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Antonio Montanari

Giornalismo anni Sessanta a Rimini


Archivio dal web
16 maggio 2015

Blog politico su La Stampa web di Torino.


24/12/2007/
Caro Carlino (e tutto il resto)
Mi hanno detto che il Carlino ha festeggiato i 50 anni della sua
pagina riminese. Auguri.
Sono affezionato alla redazione del 1960-62, quando da studentello vi
feci un apprendistato fondamentale sotto la guida del capo-pagina
prof. Amedeo Montemaggi, un giornalista di vaglia e soprattutto un
maestro di cronaca dalla rara efficacia e intelligenza delle cose.
L'idea di riempire le giornate con un diversivo allo studio universitario,
mi venne appena conclusa la sessione d'esami dell'abilitazione
magistrale (la nostra non era allora chiamata maturit).
Dissi a mio padre se mi poteva presentare a Montemaggi che lo
conosceva bene.
Una mattina di fine luglio andammo mio padre ed io in piazza Cavour,
ed incontrammo Montemaggi proprio sulla porta del palazzo dove ha
tuttora la sede il Carlino riminese.
Montenaggi Dopo i convenevoli di rito, Montemaggi (foto) mi disse
una cosa che ho sempre conservato in memoria come prima regola
del lavoro di cronista: Bisogna imparare a lavorare di corsa. Ieri sera
ho fatto in tre quarti d'ora un pezzo di due cartelle e mezzo per
l'edizione nazionale.
In quella regola c' tutto quanto utile ai cronisti (e anche ai
blogger) in certi momenti. Ovvero concentrarsi sull'argomento, saper
tirare fuori tutto quello che serve, scrivere, rileggere e spedire...
Allora non c'erano n telescriventi n computer, si andava col fuori
sacco in stazione o al massimo per le cose urgentissime si ricorreva
telefono. Che andava per usato con parsimonia per non essere
sgridati dall'amministratore bolognese, celebre, temuto e tiratissimo.
Il vice di Montemaggi (che cominciava allora le sue ricerche sulla
Linea gotica) era Gianni Bezzi, studente in legge, bravo, intelligente e
soprattutto amico, nell'impostarmi sul lavoro di ricerca della notizia e
nella stesura dei breve testi di cronaca. Bezzi ha poi lavorato a Roma
al Corriere dello Sport.
Corrispondente da Riccione era Duilio Cavalli, maestro elementare, e
conoscitore dei segreti dello sport, materia affidata per il calcio al
celebre Marino Ferri. Mentre Isi, Isidoro Lanari, curava le
recensione cinematografiche.
E poi c'erano i padri nobili del giornalismo riminese che frequentavano
la nostra redazione. O che collaboravano allo stesso Carlino. Giulio
Cesare Mengozzi, antico amico della mia famiglia, sostituiva
Montemaggi durante le sue ferie. Luigi Pasquini, una celebrit che
non si fece mai monumento di se stesso, ed ebbe sempre parole di
incoraggiamento con noi giovani. Ai quali Flavio Lombardini offr di
collaborare alle sue iniziative editoriali.

C'era poi la simpatica e discreta presenza di Davide Minghini, il


fotoreporter, l'unico che aveva un'auto con cui andare sul luogo di
fatti e fattacci. Arriv ad un certo punto Marian Urbani, il cui marito
gestiva l'agenzia di pubblicit del Carlino. Si mise a fare la
simpatica imitazione di Elsa Maxvell, la cronista delle dive americane.
Dove c'era mondanit c'era Marian che le ragazze in carne
corteggiavano per avere appoggi in qualche concorso di bellezza....
C'era poi un collega giovane come me, che era figlio di un poliziotto, e
che andava in commissariato a rubare le foto degli arrestati dalle
scrivanie dei colleghi di suo padre. E noi le dovevamo restituire...
C'era una bellissima ragazza, Nicoletta, che da allora non ho pi
rivisto a Rimini. Ricordo una simpatica serata che Gianni ed io
trascorremmo con lei ed una sua amica inglese al concorso ippico di
Marina centro. Cercavamo di insegnare alla giovane d'Oltremanica
tutte le espressioni pi strane del parlare corrente italiano, al limite di
quello che il perbenismo di allora poteva considerare turpiloquio. Ma
la frase pi ardita era semplicemente: Ma va a magn er sapone.
Leggo sul Carlino-on line le parole di Piero Meldini per i 50 anni
dell'edizione riminese: Chiunque sapesse tenere in mano una penna
(tenerla bene) passato dal Carlino.
Posso di dire di aver fatto con Montemaggi, Bezzi e Cavalli una
gavetta che mi servita sempre. Forse appartengo ad una
generazione che consapevole dei debiti verso i maestri che ha
avuto. Forse ho la fortuna di essere consapevole dei miei molti limiti
per poter riconoscere l'aiuto ricevuto nel miglioramento dalle persone
con cui sono venuto a contatto allora e poi. Fatto sta che quei due
anni nel Carlino per me sono stati fondamentali.
Studio e passione per argomenti diversi hanno la radice in quella
curiosit che mi insegnarono essere la prima dote di un cronista.

Gianni Bezzi scomparve gioved 17 febbraio 2000, a 60 anni.


Lo ricordai sul web con queste righe.
Aveva debuttato al "Carlino" riminese, come vice-capopagina. Ma uno
scherzetto fattogli mentre doveva essere assunto a Bologna nella
redazione centrale, lo ha buttato sulla strada.
Ha diretto poi a Rimini il periodico "Il Corso". Nel 1969 stato
assunto a Roma al "Corriere dello Sport", dove rimasto fino alla
pensione. Ha scritto anche un volume su Renzo Pasolini ed ha curato,
lo scorso anno, un libro sullo sport riminese nel XX secolo.
Persona buona ed onesta, professionista serio, amico di una lontana
giovinezza nel mio debutto giornalistico, lo ricordo e ne piango la
scomparsa con animo rattristato. E queste parole possano farlo
conoscere anche fuori della Rimini astiosa dove venne tradito e ferito
dal disonesto comportamento di chi volle ostacolargli una carriera
meritata per la correttezza umana e professionale.
Sul settimanale Il Ponte pubblicai questo articolo.
Ciao, Gianni
Quando qualcuno si metter a scrivere con completezza ed
onestamente una storia del giornalismo riminese di questi ultimi
cinquantanni, dovr dedicare un capitolo a Gianni Bezzi, appena
scomparso a Roma, dove aveva lavorato per tre decenni al "Corriere
dello Sport" come cronista ed inviato speciale.
Lo ricordo con infinito dolore. Ho perso un amico onesto, buono,
corretto.
Ci eravamo conosciuti nel 1960 alla redazione riminese del "Carlino",
dove guidava con serenit e buon gusto il lavoro di un gruppo di
giovani, molti dei quali poi hanno cambiato strada, chi ora
architetto, chi docente universitario.
Cera uno di noi, figlio di un questurino, che a volte voleva fare degli
scoop e prelevava in Commissariato le foto degli arrestati, poi
arrivava una telefonata e noi le dovevamo restituire.
Gianni amava lo sport che aveva in Marino Ferri la penna-principe del
"Carlino". Fece il corrispondente locale del "Corriere dello Sport".
Aveva un linguaggio asciutto, il senso della notizia, era insomma
bravo.
Un bel giorno, mentre frequentava gi di sera la redazione bolognese
del "Carlino", dopo aver lavorato al mattino in quella di Rimini, e
mentre gli si prospettava un trasferimento sotto le due torri, successe
questo, come si ascolt a Palazzo di Giustizia: risult che lui in ufficio
cera andato cos, per sport.
Diresse poi un nuovo giornale "Il Corso", che usciva ogni dieci giorni.
Mi chiam, affidandomi una pagina letteraria (che battezzai "Libri
uomini idee", rubando il titolo ad una rubrica del "Politecnico" di
Vittorini), ed anche una rubrica di costume ("Controcorrente") che

firmavo come Luca Ramin.


Fu un sodalizio di lavoro intenso ed appassionato. Mi nomin persino
redattore-capo, e credo che sia stato lunico errore della sua vita.
Per Marian Urbani inventai una sezione definita "Bel mondo", nel
tamburino redazionale. La cosa fece andare su tutte le furie il giornale
del Pci che ci dava dei "fascisti" ogni settimana, avvantaggiandosi su
di noi che, come ho detto, andavamo in edicola solo tre volte al mese.
E non sempre.
Nel gennaio del 67 il nevone ci fece saltare un numero. Due anni
dopo, Gianni fu assunto a Roma.
Queste mie misere parole possano, in questa citt di smemorati,
ricordare un giornalista che proprio a Rimini ha dedicato la sua ultima
fatica, un libro sullo sport del 900. Ciao, Gianni.
L'anno scorso scomparso Silvano Cardellini, anche lui celebre
firma del Carlino. Oggi lo celebrano, ma non fu sempre trattato
bene da quel giornale. Allora osservai in ricordo del caro amico:
Ti hanno costretto a fare il cronista sino ad ieri, non so per colpa di
chi, forse per il fatto che (come hai scritto tu) normali non siamo o
non sono pure quelli di fuori (leggi: Bologna). Se avessi diretto un
giornale cittadino, avresti avuto il gusto di alimentare le polemiche,
che sono il sale del pettegolezzo, anche se esse stanno ben lontane
dallinformazione della quale a Rimini non frega nulla a nessuno.
Antonio Montanari

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