La scelta di illustrare l esperienza del Workshop Recuperiamo lex Fornace di Ghiare di Berceto come argomento di tesi, nasce dall interesse personale verso quella parte del lavoro dell architetto in cui si incontrano studio teorico e lavoro pratico, temi
che al meglio sono stati affrontati nell esperienza del Workshop-cantiere a Berceto.
Nel periodo di Tirocinio formativo svolto presso lo studio dellArchitetto e Ingegnere
Francesco Fulvi, ho avuto la possibilit di conoscere e confrontarmi personalmente
con il progetto dellEx Fornace di Ghiare di Berceto, maturando quindi un certo interesse verso questa struttura e, maggiormente verso il tema del Restauro architettonico finalizzato al recupero e al riuso di tutti gli edifici di pregio abbandonati nel corso
degli anni, il mio coinvolgimento e il mio interesse verso questo Workshop-cantiere
infatti stato immediato, guidato dalla volont di conoscere la parte di lavoro pi
pratica della professione dell architetto: quella in cui non si agisce solo sui disegni
per studiare e progettare una struttura, ma ci si confronta fisicamente con essa lasciando la propria impronta e conoscendo sempre pi approfonditamente lopera in
questione.
Limportanza di lavorare in un cantiere vero, in cui si entra in contatto con ci che si
vuole riportare in vita, a mio avviso fondamentale per la formazione di un futuro
progettista: conoscere i materiali, non pi solo a livello teorico, di studio, ma poterli
utilizzare sullopera stessa, lascia una traccia indelebile nella memoria perch linsegnamento non si avvale solo di parole, ma di gesti e di rumori che difficilmente verranno dimenticati; imparare a vivere nel cantiere e muoversi in esso unesperienza
che non tutti gli studenti posso vantare: non si tratta solo di visitare un cantiere, non
si tratta di vederlo da lontano o semplicemente camminare in esso, significa invece
mettere s stessi a pieno servizio della struttura, significa accrescere le proprie conoscenze e mettersi in gioco e, soprattutto serve a sentirsi davvero parte del progetto:
perch una volta che si toccato con mano cosa significa lavorare nello spazio progettuvale, la visione che si ha di esso nuova, migliore, completa.
Ringraziamenti.......................................................119
Bibliografia...........................................................121
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Le piante del Piano Terra e del Primo Piano ci mostrano come la struttura portante
della Fornace sia costituita da una serie di pilastri, i quali si estendono ovvimante
fino alla copertura, che dividono ritmicamente in campate tutta lestensione del
fabbricato; il nucleo invece della struttura rappresentato dalle murature di sostegno dei camini, originariamente quattro ma ad oggi sopravvissuti solo due: non si
conosce la motivazione precisa, ma si suppone che gli ultimi due camini vennero
smantellati probabilmente in seguito, quando la Fornace smise di produrre cemento; infatti nel caso in cui fossero crollati per un cedimento o un incidente, la
struttura apparirebbe maggiormente dannaggiata nella porzione di fabbricato in
cui si trovavano.
Il colore Giallo identifica quindi le zone di intervento in cui stato possibile lavorare in sicurezza sulla struttura mentre il Rosso mostra la nuova zona fruibile dopo
i lavori ; come si nota, la maggior parte delle attivit si sono concentrate nella porzione di fabbricato costituita dai porticati creati dai pilastri portanti su entrambi
i piani, questo perch per scelta progettuale, si ritenuto che la zona in questione
fosse la pi adatta ad ospitare al pi presto delle manifestazioni locali permettendo
cos agli abitanti del luogo di tornare a visitare e vivere parte della Fornace.
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Riportando prospetto e fotografie della zona di intervento sopra citata, proseguiamo con la descrizione dello stato di fatto del fabbricato: sono visibili, in prospetto,
due dei quattro camini presenti ad oggi, mentre quelli mancanti sono sottolineati
da i due basamenti in rame costruiti come impronta a memoria degli originali.
I grandi pilastri proseguono dai primi livelli, zone di intervento del Workshop,
fino alla sommit della copertura nuova realizzata in legno e tegole, ventilata e
termicamente isolata, costruita durante il primo appalto concesso per restaurare la
Fornace; al piano terra osserviamo invece la campate create dal passo dei pilastri,
il loro stato di degrado e la composizione materica che le caratterizza.
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Analizziamo ora lo stato di fatto della nuova copertura realizzata nel mese di Maggio 2014, la quale ha ospitato i lavori di restauro della Fornace di Ghiare di Berceto, progettata dallArchitetto Francesco Fulvi e oggetto del Secondo Appalto per il
fabbricato.
L ispirazione alla base di questa nuova copertura va ricercata nelle capriate dei
capannoni successivi al primo, i quali ancora oggi sono costituiti dalle antiche
capriati risalenti allepoca di costruzione del fabbricato, il 1911, e la volont stata
quella di mantenere un legame con il passato, cercando di restarvi fedeli quanto
possibile; ovviamente per motivi strutturali, e per problemi quali il carico delle
nevi e la sicurezza, non stato possibile progettare una copertura identica a quella
del 1911, ma comunque l idea era quella di progettare le nuove capriate tenendo
conto del loro legame con le antiche.
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Un altro ambiente importante che nel corso del Workshop stato utilizzato la
parte superiore del fabbricato, lultimo livello, oggetto del Primo Appalto di progetto.
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Prospetto Principale
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Prospetto Posteriore
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Prospetto Nord
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Prospetto Sud
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Il cementificio Marchino a Ghiare di Berceto, dovrebbe essere stato costruito intorno agli anni 1911-1912 dalla S.C.I.C.C. (Societ Casalese Industria Calce Cementi) a seguito di un accurato studio effettuato dalla medesima che riguarda
una Relazione di geologia applicata e una Relazione su un nuovo impianto per
produzione di Calce e Cementi a Ghiare di Berceto progettato Marchino & C.,
datati 1910.
In tali documenti sono riportati i validi elementi per la costruzione di un nuovo
stabilimento per la produzione di calce e cemento in quanto, la Societ Marchino
& C., cercava allepoca di diversificare le zone produttive di cementi nel Nord Italia.
I terreni sui quali sorto lo stabilimento e dove stata aperta la cava di Pr D C,
vennero acquistati dalla S.C.I.C.C. Marchino, per mezzo del proprio presidente
Adolfo Tardy, il 5 ottobre 1910.
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Successivamente fu aperta una nuova cava nelle terre di Monte Buso (Monte Gazzo) che venne abbandonata nel 1937.
I rilievi sugli appezzamenti, allegati al rogito di acquisto, vennero eseguiti dallIng.
Piero Marchino che venne coinvolto fin da subito nella realizzazione dello stabilimento.
La scelta di Ghiare di Berceto deriv essenzialmente per la scoperta, in localit
Filagni sul monte, in dialetto denominato mont di pr va C, di giacimenti calcarei dai quali si poteva estrarre unottima marna cementizia e, inoltre, lestrazione
sarebbe risultata discretamente facile ed economica anche per la vicinanza della
cava al futuro stabilimento.
Altri aspetti di rilevante importanza per linstallazione del cementificio furono la
prossimit dello stabilimento alla ferrovia e la sua buona ubicazione rispetto alla
zona di smercio del prodotto ed a un porto marittimo che permetta lesito nelle
zone di possibile esportazione.
Inoltre la societ Marchino si assicur una concessione gratuita di estrazione dacqua dal fiume Taro gi attualmente goduta dai cedenti, cui pot prodursi con opportune opere la forza idroelettrica, in misura preventivata superiore ai bisogni
massimi dello Stabilimento, per modo che leccedenza potesse essere venduta a
nuove industrie che si potevano collocare dei pressi dello Stabilimento, o trasportata a non grandi distanze; questo nuovo elemento che ha giovato allestrema
riduzione dei costi di produzione.
Nello stabilimento non furono mai attrezzate le opere per lo sfruttamento idroelettrico del Taro, ma lenergia elettrica venne prodotta con la combustione del carbone e, successivamente, vi fu lallacciamento allelettrodotto pubblico tramite la
centralina elettrica che si trovava nella parte pi alta dello stabilimento, adiacente
al magazzino del carbone.
Nellimmagine successiva vediamo lubicazione della Fornace rispetto al paese e la
sua vicinanza rispetto al fiume Taro.
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Il cementificio, riconoscibile sulla sinistra, occupa gran parte del paese di Ghiare
di Berceto e per tutta la sua attivit ha fatto s che molti operai in cerca di
un occupazione scegliessero questa zona per lavorare; la prossimit della stazione
ferroviaria alla Fornace, rappresent poi un forte incentivo per coloro che abitavano lontani da essa aumentando quindi l interesse per la fabbrica.
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Tornando ad occuparci della Fornace do Ghiare di Berceto, dal punto di vista architettonico, la fabbrica che venne costruita in pietra locale e mattoni, si stagliava
e, si staglia tuttora imponente, nell abitato di Ghiare di Berceto per i suoi quattro
camini, anche se attualmente ne rimangono solo due, e fu impostata per la funzionalit produttiva a gradinata e, quindi, lavorazione tutta in discesa.
Il nucleo originario dell impianto coincide, in gran parte, con gli edifici ancora
oggi esistenti: il magazzino del carbone, i forni, le tettoie del clinker, l edificio per
la macinazione con il deposito per linsaccamento e il fabbricato degli uffici amministrativi; in origine il numero dei forni previsti era sei, anzich i quattro poi
costruiti. In questo modo, la passerella per il carbone si sarebbe trovata in posizione baricentrica rispetto alla fornace, e la fornace stessa allineata con le tettoie del
clinker e l edificio del mulino.
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Per quanto riguarda invece la fase di trasporto, il calcare giungeva alla Fornace
dalla cava tramite una teleferica, seguiva cos per tutto il corso della lavorazione
una via in discesa dai forni alle tettoie di stagionatura, ai molini, ai silos, ed infine
al vagone ferroviario, che con opportuno binario di raccordo poteva raggiungere
direttamente la ferrovia ed essere immesso nello Stabilimento.
La costruzione della teleferica inizi nel 1911; nel febbraio del 1912 furono completate le fondazioni per il ponte protettore sulla ferrovia, protezione che serviva a
contenere eventuali cadute di massi sulla linea ferroviaria.
La teleferica funzion ininterrottamente fino al 1932, anno in cui ci fu la prima
chiusura della fabbrica, applicava per il suo movimento il principio del contrappeso rappresentato dalluso di carrelli a bascula.
Sopra il montante principale erano poste delle fascine in modo che attutissero
uneventuale caduta di materiale sullo stesso e, il cavo utilizzato per il funzionamento della teleferica, era costituito da unintelaiatura interna in canapa intrecciata a cavi dacciaio in modo che tale canapa servisse da lubrificante e impedisse la
formazione deventuale ruggine.
Nel secondo dopoguerra, tale teleferica, fu definitivamente smantellata assieme al
montante probabilmente per utilizzare lacciaio e la ghisa per altri scopi.
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Il materiale veniva caricato nei crogiuoli insieme al carbone, i cui magazzini erano
posti nella parte pi elevata dellimpianto e comunicavano con i forni attraverso
una passerella collegata ai palchi inferiori della fornace.
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Nella fabbrica, che lavorava a ciclo continuo con turni giorno e notte, erano occupati circa cinquanta operai di cui molte erano donne le quali si occupavano prevalentemente alla cernita del prodotto e alla manutenzione dei sacchi di iuta.
Il lavoro era assai poco salutare, in quanto non esistevano depuratori e il paese era
ricoperto di polvere di cemento.
Era prodotto cemento del tipo Portland che si ottiene mediante macinazione di
clinker con aggiunta di gesso dosato nella quantit necessaria per regolarizzare il
processo didratazione. Il clinker Portland , in pratica, il prodotto della cottura
senza alcuna correzione della marna da cemento e, per tale processo produttivo,
furono utilizzati inizialmente dei forni rotatori verticali a marcia continua alimentati a carbone.
Il processo di raffinazione delle materie prime e del cemento si articolava in tre
fasi: frantumazione, macinazione intermedia e macinazione fine.
I materiali scavati si presentano generalmente in grossa pezzatura perci era necessario un primo lavoro di sgrossamento mediante frantumazione per portare il
materiale alla dimensione adatta per la macinazione; il prodotto che ne derivava
era cotto, come detto, nei forni e questa fase senza dubbio loperazione pi importante della fabbricazione del cemento; dalla sua perfetta esecuzione dipende,
nella maggior parte dei casi, la qualit del prodotto.
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Per ottenere una cottura regolare, era necessario soddisfare alcune condizioni fondamentali, valide ancora oggi anche se con qualche modificazione: per prima cosa
occorreva porre molta cura affinch la miscela avesse la composizione richiesta,
alla quale la chimica aveva assegnato dei limiti, che non dovevano essere trasgrediti n per eccesso n per difetto.
Alla luce di questi parametri si stabilivano le proporzioni dei due, o talvolta pi,
componenti per ottenere i migliori risultati, compatibilmente con la composizione
delle materie prime; una seconda condizione era che i materiali fossero finemente
macinati e ben omogeneizzati: il grado di finezza pi opportuno da conferire ai
materiali non poteva essere fissato esattamente uguale per tutti, ma era condizionato alla loro natura fisica e alla loro struttura mineralogica.
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Dopo una fiorente produzione dello Stabilimento, dal 1919 al 1922, iniziarono in
tutto il nord Italia agitazioni e scioperi nel campo agricolo ed industriale volte alla
rivendicazione di diritti e del miglioramento delle proprie condizioni di lavoro.
Anche nello stabilimento di Ghiare gli operai si mobilitarono con diversi scioperi
e agitazioni contro la decisione della Societ di ridurre i salari.
Le vertenze si risolsero con la formulazione di un nuovo Regolamento Disciplinare Interno relativo allo stabilimento di Ghiare di Berceto nel 1922.
Nel 1929 venne installata una linea elettrica che dallo stabilimento raggiungeva
le cave, sia quella di Pr D C che quella di Monte Buso; il tracciato seguiva la
strada verso Berceto a sud per poi passare sotto lancora oggi presente sottopasso
ferroviario e raggiungere le cave lungo lo stesso percorso della teleferica.
Se si analizzano le operazioni della societ sul finire del 1929, dallapertura di una
nuova cava, allacquisto dei terreni con relativa concessione di sfruttamento a Casacca, sembrava che vi fossero previsioni di espansione e potenziamento per lo
stabilimento.
Nella realt, la crisi economica che scoppi a livello mondiale alla fine dello stesso
anno, port ad un netto ridimensionamento e ad un lungo declino del cementificio di Ghiare. Inoltre, le nuove normative riguardanti le caratteristiche meccaniche dei cementi, introdotte dal 1927, portarono ad un sempre pi difficile sfruttamento del cemento greggio (prodotto esclusivamente con la cottura di marna
cementizia); in questa ottica si iniziarono, anche nello stabilimento di Ghiare, le
miscelazioni con cemento proveniente da diverse cotture e con altri inerti.
Nel 1932 la crisi continua a danneggiare la Fornace: la cava non forniva pi materiale di qualit, gli operai incominciarono a scioperare perch non erano pagati,
finch la fabbrica fu chiusa.
Durante la seconda guerra mondiale, la fabbrica ormai chiusa, serv come centro
di raccolta e di smistamento dei prigionieri di guerra.
Quando i costi di spedizione del materiale greggio a Ghiare divennero insostenibili, alla fine del 1932, i lavori furono sospesi; tecnicamente lo stabilimento rimase sempre potenzialmente attivo, per poter riprendere la produzione qualora se ne fosse presentata la necessit.
In questa logica venne sempre eseguita la manutenzione dellimpianto e dei macchinari presenti.
E ipotizzabile che lo stabilimento abbia assunto, gi dalla fine del 1930 un ruolo
marginale rispetto agli altri stabilimenti Marchino; il materiale semilavorato proveniente dai forni di Casale (o da altre fornaci Marchino, sufficientemente vicine
da rendere conveniente la spedizione), arrivava a Ghiare per essere macinato,
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miscelato e confezionato per poi proseguire il suo tragitto verso la Liguria e le zone
di smercio nel Tirreno.
Questo ruolo desumibile dai rendiconti sul materiale spedito e ricevuto, da e
per Ghiare, dove le quantit di cemento risultano fortemente ridotte rispetto al
cemento che veniva prodotto dai forni verticali.
Nel 1937 venne dismessa la cava di Monte Buso mentre si mantenne aperta quella
di Pr D C.
Nella seconda met degli anni 30 e durante tutta la Guerra non possibile rintracciare altre informazioni sullo stabilimento, ma sappiamo che i tedeschi portavano
i prigionieri nella fabbrica con i camion nellattesa di inviarli in Germania con i
treni.
Le donne del paese andavano nelle famiglie a raccogliere cibo da portare ai prigionieri.
il 7 luglio del 1944 Ghiare sub il suo pi disastroso bombardamento, ma lobiettivo
sicuramente ricercato, la Fornace, non fu colpito, e ci non avvenne mai durante
tutta la guerra.
Nel secondo dopoguerra, si cerc di riaprire la fabbrica con una gestione a cooperativa prendendo da esempio uno stabilimento a Pontremoli (MS), ma gli iniziatori furono sconsigliati perch non cera convenienza economica.
Le fasi successive dello stabilimento, rimasto sostanzialmente invariato dal punto
di vista strutturale negli edifici principali, vedono cambiare il materiale di lavorazione che passa dal cemento al marmo, dalla plastica al poliuretano, ecc..
Nel 1967, lo stabilimento con annesso terreno, vennero venduti dalla UNICEM
allimprenditore Gatti Sergio ad esclusione dalla vendita di tutti i mobili, i macchinari e attrezzi di qualsiasi specie e natura. Lacquirente, anche per i suoi eredi ed
aventi causa, si obblig in modo assoluto a non esercitare negli stabili acquistati,
direttamente o per interposta persona, industria ed attivit concorrenti con quella
esercitata dalla societ venditrice ovvero la produzione ed il commercio di cementi, calci e leganti idraulici di ogni specie e di altri prodotti affini.
Sotto la propriet Gatti, rispettando la clausola del rogito, lo stabilimento venne
utilizzato per la lavorazione di materiali lapidei.
E probabile che i forni non siano stati coinvolti in eventuali trasformazioni, concentrando lutilizzo dellimpianto soprattutto nei grandi locali delle tettoie del clinker, delledificio dei mulini e del deposito dei sacchi.
Nel 1976 il tribunale civile di Parma emise un decreto di trasferimento degli immobili di propriet di Gatti Sergio componenti lex stabilimento, a favore di
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privati.
Al 2010 il comparto risulta essere frazionato in due porzioni: la Fornace continua
ad essere di propriet pubblica mentre la restante parte in mano a privati.
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La dettagliata descrizione delle attivit delle varie giornate esplicativa della importanza che hanno il momento teorico e quello pratico nell esperienza a
Ghiare, infatti sono suddivisi in modo che gli studenti potessero imparare una
parte teorica prima di mettere in pratica qualsiasi azione di lavoro manuale.
Una delle finalit del Workshop era quella di trasmettere al gruppo di studenti,
laureati e non, alcune conoscenze che non sempre nelle universit sono protagoniste degli insegnamenti; il lavoro in un cantiere di recupero e restauro richiede di
avere capacit che si apprendono con l esperienza e il lavoro in esso, ma comunque era necessario che il gruppo di giovani architetti si confrontasse, anche se per
un periodo limitato, con le teorie e la pratica del lavoro.
Le lezioni teoriche sono state tenute da diversi professionisti, non solo architetti,
che hanno messo a servizio degli studenti le loro conoscenza nei rispettivi campi
di interesse e di studio; le giornate in cantiere erano state pianificate in modo da
suddividere la fase di studio e di teoria e quella di lavoro pratico in momenti distinti del giorno: al mattino le lezioni teoriche e nel pomeriggio lattivit pratica.
Ovviamente questa divisione del lavoro non si presentava in modo cosi netto,
spesso le lezioni teoriche, non coprendo tutto l arco della mattinata, lasciavano il
posto al lavoro pratico; anche quest ultimo per, cedeva dei momenti alle lezioni
teoriche: spesso nel lavorare sulle superfici, era necessario chiedere conferme ai
professionisti e in questo scambio di idee prendevano forma delle brevi lezioni
teoriche a spiegazione del perch era necessario agire in un modo o in un altro.
La prima giornata cominciata con la descrizione del programma del laboratorio,
la presentazione dei professionisti che sarebbero stati presenti in cantiere e ha visto
la presenza del Sindaco del Comune di Berceto Luigi Lucchi, che ha evidenziato il
legame tra la Fornace e la valle in cui sita, definendone limportanza in termini
storici e sociologici: l intenzione del Comune quella di rendere lEx Cementificio Marchino un luogo di aggregazione e di studio per la comunit, auspicando
che questo possa riprendere il suo ruolo di catalizzatore per la valle, riportando
giovani e vita nella zona come era successo agli inizi del Novecento con la sua
apertura.
L mpegno messo in gioco dagli esperti , dalle personalit del luogo e dagli studenti stato determinante per restituire parte della Fornace alla comunit, con la speranza che la diffusione di ci che si fatto in questo Workshop possa convincere
possibili investitori a partecipare alla ricostruzione del Cementificio, mantenendo
intatti gli sforzi di queste cinque giornate, continuando a riportare in vita questo
sito.
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Nel manifesto ben visibile come le giornate sono state organizzate in modo da affrontare ogni giorno un tema, un modulo diverso di insegnamento sempre legato
ai temi del restauro e alle competenze di chi ha tenuto la lezione teorica del giorno:
sicurezza, lavorazione delle malte, analisi di laboratorio, studio delle volterrane,
progettazione e studi diagnostici sono stati i temi protagonisti delle varie giornate
in cantiere; i temi presentati sono fortemente legati al lavoro in cantiere e allo studio della Fornace e sono stati fondamentali alla comprensione del sito, del luogo
di lavoro, dei temi del restauro e pi in generale dellattivit delle varie personalit
che compongono lo studio di unarchitettura del passato.
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Durante il primo giorno, una volta sistemate le questioni di organizzazione, amministrazione e saluti, intervenuto il sindaco di Berceto, Luigi Lucchi, che ha
parlato con passione del Comune di cui rappresentante e ha introdotto alla storia
della Fornace nei suoi anni di lavoro, concludendo con i ringraziamenti per i ragazzi per il loro lavoro nella struttura.
La prima lezione introduttiva stata tenuta dall Architetto Roberto Bruni che ha
presentato ufficialmente la struttura e parte della sua storia, concentrandosi maggiormente sugli studi effettuati in cantiere e sulle modalit di comportamento da
tenere all interno per lavorare in sicurezza e in ordine: la regole di comportamento sono intuibili e sono di generale conoscenza, come la necessit di proteggersi
sempre con il caschetto da cantiere e l utilizzo dei guanti da lavoro e calzature antinfortunistiche; bench assicurati, era comunque necessario ribadire che le
norme di comportamento erano doverose da parte degli studenti, per non ferirsi e
lavorare in tranquillit.
In questa lezione introduttiva si quindi cominciato ad entrare nel progetto e nei
suoi sviluppi, nella sua storia, nel suo degrado e con la visita generale guidata da
Francesco Fulvi si visto di persona tutto ci che fino a quel momento era stato
solo raccontato: un tour del cantiere nelle sue zone sicure, con l architetto che si
occupa da anni del restauro del manufatto certamente un esperienza obbligatoria per chi vuole conoscere a fondo la struttura, perch dalle parole e dai racconti
dellArchitetto Fulvi si potuto imparare molto sulla Fornace, dalla lavorazione
dei materiali all epoca, ai danni successivi, alle opere gi messe in atto per il suo
restauro e in generale si capito come la comunit del luogo senta vicina questa
struttura e abbia voglia di vederla di nuovo protagonista della valle.
Terminati quindi tutte le attivit preliminari, cominciamo ad entrare veramente in
quello che il tema di questa Tesi di Laurea: le esperienze di Recupero e Progettazione sulla Fornace.
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Modulo
Teorico-Pratico: Gli
Strutture
Interventi
sulle
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I Pilastri
Come detto in precedenza, i lavori di pulizia e restauro sono partiti dal piano terra
dove parte del lavoro da svolgere in cantiere rigurdava la situazione dei pilastri che
presentavano segni di degrado degli intonaci, spesso gi disgregatisi negli anni e
in altre zone invece ancora da eliminare.
Dalla fotografia risultano evidenti le zone degradate e gli intonaci rovinati dagli
anni di abbandono, essendo questa zona rimasta soggetta alle intemperie per lungo tempo: ricordiamo che la Fornace si presentava totalmente rivestita con intonaco bianco e colorato in grigio chiaro, ovvimente aggiunte successive agli anni
di costruzione, che quindi doveva necessariamente essere eliminato per mostrare
loriginale struttura in mattoni pieni e pietra del luogo.
Ecco le fasi di lavoro e la resa finale del restauro e della pulizia.
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Un altro elemento della struttura da eliminare, erano i parapetti, strutture aggiunte nel corso degli anni e non originali del fabbricato: smatellati dai ragazzi e riprestinati nella loro forma passata e spartana costituita da due travi di legno incastrate
nella muratura.
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Gli interventi effettuati dai ragazzi sono stati di rimozione degli intonaci attraverso
l utilizzo di mazzetta, scalpello, spazzole presenti in cantiere, una volta imparata la
tecnica si sono messi in gioco impegnandosi al massimo facendo cos rinascere la
struttura, eliminando le stratificazioni e ripulendo dai detriti il luogo del cantiere.
I pilastri rappresentano una delle peculiarit della Fornace perch si elevano fino
alla sua sommit sorreggendo tutti i carichi, copertura compresa; gli spazi sono
gestiti e suddivisi dalle campate create dai pilastri e saranno oggetto di progetto,
poich la loro presenza scandisce lo spazio e crea una interessante area sotto il piano primo che potr essere gestita in futuro.
La struttura originale ripristinata: la murature dei pilastri sono tornate alla luce
come erano in passato e i parapetti hanno ripreso la loro conformazione come nel
periodo di costruzione.
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Le Murature
Dato che la struttura doveva essere ripulita nei piani predefiniti, anche i muri sono
stati oggetto di restauro su questi: sempre con l utilizzo di mazzetta e scalpello,
sono stati rimossi gli strati di materiale che avevano modificato l aspetto originale
della Fornace.
Piano Terra
Fotografie di Francesco Fulvi)
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Al Primo piano i lavori di pulizia e rimozione hanno portato alla luce le cavit di
sfiato delle ciminiere, purtroppo non stato possibile aprirle poich gli strati di
cemento e pietrisco non hanno ceduto ai tentativi di liberare le cavit.
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I Leganti sono stati e sono tuttora una componente fondamentale per tutte le costruzioni, nel corso dei secoli hanno quindi subito pi evoluzioni per adeguarsi
alla nuove tecnologie e alle sperimentazioni architettoniche; ad oggi la loro evoluzione cosi strutturata:
il Gesso : legante aereo, cotto in forni a temperature modeste tra i 130 e 170 C,
composto con acqua e sabbia diventa una malta molto plasmabile ma per nulla resistente al dilavamento da pioggia o in generale allacqua a causa della sua enorme
solubilit. I suoi impieghi sono documentati in epoca fenicia ed egizia grazie alla
sua facile plasmabilit e reperibilit. Successivamente utilizzato solo in interni e
decorazioni.
La Calce Aerea e Idrata : legante aereo, si ottiene dalla cottura della pietra calcarea
CaCo3 (carbonato di calcio) a temperature intorno ai 900 C in appositi forni. La
materia purissima pi del 90% carbonato di calcio.
la Calce Idraulica Artificiale : con la scoperta della pozzolana nella baia di Napoli
e nelle terre circostanti il Vesuvio, con presenza di silice e allumina, intorno al X
sec. a.C. gi dai Fenici, ma sopratutto utilizzata in seguito dai Romani, la calce aerea acquista propriet idrauliche.
Da cui il calcestruzzo romano (grassello di calce, sabbia pozzolanica, acqua e
rottami di mattoni o pietra sbriciolati) che diede modo di costruire malte resistenti
meccanicamente e resistenti nel tempo; in alternativa o insieme alla pozzolana il
cocciopesto veniva usato per migliorare le prestazioni del grassello.
Pozzolana, cocciopesto, caolino cotto, farina fossile, scorie di forgiatura, scorie di
altoforno sono tutti materiali ricchi di silice reattivo.
la Calce Idraulica Naturale : la sua scoperta attribuita al britannico John Smeaton che nel 1750 che la produsse e utilizz nella costruzione di un faro marino;
tuttavia si usava gi empiricamente da due secoli.
E una roccia calcarea con impurit argillose, marne ( circa l11%), molto diffusa
in natura nel territorio che grazie proprio alla presenza di materia argillosa rende
possibile la reazione di indurimento in presenza di acqua in piccole o grandi quantit. Viene cotta in forni a temperatura di circa 1000 C in cui si susseguono reazioni chimiche sia a temperature inferiori dove la marna inizia a reagire formando
silice e allumina e poi aumentando il calore la calce si decompone combinandosi
con i prodotti della precedente reazione.
Oggi la calce idraulica in commercio chiamata artificiale ottenuta miscelando
il moderno cemento portland con calce aerea o polvere di calcare a cui possono
essere aggiunti degli additivi chimici per aumentare le prestazioni di plasmabilit e
plasticit, mentre la calce idraulica in commercio definita naturale in realt prodotto artificiale ottenuto da un processo industriale basato sulla cottura di calcare
argilloso o di miscele di calcare e argilla.
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il Cemento Portland : tra fine 700 e inizio 800 grazie a studi e ricerche di francesi
e inglesi (Vicat e Parker e Aspdin) si scoprirono i ruoli giocati nella calce da silicati
e alluminati. Il contenuto di argilla fu aumentato al 40% con miscele artificiali di
calcare ed argilla da inviare in forno per temperature tra i 1000 e i 1500 C. Si ottenne cos da cemento portland il clinker che non aveva bisogno di essere spendo
grazie alla passa presenza di calce; inoltre venne aggiunto al cemento portland il
gesso per diminuire la velocissima reazione di indurimento dopo la miscelazione
con acqua: questo fu permesso grazie alle invenzioni
tecnologiche di forni che cuocevano a temperature superiori e a macchina come
la betoniera che permettevano di impastare materie diverse rendendo limpasto
compatto. Cambiano quindi anche le tecniche di costruzione con casserature temporanee.
Ecco nascere il calcestruzzo odierno dove si aggiungono ghiaie di granulometrie
diverse per amalgamare gli elementi e creare coesione tra le parti; la resistenza
meccanica raggiunta supera tutte le prestazioni precedenti a scapito di una traspirabilit del materiale e la durabilit dellodierno calcestruzzo messa a dura prova
quando si trova in presenza dellacciaio sensibile allacqua.
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Una volta compresa la composizione delle malte, possiamo quindi classificarle per
Componenti e per Impiego:
Per Componenti:
Malte Aeree : malte di gesso o calce spenta;
Malte Idrauliche : artificiali o naturali, le loro caratteristiche principali sono la
porosit, ladesione alle superfici e lattitudine a trattenere lacqua;
Una volta indurite assumono una struttura finemente porosa che le rende permeabili allaria. Vengono usate per intonaci interni ed esterni. La loro resistenza
meccanica generalmente molto pi elevata di quella delle malte aeree;
Malte Cementizie : raggiungono rapidamente valori di resistenza meccanica
maggiori delle malte precedenti, hanno migliori doti di permeabilit e di durata
nel tempo;
Malte Composte (o Bastarde) : calce e gesso, calce e cemento, cementizie con
calce idrata, sono confezionate con due o pi leganti diversi per avere la migliori
caratteristiche di tutte le componenti;
Malte Addittivate
Malte Pronte o Miscelate
Per Impiego:
Malte per Muratura
Malte per Intonaci
Malte per Sottofondi
Malte Grasse: molto ricche di legante , eccessivo ritiro durante la fase di indurimento quindi cavillature e fessure;
Malte Magre : povere di legante e scarsamente resistenti;
Malte di Gesso : gesso e acqua in parti uguali , si lavora in piccole quantit
perch indurisce rapidamente e si usa o per strato di finitura o per decori e stucchi.
solo per uso interno;
Malte di Calce Aerea : lindurimento avviene per reazione con lanidride carbonica presente nellaria. Il processo di asciugatura e carbonatazione molto lento
e graduale, avviene dallesterno verso linterno delle murature e in spessori elevati
pi essere particolarmente difficoltoso.
Sono malte facilmente lavorabili, con limitata resistenza meccanica; sono tipici difetti di queste malte i calcinaroli (noduli che si formano da un veloce spegnimento
della calce) e le ragnatele (piccole cavillature nelle malte grasse per effetto del ritiro). Hanno notevoli capacit di traspirazione favorendo la permeabilit dacqua
nella muratura.
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La lezione di teoria dell Architetto DAmbrosio ha permesso di acquisire le nozioni base per creare una malta efficace e in generale per comprendere la sua composizione, la sue caratteristiche e il suo utilizzo in modo da poter agire sul fabbricato
consapevolmente e, considerando che sono stati messi in atto lavori di ricostruzione di alcune parti danneggiate, la lezione stata utile per introdurre gli studenti
allutilizzo delle malte in cantiere.
Vediamo ora come sono state miscelate le malte nella parte pratica che ha seguito
alla lezione, come gli insegnamenti e la presenza costante dei professionisti abbiano guidati gli studenti passo passo.
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Le prove fatta successivamente alla lezione teorica sono servite a mostrare come
la composizione della malta si rifletta sulla sua resa finale e come si comporta in
termini di presa e colore, infatti ad esempio l utilizzo della calce idrata ha creato
una calce molto pi chiara delle precedenti.
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Deterioramento naturale
Biodeterioramento (vegetazione, infestante, depositi organici)
Depositi superficiali (croste, nere, strati incoerenti di polveri, concrezioni)
Erosione/Scagliatura
Rigonfiamento
Esfoliazione
Fessurazione
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Ecco un esempio di Rilievo Materico-Partlogico effettuato sulla Fornace di Ghiare di Becerceto dallo Studio 4S di Francesco Fulvi al momento dell inizio dello studio e dei lavori sul fabbricato: il colore rosso identifica le zone di degrado dei materiali, dove sono crollate alcune parti della fabbrica, dove ha ceduto
lo strato di intonaco e in sostanza rivela la parti che hanno bisogno di essere restaurate e recuperate al pi presto; infatti l intero corpo della Fornace presentava tutti i diversi gradi e tipi di degrado elencati in precedenza ed era necessario dallinizio prevedere delle opere di studio e recupero di tutta la struttura.
Ad oggi la parte retrostante della Fornace non stata sistemata e presenta ancora
molte zone in stato di degrado e alcune in pericolo di crollo.
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Infine abbiamo le Analisi Chimiche che comprendono un insieme esteso di metodi, sia qualitativi sia quantitativi, che consentono di stabilire la presenza e il tenore
di un determinato elemento allinterno di un campione; queste, in genere, sono
distruttive, in quanto prevedono la trasformazione del campione in altre sostanze,
o la sua scomposizione (analisi) negli elementi componenti.
Un possibile metodo da utilizzare la Spettroscopia ICP- AES.
Tutte le varie analisi riportate e spiegate dalla Professoressa Adorni sono importanti per conoscere un edificio nel momento in cui questo necessita di essere restaurato perch ci forniscono sempre pi informazioni e completano lo studio e
lanalisi preliminare prima di effettuare un vero e proprio intervento; in generale
limportanza degli studi preliminari permette di evitare errori nella fase di progettazione, perch conoscendo a fondo ledificio e i suoi materiali, sappiamo come
agire per restaurarlo nel pieno rispetto della sua composizione storica e materica.
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I pilastri della Fornace sono composti da due materiali, mattoni pieni e pietre del
luogo e questi si alternano con una scansione precisa su tutti i pilastri e per tutta
la loro altezza nella struttura; individuate quindi le zone con necessit di restauro,
come detto la prima fase consiste nella rimozione delle pietre o dei mattoni danneggiati.
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Inizia ora la seconda fase del restauro della porzione, la ricostruzione del pilastro.
Terminata la fase di livellatura e pulizia della zona, si passa alla scelta della pietra
e in questo caso anche del mattone, da inserire per ricostruire il pilastro senza che
questa risulti un aggiunta successiva: grazie alla selezione di pietre e mattoni lasciate sul sito del cantiere e risalenti al periodo della costruzione, stato possibile
utilizzare materiale appartenenti alla stessa tipologia e composizione originale di
tutta la Fonace.
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Una volta scelti la pietra e il mattone migliori, che si innestassero al meglio nella
porzione, si conclude l opera di ricostruzione utilizzando la malta per ricreare
l angolo di pilastro mancante avendo cos ricucito insieme tutta la struttura.
Si procede bagnando la porzione e il materiale nuovo e poi con l aiuto di una cazzuola si sitema la malta su entrambi per assicurare una presa migliore e si spinge la
pietra il pi possibile in modo che non sporga dal pilastro e risulti il pi omogena
possibile con tutta la muratura.
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L aspetto finale del pilastro si presenta cos: senza incongruenze con l esistente,
omogeneo e restaurato.
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Modulo Teorico-Pratico C:
Le Volterrane
Il modulo teorico sullo studio e il recupero delle Volterrane stato presentato da Francesco Fulvi nell ambito della sua lezione sulla storia della Fornace e gli sviluppi del progetto seguiti dal suo studio nel corso degli anni; parte della relazione storica del Capitolo Terzo (da pagina 35) comprende ci
che l Architetto Fulvi ha raccontato insieme a altre nozioni pi dettagliate.
Iniziando quindi con cenni storici circa la nascita e i processi di lavorazione della
Fornace, Francesco Fulvi ha spiegato le caratteristiche principali della fabbrica, la
cronologia degli avvenimenti fino alla sua chiusura e ha approfondito alcune parti
come ad esempio gli studi sulle Volterrane.
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La maggior parte dei lavori di pulizia e messa a nudo delle Voleterrane stata
possibile ma in alcuni punti si deciso di non intervenire nella rimozione degli
strati di cemento e intonco perch la porzione scoperta denunciava possibili danni
e instabilit che erano contenuti dalle stratificazioni di materiale di rivestimento,
e per tanto i lavori in quella parte sono stati interrotti per non compromettere la
struttura e sono rinviati fino al compimento di studi pi approfonditi.
Anche le strutture della parte posteriore della Fornace presentano diversi stadi di
instabilita, per cui non sono stati oggetto di lavoro nel corso del Workshop, infatti
richiedono prima di essere messi in sicurezza.
Le procedure di pulizia delle Volterrane si sono svolte in due fasi, prima sono state
predisposte delle strutture di sostegno, posate in corrispondenza delle travi di ferro, che ne hanno aumentato la resistenza soprattutto per rendere pi sicuri i lavori
al piano Primo.
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La seconda fase del lavoro consisteva nella pulizia vera della struttura, avvenuta
utilizzando la strumentazione di cantiere, con cui gli studenti hanno scrostato ed
eliminato la parte di malta e intonaco facendo s che la struttura originale e la composizione in mattoni pieni fosse di nuovo visibile.
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La Progettazione ci di cui si occupa in primis un Archietto, lo studio, la conoscenza del sito, dei materiali, sono alcune delle operazioni preliminarie necessarie
per progettare sia un edificio, sia per restaurarlo e recuperarlo; in questa ottica
si sono inserite le esperienze spiegate e raccontate nella pagine precendenti, ma
un ulteriore operazione di progettazione stata affrontata in questo Workshop:
la realizzazione di un percorso espositivo temporano stata da sempre una delle
idee che hanno guidato Francesco Fulvi e Roberto Bruni nei loro anni di studio e
collaborazione per la ricostruzione della Fornace.
L importanza della creazione di un percorso progettato e pensato all interno della
struttura, sta nel fatto che si reputa rilevante evocare la storia e raccontarla proprio mettendo i visitatori a contatto con il manufatto, lasciando che esplorino e
conoscano la struttura direttamente da essa, dai sui muri e dalle sue imperfezioni,
essendo per guidati da un percorso ben studiato.
Il compito di un gruppo di ragazzi stato proprio quello di pensare e realizzare
questo percorso, utilizzando i materiali trovati in cantiere , tutto sotto la guida
dellArchitetto Bruni che li ha aiutati a entrare maggiormente nel progetto della
Fornace e ha convogliato le idee dei ragazzi nella realizzazione di alcuni elementi
di sbarramento e direzionamento dei percorsi studiati.
L Architetto Bruni una delle personalit maggiori del lavoro dei giorni in cantiere, il suo spessore come figura professionale stato evidente a tutti, la sua capacit
di dialogare, citare altri autori, portare avanti un discorso storico ha fatto si che
molti studenti si chiedessero se lo avrebbero mai incontrato nell ambito universitario: la sua figura quella di un professionista che non solo lavora ai progetti,
ma abbraccia pi ambiti del sapere, infatti non di rado nei suoi discorsi ha citato
altri architetti o studiosi; il suo contributo maggiore risiede nella sua capacit di
catalizzare l attenzione degli studenti e spiegare loro comeil progettista non debba
solo occuparsi di disegni, ma deve anche avere sete di conoscenza in pi campi,
per diventare una figura professionale completa e culturalmente preparata.
Altro grande contributo la sua conoscenza di tutta la struttura della fornace, e
infatti anche lui come Francesce Fulvi, ha potuto dare sempre pi nozioni e anche
aneddoti sulla Fornace e questo manifesta ancora come entrambi loro siano protagonisti in questo progetto, che li coinvolge e unisce sempre.
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Una volta assimilate grazie all esperienza di Roberto Bruni, alcune caratteristiche
e funzioni che si vogliono far emergere dal progetto, si passati alla fase di lavorazione pratica delle strutture che avrebbero dovuto fungere da sbarramento per
alcuni locali non accessibili perch non sicuri, e di direzionamento per i percorsi
futuri.
I materiali con cui sono stati costruiti gli elementi progettuali sono stati reperiti
direttamente sul luogo, utilizzando alcune rimanenze di cantiere delle varie fasi di
costruzione della Fornace e quindi a costo zero: la fase di progettazione quindi
servita non solo ad elaborare le idee, ma anche a pensare a quali materiali si avevano a disposizione per realizzare le componenti del percorso di progetto.
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Il Geologo Michiara mostra agli studenti la porzione di fabbricato su cui ha eseguito le prove sopra descritte
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Presentazione:
Il contributo dellArcheologia al Restauro:
Contesti Urbani ed Extraurbani
Archeologo Filippo Olari
L Archeologo Filippo Olari, originario di Berceto, ha partecipato con un interessante presentazione al Workshop illustrando il contributo del suo campo di studio
a quello del restauro dell architettura. I collegamenti sono tanti, pi di quelli che
si possono immaginare fermandosi solo ad un analisi superficiale, queste due materie sono figlie della stessa spinta sociale, la conoscenza e il progresso della storia
umana.
Gli studi di una materia come lArcheologia sono profondamente connessi con
quelli dell Architettura perch entrambe indagano le strutture al fine di conoscerle e capirle sempre meglio, certo che larcheologia deve compiere un passo
in p perch prima di studiare l architettura del passato, la deve scoprire, la deve
disseppellire, ripulire e solo successivamente studiare: queste operazioni non sono
banali e non sono affatto distanti dagli studi architettonici, i rilievi materici e delle
strutture sono parte del lavoro da attuarsi per studiare la struttura e ancor prima,
servono a far capire all esperto dove cercare determinate caratteristiche, ad esempio una porta, una scala possono essere pi facilmente portate alla luce se si riesce
ad intuire dove potrebbero trovarsi in base ai dati gi raccolti.
Gli studi e le tecniche di approccio di una materia come l archeologia che si occupa di manufatti antichi, si servono comunque delle moderne tecnologie e dei
metodi di rilievo che utilizzano gli architetti nei loro lavori; inoltre spesso grazie
agli studi archeologici che possibile avere tutti i materiali e le nozioni necessarie a
progettare con coscienza e giudizio, prevenendo errori dati dalla scarsa conoscenza di un luogo e quindi aiutando in sostanza a valorizzare un progetto.
La presentazione dell Archeologo Olari ha fatto luce si quelli che sono i temi e i
possibili collegamenti tra queste due discipline, in particolare nel campo del restauro architettonico, infatti attraverso una serie di esempi ha chiaramente spiegato quale sia la sua posizione in merito a questo tema: il contributo dellarcheologia
ai lavori e ai progetti di restauro serve per aiutare a creare un progetto consapevole
e non appossimativo, volto alla protezione e alla valorizzazione del manufatto storico in cui si agisce.
Esempi citati:
- Castello di Montemiscoso, Ramiseto (RE)
- Castello di Bosco, Corniglio (PR)
- Riqualificazione di Piazza SantAntonino (PC)
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Filippo Olari ha cominciato la sua presentazione con una serie di immagini di siti
di scavo archeologico in cui si trovato coinvolto e da queste ha dato la sua interpretazione del collegamento presente tra Archeologia e Architettura e della reciproca influenza e contributi scambiati, infatti queste due materie di studio hanno
in comune pi fattori: lo studio della storia dell architettura nel corso degli anni, lo
studio dei metodi di lavorazione degli antichi, delle disposizioni delle piante delle
case, dei palazzi, l influenza che il periodo storico ha sulle architetture datate, l organizzazione dei dati che devono essere comprensibili a tutti e perci elaborati in
un linguaggio unificato rappresentato dal rilievo architettonico e in generale ogni
tipo di analisi storica che possobile effetturare su un manufatto.
Questi diversi campi di interesse e sviluppo in cui si incontrano le due materie
di studio sono solo un esempio della connessione che vi tra loro, infatti sia un
archeologo che un architetto devono conoscere la storia di un manufatto per studiarlo e ancor prima, per trovarlo se sepolto: conoscendo dalle fonti storiche possiamo sapere dove si poteva trovare un determinato palazzo o corte, possibile
provare a localizzarla, per cui le fonti sono un aspetto fondamentale nello studio
di un archeologo; da parte invece degli studi di un architetto con inclinazioni verso
il restauro, queste fonti sono comunque importanti perch spesso descrivono il
manufatto come era al tempo di chi l ha documentato e danno quindi una visione
veritiera e attendibile che fornisce ultieriore materiale di studio per la conoscenza
di questo edificio e anche per il suo restauro nei termini del rispetto dell aspetto
originale di esso.
Il contributo dell archeologia ai progetti di restauro importante se si pensa di dover agire su un manufatto di cui si conosce poco: gli studi storici che pu effettuare
un archeologo sono certamente pi precisi di quelli che un architetto potrebbe fare
da solo, l interdisciplinariet fondamentale in tutte le materie di studio, ma qui
si concretizza anche in lavoro fisico: un architetto che deve occuparsi del restauro
di un castello ad esempio. di cui conosce poco, potrebbe cadere in errore durante
la progettazione, perch manca di alcune conoscenze storiche e umanistiche che
invece possiede un archeologo; per cui con la professionalit di entrambe sar possibile pensare e progettare un piano di restauro pi rispettoso della struttura, che
dimostri la conoscenza di questa, approfondendone la storia e quindi riuscendo a
darle maggior valore, permettendo a chi vedr il progetto finito di capire meglio
l edificio.
La presentazione dell Archeologo Olari ha quindi spiegato le dinamiche di lavoro
della sua professione e le modalit con cui le sue specifiche conoscenze possano risultare utili ad un architetto nel suo percorso di progetto di restauro di un edificio,
mostrando come i contributi non siano n pochi n banali, ma anzi molto utili per
avere una visione pi completa e precisa di un opera architettonica in modo da
restituirla alla comunit senza errori e con interpretazioni progettuali.
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Terminati tutti gli studi sulla struttura, sono stati passati in rassegna tutte le lezioni
e tutti gli interventi messi in atto nel corso dei cinque giorni di laboratorio in cui
professionisti e studenti hanno collaborato, osservato l avanzamento dei lavori e il
loro risultato e capito come la cooperazione, il reciproco scambio, l interazione e
l interdisciplinariet abbiano contribuito a fare una passo avanti nelle operazioni
di restauro della struttura dellEx Cementificio Marchino.
Appresi quindi tutti gli sviluppi del lavoro, si potuto vedere come l interesse
verso il sito sia stato immediato da parte dei Media del luogo e anche della Nazione, come questi abbiano contribuito alla diffusione dell iniziativa messa in atto a
Ghiare di Berceto e come abbiano commentato positivamente il lavoro dei docenti
e degli studenti, in un ottica sempre focalizzata all apprendimento e alla costituzione di una figura professoinale sempre pi completa e preparata.
Infine, non resta che vedere in sintesi quale sia lo stato di fatto ad oggi del sito,
della fabbrica, della struttura stessa, attraverso fotografie che mostrano come il
lavoro svolto sia stato utile e determinante per avanzare nel restauro dell opera in
questione.
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limpegno profuso durante il Workshop ha effettivamente aiutato la Fornace a ritornare parte integrante della comunit attraverso le dimostrazione di metri quadri fruibili aggiunti grazie ai lavori di restauro.
al Piano Terra, in Giallo, le zone gi utilizzabili in precedenza mentre in Rosso,
quelle aggiunte grazie ai lavori: sono stati recuperati 135 mq solo al piano Terra, e
sono ora utilizzabili in sicurezza e puliti da ogni maceria.
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Al Piano Primo, gli interventi di rimozione e pulizia delle superfici hanno permesso di recuperare altri 95 mq di superficie calpestabile e sicura, per un totale di 230
mq ripristinati sui due livelli.
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Pilastri restaurati
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Il plastico della Fornace, realizzato da Francesco Fulvi e i tirocinanti del suo studio.
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ringraziamenti
La parte finale di questa tesi sperimentale non affatto difficile da scrivere, non
implica alcuna documentazione, descrizione o ricerca storica, i ringraziamenti sono
vari, sono molti e sono in generale rivolti a tutti: ogni persona conosciuta in cinque
gioni nel piccolo paese di Ghiare di Berceto ha contriuito a rendere questa una delle
esperienze pi formative e gratificanti che io abbia mai vissuto; non cambierei nulla
di questa esperienza, n le brande, n i compagni che russano, n le interminabile file
per il bagno e nemmeno le docce gelate, non cambierei nemmeno la polvere respirata
di quei giorni.
Il mio primo ringraziamento rivolto a tutti, indistintamente, a chi mi ha passato
uno scalpello, a chi gli occhiali protettivi, a chi mi ha fatta ridere, a chi mi ha insegnato qualcosa, a chi mi ha corretta. Ringrazio tutti voi che avete reso questo Workshop
ancora migliore e divertente.
Particolare attenzione meritano alcune persone, a cominciare con coloro che hanno
diviso le loro giornate e serate con me, persone che non conoscevo che mi hanno
tenuto compagnia con tutta la loro simpatia e disponibilit: grazie per ogni risata.
A voi va il merito di aver resto questa esperienza qualcosa in pi di un campo scuola,
mi avete accompagnata e senza di voi so che sarebbe mancato qualcosa.
Altro particolare ringraziamento va a Roberto Bruni, che come ho scritto precedentemente nel capitolo Quinto e nel modulo teorico-pratico D, una delle personalit
pi brillanti mai conosciute, un uomo che ispira solo a guardarlo, che si ascolta
sempre con piacere, come un insegnante non solo di architettura, ma che ti coinvolge
in molte campi della cultura in generale; a te Roberto va il mio ringrazimento perch
ogni volta che abbiamo parlato, mi hai sempre lasciata con qualcosa in pi.
Alla mia relatrice, Elisa Adorni, dico grazie per la pazienza, per i consigli, per i sorrisi, per la disponibilit e per avermi aiutata in questa tesi nonostante sia per una laurea triennale; la ringrazio e l anno prossimo a lezione verr con la consapevolezza di
aver gi avuto un grande insegnamento da lei, uno che a lezione non avranno tutti,
l aver lavorato insieme su una struttura facendomi capire quanto ci sia da studiare
per ogni lavoro di restauro non solo nella teoria, ma sporcandosi le mani.
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Bibliografia
Il Capitolo Terzo Storia dellEx Fornace stato scritto utilizzando due diverse relazioni storiche che lo Studio 4S di Francesco Fulvi ha redatto per le presentazioni
del progetto agli Enti Pubblici, di cui qui sono stati sintetizzati i contenuti.
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Per la citazione degli articoli di giornale trattanti il tema del Workshop a Ghiare
del Capitolo Sesto:
Villa M., Se l Appennino ha un futuro: restauro e riconversione dellex cementificio
di Ghiare di Berceto, in Architettura e Design, 2014, articolo online su
www.gazzettadiparma.it.
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