita virtu
ale, ma profondamente realistica che, come umani, vorremmo vivere. Mentre i nost
ri corpi sono brutalmente attaccati ai loro generatori di potenza, alimentandoli
con lelettricit scaturita dal calore dei nostri corpi, il software delle macchine
noto come Matrix riempie le nostre menti con visioni di una vita immaginaria, i
llusoria, ma verosimile e normale. In questo modo i nostri corpi, ignari della rea
lt, possono vivere per decenni, tutto a vantaggio delle macchine che possono cos g
enerare lenergia bastante per sostenere la loro nuova civilt. Loblio dellumanit costi
udafrica odierno, pi di ventanni dopo che Mandela stato liberato e che la sfera po
litica ha abbracciato, finalmente, lintera popolazione. La difficile situazione d
ellANC stata quella per cui per poter dominare la sfera politica doveva accettare
limpotenza su quella economica. E se la pensate in unaltra maniera, vi suggerisco
di parlare con le decine di minatori uccisi a colpi di fucile dalle guardie arm
ate pagate dai loro padroni dopo che avevano osato chiedere un aumento di paga.
Come ha potuto Marx illudersi cos? Perch non ha capito che nessuna verit sul capita
lismo pu venir fuori da qualsivoglia modello matematico per quanto brillante poss
a essere il modellista? Non aveva forse gli strumenti intellettuali necessari a
comprendere che la dinamica capitalista viene fuori da quella parte non quantifi
cabile del lavoro umano, ovvero da una variabile che non pu mai venire definita m
atematicamente? Ovviamente li aveva, poich li aveva forgiati lui stesso! No, la r
agione del suo errore un po pi sinistra: proprio come gli economisti volgari che a
veva cos brillantemente ammonito (e che continuano a dominare i dipartimenti di E
conomia oggigiorno), egli bramava il potere che la prova matematica poteva dargl
i.
Se ho ragione, Marx sapeva quel che stava facendo. Capiva, o aveva la capacit di
capire, che una teoria comprensiva del valore non poteva essere contenuta in un
modello matematico della crescita, di uneconomia capitalista dinamica. Era, non h
o dubbi in proposito, consapevole del fatto che una corretta teoria economica do
veva rispettare il detto di Hegel per cui le regole su ci che indeterminato sono e
sse stesse indeterminate. In termini economici questo significa riconoscere che i
l potere del mercato, e quindi la capacit di ottenere profitto, dei capitalisti n
on necessariamente riducibile alla loro capacit di estrarre lavoro dai loro salar
iati; che alcuni capitalisti possono estrarre di pi da un bacino dato di manodope
ra o da una data comunit di consumatori per ragioni che sono esterne alla teoria
economica.
Ma, ahim, questo riconoscimento sarebbe equivalso allammettere che le sue leggi non
erano immutabili. Avrebbe dovuto riconoscere nei confronti delle voci a lui avve
rse nel movimento sindacale che la sua teoria era indeterminata e, quindi, che l
e sue affermazioni non potevano essere in maniera ultimativa e non ambigua corre
tte, ma piuttosto perennemente provvisorie. Ma Marx provava un irrefrenabile imp
ulso a domare persone come Citizen Weston[8] che osava preoccuparsi del fatto ch
e un innalzamento dei salari (acquisito attraverso azioni di sciopero) avrebbe p
otuto rivelarsi una vittoria di Pirro se i capitalisti avessero di conseguenza a
lzato i prezzi. Invece di limitarsi a argomentare contro persone come Weston, Ma
rx era determinato a provare con precisione matematica che esse avessero torto e
che fossero non scientifiche, volgari, non degne di una serie attenzione.
Questi erano i tempi in cui Marx aveva capito, e confessato, di aver sbagliato s
ul versante del determinismo. Una volta passato alla stesura del terzo volume de
l Capitale aveva capito che, persino una minima variazione (ad esempio lammettere
differenti gradi di intensit del capitale in differenti settori) avrebbe confuta
to la sua argomentazione contro Weston. Ma egli era cos dedito al proprio monopol
io sulla verit che pass sopra la questione, in maniera stupefacente ma troppo brus
ca, imponendo per legge lassioma che avrebbe, alla fine, difeso la sua dimostrazi
one originale; quello che avrebbe inferto il colpo fatale a Citizen Weston. Stra
ni sono i rituali della fatuit e tristi sono quando portati avanti da menti eccez
ionali, quali Karl Marx e un numero considerevole di suoi discepoli del XX secol
o.
o nella trappola neoliberista della signora Thatcher? Nessuno. Che bene ne deriv
erebbe oggi dal predicare lo smantellamento dellEurozona, dellUnione Europea stess
a, quando il capitalismo europeo sta facendo tutto il possibile per smantellare
lEurozona, lUnione Europea, se stesso persino?
Unuscita greca, portoghese o italiana dallEurozona si trasformerebbe ben presto in
una frammentazione del capitalismo europeo, producendo una regione in forte rec
essione a est del Reno e a nord delle Alpi, mentre il resto dellEuropa giacerebbe
in una palude senza scampo di stagnazione economica e inflazione. Chi pensate t
rarrebbe profitto da questa situazione? Una sinistra progressista, risorgente da
lle ceneri delle pubbliche istituzioni europee come una fenice? O i nazisti di A
lba Dorata, i neofascisti vari, gli xenofobi e i maneggioni? Non ho assolutament
e dubbi in proposito. Non sono pronto a spingere per la realizzazione di questa
versione postmoderna degli anni Trenta. Se questo significa che compito nostro,
dei marxisti eretici, salvare il capitalismo europeo da se stesso, cos sia. Non p
er amore o apprezzamento del capitalismo europeo, dellEurozona, di Bruxelles o de
lla Banca Centrale Europea, ma solo perch vogliamo minimizzare i superflui tribut
i umani a questa crisi; le innumerevoli vite le cui prospettive sarebbero ulteri
ormente distrutte senza un qualsiasi beneficio per le future generazioni in Euro
pa.
pei nelle loro istituzioni. Neppure Leonid Breznev avrebbe osato fare pubblicamen
te una tale dichiarazione!
Con le lite europee allo sbando, volte a negare la realt con le teste sotto la sab
bia come gli struzzi, la sinistra deve ammettere che, semplicemente, non siamo p
ronti a colmare il baratro che un capitalismo europeo al collasso aprir con un si
stema socialista funzionante, capace di creare benessere condiviso per le masse.
Il nostro obiettivo deve quindi essere duplice: portare avanti unanalisi del cor
rente stato delle cose che i non-marxisti, ossia gli europei sedotti in buona fe
de dalle sirene del neoliberismo, possano trovare condivisibile. E dar seguito a
questa solida analisi con proposte per stabilizzare lEuropa per porre fine alla
spirale recessiva che, alla fine, rinforzer solamente gli intolleranti e incuber l
e uova dei serpenti. Ironicamente, noi che aborriamo lEurozona abbiamo lobbligo mo
rale di salvarla!
Questo quello che abbiamo cercato di fare con la nostraModesta proposta[11]. Ind
irizzandoci a platee eterogenee che vanno dagli attivisti radicali ai gestori de
i fondi speculativi, lidea quella di creare alleanze strategiche persino con pers
one di destra con le quali condividiamo un semplice interesse: un interesse nel
porre fine al circolo vizioso tra austerit e crisi, tra stati in bancarotta e ban
che in bancarotta; un circolo vizioso che danneggia tanto il capitalismo quanto
ogni programma progressista in grado di rimpiazzarlo. Questa la ragione per cui
difendo i miei tentativi per arruolare alla causa della Modesta proposta gente c
ome i giornalisti di Bloomberg e del New York Times, membri conservatori del Par
lamento inglese, finanzieri che sono preoccupati dalla tragica situazione dellEur
opa.
Il lettore mi conceder di concludere con due confessioni finali. Mentre sono feli
ce di difendere come sinceramente radicale lo scopo del programma per stabilizza
re il sistema che propongo, non pretendo comunque di esserne entusiasta. Questo
quel che dobbiamo fare, spinti dalle circostanze odierne, ma mi dispiace dover d
ire che probabilmente non far in tempo a vedere adottato un programma pi radicale.
Infine, una confessione di natura pi strettamente personale: io so di correre il
rischio di alleviare, surrettiziamente, la tristezza dellabbandonare ogni speran
za di sostituire il capitalismo nel corso della mia esistenza indulgendo nel sen
timento di essere diventato gradevole agli occhi degli appartenenti ai circoli del
la buona societ. Il senso di soddisfazione personale nellessere onorato dai ricchi e
dai potenti ha iniziato, di tanto in tanto, a farsi strada in me. Ed una sensaz
ione assolutamente brutta, non radicale, che sa quasi di corruzione.
Il mio nadir personale arrivato in un aeroporto. Un gruppo danaroso mi aveva inv
itato a tenere un discorso di apertura sulla crisi europea e aveva sborsato la c
onsiderevole somma necessaria a comprarmi un biglietto aereo in prima classe. Su
lla strada del ritorno verso casa, stanco e reduce gi da diversi voli, mi stavo f
acendo strada attraverso la lunga fila di passeggeri della classe economica per
raggiungere il mio gatedimbarco. Improvvisamente realizzai, con notevole orrore,
quanto facile fosse per la mia mente venire infettata da questa sensazione di es
sere autorizzato a sorpassare la massa. Capii quanto facile fosse per me dimentica
re quel che il mio pensiero di sinistra aveva sempre saputo: che nulla riesce a
riprodursi meglio di un falso senso di potere. Costruendo alleanze con forze rea
zionarie, cos come penso dovremmo fare per stabilizzare lEuropa odierna, si corre
il rischio di venire cooptati, di gettare alle ortiche il nostro radicalismo in
cambio della piacevole sensazione di essere arrivati nei corridoi del potere.
Confessioni radicali, come quella che ho appena tentato di fare, sono forse lunic
o antidoto programmatico agli scivoloni ideologici che minacciano di trasformarc
i in ingranaggi del sistema. Se dobbiamo stringere patti col diavolo (col Fondo
Monetario Internazionale, con i neoliberisti che, nonostante questo, sono contra
ri a quella che chiamano la dittatura delle banche fallite, eccetera), dobbiamo
evitare di diventare come i socialisti che non riuscirono a cambiare il mondo ma
[1] Come esempio delle ricerche che sono venute fuori, vedere Varoufakis (2013)
e Varoufakis, Halevi e Theocarakis (2001).
[2] Vedere Karl Marx (1844, 1969), Manoscritti economico-filosofici.
[3] Marx in Lavoro salariato e capitale, originariamente pubblicato sulla Neue Rhe
inische Zeitung, 5-8 e 11 aprile 1849[diffuso come conferenza nel 1847]. Rivisto
con unintroduzione di Friedrich Engels nel 1891. Tradotto da Harriet E. Lothrop,
New York, Labor New Company, 1902.
[4] Vedere Karl Marx (1844, 1969), Manoscritti economico-filosofici.
[5] Verso linizio di Matrix, un guerrigliero urbano che aveva appena aiutato Thom
as Anderson, detto Neo, a fuggire da alcuni agenti in borghese, gli offre una sc
elta cruciale fra due pillole. Se prender la pillola blu, torner a letto e si sveg
lier al mattino pensando che lintera vicenda sia stata un incubo prima di tornare
alla sua vita normale. Se invece opter per la pillola rossa, apprender la verit sulla
sua vita e sulla societ. In un trionfo dellincauta curiosit sulla tentazione del s
emplice piacere, Neo rigetta la prospettiva di beata ignoranza offerta dalla pil
lola blu, optando invece per la crudele realt promessa dalla rossa.
[6] Vedere Mirowski (2013).
[7] Per approfondire questargomento vedere Varoufakis (1991) e Varoufakis (1998).
[8] Vedere Karl Marx, Salario, prezzo e profitto, in cui Marx stesso racconta il
suo dibattito con Citizen Weston.
[9] Vedere il suo saggio su Malthus, Robert Malthus: il primo degli economisti di
Cambridge, scritto nel 1933, in John Maynard Keynes (1972). The Collected Works
of John Maynard Keynes, Vol. X: Essays in Biography, London, Macmillan. La citaz
ione appare alle pagine 100-101. Pubblicato originariamente in Essays in Biograp
hy, 1933.
[10] Malthus deve la sua fama alla previsione per la quale la crescita della pop
olazione sarebbe avvenuta pi velocemente di quella delle risorse del pianeta, non
ostante I nostri migliori sforzi, e che quindi la fame costituisce un indispensa
bile meccanismo di equilibrio. In quanto uomo di Chiesa, spieg ci come parte del d
isegno divino: la sofferenza delle masse, le pance turgide dei bambini ridotti a
llo stremo dalla fame, e i volti esausti delle madri piangenti erano unopportunit
data da Dio agli umani per abbracciare il bene e combattere il male.
[11] Vedere Y. Varoufakis, S. Holland e J.K. Galbraith, A Modest Proposal for Re
solving the Euro Crisis, Version 4.0
BIBLIOGRAFIA
Keynes, J.M. (1933,1972). Robert Malthus: The First of the Cambridge Economists, p
enned in 1933, in The Collected Works of John Maynard Keynes, Vol. X: Essays in
Biography, London: Macmillan.
Marx, K, (1865,1969). Wages, Prices and Profit in Value, Price and Profit, New Yor
k: International Co. (edizione itliana Salario, prezzo e profitto disponibile on
line)
Marx, K. (1844,1969). Economic and Philosophical Manuscripts, in Marx/Engels Sel
ected Works, Moscow, USSR: Progress Publishers (edizione italiana disponibile on
line)
Marx, K. (1849,1902). Wage-Labour and Capital, first published in the Neue Rheinis
che Zeitung, April 5-8 and 11, 1849. [Delivered as lectures in 1847] Edited with
an introduction by Friedrich Engels in 1891. Translated by Harriet E. Lothrop,
New York: Labor News Company (edizione italiana di Lavoro salariato e capitale d
isponibile on line)
Marx, K. (1972). Capital: Vol. I-III. London: Lawrence and Wishart
Mirowski, P. (2013). Never Let a Good Crisis Go To Waste: How Neoliberalism surv
ived the financial meltdown, London and New York: Verso
Varoufakis Y. (2013). Economics Indeterminacy: A personal encounter with the eco
nomists peculiar nemesis, London and New York: Routledge
Varoufakis, Y. (1991). Rational Conflict, Oxford: Blackwell
Varoufakis, Y. (1998). Foundations of Economics: A beginners companion, London an
d New York: Routledge
Varoufakis, Y., J. Halevi and N. Theocarakis (2011). Modern Political Economics:
Making sense of the post-2008 world, London and New York: Routledge
Varoufakis, S. Holland and J.K. Galbraith (2013). A Modest Proposal for Resolvin
g the Euro Crisis, Version 4.0
[traduzione a cura di Federico Vernarelli e Maurizio Acerbo]
fonte: Sandwiches di realt