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Comunista

impegno

notiziario dei comunisti del territorio di santa luce


- numero trenta / aprile 2015 -

Dopo la sentenza della Corte Europea

Se linformazione imbroglia sulla crisi e la povert aumenta

Diaz: fu tortura.

I numeri di Renzi
e la realt del Paese

Una vergogna che pesa tuttora sulla


coscienza dell intera vita repubblicana.
I comunisti di Santa Luce
La pi grave sospensione dei diritti soggettivi, di quelli
politici e civili avvenuta in epoca repubblicana nel
nostro Paese. Un esplicito tradimento del dettato
costituzionale. Un episodio, che per brutalit,
sistematica applicazione ed efferatezza, gi allepoca fu
descritto come tipico della macelleria messicana;
lasciando intendere lattuazione di pratiche proprie dei
corpi di sicurezza delle pi tragiche e sanguinarie
dittature latino americane. Unombra seria che allora fu
gettata sul ruolo dellintero corpo della polizia italiana,
che svolge con onore ogni giorno il proprio dovere con
sacrificio e dignit! E che ci sono eventi rispetto a cui
bene e necessario non si affievolisca la memoria,
perch alti restino la nostra indignazione e il nostro
permanente rigetto, ma soprattutto, perch si nutrisca e
tramandi quellindispensabile nucleo di valori ed
anticorpi (vigilanza democratica e partecipazione attiva
dei cittadini e dei lavoratori), senza cui la Repubblica
deperisce e muore nella crescente indifferenza e sotto il
peso della diseguaglianza di trattamenti, di opportunit,
di diritti. Si dice che le sentenze si rispettano e non si
commentano. Ebbene, lasciamo allora che a parlare sia
la sentenza emessa dalla Corte Europea dei Diritti
Umani di Strasburgo (di cui qui citiamo solo brevi
brani) che nella sua locuzione severa, narra come forse
meglio e pi direttamente non sapremmo fare quei
momenti terribili in cui in Italia, in una notte di luglio
del 2001 fu smarrito ogni senso di umanit e del diritto.
Nella sua sentenza della camera, resa oggi nellaffare
Cestaro (Arnaldo, comunista del Prc e pensionato Cgil,
bastonato e ferocemente ferito al pari di tanti altri)
contro Italia (ricorso numero 6884/11), la Corte
europea dei Diritti dellUomo afferma, allunanimit,
che c stata violazione dellarticolo 3 (divieto della
tortura e dei trattamenti disumani o degradanti) della
Convenzione europea dei Diritti dellUomo in
relazione ai trattamenti dannosi subiti dal richiedente
() La Corte sottolinea le violenze della scuola DiazPertini sono state perpetrare con un fine punitivo, un
fine di rappresaglia, volto a provocare lumiliazione e
la sofferenza fisica e morale delle vittime tali da
essere qualificate come torture nel senso dellarticolo
1 della Convenzione contro la tortura e altre pene o
trattamenti crudeli, disumani o degradanti. La causa
riguarda gli eventi accaduti alla fine dellincontro del
G8 di Genova, in una scuola messa a disposizione dalle
autorit municipali al fine di servire quale luogo di
alloggio notturno per i manifestanti. Ununit della
polizia anti-sommossa ha investito ledificio verso
mezzanotte al fine di procedere a una perquisizione. Ne
sono conseguiti atti di violenza () e tenendo conto
dellinsieme di circostanze esposte, i trattamenti
dannosi subiti dal richiedente devono essere qualificati
come tortura (). La Corte rileva che lassenza di
identificazione
degli
autori
materiali
dei
comportamenti dannosi derivata in parte dalla
difficolt oggettiva della Procura di procedere a
identificazioni certe ma ugualmente dalla mancanza di
cooperazione della polizia.. Se pur con quattordici
anni di ritardo alla fine, ci che andava detto dinanzi
alla coscienza civile del Paese e dellEuropa stato
dunque detto. Ora, che nessuno dimentichi ! PS. Giorni
fa un poliziotto (ora sospeso) ha pubblicamente
rivendicato con orgoglio quanto allora fatto. Unaltra
ferita che si aggiunge ad una storia buia. Vergogna!

Disoccupazione? Dati e notizie false mentre le condizioni


del Paese peggiorano. Legge elettorale? C solo il vecchio.
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi ci fa sapere che il Pil (Prodotto Interno Lordo) crescer dello 0,7% questanno,
dell1,4% nel 2016 e dell1,5% nel 2017. Stime che riflettono valutazioni prudenziali e che potranno essere aggiustate al
rialzo nel prossimo settembre. Il tasso di disoccupazione, ci viene assicurato da Renzi e dal ministro Padoan, caler al
12,3% nel 2015, all11,2% nel 2017 e raggiunger il 10,5% nel 2019. Previsioni per i prossimi anni, certificate da
personaggi credibili. Tutto bene, quindi? Non crediamo davvero. Queste sono solo stime, promesse i soliti annunci che ci
vengono propinati ogni anno. Esattamente un anno fa, era l8 aprile del 2014, Matteo Renzi, con la stessa faccia di oggi (e
le solite battute, mentre la gente sta peggio) dichiarava che il Pil sarebbe cresciuto, nel 2014, dello 0,8%. Una stima che era
dichiarata -esattamente come oggi- prudenziale. Laumento del Pil, secondo lo statista fiorentino, sarebbe stato
certamente pi alto e avrebbe potuto raggiungere tranquillamente, come scriveva Moodys, il 2%. Renzi, cos, infondeva
grande ottimismo in vista di un futuro radioso. Detto fatto! Il risultato del Pil, a fine 2014, stato negativo (-0,4%). Alla
faccia della prudenza! Oggi il pifferaio toscano tenta lo stesso numero di magia sui numeri, con le stesse affermazioni di
un anno fa. Affermazioni che, seppur prive di riscontri reali, vengono ripetute dai suoi vari portavoce ad ogni trasmissione
televisiva cos tante volte da diventare quasi una verit provata. Ma la realt, cin la sua durezza ben diversa come anno le
famiglie ogni giorno! Del resto la grande informazione (stampa e tv) eccezion fatta per Il Sole24ore, certifica le promesse
governative senza porre dubbi. Un accodamento vergognoso e privo di accenti critici di sorta. E veritiera viene passata la
notizia della diminuzione delle tasse, mentre la realt di ogni giorno a ricordarci come siano invece cresciute e come i vari
regali propagandistici (a partire dagli sbandierati 80 euro in busta paga) siano stati gi divorati da tempo dalla diminuzione
delle detrazioni e dalle tasse che gli Enti Locali (Comuni e Regioni) sono stati costretti ad aumentare visti i tagli fatti dal
Governo. Ci stanno dicendo il falso e lo fanno coscientemente per nascondere cosa sta succedendo nel nostro Paese.
Intanto, mentre la disoccupazione aumenta, i giovani non riescono a trovare lavoro e agli anziani viene impedito di andare
in pensione, c grande dibattito sulla legge elettorale. Una legge che permetter ai partiti pi forti di mantenere il proprio
potere in Parlamento confermando (in altra forma ma con pari sostanza) le norme del porcellum dichiarate
incostituzionali (premio di maggioranza e liste, almeno in parte, bloccate). Una situazione imbarazzante creata da una serie
di governi che stanno bloccando il Paese e che ci fanno credere di lavorare per il benessere dei cittadini. Questi ultimi,
intanto, diventano sempre pi rassegnati, poveri, senza lavoro, con salari e pensioni sempre pi insufficienti a sostenere una
vita decorosa. Ci stanno rubando il futuro e in molti sta venendo meno la volont (e la forza) di ribellarsi. Invece essa va
trovata e costruita con tenacia. Serve una nuova stagione di mobilitazione e di lotte ed in una nuova strategia politica di
cambiamento. Oggi pi di ieri, anche perch un avvenire migliore non ce lo regaler nessuno! Come sempre.

Il lavoro che non c, e quello che aumenta let lavorativa

Niente lavoro, mentre i nostri soldi

Paolo Ferrero , Segretario Nazionale Patito della Rifondazione Comunista


I dati dellInps parlano chiaro: il Jobs Act del Governo non crea un solo posto di lavoro. Semplicemente regala un po di
soldi delle nostre tasse ai padroni che non si fanno scrupoli n si lamentano per lassistenzialismo e li prendono. Questa la
vera vergogna dellItalia: proporre un salario sociale per i disoccupati viene tacciato di assistenzialismo mentre a chi regala
i soldi ai padroni viene accolto da squilli di fanfara e tappeti rossi.

Se oggi si lavora pi a lungo, ma a rischio della vita

Manuela Palermi, Presidente Comitato Centrale Partito Comunista dItalia


Mi auguro che il Ministro del Lavoro Poletti abbia il tempo di leggersi i preoccupanti dati dellInail sugli infortuni. Si
render conto che aumentare let pensionabile grave e pericoloso. Dice lInail che pi si avanti con let pi si rischiano
incidenti mortali. Lo dimostrano le tragedie degli ultimi giorni. Un lavoratore aveva 65 anni, un altro addirittura 74. Quando
ci si occupa del lavoro, non si pu solo seguire lottica dellimpresa, attentissima al profitto. Prima ed oltre al profitto, ci
dovrebbero essere e bisognerebbe pensare alle persone! Il punto che non lo si vuole fare

1915/2015

AUGURI PIETRO!

Ingrao ha 100 anni.


Una vita per il
comunismo e la libert

chiedi lo speciale 25 aprile

70 della Lotta di Liberazione

aprile 2015

scrivete lettere e commenti a: impegnocomunistasantaluce@gmail.com

Coop e 25 aprile: un comunicato dei partigiani di Livorno.

Se la Coop rimane aperta


No al buio mercantile del presente! No alloblio del passato che
divora il futuro. Ritrovare oggi il senso del nostro stare insieme.
Anpi Livorno
25 Aprile : Festa dell'Italia che , finalmente liberata dal nazifascismo, riprende il suo cammino di nazione libera e
democratica. Festa della riconciliazione nazionale. Festa di un Popolo che ha saputo risollevarsi dall'abiezione di un
regime autoritario e violento. Festa di un Popolo che con la Carta Costituzionale ha saputo promuovere ed affermare
valori di giustizia, solidariet, libert di cui segnata la storia repubblicana. Festa di una Nazione che, ancora oggi,
nel suo settantesimo compleanno, si vorrebbe ridurre ad una banale data sul calendario. A questo ci opponiamo,
questo condanniamo, questo ci indigna: loblio del passato che si mangia il futuro. Per questo chiediamo con forza che
intorno al 25 Aprile le comunit dellassociazionismo sociale, delle istituzioni democratiche, dell'imprenditoria, delle
organizzazioni dei lavoratori, ritrovino il senso dello stare insieme per uscire dal buio mercantile del presente e
proiettare qualche luce sul futuro dei nostri figli e nipoti. Il 25 Aprile Festa della Liberazione una occasione con cui i
cittadini, i lavoratori possono ritrovare il senso di comunit e di appartenenza quindi devono essere messi in grado di
partecipare e possibilmente di esserne protagonisti. E se per quel giorno qualche smemorato deve rinviare l'acquisto di
patate e cipolle, non ci pare un gran male. Segreteria Provinciale Anpi (Associazione Nazionale Partigiani dItalia).

Il 25 aprile, memoria di libert, non si monetizza!

...e la Proletaria
non ha pi memoria.
Recidere la memoria destina alla sconfitta e a
divenire come gli altri. Corto
circuito dei
valori.
Patrizio Andreoli
Comitato Centrale Partito Comunista dItalia
Questanno insieme al 70 anniversario della Liberazione Nazionale, cade anche quello della fondazione de la
Proletaria poi divenuta UniCoop Tirreno .Dal bisogno e dallo spirito di solidariet nacque uno spaccio costruito
sulle macerie della guerra allinterno di una fabbrica siderurgica. E il 1945 e la Cooperativa popolare di consumo
iniziava il suo cammino. E quanto si legge sul numero 243 della rivista Nuovo Consumo distribuita mensilmente in
migliaia di copie in ogni supermercato. Gi, perch pare che spaccio non vada da tempo pi di moda. Cos come
alla fine degli anni settanta, si decise che non era pi consona ai tempi limmagine di una contadina tenente sotto il
braccio un fascio di grano (la Proletaria, appunto!) accanto al marchio Coop. Eppure i simboli e le parole hanno (o
dovrebbero) avere un senso, raccontare una storia, sempre che quella storia si voglia difendere ed offrire come cifra di
chi siamo e da dove veniamo. Il fatto che in nome del rinnovamento (stimolo in s necessario) si pi volte operato
altrimenti, cancellando irresponsabilmente identit, resettando memoria storica, lotte e conquiste. Quel 25 aprile che
davvero fu festa di popolo, di quel popolo che per la prima volta irrompeva da protagonista e in massa nella storia
dItalia come mai prima era accaduto (un carattere unico che ancor pi la dovrebbe rendere cara e preziosa al cuore e
alla nostra ragione politica di uomini e donne dellantifascismo e di sinistra) oggi viene derubricata a giornata patria
del passato, a quadretto inerte depotenziato della propria attualit e vitalit, cui si pu anteporre la conta dellincasso a
fine giornata. Ben triste prezzo per una pagina di noi ancora cos feconda! Come una volta, con un aforisma
fulminante mi disse un vecchio compagno, la Chiesa ricorda ogni giorno i suoi santi e martiri e dopo duemila anni
ancora qui. La sinistra smantella e dimentica s stessa fin nei suoi simboli e nomi e poi diciamo che si vuol vincere.
Ma dove vogliamo andare! E infatti a forza di picconare la Storia e le storie di molti e molte, allineando linguaggi e
segni dellagire al nuovismo berlusconiano-renziano, mai la sinistra nel suo insieme intesa, stata cos debole e
balbettante in Italia. Mai! Naturalmente una sinistra che ancora aspiri a cambiare sul serio lo stato di cose presenti e
non si accodi, aggiornandoli, ad antichi vizi e pratiche trasformistiche. Quanto di pi lontano da noi che continuiamo
invece a pensare testardamente come le ragioni stesse della crisi dovrebbero spingere pi di ieri verso il mutamento
mentre si riafferma il nostro cammino su cui -per restare al tema- il 25 aprile resta festivit necessaria a questo Paese!
Se smantelli la tua storia, sei destinato alla sconfitta o a divenire come gli altri. Se decidi di svilire la pi alta
ricorrenza civile del calendario nazionale, significa che siamo al corto circuito di memoria e valori, alla
relativizzazione e allappannamento di tratti essenziali di cui oggi non ti priva lavversario, ma che dimostri di essere
tu stesso disposto a perdere; nel caso, forse perch lavversario in questi ultimi ventanni ha nel frattempo imposto i
suoi canoni e valori anche in quello che una volta era il tuo campo politico e sociale di riferimento. Intanto lUnicoop
Tirreno che da quelle macerie morali e materiali sorse svolgendo un ruolo prezioso, oggi rischia suo malgrado di
esserne parte, contribuendo alla demolizione del valore storico di una stagione formidabile di conquiste e speranze
(suggellate nella data del 25 aprile) nel momento della pi grave crisi economica e valoriale della storia italiana degli
ultimi cento anni. Ma davvero tagliare le radici una buona politica? Forse qualcuno dovrebbe fermarsi e riflettere, o
forse -chiss- anche in Coop qualcuno cha pensato bene ed esattamente quello che si vuole. Se i tempi sono opachi,
si sappia almeno che limpida resta la nostra indignazione di comunisti.
Pomaia/SS 206: strada Provinciale di Poggiberna

E nessuno interviene!
Si fanno le strisce gialle di cantiere ma degli interventi non vi traccia. Intanto per
viaggiare si devono fare veri e propri slalom! Si muova lAmministrazione Comunale.
Una strada Provinciale, senza pi un ente Provincia in grado di sostenere e provvedere adeguatamente ai suoi
quattromila chilometri di viabilit. Tratti che franano ed una storia molto italiana: invece di provvedere sul serio si
mettono cartelli (che cadono col vento o vengono urtati) e si appronta una segnaletica (talvolta priva nella notte di
sorgenti luminose salvavita!) dichiarando al mondo che l vi un problema. Il problema i cittadini lo vedono eccome!
E soprattutto lo avvertono quando sono in marcia sulla carreggiata. Buche, avallamenti e dossi inattesi a ripetizione.
Toppe di asfalto che creano denti sul manto stradale si susseguono ad asfalto talmente consumato da risultare dun
grigio smorto. Uno stato dabbandono che dura da anni con transenne che ormai fanno parte del paesaggio in via
stabile. Ma resta il pericolo su una strada -per tipologia di trasporto- pi trafficata di unautostrada: mezzi agricoli,
ape, camion pesanti (dinverno e destate ad ogni ora diretti alla Knauff), auto, motocicli, camper e pullman, fino ai
ciclisti. Caro sindaco, non basta annunciare incontri! Bisogna presentare un progetto e pretendere sicurezza. Serve
uniniziativa che dia (o almeno avvii) risposte ed una viabilit pi civile per i cittadini. Intanto tutto deperisce

Tekva: consolidare il percorso.

Fame di lavoro e futuro


Il superminimo azzerato o ridimensionato.
Sulle chiamate a rotazione ci sia pi equit!
Red Lion
Ancora una volta il peso pi acuto dei problemi che oggi
attanagliano il nostro territorio si chiama per gran parte
Tekva (ex Iniziative Industriali). Una storia che sembra non
avere fine, soprattutto per i cento lavoratori e le loro famiglie
che vivono il calvario dellazienda nella vicenda giudiziale
che sta affrontando. Ricordiamo che Iniziative Industriali
S.p.A., al secolo Tekva s.r.l., in attesa di omologa del
concordato fallimentare da parte del tribunale di Pisa,
udienza che nel frattempo slittata al 21 maggio 2015. Nello
stesso tempo liter per lapprovazione della conversione della
CIGS (Cassa Integrazione Speciale Guadagni) per crisi
(scaduta lo scorso il 24 marzo), in CIGS per concordato
fallimentare, stata avviata grazie allimpegno profuso dalla
Cgil Filctem provinciale che in questi mesi ha seguito in
maniera costante una vertenza quanto mai critica e
complessa. Pur tuttavia, tutto questo non stato finora
sufficiente a garantire una continuit nellerogazione della
CIGS da parte dellInps, in quanto -visti i tempi burocratici facile ed insieme tragico ipotizzare come i lavoratori Tekva
rischino di non avere totale o parziale copertura finanziaria.
In modo duro e concreto: tutti i dipendenti che in questi
mesi di transizione non saranno chiamati al lavoro non
sapranno di fatto come sfamare le loro famiglie. Come
abbiamo gi detto altre volte la situazione finanziaria di
Tekva Srl continua a patire un inadeguato accesso al credito,
anche se la commessa americana, primo vero ordine
acquisito della nuova societ stenta a far riprendere le attivit
lavorative a pieno regime dello stabilimento, cos come
annunciato nel comunicato stampa della Cgil Filctem
provinciale lo scorso 22 febbraio. In questi giorni la propriet
sta applicando lultimo dei punti previsto dallaccordo
quadro siglato lo scorso ottobre, che prevede la
rimodulazione dei trattamenti di miglior favore acquisiti ad
personam. In buona sostanza, tutti i lavoratori che avevano
sin qui fruito e potuto contare sul superminimo aziendale, se
lo vedono ridimensionare o eliminare del tutto secondo
quanto previsto dal CCNL mediante, per cos dire, una
contrattazione con la direzione aziendale che fa pesare
(scarica?) ancor pi sulle spalle dei lavoratori una situazione
finanziaria gi precaria. Ricordiamo che dal prossimo 20
ottobre 2015 per i dipendenti di Iniziative Industriali S.p.A.
si apriranno le procedure per la mobilit. Entreremo cos in
una nuova fase di difficile gestione, su cui peraltro graver
lassenza di un nuovo accordo-quadro tra le parti. Una fase in
cui ognuno sar chiamato a svolgere in via diretta il proprio
ruolo: margini e spazi per sottrarsi a scelte e responsabilit,
infatti, non vi saranno per nessuno! Riteniamo che ancora
una volta i lavoratori potranno contare sullimpegno della
Cgil Filctem e poi? E poi vi sarebbe la necessit di un
supporto e di una sponda da parte del territorio di Santa Luce
e delle colline pisane perch questo accordo non mieta pi
vittime di quanto temiamo. I lavoratori stanno resistendo ma
ogni giorno difficile. Servirebbe davvero uno scatto della
Amministrazione Comunale, al momento assente o indolente
dinanzi alla vertenza e a questa strategica partita produttiva!
Nelle prossime settimane, noi comunisti, faremo tutto ci che
potremo perch lattenzione sulla vertenza del sito di Santa
Luce rimanga alta. Intanto, scorrono i giorni in un clima che
per chi lavora si fa sempre pi critico.

Periodico politico culturale


Direttore Resp.: R.Cardellicchio /Coordinatore di Redazione
P.Andreoli. Registr. n 5441/02 sett. 2005 Tribunale di Fi.
Redazione: Via Verdi 4, S.Luce (Pi) Grafica: pan.
Numero trenta. Tiratura. 650 copie. Stampa c.p. 04/15
Notiziario totalmente autofinanziato dagli iscritti ed
elettori comunisti, dai cittadini democratici e di sinistra.
,

70

Lotta di Liberazione Nazionale


contro il nazifascismo

Salvaste lItalia non morrete mai!

Comunista
notiziario dei comunisti del territorio di santa luce

aprile 2015 supplemento al numero 30

Lalterit della Resistenza


Patrizio Andreoli
Comitato Centrale del Partito Comunista dItalia
Che cosa rimasto di quella passione civile? Che cosa di quelle speranze in un mondo diverso, migliore e nuovo? Che cosa, dellanelito di pace e giustizia che sotto il peso della
tragica pedagogia della guerra, delle deportazioni, dei rastrellamenti e dei bombardamenti, animava lurgenza di un cambiamento e di un riscatto veri della pi parte del popolo
italiano? Da quella mattina del 25 aprile 1945 sono trascorsi settantanni; unintera esistenza. In molti, in queste settimane, si sono interrogati circa lesito di quel patrimonio politico e
morale. Un patrimonio aggredito fin da subito da un revisionismo interessato talvolta sgangherato talaltra (pi spesso) sottile. Un nucleo di valori ed esperienze straordinarie che negli
anni qualcuno ha tentato di ritualizzare con lobbiettivo di depotenziarne motivi e spunti fecondi. Ma la Resistenza non stata parata guerresca di pennacchi, di medaglie e tamburi
marziali. Ma piuttosto folla per le vie di Napoli e rivolta popolare, dignit dei contadini fucilati sulle aie, grido di libert e pugno chiuso dei caduti partigiani, fatica e rischio delle
staffette ad ogni pedalata, fame e povert, silenzio e spaurimento dei deportati avviati alla morte, fierezza dello sguardo delle donne di Carrara dinanzi allinvasore, ad ogni passo
timore del tradimento e fraternit coi compagni di lotta e di vita, coraggio dei gappisti nel buio delle notti di Roma, solitudine degli affetti, magone per le famiglie lontane o sfollate,
polemica politica e stampa clandestina, mercato nero e generosit inattesa di chi pur avendo poco quel poco divideva coi ribelli, ferocia dei tempi e nomi falsi, nomi mutati a coprire la
fede o letnia, nomi di battaglia e soprannomi, le torture di Via Tasso e i nostri martiri monumento inscalfibile, messaggi in codice, parole dordine e veline cifrate, leccidio delle
Ardeatine e gli impiccati ai pali del telefono come banditen a monito di un popolo in rivolta, radio rimediate e notizie passate di nascosto ai patrioti, lo sconquasso dell8 settembre, i
soldati che salgono in montagna a difesa di una patria nuova e libera, le braccia incrociate degli operai e i grandi scioperi del 43, i fucilati in massa a Cefalonia e i nostri padri (tra cui
il mio) deportati nei lager in Germania quali nuovi schiavi del lavoro, il girotondo spezzato ed il sorriso tradito dei bambini trucidati a Stazzema, il livido ed interminabile inverno del
44 prologo della ritrovata libert. Tutto questo non addomesticabile perch la Lotta di liberazione fu prima di tutto consapevole protagonismo, scelta di valori e di vita. Riscatto dalla
retorica, conquista di una coscienza politica nuova che fece propria la saldatura fra diritti e conquiste sociali. E coloro che erano sudditi divennero cittadini portando con la Repubblica
e un nuovo patto tra liberi lItalia nel novecento. Se ancora qualcosa della Resistenza si teme non riguarda fatti darme pur eroici, ma lesempio di un popolo che salz in piedi
cambiando il proprio destino. Quella partecipazione diretta e la capacit che allora vi fu di prendere in mano il futuro, a loro modo -quelle s!- fanno ancoroggi paura. Restano una
lezione non minimizzabile. E lalterit non riducibile della Resistenza. Voi, nuovi e vecchi gattopardi, smemorati interessati e rivalutatori del fascismo, sfruttatori di sempre e nuovi
padroni di morte della speranza, nuovisti e picconatori della Costituzione, annoiati e sufficienti speculatori sulla pochezza morale e politica dei tempi; voi indifferenti che misurate il
senso di esistere dal successo negli affari e dallapparire sappiatelo: la Resistenza vive! Essa non epopea di reduci, ma ispirazione per le nuove leve che vorranno provare a difendere
la libert, a combattere le ingiustizie, a cambiare il Paese.

Per un baluardo di massa dellAntifascismo

Giacomo Luppichini
Presidente Anpi (Associazione Nazionale Partigiani dItalia), Rosignano Marittimo

Sono trascorsi 70 anni anni da quel 25 Aprile del 1945 quando, in concomitanza con loffensiva alleata, scatt linsurrezione che port nei giorni successivi, alla liberazione di tutto il
Nord Italia ancora sotto il tallone delloccupazione nazifascista. Decisivo il contributo delle formazioni partigiane che dai monti calarono su tutte le citt del Nord , insieme alla forze
armate del ricostituito Esercito Italiano che risalivano la penisola combattendo insieme agli Alleati. Genova, in particolare, si liber da sola e i signori della guerra nazisti che avevano
fatto tremare il mondo con le loro conquiste, rimettevano la resa della citt nelle mani del partigiano comunista Remo Scappini. In questi anni una polemica, oggi fortunatamente un
po sopita, talora sguaiata e assordante, talora subdola e insidiosa ha cercato di sminuire, di ridurre, di contestare il ruolo della Resistenza nello svolgimento dei fatti bellici. A questi
avversari rispondiamo con i fatti e tra essi gli oltre 60.000 caduti partigiani. Quelli ci sono tutti, documentati e rintracciabili e sono tanti per un anno e mezzo di guerra. Il ricordo del
loro sacrificio un dovere morale per tutti coloro che hanno a cuore la libert, tanto pi necessario oggi che il Paese attraversato da una crisi economica, morale e sociale dalla quale
riemergono preoccupanti segnali del passato. La Lega che legittima il neofascismo di Casa Pound, la Le Pen che rischia di diventare il prossimo presidente della Francia, il successo
dei neonazisti di Alba Dorata in Grecia con il loro sedici per cento e laffermarsi elettorale di formazioni neofasciste e neonaziste in Europa indicano come lAntifascismo, lungi da
essere un vecchio arnese ormai superato dalla storia recente, sia pienamente valido e attuale anche nei nostri tempi. LAnpi da anni impegnata nella costruzione di una grande
moderna, libera associazione antifascista di massa. Ad essa si aderisce, non su basi partitiche o ideologiche, ma nella piena convinzione di impegnarsi a mantenere vive le aspirazioni,
gli ideali, i contenuti dellAntifascismo e della Resistenza armata nelle mutate condizioni politiche sociali del Paese. In primo luogo con una difesa attenta delle caratteristiche della
nostra democrazia e della Costituzione che, nata dalla Resistenza, ne costituisce il patto fondante. Per questo esprimiamo tutta la nostra preoccupazione per il recente progetto di
riforma costituzionale che il Governo sta portando avanti. Ci preoccupa in particolare labolizione dellelettivit del Senato, un organismo che continuer ad avere funzioni
importantissime ma che sar costituito da senatori non eletti, ma scelti dalle segreterie di partito. Se a ci si aggiunge che con la proposta di riforma della legge elettorale, anche i
componenti della Camera saranno eletti senza poter esprimere una preferenza, ma in base allordine di lista, si capisce come da un lato ne venga alterato lequilibrio dei poteri a tutto
vantaggio del Governo, e dallaltro come un partito magari con un successo del 25-30 % venga a concentrare nelle sue mani tutto il potere. E uno squilibrio troppo forte e lesivo dei
caratteri della democrazia italiana che i costituenti, di tutte le parti politiche vollero basata sulla rappresentanza popolare eletta su base proporzionale e sulla partecipazione
democratica. LAnpi si batter perch queste proposte non passino fino al referendum confermativo. Per questo c bisogno di tutta la forza di coloro che credono in questi valori; per
questo bisogna aderire alla nostra Associazione che oggi rappresenta il muro che bisogna erigere per contrastare quelle forze che hanno sempre mal sopportato una Costituzione
antifascista e che ancora lavorano per demolirla. Ricordando quanti dettero la vita per ridare allItalia dignit, speranza e libert, ancora e sempre: W il 25 aprile, W la Resistenza!

W la Lotta di Liberazione!

aprile 2015

momento di sorpresa, si fossero riavute ed avessero opposto una resistenza organizzata; la


lotta sarebbe stata molto dura, date le armi di cui disponeva l avversario. Ma tedeschi e
fascisti, assaliti da ogni parte, abbandonati dai loro capi, rinunciarono ben presto ad ogni
velleit di resistenza, si arresero senza condizioni, e quelli che riuscirono si diedero alla
montagna. Quando il giorno 28, alla sera, la prima colonna di seicento partigiani
garibaldini dell 'Oltrep pavese faceva il suo ingresso a Milano, ed il giorno 29 le
divisioni di Moscatelli, dopo aver liberato tutta la Valsesia e tutto il Novarese, dopo aver
sostenuto duri combattimenti per arrivare alla capitale lombarda, entravano trionfanti in
citt, Milano era gi da due giorni saldamente nelle mani dei patrioti. Milano stata
liberata dalle sole forze degli operai delle fabbriche, delle brigate SAP (Squadre di
Azione Patriottica) composte di lavoratori e di giovani studenti ().

Il ricordo del Commissario Generale delle Brigate Garibaldi

Pietro Secchia (1903-1973) stato dirigente del PCI ed uno dei capi della Resistenza.
Arrestato e confinato dal fascismo, liberato nel 1943 divenne Commissario Generale
delle Brigate Garibaldi. Ha scritto: Storia della Resistenza, La Resistenza accusa.

Liberi con la forza degli operai


Pietro Secchia
Sin dalla mattina del 26 (aprile 1945) praticamente Milano era libera e il potere nelle
mani del Comitato di Liberazione Nazionale. Nei giorni 27 e 28 prosegu l'occupazione di
alcuni nidi di resistenza nazifascisti, quali la Casa dello Studente, il palazzo
dell'aeronautica, dove erano asserragliati mille tedeschi. La resistenza fascista
andava cessando e si limitava a sporadiche azioni di cecchinaggio. Proseguiva celere
l'azione di rastrellamento, di disarmo e di arresto dei traditori. Numerosi grossi gerarchi
fascisti venivano pescati: tra gli altri Starace, che andava in giro per Milano travestito con
una tuta da operaio ed il tricolore al braccio. Bisogna dire che la vittoria insurrezionale a
Milano stata relativamente facile e non costata ai patrioti gravi perdite. In tutto
abbiamo avuto cinquanta morti ed alcune diecine di feriti. Il nemico a Milano stato
sorpreso dall'insurrezione. Sorpreso e soprattutto demoralizzato dalla fuga dei grandi
gerarchi, dalla fuga di Mussolini, dalla fuga dei ministri, dei capi dello stato maggiore
fascista, di tutti i grandi dignitari della milizia e del partito, dalla fuga di tutti coloro che
avevano giurato di morire in bellezza. La vilt dei capi ha accelerato il processo di
disgregazione delle brigate dei briganti neri, che non hanno potuto e saputo opporre
una resistenza coordinata e organizzata. A Milano le forze patriottiche hanno vinto con la
loro decisione. Erano concentrate nella citt imponenti forze fasciste e tedesche
dotate abbondantemente di armi di ogni genere. Le loro caserme erano circondate da
trincee, da fili spinati, da cavalli di frisia, da casematte in cemento armato e con le
mitragliatrici alle feritoie. Tutto questo non servito a nulla. Eppure le nostre unit
partigiane erano lontane da Milano. Le nostre radio tempestavano di fonogrammi il
comando delle divisioni Valsesia di Moscatelli ed il comando delle Brigate Garibaldi
dellOltrep pavese perch cercassero di inviare al pi presto le loro divisioni a Milano.
Un grave pericolo incombeva sulla citt, se le forze tedesche e fasciste, dopo il primo

6 maggio 1945 / Milano: sfilata della Liberazione.

Da sinistra: G. B. Stucchi (Psi), F. Parri (PdA), R. Cadorna (Comandante CVL), L. Longo (Pci), E. Mattei
(Dc). Nelloccasione la bandiera del C.V.L. fu decorata dagli alleati con Medaglia dOro V. M.

ALDO DICE 26 x 1

Testo del telegramma diffuso dal CLNAI (Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia)
indicante il giorno [26] e l'ora [1 di notte] in cui dare inizio all'insurrezione. A tutti i comandi
zona Comunicasi il seguente telegramma: ALDO DICE 26 x1 Stop Nemico in crisi finale Stop
Applicate piano E 27 Stop Capi nemici et dirigenti fascisti in fuga Stop Fermate tutte
macchine et controllate rigorosamente passeggeri trattenendo persone sospette Stop Comandi
zona interessati abbiano massima cura assicurare viabilit forze alleate su strade
Genova-Torino et Piacenza-Torino Stop 24 aprile 1945

Milano: 70 anni fa lagguato nazifascista al capo della Giovent Comunista

Avanguardia delle nuove generazioni nella lotta!


Nessun settarismo, nessun particolarismo organizzativo limiti e inceppi la nostra azione. Il nostro ideale di essere lavanguardia delle
nuove generazioni nella lotta di oggi e nella ricostruzione di domani.
Eugenio Curiel

Motivazione della
Medaglia dOro al Valor Militare
Docente universitario, sicura promessa della scienza italiana fu vecchio combattente, seppur giovane d'et, nella lotta per la libert del popolo.
Chiam a raccolta, per primo, tutti i giovani d'Italia contro il nemico nazifascista. Attratta dalla sua fede, dal suo entusiasmo e dal suo esempio, la
parte migliore della giovent italiana rispose all'appello ed egli seppe guidarla nell'eroica lotta ed organizzarla in quel potente strumento di
liberazione che fu il Fronte della Giovent. Animatore impareggiabile sempre laddove c' da organizzare, da combattere, da incoraggiare. Spiato,
braccato dallinsidioso nemico che vedeva in lui il pi pericoloso avversario, mai desisteva dalla lotta. Alla vigilia della conclusione vittoriosa degli
immensi sforzi del popolo italiano cadeva in un proditorio agguato tesogli dai sicari nazifascisti. Capo ideale e glorioso esempio a tutta la giovent
italiana di eroismo, di amore per la Patria e per la Libert. Milano, 8 settembre 1943- 24 febbraio 1945
Settanta anni fa, il 24 febbraio 1945 a poco pi di trentadue anni, Eugenio Curiel , partigiano e fisico italiano nonch capo della Giovent Comunista e animatore instancabile del
Fronte della Giovent (tra i maggiori teorici della democrazia progressiva) veniva ucciso dai fascisti a Milano. Eccolo, nelle parole e nel ricordo del dirigente comunista Arturo
Colombi e in quelle di Quinto Bonazzola (da poco scomparso) che del Fronte della Giovent di Curiel fece parte.
Il 24 febbraio del 1945 pranzammo in ufficio: Curiel, io, la sua giovane compagna e due altre nostre collaboratrici. Subito dopo discutemmo il piano del numero de lUnit che
doveva uscire nei giorni seguenti; ci ripartimmo i compiti, poi ci salut, salut la sua compagna e usc. Non dovevamo pi rivederlo vivo. Mezzora dopo, a poca distanza da noi, egli
era freddato a colpi di mitra dagli sgherri fascisti. Sapemmo poi che lo aveva denunciato un miserabile traditore, ex confinato a Ventotene. Curiel ci aveva detto di aver fatto un
incontro spiacevole. Un individuo che a Ventotene faceva il delatore lo aveva incontrato salutandolo cordialmente: buongiorno professore! Non demmo limportanza dovuta alla cosa e
le conseguenze furono tragiche. [] Mentre [Curiel] transitava per piazzale Baracca una squadra fascista lo raggiungeva e il triste delatore gridava: lui!Resosi conto del pericolo,
Curiel, che era prestante anche nel fisico, si mise a correre. Una prima scarica di mitra lo colpiva, cadeva ma si rialzava prontamente, una seconda raffica lo inchiodava al suolo. Noi
eravamo ignari di quanto era avvenuto. Il mattino seguente stavamo leggendo la notizia delluccisione di uno sconosciuto quando entr in ufficio la commpagna di Curiel con il volto
sconvolto dallo sgomento: Giorgio non rientrato, ci disse. Un triste presentimento, che non osavamo esprimere, ci diceva che lassassinato di Piazzale Baracca era lui, il nostro
Curiel. La sua compagna era come impietrita dal dolore; noi non sapevamo che dire: che cosa si pu dire in simili casi? [] Non tardammo ad avere conferma dei nostri tristi
presentimenti: il nostro caro compagno, lamico, il fratello di lotta era stato barbaramente e freddamente trucidato sulla pubblica strada dagli assassini fascisti. [] era stata uccisa una
delle pi belle figure di patriota, una delle giovani forze pi promettenti della scienza italiana, un forte combattente, un capo della classe operaia, il capo della giovent italiana. La
costernazione era scesa nei nostri cuori ma il combattimento continuava; stringemmo i denti e dicemmo ai nostri giovani, ai nostri partigiani, gappisti e sappisti, ai nostri operai delle
fabbriche: colpite, colpite pi forte, fate s che questo regime di criminali affondi al pi presto nellignominia e non possa fare altro male allItalia e agli italiani! Arturo Colombi
(A.Colombi, Eugenio Curiel capo combattente e martire della giovent italiana, Edizioni Giovent Nuova).
Curiel [] svolse una funzione decisiva verso di noi: ci insegn la fiducia. Fiducia nel popolo italiano [] Ci
insegn [] ad essere insomma i giovani della nuova Italia: uomini e non automi. [] Nei confronti dei soldati
di Graziani, che noi disprezzavamo, Curiel insisteva sempre al fine di spingerci a compiere unazione di
propaganda; a non considerarli in nessun caso perduti per sempre. Ci spiegava in quali condizioni essi
probabilmente avevano dovuto piegarsi ai bandi e alle minacce poste in atto per arruolarli. Ci invitava ad un
lavoro serio per organizzare la disgregazione tra essi. Vedeva insomma anche in loro delle forze viventi in
sviluppo e non solo delle divise. Ed anche in ci era profondamente umano, cio politico Quinto
Bonazzola (lUnit, 21 febbraio 1951)

Periodico politico culturale


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