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SCRITTI & DETTI SCELTI

2015
DI PIETRANGELO BUTTAFUOCO

06 Gennaio 2015
Meglio un giorno da Cinepanettone che cento da Si accettano miracoli. Un film pi inutile
di questa gettonatissima favola napoletana firmata da Alessandro Siani difficile da
trovare. E una cartolina le donne lavano i panni alla fontana, gli autobus anni 50 sono
presi dal trovarobe ed un apologo sui sentimenti del pittoresco con uso di cucina. Non
senza la religione furbacchiona buona al pi per Papa Francesco. Sebbene inzeppato di
grandissimi attori qua e l spruzzato da battute sulfuree, magnifiche il film, ambientato
in un paese ma scritto da chi non ha mai visto dal vero un paese, risulta perfino peggio de
Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo. E, questultimo, il film di Aldo, Giovanni e Giacomo
che sembrava aver conquistato il primato della pellicola pi mesta e pi babbigna messa
in circolo per le Festivit. Si tratta di due titoli che, nel disastro dellindustria
cinematografica italiana, hanno ottenuto risultati lusinghieri al botteghino. Ma siccome la
commedia identit fondante della nazione ben pi che spaghetti e mandolino, quanto a
misurare i mutamenti di costume, la commedia , infatti, scienza ci si dispera a
doversela vedere con siffatte prove dartista perch altro destino non sembra arridere
allItalia che lincapacit di far ridere. Ce lo meritammo, un tempo, Alberto Sordi. Figli, quali
siamo di Pietro Germi e di Carlo Goldoni, per puro provincialismo, abbiamo tradito i
grandissimi fratelli Vanzina. E ci siamo ridotti a credere nei falsi miracoli da botteghino.
07 Gennaio 2015
I Re Magi, scrive Ren Gunon, in realt non rappresentano altro che i tre capi
dellAgarttha. Il Mahnga offre al Cristo loro e lo saluta come Re; il Mahtm gli offre
lincenso e lo saluta come Sacerdote; infine il Brahtm gli offre la mirra (il balsamo di
incorruttibilit, immagine dellAmrit) e lo saluta come Profeta o Maestro spirituale per
eccellenza. Lomaggio cos reso al Cristo nascente, nei tre mondi che sono i loro rispettivi
dominii, dai rappresentanti autentici della tradizione primordiale, nel medesimo tempo, lo
si noti bene, il pegno della perfetta ortodossia del Cristianesimo rispetto ad essa.
Camminando per Roma, ieri, nel giorno dellEpifania, grazie a Francesco Barone che un
fior di sapiente, rileggevo questo passo tratto da Il Re del Mondo dopo di che, nei pressi
della Santa Sede, non so perch, dal Colonnato partita unaltra musica. E altre parole,
pi o meno queste: Il bandolero stanco, scende la sierra misteriosa, sul suo cavallo
bianco spicca la vampa di una rosa. Dopo di che, laggiornamento dellortodossia: A
mezzanotte va, la ronda del piacere, lamor non sa tacere, e questa la canzon di mille
capinere.
10 Gennaio 2015
Per, questi democratici. Tengono il punto: piuttosto che mettersi dentro casa Marine Le
Pen mettono tra parentesi la libert e, fraternamente sinistra, destra e quelle amebe
centriste, tutti insieme rinunciano volentieri allegalit. Primo partito di Francia alle ultime
Europee, dunque pi che titolato a considerarsi di casa a Parigi, il Front National , di
fatto, considerato un corpo estraneo. E un grumo di non-Francia dentro la stessa Francia.
Tenendo il punto, i democratici, hanno comunque deciso di non considerare sei milioni e
mezzo di cittadini gli elettori alle Presidenziali del 2012 non ritenendoli parte di quel
tutto che la patria francese. Tengono il punto, dunque. Manuel Valls, il premier, a nome
del governo di Francia convoca per domani la manifestazione per lunit nazionale contro

il terrorismo fondamentalista, chiama tutti i partiti politici ma non i Blue Marine della Le
Pen. E per, questi democratici. Sono capaci di tutto. Perfino di attrezzarsi per farla
relativa lunit. Escludendo accuratamente i cittadini di serie B rispetto alla extra-lusso
serie A dei democratici, Nicolas Sarkozy e Francois Hollande in testa. Tengono il punto,
infine. Ma se per questo anche le virgolette. Aperte giusto per fare una lunga citazione:
lintero libro di Michel Houellebecq. Ho letto Sottomissione e, alla luce dei fatti, posso ben
dire che mai trama ha rischiato di risultare cos scontata. Stesso inizio, stesso
svolgimento, pi che prevedibile nel finale. Come in Soumission, dove, pur di non far
vincere Marine Le Pen
15 Gennaio 2015
di Pietrangelo Buttafuoco | 15 Gennaio 2015 ore 06:31
In morte di me stesso. Francesco Foresta, il direttore di Livesicilia la grande novit
della produzione culturale in Sicilia, ormai il primo giornale dellIsola ha scritto una lettera
di saluto per il proprio funerale.
In morte di me stesso, quindi. Con la morte addosso. Tutto in questa breve frase. Il
virgolettato lho preso da un pezzo pubblicato sul sito fondato da Foresta. E un articolo
voluto da Peppino Sottile e lui che maestro capofila di un mestiere, il giornalismo,
scienza della realt in una terra complicata assai qual quella dei palermitani ha
spiegato proprio bene il senso dellesser-ci qui per poi dover morire. Prendendo tra le mani
la lettera di Foresta, scovandone lessenza pi propria, larticolo indica poi la destinazione
pi alta: in cielo, dove abita la leggerezza che vola e si mette in tasca tutto il dolore. Per
spendere e spandere il tutto dironia. Quando luned scorso, la mattina dell11 gennaio,
Palermo s ritrovata al funerale di Foresta, a Villa Filippina, trasformata in una cattedrale
a cielo aperto, i convitati della tristezza cos si legge si sono sentiti come
meravigliati, sopraffatti da qualcosa che ha sciolto il pianto, arricchendo lumanit. E quel
parlare di se stesso, per tramite di lettera, quel salutare tutti strappando a ognuno a
dispetto del legno della bara, esito di un cancraccio il pi goduto dei sorrisi, proprio di
una scienza assai spavalda: quella dellintelligenza.
In morte di me stesso, allora. Parlando di se stesso, spiegandosi da morto, Francesco ha
detto: Adesso scappo. S messo fretta alle sue stesse esequie. Devo capire se qui oltre
al caff Lavazza c qualche connessione valida. Un genio, Foresta. Nella citt dove le
cripte esibiscono le mummie vestite di tutto punto, nella patria del lutto, nellorizzonte del
barocco che impasta zucchero alle ceneri dossa, Francesco ha smontato la messa in
posa. Ed stato come sentirsi bussare alle spalle sentirsi salutare mentre si
contempla tutto quel morire e ritrovarsi a sorridere. Un genio, Foresta. Non a caso ha
saputo creare il giornalismo pi odiato dal potere e dalla mafia. Non a caso ha trovato
lidea pi lesta per rinnovare il giornalismo in un tempo il nostro tempo dove non esiste
pi la carta ma la voglia di saperne sempre di pi, s. Un genio ubriaco del proprio lavoro.
Ebbro di fatica e sbronzo dimmaginazione sempre per figurarsi giusto nel momento in
cui non fa ciao, ma Addio anche il modo pi complice e pi amorevole per uscire di
scena spettinando tutte le compunte figure del funerale. Peppino Sottile, il maestro che nel
prendersi carico di Livesicilia ricomincia adesso dove ha lasciato lallievo, ha decifrato il
senso e il motivo di quella orazione funebre. Ecco, voglio fare mia la chiusa del pezzo:

Lironia ha salvato Francesco Foresta, dando lucidit al suo sguardo, fino alla
consacrazione intima e teatrale della sua gioia di esserci. E ha benedetto tutti noi. Non ci
ha liberato dalle lacrime. Le ha rese bellissime, liberandoci dal male.
La lettera di saluto che il direttore di LiveSicilia ha voluto fosse letta al suo funerale.
Ciao ragazzi, come va?
Ma siete un sacco... Mizza, don Diego, l'hai mai celebrato un funerale con tutta questa
gente?
Dai, bando alle ciance che poi si deve andare a lavorare perch senn l'azienda fallisce e
io nella mia vita vuol dire che ho sbagliato tutto.
Volevo solo ringraziarvi. Tutti. Perch tutti quelli che sono oggi presenti hanno
rappresentato un tassello importante della mia vita privata e professionale. Sono persone
che mi hanno voluto bene, magari nel silenzio di una redazione in vent'anni di splendide
emozioni al Giornale di Sicilia (vero Ciccio Badalamenti? Vero Carletto Brandaleone?),
rendendosi conto anche quando al Gds non c'ero pi che quel pazzo di Foresta tanto
malaccio poi non era (che ne pensi Connie? E tu Mariellona?). Perch ho sempre difeso
con forza la nostra passione per questo meraviglioso mestiere e difendendo questa
passione non potevo che indirettamente difendere i miei cronisti, la mia squadra. Squadra
che abbiamo poi costruito nella straordinaria avventura di Novantacento e di Live Sicilia. E
l tutta un'altra storia.
Amun, Puglisone, lo so che sei mutriato perch ho fatto scrivere il mio coccodrillo a
Peppino Sottile. Ma stato lui il mio maestro. Tu lo stai diventando per un gruppo di
ragazzi eccezionali che hanno cambiato il modo di intendere e fare informazione in Sicilia.
E lo dico senza falsa modestia: i miei ragazzi, il mio orgoglio. Salvo Toscano, Roberto
Benigno, Claudio Reale, Riccardo Lo Verso, Accursio Sabella (le avete sistemate le
scrivanie che fanno veramente schifo?), Salvuccio Cataldo, Daniela Vitello e il suo
spettacolare Perizona (e grazie Dany per i vent'anni di leale assistenza ed amicizia),
Salvatore Peri, Gianluca Rubino, tutti i collaboratori, anche quelli che lavorano ora per la
concorrenza e che mi hanno quotidianamente inviato in questi mesi sms quotidiani
strappandomi un sorriso (vero Miriam?) o che hanno lasciato la redazione col cuore
spezzato ma si ritroveranno un'esperienza professionale alle spalle che le ha fatte
crescere (vero Chiaretta?).
E ancora come non stringere in un abbraccio fortissimo i ragazzi di Catania che hanno
contribuito al successo di Live in maniera esponenziale? Antonio Condorelli stringimi forte
Anthony, Lauretta, Melania e tutti i collaboratori della redazione mito di via Etnea. E poi i
mitici grafici Alessandro Fiore e il logorroico Sergio Caminita, Loredana, Serena, gli agenti
speciali Fabio Giordano e il mortificatissimo Massimo Filpi (glielo regaliamo per favore un
abbonamento ad I Love cos la finisce di partecipare ai nostri concorsi rischiando di farsi
arrestare?), Marianna, Adriana. A tutti devo dire grazie: grazie per la fedelt, per la lealt,
per l'impegno messo ciascuno nel proprio campo. Il successo della nostra avventura
imprenditoriale stato anche e soprattutto merito vostro.

E della squadra di professionisti al loro servizio. Salvo Cincimino merita un discorso a


parte ma gliel'ho fatto a tempo debito e quindi ve lo risparmio. E poi grazie a Sandro
Sottile, Patrizia Scalia, l'avvocato Nando Lo Voi, grazie, un grazie speciale a Marcello
Montalbano. Basta ne dimenticher un sacco.
Ma la persona che non posso permettermi di non ringraziare pi degli altri perch fedele
assistente, segretaria, quasi badante, factotum, autista, spicciafaccende, confidente, occhi
preziosi dentro tutte le aziende, lei proprio non la posso dimenticare: vero Marilena mia?
Non ti ho mai ringraziato abbastanza in vita. Oggi spero di essermi fatto perdonare.
E poi c' il mio socio, Giuseppe Amato. Ricordo ancora come fosse ieri la prima volta che
lo incontrai. Ero con Ciccio piccolo, gli regal un Topolino. Ricordo l'ordine del suo ufficio,
la musica in sosttofondo, l'odore di una candela accesa. Nacque quel giorno il primo
numero di I Love Sicilia: il suo buon gusto, la mia intuizione giornalistica di dedicare la
copertina ad un giudice in grembiule di cucina. I Love and a ruba. Ed ancora dopo oltre
100 mesi il periodico pi venduto in Sicilia. Mi dispiace soltanto non aver potuto coronare il
tuo sogno, Giuseppe: quello di chiudere mezza Mondello per festeggiare qualche nostro
evento. Ma provateci, magari ci riuscirete.
Ma di soci ne devo ringraziare altri: Rino e Alessio, Dario e Daniele che hanno sempre
creduto in me, me lo hanno dimostrato sino all'ultimo istante della mia vita. So che lo
dimostreranno anche adesso. Un abbraccio al gruppo di Live: Gaetano Noara, Piero
Ridolfo, Marco Valenti. Ni, non ho finito con i ringraziamenti. Perch ci sono mille nomi
che mi frullano in testa, tutti gli amici che in questi mesi hanno trascorso notti insonni per
noi, che hanno dato una mano a Donata, che le hanno portato un pasto la sera o si sono
svegliati all'alba per farmi una puntura di plasil: Gery e Daniela, Mario e Lia (Mario non ti
scordare di pagare quello della piscina), Cristina, Marisa e Renzo, Vincenzo e Francesca,
Alessandro e Loredana, Roberto e Maria Paola.
E poi ci sono loro, gli angeli della speranza, medici diventati amici: Giuseppe Badalamenti
e lo splendido Staff del Policlinico, Piergiorgio Mezzatesta e il gruppo della Maddalena, in
particolare Michele Ciacciofera. Grazie, grazie per avermi regalato mesi di vita sereni e
colmi di speranza. E grazie anche alla nostra infermiera Barbara. E a Gigi, e alle sue albe
sotto gli acquazzoni.
Dagli angeli della speranza al mio angelo custode, Antonello. Lui sa perch. Non lo
dimentichi mai. E c' il mio cucciolo, il mio Ciccio Runner. Ti lascio libero piccolo orgoglio
di pap di solcare gli universi dell'arte e della musica. Penso sia il regalo pi bello che ti
possa fare sapendo che la tua batteria la sentir anche da quass.
E poi c' lei, il mio faro, la donna che ha dato un senso a tutta la mia vita, la mia Donata.
Donata nel vero senso di questo nome. Quello che dovevamo dirci ce lo siamo detti
condividendo ogni momento dei nostri anni, minuto dopo minuto di un matrimonio
meraviglioso. Oggi vorrei soltanto che la stringeste forte a tutti voi, amici miei. Ciao amore
mio, so che ce la farai alla grande.
Adesso scappo. Devo capire se qui oltre al caff Lavazza c' qualche connessione valida.
Live stato aggiornato?

24 Gennaio 2015
Bella ledicola dei giornali. Com bella, scrive Achille Campanile, in una pagina di
Cantilena allangolo della strada, con tutte quelle copertine a colori esposte e tante
lampade accese intorno! E che vasta clientela! Ci si fermano servette e automobili del
Corpo Diplomatico, vecchi signori, ufficiali, professori, ragazzi e signorine. E sempre
merce fresca: arriva un ciclista con un fascio di giornali nuovi e si porta via quelli di poche
ore fa, gi vecchi e polverosi, che nessuno pi degna dunocchiata. In questa descrizione
del chiosco dalle mille copertine multicolori dai titoli noti e dalla festa tutta tipografica
c il racconto di una frenesia: Chi vuole un foglio battagliero e chi un vecchio giornale
pacifico; chi un giornale sportivo e chi una rivista di mode; chi vuol ridere e chi vuol
rabbrividire sulle avventure poliziesche; con pochi soldi ce n per tutti i gusti e ognuno si
porta a casa il mezzo per passare qualche ora. E cos sfacciata lesibizione della carta in
edicola, nella prosa di Campanile, che un vero signore non pu dare neppure una
guardatina per non avere laria di scroccare. Gran bel mestiere, quello dei giornalai,
conclude il geniale autore del Povero Piero. Essi non solo possono leggere tutti i giornali
e le riviste che vogliono, ma fanno presto fortuna. Lavorare con la carta molto redditizio,
si legge ancora nel capitolo, Lo sanno i falsari. I bari. Gli usurai. Lo sanno tutti, a
eccezione dei poeti. Avere a che fare con la carta fa diventare ricchi, scrive Campanile e
la data di queste note tra il gennaio 1927 e il giugno 1930 accende di curiosit sulla
preveggenza dei poeti, bravi ad azzeccare il fallimento della carta a dispetto di falsari, bari
e usurai, e a non sottoscrivere la granitica certezza della carta. E poi dice che carmina non
dant panem. Non si mangia, vero, ma quantomeno sindovina.
28 Gennaio 2015
Uscire di scena. E un tema. Rivelatore di un destino. Molto pi che nel sorgere di ci che
pu preparare unepica, perfino nella febbrile grazia di una giovane donna parlo di
Catherine Spaak, nel film di Luciano Salce, La Voglia Matta adesso ridotta a comparsa
nel reality dei Famosi, lIsola appunto. Con questa uscita di scena, di questo si tratta
anche se ben remunerata, anche se le elargir riflettori oltre le annate a venire questa
signora rinuncia a se stessa e scioglie ogni equivoco generato in ognuno, dallillusione di
sapere decifrare il volto oltre la maschera. Dovevate vederla in quel film. Era il sorriso, il
culetto e la pazzia di un capriccio senza altra via duscita per un uomo di mezza et un
Ugo Tognazzi quarantenne invaghito al punto di accettare il ruolo del pagliaccio a
disposizione degli sghignazzi di una combriccola, i coetanei di lei, lieti di ridurre
quellinnamorato in uno sgangherato Toro Seduto. Col copricapo piumato in testa. Quello
era un film ed era un apologo amaro della struggente uscita di scena di un quarantenne
una maschera, in fondo. Quella dellIsola della Spaak, oggi, la televisione ed il
raddoppio della realt dove a uscire di scena lei, per cancellare, nel mercimonio della
parola fine, un sorriso, un culetto e la pazzia dellarte. E diventata lei Toro Seduto. E
purtroppo no nella struggente maschera. Ognuno di noi ha piume da piangere. E
rimpiangere.

Cabaret Salvini

La destra e lEt oscura. Chiacchierata con Pietrangelo Buttafuoco, ideologo (senza


offesa) di Salvini
di Alessandro Giuli | 25 Febbraio 2015 ore 09:36

Che centra Salvini con Le uova del drago, che centra con la cultura della crisi, con una
certa filosofia del Novecento?

Il testo che segue la trascrizione letterale del video registrato nella redazione del Foglio
l11 febbraio scorso.
Giuli: Pietrangelo Buttafuoco, scrittore eccelso, devoto a SantAgata, che centri con
Salvini? Perch si dice che tu sia diventato lintellettuale di riferimento della Lega e delle
destre di Matteo Salvini.

Buttafuoco: Intellettuale gi parola da querela, a maggior ragione poi in un ruolo che


dovrebbe essere quello del cosiddetto intellettuale organico, e quindi me ne tiro fuori.
Semplicemente dal punto di vista professionale, giornalisticamente, ho conosciuto la Lega
ancor prima dellarrivo di Salvini grazie a delle realt particolari, interessanti, quali
potrebbero essere per esempio Terra Insubre, il cui leader Andrea Mascetti rappresenta
unavanguardia sulla scena politica, cos come altre due fornaci di idee: il sito il Talebano e
lIntellettuale dissidente.

G: Unavanguardia celtica.
B: S unavanguardia celtica e soprattutto un ambiente curioso, interessante, pieno di fatti,
di cose, di dibattiti, un veicolo di idee, qualcosa che era inusitato in quello che era il grande
parco del cosiddetto moderatismo del centrodestra. Non sappiamo neppure come
possiamo definire tutto quel mondo e stiamo parlando di una fase in cui il leader della
Lega era Umberto Bossi, cera Silvio Berlusconi e cera Gianfranco Fini per la destra. Gi
quella era una realt curiosa, tanto che n Alleanza nazionale n Forza Italia avevano dei
gruppi, come invece aveva Terra Insubre, in grado di organizzare convegni, riviste, di
invitare tante persone diversissime tra loro che potessero partecipare a un dibattito che
nasceva allinterno della Lega e poi superava i confini di quella che poteva essere la
semplice conventicola degli acculturati.

G: Ma perch tutta la destra residuale, post fascista, gi aennina, si sta convertendo al


fenomeno Salvini? Per spirito di sopravvivenza, perch credono di poter avere ancora
delle piccole rendite? Tanto con Salvini al governo non ci si va

B: Beh, con Salvini al governo non ci si va nel senso che se ci dovesse essere un duello
Salvini-Renzi, quindi il duello dei due Matteo, gran parte dellala moderata italiana sar
schierata e appiattita totalmente sulle posizioni di Matteo Renzi. C anche la cosiddetta
ala fighetta-trendy che appiattita sulle posizioni di Matteo Renzi. C quindi il grande
capitolo del conformismo italiota che si schierato tutto sulle posizioni di Matteo Renzi,
avendo lui realizzato la furbizia massima per litaliano medio, cio far credere a quelli di
destra di non essere di sinistra e di dare a quelli di sinistra la possibilit di vincere una
volta per tutte. E quindi un capolavoro di maccheroni piuttosto di una grande pagina
machiavellica quella che ha messo in atto Matteo Renzi, che ha sposato benissimo il
moderato italiota. Dallaltro lato invece c il selvaggio, c luomo considerato a tutti gli
effetti mostruoso perch comunque ha dei canoni iconici o estetici non a modino; e tutta
quella che possiamo identificare come area di destra che venuta fuori dalla destruzione
berlusconiana ha adesso una tentazione, quella di mettersi sotto lala protettiva di Matteo
Salvini. Ma la cosa me lha spiegata bene Rocco Valentino, che un dirigente regionale
ex An, transitato dopo in Forza Italia: volendo saggiare lopinione pubblica di quello che il

suo elettorato si reso conto che il suo elettorato gi se ne era andato via ed era gi su
posizioni salviniane.

G: Se tu fossi Salvini riprenderesti i cadaveri politici della destra che fu?


B: No, non gli conviene. E una semplice e brutale legge della politica: se a questo
gruppetto, a tutti questi politici conviene andare con Salvini, altrettanto ovvio che a
Salvini non convenga prenderseli, n caricarseli. E inimmaginabile che lui possa fare il
ticket per esempio con uno dei protagonisti di questarea.

G: Tipo Giorgia Meloni.

B: Giorgia Meloni o non so chi altri individuare. Salvini si costruito una personalit, una
figura che deve inevitabilmente viaggiare da sola.

G: Beh, con Berlusconi viaggia.

B: Non gli conviene, conviene a Berlusconi ma a Salvini no di sicuro. A Berlusconi


conviene farsi dare una benedizione ma ovviamente Salvini non pu farsi carico di una
storia che non pi la storia originale, forte, scandalosa, sconvolgente. E una storia ormai
a tinte patetiche.
G: C unestetica che io trovo repellente, ancora, nella Lega. Quella delle felpe, tipo
quella della Fiom, di Landini Oggettivamente, che centra Salvini con Heidegger, Carl
Schmitt, Jnger, Evola, cio tutto quel mondo di riferimento di cui tu sei lettore, raffinato
interprete. Che centra con Le uova del drago, che centra con la cultura della crisi, con
una certa filosofia del Novecento?

B: Io sono veramente in una posizione di osservatore, mi diverte tantissimo questo


meccanismo, quindi non credo che Salvini abbia interesse nella sua stagione politica a
farsi interprete di tutto un codice di linguaggio e di visione del mondo. Non gliene frega
niente e fa bene a fregarsene di tutto ci. Quello che invece funzionale dal punto di vista
della politica adottare una lingua di realt. Cio il ragionamento banale, semplice e
anche volgare. Esiste una stragrande maggioranza di italiani che non di sinistra e che

non ha avuto fino a oggi rappresentanza politica, figurarsi quella culturale. Salvini stato
velocissimo a posizionarsi in uno spazio totalmente vuoto qual quello della stragrande
maggioranza degli italiani che non ha una rappresentanza politica; s messo l e adesso
ha veicolato lattenzione di tanta parte di italiani non di sinistra che hanno necessit di
portare al concreto alcune cose. Nel senso che non hanno bisogno della riflessione
eurasiatica per capire che le ragioni di Putin sono convenienti per gli italiani. Convenienti
perch c un numero: 63. Il 63 per cento in meno di esportazione di prodotti italiani, di
parmigiano, di scarpe, di radicchio E quindi litaliano che non di sinistra capisce che
per vendere il suo parmigiano, le sue scarpe, il suo radicchio, deve stare dalla parte di
Putin e sottoscrive la posizione di Matteo Salvini di difendere un punto di vista che
economia, commercio, non una visione del mondo eurasiatista. Non so se riesco a
spiegare in concreto.
G: Ci che io non capisco lesito politico di questa operazione, mettere in sicurezza un
10 per cento di scontenti, genericamente di destra o affezionati a un patriottismo un po
reazionario, legarli con lasse anti islamico leghista, perch poi Salvini e la Lega sono
anche interpreti di una visione belluina nei confronti della questione religiosa.

B: Non belluina. E becera e ributtante. E bottegaia, non tiene conto di ragioni, e


soprattutto non scava in profondit. Il ragionamento ancora una volta brutale e semplice,
nel senso che se ti riconosci in un codice di Dio, patria e famiglia quantomeno assurdo
fare una campagna politica contro chi di Dio, patria e famiglia ha fatto uno status. Per
sono gi elementi sofisticati, ulteriori. Io vorrei andare proprio alla brutale sostanza
delloperazione: si tratta semplicemente di offrire unincubatrice a questa stragrande
maggioranza di italiani che ha la necessit di avere una casa. Ricordiamoci che Salvini
eredita un partito che era ridotto allo schifo totale, perfino peggio di Alleanza nazionale,
perch era sommerso dagli scandali, dal cerchio magico, dai diamanti, dai diplomi
comprati in Albania. Salvini trasforma la Lega e la fa nazionale e su questo processo
costruisce una casa che pu essere lincubatrice, non certamente in una prima fase di
riuscita e di vittoria elettorale e quindi per andare al governo; ma quantomeno pu dare
finalmente un luogo dove costruire la politica. Anche perch viene subito dopo una
stagione orrenda che stata quella dellantipolitica. Voglio dire, il peggior avversario di
Salvini lo deve comunque ringraziare perch va a posizionarsi in un ambito che finora
stato occupato inutilmente e sterilmente dai cosiddetti Cinque stelle. E il peggiore
avversario di Salvini lo deve ringraziare perch finalmente comincia a costruire un edificio
dove non necessariamente devesserci la destra che piace allestablishment, non che
lunica destra bella deve essere quella che si apparecchiava Gianfranco Fini, che poi
finita
G: e poi si visto come andata a finire, per secondo me Salvini la fortuna di
Matteo Renzi, soprattutto con Berlusconi accanto. Al di fuori del partito della nazione
congegnato da Renzi ci saranno solo tante frattaglie politiche violente, incattivite, a urlare
contro il sistema.
B: La fortuna di Matteo Renzi si chiama Silvio Berlusconi. Perch Matteo Renzi lerede di
Silvio Berlusconi. Matteo Salvini invece il futuro di Berlusconi a destra, se mai Berlusconi
ha avuto linteresse di creare un orizzonte di destra per il suo popolo, per la sua gente per
il suo mondo. La mia idea che Berlusconi non abbia mai avuto lintenzione di offrire una
casa a questa stragrande maggioranza di italiani, altrimenti si sarebbe collegato con la
vena viva degli italiani, che era popolare, che era forte, che non era certamente il

cosiddetto moderatismo generico, basti fare il nome, che so, di Giovannino Guareschi che
ha una capacit di fuoco unica

G: Fammi difendere Berlusconi. Allora, Berlusconi ha interpretato, finch ha potuto, finch


glielo hanno fatto fare, molto meglio di Fini e di tanti altri sopravvissuti del Movimento
sociale alcune istanze proprio di destra popolare, per esempio. Non si mai prestato alla
retorica contundente e divisiva della resistenza, dellantifascismo militante, ha
istituzionalizzato una parte politica brutta e puzzona senza neanche conoscerla bene. Ha
creato un sistema di bipolarismo inclusivo, inclusivo negli estremi, inclusivo delle ali
radicali, che in Italia non si era mai visto, ha sbrindellato larco costituzionale. Lascia stare
che lesito pu essere stato infelice per tanti motivi incapacitanti, per Berlusconi stato la
salvezza di una destra che, arrivata allappuntamento, ha fallito clamorosamente e oggi
cerca di deambulare faticosamente come una famiglia di spettri intorno al grande punto
interrogativo, alla grande o piccola scommessa che si chiama Matteo Salvini. Senza
Berlusconi questa cosa non era possibile.

B: Il Berlusconi che a me piace il Berlusconi che in politica estera, per esempio, ha fatto
delle scelte che poi gli hanno fatto pagare. Delle scelte che ovviamente non piacciono ai
lettori del Foglio ma che sono state fondamentali proprio per crearsi inimicizie
internazionali che poi lo hanno costretto alla sua disfatta. Basti ricordare quello che aveva
cominciato a fare con Putin, quello che aveva cominciato a fare con lo stesso Erdogan,
quello che stava facendo in Libia e su cui poi si dovuto contraddire per Realpolitik. Ma il
Berlusconi che ha poi preso di petto lanima degli italiani per offrire loro la prosecuzione
attraverso Matteo Renzi quello che invece sposa la via di fuga tipica dellitaliano
moderato, che quello di buttarsi comunque a sinistra. Ricordati che lui ebbe unintuizione
geniale quando, qualche mese fa, di fronte allo straordinario successo di Matteo Renzi,
come voce dal sen fuggita se ne venne fuori con quella battuta rivelatrice, quando disse:
Avrei dovuto fingermi anche io di sinistra per salvarmi. Questo per dire che comunque
tutto quello che derivato dalla sua rivoluzione culturale, perch ci fu una rivoluzione
culturale berlusconiana, stato lo spostamento del suo popolo tra le braccia del
conformismo, in termini anche, scusa se uso questa espressione, di desacralizzazione,
perch il danno derivato dal berlusconismo dal punto di vista estetico e culturale enorme
nel momento in cui lui, tante mamme, tante brave mamme di famiglia le sottrae alle
devozione del santo rosario.

G: Questa Al Azhar in versione italiana!


B: Per accomodarle davanti al pomeriggio televisivo post prandiale

G: Ma quello vogliono gli italiani, di. Quello vogliono gli italiani ed la ragione per cui i
moderati o le persone che hanno bisogno dellintrattenimento televisivo che ci ha tolto dal
bianco e nero della Democrazia cristiana non voteranno Salvini. E consegneranno lItalia a
Matteo Renzi e alla sua cultura ye ye.
B: Fammi difendere il bianco e nero. Fammi difendere il bianco e nero perch lestetica, lo
charme e la classe, perfino i mutandoni delle gemelle Kessler nelle mani di Bernabei
erano di gran lunga pi vicine al sentimento del mondo di quanto non lo questa estetica
becera per cui il signor Renzi ha dovuto adottare il giubbottino di Fonzie per presentarsi
nellunica artefice, vera sacerdotessa, di questa epifania Come si chiama, Barbara
DUrso? No, Maria De Filippi.
G: Ma povera Maria De Filippi
B: No poi andato da Barbara DUrso, andato.
G: Fighetta per fighetta, anche Salvini ha unestetica che assomiglia molto alla sottocultura
dei tempi. Non pi bello, non ha il senso del tragico, ha il senso dellurlo

B: Per ha un vantaggio, ha un vantaggio: non sar mai nella copertina di Vanity Fair, e
difficilmente

G: Si fatto fotografare nudo, con la cravattina!


B: Appunto, appunto, appunto, una cosa becera, volgare, inqualificabile
G: E gi stato trangugiato dal circuito mediatico sottoculturale

B: Il giorno in cui, il giorno in cui ehm come si chiama? Il giorno in cui la Qua
dobbiamo tagliare perch se no facciamo una gaffe spaventosa. La zia di Annalena, come
si chiama?!

G: La Bignardi!

B: La Bignardi! Il giorno in cui Daria Bignardi avr sul telefonino il numero di Salvini e lo
chiamer Matteo vuol dire che veramente sar entrato

G: Sta gi avvenendo e tu manco lo sai secondo me. E comunque moriremo o renziani, o


salviniani ma non wagneriani, e questa cosa tremenda.

B: Come si chiama? Kali-Yuga. Nel Kali-Yuga tutte queste cose ci sono.


G: E lEt oscura.

Ernst Jnger, il soldato che discuteva di mitragliatrici con Heidegger


da Il Reazionario

Dalla sua avventurosa vita quasi come ricordi del ragazzino di famiglia scappato di casa
per arruolarsi nella Legione Straniera da l, sono riemerse le tracce di ferite. Nelle

screpolature della sua pelle di vecchissimo, come tracciati di radici profonde, per la
marchiatura del tempo, sono sbucati dal buio dei ricordi i segni cavallereschi, le tacche
sulla carne. Nessuno per esempio aveva notato sullavambraccio un segno secco. Forse
occultato dalla rigenerazione della vita quotidiana, ieri, la morte glielo ha ripescato: disteso
lungo il suo percorso raggrinzito di corpo morto. Dei suoi capelli bagnati nellacqua gelida
del fiume, bianchissimi fili, la rigidit cadaverica ha catturato limpercettibile alito, un elmo
che quasi unaureola. Una foto in bianco e nero restituisce il taglio allaltezza delle
orecchie, a nuca nuda, in parallelo con gli alettoni aerodinamici del cappottone
dordinanza. Le linee telefoniche raccontano gi della mobilitazione totale del governo,
dei potentissimi professori, degli amici francesi, che sul grande morto innamorato come
tutti i morti del ricordo di tutto ci che vita stanno approntando il memoriale. Tedesco
e parigino a un tempo, della sua avventurosa vita, per tutti i centodue anni portati in
faccia al mondo per lui sempre pi estraneo, Ernst Jnger porter sulla bara il fasto di
unesistenza eccezionale, dentro la bara invece, trasciner laddio al mondo. Era anche
un dandy: La volont regna sul mondo diventato materiale delloggettivazione
incondizionata. stato sublime (glielo diceva un altro dandy). Disse, un giorno, a
fondamento del suo destino: Meglio un delinquente che un borghese. Sublime
bacchettatore di Hitler, che pure era stato suo sodale segreto nella societ di Thule,
schizzinoso rispetto alla pietas del demos, al fondatore del Terzo Reich, rinfacciava
sempre leccessivo democraticismo, linsopportabile volgarit plebea delle camicie brune.
Qualcuno commission leliminazione di Jnger, Hitler che candidamente lo riconosceva
come un superiore in gradi, un vero capo, lo salv dai sicari.
Nella sua essenza di testimone, nel suo essere stato passeggero dei battelli a vapore e
del Concorde, nel suo essere stato tutto quel che Ernst Jnger stato, hippy e notabile
prussiano, entomologo e romanziere, arrivando adesso allOriente Eterno, chiuder la sua
estrema scommessa. Al cospetto dellOnnipotente, certamente, da algido chirurgo del
Nulla qual , lorologiaio del Nichilismo sta portando sulle sue spalle di grande morto,
limmagine a lui pi profondamente vera, la sua forma, e dunque la divisa. Dellhabitus
militare, Jnger ha offerto lesempio assoluto. Scrittore, infaticabile diarista, interlocutore e
protagonista in quellofficina di vampe che fu la Rivoluzione Conservatrice, Jnger non
chiude solo un capitolo nella storia della letteratura, ma brucia con la sua morte lultimo
modo possibile di essere uomo darme. Arrivando davanti a Dio, infatti, davanti al Dio
lungamente cercato nelle sua passeggiate quotidiane nel piccolo cimitero del suo villaggio,
la sua anima si specchia levigata nella ruvida stoffa grigioverde del soldato. morto il

soldato dunque, lultimo vero soldato planetario, erede di Ludovico Ariosto e di Ercole
Saviniano Cirano de Bergerac. Innamorato del sogno cavalleresco, ad Alberto Moravia, in
unintervista-dialogo confid: Nella guerra nucleare i due giocatori faranno saltare in aria
la scacchiera, e non si cap bene se il cruccio nucleare fosse, per il vecchio Jnger, pi
un fastidioso ostacolo per la guerra o per la pace. Ritenuto a torto purificato nel
dopoguerra, ma forse fortunatamente non troppo purificato, nelle lunghe passeggiate con
Martin Heidegger e Carl Schmitt, dopo i primi quindici minuti di conversazione metafisica,
arrivati a un altopiano, si lasciavano prendere la mano da altre curiosit, tipo: Secondo
voi, una mitragliatrice collocata qui, quale inclinazione di tiro potrebbe avere?.
Combattente volontario delle due guerre mondiali, di due sconfitte, della prima ne
ricordava di Londra, Parigi e Mosca, lo straordinario entusiasmo della giovent,
lebbrezza, della seconda intu da subito lambiguit: O ci sar una rivoluzione, o sar
una lunghissima guerra di trincea, come nel 1914-1918. Nato a Heidelberg nel 1895,
Ernst Jnger stato decorato due volte con la Croce di Ferro, la pi alta onorificenza a cui
ogni galantuomo belligerante avrebbe potuto aspirare. La prima lebbe dalle mani
dellImperatore, la seconda, invece, lha ricevuta dal suo maldestro allievo, per aver
salvato dei dissennati che si erano spinti troppo avanti nella trincea nemica per scattare
delle fotografie. Disse: Fui comunque divertito dallidea di ricevere la Croce di Ferro per la
seconda volta. Era anche un dandy.
Pietrangelo Buttafuoco
05 Marzo 2015
Avr pure fatto la fortuna di tanti malacarne, lantifascismo, lo specchio ideologico
dellItalietta, ma porta una sfiga inesorabile a chi si sottopone al rito di sottomissione.
Matteo Salvini, in questi giorni, per tacitare i benpensanti, ha dovuto fare dichiarazioni
antifasciste. Occorre, a questo punto, un memento: nel 2009, Silvio Berlusconi, allapice
del successo. Ha raggiunto il massimo della popolarit, governa ed sicuro del fatto suo.
Il 25 aprile di quello stesso anno, in Abruzzo, a Onna, durante una cerimonia si carica
sulle spalle il fazzolettone dei partigiani. Dopo quel giorno, linizio del crollo: dalla festa di
compleanno di Noemi Letizia alle giostre di Bari con Patrizia DAddario. Anche Guglielmo
Giannini, fondatore dellUomo qualunque, a suo tempo pag pegno. Giannini, forte di
trionfi elettorali, per affrontare laccusa di fascismo si rassegna al rito di sottomissione e
parla di Benito Mussolini come il merdaiolo di Predappio. Dopo quellaffermazione, il
tracollo. Gli spar il partito da sotto il monocolo.
09 Marzo 2015 ore 12:44
Lantimafia de finti

Dizionario delle delusioni: magistrati nel pantano, lobby alloffensiva. Dai parenti delle
vittime al parente del super boss, cos ti rinnovo il testimonial della legalit
Il funerale di Leonardo Sciascia in unimmagine di Tony Gentile. Dal libro La guerra. Una
storia siciliana, fotografie di Tony Gentile, con un racconto di Davide Enia (Postcart, 2015)
Basta chiudere gli occhi. Torna la vecchia immagine: i lenzuoli bianchi ai balconi di
Palermo, lalbero di Falcone, i ragazzi delle scorte e poi la dolce vecchiaia di Antonino
Caponnetto, alla guida del Pool antimafia voluto da Rocco Chinnici. Quando li riapro, alla
luce di ci che si legge sui giornali, vedo scorrere il capitolo mancante di Buttanissima
Sicilia, ed quello dellAntimafia de finti, perch la lotta alla mafia, nelle mani dei
carrieristi per dirla con un galantuomo vero, Claudio Fava s ridotta a unattivit
circense.
Fraudolenta, infatti, questa Antimafia, pi dei finti fuochi a Canneto di Caronia (non erano
spiriti maligni a far impazzire le onde elettriche nelle abitazioni), col figlio del presidente del
comitato delle vittime arrestato dai carabinieri di Messina.
Ingannatrice, appunto, questa Antimafia, come il presidente della Camera di Commercio di
Palermo, Roberto Helg, debitamente eroe dellantipizzo, colto dallArma in flagranza di
pizzo. Senza che la polemica inizi la sua seconda giovinezza, con gli occhi aperti e il
proposito di non berne pi di retoriche, ripeto ci che privatamente ho detto a Giuseppe
Sottile, regista di Buttanissima a teatro. Gli ho detto: Peppino mio, finita che la
recensione al tuo spettacolo gliela sta facendo la realt.
Il capitolo manca a Buttanissima ma urge un aggiornamento. C la mafia e c la mafia
dellantimafia. E c, poi seria e severa la lotta alla mafia. Ed unaltra storia questa
della lotta alla mafia, vissuta lontano dai riflettori, forgiata nel dovere e nel riserbo di
magistrati come Rosario Livatino, ucciso ad Agrigento il 21 settembre del 1990. Faccio
riferimento al giudice ragazzino, figlio di un pap e di una mamma, indicato a suo tempo
da Giovanni Paolo II quale martire della giustizia e indirettamente della fede perch
giusto una settimana fa ho sentito pronunciare da Fernando Asaro, sostituto procuratore
della Corte dappello di Caltanissetta un concetto definitivo in tema di severit e seriet
della Legge: Noi non conosciamo n il volto e neppure la voce dei genitori di Rosario
Livatino. Ci sta a significare tante cose. E cio che quel pap e quella mamma segnati
da una tragedia non hanno preso parte allattivit circense; che non hanno speculato
sulla tragedia; che non hanno indossato i paramenti sacri dei familiari delle vittime; che,
infine, non si sono prestati a fare da foglia di fico a chicchessia.
Ho avuto un dialogo pubblico con Costantino Visconti, docente di Diritto penale. Il
professore, nella sua facondia di argomenti e di parola, mi ha inchiodato su un dettaglio:
Perch ammantarsi di un titolo fuori luogo qual magistrato antimafia?. E vero. Il
magistrato magistrato e basta. E da quel chiodo non mi sono schiodato: il magistrato, gi
nella definizione del proprio ruolo, non ha necessit di ulteriori fiocchi n di essere
flagellato da nominalismi di specializzazione perch va da s, faccio per dire non
ipotizzabile lesistenza di un opposto, un magistrato pro mafia.
Ecco, dunque, laggiornamento: c la mafia, c la mafia dellantimafia e c a garanzia
dello stato e della libert dei cittadini la lotta alla mafia accerchiata per dallantimafia de
finti di cui qui di seguito descrivo il carosello equestre.
Antimafia dei magistrati. Il magistrato magistrato e basta. Altrimenti si precipita nel gioco
equestre di specialissimi procedimenti che, nel circo attuale, non concludono ma
garantiscono la pi smagliante delle vetrine. E lantimafia dei magistrati, alla luce di ci che
si vede, risulta essere precipitata in un esercizio di vanit. E nulla pi. Anche a costo di non

arrivare a niente. Come nel capitolo della trattativa stato-mafia dove, pur tra i flash,
incombe una sorta di maledizione del girare a vuoto se perfino chi se n ritratto per andare
altrove come Antonio Ingroia, scopertosi la vocazione politica non ne pu certificare il
fallimento perch, inesorabile la macumba, oggi si ritrova a essere inseguito dalla Corte
dei Conti, messo sotto inchiesta, sulla vicenda e-Servizi, in una storiaccia di guarentigie di
potere regionale, un destino di sottogoverno indegno della missione di magistrato.
Antimafia istituzionale. Un governo della legalit qual quello dellattuale giunta
regionale di Palermo, proclamatosi tale non rispetta le regole e cos conferma
limpostura. E quella dellAntimafia furba e finta che trova nellattuale governatore di Sicilia
il pi pittoresco dei vessilliferi. E sufficiente visualizzare tutto il lavoro giornalistico di
livesicilia.it , leggerne i pezzi, per avere cognizione del naufragio della Sicilia con tutti gli
organi di controllo dal Tar al Consiglio di giustizia, dalla Corte dei Conti alla magistratura
ordinaria impegnati ora a bacchettare, ora a sanzionare i dilettanti allo sbaraglio allocati a
Palazzo dOrleans, sede del governo della Rivoluzione, forti solo dello stigma invincibile. A
latere, quasi a corollario, sapre poi e si chiude, con Pietro Grasso, il filone dellantimafia da
fine carriera. Presidente del Senato nientemeno, ma tutto un gi scritto nel canovaccio.
Antimafia delle associazioni. La guerra interna, ma soprattutto la guerra sotterranea tra
Libera e Confindustria, specificatamente Confindustria Sicilia, si consuma nel fratricidio.
Per la conquista di unegemonia: quella del brand antimafioso. Antonello Montante,
imprenditore, capofila della rivolta borghese contro la mafia, si ritrova a essere mascariato
e indagato al pari dei tanti contro cui aveva mosso a suo tempo, al fianco di Ivan Lo Bello
la sua battaglia per la legalit. La sua sovraesposizione con eccessiva occupazione di
scena e di potere, al punto di sostenere in Sicilia lattuale governo della Rivoluzione
farlocca sembra aver coalizzato quelli rimasti a bocca asciutta nel gran teatro delle virt
civiche. Una violenta campagna stampa, infatti imperniata sulle confessioni dei pentiti,
pur considerate non sincere da un rapporto della Direzione nazionale antimafia mira a
toglierlo di mezzo. Montante, al pari del Cireneo, si fa carico di una Croce, quella della
redenzione di Sicilia, sulle spalle per giusto a guadare i liquami delle calunnie e delle
insinuazioni si ritrova lo scorpione dellantimafia. E lartropodo, enfio di veleno pur
portato a riva, onorato e riverito per propria natura non pu che pungerlo.
Antimafia delle lobby. C anche unantimafia che si fa lobby. E un sistema di peso cui non
mancano finanziamenti, solidit e manovra: soprattutto nel controllo e nello sfruttamento
dei beni confiscati alla mafia. Una compagine, questa della lobby, che sa come difendersi e
come attaccare. E che sa sempre dove colpire se non, sia detto senza malizia, dove
mettere le mani. E tutta una gara a mostrare lantimafia di pi lunga durata, proprio una
performance i cui fondamentali sostegni sono propalazioni, insinuazioni e intercettazioni.
La lotta alla mafia, si sa, non si pu fare perch ci conosciamo tutti.
Antimafia del sottoscala. Il caso Helg di cui ho gi detto prima credibile proprio
perch incredibile. Arricchisce la casistica delle sorprese ancor pi che quella dei reati. Il
presidente della Camera di Commercio di Palermo campione tra i campioni di quella
particolare schiatta di privilegiati, nominati nei cda in virt delle declamazioni antimafia
riassume in s il tipico campione della legalit che scende dal palco e non va nel soppalco
proprio perch se ne resta nel sottoscala (giusto dove si trattano i favori, i posti, i gettoni di
presenza e le tangenti).
Antimafia dei parenti. Il paradigma di tutto, duole dirlo, la famiglia Borsellino. A differenza
dei genitori di Livatino, di cui non si conoscono voce e volto, dei rami di Paolo Borsellino, al
contrario nellesatto contrario tutto ben offerto in vetrina. La sorella del morto, Rita,

non ha pi dove rastrellare parti in commedia in quella tragedia continua che la politica in
Sicilia. Il fratello del morto, Salvatore, quello che : quello che si fa fotografare
abbracciato con Massimuccio Ciancimino, figlio di don Vito. La figlia del morto, la febbrile
Lucia, alloggia ormai da sette anni nei governi di Sicilia, da quello di Raffaele Lombardo
(dove cera anche Caterina Chinnici, figlia di Rocco, laltro giudice morto ammazzato) a
quello del suo successore, prima come funzionario, oggi come assessore alla Sanit. Nulla
fa per salvare gli ospedali siciliani n salvare i cittadini dagli stessi ospedali e di fronte
ai disastri annuncia dimissioni che non arrivano mai. Ha solo una missione: assolvere al
proprio destino di foglia di fico di Rosario Crocetta e della sua giunta della legalit.
Finito il giro dei familiari delle vittime, adesso cronaca recente comincia quello degli
assassini. Giuseppe Cimarosa, nipote di Matteo Messina Denaro, evitando il soppalco,
scavalcando il sottoscala, salito sul palcoscenico. Ha preso la parola alla Leopolda di
Sicilia rinnovando cos, nellenfasi della retorica, la comitiva circense. I familiari delle vittime
di mafia, da sempre, sono stati copertura e simbolo per il vecchio Pci. Si vede che i
renziani, con il nipote redento del boss di Castelvetrano, hanno voluto lanciare questa
novit
Basta chiudere gli occhi. Torna la vecchia immagine. Ma con le lenzuola di Palermo, i
giorni della presa di coscienza sbarrare la strada alla mafia pare di scorgere il ghigno
dellimpostura, il presagio della mafia di unantimafia, una professionalit maligna risolta a
essere, nella dissimulazione, la pi potente menzogna sorta nel deserto di tutte le verit.
Basta aprire gli occhi e quel che si vede solo un groviglio. E come un nuvolone di
corruccio, un coso tutto nero di dubbi e malumori. Un grumo il cui filo dipana solo la
certezza, gi solo a tirarlo via, a sfilarlo, di veder svanire tra i fumi dellimbroglio la
vittima incolpevole di un trentennio: la buona fede. Strozzata nella culla da chi, da sempre,
per sempre, anche gi domani, dicendo no alla mafia ha apparecchiato, allestisce e
imbandir la malafede di chi, raccolti gli applausi, ha fatto, fa e far sempre incetta di
potere. Nel nome di un parente, come nel buio di un sottoscala.
14 Marzo 2015
Cesare Battisti, arrestato in Brasile, stato liberato sette ore dopo. Una vicenda squallida
su cui sinnesta un dettaglio. La dichiarazione di Nicholas Sarkozy: LItalia volti pagina.
Ecco, questo pronunciamento del capo della destra francese a proposito di un terrorista
bohemien rivelatore di un atteggiamento tipico della destra: assoggettarsi allo spirito del
tempo. Succede quando la destra, rinunciando ai sani rutti con cui rende concreta e poi fa
vera la responsabilit di far fronte alla politica vuole farsi accettare dalla sinistra e si fa
prona. Certo, c poi una componente privata a reclamare voce in certi leader e nel caso
dellex presidente della Repubblica francese un coefficiente anche domestico: la parolina
di Carla Bruni, laffascinante signora Sarkozy, da sempre custode del brivido rivoluzionario.
E viene da pensare a Gianfranco Fini ora tornato a far capolino e a tutte le
sciocchezzuole del ci ci suo, tipico del destrorso a modino: tutte venute fuori al tempo in
cui, con Elisabetta Tulliani, egli si fece novello fidanzatino. Della serie, lEliseo non
meglio di Val Cannuta.
30 Marzo 2015
La Sicilia dei Barabba
Viaggio nellisola dove i ladroni si scambiano le croci con i redentori. Perch la politica
fuggita ed esistono solo le ammucchiate: tra destra e sinistra, tra mafia e antimafia

Giovanni Falcone alla commemorazione per lomicidio Dalla Chiesa (settembre 1991), foto
di Tony Gentile (dal libro fotografico La guerra, editore Postcart)
Fatta premessa che lantimafia risulta come la mafia, volete che la destra, in Sicilia, non
sia come la sinistra? Forza Italia, ad Agrigento, ha vinto le primarie del Partito
democratico. Il presidente regionale del Pd, Marco Zambuto, andato da Silvio Berlusconi
in persona per ravvivare questo benedetto Patto del Nazareno allombra dei mandorli in
fiore. Ma la sagra, giusto ultima abusiva nella Valle dei Templi, solo la pagliuzza di una
trave, quella portante.
Questo legno, grosso e levigato, inteso come vastaso in siciliano; ci che in italiano si
chiama architrave e ben piantato com nel Polifemo del potere, dal 2008 lanno in cui
Tot Cuffaro prende congedo per fare spazio alle novit regge limpostura.
Fatta premessa che ogni impostura ha le sue epifanie, dal 2008 fino a oggi, passando dal
gennaio 2011 da quel d, ovvero dalla carcerazione a Rebibbia di Cuffaro se ne
contano ben tre di finzioni, tutte riuscite, nel duro trave che non sar mai pagliuzza. In
attesa che Barabba si presenti al cospetto del popolo di Sicilia. Votante, va da s,
chiamato a scegliere un poverocristo da mettere in croce.
Le imposture di Sicilia si raccontano nella sequenza di unimplacabile trinit.
Nel nome di un padre lo Statuto regionale ci fu la prima. Fu quella, puteolente,
dellAutonomia sotto le cui bandiere si misero tutti: da Forza Italia al Pd, dai magistrati a
Confindustria, dai furbi ai fessi (ahinoi). Fu il governo di Raffaele Lombardo, il successore
di Cuffaro che nellindicare in questultimo un Barabba fece di se stesso il Cristo
Redentore.
Nel nome del figlio lAntimafia si prosegu con Rosario Crocetta. E quella della finta
rivoluzione. Sotto queste bandiere ci sono tutti: i transfughi di ogni dove, i magistrati,
Confindustria e i furbissimi dellantimafia degli affari. Tutti a far la parte di Cristo
Redentore, nel frattempo che il predecessore, Lombardo, retrocesso dalla croce, in un
gioco di prestigio, e senza cambiare i comprimari, gli diventa un Barabba. Tutto uno
scambio di croci pari al gioco delle tre carte se poi non c organo di controllo oggi che non
stia perseguendo con Rosario Crocetta e Antonio Ingroia, indagati il suddetto governo
dellAntimafia, una nullit in tema di amministrazione.
Nel nome dello spirito di patate la Rottamazione la vacuit del renzismo applicato alle
vicende di Sicilia, con Matteo Renzi, diventa la matta del mazzo dei pi abili tra tutti i bari.
Abili, i signori renziani, a fare a cambio di ogni Barabba un berlusconiano, ad Agrigento
con un Cristo Redentore. Nientemeno che un alfaniano.
Fatta premessa che la trave ficcata non dico dove sembra a tutti voi pagliuzza mentre
invece il palo dolorosissimo a cui voi che ve la godete la stagione del signor Renzi al
governo impiccate lIsola sappiate almeno che nella terra impanata a beccafico la
politica un Golgota dove un Barabba serve sempre affinch ogni impostore possa
presentarsi come il Cristo Redentore.

C un sopra e un sotto in questo marchingegno della suggestione renziana. LNcd di


Angelino Alfano che al nord fa i minuetti deve attendere che gli urti di Matteo Salvini si
risolvano con gli imbarazzi di Silvio Berlusconi in Sicilia gi sta sotto le bandiere del Pd.
Il sopra e il sotto, dunque. Giusto a Girgenti, infatti, nella Terra del Caos, il leader ha lasso
vincente. E Lillo Firetto, il suo braccio destro. Presentato gi come il candidato che piace
ad Andrea Camilleri, Firetto solido democristiano gi il Cristo Redentore mentre
Silvio Alessi, il berlusconiano vincitore delle primarie democratiche, annullato o meno che
sia, appare lassai utile Barabba.
Il sotto sottosopra e ad Agrigento, dove la destra come la sinistra, a sconfiggere la
destra che sinistra arriva una destra collocata a sinistra. Il sotto messo sottosopra il
lettore perdoner questa giostra di Berretti, di Ciaule e Sonagli ma cos che Barabba e
Ges si scambiano le croci.
Il sotto sempre un sottosopra. LUdc, in tutti i Valli di Sicilia, trascina un blocco sociale
pi che una parte dellopinione pubblica. Esaurite le trovature berlusconoidi, Alfano, ben
collaborato da un ceto gi addestrato allimpostura, traghetta le mandrie votanti in pi
ricchi pascoli.
Il sotto sempre un sottinteso. Il Pd del signor premier, Matteo Renzi, grato del lavoro
sporco delle manine altrui, accoglie ogni accozzaglia. Cos nella porcheria della bottega
politicante, sia essa militante o clientelare. Il suo Partito della Nazione, infatti, ha trovato in
Trinacria un modello su cui procedere di croce in croce, da Barabba al Redentore, di
clonazione in clonazione.
Tutto il sotto se ne va sopra e un partito di derivati e trasformati parlamentari provenienti
da Forza Italia, dallUdc, dal Psi e dal partito dellAutonomia grazie al signor Renzi, il cui
celebrato culetto salva tutto e tutti, salva il tutto dei magnifici bari. Ha gi fatto, infatti, il
signor premier, un bel colpaccio, nel caricarsi in Sicilia un intero partito: Articolo 4. E,
questo, quasi una sottomarca dellNcd, tanto sono i recuperati arrivati da ogni dove i suoi
parlamentari. Tra loro, ex autonomisti, ex socialisti, ex democristi, sostanzialmente tutti
pagnottisti, c la promessa delle promesse: Luca Sammartino, noto alle cronache per via
di una polemica la clinica Humanitas, orgoglio della sanit di Sicilia gi indicato
quale futuro governatore in anticipo sul rango stesso di Cristo Rendentore.
Il sotto, sia chiaro, fa da prologo al sopra. E Sammartino sufficientemente giovane e
lesto per meritarsi un selfie con il signor Renzi. Non ha, per dirla con Claudio Fava,
lesuberanza gogoliana e il signor premier, dal sederino profumato, adagiato sul soffice
sof dellopinione pubblica gnao gnao, in ogni contrada addita il pi utile dei Barabba
possibili. E lo trova a Enna dove esuberante di consensi trionfa il pi Barabba dei
Barabba: Vladimiro Crisafulli detto Mirello.
La legge non uguale per tutti in politica, questo il palo o trave che dir si voglia. Il signor
Renzi che non vuole candidato Crisafulli nella citt dove il Pci prima e il Pd fino a oggi,
non ha mai perso unelezione non lo vuole nel partito per un motivo indicibile ma che
deve essere detto. Ecco, non lo vuole per razzismo. Altrimenti come e perch accanirsi

con un esponente politico, padrone a tal punto del ruolo da essere interprete nel territorio
di un largo consenso, eletto perfino segretario provinciale del Pd, regolarmente tesserato e
senza carichi pendenti?
Dura Lex, sed Lex. Il Pd non candida a sindaco di Enna Mirello Crisafulli (prosciolto) e
candida a presidente della Campania Vincenzo De Luca (condannato), perch?. Perch,
si domanda Claudio Fava, il pi sincero testimone della lotta alla mafia, dunque lunico
titolato a far sapere allopinione pubblica e al signor Renzi che quel politico dalla stazza
e dallo stile ingombrante, inadatto alla Leopolda, come alle Invasioni Barbariche non
un mafioso.
A un Barabba si aggiunge un altro Barabba. Al perch di Fava, fa seguito una domanda.
Attraversa, in tutta Italia, oggi, il Pd messo in croce dalla propria imperizia in tema di
politica: chi volete voi, il Barabba Mirello o il Barabba De Luca? Ma se la vicenda campana
uno scacco matto rispetto alle fole dei Raffaele Cantone da candidare in luogo di Mastro
Lindo, quella di Crisafulli, la questione dilaga nel non detto del pregiudizio.
E per razzismo che non lo candida, perch per tenersi il signor premier ben quattro
sottosegretari indagati e non volere uno che conosce la politica incappa in un
cortocircuito culturale, se non mentale: Non potendolo, scrive Fava, accusare per una
vicenda giudiziaria che si conclusa con un proscioglimento, gli si rinfaccia questa sua
esuberanza gogoliana, la panza e leffervescenza del temperamento, la scarsa sintonia
con i salotti della politica in cui importante ci che sembra, mai ci che .
E per razzismo che il signor Renzi non lo vuole, il reietto Mirello, e ritaglio per intero
lintervento di Claudio Fava vicepresidente della commissione Antimafia, uno che con
Crisafulli ha consumato un eterno leale conflitto politico perch non pu reggere ancora
la scomunica di Pif.
Dura Lex in cerca di Lex. Il noto attore, testimonial di candore e di ogni charme, in quel di
Leopolda, ebbe a rivolgere ai renziani un ben preciso invito: cacciare a calci nel sedere
Crisafulli, accusato di essere mafioso nel sentito dire, ahinoi, dello gnao gnao che redime
e salva soltanto chi supera la prova della comitiva. Se la rivoluzione non un pranzo di
gala, figurarsi la politica che non pu essere ridotta a un happy hour con Crisafulli fuori dal
circoletto e magari, invece, fare miao miao al cento volte ancora Claudio Fava, non
certo una leopoldina come Debora Serracchiani pi impresentabile (e pernicioso per la
Sicilia, per il Pd e per i siciliani tutti) Crocetta, il campione dellantimafia dei pennacchi, col
suo circo di turibolanti che lo protegge, gli impone assessori e gli liscia il pelo!.
Claudio Fava, nella dolorosa storia di Sicilia, un Cristo vero. Non certo uno sia detto
per inciso che specula sui valori e sul martirio. Se si spinge a tanto, nella sempre
scivolosa attualit politica di Sicilia, lo fa in ragione di un capovolgimento dobbligo. Al
punto di ripetere, col Cristo dei Vangeli, al Barabba Mirello al punto di ripetere,
sorridendone con ironia amorosa domani tu sarai con me, nel Regno dei Cieli.
Il razzismo dei fighetta, allora, e questo deve essere se pu essere unattenuante il
ciripirip del renzismo il motore portante di una vicenda dove n logica, n buonafede

sembrano offrire una ragionevole lettura della questione. Tutto un fare carne di porco della
politica, infine, perch Mirello Crisafulli che conosco bene, avendo fatto in unaltra vita
politica, nella sponda esattamente opposta alla sua ci crediate o no, col permesso delle
scarpe di Pif, il politico battezzato e comunicato secondo il rito della scienza di Max
Weber.
Certo, il gemello separato di Tot Cuffaro, e tutto torna sempre secondo lo scambio delle
croci in quel che il Golgota della politica, la Sicilia. A Cuffaro, facendo politica, toccata
in sorte la galera. Crisafulli, invece, facendo politica, non riuscendo a regalare di s un
selfie dal penitenziario, paga il pegno di unantropologia. Laddove a riscuotere il suo
stesso partito, ormai digiuno di politica e ubriaco soltanto di marketing, un Pd che con la
scusa del #cambiaverso se la gioca tutta la furbizia e non sapendo pi come cavarmela
con la politologia, mi prendo a miscelare bene zolfo e acqua santa un apologo di
Saverio Romano, attualmente parlamentare di Forza Italia, nonch fraterno amico di
Cuffaro.
Eccolo, il racconto, e che sia di viatico:
Il Porco ha una carne prelibata e poich del porco non si butta via niente e anche se per
ragioni salutiste o religiose non lo mangi finisci sempre per usarne nella lunga filiera
della sua trasformazione cui destinato. Il Porco allo stesso tempo utilizzato dalla
ricerca medica e scientifica e lo si utilizza a termini di paragone degli umani vizi, capricci e
voracit, a letto come a tavola. Ma il Porco puzza, strilla, vive nelle stesse sue lordure, non
socievole n grato per le cure e il cibo che riceve, anzi aggressivo e vorace anche
verso chi lo nutre se ha fame. In una sola parola infrequentabile! Il Pd, che non ha nulla
a che vedere con il Suino, ha preso da qualche tempo a usare certa classe dirigente alla
stregua del Porco. Finch vota e porta voti, benissimo. Finch legittima numericamente
primarie false o truccate, meglio. Finch contribuisce al mucchio elettorale del 40 per
cento, evviva. E cos finch ingrossa i gruppi consiliari o parlamentari con accento muto e
voto obbligato merita medaglia di fedelt. Ma se, uno di questa classe dirigente, per scelta
o per caso incontra la vetrina della notoriet, e quella vetrina mostra il malcapitato nella
sua intera nuda natura, arriva immediata la scomunica del cerimoniere che vieta la
prelibata carne.
Ecco, fin qui lapologo. Ed ecco linsegnamento morale: In questo ristorante si mangia
solo vegetariano!!! E anche le ghiande sono bandite!! Guai a curiosare in cucina.
Fatta premessa che lantimafia risulta come la mafia, volete che il porco, in Sicilia, non sia
come il porcaro?
08 Aprile 2015
La bicicletta. Graziano Delrio che sfreccia in bicicletta ripete, nella prosecuzione con altri
mezzi, uno schema di pura propaganda. Fa il paio, insomma, con le scene atletiche di
Achille Starace (buonanima, il generoso segretario del Partito nazionale fascista). Il signor
ministro su due ruote, oggi, per Roma si adopera, infatti, in una replica: quella del salto
nel cerchio di fuoco. Lenfasi retorica, specie nella patria dei grulli, sorregge da sempre i
regimi. E successo al tempo del regime ingenuo novecentesco, socialista e sudato e
cos si ripete in quello ruffiano, a noi contemporaneo. Gi odo lobiezione: il paragone con

Starace gran complimento per Delrio. Vero. Ma anche vero che non posso
scoraggiarlo subito ricordandogli il ciclista a lui pi affine, ovvero, Ignazio Marino

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