Anda di halaman 1dari 672

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina i

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina ii

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina iii

Il mondo bizantino

ii

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina iv

Il mondo bizantino
i
LImpero romano dOriente (330-641)
a cura di Ccile Morrisson
ii
LImpero bizantino (641-1204)
a cura di Jean-Claude Cheynet
iii
LImpero greco (1204-1453)
a cura di Angeliki Laiou

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina v

Il mondo bizantino
ii
LImpero bizantino (641-1204)
a cura di Jean-Claude Cheynet
Edizione italiana
a cura di Silvia Ronchey e Tommaso Braccini

Giulio Einaudi editore

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina vi

Redazione: Mario Spina.


Ricerca iconografica: Maria Virdis.
Traduzioni: Tommaso Braccini, pp. xix-lxxxi, 77-328, 513-40; 553-64;
Massimo Scorsone, pp. 1-76; 329-511.
Titolo originale Le monde byzantin, II. LEmpire byzantin (641-1204)
2006 Presses Universitaires de France
2008 Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino
www.einaudi.it
ISBN

978-88-06-18915-0

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina vii

Indice

p. xix
xxi

Premessa
Introduzione metodologica e bibliografica

LImpero bizantino (641-1204)


parte prima La formazione e levoluzione dellImpero
nel Medioevo: gli avvenimenti
jean-claude cheynet
i. Bisanzio sulla difensiva: la stabilizzazione delle frontiere
(dal vii secolo alla met del ix)
5
11
13
16
21

1.
2.
3.
4.
5.

Lavanzata dellIslam
Il temporaneo rinnovamento dellImpero
La minaccia del disastro finale
Il consolidamento isaurico (717-80)
Alla ricerca dellequilibrio (780-867)

jean-claude cheynet
ii. Lespansione bizantina durante la dinastia macedone (867-1057)
29
33
35
36
37
39
43
46

1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.
8.

Linstaurazione della dinastia macedone


La politica estera di Leone VI
La ripresa delle ostilit con i Bulgari
I successi contro i musulmani
La presa di potere di Costantino VII
Il trionfo in Oriente
Basilio II, lespansione in Occidente e la salvaguardia dellOriente
I successori di Basilio

1_Bisanzio II_I-LXXXII

viii

p. 51
55
58
62
66
68
72
74

7-07-2008

15:20

Pagina viii

Indice

jean-claude cheynet
iii. Bisanzio fra i Turchi e le crociate (1057-1204)
1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

LImpero assalito su tutti i fronti


Lavvento di Alessio Comneno
Il trauma della crociata
Il regno di Giovanni II
Le ambizioni di Manuele Comneno
Il rapido indebolimento sotto gli Angeli
La quarta crociata

parte seconda Le istituzioni dellImpero


jean-claude cheynet
iv. Limperatore e il Palazzo
79
85
88
88
90
95
96

99

1.
2.
3.
4.
5.
6.
7.

marie-hlne congourdeau e bernadette martin-hisard


v. Le istituzioni della Chiesa bizantina
i.

100
104
106
109

il patriarcato
1.
2.
3.
4.

ii.
112
115
120

Limperatore e la sua famiglia


Dirigere limpero
Le cerimonie imperiali
Il Gran Palazzo
I titoli imperiali
La Corte
Gli eunuchi

Il territorio del patriarcato (vii-xii secolo)


Il patriarca
Il patriarca e limperatore
Lamministrazione patriarcale

il governo della chiesa


1. Gli organi principali
2. Le norme dellortodossia bizantina
3. Il rito di Santa Sofia

iii. il patriarca di costantinopoli nella chiesa universale


121
122

1. Il declino dei patriarcati orientali


2. Roma e Costantinopoli

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina ix

Indice
iv. lorganizzazione del clero
p. 125
126
128

1. La carriera ecclesiastica
2. Il vescovo
3. La predicazione
iv. le minoranze non ortodosse

129
130
132
134

1.
2.
3.
4.

I monofisiti
I movimenti settari
Gli ebrei
I musulmani

jean-claude cheynet
vi. Lamministrazione imperiale
137
140
142
143
144
145
147

i. la fiscalit
1. I fondamenti
2. Le imposte principali
3. Le imposte complementari
4. La pressione fiscale
5. Lesenzione fiscale
6. Levoluzione dellxi e del xii secolo
7. Il ruolo dello Stato nelleconomia
ii. la legge

149
150
151

1. I codici
2. Le novelle
3. La formazione dei giuristi
iii. lamministrazione centrale

152
153
154
155
155
156
157
158
158

1. I consiglieri dellimperatore
2. Il reclutamento e la remunerazione dei funzionari
iv. i principali servizi statali
1.
2.
3.
4.
5.
6.

La cancelleria
Le finanze
Le istituzioni pie
Il dromo
La giustizia
Levoluzione dellamministrazione sotto i Comneni

v. lamministrazione provinciale
159
161

1. I temi
2. Levoluzione dei temi

ix

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina x

Indice

jean-claude cheynet
vii. Lesercito e la marina
p. 165
182
187
189

191
192
200
210

1.
2.
3.
4.

Themata e tagmata
Il finanziamento dellesercito e il pagamento dei soldati
Perch lesercito combatte?
Conclusione

jean-claude cheynet
viii. Le classi dirigenti dellImpero
1. Il rinnovamento dellalta aristocrazia
2. Linfluenza delle lites e le sue modalit
3. Le rivolte

parte terza I fondamenti della civilt bizantina

jacques lefort
ix. Popolazione e demografia
219
227
230

1. La popolazione
2. La politica degli imperatori
3. Questioni demografiche

jacques lefort
x. Economia e societ rurali
i.
237

le condizioni della produzione agricola


1. Le condizioni geografiche

ii. i fattori dello sviluppo


249
252
256

1. La crescita demografica e laumento della richiesta


2. Il ruolo della struttura del villaggio
3. Il ruolo della struttura latifondistica
iii. le forme di sviluppo

262
263

1. La ripartizione delle rendite fondiarie


2. Lartigianato rurale

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xi

Indice

xi

michel kaplan
xi. Costantinopoli e leconomia urbana
p. 265

i. lo sviluppo urbano
1. La popolazione
ii. lorganizzazione dello spazio e il paesaggio urbano

268

1. Dalla met del vi alla fine del ix secolo

269

2. I nuovi sviluppi

271

3. I quartieri portuali
iii. la citt capitale

273
279
281
284

1.
2.
3.
4.

La capitale dellImpero
Le istituzioni di Costantinopoli
La citt santa
La capitale delle reliquie

iv. leconomia
285
288
292
295

1.
2.
3.
4.

I mestieri
Strutture sociali della produzione
Il grande commercio
Il rifornimento della capitale

v. la societ di costantinopoli
297
298
299
303

1.
2.
3.
4.

Il ruolo preponderante dellaristocrazia


Lascesa della borghesia
Lartigianato e i suoi impiegati
Esclusi ed emarginati

ccile morrisson
xii. Moneta, finanze e scambi
i. lorganizzazione delle emissioni monetarie
305
307
310
310

1.
2.
3.
4.

Le fonti del metallo: miniere e riserve monetarie


Cenni del sistema monetario
Lorganizzazione dellemissione monetaria
Le zecche

ii. contrazione, resistenza e adattamento: il secolo buio (fine del vii met del ix secolo)
312
315

1. Contrazione e adattamenti
2. La sopravvivenza della sfera monetaria e i suoi limiti

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xii

7-07-2008

15:20

Pagina xii

Indice
iii. una prima rinascita monetaria: da teofilo a costantino vii (met
del ix-x secolo)

p. 318
319
320

1. Una produzione e una circolazione pi intense


2. Il contesto fiscale e di bilancio
iv. lespansione e i suoi problemi (fine del x - fine del xii secolo)

321
323
324
325
326

329

1.
2.
3.
4.
5.

Lespansione dellxi secolo


La crisi di fine xi secolo
La riforma di Alessio I e il sistema delliperpero
La monetarizzazione dellepoca di Manuele I e le finanze dellImpero
Il bisante nel commercio mediterraneo

batrice caseau e marie-hlne congourdeau


xiii. La vita religiosa
i.

330
339

lordinamento dei fedeli


1.
2.

I ritmi della vita


La Chiesa e la societ

ii. le forme della piet


343
348
350
353
354
355

1.
2.
3.
4.
5.

iii. il monachesimo

356
357

363
364
371
376
381
385

397

1.
2.

Fondare un monastero
Una nuova geografia monastica

bernard flusin
xiv. Linsegnamento e la cultura scritta
1.
2.
3.
4.
5.

I secoli oscuri
Il rinnovamento (fine dellviii-ix secolo)
Fozio, Areta e il loro tempo
Il regno di Costantino Porfirogenito
Lapogeo: xi e xii secolo

jean michel spieser


xv. Larte
i.

398

La vita liturgica
I santi e il loro culto
Il ruolo delle immagini
La tradizione ostile alle immagini
La tendenza mistica: Simeone il Nuovo Teologo

linee generali
1. 650-886

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xiii

Indice
p. 399
400

2.
3.

xiii

886-1025
1025-1204

ii. i grandi ambiti artistici


402
408
417

1.
2.
3.

Larchitettura
La pittura monumentale e le icone
Dalla Corte alla citt e alla campagna: arte profana, arti suntuarie,
oggetti quotidiani

parte quarta Le regioni dellImpero

429
432
433
440
448
450
460

bernadette martin-hisard
xvi. LAnatolia e lOriente bizantino
i.

dalloriente allanatolia (vii - fine del ix secolo)


1.
2.

LAnatolia in guerra
La nuova Anatolia

ii. lanatolia e i suoi nuovi confini (fine del ix - met dellxi secolo)
1.
2.

Lespansione dellAnatolia
LAnatolia e lillusione della pace

iii. la spartizione dellanatolia (met dellxi secolo - 1204)


466
472
478

481
483
489
496
501

513
515
523
535

1.
2.

Il ripiegamento della seconda met dellxi secolo


La spartizione del xii secolo

iv. le isole

jean-claude cheynet
xvii. I Balcani
1.
2.
3.
4.

Le nuove strutture
La questione bulgara
I Balcani bizantini
Lespansione economica

jean-marie martin
xviii. LItalia bizantina (641-1071)
1. I territori dellEsarcato di Ravenna (641-751) e la Sicilia bizantina
(641-902)
2. I temi di Langobardia/Italia e di Calabria (fine del ix secolo - 1071)
3. Considerazioni finali

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

xiv

Indice

p. 537

Conclusioni

15:20

Pagina xiv

Appendici
543
553
561
563

565

Sintesi cronologica di Tommaso Braccini


Glossario
Imperatori bizantini
Patriarchi di Costantinopoli

Indice analitico

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xv

Indice delle illustrazioni

nel testo:
Carte.
p. 6

1. LImpero intorno al 750.

24

2. LImpero a met dellxi secolo circa.

52

3. LImpero a met del xii secolo circa.

266

4. Costantinopoli medievale.

430

5. LOriente.

449

6. Le frontiere dei confini orientali.

482

7. I Balcani.

514

8. LItalia (viii-xi secolo).


Figure.

197

1. La discendenza maschile dei Comneni (x-xii secolo).

201

2. Prospetto genealogico dei Focadi (dal ix secolo allinizio dellxi).


Tabelle.

92

1. Le dignit a Bisanzio (dallviii al xii secolo).

173

2. Strutture comparate del tema e del tagma.

178

3. Gli effettivi dei vari temi.

308

4. Il sistema monetario bizantino (641-1204).

311

5. Le zecche bizantine (met del vii - fine del xii secolo).

322

6. Le principali tappe della svalutazione del nomisma (914-1092).

Tavole fuori testo, tra le pp. 206 e 207:


1. Istanbul, Santa Sofia, mosaico della galleria sud, la Theotokos, xii secolo, particolare.
(Foto Lessing/Contrasto).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xvi

7-07-2008

15:20

Pagina xvi

Indice delle illustrazioni

2. Istanbul, Santa Sofia, mosaico del nartece, Leone VI si prosterna ai piedi del Cristo, ix
secolo.
(Foto Lessing/Contrasto).

3. Istanbul, Santa Sofia, mosaico del vestibolo meridionale, Vergine in trono con il Bambino tra gli imperatori Costantino e Giustiniano, x secolo.
(Foto Lessing/Contrasto).

4. Istanbul, Santa Sofia, mosaico della galleria sud, gli imperatori Costantino IX Monomaco e Zoe, xi secolo.
(Foto Lessing/Contrasto).

5. Istanbul, Santa Sofia, mosaico della galleria sud, gli imperatori Giovanni II Comneno e
Irene, xii secolo.
(Foto Lessing/Contrasto)

6. Monastero di Hosios Loukas (Grecia), volta decorata a mosaico, xi secolo.


(Foto Lessing/Contrasto).

7. Monastero di Dafni (Grecia), Nativit, mosaico, inizi del xii secolo.


(Foto Photoservice Electa / AKG Images).

8. Monastero di Dafni (Grecia), Cristo Pantocrator, mosaico, inizi del xii secolo.
(Foto Lessing/Contrasto).

9-10. Trittico di Harbaville, fronte e retro, avorio, met del x secolo.


Parigi, Muse du Louvre. (Foto RMN / Daniel Arnaudet / Archivi Alinari).

11.

Placca raffigurante Cristo che incorona gli imperatori Romano II e Berta di Arles o
Romano IV Diogene e Eudocia Macrembolitissa, intaglio in avorio, x-xi secolo.
Parigi, Bibliothque Nationale. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari).

12.

Cristo incorona limperatore Costantino VII, intaglio in legno, x secolo.


Mosca, Museo Pukin. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari).

13.

LArcangelo Gabriele, intaglio in steatite, xii secolo.


Fiesole, Museo Bandini. (Foto Scala, Firenze, 1995).

14.

Reliquiario della Vera Croce, interno, smalto cloisonn, 964-65 circa.


Limburg an der Lahn, Dommuseum. (Foto Werner Forman Archive / Scala, Firenze, 2008).

15-16. Reliquiario della Vera Croce, particolari dellesterno, smalto cloisonn, 964-65 circa.
Limburg an der Lahn, Dommuseum. (Foto Lessing/Contrasto).

17.

Nicandro, Theriaca, uomo inseguito dalle api, miniatura su pergamena, met del x
secolo.
Parigi, Bibliothque Nationale, ms Suppl. Gr. 247, f. 3. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari).

18.

Basilio II, miniatura su pergamena, xi secolo.


Venezia, Biblioteca Marciana, Cod. Gr. Z. 17., f. IIIr. (Foto Scala, Firenze, 1990).

19.

Codice di Scilitza, assedio di Costantinopoli, miniatura su pergamena, xii secolo.


Madrid, Biblioteca Nacional, Cod. Vitr. 26-2, f. 32v. (Foto Werner Forman Archive / Scala, Firenze, 2008).

20.

Codice di Scilitza, battaglia fra la cavalleria bizantina e i Selgiuchidi, miniatura su


pergamena, xii secolo.
Ibidem, 234v.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xvii

Indice delle illustrazioni


21.

xvii

Codice di Scilitza, limperatore Teofilo, miniatura su pergamena, xii secolo.


Ibidem, 42v.

22.

Maestro di Kokkinobaphos, Omelie della Vergine, Cristo in Maest, miniatura su


pergamena, xii secolo.
Parigi, Bibliothque Nationale, ms Gr. 1208, f. 162. (Foto Bridgeman / Archivi Alinari).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xviii

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xix

Premessa

Questo secondo volume della serie di tre che saranno dedicati al


mondo bizantino prende le mosse dal primo, diretto da Ccile Morrisson, e si sforza di rispettarne lo spirito. La data con cui si apre questo volume, il 641 che vide la morte di Eraclio, ripresa dal precedente. Come ogni cesura, essa comporta un elemento di arbitrariet, giacch le radici del declino dellImpero, che caratterizza il primo secolo
dellepoca medievale, affondano in un periodo molto anteriore, a partire dallepoca di Giustiniano, con il ritorno delle grandi pandemie e lindebolimento delleconomia mediterranea. Tuttavia, una simile data
facilmente giustificabile. Agli occhi dei Bizantini, Eraclio figurava tra i
pochi imperatori, insieme a Giustiniano, il cui glorioso ricordo aveva superato i secoli, nonostante le disfatte che funestarono la fine del suo regno; inoltre, era stato il primo a utilizzare ufficialmente il titolo di basileus. Ancora, lImpero nel 641 aveva ormai acquisito la propria identit religiosa e linguistica, e i suoi confini, anche se ci sarebbe voluto
ancora quasi un secolo per fissare al Tauro il limite delle conquiste califfali. La scelta del 1204 si giustifica senza difficolt, se si tiene presente quanto la perdita della capitale abbia provocato nei Bizantini un crollo politico e mentale, finendo per trasformare la natura stessa del loro
Stato.
La ripartizione cronologica dei tre volumi lascia agli autori del secondo il compito di trattare cinque secoli e mezzo della storia imperiale, ovvero una durata pari a quella trattata dagli altri due volumi messi insieme. Questa sproporzione si spiega sia per una volont di coerenza, sia
per una concomitante disuguaglianza della distribuzione delle fonti: tra
la notevole abbondanza delle fonti tardoantiche e quella, agevole se si
tiene conto dellesiguit di Bisanzio allepoca del periodo dei Paleologhi, lepoca di mezzo sfavorita, bench la scarsit di documentazione
si attenui a partire dallxi secolo.
La volont di rendere comprensibile levoluzione dellImpero in un
arco di pi di cinque secoli richiedeva di sviluppare maggiormente la

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xx

7-07-2008

15:20

Pagina xx

Premessa

narrazione degli avvenimenti, rispetto al primo volume. Talora in questa prima parte sono state inserite delle trattazioni di una certa lunghezza su argomenti che non erano trattati altrove: lAfrica perduta alla fine del vii secolo, o i rapporti tra lImpero e i crociati occidentali.
Allo stesso modo, sono state inevitabili alcune sovrapposizioni con
il primo volume, in quanto si voluto evitare di rimandare sistematicamente a esso, e ci ha comportato alcune ripetizioni nella bibliografia
e, pi di rado, nel testo. La struttura di questo volume molto simile al
precedente: presentazione dei lineamenti principali della storia evenemenziale, analisi delle principali strutture, fondamenti della civilt e studi sulle regioni. Alle strutture tradizionali, limperatore, la Chiesa e lesercito, sono stati aggiunti un saggio sullaristocrazia bizantina, che ha
alimentato i quadri di queste istituzioni per tutto il corso dellepoca in
esame, e una descrizione del mondo rurale, che ha contribuito in maniera preponderante al rifornimento della megalopoli costantinopolitana,
al finanziamento delle guerre quasi permanenti, e al reclutamento dellesercito. In linea di massima, stato dato un ruolo in qualche misura
pi importante alla storia sociale. Dal momento che i fondamenti della
civilt bizantina erano stati gettati nel periodo tardoantico, essi restano identici, mentre gli studi sulle regioni sono pi ridotti che nel volume precedente, per tenere conto della forte diminuzione del territorio
bizantino. Ai territori occidentali, con leccezione dellItalia, non stato dedicato alcun capitolo specifico, poich restarono poco sotto la dominazione bizantina e gi intorno al 700 erano stati quasi completamente sommersi dalla conquista araba. La situazione dellAfrica sommariamente evocata nel primo capitolo di storia evenemenziale.
La bibliografia deve limitarsi a presentare una scelta ridotta di una
produzione immensa. Abbiamo privilegiato le opere in francese e in inglese, limitando i riferimenti alle opere in altre lingue ai lavori di cui non
esisteva lequivalente nelle due lingue summenzionate. Allo stesso modo, viene presentato un numero limitato di fonti, perlopi nella bibliografia generale, anche se alcune pi specifiche sono precisate nella bibliografia dei singoli capitoli. Ci siamo sforzati di segnalare le traduzioni esistenti. Infine, quando alcuni soggetti, come il ruolo del commercio, sono
dispersi in pi capitoli, lindice permette di raccogliere le informazioni.

Ringrazio di cuore i colleghi che hanno accettato di rileggere questo libro, tutto o
in parte: Marie-France Auzpy, Jolle Beaucamp, Batrice Caseau, Vincent Droche,
Bernadette Martin-Hisard, Sophie Mtivier, Paule Pags e Constantin Zuckerman.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxi

Introduzione metodologica e bibliografica

abbreviazioni di opere e riviste.


AASS
AB
ACO
AnnalesESC
AOC
BAR
BBA
BBS
BCH
BEFAR
BHG
BMGS
BS
BSl.
Byz.
ByzF
BZ
CArch.
CCG
CCCM
CCM
CFHB
CI
CIG
CISAM
CRAI
CSCO
CSHB
DACL
DHGE
DOC
DOP
DS

Acta Sanctorum [6]


Analecta Bollandiana
Acta conciliorum oecumenicorum [7]
Annales. conomies, Socits, Civilisations
Archives de lOrient chrtien
British Archaeological Reports
Berliner byzantinische Arbeiten
Berliner byzantinische Studien
Bulletin de Correspondance hellnique
Bibliothque des coles franaises dAthnes et de Rome
Bibliotheca hagiographica graeca e Novum auctarium [90]
Byzantine and Modern Greek Studies
Byzantina Sorbonensia
Byzantinoslavica
Byzantion
Byzantinische Forschungen
Byzantinische Zeitschrift
Cahiers archologiques
Corpus christianorum. Series graeca [10]
Corpus christianorum. Continuatio medievalis [11]
Cahiers de civilisation mdivale
Corpus Fontium Historiae Byzantinae [12]
Codex Iustinianus, a cura di P. Krger
Corpus Inscriptionum Graecarum, Berlin
Centro italiano di Studi sullalto Medioevo, Spoleto
Comptes rendus de lAcadmie des Inscriptions et Belles-Lettres
Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium [13]
Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae [14]
Dictionnaire darchologie chrtienne et de liturgie
Dictionnaire dhistoire et de gographie ecclsiastiques
Dumbarton Oaks Collection [34]
Dumbarton Oaks Papers
Le Dictionnaire de Spiritualit, 21 voll., Paris 1932-95

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxii

7-07-2008

15:20

Pagina xxii

Introduzione metodologica e bibliografica

DTC
EEBS
EHB
EI
FM
GRBS
HC IV e V
Hommes
IstMitt
JB
Mansi
MB I
MEFRM
MGH
Nov.
OCA
OCP
ODB
PG
PL
PO
RE
REB
RESEE
RH
RHC
RHM
RHR
RN
RP
RSBN
SBS
SC
Scriptores
TIB
TM
TM, Monogr.
TRW
VR
VTIB
ZRVI

Dictionnaire de thologie catholique


Epeteris Hetaireias Byzantinon Spoudon
Economic History of Byzantium [548]
Encyclopdie de lIslam, I e II ed., Leiden 1960 sgg.
Fontes Minores
Greek Roman and Byzantine Studies
Histoire du christianisme des origines nos jours [114]
Hommes et richesses dans lEmpire byzantin [489]
Istanbuler Mitteilungen
Jahrbuch der sterreichischen Byzantinistik (prima del 1969,
JBG)
Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio [15]
Il mondo bizantino, I. LImpero romano dOriente (330-641), a cura
di C. Morrisson, ed. it. a cura di S. Ronchey e T. Braccini, Torino
2007
Mlanges de lcole franaise de Rome. Moyen ge
Monumenta Germaniae Historica
Corpus Iuris Civilis III. Novellae, a cura di Schoell-Kroll
Orientalia Christiana. Analecta
Orientalia Christiana. Periodica
The Oxford Dictionary of Byzantium [121]
Patrologiae cursus completus. Series graeca, a cura di J.-P. Migne
Patrologiae cursus completus. Series latina, a cura di J.-P. Migne
Patrologia orientalis [19]
Realencyclopdie der classischen Altertumswissenschaft [781]
Revue des tudes byzantines
Revue des tudes du Sud-Est europen
Revue Historique
Recueil des Historiens des Croisades
Rmische historische Mitteilungen
Revue de lhistoire des religions
Revue numismatique
rhalles-potles [20]
Rivista di studi bizantini e neoellenici
Studies in Byzantine Sigillography
Sources chrtiennes [21]
Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. vi-ix
Tabula Imperii Byzantini [2]
Travaux et Mmoires, Cnrs - Collge de France
Travaux et Mmoires, Monographies
Transformation of the Roman World
Variorum Reprints (Collected Studies)
Verffentlichungen der Kommission fr die Tabula Imperii Byzantini
Zbornik Radova Vizantolokog Instituta

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxiii

Introduzione metodologica e bibliografica

xxiii

strumenti bibliografici generali.


In questa sede non verranno ripresi sistematicamente gli strumenti bibliografici gi forniti in MB I, al quale si rinvia per le biblioteche e i siti online, limitandosi a ricordare
lindirizzo del principale sito francese, che presenta collegamenti con gli altri siti bizantinistici francesi e stranieri: www. college-de-france/chaires.
In maniera analoga, si rinvia a MB I per la lista dei dizionari, delle enciclopedie e delle
storie della letteratura.
Topografia.
[1] talbert r. (a cura di), Barrington Atlas of the Greek and Roman World, Princeton 2000 (eccellente cartografia in scala 1:500.000 e 1:1.000.000).
[2] Tabula Imperii Byzantini, Wien 1976 (repertorio e commenti dei siti conosciuti
tramite i testi e larcheologia, con eccellenti carte in scala 1:800.000; i volumi finora pubblicati riguardano lEgeo settentrionale, lEllade, la Tessaglia, la Cappadocia, Nicopoli e Cefalonia, Galazia, Licaonia, Cilicia, Isauria, Tracia, Frigia,
Pisidia, Paflagonia e Onoriade, Licia, Panfilia).
[3] haldon j., The Palgrave Atlas of Byzantine History, Basingstoke 2005.
[4] riley smith j., Atlas des croisades, ed. francese rivista e introdotta da M. Balard,
Paris 1996.
[5] jedin h., latourette k. s., martin j., Atlas dhistoire de lglise. Les glises chrtiennes hier et aujourdhui, Turnhout 1990.

fonti.
In questa sezione sono riunite le principali fonti per la storia bizantina del periodo in
esame. Allinizio di ciascun paragrafo, se necessario, saranno fornite informazioni complementari.
Repertori.
Le fonti in greco, in latino e nelle lingue orientali sono abbondanti e la selezione necessariamente arbitraria. Le traduzioni, nel caso ne esistano, vengono sistematicamente indicate. Il Thesaurus Linguae Graecae (TLG) informatizzato, pur non sostituendo le
edizioni critiche, uno strumento di lavoro indispensabile sia per la quantit di testi
che include (in costante accrescimento), sia per la facilit di consultazione. possibile
fruire di un repertorio ormai datato, quello di i. e. karayannopoulos, g. weiss, Quellenkunde zur Geschichte von Byzanz 324-1453, Wiesbaden 1982. Sar possibile completarlo con lultima edizione del Dictionnaire des auteurs grecs et latins de lAntiquit et
du Moyen ge, a cura di W. Buchwald, A. Hohlweg, O. Prinz, tradotto e aggiornato da
J.-D. Berger e J. Billen, prefazione di J. Billen, Turnhout 1991.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxiv

7-07-2008

15:20

Pagina xxiv

Introduzione metodologica e bibliografica


Collezioni.

[6] Acta Sanctorum, collecta a Sociis Bollandianis, Paris 18633 sgg. (testi agiografici greci e latini; alcune edizioni restano insostituite).
[7] Acta conciliorum oecumenicorum, a cura di E. Schwartz, Berlin 1914-40; J.
Straub, 1970-74.
[8] Archives de lAthos, 22 voll., Paris 1945- (la pubblicazione degli archivi conservati nei monasteri del Monte Athos, iniziata nel 1945, sta ancora proseguendo).
[9] Bibliotheca Teubneriana (collezione di autori greci e latini dallAntichit al
Medioevo, senza trad.).
[10] Corpus christianorum. Series Graeca, Turnhout-Leuven 1977 sgg. (testi patristici;
senza trad.).
[11] Corpus christianorum. Continuatio medievalis, Turnhout 1953 sgg. (come sopra).
[12] Corpus Fontium Historiae Byzantinae, 1967 sgg. (varie serie, con diversi luoghi di
edizione; edizioni di riferimento per numerosi storici bizantini; alcune serie sono accompagnate da una trad.).
[13] Corpus Scriptorum Christianorum Orientalium, Paris poi Louvain 1903 sgg. (ricca
collezione di studi e testi nelle lingue dellOriente cristiano, con trad.).
[14] Corpus Scriptorum Historiae Byzantinae, Bonn 1828-97 (collezione di storici greci, con trad. latina; invecchiato, ma alcune edizioni restano insostituite).
[15] mansi j. d., Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, Firenze-Venezia
1759-98 (atti dei concili in greco e latino).
[16] Patrologiae cursus completus. Series Graeca, a cura di J.-P. Migne, 161 voll., Paris
1857-66 (la pi ricca collezione di edizioni di testi patristici, con trad. latina; numerose fonti narrative; riprende i testi di CSHB).
[17] Patrologiae cursus completus. Series Latina, a cura di J.-P. Migne, 221 voll., Paris
1844-55.
[18] Monumenta Germaniae Historica, Berlin 1826 sgg. (in parte digitalizzato su
www.gallica.fr).
[19] Patrologia orientalis, a cura di R. Graffin e F. Nau, Athenesin poi Turnhout 1903
sgg. (testi nelle lingue dellOriente cristiano, con trad.).
[20] rhalles g. a., potles m., Syntagma ton theion kai hieron kanonon, 6 voll., 18521859 (testi canonici in greco).
[21] Sources chrtiennes, Lyon-Paris 1941 sgg. (testi con trad. e note; autori greci e latini, essenzialmente patristici; vite di santi; storici della Chiesa).
[22] Studi e Testi, Citt del Vaticano 1900 sgg.
[23] Subsidia hagiographica, Bruxelles (studi di agiografia; ed. di testi agiografici).

fonti documentarie.
Diplomatica.
[24] dlger f., karagiannopoulos i. e., Byzantinische Urkundenlehre, Mnchen 1968.
Epigrafia.
[25] allen j. s., evcenko i. (a cura di), Dumbarton Oaks Bibliographies, based on Byzantinische Zeitschrift, 2 serie, vol. I, Epigraphy, Washington DC 1981.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxv

Introduzione metodologica e bibliografica

xxv

[26] brard f. e altri, Guide de lpigraphiste. Bibliographie choisie des pigraphies antiques et mdivales, Paris 20003 (strumento di lavoro essenziale).
[27] feissel d., Bulletin pigraphique. Inscriptions chrtiennes et byzantines, 1987(bibliografia analitica che compare ogni anno nella Revue des tudes grecques). Questo materiale stato di recente riunito in un comodo volume: d.
feissel, Chroniques dpigraphie byzantine, 1987-2004, TM, Monogr., n. 20,
2006.
Fonti geografiche e amministrative.
[28] oikonomides n., Les listes de prsance byzantines des ixe et xe sicles, introduzione, testo, traduzione e commento, Le Monde byzantin, Paris 1972 (fondamentale).
[29] darrouzs j., Notitiae episcopatuum Ecclesiae Constantinopolitanae, testo critico,
introduzione e note, Paris 1981.
[30] costantino porfirogenito, De thematibus, a cura di A. Pertusi, Citt del Vaticano 1952.
[31] constantine porphyrogenitus, De administrando imperio, CFHB 1 [trad. ing. a
cura di G. Moravcsik, Washington 19672].
Numismatica e metrologia.
[32] bertel t., Numismatique byzantine, a cura di C. Morrisson, Wetteren 1978 (introduzione estremamente chiara).
[33] grierson ph., Byzantine Coins, London - Los Angeles 1982.
[34] grierson ph. e altri, Catalogue of the Byzantine Coins in the Dumbarton Oaks Collection and in the Whittemore Collection, II. 602-717; III. 717-1081, Washington DC 1968-73; hendy m., IV. 1081-1261, Washington 1999 (vastissima collezione; le introduzioni sono notevolmente ricche).
[35] morrisson c., Catalogue des monnaies byzantines de la Bibliothque nationale, 2
voll., Paris 1970 (catalogo ragionato; brevi introduzioni).
[36] schilbach e., Byzantinische Metrologie, Mnchen 1970.
[37] schilbach e., Byzantinische metrologische Quellen, Thessaloniki 1982.
Sigillografia.
[38] cheynet j.-c., Lusage des sceaux Byzance, in Sceaux dOrient et leur emploi, Louvain 1997, pp. 23-40.
[39] cheynet j.-c., morrisson c., seibt w., Les sceaux byzantins de la collection Henri Seyrig, Paris 1991.
[40] jordanov i., Corpus of Byzantine Seals from Bulgaria, I. Byzantine Seals with Geographical Names, Sofia 2003 (rec. di W. Seibt, BZ, 98/1 [2005], pp. 129-33).
[41] laurent v., Le Corpus des sceaux de lEmpire byzantin, II. Ladministration centrale, Paris 1981; V. Lglise, Paris 1963-72, capp. i-iii (incompiuto).
[42] nesbitt j., oikonomides n., Catalogue of the Byzantine Seals at Dumbarton Oaks
and in the Fogg Museum of Art, 5 voll., Washington 1991-2005 (sono stati pubblicati i cinque volumi dedicati alle regioni).
[43] schlumberger g., Sigillographie de lEmpire byzantin, Paris 1884 (invecchiato,
ma alla base della sigillografia moderna).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxvi

7-07-2008

15:20

Pagina xxvi

Introduzione metodologica e bibliografica

[44] seibt w., Die byzantinischen Bleisiegel in sterreich, I. Kaiserhof, Wien 1978; seibt
w. (con a. wassiliou), II. Zentral-und Provincialverwaltung, Wien 2004.
[45] zacos g., veglery a., Byzantine Lead Seals, 3 voll., Basel 1972, vol. I.
[46] zacos g., Byzantine Lead Seals, a cura di J. W. Nesbitt, Bern 1985.
Cronologia e regesti, prosopografia.
[47] grumel v., La chronologie, Paris 1958.
[48] dlger f., Regesten der Kaiserurkunden des ostrmischen Reiches von 565-1453, 5
voll., Mnchen 1924-65.
[49] Prosopographie der mittel-byzantinischen Zeit, compilato, sulla base di un lavoro
preparatorio di F. Winkelmann, da R.-J. Lilie, C. Ludwig, T. Pratsch, I. Rochow, in collaborazione con W. Brandes, J. R. Martindale, B. Zielke, Berlin New York 1998-2002.
[50] The Prosopography of the Byzantine Empire, I. 641-867, a cura di J. Martindale,
Aldershot 2001 (cd-rom).
[51] Les Regestes des Actes du patriarcat de Constantinople, I. Les Actes des patriarches,
fasc. 1, Les Regestes de 381 715, a cura di V. Grumel, 2a ed. rivista e corretta,
Paris 1972; fascc. 2 e 3, Les Regestes de 715 1206, a cura di V. Grumel, 2a ed.
rivista e corretta da J. Darrouzs, Paris 1989.
Le fonti narrative.
Fonti greche.
[52] Theophanis Chronographia, 2 voll., a cura di C. de Boor, Leipzig 1883-85 [trad.
ing. The Chronicle of Theophanes Confessor. Byzantine and Near Eastern History
AD 284-813, a cura di C. Mango e R. Scott, in collaborazione con G. Greatrex,
Oxford 1997].
[53] nicephoros patriarch of constantinople, Short History, CFHB 13 [trad. ing.
a cura di C. Mango, Washington DC 1990].
[54] georgius monachus, Chronicon, a cura di C. de Boor (con P. Wirth), Stuttgart
1904, 19782.
[55] Iosephi Genesii regum libri quattuor, CFHB 4, a cura di A. Lesmueller-Werner e
I. Thurn, Berlin 1978.
[56] theophanes continuatus, CSHB, a cura di I. Bekker, Bonn 1838 (contiene anche le edizioni di Simeone Magistro e di Giorgio Monaco).
[57] leonis diaconi calonsis, Historiae libri decem, CSHB, a cura di C. B. Hase,
Bonn 1828 [trad. ing. The History of Leo the Deacon. Byzantine Military Expansion in the Tenth Century, a cura di A.-M. Talbot e D. F. Sullivan, Washington
DC 2005].
[58] ioannis scylitzae, Synopsis Historiarum, CFHB 5, a cura di I. Thurn, Berlin New York 1973 [trad. fr. di B. Flusin con annotazioni di J.-C. Cheynet, Empereurs de Constantinople, Paris 2003].
[59] miguel ataliates, Historia, a cura di I. Prez Martn, Madrid 2002.
[60] michel psellos, Chronographie, 2 voll., a cura di . Renauld, Paris 19672; edizione it. Imperatori di Bisanzio. Michele Psello. Cronografia, 2 voll., a cura di S.
Impellizzeri, trad. dal greco S. Ronchey, Milano 1984.
[61] Nicephori Bryennii historiarum libri quattuor, CFHB 9, a cura di P. Gautier, Bruxelles 1975.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxvii

Introduzione metodologica e bibliografica

xxvii

[62] anne comnne, Alexiade, a cura di B. Leib, Paris 1967 ; nuova ed. (senza trad.)
Annae Comnenae Alexias, Pars prior. Prolegomena et textus, CFHB 40.1, a cura di
D. R. Reinsch e A. Kambylis, Berlin - New York 2001.
[63] Ioannis Cinnami, Epitome, CSHB, a cura di A. Meineke, Bonn 1836; trad. fr.
jean kinnamos, Chronique, a cura di J. Rosenblum, Paris 1972].
[64] Nicetae Choniatae Historia, CFHB 9, a cura di I. A. Van Dieten, Berlin - New
York 1975 [trad. ing. O City of Byzantium. Annals of Niketas Choniates, a cura di
H. J. Magoulias, Detroit 1984]; ed. it. niceta coniata, Grandezza e catastrofe
di Bisanzio, vol. I, introduzione di A. Kazhdan, testo critico e commento a cura di R. Maisano, trad. di A. Pontani, Milano 1994; vol. II, a cura di A. Pontani, Milano 1999 (i due volumi finora pubblicati giungono fino al libro XIV del
testo).
Fonti arabe.
[65] The History of al Tabar, 36 voll., Albany (N.Y.) 1989-92.
[66] yahy di antiochia, Histoire de Yahy ibn-Sad al-Antki, Continuateur de Sad
ibn-Bitriq, a cura di I. Kratchovsky e A. Vasiliev, I. PO, XVIII (1924), pp. 700833; II. PO, XXIII (1932), pp. 347-520; III. a cura di I. Kratchovsky con trad.
fr. annotata di F. Micheau e G. Troupeau, PO, XLVII, fasc. 4, Turnhout 1997
[trad. it. yay al-an<ak, Cronache dellEgitto fatimide e dellImpero bizantino
(937-1033), a cura di B. Pirone, Milano 1998].
Fonti armene.
[67] pseudo sebeos, The Armenian History attributed to Sebeos, a cura di R. W. Thomson, commento storico di J. Howard-Johnston, 2 voll., Liverpool 1999 [trad. it.
sebos, Storia, a cura di C. Gugerotti, Verona 1990].
[68] yohannes drasxanakertc, Histoire dArmnie, a cura di P. Boisson-Chnorhokian, CSCO 605, Louvain 2004.
[69] tienne asolik de taron, Histoire universelle, a cura di F. Macler, Paris 1917.
[70] aristaks de lastivert, Rcit des malheurs de la nation armnienne, trad. fr. con
introduzione e commento di M. Canard e H. Berbrian sulla base delled. russa
di K. Yuzbashian, Bruxelles 1973.
[71] Armenia and the Crusades Tenth to Twelfth Centuries. The Chronicle of Matthew of
Edessa, a cura di A. E. Dostourian, New York - London 1993.
Fonti latine.
[72] Recueil des historiens des croisades. Historiens occidentaux, 5 voll., Paris 1844-95.
[73] willelmus tyrensis, Historia rerum in partibus transmarinis gestarum, CCCM,
63A, a cura di R. B. C. Huygens, Turnholt 1986 [trad. fr. Guillaume de Tyr,
Chronique du royaume franc de Jrusalem de 1095 1184, a cura di G. e R. Mtais, Paris 1999].
[74] de villehardouin g., La conqute de Constantinople, 2 voll., a cura di . Faral,
Paris 1973 [trad. it. La conquista di Costantinopoli, a cura di A. Meliciani, Napoli 1992; a cura di F. Garavini, Torino 1962].
Fonti documentarie.
[75] Actes de Lavra, 4 voll., a cura di P. Lemerle e altri (Archives de lAthos, V, VIII,
X, XI), Paris 1970-82.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxviii

7-07-2008

15:20

Pagina xxviii

Introduzione metodologica e bibliografica

[76] Actes de Xropotamou, a cura di J. Bompaire (Archives de lAthos, III), Paris 1964.
[77] Actes dIviron, 4 voll., a cura di J. Lefort e altri (Archives de lAthos, XIV, XVI,
XVIII, XIX), Paris 1985-95.
[78] Actes du Prtaton, a cura di D. Papachryssanthou (Archives de lAthos, VII), Paris 1975.
[79] miklosich f., mller i., Acta et Diplomata Graeca medii aevi sacra et profana, 4
voll., Wien 1860-90.
[80] Byzantine Monastic Foundations Documents, 5 voll., a cura di J. Thomas, A.
Constantinides-Hero, Washington DC 2000. (Questopera comprende la traduzione di tutti i typika bizantini conservati, con una introduzione per ognuno di essi).
Fonti giuridiche.
[81] Basilicorum Libri LX, a cura di H. J. Scheltema e N. Van der Wal, 7 voll., Groningen 1955-88.
[82] Ecloga = Das Gesetzbuch Leons III. und Konstantinos V., a cura di L. Burgmann,
Frankfurt 1983.
[83] joannou p., Discipline gnrale antique. iie-ixe s., I/1. Les canons des conciles cumniques; I/2. Les canons des synodes particuliers, II. Les canons des Pres grecs, Roma 1962-63.
[84] koder j., Das Eparchenbuch Leons des Weisen (CFHB 33), Wien 1991.
[85] svoronos n. g., La Synopsis major des Basiliques et ses appendices, Paris 1964.
[86] svoronos n. g., Les novelles des empereurs macdoniens concernant la terre et les
stratiotes, a cura di P. Gounaridis, Athnes 1994 [trad. ing. di E. McGeer, The
Land Legislation of the Macedonian Emperors, Toronto 2000]. Le novelle di Leone VI sono edite e tradotte in Les novelles de Lon VI, a cura di P. Noailles e A.
Dain, Paris 1944.
[87] svoronos n. g., Recherches sur le cadastre byzantin et la fiscalit aux xie et xiie sicles. le cadastre de Thbes, in 520, n. III.
[88] van der wal n., lokin h. a., Historiae iuris graeco-romani delineatio. Les sources
du droit byzantin de 300 1453, Groningen 1985.
[89] zepos j. e p., Jus Graecoromanum, 8 voll., Athena 1930-31. Il vol. IV comprende la Peira (pp. 9-260), unimportante raccolta giurisprudenziale dellxi secolo.
Fonti agiografiche (ordine cronologico delle Vite).
[90] Bibliotheca hagiographica graeca (1957), a cura di F. Halkin, Bruxelles 19673, e
Novum auctarium bibliothecae hagiographicae graecae, Bruxelles 1984.
[91] Les plus anciens recueils des miracles de saint Dmtrius et la pntration des Slaves
dans les Balkans, I. Le texte, a cura di P. Lemerle, Le Monde byzantin, Paris
1979.
[92] The Life of St Philaretos the Merciful written by his Grandson Nicetas, a cura di L.
Ryden, Uppsala 2002.
[93] La Vie dtienne le Jeune par tienne le Diacre, BHG, 1666, a cura di M.-F.
Auzpy, Birmingham 1997.
[94] efthymiadis, s. (a cura di), The Life of the Patriarch Tarasios by Ignatios the Diacon, Aldershot 1998.
[95] Vie dEuthyme de Sardes, a cura di J. Gouillard, TM, 10 (1981), pp. 1-101.
[96] Vita Euthymii Patriarchae Cp., a cura di P. Karlin-Hayter, Bruxelles 1970.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxix

Introduzione metodologica e bibliografica

xxix

[97] Vie dAndr Salos, BHG, 115 z, a cura di L. Ryden, Uppsala 1995.
[98] The Life of Saint Nikon, a cura di D. F. Sullivan, Brooklyn 1987.
[99] The Life of Lazaros of Mt. Galesion. An eleventh-century pillar saint, a cura di R.
P. H. Greenfield, Washington DC 2000.
[100] La vie de saint Cyrille le Philote moine byzantin, a cura di . Sargologos, Subsidia hagiographica, 39 (1964).
[101] The Life of Leontios patriarch of Jerusalem, BHG, 985, a cura di D. Tsougarakis,
Leiden - New York - Kln 1993.
Gli epistolari.
[102] mango c. e efthymiadis s. (a cura di), The correspondence of Ignatios the Deacon,
CFHB 39, Washington DC 1997.
[103] fatouros g. (a cura di), Theodori Studitae epistulae, CFHB 31, Berlin 1991.
[104] photios, Epistulae et Amphilochia, a cura di B. Laourdas e L. G. Westerink, 3
voll., Leipzig 1983-85.
[105] nicholas i, patriarch of constantinople, Letters, CFHB 6, a cura di R. J. H.
Jenkins e L. G. Westerink, Washington DC 1973.
[106] markopoulos a. (a cura di), Anonymi Professoris Epistul^, CFHB 37, Berlin New York 2000.
[107] darrouzs j., pistoliers byzantins du xe sicle (AOC 6), Paris 1960 (contiene lettere di Leone di Sinada, Niceforo Urano, Teodoro di Cizico ecc.).
[108] georges e demetrios tornikes, Lettres et Discours, a cura di J. Darrouzs, Le
Monde byzantin, Paris 1970.
[109] michel italikos, Lettres et Discours, a cura di P. Gautier (AOC 14), Paris 1972.
[110] lampros s., Michael Akominatou tou Choniatou ta sozomena, 2 voll., Athena
1880; nuova ed. delle lettere in f. kolovou (a cura di), Michaelis Choniatae Epistulae, CFHB 41, Berlin - New York 2001.
Manuali.
[111]
[112]
[113]
[114]

[115]
[116]
[117]
[118]
[119]

cavallo g. (a cura di), Luomo bizantino, Roma-Bari 1992.


cheynet j.-c., Byzance. LEmpire romain dOrient, Paris 2001.
cheynet j.-c., Byzance, Paris 2005.
dagron g., rich p., vauchez a. (a cura di), vques, moines et empereurs (6101054), vol. IV, Paris 1993 (fondamentale; contributi di G. Dagron, B. Martin,
J.-M. Martin, J. P. Mah e G. Troupeau), e vauchez a. (a cura di), Apoge de la
papaut et expansion de la chrtient (1054-1274), vol. V, Paris 1993 (contributo
di . Patlagean, pp. 27-56 e 329-48, 451-59, 473-85).
ducellier a. e altri, Bisanzio, ed. it. Torino 1988.
ducellier a., kaplan m., martin b., Le Moyen ge en Orient, Byzance et lIslam,
des Barbares aux Ottomans, Paris 2003.
mango c., La civilt bizantina, ed. it. Roma-Bari 1991, 20086.
mango c. (a cura di), The Oxford History of Byzantium, Oxford 2002.
New Cambridge Medieval History, II. ca 700 - ca 900, a cura di R. McKitterick,
Cambridge 1995; III. ca 900-1024, a cura di T. Reuter, Cambridge 1999;
IV. ca 1024-1198, a cura di D. Luscombe e J. Riley-Smith, Cambridge 2004;
V. ca 1198 - ca 1300, a cura di D. Aboulafia, Cambridge 1999 (estremamente
aggiornato).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxx

7-07-2008

15:20

Pagina xxx

Introduzione metodologica e bibliografica

[120] ostrogorsky g., Storia dellimpero bizantino, ed. it. Torino (1968) 2005 (buona
trama cronologica, ma invecchiato dal punto di vista delle problematiche).
[121] The Oxford Dictionary of Byzantium, 3 voll., a cura di A. P. Kazhdan, New York
- Oxford 1991 ( in preparazione una nuova edizione).
[122] treadgold w., A History of the Byzantine State and Society, Stanford Cal. 1997.

i. bisanzio sulla difensiva: la stabilizzazione delle frontiere


(dal vii secolo alla met del ix)
[123] auzpy m.-f., La destruction de licne du Christ de la Chalc par Lon III: propagande ou ralit?, Byz., 60 (1990), pp. 445-92.
[124] bonner m., Arab-Byzantine Relations in Early Islamic Times, Aldershot 2004.
[125] brubaker l. (a cura di), Byzantium in the Ninth Century. Dead or Alive, documento presentato al Thirteenth Spring Symposium di Studi Bizantini, Birmingham,
marzo 1996, Aldershot 1998.
[126] haldon j., Byzantium in the Seventh Century. The Transformation of a Culture,
Cambridge 1990.
[127] herrin j., Women in Purple. Rulers of Medieval Byzantium, London 2001.
[128] kaegi w. e., Byzantine Military Unrest 471-843. An Interpretation, Amsterdam
1981.
[129] kaegi w. e., Byzantium and the Early Islamic Conquests, Cambridge 1995.
[130] kaplony a., Konstantinopel und Damaskus. Gesandschaften und Vertrge zwischen
Kaisern und Kalifen 639-750. Untersuchungen zum Gewohnheits-Vlkerrecht und
zur interkulturellen Diplomatie, Berlin 2002.
[131] kountoura-galake e. (a cura di), The Dark Centuries (7th-9th ca), Athens 2001.
[132] lemerle p., Thomas le Slave, TM, 1 (1965), pp. 255-97, poi in 501, n. III.
[133] lilie r.-j., Die Byzantinische Reaktion auf die Ausbreitung der Araber. Studien zur
Strukturwandlung des byzantinischen Staates im 7. und 8. Jhd, Mnchen, 1976.
[134] lilie r.-j., Byzanz unter Eirene und Konstantin VI. (780-802), con un saggio di Ilse Rochow su Leone IV (775-80), Frankfurt am Main 1996.
[135] modran y., Les Maures et lAfrique romaine (ive-viie sicle), BEFAR, 314 (2003).
[136] noonan t. s., Byzantium and the Khazars. A special relationship?, in 220, pp. 10932.
[137] rochow i., Kaiser Konstantin V. (741-775). Materialen zu seinem Leben und Nachleben, Frankfurt am Main 1994.
[138] shepard j., The Rhos guests of Louis the Pious. Whence and wherefore?, Early
Medieval Europe, IV (1995), n. 1, pp. 41-60.
[139] turner d., The Origins and Accession of Leo V (813-820), JB, 40 (1990), pp.
171-203.
[140] treadgold w., The Byzantine Revival. 780-842, Stanford Cal. 1988.
[141] zuckerman c., On the date of the Khazars conversion to judaism and the chronology of the kings of the Rus Oleg and Igor, REB, 53 (1995), pp. 237-70.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxxi

Introduzione metodologica e bibliografica

xxxi

ii. lespansione bizantina durante la dinastia macedone (867-1057)


[142] bianquis t., Damas et la Syrie sous la domination fatimide (359-468/969-1076): essai dinterprtation de chroniques arabes mdivales, 2 voll., Paris 1986-89.
[143] brokkaar w. g., Basil Lacapenus, Studia byzantina et neohellenica Neerlandica, 3 (1972), pp. 199-234.
[144] canard m., Histoire de la dynastie des Hamdanides de Jazra et de Syrie, Alger 1951.
[145] canard m., Byzance et les musulmans du Proche-Orient (VR), London 1973 (raccolta di articoli ancora utilissimi).
[146] christides v., The Conquest of Crete by the Arabs. A Turning Point in the Struggle
between Byzantium and Islam, Athens 1984.
[147] drocourt n., Ambassades latines et musulmanes Byzance: une situation contraste (viiie-xie sicle), Byz., 75 (2004), pp. 348-80.
[148] Eupsychia. Mlanges offerts Hlne Ahrweiler, a cura di M. Balard e altri, BS,
16 (1998).
[149] farag w. a., The Aleppo question. A Byzantine-Fatimid conflict of interest in
Northern Syria in the later tenth century, BMGS, 14 (1990), pp. 44-60.
[150] felix w., Byzanz und die islamische Welt in frheren 11. Jahrhundert, Wien 1981.
[151] holmes c., Political elites in the reign of Basil II, in 155, pp. 35-69.
[152] holmes c., Basil II and the Governance of Empire (976-1025), Oxford 2005.
[153] jenkins r. h. j., The chronological accuracy of the Logothete for the years AD 867913, DOP, 19 (1965), pp. 91-112, poi in 154, n. III.
[154] jenkins r. h. j., Studies on Byzantine History of the 9th and 10th Centuries (VR),
London 1970.
[155] magdalino p. (a cura di), Byzantium in the Year 1000, Leiden-Boston 2003.
[156] markopoulos a., Le tmoignage du Vaticanus Gr. 163 pour la priode entre 945963, Symmeikta, 3 (1979), pp. 83-119, poi in 157, n. III.
[157] markopoulos a., History and Literature of Byzantium to the 9th-10th Centuries (VR)
Aldershot 2004.
[158] runciman s., The Emperor Romanus Lecapenus and its Reign. A Study of TenthCentury Byzantium, Cambridge 1929, 1990.
[159] schlumberger g., Lpope byzantine la fin du xe sicle, 3 voll., Paris 1896-1905
(invecchiato, ma rimane un monumento della storiografia).
[160] schlumberger g., Un empereur byzantin au xe sicle, Nicphore Phocas, Paris
1923.
[161] shepard j., Byzantium and the Steppe-Nomads. The Hungarian Dimension, in g.
prinzing, m. salamon (a cura di), Byzanz und Ostmitteleuropa, 950-1453, Wiesbaden 1999, pp. 55-83.
[162] tougher sh., The Reign of Leo VI (886-912). Politics and People, Leiden 1997.
[163] de vries-van der velden e., Les amitis dangereuses. Psellos et Lon Paraspondylos, BSl., 60 (1999), pp. 315-50.
[164] vlyssidou v. n. (a cura di), The Empire in Crisis (?). Byzantium in the 11th Century (1025-1081), Athens 2003.
[165] walker p. e., The Crusade of John Tzimisces in the Light of New Arabic Evidence, Byz., 47 (1977), pp. 301-27.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxxii

7-07-2008

15:20

Pagina xxxii

Introduzione metodologica e bibliografica

[166] zuckerman c., Le voyage dOlga et la premire ambassade espagnole Constantinople en 946, TM, 13 (2000), pp. 647-72.
[167] zuckerman c., Deux tapes de la formation de lancien tat russe, in m. kazanski,
a. nercessian, c. zuckerman (a cura di), Les centres proto-urbains russes entre
Scandinavie, Byzance et Orient, Paris 2000, pp. 95-121.
[168] zuckerman c., propos du Livre des Crmonies, II, 48, TM, 13 (2000), pp.
531-94.

iii. bisanzio fra i turchi e i crociati (dalla met del ix secolo


alla fine del xii)
[169] Alexios I Komnenos. Papers of the second Belfast Byzantine International Colloquium, 14-16 April 1989, a cura di M. Mullett e D. Smythe, Belfast 1996.
[170] angold m., LImpero bizantino, 1025-1204: una storia politica, ed. it. Napoli 1992.
[171] angold m., The Fourth Crusade. Event and Context, London 2002.
[172] brand c. m., Byzantium confronts the West (1180-1204), Cambridge Mass. 1968.
[173] cahen c., La premire pntration turque en Asie Mineure, Byz., 18 (1948), pp. 5-67.
[174] cahen c., La Turquie pr-ottomane, Istanbul-Paris 1988.
[175] chalandon f., Les Comnne, I. Essai sur le rgne dAlexis Comnne; II. Jean II
Comnne et Manuel Ier Comnne, Paris 1900-12 (ancora utile per la storia evenemenziale).
[176] cheynet j.-c., Mantzikert: un dsastre militaire?, Byz., 50 (1980), pp. 410-38, poi
in 420, n. XIII.
[177] ciggaar k. n., Western Travellers to Constantinople. The West and Byzantium, 9621204. Cultural and Political Relations, Leiden - New York - Kln 1996.
[178] ddyan g., Les Armniens entre Grecs, Musulmans et Croiss. tude sur les pouvoirs armniens dans le Proche-Orient mditerranen (1068-1150), 2 voll., Lisboa
2003.
[179] eastmond a. (a cura di), Eastern Approaches to Byzantium, XXX Spring Symposium of Byzantine Studies, University of Warwick, Coventry, marzo 1999, Aldershot 2001.
[180] foss cl., The defence of Asia Minor against Turks, The Greek Or. Th. Rev.,
1982, pp. 145-205, poi in 1003, n. V.
[181] gouma-peterson t. (a cura di), Anna Komnene and her Times, New York - London 2000.
[182] kaplan m., Le schisme de 1054: quelques lments de chronologie, BSl., 56 (1995),
pp. 147-57.
[183] kislinger e., Zur Chronologie der byzantinischen Thronwechsel 1180-1, JB, 47
(1997), pp. 195-98.
[184] kresten o., Der Anredestreit zwischen Manuel I. Komnenos und Friedrich I. Barbarossa nach der Schlacht von Myriokephalon, RHM, 34-35 (1992-93), pp. 65-110.
[185] laiou a., mottahedeh r. p., The Crusades from the perspective of Byzantium and
the Muslim world, Washington DC 2003.
[186] lilie r.-j., Byzantium and the Crusader States 1096-1204, Oxford 1993.
[187] lilie r.-j., Des Kaisers Macht und Ohnmacht. Zum Zerfall der Zentralgewalt in Byzanz vor dem vierten Kreuzzug, Poikila Byzantina, 4 (1984), pp. 9-121.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxxiii

Introduzione metodologica e bibliografica

xxxiii

[188] lilie r.-j., Manuel I. Komnenos und Friedrich I. Barbarossa. Die deutsche und die
byzantinische Italienpolitik whrend der zweiten Hlfte des 12. Jahrhunderts in der
neueren Literatur, JB, 42 (1992), pp. 157-70.
[189] lilie r.-j., Twelfth Century Byzantine and Turkish States, ByzF, 16 (1990), pp. 35-51.
[190] lilie r.-j., Die Schlacht von Myriokephalon (1176). Auswirkungen auf das byzantinische Reich im ausgehenden 12. Jahrhundert, REB, 35 (1977), pp. 257-75.
[191] magdalino p., The Byzantine Background to the First Crusade, Toronto 1996, pp.
3-38.
[192] magdalino p., The empire of Manuel I Komnenos (1143-1180), Cambridge 1993
(fondamentale).
[193] magdalino p., Tradition and transformation in medieval Byzantium (VR), Aldershot 1991.
[194] schreiner p., Der Brief des Alexios I. Komnenos an den Grafen Robert von Flandern und das Problem geflschter byzantinischer Kaiserschreiben in den westlichen
Quellen, in Documenti medievali greci e latini: studi comparativi, Atti del seminario di Erice, 23-29 ottobre 1995, Spoleto 1998, pp. 111-40.
[195] setton k. m. (a cura di), A History of The Crusades, 6 voll., Madison Wis. 19691989.
[196] shepard j., When Greek meets Greek. Alexius Comnenus and Bohemond in 10971098, BMGS, 12 (1988), pp. 185-277.
[197] shepard j., Father or scorpion? Style and substance in Alexios diplomacy, in
169, pp. 68-132.
[198] shepard j., Cross-purposes. Alexius Comnenus and the First Crusade, in j. phillips
(a cura di), The First Crusade, Origins and Impact, Manchester - New York 1997,
pp. 107-29.
[199] shepard j., The muddy road of Odo Arpin from Bourges to La Charit-sur-Loire,
in p. edbury, j. phillips (a cura di), The Experience of Crusading, II. Defining the
Crusader Kingdom, Cambridge 2003, pp. 11-28.
[200] stephenson p., Political authority in Dalmatia during the reign of Manuel I Comnenus (1143-1180), in g. prinzing, m. salamon (a cura di), Byzanz und Ostmitteleuropa, 950-1453, XIX International Congress of Byzantine Studies, Copenhagen, 1996, Wiesbaden 1999, pp. 127-50.
[201] thomas r. d., Anna Comnenas account of the First Crusade. History and politics
in the reigns of the emperors Alexius I and Manuel I Comnenus, BMGS, 15 (1991),
pp. 269-312.
[202] laiou a. e. (a cura di), Urbs capta. La IVe Croisade et ses consquences, Paris 2005.
[203] vryonis s., The Decline of Medieval Hellenism in Asia Minor and the Process of Islamization from the Eleventh through the Fifteenth Century, Berkeley - Los Angeles
- London 1971.

iv. limperatore e il palazzo


Fonti.
[204] Liudprandi Cremonensis opera omnia. Antapodosis; Homelia paschalis Historia Ottonis; Relatio de legatione Constantinopolitana, CCCM, 156, a cura di M. P. Chiesa, Turnout 1999 [trad. fr. liutprand de cremone, Ambassades Byzance, a cu-

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxxiv

7-07-2008

15:20

Pagina xxxiv

Introduzione metodologica e bibliografica

ra di J. Schnapp, Toulouse 2004]; ed. it. liutprando da cremona, Tutte le opere, a cura di A. Cutolo, Milano 1945.
[205] Constantini Porphyrogeniti, De cerimoniis aulae Byzantinae libri duo, CSHB, a cura di J. J. Reiske, Bonn 1829-30. Una parte stata riedita e tradotta in constantin vii porphyrognte, Le Livre des Crmonies, a cura di A. Vogt, Paris 19351940, e g. dagron, Lorganisation et le droulement des courses daprs le Livre
des Crmonies, TM, 13 (2000), pp. 1-174. [I brani rilevanti di Liutprando, e
una selezione di passi dal De cerimoniis sono disponibili in trad. it. in costantino porfirogenito, ibn rosteh, liutprando da cremona, Il libro delle cerimonie, a cura di M. Panasci, Palermo 1993].
Letteratura secondaria.
Limperatore e la sua famiglia.
[206] dagron g., Empereur et prtre. tude sur le csaropapisme byzantin, Paris 1996.
[207] dagron g., Ns dans la pourpre, TM, 12 (1994), pp. 105-42.
[208] laiou a. e., Imperial marriages and their critics in the eleventh Century. The case of
Skylitzes, DOP, 46 (1992), pp. 165-76.
[209] lauxtermann m., Byzantine poetry and the paradox of Basil IIs reign, in 155, pp.
199-216.
[210] magdalino p., Aspect of Twelfth Century Byzantine Kaiserkritik, Speculum, 58
(1983), pp. 326-46, poi in 193, n. VIII.
[211] pertusi a., Il pensiero politico bizantino, a cura di A. Carile, Bologna 1990.
[212] yannopoulos p., Le couronnement de lempereur Byzance: rituel et fond institutionnel, Byz., 61 (1991), pp. 71-92.

[213]
[214]
[215]
[216]
[217]
[218]
[219]

Dirigere limpero.
la natura del potere imperiale.
dagron g., Lawful Society and Legitimate Power. Ennomos politeia, ennomos arch, Law and Society, in 333, pp. 27-51.
kazhdan a. p., Certain Traits of Imperial Propaganda in the Byzantine Empire from
the Eighth to the Fifteenth Centuries, in g. makdisi e altri (a cura di), Prdication
et propagande au Moyen ge, Paris 1983, pp. 13-28.
kazhdan a. p., The Aristocracy and the Imperial Ideal, in 417, pp. 43-57.
koutrakou n., La propagande impriale byzantine: persuasion et raction (viiie-xe
sicle), Athnes 1994.
kresten o., mller a., Samtherrschaft, Legitimationsprinzip und kaiserlicher
Urkundentitel in Byzanz in der ersten Hlfte des 10. Jahrhunderts, Wien 1995.
kresten o., Staatsempfnge im Kaiserpalast von Konstantinopel um die Mitte des
10. Jahrhunderts. Beobachtungen zu Kapitel II 15 des sogenannten Zeremonienbuches, Wien 2000.
magdalino p., nelson r., The Emperor in Byzantine art of the twelfth century,
ByzF, 8 (1982), pp. 123-83, poi in 193, n. VI.

la diplomazia bizantina.
[220] Byzantine Diplomacy, XXIV Spring Symposium of Byzantine Studies, Cambridge, marzo 1990, a cura di J. Shepard e S. Franklin, Aldershot 1992.
[221] grabar o., The shared culture of objects, in 236, pp. 115-29.
[222] jacoby d., Diplomacy, trade, shipping and espionage between Byzantium and Egypt

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxxv

Introduzione metodologica e bibliografica

[223]
[224]

[225]
[226]
[227]

xxxv

in the twelfth century, in c. scholtz, g. makris (a cura di), Polypleuros Nous,


Mnchen 2000, pp. 83-102.
koutrakou n., Diplomacy and espionage. Their role in the Byzantine Foreign Relations, Graeco-Arabica, 6 (1995), pp. 125-44.
kresten o., Die Auslandsschreiben der byzantinischen Kaiser der Komnenenzeit. Die
literarische berlieferung bei Anna Komnene und Ioannes Kinnamos. Mit einem
Exkurs. Zur Chronologie der Auslandsschreiben Dlger-Wirth, Reg. 1068, 1077,
1080 und 111, RHM, 39 (1997), pp. 21-59.
shepard j., Aspects of byzantine attitudes and policy towards the West in the tenth
and eleventh Centuries, ByzF, 13 (1988), pp. 67-118.
shepard j., Byzantine relations with the outside world in the ninth century. An introduction, in 125, pp. 167-80.
shepard j., Byzantine diplomacy AD 800-1204. Means and ends, in 200, pp. 4171.
La messa in scena del potere.

[228] dagron g., Rflexions sur le crmonial byzantin, in p. schreiner, o. strakov (a


cura di), Chrysai Pylai. Essays presented to Ihor evcenko, Cambridge Mass. 2002,
pp. 26-36.
[229] dagron g., Trnes pour un empereur, in a. avramea, a. laiou, e. chrysos (a cura di), Byzantio, kratos kai koinonia: mneme Nikou Oikonomide, Athena 2003.
pp. 179-203.
[230] grierson ph., The tombs and obits of the Byzantine Emperors (337-1042), note a
cura di C. Mango e I. evcenko, DOP, 16 (1962), pp. 3-63.
[231] oikonomides n., Pictorial propaganda in xiith c. Constantinople, Glas 390 Srpska
akademija nauka i umetnosti - Odeljenje istorijskih nauka, 11 (2001), pp. 93102, poi in 635, n. XII.
Le manifestazioni.
la celebrazione del trionfo.
[232] auzpy m. f., Les dplacements de lempereur dans la ville et ses environs (viiie-xe
sicles), in 576, pp. 359-66.
[233] mccormick m., Vittoria eterna: sovranit trionfale nella tarda antichit, a Bisanzio
e nellOccidente altomedievale, ed. it. Milano 1993.
[234] jeffreys m., The Comnenian prokypsis, Parergon, 5 (1987), pp. 38-53.
[235] malmberg s., Dazzling Dining. Banquets as an Expression of Imperial Legitimacy,
Uppsala 2003.
La taxis imperiale e la corte.
[236] maguire h. (a cura di), Byzantine Court Culture from 829 to 1204, Washington
DC 1997.
[237] cheynet j.-c., Dvaluation des dignits et dvaluation montaire dans la seconde
moiti du xie sicle, Byz., 53 (1983), pp. 453-77, poi in 420, n. VI.
[238] guilland r., Recherches sur les institutions byzantines, 2 voll., Berlin-Amsterdam
1968.
[239] oikonomides n., Some Byzantine State Annuitants. Epi Tes (Megales) Hetaireias
and Epi Ton Barbaron, Symmeikta, 14 (2001), pp. 9-28.
[240] oikonomides n., Title and income at the Byzantine Court, in 236, pp. 199-215; anche in 635, n. XVII (notevole sintesi).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxxvi

7-07-2008

15:20

Pagina xxxvi

Introduzione metodologica e bibliografica

[241] ringrose k., The Perfect Servant. Eunuchs and the Social Construction of Gender
in Byzantium, Chicago-London 2003.
[242] smythe d., Outsiders by taxis. Perceptions of non-conformity in eleventh and twelfthcentury literature, ByzF, 24 (1997), pp. 229-49.

v. il patriarca e la chiesa
Fonti.
[243] arranz m., LEucologio costantinopolitano agli inizi del secolo xi. Hagiasmatarion
& Archieratikon (Rituale & Pontificale), con laggiunta del Leiturgikon (Messale),
Roma 1996.
[244] darrouzs j. (a cura di), Documents indits decclsiologie byzantine, Paris 1966.
[245] darrouzs j., Le trait des transferts, dition critique et commentaire, REB, 42
(1984), pp. 147-214.
[246] darrouzs j., Trois documents de la controverse grco-armnienne, REB, 48 (1990),
pp. 89-153.
[247] gautier p., Le synode des Blachernes (fin 1094). tude prosopographique, REB, 29
(1971), pp. 213-84.
[248] gautier p., Ldit dAlexis Comnne sur la rforme du clerg, REB, 31 (1973), pp.
165-202.
[249] gautier p., Le typikon du sbaste Grgoire Pakourianos, REB, 42 (1984), pp. 5-145.
[250] gouillard j., Le Synodikon de lorthodoxie, dition et commentaire, TM, 2 (1967),
pp. 1-316.
[251] loukaki m. (a cura di), Grgoire Antiochos. loge du patriarche Basile Kamatros,
BS, 13 (1996).
[252] mateos j. (a cura di), Le Typicon de la Grande glise. Ms. Sainte-Croix n. 40, xe
sicle, 2 voll., Roma 1962-63.
[253] oikonomides n., Un dcret synodal indit du patriarche Jean VIII Xiphilin, REB,
18 (1960), pp. 55-78, poi in 337, n. II.
[254] ohme h., Das Concilium Quinisextum und seine Bischofsliste. Studien zum Konstantinopeler Konzil von 692, Berlin - New York 1990.
[255] schminck a., Ein Synodalakt vom 10. November 1167, FM, III (1979), pp. 31622.
[256] nedungatt g., featherstone m. (a cura di), The Council in Trullo revisited, Roma 1995.
[257] troianos s., Ein Synodalakt des Sisinnios zu den bischflichen Einknfte (Reg 808),
FM, III (1979), pp. 212-14.
[258] van dieten j. l., Geschichte der Patriarchen von Sergios I. bis Johannes VI. (610715), Amsterdam 1972.
[259] vinson m. p., The correspondence of Leo, Metropolitan of Synada and Syncellus,
CFHB 23, Washington DC 1985.
Letteratura.
[260] angold m., Church and Society in Byzantium under the Comneni, 1081-1261, Cambridge 1995.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxxvii

Introduzione metodologica e bibliografica

xxxvii

[261] antonopoulou t., The Homilies of the Emperor Leo VI, Leiden - New York Kln 1997.
[262] beck h.-g., Kirche und Theologische Literatur im Byzantinischen Reich, Mnchen
1959.
[263] beck h.-g., Nomos, Kanon und Staatsraison in Byzanz, Wien 1981.
[264] bornert r., Les Commentaires byzantins de la Divine Liturgie du viie au xve sicle
(AOC 9), Paris 1966.
[265] cheynet j.-c., Le patriarche tyrannos: le cas Crulaire, in m. t. fgen (a cura
di), Ordnung und Aufruhr im Mittelalter. Historische und juridistische Studien zur
Rebellion, Frankfurt am Main 1995, pp. 1-16.
[266] Christian Dualist Heresies in the Byzantine world (ca 650 - ca 1405), fonti scelte
tradotte e annotate da J. Hamilton e B. Hamilton, con la collaborazione di Y.
Stoyanov per i testi slavonici, Manchester 1998.
[267] congar y., Lecclsiologie du haut Moyen ge. De saint Grgoire le Grand la dsunion entre Byzance et Rome, Paris 1968.
[268] congourdeau m.-h., Lempereur et le patriarche dans lEmpire byzantin, Istina,
50 (2005), pp. 8-21.
[269] Cristianit dOccidente e cristianit dOriente, Settimane CISAM 51, Spoleto 2004;
contributi di M. F. Auzpy (Les enjeux de liconoclasme, pp. 127-65), J. Beaucamp (La christianisation du droit Byzance: lexemple du statut des femmes, pp.
917-55), Ch. Hannick (Les enjeux de Constantinople et de Rome dans la conversion
des Slaves mridionaux et orientaux, pp. 171-98), J. Herrin (The Pentarchy, pp.
591-626), C. Pitsakis (Droit romain et droit canonique oriental, pp. 1435-69).
[270] cunningham m. b., Preaching and the Community, in 305, pp. 29-47.
[271] cunningham m. b., allen p. (a cura di), Preacher and audience. Studies in Early
Christian and Byzantine Homiletics, Leiden - New York - Kln 1998.
[272] dagron g., Juifs et chrtiens dans lOrient du viie s., TM, 11 (1991), pp. 17-46.
[273] dagron g., Judaser, TM, 11 (1991), pp. 359-80.
[274] dagron g., Le trait de Grgoire de Nice sur le baptme des juifs, TM, 11 (1991),
pp. 313-58.
[275] darrouzs j., Un dcret dIsaac II Angelos, REB, 40 (1982), pp. 135-55.
[276] darrouzs j., Les documents byzantins du xiie sicle sur la primaut romaine, REB,
23 (1965), pp. 42-88.
[277] darrouzs j., Deux lettres indites de Photius aux Armniens, REB, 29 (1971), pp.
137-81.
[278] darrouzs j., Le patriarche Mthode contre les iconoclastes et les stoudites, REB,
45 (1987), pp. 15-75.
[279] darrouzs j., Recherches sur les offikia de lglise byzantine (AOC 11), Paris
1970.
[280] ducellier a., Cristiani dOriente e Islam nel Medioevo: secoli vii-xv, ed. it. Torino 2001.
[281] dvornik f., The Idea of Apostolicity in Byzantium and the Legend of the Apostle
Andrew, Cambridge Mass. 1958.
[282] edd a.-m., micheau f., picard c., Communauts chrtiennes en pays dislam du
dbut du viie s. au milieu du xie s., Paris 1997.
[283] eleuteri p., rigo a., Eretici, dissidenti, musulmani ed Ebrei a Bisanzio, Venezia
1993.
[284] gahbauer f. r., Die Pentarchy-Theory. Ein Modell die Kirchenleitung von den
Anfngen bis zur Gegenwart, Frankfurt 1993.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xxxviii

7-07-2008

15:20

Pagina xxxviii

Introduzione metodologica e bibliografica

[285] garsoan n., Byzantine heresy. A reinterpretation, DOP, 25 (1971), pp. 85-113.
[286] gautier p., Le chartophylax Nicphore. uvre canonique et notice biographique,
REB, 27 (1969), pp. 159-95.
[287] gouillard j., Lhrsie dans lEmpire byzantin des origines au xiie sicle, TM, 1
(1965), pp. 299-324, poi in 288, n. I.
[288] gouillard j., La vie religieuse Byzance (VR), London 1981.
[289] hajjar j., Le synode permanent dans lglise byzantine des origines au xie s., Roma 1962.
[290] hannick ch., Les nouvelles chrtients du monde byzantin. Russes, Bulgares et Serbes, in HC IV, pp. 909-39.
[291] hannick ch., Die byzantinischen Missionen, in k. schferdiek (a cura di), Die
Kirche des frheren Mittelalters, Mnchen 1978, pp. 279-359.
[292] herman e., Die kirchlichen Einknfte des byzantinischen Niederklerus, OCP, 8
(1942), pp. 378-442.
[293] hussey j. m., The Orthodox Church in the Byzantine Empire, Oxford 1986.
[294] khoury a. t., Polmique byzantine contre lislam, Leiden 1972.
[295] kolbaba t., The Byzantine Lists. The Errors of the Latins, Chicago 2000.
[296] konidaris j., The Ubiquity of Canon Law, in 333, pp. 131-50.
[297] kountoura-galake e., Ho Buzantinos kleros kai he koinonia ton skoteinon aionon / Byzantine Clergy and Society in the Dark Centuries, Athena 1996.
[298] macrides r., Kinship and Justice in Byzantium, 11th-15th Centuries (VR), Aldershot
1999.
[299] macrides r., Justice under Manuel I Komnenos. Four Novels on Court Business and
Murder, FM, 6 (1984), pp. 99-204, poi in 298, n. IX.
[300] macrides r., Nomos and Kanon on Paper and in Court, in 305, pp. 61-85, poi
in 298, n. VI.
[301] mathews t. f., The Early Churches of Constantinople. Architecture and Liturgy,
University Park, 1971.
[302] meyendorff j., Byzantine views of Islam, DOP, 18 (1964), pp. 115-32.
[303] meyendorff j., La teologia bizantina: sviluppi storici e temi dottrinali, ed. it. Genova 1984 (rist. Milano 1999).
[304] michel a., Die Kaisermacht in der Ostkirche, 843-1204, Darmstadt 1959.
[305] morris r. (a cura di), Church and People in Byzantium, Birmingham 1990.
[306] papagianni e., Ta oikonomika tou eggamou klerou sto Buzantio, Athena 1986.
[307] perentidis s., Un canon peut-il tre prim? Mentalits et autorit du texte canonique au xiie s., in 332, pp. 141-48.
[308] peri v., La pentarchia: istituzione ecclesiale (iv-vii secolo) e teoria canonico-teologica, in Bisanzio, Roma e lItalia nellalto Medioevo, Settimane CISAM 34, Spoleto 1988, pp. 209-311.
[309] pitsakis c., Clerg mari et clibat, in 256, pp. 281-89.
[310] rabello a. m., Giustiniano, Ebrei e Samaritani alla luce delle fonti storico-letterarie, ecclesiastiche e giuridiche, 2 voll., Milano 1987-88.
[311] rigo a., Messalianismo = Bogomilismo. Unequazione delleresiologia medievale bizantina, OCP, 56 (1990), pp. 53-82. Vedi anche id., Il processo del bogomilo Basilio (1099 ca); una riconsiderazione, OCP, 58 (1992), pp. 185-211.
[312] saradi h., Imperial Jurisdiction over Ecclesiastical Provinces. The Ranking of New
Cities as Seats of Bishops or Metropolitans, in 337, pp. 149-63.
[313] schminck a., Das Prooimion der Bearbeitung des Nomokanons in 14. Titeln durch
Michael und Theodoros, FM, X (1998), pp. 357-86.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xxxix

Introduzione metodologica e bibliografica

xxxix

[314] schminck a., Zur Entwicklung des Eherechts in der Komnenenepoche, in 332, pp.
555-87.
[315] sharf a., Jews and other minorities in Byzantium, Jerusalem 1995.
[316] sharf a., Byzantine Jewry from Justinian to the IVth crusade, London 1971.
[317] smith m. h., And Taking bread. Cerularius and the Azyme Controversy of 1054,
Paris 1978.
[318] speck p., Die vermeintliche Hresie der Athinganoi, JB, 47 (1997), pp. 37-50.
[319] spiteris j., La critica bizantina del primato romano nel secolo xii, Roma 1979.
[320] starr j., Le mouvement messianique au dbut du viiie sicle, Revue des tudes
Juives, 102 (1937), pp. 81-92.
[321] stolte b. h., A note on the un-Photian Revision of the Nomocanon XIV Titulorum, in s. troianos (a cura di), Analecta Atheniensia ad ius byzantinum spectantia, vol. I, Athena 1997, pp. 115-30.
[322] stolte b. h., In Search of the Origins of the Nomocanon of the Fourteen Titles, in
c. papastathis (a cura di), Byzantine Law, Thessaloniki 2001, pp. 183-94.
[323] tiftixoglu v., Gruppenbildungen innerhalb des konstantinopolitischen Klerus whrend der Komnenzeit, BZ, 62 (1969), pp. 25-72.
[324] troianos s. n., The Canons of the Trullan Council in The Novels of Leo VI, in 256,
pp. 189-98.
[325] troianos s. n., Ostkirche und profanes Recht, in r. f. taft (a cura di), The Christian East. Its Institutions and Its Thought. A Critical Reflexion, Roma 1966, pp.
465-84.
[326] vodoff v., Naissance de la chrtient russe. La conversion du prince Vladimir de Kiev
(988) et ses consquences (xie-xiie sicles), Paris 1988.

vi. lamministrazione imperiale


La fiscalit.
[327] harvey a., The land and taxation in the reign of Alexios I Komnenos. The evidence
of Theophylakt of Ochrid, REB, 51 (1993), pp. 139-54.
[328] oikonomides n., Fiscalit et exemption fiscale Byzance (ixe-xie s.), Athnes 1996
(fondamentale).
[329] saradi h., Evidence of Barter economy in the documents of private transactions, BZ,
88/2 (1995), pp. 405-18.
[330] zuckerman c., Du village lempire: autour du registre fiscal dAphrodit (525526), TM, Monogr., n. 16 (2004) (vi compaiono nuove idee sullevoluzione del
prelievo fiscale nel vi e nel vii secolo).
La formazione della legge.
Nella serie FM (Fontes Minores, Frankfurt a. M.) compaiono edizioni e commenti
di numerosi testi giuridici.
[331] burgmann l., Lawyers and Legislators. Aspects of Law-Making in the Time of
Alexios I., in 169, pp. 185-98.
[332] oikonomides n. (a cura di), Byzantium in the 12th Century. Canon Law, State and
Society, Athens 1991.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xl

7-07-2008

15:20

Pagina xl

Introduzione metodologica e bibliografica

[333] laiou a. e., simon d., Law and Society in Byzantium, Ninth-Twelfth Centuries,
Washington DC 1994 (in particolare i contributi di G. Dagron, P. Magdalino,
R. Macrides, I. M. Konidaris, A. E. Laiou).
Lamministrazione.
Opere generali.
[334] ahrweiler h., tudes sur les structures administratives et sociales de Byzance (VR),
London 1971.
[335] glykatzi-ahrweiler h., Recherches sur ladministration de lEmpire byzantin aux
ixe-xie sicles, BCH, 84 (1960), pp. 1-111, poi in 334, n. VIII (rimane fondamentale).
[336] hohlweg a., Beitrge zur Verwaltungs Geschichte des Ostrmischen Reiches unter
den Komnenen, Mnchen 1965.
[337] oikonomides n., Documents et tudes sur les institutions de Byzance (viie-xve s.)
(VR), London 1976.
[338] oikonomides n., Byzantium from the Ninth Century to the Fourth Crusade. Studies,
Texts, Monuments (VR), Aldershot 1992.
[339] oikonomides n., Society, Culture and Politics in Byzantium (VR) Aldershot 2005.
[340] weiss g., Ostrmische Beamte im Spiegel der Schriften des Michael Psellos, Mnchen 1973.
[341] winkelmann f., Byzantinische Rang- und mterstruktur im 8. und 9. Jahrhundert.
Faktoren und Tendenzen ihrer Entwicklung, Berlin 1985.
Lamministrazione centrale.
[342] karlin-hayter p., Lhtriarque. Lvolution de son rle du De Cerimoniis au
Trait des Offices, JB, 23 (1974); poi in id., Studies in Byzantine Political History. Sources and Controversies, London 1981, n. XVIII.
[343] kaplan m., Maisons impriales et fondations pieuses: rorganisation de la fortune
impriale et assistance publique de la fin du viiie sicle la fin du xe sicle, Byz., 61
(1991), pp. 340-64.
[344] magdalino p., Innovations in government, in 169, pp. 146-66.
[345] oikonomides n., Lvolution de lorganisation administrative de lEmpire byzantin
au xie sicle (1025-1118), TM, 6 (1976), pp. 125-52, poi in 337, n. X.
[346] oikonomides n., The Peira of Eustathios Romaios. An Abortive Attempt to innovate in Byzantine Law, FM, VII (1986), pp. 169-92; ma anche in 337, n. XII.
[347] gkoutzioukostas a. e., Administration of Justice in Byzantium (9th-12th centuries).
Judicial Officers and secular Tribunals of Constantinople, Thessaloniki 2004 (molto informato, in greco, ma con un riassunto in inglese).
Lamministrazione provinciale.
[348] ferluga j., Untersuchungen zur byzantinischen Provinzverwaltung, vi-xiii Jahrhundert: gesammelte Aufstze, Amsterdam 1992.
[349] de frankopan doimi p., The workings of the Byzantine provincial administration in
the 10th-12th centuries. The example of Preslav, Byz., 71 (2001), pp. 73-97.
[350] seibt w., Armenika themata als terminus technicus der byzantinischen Verwaltungsgeschichte des 11. Jahrhunderts, BSl., 54 (1993-94), pp. 134-41.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xli

Introduzione metodologica e bibliografica

xli

[351] stavridou-zafraka a., The development of the theme organisation in Macedonia,


in j. burke, r. scott (a cura di), Byzantine Macedonia. Identity, Image and History.
Papers from the Melbourne Conference, July 1995, Melbourne 2000, pp. 128-38
(lintero volume interessante per la storia della Macedonia medievale).
[352] vlyssidou v. n., Quelques remarques sur lapparition des juges: premire moiti du
xe sicle, in 1053, pp. 59-66.
[353] winkelmann f., Byzantinische Rang- und mterstruktur im 8. und 9. Jahrhundert.
Faktoren und Tendenzen ihrer Entwicklung, Berlin 1985.

vii. lesercito e la marina


Fonti.
[354] leone vi, Tactica, PG 107, 669-1120.
[355] dennis g. t. (a cura di), Three Byzantine Military Treatises, Washington DC 1985.
[356] constantine porphyrogenitus, Three treatises on imperial military expeditions,
CFHB, Series Vindobonensis, XXVIII, a cura di J. F. Haldon, Wien 1990.
[357] dagron g., mihaescu h., Le trait sur la gurilla de lempereur Nicphore Phocas,
Le Monde byzantin, Paris 1986.
[358] dain a. (a cura di), Lon VI. Naumachica, Paris 1943.
[359] dain a., Les stratgistes byzantins, TM, 2 (1967), pp. 317-92.
[360] de foucault j.-a., Douze chapitres indits de la Tactique de Nicphore Ouranos,
TM, 5 (1973), pp. 296-99.
[361] sullivan d. f. (a cura di), Siegecraft. Two Tenth-Century Instructional Manuals by
Heron of Byzantium, Washington DC 2000.
Letteratura secondaria.
Opere generali.
[362] haldon j. f., State, Army and Society in Byzantium (VR), Aldershot 1995.
[363] haldon j. f., Welfare State and Society in the Byzantine World, 565-1204, London
1999.
[364] khn h.-j., Die byzantinische Armee im 10. und 11. Jahrhundert. Studien zur Organisation der Tagmata, Wien 1991.
[365] mcgeer e., Sowing the Dragons Teeth. Byzantine Warfare in the Tenth Century,
Washington DC 1995.
[366] miller t. s., nesbitt j. (a cura di), Peace and War in Byzantium. Essays in Honor
of George T. Dennis, Washington DC 1995.
[367] treadgold w. t., Byzantium and its Army, Stanford Cal. 1995, pp. 284-1081 (da
utilizzare con cautela per quanto riguarda i dati numerici).
[368] tsiknakis k. (a cura di), To Empolemo Byzantio (9os-12os ai.) / Byzantium at war:
9th-12th ca, Athena 1997.
Themata e tagmata.
[369] cheynet j.-c., Du stratge de thme au duc: chronologie de lvolution au cours du
xie sicle, TM 9 (1985), pp. 181-94, poi in 420, n. XI.
[370] ferluga j., Le clisure bizantine in Asia Minore, ZRVI, 16 (1975), pp. 9-23.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xlii

7-07-2008

15:20

Pagina xlii

Introduzione metodologica e bibliografica

[371] haldon j. f., Byzantine Praetorians, Bonn 1984.


[372] haldon j. f., Military service, military lands and the status of soldiers. Current problems and interpretation, DOP, 47 (1993), pp. 1-67, poi in 362, n. VII.
[373] haldon j. f., Recruitment and Conscription in the Byzantine Army c. 550-950. A
study on the origins of the stratiotika ktemata, Wien 1979.
[374] haldon j. f., kennedy h., The Arab-Byzantine Frontier in the Eight and the Ninth
Centuries, Military Organisation and Society in the Borderland, ZRVI, 19 (1980),
pp. 79-116.
[375] lilie r.-j., Thrakien und Thrakesion. Zur byzantinischen Provinzorganisation
am Ende des 7. Jahrhunderts, JB, 26 (1977), pp. 7-47.
[376] zuckerman c., Learning from the enemy and more. Studies in Dark Centuries Byzantium, Millennium, 2 (2005), pp. 79-135.
La marina.
[377] ahrweiler h., Byzance et la mer. La marine de guerre, la politique et les institutions
maritimes de Byzance aux viie-xve sicle, Paris 1966.
[378] christides v., Two parallel naval guides of the Tenth Century. Qudamas Document and Leo VIs Naumachica. A study on Byzantine and Moslem Naval Preparedness, Graeco-Arabica, 1 (1982), pp. 51-103.
[379] eickhoff e., Seekrieg und Seepolitik zwischen Islam und Abendland. Das Mittelmeer unter byzantinischer und arabischer Hegemonie (650-1040), Berlin 1966.
il reclutamento e il finanziamento.
[380] blndal s., The Varangians of Byzantium (1954), ed. riveduta da B. S. Benedikz,
Cambridge 1978.
[381] cheynet j.-c., Les effectifs de larme byzantine (xe-xiie s.), CCM, 38, fasc. 4 (1995),
pp. 319-35, poi in 420, n. XII.
[382] cheynet j.-c., Le rle des Occidentaux dans larme byzantine avant la premire
croisade, in e. konstantinou (a cura di), Byzanz und das Abendland im 10. und
11. Jahrhundert, Kln 1997, pp. 111-28.
[383] ciggaar k., Flemish mercenaries in Byzantium, their later history in an old norse miracle, Byz., 51 (1981), pp. 44-75.
[384] gorecki d., The Strateia of Constantine VII. The Legal Status, Administration, and
Historical Background, BZ, 82 (1989), pp. 157-76.
[385] gregoriou-ioannidou m., Stratologia kai eggeia stratiotike idioktesia sto Byzantio,
Thessaloniki 1989.
[386] haldon j. f., The Long Eight Century. Production, distribution and demand in the
Byzantine World, ca 660-840, in i. l. hansen, c. wickham (a cura di), The Long
Eight Century. Production, Distribution and Demand in the Byzantine World, Leiden 2000, pp. 226-64.
[387] haldon j. f., Theory and practice in tenth century military administration. Chapters
II, 44 and 45 of the Book of Ceremonies, TM, 13 (2000), pp. 201-352.
[388] holmes c., How the East was won in the Reign of Basil II, in 179, pp. 41-56.
[389] kazhdan a. p., Pronoia. The history of a scholarly discussion. Intercultural contacts,
Mediterranean Historical Review, 10/1-2 (1995), pp. 133-63.
[390] shepard j., The uses of the Franks in Eleventh Century Byzantium, Anglo-Norman Studies, vol. XV (1993), pp. 275-305.
[391] magdalino p., The Byzantine Army and the Land. From stratiotikon ktema to military pronoia, in 368, pp. 15-36.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xliii

Introduzione metodologica e bibliografica

xliii

[392] oikonomides n., Middle Byzantine Provincial Recruits. Salary and Armament, Gonimos: Neoplatonic and Byzantine Studies Presented to Leendert G. Westerink at 75,
a cura di J. M. Duffy e J. J. Peradotto, Buffalo 1988, pp. 121-36, poi in 635, n.
X.
[393] oikonomides n., The social structure of The Byzantine Countryside in the first half
of the Xth century, Symmeikta, 10 (1996), pp. 105-25, poi in 635, n. VI.
[394] treadgold w. t., The Military Lands and the Imperial Estates in the Middle Byzantine Empire, Harvard Ukrainian Studies, 7 (1983), pp. 619-31.
Levoluzione nellxi e nel xii secolo.
[395] birkenmeier j. w., The Development of the Komnenian Army 1081-1180, LeidenBoston-Kln 2002 (troppo cursorio).
[396] cheynet j.-c., La politique militaire de Basile II Alexis Comnne, ZRVI, 29-30
(1991), pp. 61-74, poi in 420, n. X.
[397] cheynet j.-c., La conception militaire de la frontire orientale (ixe-xiiie s.), in 179,
pp. 57-69.
[398] lilie r.-j., Die Schlacht von Myriokephalon (1176). Auswerkungen auf das byzantinische Reich im ausgehenden 12 Jahrhundert, REB, 35 (1977), pp. 257-75.
[399] vryonis s., The eleventh century. Was there a crisis in the Empire? The decline of
quality and quantity in the Byzantine Armed Forces, in 164, pp. 17-43.
[400] vryonis s., A personal history of the history of the battle of Mantzikert, in 1053, pp.
225-44.
La tecnica.
[401] chevedden p. e., The invention of the counterweight trebuchet. A study in cultural
diffusion, DOP, 54 (2000), pp. 71-116.
[402] dennis g. t., Byzantine heavy artillery. The Helepolis, GRBS, 39 (1998), pp. 99115.
[403] foss c., winfield d., Byzantines Fortifications. An Introduction, Pretoria 1986.
[404] foss c., Cities, Fortresses and Villages of Byzantine Asia Minor, Aldershot 1996.
[405] haldon j. f., Some aspects of Byzantine military technology from the sixth to the
tenth centuries, BMGS, 1 (1975), pp. 11-47.
[406] hyland a., The Medieval Warhorse. From Byzantium to the Crusade, introduzione di Michael Prestwich, Dover NH 1994.
[407] kolias t., Byzantinische Waffen. Ein Beitrag zur byzantinischen Waffenkunde vor
den Anfnger bis zur lateinischen Eroberung, Wien 1988.
[408] korres t., Hygron pyr. Ena oplo tes byzantines nautikes taktikes, Thessaloniki
1989.
[409] nicolle d., Warriors and their Weapons around the Time of the Crusades. Relationships between Byzantium, the West and the Islamic world, Aldershot 2002.
[410] sullivan d., Tenth century Byzantine offensive siege warfare. Instructional prescriptions and historical practice, in 368, pp. 178-200.
Lo stato danimo.
[411] dagron g., Byzance et le modle islamique au xe sicle: propos des Constitutions
tactiques de lempereur Lon VI, CRAI, 1983, pp. 219-43.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xliv

7-07-2008

15:20

Pagina xliv

Introduzione metodologica e bibliografica

[412] dennis g. t., Religious Services in the Byzantine Army, in e. carr (a cura di), Eulogema. Studies in honor of R. Taft, Roma 1993, pp. 107-17.
[413] kolbaba t. m., Fighting for Christianity. Holy War in the Byzantine Empire, Byz.,
68 (1998), pp. 194-221.
[414] kolia-dermitzake a., O Buzantinos ieros polemos. E ennoia kai e probole tou
threskeutikou polemou sto Byzantio, Athena 1991 (in greco; riunisce tutta la documentazione).

viii. le classi dirigenti dellimpero


Fonti.
[415] litavrin g. g., Sovety i rasskazy Kekavmena (Cecaumeni consilia et narrationes),
Moskva 1972. Ora disponibile una nuova ed. con trad. it.: cecaumeno, Raccomandazioni e consigli di galantuomo, a cura di Maria Dora Spadaro, Alessandria
1998.
Letteratura secondaria.
Opere generali.
[416] ahrweiler h., Recherches sur la socit byzantine au xie sicle: nouvelles hirarchies
et nouvelles solidarits, TM, 6 (1976), pp. 99-124.
[417] angold m. (a cura di), The Byzantine Aristocracy, ix to xiii Centuries, BAR, 221
(1984).
[418] beck h.-g., Senat und Volk von Konstantinopel, Jahrbuch. Bayerischen Akademie der Wissenschaft Phil. Hist. Kl., 1966, pp. 1-75, poi in 419, n. XII.
[419] beck h.-g., Ideen und Realitaeten (VR), London 1972.
[420] cheynet j.-c., The Byzantine Aristocracy and its Military Function (VR), Aldershot 2006.
[421] cheynet j.-c., Lanthroponymie aristocratique Byzance, in m. bourin, j.-m. martin, f. menant (a cura di), Lanthroponymie, document de lhistoire sociale des
mondes mditerranens mdivaux, Roma 1996, pp. 267-94, poi in 420, n. III.
[422] cheynet j.-c., Laristocratie byzantine (viiie-xiiie sicle), Journal des Savants,
luglio-dicembre 2000, pp. 281-322, poi in 420, n. I.
[423] cheynet j.-c., Laristocrazia bizantina nei secoli x-xii: a proposito del libro di A.
Kazhdan e S. Ronchey, Rivista Storica Italiana, CXIII, fasc. 2 (2001), pp. 413440, poi in 420, n. II.
[424] kazhdan a. p., ronchey s., Laristocrazia bizantina dal principio dellxi alla fine
del xii secolo, Palermo 1997.
[425] magdalino p., Honour among Romaioi. The framework of social values in the world
of Digenes Akrites and Kekaumenos, in 193, n. III.
[426] patlagean ., Les dbuts dune aristocratie byzantine et le tmoignage de lhistoriographie: systme des noms et liens de parent aux ixe-xe sicles, in 417, pp. 23-43.
[427] svoronos n. g., Socit et organisation intrieure dans lEmpire byzantin au xie sicle: les principaux problmes, XIII International Congress of Byzantine Studies,
Oxford, settembre 1966, London 1967 pp. 1-17, poi in 520, n. IX.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xlv

Introduzione metodologica e bibliografica

xlv

il rinnovamento dellalta aristocrazia.


[428] burgmann l., A Law for Emperors. On a Chrysobull of Nikephoros III Botaneiates, in p. magdalino (a cura di), New Constantines, The Rhythm of Imperial Renewal in Byzantium, 4th-13th Centuries (VR), Aldershot 1994, pp. 247-57.
[429] nichanian m., Aristocratie et pouvoir imprial Byzance (viie-ixe sicle), tesi di laurea, Universit de Paris IV, a.a. 2004 (di prossima pubblicazione).
[430] winkelmann f., Quellenstudien zur herrschenden Klasse von Byzanz im 8. und 9.
Jahrhundert, BBA, 54 (1987).
Gli stranieri.
[431] boilov i., Les Bulgares dans lEmpire byzantin, Annuaire de lUniversit de Sofia - Facult de Philosophie et Histoire, 69 (1975), pp. 143-93.
[432] brand c. m., The Turkish element in Byzantium, Eleventh-Twelfth Centuries, DOP,
43 (1989), pp. 1-25.
[433] garsoan n., The Problem of Armenian Integration into the Byzantine Empire, in
436, pp. 53-124.
[434] paulikianov c., The Medieval Aristocracy on Mount Athos. The Philological and
Documentary Evidence for the Activity of Byzantine, Georgian and Slav Aristocrats
and Eminent Churchmen in the Monasteries from the 10th to the 15th century, Sofia
2001.
[435] stavrakos c., Sceaux indits dArabes au service de Byzance, Graeco-Arabica,
7-8 (1999-2000), pp. 511-18.
[436] ahrweiler h., laiou a. (a cura di), Studies on the Internal Diaspora of the Byzantine Empire, Washington D.C. 1998.
[437] shepard j., The uses of the Franks in eleventh century Byzantium, Anglo-Norman
Studies, vol. XV (1993), pp. 275-305.
linfluenza e le sue modalit.
Le famiglie.
[438] auzpy m.-f., De Philarte, de sa famille, et de certains monastres de Constantinople, in m. kaplan e altri (a cura di), Les saints et leur sanctuaire, Textes, images et
monuments, BS, 11 (1993), pp. 117-34.
[439] barzos k., He genealogia ton Komnenon, Thessaloniki 1984 (in greco, ma contiene buoni prospetti genealogici).
[440] cheynet j.-c., vannier j.-f., tudes prosopographiques, BS, 5 (1986).
[441] cheynet j.-c., Les Phocas, in 357, pp. 289-315.
[442] cheynet j.-c., vannier j.-f., Les Argyroi, ZRVI, 40 (2003), pp. 57-90.
[443] polemis d. i., The Doukai. A Contribution to Byzantine Prosopography, London
1968.
[444] savvides a., Bibliographical advances in Byzantine prosopography of the Middle and
Later Periods, prima parte, Medieval Prosopography, 13 (1992), pp. 67-154
(fornisce gli estremi di tutti gli articoli prosopografici comparsi fino ad allora).
[445] seibt w., Die Skleroi. Eine prosopographisch-sigillographische Studie, Wien 1976.
[446] settipani c., Nos anctres de lAntiquit. tudes des possibilits de liens gnalogiques
entre les familles de lAntiquit et celles du haut Moyen ge europen, Paris 1991.
[447] turner d., The origins and accession of Leo V (813-820), JB, 40 (1990), pp. 171203.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xlvi

7-07-2008

15:20

Pagina xlvi

Introduzione metodologica e bibliografica


I patrimoni e leredit.

[448] ahrweiler h., Charisticariat et autres formes dattribution de fondations pieuses aux
xe-xie sicles, ZRVI, 10 (1967), pp. 1-27, poi in 334, n. VII.
[449] beaucamp j., dagron g. (a cura di), La transmission du patrimoine. Byzance et laire
mditerranenne, Paris 1998.
[450] cheynet j.-c., Fortune et puissance des grandes familles (xe-xiiie sicle), Hommes,
II, pp. 199-213, poi in 420, n. V.
[451] gerolymatou m., Laristocratie et le commerce (ixe-xiie sicle), Symmeikta, 15
(2002), pp. 77-89.
[452] kaplan m., Les monastres et le sicle Byzance: les investissements des laques au
xie sicle, CCM, 27 (1984), pp. 73-83.
Il ruolo delle donne.
[453] beaucamp j., Les femmes et lespace public Byzance: le cas des tribunaux, DOP,
52 (1998), pp. 129-45.
[454] Femmes et pouvoirs des femmes Byzance et en Occident (vie-xie sicle), a cura di
S. Lebecq, A. Dierkens, R. Le Jan, J.-M. Sansterre, convegno del 28-30 marzo
1996, Bruxelles - Villeneuve-dAscq, Lille 1999. In particolare, i contributi di J.
Beaucamp (Incapacit fminine et rle des femmes Byzance, pp. 23-36) e M. Kaplan (Laristocrate byzantine et sa fortune, pp. 205-26).
[455] laiou a. e., Observations on the life and ideology of Byzantine women, ByzF, 9
(1985), pp. 59-102.
Le clientele.
[456] macrides r., The Byzantine godfather, BMGS, 11 (1987), pp. 139-62, poi in 298,
n. I.
[457] nesbitt j., wiita j., A confraternity of the Comnenian Era, BZ, 68 (1975), pp. 360384.
[458] neville e., Authority in Byzantine Provincial Society, 950-1100, Cambridge 2004.
[459] oikonomides n., The donation of castles in the last quarter of the eleventh century,
Polychronion. Festschrift Franz Dlger, n. 1012, pp. 413-17, poi in 337, n.
XIV.
[460] ostrogorsky g., Pour lhistoire de la fodalit byzantine, Bruxelles 1954.
Le rivolte.
[461] cheynet j.-c., Pouvoir et contestations Byzance (963-1210), BS, 9 (1990).
[462] cresci l. r., Appunti per una tipologia del tyrannos, Byz., 60 (1990), pp. 90129.
[463] hill b., Actions speak louder than Words. Anna Komnenes attempted Usurpation,
in 181, pp. 45-62.
I movimenti separatisti.
[464] cheynet j.-c., Philadelphie, un quart de sicle de dissidence, 1182-1206, in Philadelphie et autres tudes, BS, 5 (1984), pp. 39-54, poi in 420, n. IX.
[465] malingoudis p., Die Nachrichten des Nicetas Choniates ber die Entstehung des
Zweiten Bulgarischen Staates, Byzantina, 10 (1980), pp. 51-147.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xlvii

Introduzione metodologica e bibliografica

xlvii

[466] prinzig g., Demetrios-Kirche und Aseniden-Aufstand. Zur chronologischen Przisierung der Frhphase des Aseniden-Aufstandes, ZRVI, 38 (1999-2000), pp. 257-65.

ix. la popolazione
[467] allen p., The Justinianic Plague, Byz., 49 (1979), pp. 5-20.
[468] avramea a., Le Ploponnse du ive au viiie sicle, changements et persistances, BS,
15 (1997).
[469] LArmnie et Byzance. Histoire et culture, BS, 12 (1996).
[470] beevliev v., Die protobulgarische Periode der bulgarischen Geschichte, Amsterdam 1981.
[471] biraben j.-n., La peste du vie sicle dans lEmpire byzantin, in Hommes, I, pp. 121125.
[472] bouras c., City and village. Urban design and architecture, JB, 31 (1981), pp.
611-53.
[473] brousselle i., Lintgration des Armniens dans laristocratie byzantine au ixe sicle, in 469, pp. 43-54.
[474] brunet f., Sur lhellnisation des toponymes slaves en Macdoine byzantine, TM,
9 (1985), pp. 235-65.
[475] charanis p., Studies on the Demography of the Byzantine Empire (VR), London
1972.
[476] charanis p., On the demography of Medieval Greece. A problem solved, Balkan
Studies, 20 (1979), pp. 193-218 (sul grado di slavizzazione della Grecia e sulla
Cronaca di Monemvasia).
[477] cheynet j.-c., Lapport arabe laristocratie byzantine, BSl., 56 (1995), pp. 137146.
[478] dagron g., Minorits ethniques et religieuses dans lOrient byzantin la fin du xe et
au xie sicle: limmigration syrienne, TM, 6 (1976), pp. 177-216; id., La romanit
chrtienne en Orient. Hritages et mutations (VR), London 1984, n. X.
[479] dagron g., Entre village et cit: la bourgade rurale des ive-viie sicles en Orient,
Koinnia, 3 (1979), pp. 29-52.
[480] ditten h., Ethnische Verchiebungen zwischen des Balkanhalbinsel und Kleinasien
vom Ende des 6. bis zur zweiten Hlfte des 9. Jahrhunderts, BBA, 59 (1993).
[481] ducellier a., LAlbanie entre Byzance et Venise, xe-xve sicle (VR), London 1987.
[482] durliat j., La peste du vie sicle, in Hommes, I, pp. 107-19.
[483] dvoichenko-markov d., The Vlachs. The Latin speaking Population of Eastern Europe, Byz., 54 (1984), pp. 508-26.
[484] foss c., Ephesus after Antiquity. A late Antique, Byzantine and Turkish City, Cambridge 1979.
[485] garsoan n., Armenia between Byzantium and the Sasanians (VR), London 1985.
[486] geyer b., dalongeville r., lefort j., Les niveaux du lac de Nice au Moyen ge,
Castrum, 7 (2001), pp. 77-93, poi in 493, n. XVII.
[487] geyer b., ko y., lefort j., chataigner ch., Les villages et loccupation du sol au
dbut de lpoque moderne, in 1021, pp. 411-30.
[488] harvey a., Economic expansion in the Byzantine empire, 900-1200, Cambridge
1989.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

xlviii

7-07-2008

15:20

Pagina xlviii

Introduzione metodologica e bibliografica

[489] Hommes et richesses dans lEmpire byzantin, seminario tenuto allEPHE, I. iveviie sicle, Paris 1989; II. viiie-xve sicle, Paris 1991.
[490] koutava-delevoria v., Ho geographikos kosmos Konstantinou tou Porphyrogennetou, 2 voll., Athena 1993.
[491] laiou-thomadakis a. e., Peasant Society in the Late Byzantine Empire. A Social
and Demographic Study, Princeton 1977.
[492] laiou a. e., Ltranger de passage et ltranger privilgi Byzance, xie-xiie sicles,
in l. mayali (a cura di), Identit et droit de lautre, Berkeley 1994, pp. 69-88.
[493] lefort j., Socit rurale et histoire du paysage Byzance, Paris 2006.
[494] lefort j., Radolibos: population et paysage, TM, 9 (1985), pp. 195-234, poi in
493, n. VI.
[495] lefort j., Population et peuplement en Macdoine orientale, ixe-xve sicle, in Hommes, II, pp. 63-82, poi in 493, n. IX.
[496] lefort j., martin j.-m., Lorganisation de lespace rural. Macdoine et Italie du Sud
(xe-xiiie sicle), in Hommes, II, pp. 11-26, poi in 493, n. VIII.
[497] lefort j., Toponymie et anthroponymie: le contact entre Grecs et Slaves en Macdoine, Castrum, 4 (1992), pp. 161-71, poi in 493, n. XI.
[498] lefort j., Rural economy and social relations in the countryside, DOP, 47 (1993),
pp. 101-13, poi in 493, n. XII.
[499] lefort j., Les villages de Macdoine orientale au Moyen ge, in 549, pp. 289-99;
poi in 493, n. XX.
[500] lemerle p., Lhistoire des Pauliciens dAsie Mineure daprs les sources grecques,
TM, 5 (1973), pp. 1-144, poi in 493, n. IV.
[501] lemerle p., Essais sur le monde byzantin (VR), London 1980.
[502] lemerle p., Les plus anciens recueils des miracles de saint Dmtrius et la pntration des Slaves dans les Balkans, II. Commentaire, Paris 1981.
[503] martin j.-m., Une origine calabraise pour la Greca salentine?, RSBN, n.s., 22-23
(1985-86), pp. 51-63.
[504] mcevedy c., jones r., Atlas of World Population History, Harmondsworth 1978.
[505] moravcsik g., Byzantinoturcica, 2 voll., Berlin 1958, Leiden 1983.
[506] morrisson c., Monnaie et finances dans lEmpire byzantin, xe-xive sicle, in Hommes, II, pp. 291-315, poi in 661, n. IV.
[507] nasturel p., Les Valaques balcaniques aux xe-xiiie sicles, ByzF, 7 (1979), pp. 89112.
[508] obolensky d., The Bogomils, Cambridge 1948.
[509] patlagean ., Pauvret conomique et pauvret sociale Byzance, ive-viie sicles,
Paris - La Haye 1977.
[510] patlagean ., Structure sociale, famille, chrtient Byzance, ive-xie sicle (VR),
London 1981.
[511] pohl d., Die Awaren, Mnchen 1988.
[512] pritsak o., Die bulgarische Frtenliste und die Sprache der Protobulgaren, Wiesbaden 1955.
[513] pritsak o., The Pecenegs. A Case of Social and Economic Transformation, Lisse
1976.
[514] russel j. c., Ancient and Medieval Population, Philadelphia 1958.
[515] russel j. c., Recent advances in medieval demography, Speculum, 40 (1965),
pp. 84-101.
[516] savvides a., Oi Komanoi (Koumanoi) kai to Byzantio, 11o-13o ai. m. Ch., Byzantina, 13 (1985), pp. 937-55.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina xlix

Introduzione metodologica e bibliografica

xlix

[517] spieser j.-m., Lvolution de la ville byzantine de lpoque palochrtienne liconoclasme, in Hommes, I, pp. 97-106.
[518] starr j., The Jews in the Byzantine Empire, Athens 1939.
[519] stathakopoulos d., Famine and Pestilence in the Late Roman and Early Byzantine Empire. A Systematic Survey of Subsistence Crises and Epidemics, Aldershot 2004.
[520] svoronos n. g., tudes sur lorganisation intrieure, la socit et lconomie de lEmpire byzantin (VR), London 1973.
[521] treadgold w., The Byzantine State Finances in the Eight and Ninth Centuries, New
York 1982.
[522] vasmer m., Die Slaven in Griechenland (1941), Leipzig 19772.
[523] vryonis s., Byzantium. Its Internal History and Relations with the Muslim World
(VR), London 1971.

x. economia e societ rurale


Fonti.
[524] Beitrge zur Geschichte der byzantinischen Finanzverwaltung besonders des 10. und
11. Jahrhunderts, a cura di F. Dlger, Leipzig-Berlin 1927, rist. 1960 (comprende il Trattato fiscale).
[525] Eggrapha Patmou 2. Demosion leitourgon, a cura di M. Nystazopoulou-Pelekidou,
Athena 1980.
[526] Geoponica sive Cassiani Bassi scholastici De re rustica eclogae, a cura di H.-G. Beck,
Leipzig 1895, rist. Stuttgart 1994.
[527] michel psellos, Peri georgikon, in j. f. boissonade (a cura di), Anecdota graeca,
5 voll., vol. I, Paris 1829, rist. Hildesheim 1962, pp. 242-47.
[528] Ptochoprodromos, a cura di H. Eideneier, Kln 1991.
[529] Vizantijskij zemledelceskij zakon, a cura di I. Medvedev, Leningrad 1984 (si tratta della Legge agraria).
Letteratura secondaria.
[530] bartusis m., Exaleimma. Escheat in Byzantium, DOP, 40 (1986), pp. 55-81.
[531] bellier p. e altri, Paysages de Macdoine, leurs caractres, leur volution travers
les documents et les rcits des voyageurs, Paris 1986.
[532] bouras c., Houses in Byzantium, Deltion Ellenikes Mikrobiologikes Etaireias,
11 (1982-83), pp. 1-26.
[533] bryer a., The means of agricultural production. Muscle and tools, in EHB, I, pp.
101-13.
[534] dunn a. w., The exploitation and control of woodland and scrubland in the Byzantine world, BMGS, 16 (1992), pp. 235-98.
[535] ellys s., La casa, in La civilt bizantina, oggetti e messaggio, a cura di A. Guillou,
Roma 1993, pp. 167-226.
[536] geyer b., Aridit et socits du Proche-Orient ancien, problmatique go-archologique, Lyon 1999.
[537] geyer b., Physical factors in the evolution of the landscape and land use, in EHB,
I, pp. 31-45.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina l

Introduzione metodologica e bibliografica

[538] geyer b., lefort j., Lvolution de loccupation du sol et du paysage, in 1021, pp.
535-45.
[539] giros ch., Remarques sur larchitecture monastique en Macdoine orientale, BCH,
116 (1992), pp. 409-43.
[540] guillou a., La soie du catpanat dItalie, TM, 6 (1976), pp. 69-84.
[541] gyoni m., La transhumance des Vlaques balkaniques au Moyen ge, BSl., 12 (1951),
pp. 29-42.
[542] harvey a., Risk aversion in the eleventh century peasant economy, in 1053, pp. 7382.
[543] jacoby d., Silk in Western Byzantium before the Fourth Crusade, BZ, 1991-92, pp.
452-500, poi in 608, n. VII.
[544] jard a., Les crales dans lAntiquit grecque (1925), Paris 1979.
[545] kaplan m., Les hommes et la terre Byzance du vie au xie sicle, BS, 10 (1992).
[546] kazhdan a. p., Two notes on Byzantine demography of the eleventh and twelfth centuries, ByzF, 8 (1982), pp. 115-22.
[547] koder j., Gemse in Byzanz: die Versorgung Konstantinopels mit Frischgemse im
Lichte der Geoponika, Wien 1993.
[548] laiou a. e. (a cura di), The Economic History of Byzantium. From the Seventh
through the Fifteenth Century, 3 voll., Washington DC 2002 (fondamentale).
[549] lefort j., morrisson c., sodini j.-p. (a cura di), Les villages dans lEmpire byzantin, ive-xve sicle, Paris 2005.
[550] lefort j., Une exploitation de taille moyenne au xiiie sicle en Chalcidique, in b.
kremmydas e altri (a cura di), Aphierma ston Niko Svorno, Rethymno 1986,
vol. I, pp. 362-72.
[551] lefort j., Une grande fortune foncire aux xe-xiiie s.: les biens du monastre dIviron, in Structures fodales et fodalisme dans lOccident mditerranen (xe- xiiie sicles): bilan et perspectives de recherches, Roma 1980, pp. 727-42.
[552] lefort j., The rural economy, seventh-twelfth centuries, in EHB, I, pp. 231310.
[553] lemerle p., The Agrarian History of Byzantium from the Origines to the Twelfth
Century. The sources and Problems, Galway 1979.
[554] oikonomides n., He Peira peri paroikon, in b. kremmydas e altri (a cura di),
Aphierma ston Niko Svorno, Rethymno 1986, vol. I, pp. 236-41.
[555] oikonomides n., Das Verfalland im 10.-11. Jahrhundert. Verkauf und Besteurung,
FM, VII (1986), pp. 161-68, poi in 338, n. V.
[556] oikonomides n., Terres du fisc et revenu de la terre aux xe-xie sicles, in Hommes,
II, pp. 321-37, poi in 635, n. XI.
[557] papangelos i., Ampelos kai oinos sten mesaionike Chalkidike, in Historia tou hellenikou krasiou, Athena 1992, pp. 219-55.
[558] ruas m.-p., Les plantes exploites en France au Moyen ge daprs les semences archologiques, in Plantes et cultures nouvelles, Auch 1992, pp. 9-35.
[559] lefort j., Anthroponymie et socit villageoise (xe-xive sicle), seminario tenuto allEPHE, in Hommes, II, pp. 225-38.
[560] smyrlis k., La fortune des grands monastres byzantins (fin du xe-milieu du xive sicle), TM, Monogr., n. 21, Paris 2006.
[561] svoronos n. g., Sur quelques formes de la vie rurale Byzance, petite et grande exploitation, AnnalesESC, 11 (1956), pp. 325-55, poi in 520, n. II.
[562] teall j. l., The grain supply of the Byzantine Empire, 330-1025, DOP, 13 (1959),
pp. 89-139.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina li

Introduzione metodologica e bibliografica

li

[563] teall j. l., Byzantine agricultural tradition, DOP, 25 (1971), pp. 35-59.
[564] thomas j. ph., Private Religious Foundations in the Byzantine Empire, Washington DC 1987.
[565] toubert p., Les structures du Latium mdival. Le Latium mridional et la Sabine
du ixe sicle la fin du xiie sicle, Roma 1973.
[566] weiss g., Die Entscheidung des Kosmas Magistros ber das Parkenrecht, Byz., 48
(1978), pp. 477-500.

xi. costantinopoli e leconomia urbana


costantinopoli.
Fonti.
[567] Numerosi typika dei monasteri di Costantinopoli sono editi e tradotti in gautier
p., Le typikon du Christ Sauveur Pantocrator, REB, 32 (1974), pp. 1-145; id., La
Diataxis de Michel Attaliate, REB, 39 (1981), pp. 5-143; id., Le typikon de
la Thotokos vergtis, REB, 40 (1982), pp. 5-101; id., Le typikon de la Thotokos Kcharitmn, REB, 43 (1985), pp. 5-165.
[568] ciggaar k. n., Byzance et lAngleterre: tudes sur trois sources de la topographie et
de lhistoire de Constantinople aux xie et xiie sicles, Leiden 1976.
[569] Constantinople in the Early Eighth Century. The Parastaseis syntomoi chronikai, a
cura di Av. Cameron e J. Herrin, in collaborazione con Al. Cameron, R. Cormack e C. Rouch, Leiden 1984.
Letteratura secondaria.
Opere generali.
[570] magdalino p., Constantinople mdivale. tudes sur lvolution des structures urbaines, TM, Monogr., n. 9, Paris 1996.
[571] mango c., Le dveloppement urbain de Constantinople (ive-viie sicles), TM, Monogr., n. 2, Paris 19902.
[572] dagron g., Constantinople imaginaire: tudes sur le recueil des Patria, Paris 1984.
[573] guilland r., tudes de topographie de Constantinople byzantine, Amsterdam 1969
(invecchiato, ma non ancora sostituito).
[574] janin r., Constantinople byzantine (AOC 4A), Paris 19642.
[575] janin r., La gographie ecclsiastique de lEmpire byzantin, parte prima: Le sige
de Constantinople et le patriarcat cumnique; III. Les glises et les monastres, Paris 19692.
[576] mango c., dagron g., Constantinople and its Hinterland, XXVII Spring Symposium of Byzantine Studies, Oxford, aprile 1993, London 1995.
[577] mango c., Studies on Constantinople (VR), Aldershot 1993.
[578] necipo_lu n. (a cura di), Byzantine Constantinople. Monuments, Topography and
Everyday Life, Leiden-Boston-Kln 2001.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lii

7-07-2008

15:20

Pagina lii

Introduzione metodologica e bibliografica


lo sviluppo urbano.
La popolazione.

[579] jacoby d., The Jews of Constantinople and their Demographic Hinterland, in 576,
pp. 221-32; poi in mango c., dagron g., Byzantium, Latin Romania and the Mediterranean (VR), Aldershot 2001, n. IV.
[580] jacoby d., The Venetian quarter of Constantinople from 1082 to 1261. Topographical considerations, in c. sode, s. takcs (a cura di), Novum Millennium. Studies
on Byzantine History and Culture Dedicated to Paul Speck, Aldershot 2001, pp.
153-70; poi in id., Commercial Exchange Across the Mediterranean. Byzantium, the
Crusader Levant, Egypt and Italy (VR), Aldershot 2005, n. III.
[581] reinert s. w., The Muslim presence in Constantinople, 9th-15th Centuries. Some Preliminary Observations, in 436, pp. 125-50.
Lorganizzazione dello spazio e il paesaggio urbano.
[582] berger a., Streets and public spaces in Constantinople, DOP, 54 (2000), pp. 161172.
[583] madden t. f., The fires of the Fourth Crusade in Constantinople, 1203-1204. A damage assessment, BZ, 84-85 (1991-92), pp. 72-93.
[584] magdalino p., Medieval Constantinople. Built environment and urban development,
in EHB, II, pp. 529-38.
[585] maguire h., Gardens and parks in Constantinople, DOP, 54 (2000), pp. 251-64.
[586] ousterhout r., Building medieval Constantinople, Patristic Medieval and Renaissance Conference, 19-20 (1994-96), pp. 35-67.
[587] mundell-mango m., The Porticoed Street at Constantinople, in 578, pp. 29-51.
La citt capitale.
[588] ahrweiler h., Fonctionnaires et bureaux maritimes Byzance, REB, 19 (1961),
pp. 239-62, poi in 334, n. II.
[589] berger a., Imperial and ecclesiastical processions in Constantinople, in 578, pp. 7387.
[590] haldon j. f., Strategies of defence, problems of security. The garrisons of Constantinople in the middle Byzantine period, in 576, pp. 143-55.
[591] wolska-conus w., Les termes nom et paidodiskalos nomikos du Livre de
lparque, TM, 8 (1981), pp. 531-41.
I palazzi.
[592] bardill j., The Palace of Lausus and nearby monuments in Constantinople. A topographical study, American Journal of Archaeology, 101 (1997), pp. 67-95.
[593] littlewood a., Gardens of the Palace, in 236, pp. 13-38.
[594] magdalino p., Manuel Komnenos and the Great Palace, in 193, n. V.
[595] mango c., The Brazen House, Copenhagen 1959.
[596] miranda s., tude de topographie du Palais Sacr de Byzance: avec un essai de reconstitution de lensemble de ses difices au xe sicle, s.l. 1976.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina liii

Introduzione metodologica e bibliografica

liii

La citt santa.
[597] angold m., The Imperial Administration and the Patriarchal Clergy in Twelfth Century, ByzF, 19 (1993), pp. 17-24.
[598] dagron g., Constantinople. Les sanctuaires et lorganisation de la vie religieuse, Atti dellXI Congresso internazionale di Archeologia cristiana, Roma 1989, pp.
1069-1085.
[599] grumel v., Le miracle habituel de Notre-Dame des Blachernes Constantinople,
chos dOrient, 30 (1931), pp. 129-46.
[600] magdalino p., Lglise du Phare et les reliques de la Passion Constantinople
(viie/viiie-xiiie sicles), in 699, pp. 15-30.
[601] mango c., Hagia Sophia. A Vision for Empires, fotografie di Ahmet Ertug, Istanbul 1997.
[602] nelson r. s., Hagia Sophia, 1850-1950. Holy Wisdom Modern Monument, Chicago-London 2004.
[603] riant comte p., Exuviae sacrae Constantinopolitanae (1877-78), 2 voll., rist. Paris 2004, prefazione di J. Durand.
Leconomia.
[604] balard m., Amalfi et Byzance (xe-xiie sicles), TM, 6 (1976), pp. 85-95.
[605] dagron g., The urban economy, seventh-twelfth centuries, in EHB, II, pp. 393461.
[606] henning j., Slavery or freedom? The causes of Early Medieval Europes economic
advancement, Early Medieval Europe, XII (2003), pp. 269-77.
[607] hodges r., whitehouse d., Mahomet, Charlemagne et les origines de lEurope, Paris 1996.
[608] jacoby d., Trade, Commodities and Shipping in the Medieval Mediterranean (VR),
Aldershot 1997.
[609] jacoby d., Italian privileges and trade in Byzantium before the Fourth Crusade. A reconsideration, Annuario de estudios mdievales, 24 (1994), pp. 349-68, poi in
608, n. II.
[610] kaplan m., Du cocon au vtement de soie: concurrence et concentration dans lartisanat de la soie Constantinople aux xe-xie sicles, in 148, pp. 313-27.
[611] laiou a. e., Byzantine trade with Christians and Muslims and the Crusades, in 185,
pp. 157-96.
[612] laiou a. e., Exchange and trade, seventh-twelfth centuries, in EHB, II, pp. 697-759.
[613] lilie r.-j., Handel und Politik zwischen dem byzantinischen Reich und den italianischen Kommunen Venedig, Pisa und Genua in der Epoche der Komnenen und der
Angeloi, 1081-1204, Amsterdam 1984.
[614] magdalino p., The maritime neighbourhoods of Constantinople. Commercial and
residential functions, sixth to twelfth centuries, DOP, 54 (2000), pp. 209-26.
[615] morrisson c., cheynet j.-c., Prices and wages in the Byzantine World, in EHB,
II, pp. 815-78.
[616] mundell-mango m., The commercial map of Constantinople, DOP, 54 (2000), pp.
189-99.
[617] oikonomides n., Le marchand byzantin des provinces, ixe-xie s., in Mercati e mercanti nellalto medioevo: larea eurasiatica e larea mediterranea, Spoleto 1993, pp.
633-60, poi in 635, n. XII.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

liv

7-07-2008

15:20

Pagina liv

Introduzione metodologica e bibliografica

[618] oikonomides n., Quelques boutiques de Constantinople au xe s.: prix, loyers, imposition, DOP, 26 (1972), pp. 345-56, poi in 337, n. VIII.
[619] oikonomides n., The economic region of Constantinople. From directed economy
to free economy and the role of the Italians, in g. arnaldi, g. cavallo (a cura di),
Europa medievale e mondo bizantino. Contatti effettivi e possibilit di studi comparati, Roma 1997, pp. 221-38, poi in 635, n. XIII.
[620] papagianni e., Byzantine legislation on economic activity relative to social classes,
in EHB, III, pp. 1083-93.
Il rifornimento.
[621] durliat j., De la ville antique la ville mdivale. Le problme des subsistances, Roma 1990.
[622] dagron g., Poissons, pcheurs et poissonniers de Constantinople, in 576, pp. 57-73.
[623] magdalino p., The grain supply of Constantinople, 9th-12th centuries, in 576, pp. 3547.
[624] kaplan m., Le ventre de lEmpire, in a. ducellier, m. balard (a cura di), Constantinople 1054-1261, tte de la chrtient, proie des Latins, capitale grecque, Paris
1996, pp. 86-103.
La societ.
[625] berger a., Untersuchungen zu den Patria Konstantinupoleos, Poikila Byzantina,
8 (1988).
[626] dagron g., Ainsi rien nchappera la rglementation. tat, glise, corporations,
confrries: propos des inhumations Constantinople (ive-xe sicle), in Hommes, II,
pp. 155-83.
[627] kaplan m., Les artisans dans la socit byzantine aux viie-xie sicles, in 578, pp. 245260.
[628] kpstein h., Zur Sklaverei im ausgehenden Byzanz. Philologisch-historische Untersuchung, BBA, 34 (1966).
[629] laiou a. e., Women in the Market Place of Constantinople (10th-14th centuries), in
578, pp. 261-73.
[630] lemerle p., Roga et rente dtat aux xe-xie sicles, REB, 25 (1967), pp. 77-100,
poi in id., Le monde de Byzance: histoire et institutions (VR), London 1978, n. XV.
[631] lemerle p., Cinq tudes sur le xie sicle byzantin, Le Monde byzantin, Paris
1977.
[632] magdalino p., Church, bath and diakonia in Medieval Constantinople, in 305, pp.
165-88.
[633] magdalino p., The Byzantine Aristocratic Oikos, in 417, pp. 92-111; poi in 193,
n. II.
[634] miller t. s., The Birth of the Hospital in the Byzantine Empire, Baltimore 1985.
[635] oikonomides n., Social and Economic Life in Byzantium, a cura di El. Zachariadou, Aldershot 2004.
[636] oikonomides n., St. Georges of Mangana, Maria Skleraina and the Malyj Sion of
Novgorod, DOP, 34-35 (1980-81), pp. 239-246; poi in 338, n. XVI.
[637] rotman y., Les esclaves et lesclavage. De la Mditerrane antique la Mditerrane
mdivale, vie-xie sicle, Paris 2004.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lv

Introduzione metodologica e bibliografica

lv

xii. finanze e monete


[638] album st., goodwin t., Sylloge of Islamic coins in the Ashmolean, I. The PreReform Coinage of the Early Islamic Period, Oxford 2002.
[639] arslan e. a., morrisson c., Monete e moneta a Roma nellalto Medioevo, in Roma fra Oriente e Occidente, Settimane CISAM 49, Spoleto 2002, pp. 1255-1301.
[640] brandes w., Finanzverwaltung in Krisenzeiten, Untersuchungen zur byzantinischen
Verwaltungsgeschichte zwischen dem 6. und 9. Jahrhundert, Frankfurt 2002 (rec.
di J. Haldon, BZ, 96 [2003], pp. 717-28).
[641] brandes w., haldon j., Towns, tax and transformation. State, cities and their Hinterlands in the East Roman World, Hea. 500-800, in g. p. brogiolo, n. gauthier,
n. christie (a cura di), Towns and their Territories between Late Antiquity and the
Early Middle Ages, Leiden-Boston-Kln 2000, pp. 141-72.
[642] cipolla c. m., Moneta e civilt mediterranea, Venezia 1957.
[643] dunn a. w., The Kommerkiarios, the Apotheke, the Dromos, the Vardarios
and The West, BMGS, 17 (1993), pp. 3-24.
[644] foss c., Arab-Byzantine Coins. An Introduction with a Catalogue of the Dumbarton Oaks Collection (di prossima pubblicazione).
[645] garaffo s., Gli scavi di Gortina e i problemi della circolazione monetaria a Creta
nella seconda Dark Age (668-824 ca.), in g. gorini (a cura di), Ritrovamenti monetali nel mondo antico: problemi e metodi, Padova 2002, pp. 223-33.
[646] gordus a. a., metcalf d. m., The Alloy of the Miliaresion, Hamburger Beitrge zur Numismatik, 24/26 (1972 [1977]), pp. 9-36.
[647] grierson ph., blackburn m., Medieval European Coinage, I. The Early Middle
Ages, Cambridge 1986 (essenziale opera di riferimento sulle monetazioni dellOccidente medievale fino ai Carolingi e i loro rapporti con il sistema bizantino).
[648] grierson ph., travaini l., Medieval European Coinage, XIV. South Italy, Cambridge 1998 (essenziale opera di riferimento sulle monetazioni della Sicilia e dellItalia meridionale dal x al xv secolo, spesso notevolmente influenzate da Bisanzio).
[649] heidemann s., Die Renaissance der Stdte in Nordsyrien und Nordmesopotamien.
Stdtische Entwicklung und wirtschafliche Bedingungen in ar-Raqqa und Harrn von
der Zeit der beduinischen Vorherrschaft bis zu den Seldschuken, Leiden 2002.
[650] hendy m. f., Coinage and Money in the Byzantine Empire (1081-1261), Washington 1969 (studio pionieristico e fondamentale della monetazione del xii-xiii secolo, non sostituito del tutto dal vol. IV del DOC).
[651] hendy m. f., Studies in the Byzantine Monetary Economy, ca 300 - ca 1450, Cambridge 1985 (fondamentale; rec. di C. Morrisson in RN, 1987, pp. 245-56).
[652] hendy m. f., The Economy, Fiscal Administration and Coinage of Byzantium,
Northampton (VR) 1989 (rec. in RN, 1991, pp. 307-10).
[653] kaplan m., Quelques remarques sur la vie rurale Byzance au ixe sicle daprs la
correspondance dIgnace le diacre, in 131, pp. 365-76.
[654] kaplanis c., The Debasement of the Dollar of the Middle Ages, The Journal of
Economic History, 63/3 (2003), pp. 768-98.
[655] lopez r. s., The Dollar of the Middle Ages, The Journal of Economic History,
11 (1951), pp. 209-34, poi in id., Byzantium and the World around it. Economic
and Institutional Relations (VR), London 1978, n. VII.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lvi

7-07-2008

15:20

Pagina lvi

Introduzione metodologica e bibliografica

[656] metcalf d. m., The currency of Byzantine coins in Syrmia and Slavonia, Hamburger Beitrge zur Numismatik, 4 (1960), pp. 429-44.
[657] metcalf d. m., How extensive was the use of folles during the years 775-820?, Byz.,
37 (1967), pp. 270-310.
[658] metcalf d. m., Coinage in South-Eastern Europe 820-1396, London 1979.
[659] morrisson c. e altri, Lor monnay, I. Purification et altrations. De Rome Byzance, Paris 1985 (analisi e commento storico).
[660] morrisson c., Byzantine coinage. Production and circulation, in EHB, III, pp. 901958 (sintesi).
[661] morrisson c., Monnaie et finances Byzance: analyses, techniques (VR), Aldershot
1994.
[662] morrisson c., La dvaluation de la monnaie byzantine au xie sicle: essai dinterprtation, TM, 6 (1976), pp. 3-47, poi in 661, n. IX.
[663] morrisson c., La Logarik: rforme montaire et rforme fiscale sous Alexis Ier
Comnne, TM, 7 (1979), pp. 419-64, poi in 661, n. VI.
[664] morrisson c., La Sicile byzantine: une lueur dans les sicles obscurs, Numismatica e Antichit Classiche - Quaderni Ticinesi, 27 (1998), pp. 307-34.
[665] morrisson c., Survivance de lconomie montaire Byzance (viie-ixe s.), in 131,
pp. 377-97.
[666] morrisson c., barrandon j.-n., La trouvaille de monnaies dargent byzantines de
Rome (viie-viiie sicles): analyses et chronologie, RN, 6 serie, 30 (1988), pp. 149165.
[667] morrisson c., barrandon j.-n., poirier j., Nouvelles recherches sur lhistoire montaire byzantine: volution compare de la monnaie dor Constantinople et dans les
provinces dAfrique et de Sicile, JB, 33 (1983), pp. 267-85.
[668] oberlnder-trnoveanu e., Les changes dans le monde rural byzantin de lest des
Balkans (vie-xie sicle), in 549, pp. 381-401.
[669] penna v., Life in Byzantine Peloponnese. The numismatic evidence (8th-12th century),
in Mneme Martin Jessop Price, Athens 1996, pp. 265-88.
[670] pitarakis b., Mines anatoliennes exploites par les Byzantins: recherches rcentes,
RN, 153 (1998), pp. 141-85.
[671] rovelli a., Emissione e uso della moneta: le testimonianze scritte e archeologiche,
in Roma nellalto Medioevo, Settimane CISAM 48, Spoleto 2001, pp. 821-52.
[672] vryonis s., The Question of the Byzantine Mines, Speculum, 37/1 (1962), pp.
1-17, poi in 523, n. VI.

xiii. limpatto della vita religiosa sulla societ


Fonti.
[673] darrouzs j., Tomos indit de 1180 contre Mahomet, REB, 30 (1972), pp. 187197.
[674] gautier p., Rquisitoire de Jean lOxite, REB, 33 (1975), pp. 5-76.
[675] jean damascne, Le visage de linvisible (orazioni sulle immagini), a cura di A.L. Darras-Worms, Paris 1994. Vedi anche giovanni damasceno, Difesa delle immagini sacre, a cura di V. Fazzo, Roma 1982.
[676] Les sources grecques pour lhistoire des Pauliciens dAsie Mineure, a cura di C.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lvii

Introduzione metodologica e bibliografica

[677]
[678]
[679]

[680]
[681]
[682]

lvii

Astruc, W. Conus-Wolska, J. Gouillard, P. Lemerle, D. Papachryssanthou, J.


Paramelle, TM, 4 (1970), pp. 1-227.
nicphore le patriarche, Discours contre les iconoclastes, a cura di M.-J. Mondzain-Baudinet, Paris 1989.
sophrone de jrusalem, Ftes chrtiennes Jrusalem (omelie), a cura di J. de La
Ferrire, Paris 1999. Vedi anche sofronio di gerusalemme, Le omelie, a cura
di A. Gallico, Roma 1991.
symon le nouveau thologien, Catchses, a cura di B. Krivochine, trad. di
J. Paramelle (SC, 96, 104, 113), Paris 1963-65 (vedi anche simeone il nuovo
teologo, Catechesi, a cura di U. Neri, Roma 1995); Traits thologiques et thiques, a cura di J. Darrouzs (SC, 113-22), Paris 1966-67; Hymnes, 41-58, a cura
di J. Koder, trad. di L. Neyrand e J. Paramelle (SC, 156, 174, 196), Paris 19691973; Chapitres thologiques, gnostiques et pratiques, a cura di J. Darrouzs e L.
Neyrand (SC, 51 bis), Paris 1996.
Synaxarium ecclesiae Constantinopolitanae e codice Sirmondiano nunc Berolinensi
adiectis synaxariis selectis opera et studio, a cura di H. Delehaye, Bruxelles 1902.
thodore stoudite, Les grandes catchses (Livre I); les pigrammes (I-XXIX;
prcd dune tude par Julien Leroy sur le monachisme stoudite), a cura di Fl. De
Montleau, Abbaye de Bellefontaine 2002.
thodore stoudite, Petites catchses, a cura di A.-M. Mohr, Paris 1993.
Letteratura secondaria.

[683] abrahamse d., Ritual of death in the Middle Byzantine Period, Greek Orthodox
Theological Review, 29 (1984), pp. 125-34.
[684] alexander p., The Iconoclastic Council of St Sophia (815) and its definition (Horos), DOP, 7 (1953), pp. 35-66.
[685] anastos v., The ethical theory of images formulated by the Iconoclasts in 754 and
815, DOP, 8 (1954), pp. 151-60, poi in id., Studies in Byzantine Intellectual History (VR), London 1979, n. XI.
[686] angold m., Monastic Satire and the Evergetine Tradition, in 747, pp. 86-102.
[687] ankori z., Karaites in Byzantium. The formative years 970-1100, New York - Jerusalem, 1959.
[688] arranz m., Les prires pnitentielles de la tradition byzantine. Les sacrements de la
restauration de lancien euchologe constantinopolitain, OCP, 57 (1991), pp. 30929; 58 (1992), pp. 23-82.
[689] arranz m., Les sacrements de lancien euchologe constantinopolitain, III/2. Admission des enfants des familles chrtiennes (premier catchumnat), OCP, 49 (1983),
pp. 284-302; Les sacrements de lancien euchologe constantinopolitain, IV/3. Prparation au baptme, OCP, 50 (1984), pp. 43-64; Les sacrements de lancien euchologe constantinopolitain, VIII/4. Lillumination de la nuit de Pques, OCP,
53 (1987), pp. 59-106.
[690] aug i., Convaincre ou contraindre: la politique religieuse des Comnnes lgard
des Armniens et de Syriaques jacobites, REB, 60 (2002), pp. 133-50.
[691] auzpy m.-f., LHagiographie et lIconoclasme byzantin. Le cas de la Vie dtienne le Jeune, Aldershot 1999.
[692] auzpy m.-f., La place des moines Nice II (787), Byz., 58 (1988), pp. 5-21.
[693] auzpy m.-f., De la Palestine Constantinople (viie-ixe s.). tienne le Sabate et Jean
Damascne, TM, 12 (1994), pp. 183-218.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lviii

7-07-2008

15:20

Pagina lviii

Introduzione metodologica e bibliografica

[694] auzpy m.-f., Les enjeux de liconoclasme, Settimane CISAM 51, Spoleto 2004,
pp. 127-69.
[695] baldovin j. f., The Urban Character of Christian Worship. The Origins, Development and Meaning of Stational Liturgy, Roma 1987; molto ricca anche la raccolta
di articoli in id., Worship. City, Church and Renewal, Washington 1991.
[696] brouard p. (a cura di), Eucharistia, Paris 2002 (in particolare i contributi di b.
caseau, LEucharistie au centre de la vie religieuse des communauts chrtiennes (fin
ive s. - xe s.), pp. 125-43, e di m.-h. congourdeau, Leucharistie Byzance du xie
au xve s., pp. 145-66).
[697] brown p., A Dark Age Crisis. Aspects of the Iconoclastic Controversy, English Historical Review, 88 (1973), pp. 1-34, poi in id., Society and the Holy in Late Antiquity, London 1982, pp. 251-301.
[698] bryer a., cunningham m. (a cura di), Mount Athos and Byzantine Monasticism,
XXVIII Spring Symposium of Byzantine Studies, Birmingham, marzo 1994, Aldershot 1996.
[699] Byzance et les reliques du Christ, a cura di J. Durand, B. Flusin, TM, Monogr., n.
17, Paris 2004.
[700] chupungco a. j. (a cura di), Handbook for Liturgical Studies, III. The Eucharist,
Collegeville Minn. 1999.
[701] clucas l., The Trial of John Italos and the Crisis of Intellectual Values in the Eleventh Century, Mnchen 1981.
[702] congourdeau m.-h., Symon Mtaphraste, DS, XIV, pp. 1383-87, e Thodore
Stoudite, DS, XV, pp. 401-14.
[703] congourdeau m.-h., Il monachesimo a Costantinopoli al tempo di Simeone il Nuovo Teologo, in s. chiala, l. cremaschi (a cura di), Simeone il Nuovo Teologo e il
monachesimo a Costantinopoli, Atti del X Convegno ecumenico internazionale di
spiritualit ortodossa - Sezione bizantina, Bose, 15-17 settembre 2002, Bose
2003, pp. 25-44.
[704] dagron g., La romanit chrtienne en Orient. Hritages et mutations (VR), London
1984.
[705] dagron g., Lhomme sans honneur ou le saint scandaleux, AnnalesESC, 4 (1990),
pp. 929-39.
[706] dagron g., Limage de culte et le portrait, in 886, pp. 121-50.
[707] de lange n., Jews and Christians in the Byzantine Empire. Problems and prospects,
in d. wood (a cura di), Christianity and Judaism, Studies in Church History, 29
(1992), pp. 215-32.
[708] delouis o., Saint-Jean-Baptiste de Stoudios Constantinople. La contribution dun
monastre lhistoire de lEmpire byzantin (v. 454-1204), tesi di laurea, Universit de Paris I, a.a. 2005.
[709] droche v., La polmique anti-judaque au vie et au viie sicle. Un mmento indit,
les Kphalaia, TM, 11 (1991), pp. 275-311.
[710] droche v., Lautorit des moines Byzance du viiie au xe s., Revue bndictine, 103, 1-2 (1993), pp. 241-54.
[711] dubowchik r., Singing with the angels. Foundation Documents as evidence for
musical life in monasteries of the Byzantine Empire, DOP, 56 (2002), pp. 277296.
[712] flusin b., Construire une nouvelle Jrusalem. Constantinople et les reliques, in m.
ali amir-moezzi, j. scheid (a cura di), LOrient dans lhistoire religieuse de lEurope. Linvention des origines, Turnhout 2000, pp. 51-70.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lix

Introduzione metodologica e bibliografica

lix
e

[713] flusin b., Les crmonies de lexaltation de la Croix Constantinople au xi sicle,


daprs le Dresdensis A 104, in 699, pp. 61-89.
[714] galatariotou c., Byzantine Ktetorika Typika, a comparative study, REB, 45
(1987), pp. 77-138.
[715] gero s., Byzantine Iconoclasm during the Reign of Leo III, with Particular Attention to the Oriental Sources, CSCO 346, Subsidia 41, Louvain 1973.
[716] gero s., The eucharist doctrine of the Byzantine iconoclasts and its sources, BZ, 68
(1975), pp. 4-22.
[717] gero s., Byzantine Iconoclasm during the Reign of Constantine V with Particular
Attention to the Oriental Sources, CSCO 384, Subsidia 52, Louvain 1977.
[718] gouillard j., Constantin Chrysomallos sous le masque de Symon le Nouveau Thologien, TM, 5 (1973), pp. 313-27, poi in 288, n. XI.
[719] gouillard j., Quatre procs de mystiques Byzance (vers 960-1143). Inspiration et
autorit, REB, 36 (1978), pp. 5-82.
[720] griffith s. h., The Beginnings of Christian Theology in Arabic (VR), Aldershot
2002.
[721] hackel s. (a cura di), The Byzantine Saint, XIV Spring Symposium of Byzantine
Studies, Birmingham 1981 (particolarmente utili i contributi di P. Magdalino,
R. Morris, . Patlagean).
[722] hanson c. l., Manuel I Comnenus and the God of Muhammad. A Study in Byzantine Ecclesiastical Policy, in j. v. tolan (a cura di), Medieval Christian Perceptions
of Islam. A Book of Essays, New York - London 1996, pp. 55-82.
[723] janeras s., Le vendredi saint dans la tradition liturgique byzantine: structure et histoire de ses offices, Roma 1988.
[724] jeanselme e., oikonomos l., La satire contre les higoumnes, Byz., 1 (1924), pp.
317-39.
[725] kalavrezou i., Byzantine Women and Their World, Cambridge Mass. 2003.
[726] kaplan m., Les moines et leurs biens fonciers Byzance du viiie au xie s., Revue
bndictine, 103, 1-2 (1993), pp. 209-23.
[727] kaplan m., Lglise byzantine des vie-xie sicles: terres et paysans, in 305, pp. 109123.
[728] karlin-hayter p., Ladieu lempereur, Byz., 61 (1991), pp. 112-55.
[729] kitzinger e., The cult of images in the Age before Iconoclasm, DOP, 8 (1954), pp.
83-50.
[730] krausmller d., The monastic communities of Stoudios and St Mamas in the second half of the 10th c., in 747, pp. 67-85.
[731] kyriakakis j., Byzantine Burial Customs. Care of the Deceased from Death to the
Prothesis, Greek Orthodox Theological Review, 19 (1974), pp. 37-72.
[732] ladner g., The concept of Image in the Greek Fathers and the Byzantine Iconoclastic Controversy, DOP, 7 (1953), pp. 1-34.
[733] laiou a. e., Mariage, amour et parent Byzance aux xie-xiiie sicles, TM, Monogr., n. 7 (1992).
[734] laiou a. e., The Church, economic thought and economic practice, in r. f. taft (a
cura di), The Christian East. Its Institutions and Its Thought. A Critical Reflexion,
Roma 1966, pp. 435-64.
[735] laiou a. e., God and Mammon. Credit, trade, profit and the Canonists, in 332, pp.
261-300.
[736] linder a., The Jews in the legal sources of the Early Middle Ages, Jerusalem 1997.
[737] luzzi a., Studi sul Sinassario di Costantinopoli, Roma 1995.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lx

7-07-2008

15:20

Pagina lx

Introduzione metodologica e bibliografica

[738] macrides r., Killing, Asylum and the Law in Byzantium, Speculum, 63 (1988),
pp. 509-38, poi in 298, n. X.
[739] magdalino p., Lorthodoxie des astrologues. La science entre le dogme et la divination Byzance (viie-xive sicle), Paris 2006.
[740] maguire h., Earth and Ocean. The Terrestrial World in Early Byzantine Art, University Park - London 1987.
[741] maguire h., Byzantine Magic, Washington DC 1995 (in particolare i contributi
di H. Maguire, A. Kazhdan, M.-T. Fgen e J. Duffy).
[742] maguire h., Rhetoric, Nature and Magic in Byzantine Art (VR), Aldershot 1998.
[743] mango c., The Conciliar Edict of 1166, DOP, 17 (1963), pp. 317-30.
[744] maraval p., Lieux saints et plerinages dOrient. Histoire et gographie. Des origines la conqute arabe, Paris 1985.
[745] mercenier f., La prire des glises de rite byzantin, Amay-sur-Meuse 1939.
[746] morris r., Monks and laymen in Byzantium 843-1118, Cambridge 1995.
[747] mullett m., kirby a. (a cura di), The Theotokos Evergetis and Eleventh-Century
Monasticism, Atti del III Belfast Byzantine International Colloquium, Belfast
1994.
[748] odorico p., agapitos p. a., Les vies des saints Byzance. Genre littraire ou biographie historiques?, Paris 2004.
[749] oikonomides n., Leo VI and the narthex mosaic of Saint Sophia, DOP, 30 (1976),
pp. 153-72, poi in 338, n. III.
[750] olster d. m., Roman Defeat, Christian Response, and the Literary Construction of
the Jew, Philadelphia 1994.
[751] papachryssanthou d., La vie monastique dans les campagnes byzantines du viiie
au xie sicle, Byz., 43 (1973), pp. 158-80.
[752] patlagean ., Christianisation et parents spirituelles: le domaine de Byzance, AnnalesESC, 33 (1978), pp. 625-36, poi in 510, n. XII.
[753] patlagean ., Byzance et le blason corporel du corps, in Du chtiment dans la cit.
Supplices corporels et peine de mort dans le monde antique, Roma 1984, pp. 405427.
[754] peeters p., Saint Romain le no-martyr ( 1er mai 780) daprs un document gorgien, AB, 30 (1911), pp. 393-427.
[755] Philocalie des Pres neptiques, 2 voll., a cura di J. Touraille, Paris 1995.
[756] pitarakis b., Les croix-reliquaires pectorales byzantines en bronze, Paris 2006.
[757] pott t., La rforme liturgique byzantine. tude du phnomne de lvolution nonspontane de la liturgie byzantine, Roma 2000.
[758] schnborn c., Licne du Christ. Fondements thologiques labors entre le premier
et le second concile de Nice, 325-787, Paris 20034.
[759] schreckenberg h., Die christlichen Adversus-Judaeos-Texte und ihr literarisches
und historisches Umfeld, I. (1-11. Jh.), Frankfurt 1982 (19902); II. (11-13. Jh.),
Frankfurt 1988.
[760] evcenko i., Hagiography of the iconoclastic period, in 858, pp. 1-42; anche in id.,
Ideology, Letters and Culture in the Byzantine World, London 1982, n. V.
[761] sorlin i., Stryges et Gloudes. Histoire dune croyance et dune tradition, TM 11
(1991), pp. 411-36.
[762] taft r. f., Holy week in the Byzantine tradition, in a. g. kollamparampil, Hebdomadae sanctae celebratio. Conspectus historicus comparativus, Roma 1997, pp.
67-91.
[763] taft r. f., The Byzantine rite: a short history, Collegeville 1992; id., I libri liturgi-

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxi

Introduzione metodologica e bibliografica

[764]
[765]
[766]
[767]
[768]
[769]

lxi

ci, in Lo spazio letterario del medioevo, 3. Le culture circostanti, I. La cultura bizantina, a cura di G. Cavallo, Roma 1992, 20062, pp. 229-56.
thomas j.-ph., Documentary evidence from the Byzantine Monastic Typika for the
history of the Evergetis Reform Mouvement, in 747, pp. 246-93.
vaillant a., puech ., Le trait contre les Bogomiles de Cosmas le prtre, Paris
1945.
vassilaki m. (a cura di), Images of the Mother of God. Perceptions of the Theotokos
in Byzantium, Aldershot 2004.
waegemann a., Les traits Adversus Iudaeos: aspects des relations judo-chrtiennes dans le monde grec, Byz., 56 (1986), pp. 295-313.
wainwright g., westerfield tucker k. b., The Oxford History of Christian Worship, Oxford 2006.
walter c., Art and Ritual of the Byzantine Church, London 1982.

xiv. la cultura
Fonti.
[770] Digenes Akrites: synoptische Ausgabe der ltesten Versionen, a cura di E. Trapp,
Wien 1971; LAkrite: lpope byzantine de Dignis Akritas, trad. dal greco di P.
Odorico, trad. dallantico slavo di J.-P. Arrignon, seguito da Chant dArmouris,
trad. dal greco di H. A. Thologitis, Toulouse 2002 [trad. it. Digenis Akritas Poema anonimo bizantino, a cura di P. Odorico, prefazione di E. V. Maltese, Firenze 1995].
[771] downey g., Nikolaos Mesarites, Description of the Church of the Holy Apostles at
Constantinople, Transactions of the American Philosophical Society, n.s., 47
(1957), pp. 855-924.
[772] Georgii Syncelli Ecloga chronographica, a cura di A. Mosshammer, Leipzig 1984.
[773] hrandner w., Theodoros Prodromos. Historische Gedichte, Wien 1974.
[774] Nicephori archiepiscopi Constantinopolitani opuscula historica, a cura di C. de Boor,
Leizpig 1880, pp. 139-217.
[775] photius, Bibliothque, a cura di R. Henry, 8 voll., Paris 1959-77; IX. Index, a
cura di J. Schamp, Paris 1991.
[776] Photii patriarchae lexicon, a cura di C. Theodoridis, I. A-D, Berlin - New York
1982.
[777] Photii patriarchae lexicon, a cura di S. A. Naber, Leiden 1864-65, rist. Amsterdam 1965.
[778] teodoro di studio, Orazione funebre per suo zio Platone, BHG, 1553; PG 99,
804-50
[779] Vita di Michele Sincello (BHG, 1296) / The Life of Michael the Synkellos, a cura
di M. Cunningham, Belfast 1991.
[780] Vita di Nicola di Studio, BHG, 1365; PG 105, 863-925.
Letteratura secondaria.
[781] adler a., Suidas, in Realencyclopdie der classischen Altertumswissenschaft, vol.
I, Stuttgart 1894, pp. 675-717.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxii

7-07-2008

15:20

Pagina lxii

Introduzione metodologica e bibliografica

[782] agati m. l., La minuscola boulete, Citt del Vaticano 1992.


[783] alexander p. j., The Patriarch Nicephorus of Constantinople. Ecclesiastical Policy
and Image Worship in the Byzantine Empire, Oxford 1958.
[784] alpers k., Das attizistische Lexikon des Oros, Berlin 1981.
[785] auzpy m.-f., De la Palestine Constantinople (viiie-ixe sicles). tienne le Sabate
et Jean Damascne, TM, 12 (1994), pp. 183-218.
[786] beck h.-g., Bildung und Theologie im frhmittelalterlichen Byzanz, in Polychronion. Festschrift Franz Dlger, Heidelberg 1966, pp. 69-81, poi in 419, n. III.
[787] beck h.-g., Geschichte der Byzantinischen Volksliteratur, Mnchen 1971.
[788] browning r., Enlightenment and repression in Byzantium in the eleventh and twelfth
centuries, Past and Present, 69 (1975), pp. 3-23, poi in 789, n. XV.
[789] browning r., History, Language and Literacy in the Byzantine World (VR),
Northampton 1989.
[790] browning r., Studies on Byzantine History, Literature and Education (VR), London 1977.
[791] browning r., Medieval and Modern Greek, London 1969.
[792] browning r., The Patriarchal School at Constantinople in the 12th Century, Byz.,
32 (1962), pp. 167-202; 33 (1963), pp. 11-40; poi in 789, n. X.
[793] browning r., Church, State and Learning in Twelfth-Century Byzantium, in Friends
of Dr Williamss Libraryy, 34th Lecture (1980), poi in 789, n. VI.
[794] Byzantine Books and Bookmen, A Dumbarton Oaks Colloquium, Washington
1975.
[795] cameron a., The Greek Anthology from Meleager to Planudes, Oxford 1993.
[796] cavallo g., Polis grammaton. Livelli di istruzione e uso di libri negli ambienti
monastici a Bisanzio, TM, 14 (2002), pp. 95-113.
[797] criscuolo u., Chiesa ed insegnamento a Bisanzio nel xii secolo: sul problema della
cosiddetta Accademia Patriarcale, Siculorum Gymnasium, 28 (1975), pp. 373390.
[798] de gregorio g., Materiali vecchi e nuovi per uno studio della minuscola greca fra vii
e ix secolo, in g. prato (a cura di), I manoscritti greci tra riflessione e dibattito, Atti del V Congresso internazionale di paleografia greca, Genova, 4-10 ottobre
1998, Firenze 2000, pp. 47-63.
[799] devreesse r., Introduction ltude des manuscrits grecs, Paris 1954.
[800] flusin b., Les Excerpta constantiniens: logique dune anti-histoire, in s. pittia (a
cura di), Fragments dhistoriens grecs: autour de Denys dHalicarnasse, Roma 2002,
pp. 537-59.
[801] flusin b., Un lettr byzantin au xiie sicle: Jean Msarits, in b. mondrain (a cura
di), Lire et crire Byzance, TM, Monogr., Paris 2006, pp. 67-83.
[802] garzya a., Storia e interpretazione di testi bizantini: saggi e ricerche (VR), London
1974.
[803] garzya a., Un lettr du milieu du xiie sicle: Nicphore Basilaks, RESEE, 8 (1970),
pp. 611-21, poi in 802, n. VIII.
[804] gouillard j., Le procs officiel de Jean lItalien. Les actes et leurs sous-entendus,
TM, 9 (1985), pp. 132-74.
[805] hgel c., Symeon Metaphrastes. Rewriting and Canonization, Copenhagen 2002.
[806] holmes c., waring j. (a cura di), Literacy, Education and Manuscript Transmission
in Byzantium and beyond, Leiden-Boston-Kln 2002.
[807] hunger h., Die hochsprachliche profane Literatur der Byzantiner, 2 voll., Mnchen
1978 (il manuale fondamentale per la letteratura bizantina, dallepoca pi antica).

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxiii

Introduzione metodologica e bibliografica

lxiii

[808] irigoin j., Les premiers manuscrits grecs crits sur papier et le problme du bombycin, Scriptorium, 4 (1950), pp. 194-204.
[809] irigoin j., Les dbuts de lemploi du papier Byzance, BZ, 46 (1953), pp. 314319.
[810] irigoin j., Survie et renouveau de la littrature antique Constantinople (ixe sicle),
CCM, 5 (1962), pp. 287-302.
[811] irigoin j., De lalpha lomga. Quelques remarques sur lvolution de lcriture
grecque, Scrittura e Civilt, 10 (1986), pp. 7-19.
[812] irigoin j., La tradition des textes grecs: pour une critique historique, Paris 2003.
[813] jenkins r. h. j., The Hellenistic Origins of Byzantine Literature, DOP, 17 (1963),
39-52.
[814] katsaros b., Ioannes Kastamonites, Symbole ste melete tou biou, tou ergou kai tes
epoches tou, Thessaloniki 1988.
[815] katsaros b., Prodromikoi thesmoi gia ten organose tes anoteres ekpaideuses tes epoches ton Komnenon apo ten prokomneneia periodo, in 164, pp. 443-71.
[816] kazhdan a. p., wharton epstein a., Changes in Byzantine Culture in the Eleventh
and Twelfth Centuries, Berkeley - Los Angeles - London 1985.
[817] kazhdan a. p., La produzione intellettuale a Bisanzio. Libri e scrittori in una societ
colta, ed. it. Napoli 1983.
[818] kazhdan a. p., Studies on Byzantine Literature of the Eleventh and Twelfth Centuries, in collaborazione con S. Franklin, Cambridge-Paris 1984.
[819] kazhdan a. p., A History of Byzantine Literature (650-850), in collaborazione con
C. Anglidi, Athens 1999.
[820] kravari v., Note sur le prix des manuscrits (ixe-xve sicle), in Hommes, II, pp. 375384.
[821] lauxtermann m., Byzantine Poetry from Pisides to Geometres, Wien 2003.
[822] lefort j., Rhtorique et politique: trois discours de Jean Mavropous en 1047, TM,
6 (1976), pp. 265-303.
[823] lemerle p., Le premier humanisme byzantin. Notes et remarques sur enseignement
et culture Byzance des origines au xe sicle, Paris 1971.
[824] lemerle p., Le gouvernement des philosophes. Notes et remarques sur lenseignement, les coles, la culture, in 631, pp. 195-248.
[825] loukaki m., Remarques sur le corps de douze didascales au xiie sicle, in 146, pp.
427-38.
[826] loukaki m., Le samedi de Lazare et les loges annuels du patriarche de Constantinople, in f. evangelatou notara, t. maniati (a cura di), Kletorion eis mnenen Nikou
Oikonomide, Athena 2005, pp. 327-45.
[827] louth a., St John Damascene. Tradition and Originality in Byzantine Theology,
Oxford 2002.
[828] magdalino p., The reform Edict of 1107, in 169, pp. 199-218.
[829] magdalino p., Enlightenment and repression in Twelfth-Century Byzantium. The
evidence of the Canonists, in 332, pp. 357-73.
[830] mango c., Greek culture in Palestine after the Arab Conquest, in g. cavallo, g. de
gregorio, m. maniaci (a cura di), Scritture - Libri e Testi nelle aree provinciali di
Bisanzio, Atti del seminario di Erice, 18-25 settembre 1988, Spoleto 1991, pp.
149-60.
[831] mango c., The Availability of Books in the Byzantine Empire, AD 750-850, in Byzantine Books and Bookmen. A Dumbarton Oaks Colloquium, Washington 1975,
poi in id., Byzantium and Its Image (VR), London 1984, n. VIII.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxiv

7-07-2008

15:20

Pagina lxiv

Introduzione metodologica e bibliografica

[832] mango c., Who wrote the Chronicle of Theophanes?, ZRVI, 18 (1978), pp. 9-17,
poi in id., Byzantium and its Image (VR), London 1991, n. XI.
[833] markopoulos a., Byzantine ekpaideuse kai oikoumenikoteta, in e. chrysos (a cura di), Byzantium as cumene, Athens 2005, pp. 183-200.
[834] mergiali-falangas s., Lcole Saint-Paul de lOrphelinat Constantinople: bref
aperu sur son statut et son histoire, REB, 49 (1991), pp. 237-46.
[835] mullett m., Theophylact of Ochrid. Reading the Letters of a Byzantine Archbishop,
Aldershot 1996.
[836] oikonomides n., Mount Athos. Levels of Literacy, DOP, 42 (1988), pp. 167-78,
poi in 339, n. III.
[837] palau a., Un nuovo codice della Collezione filosofica, il palinsesto Parisinus
graecus 2575, Scriptorium, 55 (2001), pp. 249-74.
[838] paschalides s. a., Niketas David Paphlagon, To prosopo kai to ergo tou, Thessaloniki 1999.
[839] perria l., Scrittura e ornamentazione nei codici della Collezione filosofica, RSBN,
n.s., 28 (1991), pp. 45-111.
[840] polemis i. d., Philologische und historische Probleme in der schedographischen
Sammlung des Codex Marcianus gr. XI 31, Byz., 67 (1997), pp. 252-63.
[841] polemis i. d., Problemata tes byzantines schedographias, Hellenika, 45 (1995),
pp. 277-302.
[842] reynolds l. d., wilson n. g., Copisti e filologi: la tradizione dei classici dallAntichit ai tempi moderni, terza ed. riveduta e ampliata, Padova 1987.
[843] roilos p., Amphoteroglossia. A Poetics of the Twelfth-Century Medieval Greek Novel, Cambridge Mass. 2005.
[844] romano r., La satira bizantina dei secoli xi-xv: il patriota, Caridemo, Timarione,
Torino 1999.
[845] schamp j., Photios historien des lettres, Paris 1987.
[846] schnauer s., Eustathios von Thessalonike - Ein fahrender Scholiast?, BZ, 97
(2004), pp. 143-51.
[847] speck p., Die kaiserliche Universitt von Konstantinopel. Przisierungen zur Frage
des hheren Schulwesens in Byzanz im 9. und 10. Jahrhundert, Mnchen 1974.
[848] speck p., Theodoros Studites. Jamben auf verschiedene Gegenstnde, Berlin 1968.
[849] treadgold w. t., The Nature of the Bibliotheca of Photius, Washington DC
1980.
[850] treu k., Ein byzantinisches Schulgesprch, BZ, 2 (1893), pp. 96-105.
[851] vassis i., Graeca sunt, non leguntur. Zur den schedographischen Spielereien des Theodoros Prodromos, BZ, 86-87 (1993-94), pp. 1-19.
[852] vassis i., Ton neon philologon palaismata. He sylloge schedon tou kodika Vaticanus Palatinus gr. 92, Hellenika, 52 (2002), pp. 37-68.
[853] westerink l. g., Ein astrologisches Kolleg aus dem Jahre 564, BZ, 64 (1971), pp.
20-21 (il quadrivio a Bisanzio).
[854] wilson n., Filologi bizantini, ed. it. Napoli 1990.
[855] wirth p., Eustathiana. Gesammelte Aufstze zu Leben und Werke des Metropoliten Eustathios von Thessalonike, Amsterdam 1980.
[856] ziegler k., Photios, RE, XX.1, Stuttgart 1941, pp. 662-737.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxv

Introduzione metodologica e bibliografica

lxv

xv. lespressione artistica


[857] babi g., Les discussions christologiques et le dcor des glises byzantines au xiie sicle, Frhmittelalterliche Studien, 2 (1968), pp. 368-86.
[858] bacci m. (a cura di), Lartista a Bisanzio e nel mondo cristiano-orientale. Atti del
colloquio internazionale, Pisa 2008.
[859] bakalova e. (a cura di), The Ossuary of the Bachkovo Monastery, Plovdiv 2003.
[860] barber c., Figure and Likeness. On the Limits of Representation in Byzantine Iconoclasm, Princeton 2002.
[861] baumstark r. (a cura di), Rom und Byzanz. Schatzkammerstcke aus bayerischen
Sammlungen, Mnchen 1998.
[862] belting h., Larte e il suo pubblico: funzione e forme delle antiche immagini della
passione, ed. it. Bologna 1986.
[863] belting h., Il culto delle immagini: storia dellicona dallet imperiale al tardo medioevo, ed. it. Roma 2001.
[864] bouras c., The Daphni Monastic Complex reconsidered, in i. evcenko, i. hutter
(a cura di), Aetos, Studies in Honour of C. Mango, Leipzig 1998, pp. 1-14.
[865] bouras c., He Nea Mone tes Chiou: istoria kai architektonike, Athena 1982.
[866] brubaker l., Byzantine art in the Ninth Century. Theory, practice, and culture,
BMGS, 13 (1989), pp. 23-93.
[867] brubaker l., Visions and Meanings in Ninth Century Byzantium. Images as exegesis in Ninth Century Byzantium, Cambridge 1998.
[868] brubaker l., haldon j., Byzantium in the Iconoclast Era (ca 680-850). The Sources. An Annotated Survey, Aldershot 2001.
[869] bryer a., herrin j. (a cura di), Iconoclasm, IX Spring Symposium of Byzantine
Studies, University of Birmingham, marzo 1975, Birmingham 1977.
[870] buchthal h., The Miniatures of the Paris Psalter, London 1938.
[871] buckton d. (a cura di), Byzantium. Treasures of Byzantine Art and Culture from
British Collections, London 1994.
[872] canart p., dufrenne s., Die Bibel des Patricius Leo. Codex Reginensis Graecus
IB, Zurich 1988.
[873] chatzidaki n., Hosios Loukas, Athena 1996.
[874] cormack r., Painting the Soul. Icons, Death Masks and Shrouds, London 1997.
[875] corrigan k., Visual Polemics in the Ninth Century Byzantine Psalters, Cambridge
- New York 1992.
[876] uri s., Architectural significance of Subsidiary Chapels in Middle Byzantine Churches, Journal of the Society of Architectural Historians, 36 (1977), pp. 94-110.
[877] cutler a., The Aristocratic Psalters in Byzantium, Paris 1984.
[878] cutler a., The Hand of the Master, Craftmanship, Ivory, and Society in Byzantium
(9th-11th Centuries), Princeton 1994.
[879] cutler a., spieser j.-m., Byzance mdivale (700-1204), Paris 1996.
[880] demus o., Byzantine Mosaic Decoration, London 1948.
[881] demus o., The Mosaics of San Marco in Venice, 2 voll., Chicago-London 1984.
[882] demus o., Die byzantinischen Mosaikikonen, I. Die grossformatigen Ikonen, Wien
1991.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxvi

7-07-2008

15:20

Pagina lxvi

Introduzione metodologica e bibliografica

[883] droche v., spieser j.-m. (a cura di), Recherches sur la cramique byzantine, supplemento a BCH, 18 (1989).
[884] drandakes n. b., Oi palaiochristianikes toichographies ste Drosiane tes Naxou, Athena 1988.
[885] dufrenne s., Lillustration des psautiers grecs du Moyen ge, vol. I, Paris 1966.
[886] durand j. (a cura di), Byzance. Lart byzantin dans les collections publiques franaises, Paris 1992.
[887] dzurova a., La miniatura bizantina: i manoscritti miniati e la loro diffusione, Milano 2001.
[888] evans h. c., wixom w. d. (a cura di), The Glory of Byzantium. Art and Culture of
the Middle Byzantine Era, AD 843-1261, New York 1997.
[889] frantz a., The Church of the Holy Apostles, Princeton 1971.
[890] franois v., spieser j.-m., Pottery and Glass in Byzantium, in EHB, II, pp. 585-601.
[891] frolow a., Deux glises byzantines daprs des sermons peu connus de Lon VI le
Sage, tudes byzantines, 3 (1945), pp. 43-91.
[892] gerstel s., Beholding the Sacred Mysteries. Programs of the Byzantine Sanctuary,
Seattle-London 1999.
[893] gerstel s., lauffenburger j. a., A Lost Art Rediscovered. The Architectural Ceramics of Byzantium, University Park Pa. 2001.
[894] giros c., Remarques sur larchitecture monastique en Macdoine orientale, BCH,
116 (1992), pp. 409-43.
[895] grabar a., Liconoclasme byzantin, Paris 19842.
[896] grabar a., Sculptures byzantines du Moyen ge, II (xie-xive sicle), Paris 1976.
[897] guillou a., durand j. (a cura di), Byzance et les images, Paris 1994.
[898] hadermann-misguich l., Lglise Saint-Georges de Kurbinovo, Bruxelles 1975;
vedi anche grozhdanov s., hadermann-misguich l., Kurbinovo, Skopje 1992.
[899] hutter i., canart p., Die Marienhomiliar des Mnchs Jakobos von Kokkinobaphos,
2 voll., Zurich 1991.
[900] jolivet-lvy c., Les glises byzantines de Cappadoce. Le programme iconographique de labside et de ses abords, Paris 1991.
[901] jolivet-lvy c., La Cappadoce mdivale. Images et spiritualit, Paris 2001.
[902] kalavrezou-maxeiner i., Byzantine Icons in Steatite, 2 voll., Wien 1985.
[903] kartsonis a. d., Anastasis. The Making of an Image, Princeton 1986.
[904] kitzinger e., The Mosaics of St. Marys of the Admiral in Palermo, Washington
1990.
[905] kitzinger e., I mosaici del periodo normanno in Sicilia, 6 voll., Palermo 19922000.
[906] klinkott m., Die byzantinischen Befestigungsanlagen von Pergamon mit ihrer Wehrund Baugeschichte. Die Stadmauern, prima parte, Berlin 2000.
[907] krautheimer r., uri s., Early Christian and Byzantine Architecture, New Haven 1986 [trad. it. Architettura paleocristiana e bizantina, Torino 1986].
[908] lazarev v. n., Old Russian Murals and Mosaics, London 1966.
[909] littlewood a. (a cura di), Originality in Byzantine Literature, Art and Music,
Oxford 1995.
[910] lowden j., The Octateuchs. A Study in Byzantine Manuscript Illustration, University Park Pa. 1992.
[911] maguire h., The depiction of Sorrow in Byzantine Art, DOP, 31 (1977), pp. 123174.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxvii

Introduzione metodologica e bibliografica

lxvii

[912] maguire h., Art and Eloquence in Byzantium, Princeton 1981.


[913] maguire h., The Icons of their Bodies. Saints and their Images in Byzantium, Princeton 1996.
[914] mango c., Architettura bizantina, Milano 19772.
[915] mango c., Les monuments de larchitecture du xie sicle et leur signification sociale,
TM, 6 (1976), pp. 351-65.
[916] mango c., Materials for the Study of the Mosaics of St. Sophia at Istanbul, Washington 1962.
[917] mango c., The Monastery of St. Mary Peribleptos [Sulu manastir] at Constantinople,
Revue des tudes armniennes, 23 (1992), pp. 473-93.
[918] mango c., Storia dellArte, Civilt bizantina dal ix allxi secolo - Corsi di Studi, 2 (1977), pp. 239-329 (in francese).
[919] mango c., The Art of the Byzantine Empire 312-1453, Toronto 1972, 19862.
[920] mango c., The Homilies of Photius Patriarch of Constantinople, Cambridge Mass.
1958.
[921] mouriki d., Stylistic trends in monumental painting of Greece during the xith and
xiith centuries, DOP, 34-35 (1980-81), pp. 77-124.
[922] mouriki d., The Mosaics of the Nea Moni of Chios, Athens 1985.
[923] muthesius a., Byzantine Silk Weawing AD 400 to AD 1200, Wien 1997.
[924] mylonas p., Gavits armniens et litae byzantines. Observations nouvelles sur le complexe de Saint-Luc en Phocide, CArch., 38 (1990), pp. 99-122; id., Nouvelles remarques sur le complexe de Saint-Luc en Phocide, CArch., 40 (1992), pp. 115-22.
[925] nordhagen p. j., The Frescoes of John VII (AD 705-707) in Santa Maria Antiqua
in Rome, Roma 1968.
[926] oikonomides n., The Holy Icon as Asset, DOP, 45 (1991), pp. 35-44, poi in 339,
n. XIII.
[927] oikonomides n., The first century of the Monastery of Osios Loukas, DOP, 46
(1992), pp. 245-55, poi in 635, n. III.
[928] oikonomides n., Pour une nouvelle lecture des inscriptions de Skripou en Botie,
TM, 12 (1994), pp. 479-93, poi in 635, n. XXVII.
[929] tken y., ousterhout r., Notes on the monuments of Turkish Thrace (Vizye),
Anatolian Studies, 39 (1989), pp. 138-42.
[930] ousterhout r., The Byzantine Church at Enez. Problems in 12th Century architecture, JB, 36 (1986), pp. 261-80.
[931] ousterhout r., The Architecture of the Kariye Djami, Washington 1987.
[932] ousterhout r., Master Builders of Byzantium, Princeton 1999.
[933] panayotidi m., La peinture monumentale en Grce de la fin de lIconoclasme
jusqu lavnement des Comnnes, CArch., 34 (1986), pp. 75-108.
[934] parani m. g., Images. Byzantine Material Culture and Religious Iconography, Leiden 2003.
[935] patterson evcenko n., Close encounters. Contact between Holy Figures and the
Faithful as represented in Byzantine Works of Art, in 886, pp. 255-86.
[936] pelekanides s. m., christou p. c., tsioumis c., kadas s. n., The Treasures of
Mount Athos, 4 voll., Thessaloniki 1974-89.
[937] peschlow u., Die Irenenkirche in Istanbul. Untersuchungen zur Architektur, Tbingen 1977.
[938] pitarakis b., Les croix-reliquaires pectorales byzantines en bronze, Paris 2006.
[939] restle m., Die Byzantinische Wandmalerei in Kleinasien, 3 voll., Recklinghausen
1967.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxviii

7-07-2008

15:20

Pagina lxviii

Introduzione metodologica e bibliografica

[940] rheidt k., Die byzantinische Wohnstadt, Berlin 1991.


[941] sepkina m. b., Le miniature del salterio Chludov, Moskva 1977 (in russo).
[942] schreiner p., Der byzantinische Bilderstreit in Bisanzio, Roma e lItalia nellalto
Medioevo, Settimane CISAM 24, Spoleto 1988, pp. 319-407.
[943] sinding-larsen s., Iconography and Ritual, Oslo 1984.
[944] sinkevi i., The Church of St Panteleimon at Nerezi. Architecture, Programme, Patronage, Wiesbaden 2000.
[945] sinos s., Die Klosterkirche der Kosmosoteira in Bera (Vira), Mnchen 1985.
[946] spieser j.-m., Image et culture: de liconoclasme la Renaissance macdonienne, in
g. siebert (a cura di), Mthodologie iconographique, Strasbourg 1981, pp. 95-106.
[947] spieser j.-m., Liturgie et programmes iconographiques, TM, 11 (1991), pp. 575590.
[948] spieser j.-m., Hellnisme et connaissance de lart byzantin au xixe sicle, in Hellenismos, quelques jalons pour une histoire de lidentit grecque, Leiden 1991, pp.
337-62.
[949] spieser j.-m., Le dveloppement du templon et les images des Douze Ftes, in j.-m.
sansterre, j.-c. schmitt (a cura di), Les images dans les socits mdivales. Pour
une histoire compare, Bull. Inst. historique belge de Rome, 69 (1999), pp. 131164.
[950] steppan t., Die Athos-Lavra und der trikonchale Kuppelnaos in der byzantinischen
Architektur, Mnchen 1995.
[951] striker c. l., The Myrelaion (Bodrum Cami) in Istanbul, Princeton 1981.
[952] striker c., dogan k. (a cura di), Kalenderhane in Istanbul. The Buildings, their History, Architecture and Decoration. Final Reports on the Archaeological Exploration
and Restoration at Kalenderhane Camii 1966-1978, Mainz 1997.
[953] theoharidou k., The Architecture of Hagia Sophia, Thessaloniki, BAR, 399 (1988).
[954] thiermeyer a. a., Das Typiko-Ktetorikon und sein literarhistorischer Kontext,
OCP, 58 (1992), pp. 475-513.
[955] thierry j.-m., LArmnie au Moyen ge, Paris 2000.
[956] thierry n., La Cappadoce de lAntiquit au Moyen ge, Paris 2002.
[957] tsamakda v., The Illustrated Chronicle of Ioannes Skylitzes in Madrid, Leiden 2002.
[958] vassilaki m., Mother of God. Representations of the Virgin in Byzantine Art, Athens,
Benaki Museum, Milano-Athens 2000.
[959] velmans t., alpago novello a., Larte della Georgia: affreschi e architetture, Milano 1996.
[960] vikan g., Catalogue of the Sculpture in the Dumbarton Oaks Collection, Washington DC 1995, pp. 104-8.
[961] vokotopoulos p., Byzantine Illuminated Manuscripts of the Patriarchate of Jerusalem, Athens-Jerusalem 2002.
[962] waksman t., franois v., Vers une redfinition typologique et analytique des cramiques byzantines du type Zeuxippos Ware, BCH (di prossima pubblicazione)
(2005).
[963] walter c., Art and Ritual of the Byzantine Church (VR), London 1982.
[964] walter c., Disis, REB, 38 (1980), pp. 261-69.
[965] weitzmann k., galavaris g., The Monastery of Saint Catherine at Mount Sinai.
The Illuminated Greek Manuscripts, I. From the Ninth to the Twelfth Century,
Princeton 1990.
[966] weitzmann k., Die byzantinische Buchmalerei des 9. und 10. Jahrhunderts, I. Nachdruck der Ausgabe, Berlin 1935; II. Addenda und Appendix, Wien 1996.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxix

Introduzione metodologica e bibliografica

lxix

[967] weitzmann k., The Joshua Roll. A Work of the Macedonian Renaissance, Princeton 1948.
[968] weitzmann k., The Monastery of St Catherine at Mount Sinai. The Icons, I. From
the Sixth to the Tenth Centuries, Princeton 1976.
[969] winfield d. e j., The Church of the Panaghia tou Arakos at Lagoudhera, Cyprus,
Washington 2003.
[970] winfield d., Middle and Later Byzantine Wall Painting Methods. A Comparative
Study, DOP, 22 (1968), pp. 61-139.
[971] zalesskaya v. n., Nouvelles dcouvertes de cramique peinte byzantine du xe sicle, CArch., 32 (1984), pp. 49-62.

xvi. loriente e i suoi confini


Fonti.
[972] martin-hisard b., La Vie de Jean et Euthyme et le statut du monastre des Ibres sur lAthos, REB, 49 (1991), pp. 67-142.
[973] mcgeer e., Sowing the Dragons Teeth. Byzantine Warfare in the Tenth Century,
Washington DC 1995.
[974] mcgeer e., Two Military Orations of Constantine VII, in j. w. nesbitt (a cura di),
Byzantine Authors. Literary Activities and Preoccupations. Texts and Translations dedicated to the Memory of Nicolas Oikonomides, Leiden-Boston 2003, pp. 111-35.
[975] The Hagiographic Dossier of St. Eugenios of Trebizond in Codex Athous Dionysiou
154, a cura di J. O. Rosenqvist, Uppsala 1996.
Letteratura secondaria.
[976] alekseenko n., Les relations entre Cherson et lEmpire daprs le tmoignage des
sceaux des archives de Cherson, SBS, 8 (2003), pp. 75-83.
[977] armstrong p., Nomadic Seljuks in Byzantine Lycia. New Evidence, in 1053, pp.
321-38.
[978] arutiunova-fidanjan v., Armjano-Vizantiiskaja kontaktnaja zona, x-xi vv (La zona di contatto armeno-bizantina, x-xi secolo), Moskva 1994.
[979] auzpy m.-f., Les Vies dAuxence et le monachisme auxentien, REB, 53 (1995),
pp. 205-35.
[980] auzpy m.-f., Les monastres, in 1021, pp. 431-58.
[981] balivet m., Les Seldjukides de Rm, in j.-c. garcin e altri (a cura di), tats, socits et cultures du monde musulman mdival, xe-xve sicle, 2 voll., Paris 1995,
vol. I, pp. 257-75.
[982] baumeister t., Die prophetische Bewegung des Montanismus als Minderheit im Christentum, in p. herz, j. kobes, Ethnische und religise Minderheiten in Kleinasien
von der hellenistischen Antike bis in das byzantinische Mittelhalter, Wiesbaden 1998,
pp. 99-112.
[983] beaton r., Cappadocians at court. Digenes and Timarion, in 169, pp. 329-38.
[984] beihammer a., Die Kraft der Zeichen. Symbolische Kommunikation in der Byzantinisch-Arabischen Diplomatie des 10. und 11. Jahrhundert, JB, 54 (2004), pp.
159-89.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxx

7-07-2008

15:20

Pagina lxx

Introduzione metodologica e bibliografica

[985] birot p., dresch j., La Mditerrane et le Moyen-Orient, II. Les Balkans, lAsie
Mineure, le Moyen-Orient, Paris 1956.
[986] bonner m., Aristocratic Violence and Holy War. Studies in the Jihad and the ArabByzantine Frontier, New Haven 1996.
[987] borchhardt j., Myra, Berlin 1975.
[988] bosworth c. e., al-Tughr, EI 2, vol. X, Paris 2002, pp. 478-79.
[989] brandes w., Die Stdte Kleinasiens im 7. und 8. Jahrhundert, Berlin 1989.
[990] brandes w., Byzantine cities in the seventh and eighth centuries. Different sources,
different histories?, in g. p. brogiolo, b. ward-perkins (a cura di), The Idea and
Ideal of the Town Between Late Antiquity and the Early Middle Ages, Leiden-Boston-Kln 1999, pp. 25-57.
[991] bryer a., winfield d., The Byzantine Monuments and Topography of the Pontos,
2 voll., Washington 1985.
[992] cameron a., The Byzantine and Early Islamic Near East, III. States, Army, Ressources, Princeton N.J. 1995.
[993] campagnolo-pothitou m., Les changes de prisonniers entre Byzance et lIslam
aux ixe et xe sicles, Journal of Oriental and African Studies, 7 (1995), pp.
1-56.
[994] cheynet j.-c., La rsistance aux Turcs en Asie Mineure entre Mantzikert et la Premire Croisade, in 148, pp. 131-47; poi in 420, n. XIV.
[995] cheynet j.-c., LAsie Mineure daprs la correspondance de Psellos, ByzF, 25
(1999), pp. 233-41.
[996] cheynet j.-c., Par saint Georges, par saint Michel, TM, 14 (2002), pp. 115-34.
[997] cheynet j.-c., Limplantation des Latins en Asie Mineure avant la Premire Croisade, in m. balard, a. ducellier (a cura di), Migrations et diasporas mditerranennes (xe-xvie sicle), BS, 19 (2002), pp. 115-23.
[998] cheynet j.-c., Episkeptitai et autres gestionnaires des biens publics, SBS, 7
(2002), pp. 87-118.
[999] cheynet j.-c., Basil II and Asia Minor, in 155, pp. 71-108; poi in 420, n. VIII.
[1000] cheynet j.-c., The Duchy of Antioch during the Second period of Byzantine Rule, in k. ciggaar (a cura di), Antioch (969-1268), Louvain 2006, pp. 1-16.
[1001] cheynet j.-c., Byzance et lOrient latin: le legs de Manuel Comnne, in Chemins
dOutre-Mer. tudes dhistoire sur la Mditerrane orientale offertes M. Balard,
vol. I, Paris 2004, pp. 115-25.
[1002] cheynet j.-c., Liconographie des sceaux des Comnnes, in c. ludwig (a cura di),
Siegel und Siegler, Atti dellVIII congresso internazionale di Sigillografia bizantina, BBS, 7 (2005), pp. 53-67.
[1003] cheynet j.-c., La place de Smyrne dans le thme des Thracsiens, in t. drew-bear,
m. talalian (a cura di), Acts of the First International Congress of Izmir, Izmir
(di prossima pubblicazione).
[1004] christides v., Military intelligence in Arabo-Byzantine Naval Warfare, in 368, pp.
269-81.
[1005] crow j., Alexios and Kastamon. Castles and settlement in middle Byzantine Paphlagonia, in 169, pp. 12-35.
[1006] crow j., hill s., The Byzantine Fortification of Amastris in Paphlagonia, Anatolian Studies, 45 (1995), pp. 251-65.
[1007] dagron g., Gurilla, place-fortes et villages ouverts la frontire orientale de Byzance vers 950, in a. bazzana (a cura di), Castrum 3: Guerre, fortification et habitat dans le monde mditerranen au Moyen ge, Roma-Madrid 1988, pp. 43-48.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxi

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxi

[1008] dagron g., Apprivoiser la guerre. Byzantins et Arabes ennemis intimes, in 368, pp.
37-49.
[1009] ddyan g., Reconqute territoriale et immigration armnienne dans laire cilicienne sous les empereurs macdoniens (de 867 1028), in m. balard, a. ducellier
(a cura di), Migrations et diasporas mditerranennes (xe-xvie sicle), BS, 19 (2002),
pp. 11-32.
[1010] dennis g. t., The Byzantines in Battle, in 368, pp. 165-78.
[1011] efthymiadis s., The function of the Holy Man in Asia Minor in the Middle Byzantine Period, in 1053, pp. 151-61.
[1012] farag w., The Truce of Safar AH 359, December-January 969-970, Birmingham
1977.
[1013] foss c., Byzantine and Turkish Sardis, Cambridge Mass. 1976.
[1014] foss c., Archaeology and the Twenty Cities of Byzantine Asia, American Journal of Archaeology, 81 (1977), pp. 469-86; poi in 1016, n. II.
[1015] foss c., Late Antique and Byzantine Ankara, DOP, 31 (1977), pp. 68-84; poi in
1016, n. VI.
[1016] foss c., History and Archeology of Byzantine Asia Minor, Hampshire 1990.
[1017] foss c., The Lycian Coast in the Byzantine Age, DOP, 48 (1994), pp. 1-52.
[1018] foss c., The Cities of Pamphylia in the Byzantine Age, in 404, n. IV, pp. 1-62.
[1019] foss c., Pilgrimage in Asia Minor, DOP, 56 (2002), pp. 129-51.
[1020] foss c., ayer scott j., Sardis, in EHB, II, pp. 615-22.
[1021] geyer b., lefort j. (a cura di), La Bithynie au Moyen ge, Paris 2003.
[1022] haldon j. f., Blood and Ink. Some observations on Byzantine attitudes towards
warfare and diplomacy, in 220, pp. 281-94.
[1023] haldon j., Seventh-Century continuities. The Ajnd and the Thematic Myth, in
992, pp. 379-423; cfr. la replica di i. shahid, The thematization of Oriens. Final
observations, Byz., 72 (2002), pp. 192-249.
[1024] haldon j. f., The idea of the town in the Byzantine Empire, in g. p. brogiolo, b.
ward-perkins (a cura di), The Idea and Ideal of the Town Between Late Antiquity
and the Early Middle Ages, Leiden-Boston-Kln 1999, pp. 1-23.
[1025] haldon j., kennedy h., The Arab-Byzantine Frontier in the Eighth and Ninth Centuries. Military organization and society in the Borderlands, ZRVI, 19 (1980), pp.
79-116.
[1026] hellenkemper h., hild f., Neue Forschungen in Kilikien (VTIB, 4), Wien
1986.
[1027] hild f., Die byzantinische Strassensystem in Kappadokien (VTIB, 2), Wien 1977.
[1028] hild f., Jerphanion und die Probleme der historischen Geographie Kappadokiens.
Neue Forschungen und deren Ergebnisse, in La Turquie de Guillaume de Jerphanion, S.J., Atti del convegno, Roma, 9-10 maggio 1997, a cura di Philippe Luisier, MEFRM, 110 (1998), pp. 941-51.
[1029] holmes c., Byzantiums Eastern Frontier in the Tenth and Eleventh Centuries, in
d. abulafia, n. berend (a cura di), Medieval Frontiers. Concepts and Practices,
Aldershot 2002, pp. 83-104.
[1030] honigmann e., Die Ostgrenze des byzantinischen Reiches, Bruxelles 1935.
[1031] howard-johnston j., Crown Lands and the Defence of Imperial Authority in the
Tenth and Eleventh Centuries, ByzF, 21 (1995), pp. 75-100.
[1032] hutter i., Scriptoria in Bithynia, in 576, pp. 379-96.
[1033] hutter i., Theodorupolis, in Aetos. Studies in Honour of Cyril Mango, Stuttgart 1998.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxxii

7-07-2008

15:20

Pagina lxxii

Introduzione metodologica e bibliografica

[1034] janin r., Les glises et les monastres des grands centres byzantins (Bithynie, Hellespont, Latros, Galsios, Trbizonde, Athnes, Thessalonique), Paris 1975.
[1035] jolivet-lvy c., tudes cappadociennes, Paris 2002.
[1036] kennedy h., Byzantine-Arab Diplomacy in the Near East from the Islamic Conquests to the mid-eleventh Century, in 220, pp. 133-43.
[1037] klinkott m., Die Stadtmauern. Die byzantinischen Befestigungsanlagen von Pergamon mit ihrer Wehr- und Baugeschichte, Berlin 2001.
[1038] kolia-dermitzake a., To empolemo Buzantio stis homilies kai tis epistoles tou
10ou kai 11ou ai. Mia ideologike proseigise, in 368, pp. 214-38.
[1039] kountoura-galake e., The localisation of the Monastery of Chryse Petra, Symmeikta, 13 (1999), pp. 69-75.
[1040] kountoura-galake e., The Cult of the saints Nicholas of Lycia and the Birth of
the Byzantine Maritime Tradition, in id. (a cura di), The Heroes of the Orthodox
Church. The New Saints, 8th-16th, Athens 2004, pp. 91-106.
[1041] laiou a., Hndler und Kaufleute auf dem Jahrmarket, 1990, pp. 53-70 e 189-94;
poi in id., Gender, Society and Economic Life in Byzantium (VR), Aldershot 1992,
n. XI.
[1042] laiou a. e., On Just War in Byzantium, in j. s. langdon (a cura di), To Ellenikon.
Studies in Honor of Speros Vryonis, New Rochelle - New York 1993, pp. 153-77.
[1043] laiou a. e., The general and the saint. Michael Maleinos and Nikephoros Phokas,
in 148, pp. 399-412.
[1044] lightfoot c. s., The survival of cities in Byzantine Anatolia. The case of Amorium, Byz., 68 (1998), pp. 56-71.
[1045] lightfoot c. s., Amorium and the Afyon region in the Byzantine Times, in r.
mathews, Ancient Anatolia. Fifty Years Work by the British Institute of Archaeology at Ankara, London 1998, pp. 301-14.
[1046] lilie r. j., Araber und Themen. Zum Einfluss der arabischen Expansion auf die byzantinische Militrorganisation, in 992, pp. 425-49.
[1047] mah j.-p., Confession religieuse et identit nationale dans lglise armnienne du
viie au xie sicle, in n. g. garsoan, j.-p. mah, Des Parthes au califat. Quatre leons
sur la formation de lidentit armnienne, Paris 1997, pp. 59-78; e mah j.-p., Le
rle et la fonction du catholicos dArmnie du viie au xie sicle, ibid., pp. 79-105.
[1048] mansouri m. t., Dplacement forc et dportation de populations sur les frontires orientales entre Byzance et lIslam (viie-xe sicle), in m. balard, a. ducellier
(a cura di), Migrations et diasporas mditerranennes (xe-xvie sicle), BS, 19 (2002),
pp. 107-14.
[1049] martin-hisard b., Christianisme et glise dans le monde gorgien, in HC IV, pp.
549-603.
[1050] martin-hisard b., Constantinople et les archontes du monde caucasien dans le Livre des Crmonies, II, 48, TM, 13 (2000), pp. 359-530.
[1051] mtivier s., La Cappadoce (ive-vie sicle). Une histoire provinciale de lEmpire romain dOrient, BS, 22 (2005).
[1052] micheau f., Les guerres arabo-byzantines vues par Yahy dAntioche, chroniqueur
arabe melkite du ve-xie sicle, in 148, pp. 541-55.
[1053] lampakis s. (a cura di), He byzantine Mikra Asia, 6os-12os aiona, Athena 1998.
[1054] miquel a., La gographie humaine du monde musulman jusquau milieu du xie sicle, II. Gographie arabe et reprsentation du monde: la terre et ltranger, Paris 1975.
[1055] mitchell s., Armies and frontiers in Roman and Byzantine Anatolia. Proceedings
of a Colloquium held at University College, Swansea in April 1981, BAR, 1983.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxiii

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxiii

[1056] oikonomides n., The concept of Holy War and Two Tenth Century Byzantine
ivories, in 366, pp. 62-86.
[1057] oikonomides n., The role of the Byzantine State in the economy, in EHB, III, pp.
973-1058.
[1058] prinzing g., Zu den Minderheiten in der Mander Region (11 Jhr.-Anfang 14
Jhr.), in p. herz, j. kobes, Ethnische und religise Minderheiten in Kleinasien von
der hellenistischen Antike bis in das byzantinische Mittelhalter, Wiesbaden 1998,
pp. 153-77.
[1059] ramsay w. m., The Historical Geography of Asia Minor, London 1890.
[1060] RBK = Reallexikon zur byzantinischen Kunst, a cura di M. Restle, vol. I, Stuttgart 1963.
[1061] reinink g. j., stolte b. h., The Reign of Heraclius (610-641). Crisis and Confrontation, Louvain-Paris-Dudley 2002.
[1062] ripper t., Die Marwniden von Diyr Bakr, Wrzburg 2000.
[1063] rosenqvist j. o., Asia Minor on the Threshold of the Middle Ages. Hagiographical
Glimpses from Lycia and Galatia, in l. ryden, j. o. rosenqvist, Aspects of Late
Antiquity and Early Byzantium, Uppsala 1993, pp. 141-56.
[1064] rosenqvist j. o., Local worshipers, imperial patrons. Pilgrimage to St. Eugenios of
Trebizond, DOP, 56 (2002), pp. 193-212.
[1065] ryden l., The Merciful Aristocrat, in e. kountoura-galake (a cura di), The Heroes of the Orthodox Church. The New Saints, 8th-16th, Athens 2004, pp. 31-38.
[1066] savvides a. g. c., The Secular Prosopography of the Byzantine Maritime Theme of
the Carabisians/Cibyrrheots, BSl., 59 (1998), pp. 24-45.
[1067] shepard j., Messages, ordres et ambassades: diplomatie centrale et frontalire Byzance (ixe-xie sicle), in a. dierkens, j.-m. sansterre (a cura di), Voyages et voyageurs Byzance et en Occident du vie au xie sicle, Lige 2000, pp. 375-96.
[1068] sodini j.-p., LAsia Minore, in MB I, pp. 377-402.
[1069] stone a. f., Dorylaion revisited. Manuel I Komnenos and the refortification of Dorylaion and Soublaion in 1175, REB, 61 (2003), pp. 183-99.
[1070] sullivan d. f., A Byzantine instructional manual on siege defense. The De obsidione toleranda. Introduction, english translation and annotations, in j. s. nesbitt
(a cura di), Byzantine Authors. Literary Activities and Preoccupations. Texts and
Translations Dedicated to the Memory of Nicolas Oikonomides, Leiden-Boston
2003, pp. 139-226.
[1071] talbot a. m., Les saintes montagnes Byzance, in m. kaplan (a cura di), Le sacr et son inscription dans lespace Byzance et en Occident. tudes compares, Paris 2001, pp. 263-75.
[1072] riplinger t., benner h., Kleinasien. Das Byzantinischen Reich (7.-9. Jh. N. Chr.),
Wiesbaden 1998.
[1073] hild f., restle m., Kappadokien (Kappadokia, Charsianon, Sebasteia und Lykandos) (TIB, 2), Wien 1981.
[1074] belke k. (con von restle m.), Galatien und Lykaonien (TIB, 4), Wien 1984.
[1075] hellenkemper h., hild f., Kilikien und Isaurien (TIB, 5), Wien 1990.
[1076] belke k., mersich n., Phrygien und Pisidien (TIB, 7), Wien 1990.
[1077] hellenkemper h., hild f., Lykien und Pamphylien (TIB, 8), 3 voll., Wien 2004.
[1078] belke k., Paphlagonien und Honorias (TIB, 9), Wien 1996.
[1079] todt k.-p., The Greek-orthodox Patriarchate of Antioch in the Period of the renewed Byzantine Rule and in the Time of the First Crusades, in History of the Antiochian Greek Orthodox Church. What specificity?, Balamand 1999, pp. 33-53.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxxiv

7-07-2008

15:20

Pagina lxxiv

Introduzione metodologica e bibliografica

[1080] todt k.-p., Region und griechisch-orthodoxes Patriarchat von Antiocheia in mittelbyzantinischer Zeit und im Zeitalter der Kreuzzge (969-1204), BZ, 44 (2001),
pp. 239-57.
[1081] He Mikra Asia ton Thematon / Asia Minor and its Themes. Studies on the Geography and prosopography of the Byzantine Themes of Asia Minor (7th-11th Centuries), a cura di V. Vlyssidou, E. Kountoura-Galake, S. Lampakes, T. Lounghes,
A. Savvides, Athena 1998.
[1082] vryonis s., The decline of Medieval hellenism The Book in the Light of subsequent scholarship, in 1053, pp. 1-15.
[1083] walter c., The Warrior Saints in Byzantine Art and Tradition, Aldershot 2003.
[1084] whittow m., Rural fortifications in Western Europe and Byzantium, Tenth to
Twelfth Century, ByzF, 21 (1995), pp. 57-74.
Le isole.
[1085] galatariotou k., The Making of a Saint. The Life, Times and Sanctification of
Neophytos the Recluse, Cambridge 1991.
[1086] malamut ., Les les de lEmpire byzantin: viiie-xiie sicle, BS, 8 (1988).
[1087] koder j., Aigaion Pelagos (Die Nrdliche gis) (TIB, 10), Wien 1998.
[1088] tsougarakis d., Byzantine Crete. From the 5th Century to the Venetian Conquest, Athens 1988.

xvii. i balcani
Fonti.
[1089] Joannis Caminiatae De expugnatione Thessalonicae, CFHB 4, a cura di G. Bhling, Berlin 1972 [trad. fr. Thessalonique. Chroniques dune ville prise, a cura di
P. Odorico, Paris 2005, pp. 57-138].
[1090] eustazio di tessalonica, La espugnazione di Tessalonica, a cura di S. Kyriakides, Palermo 1961 [trad. fr. Thessalonique, a cura di P. Odorico, pp. 141-254].
[1091] Timarione. Pseudo-Luciano, a cura di R. Romano, Napoli 1974.
[1092] beevliev v., Die Protobulgarischen Inschriften, Berlin 1963.
[1093] feissel d., spieser j.-m., Les inscriptions de Thessalonique, supplemento a TM,
7 (1979), pp. 303-48.
[1094] asdracha cura, Inscriptions protobyzantines et byzantines de la Thrace orientale
et de lle dImbros (iiie-xve sicle): prsentation et commentaire historique, Athnes 2003 (riprende alcuni articoli comparsi in precedenza in Archaiologikon Deltion).
Letteratura secondaria.
Opere generali.
[1095] bon a., Le Ploponnse byzantin jusquen 1204, Paris 1951.
[1096] browning r., Byzantium & Bulgaria. A comparative Study across the Early Medieval Frontier, London 1975.
[1097] fine j. v. a. jr, The Early Medieval Balkans. A Critical Survey from the Sixth to the
Late Twelfth Centuries, Ann Arbor 1983.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxv

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxv

[1098] franklin s., shepard j., The Emergence of Rus 750-1200, London - New York
1996.
[1099] kravari v., Villes et villages en Macdoine occidentale, Paris 1989.
[1100] obolensky d., Il Commonwealth bizantino: lEuropa orientale dal 500 al 1453,
ed. it. Roma-Bari 1974.
[1101] stephenson p., Byzantiums Balkan Frontier. A Political Study of the Northern
Balkans, 900-1204, Cambridge 2000.
[1102] soustal p., koder j., Nikopolis und Kephallenia (TIB, 3), Wien 1981.
[1103] soustal p., Thrakien (Thrake, Rodope und Haimimontos) (TIB, 6), Wien 1991.
[1104] gjuzelev v., Forschungen zur Geschichte Bulgariens im Mittelalter, Wien 1986.
Gli Slavi.
[1105] anci m., The waning of the Empire. The disintegration of Byzantine rule on the
Eastern Adriatic in the 9th Century, Hortus Artium Medievalium, 4 (1998), pp.
15-24.
[1106] kountoura-galake e., New fortresses and bishoprics in 8th Century Thrace, REB,
55 (1997), pp. 279-87.
[1107] lemerle p., Invasions et migrations dans les Balkans depuis la fin de lpoque romaine jusquau viiie sicle, RH, 211 (1954), pp. 265-308, poi in 501, n. I.
[1108] lemerle p., La Chronique improprement dite de Monemvasie: le contexte historique et lgendaire, REB, 21 (1963), pp. 5-49, poi in 501, n. II.
[1109] obolensky d., Le culte de Saint Dmtrius Thessalonique dans les relations byzantino-slaves, Thessaloniki 1974.
[1110] oikonomides n., St Andrew, Joseph the Hymnographer, and the Slavs of Patras, in
j. o. rosenqvist (a cura di), Leimn. Studies presented to Lennart Ryden on his
sixty-fifth Birthday, Uppsala 1996, pp. 71-78, poi in 635, n. XXIV.
[1111] oikonomides n., A note on the campaign of Staurakios in the Peloponnese (783784), ZRVI, 38 (1999-2000), pp. 61-66, poi in 635, n. XXVI.
[1112] seibt w., Siegel als Quelle fr Slawenarchonten in Griechenland, SBS, 6 (1999),
pp. 27-36.
[1113] turlej s., The legendary motif in the tradition of Patras. St. Andrew and the dedication of the Slavs to the Patras church, BSl., 60 (1999), pp. 374-99.
Le conversioni.
[1114] franklin s., The reception of Byzantine culture by the Slavs, in The 17th International Congress of Byzantine Studies. Major Papers, New York 1986, pp. 383-97;
poi in id., Byzantium, Rus, Russia. Studies in the translation of Christian culture
(VR), Aldershot 2002, n. I.
[1115] hannick c., Les enjeux de Constantinople et de Rome dans la conversion des Slaves mridionaux et orientaux, Settimane CISAM 51, Spoleto 2004, pp. 171-204.
[1116] peri v., Lingresso degli Slavi nella cristianit altomedievale europea, Settimane
CISAM 49, Spoleto 2002, pp. 401-53.
[1117] poppe a., The Political Background to the Baptism of Rus. Byzantine-Russians
between 986-989, DOP, 30 (1976), pp. 197-244; poi in id., The Rise of Christian
Russia (VR), London 1982, n. III.
[1118] thomson f. j., The Reception of Byzantine Culture in Medieval Russia (VR), Aldershot 1999.
[1119] Harvard Ukrainian Studies, 12-13 (1988-89), n. speciale dedicato alle missioni di conversione, tra cui quelle verso la Russia.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxxvi

7-07-2008

15:20

Pagina lxxvi

Introduzione metodologica e bibliografica

I Bulgari e i loro vicini.


[1120] csernus s., korompay k. (a cura di), Les Hongrois et lEurope: conqute et intgration, Paris-Szeged 1999.
[1121] hanak w., The Infamous Svjatoslav. Master of Duplicity in War and Peace, in 366,
pp. 138-51.
[1122] malamut ., Les adresses aux princes des pays slaves du Sud dans le Livre des Crmonies, II, 48: interprtation, TM, 13 (2000), pp. 595-615.
[1123] pirivatri s., Samuilos State, Belgrade 1997 (in serbo-croato, ma con un riassunto in inglese).
[1124] shepard j., Symeon of Bulgaria - Peacemaker, Annuaire de lUniversit SaintClment dOchride - Centre de Recherches slavo-byzantines Ivan Dujcev, 83,
n. 3 (1989), pp. 9-48.
[1125] shepard j., A marriage too far? Maria Lekapena and Peter of Bulgaria, in The Empress Theophano; Byzantium and the West at the Turn of the First Millennium, Cambridge 1995, pp. 121-49.
[1126] tapkova-zaimova v., Byzance et les Balkans partir du vie sicle (VR), London
1979.
[1127] yannopoulos p. a., Le rle des Bulgares dans la guerre arabo-byzantine de 717718, Byz., 67 (1997), pp. 483-516.
[1128] zuckerman c., Les Hongrois au pays de Lebedia: une nouvelle puissance aux confins de Byzance et de la Khazarie ca 836-889, in 368, pp. 51-74.
I popoli nomadi.
[1129] diaconu p., Les Petchngues au Bas-Danube, Bucarest 1970.
[1130] malamut ., Limage byzantine des Petchngues, BZ, 88 (1995), pp. 105-47.
[1131] nasturel p. s., Les Valaques balcaniques aux xe-xiiie sicles, ByzF, 7 (1979), pp.
89-112.
I Balcani bizantini.
[1132] ducellier a., La faade maritime de lAlbanie au Moyen ge, Thessaloniki 1981.
[1133] von falkenhausen v., Eine byzantinische Beamtenurkunde aus Dubrownik, BZ,
63 (1970), pp. 10-23.
[1134] ferluga j., Lamministrazione bizantina in Dalmazia, Venezia 1978.
[1135] ferluga j., Byzantium on the Balkans. Studies on the Byzantine Administration
and the Southern Slavs from the viith to the xiith Centuries, Amsterdam 1976 (raccolta di articoli).
[1136] herrin j., Realities of Byzantine Provincial Governement. Hellas and Peloponnesos, 1180-1205, DOP, 29 (1975), pp. 253-84.
[1137] makk f., The rpds and the Comneni. Political Relations between Hungary and
Byzantium in the 12th Century, Budapest 1989.
[1138] madgearu a., The military organisation of Paradunavon, BSl., 60 (1999), pp. 42146.
[1139] madgearu a., The restoration of the Byzantine rule on the Danube, RESEE, 3738 (1999-2000), pp. 5-23.
[1140] milanova a., Lhabitat en Bulgarie byzantine (fin xe - fin xiie sicle): lapport de
larchologie, tesi di laurea, Universit de Lille, a.a. 2001.
[1141] oikonomides n., Recherches sur lhistoire du Bas-Danube aux xe-xie sicles: la Msopotamie de lOccident, RESEE, 3 (1965), pp. 57-79, poi in 337, n. XII.
[1142] shepard j., Tzetzes letters to Leo at Dristra, ByzF, 13 (1979), pp. 191-239.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxvii

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxvii

Leconomia dei Balcani.


[1143] ferluga j., Mercati e mercanti fra Mar Nero e Adriatico: il commercio nei Balcani dal vii allxi secolo, Settimane CISAM 40, Spoleto 1992, pp. 443-98.
[1144] jordanov i., Preslav, in EHB, II, pp. 667-72.
[1145] kalligas h., Monemvasia, Seventh-Fifteenth Centuries, in EHB, II, pp. 879898.
[1146] louvi-kizi a., Thebes, in EHB, II, pp. 631-38.
[1147] mcdonald w. a., coulson w. e., rosser j., Excavations at Nichoria in Southwest Greece, III. Dark Ages and Byzantine Occupation, Minneapolis 1983.
[1148] malamut ., Thessalonique 830-904, in l. m. hoffmann (con a. monchizadeh)
(a cura di), Zwischen Polis, Provinz und Peripherie. Beitrge zur byzantinischen Geschichte und Kultur, Wiesbaden 2005, pp. 159-90.
[1149] oikonomides n., Le kommerkion dAbydos, Thessalonique et le commerce bulgare au ixe sicle, in Hommes, II, pp. 241-48.
[1150] oikonomides n., Presthlavitza, the Little Preslav, Sdost-Forschungen, 42
(1983), pp. 1-9, poi in 338, n. XIV.
[1151] patlagean ., Limmunit des Thessaloniciens, in 146, pp. 591-601.
[1152] sanders g. d. r., Corinth, in EHB, II, pp. 647-54.
[1153] setton k. m., Athens in the Later Twelfth Century, Speculum, 19 (1944), pp.
179-207; poi in id., Athens in the Middle Ages (VR), London 1975, n. IV.
Il rinnovamento nazionalista.
[1154] dujcev i., Der Aufstand von 1185 und die Entstehung des zweiten bulgarischen
Staates, Sofia 1985.
[1155] maksimovi l., suboti g., La Serbie entre Byzance et lOccident, in ByzantinaMetabyzantina, La priphrie dans le temps et lespace, Paris 2003, pp. 169-84.

xviii. litalia bizantina (641-1071)


Fonti.
[1156] Agnelli qui et Andreas Liber pontificalis Ecclesiae Ravennatis, a cura di O. Holder-Egger, MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum saec. vi-ix, pp.
265-391 [trad. ing. agnellus of ravenna, The Book of Pontiffs of the Church
of Ravenna, a cura di D. Mauskopf-Deliyannis, Washington 2004].
[1157] Annales Barenses, MGH, Scriptores, V, pp. 52-56.
[1158] Anonymi Barensis Chronicon, a cura di L. A. Muratori, Rerum Italicarum Scriptores, V, Milano 1724, pp. 145-56.
[1159] Bios kai politeia tou hosiou patros hemon Neilou tou Neou, a cura di G. Giovanelli, Grottaferrata 1972. Enrica Follieri stava lavorando a una nuova edizione
quando mancata nel 2002.
[1160] CAG = Corpus des actes grecs dItalie du Sud et de Sicile. Recherches dhistoire et
de gographie, Citt del Vaticano.
[1161] guillou a., Saint-Nicolas de Donnoso (1031-1060/1061), 1967.
A. II. id., Saint-Nicodme de Kellarana (1023/1024-1232), 1968.
B. III. id., La Thotokos de Hagia-Agath (Oppido) (1050-1064/1065), 1972.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxxviii

[1162]
[1163]

[1164]
[1165]
[1166]
[1167]
[1168]
[1169]
[1170]
[1171]
[1172]
[1173]
[1174]
[1175]
[1176]
[1177]
[1178]
[1179]
[1180]
[1181]

7-07-2008

15:20

Pagina lxxviii

Introduzione metodologica e bibliografica


C. IV. id., Le brbion de la mtropole byzantine de Rgion (vers 1050), 1974.
D. V. mercati s. g., giannelli c., guillou a., Saint-Jean-Thrists (10541264), 1980.
CDB = Codice diplomatico Barese.
nitto de rossi g. b., nitti f., Le pergamene del duomo di Bari (952-1264), Bari
1897, rist. anast. Trani 1964.
A. III. f. carabellese, Le pergamene della cattedrale di Terlizzi (971-1300),
Bari 1899, rist. anast. Bari 1960.
B. IV. nitti f., Le pergamene di S. Nicola di Bari. Periodo greco (939-1071),
Bari 1900, rist. anast. Bari 1964.
C. VIII. nitti f., Le pergamene di Barletta. Archivio capitolare (897-1285), Bari 1914.
CDBrind. I = de leo a., Codice diplomatico Brindisino, vol. I, a cura di G. M.
Monti, Trani 1940.
CDP = Codice diplomatico Pugliese.
A. XX. coniglio g., Le pergamene di Conversano. I (901-1265), Bari 1975.
B. XXI. martin j.-m., Les chartes de Troia. I (1024-1266), Bari 1976.
CMC = Chronica monasterii Casinensis, a cura di H. Hoffmann, MGH, Scriptores, XXXIV.
Gesta episcoporum Neapolitanorum, a cura di G. Waitz, MGH, Scriptores, pp.
398-436.
guillou a., Recueil des inscriptions grecques mdivales dItalie, Roma 1996.
leccisotti t., Le colonie cassinesi in Capitanata, I. Lesina (sec. viii-xi), Montecassino 1937.
leccisotti t., Le colonie cassinesi in Capitanata, III. Ascoli Satriano, Montecassino 1940.
leccisotti t., Le colonie cassinesi in Capitanata, IV. Troia, Montecassino
1957.
Le Liber pontificalis, a cura di L. Duchesne, 3 voll., Paris 1955-572 [trad. ing.
The Book of Pontiffs (Liber Pontificalis), a cura di R. Davis, 3 voll. (fino al ix secolo), Liverpool 1989-95].
Lupi Protospatharii Annales, MGH, Scriptores, V, pp. 52-63.
petrucci a., Codice diplomatico del monastero benedettino di S. Maria di Tremiti (1005-1237), 3 voll., Roma 1960.
prologo a., Le carte che si conservano nellArchivio del Capitolo metropolitano
della citt di Trani (dal ix secolo fino allanno 1266), Barletta 1877.
robinson g., The History and Cartulary of St Elia and St Anastasius of Carbone,
II. Cartulary, OCA, XV-2, n. 53 (1929), pp. 121-276; XIX-1, n. 62 (1930), pp.
7-299.
rognoni c., Les actes privs grecs de lArchivo ducal de Medinaceli (Tolde), I. Les
monastres de Saint-Pancrace de Briatico, de Saint-Philippe-de-Boianns et de SaintNicolas-des-Drosi (Calabre, xie-xiie sicles), Paris 2004.
spinelli a. e altri, Regii Neapolitani Archivi monumenta edita ac illustrata, 6 voll.,
Napoli 1845-61.
tjder j. o., Die nichtliterarischen Papyri Italiens aus der Zeit 450-700, vol. I,
Lund 1955; vol. II, Stockholm 1982.
trinchera f., Syllabus Graecarum membranarum, Naples 1865, rist. anast.
Roma s.d.
Vita di santElia il Giovane, a cura di G. Rossi Taibbi, Palermo 1962.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxix

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxix

[1182] Vita sancti Eliae (Spelaeotae), in AASS septembris, III, pp. 848-88.
[1183] Vita S. Lucae abbatis, in AASS octobris, VI, pp. 337-42.
[1184] Vita sancti Vitalis, in AASS martiis, II, pp. 27-35.
Letteratura secondaria.
[1185] bavant b., Le duch byzantin de Rome, MEFRM, 91-91 (1979), pp. 41-88.
[1186] I Bizantini in Italia, a cura di G. Cavallo, Milano 1982.
[1187] borsari s., Il monachesimo bizantino nella Sicilia e nellItalia meridionale prenormanne, Napoli 1963.
[1188] brown t. s., Gentlemen and Officers. Imperial Administration and Aristocratic
Power in Byzantine Italy AD 554-800, British School at Rome, 1984.
[1189] burgarella f., Leparchia di Mercurio: territorio e insediamenti, RSBN, n.s., 39
(2002), pp. 59-92.
[1190] carra bonacasa r. m. (a cura di), Byzantino-Sicula IV, Atti del I Congresso internazionale di Archeologia della Sicilia Bizantina, Corleone, 28 luglio - 2 agosto 1998, Palermo 2002.
[1191] La Calabre de la fin de lAntiquit au Moyen ge, Atti della tavola rotonda, Roma, 1-2 dicembre 1989, MEFRM, 103-102 (1991), pp. 453-905.
[1192] La Chiesa greca in Italia dallviii al xvi secolo, Atti del Convegno storico interecclesiale, Bari, 1969, 3 voll., Padova 1972-73.
[1193] cosentino s., Prosopografia dellItalia bizantina (493-804), 2 voll., Bologna 19962000.
[1194] cracco ruggini l., La Sicilia tra Roma e Bisanzio, in Storia della Sicilia, 3 voll.,
Napoli 1980, pp. 1-96.
[1195] diehl ch., tudes sur ladministration byzantine dans lExarchat de Ravenne (568751), BEFAR, 53 (1888).
[1196] ditchfield p., La culture matrielle en Pouille (xe-xiie sicle), Roma 2007.
[1197] von falkenhausen v., Taranto in epoca bizantina, Studi Medievali, III, 9
(1968), pp. 133-66.
[1198] von falkenhausen v., Zur byzantinischen Verwaltung Luceras am Ende des 10.
Jahrhundert, Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 53 (1973), pp. 395-406.
[1199] von falkenhausen v., La dominazione bizantina nellItalia meridionale dal ix allxi secolo (1967), Bari 1978.
[1200] von falkenhausen v., Die Stdte im byzantinischen Italien, MEFRM, 101-102
(1989), pp. 401-64.
[1201] von falkenhausen v., amelotti m., Notariato e documento nellItalia meridionale greca (x-xv secolo), in Per una storia del notariato meridionale, Roma 1982,
pp. 9-69.
[1202] follieri e., I santi dellItalia greca, RSBN, 34 (1997), pp. 3-36, poi in 1206.
[1203] gay j., LItalie mridionale et lEmpire byzantin depuis lavnement de Basile Ier
jusqu la prise de Bari par les Normands (867-1071), BEFAR, 90 (1904) (ancora utile per la storia evenemenziale).
[1204] guillou a., La Sicile byzantine. tat des recherches, ByzF, 5 (1977), pp. 95145.
[1205] guillou a., holtzmann w., Zwei Katepansurkunden aus Tricarico, Quellen und
Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 41 (1961), pp. 128; poi in guillou a., Studies on Byzantine Italy (VR), London 1970.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

lxxx

7-07-2008

15:20

Pagina lxxx

Introduzione metodologica e bibliografica

[1206] jacob a., martin j.-m., noy g. (a cura di), Histoire et culture dans lItalie byzantine. Acquis et nouvelles recherches, Roma 2006.
[1207] holtzmann w., Der Katepan Boioannes und die kirchliche Organisation der Capitanata, Nachrichten der Akademie der Wissenschaften in Gttingen, Philologisch-Historische Klasse, 1 (1960), pp. 19-39.
[1208] jacob a., La reconstruction de Tarente par les Byzantins aux ixe et xe sicles. propos de deux inscriptions perdues, Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken, 68 (1988), pp. 1-17.
[1209] lefort j., martin j.-m., Le sigillion du catpan dItalie Eustathe Palatinos pour
le juge Byzantios (dcembre 1045), MEFRM, 98 (1986), pp. 525-42.
[1210] luc s., I Normanni e la rinascita del secolo xii, Archivio storico per la Calabria e la Lucania, 60 (1993), pp. 1-91.
[1211] luc s., Graeco-Latina di Bartolomeo iuniore, egumeno di Grottaferrata (1055
ca.)?, Nea Rome, 1 (2004), pp. 143-84.
[1212] mccormick m., Origins of the European Economy. Communications and Commerce, AD 300-900, Cambridge Mass., 2002.
[1213] martin j.-m., Economia naturale ed economia monetaria nellItalia meridionale
longobarda e bizantina (secoli vi-xi), in Storia dItalia Einaudi. Annali VI, Economia naturale, economia monetaria, Torino 1983, pp. 181-219.
[1214] martin j.-m., Une origine calabraise pour la Greca salentine?, RSBN, n.s., 2223 (1985-86), pp. 51-63.
[1215] martin j.-m., Troia et son territoire au xie sicle, Vetera Christianorum, 27
(1990), pp. 175-201.
[1216] martin j.-m., La Pouille du vie au xiie sicle, Roma 1993.
[1217] martin j.-m., Lon, archevque de Calabre, lglise de Reggio et la lettre de Photius, in 148, pp. 481-91.
[1218] martin j.-m., LOccident chrtien dans le Livre des Crmonies, II, 48, TM, 13
(2000), pp. 617-46.
[1219] martin j.-m., Lrmitisme grec et latin en Italie mridionale (xe-xiiie sicle), in a.
vauchez (a cura di), Ermites de France et dItalie (xie-xve sicle), Roma 2003, pp.
175-98.
[1220] martin j.-m., Guerre, accords et frontires en Italie mridionale pendant le haut
Moyen ge. Pacta de Liburia, Divisio principatus Beneventani et autres actes, Roma 2005.
[1221] martin j.-m., noy g., Les campagnes de lItalie mridionale byzantine (xe-xie sicles), MEFRM, 101-102 (1989), pp. 559-96.
[1222] martin j.-m., noy g., Les villes de lItalie byzantine (ixe-xie sicles), in Hommes,
II, pp. 27-62.
[1223] montanari m., Campagne e contadini nellItalia bizantina (Esarcato e Pentapoli),
MEFRM, 101-102 (1989), pp. 597-607.
[1224] noy g., raimondo c., ruga a., Les enceintes et lglise du Monte Tiriolo en Calabre, MEFRM, 110-111 (1998), pp. 431-71.
[1225] peters-custot a., Les populations grecques de lItalie mridionale post-byzantine: modalits dacculturation (xie-milieu du xive sicle), tesi di laurea, Universit
de Paris I, a.a. 2002.
[1226] prigent v., Les vchs byzantins de la Calabre septentrionale au viiie sicle,
MEFRM, 114-112 (2002), pp. 931-53.
[1227] prigent v., Les empereurs isauriens et la confiscation des patrimoines pontificaux
dItalie du Sud, MEFRM, 116 (2004), pp. 557-94.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxxi

Introduzione metodologica e bibliografica

lxxxi

[1228] prigent v., La Sicile byzantine, tesi di laurea, Universit de Paris IV, a.a. 2006.
[1229] rovelli a., La Crypta Balbi. I reperti numismatici. Appunti sulla circolazione a
Roma nel Medioevo, in La moneta nei contesti archeologici. Esempi dagli scavi di
Roma, Atti dellincontro di studio, Roma, 1986, Roma 1989, pp. 49-95.
[1230] safran l., S. Pietro at Otranto. Byzantine Art in South Italy, Roma 1992.
[1231] sansterre j.-m., Les moines grecs et orientaux Rome aux poques byzantine et
carolingienne (milieu du vie sicle - fin du ixe sicle), 2 voll., Bruxelles 1983.
[1232] placanica a. (a cura di), Storia della Calabria medievale. I quadri generali, Roma
2001.

1_Bisanzio II_I-LXXXII

7-07-2008

15:20

Pagina lxxxii

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 1

LImpero bizantino
(641-1204)

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 2

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 3

parte prima
La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo:
gli avvenimenti

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 4

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 5

jean-claude cheynet
i. Bisanzio sulla difensiva: la stabilizzazione delle frontiere
(dal vii secolo alla met del ix)

1. Lavanzata dellIslam1.
a) Il fallimento delle controffensive bizantine.
Nel gennaio del 641 Eraclio muore, lasciando lImpero in una situazione critica tanto allinterno quanto allesterno dei confini. Vari pretendenti, figli di letti diversi, si disputavano la successione. Il maggiore degli eredi di Eraclio e gi suo successore designato, Costantino III, moriva di malattia dopo soli tre mesi di regno. Limperatrice Martina voleva
a questo punto porre a capo dellImpero il figlio Eracleona, ma si era inimicata le guarnigioni dOriente al comando di Valentino, il quale laveva privata del potere soltanto per venire eliminato a sua volta, nel 644,
mentre tentava dimpadronirsi del trono. Fu a quel tempo che Costante II, allepoca un fanciullo di appena 14 anni, assunse il governo dellImpero. Sul fronte delle invasioni, alla morte di Eraclio gli Arabi musulmani erano sul punto di impadronirsi dellEgitto, per lo Stato bizantino fonte primaria di approvvigionamenti granari e fiscali. Appunto per tentare
di stornare tale pericolo limperatore vi aveva fatto sbarcare le truppe di
stanza in Tracia, poi respinte dagli Arabi i quali avevano ricevuto rinforzi a seguito dello sfondamento del fronte persiano. Ciro, patriarca di
Alessandria, che a titolo eccezionale era stato nominato governatore
dellEgitto, fu costretto nellautunno del 641 a consegnare la citt nelle
mani del generale arabo Amr, al quale lo stesso califfo Umar aveva affidato il compito di amministrare il paese conquistato.
Ormai gli imperatori non hanno che lo scopo di contenere le offensive degli Arabi che giungono a minacciare la stessa Costantinopoli [Bonner 124; Kaplony 130]. Le operazioni condotte sugli altri fronti sono finalizzate al conseguimento di questo obiettivo prioritario. Costante II
agisce con determinazione allo scopo di salvare quel che si pu. Le regioni dellImpero maggiormente sottoposte alla minaccia araba erano
tre: lAfrica, la Cilicia e lArmenia. LAfrica costituiva un altro importante granaio, bench certo pi modesto dellEgitto. La Cilicia, anche
questa una fertile pianura, rappresentava unaltra preda appetibile per

ar

rd

Corinto

Slavi

Gortina

ellade

Slavi

Carta 1. LImpero intorno al 750 circa.

creta

Gangra

Mar Nero

Alessandria

Rodi

Mira

Sinada

Amasea

cipro

Cesarea

Tripoli

Eufrate

Gerusalemme

Damasco

Kur

Mosul

Ti
gri

califfato omayyade

califfato omayyade

Trebisonda

Costanza

Seleucia

Tiana
Amorio
Iconio
anatolici

Claudiopoli
Nicomedia
opsikion Ancira

Mileto

tracesi

Smirne

Parion

Costantinopoli
tracia

Filippopoli

Anchialo

Dristra
B u lgari

io

b
anu

califfato omayyade

Mare Mediterraneo

Condominio arabo-bizantino
Confini dei temi

Siracusa

Reggio

Va

Tessalonica

Skopje

Otranto

Durazzo

Nissa
Slavi

Sirmio

Cherson

13:50

sicilia

ico

ria
t

Ad

Sava

7-07-2008

L on g ob ar d i
Napoli

re

Ma

Drava

C azari

2a_Bisanzio II_1-76
Pagina 6

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 7

Bisanzio sulla difensiva

via del fatto che il suo possesso avrebbe potuto far sperare in una controffensiva indirizzata su Antiochia e sul resto della Siria, nei territori
in cui delle popolazioni ribelli, i Mardaiti, continuavano a opporsi alloccupazione araba. LArmenia, infine, era celebre per aver sempre
rifornito di buoni combattenti gli eserciti imperiali. Per lo Stato bizantino, mantenere il controllo sugli altopiani armeni significava sottoporre la Mesopotamia a una minaccia, salvaguardando tuttavia lAnatolia.
Riconquistare lEgitto da poco sottomesso, che mal tollerava lautorit
del califfo e, senza dubbio, le sue esigenze fiscali, non pareva un piano
irrealizzabile, tenendo conto che gli Arabi non disponevano ancora di
una flotta.
Nel 645, un esercito al comando del generale Manuele era sbarcato
senza incidenti a Alessandria, accolto con favore dalla popolazione cittadina ma incapace di tenere le posizioni nel momento in cui Amr pass al contrattacco tornando in forze lanno successivo. Limperatore fu
pi fortunato in Africa. I musulmani, desiderosi di stabilirsi in quella
ricca provincia da quando, nel 642, avevano celermente portato a termine la conquista della Libia e sottomesso le locali trib berbere, che
sembra si siano convertite piuttosto rapidamente alla nuova religione,
nel 647 attaccarono e sconfissero a Sufetula lesarca Gregorio, ribellatosi nella speranza di rinnovare il successo di Eraclio, ma successivamente acconsentirono a ritirarsi non senza aver ottenuto il pagamento dun
enorme tributo. In compenso, gli Arabi avevano aperto un nuovo fronte e, mettendo a profitto lesperienza maturata durante la spedizione di
Manuele, avevano deciso di munirsi duna flotta militare. Il generale Muawiyya, nominato da Umar governatore della Siria ruolo che
conserv anche sotto il califfato di suo cugino Uthman, succeduto a
Umar , era a questo punto libero di sferrare le prime offensive sullAnatolia e sulle isole del Mediterraneo, prima fra tutte Cipro, saccheggiata in due riprese nel 649-50 e nel 654.
Gli Arabi si erano rafforzati giacch, dopo essersi aperti il cammino
verso laltopiano iranico nel 642 con la vittoria riportata a Nihawand
sul sassanide Yazdagirt, erano riusciti ad aver ragione dei loro avversari abbattendone le ultime resistenze grazie alla complicit del comandante di uno degli ultimi eserciti persiani, costringendo il sovrano a riparare nel Khorasan e facendo fallire il suo tentativo di alleanza con i
Turchi. La sconfitta e la morte del monarca sassanide portarono al crollo definitivo del regno persiano, che cess di esistere nel 652. La cronologia delle operazioni di guerra condotte dagli Arabi in Persia permette
di comprendere quali truppe arabe fossero disponibili per fronteggiare
gli eserciti bizantini.

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 8

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Il 5 ottobre 641 gli Arabi avevano espugnato Dvin, sede del patriarcato dArmenia, facendo numerosi prigionieri. Tuttavia gi nel 643, nel
corso duna nuova, massiccia offensiva araba, larmeno Teodoro Restuni, eletto dai Bizantini governatore della paese, riusc ad annientare uno
dei corpi darmata musulmani. Questa campagna, se da un lato rese evidenti le difficolt incontrate dal nemico nel concretizzare un piano di
conquista dellArmenia, rivel daltro canto alle popolazioni locali lenergia delloffensiva araba. I Bizantini da allora si sforzarono di non
contrariare i principi armeni per evitare il rischio di defezioni e alleanze con gli Arabi. Un concilio tenuto a Dvin nel 648 conferm il definitivo rifiuto dei canoni calcedonesi da parte della Chiesa armena. Teodoro Restuni opt per la sottomissione al califfo, a dispetto delle pressioni esercitate da Bisanzio sullArmenia quando, nel 653, Costante II,
alla testa di un poderoso esercito, era giunto di persona in Oriente. Le
prime richieste degli Arabi furono modeste, giacch il tributo da essi reclamato era rappresentato da una somma negoziabile e, senza pretendere che sul territorio rimanessero di stanza contingenti armati, si erano
limitati a esigere dalle truppe armene che fossero disposte a difendere il
loro paese, ovviamente in funzione anti-bizantina. Laccordo stipulato
da Restuni non fu accolto con unanime favore dai principi locali, che
specialmente i residenti nelle province armene occidentali guardavano in gran parte ancora a Costantinopoli.
Nelle province da poco occupate dagli Arabi, una volta evacuata la
regione dalle truppe bizantine, la popolazione non dovette accettare con
troppa difficolt linsediamento degli invasori, i quali non avevano n
modificato i quadri amministrativi del paese n, senza dubbio, sconvolto in alcun modo il vigente sistema fiscale. Soltanto tra le montagne del
Libano, in luoghi pi propizi alla resistenza, i Mardaiti continuarono a
compiere scorrerie che preoccuparono a lungo i califfi, in particolare
quando questi ultimi vennero a risiedere nella vicina Damasco. I cristiani in un primo tempo attesero il ritorno del basileus, ricordando la riscossa di Bisanzio che aveva infine visto Eraclio trionfare sui Persiani;
in seguito, tuttavia, il trascorrere dei decenni fece svanire anche questa
speranza, forse per breve tempo ravvivata alla notizia della sconfitta di
Muawiyya dinanzi a Costantinopoli, nel 677. Anastasio Sinaita ha descritto le condizioni in cui versavano allepoca i fedeli, una minoranza
dei quali in parte prigionieri di guerra che, grazie alla conversione volontaria, potevano essere restituiti alla libert si islamizz, mentre il
resto continu a sopportare il giogo imposto dai conquistatori.
I vincoli tra lImpero e le sue antiche province si allentarono senza
dubbio pi lentamente di quanto la rapidit della conquista possa far so-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 9

Bisanzio sulla difensiva

spettare. Simboli dellantico governo, quali le consuetudini monetarie


o le misure di datazione dei documenti, contrassegnati ancora in base
agli anni di regno dellimperatore, non scomparvero immediatamente.
La libera circolazione dei mercanti fra le due potenze non fu mai del tutto interrotta, ma le conoscenze di cui disponiamo relativamente a questa fase di transizione permangono ancora troppo frammentarie. La capitale bizantina continu a tenersi informata sui fatti di Siria e di Palestina, come possono testimoniare le fonti della Cronaca di Teofane, che
presupporrebbe la presenza di numerosi monaci palestinesi a Costantinopoli fino allinizio del ix secolo.
b) Abbattere lImpero.
Dopo la disfatta della Persia Muawiyya, governatore della Siria, giudicava fosse finalmente giunto il momento dellassalto definitivo a Bisanzio. Grazie agli arsenali siriani ed egiziani, poteva ormai disporre di
una flotta, e dal 654 preparava un attacco diretto contro la capitale bizantina. Lanno seguente, la flotta araba si era gi dimostrata in grado
di trionfare al largo delle coste della Licia su quella di Costante II. LImpero pot per godere ancora dun po di respiro a causa di una sconfitta subita in Armenia dagli Arabi, i quali dovettero altres fronteggiare
nello stesso periodo una violenta rivolta nella Media e soprattutto la
guerra civile scoppiata in seguito alluccisione del califfo Uthman, nel
656. Nel corso dei quasi cinque anni successivi allassassinio di Uthman, gli eserciti di Muawiyya e del suo rivale Ali, anchegli pretendente alla successione califfale, continuarono ad affrontarsi.
Costante II ottenne da Muawiyya, che temeva di essere attaccato
alle spalle, una momentanea cessazione delle ostilit dietro il versamento di un tributo di 1000 nomismata, oltre a uno schiavo e a un cavallo
per ogni giorno di tregua. Limperatore ebbe cos il tempo di liberare,
nel 658, parte della Tracia, ove fece prigionieri numerosi Slavi, riaffermando la sua autorit sui territori balcanici ancora controllati dallImpero. Sembra assai verisimile che Costante II avesse concepito, in termini pi ampi, un vasto disegno inteso a riequilibrare lassetto dellImpero rinforzando le province dOccidente. Il progetto era forse connesso
alla notizia della definitiva vittoria conseguita da Muawiyya su Ali,
che faceva presagire la ripresa delloffensiva araba? La data dellassassinio del califfo Ali non pu essere determinata con precisione, ma si
concorda generalmente che la sua morte sia avvenuta nel 661. Lanno
seguente, affidato al figlio il governo di Costantinopoli, Costante II salp
per Tessalonica a capo di una flotta, dirigendosi quindi verso Atene pri-

2a_Bisanzio II_1-76

10

7-07-2008

13:50

Pagina 10

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

ma di approdare, nella primavera successiva, a Taranto. A Roma fu ricevuto da papa Vitaliano, per poi in autunno raggiungere la Sicilia,
senza in effetti aver neppure tentato di liberare lItalia meridionale dai
Longobardi. Stabilendosi a Siracusa, limperatore aveva deciso di risiedere in una delle rare province risparmiate dalle guerre e ancora molto
ricche, da cui poteva rapidamente intervenire tanto in Italia quanto in
Africa. La sua assenza consent tuttavia ai musulmani di rinnovare con
maggiore frequenza le loro scorrerie in Anatolia sotto la guida di
Muawiyya, stratega di notevole esperienza e califfo ormai incontestato. La tensione che ne deriv in seno allesercito bizantino forn senza
dubbio il pretesto per lassassinio di Costante II, compiuto nellautunno del 668 da un armeno, Mzezio, comes dellOpsikion.
Costantino IV, rimasto erede dellImpero, giunse in Sicilia per far
rimpatriare lesercito che, fedele alla dinastia regnante, aveva immediatamente provveduto a catturare e giustiziare lufficiale ribelle. La partenza dellesercito si rivel peraltro funzionale alla strategia degli Arabi, i quali non persero loccasione di attaccare lAfrica e addirittura di
saccheggiare Siracusa, sferrando il loro primo attacco, che tuttavia non
ebbe seguito, contro la Sicilia. Daltra parte, da vari indizi era possibile arguire che il califfo si accingeva a far ritorno al suo antico progetto,
mirante a distruggere lultimo Stato organizzato che ancora resisteva ai
cavalieri di Allah. Fino a quel momento i Bizantini avevano, tutto sommato, resistito piuttosto bene rispetto agli ultimi anni del regno di Eraclio, ma cominciavano ormai a perdere terreno. Conducendo una serie
di incursioni in profondit nel territorio nemico alcuni Arabi, nel 670,
avevano trovato riparo a Cizico, uno sguarnito centro urbano posto sul
litorale meridionale del Mar di Marmara. Muawiyya moltiplic allora
le spedizioni: lImpero perdette la Cilicia e Tarso, Rodi venne conquistata e vi fu dislocata una guarnigione araba; infine, nel 674, una poderosa flotta araba entr nelle acque del Mar di Marmara compiendo per
sei mesi scorrerie ai danni delle citt costiere prima di far ritorno a Cizico, occupata gi dal 670, per svernare. Costantino IV, posto cos sotto continua minaccia, difese il resto dellImpero con difficolt. Nel 676,
un capo slavo, Perbundo, che mirava a conquistare Tessalonica, vi venne catturato e messo a morte; gli Sclaveni, per vendicarsi, posero sotto
assedio la citt. In Italia, nel frattempo, i Longobardi erano giunti a
Brindisi e a Taranto, di cui si erano impadroniti.
Dopo un triennio di frequenti incursioni nelle regioni vicine alla capitale e la marcia attraverso lAnatolia di un numeroso esercito al comando di Yazid, figlio del califfo, Costantino IV prese la risoluzione di
combattere, e radun la sua flotta munendola di fuoco greco. Nellesta-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 11

Bisanzio sulla difensiva

11

te del 677, i Bizantini bruciarono parte della flotta nemica, che fu costretta alla ritirata e che, sulla rotta del ritorno, incapp inoltre in una
disastrosa tempesta. Il primo assedio di Costantinopoli da parte delle
forze di Muawiyya era fallito.
2. Il temporaneo rinnovamento dellImpero.
La vittoria di Costantino IV ebbe immensa risonanza poich per la
prima volta gli Arabi avevano subito una gravissima sconfitta, tale da
impedire loro a lungo di tornare a vagheggiare un attacco in forze alla citt imperiale. Dai territori balcanici, i capi degli Slavi e perfino il
qaghan degli Avari inviarono ambasciate allo scopo di felicitarsi con limperatore. Pi in concreto, questi provvide a inviare una flotta in soccorso di Tessalonica, che venne cos liberata dallassedio degli Sclaveni [Lemerle 91], guidando personalmente via terra una spedizione che liber
i dintorni della metropoli balcanica.
Costantino IV riguadagn in gran parte il terreno perduto durante le
vicende del conflitto arabo-bizantino, costringendo Muawiyya a negoziare una tregua, senza dubbio conclusa nel 679, in base alla quale il califfo si impegnava a versare annualmente allimperatore 216 000 pezzi
doro, oltre a 50 schiavi e ad altrettanti cavalli pregiati. Le basi navali
arabe nel Mediterraneo Cizico, Chio e Rodi vennero riconquistate o
evacuate dal nemico. Cipro venne smilitarizzata, nessuna flotta da guerra vi avrebbe pi potuto stazionare, e il prodotto della fiscalit insulare
fu spartito a met tra gli avversari. Fortunatamente per lImpero, in seguito alla morte prematura di Yazid, il califfato conobbe una crisi di successione presto degenerata in guerra civile che, aggravata dalle frequenti ribellioni sciite capeggiate dagli Alidi, offr lopportunit di una controffensiva bizantina. Limperatore riprese possesso della Cilicia, mentre
la sua flotta continu a compiere lungo la costa siriana scorrerie che cessarono solamente quando egli accett infine lofferta di un incremento
del tributo annuale, propostagli nel 685 dal califfo Abd al-Malik.
Il successo della politica estera di Costantino IV sarebbe stato perfetto se non fosse stato per il problema bulgaro. Occupando il loro territorio, pressappoco lattuale Ucraina, i Cazari avevano dissolto la confederazione dei Bulgari, i quali si erano diretti a loro volta a ovest. Il loro khan, Asparuch, aveva attraversato il Danubio, rifiutandosi di lasciare
le terre che aveva occupate. Costantino IV si era mosso contro di lui alla testa di un esercito nel 681, ma era stato sconfitto. Limperatore, che
non poteva permettersi di sostenere a lungo una guerra su un fronte se-

2a_Bisanzio II_1-76

12

7-07-2008

13:50

Pagina 12

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

condario, dovette cos concedere ad Asparuch le terre comprese tra il


Danubio e lEmo oltre al pagamento di un tributo. I Bulgari stabilirono perci un campo permanente a Pliska, che divenne la loro prima capitale. Con il tempo, essi assorbirono i numerosi Slavi che li avevano
preceduti, finendo per abbandonare la propria lingua prototurca. Gli
imperatori considerarono la compagine bulgara alla stregua di uno stato cliente. Ad altri Bulgari, guidati da Kuber, Costantino IV concedeva di insediarsi presso Tessalonica.
Limperatore si diede inoltre da fare per consolidare la sua posizione allinterno dellImpero provando a deporre dal loro rango i co-imperatori suoi fratelli, ma una reazione militare lo fece presto desistere dal
tentativo. Nondimeno, fece in modo dimporre come unico erede al trono suo figlio, al quale aveva dato il nome indubbiamente allusivo di Giustiniano. In altro ambito, Costantino riusc a sistemare la questione monotelita durante il concilio di Costantinopoli, nel 680-81. Gli sforzi fatti allo scopo di conciliarsi, attraverso il favore riconosciuto a tale
dottrina, popolazioni orientali ormai sottoposte a una dominazione araba che, nonostante i recenti successi, non pareva affatto dovesse essere
rimessa in causa, perdevano di interesse nel momento in cui le genti occidentali continuavano fermamente a professare la loro adesione al credo di Calcedonia.
Nel 685 Giustiniano II, assurto al potere allet di 16 anni, poteva
ritenere ormai giunto il momento di riprendere loffensiva contro il califfato, tuttora debilitato per via delle guerre civili accese in Mesopotamia da Mukhtar, fra il 685 e il 687, e dagli Zubayridi in Arabia, ove durarono fino al 692. Abd al-Malik non protest contro il ristabilimento
dellinfluenza bizantina in Armenia e negozi, in due riprese, un trattato che rinnovava il tributo da versare allImpero, ma ottenne che i
Mardaiti libanesi andassero a stabilirsi allinterno dei confini dellImpero liberandosi cos duna fonte di continue preoccupazioni. Nel 688,
tranquillo sul fronte arabo, Giustiniano II condusse una vasta spedizione lungo la via Egnatia, da Costantinopoli a Tessalonica, facendo numerosi prigionieri slavi che provvide a deportare in Bitinia e che arruol in
massa nel suo esercito. Allo stesso modo, sempre preoccupato di rinforzare i territori pi vicini alla capitale, limperatore trasfer in Bitinia anche una parte della popolazione cipriota.
Vinti finalmente quanti si ribellavano al suo governo, Abd al-Malik, da sovrano energico qual era, decise di rompere in maniera pi netta con le tradizioni ereditate da Bisanzio; di conseguenza, procedette ad
arabizzare lamministrazione ed emise una nuova moneta, il dnr, su
cui non figuravano pi n leffigie imperiale n il busto di Cristo. Giu-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 13

Bisanzio sulla difensiva

13

stiniano II ne fece un casus belli, rifiutando il tributo inviatogli; tuttavia, nel 692 fu vinto in battaglia dagli Arabi a Sebastopoli, tradito proprio nel vivo del combattimento dal contingente dei suoi Slavi. Limperatore si vendic vendendo come schiavi gli Slavi sopravvissuti, ma perse quanto aveva conquistato fino allora: lArmenia pass sotto lautorit
del califfo, e lesercito imperiale non fu pi capace di impedire le scorrerie nemiche in Cilicia e nel Tauro.
Giustiniano II riun un concilio nel 691-92, noto successivamente
come in Trullo o Quinisesto, in occasione del quale vennero promulgati diversi canoni senza tuttavia tener conto delle consuetudini degli Occidentali, dal momento che erano pochi i vescovi latini presenti. Papa
Sergio sconfess i suoi legati e disconobbe lautorit del concilio. Quando, per, Giustiniano II invi a Roma un suo rappresentante incaricato di imprigionare il papa, gli eserciti di stanza a Roma e a Ravenna presero le parti di Sergio, manifestando in questo modo lemergere in Italia centrale dun nuovo sentimento unitario, ostile allautorit imperiale.
Daltra parte, le necessit belliche avevano gi avuto come conseguenza un inasprimento della pressione fiscale, suscitando il malcontento delle lites, giustificato per di pi dal fatto innegabile che fino a quel momento i loro sforzi tributari erano serviti a finanziare soltanto delle sconfitte. Nel 695, una rivolta a Costantinopoli port al trono Leonzio, gi
stratego degli Anatolici, e Giustiniano II, dopo aver subito lamputazione del naso, fu mandato in esilio.
3. La minaccia del disastro finale.
La deposizione di Giustiniano II apr un periodo di instabilit pregiudiziale per lImpero che, dopo larretramento degli anni quaranta del
vii secolo, era riuscito pi o meno a mantenere le sue posizioni. Fra il
695 e il 717, ben sei imperatori si avvicendano sul trono di Costantinopoli, ciascuno destituito con la violenza dal suo successore, provocando
ogni volta in seno allesercito epurazioni particolarmente controproducenti sotto il profilo della continuit della resistenza bizantina agli Arabi, e proprio nel momento in cui le forze di questi ultimi potevano nuovamente godere di condottieri efficienti come Maslama, che capitan
una serie di spedizioni nel cuore dellAnatolia. Vi furono anche tra i Bizantini uomini di guerra capaci di infliggere sconfitte al nemico, come
nel 699 Eraclio, fratello dellimperatore Apsimaro, che per venne giustiziato insieme al suo stato maggiore nel 705, quando Giustiniano II riprese il potere.

2a_Bisanzio II_1-76

14

7-07-2008

13:50

Pagina 14

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

a) La perdita dellAfrica.
Il bilancio di questo ultimo quarto di secolo disastroso. Dopo una
riconquista difficile, lAfrica bizantina aveva conosciuto finalmente una
certa stabilit che aveva consentito allimpresa di Eraclio di essere coronata dal successo nel 610. La perdita dellEgitto, presto seguita dallabbandono della Cirenaica, lasci lAfrica esposta alle incursioni da
Oriente. LAfrica bizantina nel vii secolo era costituita da una regione
molto meno estesa dei territori che avevano visto la riconquista giustinianea. Le trib dei Mauri di Numidia, bench avessero acquisito la loro indipendenza, erano per ampiamente cristianizzate. Le guarnigioni
bizantine, i Rum cui alludono le fonti arabe della conquista, si erano ritirate nelle citt delle due province della pianura, le pi ricche, la Bizacena a sud e la Proconsolare a nord. La salvaguardia del paese, del resto, non dipendeva tanto da un esercito regolare quanto dalle trib maure, sia quelle attestate nelle province bizantine dellinterno sia quelle
della vicina Numidia, di cui gli esarchi avevano ottenuto il sostegno. Di
fatto, gli Arabi dovettero essere ostacolati pi dalla resistenza dei Berberi che dai Bizantini stessi. Nel 669-70, approfittando della confusione che regnava in Occidente a seguito dellassassinio dellimperatore Costante II a Siracusa, gli Arabi, guidati da Uqba ibn Nafi, sferrarono
una nuova offensiva nel cuore della Bizacena. I capi musulmani entrarono cos in contatto con le trib maure la cui recente cristianizzazione
rimaneva superficiale, inducendone alcune a converstirsi allislamismo.
Furono cos gettati i fondamenti per la costituzione di una base musulmana permanente nella stessa Africa, a Qayrawan.
I Bizantini erano ormai confinati alla sola provincia dAfrica che aveva per centro Cartagine. La metropoli era in declino, poich le antiche
dimore a peristilio erano state occupate da costruzioni modeste e, a quel
che pare, i porti avevano cessato di essere utilizzati. Tali condizioni di
fatiscenza spiegano le ragioni per cui la citt antica dovette scomparire
a favore di Tunisi durante i primi secoli di sovranit musulmana. Tuttavia la prosperit, sostenuta da una produzione ancora abbondante di
grano e di olio, si mantenuta assai pi a lungo, nel corso del vii secolo, di quel che si credesse un tempo: gli Arabi stessi si rallegrarono del
copioso bottino in oro che si erano procurati al momento della conquista. Del resto, la moneta doro battuta a Cartagine non aveva subito sensibili alterazioni prima della caduta della citt.
Negli anni 680 la vittoria riportata da Qusayla, capo di una coalizione berbero-bizantina, su Uqba ibn Nafi, che trov la morte sul campo
di battaglia, permise di respingere gli invasori, anche se solo per pochi

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 15

Bisanzio sulla difensiva

15

anni ancora. Il califfo Abd al-Malik invi in Africa al comando di un


immenso corpo di spedizione Hasan ibn an-Numan al-Ghassani il quale, grazie allappoggio fornitogli dalle trib maure di Libia, considerate
alleati molto affidabili, simpadron verso il 695 dellintera provincia e
della stessa citt di Cartagine. La definitiva conquista araba dellAfrica
fu tuttavia ritardata ancora dalla resistenza opposta da altre trib di
Mauri, guidate da una profetessa, al-Kahina2, desiderose di salvare la
loro indipendenza. Dopo una vittoria conseguita dalle trib di al-Kahina, limperatore Leonzio, come gi il suo illustre predecessore Giustiniano, fece sbarcare in Africa un esercito che riprese temporaneamente
possesso della capitale della provincia, dovendo tuttavia ritirarsi dinanzi al sopraggiungere di rinforzi arabi. Sulla via del ritorno, i marinai proclamarono imperatore Apsimaro, drungario della flotta, il quale depose
Leonzio nel 698 assumendo il nome di Tiberio III. Durante questo lasso di tempo, al-Kahina fu finalmente sconfitta, aprendo la via del Maghreb ai conquistatori [Modran 135].
Ne risult la perdita definitiva dellAfrica, che priv lImpero del
grano africano e lasci esposto alla conquista il ricco tema di Sicilia. Il
cristianesimo africano, dal passato cos glorioso, si indebol pi rapidamente che in Oriente, indubbiamente a motivo del fatto che i suoi quadri dirigenti, fra cui i vescovi, si rifugiarono in massa in Sicilia lasciando le loro comunit prive dun pastore, fatto tantopi grave in quanto
il monachesimo africano, poco sviluppato, non poteva supplire a questa
mancanza. Della prefettura dAfrica altro non rimaneva che le isole, Sardegna, Corsica, Baleari, che progressivamente abbandonarono lorbita
bizantina senza violenza. Nell800, la Sardegna riconosceva ancora lautorit dellImpero.
b ) La preparazione del secondo assedio di Costantinopoli.
In Oriente lArmenia, nonostante una rivolta nel 702, e lIberia, cos come provvisoriamente anche la Lazica, furono tenute sotto saldo controllo dagli Arabi. Nei primi anni dellviii secolo, le truppe arabe scacciarono definitivamente i Bizantini dalla Cilicia e fortificarono Mopsuestia, rendendo la provincia una base per lespansione nellaltopiano
anatolico. Tiberio III era stato a sua volta rovesciato da Giustiniano II,
il quale era riuscito a rientrare a Costantinopoli grazie a uno stratagemma e forte dellappoggio assicuratogli dal khan dei Bulgari, Tervel, che
egli ricompens innalzandolo alla dignit di cesare. Le localit periferiche dellImpero, da Ravenna a Cherson, parevano pronte alla dissidenza. In questultima citt sarebbe scoppiata la rivolta che, eliminando una

2a_Bisanzio II_1-76

16

7-07-2008

13:50

Pagina 16

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

volta per tutte Giustiniano II nel 711, avrebbe posto fine alla dinastia
di Eraclio.
Gli Omayyadi reputarono fosse giunto il momento propizio per riprendere loffensiva contro Costantinopoli. Linstabilit politica giunse al suo apice nel momento in cui Filippico, il vittorioso avversario di
Giustiniano II, volle restaurare il monotelismo e, rendendosi di conseguenza impopolare, venne rovesciato nel giugno del 713 a favore di un
civile, Anastasio, cacciato a sua volta nel 715 da Teodosio III. Maslama, figlio di Abd al-Malik e governatore di Armenia3, attravers lAnatolia senza incontrare alcuna sostanziale resistenza, mentre il naviglio
arabo gett lancora senza incidenti dinanzi alle coste della Licia per
rifornirsi di legname dopera. Nel 716, due forti contingenti militari arabi penetrarono in Asia Minore per assediare la capitale, proprio mentre
lo stratego degli Anatolici, Leone, si era ribellato al governo centrale
con la complicit dun collega, lo stratego degli Armeniaci Artavasde, al
quale aveva dato in sposa sua figlia. Leone negozi un accordo con Maslama, facendogli intendere che, qualora avesse cinto la corona imperiale, avrebbe riconosciuto la sovranit del califfo, riuscendo cos a evitare lo scontro diretto con gli Arabi e a entrare in Costantinopoli nella primavera del 717, dopo che Teodosio III ebbe rinunciato al potere per
abbracciare la vita monastica a Efeso.
4. Il consolidamento isaurico (717-80).
Il nuovo imperatore venne assediato, nel luglio del 717, dalle forze
di terra e di mare del califfo, molto superiori per numero alle truppe a
sua disposizione. Il suo predecessore, Anastasio, aveva provveduto a
rinforzare le difese marittime e a immagazzinare provvigioni in previsione di un lunghissimo assedio. Le mura di terra dissuadevano gli Arabi dallosare un attacco diretto e venne cos messo in opera il blocco navale, ma una piccola vittoria della marina bizantina, che riusc a bruciare alcuni legni del nemico, rialz il morale degli assediati. Gli Arabi
furono costretti a svernare, bench le truppe fossero numerose, i viveri scarseggiassero e linverno si rivelasse particolarmente rigido, causando forti perdite tra le loro file. In primavera, imponenti rinforzi giunsero dallEgitto e dallAfrica, ma una parte degli equipaggi, composti di
cristiani, defezion schierandosi con Leone III, mentre il fuoco greco,
disperdendo il naviglio avversario, offr agli uomini dellimperatore maggiori possibilit di manovra. Questi tesero una serie di fortunate imboscate in Bitinia ai danni dei rinforzi musulmani che stavano sopraggiun-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 17

Bisanzio sulla difensiva

17

gendo via terra attraverso lAsia Minore. Finalmente Maslama, i cui contingenti continuavano a essere falcidiati dallepidemia e attaccati alle
spalle dai Bulgari, lev lassedio nellagosto del 718. Sulla rotta del ritorno, la flotta musulmana venne distrutta da una tempesta.
Il trionfo di Leone era completo, e gli permise di aver ragione di ben
due rivolte, luna in Sicilia, laltra scoppiata nella capitale stessa e fomentata dal suo predecessore, lex imperatore Anastasio. Gli Arabi continuarono tuttavia a dominare incontrastati per terra: devastarono Iconio, Cesarea, Gangra, e per poco non simpadronirono di Nicea nel 727.
Quello stesso anno, Leone aveva respinto una offensiva dei marinai dellEllade e del tema dei Carabisiani, che avevano sostenuto un usurpatore. Per limperatore, come per i suoi contemporanei, tali difficolt rappresentavano altrettanti segni dellira divina, tantopi che nel 726 una
terribile esplosione vulcanica avvenuta nei pressi dellisola di Thera aveva ricoperto le coste egee con una coltre di fumo e di ceneri.
Nel momento in cui ormai tutte le antiche eresie erano state confutate, Leone credette di ravvisare nella venerazione eccessiva tributata
alle icone la causa di tale collera. Aveva perci ordinato di rimuovere
leffigie del Cristo che ornava la Chalke, la porta del Gran Palazzo
[Auzpy 123], e nel 730, nel corso di una solenne udienza, dichiar la
sua ostilit al culto delle immagini. Il patriarca Germano, rigettando liconoclasmo, lasci la cattedra costantinopolitana per terminare i suoi
giorni in monastero, senza venire ulteriormente disturbato. Anastasio,
che gli succedette in carica, ufficializz la nuova dottrina, che insisteva
sulla venerazione esclusiva della croce, informandone con una lettera sinodale papa Gregorio II, il quale censur liniziativa. Il suo successore,
Gregorio III, la fece addirittura condannare da un sinodo nel 731. Durante il suo regno, Leone III non prese altre iniziative.
La disputa sulle immagini non costituiva lunico punto del contenzioso che separava Roma dallImpero. Leone III, in data imprecisata,
defraud il papa degli importanti benefici ecclesiastici che gli derivavano dai territori siciliani e calabresi, deliberando inoltre di adattare la
geografia ecclesiastica al quadro politico e di riunire al patriarcato di Costantinopoli la parte orientale dellIllirico (Macedonia, Grecia, Peloponneso), fino ad allora dipendente dal patriarcato di Roma. Le vibrate proteste del papa si fecero sentire ben oltre let delliconoclastia (cfr. cap.
v, pp. 100-1).
Sul piano militare, Leone III non rec alcun aiuto allesarca di Ravenna, il quale perdette temporaneamente la sua capitale, presa dai Longobardi che in Liutprando avevano trovato un sovrano energico e vittorioso. Nel frattempo, le scorrerie arabe continuavano; nel 740, tutta-

2a_Bisanzio II_1-76

18

7-07-2008

13:50

Pagina 18

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

via, Leone insieme a suo figlio Costantino sorprese uno dei loro eserciti nei pressi di Akroinos e lo distrusse completamente, il che rappresent dopo molti decenni il primo trionfo riportato in campo aperto dalle armi bizantine. I Cazari costituivano sin dal regno di Eraclio un asso
nella manica della diplomazia costantinopolitana, grazie al quale lImpero fu in grado di esercitare pressioni a nord del Caucaso dapprima sui
Persiani, quindi sul califfato, giacch questi nomadi erano attirati dalle
ricchezze della Mesopotamia [Noonan 136]. Leone III, riconoscendo
limportanza di tale alleanza, scelse la figlia del loro qaghan come sposa
per Costantino, lerede al trono. Tuttavia, verso il 737, il futuro califfo
Marwan riusc a sorprendere e a sconfiggere i Cazari, inducendo il loro
capo ad accettare la conversione allIslam.
Malgrado tali rovesci, e un terribile terremoto nellautunno del 740
che fece crollare intere fortezze in Bitinia e in Tracia, danneggiando
in parte anche le mura di Costantinopoli, per la ricostruzione delle quali Leone var una nuova imposta dellentit di un miliaresion , il bilancio del regno era soddisfacente. Quando Leone III mor, nel giugno
del 741, la successione avrebbe dovuto in maniera assolutamente naturale passare a Costantino [Rochow 137], il quale per, pur avendo condotto lesercito bizantino alla vittoria durante lestate del 741 impadronendosi di Melitene, fu attaccato nel giugno del 742 dal cognato
Artavasde che, radunate le truppe di Tracia e fatta correre la voce della morte del giovane imperatore, era riuscito a farsi aprire le porte
della capitale senza colpo ferire. Pare che lusurpatore avesse anche giocato la carta del sostegno accordato agli iconoduli allo scopo di aumentare il numero dei suoi sostenitori. Entrambi gli avversari sollecitarono a turno lappoggio del califfo omayyade. Da parte sua Costantino,
soccorso dalle truppe degli Anatolici e dei Tracesi, nel 743 vinse in due
scontri successivi Artavasde e suo figlio Niceta; dopo di che, ricevuti
rinforzi anche dal tema navale dei Cibirreoti, pose sotto assedio la capitale. Nel novembre del 744 costrinse alla resa Costantinopoli, ridotta alla fame, e pose cos fine a una guerra civile durata pi di due anni.
La contesa tra i due pretendenti al trono indicativa dei contrasti che
dividevano la societ bizantina: rivalit regionali, iconoclasmo contrapposto a iconodulia. Per buona ventura di Costantino V, gli Omayyadi
non ne poterono trarre alcun vantaggio, perch gi impegnati essi stessi nei conflitti che costituirono i prodromi alla rivolta abbaside [Nichanian 429].
Una nuova epidemia di peste colp lImpero nel 747, e in special modo la capitale che, per ripopolarsi, dovette addirittura fare appello agli
abitanti delle isole e dellEllade. Nessuno poteva sapere che quella era

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 19

Bisanzio sulla difensiva

19

lultima occorrenza del fenomeno cominciato sotto Giustiniano I. Sul


fronte orientale, Costantino V benefici della rivoluzione abbaside, che
intorno al 748-50 mobilit le forze dellintera ecumene islamica. I vincitori, che si erano avvalsi degli eserciti arabi del Khorasan, ricollocarono il centro del califfato in Iraq fondando Bagdad, a maggiore distanza
dal confine siriano. In un primo tempo, i califfi abbasidi si applicarono,
da veri musulmani rigoristi, allosservanza del jihad guidando spedizioni in territorio cristiano, tantopi temibili in ragione della capacit degli Arabi di mobilitare risorse finanziarie e umane, giunta ormai al suo
apogeo medievale; ma, in ultima analisi, il trasferimento da Damasco a
Bagdad signific che la distruzione dellImpero di Bisanzio non rappresentava pi un obiettivo prioritario. Nel 751 limperatore assedi Melitene, deportando dalla citt espugnata un gran numero di prigionieri
che fece insediare in Tracia; quindi, nel 755, avanz fino a Teodosiopoli agendo allo stesso modo, a testimonianza di quali fossero il valore
degli uomini e la loro rarit. Sul mare, la marina dei Cibirreoti distrusse una flottiglia nemica nelle acque di Cipro. Costantino ripopol la Tracia, stabilendovi delle guarnigioni e garantendo cos a Costantinopoli
una difesa a distanza, completata con la sottomissione di sclavinie (regioni abitate da Slavi) in Macedonia.
Costantino V aveva chiaramente considerato primaria la difesa di
Costantinopoli, quindi non invi contingenti militari alla difesa degli
ultimi resti dellesarcato di Ravenna, che and perduto nel 751. Limperatore mirava a recuperare i possedimenti italici facendo affidamento su mezzi diplomatici, e, contando sulla tradizionale amicizia dei Franchi, non distolse papa Stefano II dal recarsi in Gallia a sollecitare laiuto di re Pipino.
Forte dei suoi successi, Costantino decise di riunire un concilio ecumenico sulla questione delle immagini, facendo a meno di rappresentanti del papa ostile alliconoclasmo, e convocando invece la maggioranza
dei vescovi dellImpero che, da pi di ventanni, venivano eletti tra gli
avversatori delle icone. Il concilio, riunito nel 754 nel Palazzo di Hieria, condann il culto delle immagini in un horos, documento che definiva il dogma professato unanimemente dalla Chiesa di Bisanzio. Limperatore poteva inoltre contare sullappoggio incondizionato dei tagmata, i corpi scelti che egli stesso aveva ricostituito e di cui sceglieva
personalmente gli effettivi.
Costantino riprese loffensiva nei Balcani, poich gli Abbasidi stavano ancora provvedendo a consolidare il loro nuovo regime, e a pi riprese nel 759 e soprattutto nel 763 sconfisse i Bulgari, rendendo cos sicure le sue conquiste in Tracia e in Macedonia. Gli ultimi anni del

2a_Bisanzio II_1-76

20

7-07-2008

13:50

Pagina 20

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

suo regno furono meno fortunati una intera flotta inviata contro i Bulgari venne distrutta da una tempesta, rendendo impossibile continuare
la spedizione via terra , ma nel 774 riport una nuova vittoria sul khan
Telerig. Sul fronte orientale, gli Abbasidi ripresero loffensiva compiendo temibili scorrerie. Nel 770 fu devastato il territorio degli Anatolici,
e nel 772 perfino gli eserciti riuniti dei temi dOriente non furono in
grado di fermare sulla via del ritorno gli Arabi carichi di bottino.
Lenergia dimostrata dalla contestazione iconodula difficile da apprezzare, dal momento che lopposizione alla decisione dellimperatore
era equiparata a un crimine di lesa maest. certo che ci fossero ancora ferventi iconoduli, soprattutto fra i membri dellaristocrazia costantinopolitana e fra i monaci. Per garantirsi la lealt delle province, Costantino faceva affidamento su alcuni strateghi fedeli. Il pi famoso tra
questi, Michele Lacanodracone, il quale fu a lungo stratego dei Tracesi, pare abbia condotto contro i monaci una lotta senza quartiere, trasformando interi monasteri in scuderie per la cavalleria imperiale. Nel
novembre del 765 un monaco, Stefano il Giovane, venne lapidato con
lapprovazione dellimperatore dalle scholae e dalla folla della capitale.
La Vita di Stefano offre del monaco il ritratto di un martire delliconodulia, bench la sua morte debba essere messa senza dubbio in relazione con la congiura del 766 che vedeva coinvolti parecchi alti funzionari prossimi al sovrano, e per giunta lo stesso patriarca Costantino, il quale venne umiliato pubblicamente prima di essere decapitato. Sta di fatto
che il capo della Chiesa era stato scelto dallimperatore al momento del
concilio di Hieria, e non pu perci passare per convinto iconodulo.
Linterpretazione delle lotte intestine che ebbero luogo durante il regno
di Costantino V resa difficoltosa dalla griglia di lettura imposta dalle
fonti conservate, tutte iconodule ed evidentemente maldisposte nei confronti del sovrano, soprannominato il Copronimo perch avrebbe lordato lacqua del suo battesimo.
Leone IV, che succedette a suo padre senza incidenti nel 775, lasci
da parte le personali posizioni di Costantino V, che si era dimostrato
ostile anche al culto della Vergine, mai condannato dalla Chiesa. Il suo
regno pareva perci promettere una certa distesione e, grazie a una vittoria riportata da Michele Lacanodracone nella regione di Germanicea
sugli Arabi nel 778 e allinsuccesso della loro offensiva sferrata lanno
seguente, cominciava sotto buoni auspici. Leone IV mor per nel 780.
Il bilancio del periodo dei tre imperatori isaurici notevole. Ottennero il potere nel momento in cui era in gioco lesistenza stessa dellImpero, e tre quarti di secolo dopo gli Arabi, quantunque sempre pericolosi, erano tenuti a freno, i Bulgari soggiogati, le province di Tracia e di

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 21

Bisanzio sulla difensiva

21

Macedonia riorganizzate e ripopolate. Il nuovo esercito dei tagmata era


stato messo alla prova e veniva, pare, regolarmente pagato, segno di un
ritorno allequilibrio delle finanze pubbliche. La stabilit politica nonostante la guerra di successione di Leone III era ormai consolidata,
e questo consent di riorganizzare profondamente le strutture dellImpero. Tale rinnovata sicurezza delle autorit ebbe per effetto, nel 741,
la promulgazione di un codice, lEcloga, primo tentativo di riorganizzazione delle leggi dal tempo di Giustiniano I. Ma lo Stato era ancora
straordinariamente carente di uomini, e le sue risorse rimanevano ben
inferiori rispetto a quelle di cui poteva disporre il califfato abbaside, unica potenza universale dellepoca.
5. Alla ricerca dellequilibrio (780-867).
a) Una nuova crisi del potere imperiale.
La prematura morte di Leone IV permise a Irene, sua vedova, di divenire reggente per conto del figlio, Costantino VI [Lilie 134; Treadgold 140]. Limperatrice, che avrebbe voluto governare da sola e non
essere sorvegliata n dai suoi cognati n dai congiunti di Costantino V,
non poteva trovare sostegno che presso gli avversari degli iconoclasti,
senza dubbio numerosissimi nella capitale. Per assicurarsene la lealt,
fu indotta a trovare un accordo con gli iconoduli, aumentando al tempo stesso la sua popolarit per mezzo di sgravi fiscali. Suo proposito era
perci epurare la Chiesa e i tagmata, le due istituzioni-chiave del regime. Con laiuto del patriarca Tarasio, gi alto funzionario della capitale, limperatrice convoc nel 786 un concilio nella chiesa costantinopolitana dei Santi Apostoli, ma i tagmata riuscirono a disperdere questa
prima riunione. Lanno successivo, convoc un nuovo concilio a Nicea,
chiamando a raccolta inedita iniziativa numerosi igumeni, non senza aver preso la precauzione di allontanare le truppe con il pretesto di
una nuova campagna contro gli Arabi. Irene ottenne cos che il culto
delle icone venisse dichiarato conforme allortodossia e che lalto clero
si allineasse alla posizione difesa da Tarasio. Nel 790, la pressione degli
eserciti tematici la obblig a cedere il potere al figlio che, per, accumul un errore dopo laltro, maltrattando il tema degli Armeniaci che
laveva sostenuto , facendosi sconfiggere dai Bulgari nel 792, ripudiando la moglie per sposare la sua concubina e provocando cos per iniziativa di Teodoro Studita lo scisma cosiddetto mechiano, di modo che Irene fece destituire e accecare Costantino nel 797, esercitando

2a_Bisanzio II_1-76

22

7-07-2008

13:50

Pagina 22

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

da sola il potere fin quando non venne detronizzata dal suo logoteta del
genikon, Niceforo.
Dallascesa al potere di Irene fino all815 circa, si assiste ad una fase di indebolimento dellImpero. Il governo di una donna istig gli avversari dellImpero a riprendere loffensiva. Gli Arabi, rinnovando le
loro incursioni fra cui una, guidata da Harun al-Rashid, il figlio del califfo, giunse sino in Bitinia , costrinsero lImpero a versare loro un tributo. N il successore di Irene, Niceforo, fu pi fortunato con Harun,
ormai califfo, al quale dovette pagare la capitazione per se stesso e per
suo figlio Stauracio.
Krum, khan dei Bulgari, scagli la sua offensiva nell809 e simpadron di Serdica (Sofia). Niceforo reag con due campagne belliche, la
seconda delle quali, nell811, si risolse in un disastro, giacch limperatore stesso cadde sul campo di battaglia; dal suo cranio ricav un calice
il khan vittorioso che, saccheggiata senza difficolt la Tracia, si apr la
strada per Costantinopoli grazie a un nuovo trionfo riportato a Versinikia, nell813, sul genero di Niceforo, Michele I Rangabe, succedutogli sul trono. Tale grave disfatta fu causa di un colpo di stato a Costantinopoli, dove si aspirava a un potere militare forte. Leone, gi stratego
degli Anatolici, fu acclamato imperatore con lassenso del patriarca Niceforo, sostituendo cos il debole Michele [Turner 139]. Il nuovo sovrano difese Costantinopoli dallassalto di Krum, che morir nell814, e riport lanno seguente una vittoria tale da persuadere i Bulgari a sottoscrivere una pace duratura, pur lasciando loro buona parte delle loro
conquiste.
In Occidente, Carlo, re dei Franchi e ormai anche dei Longobardi,
divenne il difensore del pontefice romano, decidendo di fregiarsi del titolo imperiale nell800. I Bizantini temettero in un primo tempo che il
nuovo imperatore volesse marciare su Costantinopoli. Niceforo rifiut
per giunta di riconoscergli il titolo di imperatore, e ci caus una guerra a bassa intensit nelle regioni dellAdriatico, in particolare per il controllo di Venezia, che vide affermarsi i Franchi sulla terraferma e prevalere i Bizantini sui mari. Infine, nell812, ad Aquisgrana i legati di
Michele I acclamarono Carlo imperatore dei Franchi, ma non dei Romani. Lassai rapido indebolimento dei Carolingi contribu tuttavia ad
attenuare le tensioni sotto questo riguardo.
Lepoca non godette che dun momento di splendore, coincidente
con la sottomissione degli Slavi di Grecia e del Peloponneso. Stauracio,
il fedele eunuco di Irene, guid un esercito da Costantinopoli a Tessalonica per poi recuperare il Peloponneso, accumulando bottino e facendo rispettare lautorit imperiale. In seguito limperatrice sottomise gli

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 23

Bisanzio sulla difensiva

23

Slavi della Tracia occidentale fino a Filippopoli, bench tali territori venissero perduti dopo le vittorie di Krum. Niceforo vi rinforz lelemento greco ordinando un trasferimento di popolazione dalle isole e dallAsia Minore. Gli Slavi del Peloponneso settentrionale, che si erano ribellati, furono sottomessi alla metropoli di Patrasso.
b) Il secondo iconoclasmo.
Leone V ma anche parecchi Bizantini con lui, fra i quali senza alcun dubbio parte dello stato maggiore dellesercito aveva constatato
che, dopo la condanna delliconoclasmo, gli affari dellImpero, segnati
da pesanti insuccessi, da uccisioni o rovesciamento dei sovrani, non sembravano affatto beneficiare dellapprovazione divina. Nell815, dopo
una estesa consultazione ma contro il parere del patriarca Niceforo e di
Teodoro Studita, principale rappresentante del monachesimo costantinopolitano e bitinico, Leone V fece riunire un sinodo che rimise in vigore lo horos promulgato in occasione del concilio di Hieria. La seconda fase delliconoclasmo fu alquanto diversa dalla prima, connotandosi
rispetto a questa come pi intellettuale e temperata, per quanto Teodoro Studita abbia dovuto subire comunque i rigori dellesilio, e anche se
alcuni notori iconoduli vennero maltrattati da Teofilo: si possono citare il martirio di Eutimio di Sardi e la cattivit del suo discepolo Metodio [Vita Euthymii 96], nonch il supplizio dei graptoi (i marchiati),
due monaci palestinesi sulla fronte dei quali limperatore fece imprimere a fuoco dei versicoli satirici di ispirazione iconoclastica.
Caduto Leone V vittima di una congiura di palazzo nel Natale dell820, il trono pass a uno dei suoi antichi complici, Michele II lAmoriano. Un altro loro collega, Tommaso soprannominato lo Slavo, si present come vendicatore di Leone, si assicur con grande rapidit ladesione di gran parte dellAsia Minore nel corso dell821 e trov appoggio
preso gli Arabi, facendosi quindi acclamare imperatore dai temi occidentali e dotandosi contemporaneamente di una flotta. La posizione di
Michele II, il quale non disponeva che dei contingenti dellOpsikion e
degli Armeniaci, era difficile, ma la capitale gli rimase fedele obbligando cos Tommaso a svernare in Tracia. Michele ebbe infine ragione dellavversario nell823, dopo una guerra civile durata tre anni [Lemerle
132]. Ne dovette soffrire particolarmente la flotta, ci che permise agli
Arabi dAfrica, nell826, di sostenere in Sicilia un ribelle autoproclamatosi imperatore, Eufemio, e di consentire a una banda di musulmani originari dellAndalusia, ed esiliati ad Alessandria prima di venirne scacciati, di impadronirsi di Creta. Michele invi il naviglio disponibile in

2a_Bisanzio II_1-76

24

7-07-2008

13:50

Pagina 24

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Sicilia, dove fu recuperata gran parte del terreno perduto, bench nell831 Palermo cadesse infine in mano araba. A Creta, marinai e soldati
del contingente imperiale furono messi completamente in rotta dagli
Arabi, i quali si annetterono lisola a prezzo di una lenta conquista durata parecchi decenni.
Teofilo, che succedette al padre nell829, era stato educato nellarte di regnare da uno dei pi grandi sapienti del tempo, Giovanni il Grammatico, anchegli iconoclasta convinto. Teofilo aspirava a rinnovare i fasti della dinastia isaurica, allo scopo di corroborare liconoclasmo con
una serie di trionfi militari. Dopo un esordio incerto, il sovrano bizantino ottenne linopinato soccorso di ribelli fuggiti dalla Persia califfale.
Limperatore ne fece battezzare a Costantinopoli il capo il quale, assunto il nome cristiano di Teofobo e insignito del titolo di patrizio, ricevette in seguito dallo stesso Teofilo la mano di una principessa imperiale. Accresciute cos le sue forze e messosi a capo di un potente esercito, limperatore simpadron di Sozopetra facendovi copioso bottino,
ritorn senza problemi a Costantinopoli e vi celebr un trionfo. AlMutasim si vendic lanno successivo ponendosi al comando di una poderosa spedizione diretta in Anatolia, lultima personalmente guidata
da un califfo. Lesercito di Teofilo venne sconfitto da uno dei corpi darmata nemici e poco manc che limperatore stesso fosse fatto prigioniero dagli Arabi a Dazimon. Bisanzio dovette cos lasciare campo aperto
ai nemici, i quali simpadronirono di Ancira per dirigersi poi allassedio
di Amorio, culla della dinastia regnante e capitale del tema degli Anatolici. La citt fu presa dassalto dagli Arabi, che uccisero o catturarono il meglio delle truppe bizantine. Gli ufficiali superiori presi prigionieri vennero poi giustiziati, andando cos a formare la coorte dei martiri di Amorio. Fu un disastro pi sotto il profilo psicologico che dal
punto di vista militare (anche se il sovrano sped delle ambasciate in Occidente per caldeggiare una cooperazione militare [Shepard 138]), giacch il tema dei Tracesi fu in grado con le sue sole forze di annientare
una grossa banda di pirati arabi nel corso dellestate dell841.
Teofilo mor prematuramente, lasciando un figlio di due anni, Michele III, per il quale si annunciava una lunga reggenza. Teodora, la giovane vedova, poteva contare sui suoi fratelli, Barda e Petrona, che avevano maturato esperienza come ufficiali [Herrin 127]. Labbandono delliconoclasmo fu rapido, bench la dottrina venisse ancora professata da
una parte del clero a cominciare da Giovanni il Grammatico, gi elevato da Teofilo alla cattedra patriarcale. Ci volle poco pi di un anno per
destituire Giovanni, ritornare l11 marzo 843, nel corso di un semplice sinodo alle posizioni di Nicea II e intronizzare lo stesso giorno Me-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 25

Bisanzio sulla difensiva

25

todio, un siciliano che era vissuto alla corte di Teofilo. Teodora si era
preoccupata che la condanna delliconoclasmo non implicasse una condanna per la dinastia che laveva sostenuto, salvaguardando per tali motivi la memoria del marito. Alla morte del patriarca Metodio, limperatrice si rivolse a Ignazio, un monaco rigorista, figlio castrato dellimperatore Michele I, sperando che questi sarebbe riuscito a placare le
persistenti agitazioni in seno alla Chiesa e soprattutto a riprendere i rapporti con i monaci studiti.
Durante il primo periodo di reggenza, Teodora fece affidamento su
un eunuco, Teoctisto, capo della segreteria imperiale. Teodora, confrontatasi a differenza di Irene con problemi di minore entit, non dovette di conseguenza patire che sconfitte minori (a parte in Sicilia, dove gli Arabi continuarono la loro avanzata verso la parte orientale dellisola), riportando pure qualche successo per alcune incursioni in
profondit nel territorio nemico, da cui si ricavavano bottino e prigionieri. Lintransigenza del suo atteggiamento nei confronti dei rappresentanti della setta dualista dei Pauliciani, che quantunque gi condannati a morte dal patriarca Niceforo andavano moltiplicandosi nei
temi orientali, li costrinse a emigrare al di fuori dei confini dellImpero, trovando rifugio presso gli Arabi. Essi diedero vita prima sotto
lautorit di Carbea, poi di Chrysocheir a un piccolo ma alquanto combattivo stato militare concentrato attorno alla piazzaforte di Tefrice, in
territorio musulmano ma prossima alla frontiera bizantina [Lemerle 500].
c) I successi di Michele III.
Nell856, Barda fece assassinare Teoctisto con il pretesto di voler
conferire il potere a suo nipote, Michele III. In realt, fu lui a governare di fatto lImpero, ricevendo il titolo di cesare. Il potere degli Abbasidi cominciava allora ad affievolirsi e il loro immenso impero a sgretolarsi. Sotto il controllo nominale dei califfi, il compito del jihad era ormai affidato agli emiri di frontiera, signori di Tarso e di Melitene, che
con laiuto dei Pauliciani logoravano con continue scorrerie i temi dOriente. Nell863 Petrona, comandante di fatto dellesercito imperiale,
riusc ad accerchiare e a distruggere lesercito dellemiro di Melitene,
Amr, che cadde in combattimento. Nel medesimo anno morirono sia
Ali, gi emiro di Tarso e governatore dellArmenia, sia Carbea, capo
dei Pauliciani. Lemirato di Melitene non riusc pi a sollevarsi del tutto dopo questo rovescio, che apr agli eserciti bizantini la via dellArmenia, provincia ancora sottomessa al califfato. Una nuova campagna militare per la riconquista di Creta era stata programmata per l866, ma

2a_Bisanzio II_1-76

26

7-07-2008

13:50

Pagina 26

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

venne annullata in seguito allassassinio di Barda. Unica fonte di nuove


preoccupazioni erano state, nell860, delle popolazioni del settentrione,
i Rhos4, che avevano compiuto una incursione ai danni di Costantinopoli e del suo immediato circondario, facendo quindi ritorno indisturbati alle loro basi di partenza.
Il patriarca Ignazio che, rimasto fedele a Teodora, criticava la cattiva condotta di Barda, fu accusato di complotto ed esiliato nell858. Al
suo posto venne elevato al soglio episcopale della capitale un alto funzionario laico, il letterato Fozio (a quel tempo capo della cancelleria imperiale) che, nellarco di una settimana, ricevette gli ordini minori e maggiori. Tale elezione poco canonica quantunque non del tutto priva di
precedenti fu contestata dai fautori di Ignazio, che si appellarono al
papa. Michele III, dietro proposta di Fozio stesso, decise di convocare
un concilio sulla questione delle immagini, che si tenne nell860-61 e
condusse al trionfo del patriarca. Papa Niccol I, gi maldisposto per il
fatto che nel frattempo la rivalit tra le due Chiese si accentuava in Bulgaria, disconobbe i suoi legati. Nell867, Fozio riun un nuovo concilio
che, messo per la prima volta a profitto il disaccordo sul Filioque (cfr.
cap. v, p. 123), scomunic il papa con laccusa di eresia. La situazione
tuttavia cambi immediatamente per la caduta di Michele III e la deposizione di Fozio.
Il primo patriarcato di Fozio fu caratterizzato da un insolito fervore missionario, i cui due obiettivi maggiori erano rappresentati inizialmente dalla conversione della Cazaria e della Moravia, due Stati che giocavano un ruolo essenziale allinterno delle strategie diplomatiche bizantine. Costantino il quale prese pi tardi il nome di Cirillo e suo
fratello Metodio vennero inviati nell860 in Cazaria via Cherson, in Crimea, che rimaneva per i Bizantini il punto privilegiato dosservazione
dei popoli della steppa. Limpresa si risolse in un insuccesso giacch i
Cazari il cui qaghan nell861 aveva ricevuto rappresentanti delle tre
religioni monoteistiche si erano gi convertiti per loro libera scelta al
giudaismo [Zuckerman 141]. Per reazione, limperatore allora regnante, Basilio il Macedone, tent di convertire al cristianesimo gli ebrei dellImpero, pi con la prospettiva di promozioni che con limpiego di mezzi coercitivi.
Nell863 Fozio, acconsentendo a una richiesta fattagli pervenire da
Ratislav, principe di Moravia, invi in missione presso di lui Costantino e Metodio con il compito di formare il clero slavo locale. Costantino, da filologo esperto qual era, mise a punto un alfabeto che per la prima volta permetteva di scrivere in lingua slava e di tradurre i testi utili
alla liturgia. La missione, le cui vicende sono complesse, doveva scon-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 27

Bisanzio sulla difensiva

27

trarsi con lostilit dei missionari franchi. Dopo la scomparsa di Metodio nell885 (Costantino era gi morto nell869), i loro ultimi discepoli, scacciati dalla Moravia, trovarono rifugio in Bulgaria, dove corroborarono la politica di cristianizzazione allora in corso. In effetti Boris,
khan dei Bulgari, aveva manifestato un certo interesse per il cristianesimo, che gli permetteva di consolidare maggiormente il suo potere presso i boiardi e di far entrare il suo paese nel consorzio delle nazioni cristiane.
Fin dal tempo delle conquiste di Krum, una parte dei sudditi dei khan
bulgari vecchi prigionieri di guerra o nuovi convertiti che fossero
era gi cristiana. Boris si volse a Costantinopoli e ottenne il battesimo
nell864, assumendo il nome del suo padrino, limperatore Michele. Gli
restava da organizzare la Chiesa bulgara. Boris per temeva che questa
avrebbe aumentato linfluenza di Costantinopoli nel suo paese: desiderava perci per essa uno statuto indipendente. Boris-Michele contava
sulla rivalit tra Roma e Costantinopoli per giungere ai suoi scopi, ma
dovette accettare che larciepiscopato bulgaro dipendesse dal patriarcato di Costantinopoli.
Michele III, stanco di subire linfluenza di Barda, strinse amicizia
con Basilio, un contadino dorigine armena, giunto nella capitale dalla
Macedonia, uomo vigoroso e abile a domare i cavalli, per i quali pare
che limperatore nutrisse una vera passione. Barda tent di eliminare
questo rivale, ma venne battuto sul tempo e massacrato nella primavera dell866. Linfluenza di Basilio presso limperatore si accrebbe al punto che Michele gli diede in sposa la propria amante, Eudocia Ingerina,
facendo di lui un co-imperatore. Tali gesti suscitarono, allepoca dei fatti, molti commenti, e si arriv a mettere in dubbio la paternit del figlio
di Eudocia, Leone, nato nel settembre dell867. Qualche giorno dopo
Michele, che meditava di destituire Basilio dalla sua carica, fu assassinato da questo nella sua residenza suburbana di San Mamante, la notte del 23 settembre 867.
Il bilancio del regno di Michele III, cos come stato tendenziosamente dipinto dagli storici della dinastia macedone, ha influenzato a
lungo i moderni. Limperatore, che era necessario infamare al fine di
giustificare lascesa al potere di Basilio, ottenuta per mezzo dellassassinio del suo benefattore, venne rappresentato sia come un vizioso che
non rispettava neppure le istituzioni pi sacre, sia come un incapace
che non si curava minimamente degli interessi dello Stato, un uomo che
avrebbe ordinato di spegnere i fal che segnalavano una incursione nemica per non dover interrompere la corsa in programma nellIppodromo; un uomo, infine, la cui smodata prodigalit nei confronti dei suoi

2a_Bisanzio II_1-76

28

7-07-2008

13:50

Pagina 28

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

favoriti avrebbe completamente vuotato le casse dello Stato. Senza poter esprimere giudizi sulla personalit di Michele, bisogna per ammettere che proprio nel corso del suo regno linfluenza bizantina, grazie alla politica ecclesiastica di Fozio, si fa sentire pi fortemente nei Balcani, mentre in Oriente si delinea per la prima volta la prospettiva di
riprendere terreno sui musulmani.

A proposito del conflitto arabo-bizantino, vedi anche cap. xvi (sul teatro di guerra anatolico).
Non nome proprio, bens appellativo femminile dellar. khin, indovino, veggente
attribuitole per antonomasia dalle fonti arabe (N.d.T.).
3
O, pi precisamente, di Arminiyya, secondo la denominazione attribuita dagli Arabi al governatorato creato ex novo allo scopo di riunire in una sola unit amministrativa le regioni di Armenia, Iberia ossia Georgia orientale e parte dellAghwania, corrispondente allincirca ai
territori dellattuale Atrpatakan/Azerbaigian (N.d.T.).
4
la trascrizione fonetica di Rus adoperata dai Bizantini (N.d.T.).
2

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 29

jean-claude cheynet
ii. Lespansione bizantina durante la dinastia macedone
(867-1057)

Allepoca della sua ascesa al potere Basilio il Macedone, contestato


da qualche stratego, seppe guadagnarsi ladesione di molti attraverso
unabile distribuzione dei ruoli e delle dignit che rafforz la poderosa
fazione gi da lui in precedenza costituita fondandosi sul sostegno accordatogli da parenti prossimi e su una rete di conoscenze estranee al
suo pi stretto nucleo familiare, fra cui vari Armeni. Il suo potere non
venne mai minacciato se non da congiure di palazzo, documentate fino
alla fine del suo regno. Nell867 limperatore costrinse Fozio, ai suoi occhi troppo legato al passato regime di governo, ad abbandonare la cattedra patriarcale, su cui reinsedi Ignazio, senza tuttavia che ci gli impedisse, alla morte di questultimo, di richiamare nuovamente Fozio, la
cui rete di influenze in Costantinopoli era troppo salda ed estesa per poter essere trascurata da un usurpatore.
1. Linstaurazione della dinastia macedone.
Lavvento di Basilio I non mut per nulla i rapporti di forza in Oriente, anche se la propaganda cui d voce la Vita Basilii vorrebbe far credere il contrario e presentarlo come il primo imperatore dellespansione bizantina. pur vero tuttavia che il primo secolo di regno della dinastia macedone vede affermarsi la potenza bizantina su tutti i fronti.
Basilio stesso non era un condottiero geniale, mancava desperienza, e
le campagne da lui personalmente guidate non hanno portato a grandi
risultati, ma i suoi generali furono pi fortunati. Nell871 limperatore
mosse contro i Pauliciani, ma i suoi tentativi dimpadronirsi di Tefrice
e di Melitene furono entrambi frustrati. Lanno seguente Cristoforo, un
parente dacquisto eletto domestico delle scholae, sorprese lesercito dei
Pauliciani a Bathyryax, lo disperse e ne uccise il comandante in capo,
Chrysocheir, mettendo cos fine alla fase militare del paulicianesimo.

alon

Nicopoli
ellade

Dristra

paflagonia armeniaci

Mar Nero

creta

Candace

Alessandria

cipro

Damasco

Fatimidi

Gerusalemme

Tripoli

caldea
colonea

Trebisonda
iberia

Kur

vaspurakan
taron
buccellari
sebastea mesopotamia
Lago di Van
charsianon
Ancira
M
a
r
w
anidi
abido opsikion
cappadocia
Cesarea
melitene
Ti
gri
aigaion
Amorio
pelagos
edessa
licando teluch
anatolici
Smirne
Mosul
Iconio
chio
tracesi
cilicia
samo
Attalia
Aleppo Eufrate
seleucia Antiochia
antiochia
cibirreoti
Mirdasidi
Rodi
Costanza

Preslav
Anchialo
macedonia
Adrianopoli
Costantinopoli
Filippopoli
tracia
strimone
ottimati

Carta 2. LImpero a met dellxi secolo circa.

Mare Mediterraneo

io

b
anu

paristrion

Tessalonica

Corinto
peloponneso

ia

tema/ducato

Siracusa

Cef

sicilia

Nissa

Vidin

bulgaria
Skopje Va
rd
a
Durazzo
Ocrida r
Bari

Sirmio

cherson
Cherson

13:50

Reggio

Napoli

co

ati

Ad
ri

dalmazia

Sava

Peceneghi

Rus
(Russi)

7-07-2008

italia

Ma
re

Drava

Ungari

2a_Bisanzio II_1-76
Pagina 30

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 31

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

31

Una parte dei prigionieri sopravvissuti and a formare un reggimento


dellesercito bizantino.
Nell878, accompagnato dal figlio maggiore Costantino, Basilio si
stabil a Cesarea di Cappadocia e, da l, prese a distruggere numerose
piazzeforti dimportanza secondaria, senza tuttavia potersi impadronire di Adata, la fortezza che custodiva uno dei valichi per la Siria sul Tauro. I suoi generali riuscirono comunque a stornare una scorreria degli
Arabi di Tarso e Basilio pot cos ritornare a Costantinopoli per celebrare il suo trionfo, abile operazione di propaganda per un usurpatore.
Ma ci che ai successi bizantini mancava era la continuit. Un esercito
inviato contro Melitene venne respinto e un altro contingente, nell883,
comandato da Stippeiota, domestico delle scholae, fu annientato dai Tarsioti.
In Occidente, il bilancio ugualmente controverso. Venne perduta
la Sicilia, giacch la negligenza di Basilio provoc la caduta di Siracusa
nell878. I Bizantini continuarono a mantenere qualche fortezza nella
parte orientale dellisola, ove la popolazione greca era concentrata, ma
nel 902 la presenza ufficiale bizantina venne a cessare con la caduta di
Taormina. In compenso, Basilio ripristin le posizioni bizantine in Italia meridionale, gi quasi completamente in mano agli Arabi. Limperatore gioc la carta dellalleanza con Ludovico II, sovrano carolingio dItalia, il quale riconquist Bari nell871. Dopo la morte di Ludovico,
nell876 Bari si consegn ai Bizantini, i quali coordinarono unalleanza
di Stati italiani in funzione antiaraba, distruggendo lemirato di Taranto nell880. Infine un potente esercito al comando di Niceforo Foca il
Vecchio, che fece allora il suo brillante esordio sulla scena bellica, riconquist la Calabria settentrionale e la Puglia. Il generale vigil affinch
le locali popolazioni longobarde non dovessero subire saccheggi da parte delle sue truppe [Gay 1203]. Qualche anno pi tardi veniva creato il
tema di Langobardia.
Basilio, deponendo Fozio a favore di Ignazio, si riavvicinava a Roma, bench pi tardi anche il pontefice romano, in occasione del concilio tenuto a Costantinopoli nell879-80, accettasse il ritorno di Fozio sul
seggio patriarcale (laiuto da parte della flotta bizantina era infatti per
papa Giovanni VIII, a fronte della minaccia araba incombente sullItalia centrale, una necessit inderogabile). Fozio prosegu la sua politica
missionaria cristianizzando i Russi che avevano attaccato Costantinopoli nell860, ma questa prima conversione non ebbe seguito, giacch il
qaghanato russo del nord presso il quale Fozio aveva inviato un vescovo cess di esistere prima del 900. Pare che il patriarca avesse inoltre
giocato un ruolo nella singolare vicenda che amareggi gli ultimi anni di

2a_Bisanzio II_1-76

32

7-07-2008

13:50

Pagina 32

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Basilio. Limperatore, il quale aveva perduto nell879 Costantino, il prediletto figlio maggiore destinato alla successione, si era rassegnato a designare come erede al trono Leone, che non amava affatto, forse a causa dei mormorii che circolavano a corte a proposito della sua nascita. La
fine del regno fu segnata da complotti covati in seno allaristocrazia e
Leone, accusato da una persona vicina a Fozio di progettare lassassinio
del padre, venne imprigionato pur senza essere sottoposto ad accecamento, e non venne reintegrato nei suoi diritti se non pochi mesi prima
della morte accidentale di Basilio, nell886.
Il primo gesto di Leone VI, intronizzato il 20 agosto 886, fu quello
di rendere tutti gli onori imperiali ai resti di Michele III, che egli fece
traslare nella chiesa dei Santi Apostoli [Tougher 162]. Il giovane imperatore desiderava cos affrancare la dinastia dal suo peccato originale,
sicuramente meno per onorare colui che molti pensavano fosse suo padre naturale che per conciliarsi i seguaci degli Amoriani e unificare le
lites di governo. Poi pass a vendicarsi degli amici di suo padre, coloro che gi avevano consigliato a Basilio di allontanarlo dal potere. Il patriarca Fozio venne destituito dalle sue funzioni e sostituito da Stefano, fratello di Leone.
Una delle prime preoccupazioni dellimperatore fu quella di assicurarsi una discendenza. Egli era stato costretto a sposare la pia Teofano,
discendente di una tra le pi nobili famiglie costantinopolitane, quella
dei Martinaci, legati alla dinastia di Amorio, la quale non gli diede che
una figlia, morta in tenera et. Inoltre, n dalle seconde nozze con Zoe
Zautzena, i cui parenti avevano complottato contro di lui dopo la morte della loro congiunta, n dal successivo terzo matrimonio con Eudocia Baiana gli era nato alcun figlio maschio vitale. Infine si prese una
concubina, Zoe Carbonopsina, che nel settembre del 905 gratific limperatore dellerede tanto a lungo atteso, dando alla luce Costantino. Poich desiderava che la legittimit di suo figlio fosse incontestabile, Leone ottenne dal patriarca Nicola Mistico il permesso di battezzare il figlio e, bench gi tale compromesso, necessario per la pace civile, non
fosse ben accetto alla Chiesa, Leone decise per giunta di sposare Zoe.
La Chiesa bizantina per, che considerava di fatto gi passibile di penitenza chi fosse passato a una seconda unione coniugale, rifiutava recisamente le terze e le quarte nozze. Limperatore stesso, grande legislatore che aveva portato a termine lopera pianificata da suo padre facendo redigere lIsagoge e un nuovo codice giuridico, i Basilika, bene attento
a conciliarsi la Chiesa aveva promulgato una novella in virt della quale si proibivano le terze nozze. Leone per non se ne preoccup, e fece
celebrare il suo quarto matrimonio in Santa Sofia. Tuttavia, per quan-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 33

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

33

to avesse gi sollecitato e ottenuto con successo il benestare del papa e


degli altri patriarchi, limperatore incontr lopposizione di Nicola, spinto dalle gerarchie ecclesiastiche. Il sovrano trov cos sbarrate le porte
di Santa Sofia nel corso della solenne processione del Natale 906. Nicola venne deposto e sostituito da Eutimio, ma lo scisma che ne risult
dur a lungo in seno alla Chiesa bizantina. In compenso, il confronto
aveva avvantaggiato Leone sotto il profilo politico, e durante la Pentecoste del 908 Eutimio coron co-imperatore Costantino, che suo padre
non menzionava se non come il Porfirogenito. Ma Leone VI non visse tanto a lungo da evitare al giovane principe un periodo di reggenza,
dopo il maggio 912.
2. La politica estera di Leone VI.
Sul piano della politica estera Leone VI, il quale bench interessatissimo ai problemi militari, come pu testimoniare la dottrina chegli
mise a profitto nei suoi trattati Tactica e Naumachica non fu mai di
persona al comando dei suoi eserciti, dovette comunque far fronte ai nemici tradizionali dellImpero, Bulgari e Arabi musulmani, i quali manifestarono un rinnovato vigore offensivo. Il successore di Boris sovrano
dei Bulgari, Vladimir, che desiderava ritornare al paganesimo, venne
scacciato dal suo stesso padre e sostituito nell893 da Simeone, suo fratello cadetto il quale, destinato a divenire un alto dignitario della Chiesa bulgara, era stato educato a Costantinopoli. Simeone si mostr preoccupato di non apparire come una pedina dei Bizantini, e reag nell894
con una dimostrazione di forza a una malaccorta iniziativa di Leone VI,
che aveva trasferito dalla capitale a Tessalonica il centro degli scambi
commerciali con i Bulgari. I Bizantini avevano goduto del vantaggio della prima mossa, scatenando gli Ungari contro Simeone, ma questo,
nell896, aveva riportato una netta vittoria sulle truppe raccolte dal domestico delle scholae Leone Catacalone, sbaragliandole completamente.
Leone VI prefer a questo punto negoziare e, a prezzo di un tributo annuale e di qualche fortezza di confine ceduta ai Bulgari, ottenne la restituzione dei prigionieri e una pace durevole.
La guerra terrestre contro gli Arabi si tradusse principalmente in una
serie di scorrerie da parte degli emiri di Tarso, alle quali i generali bizantini risposero penetrando fino in Mesopotamia e umiliando a pi riprese i Tarsioti. Tali operazioni non mutarono sostanzialmente lequilibrio delle forze. Vennero tuttavia creati ai confini orientali vari nuovi temi o clisure: il tema di Mesopotamia, le clisure di Sebastea e di

2a_Bisanzio II_1-76

34

7-07-2008

13:50

Pagina 34

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Licando. Questo comprensorio era stato istituito dallarmeno Melia


(lImpero continuava infatti a chiamare al proprio servizio degli Armeni, che rispondevano sempre pi numerosi allappello). Melia, un avventuriero a capo di una banda di combattenti, ritagli per s un territorio
allinterno di una regione desertica di frontiera, il Licando, che sviluppato da Melia stesso divenne un tema di cui egli fu il primo stratego.
Lungo i confini della Cilicia venivano scambiati prigionieri a intervalli
regolari e, nel corso del x secolo, il progressivo successo degli imperiali
poteva essere valutato in base al crescente squilibrio creato dal surplus
di combattenti arabi catturati dai Bizantini, il cui riscatto, a un prezzo
generoso, divenne per gli emiri un punto donore.
Ma era la condotta dei generali dOriente a cagionare allimperatore pi gravi preoccupazioni, poich le vittorie che conseguivano, sempre pi frequenti, conferivano loro un ascendente in continuo aumento
sulle popolazioni anatoliche da essi meglio protette. Uno di tali generali, Andronico Duca, il quale aveva riportato numerose vittorie sugli Arabi, sia che fosse vittima della rivalit che lo opponeva a Samona, un eunuco di corte, sia che aspirasse realmente al trono imperiale con la complicit del patriarca Nicola, nel 906 defezion dallesercito bizantino,
passando prima a Tarso e poi a Bagdad, per essere infine dopo vari negoziati perdonato dallimperatore: Leone VI non poteva permettersi
di privarsi di un generale di cos provate capacit, oltre a rischiare di affrontarlo su un terreno che egli conosceva troppo bene.
Sul mare, gli Arabi si dimostrarono pi aggressivi, giacch potevano
fare affidamento sulle flotte degli emiri di Tarso e di Creta, che saccheggiavano con regolarit le coste dellEgeo, e su quelle di Siria, comandate da formidabili ammiragli, spesso dei rinnegati, quali i famigerati Leone di Tripoli o Damiano. Ma Leone VI non rest inoperoso e la marina
bizantina, sottoposta al comando di un familiare dellimperatore, Imerio, continu sistematicamente a osteggiare gli Arabi. Il naviglio imperiale era tuttavia insufficiente ad affrontare le pi poderose squadre navali allestite dagli Arabi, e lammiraglio bizantino non pot impedire che
Leone di Tripoli attaccasse Tessalonica, difesa a quel tempo da fortificazioni marittime inadeguate, sicch la citt fu presa dassalto e saccheggiata nel 904, avvenimento di grande portata psicologica, anche se lequilibrio strategico nei Balcani non ne venne influenzato. La distruzione della citt fu evitata grazie al versamento di un tributo; dei
prigionieri, moltissimi furono riscattati, mentre altri furono venduti sul
mercato cretese. Imerio si prese tuttavia una bella rivincita sugli Arabi
nellottobre 906. In seguito limperatore, avendo ormai compreso che il
predominio marittimo non poteva essere ristabilito se non a seguito del-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 35

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

35

la neutralizzazione degli arsenali siriani e cretesi, fece armare una enorme flotta provvista di truppe scelte e ne affid ancora una volta il comando a Imerio, ma lammiraglio bizantino fu sconfitto dalle forze alleate di Leone di Tripoli e di Damiano nel 911.
3. La ripresa delle ostilit con i Bulgari.
Il regno di Alessandro, fratello di Leone VI, fu breve ma non privo
di conseguenze, avendo egli reintegrato Nicola Mistico nelle sue funzioni di patriarca e rifiutato di pagare ai Bulgari il tributo, fatto questo che
indusse Simeone a prepararsi alla guerra. Nel giugno 913, alla morte dellimperatore, dal momento che Costantino risultava ancora troppo giovane per regnare, venne convocato sotto la presidenza del patriarca un
consiglio di reggenza dal quale fu esclusa la madre dellimperatore, Zoe.
Il conseguente vuoto di potere eccit in particolare le ambizioni del domestico delle scholae, Costantino Duca, che venne ucciso nel luglio 913
mentre cercava di impossessarsi del Palazzo. Nellagosto del medesimo
anno, Simeone si present alla testa delle sue truppe dinanzi alle mura
di Costantinopoli. I negoziati fra il khan bulgaro e il patriarca condussero al riconoscimento del titolo imperiale per Simeone, che se ne pot
fregiare sotto la designazione restrittiva di basileus dei Bulgari, e al
fidanzamento di sua figlia con Costantino VII. Tali concessioni parvero eccessive alla corte, e Nicola dovette cedere il potere a Zoe, che si
imbarc in una politica militare attiva. Sul fronte orientale, nel 915,
limperatrice riusc a reinsediare sul trono dArmenia Asot II a seguito
di una vittoria sugli Arabi durante la quale Melia si distinse particolarmente. Tuttavia, nel 917 le truppe dOriente, comandate dal domestico delle scholae Leone Foca, fallirono sul Danubio unoperazione combinata con il drungario della flotta, Romano Lecapeno, subendo una disfatta rovinosa a Anchialo.
Si apr allora la contesa tra chi era intenzionato a sostituire Zoe. La
posizione di Leone Foca, forte del sostegno assicuratogli dalle truppe
dOriente, sembrava la pi forte, ma Romano Lecapeno lo precedette,
penetrando nel Palazzo grazie allaiuto dei suoi marinai. Nel maggio 919
questultimo diede cos in sposa sua figlia Elena a Costantino VII e, nel
dicembre 920, venne incoronato imperatore. Leone Foca si ribell ma
fu sconfitto e accecato. Lecapeno mantenne sulla cattedra patriarcale
Nicola, il quale nel luglio 920 riun un concilio e ristabil lunit della Chiesa, compromessa dalla disputa sulla tetragamia e dalla rivalit fra
i suoi fautori e i partigiani di Eutimio. Limperatore, sempre diffiden-

2a_Bisanzio II_1-76

36

7-07-2008

13:50

Pagina 36

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

te nei confronti di un patriarca eccessivamente influente, fece nominare nel 933 suo figlio Teofilatto al posto di Nicola.
Simeone, offeso alla notizia del matrimonio tra Costantino VII ed
Elena Lecapena, che faceva naufragare per lui la speranza di governare
lImpero dei Romani per conto di suo genero, cinse dassedio Costantinopoli e, nel 924, ebbe un colloquio con lo stesso Romano Lecapeno che
rinnov la promessa di riconoscergli il titolo imperiale e di versargli un
tributo annuo [Shepard 1124]. Nel maggio 927 la morte di Simeone, che
aveva tentato con successo di sottomettere i Serbi questi ultimi, dietro istigazione bizantina, erano intervenuti a pi riprese contro di lui
e poi, inutilmente, i Croati, lasci la Bulgaria in una condizione di grande debolezza. Tuttavia Pietro, figlio di Simeone, a prezzo di una marcia intimidatoria sulla capitale, ottenne da Lecapeno, al quale poco premeva intraprendere un nuovo, incerto conflitto nei Balcani, il riconoscimento del titolo imperiale, il rinnovo del tributo e la mano di Maria,
nipote dellimperatore bizantino. Iniziava cos un periodo di pace con
Bisanzio che sarebbe durato fino al 965.
4. I successi contro i musulmani.
Lecapeno e il suo generale favorito, Giovanni Curcua, che continu
a ricoprire la carica di domestico delle scholae per ventidue anni fino al
944, ripresero liniziativa in Oriente, in condizioni pi favorevoli. Lindebolimento del califfato abbaside, conseguenza dellautonomia di cui
sempre di pi godevano le grandi province che lavevano costituito, era
diventato ormai evidente. N il califfo n lemiro degli emiri il comandante in capo degli eserciti musulmani che pi tardi, a Bagdad, fu
il solo vero depositario del potere erano in grado di coordinare la lotta contro i cristiani, lasciata alliniziativa degli emiri di frontiera. La
tenacia di Giovanni Curcua ebbe definitivamente ragione di Melitene,
che venne presa nel 934, non senza che le campagne circostanti, devastate al fine di ridurre alla fame la popolazione, ne facessero le spese.
Tale vittoria impression i combattenti dellIslam, e i Tarsioti desistettero per parecchi anni dalle loro scorrerie in Anatolia. Certamente i
musulmani dovettero nutrire qualche speranza nel momento in cui un
energico emiro, Sayf ad-Dawla, si insedi ad Aleppo. Questi, dopo aver
fatto unincursione in direzione di Bitlis e dellArmenia, intimor i principi armeni al punto di ottenere che essi riconoscessero nuovamente
lautorit del califfo, di cui lemiro si riteneva il rappresentante. Ma
Sayf ad-Dawla non pot al momento impegnarsi in un conflitto totale

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 37

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

37

con i Bizantini, poich doveva ancora far accettare le sue conquiste ai


poteri musulmani rivali, tra cui lemiro dEgitto.
Lavanzata dei Bizantini in Oriente fu inizialmente compromessa nel
941 a causa di un attacco russo a Costantinopoli guidato da Igor e Oleg
[Zuckerman 141]. La flotta russa venne vinta in due riprese, quantunque un grosso contingente sbarcasse in Bitinia e non venisse respinto
che dallesercito di Curcua di ritorno dallOriente. Nel 944 Igor rinnov
gli accordi commerciali che i Bizantini avevano gi concluso nel 911 con
Oleg, forse a causa della rottura dei rapporti fra i Cazari e i Russi, che
aveva precluso ai Russi laccesso al Caspio e da l al califfato.
Curcua riprese loffensiva, concentrata in particolare sulla Mesopotamia, conquistando Amida, Nisibi e devastando i dintorni di Edessa.
Nel 944 gli abitanti di questa citt negoziarono la partenza del domestico a prezzo della consegna del mandylion ai Bizantini. Il prezioso tessuto, attestato a Edessa fin dal vi secolo, recava una effigie miracolosa
acheropita del volto di Cristo (cfr. cap. xi, p. 284).
Romano Lecapeno si preoccup di mantenere gli effettivi del suo
esercito in unepoca in cui una parte dei soldati veniva ancora reclutata
tra i piccoli e medi proprietari terrieri. Il terribile inverno del 927-28
aveva causato una diffusa carestia e la scomparsa di moltissimi piccoli
possidenti, costretti a vendere le propriet. Inoltre, combattendo la voracit dei grandi proprietari fondiari, limperatore mirava a colpire una
parte dei suoi avversari politici. In due novelle, nel 928 e nel 934, Romano annull tali vendite, limitandone da allora in avanti la liceit. Al
termine dei suoi giorni, il sovrano rimise i debiti dei costantinopolitani
nei confronti del Tesoro.
Notiamo infine che i possedimenti bizantini in Italia erano sotto la
minaccia costante dei turbolenti principi longobardi, ma unalleanza con
lallora re dItalia, il franco Ugo di Provenza, unitamente allinvio di
due modesti contingenti militari nel 934 e nel 935, fu sufficiente per
scoraggiare il principe di Benevento, Atenolfo II, dallintenzione di annettersi il tema di Langobardia.
5. La presa di potere di Costantino VII.
Nel dicembre 944, Costantino VII riusc infine a sbarazzarsi di Romano Lecapeno grazie allaiuto dei suoi stessi figli, impazienti di regnare e preoccupati dal comportamento del padre che pareva pentito di aver
esautorato lerede legittimo. Il mese seguente Costantino, con lapprovazione della moglie Elena, allontan dalla capitale i cognati, riunendo-

2a_Bisanzio II_1-76

38

7-07-2008

13:50

Pagina 38

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

li al padre in esilio. Divenuto finalmente signore dellImpero, Costantino decise di fare assegnamento sui Focadi, antichi rivali dei Lecapeni,
ed elev al rango di domestico delle scholae Barda, i cui tre figli ottennero di comandare i temi di frontiera orientali: quello degli Anatolici,
la Cappadocia e Seleucia. Anche Costantino si dedic a una intensa attivit diplomatica, come testimonia lelenco delle ambasciate ricevute
durante i suoi primi anni di regno e conservate nel De cerimoniis. Nel
946, la principessa russa Olga giunse a Costantinopoli allo scopo di sollecitare il sostegno imperiale per conto del suo giovane figlio, Svyatoslav. Fu nel corso di questo viaggio che ella si sarebbe convertita al cristianesimo, bench a titolo esclusivamente personale (le lites russe erano rimaste pagane, anche se attestata la presenza di una comunit
cristiana a Kiev [Zuckerman 166]). Costantino si sforz inoltre di attirare nellorbita bizantina gli Ungari, dei quali erano state respinte numerose incursioni. Nel 948 due loro capi furono battezzati a Costantinopoli, ma gli Ungari finirono per passare sotto linfluenza di Roma (cfr.
cap. xvii, p. 492).
La lotta contro gli Arabi costitu la priorit del regno. Nella speranza di riconquistare Creta, Costantino organizz nel 949 una nuova spedizione che per, mal comandata da Costantino Gongilio, suo fedele
eunuco, e troppo inferiore numericamente, si risolse in una disfatta
completa. In compenso, sulla frontiera orientale, cadde infine la fortezza di Qlqal/Teodosiopoli, una delle vie daccesso allArmenia.
Barda Foca, capo dellesercito dOriente, si scontr con lemiro di Aleppo, lo hamdanide Sayf ad-Dawla, nel quale trov un temibile avversario [Canard 144]. Lemirato di Aleppo, anche se unito a quello di Tarso, disponeva di risorse umane e finanziarie limitate, ma Sayf ad-Dawla
seppe presentarsi, grazie a unabile propaganda, come lunico condottiero musulmano che adempisse al dovere del jihad contro i Bizantini.
Moltissimi volontari della guerra santa provenienti da tutto il Vicino
Oriente si unirono cos a lui. Al comando di grandi armate lemiro di
Aleppo fu, in questo modo, in grado di rimediare alle precedenti sconfitte. Lemiro e i Focadi iniziarono cos a combattere una guerra di movimento intorno ai valichi del Tauro. Barda, meno abile di Sayf ad-Dawla nelle manovre, sub parecchie sconfitte e uno dei suoi figli, Costantino, fin i suoi giorni prigioniero ad Aleppo. Leone Foca riusc tuttavia,
nel 950, a infliggere infine una sonora sconfitta allemiro. Nel 955 Costantino VII sollev Barda dallincarico, affidato al figlio maggiore, Niceforo, che era stratega migliore del padre. Il cambiamento ai vertici
dellesercito produsse i suoi effetti e, durante gli ultimi anni del regno,
gli eserciti bizantini presero il sopravvento sulle truppe dellemiro di

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 39

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

39

Aleppo. Nel 958 un giovane generale, Giovanni Tzimisce, della famiglia dei Curcui, sostenuto dal parakoimomenos Basilio Lecapeno, sferr
un attacco in Mesopotamia, distruggendo lesercito di Sayf ad-Dawla
e impadronendosi di Samosata sullEufrate prima di trionfare nuovamente sullemiro.
Nel medesimo anno, lesercito bizantino si dimostr capace di rintuzzare una scorreria di Ungari in Tracia. Soltanto in Italia i Bizantini
non cessavano di registrare delle sconfitte, prive di gravi conseguenze,
se non per gli indigeni che continuavano a essere sottoposti alle incursioni degli Arabi siciliani, sostenuti dai Fatimidi di Ifriqiya.
Costantino VII mor nel novembre del 959, lasciando il potere al
figlio, Romano II, sulla cui educazione egli stesso aveva vigilato, facendo redigere a suo uso il solo manuale noto di diplomazia bizantina, il De
administrando imperio.
6. Il trionfo in Oriente.
Romano II lasci che la famiglia dei Focadi si occupasse del comando dellesercito e della politica imperiale in Oriente. Niceforo Foca si
vot alla riconquista di Creta: allest una poderosa spedizione e, sbarcando nel 960 sullisola, assedi gli Arabi a Candace senza che i Fatimidi del Maghreb e gli Ikhshididi dEgitto, sospettosi gli uni degli altri,
facessero alcunch per recare rinforzi agli assediati. Sayf ad-Dawla,
traendo profitto dallassenza dellesercito dOriente, aveva saccheggiato Charsianon durante unincursione ma Leone, fratello di Niceforo, lo
sorprese sulla via del ritorno mentre attraversava una gola, annientando il suo esercito. Lemiro hamdanide riusc ancora una volta a darsi alla fuga ma la sua potenza era ormai spezzata definitivamente. A Creta
Niceforo, dopo un lungo assedio, si impadron di Candace e lisola, ridivenuta bizantina, fu costituita in tema [Tsougarakis 1088]. La popolazione islamica divenne oggetto di missioni alle quali prese parte in particolare san Nicone il Metanoita. Parte del bottino raccolto da Niceforo
fu donato a un monaco di nome Atanasio, intimo del generale. Il monaco, nel 962-963, fond il convento di Lavra sul Monte Athos, il pi grande monastero cenobitico del Santo Monte, dove Niceforo sperava di
finire i suoi giorni. A Leone e a suo fratello Niceforo fu riconosciuto il
diritto di celebrare il trionfo a Costantinopoli, nel 961 e nel 963 rispettivamente. Nel 962, a due riprese, in primavera e al termine dellautunno, Niceforo comand un grande esercito contro lemiro di Tarso,
respinse Sayf ad-Dawla e mise sotto assedio Aleppo: di essa, soltanto la

2a_Bisanzio II_1-76

40

7-07-2008

13:50

Pagina 40

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

rocca resistette allattacco bizantino. Niceforo si ritir senza problemi


portando con s un bottino senza precedenti.
Romano II mor nella primavera del 963 lasciando una vedova, Teofano, e due figli minori, i porfirogeniti Basilio e Costantino. La reggenza fu breve poich a luglio lesercito dOriente proclam imperatore Niceforo Foca a Cesarea di Cappadocia. Solo il parakoimomenos Giuseppe Bringa, fedele a Costantino VII e a Romano II, tent di opporsi alla
marcia di Niceforo verso la capitale, facendo invano appello allarmata
dOccidente, posta sotto il comando di Mariano Argiro. Niceforo fu aiutato da un bastardo di Romano Lecapeno, Basilio, che riprese cos il suo
rango di parakoimomenos e, il 15 agosto, il generale fece il suo ingresso
a Costantinopoli. Incoronato imperatore, Niceforo spos un mese pi
tardi Teofano, promettendo di tutelare i diritti dei figli di Romano.
Niceforo Foca nomin domestico delle scholae dOriente suo nipote, Giovanni Tzimisce, il quale continu la campagna militare in Cilicia. Nel 964 e nel 965, Niceforo in persona pose lassedio a Mopsuestia,
una delle vie daccesso alla provincia, svernando in Cappadocia. I Tarsioti capitolarono nella primavera del 965, e la Cilicia divenne un tema.
Dopo due secoli di stabilit, la frontiera del Tauro veniva sfondata dai
Bizantini. Quello stesso anno, Niceforo aveva riguadagnato lintera isola di Cipro allautorit imperiale. Aveva inoltre inviato un suo nipote
contro gli Arabi di Sicilia, ma il corpo di spedizione, mal guidato, fu battuto dagli Arabi e il suo comandante ucciso. Niceforo fece ritorno in Siria e in Mesopotamia a due riprese quando lemirato di Aleppo perse il
suo signore, Sayf ad-Dawla, morto allinizio del 967. Limperatore bizantino raggiunse Antiochia, sottoposta a breve assedio nel 968, e si annesse anche il Taron, il cui principe era morto recentemente. Il contingente lasciato di stanza nei pressi di Antiochia, comandato da Pietro,
eunuco di fiducia dellimperatore, e dallo stratego Michele Burtza, si
impadron della citt il 28 ottobre 969, restituendo allImpero un secondo seggio patriarcale e facendo cos balenare la possibilit di una riconquista dellintera Siria, e forse di Gerusalemme. Per ripopolare la Cilicia, i cui abitanti erano per la maggior parte morti, prigionieri o in fuga, Niceforo fece appello con successo alle comunit cristiane monofisite
sparse nei territori musulmani, permettendo loro di fondare vescovati e
conventi [Dagron 478; Ddyan 1009].
In Occidente, Niceforo rifiut ai Bulgari il tributo loro dovuto dallImpero, impadronendosi di qualche fortezza sul confine. Decise quindi di fare appello al principe russo Svyatoslav allo scopo di attaccare i
Bulgari sulla loro frontiera settentrionale, evitando di disperdere le proprie truppe lungo un fronte che giudicava secondario. Svyatoslav fece

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 41

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

41

una prima incursione che persuase Pietro, czar dei Bulgari, a concludere la pace con Niceforo. Poi il principe russo, dopo essere rientrato a
Kiev per respingere un attacco dei suoi nemici tradizionali, i Peceneghi della steppa, ritorn in Bulgaria dove nel frattempo allinizio del
969 Pietro era deceduto e, sconfitto senza fatica il suo successore, Boris II, conquist Preslav e lintera Bulgaria orientale, guadagnando cos
un potere superiore a quello del regno che aveva appena annientato e
meditando di conservare i suoi nuovi acquisti. In Italia, Ottone I, che
aveva a sua volta ottenuto il trono dellImpero dOccidente, aveva ormai stabilito il suo dominio sulla penisola, compresi i due principati longobardi di Capua e di Benevento, e reclamava la mano di una principessa bizantina per suo figlio, Ottone II. Per sostenere la sua richiesta, limperatore sassone tent unincursione fallita ai danni dei possedimenti
bizantini sul territorio italiano, quindi invi, come ambasciatore in
Oriente, Liutprando di Cremona, che ricevette il rifiuto di Niceforo alla domanda di Ottone.
Per era stato pagato un prezzo per questa serie pressoch ininterrotta di trionfi. Niceforo aveva inasprito la fiscalit, aumentando limposta che dispensava dal servizio, per poter stipendiare un esercito numericamente pi cospicuo e costantemente in stato di guerra. Alla fine,
le acquisizioni territoriali in Oriente, con le molte citt commerciali conquistate e i tributi versati da emirati come quello di Aleppo, offrirono
allImpero risorse fiscali supplementari e abbondanti, ma, ben prima di
poter fruire dei frutti della vittoria, i Bizantini furono pesantemente
tassati. Una novella di Niceforo del 964, che proibiva a monasteri e fondazioni caritatevoli lacquisto di nuovi beni fondiari, per motivi di buona gestione economica, irrit la Chiesa. Il sovrano rimaneva certamente molto popolare in Cappadocia, sua terra dorigine, ma a Costantinopoli poteva annoverare parecchi nemici. La Chiesa rifiut di dar corso
alla sua richiesta di onorare alla stregua di martiri i soldati morti. In seguito, limperatore si alien la popolazione stessa della capitale quando,
in occasione di una carestia, suo fratello specul sul prezzo del grano.
Anche nellesercito non mancavano generali destituiti e condannati
dallimperatore allesilio, come Tzimisce, oppure che ritenevano di esser stati mal ricompensati, come Michele Burtza pronti a rovesciarlo.
Limperatrice Teofano, forse stanca dellausterit e dellascetismo di Niceforo, temeva inoltre che i suoi figli sarebbero stati messi da parte per
favorire la progenie del curopalate Leone Foca.
Una congiura palatina di palazzo, diretta da Tzimisce con la complicit di Teofano, termin con lassassinio di Niceforo Foca nella notte
del 10 dicembre 969. Il patriarca Polieutto costrinse il nuovo imperato-

2a_Bisanzio II_1-76

42

7-07-2008

13:50

Pagina 42

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

re a scacciare dal Palazzo Teofano, sospettata di esserne lamante. Tzimisce epur lesercito dai partigiani dei Focadi, ma dovette far fronte a
numerose rivolte capeggiate da membri di questa famiglia, tra cui quella di Leone, fratello del defunto imperatore, e di Barda, un suo nipote
dotato di grandi qualit strategiche. Tzimisce aveva ereditato una situazione difficile nei Balcani, da dove un esercito russo si era spinto fin nelle immediate vicinanze della capitale prima di essere respinto dalle truppe frettolosamente raccolte al comando del cognato di Tzimisce, Barda
Sclero. Ci vollero due anni allimperatore per aver ragione di Svyatoslav e costringerlo a lasciare la Bulgaria dopo duri combattimenti intorno a Preslav e a Dristra [Hanak 1121]. La conclusione di un trattato che
rinnovava i privilegi commerciali accordati ai Russi pu far supporre
che la vittoria bizantina non fosse stata affatto cos schiacciante come
lasciava credere la martellante propaganda imperiale, animata dalla
preoccupazione di legittimare lusurpazione di Tzimisce. Il sovrano celebr un trionfo a Costantinopoli nel corso del quale, dietro licona della Vergine, sfilarono in corteo limperatore accompagnato da Boris, lex
sovrano dei Bulgari, ormai ridotto al rango di semplice dignitario bizantino.
In Occidente, il nuovo sovrano si mostr meno intransigente del suo
predecessore e, nella primavera del 972, accord la mano di una principessa bizantina, sua nipote Teofano, che non era porfirogenita, a Ottone II, che ne fu soddisfatto. Il gesto garant la sicurezza dellItalia bizantina e favor la penetrazione in Germania dellinflusso bizantino,
particolarmente sensibile in ambito artistico. Rimasta vedova, Teofano
govern durante la minore et del figlio, Ottone III.
Tzimisce riprese loffensiva in Oriente. Dopo che larmeno Melia,
suo domestico delle scholae, fu vinto in combattimento dallemiro di
Mosul, limperatore per due anni di seguito dette dimostrazione di forza giungendo, nel 974, a costringere lemiro a versare un tributo annuo;
lanno successivo, poi, a capo di un forte esercito, avanz in profondit
nel territorio siriano, e ottenne un tributo da Damasco, ma poi dovette
tornare indietro senza essere arrivato a Gerusalemme. Le linee di collegamento dellesercito, infatti, si erano troppo allungate, mentre lEgitto era tornato a essere un avversario temibile in seguito allinsediamento dei Fatimidi. Una lettera di Tzimisce a Asot III di Ani, indipendentemente dalla sua autenticit, riflette la mentalit delle popolazioni e
delle truppe anatoliche. Limperatore si presentava come il capo di tutti i cristiani, anche non calcedonesi, investito del compito di chiamarli
a raccolta per combattere il comune nemico islamico. Fra i musulmani,
negli ambienti pi radicali ci si rattristava profondamente per la man-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 43

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

43

canza di unit di cui soffriva il mondo dei credenti, oltre che per la perdita dello spirito del jihad. Tzimisce non ebbe il tempo di realizzare i
suoi progetti, che forse comprendevano una visita ai Luoghi Santi, giacch mor improvvisamente nel gennaio 976. Basilio Lecapeno fu sospettato di aver avvelenato il sovrano, che si era adirato con lui quando era
venuto a conoscenza delle propriet di cui Basilio si era illegittimamente impadronito, a spese della corona, nei territori riconquistati. La morte di Tzimisce segn la fine della rapida avanzata dei Bizantini verso
Oriente, dovuta senza dubbio alla competenza dei generali ma facilitata, altres, dalla inevitabile disgregazione del califfato abbaside e dallimpossibilit per gli emiri di frontiera di fondare uno Stato fornito di
risorse comparabili a quelle degli avversari cristiani.
7. Basilio II, lespansione in Occidente e la salvaguardia dellOriente.
Alla morte di Giovanni Tzimisce, Basilio, peraltro giunto alla maggiore et e dunque in condizione di regnare autonomamente, continu
a essere sotto la tutela del parakoimomenos, suo prozio. Nel 976, Barda
Sclero, frustrato dal prolungato confinamento in un comando subalterno lungo la frontiera, forte dellausilio di contingenti armeni, di alleati
arabi e di una parte degli ufficiali superiori dellesercito dOriente, si ribell. Per far fronte alla minaccia portata da questo temibile generale,
il parakoimomenos si rivolse a Barda, nipote dellimperatore Niceforo
Foca, che in tre anni di guerra civile, sostenuto da contingenti georgiani, costrinse Sclero e i suoi a rifugiarsi presso la corte di Bagdad. Il bottino del sacco a cui fu sottoposto il campo dei rivoltosi, consent al georgiano Tornicio di fondare uno dei pi grandi monasteri atoniti, il cenobio di Iviron o degli Iberi. Un Foca guid una seconda volta con
successo gli eserciti bizantini dOriente contro Aleppo, cui il generale
impose nuovamente il tributo annuo dovuto allImpero [Cheynet 461;
Holmes 151].
Nel 985, Basilio II decise di sbarazzarsi del parakoimomenos, confiscando brutalmente la sua immensa fortuna. Il sovrano desiderava imprimere il suo marchio in ambito politico-militare abbandonando il fronte orientale e conducendo personalmente una campagna contro i Bulgari i quali, sotto il regno di Samuele, avevano ritrovato lindipendenza.
La rovinosa disfatta dellimperatore, al ritorno dallinfruttuoso assedio
di Serdica, nellagosto 986, giustific le critiche che gli vennero indirizzate dallesercito. Barda Foca, gi destituito dal suo ufficio di domestico delle scholae, riun a Cesarea di Cappadocia gli ufficiali dellesercito

2a_Bisanzio II_1-76

44

7-07-2008

13:50

Pagina 44

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

dOriente e si fece proclamare imperatore il 15 agosto 987. Basilio II


perdette in poco tempo lintera Asia Minore, conservando tuttavia il
possesso del Tesoro. Alla ricerca di alleati, si rivolse al principe russo
Vladimiro (gesto audace, considerato il timore che i Russi ispiravano ai
costantinopolitani). Vladimiro accett di inviare un forte contingente
militare in cambio, per, della mano di Anna, sorella di Basilio, una principessa porfirogenita. Basilio, che non si trovava nelle condizioni di rifiutare, pretese a sua volta che Vladimiro si battezzasse: questi accett
poich tale matrimonio gli garantiva una posizione di preminenza su tutti i principi della steppa. Il principe di Kiev si impadron poi di Cherson, forse a quel tempo alleata ai ribelli, impossessandosi delle reliquie
di san Clemente che vi erano venerate. Vladimiro fu battezzato insieme alla sua druina (guardia personale) a Kiev, senza dubbio nel 988
[Poppe 1117]. Con il contingente russo, Basilio II ebbe la meglio a Abido, nellaprile 989. Barda Sclero, tornato dalla corte califfale e lasciato
in disparte da Foca, continu per alcuni mesi la resistenza insieme ad
alcuni partigiani di questultimo, prima di arrendersi nellottobre 989.
Basilio risparmi Sclero e i suoi, ma pun i Focadi, i loro parenti pi
prossimi e i loro alleati georgiani. Inaspr nel 996 le leggi che proteggevano i diritti dei piccoli proprietari e cre lallelengyon, procedura che
rendeva i potenti responsabili del pagamento delle imposte fondiarie che i meno abbienti non sarebbero stati in grado di soddisfare; tale misura venne recepita come una sanzione. Sotto la sua influenza,
qualche mese pi tardi, il patriarca Sisinnio rese pi severe le proibizioni del matrimonio per legami di parentela, fornendo cos al sovrano
un mezzo per controllare la formazione delle fazioni aristocratiche
[Laiou 733, p. 25].
Limperatore, desideroso di cancellare il ricordo dello smacco del 986
e preoccupato del progresso dei Bulgari al tempo delle guerre civili, apr
le ostilit contro Samuele di Bulgaria. Tale guerra non era senzaltro
mirata allannessione dellintera Bulgaria, ma semplicemente a dare nuovo lustro al prestigio imperiale nei Balcani. La cronologia delle operazioni tra il 990 e il 1018 resta incerta. Samuele dimostr di essere un
avversario valoroso, capace di compiere audaci incursioni in Grecia o
contro Adrianopoli. Alla lunga, tuttavia, le maggiori risorse dellImpero consentirono a Basilio di riconquistare velocemente le province orientali della Bulgaria, di controllare meglio il Danubio, e infine di colpire,
per mezzo di campagne ripetute, il centro dello Stato di Samuele concentrato intorno a Ocrida, in Macedonia. Infine, nel 1014, nella battaglia di Kleidion, Basilio II cattur parte dellesercito di Samuele, il quale mor poco dopo. Ci vollero tuttavia ancora quattro anni di combatti-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 45

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

45

menti, spesso incerti, per soggiogare completamente i Bulgari. Nel 1018,


il sovrano bizantino ebbe il sopravvento, tanto con loculata distribuzione di dignit e titoli ai quadri militari bulgari quanto grazie alla forza delle sue armi. La famiglia reale bulgara fece atto di resa formale, venendo trattata con tutti gli onori del caso. Limperatore comp un viaggio trionfale nei Balcani, celebrando la sua vittoria ad Atene prima di
fare ritorno a Costantinopoli. La frontiera bizantina era adesso nuovamente estesa fino al Danubio, e i principi slavi vicini allImpero stipularono prudentemente nuove alleanze con limperatore.
In Oriente, Basilio II salv in due occasioni, nel 995 e nel 999, Antiochia e gli alleati di Aleppo, attaccati da eserciti fatimidi [Farag 149;
Micheau 1052], pattuendo infine una tregua di dieci anni con il califfo
fatimide del Cairo, al-Hakim. Cerc quindi, invano, di consolidare i possessi bizantini in Siria impadronendosi di Tripoli, e approfitt del suo
secondo soggiorno in Oriente per regolare i conti con i Georgiani, obbligandoli, nel 1001, a restituirgli i territori che il principe David di Tao,
antico alleato di Foca, pi o meno costretto gli aveva destinato come legato. Una volta liberatosi di ogni preoccupazione sul fronte bulgaro, Basilio II si volse nuovamente a Oriente. Il re armeno del Vaspurakan, Senacherim Artzruni, gli fece omaggio del proprio regno, sentendosi ormai incapace di difenderlo contro nuovi aggressori senza dubbio, le
prime bande turche giunte nel Vicino Oriente capaci di adoperare metodi di combattimento terrificanti e mai prima sperimentati. Nel 1021
Basilio prese possesso di queste terre, poste sulle sponde del lago di Van,
organizzandole come nuovo catepanato; svern poi a Trebisonda, dove
accolse la proposta recatagli dal katholikos armeno Pietro del re di
Ani, Smbat, il quale lo designava erede del proprio regno, di cui avrebbe preso possesso alla sua morte. Affront limperatore soltanto Giorgio, re dei Georgiani, che si era alleato ai Fatimidi e sapeva di poter contare sul malcontento di una parte dellaristocrazia microasiatica; malcontento che si tradusse, nel 1022, nellultima rivolta capeggiata da un
Foca, votata a un rapido fallimento. Basilio condusse contro Giorgio
una campagna molto dura, nel corso della quale si distinse particolarmente il contingente russo che costrinse alla sottomissione lavversario.
La preminenza bizantina in Armenia era ormai assicurata, senza troppe
difficolt [Cheynet 999; Holmes 152].
Basilio II non trascur lItalia, dove lopera dei precedenti imperatori fu consolidata dai catapani, nominati per rimanere in carica a lungo (cfr. cap. xviii, p. 524). Questi seppero contenere il malcontento dei
notabili longobardi, a capo dei quali si era posto Melo Meles nelle fonti greche che, prima nel 1009 poi nel 1017, si ribell apertamente al-

2a_Bisanzio II_1-76

46

7-07-2008

13:50

Pagina 46

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

lautorit bizantina. Per il suo secondo tentativo di rivolta, Melo aveva


arruolato un contingente di Normanni, i quali intervennero cos negli
affari bizantini per la prima volta. Limperatore germanico Enrico II,
ritenendo che lItalia spettasse di diritto allImpero dOccidente, fece
una campagna militare contro i possedimenti bizantini nella penisola,
senza tuttavia riuscire a impadronirsi delle piazzeforti. Solo gli Arabi di
Sicilia continuavano a compiere le loro scorrerie. Alla fine del suo regno, Basilio II, desiderando riconquistare lisola, aveva inviato come
avanguardia un forte contingente nel 1025, ma la morte del sovrano, nel
dicembre dello stesso anno, quando anche le truppe del koitonites Oreste erano state battute dai musulmani [Felix 150], fece rinunciare a tale progetto.
Il grande imperatore acquist gi presso i contemporanei una fama
considerevole, che lo pose allo stesso livello dei grandi sovrani del passato, Giustiniano e Eraclio. Alla fine del xii secolo, quando le frontiere
dellImpero collassarono, i Bizantini ricordavano con nostalgia le vittorie di colui che ormai chiamavano il Bulgaroctono.
La determinazione del personaggio dinanzi agli avversari e i suoi successi in campo politico e militare hanno affascinato a lungo gli storici
moderni. Gustave Schlumberger [160] lo considerava il terzo degli imperatori militari che avevano guidato lepopea bizantina. Con Michael Angold e altri insieme a lui si giunti a una considerazione pi
temperata della sua figura. Senza voler negare i suoi successi, bisogna
tener conto che non fu facile per Basilio farsi carico delleredit politica quando le frontiere erano attaccate da tutte le parti. Lo sforzo militare era stato portato al massimo grado e le finanze pubbliche non potevano essere sollecitate ulteriormente. Lassorbimento di Stati cuscinetto nei Balcani e nel Caucaso, pratica largamente adottata durante il
regno di Basilio e continuata con i suoi successori, pu di fatto aver facilitato le invasioni della seconda met dellxi secolo.
8. I successori di Basilio.
Alla morte di Basilio, celibe per tutta la vita, il potere pass al fratello, Costantino VIII, provvisto a sua volta di sole figlie che lo zio non
si era mai preoccupato di far maritare. A dire il vero, Zoe era stata fidanzata a Ottone III, ma il pretendente era morto proprio mentre la
principessa sbarcava a Bari nel 1002. Nel novembre 1028, Costantino,
alla vigilia della sua morte, la diede in sposa a un lontano cugino, Romano Argiro, ma fu poi chiaro che da tale matrimonio non sarebbe sor-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 47

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

47

tito alcun frutto e che la dinastia macedone era destinata a estinguersi


alla morte delle principesse porfirogenite, Teodora e Zoe. La loro legittimit era incontestabile e riconosciuta con entusiasmo dalla popolazione, in particolare dai costantinopolitani. Lunica via per ottenere il potere supremo era legarsi alle principesse, per matrimonio o per adozione, qualora non si volesse tentare la fortuna con un atto di forza. Si
spiega cos, dopo mezzo secolo di calma, il moltiplicarsi di congiure e di
colpi di stato.
Romano III, tentato anchegli dalla gloria militare, sullesempio dei
Focadi decise di annettersi lemirato di Aleppo, governato allora dai
Mirdasidi, essi stessi premuti sul fronte interno dai Fatimidi. La spedizione condotta nellestate del 1030 evidenzia la mancanza di esperienza militare di Romano, il cui esercito venne sbaragliato dai Mirdasidi
durante la marcia verso Aleppo. I duchi di frontiera posero rapidamente riparo a tale disfatta e, nel 1031, gli emiri aleppini pagarono nuovamente il tributo a Bisanzio. Giorgio Maniace, stratego di Teluch, si impadron di Edessa e mantenne il possesso della citt contro lemiro
marwanide di Amida [Felix 150]. Lespansione dellImpero si attuava
da s, quali che fossero le capacit personali degli imperatori, per la debolezza dei suoi nemici. Alla morte di Romano III, nel 1034, Zoe si spos una seconda volta con il suo amante, il paflagone Michele IV, fratello di Giovanni Orfanotrofo, funzionario tra i favoriti di Basilio II.
Giorgio Maniace fu scelto per portare a compimento lultimo progetto di Basilio II, riguadagnare la Sicilia allImpero. Lo stratego bizantino simpadron di Siracusa allinizio del 1040, conseguendo un grande successo che pareva dover preludere alla riconquista dellintera isola. Il suo contingente longobardo tuttavia si ribell, dirigendosi a Bari
per sostenere una rivolta capeggiata da Argiro, figlio di Melo. Maniace
venne richiamato in patria da Michele IV, timoroso delle ambizioni del
generale. Nel medesimo anno i Bulgari si sollevarono, spinti in parte dalla pressione fiscale, riunendosi prima sotto la bandiera di Pietro Deljan,
che vantava una discendenza dai sovrani bulgari, poi di Alusiano, membro autentico della famiglia reale. Al principio del 1041, Michele IV mise rapidamente fine alla sedizione giocando sulle divisioni che si erano
create fra i ribelli e i sostenitori di Alusiano. Limperatore, epilettico,
mor giovane nel dicembre del 1041; il potere pass quindi al nipote Michele V, adottato precedentemente da Zoe.
Il neoeletto sovrano, bramoso di dirigere personalmente gli affari
dellImpero, allontan dapprima lo zio, Giovanni Orfanotrofo, ormai
impopolare tanto per il suo rigorismo in materia fiscale quanto per essersi recentemente arricchito. Poi, durante la Pasqua del 1042, Miche-

2a_Bisanzio II_1-76

48

7-07-2008

13:50

Pagina 48

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

le credette possibile relegare la madre adottiva in un convento nei pressi della capitale. La popolazione di Costantinopoli reag con inattesa
energia, fece uscire dal suo ritiro Teodora, lultima porfirogenita, e scacci dal trono Michele che venne accecato (cfr. cap. xi, pp. 277).
Dopo due mesi di regno congiunto di Teodora e Zoe, nel luglio 1042
questultima si rispos con Costantino IX Monomaco. Michele V aveva liberato Maniace, rimandandolo in Sicilia. Si dava il caso che Costantino IX avesse per amante Maria Sclerena, il cui fratello, Romano Sclero, chiamato ad assolvere alle pi alte funzioni dello Stato, era nemico
giurato di Maniace; nel settembre 1042 questo si ribell e, nella primavera dellanno successivo, si trasfer con il suo esercito nei Balcani, morendo per dopo uno scontro con gli imperiali quando gi aveva sfondato le linee nemiche. Nello stesso anno, una flotta russa inviata da Jaroslav, principe di Kiev, attacc la capitale venendo respinta con difficolt
dalla marina bizantina. Alcuni storici hanno accostato i due avvenimenti sospettando, nella loro simultaneit, qualche cosa di pi della semplice coincidenza, bench non esista alcuna prova di una reale collusione.
Il lungo regno del Monomaco segnato dallinvasione dei Balcani da
parte dei nomadi peceneghi, che ormai non si accontentavano pi di
compiere semplici incursioni, e dallannessione dellArmenia, che mise
i Bizantini a diretto contatto con nuovi arrivati, i Turchi selgiuchidi.
Limperatore privilegi sempre le soluzioni pacifiche. Quando, nel corso dellinverno 1046-47, una massa di Peceneghi attravers il Danubio,
venne respinta dallesercito dOccidente e da una banda di irregolari appartenente alla medesima razza degli invasori, gi da tempo passata al
servizio dellImpero, e il cui capo, Kegenes, una volta battezzato, ricevette titoli e terre. Limperatore, senza dubbio incoraggiato dalla condotta leale di Kegenes e preoccupato dal calo della popolazione nei Balcani, fece insediare i Peceneghi sconfitti su territori dello Stato e ne arruol una parte. Tale decisione, che aveva molti precedenti nel passato,
suscit per lopposizione dellesercito dOccidente, che si ribell, beneficiando successivamente di una amnistia imperiale nella primavera
del 1047. Qualche mese pi tardi, tuttavia, Leone Tornicio, appartenente a una illustre famiglia di Adrianopoli, sollev nuovamente le truppe occidentali e tent dimpadronirsi della capitale, rimasta sguarnita di
difensori, prima di essere catturato e accecato nel dicembre 1047 [Lefort
822].
Nel 1041 mor Smbat, re di Ani, ma le agitazioni interne dellImpero non permisero di dar corso immediato al suo testamento. Solo nel
1045 Costantino IX invi un esercito a prendere possesso della citt,
mentre il nuovo sovrano Gagik II, attirato con uno stratagemma a Co-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 49

Lespansione bizantina durante la dinastia macedone

49

stantinopoli, riceveva titoli onorifici e rendite fondiarie quale compenso. Nel 1048, una banda turca assai numerosa, comandata da Ibrahim
Inal, fratellastro del sultano selgiuchide Tughril Beg, si spinse a saccheggiare lArmenia, indebolita dallassenza degli eserciti dOriente richiamate in Europa per contrastare la rivolta di Tornicio. Finalmente, nel
settembre 1048, le truppe dei catapanati di frontiera, rinforzate da un
forte contingente georgiano, si scontrarono a Kaputru con i Turchi i
quali, dopo una battaglia dallesito incerto, si ritirarono. Nel 1054 il sultano, divenuto signore dellAzerbaigian, volle saggiare le difese bizantine assediando Mantzikert che, ben difesa dal dux di Vaspurakan, larmeno Basilio Apocapa, resistette con successo.
Limperatore contro i Turchi aveva mobilitato i Peceneghi, che per
si rifiutarono di allontanarsi dalle loro sedi e si rivoltarono. La reazione
imperiale fu energica: Costantino IX invi contro di loro numerosi eserciti che, pur battuti in un primo tempo, riuscirono infine a sorprendere i rivoltosi e finalmente a restringere larea delle loro incursioni, persuadendoli quindi, alla fine del suo regno, a firmare una pace durevole.
La pertinacia dimostrata dal Monomaco, il quale pi volte ricostitu i
suoi eserciti decimati dai Peceneghi, annulla le accuse rivoltegli dai contemporanei, riprese talora dai moderni storici, che gli rimproveravano
la negligenza degli affari militari, e testimonia anzi che le risorse dellImpero erano ancora in grado di finanziare un importante sforzo bellico nellarco di diversi anni [Malamut, in 1119].
In Italia, i Normanni consolidavano le loro posizioni, attaccavano i
castra bizantini e avevano il sopravvento sui vari catapani, che pure ricevevano rinforzi. Costantino contava sul sostegno di papa Leone IX,
poich i Normanni saccheggiavano anche il patrimonio della Chiesa, e
si appell al notabile longobardo pi influente, Argiro, gi fedele servitore dellImpero e nominato duca dItalia al tempo in cui aveva contribuito a sedare la rivolta di Maniace. Nel 1053 tuttavia i Normanni sbaragliarono sia le truppe pontificie sia quelle di Argiro. Poco dopo, il papato si volse dalla parte dei Normanni, investendoli nel 1059 della
signoria dei territori dellItalia meridionale. Nella volont, tuttavia, di
riconfermare comunque lalleanza e discutere su determinate misure
adottate contro le chiese latine della capitale bizantina dal patriarca Michele Cerulario il quale pretendeva, inoltre, di rivestire un ruolo direttivo nei confronti delle Chiese dOriente , Leone IX invi a Costantinopoli il cardinale Umberto di Silva Candida a capo di una delegazione. I negoziati con limperatore, influenzato favorevolmente da Argiro,
erano gi giunti a un buon punto, ma i legati, ormai sicuri del fatto loro, si dimostrarono intransigenti durante il colloquio privato con il pa-

2a_Bisanzio II_1-76

50

7-07-2008

13:50

Pagina 50

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

triarca, che godeva nella capitale di un vasto sostegno popolare. Infine,


nel luglio 1054, i legati pontifici deposero una bolla di scomunica sullaltare di Santa Sofia. Costantino non pot fare altro se non lasciare
che il sinodo e il patriarca rispondessero allaffronto lanciando un anatema contro i legati del papa [Kaplan 182]. Questo scisma era solo frutto delle circostanze, se si tiene anche conto del fatto che Leone IX, nel
frattempo, era morto. Del resto, i negoziati ripresero con il suo successore, Vittore II, sulle stesse basi. Tuttavia lavvenimento sintomatico
della direzione presa dal papato, che comincia a prendere le distanze dai
poteri politici rivendicando la libert della Chiesa, un problema incomprensibile per i Bizantini.
Il regno del Monomaco fu inoltre caratterizzato da una serie di riforme. Limperatore istitu una nuova casa pia, che forn ampiamente di
ricchi beni, intitolata a San Giorgio il Tropeoforo, insediandovi un nomophylax, funzione creata appositamente per Giovanni Xifilino, incaricato della formazione giuridica degli alti funzionari. Il sovrano inoltre
ampli la fiscalizzazione della strateia ai territori di recente acquisizione, in particolare smobilitando lesercito di Iberia (cfr. cap. vii, p. 184).
Alla sua morte, nel gennaio del 1055, Costantino IX lasciava un impero intatto, avendo reagito con notevole vigore alle sfide provenienti dallesterno.
Teodora la Porfirogenita, gi avanti con let, conserv da sola il potere per i diciotto mesi che le rimanevano da vivere, a dispetto delle critiche che le furono mosse per il fatto che lImpero avrebbe avuto bisogno di un sovrano energico. La morte dellimperatrice, nellagosto del
1056, non apr alcuna crisi istituzionale, dal momento che lultima rappresentante della dinastia macedone aveva trasmesso il potere a Michele Bringa in maniera legalmente ineccepibile. Tuttavia, il nuovo imperatore, burocrate costantinopolitano, anziano e mal consigliato, si comport da sprovveduto con alcuni generali che avevano comandato gli
eserciti di Bisanzio sotto il Monomaco. Quando Teodora, e poi Michele VI, destituirono dei generali gi favoriti da Costantino IX, rifiutando loro le promozioni che speravano, molti Catacalone Cecaumeno e
Costantino Duca, fra i tanti si unirono a Isacco Comneno, proclamandolo imperatore nel giugno del 1057. Dopo una breve ma sanguinosa
guerra civile, Isacco Comneno, sostenuto nella capitale da una potente
fazione guidata dal patriarca Michele Cerulario, entr in Costantinopoli senza colpo ferire, facendosi incoronare imperatore il 1 settembre
1057. Le due grandi famiglie che avrebbero dominato Bisanzio per i centocinquantanni seguenti, i Comneni e i Duca, si insediavano cos nel
cuore dellImpero.

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 51

jean-claude cheynet
iii. Bisanzio fra i Turchi e le crociate (1057-1204)

Il neoimperatore Isacco Comneno guid una trionfale spedizione


contro i Peceneghi rifugiatisi a nord del Danubio, perdendo tuttavia
parte delle sue truppe sulla via del ritorno a causa di una violenta inondazione. Preoccupato di risanare lo stato delle finanze pubbliche, decise di annullare alcune donazioni e di ridurre i versamenti effettuati a
titolo di roga, specialmente a favore dei monasteri, guadagnandosi cos lostilit degli antichi beneficiari. Deluse inoltre parte dellesercito
nel momento in cui, realisticamente, mise da parte ogni velleit di conquista. La sua posizione fu inoltre compromessa quando ruppe i rapporti con lambizioso Michele Cerulario, cosa che gli alien in parte le
simpatie dei costantinopolitani. Ammalatosi, limperatore abbandon
il trono nel 1059, forse indotto a tale passo da Michele Psello, a favore di un antico compagno darmi, Costantino Duca.
La scelta di Isacco si rivel deludente poich Costantino si dimostr incapace, nonostante una politica fiscale rigorosa, di far fronte alle invasioni turche, peceneghe e uze, anche quando minacciarono direttamente la capitale. Costantino mor nel 1067, prima di vedere gli
effetti della sua politica creare una serie di rivolte generalizzate. Oltre alla vedova, Eudocia Macrembolitissa, imparentata con i Cerulari, limperatore lasciava dei figli il maggiore dei quali, Michele, bench in et per regnare, venne giudicato ancora inadatto ad assumere
responsabilit di governo. Eudocia perci fu nominata reggente; ma,
con laggravarsi della situazione oltre i confini dellImpero, il patriarca e il Senato la sollevarono dal giuramento che le era stato imposto
dal defunto marito, al quale aveva giurato che, dopo la sua morte, non
si sarebbe pi risposata per preservare i diritti dinastici. Eudocia spos quindi, nel gennaio del 1068, in seconde nozze, Romano Diogene,
un generale di buona reputazione (bench membro di una famiglia alquanto turbolenta), facendolo al contempo incoronare co-imperatore
e provocando dunque una sorta di colpo di stato a spese della famiglia
dei Duca.

Siracusa

Mare Mediterraneo

Gortina

Corinto Ate
ne

Carta 3. LImpero a met del xii secolo circa.

sicilia

Reggio

Tebe

Larissa

Anchialo

creta

Eraclea

Bursa
Ancira

Trebisonda

emirato
danismendide

Sinope

Alessandria

Rodi

Seleucia

Tripoli

Fatimidi

regno di
gerusalemme

Damasco

Laodicea diprincipato
antiochia

Antiochia Aleppo Eufrate

Gerusalemme

Costanza
cipro

Attalia

Cesarea
sultanato
di
rum
Filadelfia
Filomelio
Smirne
Iconio (Konya) Anazarbo
Edessa
Laodicea
Miriocefalo
Cone
Zengidi

Lopadion

Mar Nero

Amastri

Cherson

Costantinopoli

Adrianopoli

Preslav

bio
nu
Da
Dristra

Filippopoli

Sofia

ar
Ocrida
Serre
Tessalonica
Castoria

Skopje Va

rd

Vidin
Nissa

Sirmio

Cumani

Mosul

Ti
gri

Kur

13:50

regno normanno

Durazzo
Bari Brindisi

tic

Ad
ria

Ragusa

dalmazia

Sava

7-07-2008

Palermo

Ancona
Ma
re

Drava

ungheria

2a_Bisanzio II_1-76
Pagina 52

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 53

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

53

Nel corso del regno di Romano, durato tre anni e mezzo, le ambizioni delle diverse fazioni che aspiravano al potere ebbero libero corso. I
Diogeni desideravano garantire la continuit della successione (il matrimonio di Eudocia con Romano non era stato infecondo). Anna Dalassena, cognata di Isacco Comneno, mirava a porre uno dei suoi figli sul
trono, che giudicava dovesse ritornare a un Comneno; i Duca stessi, infine, guidati dal fratello di Costantino X, il cesare Giovanni Duca, temevano di essere estromessi dal potere qualora Romano Diogene con le
sue vittorie avesse acquisito eccessiva popolarit. Daltra parte Romano, che comandava in prima persona lesercito, stava appunto mettendo in opera un disegno di parziale rinnovamento della compagine militare condotto attraverso un migliore addestramento e il reclutamento
forzato. Tuttavia non consegu grandi successi bellici e alcuni suoi generali, come Manuele Comneno, furono addirittura sconfitti. Durante
la battaglia di Mantzikert il figlio del cesare Giovanni, Andronico, privilegi senza dubbio i propri interessi familiari a scapito di quelli dellImpero nel momento in cui, al comando della retroguardia dellesercito bizantino, permise che i Turchi catturassero Romano Diogene dopo
averlo circondato. Quando il sultano liber Romano assegnandogli una
scorta turca, i Duca presero questo fatto a pretesto per scacciare Eudocia e, nellottobre del 1071, porre sul trono Michele VII Duca, sostenuto attivamente dal cesare.
Romano Diogene non si rassegn affatto a tutto questo e, forte della popolarit di cui godeva in Oriente, soprattutto in Cappadocia, raccolse delle truppe. Sconfitto per ben due volte, infine si arrese ma contrariamente a quanto gli era stato promesso fu accecato in maniera
cos brutale da portarlo rapidamente alla morte il 4 agosto del 1072. I
Duca avevano vinto, a prezzo per di una sanguinosa guerra civile che
li rese impopolari in parte dei territori dOriente, guerra che introdusse i Turchi allinterno del gioco politico dellImpero. Il potenziale pericolo duna tale strategia, tuttavia, non era percepito dal momento che
Andronico Duca, come ricompensa per la vittoria su Diogene, accett
dei possedimenti situati proprio in Asia Minore.
Una volta giunto al potere, Michele VII non pot impedire lavanzata dei nemici dellImpero. Un ministro, leunuco Niceforitza, per molto tempo denigrato sulla scorta delle cronache contemporanee, prese una
serie di energiche decisioni [Lemerle 631], tentando di ripristinare alcune fonti di reddito a favore delle pubbliche finanze giacch su vaste aree dellAsia Minore gli esattori imperiali non erano pi in grado di
riscuotere le tasse e instaurando un monopolio del commercio del grano destinato a Costantinopoli. Sempre in Asia Minore, inoltre, Nicefo-

2a_Bisanzio II_1-76

54

7-07-2008

13:50

Pagina 54

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

ritza si sforz di ricostituire una unit di lite basata su forze indigene


e in grado di combattere il pericolo turco.
Tali sforzi per furono inutili, giacch loperato di Michele VII venne contestato da ogni fronte, e nel 1077 scoppiarono due grandi rivolte militari. Lesercito dOccidente, ancora in gran parte intatto, sostenne un suo generale, Niceforo Briennio, imparentato con alcune famiglie
di maggiorenti di Adrianopoli, mentre quanto rimaneva dei reggimenti
dOriente si radun perlopi sotto i vessilli di un altro comandante di
prestigio, Niceforo Botaneiata. Limperatore fece appello a truppe straniere, franche e turche, ma il Botaneiata riusc a respingere i Turchi del
selgiuchide Sulayman inviatigli contro. I costantinopolitani, preoccupati per il numero via via crescente di profughi dallAnatolia che trovavano ricetto nella capitale, oppressi dalla penuria di viveri e dal rincaro del
prezzo del grano, si consegnarono ancora una volta al condottiero che
giungeva dallOriente, Niceforo Botaneiata, che nellaprile 1078 entr
trionfalmente in citt.
Divenuto imperatore, Niceforo sostenuto in un primo tempo dai
Comneni per legittimare la propria posizione spos limperatrice Maria dAlania, moglie separata di Michele VII, ma dovette reprimere con
la forza le ribellioni degli eserciti dOccidente, guidati, prima, ancora
da Briennio, che non aveva affatto rinunciato al suo progetto, quindi da
Niceforo Basilace, dux di Durazzo. Niceforo III ebbe ragione degli avversari soprattutto grazie allappoggio dei Turchi, i quali per la prima
volta si trasferirono in gran numero in Europa con il consenso delle
autorit. Limperatore ormai anziano, non lasciava pi il Gran Palazzo , prigioniero della sua inerzia, non fu in grado di comandare lesercito in una campagna contro i Turchi, ormai visibili lungo la sponda
asiatica del Bosforo. Gli intrighi di Corte condussero quindi a una serie di intese momentanee tra le fazioni in campo. Anna Dalassena si rivel particolarmente abile nei maneggi, rafforzando linfluenza della
sua famiglia peraltro molto numerosa con matrimoni combinati che
la imparentarono e crearono alleanze con i pi illustri casati dellepoca
(eccezion fatta per i Macedoni, residenti a Adrianopoli). I suoi figli,
Isacco e Alessio, mentre continuavano a beneficiare della fiducia del Botaneiata, riuscirono anche a entrare nei favori dellimperatrice Maria
dAlania, preoccupata per il futuro di suo figlio Costantino, erede dei
Duca. Quando Botaneiata, privo di prole, deliber di trasmettere lImpero a un nipote, i Comneni, approfittando del fatto di aver radunato
un esercito nei pressi della capitale con il pretesto di far fronte alla minaccia turca, si ribellarono ponendosi sotto la guida di Alessio, il quale
godeva delle migliori relazioni parentali. Le loro truppe raccogliticce en-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 55

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

55

trarono in Costantinopoli il 1 aprile del 1081 e si abbandonarono a un


saccheggio di cui rimase a lungo il ricordo fra i cittadini della capitale.
Alessio Comneno, una volta persuaso il cognato Niceforo Melisseno, altro ribelle, a lasciar da parte le sue ambizioni al trono in cambio del titolo di cesare e di una buona rendita fiscale, fu incoronato imperatore
allet di 24 anni, sicuramente il 4 aprile. La dinastia da lui fondata
avrebbe da allora dominato per pi di un secolo sullImpero.
1. LImpero assalito su tutti i fronti.
Le rivalit che insorgevano tra le fazioni pi potenti (il cui scopo finale era quello di stabilire sul trono una dinastia in grado di rilevare in
modo durevole leredit dei Macedoni) troppo spesso avevano fatto perdere di vista i pericoli esterni a dei generali preoccupati di partecipare
ai conflitti unicamente per accaparrare i profitti (promozioni e dignit),
sicch le frontiere erano state a pi riprese pericolosamente sguarnite,
creando una situazione di cui avevano approfittato gli avversari dellImpero che si erano fatti avanti dalla morte di Basilio II: i Normanni in
Italia, i Peceneghi e altri nomadi nei Balcani e, per finire, i Turchi selgiuchidi, fiancheggiati da bande irregolari di Turcomanni. Fino alla met
dellxi secolo, le frontiere avevano retto abbastanza, ma dalla seconda
met del secolo tutti i fronti avevano ceduto.
In Italia, dopo la disfatta di Civitate, Bisanzio cerc un alleato sussidiario contro i Normanni, i quali dopo il sinodo di Melfi (1059) erano
riusciti a riconciliarsi con il papato, e manifest delle aperture nei confronti dellimperatore tedesco. I Normanni, per la maggior parte ormai
uniti intorno a una notevole figura di condottiero, Roberto il Guiscardo riconosciuto ufficialmente dalla Santa Sede come duca di Puglia,
di Calabria e di Sicilia , avanzarono lentamente in Italia meridionale
poich gli imperatori, e fra di essi in particolare Costantino X, non avevano affatto rinunciato a quelle ricche province che, inoltre, rappresentavano un baluardo per la penisola balcanica, e continuarono a inviare
in Italia truppe scelte, fra cui dei Variaghi, che talvolta seppero perfino
recuperare il terreno perduto. Ma Roberto il Guiscardo, che aveva dato manforte a suo fratello Ruggero in occasione della conquista della Sicilia, seppe guidare con tenacia le sue truppe numericamente ancora
modeste in termini di effettivi, ma sempre pi numerose al punto che
fin per isolare Bari, la capitale dellItalia bizantina. Il duca era riuscito
a creare in seno alla popolazione cittadina un partito favorevole ai Normanni. Dopo lungo assedio e senza pi speranze di soccorso, la citt ca-

2a_Bisanzio II_1-76

56

7-07-2008

13:50

Pagina 56

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

pitol nella primavera del 1071. Bisanzio era ormai esclusa dallItalia
per la prima volta dallepoca della riconquista giustinianea, e proprio in
un momento in cui la penisola beneficiava particolarmente del rinnovamento demografico ed economico che coinvolgeva lintero Occidente.
Michele VII si sforz di riprendere i territori perduti con i mezzi diplomatici, riconoscendo anchegli al Guiscardo il titolo di duca di Puglia, che lo integrava allinterno della gerarchia bizantina, e accordando
ai suoi luogotenenti dignit elevate (e perci remunerative). Una proposta di matrimonio fra Costantino, lerede al trono imperiale, e la figlia
del Guiscardo la giovanissima Olimpia, mirava a consolidare tale accordo e a persuadere Roberto a raggiungere lAnatolia per combattere i Turchi. La caduta di Michele VII mise tuttavia fine a ogni progetto, e Olimpia venne rispedita al padre dal Botaneiata. Il Guiscardo, si sent offeso e si accinse a effettuare uno sbarco in forze nei Balcani, preludio alla
conquista dellImpero indebolito. La comparsa di Alessio Comneno sulla scena non lo dissuase dal perseguire i suoi disegni, e nella primavera
del 1081 il duca di Puglia sbarc dinanzi a Durazzo dopo essersi impadronito di Corf.
Nei Balcani, gli imperatori avevano deciso di seguire una politica
conciliatrice nei confronti dei Peceneghi che, come lesperienza aveva
insegnato, si erano rivelati difficili da respingere facendo uso della forza. Quando una massa di nomadi uzi dei Turchi ancora pagani attravers il Danubio e Costantino X si rifiut di affrontarli, fu accusato
di inerzia; fortunatamente, tuttavia, gli invasori furono decimati da unepidemia e si dispersero quasi per miracolo. LImpero aveva il controllo
delle ben fortificate piazzeforti danubiane ma, nel 1072, i Peceneghi si
ribellarono allorch Niceforitza, alla ricerca di fondi per lesercito, ridusse i sussidi che periodicamente venivano loro inviati. I nomadi compensarono il mancato guadagno allargando sempre di pi il raggio delle
loro scorrerie nelle province bizantine e spingendosi dalle loro basi fino
in Tracia, sottraendo in larga parte al controllo imperiale il catepanato
di Paradounavon.
Il nemico pi formidabile si trovava per a Oriente. Nel 1063 il sultano Alp Arslan, succedendo allo zio Tughril Beg alla testa dellimmenso impero dei Grandi Selgiuchidi, prov a restaurare lunit del mondo
islamico (il che implicava lannientamento del califfato sciita del Cairo). Il sovrano turco, come gi aveva fatto Tughril Beg, lasci che le bande turcomanne le quali non dovevano indugiare troppo a lungo nelle
vicinanze dei ricchi territori dellIraq saccheggiassero le regioni abitate dai cristiani. I Bizantini non erano peraltro veramente minacciati
da tali incursioni, che non avevano per obiettivo una occupazione per-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 57

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

57

manente del territorio. Tuttavia, le devastazioni compiute ai danni del


grande santuario di San Michele a Cone, della ricca citt commerciale
di Arzn, o il saccheggio di Cesarea di Cappadocia, esasperarono lopinione pubblica. Lesercito bizantino che doveva salvaguardare le frontiere fu, troppe volte, incapace di catturare i saccheggiatori carichi di
bottino, riuscendo per talvolta a riportare dei buoni successi con laiuto delle popolazioni di confine. La pressione dei Selgiuchidi si fece sentire anche in Armenia, quando Alp Arslan si impadron di Ani nel 1064
e due anni dopo di Kars, che da qualche tempo, dietro istanza del legittimo sovrano, il principe Gagik, i Bizantini avevano preso sotto la loro
protezione.
Quando, nel 1071, il sultano intraprese una grande spedizione contro i Fatimidi del Cairo, nella sua marcia pass vicino ai confini bizantini, richiedendo per loccasione vettovagliamenti al governatore di
Edessa. Informato del prossimo arrivo di Romano Diogene con il suo
esercito, Alp Arslan non desiderava attaccar battaglia ma semplicemente negoziare. Limperatore, dopo qualche esitazione, rifiut, tanto per
ragioni di politica interna in effetti, doveva giustificare con un grande successo militare le sue pretese di governare lImpero senza i Duca
quanto per motivi di ordine esterno riteneva infatti che una vittoria
avrebbe potuto metter fine alle incursioni turche. Il sovrano bizantino
si accamp presso la grande fortezza di Mantzikert, che si era preoccupato di sottrarre nuovamente ai Turchi per non doversi guardare le spalle da possibili minacce; tuttavia, male informato, aveva lasciato partire
gran parte delle sue truppe scelte. Il 26 agosto del 1071, Romano fu
sconfitto e catturato dai Turchi, mentre lesercito venne disperso senza
peraltro patire troppe perdite a eccezione dei reggimenti cappadoci
[Cheynet 176; Vryonis 400].
Il disinteresse di Alp Arslan per la conquista dellAnatolia fu chiaro
nel momento in cui si dimostr in definitiva clementissimo nei confronti del sovrano vinto. Il sultano tratt con limperatore esigendo da lui
soltanto che venissero restituite ai musulmani le conquiste fatte a loro
spese nellarco di un secolo, incluso lo stesso ducato di Antiochia. Romano fu liberato e gli fu assegnata una scorta turca, ma il colpo di stato dei Duca rimise in discussione gli accordi presi sicch Alp Arslan, e
poi suo figlio Malik Shah, si diedero da fare per conquistare i territori
di Edessa, Antiochia e lArmenia, gi promessi da Diogene ai Turchi.
La guerra civile quasi permanente che infuri dallascesa al trono di
Michele VII a Alessio Comneno consent ai Turchi di penetrare facilmente in Asia Minore, perch tanto gli imperatori quanto i loro nemici
si avvalsero di contingenti turchi allo scopo di ingrossare rapidamente

2a_Bisanzio II_1-76

58

7-07-2008

13:50

Pagina 58

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

e a un prezzo relativamente modesto le rispettive fila. Raramente i Turchi trovarono una resistenza organizzata, che incontrarono solamente
nei ducati orientali di Antiochia, Edessa e Melitene, le province in cui
erano concentrate le forze dellesercito bizantino dOriente al comando di un generale dorigine armena, Filareto Bracamio. A cominciare dal
regno del Botaneiata, Filareto a quanto pare govern i territori a lui sottoposti in modo autonomo, non per ostilit nei confronti degli imperatori ma a causa del fatto che i Turchi lo avevano isolato dal resto dellImpero [Ddyan 178]. Michele VII Duca si era giovato dei servigi del
turco Artuq per sbarazzarsi di Roussel de Bailleul, comandante della cavalleria franca, il quale con la complicit dei notabili locali, soddisfatti di essere finalmente ben difesi aveva creato per s un principato autonomo nel territorio degli Armeniaci [Cheynet 382; Shepard 390]. Poco dopo, lo stesso Michele fece appello a Sulayman, un cugino dei Grandi
Selgiuchidi inimicatosi con i potenti congiunti, ma lemiro prese a parteggiare per Niceforo Botaneiata. Un altro ribelle, Niceforo Melisseno,
ostile al Botaneiata, percorse le regioni occidentali dellAsia Minore
prendendo al suo servizio dei Turchi, che insedi di guarnigione in citt
di cui essi non avrebbero potuto impadronirsi senza alcuna nozione di
poliorcetica. In questo modo Sulayman divenne signore di Nicea, piazzaforte dalle mura poderose posta nel cuore della Bitinia, di fronte a Costantinopoli [Cahen 173 e 174].
2. Lavvento di Alessio Comneno.
Al momento dellascesa al trono, Alessio Comneno persegu due
obiettivi: conservare il potere cosa che da circa mezzo secolo nessuno
tra gli imperatori, a parte Costantino X, era pi riuscito a fare e respingere i nemici dellImpero. Il sovrano poteva fruire di un valido sostegno presso laristocrazia, a patto per di consolidare la sua alleanza
con la famiglia dei Duca. Dopo qualche indugio, Alessio spos cos la
nipote del cesare Giovanni, Irene, lasciando che a indossare i calzari
purpurei fosse Costantino, figlio di Michele VII, che un al pi presto
in fidanzamento con la maggiore delle sue figlie, Anna Comnena. Alessio contava tuttavia principalmente sui suoi familiari: sul fratello Isacco, per il quale venne appositamente creata la dignit di sebastokrator,
che lo poneva al di sopra di ogni altro funzionario aulico, e sulla madre
Anna Dalassena, alla quale prima di intraprendere la campagna militare affid il compito di reggere lImpero, dotandola di pieni poteri di governo. N le carte di cui disponeva erano meno apprezzabili sotto il pro-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 59

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

59

filo militare, poich lesercito dOccidente era largamente intatto mentre lo stato delle cose in Anatolia rimaneva fluido. Agendo celermente
e appoggiandosi sulle forze messe in campo da Filareto Bracamio e sulle altre guarnigioni bizantine, un abile generale avrebbe senzaltro potuto riprendere in mano la situazione.
Sbarcati sulle coste balcaniche al comando di un forte esercito, Roberto il Guiscardo e suo figlio Boemondo di Taranto posero lassedio a
Durazzo, la fortezza che difendeva lingresso alla via Egnatia posta sotto lautorit di Giorgio Paleologo, cognato di Alessio. Nellottobre del
1081 limperatore venne duramente sconfitto dal Guiscardo dinanzi a
Durazzo che, poco pi tardi, doveva cadere in pugno al condottiero normanno aprendogli la strada per Tessalonica. Alessio aveva subito perdite ingenti, che gli impedivano ormai di vagheggiare lallestimento di operazioni contro i Turchi in Oriente. Allo scopo di contenere lavanzata
normanna, il sovrano ricorse alla diplomazia, cercando lappoggio dei
Veneziani preoccupati del fatto che il Guiscardo, impadronitosi delle
due sponde del canale dOtranto, fosse ormai in grado di intercettare le
navi veneziane provenienti dallAdriatico. Limperatore concluse perci un accordo con i Veneziani nel 1082, con ogni evidenza i quali,
in cambio di privilegi commerciali, misero la loro flotta al suo servizio
allo scopo di tagliare le linee di rifornimento del duca normanno [Lilie
613]. Daltra parte, Alessio sollecit pure, a prezzo duna considerevole somma di denaro, lintervento dellimperatore germanico Enrico IV,
allarmato per linfluenza esercitata dal Guiscardo su Roma. La resistenza di Castoria e il disimpegno dei Bizantini dalle battaglie campali arrestarono lavanzata dei Normanni, comandati per loccasione da Boemondo. Ma sar soltanto la morte del Guiscardo, avvenuta nel 1085, a metter fine alla guerra.
Alessio continu a dare la priorit alla difesa dei Balcani, combattendo contro i Peceneghi che, approfittando della guerra contro i Normanni, avevano esteso il raggio delle loro incursioni, che giungevano
ormai fino ai sobborghi di Costantinopoli. Egli desiderava riprendere
il controllo del Danubio ma, stratega piuttosto mediocre, fu di nuovo
sonoramente sconfitto nel 1087 a Dristra/Silistria, fortezza eretta a
controllo del Basso Danubio, e negli anni successivi si dovette accontentare di condurre operazioni limitate ad arginare lavanzata pecenega. Incapace con le sue sole forze di metter fine a tali scorrerie, cerc
laiuto di altri nomadi stabilitisi nelle regioni danubiane settentrionali, i Cumani; nellaprile del 1091, i Peceneghi furono infine vinti nella
battaglia di Levunion, e successivamente perfino i prigionieri catturati vennero in gran parte massacrati. La minaccia dei Peceneghi venne

2a_Bisanzio II_1-76

60

7-07-2008

13:50

Pagina 60

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

eliminata e i sopravvissuti furono in parte arruolati nellesercito bizantino.


Rispetto ai Turchi, limperatore si accontent di mettere in opera
misure difensive alquanto limitate. Sulayman, al riparo dei solidi bastioni di Nicea, afferm la sua autorit sui Turchi dAnatolia senza peraltro controllare gli emiri che continuavano ad avanzare in direzione dellEgeo a spese dei Bizantini e si fregi del titolo di Sultano, con grande disappunto di Malik Shah successore di Alp Arslan creando quello
chegli avrebbe chiamato sultanato di Rum per il fatto di essere stato fondato in Anatolia, nel territorio dei Romani. Prima di ogni altra
cosa, Sulayman si preoccupava di non distaccarsi dallest, da cui potevano sempre giungergli eventuali rinforzi. Seguendo la grande strada
militare che attraversava lAnatolia e approfittando dellassenza di Filareto Bracamio, il novello sultano simpadron di sorpresa, nel dicembre del 1084, di Antiochia, ma si trov coinvolto in una serie di conflitti interni fra i Selgiuchidi trovandovi la morte nel 1086, nei pressi di
Aleppo. Alessio si accontent di difendere la costa meridionale del Mar
di Marmara e di riprendere Nicomedia, che gi era passata nelle mani
dei Turchi.
La morte di Sulayman non apport alcun beneficio alla situazione,
perch i Turchi rimasero fedeli a Kilig Arslan, figlio del sultano. Malik
Shah, che bramava eliminare il sultanato rivale di Nicea, contro cui aveva inviato delle truppe, propose ad Alessio di ritirare i Turchi dallAnatolia in cambio del matrimonio di suo figlio con Anna la porfirogenita,
figlia del basileus. Questultimo, che temeva la vicinanza di un impero
turco e non aveva colto le motivazioni sottintese allofferta di Malik
Shah, ritard tanto la sua risposta che lambasciata inviata alla Corte
persiana giunse a destinazione solo dopo la morte del sultano. Due degli emiri operanti in Anatolia si rivelarono particolarmente temibili: un
nuovo venuto, Danismend al nord-est e Tsacha (aka) nei territori pi
a ovest dellAsia Minore.
Stabilitosi in Paflagonia, Danismend ebbe modo di scontrarsi non
gi con Alessio bens con Teodoro Gabra dux di Trebisonda, allepoca
pi o meno indipendente da Costantinopoli. Morto Teodoro nel 1090
subendo il martirio, la Paflagonia, insieme a Neocesarea e a Castamone, pass in mani turche, bench la Caldea bizantina riuscisse a sfuggire alle brame di Danismend. Lemiro Tsacha, che un tempo aveva servito i Bizantini, approfitt della disorganizzazione del giovane sultanato di Rum per ampliare i propri possessi nella regione di Efeso e di
Smirne. Incoraggiato dallassenza di qualunque reazione da parte bizantina, Tsacha arm una flotta con lintento di conquistare larcipelago

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 61

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

61

microasiatico. Soltanto quando fu evidente il rischio dun attacco via


mare a Costantinopoli, favorito da unoffensiva pecenega sul fronte terrestre, limperatore si decise a inviare una flotta contro Tsacha, che venne sconfitto [Cahen 174].
Verso il 1091, per la prima volta dallascesa al trono di Alessio, lImpero lImpero non era pi minacciato da invasioni imminenti. Nel corso
degli anni successivi, limperatore intraprese un disegno di riorganizzazione dello Stato: il suo potere era ormai consolidato e le principali cariche erano state assegnate ai suoi familiari pi prossimi, i quali agli occhi
dei dignitari ordinari si erano scandalosamente arricchiti. Questi ultimi
avevano inoltre perduto vari uffici, in conseguenza del processo di sensibile riduzione e snellimento dellapparato amministrativo, soprattutto nellambito delle pubbliche finanze. Ma era lautorit personale dellimperatore a essere criticata, come testimoniano i numerosi complotti orditi, in
particolare nellintento di favorire Niceforo Diogene, da una parte degli
ufficiali. Giovanni Comneno, il figlio maggiore di Alessio, co-imperatore
fin dal battesimo celebrato nel 1088, venne proclamato erede al trono nel
1092, escludendo Costantino Duca dalla linea di successione. Dopo la
morte prematura di Costantino, Anna Comnena and in sposa a Niceforo Briennio nel 1096-97, fornendo ad Alessio il sostegno della famiglia
macedone allepoca egemone. Le finanze dellImpero si erano dissestate
man mano che avanzavano i nemici, privando lo Stato di risorse fiscali nel
momento in cui aumentava la spesa militare. La svalutazione del nomisma, iniziata sotto Costantino IX, sub unaccelerazione durante il primo
decennio di regno di Alessio. Risollevando la situazione nei Balcani e in
assenza di conflitti di maggior portata, Alessio pot ritrovare una base
fiscale pi solida e dar corso a una moneta aurea stabile e di buona lega,
liperpero, coniato a partire dal 1092 (cfr. cap. xii, p. 325-26).
Un usurpatore era costretto a mettere continuamente in risalto il sostegno divino mostrandosi un perfetto ortodosso. Alessio aveva inoltre
bisogno di far dimenticare la brutale confisca dei beni della Chiesa, allinizio del suo regno, per assoldare nuovi reggimenti. Permise dunque
che fosse multato? Giovanni Italo che, oltre a voler trattare la teologia
come un ramo della filosofia, era inoltre molto vicino ai Duca. Nel marzo del 1082, il filosofo fu costretto a ritrattare le proprie posizioni davanti allimperatore e al sinodo. Alessio fece poi condannare i Bogomili e bruciare Basilio, capo della setta nella capitale. Favor il clero di Santa Sofia a spese dei metropoliti provinciali in seno al sinodo permanente
che governava la Chiesa. Infine, nel 1107, patrocin la creazione di un
corpo di predicatori per migliorare linsegnamento dei Vangeli tra la popolazione della capitale.

2a_Bisanzio II_1-76

62

7-07-2008

13:50

Pagina 62

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

3. Il trauma della crociata.


Dopo qualche anno di calma, turbato appena nel 1095 da una invasione dei Cumani e da incursioni serbe, Alessio Comneno si volse nuovamente verso lAsia Minore. La situazione era favorevole, poich al
momento possedeva saldamente la costa del Mar Nero, controllava la
Caldea bizantina e aveva recuperato senza colpo ferire il porto di Sinope. Il sovrano non intendeva affrontare i Selgiuchidi di Rum guidati da
Kilig Arslan, figlio di Sulayman, poich costui non tentava di espandersi a Occidente ma verso Oriente, per tenersi in contatto con il serbatoio
dei combattenti turcomanni. Poich mirava a conquistare Melitene, ancora tenuta da Gabriele, un ex generale bizantino, il sultano selgiuchide
si scontrava con la potenza concorrente degli emiri danismendidi.
Tuttavia, limperatore non osava intraprendere operazioni troppo
ambiziose senza il sostegno dellOccidente. I Bizantini, che da molto
tempo apprezzavano i cavalieri franchi, li reclutavano soprattutto fra i
numerosi pellegrini che passavano da Costantinopoli. Il conte Roberto
di Fiandra, sollecitato in proposito in occasione del suo passaggio dalla
capitale, invi un contingente di 500 uomini che Alessio pose di guarnigione in Bitinia [Schreiner 194]. Molti soldati franchi, dopo aver servito in Anatolia fra laltro, erano la maggioranza della guarnigione
edessena , tornavano nei paesi dorigine lodando la generosit degli imperatori, contribuendo cos a diffondere una immagine favorevole dellImpero.
La disputa tra le Chiese non pareva affatto aver imboccato un cammino irreversibile. Sembrava anzi possibile, oltre che conveniente per
entrambe le parti, tornare a riunirsi. Urbano II, eletto papa nel 1088, dovendo affrontare una opposizione nata in seno alla sua stessa Chiesa circa lantipapa Clemente III, aveva moltiplicato i gesti di riconciliazione
con lOriente. Domand che il suo nome fosse reinserito nei dittici costantinopolitani e, nel settembre del 1089, annull la scomunica che gravava sullimperatore Alessio (era stato il suo predecessore, Gregorio VII,
a interdire Niceforo III). Tuttavia, il progetto di un concilio a Costantinopoli con lobiettivo di unire le due Chiese non approd a nulla, poich limperatore era convinto che il clero greco non avrebbe mai riconosciuto la supremazia della sede romana, un punto su cui un partigiano della riforma gregoriana come Urbano II non poteva transigere.
Alessio sped delle lettere dove, ricordando le condizioni miserande
in cui versava la cristianit dOriente e, a quel che sembra, ipotizzando
una spedizione comune che avrebbe condotto Franchi e Bizantini fino

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 63

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

63

a Gerusalemme, invocava il soccorso di tutti i principi dellOccidente


[Shepard 198]: la sua attivit diplomatica non manc di avere effetto.
Non sorprendentemente limperatore il quale sperava anche che Urbano II fosse in grado di esercitare uninfluenza moderatrice sui suoi alleati normanni invi nel 1095 dei legati al concilio di Piacenza a sollecitare il soccorso dellOccidente dipingendo un quadro pietoso delle
condizioni dei cristiani orientali, minacciati fino alle soglie di Costantinopoli. Gi Michele VII aveva rivolto una identica richiesta a Gregorio VII, che laveva accolta con favore, bench poi non ne fosse risultato nulla di concreto. Urbano II, cos come Gregorio VII prima di lui,
incit i principi europei a combattere in Oriente prestando giuramento
di fedelt allimperatore. Il papa lanno seguente rinnov il suo appello
al concilio di Clermont, iniziando un movimento che avrebbe messo in
marcia sulla via di Gerusalemme una moltitudine di pellegrini armati
mai vista prima. Molti di questi uomini darme venivano dalla Francia,
e alcuni di essi o i parenti avevano combattuto i musulmani in Spagna, chiamati dai re cristiani timorosi della potenza almoravide.
Le flotte italiane dellepoca non erano ancora abbastanza progredite da consentire il trasporto di una tale massa di uomini e animali. Solo le vie di terra erano praticabili, e questo obbligava passare da Costantinopoli.
I soldati, al comando dei rispettivi principi, provenivano da molti
paesi dellOccidente. In tale moltitudine si potevano distinguere quattro gruppi principali: gli uomini di Goffredo di Buglione; le truppe di
Raimondo di Saint-Gilles, conte di Tolosa; i guerrieri del duca normanno Boemondo e, finalmente, i contingenti eterogenei sotto lautorit di
Roberto di Normandia, Roberto di Fiandra e Stefano di Blois. Questi
soldati erano a loro volta preceduti da un esercito pi raffazzonato, composto in gran parte da non combattenti guidati da Pietro lEremita. La
presenza di guerrieri franchi sul suolo bizantino non era pi una novit
da molto tempo. I basileis se ne servivano regolarmente arruolandoli nellesercito, dove per combattevano sotto il comando di ufficiali imperiali, mentre i nuovi venuti avevano obiettivi autonomi: lespulsione dei
Turchi dallOriente e la liberazione del Santo Sepolcro. Questo ruolo
attivo di Alessio nella preparazione di ci che siamo soliti chiamare,
a posteriori, la prima crociata stato celato dalla figlia Anna Comnena nella sua Alessiade per lopinione sempre pi negativa dei Bizantini
riguardo ai crociati, tantopi che non mancava chi tacciava Alessio di
essere stato il principale responsabile del loro arrivo. Anna, passando
sotto silenzio lazione diplomatica svolta dal padre, volle preservare la
sua memoria ed esonerarlo da ogni possibile colpa [Shepard 197].

2a_Bisanzio II_1-76

64

7-07-2008

13:50

Pagina 64

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

La collaborazione fra limperatore e i capi crociati era tuttavia indispensabile, poich bisognava prevedere la fornitura di guide, il vettovagliamento dei pellegrini e dunque lorganizzazione di mercati, con la partecipazione di cambiavalute, a meno di non voler vedere il saccheggio
delle regioni attraversate. Daltra parte, gli Occidentali sarebbero stati
guidati attraverso lAsia Minore, scacciandone i Turchi, e ci comportava la necessit di precisare la condizione dei territori cos riconquistati. Tra i crociati, infine, si trovava Boemondo, contro il quale Alessio
aveva fieramente combattuto quindici anni prima. I Latini arrivarono
dinanzi a Costantinopoli in ordine sparso nel 1096, e altri ne sopraggiunsero fino alla primavera del 1097. Alessio desiderava farli passare
al pi presto in Asia Minore per evitare la concentrazione eccessiva di
truppe straniere di fronte a una citt tanto ricca.
Pietro lEremita e i suoi, giunti sul posto per primi, furono traghettati rapidamente sulla costa settentrionale della Bitinia, nei pressi della
nuova fortezza di Kibotos Civetot per i Latini , fatta edificare da
Alessio. Disobbedendo alle consegne ricevute e attirati dalla ricchezza
delle campagne circostanti, si avventurarono imprudentemente sotto le
mura di Nicea, dove furono sorpresi e massacrati dai Turchi. Le negoziazioni con i comandanti crociati ebbero luogo nel corso dellinverno
1096-97 e furono difficili: non tanto quelle con Boemondo il quale,
avendo familiarit con la diplomazia bizantina e disponendo di forze
piuttosto modeste, cercava di mettersi al servizio dellimperatore in cambio di titoli di prestigio [Shepard 196] , quanto piuttosto con il conte
di Tolosa, meno incline a prestare un giuramento di fedelt a causa delle illustri origini. Laccordo fu finalmente concluso grazie allausilio
delle largizioni imperali: le sue clausole prevedevano che, in cambio del
vettovagliamento dei Latini, della fornitura di guide e dellappoggio dove possibile dellesercito imperiale, i crociati dovessero porre nelle mani dei funzionari imperiali le citt e le province riconquistate ai Turchi.
Il destino riservato ai territori che non appartenevano pi allImpero bizantino da lungo tempo, come la Siria meridionale e la Palestina, era incerto e Alessio evitava di avanzare apertamente pretese su di essi.
Nella primavera del 1097 i crociati posero Nicea sotto assedio, respingendo i rinforzi inviati dal sultano. Alla vigilia della caduta della
citt, i Turchi preferirono negoziare direttamente la resa con Alessio, il
quale imped che Nicea venisse presa dassalto. Di conseguenza, molti
crociati se ne risentirono, ritenendo di essere stati privati di un bottino
legittimo. I pellegrini confermarono la loro vittoria travolgendo nuovamente le forze selgiuchidi a Dorileo il 30 giugno 1097, e respingendo, presso Eraclea, una offensiva dellemiro di Cappadocia, sostenuto

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 65

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

65

dai Danismendidi, per poi avanzare fino a Antiochia che fu cinta dassedio. Alcuni condottieri franchi approfittarono della calorosa accoglienza riservata loro dagli Armeni di Cilicia per stabilirsi in quella regione,
come fece Baldovino di Boulogne a Edessa [Ddyan 178]. Antiochia
era saldamente difesa da un emiro turco, Yagi-Siyan, e resistette per mesi allassedio. I Latini soffrivano gravemente per la mancanza di vettovagliamenti, a dispetto degli sforzi compiuti da Alessio per farli giungere da Cipro. Limperatore, che avanzava alla testa del suo esercito per
recare soccorso agli alleati occidentali, torn indietro prestando fede a
quanto riferitogli da Stefano di Blois che, giudicando ormai fatalmente
compromessa la situazione, era fuggito dal campo latino. I crociati per,
dopo aver respinto il 28 giugno 1098 lesercito dellemiro di Mosul, Karbuqa, erano entrati in Antiochia. Boemondo, dopo lunghe discussioni
con i capi crociati, era riuscito a farsi attribuire il possesso della citt a
titolo personale. Alessio, furibondo, ritenne infranto laccordo di Costantinopoli e tent di riprendere possesso della regione iniziando una
disputa durata vari decenni, e che sfoci in una serie di scontri militari
con i principi latini di Antiochia [Lilie 186].
Dopo il successo dellimpresa si concluder con la presa di Gerusalemme nel luglio del 1099 , nel 1100 e nel 1101 vennero inviati dei
rinforzi, ma nessun contingente riusc a giungere in Siria. Le colonne
crociate, contro il parere di Alessio, attraversarono imprudentemente
lAnatolia in ordine sparso, facendosi sorprendere dai Turchi. Uno dei
contingenti pi numerosi, comandato da Raimondo di Saint-Gilles, ritornato in Occidente ma divenuto leale partigiano di Alessio perch odiava Boemondo, si scontr con i Danismendidi in Paflagonia e ne fu distrutto. Sforzi tanto grandi non avevano sortito alcun risultato e alcuni
fra i crociati i quali sospettavano che limperatore avesse favorito la
disfatta degli alleati temendo di vedere nascere in Oriente degli Stati latini troppo potenti contribuirono a consolidare e a diffondere in Occidente la fama di perfidia dei Greci. Boemondo, signore di Antiochia,
minacciato dagli attacchi bizantini, affid il principato al nipote Tancredi e torn in Occidente per allestire una spedizione contro Alessio.
Ricevuto il sostegno di papa Pasquale II, Boemondo radun un esercito numeroso e, sulle orme di suo padre, sbarc nel 1107 a Durazzo. I
progressi fatti dai Bizantini rispetto alla precedente invasione normanna furono allora evidenti. Alessio tagli le linee di rifornimento di Boemondo, assold una parte dei suoi baroni e rifiut di affrontarlo in campo aperto. Il trattato di Deaboli, firmato nel 1108, segn il fallimento
di Boemondo, anche se Tancredi rifiut di applicare le clausole riguardanti Antiochia, che teoricamente doveva essere restituita allImpero.

2a_Bisanzio II_1-76

66

7-07-2008

13:50

Pagina 66

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Il bilancio della crociata fu comunque positivo per lImpero, poich


(dopo che i Latini ebbero respinto i Turchi sullaltopiano microasiatico)
Alessio con i suoi generali riprese possesso di Smirne, di Efeso, quindi
di Filadelfia, regioni che, con la Bitinia resa allImpero dai crociati, offrivano al sovrano bizantino le pi ricche pianure dellAsia Minore, anche se molti di quei territori risultarono ormai devastati e spopolati. Negli ultimi anni del suo regno, Alessio respinse varie incursioni da parte
dei Selgiuchidi, senza per trovare la soluzione per una pace durevole,
in grado di garantire sicurezza alle terre riconquistate. Senza pi la speranza di riprendere laltopiano centrale anatolico, Alessio cre una terra di nessuno fra i possedimenti bizantini e il cuore del sultanato selgiuchide, che aveva ripiegato sulla regione di Iconio/Konya come nuova capitale dopo la perdita di Nicea. Nel 1116, Alessio si pose di persona
al comando di un esercito con lobiettivo di arginare le incursioni turche e riport presso Filomelio una vittoria su Shahanshah, figlio di Kilig Arslan. Al suo ritorno verso Costantinopoli, deport la popolazione
cristiana della regione alla quale non poteva garantire protezione.
4. Il regno di Giovanni II.
La morte di Alessio, nel 1118, non consent una tranquilla successione, anzi rivel una debolezza della nuova organizzazione dellImpero strutturata intorno a un compatto nucleo familiare quando Irene
Duca, sostenuta dalla figlia Anna, volle dare lImpero in eredit al genero, Niceforo Briennio. Giovanni II, forte dellappoggio di suo fratello Isacco, con il tacito consenso del padre ag rapidamente e si sbarazz
dei congiurati. Tuttavia Isacco, qualche anno dopo, fugg insieme al figlio da Costantinopoli trovando rifugio presso il sultano di Konya. La
contesa per il trono non era pi un conflitto tra famiglie rivali, ma ormai era allinterno alla dinastia regnante.
Giovanni II govern con il sostegno di Giovanni Assuco, un turco
fatto prigioniero da bambino e cresciuto con il nuovo imperatore al quale doveva tutto, e che lo nomin comandante dei suoi eserciti [Brand
432]. Il regno di Giovanni II poco noto, dal momento che non fu descritto da alcuno storico suo contemporaneo; comunque, ha lasciato il ricordo di unepoca felice. Il sovrano, prima di tutto, un soldato, condusse campagne militari su tutti i fronti, creando in Asia Minore il campo
fortificato di Lopadion per sostituire Dorileo, rimasto in territorio turco, e per disporre cos duna solida base dattacco contro i Turchi. Giovanni II rese nuovamente praticabile la valle del Meandro e mantenne

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 67

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

67

aperta la strada per Attalia, impadronendosi di Sozopoli in Pisidia. Respinse unultima offensiva dei Peceneghi nel 1123, quindi disperse un
esercito serbo, e una parte di esso, prigioniera, fu deportata in Bitinia.
Quantunque avesse sposato una principessa ungara, il sovrano bizantino
venne attaccato dagli eserciti di quel popolo, che iniziavano a far sentire la loro potenza a nord dei Balcani, ma riusc di nuovo ad avere la meglio. Non ebbe la stessa fortuna con i Veneziani, con i quali non desiderava affatto rinnovare lantico trattato di alleanza poich non vi era pi
alcuna minaccia dal mare per lImpero. Tuttavia, limperatore, sostanzialmente privo duna marina da guerra, nel 1126 fu costretto a cedere.
Giovanni II aveva due priorit ambiziose e fra loro connesse: respingere i Danismendidi, a quel tempo pi potenti dei loro rivali, i Selgiuchidi, e recuperare Antiochia allImpero, sottomettendo al tempo stesso gli Armeni ormai signori della Cilicia, regione loro contesa pure dai
Franchi di Antiochia. Per molti anni consecutivi lesercito bizantino aveva condotto operazioni militari tra le montagne della Paflagonia riuscendo a conquistare Castamone e Gangra, ma tutte le volte che limperatore vittorioso si era ritirato il nemico aveva poi avuto ragione delle truppe lasciate di guarnigione nelle due fortezze. Il principato antiocheno si
era fortemente indebolito da quando Ruggero di Antiochia, nel 1119,
era morto in battaglia sullAger Sanguinis insieme ai migliori cavalieri
normanni [Setton 195, vol. I]. Nel 1138, Giovanni condusse in Cilicia
e nel principato di Antiochia un poderoso esercito, esibendosi in una dimostrazione di forza notata non soltanto dagli Armeni e dai Latini ma
anche dai musulmani di Zengi, emiro di Mosul. Limperatore bizantino
giunse cos fino a Shaizar, una fortezza a sud di Antiochia, assediandola fino a quando non gli fu versato un indennizzo. Quindi, entr solennemente a Antiochia nel 1139 a fianco del principe Raimondo, ma si
ritir dinanzi a una sommossa segretamente istigata contro di lui dai
capi latini [Lilie 186]. Dopo una nuova campagna nel 1140 contro i Danismendidi, peraltro non coronata da grandi successi Neocesarea infatti non fu riconquistata , limperatore part alla volta di Antiochia
nel 1142 preparandosi a sferrare il colpo decisivo lanno seguente, ma
nella primavera del 1143 mor per un incidente di caccia.
Il regno di Giovanni II si colloca in parziale continuit con quello
del padre, per il quale gli obiettivi principali erano stati, in maniera analoga, salvaguardare i Balcani in modo tale da disporre dei mezzi per espellere i Turchi dallaltopiano anatolico e sottomettere con la forza il principato di Antiochia. Sotto altri aspetti, il suo regno preannuncia il fulgore di quello successivo: lesercito di terra in perenne assetto di guerra
e il proposito di dimostrarsi un alleato utile ai crociati di Terrasanta,

2a_Bisanzio II_1-76

68

7-07-2008

13:50

Pagina 68

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

soggetti alla pressione sempre maggiore dei musulmani. In termini di


ampliamenti territoriali, il bilancio finale non affatto spettacolare, ma
le conquiste del regno precedente sono ormai consolidate e Giovanni II
consegna al suo successore un esercito efficiente, tale da suscitare il rispetto dei possibili avversari.
5. Le ambizioni di Manuele Comneno.
Prima di morire, Giovanni II fece giurare allesercito fedelt a Manuele, il pi giovane dei suoi figli superstiti. Dopo qualche esitazione,
questi consolid la tradizionale alleanza con lImpero germanico in funzione antinormanna sposando Berta di Sulzbach, parente dellimperatore Corrado III. Manuele in seguito dovette fare i conti con larrivo di
una nuova crociata organizzata in seguito alla caduta di Edessa nel 1144.
Seguendo lesempio del nonno, Alessio Comneno, nel 1146 promise aiuto ai crociati, ma la nuova spedizione differiva di molto dalla precedente, in quanto due tra i pi potenti sovrani dellOccidente, Luigi VII e
Corrado III, erano al comando dei loro eserciti. Manuele dunque non
poteva trattare con essi da una posizione di superiorit, come Alessio
aveva fatto a suo tempo. La notevole consistenza dellesercito germanico provoc qualche incidente e inquiet Manuele e i costantinopolitani
quando se lo ritrovarono sotto le mura della capitale. Corrado, per, ansioso di giungere in Asia Minore senza attendere Luigi VII, permise che
i Turchi lo sbaragliassero a Dorileo, disperdendo le sue truppe. Limperatore germanico cos fece ritorno a Costantinopoli, dove fu soccorso da
Manuele stesso. Luigi VII a sua volta fu munificamente ricevuto nella
capitale, ma anche il suo esercito non conobbe sorte migliore di quella arrisa al predecessore, poich il re fin per imbarcarsi ad Attalia abbandonando la fanteria. La crociata si rivel dunque, un fallimento totale, e Odone di Deuil, il cronista al seguito di Luigi VII, testimonia
che, secondo molti crociati, ancora una volta gli avvenimenti confermavano la perfidia dei Greci [Setton 195, vol. I]. A quel punto i regni latini dOriente non potevano pi aspettarsi significativi rinforzi da Occidente, mentre Manuele ormai si poteva presentare a loro come possibile salvatore, vicinissimo per giunta al campo di battaglia.
Nellestate del 1147, Ruggero II di Sicilia, approfittando della concentrazione delle truppe bizantine nei pressi di Costantinopoli, attacc
lImpero. Impadronitosi dapprima di Corf, sbarc e saccheggi Tebe
e Corinto, impadronendosi di tessuti pregiati e catturando numerosi prigionieri, fra i quali molti tessitori. La perdita di Corf, ora una base

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 69

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

69

avanzata nemica, era inaccettabile per Manuele, che rinnov i privilegi


ai Veneziani per disporre quanto prima di una flotta. Lassedio della fortezza dur a lungo, si verificarono degli incidenti tra Veneziani e Greci, quantunque alleati, e fu necessario attendere il 1149 per vedere la
resa della guarnigione nemica.
Manuele decise di attaccare i Normanni sul loro territorio, con laiuto dei Veneziani e di Corrado di Germania, alla morte di Ruggero II nel
febbraio del 1154. Due generali, forniti di una gran quantit doro, furono inviati in Italia meridionale al comando dun modesto contingente militare e ottennero il sostegno duna parte della popolazione, stanca della tutela normanna e nostalgica dei tempi in cui governava il catapano imperiale. I Bizantini simpadronirono facilmente di Bari ma si
arrestarono dinanzi alla cittadella di Brindisi, e furono vinti nel maggio
del 1156 da re Guglielmo. Questa spedizione bizantina stata interpretata come la prova degli ambiziosi disegni di Manuele, che avrebbe voluto far risorgere lImpero di Giustiniano. Tuttavia, tenuto conto delle
forze coinvolte soltanto qualche migliaio di uomini , senza dubbio
limperatore non poteva mirare che ad assicurarsi alcuni porti pugliesi
al fine di impedire un nuovo sbarco normanno sulla costa balcanica.
Manuele non rinunci a intervenire negli affari italiani, perch aveva compreso che la potenza dei Latini cresceva con rapidit e che era
necessario evitare che, animati da comuni sentimenti di ostilit nei confronti dei Greci, facessero lega contro Bisanzio. Prima ancora delloffensiva italiana, limperatore era riuscito a rendere accetta la sua autorit agli abitanti di Ancona, da dove partivano i sussidi destinati a reclutare partigiani dellImpero bizantino nelle varie citt dItalia. Tale
attivit alla fine gli alien lalleanza germanica, tantopi che Federico
Barbarossa, succeduto allo zio Corrado sul trono imperiale di Germania, era deciso a far valere i suoi diritti sullItalia. Manuele giunse a un
trattato di pace con Guglielmo di Sicilia nel 1158, senza tuttavia che ci
significasse rovesciare le alleanze [Lilie 188].
La pace nei Balcani era indispensabile poich quelle province fornivano allora la maggior parte del gettito fiscale e costituivano il legame
indispensabile con lOccidente, allora in pieno sviluppo, ma era anche
necessario neutralizzare la crescente potenza ungherese. Attraverso una
serie di conflitti militari, i pi numerosi di tutto il suo regno, e di interventi diretti nelle dispute dinastiche degli Arpadi (la famiglia regnante
ungherese), Manuele trasform il loro regno in uno Stato cliente, imponendo come erede al trono Bela (fidanzato alla porfirogenita Maria, figlia
di Manuele), e dominando sulla Dalmazia, oggetto delle mire degli stessi re ungheresi.

2a_Bisanzio II_1-76

70

7-07-2008

13:50

Pagina 70

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Allo stesso modo, Manuele tent di ristabilire la preminenza bizantina in Asia, pur senza ripristinare necessariamente lamministrazione
diretta. Per prima cosa rinforz i territori propriamente bizantini, completando la rete di fortificazioni difensive e creando un nuovo tema, denominato significativamente Neakastra (le nuove fortezze), per garantire una migliore continuit territoriale fra la Bitinia e la valle del
Meandro. Si preoccup inoltre di proteggere lalta valle del Meandro
per impedire ai nomadi turchi laccesso alle ricche piane dei Tracesi.
Quindi, deport in Bitinia dei prigionieri catturati nel corso delle guerre balcaniche, ripopolando cos Adramittio.
Per convincere il sultano selgiuchide e lemiro danismendide ad accettare la sovranit bizantina, limperatore condusse una politica oscillante tra la forza esibita attraverso dimostrazioni di potenza militare e la seduzione, e credette di aver raggiunto il proprio obiettivo nel
momento in cui Kilig Arslan, nel 1161, gli fece visita a Costantinopoli dove, adottato come figlio da Manuele, si dichiar doulos, servo
dellimperatore. Manuele gli concesse dei sussidi, domandandogli in
cambio alcune delle citt che il sultano avrebbe conquistato. Tuttavia,
Kilig Arslan approfitt della pace per eliminare i Danismendidi ormai
senza forze e unificare i Turchi dellAsia Minore senza offrire alcuna
contropartita.
Anche Manuele si interess come gi i suoi predecessori ai regni
franchi di Terrasanta; ma, rinunciando a governare Antiochia direttamente, inizi invece ad attirare i Franchi dOriente sotto la sua protezione, nelleventualit di doversene servire, in caso di necessit, come
alleati collocati alle spalle dei Turchi. Sotto questo riguardo, trov degli interlocutori attenti, poich la situazione dei Franchi si era aggravata a causa della riunificazione della Siria operata da Nur al-Din, e non
si erano manifestati altri progetti di spedizione dopo il fallimento della
seconda crociata [Lilie 186]. Questo riavvicinamento fu ratificato da
una serie di alleanze matrimoniali: Manuele spos in seconde nozze Maria dAntiochia, mentre gi prima Baldovino III di Gerusalemme e suo
fratello Amalrico avevano sposato delle principesse bizantine, entrambe con una ricca dote in denaro. Manuele fece il suo ingresso solenne a
Antiochia in occasione della Pasqua del 1159, dopo aver sottomesso lungo il percorso i Rupenidi di Cilicia, sempre restii ad accettare il dominio di Bisanzio. Per due volte limperatore, che aveva ricostituito una
flotta da guerra efficiente, aveva concepito una spedizione comune con
i Franchi di Gerusalemme contro lEgitto fatimide allora in piena decadenza militare, ma le cui ricchezze avrebbero potuto rinsanguare le
finanze dei regni di Terrasanta. I ripensamenti dei due alleati, tuttavia,

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 71

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

71

impedirono di approfittare dei successi iniziali, permettendo cos a Saladino di impossessarsi dellEgitto.
I Bizantini contemporanei rimproverarono a Manuele una certa condiscendenza verso gli Occidentali, accolti numerosi non soltanto in seno
allesercito ma anche a corte, doverano utilizzati in missioni diplomatiche. Manuele aveva capito che la forza dellImpero avrebbe potuto essere restaurata con la collaborazione dei Latini, a quel tempo in pieno rigoglio demografico ed economico, e non contro di essi. Le divergenze religiose non costituivano un ostacolo alla realizzazione di tale disegno,
anche se limperatore era pronto a condurre una strenua difesa dei diritti della Chiesa greca. Quando ritenne che fossero lesi gli interessi dellImpero, Manuele non esit a intervenire. Cos, nel 1171, ordin di arrestare tutti i Veneziani dellImpero e di confiscare i loro beni, poich
giudicava troppo vantaggiosa la loro posizione e negativo il loro ruolo
negli affari italiani da lui condotti. Il sovrano gioc perci sulla rivalit
dei Veneziani nei confronti dei Genovesi negoziando con questi ultimi
un trattato commerciale meno favorevole ai mercanti latini.
Nel 1176, Manuele prepar la sua pi grande campagna militare,
che aveva diversi obiettivi. Prima di tutto sperava di colpire il sultano
in modo decisivo assediando la sua capitale, giacch i Selgiuchidi di
Rum erano divenuti troppo potenti da quando si erano annessi i territori danismendidi; per giunta, dopo la morte del sultano di Damasco,
Nur al-Din, nel 1174, il signore di Iconio non rivestiva pi alcuna utilit per controbilanciare la sua influenza alleggerendo indirettamente
la pressione sui regni crociati. Infine, grazie alla riuscita di tale impresa, che avrebbe permesso allImpero di tornare a essere un potente vicino per i Franchi dOriente, Manuele vagheggiava una sorta di crociata per proteggere i Franchi che si trovavano in una situazione critica
sotto la minaccia di Saladino, nuovo padrone dellEgitto. Manuele fece fortificare Dorileo e Subleo per riprendere possesso poco per volta
dellaltopiano anatolico e controllare i nomadi turchi. Ma limpresa si
concluse presto, quando limperatore con lesercito fu sorpreso ai valichi di Miriocefalo. Manuele perse tutti i macchinari da assedio oltre a
parte delle sue truppe, per quanto anche lesercito del sultano fosse uscito fortemente provato dallo scontro. La sconfitta era la fine di ogni speranza di riconquista dei territori in mano ai Turchi. Tuttavia, lesercito bizantino continuava a essere efficiente se lanno seguente fu in grado di distruggere un grosso contingente turco nella valle del Meandro
[Lilie 190].
Manuele consider con molta attenzione i suoi doveri di sovrano, occupandosi come pochi imperatori prima di lui anche di questioni

2a_Bisanzio II_1-76

72

7-07-2008

13:50

Pagina 72

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

ecclesiatiche (e dogmatiche, addirittura), senza peraltro suscitare le reazioni che ci si sarebbe attesi dinanzi a questo genere di intrusioni, e interessandosi alla riforma delle comunit monastiche nei confronti delle
quali si dimostr generoso, in particolare allinizio del suo regno.
Riform inoltre i tribunali costantinopolitani per renderne pi spedite
le decisioni e pi efficace la lotta alla corruzione.
Nel settembre del 1180 Manuele mor, lasciando il potere nelle mani del figlio, Alessio, troppo giovane per regnare, e della sua vedova,
Maria dAntiochia, nominata reggente. Il bilancio complessivo di questo regno brillante stato molto discusso. Secondo alcuni, sulle orme di
Niceta Coniata, Manuele avrebbe dato fondo alle risorse imperiali per
conseguire risultati mediocri, dal momento che la sua politica estera sarebbe risultata in definitiva fallimentare tanto in Occidente [Lilie 188]
quanto in Oriente. Paul Magdalino [192] ha sottolineato lillegittimit
di tale giudizio, poich Manuele alla sua morte lasci un Impero ricco e
pacificato; aveva firmato trattati con tutti i vicini e, anche in Italia, si
era garantito molti amici, tra i quali linfluente famiglia marchionale di
Monferrato; la sua reputazione in Occidente e in Terrasanta era eccellente, come testimonia anche la Historia di Guglielmo di Tiro [73].
6. Il rapido indebolimento sotto gli Angeli.
I punti deboli del sistema istituito sotto i Comneni erano sempre pi
evidenti. Tutto riposava sulla capacit dellimperatore di farsi obbedire dai familiari e di soddisfare le loro velleit. Nella fattispecie, la reggente Maria dAntiochia era priva, a causa della sua origine latina, di
una rete dinfluenze. Un cugino di primo grado dellimperatore Manuele, Andronico, cavalcando i sentimenti xenofobi di una parte dei costantinopolitani usurp il potere nella primavera del 1182 a prezzo di
un terribile eccidio di Latini abitanti nella capitale. Andronico fece certamente avvelenare Maria, figlia di Manuele, e suo marito, Ranieri di
Monferrato, mentre lanno seguente fece giustiziare Maria dAntiochia
e strangolare Alessio II, suscitando contemporaneamente la rivolta dei
parenti di Manuele e numerosi attacchi di vicini dellImpero che Manuele aveva preso come garanti dellincolumit di suo figlio. Le province dAsia sostennero Giovanni Comneno, il domestico delle scholae designato da Manuele, ma furono severamente punite a Nicea e a Bursa,
riprese dallusurpatore che era sostenuto dalle truppe dOccidente. Temendo ogni parente di Manuele come un potenziale rivale, Andronico
si sbarazz della maggior parte dellalta aristocrazia, privando cos le-

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 73

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

73

sercito imperiale di gran parte dei quadri. Una prima provincia, Cipro,
si ribell sobillata da un discendente di Alessio I, Isacco Comneno, che
si autoproclam imperatore.
Allesterno, Bela di Ungheria apr le ostilit, ma lattacco pi pericoloso allImpero venne sferrato dai Normanni che, nel 1185, sbarcarono a Durazzo impadronendosi della citt senza colpo ferire e raggiungendo rapidamente Tessalonica, caduta nellagosto dello stesso anno. La
strada per Costantinopoli era ormai aperta dinanzi a essi, e la popolazione della citt, allarmata, sosteneva un pronipote di Alessio I, Isacco
Angelo, il quale aveva cercato rifugio in Santa Sofia quando Andronico aveva deciso di farlo giustiziare. Isacco, che in un primo momento
aveva cercato solamente di salvarsi la vita, incoraggiato dalla folla che
lo attorniava domand la corona imperiale. Andronico, tornato troppo
tardi a Palazzo, cerc di darsi alla fuga ma, raggiunto, fu massacrato a
settembre.
Il nuovo imperatore, assurto al potere per un mero concorso di circostanze, non ispir grande fiducia favorendo cos diverse sommosse. La
pi grave, quella capeggiata nel 1187 da Alessio Brana, per poco non
giunse a prendere la capitale, salvata da un contingente latino comandato da Corrado di Monferrato. Isacco Angelo si rivel anche incapace di
riprendere Cipro a Isacco Comneno, sostenuto da una flotta normanna.
Ancora pi grave fu che i Bulgari, gravati da una fiscalit eccessiva, si
sollevarono a loro volta al comando dei fratelli Pietro e Asen, con laiuto di pastori nomadi valacchi, e riuscirono in pi occasioni a battere i Bizantini. Era stato fondato il secondo Impero bulgaro, che si sarebbe sviluppato poi sotto la guida di Kalojan (cfr. cap. xvii, p. 509). I Turchi si
avvantaggiarono della debolezza dellImpero per riprendere la loro avanzata in Anatolia, pur senza impadronirsi di alcun centro di rilievo ma trovando talora sostegno nella popolazione locale e, a loro volta, aiutando
numerosi ribelli. Tra questi, il pi degno di nota fu Teodoro Mancafa
che, stabilitosi a Filadelfia, si fece incoronare imperatore e batt moneta, senza peraltro aver mai preteso di marciare su Costantinopoli.
Nella primavera del 1195, il rovesciamento di Isacco da parte del fratello Alessio, che gli ufficiali dellesercito speravano si rivelasse un imperatore pi energico, non mut affatto lo stato delle cose. Nei Balcani, alcuni capi locali divennero pi o meno indipendenti dal trono, accelerando il processo di disgregazione dellImpero. Tuttavia, nei primi
anni del xiii secolo, Alessio Paleologo e Teodoro Lascaris, generi dellimperatore (il quale non aveva figli maschi), tennero sotto controllo la
situazione militare, mantenendo lautorit imperiale su tutti i territori
popolati da Greci.

2a_Bisanzio II_1-76

74

7-07-2008

13:50

Pagina 74

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Le relazioni con lOccidente erano divenute pi problematiche dopo leccidio dei Latini avvenuto nel 1182, al quale tre anni dopo risposero i Normanni massacrando i Greci a Tessalonica. I Latini dOriente,
privati degli aiuti di Bisanzio dopo che la Cilicia armena ebbe acquisito
lindipendenza, avevano infine capitolato dinanzi a Saladino, perdendo
Gerusalemme nel 1187 [Brand 172]. La caduta della citt provoc una
nuova crociata alla quale presero parte i grandi sovrani dellOccidente:
Federico Barbarossa, Riccardo Cuor di Leone e Filippo Augusto. Preoccupatissimo per lo spiegamento di tali forze congiunte, Isacco Angelo
tratt con Saladino, fatto che, una volta noto in Occidente, allontan
ulteriormente Bisanzio dai Latini.
I re di Francia e dInghilterra viaggiarono per mare e raggiunsero direttamente Acri, anche se Riccardo durante la traversata si impadron
di Cipro a spese dellusurpatore Isacco Comneno, il quale non aveva soccorso dei pellegrini inglesi in difficolt al largo dellisola. Le trattative
tra Federico Barbarossa e Isacco Angelo furono difficili e gravi incidenti si moltiplicarono mentre i crociati tedeschi attraversavano i Balcani.
Alcuni intimi del Barbarossa gli consigliarono di impadronirsi di Costantinopoli, cos da mettere le risorse dellImpero bizantino al servizio della crociata e sbarazzarsi dei Greci, perfidi e scismatici nei confronti della Chiesa romana. Isacco II, impotente dinanzi alla superiorit militare
del Barbarossa, cedette a tutte le richieste dellimperatore germanico, il
quale attravers lAnatolia e saccheggi Konya, ma mor annegato in Cilicia, nella primavera del 1190 [Setton 195, vol. I].
7. La quarta crociata.
Sotto Alessio III furono ristabiliti dei rapporti pi pacifici con le
citt italiane: a Venezia furono rinnovati i privilegi commerciali nel
1198, e anche Genova e Pisa ottenero, bench solo in seguito, le loro
concessioni. La minaccia pi vicina nasceva ora dallunione della Sicilia con lImpero germanico sotto un solo sovrano, Enrico VI, il quale
con lisola ereditava le rivendicazioni tradizionali dei Normanni. Alessio III era sul punto di corrispondergli un enorme tributo, prelevato
grazie allistituzione di una imposta specifica, lalemanikon, quando Enrico VI, nel settembre del 1197, mor. La terza crociata non era riuscita a riprendere Gerusalemme e papa Innocenzo III, molto compreso
dellimportanza del suo ruolo, appena eletto, nel 1198, ind la nuova
crociata, incontrando il consenso dei grandi baroni in mancanza di quello dei sovrani dOccidente, occupati a guerreggiare fra loro. A questo

2a_Bisanzio II_1-76

7-07-2008

13:50

Pagina 75

Bisanzio fra i Turchi e le crociate

75

punto era necessaria una flotta, poich lobiettivo segreto della spedizione consisteva nella conquista dellEgitto. Venezia, a quel tempo, era
la sola potenza in grado di allestire la squadra navale richiesta, e il doge Enrico Dandolo negozi con i capi crociati, fra i quali Bonifacio di
Monferrato, il trasporto di 35 000 uomini e delle loro cavalcature, proponendo inoltre la partecipazione diretta di Venezia, con 50 galere, allimpresa militare. Nellestate del 1202, i combattenti riuniti erano meno numerosi del previsto e non disponevano che di met della somma
richiesta.
Alessio III, informato dei preparativi della spedizione, si allarm veramente solo quando apprese che il giovane nipote Alessio (il figlio del
fratello che egli aveva deposto dal trono) era riuscito a evadere dalla sua
prigione costantinopolitana, domandando laiuto dei crociati per riconquistare il trono paterno. Limperatore, ansioso di impedire tale disegno, scrisse a Innocenzo III. Il papa rispose rassicurandolo che non
avrebbe sostenuto le pretese del giovane Alessio, nonostante le pressioni che riceveva e che gli ricordavano che la Chiesa greca rifiutava la sottomissione a Roma.
Il doge prospett una prima deviazione della spedizione, con la promessa di ridurre il debito dei crociati se avessero contribuito a ristabilire la signoria veneziana sulla citt dalmata di Zara, obiettivo raggiunto nel novembre del 1202 non senza una vivace discussione preliminare nel campo crociato, dove un gruppo di combattenti decise di
raggiungere direttamente la Terrasanta. I comandanti crociati finalmente accettarono ancora una volta contro il parere di una parte dellesercito le proposte del giovane Alessio, che si rivelarono irresistibili quando questi simpegn a versare una quantit enorme di denaro e a inviare un grosso contingente militare in Oriente (promesse irrealizzabili, ma
il pretendente al trono bizantino ignorava la reale situazione dellImpero, come senza dubbio i suoi stessi interlocutori).
Alessio III, privo di flotta, non si oppose minimamente allo sbarco
dei crociati dinanzi a Costantinopoli nel giugno del 1203. Questa nuova deviazione favorita, se non incoraggiata, dai Veneziani, messi in
disparte dopo la presa di Zara fu formalmente censurata da Innocenzo III. Alessio III disponeva di truppe numerose e le mura della capitale si erano sempre dimostrate invalicabili negli assedi subiti in precedenza, ma limperatore non era altrettanto sicuro del sostegno dei cittadini. Dopo una prima sconfitta, Alessio III abbandon la capitale, e
gli abitanti, per evitare lentrata in citt dellesercito nemico, scarcerarono Isacco II e lo rimisero sul trono, accogliendo quindi suo figlio Alessio IV nel luglio del 1203.

2a_Bisanzio II_1-76

76

7-07-2008

13:50

Pagina 76

La formazione e levoluzione dellImpero nel Medioevo

Il giovane imperatore doveva a questo punto mantenere le promesse, in particolare quelle economiche, proprio nel momento in cui la maggior parte delle province dellImpero si era schierata contro di lui e Alessio III aveva lasciato le casse del tesoro vuote. Le sole risorse di cui disponeva erano costituite dalla confisca dei beni degli avversari politici
e dalle tasse inflitte ai cittadini di Costantinopoli, tutte misure che lo
resero presto impopolare, tantopi che il denaro cos raccolto pareva destinato ai sempre pi detestati Latini. In seguito a una rissa, la maggior
parte della citt bruci nel terribile incendio che nellagosto del 1203
devast il cuore della capitale, fatto che accrebbe ulteriormente lostilit nei confronti dei crociati.
Unintera fazione, radunata intorno a Alessio Duca Murtzuflo, un
cugino di Alessio, era favorevole a espellere con la forza i Latini dalla
capitale. Murtzuflo fece uccidere Alessio IV e apr le ostilit verso i crociati, i quali decisero di vendicare il loro protettore e, ritenendo che non
vi fosse alcun greco degno di succedergli, di conquistare direttamente
Costantinopoli una decisione rivoluzionaria , prevedendo da subito
la spartizione delle province dellImpero bizantino. Dopo un primo assalto respinto il 9 aprile, tre giorni dopo i crociati penetrarono nella citt
attraverso le mura marittime, pi facili da espugnare, e poi misero a sacco la citt pi ricca della cristianit.
La deviazione della quarta crociata resta un problema non chiarito.
Vi si visto il frutto di una machiavellica premeditazione di Enrico Dandolo, il quale si sarebbe cos vendicato dei maltrattamenti che aveva subito nel 1171 da parte dei Bizantini. Tuttavia, osservando levolversi
degli eventi, analizzando le situazioni impreviste che i crociati si trovarono a dover affrontare, e le decisioni prese di conseguenza, emerge lassenza di qualunque piano deliberato mirante a raggiungere Costantinopoli. La principale differenza tra la quarta crociata e le precedenti il
disaccordo dei Greci, effetto della presenza dun pretendente al trono
in seno allesercito latino. Per di pi, la reciproca ostilit fra Greci e Latini si era certamente rafforzata dallepoca della morte di Manuele Comneno, rendendo cos possibile limpensabile: la presa della capitale dei
cristiani greci da parte dei fratelli latini [Angold 171; Laiou 202].

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 77

parte seconda
Le istituzioni dellImpero

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 78

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 79

jean-claude cheynet
iv. Limperatore e il Palazzo

1. Limperatore e la sua famiglia.


a) La scelta dellimperatore.
Lassassinio di Maurizio da parte di Foca segn una svolta nella vita politica dellImpero: ricompariva la violenza nella successione imperiale, proprio quando sembrava nuovamente possibile il ricorso allereditariet, dal momento che Maurizio era il primo imperatore, da pi di
un secolo, ad aver generato numerosi figli. Eraclio fu pi fortunato e
riusc a trasmettere il potere alla sua discendenza, anche se non senza
difficolt, poich aveva figli nati da diversi letti. Nel corso del vii secolo, il potere si concentr nelle mani dellimperatore a discapito dei parenti stretti, in particolare dei fratelli, precedentemente associati al trono. Ormai, anche se rimanevano alcuni co-imperatori, lunico a regnare effettivamente era il basileus autokrator.
Senza dubbio la legittimit del sovrano, dopo che Dio aveva manifestato la sua preferenza, continuava a poggiare sullacclamazione dellesercito, del Senato e del popolo, ma lopinione pubblica fin per abituarsi al fatto che il primogenito succedesse al padre. Si giunse al punto che le ultime due esponenti della dinastia macedone, Zoe e Teodora,
poterono rivestire il potere supremo, sia associandovi un consorte o un
figlio adottivo, nel caso della prima, sia regnando da sola fino alla morte per la seconda. Questa evoluzione arriv a definirsi lentamente e, per
lungo tempo, gli imperatori ebbero cura di far incoronare i propri eredi
presunti gi in tenera et. La qualifica di porfirogenito, nato nella porpora, fu sempre pi una carta vincente per ereditare il potere, poich,
secondo i retori ufficiali, il neonato era stato distinto da Dio fin dal concepimento [Dagron 207].
Mentre si ampliava il sentimento legittimista, sussisteva lidea che
non si potesse comunque limitare la libert di scelta di Dio, che non
avrebbe mai potuto sostenere un imperatore che non si fosse conformato ai precetti cristiani di equit e filantropia, o che addirittura avesse
deviato verso leresia. Gli oppositori alla politica imperiale del momen-

2b_Bisanzio II_77-216

80

7-07-2008

13:54

Pagina 80

Le istituzioni dellImpero

to tenevano docchio con impazienza i segnali della collera divina: catastrofi naturali, epidemie, guerre, disastrose quando conducevano alla disfatta dellesercito. Linterpretazione di questi segnali non era per univoca, e il popolo poteva essere anche ritenuto responsabile delle proprie
disgrazie. La lunga serie di sconfitte consecutive di fronte agli attacchi
arabi giunse a mettere in discussione la stessa istituzione imperiale, in
particolare a cavallo tra vii e viii secolo, quando gli imperatori non riuscivano a rimanere sul trono per pi di pochi anni. A dire il vero, le disfatte militari provocavano solo di rado il rovesciamento dellimperatore in carica: si pu citare un unico caso inconfutabile, quello di Michele I Rangabe, spinto allabdicazione a causa duna irresistibile avanzata
vittoriosa dei Bulgari, giunti vicino alla capitale. Le discordie religiose
dei secoli viii e ix costituirono in maniera analoga loccasione per contestare la legittimit imperiale, giacch i sovrani iconoclasti erano visti
come eretici dagli avversari. Le sconfitte di Dazimon e di Amorio non
furono senza conseguenza per la popolarit di Teofilo, n senza conseguenze per lindebolimento definitivo delliconoclasmo, che aveva ripreso quota dopo linsuccesso degli imperatori iconoduli e le vittorie di
Leone V.
Il sistema politico bizantino, dunque, non ha mai impedito la contestazione del potere in carica, poich leredit non sufficiente per lesercizio del potere in quanto lerede deve agire per il bene comune con
laccordo di Dio. sulla base di questo concetto che fin cassato il giuramento prestato da Eudocia Macrembolitissa al suo sposo, Costantino X, su richiesta di questultimo. La promessa fatta dallimperatrice di
non risposarsi, infatti, derivava da un sentimento personale, la gelosia
dellimperatore, e andava contro gli interessi dellImpero i quali esigevano invece che Eudocia sposasse un generale di talento, Romano Diogene, a causa della minaccia turca. I sudditi dellImpero non scordavano mai che, bench la funzione imperiale fosse sacra, il suo detentore
rimaneva un uomo fallibile e mortale. Contemporaneamente alle insegne del potere, il nuovo sovrano riceveva lakakia, un sacchetto di seta
purpurea contenente della polvere che gli avrebbe dovuto ricordare la
sua condizione di semplice mortale [Pertusi 211].
Quando un imperatore, agli occhi dellopinione pubblica, sembrava
animato da motivi personali o da idee eterodosse, si trasformava in tiranno e a quel punto era lecito opporglisi, sia con luso della forza, alla testa dun esercito, sia per mezzo dun complotto destinato a portare
allassassinio del tiranno. Il successo dun usurpatore lo legittimava
ipso facto, bench vi siano stati numerosi imperatori, giunti al potere per
questo tramite, che ritennero opportuno consolidare il loro successo con

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 81

Limperatore e il Palazzo

81

una propaganda giustificatrice [Cheynet 461]. Gli sforzi di Basilio I e di


suo nipote Costantino VII per giustificare lassassinio di Michele III, allorigine della dinastia macedone, influenzarono la storiografia del x secolo che denigr efficacemente limmagine di Michele III, i cui successi
vennero minimizzati, o attribuiti al successore. La flessibilit del sistema permise leliminazione di imperatori mediocri, e lascesa al potere di
sovrani energici in momenti cruciali, come nel caso di Leone III contro
gli Arabi, di Leone V contro i Bulgari, o dei generali Niceforo Foca e
Giovanni Tzimisce affiancati ai giovani Basilio II e Costantino VIII.
Senza spingersi fino allaperta ribellione, lopposizione agli imperatori in carica fu costante [Magdalino 210], bench le fonti non ne conservino che un ricordo attenuato, salvo che per il periodo iconoclasta.
Vari indizi suggeriscono in particolare che, dopo un colpo di stato, il
nuovo basileus non era accettato dai partigiani del sovrano spodestato
cos facilmente come vorrebbero far credere le fonti narrative, spesso
redatte su istigazione del vincitore. Questo risentimento assumeva diverse forme. Nel Palazzo circolavano libelli che talora annunciavano la
morte imminente del basileus. Alcuni dignitari si ritenevano vittime dun
trattamento ingiusto: Giovanni Geometra, parente di Niceforo Foca,
nei suoi poemi attacca persino il grande Basilio II [Lauxtermann 209].
Pi di un sovrano fu accusato di dilapidare il Tesoro per arricchire i suoi
compagni di bagordi (Michele III) o intraprendere una dispendiosa campagna edilizia (Costantino IX). Giovanni Zonara ha scritto una vera requisitoria contro Alessio Comneno: la cura della giustizia, la preoccupazione per i sudditi, la custodia delle antiche tradizioni dello Stato, queste sono le qualit che convengono a un imperatore.
Ma [Alessio] cercava di mutare le antiche tradizioni politiche: e questa per lui
era la pi urgente delle preoccupazioni, e non trattava lo Stato come un bene comune o appartenente a tutti, e non se ne considerava il gestore (oikonomos), ma il signore (despotes) Non si curava minimamente della giustizia, giacch lessenza di
questa virt lassegnare a ciascuno ci che merita, mentre egli distribuiva il denaro pubblico ai parenti e ad alcuni dei suoi seguaci a carrettate intere, e assegnava
loro grasse pensioni, dimodoch si circondavano di una grande ricchezza e di una
servit che convenivano pi a re che a privati cittadini, e si procuravano delle dimore, che per grandezza erano pari a una citt, e per sfarzo non erano inferiori a
una reggia. Gli altri aristocratici, invece, non godevano di un tale favore1.

Listituzione imperiale era per inficiata da debolezze strutturali, in


particolare nel caso duna reggenza, che provocava inevitabilmente un
vuoto di potere. La salute degli imperatori, peraltro favoriti dalle cure
prodigate dai migliori medici del tempo, non era molto pi soddisfacente di quella del resto delle lites e molti sovrani morivano prematura-

2b_Bisanzio II_77-216

82

7-07-2008

13:54

Pagina 82

Le istituzioni dellImpero

mente lasciando dei figli in minore et. Un adolescente poteva accedere al potere effettivo a 14 anni in teoria, unet acerba per i nostri canoni. In pratica, Costantino IV succedette a 16 anni al padre Costante
II, morto a 36 anni, ed egli stesso lasci il trono al figlio Giustiniano II,
sempre a 16 anni. Perlopi, la reggenza era stata organizzata dal sovrano defunto e in linea di massima veniva assunta da un consiglio, al quale partecipava il patriarca ma che era diretto dallimperatrice, madre dellerede. In realt, tutte le reggenze, con leccezione di quella di Teodora vedova di Teofilo, sfociarono in colpi di stato, sia con limposizione
di co-imperatori, quando la dinastia era saldamente stabilita, come nel
caso dei Macedoni, sia con leliminazione dellerede: Andronico Comneno fece mettere a morte prima la vedova di suo cugino Manuele e poi
il giovane Alessio II. A partire dai Comneni, come nel caso precedente,
e poi sotto i Lascaridi e i Paleologhi, la difesa dellerede al trono costitu per i principi stranieri un pretesto per intervenire negli affari dellImpero.
In due occasioni una donna regn come imperatore autokrator, Irene dal 797 all802, e poi Teodora nel 1055-56. In entrambi i casi, per
quanto la legittimit dellimperatrice non fosse apertamente contestata,
la situazione era percepita come anormale. Irene, che aveva eliminato
lerede naturale al trono, suo figlio Costantino VI, fu rovesciata senza
grandi difficolt da un colpo di stato organizzato a Palazzo, mentre Teodora, ultima esponente della dinastia macedone, sfugg a questa sorte
solo per la brevit del proprio regno.
Gli imperatori furono perlopi reclutati fra laristocrazia dellAsia
Minore, e rari furono i candidati di modesta estrazione che giunsero al
trono e poterono richiamarsi al modello davidico, come nel caso di Basilio il Macedone.
Quando Dio ha designato il suo rappresentante, lesercito, il Senato
e il popolo ovvero gli abitanti di Costantinopoli radunati nellIppodromo acclamano il fortunato eletto, lunto del Signore. Il patriarca non interviene dunque in questa scelta, e colui che viene incoronato
a Santa Sofia, a partire da Costante II nel 641, dunque gi un basileus.
Nessun imperatore si sottrae, peraltro, a una cerimonia che sottolinea
la sua alleanza divina e la sua ortodossia, e manifesta per giunta il suo
potere sulla capitale [cfr. cap. v].
Per celebrare la cerimonia con maggiore solennit, gli imperatori attendevano spesso una delle grandi feste dellanno, Pasqua o Natale. Non
c un modello prefissato di incoronazione, ma ci si adatta alle circostanze, a seconda che venga onorato un homo novus o un erede [Dagron 206].

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 83

Limperatore e il Palazzo

83

b) Imperatrici e porfirogeniti.
La scelta della sposa destinata a unirsi solennemente al sovrano o allerede al trono, e benedetta dal patriarca a Santa Sofia in occasione del
matrimonio, non dipendeva solo dalle prospettive di procreazione ma
costituiva un atto politico del massimo rilievo, nella misura in cui la famiglia della sposa ne ricavava potere e dunque influenza. Il precedente
di Artavasde, genero di Leone III, che tent inutilmente di rovesciare
il cognato Costantino V, fece profonda impressione. Fino allxi secolo i
sovrani in cerca duna sposa per il successore si volsero ad aristocratiche dellImpero; solo in circostanze eccezionali ci si un a principesse
straniere, come nel caso di Costantino V che si leg con una principessa cazara, ma perch si aspettava da questo popolo una solida alleanza
contro gli Arabi. Nellviii e nel ix secolo, la scelta fu effettuata a pi riprese tramite un concorso che riuniva a Costantinopoli una selezione di
giovani aristocratiche. Si dubitato dellesistenza di simile competizione, ma questo modus operandi permetteva evidentemente di evitare gli
scontri tra le fazioni della Corte, e di coniugare simbolicamente la legittimit dinastica con la legittimit elettiva, come stato sottolineato da
Gilbert Dagron [206, p. 68].
Costantino VII Porfirogenito proclamava ancora il proprio malumore per il matrimonio tra Maria, nipote di Romano Lecapeno, e Pietro sovrano dei Bulgari (una nazione settentrionale, cosa che rendeva lo scandalo ancora pi grave), o per la futura unione tra il figlio Romano II e
una principessa occidentale; allo stesso modo, Vladimiro di Kiev riusc
solo in circostanze eccezionali a estorcere la mano della sorella Anna a
Basilio II. Dalla seconda met dellxi secolo si nota invece un cambiamento significativo: i sovrani cercano infatti per i figli quasi esclusivamente principesse straniere, caucasiche od occidentali, in ragione dei nuovi equilibri diplomatici. In una prima fase, seguendo lesempio di Basilio II, la questione consisteva nellattirare al servizio dellImpero una
potenza di medio rango. Il figlio di Costantino X, Michele VII, si un a
Maria di Alania. Il figlio della coppia, Costantino, fu fidanzato a Olimpia, figlia di Roberto il Guiscardo, dal quale si sperava di ottenere soccorsi in Asia Minore. Alessio Comneno fece eccezione, in quanto, dopo
il successo della sua usurpazione, spos Irene Duca per rafforzare il proprio potere tramite un avvicinamento con la dinastia precedente; suo figlio Giovanni II, per, prese per moglie una principessa ungherese. Con
Manuele Comneno, le cui due consorti furono latine, il gioco si allarg a
numerose principesse imperiali, delle quali alcune costituirono la migliore ricompensa per i pi valenti generali dellImpero, mentre altre furono

2b_Bisanzio II_77-216

84

7-07-2008

13:54

Pagina 84

Le istituzioni dellImpero

date a sovrani di secondo rango, suscettibili tuttavia di sostenere gli interessi dellImpero: in due occasioni i re di Gerusalemme ottennero la
mano duna parente di Manuele. Infine, riflesso dun nuovo equilibrio
delle forze, i matrimoni coinvolsero dei contraenti ormai quasi sullo stesso piano: Alessio II spos Agnese, figlia del potente re di Francia Luigi
VII, mentre Isacco II si un a Margherita di Ungheria, figlia di Bela III,
allepoca il pi influente monarca dei Balcani.
Al di l di casi eccezionali in cui, con il titolo di reggente o di autokrator, assumeva il potere effettivo, limperatrice aveva il dovere di presenziare, in qualit di consorte del sovrano, alle cerimonie cui partecipavano le dame della Corte, per esempio il ricevimento delle patrizie
con cintura. Alcune imperatrici esercitarono una notevole influenza sui
mariti: ci pu essere supposto nel caso di Elena, moglie di Costantino VII, mentre rivendicato esplicitamente per Irene Duca unita ad
Alessio Comneno. Talora intercedevano a favore dei condannati politici: Teodosia peror presso Leone V la causa di Michele di Amorio, che
sfugg alla propria esecuzione programmata per il giorno di Natale, e riusc la notte stessa ad assassinare limperatore.
Vari usurpatori sposarono la figlia del basileus o limperatrice vedova per consolidare la propria legittimit: Michele II scelse in seconde
nozze Eufrosine, figlia di Costantino VI; Niceforo Foca si un a Teofano, vedova di Romano II; Romano Diogene spos Eudocia Macrembolitissa vedova di Costantino Duca
Lintimit delle principesse negli appartamenti del Palazzo era protetta e sorvegliata dagli eunuchi del cubiculum. Le imperatrici disponevano della propria famiglia, che comprendeva tra gli altri un preposito della tavola, e possedevano grandi tenute che garantivano loro cospicue rendite. Teodora si sarebbe spinta addirittura a praticare il
commercio con lestero, provocando una memorabile sfuriata dello sposo, Teofilo.
La nascita dun principe era occasione di festeggiamenti per gli abitanti di Costantinopoli, e la scelta del nome costituiva di per se stessa un
atto programmatico, in quanto si poteva scegliere quello dun illustre antenato della dinastia, oppure quello del fondatore dellImpero cristiano,
Costantino. Ci furono usurpatori che non esitarono a ribattezzare Costantino il figlio maggiore, come nel caso di Leone V. I corpi costituiti, lesercito, il Senato e i demi, erano talora invitati a scegliere il nome
del neonato tramite una serie di acclamazioni, minuziosamente organizzate in anticipo. Lo scopo poteva essere quello di prevenire ogni contestazione della successione futura: il giovane Leone VI aveva come proprio padrino il corpo degli ufficiali del tema degli Anatolici [Dagron 207].

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 85

Limperatore e il Palazzo

85

2. Dirigere limpero.
a) La propaganda imperiale.
Limperatore eccelle nelle virt cristiane, la filantropia, la giustizia
e lumilt verso il sovrano celeste. Questultima, necessaria a sovrani
che si macchiarono spesso di gravi colpe, sul modello biblico di re Davide, si esprime pubblicamente, rafforzando la legittimit imperiale.
Leone VI (o forse suo padre Basilio, che non gli era inferiore come peccatore) si fatto rappresentare in maniera anonima, in atto di proskynesis, in un mosaico del nartece di Santa Sofia, come sovrano esemplare,
di fronte alla Vergine che intercede presso Cristo in suo favore [Dagron
206, pp. 129-38].
Kazhdan [214] ha rilevato un cambiamento nel modello del buon imperatore, databile allxi secolo, con larrivo al potere dei Comneni. innegabile che gli imperatori di questa dinastia amassero udire i retori esaltare le loro qualit guerriere, ma questa valorizzazione dei risultati ottenuti sul campo di battaglia, spiegabile in parte con lemulazione nei
confronti dei cavalieri occidentali, contraddistingue piuttosto un semplice filone, perch la tematica dellimperatore pacifico e filantropico
parallelamente attestata. Teofilatto di Bulgaria si congratula che Alessio Comneno abbia riportato una vittoria incruenta sui Peceneghi in
occasione del trattato di pace stipulato con essi. Allo stesso modo, Anna Comnena scagiona il padre da ogni responsabilit per il massacro degli stessi Peceneghi, che aveva fatto seguito alla loro sconfitta a Levunion. Nessuna di queste tematiche nuova, e tutte appartengono al repertorio dei retori dellAntichit, come pu essere rivelato, per limitarsi
a un esempio, dai discorsi di Temistio. Larte delloratore consiste nello scegliere i motivi in funzione della personalit dellimperatore e dellimmagine che questultimo desidera dare di se stesso.
La vittoria legittima il potere imperiale, come nota con tratti quasi
caricaturali un arabo della fine dellxi secolo, Marvazi:
Quando il re (ossia limperatore) combatte il nemico e torna vittorioso e trionfante, la sua posizione e il suo ruolo nel regno si rafforzano. Se gli capita di essere
battuto e di mostrarsi debole, estromesso dal potere [citato da McCormick 233,
p. 165].

Lascesa al potere di Leone V a discapito di Michele I, deposto, dopo una serie di sconfitte subite dai Bulgari, grazie a un accordo tra il patriarca, il Senato e gli alti ufficiali dellesercito, illustra perfettamente
questa osservazione.

2b_Bisanzio II_77-216

86

7-07-2008

13:54

Pagina 86

Le istituzioni dellImpero

Gli imperatori disponevano di vari canali per diffondere la loro propaganda. Citiamo, senza essere esaustivi: le lettere inviate nelle province in occasione di un importante avvenimento, come lassunzione al trono dun principe; le introduzioni alle leggi; i comunicati militari, che
erano letti a Costantinopoli e che in qualche caso hanno fornito la trama delle cronache del regno di Giovanni Tzimisce. Talora nel Palazzo
erano raffigurate le gesta imperiali, per essere ammirate dai visitatori di
riguardo: gli iconoduli hanno accusato Costantino V di aver sostituito
le immagini delle proprie prodezze militari a quelle della Vergine e dei
santi.
b) La diplomazia bizantina.
Il basileus dei Romani domina lImpero cristiano universale, ma deve comunque definire i propri rapporti con gli altri principi cristiani,
nonch con i capi pagani o musulmani [Byzantine Diplomacy 220]. La
diplomazia bizantina medievale, in linea di massima, non concedeva a
nessun altro sovrano il titolo di basileus, giacch, dopo la translatio imperii, solo il signore della Nuova Roma aveva diritto a tale titolo. Un falso pontificio, risalente probabilmente alla seconda met dellviii secolo,
la Donazione di Costantino, fu accolto favorevolmente a Costantinopoli
poich, sostenendo le pretese temporali del papa (con il pretesto che Costantino, al momento di lasciare Roma, avrebbe consegnato le insegne
imperiali a papa Silvestro), questo testo giustificava lassenza dun imperatore nella Vecchia Roma.
A due riprese, in Occidente, un rivale pretese di rilevare il titolo imperiale: Carlo Magno nell800, e poi Ottone I nel 962. Fu fonte di inquietudine per la diplomazia bizantina, non tanto perch il basileus di
Costantinopoli mirasse allesclusivit del titolo, quanto per il timore che
limperatore occidentale, signore della Vecchia Roma, cercasse di conquistare Costantinopoli o comunque lItalia intera. In effetti, a questo
proposito scaturirono dei conflitti tra Carlo Magno e Niceforo I per il
possesso di Venezia, e tra Niceforo Foca e Ottone I, che intraprese
una spedizione contro Bari e i territori bizantini dellItalia meridionale [McCormick in 119, II, pp. 366-73]. Quando le apprensioni bizantine si furono calmate, si trov un compromesso che accordava agli interessati il titolo di basileus, senza menzionare il nome dei Romani nella
titolatura, e Ottone II spos infine una principessa bizantina, Teofano.
Ottone III, il figlio nato da questo matrimonio, mor prematuramente
prima di poter sposare la porfirogenita Zoe che gli era stata destinata.
Questo stesso atteggiamento fu adottato nei confronti dei Bulgari e di

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 87

Limperatore e il Palazzo

87

Simeone che, grazie alla propria ostinazione, riusc a farsi accordare il


titolo di basileus dei Bulgari.
Il basileus di Costantinopoli si considerava superiore a tutti i re, una
sorta di padre allinterno duna ideale famiglia cristiana. Nei fatti, la diplomazia bizantina teneva accuratamente conto dei rapporti di forza, e
quando il sovrano corrispondeva con il califfo di Bagdad o con quello
del Cairo, sigillava il documento con una bolla doro del peso di quattro nomismata, mentre quella accordata al papa o ai principi armeni ne
pesava solamente tre. In sostanza, al califfo era riconosciuta una sorta
di parit, come si faceva in precedenza con il sovrano persiano, mentre
i regoli del Caucaso erano considerati tuttalpi dei clienti di cui si coltivava lamicizia mediante la concessione di dignit, ma che dovevano
obbedire agli ordini (keleuseis) imperiali. In tale parentela fittizia, limperatore dOccidente diveniva il fratello del basileus di Costantinopoli,
e i re, come il capo dei Bulgari, ne erano i figli, tenuti a comportarsi come tali, rispettosi e sottomessi.
Lazione dei diplomatici bizantini dominata dal pragmatismo: il loro obiettivo primario fu sempre quello di evitare, finch possibile, i conflitti inutili. I negoziatori bizantini tenevano conto dei costumi della
controparte, fornendo quindi un ulteriore esempio di flessibilit. Cos,
i Russi nel x secolo giurarono sui loro di pagani. Nel 1108, limperatore Alessio I accett il giuramento di fedelt del latino Boemondo, prestando anchegli giuramento, cosa inconcepibile nella tradizione bizantina. Si pu citare un ulteriore esempio assolutamente notevole: in seguito a un accordo stipulato nel febbraio del 1190, Isacco II e Federico
Barbarossa si scambiarono dei giuramenti non direttamente ma tramite propri rappresentanti.
Si possono individuare degli obiettivi costanti della diplomazia imperiale [Shepard 227]? I retori danno spesso limpressione che il sovrano oggetto dei loro elogi si stia apprestando a conquistare luniverso, ma
lanalisi dei negoziati effettivi induce a pensare che lImpero fosse quasi sempre sulla difensiva, e che cercasse solamente di recuperare i territori recentemente perduti. Anche nei periodi di espansione, gli obiettivi prefissati restano modestissimi. Quando Niceforo Foca negozia con
l'emiro di Aleppo sconfitto, non cerca di annettere la citt, ma di costituire uno Stato cuscinetto; quando Manuele Comneno si riaffaccia in
Italia, non cerca affatto di ricostituire lImpero di Giustiniano [Magdalino 192]. Del resto gli imperatori, pur disponendo dei rapporti degli
strateghi delle frontiere, non erano sempre ben informati, come mostrano le lacune del De administrando imperio di Costantino VII [31]. Sotto
i Comneni, tuttavia, le informazioni circolano con molta pi facilit, in

2b_Bisanzio II_77-216

88

7-07-2008

13:54

Pagina 88

Le istituzioni dellImpero

parte grazie allespansione della navigazione nel Mediterraneo. Lazione diplomatica si afferma sempre come lalternativa efficace e necessaria allimpiego di eserciti di dimensioni troppo esigue. Alla forza delle
armi si preferivano la seduzione delloro e i titoli imperiali, la cui attrattiva and scemando solo negli ultimi decenni prima del 1204.
3. Le cerimonie imperiali.
Gli imperatori, con leccezione di Costante II, avevano fatto di Costantinopoli la loro capitale esclusiva. Alcuni, come Leone VI o suo figlio Costantino VII, non lasciarono spesso la citt, se non per recarsi
nella sua periferia bitinica o nei palazzi suburbani lungo il Bosforo, mentre altri, come Basilio II o Alessio Comneno, che conducevano personalmente lesercito, risiedevano per mesi interi lontano dalla capitale e
si facevano accompagnare nellaccampamento da una parte del personale amministrativo. A Costantinopoli si manifestava il fulgore della maest imperiale, perlopi tramite cerimonie che glorificavano la vittoria
eterna dellimperatore, e la teatralizzazione del potere raggiungeva i propri vertici nel Gran Palazzo. Sarebbe errato credere che le cerimonie
fossero fissate secondo un ordine immutabile. In caso di bisogno, si aggiungevano nuove ricorrenze: il caso della festa di SantElia, il 20 luglio, introdotta da Basilio I per commemorare la visione in cui sua madre aveva ricevuto dal santo la profezia del futuro regno del figlio.
In realt come risulta dal De cerimoniis, opera redatta su iniziativa di Costantino VII si conservavano i resoconti delle antiche cerimonie, e gli imperatori ne recuperavano gli elementi che sembravano opportuni per le nuove ricorrenze da essi progettate.
4. Il Gran Palazzo.
Il carattere sacro del potere imperiale era messo in scena nel Gran
Palazzo [cfr. cap. xi, pp. 275-76]. Quando il sovrano convocava unassemblea per comunicare una decisione importante, prima di comparire
faceva imporre il silenzio da alcuni eunuchi, i silenziari. In questo modo, Leone III rese pubblica la sua adesione alliconoclasmo tramite il silention del 730. Quando il sovrano era seduto sul trono in una delle sale di ricevimento la pi imponente delle quali, detta Magnaura, comprendeva unabside in cui si trova il cosiddetto trono di Salomone,
dominato da una rappresentazione del Cristo il suo interlocutore non

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 89

Limperatore e il Palazzo

89

si rivolgeva a lui direttamente. Il sovrano era salutato con una proskynesis, gesto che andava dalla completa prosternazione alla semplice genuflessione. Quando venivano ricevuti degli ambasciatori stranieri, nel
ix e x secolo, entravano in funzione degli automi destinati a impressionarli: dei leoni ruggivano, degli uccelli cantavano, mentre il trono si sollevava in alto, sottraendo limperatore alla vista dei cortigiani. Non tutti erano impressionati da tale messinscena: linviato di Berengario re dItalia, Liutprando da Cremona [204], avvisato in anticipo, non se ne
mostr colpito in modo evidentemente ostinato, secondo quanto si legge nel resoconto della sua ambasciata.
Sotto i Comneni, il Gran Palazzo rest in servizio per una parte delle cerimonie ufficiali, ma gli imperatori preferirono stabilirsi presso il
Palazzo delle Blacherne, allestremit del Corno dOro. Gli imperatori
adottarono, per calcolo, unabitudine meno ieratica nei confronti dei visitatori occidentali, com il caso di Alessio verso i capi dei crociati, con
scandalo dei cortigiani. Bisogna tuttavia accreditare senza alcun dubbio
a Manuele Comneno linvenzione della prokypsis, una messinscena che
faceva apparire allimprovviso e in piena luce limperatore e la sua famiglia, dopo che veniva sollevato il tendaggio che li nascondeva alla vista
degli spettatori [Jeffreys 234]. Inoltre, alcuni poemi del xii secolo ci
informano che le pareti del Palazzo delle Blacherne erano decorate con
scene che glorificavano le vittorie degli imperatori Comneni o la loro sublime posizione di rappresentanti di Dio sulla terra [Magdalino 219].
Il Gran Palazzo era organizzato come gli oikoi aristocratici, ma la
sua ricchezza favolosa, il numero immenso e la variet dei servitori lo
ponevano al di sopra di ogni paragone. La sorveglianza del Palazzo era
assicurata da varie unit dlite, nonch, per impressionare i visitatori
e rivaleggiare con la Corte del califfo, da mercenari reclutati in paesi
lontani, come la Cazaria, la Fergana o il Khorasan. Infine, il gran numero di eunuchi dava alla Corte imperiale il suo carattere pi specifico.
Due momenti privilegiati mettevano in scena la maest imperiale:
uno era il trionfo, di solito molto irregolare; laltro era il banchetto, regolato da un calendario annuale.
Quando veniva riportata una vittoria importante (o presunta tale),
gli imperatori volevano dimostrarne leffettivit mediante lorganizzazione dun trionfo attraverso la citt. Talora lo accordarono ai propri
generali, come nel caso di Niceforo Foca dopo la riconquista di Creta,
ma perlopi erano gli imperatori a condurre lesercito vittorioso. Alla
testa del corteo, Giovanni Tzimisce e Giovanni II Comneno collocarono limmagine della Theotokos, sottolineando cos di essere i semplici
strumenti di Dio. Pi tradizionalmente, secondo lantico modello roma-

2b_Bisanzio II_77-216

90

7-07-2008

13:54

Pagina 90

Le istituzioni dellImpero

no, gli imperatori poggiavano simbolicamente il piede sulla nuca dei nemici sconfitti (calcatio) di fronte al popolo radunato nellIppodromo, e
facevano sfilare i prigionieri di guerra, testimoni involontari del successo degli eserciti bizantini [McCormick 233].
Gli imperatori riunivano regolarmente i pi importanti personaggi
della Corte, ai quali aggiungevano gli ospiti stranieri di riguardo presenti in quel momento sempre che il banchetto non fosse organizzato proprio in onore di questi ultimi, come per la principessa russa Olga sotto
Costantino VII, nel 946. Ogni minimo dettaglio era regolamentato. I
dignitari e i funzionari si presentavano nei loro costumi ufficiali di seta
di diversi colori, mentre gli imperatori si riservavano il monopolio esclusivo delle vesti interamente tinte di porpora; potevano per offrire piccole pezze di tessuti purpurei a coloro che volevano onorare, servitori
fedeli o ospiti di rango. Il posto di ognuno era determinato dalla taxis,
ossia dallordine di precedenza. Lessere collocati alla tavola imperiale
costituiva lonore pi grande, e il digradare della gerarchia era esplicitato dallallontanamento progressivo da questa tavola centrale [Liutprando 204; Malmberg 235].
5. I titoli imperiali.
a) Il conferimento delle dignit e delle funzioni.
La posizione sociale degli aristocratici e il loro grado di vicinanza nei
confronti dellimperatore si manifestavano principalmente tramite i titoli loro assegnati. Questi titoli dipendevano anche dalle funzioni affidate dal sovrano. Pi gravosa era la responsabilit, pi elevati erano i
titoli, bench non vi fosse una correlazione perfetta tra le due gerarchie
[Oikonomides 28 e 240]. Il sistema non era immutabile e anzi si evolveva costantemente, spesso con la trasformazione di antiche funzioni,
come quelle di hypatos (console), protospatario (originariamente, un eunuco a capo delle guardie del corpo), proedro (inizialmente il capo del
Senato), che finivano per divenire semplici dignit. La premura di rispettare tale gerarchia a livello teorico inalterabile, in quanto riflesso
della gerarchia divina, ma in pratica fluida ha dato origine ai taktika,
documenti redatti da uno specialista, latriklines; il pi completo di essi, quello del Cletorologio di Filoteo redatto nell899 sotto Leone VI,
conservato nella raccolta del De cerimoniis. Tale documento regola anche le precedenze fra i titolari della medesima dignit: i patrizi provvisti di una funzione passavano davanti a quelli che ne erano sprovvisti,

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 91

Limperatore e il Palazzo

91

e i patrizi eunuchi erano superiori a quelli barbuti. Pi concretamente, questi documenti servivano anche a collocare gli invitati ai banchetti imperiali secondo il corretto ordine di precedenza (taxis).
Si possono distinguere tre fasi nella formazione di questo ordine di
precedenza. La prima vede le dignit senatorie, apo hypaton o apo eparchon, declinare e poi scomparire a tutto vantaggio delle dignit imperiali, tra il vii e il ix secolo. Successivamente, in maniera molto lenta a partire dal x secolo, ma con unaccelerazione dalla seconda met dellxi, le
dignit si svalutano e compaiono nuovi titoli destinati a compensare lindebolimento delle dignit inferiori [Cheynet 237]. In questa seconda
fase, il numero di beneficiari si accresce considerevolmente e si assiste
alla progressiva scomparsa della distinzione in atto fra le dignit riservate agli uomini barbuti e quelle assegnate agli eunuchi (proedro, o vestarca, per esempio), per quanto le dignit legate al servizio della camera imperiale, come quelle di preposito o di cubiculario, restino indubbiamente appannaggio degli eunuchi. Una simile confusione finisce per
estendersi ad alcune funzioni: il parakoimomenos pu essere scelto, a
partire dai Comneni, tra i parenti dellimperatore, i quali, in questepoca, non sono mai eunuchi.
Nellxi secolo, il conferimento delle dignit, in particolare quella di
protospatario e dei ranghi superiori, permette agli imperatori di ricompensare personaggi che non appartengono ai livelli pi elevati dellamministrazione, ma alllite dei commercianti, dei banchieri e forse degli
artigiani specializzati nelle produzioni di lusso. Questi ultimi poterono
accedere al Senato, e gli antichi beneficiari percepirono questo fatto come una rivoluzione scandalosa. Furono perci accusati di demagogia gli
imperatori Costantino IX Monomaco e Costantino X, che furono i pi
generosi nella volont di conciliarsi la popolazione costantinopolitana e,
senza dubbio, di rimpinguare le casse dello Stato.
Alessio Comneno riform la gerarchia delle dignit, divenuta inservibile giacch il numero eccessivo di beneficiari le svalutava e non permetteva pi di pagare le rogai; alcune dignit anticamente prestigiose,
come quelle di magistro e di proedro, prima di scomparire definitivamente furono conferite ancora per qualche tempo a modesti notabili provinciali [Cheynet 237]. Per rendere di nuovo visibile llite imperiale, il
nuovo imperatore cre nuovi titoli. Li organizz intorno al termine di
augustus (in greco, sebastos), che fino ad allora era un appellativo che accompagnava la dignit imperiale. I primi titoli di sebastai furono elargiti per gratificare la favorita dellimperatore in carica, come Maria Sclerena, legata a Costantino IX quando divenne imperatore nel 1042. Il titolo di sebasto, presente gi sotto il regno di Michele VII, corrisponde

2b_Bisanzio II_77-216

92

7-07-2008

13:54

Pagina 92

Le istituzioni dellImpero

da allora al livello superiore delle dignit e, fatto nuovo, con il tempo


diviene riservato ai soli membri della famiglia imperiale dei Comneni al
punto che, sotto Manuele Comneno, chi detiene il titolo di sebasto necessariamente un Comneno per nascita o parentela acquisita. Non si tratta comunque di una novit assoluta, poich, prima del 1050, le dignit
pi alte, come quella di cesare o di nobilissimo, erano riservate alla famiglia imperiale. Il titolo di sebasto serve a formarne di ulteriori, come
quello di sebastocratore che designa il fratello dellimperatore in carica.
Sotto Manuele fa la sua comparsa il despota, altra dignit il cui nome
deriva da un appellativo imperiale, e che designa il genero dellimperatore, suscettibile dessere chiamato a regnare quando non vi sia un erede maschio.
I Comneni hanno imposto una concezione familiare della gerarchia
delle dignit, che non dipende pi dalla funzione esercitata, ma dalla
strettezza dei legami di sangue con il sovrano. Le liste di dignitari del
xii secolo che sono state conservate, riferite in particolare ai sinodi riuniti a Costantinopoli, confermano un ordine di precedenza fondato uni-

Tabella 1.
Le dignit a Bisanzio (dallviii al xii secolo; in ordine gerarchico decrescente).
intorno al 750

cesare
nobilissimo
curopalata
patrizio
protospatario

spatario
hypatos
apo hypaton
apo eparchon

intorno al 1060-70

cesare
nobilissimo
curopalata
protoproedro (prima del 1070)
proedro
magistro
protovestarca (dopo il 1070)
vestarca

alla met del xii secolo


Dignit riservate alla famiglia imperiale

despota
sebastocratore
protosebasto
panipersebasto
sebastohypertatos
sebasto

Altre dignit

protonobilissimo
nobilissimo
protocuropalata
curopalata

protovestes
vestes
illoustrios
anthypatos
patrizio
dishypatos
hypatos
protospatario,
spatarocandidato

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 93

Limperatore e il Palazzo

93

camente sulla parentela. Tale ordine permette anche di determinare lordine delle nascite, poich il fratello maggiore superiore al cadetto, e i
nipoti sono classificati secondo let del padre o della madre e sono essi stessi inquadrati in funzione della loro et [Magdalino 192]. Alla fine
del xii secolo, come un secolo prima, parallelamente al calo del valore
della moneta doro anche le dignit conoscono una nuova fase di svalutazione sotto gli Angeli, quando dei droghieri divengono sebasti.
Le dignit, vitalizie, sono attribuite tramite un brevetto imperiale
(axia dia brabeiou), per il quale il beneficiario deve versare delle sportule agli altri dignitari. Le funzioni, chiamate anche axiai, sono accordate
tramite un ordine dellimperatore (axia dia logou).
b) La roga.
Uno stipendio o roga versato non solo ai funzionari, ma anche ai
dignitari: nel primo caso per il tempo durante il quale il beneficiario
in carica, nel secondo a titolo vitalizio, per quanto sussista un dubbio
nel caso in cui linteressato entri in un monastero. Catacalone Cecaumeno, brillante generale che aveva contribuito alla vittoria di Isacco
I Comneno, divenuto monaco al termine della sua vita, si lamentava
di non percepire pi la sua roga di curopalata. Questo reclamo sembra
implicare, a priori, che la roga avrebbe dovuto essergli versata, ma che
non lo fosse, sia per punire politicamente il vecchio generale, sia per
penuria di denaro nelle casse dello Stato, comera il caso sotto Michele VII.
Le rogai potevano essere cumulate. Erano distribuite una volta allanno, per Pasqua. Per tutte le rogai di importo pari o superiore a una
libbra doro, era limperatore in persona a corrispondere il dovuto al
funzionario, sottolineando cos il legame che univa il sovrano ai grandi
servitori dello Stato.
Le rogai erano versate sotto forma di borse piene doro dette
apokombia e di preziosi tessuti di seta, nonch talora di altri articoli di
lusso, fabbricati senza dubbio nei laboratori del Gran Palazzo. Era inoltre concesso un complemento in natura, sotto forma di rendita in moggi di grano. Lambasciatore Liutprando da Cremona assistette alla cerimonia dellanno 950 [cfr. cap. xii, pp. 319-20]. I funzionari al vertice della gerarchia ricevevano fino a 40 libbre doro, che cumulavano
con la roga delle alte dignit che avevano parallelamente ottenuto. Non
conosciamo perfettamente la scala delle rogai accordate alle differenti
dignit, rogai che sembrano essere rimaste stabili nel corso dei secoli
dal momento che gli imperatori preferivano accordare una promozio-

2b_Bisanzio II_77-216

94

7-07-2008

13:54

Pagina 94

Le istituzioni dellImpero

ne piuttosto che scompigliare il tenore delle remunerazioni. Il titolo di


protospatario, il primo a spalancare le porte del Senato, rendeva una
libbra doro allanno.
c) La vendita delle dignit e delle funzioni.
Si visto come limperatore nominasse, in linea di principio, i funzionari. Tuttavia le fonti attestano a pi riprese, in occasione di difficolt finanziarie, lappalto di alcune funzioni, in particolare fiscali. Sembra che nel vii e nellviii secolo gli incarichi di commerciario, che avevano raggiunto un livello economico considerevole, fossero attribuiti per
aggiudicazione a un ristretto numero di ricchissimi personaggi vicini agli
imperatori [Brandes 640]. Nellxi e xii secolo, gli esempi di appalto si
moltiplicano, talora con risultati infelici. Gli esattori ne furono, come
in passato, i maggiori beneficiari, poich avevano la possibilit di recuperare i loro investimenti e ottenere dei guadagni bench si conoscano dei fallimenti che portarono alla rovina di alcuni funzionari ma la
venalit delle cariche fu estesa allesercito. Larmeno Pancrazio (Bagrat)
ottenne il governo dellArmenia con Ani, senza domandare alcun salario in contraccambio, ma perdette rapidamente questa citt di fronte allavanzata turca non avendo dedicato abbastanza risorse alla sua difesa.
Anche le dignit costituirono un investimento per i Bizantini agiati
[Lemerle 630; Oikonomides 239]. Era infatti possibile acquistare un titolo con il versamento dun cospicuo capitale, per poi percepirne le rendite a titolo vitalizio. Gli imperatori furono inizialmente restii a vendere le dignit senatorie ma, nel corso dellxi secolo, questi scrupoli furono dimenticati e la vendita divenne generalizzata, in funzione dei bisogni
del Tesoro, dimodoch labbondanza del capitale disponibile avrebbe
provocato un calo del rendimento da 7 nomismata per libbra a 6 soltanto. Vendendo le dignit, lo Stato otteneva una forte somma in contanti che entrava immediatamente nelle casse, mentre lacquirente, oltre al
prestigio che ancora circondava i titoli imperiali, si assicurava una rendita annuale elevata e dallammontare predeterminato. Le dignit erano vitalizie, cosicch il loro profitto dipendeva dalla speranza di vita del
detentore, ma si osserva che nellxi secolo la dignit era considerata come un capitale liquido che poteva essere trasmesso (al massimo una volta), o addirittura costituire parte di una dote [Guilland 238].
Il sistema tradizionale delle rogai pagate annualmente dallimperatore non sopravvisse alla crisi del nomisma. Niceforo III Botaneiata, che
aveva distribuito con prodigalit le dignit pi elevate, non fu in grado
di versare le rogai corrispondenti. Levoluzione della met dellxi seco-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 95

Limperatore e il Palazzo

95

lo, che aveva visto lo sviluppo dellappalto delle funzioni, offriva una
soluzione semplice, ossia la generalizzazione di tale appalto, che evitava allo Stato di ricostituire unamministrazione numerosa che i suoi mezzi finanziari, almeno sotto Alessio Comneno, non gli permettevano pi
di retribuire, dopo la perdita della maggior parte dellAsia Minore e le
devastazioni subite dalle zone che erano state riconquistate.
6. La Corte.
Intorno allimperatore vivevano permanentemente, con ogni verosimiglianza, alcune migliaia di cortigiani e di servitori. Questo ambiente
specifico non si identifica, bench vi fosse una sovrapposizione, con lamministrazione centrale, e si suddivide in numerosi sottogruppi. Si trattava di un microcosmo molto variegato e che non pu essere assimilato pi
di tanto alle corti europee posteriori, che avevano elaborato un vero e
proprio modus vivendi di Corte [Maguire 236; Magdalino 192]. Il pi influente dei gruppi era formato dai favoriti di ogni condizione, che limperatore riuniva intorno a s per governare ma anche per partecipare ai
suoi piaceri e ai suoi divertimenti. Spesso comprendeva parenti del sovrano, e sotto i Comneni ne era composto quasi esclusivamente. Una simile situazione era indubbiamente meno innovativa di come alcuni storici [per es. Kazhdan 424 e 808] lhanno dipinta, perch fin dallviii e dal
ix secolo la parentela imperiale dominava la Corte. Questa situazione era
in parte celata dal fatto che i cronisti non notavano sistematicamente tale relazione di parentela, poich non era ancora una condizione necessaria allascesa sociale come divenne poi sotto i Comneni.
Gli intimi dellimperatore condividevano ovviamente la sua tavola e
potevano accedere direttamente alla sua persona, ottenendo di conseguenza un elevato potere. Una parte di essi, naturalmente, occupava le
pi alte cariche dellImpero, ma si incontravano anche alti dignitari senza funzioni particolari.
Le donne erano presenti a Corte, ma in posizione secondaria, poich
non prendevano parte a tutte le cerimonie. Tuttavia, il funzionamento
regolare della Corte richiedeva la presenza di una imperatrice, visto che
proprio per questa ragione Leone VI, in quel momento vedovo, decise
di proclamare imperatrice sua figlia. Le donne dovevano la loro posizione a quella del marito, dal quale ottenevano indirettamente la propria
dignit. La magistrissa era semplicemente la moglie di un magistro. Un
unico titolo era riservato alle donne, quello di patrizia con cintura, ed
era distribuito con grande parsimonia [Oikonomides 28].

2b_Bisanzio II_77-216

96

7-07-2008

13:54

Pagina 96

Le istituzioni dellImpero

Presso la Corte imperiale erano presenti anche numerosi stranieri.


Tra questi, occorre segnalare i giovani principi dei paesi limitrofi dellImpero, ospitati per essere allevati in un contesto di ammirazione per
lordine bizantino, ma anche, contemporaneamente, per fungere da
ostaggi. La loro presenza garantiva che i loro parenti non avrebbero aggredito i Bizantini. Simeone, il futuro signore di Bulgaria, aveva soggiornato a Costantinopoli in questa veste. Anche dei giovani di buona
famiglia provenienti dalle province erano integrati nelle etere di Palazzo, dove erano allevati per divenire futuri ufficiali in uno spirito di lealt
nei confronti del sovrano che avevano la possibilit di incontrare di persona. I prigionieri di guerra di alto rango erano similmente ricevuti a
Palazzo imperiale e potevano, in certe circostanze, conversare con il sovrano. Infine cerano altri stranieri che andavano a Bisanzio a cercare
fortuna: Variaghi, come Harald, poi re di Norvegia, Armeni, Georgiani, o anche Latini, numerosissimi a partire dallxi secolo. Manuele Comneno fu rimproverato di essere troppo influenzato dai Latini, tanto erano diffusi a Corte e non solo come soldati.
7. Gli eunuchi.
Gli eunuchi, gi ben attestati in epoca protobizantina, cominciarono a svolgere un ruolo politico di primo piano in seguito allo sviluppo
del cubiculum imperiale [Guilland 238]. Erano concentrati a Costantinopoli e in particolare nel Palazzo, anche se in provincia non mancavano personaggi di rango elevato che, a imitazione dellimperatore, disponevano del proprio cubiculum. Il loro reclutamento, per molto tempo
avvenuto da paesi stranieri perch la legge cristiana proibiva la castrazione volontaria, sub un mutamento dopo il vii secolo, quando lAsia
Minore e in particolare la Paflagonia fornirono la maggior parte degli
eunuchi imperiali [Ringrose 241]. Non mancavano infatti genitori che
non esitavano a far castrare illegalmente i figli sperando che avrebbero
avuto una brillante carriera utile anche al resto della famiglia. Lesempio della dinastia paflagonica illustra la lucidit di questo calcolo: leunuco Giovanni, gi notato da Basilio II, divenne il principale consigliere di Romano Argiro, ottenne la carica di orfanotrofo e quindi introdusse a Corte il giovane fratello Michele; questultimo sedusse limperatrice
Zoe, che lo spos nel 1034 offrendogli il trono.
Di norma, linfluenza degli eunuchi si attenuava quando limperatore era di temperamento guerresco, poich gli ufficiali li vedevano con
un certo disprezzo. Vari eunuchi, vero, condussero le truppe alla vit-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 97

Limperatore e il Palazzo

97

toria, ma negli accampamenti erano spesso visti pi come una sorta di


commissari politici. Sotto imperatori casalinghi come Leone VI, o ancora pi in occasione delle reggenze, gli eunuchi occupavano posti di
maggior spicco dal momento che erano percepiti come uomini di fiducia in grado di aiutare il governo senza poter pretendere di regnare. Cos Teodora, vedova di Teofilo, govern per molti anni con lappoggio
del logoteta Teoctisto, un eunuco. Qualche tempo prima, Irene si era
circondata di eunuchi, prima e soprattutto dopo aver detronizzato il figlio Costantino VI. Sotto i Comneni, imbevuti di tradizioni militari e
forse influenzati dallOccidente ostile alla castrazione, gli eunuchi retrocedettero a una posizione politica di secondo piano, ma gli imperatori, compreso Manuele, continuarono ad affidar loro missioni diplomatiche. Occorre attendere lepoca nicena perch scompaiano dalla Corte.
Nessuna carica era preclusa agli eunuchi, salvo quella di imperatore.
Degli eunuchi divennero patriarchi (Ignazio), comandarono eserciti, diressero i servizi fiscali Leone VI, per motivi umanitari, concesse loro
il diritto di adottare dei figli. Peraltro, si riteneva che non fossero particolarmente inclini a costituire potenti clan familiari, bench gli eunuchi provenienti dalla filiera paflagonica esercitassero, tra ix e xi secolo, uninfluenza intermittente ma considerevole.
La gerarchia (taxis) degli eunuchi era esclusiva e, nel ix e x secolo, alcune funzioni e dignit erano riservate a loro. Servivano negli appartamenti privati dellimperatore e della moglie. Il parakoimomenos vegliava personalmente sulla camera imperiale garantendone la sicurezza, e
pertanto avvicinava costantemente il sovrano. Il pi famoso, Basilio, bastardo dellimperatore Lecapeno, fu il parakoimomenos di diversi imperatori e govern da solo lImpero, tra il 976 e il 985, per conto dei pronipoti. I prepositi e i cubiculari lo aiutavano, cos come i servitori che
si avvicinavano alla coppia imperiale: il preposito della tavola, il pincerna o coppiere, il papias o portiere, il nipsistarios che porgeva la bacinella
in cui i sovrani si lavavano le mani
La castrazione era proibita nellImpero e Leone VI aveva rinnovato
questo divieto (novella 60), autorizzandola per per ragioni mediche,
aprendo cos la porta ad abusi di vario genere. Dopo che i paesi del Caucaso, i quali nellepoca pi antica fornivano la maggior parte degli eunuchi, furono separati dallImpero dalle invasioni arabe, il reclutamento proveniva perlopi dal territorio imperiale. Erano utilizzati, naturalmente, gli eunuchi naturali, ma si praticava anche la castrazione. Il tasso
di mortalit a causa di questa mutilazione discusso, ma ne valeva la pena perch la famiglia dun bambino che diventava eunuco e che riceveva, se ne aveva i mezzi, una educazione adeguata, poteva nutrire la spe-

2b_Bisanzio II_77-216

98

7-07-2008

13:54

Pagina 98

Le istituzioni dellImpero

ranza di introdursi ai pi alti livelli di Corte e di beneficiare della generosit imperiale. Tale speranza non era vana: limperatore Michele VI
Bringa era imparentato con Giuseppe Bringa, parakoimomenos sotto Romano II. Allo stesso modo, come si visto, Giovanni lOrfanotrofo riusc a portare sul trono il fratello Michele. Gli eunuchi provenivano dunque da tutti i livelli sociali.

zonara, Epitome historiarum, CSHB, III, a cura di T. Bttner-Wobst, Bonn 1897, pp. 766767 (N.d.T.).

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 99

marie-hlne congourdeau e bernadette martin-hisard1


v. Le istituzioni della Chiesa bizantina

Gli Arabi, occupando dalla met del vii secolo la Palestina con Gerusalemme, la Siria con Antiochia e lEgitto con Alessandria, posero sotto la propria autorit tre delle sedi patriarcali dOriente. Roma, sempre
pi isolata a causa delle invasioni longobarde e slave, alla met dellviii
secolo mut la dominazione bizantina con quella carolingia. Constantinopoli rimase dunque presto lunica sede patriarcale in terra bizantina,
e impiant la sua autorit sui Balcani. Ora pi che mai il destino della
sua Chiesa, che aveva finito per coincidere con la Chiesa bizantina, si
leg a quello dellImpero e ne segu le fluttuazioni.
La fine dei grandi dibattiti teologici alla fine del ix secolo segn anche la fine dei concili ecumenici, espressione delluniversalit della Chiesa. Al brulichio intellettuale e alle esclusioni della cosiddetta epoca conciliare fa seguito, per Costantinopoli, una fase gestionale in cui il patriarca, fiancheggiato da un accresciuto clero patriarcale, tenta di
accompagnare levoluzione della societ e di rispondere ai suoi interrogativi, appoggiandosi ai metropoliti del sinodo permanente: lepoca sinodale, che pu essere ancora chiamata lepoca dellOrtodossia. Liturgia, diritto canonico applicato in uno spirito di economia piuttosto che
di acribia, cauta caccia alleresia modellano la facies di una Chiesa la cui
influenza va al di l delle frontiere, ma in cui si realizza difficilmente
lequilibrio dei poteri. Sempre pi distinta dalla Chiesa di Roma, che si
evolve in un altro contesto emancipandosi dai poteri laici e affermando
la propria cattolicit, ma sempre in comunione e dialogo con essa e con
gli altri patriarcati, la Chiesa di Costantinopoli e rimane una Chiesa
imperiale.

2b_Bisanzio II_77-216

100

7-07-2008

13:54

Pagina 100

Le istituzioni dellImpero

i. il patriarcato.
1. Il territorio del patriarcato (vii-xii secolo).
Nel 640, il territorio del patriarcato di Costantinopoli corrispondeva alle tre diocesi civili che gli erano state assegnate nel v secolo. Organizzato in una rete di 33 province metropolitane o eparchie, con in pi
26 arcivescovati autocefali (ossia vescovati senza suffraganei, dipendenti direttamente da Costantinopoli), era essenzialmente anatolico, dal
momento che lAsia e il Ponto, per il numero e lantichit delle loro sedi, avevano un peso ben maggiore della Tracia, ridotta a 5 eparchie. La
sede di Roma, che faceva sempre parte dellImpero, aveva sotto la sua
giurisdizione lintera penisola balcanica, allora conosciuta come Illirico,
con leccezione della Tracia [Bavant in MB I, Carta 5, p. 327]. Questa
regione era divisa in Illirico occidentale, di tradizione essenzialmente
latina e facente parte dellImpero dOccidente, e in Illirico orientale,
amministrativamente connesso a Costantinopoli; sul piano ecclesiastico, tuttavia, lIllirico conserv la sua unit sotto la guida di Roma, il cui
primato si afferm nel v secolo tramite il vicariato della propria autorit, affidato al vescovo di Tessalonica.
a) Il decreto di Leone III.
Allinizio dellviii secolo, limperatore, avvalendosi dei propri diritti [Michel 304], prese un duplice provvedimento: trasfer sotto la giurisdizione ecclesiastica di Costantinopoli le Chiese dellIllirico orientale
(Dacia e Macedonia) e fece incamerare dal fisco imperiale i patrimoni
pontifici della Sicilia e della Calabria misura che implicava lannessione delle loro Chiese a quella della capitale. La perdita dei decreti imperiali impedisce di conoscerne la data, il contenuto esatto e le motivazioni; la migliore esposizione dei fatti data all860 ed dovuta a papa Niccol I, che pretendeva il ristabilimento del vicariato ecclesiastico di
Tessalonica e la restituzione del suo patrimonio italiano.
Leone, forse, cercava di rafforzare, sfruttando il fattore ecclesiastico, lautorit dellImpero su territori separati da Roma, in un caso dallespansione slava, nellaltro dai Longobardi di Benevento e dagli Arabi. Per quanto riguarda i Balcani, non sembra che i provvedimenti imperiali abbiano riguardato anche lIllirico occidentale, bench pi tardi

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 101

Le istituzioni della Chiesa bizantina

101

sia emersa la questione dellepiscopato dalmata; sul fronte italiano, gli


altri possedimenti bizantini, come Ravenna e Napoli, non furono interessati, nonostante un possibile tentativo a Napoli. I decreti di Leone III avevano conseguenze pratiche diverse nei due casi in questione.
NellIllirico, il trasferimento colpiva giuridicamente lesistenza di un vicariato romano a Tessalonica, ma la sua soppressione lasciava intatta una
rete di eparchie, gi insediata in terra ellenofona. In Italia, al contrario,
dal momento che le Chiese di Sicilia e Calabria avevano Roma come unica metropoli allinterno della provincia di Italia suburbicaria, la loro annessione comportava la definizione di nuove metropoli, se non di arcivescovati autocefali, e leventuale fondazione di vescovati in zone nuovamente ellenizzate.
Le fonti in nostro possesso non permettono di seguire concretamente la messa in atto del decreto, ma il suo effetto era gi percepibile nel
787, e si afferm chiaramente allinizio del x secolo.
b) La taxis del 901-905.
Non possediamo liste episcopali ufficiali, con leccezione della taxis
del 901-905 redatta sotto Nicola Mistico e Leone VI, che fornisce una
lista di 51 metropoli. LOriente conserva la propria superiorit tanto
per numero di metropoli (33 sedi) quanto per quello di arcivescovati autocefali (31 su 50); tra i 19 arcivescovati creati ex novo dalla taxis, peraltro, 6 sono in Occidente (Rhousion, Nike, Brysis, Serre, Karabizye,
Corf), uno ancora pi a ovest, in Italia (Otranto), e 3 in Crimea (Gottia, Sugdia, Phoulloi).
dunque possibile constatare lincorporazione delle metropoli dei
Balcani e la creazione di una struttura metropolitana in Sicilia e Calabria. Si nota anche, nei territori occupati da Bulgari e Serbi, la scomparsa delle eparchie dellantica diocesi di Dacia, Mesia e Scizia, e daltra parte una evoluzione nelle regioni del Ponto, dove lo sviluppo della
Crimea compensa la somparsa dellarcivescovato di Zichia e delleparchia di Fasi, il cui nome (Lazica) trasferito alla nuova metropoli di Trebisonda.
Si noter infine che lapparente tendenza a far coincidere il territorio imperiale con il territorio patriarcale di Costantinopoli, suggerita dal
decreto di Leone III, non riceve conferme, dal momento che non risulta menzionata nessuna eparchia costantinopolitana nei nuovi temi di
Dalmazia e soprattutto di Langobardia, i cui titolari sono Latini e le cui
Chiese dipendono ecclesiaticamente da Roma, bench limperatore si riservi il diritto di intervenire a livello circoscrizionale.

2b_Bisanzio II_77-216

102

7-07-2008

13:54

Pagina 102

Le istituzioni dellImpero

Il patriarcato di Costantinopoli esce trasformato da questo rinnovato equilibrio tra Oriente e Occidente. Al posto duna sessantina di vescovi, perlopi orientali, ci si trova adesso di fronte a un centinaio di
presuli che, sotto limmediata giurisdizione del patriarca, inquadrano la
maggior parte dellImpero. Il territorio coperto da questa rete ha una
certa coerenza sul piano linguistico il greco vi si sta imponendo ovunque e dogmatico: globalmente popolato da ortodossi, e gli sforzi inutili di Fozio per ricondurre la Chiesa dArmenia e il suo catholicos nellorbita di Costantinopoli non hanno prodotto cambiamenti [Mah in
HC IV].
c) Gli sviluppi dal x al xii secolo.
La rete metropolitana e arciepiscopale ritoccata dallimperatore,
che ne ha il diritto [Michel 304], in funzione dellespansione o della contrazione territoriale dellImpero. Le numerose notizie episcopali, che
non hanno carattere ufficiale e risultano incomplete, per di pi di difficile datazione, e riflettono pi o meno correttamente la realt, possono
essere confrontate con le liste di presenza risalenti alle riunioni sinodali, ben datate, che si moltiplicano nellxi e nel xii secolo. Ci permette
di controllare, per momenti precisi, lesattezza di una parte delle informazioni veicolate dalle notizie.
Il x secolo, momento di espansione, vede pochi cambiamenti, salvo
la creazione della metropoli di Keltzene, e la promozione di una serie di
arcivescovati in metropoli, gli uni in Oriente (Amastri, Cone, Colonea),
dove fu promosso anche il vescovato di Pompeiopoli, gli altri in Occidente: Otranto (creato nel 968), Tebe, Serre; tali promozioni sono il segnale di unaumentata influenza locale. Nellxi secolo, il numero di metropoli si accresce considerevolmente, con la promozione, in date perlopi ignote, di 20 sedi arciepiscopali o episcopali, tra cui si segnalano
le metropoli di Alania e di Russia.
La promozione in metropoli di Attalia nel 1083-84 fu lultima di un
movimento che si era intensificato allinizio del regno di Alessio, e che
fin per provocare la reazione dei metropoliti, privati del territorio dei
loro vecchi suffraganei; un lungo tomo sinodale, promulgato dal patriarca Nicola III, dimostr ad Alessio I sulla base dei canoni e delle leggi
che le sue fondazioni, che separavano alcuni vescovati dalle loro metropoli, erano abusive. Prendendo atto di questa protesta senza per tornare sulle proprie creazioni, Alessio promulg nel 1087 un decreto imperiale [Dlger 48] in cui ammetteva che ogni nuova fondazione avrebbe dovuto essere il frutto di un accordo tra limperatore e il patriarca

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 103

Le istituzioni della Chiesa bizantina

103

con il suo sinodo. Segu un netto rallentamento del movimento di fondazioni, ma lultimo quarto del xii secolo fu testimone di un nuovo sviluppo delle promozioni.
Il territorio del patriarcato di Costantinopoli, comera emerso dalla
riforma di Leone III, rimane dunque tutto sommato stabile, con leccezione dellItalia dove la conquista normanna ricolloc le Chiese di Calabria e di Sicilia nellambito della Chiesa romana. In compenso, si pu
riscontrare unevoluzione della sua suddivisione interna. Le perdite territoriali in Oriente non hanno fatto scomparire le circoscrizioni, molti
titolari delle quali, nominati senza soluzione di continuit, si ritrovarono a Costantinopoli. Occorre infine sottolineare una trasformazione i
cui effetti non sono ancora stati apprezzati: le riforme amministrative
dellImpero, in particolare lo sviluppo dei temi, hanno messo fine al parallelismo delle circoscrizioni politiche con quelle ecclesiastiche.
d) Il patriarcato e le Chiese nazionali.
Nel corso di questo periodo, e soprattutto a partire dalla fine del ix
secolo, la formazione dello Stato bulgaro, creato su un territorio sottratto allImpero, e la sua conversione al cristianesimo, posero il problema
dellaffiliazione ecclesiastica dei vescovati creati o ricreati in regioni la
cui dipendenza un tempo era divisa fra il patriarcato di Costantinopoli
e Roma [Hannick in HC IV]. Si cominci allora a pensare alla possibilit di creare patriarcati nuovi, distinti dai 5 patriarcati canonici. A partire dalla fine del ix secolo, i Bulgari privilegiarono la soluzione del cosiddetto patriarcato autocefalo, la cui suprema autorit era scelta localmente senza lintervento del patriarca di Costantinopoli. Ci
comportava dunque la formazione di una Chiesa nazionale. Dopo lannessione della Bulgaria nel 1018, il patriarcato fu soppresso e trasformato in arcivescovato, con sede a Ocrida, dotato di numerosi vescovati da Basilio II e presto divenuto appannaggio di Greci; i pi eminenti
furono Leone (1037-55), gi chartophylax, cui attribuita la famosa lettera a Giovanni di Trani del 1053, e Teofilatto (c. 1082 - aprile 1125),
gi diacono di Santa Sofia [Angold 260].
La questione di una Chiesa nazionale si pose anche per la Russia, ufficialmente convertita alla fine del x secolo ma al di l dei limiti dellImpero bizantino. Anche in questo caso la soluzione fu quella di un arcivescovato stabilito a Kiev, al quale furono sottoposti dieci suffraganei,
e che dipendeva da Costantinopoli [Vodoff 326]. In entrambi i casi, bulgaro e russo, indipendentemente o al di l dellappartenenza giuridica
al patriarcato di Costantinopoli, la traduzione in lingua slava dei testi

2b_Bisanzio II_77-216

104

7-07-2008

13:54

Pagina 104

Le istituzioni dellImpero

fondamentali del cristianesimo ortodosso da parte di Cirillo e Metodio


assicur la diffusione dellinfluenza bizantina. Fu riconnessa al patriarcato anche unultima Chiesa nazionale, la Chiesa caucasica di Alania, il
cui nome appare nelle notizie episcopali.
2. Il patriarca.
Il patriarca, traendo beneficio dallindebolimento dei patriarcati
orientali e dallallontanamento politico del papa, rafforz la propria condizione di interlocutore privilegiato dellimperatore per tutti gli affari
della Chiesa. Con lappoggio del clero di Santa Sofia, le cui funzioni andarono precisandosi e sviluppandosi, la sua importanza si accentu nellImpero sempre pi centralizzato a partire dallxi secolo.
a) La titolatura.
Vescovo di Costantinopoli, il patriarca occupava una sede i cui titoli, di origine conciliare, furono ricordati dal concilio in Trullo:
Rinnovando la legislazione dei 150 padri riunitisi in questa citt protetta da Dio
(= Costantinopoli I, 381) e dei 630 radunati a Calcedonia, decretiamo che la sede
di Costantinopoli godr dei medesimi privilegi (presbeia) della sede dellantica Roma, e otterr negli affari ecclesiastici la medesima importanza di essa, venendo per
seconda dopo di essa (canone 36).

Si tent di sovrapporre a questa definizione, sempre respinta da Roma, una definizione apostolica, fondata sulla leggenda dellapostolato di
Andrea [Dvornik 281]. Pi tardi, nel xii secolo, una nuova lettura della Donazione di Costantino effettuata da Balsamone avrebbe permesso
di recuperare altri aspetti storici [Spiteris 319; Angold 260], che a loro
volta condussero intorno al 1200 il patriarca Giovanni X Camatero a
tornare alle origini cristiane di Costantinopoli e dellImpero.
La titolatura del patriarca fa comparire la qualifica di ecumenico, che
sotto Fozio appare normativamente nel protocollo per rivolgersi al presule di Costantinopoli, ma continua a suscitare problemi con il papa. Cerulario sar il primo a farla figurare sui propri sigilli [Laurent 41, V, cap.
i, n. 16] che recano la formula ormai adottata: Per grazia di Dio arcivescovo di Costantinopoli, Nuova Roma, e patriarca ecumenico.
b) Lelezione.
Le modalit di elezione, fino a quel momento identiche a quelle dei
metropoliti, si fanno pi specifiche, fino ad arrivare a una procedura

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 105

Le istituzioni della Chiesa bizantina

105

ben descritta nel Libro delle cerimonie (II, 14 e 38). I canoni dei concili di Nicea II (canone 3) e di Costantinopoli IV nell870 (canone 12) ricordano la regola del non-intervento delle autorit laiche nellelezione di un vescovo, ma il caso del patriarca particolare. La scelta di un
nuovo patriarca comportava tre fasi distinte. Alla base si collocava una
votazione (psephos) dei metropoliti presenti nella capitale, in seguito alla quale essi presentavano allimperatore una lista di tre nomi; il sovrano sceglieva quello che gradiva maggiormente, ne dichiarava il nome e
lo promuoveva al Palazzo della Magnaura, come ciascun altro funzionario, proclamando:
La grazia divina e il nostro potere che ne deriva promuovono il piissimo N.N.
a patriarca di Costantinopoli [De cerimoniis 205, II, pp. 14 e 38].

La cerimonia religiosa di consacrazione (cheirotonia) da parte del


primo dei metropoliti, quello di Eraclea di Tracia, aveva luogo la domenica seguente a Santa Sofia. Secondo unantica usanza, il nuovo patriarca inviava allora, di solito agli altri quattro patriarchi, una lettera
detta sinodica che conteneva la notizia della sua consacrazione e la sua
professione di fede. Il suo nome figurava allora nei dittici delle loro
Chiese. Lassenza del suo nome significava la rottura tra due Chiese.
Lelezione era, in linea di principio, a vita come nel caso di tutti i vescovi; vi furono tuttavia casi di patriarchi che dettero le dimissioni per
malattia. Perlopi, tuttavia, era un conflitto con il potere imperiale che
portava alla deposizione del patriarca, talora fino a provocare uno scisma
come nella diatriba Ignazio/Fozio alla fine del ix secolo, o come nella questione Eutimio/Nicola allinizio del x secolo. Pi rari furono i casi di sede vacante, che tuttavia non mancano nella seconda met del x secolo,
come la vacanza di tre anni prima dellelezione di Sisinnio nel 996.
c) Lorigine dei patriarchi.
Lassenza di un Liber pontificalis della Chiesa di Costantinopoli impedisce di ricostruire la storia concreta dei patriarchi: di essi talora si
ignorano lorigine familiare, geografica, sociale, etnica, nonch le circostanze dellelezione e il tenore esatto del loro potere. Esistono per degli elenchi che citano la precedente carriera delleletto, integrabili per
mezzo degli elogi funebri dei patriarchi e dei regesti dei loro atti, che
permettono di fare qualche luce sul loro governo.
Tra il 641 e il 1203 vi furono 63 patriarchi, il cui pontificato dur
mediamente circa nove anni; la durate reale, tuttavia, vari moltissimo,
da meno dun anno a ventisette anni per Nicola III Grammatico. Il tra-

2b_Bisanzio II_77-216

106

7-07-2008

13:54

Pagina 106

Le istituzioni dellImpero

sferimento da una sede allaltra proibito dal diritto canonico, e dunque gli eletti raramente erano gi vescovi. Si contano comunque sei casi tra il 715 e il 1204: per esempio Germano, vescovo di Cizico, divenuto patriarca nel 715. Fino allviii secolo, il reclutamento fu perlopi
effettuato tra il clero: 15 casi dal 705 al 1204, provenienti perlopi dal
clero di Santa Sofia. Vi furono anche dei laici: 6 dal 705 al 1204, come
Tarasio o Fozio, entrambi due ex protoasekretai. Il fatto pi notevole
per lo sviluppo del reclutamento monastico, in particolare dallambiente studita, privilegiato sotto i Macedoni: 5 casi prima dellviii secolo, 7
dall815 al 912, 4 nel x secolo, 14 nellxi e xii secolo.
d) Le funzioni.
I patriarchi erano definiti nellepoca precedente come autorit giuridiche sovrametropolitane, deputate a dirimere i conflitti sorti a livello metropolitano e a risolvere, con modalit collegiali, ogni problema,
dogmatico, liturgico o morale, che mettesse in causa lunit della Chiesa universale [Flusin in MB I]. La definizione continu a essere valida
anche oltre il vii secolo. Sul modello di ogni vescovo, il patriarca assicura i diversi aspetti della funzione spirituale e sacramentale: insegnare
la fede, proteggere gli ortodossi dalleresia e ricondurre gli eretici allortodossia, convertire i pagani, rendere i cristiani in grado di raggiungere
la vita eterna, prendersi cura dei peccatori e redimerli; a livello patriarcale, questa funzione comportava anche di rispondere alle domande esegetiche suscitate dal dogma, dal diritto canonico o dalla liturgia, e, sempre di pi, agli interrogativi nati dallevoluzione della societ.
Il patriarca poteva rispondere direttamente a singoli individui, inviare lettere di consolazione o raccomandazione, dare consigli, come si
evince dalla corrispondenza di Fozio o di Nicola Mistico; ogni questione importante, la cui soluzione poteva fare giurisprudenza, era studiata a livello sinodale. Dopo lepoca detta conciliare quella dei concili
ecumenici ai quali erano invitati tutti i vescovi a partire dal ix secolo
cominci dunque lepoca detta sinodale, poich lorgano di governo del
patriarcato fu il sinodo permanente dei metropoliti, che trattava dei soli
problemi della Chiesa bizantina, sempre sotto locchio dellimperatore.
3. Il patriarca e limperatore.
La cristianit una sola, ma comprende due ambiti. Date a Cesare
quel che di Cesare dice il Nuovo Testamento e a Dio quel che di

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 107

Le istituzioni della Chiesa bizantina

107

Dio (Matteo 22.21). Sia limperatore sia il patriarca potevano rivendicare il primato, poich il patriarca un suddito dellimperatore, mentre
limperatore un figlio della Chiesa.
a) Armonia o rivalit?
In teoria, dunque, non ci poteva essere alcun conflitto, poich limperatore e la Chiesa servono lo stesso Dio, e lambito temporale e quello spirituale sembrano ben delimitati. Questo concetto alla base della
novella 6 di Giustiniano, risalente al 535: Dio ha dato agli uomini il Sacerdozio e lImpero (concepito come potenzialmente universale). Il primo si occupa dellambito spirituale, il secondo di quello temporale. Entrambi, procedendo da un unico e medesimo principio, rendono migliore la vita degli uomini [Dagron 206, p. 202]. Limmagine quella di
unarmonia tra due poteri che derivano dal medesimo principio e concorrono al medesimo scopo.
Fozio lautore dellunico testo che cerca di delineare gli esatti confini tra i due ambiti e di esplicitare le relazioni tra i due poteri. Si tratta dellIsagoge, introduzione alla raccolta di leggi dei Basilika, redatta da
Fozio intorno all880 [Dagron 206, pp. 203-7]. Non casuale che sia un
patriarca a sobbarcarsi il compito di razionalizzare i rapporti tra Stato
e Chiesa [ibid.], dal momento che lincertezza va a tutto vantaggio del
pi forte, ossia del basileus. I titoli II e III dellIsagoge descrivono i rispettivi poteri dellimperatore e del patriarca, questultimo presentato
come limmagine vivente e incarnata di Cristo, mentre limperatore,
con i suoi diversi obblighi concernenti la difesa della Chiesa, appare piuttosto come il suo servitore. Laccento, peraltro, sempre mantenuto sullarmonia dei due poteri: La pace e la felicit dei sudditi, nellanima e
nel corpo, risiedono nella concordia e nel completo accordo tra limperatore e il patriarca (Titolo III, 8). Questa specie di costituzione certamente non fu mai promulgata, poich dopo la sua assunzione al trono
Leone VI ottenne le dimissioni di Fozio, mostrando cos i reali rapporti di forza tra i due uomini.
Bisanzio non conobbe lequivalente della riforma gregoriana, perch la sede patriarcale era a pochi passi dal Palazzo imperiale e questo impediva, salvo rare eccezioni, qualsiasi politica personale del patriarca, mentre invece il papa beneficiava
della lontananza dallimperatore germanico. Tuttavia Michele Cerulario, appoggiato politicamente da uninfluente fazione della capitale, os sfidare Isacco Comneno portando dei calzari purpurei, pretendendo di dominare un imperatore che aveva contribuito a mettere sul trono, e reclamando lautonomia della Chiesa nel suo
ambito. Il sovrano lo fece arrestare (ma fuori dalla capitale, per timore di una rivolta), e la morte del patriarca evit un processo il cui esito inquietava Isacco. Gli al-

2b_Bisanzio II_77-216

108

7-07-2008

13:54

Pagina 108

Le istituzioni dellImpero
tri conflitti che contrapposero imperatori e patriarchi non ebbero questa intensit.
Talora era limperatore che voleva sbarazzarsi di un patriarca nominato dal suo predecessore, come nel caso di Niceforo deposto da Leone V o Fozio da Leone VI, talaltra il patriarca si opponeva alla violazione del diritto canonico, come nel caso di
Nicola Mistico ostile al quarto matrimonio di Leone VI.

b) I poteri dellimperatore nella Chiesa.


Bisogna fare una distinzione tra i diritti dellimperatore che non furono contestati dal clero, e quelli che incontrarono unopposizione pi
o meno vigorosa a seconda del periodo. Limperatore bizantino , infatti, provvisto di importanti prerogative nellambito religioso. Innanzitutto il garante dellortodossia, e svariati imperatori, da Eraclio a Leone III a Manuele Comneno, rivendicano questo ruolo. Limperatore svolge il ruolo di arbitro nelle controversie.
Una volta definito il dogma, limperatore incaricato di imporlo, applicando contro gli eretici i rigori della legge: per questo che il patriarca Niceforo (806-15) domanda di far rispettare le leggi che condannavano a morte i manichei. Il ruolo dellimperatore non si limita tuttavia
a quello di un semplice potere esecutivo, una sorta di braccio secolare al
servizio della Chiesa.
Il basileus disponeva di numerosi mezzi per manovrare la Chiesa terrena, ma la questione che provoc la controversia riguardava i diritti
specifici del sovrano rispetto a tutti gli altri laici [Dagron 206]. Tali diritti sono elencati nel xii secolo da un canonista particolarmente favorevole alle tesi imperiali, Teodoro Balsamone, nel suo commentario al
canone 69 del concilio in Trullo, che proibisce ai laici di penetrare nel
santuario. Il canonista, in questa occasione, ricorda che limperatore non
un laico ordinario. Il sovrano lUnto del Signore e come tale pu entrare nel santuario (bema), utilizzare il turibolo, benedire con il triplo
candeliere, pronunciare omelie [Antonopoulou 261]: tutte funzioni proibite ai laici.
Alcuni imperatori intervennero persino nella definizione del dogma:
basta pensare alla politica monotelita di Costante II o allazione di Leone III e Costantino V contro gli iconoduli. Essi incontrarono la virulenta resistenza di alcuni fedeli, in particolare dei monaci, come Massimo
il Confessore, che in riferimento a Costante II affermava che limperatore non era un sacerdote [Dagron 206], o come Teodoro di Studio in
opposizione a Leone V. Il fallimento degli imperatori iconoclasti ha ridimensionato linterventismo imperiale in materia teologica. Nel xii secolo, tuttavia, la dinastia dei Comneni impone la visione di un impera-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 109

Le istituzioni della Chiesa bizantina

109

tore epistemonarca. Con questo termine fino a quel momento si designava il monaco che, nei monasteri studiti, richiamava al dovere i confratelli negligenti, e in questo caso indica la responsabilit, attribuita allimperatore, di mantenere la Chiesa sulla retta via. Appoggiandosi al
clero di Santa Sofia, ostile alle pretese del patriarca e dei metropoliti da
cui era attorniato, Alessio I impone una riforma del clero sfidando lopposizione del sinodo (1107). Manuele I, che riprende le ambizioni religiose di Leone VI, redige omelie, simmischia nelle diatribe teologiche,
convoca sinodi che, sotto la sua presidenza, pronunciano anatemi (processo di Nifone o Panteugeno) o impongono scelte teologiche (sinodo
del 1166 su il Padre pi grande di me).
4. Lamministrazione patriarcale.
a) La sede del patriarcato.
Nel vii secolo, il Patriarcheion, residenza del patriarca e della sua
amministrazione, si trasform fissandosi e sdoppiandosi [Janin 574, pianta, p. 61]. Si stabil definitivamente sullAugusteo, a sud di Santa Sofia
con cui era comunicante. Il lungo edificio del palazzo propriamente detto ospitava numerosi uffici (in particolare due sekreta) e tribunali, e poteva accogliere sinodi e ricevimenti; vi si aggiunsero dei nuovi appartamenti nellxi e nel xii secolo. Non lontano dal palazzo, il triclinio del
Thomaites ospitava la Biblioteca patriarcale e grandi sale che facilitavano la riunione dei sinodi. Il patriarcato disponeva di rendite, principalmente immobiliari, la cui gestione spettava a differenti uffici (scrinia) la
cui competenza era definita su base geografica. Siamo per scarsamente informati sullevoluzione di questi scrinia e sul considerevole patrimonio del patriarcato, costituito sia da botteghe costantinopolitane, sia
da vasti possedimenti sparsi per lImpero. Almeno una parte delle rendite serviva ad alimentare le opere di carit del patriarcato. Diverse chiese di Costantinopoli erano poste sotto lautorit diretta del patriarca,
come SantIrene e la Theotokos delle Blacherne, ma Santa Sofia costituiva la chiesa cattedrale per eccellenza, il cui splendore e i rituali impressionavano tanto i Bizantini quanto gli stranieri.
b) Il clero patriarcale.
Si intende con questo termine il clero che serviva la Grande Chiesa,
e che per questo riceveva un salario. I suoi imponenti effettivi erano sta-

2b_Bisanzio II_77-216

110

7-07-2008

13:54

Pagina 110

Le istituzioni dellImpero

ti limitati nel 612 a 600 persone: i pi numerosi erano i lettori (160), i


diaconi (150), poi i preti (80); non mancava un corpo di 40 diaconesse.
Esisteva anche un clero soprannumerario, in attesa dun posto salariato. Alla fine dellxi secolo il loro numero si era accresciuto, in particolare sotto Costantino Monomaco, fino a raggiungere approssimativamente la cifra di 500-700 ecclesiastici salariati ai quali si aggiungevano
1500 soprannumerari [Angold 260; Papagianni 306]; facile immaginare le rivalit che potevano esistere tra questi due gruppi, nonch le preoccupazioni di alcuni patriarchi circa il reddito del loro clero [Herman
292]. La pretesa negligenza del clero in materia di pastorale e di insegnamento, il carrierismo e la probabile ignoranza del diritto canonico
avrebbero finito per suscitare la viva preoccupazione di Alessio Comneno, come testimonia leditto che promulg nel 1107 [Gautier 248; Angold 260].
A partire dallxi secolo, comunque, i diaconi formarono llite di questo clero, il cui livello intellettuale si innalz sensibilmente: al suo interno, e in particolare tra i diaconi, che furono condotti sotto i Comneni i dibattiti teologici, al punto che lespressione di guardiani dellortodossia, coniata da Paul Magdalino [192], stata specificamente
attribuita a essi [Angold 260].
c) Gli arconti patriarcali.
Come ogni vescovato, anche quello di Costantinopoli aveva degli amministratori con incarichi che comportavano responsabilit amministrative. Tali incarichi erano chiamati offikia ed erano appannaggio degli ecclesiastici. La loro importanza era cresciuta parallelamente a quella del
patriarcato: allinizio del vii secolo, vi erano cos un sincello per lamministrazione in generale, un chartophylax e dei notai per la cancelleria,
un economo e dei cartulari per la gestione dei beni e delle propriet fondiarie, uno skeuophylax per il tesoro e la gestione della liturgia, degli ekdikoi per la disciplina e il mantenimento dellordine. Gli offikia erano
normalmente riservati a membri del clero di Santa Sofia, denominati arconti, sul modello dei funzionari civili. Limportanza delle loro responsabilit non era legata alla loro posizione nella gerarchia sacerdotale: i
diaconi occupavano spesso cariche pi elevate dei preti.
Lestensione del territorio del patriarcato accrebbe naturalmente il
lavoro e limportanza dei funzionari degli offikia, sui quali non si sa
molto se non che limperatore in qualche caso li accoglieva alle cerimonie del Palazzo, dove costituivano peraltro una gerarchia distinta da
quella dei laici, come testimonia, nel 934-44, il Taktikon Benesevi

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 111

Le istituzioni della Chiesa bizantina

111

[Oikonomides 28]. Il sacellario cura le finanze di Santa Sofia; il protonotario un segretario del patriarca; il logoteta ha soprattutto il compito di pronunciare discorsi in occasione di festivit, mentre lipomnematografo, che compare nel x secolo, in quellepoca un ufficiale di
giustizia e successivamente diviene il secondo del chartophylax; il kanstresios deputato al vestiario liturgico; il referendario, forse, ancora
lintermediario fra il patriarca e limperatore. La lista non menziona il
sincello, che si tende erroneamente a considerare come il successore ufficioso del patriarca [Darrouzs 279]. Nel x secolo, linfluenza crescente dellimperatore si manifesta in due tendenze: la nomina imperiale
dei principali arconti in particolare leconomo e lo skeuophylax e la
scelta frequente di laici al posto di ecclesiastici; questo interesse imperiale indubbiamente dettato dalla premura di controllare la ricchezza della Chiesa. Nel 1057, Isacco Comneno restitu al patriarca il diritto di decidere le nomine per tutti gli uffici patriarcali e rinunci a
ogni ingerenza nellamministrazione dei beni ecclesiastici, una decisione che liber il patrimonio della Chiesa e rese al patriarca mano libera
sul suo governo.
Nel turbolento contesto degli inizi del suo regno (confisca dei beni
ecclesiastici, processo di Giovanni Italo), Alessio Comneno pubblic nel
1094 un prostagma che chiarifica lorganizzazione del patriarcato e mette in luce levoluzione che era destinata a dare un ruolo eminente al chartophylax [Darrouzs 279; Angold 260]. Si nota che il patriarcato comprendeva cinque dipartimenti i cui responsabili avevano funzioni precise riguardo agli interessi della Grande Chiesa: il grande economo, il gran
sacellario, il grande skeuophylax e il preposito del sacello o sakelliou.
Daltro canto, il quinto arconte, il chartophylax, oltre al potere che deteneva a Santa Sofia, di cui era larchivista, era definito la bocca e la
mano del patriarca; lo rappresentava nel governo spirituale della Chiesa e ci giustificava agli occhi dellimperatore il fatto che, con buona pace dei metropoliti, il chartophylax, pur essendo un semplice diacono,
avesse la precedenza su tutti, metropoliti inclusi. Il sakelliou aveva giurisdizione sui luoghi di culto e i loro cappellani. Questo prostagma mostra una tappa ulteriore nellevoluzione degli uffici patriarcali. Non si
tratta pi, chiaramente, di servizi domestici; la definizione del chartophylax come il delegato del patriarca consolida il potere centrale della Grande Chiesa, conferendo agli arconti patriarcali la posizione di
struttura intermediaria tra il patriarca e il sinodo.
Il maestro (didaskalos) del Salterio, il maestro del Vangelo e il maestro dellApostolo [cfr. cap. xiv, pp. 390-91], anchessi scelti tra i diaconi, forse in base a una iniziativa di Nicola Grammatico (1084-1111)

2b_Bisanzio II_77-216

112

7-07-2008

13:54

Pagina 112

Le istituzioni dellImpero

appoggiata da Alessio Comneno, sono annoverati tra gli arconti patriarcali, dove, secondo Michael Angold, sarebbero divenuti, a causa delle
loro conoscenze scritturali, come i cantori dei patriarchi, dei quali redigevano elogi (enkomia). In seno al clero patriarcale si svilupparono lotte di potere, alle quali i summenzionati maestri non furono estranei; e
tale clero poteva anche costituire per il potere imperiale un prezioso alleato contro la potenza dei metropoliti e la loro aumentata presenza a
Costantinopoli [Tiftixoglu 323].
Negli anni seguenti, si possono notare numerose trasformazioni nellambito degli arconti, come lingresso dei maestri nella loro gerarchia,
la specializzazione del sacellario nella gestione dei monasteri sempre pi
assediati dal problema del patronaggio laico, o ancora lo sviluppo nel xii
secolo del protekdikos che presiede il tribunale ecclesiastico dellekdikeion, competente sulle questioni interne, sulle questioni dasilo a Santa Sofia e sulla liberazione degli schiavi [Macrides 299]. Gli atti imperiali e patriarcali, che riguardano pi diffusamente il clero di Santa Sofia, rivelano anche la lotta contro varie forme di cumulo delle cariche,
contro la venalit, gli scambi, il favoritismo, contro lesercizio di certi
mestieri da parte del clero, come nel 1157 sotto Luca Crisoberge; chiaro che laumentato potere degli arconti comportava spiacevoli risvolti.
I commentari canonici che si sviluppano nel xii secolo mostrano per
che la posizione degli arconti nella struttura della Chiesa bizantina non
era ancora ben definita a livello canonico. La loro maggior importanza
fu infatti la conseguenza pratica dello sviluppo della funzione patriarcale e di una crescente centralizzazione nel governo della Chiesa.

ii. il governo della chiesa.


1. Gli organi principali.
a) Il sinodo permanente.
La synodos endemousa, il sinodo permanente, composto da vescovi
che si trovano a soggiornare nella capitale, era comparso prima del vii
secolo come organismo che partecipava al governo patriarcale della Chiesa [Flusin in MB I]. La sua attivit divenne particolarmente intensa a
partire dal x secolo, man mano che la fine delle grandi controversie teologiche comport la cessazione dei concili ecumenici. Limportanza as-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 113

Le istituzioni della Chiesa bizantina

113

sunta dal sinodo permanente condusse peraltro a una netta evoluzione


nellecclesiologia bizantina.
La sua composizione si limit presto ai metropoliti e agli arcivescovi, bench i vescovi non ne fossero esclusi, e talora neppure i monaci o
i semplici chierici, ed noto che gli arconti del patriarcato partecipavano ai lavori. Il sinodo era presieduto dal patriarca e riunito su sua iniziativa o su quella dellimperatore.
Dotato dun potere giudiziario in qualit di corte dappello, interveniva in questioni concernenti la liturgia, la disciplina degli ecclesiastici
e dei laici, lamministrazione delle chiese e dei loro beni, ma anche il
dogma. Gli atti sinodali permettono dunque di seguire levoluzione interna della Chiesa bizantina e i problemi sociali che i cristiani si trovarono allora ad affrontare. I metropoliti sottoponevano allattenzione del
patriarca i problemi provinciali e, in ambito sinodale, cercavano di risolvere questioni di ampiezza generale o che non trovavano soluzioni locali; in tali casi il sinodo promulgava dei decreti, spesso denominati tomi, che ricavavano la loro autorit non solo dalla firma dellimperatore
e del patriarca, ma anche dalla collegialit della decisione. I metropoliti erano dunque strettamente associati allesercizio del potere.
La configurazione del sinodo variava in funzione della presenza dei
metropoliti. La riequilibrazione del territorio patriarcale in direzione
dellOccidente accrebbe in ogni caso le possibili partecipazioni e rese il
sinodo un organo pi rappresentativo delle diverse regioni dellImpero.
A partire dallxi secolo, le invasioni spinsero molti metropoliti anatolici a sottrarsi allobbligo di residenza per stabilirsi nella capitale, e i loro colleghi dOccidente non tardarono a imitarli; i Comneni tentarono
di frenare questo movimento, che Manuele Comneno ratific poi nel
1173.
b) La cancelleria patriarcale e sinodale.
Lestensione del territorio patriarcale e laumentata attivit del sinodo permanente contribuirono al rafforzamento del ruolo della cancelleria patriarcale e del suo arconte, il chartophylax, che ricopriva il duplice ruolo di cancelliere del patriarca e del sinodo, redigendo e conservando gli atti delluno e dellaltro. Pochi atti originali sono conservati,
quattro solamente anteriori al 1204, ma varie allusioni a tali atti sono
registrate anche nei Regesti degli atti patriarcali [51], che ne repertoriano circa 900, tra 715 e 1204. Questi atti sono dotati di nomi diversi che
forse non sono originali: tomo, psephos, lettera (graphe o gramma), lysis,
krisis, hypomnema, pittakion. A partire dal x secolo, il diploma o privi-

2b_Bisanzio II_77-216

114

7-07-2008

13:54

Pagina 114

Le istituzioni dellImpero

legio patriarcale solenne porta il nome di hypomnema. I tomi sinodali,


che tendevano a essere considerati come leggi generali della Chiesa bizantina e dello Stato, finirono dunque per sostituire le decisioni dei concili ecumenici. Essendo inoltre puramente costantinopolitani, contribuirono a modellare la facies propria della Chiesa bizantina, e ci spiega le
differenze crescenti con la Chiesa romana, che aveva parallelamente intrapreso la medesima attivit.
c) Un difficile equilibrio di poteri.
Il ruolo crescente di un sinodo permanente, potenzialmente sempre
pi numeroso, comportava una serie di questioni relative alla sua indipendenza in rapporto al patriarca, alla sua funzione e alla sua posizione
in rapporto agli arconti patriarcali. La questione centrale era tuttavia
quella del potere allinterno della Chiesa. Il canone 28 di Calcedonia,
che distingueva accuratamente il caso dei vescovi suffraganei da quello
dei metropoliti, aveva prescritto che la consacrazione (cheirotonia) dei
metropoliti fosse operata dal patriarca dopo la loro elezione consueta.
Ma secondo il rituale attestato nel ix secolo, lelezione di un metropolita dipendeva dal sinodo permanente, riunito dal patriarca; senza la presenza di questultimo, che poteva peraltro far conoscere le proprie preferenze, i metropoliti presenti esaminavano le candidature possibili o
dichiarate, sceglievano tre nomi e ne facevano notifica (anaphora) al patriarca, che soltanto allora interveniva per scegliere un nome e procedere alla consacrazione. Daltro canto, lelezione e la consacrazione dun
semplice vescovo avvenivano nelleparchia senza alcun intervento del
patriarca, al quale dunque sfuggiva, teoricamente, ogni voce in capitolo sul clero episcopale, mentre i suoi diritti sui metropoliti si riducevano alla loro consacrazione. Su questo piano, il sinodo permanente era
ancora pi indipendente dai patriarchi per il fatto che questi ultimi ereditavano degli eletti consacrati dai propri predecessori. Il ruolo in ascesa del sinodo permanente non poteva che rendere sensibile la questione
della designazione dei suoi membri, questione che condusse a un aspro
scontro sotto il patriarcato di Polieutto (956-70), che aveva preteso di
assistere alle deliberazioni elettorali; la crisi, incentrata sullinterpretazione del canone 28 di Calcedonia e fomentata da Niceforo Foca (96369), che pretendeva di dover dare il suo benestare alla scelta di un metropolita, fu risolta dallimperatore Giovanni Tzimisce (969-76) in favore dei metropoliti: il patriarca, riguardo al quale si sottoline che non
aveva e non aveva mai avuto suffraganei, fu ridotto al ruolo di consacratore e di semplice presidente donore.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 115

Le istituzioni della Chiesa bizantina

115

A partire dallxi secolo, la questione del potere allinterno della Chiesa sub un mutamento e fu risolta dallautorit imperiale. Si sono gi
menzionate le tensioni che si manifestarono tra il corpo dei metropoliti, gelosissimi dei propri diritti sulla rete delle metropoli e sui loro suffraganei, diritti compromessi nel 1087 da Alessio Comneno [Darrouzs
244], e il corpo degli arconti patriarcali, in particolare il chartophylax e,
attraverso lui, i diaconi che detenevano le principali funzioni. Il rafforzamento del corpo degli arconti contribu ad assicurare la loro indipendenza nei confronti del sinodo dei metropoliti, fino a divenirne in una
certa misura il contrappeso, al punto che Jean Darrouzs si spinto a
parlare di una certa separazione tra legislativo ed esecutivo nel governo della Chiesa bizantina. In maniera parallela, la funzione del patriarca oscill tra laffermazione di una superiorit, ovvero la concretizzazione di un primato che gli avrebbe assicurato il controllo dellelezione
dei metropoliti, e lesercizio della collegialit.
chiaro che lequilibrio dei poteri nel governo della Chiesa costitu
un problema difficile da gestire. Lo fu a maggior ragione, sia in quanto la soluzione dipendeva in grande misura dai diritti dellimperatore
nella Chiesa, diritti ai quali si rispose con labbozzare una sorta di regalit del patriarca [Dagron 206], sia in quanto le diatribe sul potere del
patriarca nella sua Chiesa furono accompagnate dalle diatribe con Roma sulla sua posizione nella Chiesa universale [Peri 308; Gahbauer 284;
Herrin 269].
2. Le norme dellortodossia bizantina.
Il patriarca di Costantinopoli era vincolato a testi che definivano il
dogma della Chiesa, inquadravano la sua organizzazione e fissavano le
norme della vita dei cristiani; questinsieme di definizioni, canoni ecclesiastici e disciplinari non proveniva dal patriarca, ma fino al termine
del ix secolo era stato elaborato nel quadro dei concili ecumenici e a questo materiale si erano poi aggiunte le leggi varate dallimperatore in virt
delle sue competenze ecclesiastiche [Congourdeau 268]. Il patriarca di
Costantinopoli non era dunque la fonte diretta dei testi che regolamentavano la sua Chiesa, ma in compenso ne era il garante ed era tenuto a
farli applicare, a spiegarli, eventualmente a interpretarli e a risolvere i
casi dubbi, esercitando questa competenza con il sinodo permanente.
cos che la giurisprudenza e lesegesi dei testi antichi, a opera esclusiva
della Chiesa di Costantinopoli, plasmarono e unificarono la sua Ortodossia e lortoprassia dei suoi fedeli. Una storiografia dura a morire, che

2b_Bisanzio II_77-216

116

7-07-2008

13:54

Pagina 116

Le istituzioni dellImpero

trascura o ignora la straordinaria diversit delle Chiese primitive, tende a drammatizzare la differenziazione della Chiesa greca e di quella latina vedendovi lombra o la realt di uno scisma.
a) Gli ultimi concili universali.
Due concili detti ecumenici si riunirono ancora nel vii e nellviii secolo per porre fine alle ultime grandi discussioni cristologiche. La definizione (horos) del sesto concilio ecumenico, riunito a Costantinopoli
nel 680-81 (Costantinopoli III) respinse il monoenergismo e il monotelismo [Flusin in MB I], e le sue decisioni furono ufficialmente ratificate
dallautorit imperiale. Tale concilio, per, ebbe luogo quando le invasioni arabe avevano gi separato la Siria dallImpero, e un certo numero di melchiti del patriarcato di Antiochia, in particolare i monaci del
convento di San Marone, restarono legati al monotelismo, e alla met
dellviii secolo gettarono le basi di una Chiesa detta maronita che si dot
dun patriarcato [Dagron in HC IV]. Il concilio in Trullo, riunito a Costantinopoli nel 691 (e designato come Quinisesto a partire dal xii secolo, per il fatto che aveva completato lopera del quinto e del sesto concilio), fu solo parzialmente riconosciuto da Roma, poich parecchi dei
suoi canoni erano contrari alla disciplina romana.
Nel 787, il settimo concilio ecumenico di Nicea (Nicea II) si riun
per annullare il concilio di Hieria, sedicente concilio ecumenico che nel
754 aveva proclamato liconoclasmo: lhoros che fu letto il 6 ottobre 787
ammette e giustifica la venerazione non ladorazione (latreia) delle
immagini. I sette concili ecumenici erano oggetto di feste, distribuite
nel corso dellanno liturgico, in occasione delle quali erano lette le loro
definizioni, come per esempio il caso, a partire dall843, della prima
domenica di Quaresima, durante la quale viene letto il synodikon dellOrtodossia. Diversi ulteriori concili si tennero a Costantinopoli alla fine del ix secolo nellambito della crisi foziana, come il concilio dell861
detto Primo-secondo perch si svolse in due fasi (giudiziaria e canonica), riunito per deporre il patriarca Ignazio e che non fu riconosciuto da
Roma, o ancora il concilio dell869-70, incaricato di riconciliare ignaziani e foziani, e del quale la Chiesa bizantina non accolse i canoni.
b) Il Nomocanone.
Il diritto ecclesiastico, che regola il clero e i laici, nel mondo bizantino deriva da una duplice fonte, i canoni dei concili ecumenici e le leggi imperiali; nomos e canone si influenzano e si compenetrano in un equi-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 117

Le istituzioni della Chiesa bizantina

117

librio talora difficile [Beck 263; Macrides 300; Troianos 324; Schminck
255; Pitsakis 269; Beaucamp 269]. Di ci un perfetto esempio il diritto matrimoniale. Il diritto canonico bizantino, assai eterogeneo, fu inizialmente una massa sovrabbondante in cui, a fianco dei canoni promulgati dai concili ecumenici, figuravano i canoni degli Apostoli, i canoni
dei concili locali anteriori al 325, nonch le prescrizioni di alcuni Padri
della Chiesa, e infine costituzioni e novelle promulgate dagli imperatori, in particolare Giustiniano.
A partire dalla fine del vi secolo erano comparse, a titolo pi o meno privato, le prime raccolte sistematiche di canoni [Van der Wal 88],
tra cui il Syntagma (ci che radunato e disposto in maniera ordinata,
redatto intorno al 580), che si presentava come un repertorio di canoni
organizzato in 14 titoli suddivisi in capitoli classificati per soggetto. Il
repertorio era seguito da una collezione che forniva il testo completo degli stessi canoni. Tale raccolta, intorno al 615, fu sviluppata in una nuova opera che incorporava, organizzandoli sotto i medesimi titoli e capitoli, canoni ecclesiastici ed estratti di leggi che concernevano argomenti di interesse per la Chiesa. Questopera fu conosciuta con il nome di
Nomocanone dei 14 titoli: si trattava di una collezione privata che non
doveva la sua autorit a una condizione o a un redattore ufficiale, ma
alle autorit che di volta in volta avevano originariamente promulgato i
canoni e le leggi che lo componevano [Stolte 322]. Poco tempo dopo,
il canone 2 del concilio in Trullo stabil una lista di canoni passibili di
accettazione nella Chiesa bizantina: questa fu una tappa importante nella formazione del diritto canonico orientale, che stava gi prendendo
una certa distanza dallOccidente, poich il patriarcato di Costantinopoli cercava di sancire e imporre le proprie tradizioni, senza tener conto delle pratiche delle Chiese vicine, e senza esitare a criticarle in caso
di divergenza.
Il corpus ufficiale dei canoni di origine ecclesiastica si arricch fino
alla fine del ix secolo: i 102 canoni che, nel concilio in Trullo, riguardavano chierici, laici e monaci, alle prese con le conseguenze problematiche del vii secolo [Nedungatt 256; Dagron in HC IV], furono completati o ripresi dai 22 canoni del concilio di Nicea II, che contribuirono a
loro volta a regolare le conseguenze pratiche delliconoclasmo: vi vengono menzionati il ruolo dei potenti e del denaro nonch la questione
della cultura degli ecclesiastici. I 17 canoni del concilio Primo-secondo
dell861 sono dedicati ai monaci e ai sacerdoti. Due dei tre canoni del
concilio dell879 riguardano esclusivamente i vescovi. Nell882-83, questi 144 nuovi canoni furono integrati in una nuova edizione del Nomocanone, sintesi del diritto canonico bizantino che nel xii secolo era at-

2b_Bisanzio II_77-216

118

7-07-2008

13:54

Pagina 118

Le istituzioni dellImpero

tribuita al patriarca Fozio [Stolte 321]. Dopo il ix secolo, rimangono


fuori dal Nomocanone le Novelle (in particolare quelle di Leone VI) e la
giurisprudenza sinodale. Nel 1089-90 vide la luce unultima edizione del
Nomocanone, che tuttavia si limitava a sostituire i rimandi alle compilazioni giustinianee con riferimenti ai Basilika [Schminck 313].
In questepoca, in cui il testo del Nomocanone si fissa definitivamente mentre leggi e decreti imperiali si moltiplicano, si colloca la comparsa pi frequente di questioni sul rapporto fra le leggi e i canoni [Macrides 300; Dagron 206; Oikonomides 338], sulle loro eventuali contraddizioni, con particolare riferimento alle cause ostative del matrimonio
[Pitsakis 269], sulla superiorit di un diritto sullaltro, ma anche sulla
validit permanente o la desuetudine di certi canoni [Perentidis 307],
nonch sullacribia, leconomia e la filantropia da seguire nella loro interpretazione. facile comprendere limportanza che rivestirono per la
Chiesa i grandi commentari canonici comparsi nel xii secolo, quelli di
Zonara, Aristeno e Balsamone, il quale, significativamente, intraprese
la propria opera su ordine congiunto dellimperatore e del patriarca [Angold 260].
c) Il Synodikon dellOrtodossia.
Al termine del secondo iconoclasmo, l11 marzo 843, prima domenica di Quaresima, nel corso di una solenne cerimonia di ringraziamento fu letto pubblicamente un testo sinodale, che costituiva unestensione dellhoros di Nicea II. Si decise che, ogni prima domenica di Quaresima, avrebbe avuto luogo una liturgia commemorativa per celebrare il
trionfo sulliconoclasmo. Gi attestata alla fine del ix secolo, la domenica dellOrtodossia comportava processioni, inni e letture edificanti,
ma il suo pezzo forte restava la lettura del Synodikon dellOrtodossia
[Gouillard 250], testo che proclama i dogmi delliconodulia, esaltandone in particolare gli araldi della fede, che reitera la condanna delliconoclasmo con anatemi concreti contro gli eresiarchi, e che seguito da acclamazioni di lunga vita (polychronia) per i vivi e i morti (imperatori, imperatrici, patriarchi).
Questo Synodikon originale non reitera la condanna delle grandi eresie a opera dei sei concili ecumenici, e si tramanda senza particolari alterazioni per due secoli. Sotto i Comneni, a partire dalla fine dellxi secolo, il memoriale della restaurazione delle immagini fu modificato mediante linserzione di elementi nuovi, che celebravano o registravano un
certo numero di decisioni dottrinali del sinodo di Costantinopoli posteriori all843, mentre contemporaneamente venivano completate le liste

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 119

Le istituzioni della Chiesa bizantina

119

degli imperatori e dei patriarchi. Tra queste novit non c niente che
riguardi le dottrine dualiste, le deviazioni mistiche o gli errori dei Latini, considerati per certi versi come affari esteri, e non vi sono nemmeno riferimenti al monofisismo dei giacobiti e degli armeni, che nel
frattempo era divenuto un problema interno.
In compenso, il testo del nuovo Synodikon condanna diversi pensatori non conformisti. Giovanni Italo, accusato di professare opinioni
eretiche, e costretto nel 1076 a redigere una professione di fede ortodossa, fu infine anatematizzato, interdetto dallinsegnamento e rinchiuso in un monastero nel 1082, sotto Alessio I [cfr. cap. xiv, pp. 389-90;
Clucas 701; Gouillard 804]. Laccanimento del basileus lascia trapelare
motivi non dottrinali: fattori politici legati a una nuova dinastia, divisioni in grembo alla Chiesa, volont dei Comneni di estirpare ogni dissidenza intellettuale. Poco tempo dopo, Nilo di Calabria, asceta autodidatta, e Eustrazio, discepolo pentito di Italo, metropolita di Nicea e consigliere di Alessio, furono accusati di applicare la dialettica alla riflessione
cristologica, pratica che era stata proibita dal primo anatema contro Italo [Gouillard 719].
Nel 1143, due vescovi di Cappadocia furono condannati per bogomilismo insieme a un monaco, Nifone, che aveva preso le loro difese; il
patriarca Cosma II, che aveva rifiutato di anatematizzare Nifone, fu deposto. Nello stesso periodo scoppiarono altre polemiche. Una era incentrata sul fatto di sapere a chi offerto il sacrificio del Cristo, se solamente al Padre o alla Trinit. Nel 1156, il sinodo concluse che offerto alla Trinit; un arconte promosso patriarca di Antiochia, che
difendeva la posizione opposta e proponeva uninterpretazione simbolica delleucaristia, fu deposto nel 1157, in occasione di un sinodo tenuto alle Blacherne e presieduto da Manuele I [Congourdeau 696]. La frase di Cristo il Padre pi grande di me riguarda linferiorit di Cristo in quanto uomo o in quanto Figlio di Dio? Per rispondere a tale
questione, importata dallOccidente, Manuele I, in occasione di un sinodo nel 1166, impose un editto in cui si affermava che Cristo inferiore in quanto uomo [Mango 743]; due teologi recalcitranti di fronte a
questa idea furono condannati nel 1170 e 1171. Un ultimo problema era
incentrato sulla questione se il corpo di Cristo nelleucaristia fosse il suo
corpo resuscitato oppure il suo corpo corruttibile al momento della cena. Un sinodo riunito nel 1200 non arriv a risolvere la controversia. La
presa di Costantinopoli da parte dei Latini spense la diatriba, che pure
conobbe delle recrudescenze sotto lImpero di Nicea [Magdalino 193;
Congourdeau 696].
Come ha dimostrato Jean Gouillard, il Synodikon fin cos per assu-

2b_Bisanzio II_77-216

120

7-07-2008

13:54

Pagina 120

Le istituzioni dellImpero

mere la fisionomia di un memoriale per cos dire domestico degli affari propri della Chiesa bizantina, e il sinodo permanente, autore delle
varie aggiunte, poteva atteggiarsi a successore ed erede dei grandi concili ecumenici anche se questo non aveva impedito allimperatore di
atteggiarsi contemporaneamente a epistemonarca della Chiesa [Magdalino 192; Dagron 206; Angold 260]. Nel xii secolo, i dibattiti dogmatici interni alla Chiesa bizantina avevano rivelato che essa limitava la propria missione, sul piano della fede, alla conservazione di una teologia
clericale, impedendo ogni accesso al dogma ai laici e ai filosofi, in netto contrasto con la parallela fioritura della teologia occidentale.
Il Synodikon nella sua seconda forma traccia i contorni di unortodossia bizantina dai tratti ben specifici.
3. Il rito di Santa Sofia.
Oltre al suo ruolo essenziale di culto reso a Dio [cfr. cap. xiii, p. 344],
capace di contribuire alla diffusione del dogma o del diritto canonico
[Konidaris 296], la liturgia della Grande Chiesa contribu anche allaffermazione, a Costantinopoli, del patriarca, le cui cerimonie corrispondevano alle cerimonie imperiali. Non un caso se i riti della Grande
Chiesa svolsero un ruolo importante, a fianco delle innovazioni studite, nello slittamento liturgico tra le usanze di Gerusalemme e quelle
di Costantinopoli che ebbe luogo nel ix e x secolo [Pott 757]. Tali riti
si fissarono in questepoca e, bench non esista un De cerimoniis del patriarca, perlomeno si possono conoscere le norme liturgiche grazie a una
serie di libri comparsi allora, come il Typikon, il Sinassario, lEucologio,
ai quali si aggiungono diverse raccolte innografiche: Triodion, Pentecostario, Ottoeco, Parakliton [Taft 762; Mateos 252]. Rituale, colore, oro,
luci e musica fecero di Santa Sofia un luogo che, pur non essendo ancora il cielo, sicuramente non era nemmeno pi la terra, e contribuirono,
anche grazie alla traduzione in slavonico dei testi liturgici greci, al prestigio del patriarcato di Costantinopoli nelle Chiese del mondo slavo.
NellImpero rimaneva uneffettiva variet di usanze liturgiche, come testimonia la diversit dei typika e degli eucologi, ma alle tradizioni antiche se ne sovrappongono di nuove (preghiere o pratiche) che rivelano
linfluenza di Costantinopoli.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 121

Le istituzioni della Chiesa bizantina

121

iii. il patriarca di costantinopoli nella chiesa universale.


Il cristianesimo, diffusosi nellambito dellImpero romano, nel corso dei primi quattro secoli si organizzato in grandi aree geografiche incentrate su cinque sedi episcopali prestigiose, elevate al rango di patriarcati dal concilio di Calcedonia: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia e Gerusalemme. Questi cinque patriarcati assumono la
responsabilit collettiva della direzione della Chiesa nellImpero [Herrin 269] tramite i concili ecumenici. Si tratta della cosiddetta pentarchia. Nel 645, nella sua Disputa con Pirro, Massimo il Confessore afferma che un concilio ecumenico deve obbligatoriamente comprendere rappresentanti dei cinque patriarchi (tale affermazione sarebbe servita agli
iconoduli per negare il titolo di concilio ecumenico al concilio iconoclasta di Hieria). Allinterno di questa pentarchia, la sede di Roma gode di un primato onorifico, e Costantinopoli, che ricopre il secondo posto, gode dei medesimi privilegi (canone 36 in Trullo).
1. Il declino dei patriarcati orientali.
La conquista araba indebol i patriarcati ortodossi di Antiochia, Alessandria e Gerusalemme. Gli ortodossi, chiamati melchiti, si ritrovano
in minoranza e sono sospettati a priori di connivenze con il sovrano di
Costantinopoli. Durante i primi decenni della dominazione musulmana, le sedi episcopali restarono senza titolari. Successivamente, le nomine avvennero sotto il controllo delle autorit locali, e dietro esborsi di
denaro. Le relazioni dei patriarcati orientali, adesso in territorio arabo,
con Costantinopoli, capitale del nemico, rimasero, rimasero sotto stretta sorveglianza e si limitarono alle lettere sinodiche per mezzo delle quali un patriarca informava i confratelli della sua consacrazione. Le crisi
favorirono un maggiore impegno di comunicazione: nell843, per esempio, il patriarca Metodio consulta i patriarchi orientali sullatteggiamento da assumere nei confronti del clero iconoclasta. Anche dopo la ripresa dellImpero, le comunicazioni dei patriarcati orientali con Costantinopoli rimasero comunque difficili.
La dottrina di un governo collettivo della Chiesa viene elaborata soprattutto in Oriente (Roma, dal canto suo, va sviluppando una dottrina del primato romano), e vi si conserva in maniera intermittente dal

2b_Bisanzio II_77-216

122

7-07-2008

13:54

Pagina 122

Le istituzioni dellImpero

momento che, perlopi, risulta privilegiata la diarchia Roma-Costantinopoli. Nel ix secolo, Teodoro di Studio afferma ancora che il potere
di legare e sciogliere (Matteo 16.19) stato affidato ai successori degli Apostoli, ossia alle cinque sedi patriarcali che formano il corpo a
cinque teste (pentakoryphon soma) della Chiesa. Ogni patriarca amministra la propria circoscrizione e, per gli affari comuni, occorre laccordo degli altri quattro.
Quando scoppiarono dei conflitti con Roma, come al tempo di Fozio, i patriarchi della Nuova Roma cercarono il sostegno dei loro colleghi orientali. Nel 1054, Michele Cerulario cerca ancora una volta
alleati contro Roma presso i patriarchi orientali: in una lettera dichiarava che questi gli dovevano obbedienza giacch il papa si era separato dalla loro comunione. Questa operazione fu resa pi facile dal fatto che Antiochia era stata riconquistata nel 969, e ci permetteva di
mantenere sotto lo stretto controllo di Costantinopoli la nomina dei
suoi patriarchi, con laccordo dellimperatore. In particolare, essi furono spesso scelti tra le fila del clero della Grande Chiesa, anche se alcuni di essi erano originari della Siria, come Pietro di Antiochia (10521056); daltra parte, nel 1027, limperatore Costantino VIII ottenne
che il patriarca di Gerusalemme fosse elevato dal basileus e non pi dal
califfo fatimida.
La formazione degli Stati latini dOriente complica la situazione. Le
relazioni spesso difficili tra il principato di Antiochia e il regno di Gerusalemme fanno s che i titolari greci solo di rado siano autorizzati dai
sovrani franchi a risiedere nella loro circoscrizione, e debbano dunque
restare a Costantinopoli nelle residenze monastiche loro assegnate dagli imperatori.
2. Roma e Costantinopoli.
a) I motivi di dissenso.
La rottura del 1054 tra Roma e Costantinopoli costituisce latto finale dun lento processo di allontanamento [Dagron in HC IV]. Tale allontanamento spiegato da una serie di differenze culturali: Occidentali e Orientali non parlano la stessa lingua, e i problemi di traduzione
inaspriscono i contrasti gi esistenti. Anche le due tradizioni teologiche
sono divergenti, in quanto i Padri greci testimoniano una visione pi filosofica, mentre i Padri latini una visione pi giuridica.
Tra le questioni in causa, la pi conosciuta laggiunta in Occiden-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:54

Pagina 123

Le istituzioni della Chiesa bizantina

123

te, sotto i Carolingi, del Filioque al simbolo della fede. Il problema, sollevato da alcuni monaci palestinesi al tempo delliconoclasmo [Herrin
269] e poi da Fozio nel contesto dellevangelizzazione rivale delle popolazioni slave da parte delle due Chiese, comporta una dimensione liturgica e una dimensione teologica (i Latini aggiungono al simbolo della fede, il Credo, che lo Spirito procede dal Padre e dal Figlio, mentre per i
Greci procede solamente dal Padre), in quanto le due formulazioni corrispondono a due differenti comprensioni del mistero trinitario.
Pi delicata la questione del primato del papa, nella quale si scontrano due diverse visioni della Chiesa. In Occidente, il primato fondato sulla persona dellapostolo Pietro, al quale Cristo ha dato la missione di fondare la sua Chiesa. I vescovi di Roma ritengono di aver ereditato un ruolo particolare di guardiani della fede in qualit di successori
di Pietro, e appoggiano le proprie pretese alla presenza a Roma delle reliquie di Pietro e Paolo. Ne risulta unecclesiologia universalista che d
unautorit particolare al titolare della sede di Roma. La riforma gregoriana dellxi secolo, con il dictatus papae di Gregorio VII, proclama un
diritto dingerenza del papa negli affari delle altre Chiese: si tratta di
una visione giuridica del primato romano. In Oriente, si ritiene invece
che la cura della Chiesa sia stata affidata al collegio degli Apostoli, dei
quali Pietro il primo; la sede di Costantinopoli, Nuova Roma, riceve
gli stessi privilegi della Vecchia Roma secondo il canone 28 del concilio
di Calcedonia, il quale spiega che Roma aveva ricevuto delle prerogative in qualit di citt imperiale. Questa visione politica inaccettabile
per Roma, poich giustifica il fatto che la sede di Costantinopoli possa
godere dei medesimi privilegi, in qualit di nuova capitale. Tale disaccordo una fonte di conflitti.
A ci si aggiungono divergenze liturgiche (nelleucaristia i Latini utilizzavano pane azzimo, i Greci pane lievitato) e disciplinari (celibato
progressivamente imposto ai sacerdoti latini, regole di digiuno), per non
parlare di una serie di lagnanze minori e di malintesi [Kolbaba 295].
Prima della crisi foziana, le frizioni non impediscono che Roma rappresenti per gli Orientali la possibilit di un ricorso contro le posizioni
imperiali o patriarcali: al tempo delle crisi monotelita e iconoclasta, gli
oppositori (Massimo, Teodoro di Studio) si rivolgono al papa. Perlopi,
tra laltro, le relazioni tra le due sedi sono armoniose: nel ix secolo Metodio, un greco, fratello di Costantino-Cirillo, inviato da papa Adriano II a organizzare, per conto di Roma, la Chiesa di Moravia.

2b_Bisanzio II_77-216

124

7-07-2008

13:55

Pagina 124

Le istituzioni dellImpero

b) Le tappe della rottura.


Nell858, Fozio diviene patriarca al posto di Ignazio, deposto per
motivi politici. Nell861, un sinodo al quale assistono alcuni delegati di
papa Niccol I conferma la deposizione di Ignazio. Il papa tuttavia sconfessa i suoi delegati e, nel corso di un sinodo lateranense, depone Fozio
e i vescovi da lui consacrati (863), affermando il suo primato e il suo diritto di intervento negli affari del patriarcato di Costantinopoli. Fozio
replica con una enciclica ai patriarchi orientali e con un concilio che depone e scomunica il papa (867). Una rivoluzione di palazzo a Costantinopoli comporta la disgrazia di Fozio e il ritorno di Ignazio. Nell869,
un concilio a Costantinopoli (per i Latini, lottavo concilio ecumenico),
sotto la direzione dei delegati papali, conferma la condanna di Fozio e
dichiara Roma lunica garante dellortodossia. In seguito, Ignazio e Fozio si riconciliano e, alla morte di Ignazio nell876, papa Giovanni VIII
ratifica il ritorno di Fozio, riabilitato trionfalmente nell879 da un nuovo concilio a Costantinopoli.
Occorre notare, in questa vicenda, lindurimento delle posizioni: Roma rivendica una voce in capitolo negli affari del patriarcato di Costantinopoli; Fozio, nella sua enciclica ai patriarchi orientali, reclama per
Costantinopoli il primato in Oriente, e per la prima volta enumera gli
errori dei Latini, primo tra i quali il Filioque.
A partire dalla fine del vi secolo, i patriarchi di Costantinopoli rivendicano il titolo di patriarca ecumenico, ossia universale, e questo suscita le proteste dei papi. Le possibilit di conflitto si accrescono quando sono elette personalit decise, come Fozio o Michele Cerulario. Nel
1052, Leone di Ocrida mette in guardia larcivescovo di Trani contro
lusanza latina del pane azzimo per leucaristia. Nonostante la mediazione del patriarca di Grado, la controversia si inasprisce quando il patriarca Michele Cerulario, stando alle fonti latine, fa chiudere le chiese
latine a Costantinopoli. Papa Leone IX, allora alleato dei Bizantini contro i Normanni, invia degli ambasciatori a Costantinopoli, guidati dal
cardinale Umberto. Il negoziato tra questo campione della riforma della Chiesa e Cerulario, geloso delle sue prerogative di patriarca ecumenico, chiaramente votato allinsuccesso. Dopo un dialogo tra sordi che
ha luogo tra gli ambasciatori e il teologo Niceta Stetato, il cardinale depone sullaltare di Santa Sofia, il 16 luglio 1054, una bolla che scomunica il patriarca, che risponde scomunicando gli ambasciatori. La rottura compiuta mentre Leone IX, che aveva inviato la missione, era gi
morto dal 19 aprile [Kaplan 182].
Nessuno in questo periodo la percep come una rottura destinata a

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 125

Le istituzioni della Chiesa bizantina

125

rimanere. Tra il 1054 e il 1204 furono effettuati numerosi passi per cercare di ristabilire la comunione. Gregorio VII cerca di radunare delle
truppe per soccorrere i cristiani dOriente minacciati dai Turchi, e questa mossa, che condurr alla I crociata, rinnovata da Urbano II. Mercenari latini e mercanti italiani possono vivere in pace nella capitale fino al massacro del 1182. Le crociate, per, avvelenano le relazioni e la
polemica comporta la diffidenza reciproca tra gli oltranzisti delle due
parti. La IV crociata e il sacco di Costantinopoli rendono infine lUnione delle Chiese una mera utopia.

iv. lorganizzazione del clero.


1. La carriera ecclesiastica.
Lorganizzazione del clero, ereditata dai primi canoni conciliari e
dalla legislazione giustinianea [Flusin in MB I], non cambia molto dopo il vii secolo. Resta fondamentale la distinzione tra chierici e laici,
ma linsistenza che viene dedicata alla sua precisazione nel corso dei
concili e poi dei sinodi permanenti (distinzione delle vesti, dei mestieri, dei comportamenti, nel matrimonio, nella manipolazione del denaro ecc.) mostra che non era cos scontata. Il clero organizzato secondo una gerarchia in cui gli avanzamenti di carriera dipendono dallet
(secondo i canoni, peraltro non sempre rispettati, occorrono 18 anni
per il lettore, 25 per il diacono, 30 per il prete, 35 per il vescovo; solamente let del suddiacono passata da 25 a 20 anni), dal talento e talora dal denaro.
Al culmine si trova sempre il vescovo, caratterizzato come pastore
per eccellenza, unico responsabile del cammino del suo gregge verso la
salvezza, dal fatto di indossare lomophorion. In rappresentanza del vescovo e al suo servizio si trovano numerosi chierici, semplicemente benedetti (ordini minori, in particolare cantori e lettori), o consacrati con
limposizione delle mani (ordini maggiori: diaconi, preti, vescovi). C
un intervallo di tempo da rispettare tra un grado e laltro, ma tale regola ha subito varie eccezioni. C chi resta tutta la vita nei gradi inferiori, come quello di portiere; al contrario, Fozio passato dallo stato di
laico a quello di vescovo in una settimana. A ciascun gradino corrisponde una cerimonia liturgica che conferisce al titolare una carica accompagnata dalle sue insegne. Con lunica eccezione dellimperatore, gli uni-

2b_Bisanzio II_77-216

126

7-07-2008

13:55

Pagina 126

Le istituzioni dellImpero

ci a poter accedere al santuario e allaltare sono i chierici consacrati, che


vengono dunque chiamati i chierici del santuario (bema).
I chierici bizantini possono sposarsi prima di entrare nel clero, e tenere la loro consorte anche dopo la consacrazione. Daltro canto, i vescovi sono ormai scelti quasi esclusivamente tra i celibi per evitare problemi legati alleredit dei loro beni, e, dal momento che i diaconi e i
preti maritati sono numerosi, la tendenza quella di reclutare i vescovi
in ambito monastico. Linfluenza della spiritualit monastica negli ambienti episcopali dunque importante.
I chierici addetti alle chiese rurali, in linea di massima un diacono e
un prete, devono lavorare per dare da vivere alla loro famiglia, dal momento che a Bisanzio non ci sono decime. Conducono una vita vicina a
quella dei laici. I chierici ricevono dei canoni a tariffa fissa per i loro servizi (battesimi, matrimoni), ma quelli stabiliti in citt si dedicano spesso ad attivit lucrative, come lintendenza, il commercio, lusura, che
pure i canoni condannano. Essi devono versare un tributo, il kanonikon,
al vescovo.
I vescovi e i metropoliti provengono molto spesso da famiglie aristocratiche, specie per quanto concerne le metropoli pi prestigiose, ma laristocrazia non ha il monopolio sui vescovati. I vescovi tuttavia, a causa delle loro rendite (da 1-2 libbre doro a parecchie decine) e dei beni
posseduti dalle loro Chiese, sono collocati tra i potenti dalle Novelle
degli imperatori macedoni. I metropoliti si distinguono dai semplici vescovi per la responsabilit di coordinare i propri suffraganei, riuniti in
sinodi, e costituiscono lanello di congiunzione tra il patriarca e i vescovi. Lo sviluppo del sinodo permanente, come si visto, li rese attori di
primo piano nel governo della Chiesa e li attir a Costantinopoli, al punto che la regolarit dei sinodi provinciali fin per risentirne.
2. Il vescovo.
Nel Medioevo, i vescovi non sono pi eletti dal clero e dal popolo
della loro citt: ormai sono scelti, tra le fila del clero locale o dei monaci, dai loro pari riuniti in un sinodo provinciale. I laici sono promossi allepiscopato molto pi raramente. Il metropolita sceglie e consacra uno
dei tre candidati, dopodich questultimo pronuncia la confessione di
fede ortodossa. Questa prassi permette di controllare che le preferenze
teologiche del neoeletto corrispondano a quelle del metropolita e dunque, in linea di principio, a quelle del patriarca nominato dallimperatore. Lautorit dei vescovi locali nella designazione dei loro pari in-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 127

Le istituzioni della Chiesa bizantina

127

taccata, a partire dalla fine dellxi secolo, dallintervento dellimperatore nella scelta dei prelati.
Il metropolita in primo luogo il vescovo di un capoluogo di provincia. designato dal patriarca a partire da una lista di tre nomi presentati dai soli metropoliti, ed sempre il patriarca che lo consacra. Il metropolita assistito nel suo compito dal clero della cattedrale e, sul modello dellamministrazione patriarcale, da arconti provinciali, in
particolare da un economo (funzione obbligatoria dopo il concilio in Trullo per garantire una buona amministrazione dei beni delle Chiese). Le
metropoli pi agiate si dotano di maestri e di servizi amministrativi gestiti principalmente da diaconi. Limportanza locale di tali arconti va
crescendo, man mano che i metropoliti passano sempre pi tempo a Costantinopoli. Il metropolita deve riunire una volta lanno il sinodo provinciale (canone 8 in Trullo, e canone 6 di Nicea II), non pi due volte
comera stato previsto dai primi concili, e ci a causa dei costi e delle
invasioni. Il canone 37 del concilio in Trullo, che concerne i casi dei vescovi allontanati dalle loro sedi a causa delle invasioni, mantiene il rango gerarchico di questi presuli non residenti, e ci permette loro di procedere a delle ordinazioni. La stessa economia adottata da Manuele Comneno in riferimento alla conquista turca e al gran numero di
vescovi che non potevano o non volevano recarsi alla sede di cui erano
titolari, e che vengono autorizzati a risiedere a Costantinopoli. Tali misure, che tengono conto delle difficolt incontrate dai vescovi, ma molto meno di quelle del loro gregge, spiegano per certi versi limpressione
di abbandono in cui versano le eparchie in terra islamica.
Il vescovo responsabile degli affari spirituali e temporali della Chiesa nella sua diocesi. Il vescovo ha autorit sul clero e sui monasteri che
dipendono da lui, peraltro sempre meno numerosi giacch le nuove fondazioni monastiche sono generalmente poste sotto la dipendenza diretta del patriarca, quando non siano semplicemente indipendenti. Il presule ha giurisdizione sulle controversie tra ecclesiastici e laici, e sulle
questioni tra laici quando sia richiesto il suo arbitrato. Si pronuncia su
diverse questioni canoniche, come gli impedimenti del matrimonio. Deve anche istruire il suo gregge: la predicazione uno dei suoi principali
doveri, nonch suo privilegio perch nessuno, nemmeno un altro vescovo, pu predicare nella diocesi senza la sua autorizzazione. Inoltre lunico a preparare il myron, lolio profumato utilizzato per il battesimo,
la consacrazione di un altare o la dedicazione di una chiesa. Veglia infine sullamministrazione dei sacramenti.
Il vescovo spesso invischiato in problemi economici che gli impediscono di consacrarsi ai suoi doveri spirituali e amministrativi. Vi fu-

2b_Bisanzio II_77-216

128

7-07-2008

13:55

Pagina 128

Le istituzioni dellImpero

rono dei vescovi tentati di mescolare il proprio patrimonio con quello


della loro Chiesa, o dei monasteri posti sotto la loro giurisdizione, o addirittura di angariare i chierici esigendo da loro dei tributi indebiti. Da
ci derivano numerose ammonizioni, che ricordano lobbligo di affidare la gestione patrimoniale a un economo, o la sottomissione obbligatoria dei vescovi ai loro metropoliti, i quali daltro canto non si devono
impadronire dei beni di un vescovo defunto (in Trullo, canone 35).
Il vescovo ricopre il ruolo di un notabile allinterno della sua provincia, e a volte si trova a rivaleggiare con linfluenza di un monaco carismatico, com il caso del vescovo di Lacedemone contrapposto a san
Nicone il Metanoita. La sua autorit morale lo fa sentire in dovere di
proteggere i deboli (vedove, orfani, prigionieri) o di intercedere contro
la rapacit degli agenti del fisco. D da mangiare ai poveri, partecipa al
riscatto dei prigionieri di guerra. A volte sostituisce le autorit laiche,
in caso di debolezza del potere imperiale, come quando alcune citt furono isolate dalle invasioni arabe e slave, e poi turche. Se i metropoliti
sono pi sensibili al fascino della capitale e della Corte, i vescovi invece tendono pi spesso a rimanere nelle proprie province.
Quando infatti una regione cade sotto la dominazione araba (nel vii
secolo) o turca (a partire dallxi), sfuggendo cos alla giurisdizione imperiale, il vescovo resta per i cristiani della regione lunica giurisdizione, e per loccupante lunico interlocutore legittimo. Secondo i patti stipulati con i conquistatori, il vescovo responsabile di tutto quel che riguarda i suoi fedeli, compresi gli atti quotidiani della vita civile. inoltre
responsabile della fondazioni caritatevoli. Tale aggravio delle responsabilit tanto pi difficile da gestire in quanto, spesso, le rendite diminuiscono in proporzione. A partire dal xii secolo, alcuni vescovati sono
donati a certi vescovi che hanno gi una propria sede, per aumentarne le risorse: si tratta del fenomeno dellepidosis [Vryonis 523].
3. La predicazione.
La Chiesa bizantina esprime e diffonde la coscienza della propria
identit tramite la predicazione. Il Synodikon dellOrtodossia, letto la
prima domenica di Quaresima, con le sue acclamazioni e i suoi anatemi,
acquista di conseguenza uno status omiletico [Gouillard 287]. Le funzioni della predicazione sono tre: insegnare il dogma, spiegare la Scrittura, esortare. I vescovi e i sacerdoti predicano nel corso della Divina
Liturgia, dopo le Letture che occorre interpretare, ma anche, sempre
pi spesso, durante la liturgia delle ore [cfr. cap. xiii, pp. 343-48].

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 129

Le istituzioni della Chiesa bizantina

129

Il concilio in Trullo, nel 692, esclude i laici da questa funzione e raccomanda ai predicatori di ricavare le proprie omelie dai Padri: linsegnamento patristico formava come un filtro obbligato tra la Scrittura e il
fedele, o addirittura il clero (canone 19). In seguito, alcuni vescovi continuano a scrivere omelie (Germano di Costantinopoli nellviii secolo,
Fozio nel ix, Eustazio di Tessalonica nel xii), ma allo stesso tempo vengono a formarsi delle raccolte di omelie patristiche, a beneficio dei predicatori, organizzate secondo il ciclo dellanno liturgico. Lo stesso patriarca di Costantinopoli fa ricorso, a partire dal xii secolo, a un Omeliario patriarcale alimentato da alcuni patriarchi competenti.
Listruzione del popolo ha sempre preoccupato imperatori e patriarchi, ma la misura pi spettacolare quella adottata da Alessio Comneno con il suo editto del 1107 [cfr. cap. xiv, p. 390]. Per parte loro, i vescovi sono invitati a visitare le proprie diocesi e a delegarvi sacerdoti
qualificati per la predicazione [Gautier 248; Darrouzs 279].

iv. le minoranze non ortodosse.


1. I monofisiti.
La conquista araba ha mutilato Bisanzio dei suoi territori a maggioranza eterodossa, come lArmenia. Limperatore e il patriarca per desideravano reintegrare questa provincia orientale nellorbita bizantina
e i tentativi di unione si susseguirono, come testimoniato dalle lettere
indirizzate dai patriarchi Germano (viii secolo) e Fozio (ix secolo) ai
catholicoi (monofisiti) e ai principi armeni per incitarli a riconoscere il
dogma calcedoniano. La maggior parte degli Armeni stabiliti nellImpero senza dubbio calcedoniana, ma questo non il caso degli Armeni
stanziati al di fuori di esso.
A partire dal x secolo, con la riconquista della Siria, la questione delle relazioni con i monofisiti torna di attualit; la politica bizantina oscilla tra la ricerca dellunit religiosa al prezzo della repressione delle minoranze, e il desiderio di conciliarsi popolazioni che risultavano maggioritarie a livello locale.
I giacobiti monofisiti furono invitati da Niceforo Foca a ripopolare
le province confinarie della Siria e della Mesopotamia. Vengono creati
nuovi vescovi e il patriarca giacobita si stabilisce a Melitene questo
il motivo per cui il metropolita calcedoniano di questa citt fu spesso in

2b_Bisanzio II_77-216

130

7-07-2008

13:55

Pagina 130

Le istituzioni dellImpero

prima linea contro i monofisiti. Niceforo, alla fine del suo regno, avrebbe tentato di ricondurre i giacobiti allortodossia. Il loro patriarca, imprigionato a Costantinopoli, fu poi liberato da Tzimisce. Lelemento armeno daltro canto si rafforz quando truppe armene furono stanziate
in tutto lOriente, senza contare lannessione dei regni armeni. Nella regione di Antiochia, delle frizioni occasionali contrapponevano i calcedoniani, il cui numero era probabilmente aumentato, i giacobiti e gli Armeni.
Le tensioni si acuirono nellxi secolo, quando Romano III, frustrato
dal suo fallimento in Siria, fece convocare il patriarca giacobita a Costantinopoli e lo esili. Sotto Costantino X, in seguito a un nuovo innalzamento della tensione, la gerarchia giacobita fu nuovamente convocata a Costantinopoli per obbligarla invano a riconoscere Calcedonia. Nel 1063 fu dato lordine di cacciare i monofisiti da Melitene, e il
sinodo ordin che i libri dei Siriani e degli Armeni fossero bruciati. Lanno seguente, il patriarca giacobita di Antiochia mor nel corso del proprio trasferimento a Costantinopoli, e il metropolita giacobita di Melitene fu condannato allesilio. La conquista turca e linsediamento dei
Latini ad Antiochia non posero fine alle discussioni. Manuele Comneno, desideroso di arruolare tutti i cristiani nella sua lotta contro i Turchi, e di affermare la sua autorit sulla Piccola Armenia, favor i contatti con la Chiesa armena allora stabilita in Cilicia: nel 1171 limperatore
attendeva dagli Armeni il riconoscimento dellortodossia calcedoniana,
e nel 1177 riconosceva la loro riunione allortodossia [Aug 690]. Secondo il concilio armeno di Cilicia nel 1178, il catholicos aderiva alla fede calcedoniana in cambio della sua nomina a patriarca di Antiochia da
parte dellimperatore, e alla fusione delle due gerarchie. Questo tentativo di riavvicinamento estremamente politico, tuttavia, fin nel nulla
alla morte di Manuele.
2. I movimenti settari.
Lortodossia, peraltro, affronta una nuova sfida: una serie di movimenti settari non caratterizzati dalle deviazioni dogmatiche ma da pratiche che rivelano lesistenza di corpi estranei refrattari a certe forme
di ellenizzazione e di bizantinizzazione [Gouillard 287]. Tali movimenti riguardano popolazioni perlopi non ellenofone, che popolano le frange orientali (Frigia, Licaonia, Armenia) o settentrionali (Balcani) dellImpero.
Questi movimenti settari, uniti dalla tendenza al sincretismo e al ri-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 131

Le istituzioni della Chiesa bizantina

131

fiuto dellortodossia, si suddividono in due grandi categorie: le sette giudaizzanti e le sette dualiste. Dalla nebulosa giudaizzante [Dagron 273],
caratterizzata dalla contemporanea osservanza della legge giudaica e dei
riti cristiani, si distinguono i montanisti che forse in questepoca sono degli ebrei battezzati a forza o tentati da un sincretismo giudeo-cristiano [Sharf 315] e gli atingani, le cui pratiche presentano un sincretismo tra giudaismo (shabbat), samaritanesimo (rifiuto della resurrezione), cristianesimo (battesimo) e paganesimo (magia, culto degli astri). La
confusione delle fonti, distorte da secondi fini politici (in questa maniera Niceforo I fu accusato di favorire gli atingani e Michele II di farne
parte) ha indotto Paul Speck a supporre che gli atingani fossero una
creazione artificiale degli eresiologi bizantini [318]. Dopo il ix secolo,
montanisti e atingani scompaiono quasi del tutto dalle fonti.
I dualisti [Christian Dualist 266] costituiscono un pericolo permanente, sotto forma di ondate settarie che scatenano una reazione brutale.
Per i Bizantini, non c alcun dubbio sulla derivazione manichea di tali sette (Anna Comnena, Alessiade, 14.8.3 e 15.8-10). parimenti costante lamalgamazione tra dualisti e messaliani, secondo la pratica di
ricondurre a uneresia antica ogni eresia nuova. La pratica della dissimulazione, attestata presso i manichei, i pauliciani e i bogomili, ha potuto suscitare il sentimento di una filiazione e il timore di una sovversione sotterranea [Dagron in HC IV] che spiega la violenza della reazione.
Le fonti bizantine, che mescolano osservazioni dirette e stereotipi,
fanno trasparire una mescolanza di dualismo teologico (due divinit, due
mondi) pi o meno radicale e di pratiche che esprimono il rifiuto della
mediazione ecclesiale (clero, sacramenti, immagini). Tuttavia a volte esse interpretano come dualismi dottrinali anche semplici movimenti spiritualisti che cercano solo una risposta allo scandalo del Male nel mondo [Garsoian 285].
Lortodossia bizantina dovette affrontare due grandi movimenti dualisti. I pauliciani [Astruc 676], adepti di un sincretismo manicheo-cristiano, apparvero nellImpero bizantino nel vii secolo. La repressione
scatenata nel ix secolo caus la formazione di uno Stato pauliciano che
fu difficile da sopprimere [cfr. cap. ii]. Pietro di Sicilia fu inviato a Tefrice per negoziare uno scambio di prigionieri, e le ricerche che vi svolse sono allorigine della nostra conoscenza della setta. Ai pauliciani fece seguito il pericolo bogomilo [Rigo 311]. Nel x secolo, il prete Cosma
menziona il successo di un movimento predicato da un tal Bogomil in
Bulgaria [Vaillant 765]. Tale movimento sembra essere nato dallincontro tra missioni dualiste, forse pauliciane, con un movimento di rivolta

2b_Bisanzio II_77-216

132

7-07-2008

13:55

Pagina 132

Le istituzioni dellImpero

contro la tutela del patriarcato di Costantinopoli e limposizione del modello culturale bizantino. Nellxi secolo il pericolo penetra nellImpero
con i fundagiagiti, attivi nei monasteri orientali. Alla fine del secolo, il
proselitismo bogomilo coinvolge i circoli aristocratici di Costantinopoli, scatenando una forte reazione di Alessio I che culmina nellarresto
di Basilio, il capo della setta, arso sul rogo nel 1099. Linterrogatorio di
Basilio da parte di Eutimio Zigabeno, leresiologo ufficiale, una delle
fonti principali su questo bogomilismo bizantino. In seguito, i bogomili continuano a turbare la vita della Chiesa bizantina, sia nelle province
che nella capitale. Alcune fonti occidentali lasciano supporre che nel xii
secolo sia avvenuto uno scisma tra dualisti moderati (un principio del
male subordinato al principio del bene) e dualisti radicali (due princip
uguali), i quali sarebbero stati allorigine del movimento cataro in Occidente [Hamilton 266]. Laccusa di bogomilismo, pi o meno fondata,
rimane unarma contro tutti i dissidenti.
3. Gli ebrei.
La situazione legale degli ebrei fissata dal Codice giustinianeo [Rabello 310], ripreso nei Basilika. Gli ebrei sono tollerati, e come tali protetti contro le estorsioni; possono esercitare liberamente la loro religione e nessuno li pu obbligare a trasgredire alle loro usanze; ogni questione interna di competenza dei tribunali giudaici. In compenso, non
possono esercitare il bench minimo proselitismo, n perseguitare chi di
loro si faccia cristiano. La costruzione di nuove sinagoghe, ufficialmente proibita, in pratica tollerata. Chi esorta i cristiani a convertirsi al
giudaismo punibile con la morte.
La legislazione ecclesiastica cerca di separare le due comunit per
prevenire ogni rischio di sincretismo: c la proibizione dei matrimoni
misti, del ricorso a medici ebrei, dellastenersi dal lavoro il sabato, di
partecipare alle feste giudaiche, di pregare in una sinagoga. La sorte degli ebrei dellImpero, pur non essendo invidiabile, comunque meno
tragica di quella degli ebrei dOccidente [De Lange 707]. Se si eccettuano le violenze del vii secolo, pi politiche che religiose [Sharf 315], lOriente cristiano medievale non sembra aver conosciuto veri e propri pogrom. Alcune iniziative locali, tuttavia, come quella di Nicone il Metanoita a Sparta nel x secolo, condussero allespulsione temporanea?
degli ebrei da una citt, non senza lopposizione di una parte dei notabili. Nel xii secolo, Beniamino di Tudela ha lasciato una descrizione delle comunit ebraiche dellImpero, allapparenza prospere.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 133

Le istituzioni della Chiesa bizantina

133

La vita religiosa delle comunit ebraiche pu essere evocata solo sommariamente [Starr 518; Sharf 316 e 315]. La novella 146 di Giustiniano rivolta a comunit che parlano greco, ma nei secoli seguenti ci sar
un ritorno allebraico: nella Geniza di Il Cairo sono stati trovati documenti bizantini in ebraico. Le relazioni tra gli ebrei bizantini e i loro
correligionari dellOccidente, di Gerusalemme, del Cairo o di Bagdad
sono attestate da corrispondenze personali, di affari e tra intere comunit.
Notevole la presenza di numerosi caraiti (i caraiti rifiutano il Talmud
limitandosi alla Bibbia) giunti dalla Palestina nel x secolo. Questa comunit annovera dotti come Tobia ben Moses di Costantinopoli (xi secolo) o Tobia ben Eliezer di Castoria (xii secolo). Costantinopoli teatro di controversie tra rabbaniti e caraiti, che talora raggiungono un livello violento, come nel 1092 a proposito del calendario. La presenza di
questi caraiti pu spiegare la tendenza antitalmudica dei formulari dabiura pi tardi [Ankori 687].
I Bizantini si considerano come il nuovo popolo eletto, e presentano
Costantinopoli come la nuova Gerusalemme [Flusin 712]. Secondo questo schema, il popolo ebraico destinato a convertirsi alla fine dei tempi. I tragici avvenimenti del vii secolo in Oriente, e unabbondante letteratura apocalittica, spiegano forse la decisione di Eraclio di imporre il
battesimo agli ebrei dOriente. Il tentativo di conversione fu rinnovato a pi riprese da vari imperatori: Leone III, Basilio I e Romano Lecapeno, tutti imperatori che cercavano di affermare la propria legittimit.
Si trova uneco del decreto di Basilio nella storia di Ahimaatz di Oria,
citt dellItalia bizantina che ospitava unimportante comunit ebraica.
Lautore ricorda che un suo antenato usc vittorioso da una controversia con il vescovo locale e che pi tardi fu trattato con rispetto dallo stesso imperatore.
Le conversioni forzate sono malviste da un parte della Chiesa, da
Massimo il Confessore nel vii secolo fino a Gregorio di Nicea nel ix. Nel
suo Trattato sul battesimo dei Giudei, scritto intorno all878-79, Gregorio condanna severamente liniziativa imperiale, che rischia di mescolare dei criptogiudei alla comunit dei fedeli.
Sono del vii secolo una profusione di dialoghi giudaico-cristiani che
non cercano tanto di convertire gli ebrei, quanto piuttosto di distogliere i cristiani dallattrattiva dellebraismo [Olster 750]. La maggior parte dei testi costituita da ricostruzioni fittizie che seguono tutte pressappoco lo stesso scenario: pretesa provocazione dellebreo, discussione
pubblica, conversione dellebreo. Solo la Doctrina Jacobi rispecchia probabilmente un confronto reale che ebbe luogo intorno al 634 tra un ebreo

2b_Bisanzio II_77-216

134

7-07-2008

13:55

Pagina 134

Le istituzioni dellImpero

convertito e alcuni suoi correligionari battezzati a forza sotto Eraclio


[Droche 709].
Dopo il vii secolo, lantigiudaismo si esprime soprattutto nelle omelie e nellagiografia, segno che si tratta di una apologetica ad intra. Ai temi teologici, presenti fin dal ii secolo (caducit della Legge, Verus Israel,
profezie sul Cristo, deicidio), si aggiungono tematiche nuove: difesa delle immagini, destino escatologico degli Ebrei.
4. I musulmani.
I Bizantini percepirono inizialmente lIslam come uneresia cristiana, prima di prendere coscienza del carattere autonomo della nuova religione. Il comportamento dei Bizantini nei confronti dei musulmani
simmetrico rispetto a quello di questi ultimi nei loro confronti. In entrambi gli Imperi, lapostasia punita con la pena di morte. Alcuni cristiani subiscono il martirio per aver criticato lIslam o per aver rifiutato di abiurare dopo la loro cattura, come nel caso dei martiri di Amorio
ma questultimo un fatto eccezionale. Esiste per anche un modus
vivendi tra i due Imperi, nonostante alcune frizioni occasionali. La condotta del califfo fatimida Al Hakim, che ha dato lordine di distruggere tutte le chiese del suo territorio, compresa dunque quella dellAnastasis a Gerusalemme nel 1019, atipica. Fin dallviii secolo esiste una
moschea a Costantinopoli; commercianti e soldati (impiegati occasionalmente come mercenari negli eserciti bizantini), cos come i prigionieri
arabi, possono praticare la loro religione in terra bizantina. Una seconda moschea, costruita nel quartiere dei commercianti musulmani dopo
un accordo tra Isacco II e Saladino nel 1189, fu incendiata da alcuni Latini nellagosto 1203 [Reinert 581]. Nel corso dei secoli, i contatti permettono una migliore conoscenza non tanto della teologia coranica (allo stato embrionale), ma delle credenze e delle pratiche popolari dellIslam.
Se fin dal vii secolo la conquista araba aveva ispirato delle inquietudini sulle cause della vittoria degli eserciti arabi e sulle conversioni alla
loro religione (se ne trovano degli echi in Anastasio Sinaita), il primo
teologo cristiano che scrive sullIslam con unottima conoscenza di questa religione , tra 720 e 754, Giovanni Damasceno [Auzpy 693]. Gi
funzionario al servizio del califfo a Damasco, Giovanni presenta lIslam
come uneresia rozza che non minaccia la religione, ben pi sottile, dei
cristiani. Cita alcune sure del Corano, ma conosce soprattutto la tradizione orale. Nella sua Controversia tra un musulmano ed un cristiano (SC,

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 135

Le istituzioni della Chiesa bizantina

135

n. 383), manuale a uso dei cristiani, traspaiono di volta in volta la condiscendenza verso una religione primitiva e la prudenza verso la religione dei governanti. Nella generazione successiva Teodoro Abu Qurrah,
discepolo di Giovanni, scrive decine di opuscoli apologetici [Griffith
720].
Nello stesso mondo bizantino la conoscenza dellIslam sembra molto limitata, nonostante i contatti con i mercanti o i prigionieri musulmani. Nel ix secolo Michele III, dopo aver ricevuto alcune lettere di teologi musulmani che attaccavano il cristianesimo, incaric Niceta di Bisanzio di rispondervi. Nella sua Esposizione dimostrativa il letterato greco
non cerca di convertire, ma di abbagliare i musulmani con la dialettica
bizantina. La sua Risposta agli Agareni respinge lidea che le vittorie degli Arabi provino la superiorit della loro religione. Nella Confutazione
del Corano utilizza una delle prime traduzioni greche di questo testo. La
polemica cristiana sviluppa tradizionalmente alcune tematiche costantemente ripetute: la crudelt, raccomandata da Maometto che incitava
a versare il sangue, e la lussuria connessa alla poligamia e alla concezione del Paradiso [Khoury 294].
La polemica pu arrivare allinsulto. Nel ix secolo, Giorgio Monaco
si scaglia contro la follia, la demenza grottesca di questo mago scellerato (Maometto). Questi rapporti conflittuali non impediscono che,
occasionalmente, vengano stretti legami pacifici tra cristiani e musulmani. Nicola Mistico dichiara al califfo di Damasco che cristiani e musulmani devono nutrire sentimenti fraterni. I musulmani visitano i Luoghi
Santi del cristianesimo, in particolare allepoca degli Omayyadi. Compaiono fenomeni di sincretismo: una decisione sinodale del xii secolo
evoca il costume degli Agareni di far battezzare i figli da sacerdoti ortodossi per evitare che siano posseduti dal demonio e puzzino come cani [Grumel 51, Regestes 1088]. Alcuni di questi musulmani erano nati
da una madre cristiana, nellAsia Minore conquistata dai Turchi.

Bernadette Martin-Hisard responsabile delle pp. 99-106 e 109-20, Marie-Hlne Congourdeau delle pp. 106-9 e 120-35.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 136

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 137

jean-claude cheynet
vi. Lamministrazione imperiale

LImpero medievale ha ereditato dallAntichit unamministrazione


complessa, costosa e popolata da funzionari ben istruiti. La crisi del vii
secolo comport una profonda riorganizzazione che adegu le strutture
di uno Stato, dallestensione e dalle risorse fortemente ridotte, con il
rafforzamento della centralizzazione, dal momento che Costantinopoli
rimaneva lunica citt che meritasse ancora di essere chiamata megalopolis. I principali funzionari dellepoca protobizantina scompaiono o perdono progressivamente la loro importanza, che si tratti del prefetto del
Pretorio, del magister officiorum o dei responsabili finanziari. Si nota peraltro che diversi nuovi servizi sono diretti dagli antichi subordinati di
tali funzionari.

i. la fiscalit.
1. I fondamenti.
La forza dellImpero consiste nel mantenimento di un sistema fiscale sufficientemente efficace da assicurare il sostentamento di eserciti numerosi, almeno fino al 1204. Non cera un budget previsionale come
negli Stati moderni, ma limperatore conosceva in maniera approssimativa lammontare degli introiti che si doveva aspettare. Nicolas Oikonomides ha avanzato lidea che, tra lAntichit e il Medioevo, si sarebbe passati dalla tassazione di ripartizione a quella di quotit. Nel primo
caso, i consiglieri finanziari dellimperatore stabilivano il livello dei bisogni per lanno seguente e la somma era in seguito ripartita tra le diverse province, che a loro volta redistribuivano lammontare richiesto tra le
diverse citt. Nel sistema medievale invece, per quel che sappiamo,
le tasse erano riscosse in funzione delle capacit contributive di ognuno,

2b_Bisanzio II_77-216

138

7-07-2008

13:55

Pagina 138

Le istituzioni dellImpero

secondo un tariffario che variava a seconda delle province ma che, grosso modo, permetteva di stabilire lammontare delle imposte in funzione
della ricchezza di ciascun contadino, ossia dalla superficie di terra arabile che questi poteva coltivare, dipendente essa stessa dalle modalit di
coltivazione di cui disponeva. Una simile contrapposizione comunque
esagerata, dal momento che la fiscalit egiziana mostra come il tasso dimposta non variasse di anno in anno, e come fosse gi in uso un sistema vicino a quello dellepoca medievale [Zuckerman 330]. In realt, la continuit a dominare tutta lepoca medievale, per quanto con modalit che
variano nel tempo. Le necessit fondamentali dello Stato sono coperte
dallimposta fondiaria di base, e le spese straordinarie sono alimentate
con misure accessorie, definite estorsioni dai testi, ripartite su una data popolazione. a tale pratica che fa riferimento Cecaumeno nei suoi
Raccomandazioni e consigli, quando invita i figli a non ricoprire delle funzioni fiscali, perch sarebbero indotti a favorire parenti e amici o finirebbero per essere accusati di farlo [Cecaumeno 415, 100].
I funzionari del fisco della capitale conoscevano dunque in anticipo
il livello degli introiti, che variavano poco nel corso degli anni, salvo catastrofi naturali o avvenimenti bellici. comunque naturale che, a lungo andare, le variazioni dipendessero dalla demografia che a sua volta
determinava la superficie utilizzata delle terre. Per questo motivo si pu
supporre che gli Isaurici fossero meno favoriti rispetto agli imperatori
del x e xi secolo. La pressione fiscale poteva anche variare a seconda delle necessit. Gli imperatori inclini alle grandi operazioni militari, che
esigevano permanentemente un numero imponente di effettivi, com
il caso di Niceforo Foca, erano costretti ad aumentare le tasse con leffetto, nel caso di Foca, di procurarsi una reputazione odiosa. Lo Stato,
infatti, ignora il credito, e ci spiega, in caso di assoluta urgenza, limpiego di metodi contestabili: per esempio, lannullamento di privilegi
precedentemente concessi o la confisca del patrimonio degli avversari
politici, come avvenne nella seconda met dellxi secolo, o tra le due prese di Costantinopoli a opera dei Latini.
Le fonti non forniscono stime sullammontare annuale degli introiti
fiscali, e i ricercatori contemporanei devono ricorrere a congetture. Uno
studioso, per esempio, lha valutato a 5 o 6 milioni di nomismata allepoca di Giustiniano, un altro li stima, intorno all800, meno di due milioni con ogni probabilit [Hendy 651, p. 172] e anche cos sembra eccessivamente ottimista. In seguito il totale crebbe notevolmente sotto i
Macedoni, e senza dubbio ulteriormente sotto i Comneni giacch la perdita dellaltopiano anatolico era compensata dalla conquista dei Balcani e dal dinamismo delleconomia.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 139

Lamministrazione imperiale

139

La nozione di un budget statale evidentemente anacronistica, poich ogni istituzione pubblica era indipendente e possedeva beni fondiari o risorse fiscali destinate a sopperire alle spese della sua amministrazione, persino con la possibilit di un avanzo. per questo motivo che
la direzione di un servizio statale, un sekreton o un oikos, offriva una
prospettiva di rapido arricchimento. Niceforitza, ministro di Michele VII, fu torturato a morte dagli uomini di Botaneiata per costringerlo
a restituire il maltolto. Alcuni sekreta furono anche distribuiti a titolo
di liberalit imperiale, per il fatto che procuravano delle rendite. Lex
imperatrice Eudocia Macrembolitissa ricevette cos le rendite di tre di
essi, rendite che sembrerebbero essere state considerevoli, nellordine
di parecchie centinaia di libbre doro [Attaleiata 59, p. 217].
La struttura di base per la riscossione delle tasse aveva cessato di essere la citt, le cui istituzioni erano in dissoluzione gi nel secolo precedente ed erano quasi scomparse nella tormenta del vii secolo, e si era naturalmente identificata con il villaggio. I contadini, che in questepoca
erano senza dubbio per la maggior parte proprietari delle loro terre, erano collettivamente responsabili del pagamento delle tasse, cosa che non
costituiva una novit, e lammontare delle imposte dovute era registrato in un kodix provinciale, una copia del quale era conservata nella sede del genikon nella capitale. Quando un contadino fuggiva e abbandonava la propria terra, i vicini pagavano la sua quota di tasse e avevano
dunque ogni interesse a coltivare i suoi campi per far fronte a questo
carico supplementare. Un simile sistema garantiva allo Stato delle entrate stabili, ma funzionava solamente a patto che il numero dei contribuenti restasse alto in rapporto a quelli che erano scomparsi, dimodoch la pressione fiscale si mantenesse a un livello sopportabile [cfr.
cap. x, p. 255]. Quando non era cos, lesattore concedeva uno sgravio
temporaneo.
I proprietari erano responsabili del pagamento delle tasse al punto
che liscrizione a tale titolo nel registro fiscale costituiva una presunzione di propriet sulla terra in questione. Quando leconomia latifondistica fu divenuta predominante [cfr. cap. x, pp. 256-58], il contadino trasformato in pareco non era pi in rapporto diretto con il fisco, ma continuava a pagare le tasse con lintermediazione del suo proprietario, che
faceva in modo di includerle, insieme allaffitto vero e proprio, nel canone versatogli dal pareco. Tale evoluzione si tradotta nella comparsa dei praktika, documenti in cui sono determinati i limiti del latifondo,
enumerati i contadini che lo coltivano, con una breve descrizione della
composizione della loro famiglia e delle terre coltivate, e precisata la lista delle tasse dovute. Eventualmente si aggiungono i vantaggi fiscali

2b_Bisanzio II_77-216

140

7-07-2008

13:55

Pagina 140

Le istituzioni dellImpero

ottenuti dal proprietario. In seguito allo sviluppo costante della grande


propriet, il praktikon destinato a sostituirsi al kodex come documento fiscale di riferimento.
2. Le imposte principali.
Dal punto di vista documentario occorre distinguere due epoche: la
prima, fino al ix secolo, per la quale i testi pratici sono inesistenti, dunque ricostruibile su alcuni testi normativi e qualche osservazione generale di ordine monetario ed economico; la seconda, dal x secolo, per la
quale le direttive fornite dalle novelle o dai trattati fiscali possono essere verificate nella pratica [per la presentazione delle fonti sulla fiscalit,
cfr. Oikonomides 328, che offre anche una panoramica estremamente
dettagliata delle diverse imposte].
a) Il demosion o imposta fondiaria di base.
Il calcolo di questa imposta era basato sullappezzamento di terreno,
al tasso teorico di 1/24 del suo valore fiscale, cos comera definito nei
trattati fiscali e nei tariffari che gli apographeis (rilevatori del fisco) portavano con s. Si teneva conto della capacit di produzione delle terre
ripartite in tre categorie e della natura della produzione: i vigneti erano
pesantemente tassati, e anche gli animali erano oggetto dellimposta. Le
regioni in cui si praticava lallevamento erano sottoposte a un tributo
forfettario, giacch non c motivo di supporre che si sia mai arrivati a
concludere liscrizione al catasto dellintero Impero. Unimposta specifica pesava sulle pescaie e sulle tonnare che, nella regione di Costantinopoli, erano piuttosto redditizie. La tassazione era dunque, in una certa misura, proporzionale alla capacit contributiva dei contadini. Gli
ispettori del fisco disponevano di tariffari, ma dovevano tener conto delle usanze locali.
Sotto Alessio Comneno comparve una nuova procedura fiscale, lepibole, senza alcun rapporto con lomonima istituzione dellepoca tardoantica che mirava a far pagare le tasse sulle terre abbandonate. Lesattore calcola la tassazione globale di una regione e la rapporta alla superficie delle terre, ottenendo il tasso di quanti modioi di terra coltivata
corrispondono a ogni moneta doro pagata. A questo punto basta misurare gli appezzamenti per determinare limposta. Modificando il tasso
di epibole, limperatore aumentava dunque la tassazione, secondo lantica procedura dellhikanosis, che permetteva al fisco di verificare che

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 141

Lamministrazione imperiale

141

limposta pagata da un contribuente corrispondesse alle sue propriet,


confiscando le eccedenze, se ne venivano trovate. Pertanto sotto i Comneni o il contribuente pagava di pi sulla base del nuovo tasso, oppure
doveva restituire ci che lo Stato finiva per considerare uneccedenza
di terre, giacch il proprietario pagava adesso soltanto per una parte dei
suoi beni. Questa misura cercava di mantenere costanti o aumentare le
risorse dello Stato, anche in caso di turbolenze monetarie, e forse cercava anche di stimolare a valorizzare le terre improduttive [Oikonomides 328, pp. 56-60].
b) Il kapnikon o focatico.
Questa imposta personale attestata dal vii secolo [Zuckerman 376]
ed pagata da tutti i coltivatori, liberi o pareci.
c) La synone o coemptio.
Nellepoca protobizantina, la synone designa le derrate acquistate anticipatamente dallo Stato a prezzo fisso, e poi dedotte dallimposta ordinaria. Nellxi secolo, questa tassa aveva cambiato natura ed era ripartita sui contadini, in funzione della forza lavoro di cui disponevano: uno
zeugaratos che possedeva una coppia di buoi pagava il doppio di un coltivatore che disponeva di un solo animale da tiro. La synone costituiva
uno dei prelievi complementari dellimposta di base.
Ancora una volta sono i secoli bui a creare difficolt. Secondo John
Haldon, in questepoca la synone avrebbe costituito il prelievo principale. Tale ipotesi si fonda sullidea che, a causa del forte declino della circolazione monetaria, la parte dellimposta versata in natura fosse nettamente cresciuta. Questa soluzione compatibile con il nuovo ruolo che
alcuni storici, a partire da Michael F. Hendy, hanno attribuito ai commerciari del vii e dellviii secolo. stato suggerito [Hendy 651; Haldon
386; Brandes 641] che questi ultimi avrebbero accumulato nei loro depositi le derrate provenienti dalla tassazione, e che le avrebbero redistribuite ai soldati dei temi. Nicolas Oikonomides ha giustamente obiettato che nessun testo mette i commerciari in rapporto con lesercito [635,
n. XII]; tuttavia, allo stato attuale della ricerca, non si vede unalternativa soddisfacente che possa spiegare nello stesso momento la creazione
temporanea di questo tipo di commerciario, limportanza apparente della synone e la struttura di rifornimento degli eserciti, tanto pi che la fine dei commerciari di questo tipo coincide con il ritorno alla monetarizzazione, percepibile a partire da Costantino V e di poco preceduta dal-

2b_Bisanzio II_77-216

142

7-07-2008

13:55

Pagina 142

Le istituzioni dellImpero

lattestazione dei protonotari tematici, ai quali fu devoluta questa funzione. Bisogna per riconoscere che le nostre conoscenze sui meccanismi finanziari dei secoli bui sono ancora troppo imperfette per arrivare
a una conclusione definitiva su tali questioni.
3. Le imposte complementari.
Oltre allimposta di base, i contribuenti erano sollecitati anche quando bisognava finanziare spese straordinarie, come lequipaggiamento di
un esercito per opporsi a uninvasione nemica imprevista, nonch per
spese ricorrenti, come le corves, laccoglienza dei funzionari e le varie
sportule. Tra questi oneri, il mitaton o accoglienza dei soldati e degli ufficiali costituiva uno dei pi gravosi e dunque dei pi temuti. Questo
il motivo per cui figura al primo posto tra le servit cui domandavano
lesenzione i contribuenti influenti, in particolare i monasteri. I contadini erano colpiti da numerose corves, come la manutenzione delle strade e dei ponti, la costruzione di fortezze
Lo Stato si sforzava di moderare gli effetti negativi di queste imposizioni supplementari, talora designate con il significativo nome di epereiai o estorsioni, delimitandole con grande precisione: per esempio,
nel corso dun anno un funzionario poteva insediarsi in casa di un contribuente, o alloggiare a spese di questo, solo per un numero determinato di giorni. Tali misure lasciavano ci nondimeno adito ai peggiori abusi fiscali. Bisogna guardarsi bene dal contrapporre epoche in cui gli imperatori sarebbero riusciti a diminuire gli abusi ad altre in cui i sovrani
avrebbero dato prova di lassismo. Senza dubbio gli imperatori isaurici,
o Andronico Comneno tra 1183 e 1185, presero delle misure rigorose,
ma la corruzione rimase sempre a livello endemico, anche se qualche
esattore si distinse per abusi particolarmente gravi. Gli eccessi, per,
conducevano a confische a danno degli esattori pi avidi o maldestri, e
a rivolte dei contribuenti che talora massacravano il colpevole.
Cerano anche alcune imposte che non gravavano sulla terra, tra le
quali la pi conosciuta il kommerkion, attestato a partire dallviii secolo. riscosso da un commerciario, che per non lerede diretto dei
commerciari dellepoca alta [cfr. sopra], e si applica a tutte le transazioni mercantili al tasso normale del 10%. Sotto i Comneni, i Latini ottennero una riduzione sostanziale e, nel caso dei Veneziani, una soppressione di questa tassa, permettendo cos una concorrenza sleale e scontentando i mercanti bizantini. Il pagamento, di norma, era suddiviso a
met fra acquirente e venditore.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 143

Lamministrazione imperiale

143

4. La pressione fiscale.
La pressione fiscale ha subito delle variazioni nel corso dei secoli,
anche se le condizioni tecniche dellagricoltura hanno certo impedito
evoluzioni troppo marcate. I cronisti sono sensibili agli aumenti delle
tasse, che evidentemente scontentano i contribuenti. Sembra che tali
aumenti, sempre in relazione con limpegno militare, siano stati percepibili dapprima sotto Niceforo I, che difatti annull degli sgravi concessi precedentemente da Irene, desiderosa di crearsi un partito fedele, poi sotto Niceforo Foca, che impose a ogni categoria di soldati un
carico fiscale superiore al passato e fece finanziare il resto delle spese
militari a coloro che non partivano per il fronte, e infine sotto Alessio
Comneno, a corto di denaro allinizio del suo regno. Si possono solo fare ipotesi sui periodi di alleggerimento fiscale, con leccezione del caso
noto di Irene. possibile che la svalutazione monetaria dellxi secolo
sia stata favorevole per i contribuenti, almeno in un primo tempo, prima che lo Stato vi adattasse i suoi meccanismi di esazione [Morrisson
663]. In compenso, risulta sospetta lidea che il vii e lviii secolo siano
stati unet doro fiscale per i contadini bizantini, giacch proprio questo periodo corrisponde a uno sforzo bellico considerevole per assicurare la sopravvivenza dellImpero. I contadini hanno peraltro sicuramente beneficiato di un prelievo minimo sulla produzione, dal momento che non dovevano pi vettovagliare le citt, allora in pieno declino.
A titolo di semplice ipotesi, ci si potrebbe domandare se non sia stata
la rendita dei proprietari a fare le spese degli adeguamenti fiscali
[Zuckerman 330]. Il vii e lviii secolo potrebbero aver conosciuto un
altissimo livello di prelievo statale, inevitabile a causa delle spese, a
prezzo di un calo della rendita, che spiegherebbe la presunta minore
proporzione di grandi proprietari in questepoca; in seguito, con il ritorno della sicurezza e lacquisizione di qualche progresso agricolo, la
possibilit di una rendita pi cospicua avrebbe di nuovo reso attraente la grande propriet.
Nellxi-xii secolo, la quota delle tasse rappresentava tra un quarto e
un terzo abbondante del reddito dei contadini, a seconda che fossero locatari, e che disponessero di appezzamenti pi o meno grandi. Tali calcoli rimangono comunque semplici stime [Oikonomides 328, pp. 129135].

2b_Bisanzio II_77-216

144

7-07-2008

13:55

Pagina 144

Le istituzioni dellImpero

5. Lesenzione fiscale.
Lestensione delle esenzioni (o exkousseiai, dal latino excusare, dispensare da un obbligo) ha provocato discussioni tra i bizantinisti, perch alcuni vi hanno visto uno dei tratti pi importanti della feudalit
bizantina e sono arrivati a fare paragoni con limmunit occidentale
[Ostrogorsky 460]. La realt sembra piuttosto differente, dal momento
che fino alla fine dellxi secolo, di norma, limposta di base, la pi importante, stata raramente oggetto di esenzione, fatti salvi gli sgravi
temporanei accordati quando un disastro aveva provocato la distruzione dei raccolti. Alcuni monasteri, vero, ottennero dei logisima (la concessione da parte dellimperatore di una somma pari alla tassa da pagare, che dunque ne risultava annullata) su una parte modesta dei loro beni. Alcune categorie della popolazione, come gli ecclesiastici o, nel x
secolo, alcuni funzionari palatini, hanno beneficiato di privilegi globali. Altri sono stati scusati perch assolvevano altri obblighi, come gli
exkoussatoi del dromo, che mantenevano i cavalli della posta imperiale
[Oikonomides 328].
Le esenzioni dalle tasse straordinarie sono in compenso ben attestate a partire dallxi secolo, quando la nostra documentazione si fa pi ricca. Si pu chiaramente evincere, sulla base dei registri di possedimenti
laici conservati, che un proprietario, quando si innalza nella scala sociale, come il gran domestico di Alessio Comneno, Gregorio Pacuriano, o
quando fa parte dellaristocrazia fin dalla nascita, come Andronico Duca, cugino di Michele VII, allora riesce a ottenere delle esenzioni importanti. I monasteri influenti, come quelli del Monte Athos, riescono
anchessi a strappare privilegi, a forza di maneggi nella capitale. I beneficiari se ne avvantaggiavano per attirare nei loro possedimenti la manodopera, sempre rara, essendo in grado di offrire ai contadini condizioni migliori rispetto ai propri concorrenti tassati per intero. Potendo
cos mettere a coltura pi terreni, si arricchivano pi rapidamente.
I privilegi legati a dei beni erano ereditabili, e, con la moltiplicazione delle donazioni imperiali (finalizzate a procurarsi dei fedeli, in particolare in periodi di instabilit politica), le perdite del fisco dovettero
accrescersi regolarmente. Due movimenti, daltro canto, ostacolavano
questa espansione. Alcuni imperatori abolivano o riducevano i vantaggi concessi dai predecessori, come nel caso di Isacco Comneno che, di
fronte alla casse vuote del Tesoro, dovette ricorrere a questa misura che
lo rese impopolare e contribu alle sue dimissioni, poich toccava laristocrazia e i monasteri della capitale. Su scala pi modesta, ma pi si-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 145

Lamministrazione imperiale

145

stematica, i funzionari del fisco tendevano a rimettere in discussione i


favori accordati. Approfittavano della perdita di documenti ufficiali o
rifiutavano di prenderli in considerazione se erano molto vecchi. La documentazione in nostro possesso prova che i proprietari cercavano di far
confermare le vecchie crisobolle dai nuovi sovrani. dunque poco probabile che le esenzioni fiscali abbiano contribuito a svuotare irreparabilmente il Tesoro prima del 1204, bench questo punto resti discutibile, ma senzaltro hanno contribuito a modificare il sistema per mezzo
del quale lo Stato si procurava entrate sufficienti.
6. Levoluzione dellxi e del xii secolo.
Occorre notare due cambiamenti principali. Da una parte lo Stato si
preoccupa sempre meno di percepire limposta fondiaria tradizionale,
sviluppando altre risorse, e daltro canto, a partire dai Comneni, riscuote meno di frequente le tasse direttamente dai contribuenti, e istituisce
la pronoia. Levoluzione della posizione statale verso tali questioni pu
essere ricostruita attraverso la sua politica riguardo alla terra clasmatica. A partire dalla fine del ix secolo, quando in una comunit una terra
abbandonata non produceva pi tasse per trentanni, era separata dal
registro comunitario e diveniva propriet statale [cfr. cap. x]. Nel x secolo, il fisco rivendeva le terre clasmatiche a un prezzo spesso ridicolo,
mentre dopo, a partire dallxi secolo, perlopi decise di tenersi le terre
e di sfruttarle per conto proprio, a causa dellaumento della manodopera. Allimposta fondiaria si aggiungeva cos la rendita dellaffitto pagato da ogni contadino al proprietario. Limpulso potrebbe essere stato
fornito da Basilio II, dato che soprattutto, avendo eseguito vaste confische, aveva accresciuto la quota delle terre pubbliche. In ogni caso, lufficio incaricato di gestire le terre possedute in proprio dal fisco (oikeiaka)
compare nella documentazione a partire dal 1030 e assume importanza
crescente per divenire, nel xii secolo, la principale cassa del fisco in provincia [Oikonomides 340].
La pronoia offre rendite statali al suo beneficiario. La devoluzione
di una rendita fiscale a un privato non una novit dalla fine dellxi secolo, poich, si visto, gli imperatori concedevano dei sekreta ai loro intimi. Lo stesso Basilio II, dopo aver vinto Barda Sclero nel 989, lo perdon e gli offr le rendite fiscali di due province dOriente. In maniera
analoga, Costantino Leicuda, prima di essere nominato patriarca, aveva dovuto restituire i documenti che gli concedevano diritti sulle enormi rendite del sekreton che gestiva la pia fondazione dei Mangani. Li-

2b_Bisanzio II_77-216

146

7-07-2008

13:55

Pagina 146

Le istituzioni dellImpero

stituzione della pronoia inquadra definitivamente questa pratica. Si tratta dellattribuzione vitalizia, da parte dellimperatore, di una rendita
statale (imposta fondiaria di un terreno, diritti doganali ecc.) a un personaggio, non necessariamente un militare, in ricompensa di servizi resi o da rendere, se non addirittura a titolo di semplice liberalit imperiale. Lo Stato non abbandona dunque i suoi diritti teorici e pu riprendersi il suo bene nel caso il servizio in questione non sia reso. Lo Stato
concede perlopi una quantit di tasse che i contribuenti non versano
pi allesattore, ma al pronoiaro; e pu eventualmente accordare delle
donazioni di pareci; ovvero, i pareci che lavorano sulle terre dello Stato e pagano contemporaneamente una tassa e un affitto pi o meno fusi nello stesso versamento, il pakton, adesso versano la somma al beneficiario della pronoia [Kazhdan 389].
Lo Stato evitava cos ogni intermediario tra il contribuente e il funzionario, in un momento in cui cercava di ridurre il costo dellamministrazione. Il beneficiario si vedeva procurate rendite pi regolari, perch se le procurava egli stesso. In precedenza, non era raro lamentare
gravi ritardi nel versamento delle rogai, che condussero a ribellioni militari, in particolare durante la crisi monetaria della seconda met dellxi secolo, mentre non si notano simili movimenti presso i pronoiari,
prima del 1204.
In linea di principio, per il contribuente non cambiava nulla, in quanto lagente del pronoiaro si sostituiva al funzionario del fisco. Il versamento delle tasse a un privato non era una pratica radicalmente nuova,
poich la tecnica del logisimon o del solemnion autorizzava il beneficiario a percepire per proprio conto le imposte dovute per i suoi possedimenti terrieri, che cos dunque aumentavano notevolmente la propria
rendita.
I primi casi noti di pronoia hanno riguardato alcuni parenti stretti di
Alessio Comneno, i suoi fratelli Isacco e Adriano e suo cognato Niceforo Melisseno. Quando i monaci di Lavra, sul Monte Athos, appresero
che avrebbero dovuto pagare le tasse a Isacco, fratello di Alessio, divennero inquieti per il timore di essere espropriati dei beni a profitto di
Isacco, e per rassicurarli ci volle la garanzia dellimperatore che le cose
non stavano affatto cos. I pronoiari non avevano il diritto di modificare il tasso dimposta, ma il contribuente non aveva pi legami diretti con
lamministrazione fiscale centrale.
Nel corso del xii secolo, la pronoia si diffuse per pagare i funzionari,
in particolare i soldati [cfr. cap. vii, pp. 185-86], per somme molto pi
modeste di quelle accordate ai membri della famiglia imperiale. Questi
ultimi peraltro continuarono a riceverne, com il caso del cesare Gio-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 147

Lamministrazione imperiale

147

vanni Rogerio nella regione di Strumitza o del cesare Ranieri di Monferrato, genero di Manuele Comneno, che ottenne le tasse di Tessalonica. A paragone dellexkousseia, la pronoia aveva il vantaggio di essere
commisurata alla durata del servizio reso. Era per sua natura vitalizia e
non trasmissibile. Quando un funzionario non risultava soddisfacente,
gli veniva ritirata.
A lungo andare, tuttavia, il fisco rischiava di rimetterci, soprattutto
in caso di espansione economica. Se al pronoiaro veniva assegnato un
villaggio, questultimo poteva svilupparsi nel contesto favorevole del xii
secolo, dimodoch il pronoiaro vedeva aumentare le proprie rendite senza che lo Stato gli riprendesse le eccedenze, perch i funzionari incaricati della perequazione fiscale nelle province, gli exisotai, passavano solo di rado nei villaggi. Se, per disgrazia, le rendite del pronoiaro non corrispondevano pi a quanto gli era dovuto, questi non mancava di
rivolgersi al fisco per farsi integrare la pronoia. Infine, poteva stabilirsi
una relazione di dipendenza tra un grande pronoiaro e i suoi contribuenti, cosa che dava al primo uninfluenza sociale suscettibile di essere esercitata a discapito dellimperatore. I pronoiari pi importanti mantenevano unamministrazione parallela i cui responsabili ottenevano, tramite il proprio capo, varie dignit imperiali e si facevano rispettare con
guardie del corpo. Queste amministrazioni finivano dunque per sostituirsi a quella statale, e davano loro unautorit diretta sui sudditi del
basileus. Nel 1204, dopo la caduta di Costantinopoli, questi grandi pronoiari negoziarono spesso la loro resa di fronte ai conquistatori latini,
come nel caso del Peloponneso. La pronoia conobbe unevoluzione che
accentuava i suoi inconvenienti e fin tardivamente per divenire ereditaria, ma solo dopo il 1204.
7. Il ruolo dello Stato nelleconomia.
Per il tramite della fiscalit, lo Stato prelevava una parte della produzione e disponeva duna gran quantit di denaro contante, che non
solo costituiva il suo principale strumento dinfluenza sociale ma ne faceva anche, necessariamente, il primo attore delleconomia bizantina.
inutile insistere sulla sua funzione di redistribuzione per mezzo del
versamento delle rogai e pi tardi della concessione delle rendite. Il ruolo dello Stato nelleconomia stato oggetto di interpretazioni divergenti. Nessuno difende pi lidea di uno Stato che controllava gli scambi,
eccezion fatta per qualche prodotto strategico, come le armi, il legno
da costruzione e i tessuti di porpora. Lo Stato si limitava a regolare i

2b_Bisanzio II_77-216

148

7-07-2008

13:55

Pagina 148

Le istituzioni dellImpero

mercati, compresi quelli concessi a potenze straniere (Bulgaria o principato di Kiev, emirato di Aleppo, pi tardi Venezia). Si ignora per
quale parte rappresentasse il mercato nel contesto degli scambi. La risposta deve essere calibrata a seconda delle epoche. Prima del x secolo, lo Stato sembra intervenire per stimolare il grande commercio reso
letargico dalle circostanze. Pu essere spiegato cos il prestito forzato
imposto agli armatori da Niceforo I [cfr. cap. xii, p. 317]. Leconomia
di mercato, se possiamo concederci questo anacronismo, vede aumentare la propria importanza nel corso dei secoli, con limpiego ritrovato
della moneta e, senza dubbio, laccrescimento delle eccedenze agricole che provoca, indirettamente, un nuovo sviluppo delle produzioni di
lusso. Questo sviluppo non impedisce peraltro la sopravvivenza del baratto, anche nellepoca in cui la monetarizzazione pi avanzata [Saradi 329]. La parte sempre pi importante che svolsero negli scambi i
mercanti italiani, i migliori rappresentanti di questa libert di scambio,
caratteristica di tale evoluzione. Angeliki Laiou accetterebbe lipotesi alta di una parte del 40% occupata da prodotti non agricoli nel
contesto della parte monetarizzata delleconomia del xii secolo [612,
p. 691]. Lo Stato interviene nel commercio degli oggetti di lusso, sia
come committente sia come fornitore sia, infine, come regolatore. Le
sete tessute nel laboratorio del blattion sotto lautorit di un arconte
costituiscono una risorsa politica e diplomatica. Il valore dei beni preziosi stoccati nelle riserve delleidikon o dei vestiaria, il pubblico e il privato, tutti situati nel Gran Palazzo, era sicuramente considerevole, salvo in tempo di crisi. La legislazione interviene per far rispettare una
concorrenza leale, in particolare per evitare che i magnati o i ricchi proprietari privino gli artigiani di materie prime o invadano il mercato con
i propri prodotti, o ancora non volgano a proprio profitto lorganizzazione delle fiere.
Come ha ben sintetizzato Laiou nel suo contributo allEconomic History of Byzantium [612, pp. 681-96] sugli scambi non commerciali, i doni degli imperatori ai sovrani stranieri comportano a volte somme considerevoli, in beni preziosi o in contanti, e raggiungono lequivalente di
parecchie centinaia di migliaia di monete doro, mentre le somme registrate nei contratti italiani tra commercianti nel xii secolo si esprimevano ancora in centinaia o al massimo migliaia di iperperi.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 149

Lamministrazione imperiale

149

ii. la legge.
Limperatore resta lunica fonte delle leggi, alle quali non personalmente sottoposto (princeps legibus solutus est), con leccezione delle consuetudini locali che sono utilizzate per difetto, relativamente a questioni secondarie, quando non contraddicano la legislazione imperiale. Limperatore affida a dei professionisti, come i questori, la redazione dei testi
giuridici. A questa attivit legislatrice si aggiungono le numerose risposte alle questioni di diritto sollevate dai funzionari dellImpero. Queste
lyseis costituiscono la giurisprudenza. Ci si interrogati sullinfluenza
della cristianizzazione sullevoluzione del diritto bizantino. Dopo aver
stimato in passato che tale influenza fosse nettamente percepibile a partire dallepoca di Giustiniano, oggi gli specialisti sono pi prudenti, considerando che le pratiche sociali e le tradizioni, talora ereditate dallantichit pi remota, hanno anchesse influenzato il diritto imperiale, al
punto che difficile determinare i vari apporti [Beaucamp 269]. In alcuni ambiti tuttavia, come il diritto matrimoniale, linfluenza della Chiesa si manifesta nella riduzione delle possibilit di divorzio, e si accresce
al punto che le controversie in questo ambito furono progressivamente
risolte solo davanti a tribunali ecclesiastici.
1. I codici.
a) LEcloga.
LEcloga (scelta di leggi) costituisce il primo tentativo di rinnovamento globale della legge in vigore dal tempo di Giustiniano. Non
un caso se fu promulgata nel 741, quando si affermava il potere degli
Isaurici. molto breve rispetto al Codice giustinianeo, ma i suoi 18 titoli affrontavano i principali aspetti della vita quotidiana. LEcloga fu
accresciuta di appendici che riprendevano testi anteriori, tra cui la Legge agraria. Questa non un testo imperiale, daterebbe allepoca di Giustiniano II, comprende 85 articoli e tratta di problemi pratici del mondo rurale, come il furto di bestiame, lo spostamento di recinti, i danni
al raccolto. La popolarit di questopera fu tale che il suo contenuto
venne incorporato nellHexabiblos, compilazione del giurista Costantino Armenopulo risalente al xiv secolo. La Legge militare ricorda che i

2b_Bisanzio II_77-216

150

7-07-2008

13:55

Pagina 150

Le istituzioni dellImpero

soldati sono immuni dalla giurisdizione civile, salvo in caso di adulterio, e tratta principalmente delle punizioni da infliggere ai soldati colpevoli di diserzione, insubordinazione o saccheggio. Le Legge rodia concerne le questioni marittime, e annovera delle clausole che regolano la
spartizione dei profitti tra lequipaggio e larmatore. In questi casi, linfluenza del cristianesimo si fa sentire nella relativa moderazione delle
punizioni, in cui alla pena capitale si sostituiscono le mutilazioni, o, al
contrario, riducendo i casi in cui un matrimonio o un fidanzamento potevano essere rotti.
b) I Basilika.
Lusurpatore Basilio I, desideroso di atteggiarsi a buon sovrano, affront il problema del riordino delle leggi e decise di rielaborare un nuovo codice. LEpanagoge o meglio Isagoge (Introduzione), composta da
40 titoli, in parte sotto linfluenza del patriarca Fozio, fu la prima raccolta a comparire, ma venne sostituita poco dopo dal Procheiron (Manuale), anchesso composto da 40 titoli, in cui si correggevano i presunti errori di Fozio. I due codici avevano per fonte comune il Corpus
Iuris Civilis. I Basilika, promulgati sotto Leone VI, comprendevano 60
libri organizzati tematicamente. Il testo ancora una volta basato sulla
compilazione del Digesto e del Codice di Giustiniano, in traduzione greca, nonch sulle novelle di questo sovrano, con leliminazione delle disposizioni giudicate superflue o obsolete. I giurisperiti hanno rapidamente aggiunto dei commentari (scoli), spesso derivati da commentatori del vi e vii secolo. Altri ancora hanno elaborato delle opere che
facilitavano la consultazione dei Basilika, la pi conosciuta delle quali,
la Synopsis Basilicorum Maior, ha goduto di unampia diffusione. Numerosi manoscritti conservano anche, in appendice, le novelle degli imperatori macedoni e dei Comneni.
2. Le novelle.
Gli imperatori completavano incessantemente le leggi esistenti, in
qualit di fonti della Legge. La difesa dei beni stratiotici gener tutta
una serie di novelle promulgate dagli imperatori che vanno da Leone
VI a Basilio II. Leone VI fu un legislatore particolarmente prolisso, e
ci pervenuta una collezione di 113 sue novelle, che cercavano in particolare di armonizzare il diritto imperiale e il diritto canonico [Noailles 86]. La prima met di queste leggi riguarda il diritto delle persone,

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 151

Lamministrazione imperiale

151

il matrimonio limperatore della Tetragamia condanna formalmente


le terze nozze! , le doti, leredit, ladozione, ormai resa possibile per
gli eunuchi.
3. La formazione dei giuristi.
Qualsiasi insegnamento pubblico del diritto era cessato dopo il vii
secolo. Le esigenze non erano le stesse per i futuri funzionari o per i
giovani destinati a divenire notai o tabulari. I funzionari dellImpero,
in particolare i giudici, non erano necessariamente tenuti ad acquisire
conoscenze giuridiche approfondite, in quanto erano aiutati da giurisperiti. Lidea di educare a Palazzo gli ausiliari diretti del potere risale allepoca del cesare Barda, ma fu Costantino Monomaco a rifondare
una cattedra pubblica, quella di nomophylax, che affid a uno dei suoi
vecchi consiglieri, Giovanni Xifilino, futuro patriarca, e che fu installata nella grande fondazione imperiale dei Mangani. Questo insegnamento era in primo luogo destinato a formare alti funzionari competenti. Si ha la sensazione che il livello e il numero di buoni giuristi sia
regolarmente aumentato nellxi e xii secolo, e che la precisione degli
atti conservati, in particolare quelli dellAthos, vada regolarmente crescendo, senza che il 1204 causi in questambito una flessione duratura. Leducazione di tabulari o notai nota dal Libro delleparco. Per ottenere uno dei 24 posti di notaio privato a Costantinopoli, gli apprendisti dovevano conoscere a mente i 60 libri dei Basilika. Esistevano
delle scuole professionali, che sembrano legate a quelle che fornivano
un insegnamento generale, come la scuola situata nella chiesa dei Quaranta Martiri [Magdalino 570, pp. 34-37]. Si poteva anche assistere ai
corsi del nomophylax, a meno che questultimo non si fosse limitato a
formare i notai pubblici.
Chi praticava la giurisprudenza disponeva di manuali: oltre alla Synopsis dei Basilika, il Tipoukeitos, redatto prima del 1100, costituiva un
indice dei Basilika, integrato da riferimenti alle fonti. Nel 1142 un giurista rimasto anonimo inizi un commentario dei Basilika intitolato Ecloga Basilicorum, ma tratt solo dieci libri su sessanta, con linclusione di
elementi della legislazione pi recente e di esempi concreti.

2b_Bisanzio II_77-216

152

7-07-2008

13:55

Pagina 152

Le istituzioni dellImpero

iii. lamministrazione centrale.


Limperatore governa con lintermediazione dei suoi subordinati, i
funzionari, che hanno il potere solamente per delega del sovrano. Di
conseguenza, la responsabilit di eventuali abusi imputata allimperatore in carica e talora giustifica delle rivolte. Limperatore emette documenti tramite la cancelleria. Il pi solenne, attestato fin dal tempo
della dinastia macedone, il logos crisobollo, suggellato, come indica
il nome, da una bolla doro. La parola logos, la data (mese e indizione),
il legimus e la firma completa dellimperatore (N., basileus e autocratore dei Romani, fedele in Cristo Dio) sono vergati in cinabro (inchiostro
vermiglio). Questa serie di parole scritte di pugno dal sovrano porta il
nome di menologio. Le crisobolle sono destinate a garantire dei privilegi, compresi trattati con potenze straniere, come nel caso dei privilegi
accordati ai Veneziani da Basilio II o Alessio Comneno.
Per rendere nota la sua volont, limperatore inviava prostagmata o
prostaxeis, brevi documenti che recavano la firma del sovrano vergata
con il cinabro, ai funzionari, affinch applicassero la decisione imperiale.
1. I consiglieri dellimperatore.
Nel Medioevo nessuna istituzione paragonabile al concistoro dellepoca costantiniana. Limperatore sceglie secondo la sua volont la cerchia ristretta dei consiglieri. Di norma, sono presenti i pi elevati funzionari civili e i generali pi importanti. Un imperatore come Leone VI,
che non condusse mai un esercito, sembra avere a lungo contato sui consigli di Niceforo Foca il Vecchio, da lui promosso a domestico delle scholae. Le reggenti dellImpero sentirono spesso la necessit di appoggiarsi a un consigliere privilegiato: Teodora, madre di Michele III, si pose
sotto linfluenza di un eunuco, il logoteta del dromo Teoctisto; Maria
di Antiochia, madre di Alessio II Comneno, affid il potere a un parente del defunto sposo, il protosebasto e protovestiario Alessio Comneno.
Nellxi secolo, durante il quale si susseguirono imperatori a volte inesperti e poco inclini a interessarsi ai dettagli del governo, il consigliere
privilegiato aveva una posizione riconosciuta e nei testi viene definito
il mesazon (intermediario) o il paradynasteuon (colui che affianca il

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 153

Lamministrazione imperiale

153

potere), titoli peraltro che non furono mai ufficiali. A partire dal regno di Alessio Comneno, il consiglio imperiale si confonde con la riunione dei parenti stretti dellimperatore, i quali ormai occupano anche
le pi alte funzioni. Possediamo pochissimi resoconti di tali riunioni.
Michele Attaleiata, che assistette al consiglio precedente alla battaglia
di Mantzikert, ci mostra Romano Diogene che sollecita il parere dei partecipanti, i quali sembrano esprimersi con una certa libert esponendo
opinioni divergenti sul modo di difendere le frontiere orientali dellImpero. La decisione finale presa dallimperatore.
Alessio Comneno, appena arrivato al potere, affid gli affari interni
dellImpero alla madre, Anna Dalassena, poco esperta e dotata senza
dubbio di scarsa istruzione. Per aiutarla, cre la funzione di logoteta dei
sekreta, incaricato di supervisionare lamministrazione civile, funzione
che rimase anche dopo lallontanamento di Anna.
2. Il reclutamento e la remunerazione dei funzionari.
Il reclutamento dei burocrati si effettuava, naturale, anche in funzione delle competenze dellinteressato, in particolare nellambito del
diritto e della retorica, ma soprattutto per raccomandazione. I legami
di parentela, di clientela, una provincia dorigine comune facilitavano
linizio della carriera. Spesso, un funzionario o un membro dellalto clero intercedevano presso il sovrano per collocare elementi brillanti della
loro citt dorigine, e questi ultimi, a loro volta, introducevano i loro cadetti. cos che i fratelli Coniati giunsero al culmine della gerarchia, civile per Niceta ed ecclesiastica per Michele. Erano tenuti a essere leali
e gli imperatori, dai quali ottenevano il proprio potere, pretendevano
da loro un giuramento di fedelt (pistis).
Le modalit di retribuzione dei funzionari sono variate a seconda del
tempo e della funzione esercitata. Di norma, come si visto [cfr. cap.
iv, p. 93], lo Stato assicurava loro una rendita regolare sotto forma duno stipendio (roga), accresciuto da unannona proporzionale allimportanza della carica. A questo si sommavano i vantaggi in natura forniti
dagli amministrati, vitto e alloggio. Numerosi funzionari ricevevano una
gratificazione (synetheia o sportula) per gli atti che redigevano in favore di un beneficiario. Le somme erano in linea di principio fissate per
legge, ma non mancavano gli abusi, a prestar fede alle lamentele degli
amministrati.
I funzionari civili sembrerebbero aver goduto di introiti pi cospicui di quelli dei colleghi che servivano nellesercito. Non erano tanto le

2b_Bisanzio II_77-216

154

7-07-2008

13:55

Pagina 154

Le istituzioni dellImpero

rogai a essere pi elevate, quanto le synetheiai che fornivano sostanziosi complementi. Non abbiamo esempi concreti anteriori allepoca tardoantica, ma ricordiamo che nel vi secolo il giovane Giovanni Lido riceveva come exceptor presso la prefettura del pretorio un salario da 10
a 20 nomismata, ma ne aveva guadagnati 1000 a titolo di emolumenti
per i suoi atti, cifra di sicuro eccezionale per un debuttante. In epoca
medievale, una parte dei funzionari civili subalterni era direttamente remunerata dagli utenti, e doveva acquistare la propria carica a carissimo
prezzo, da 20 a 60 libbre doro per gli esempi conosciuti. Le rendite risultanti erano per considerevoli, almeno per quanto riguarda i funzionari del fisco. Alcuni militari erano pagati secondo modalit analoghe.
il caso dello stratego di Mesopotamia, che tradizionalmente percepiva le imposte commerciali della sua provincia di frontiera. Si noter comunque lassenza di uniformit e lesistenza di numerose pratiche specifiche dovute alle tradizioni locali.
Gli imperatori avevano accordato elevate rendite di questo tipo nella speranza di ridurre lendemica corruzione; quella dei giudici di tema
era la pi criticata, perch comportava delle sentenze inique. Limperatore Andronico I Comneno decise di innalzare notevolmente il loro stipendio, a condizione che rinunciassero a intascare bustarelle. Leffetto
della riforma non super la breve durata del regno di questo sovrano.
In aggiunta ai loro introiti monetari, i funzionari in missione fuori dalla capitale potevano esigere lalloggio per s e per il seguito, oltre il vettovagliamento, sotto forma di kaniskia, piccoli panieri che contenevano per esempio del pollame. Anche queste prestazioni secondarie erano strettamente regolamentate da testi, ma ci non impediva gli abusi.
Le rendite dei funzionari pi elevati servivano anche a retribuire il
loro entourage, il seguito che li accompagnava nellesercizio della loro
funzione, in particolare in provincia, e che li distingueva dagli altri funzionari subalterni inviati da Costantinopoli. Questo entourage permetteva a uno stratego di tema, per esempio, di farsi rispettare dagli aristocratici della sua provincia, anchessi provvisti del loro seguito personale [Oikonomides 240].

iv. i principali servizi statali.


Nelle pagine seguenti verranno menzionati solo i principali servizi e
i relativi funzionari [per lamministrazione di Costantinopoli, cfr. cap.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 155

Lamministrazione imperiale

155

xi]. Gli uffici di Costantinopoli erano popolati anche di giovani segretari (grammatikoi), i pi talentuosi dei quali potevano sperare in una bella carriera, e di un personale subalterno di notai, incaricati di redigere
i documenti amministrativi, spesso reclutati nelle famiglie dellaristocrazia civile.
1. La cancelleria1.
In epoca medievale, la cancelleria diretta da un protoasekretis che
ha al suo servizio dei notai (asekretai). Questo ufficio approntava gli atti imperiali, tra cui le crisobolle, i prostagmata e le leggi, scritte in reparti specializzati. Il contenuto degli atti era verificato dal preposito del
calamaio (epi tou kanikleiou), che successivamente apponeva i segni di
autenticazione in inchiostro purpureo (cinabro) prima di farli firmare,
se necessario, dallimperatore.
2. Le finanze.
NellAntichit, i servizi finanziari erano stati dominati dal prefetto
del pretorio, dal comes delle sacre largizioni (comes sacrarum largitionum)
e dal comes del patrimonio privato (comes rei privatae), che scomparvero tutti nel corso della prima met del vii secolo [Haldon 126]. Furono
sostituiti da diversi grandi sekreta, diretti da funzionari chiamati logoteti, spesso antichi subordinati del prefetto e dei comites scomparsi. Lantica distinzione tra beni della Corona e beni fiscali fu mantenuta.
Il logoteta del genikon (generale) dirige il principale servizio fiscale e riscuote limposta sulla terra. I suoi sottoposti hanno competenza
per stabilire i registri fiscali (cartulari), rivedere il catasto, laddove esiste (epopti), riscuotere le tasse (dieceti). Nicolas Oikonomides, in un
saggio fondamentale [635, n. VIII], ha mostrato levoluzione della funzione del commerciario, che appaltata, dalla met del vii secolo fino
allepoca di Leone III, ai pi importanti personaggi dello Stato. In questa stessa epoca, i depositi (apothekai) dei commerciari sono attestati in
tutte le province dellImpero e non pi solo in Oriente, come nel vi secolo. Lautore attribuisce questa estensione allo sviluppo della sericoltura e della produzione di seta, ipotesi che stata accolta con scetticismo. Eppure, come si visto, laltra ipotesi proposta, la raccolta della
synone, si scontra con pesanti obiezioni. A partire dal ix secolo, i commerciari divennero semplici esattori dei diritti di transazione sui mer-

2b_Bisanzio II_77-216

156

7-07-2008

13:55

Pagina 156

Le istituzioni dellImpero

cati, e i loro sigilli perdono limmagine dellimperatore in carica che li


distingueva dagli altri funzionari.
Il comes delle acque, incaricato di riscuotere le tasse sulla distribuzione dellacqua, e il comes della Lamia, incaricato di raccogliere e senza dubbio di distribuire il grano annonario destinato ai funzionari, dipendono anchessi dal logoteta del genikon.
Il logoteta dello stratiotikon si occupa del reclutamento e del finanziamento dellesercito. Aggiorna inoltre i ruoli militari, in particolare
quelli dove sono registrate le strateiai che compongono le liste dei soldati mobilitabili dei vari temi.
Il preposito della sacella, apparso solo nel ix secolo, responsabile
del Tesoro statale. Come riflesso della molteplicit dei suoi compiti, dispone di numerosi subordinati. Ha autorit, tra laltro, sui protonotari
dei temi, sui controllori dei pesi e delle misure (zygostatai), e sui responsabili delle pie fondazioni che non sono indipendenti, come gli xenodochoi (ospitalieri), gerokomoi (direttori dospizio).
Il cartulario del vestiarion pubblico era responsabile dellarsenale, dove erano conservati il necessario per equipaggiare una flotta nonch, senza dubbio, riserve di metalli preziosi, giacch da lui dipendevano non
solo lexartistes (capo dellarsenale), ma anche larconte tes charages, direttore del dipartimento dove si batteva moneta.
Il preposito alleidikon o idikon, ossia il Tesoro speciale o privato, disponeva di riserve monetarie e di oggetti preziosi (doro e di seta) che
utilizzava per equipaggiare una flotta e per pagare le rogai. Comandava
inoltre i capimastri degli opifici (arconti degli ergadosia) che fornivano
gli oggetti preziosi distribuiti a Palazzo.
Infine, il sacellario, la cui prima funzione risale a Zenone, era in origine un membro del sacrum cubiculum. A partire dal vii secolo, gli imperatori hanno affidato ai sacellari, loro uomini di fiducia, dei comandi
che non si limitavano alle loro competenze finanziarie. Nellviii secolo,
il sacellario divenuto il controllore delle finanze dello Stato, e ha notai che lo rappresentano in ciascun ufficio.
3. Le istituzioni pie.
Le case pie (euageis oikoi) sono strutturate sullo stesso modello dei
grandi oikoi laici, e possiedono vaste propriet fondiarie in tutto lImpero, amministrate da un personale di intendenti specializzati. Le loro
rendite erano, in linea di principio, destinate a opere di carit, ma furono spesso stornate in favore di protetti dellimperatore. Tali fondazio-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 157

Lamministrazione imperiale

157

ni ottennero unimportanza crescente a partire dal ix secolo, e in numerosi casi ottennero lindipendenza amministrativa. Il grande curatore
gestisce i possedimenti imperiali, nello specifico con lintermediazione
di intendenti (episkeptitai), per essere sostituito nellxi secolo dalleconomo delle case pie. Il curatore dei Mangani ha la responsabilit di uno
dei pi grandi possedimenti imperiali, riorganizzato e dotato di almeno
una grande propriet da Basilio I, e poi di nuovo largamente dotato da
Costantino IX Monomaco. Lorfanotrofo dirige il grande orfanotrofio
di Costantinopoli [Miller 634], che acquista importanza a partire dallxi
secolo:
gli abitanti hanno un alloggio, e ottengono senza sforzo vesti e nutrimento dalla mano imperiale. La cosa pi sorprendente che questi indigenti, come se fossero ricchi proprietari terrieri dotati di rendite dogni sorta, hanno come intendente
e amministratore dei loro mezzi di sussistenza limperatore in persona e i suoi collaboratori [Anna Comnena, Alessiade, 15.7.5].

4. Il dromo.
A partire dallviii secolo, il logoteta del dromo (lantico cursus publicus), aiutato da un protonotario, si occupa della manutenzione della rete stradale, fa circolare corrieri che portano i messaggi imperiali, sorveglia i funzionari provinciali e dirige i servizi di spionaggio [Koutrakou
223; Jacoby 222]. Il logoteta riceve le ambasciate straniere e garantisce
il loro alloggio e la loro sicurezza. Fungendo contemporaneamente da
capo dei servizi segreti e da ministro degli Esteri, dunque sempre un
intimo dellimperatore.
Gli ambasciatori non erano professionisti, ma erano scelti per la loro
lealt e la conoscenza del paese in cui si recavano, o almeno del suo sovrano. Perlopi partivano in coppia, e uno dei due era un ecclesiastico,
in particolare quando si recavano in un paese musulmano. Portavano con
s propri servitori e i regali da offrire, dei quali si redigeva una lista dettagliata affinch non se ne perdesse qualcuno per strada. Avevano il diritto di portarsi dietro mercanzie da vendere, e questo permetteva loro
di rientrare nelle spese e di essere remunerati per queste lunghe missioni. In linea di massima i salvacondotti erano rispettati, ma Leone Cherosfacta trascorse qualche tempo nelle prigioni dello zar Simeone, e Niceforo Urano fu detenuto per anni a Bagdad dal califfo. Non bisogna per
dimenticare che Urano fu accusato di aver tentato di avvelenare Barda
Sclero, allora rifugiato in quella citt [Shepard 1067].

2b_Bisanzio II_77-216

158

7-07-2008

13:55

Pagina 158

Le istituzioni dellImpero

5. La giustizia.
La responsabilit della giustizia era suddivisa tra numerose istituzioni di cui non sempre facile definire le competenze, che per giunta cambiavano nel corso del tempo. Se limperatore chiaramente il giudice
supremo che pu avocare qualsiasi processo in appello, ogni funzionario a capo dun servizio detiene una parte del potere giudiziario: lo stratego dispone di unampia autorit disciplinare sui suoi soldati, il questore tratta questioni di eredit, il prefetto di questioni commerciali, il genikos di contenziosi fiscali Tali funzionari non sono necessariamente
giuristi di formazione, ma sono assistiti da esperti. Se ignoriamo gran
parte del funzionamento del sistema giudiziario nei secoli bui, che comunque doveva essere perlopi in continuit con lepoca precedente,
con i governatori (o arconti) che esercitavano tale funzione nelle province, a partire dal ix secolo si vede emergere invece un gruppo di giudici
specializzati. I collegi dei giudici dellIppodromo e del Velo sono attestati per la prima volta nel Taktikon scorialensis (971-75). Si riunivano
in seduta nellippodromo coperto del Gran Palazzo. probabile che i
giudici del Velo rappresentassero unlite, selezionata tra quelli dellIppodromo. Parecchi di loro servivano fuori dalla capitale per presiedere
i tribunali dei temi.
In seguito allaccrescersi del numero di cause, come portato dello sviluppo demografico ed economico, apparvero nuovi presidenti di tribunale. Il drungario della Veglia cessa, intorno al 1030, di essere un capo
militare per presiedere al pi importante tribunale di Costantinopoli.
La Peira, raccolta giurisprudenziale, testimonia dellattivit di uno dei
primi titolari di questa carica nonch uno dei pi innovatori, Eustazio
Romeo [Oikonomides 346]. Sappiamo grazie a una novella di Manuele
Comneno che nel xii secolo la giustizia era amministrata da quattro funzionari: il drungario della Veglia, il protoasekretis, il dikaiophylax e il misterioso prokathemenos ton demosiakon [Macrides 299; Gkioutzioukosta 347].
6. Levoluzione dellamministrazione sotto i Comneni.
Le riforme di Alessio Comneno, nelle quali non si distingue un piano dinsieme, miravano a ridurre il numero dei servizi e ad adattare lamministrazione alle nuove realt fiscali [Magdalino 344]. Cos il genikon,
lo stratiotikon e leidikon declinano prima di scomparire del tutto. Cam-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 159

Lamministrazione imperiale

159

biano le attribuzioni di altri uffici: il sacellario cessa di controllare le finanze per divenire il capo dun servizio che ha giurisdizione sugli scali
marittimi e la marina mercantile. Nel xii secolo, lepi ton oikeiakon riscuote la maggior parte degli introiti provinciali, e il vestiario pubblico
diventato la principale cassa fiscale, mentre il Phylax la cassa privata dellimperatore. Due capi contabili, il gran logariasta degli uffici e il
logariasta degli uffici pii, che sostituisce leconomo delle case pie e il curatore dei Mangani, dirigono la contabilit del fisco; la distinzione tra
beni del fisco e beni della corona resta in vigore. Le funzioni di beneficenza del vecchio economo delle case pie passano allorfanotrofo, che
presiede un ufficio rafforzato dallassegnazione di altre fondazioni decadenti, e assicura i principali servizi sociali: ricoveri per vecchi, ospedali, ostelli e naturalmente orfanotrofi, tra cui quello di Costantinopoli che ospitava una scuola per i bambini pi dotati, di ogni origine.

v. lamministrazione provinciale.
1. I temi.
Le circoscrizioni in cui venivano reclutati i corpi darmata [cfr. cap.
vii, p. 167] divennero dei temi e formarono i nuovi quadri dellamministrazione provinciale. Queste strategie (sedi di strateghi) sono poco numerose intorno al 700: gli Anatolici, gli Armeniaci, i Tracesi e lOpsikion in Oriente, la Tracia, lEllade e la Sicilia in Occidente. Successivamente i temi si moltiplicano, a partire dallviii secolo a causa della
suddivisione delle grandi circoscrizioni dellAsia Minore, dove il potere degli strateghi appariva troppo minaccioso nei confronti dellimperatore, e poi, nel ix e x secolo, a causa della riconquista progressiva dei
territori perduti nei Balcani e nellAsia Minore.
Due regioni si sottraggono a questa evoluzione, lAfrica e lItalia continentale che restano entrambe sotto lautorit di un esarca. Questo funzionario, che gestisce le province pi lontane da Costantinopoli, riunisce in s la duplice autorit civile e militare, a motivo della necessit di
prendere iniziative rapide, di fronte alla minaccia dei Longobardi in Italia e dei Mauri, seguiti dagli Arabi, in Africa. Queste province furono
perdute prima che i temi avessero assunto la propria forma definitiva.
Il comandante della circoscrizione cessa di essere un magister militum
o stratelates ed ormai chiamato stratego. In un primo tempo, esercita

2b_Bisanzio II_77-216

160

7-07-2008

13:55

Pagina 160

Le istituzioni dellImpero

solamente responsabilit militari sui suoi uomini e, oltretutto, i sigilli


dei primi strateghi non precisano nemmeno il luogo dove esercitano la
propria autorit. I governatori o arconti continuano, fino alla prima met
del ix secolo, a esercitare le funzioni civili: nel taktikon Uspenskij (842843) vengono ancora menzionati simultaneamente larconte e lo stratego di Creta. Anche la prefettura del pretorio dellIllirico, arretrata a
Tessalonica, menzionata fino agli inizi del ix secolo. In seguito lo stratego o il drungario per i temi marittimi risulta lunica autorit dellamministrazione provinciale [Winkelman 341].
Lo stratego dispone, nellambito del tema, dei poteri che il sovrano
gli ha delegato. La durata del suo comando resta a discrezione dellimperatore. Alcuni basileis, come Costantino V o Basilio II, lasciarono gli
strateghi in carica per molti anni, mentre altri sovrani li trasferirono dopo uno o due anni di esercizio. Lo stratego dirige le operazioni militari,
accompagnato dai suoi turmarchi e circondato dal suo stato maggiore:
il suo comes della tenda, il suo comes delleteria, il suo centarca (capo di
un battaglione di 100 soldati), il suo domestico, ossia lufficiale a capo
dei soldati dei tagmata stazionati sul territorio del tema. Ai suoi ordini,
un cartulario aggiorna i ruoli militari e fa rapporto al logoteta dello stratiotikon, mentre il protonotario raccoglie lequipaggiamento militare e
controlla anche lamministrazione civile.
Lamministrazione civile dei temi conosciuta male fino al x secolo. Il dieceta riscuote le tasse nellambito di una circoscrizione pi piccola del tema. Il krites o giudice non appare sui sigilli prima del x secolo, proprio lepoca in cui gli strateghi cominciano a lamentarsi della sua
attivit, in particolare a danno dei soldati [Vlyssidou 352]. Questi giudici di tema, perlopi connessi ai tribunali della capitale [cfr. sopra], sono inviati in missione nei temi al massimo per qualche anno. Il loro potere si accresce costantemente, al punto che nellxi secolo sono divenuti i veri capi dellamministrazione provinciale al posto degli strateghi, e
hanno autorit su tutto lapparato fiscale che nel frattempo si sviluppato, con i cartulari, gli epopti (revisori del catasto) e gli anagrapheis (dotati di funzioni molto simili ai precedenti, appaiono frequentemente sui
sigilli a partire dallepoca iconoclasta, ma non nei taktika). In alcune province, lamministratore civile prende il nome di praitor. Per limitare lonnipotenza dei giudici, fu creata la carica di epi ton kriseon, il cui titolare rispondeva alle questioni tecniche poste dai giudici provinciali ed esaminava in appello le loro decisioni.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 161

Lamministrazione imperiale

161

2. Levoluzione dei temi.


I temi diminuirono progressivamente di superficie a mano a mano
che i grandi temi delle origini venivano divisi, bench questi ultimi conservassero unestensione pi grande di quella delle nuove creazioni. Alle frontiere, i valichi (kleisourai) erano difesi da un ufficiale, il clisurarca, che era indipendente dallo stratego; queste clisure avevano la tendenza, con lavanzamento delle frontiere, a trasformarsi in temi, come
attesta la storia della clisura di Seleucia. Nella seconda met del x secolo, con laccentuarsi dellavanzata vittoriosa dei Bizantini, furono annessi nuovi territori, principalmente in Oriente, ma furono divisi in piccoli temi il cui territorio, a volte, non racchiudeva molto pi duna fortezza e dellimmediato circondario. Una parte di questi nuovi temi
furono designati con il nome di armenika themata, poich erano situati
nelle antiche province dellArmenia depoca giustinianea ed erano in
parte popolati di Armeni ma non disponevano delle infrastrutture dun
tema tradizionale [Seibt 350]. A partire da Basilio II, pertanto, un unico giudice provinciale aveva competenza sugli armenika themata nel loro insieme.
Le decine di nuovi temi censiti nel taktikon dellEscorial non potevano ospitare permanentemente guarnigioni sufficienti. Quando Giovanni Tzimisce sal al potere, decise di riformare lorganizzazione dei
temi di confine, creando una nuova circoscrizione militare molto pi vasta, il ducato o catapanato. Il suo capo, il dux (duca) o catapano, raggruppava le truppe di numerosi temi, formando cos una forza operativa sufficiente per far fronte agli attacchi nemici. Il dux di Antiochia,
che difendeva la metropoli riconquistata nel 969, disponeva di parecchie migliaia di uomini, composte da distaccamenti dei tagmata, tra i
quali spesso le scholae. Non certo che i duces abbiano avuto autorit
sui giudici dei temi posti sotto la loro responsabilit. I grandi temi tradizionali furono a loro volta comandati da duces, nel corso della seconda met dellxi secolo, in concomitanza con la scomparsa delle truppe
tematiche [Cheynet 369].
In maniera analoga, a dei funzionari civili furono affidate missioni
che debordavano dal quadro del tema e si estendevano a tutto lOccidente o a tutto lOriente. Si conoscono cos degli exisotai dOccidente,
incaricati di ripartire pi equamente il carico fiscale, nonch degli economi delle case pie dOccidente.
Sotto Alessio Comneno lorganizzazione dellAsia Minore fu sconvolta dallinsediamento dei Selgiuchidi. La nomina dei duces si genera-

2b_Bisanzio II_77-216

162

7-07-2008

13:55

Pagina 162

Le istituzioni dellImpero

lizz persino nei vecchi piccoli temi e, nei primi anni del regno, sono attestati duces la cui autorit non si estendeva molto al di l di una citt
fortificata e del suo territorio. Dopo lo sforzo bellico dei primi due decenni e la parziale riconquista, Alessio e i suoi successori restaurarono i
temi dellovest e del nord dellAsia Minore, ai quali si aggiunse la Cilicia nei periodi di controllo bizantino. Nel xii secolo il dux, che domina
nuovamente una vasta circoscrizione, ha ormai autorit su tutti i funzionari del suo tema, e cessano di essere menzionati il krites o il praitor,
salvo nellEllade-Peloponneso, sfuggito alla militarizzazione e posto sotto il megaduca al quale fornisce i mezzi per mantenere la flotta. Alla vigilia della IV crociata, si assiste a una nuova frammentazione delle circoscrizioni che risulta rispecchiata nella Partitio Romaniae, redatta nel
1204 per conto dei conquistatori latini.
I rapporti degli abitanti con lamministrazione restano pochissimo
conosciuti. Si colpiti dal contrasto tra quanto riportato dai testi narrativi e dalla Peira dove spiccano i casi di malversazioni, estorsioni, a
volte di ribellioni degli interessati da una parte, e dallaltra limpressione duna amministrazione che funzionava conformemente alle regole, quale emerge dalla documentazione superstite, principalmente quella degli archivi monastici. Senza dubbio i monasteri dovettero battersi
per limitare gli sconfinamenti degli esattori, ma questi ultimi sembrerebbero agire sempre nel nome degli interessi del fisco, e non a loro vantaggio. ugualmente difficile scovare casi inconfutabili di intervento
iniquo a favore dei potenti a danno dei deboli. A volte un imperatore, come Costantino VII, spediva in provincia degli inviati personali
per porre fine agli abusi pi flagranti, o che provocavano laperto malcontento dei sudditi.
I giudici e gli esattori si scontravano talora con i notabili locali, sotto la cui egida si poneva volentieri la popolazione rurale nella speranza
di essere protetta dagli abusi. per questo motivo che i contadini scelsero spesso di abbandonare la loro comunit per stabilirsi nei latifondi,
bench a priori ci fossero maggiori gravami. Alla fine del xii secolo, Michele Coniata, metropolita di Atene, si lamentava di dover vedere i suoi
concittadini privi di protettori che limitassero le estorsioni come in Euripo o a Tebe. Per fare un esempio, il megaduca Michele Strifno aveva
fatto riscuotere per due volte la stessa tassa destinata a equipaggiare una
flotta.
I presunti misfatti dellamministrazione hanno contribuito allindebolimento dellImpero, erodendo i sentimenti di lealt dei provinciali
nei confronti del centro? A leggere i fratelli Coniati, si sarebbe tentati
di rispondere di s [Herrin 1136]. Michele Coniata riporta i sentimenti

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 163

Lamministrazione imperiale

163

del suo gregge nei confronti di Costantinopoli, che si nutre di tutta la


ricchezza delle province senza fornire nulla di buono in cambio, soprattutto la cosa pi importante, la sicurezza delle persone e dei beni minacciati dal banditismo terrestre e marittimo. Niceta Coniata conserva lamaro ricordo dei contadini che videro i profughi del 1204 espulsi dalla capitale e non mostrarono alcuna compassione, ritenendo che quegli
sventurati si trovassero adesso nella condizione di tutti gli altri. Senza
dubbio tali testimonianze risalgono a un periodo di problemi acuti, quello della dinastia degli Angeli, ma altri indizi mostrano che, se i provinciali non ottenevano la sicurezza da essi pretesa in cambio del pagamento delle tasse, e se limperatore non dava ascolto ai notabili scelti per
rappresentarli al suo cospetto, allora si arrogavano il diritto di trattare
con gli invasori, pagani o musulmani che fossero, per ottenere migliori
condizioni. La lunga esistenza dellImpero prova per che tali circostanze si verificarono solo raramente.
Bisogna distinguere due momenti nella storia dei rapporti dellautorit centrale con i provinciali. Fino allxi secolo, numerosi funzionari
e anche alcuni ecclesiastici ottenevano degli incarichi nella provincia dorigine. Nonostante fosse proibito per legge, vi furono numerosi
strateghi e anche qualche dux che servirono dove le loro famiglie erano
influenti: per esempio i Focadi, i Maleini, i Diogeni nel cuore dellAsia
Minore. Pur servendo limperatore, questi aristocratici governavano la
provincia con laiuto della propria clientela, dal momento che collocavano dei parenti tra i funzionari subordinati, indubbiamente pi spesso di quanto ci permettano di dimostrare i testi conservati. I provinciali cos trovavano un appoggio naturale presso il sovrano, che per correva il rischio, in caso di rivolta, dun loro eccessivo attaccamento allo
stratego. La frequente rotazione degli strateghi tentava di ovviare a questo pericolo. Alcuni strateghi non servivano per molto pi dun anno,
ma alcuni imperatori, fiduciosi nella propria autorit, come Basilio II,
costituirono una sorta di squadra mantenendo a lungo in carica i medesimi strateghi, o duces. Nel corso dellxi secolo e dopo la perdita dellAsia Minore, questo legame tra le province e la capitale si and modificando, giacch laristocrazia si concentrava sempre pi, per volont dei
sovrani, a Costantinopoli. I duces o pretori dei temi furono sempre pi
spesso considerati dagli autoctoni come inviati del potere centrale.

Le informazioni sullamministrazione centrale e provinciale provengono da Oikonomides [28


e 345], Ahrweiler [335] e Magdalino [344].

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 164

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 165

jean-claude cheynet
vii. Lesercito e la marina

Per comprendere il ruolo vitale dellesercito basta osservare che esso permise allImpero di sopravvivere alla peggiore crisi esterna che abbia conosciuto, nel vii e nellviii secolo, e poi di ristabilire la sua situazione nellepoca successiva. Costantino VII non affermava forse: Lesercito costituisce la testa del corpo dello Stato [Zepos 89, I, p. 222]?
La storia dellesercito non pu essere separata da quella della fiscalit,
dal momento che la maggior parte delle risorse dellImpero fu sempre
consacrata alla sua difesa. Tale storia, daltronde, illustra perfettamente le capacit riformatrici di Bisanzio, dal momento che, nel corso di alcuni secoli, lorganizzazione militare fu ripetutamente stravolta per adattarla alle nuove situazioni. Le fonti narrative, tuttavia, menzionano solo in maniera allusiva tali cambiamenti, mentre i trattati militari, ispirati
a modelli antichi a volte copiati di peso ma anche attualizzati in funzione dellesperienza dei contemporanei (in particolare nel ix e nel x secolo), sono difficili da interpretare. Ulteriori informazioni sono fornite
dalle liste di precedenza, sempre per lepoca del ix-x secolo, nonch, per
tutto il periodo, dai sigilli degli ufficiali. Tramite tali fonti si pu apprendere, almeno parzialmente, comera reclutato il corpo ufficiali e quali erano i reggimenti in servizio o le circoscrizioni provviste di effettivi.
1. Themata e tagmata.
a) La presunta riforma dei temi.
La brutalit della conquista persiana e poi araba non lasci alle autorit militari bizantine il tempo di attuare riforme a breve termine, ammesso che avessero concepito una simile idea. Gli storici moderni, in
particolare sulla scia di Georg Ostrogorsky, hanno per molto tempo attribuito a Eraclio la riforma tematica, che spiegherebbe la ripresa avvenuta nellultima fase della guerra persiana con la trasformazione di un

2b_Bisanzio II_77-216

166

7-07-2008

13:55

Pagina 166

Le istituzioni dellImpero

esercito di mercenari in un esercito reclutato nellImpero allinterno di


nuove, ampie circoscrizioni militari. Inoltre aveva un certo fascino attribuire allultimo grande imperatore militare dellAntichit la paternit
delle misure che alla fine assicurarono la sopravvivenza dellImpero.
Come ha ricordato Constantin Zuckerman nel primo volume di Il
mondo bizantino (p. 153), tra lesercito romano e il cosiddetto esercito
bizantino prevale in realt il principio di continuit, e nel corso del millennio bizantino, per quanto una serie di lente mutazioni abbia provocato ampie trasformazioni negli eserciti imperiali, sempre possibile osservare, anche dopo i cambiamenti avvenuti, tracce delle antiche strutture.
Quando Costante II eredit lesercito del nonno nel 641, lo trov in
piena riorganizzazione. Le grandi unit del passato restano identificabili, dal momento che i contingenti degli eserciti dOriente (Anatole) ripiegarono in Asia Minore, mentre quelli insediati nellArmenia bizantina (le quattro province create da Giustiniano) tennero probabilmente
la posizione, giacch queste province furono salvate infatti solamente lArmenia esterna, in cui non erano stanziate in permanenza truppe
bizantine, pass progressivamente sotto il dominio degli Arabi. Lesercito di Tracia, utilizzato invano per riconquistare lEgitto prima della
morte di Eraclio, fu infine stanziato nella parte occidentale dellAsia
Minore, non subito dopo la sua sconfitta ad Alessandria ma in una data anteriore al 711. Gli eserciti dItalia e dAfrica sopravvivevano, pur
sottoposti a una forte pressione dai rispettivi avversari, Longobardi e
Mauri, ma furono costretti a notevoli arretramenti senza che si possa
dire se le guarnigioni dei territori perduti si fossero ritirate oppure se
fossero semplicemente diminuiti gli effettivi, anche se la seconda ipotesi quella di gran lunga pi plausibile. Nel corso della seconda met del
vii secolo, gli elementi stanziati in Asia Minore furono mantenuti in
quella posizione, dal momento che la prospettiva di una riconquista si
faceva sempre pi remota. Il corpo dlite (obsequium/opsikion), erede
dei praesentales, che attorniava Eraclio al tempo della guerra persiana,
si stabil nel nord-ovest dellAsia Minore. Nel 687 una jussio di Giustiniano II, conservata nel Liber pontificalis, si rivolge agli eserciti dellOpsikion, degli Anatolici, della Tracia, degli Armeniaci, ma anche a quelli dItalia, dei Carabisiani, di Septem (Ceuta), di Sardegna e dAfrica,
situati in regioni che non si trasformarono in temi. In quella data, i futuri temi sono ancora dei corpi darmata, ma la zona dove essi reclutavano i propri effettivi prese progressivamente il nome delle truppe che
vi erano stanziate. In un primo tempo, queste circoscrizioni avevano solamente carattere militare, e lamministrazione civile fu esercitata nel

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 167

Lesercito e la marina

167

quadro delle province tradizionali (Bitinia, Ellesponto, Asia ecc.) fino


alla prima met del ix secolo, quando il tema territoriale divenne lunico riferimento amministrativo [sullorganizzazione dei temi, cfr. cap.
vi]. Si trovano per tracce dellorganizzazione originaria, giacch in tutti i taktika gli strateghi dei quattro grandi temi originari dOriente,
essi stessi successori dei contingenti dellinizio del vii secolo, mantengono la precedenza su tutti gli altri strateghi.
Questi temi non sono dunque il frutto di una riforma che potrebbe
essere accreditata a un imperatore preciso, ma derivano semplicemente
dallantico esercito centrale dellImpero, ridispiegato nelle province
orientali che si era riusciti a conservare. N, daltro canto, costituiscono la prosecuzione dei limitanei del Basso Impero, contrariamente alla
vecchia opinione ancora difesa da Martha Gregoriou-Ioannidou [385],
dal momento che i limitanei erano scomparsi anche prima delle trasformazioni della seconda met del vii secolo. La sopravvivenza di antiche
unit pu essere nuovamente osservata quando si verifica la suddivisione di tali temi: lopsikion, per esempio, aveva incorporato i buccellari e
gli ottimati. Nellviii secolo furono creati due temi omonimi, ricavati
dallantica circoscrizione dellOpsikion. Allo stesso modo, lunit di lite dei federati [Zuckerman in MB I, pp. 178-79], associata allesercito
di Oriente, agli inizi del ix secolo ben attestata in Pisidia, regione che
dipendeva dal tema degli Anatolici. Ancora pi significativamente, tra
le unit menzionate nel contesto della preparazione della spedizione del
911 contro Creta, risultano ancora mobilitati, precisamente nel tema dei
Tracesi, il turmarca dei Victores e quello dei Theodosiaci, reggimenti anticamente posti sotto lautorit del magister militum per Thracias secondo la Notitia Dignitatum [Haldon 387].
Quando la situazione militare ebbe bisogno di una nuova ripartizione delle truppe, questa ebbe luogo in una forma che preannuncia il tema. La Sicilia, ormai in prima linea contro i musulmani stabiliti nella
prefettura dAfrica, divenne una circoscrizione a parte alla fine del vii
secolo. Il consolidamento delle posizioni bizantine contro gli Slavi permise la creazione, nel medesimo periodo, delle strategie dellEllade e
di Tracia. In maniera pi generale, il numero di circoscrizioni si accrebbe, sia per suddivisione delle grandi entit originarie, a partire dallviii
secolo, sia tramite la creazione di nuovi temi ricavati dai territori riconquistati, a partire dalla seconda met del ix secolo. Nel ix secolo e nella prima met del x le armate tematiche difesero lAnatolia contro le incursioni, ormai pi limitate, dei musulmani, appoggiandosi a un servizio di guardia sui passi del Tauro che permetteva di proteggere le
popolazioni, e su una tattica basata sulle imboscate e sulluso delle for-

2b_Bisanzio II_77-216

168

7-07-2008

13:55

Pagina 168

Le istituzioni dellImpero

tezze per indebolire lavversario prima di sferrargli lultimo colpo e liberare i prigionieri. Limportanza dei valichi fu riconosciuta con la creazione di clisure, come nel caso di Seleucia dIsauria, le quali, affidate a
un clisurarca, qualche volta si svilupparono in un tema [Ferluga 370].
Questa guerra di frontiera, acritica, cre una temperie spirituale che
glorificava le prodezze militari degli ufficiali al comando dei difensori
bizantini, la cui eco era diffusa in tutta lAnatolia dai poemi e dai canti acritici.
b) Lorganizzazione e il reclutamento dellesercito tematico.
Lo stratego del tema comandava da due a tre turmarchi, talora chiamati merarchi, che a loro volta avevano autorit sui drungari e i comites posti a capo dei banda [Ahrweiler 355]. Poteva peraltro capitare che
pi temi fossero temporaneamente riuniti sotto lautorit di uno stratego unico designato nelle fonti con il titolo di monostratego. Le modalit di reclutamento dei soldati tematici sono essenzialmente conosciute tramite i testi giuridici. Il titolo 16 dellEcloga permette di conoscere la situazione sotto gli Isaurici. Il soldato un volontario, proprietario
delle sue armi, che dipende dalla famiglia per lacquisto dellequipaggiamento e il sostentamento; di conseguenza, deve dividere i frutti del suo
lavoro, a eccezione delle gratifiche eccezionali ottenute per eventi bellici, almeno durante i primi tredici anni di servizio. Passato questo tempo, il soldato possiede a titolo personale il proprio equipaggiamento e
diviene padrone del proprio salario. Chiaramente, la famiglia che ha investito nellequipaggiamento e nel sostentamento di uno dei suoi membri ha diritto, in cambio, a un rimborso delle spese.
Nel x secolo, il sistema ha subito unevoluzione: parecchi soldati dei
temi combattono solo occasionalmente, ma a fianco dello stratego si
formato un nucleo di soldati dlite, sempre a disposizione. Le famiglie
devono fornire un combattente equipaggiato di armi (lancia, scudo, spada e, per la minoranza dei pi ricchi, unarmatura) e munito di cavallo,
in quanto i temi sono ancora eserciti di cavalleria. Quando per la famiglia non era in grado di inviare un uomo allesercito, per esempio se
il marito ucciso in guerra o fatto prigioniero aveva lasciato solo figli in
minore et, allora era tenuta a pagare una compensazione, o a trovare
un sostituto. Veniva espressamente raccomandato agli strateghi, quando convocavano gli uomini registrati nei ruoli, di scegliere solamente
quelli atti al combattimento: dovevano, di conseguenza, scartare i pi
giovani e i pi anziani. Queste disposizioni presuppongono che il nume-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 169

Lesercito e la marina

169

ro di famiglie registrate fosse nettamente superiore al numero di soldati effettivamente mobilitati. Oltre a questi arruolamenti regolari, era
sempre possibile fare appello a contadini muniti dun armamento pi
leggero, archi o lance, per svolgere mansioni difensive, in particolare
rinforzare le guarnigioni o bloccare un valico.
Il soldato, mobilitabile a partire da 18 anni, serviva per ventiquattro anni. Possedeva le proprie armi e almeno un cavallo, perch in origine le truppe sono composte quasi esclusivamente da cavalieri (kaballarika). Doveva presentarsi allappello (adnoumion) munito duna scorta di vettovaglie per qualche settimana.
c) La costituzione duna marina da guerra.
LImpero non aveva una vera e propria marina da guerra, in mancanza di avversari pericolosi nel Mediterraneo orientale, prima della
met del vii secolo. In quellepoca gli Arabi si erano impadroniti degli
arsenali della Siria-Palestina e dellEgitto e avevano costruito una flotta, indispensabile se si voleva intraprendere lassedio di Costantinopoli. Dopo che gli Arabi, in seguito alle incursioni su Cipro, ebbero dimostrato daver fatto rapidi progressi, Costante II li affront nel 655 nei
pressi della costa licia, con una flotta che sembra essere stata scarsamente manovrabile rispetto a quella nemica, composta, a quanto pare, da
imbarcazioni di taglia molto ridotta, ma maneggevoli. Il primo assedio
di Costantinopoli sottoline la vulnerabilit della difesa bizantina, impotente a fermare lavanzata delle navi arabe. Nel 687, nella lista fornita dalla jussio di Giustiniano II, sono attestati i Carabisiani, identificati come marinai da altri testi. Secondo Hlne Ahrweiler, essi servivano in una flotta creata per opporsi alle navi arabe [377]. Si anche
proposto di individuare nei Carabisiani gli eredi della Quaestura exercitus istituita da Giustiniano I, che comprendeva le Cicladi e Cipro [Hendy
652, pp. 652-53], ma questa nuova prefettura aveva come unico obiettivo quello di sostenere finanziariamente le province danubiane devastate, e non di formare ununit da combattimento. Questa squadra potrebbe allora derivare dalle imbarcazioni costruite da Costante II al tempo della sua spedizione in Sicilia, a partire da una nuova corve pubblica
imposta per la prima volta in questa provincia [Zuckerman 376], ma lipotesi contestata [Prigent 1228]. I Carabisiani, forse per non aver saputo intercettare le flotte arabe che bloccarono Costantinopoli nel 717718, decaddero poco dopo a vantaggio delle flotte tematiche, la principale delle quali, quella dei Cibirreoti, era reclutata nel sud-ovest dellAsia
Minore e nelle isole vicine. Il suo stratego era assistito da alcuni drun-

2b_Bisanzio II_77-216

170

7-07-2008

13:55

Pagina 170

Le istituzioni dellImpero

gari marittimi che, a differenza dei colleghi dellesercito terrestre, avevano competenza su una circoscrizione molto ampia: il Mar Egeo, il Kolpos, le Cicladi. Questultima circoscrizione costituiva lunico vero vantaggio dei Bizantini nella guerra contro gli Arabi, giacch disponeva di
abbondanti riserve di legname da costruzione, mentre gli avversari erano costretti a servirsi nelle foreste della Licia.
Nel ix secolo, ovvero pi tardi di quanto era avvenuto per lesercito
terrestre, nella capitale fu insediata una squadra centrale sotto il comando del drungario ton ploimon, ulteriormente rafforzata nel secolo successivo. Fu essa a costituire il cuore delle grandi spedizioni offensive. A
partire da questa data, per circa due secoli, la difesa marittima si suddivise a tre livelli: la flotta costantinopolitana, le flotte provinciali e le flottiglie dei temi terrestri dotati dun litorale. Gli arsenali, le imbarcazioni, lequipaggiamento, il fuoco greco erano dispersi nellImpero, ma per
la massima parte erano concentrati a Costantinopoli, sotto la responsabilit del preposito alleidikon o nei porti della Propontide. I marinai
delle flotte provinciali furono reclutati secondo le stesse modalit dei
soldati dei temi. La strateia marittima, meno costosa, si mantenne pi a
lungo giacch ancora attestata sotto Michele VII (1071-78) [Ahrweiler 377; Eickoff 379].
La residenza prolungata dei soldati in uno stesso tema e il reclutamento regionale rafforzarono lo spirito di corpo delle unit, costituendo un
innegabile vantaggio nei confronti degli Arabi. Queste unit tuttavia manifestarono la tendenza a seguire fedelmente i propri strateghi quando
questi si ribellavano, e non un caso se il momento della formazione delle truppe tematiche coincide con il maggior peso dellesercito nella vita
politica dellImpero. A numerose riprese, gli strateghi degli Anatolici trascinarono i propri uomini alla conquista del potere, e due di essi, i futuri imperatori Leone III e Leone V, ebbero successo.
d) La formazione dun nuovo esercito da campagna.
Quando gli Isaurici salirono al potere, lesercito era ampiamente distribuito nelle province, anche se un contingente pi importante era stato insediato nei pressi di Costantinopoli, nellOpsikion, a costituire il
nucleo delle truppe che accompagnavano limperatore nelle spedizioni
militari. Questa ripartizione era pi adatta a una posizione difensiva,
ma nel corso dellviii secolo gli imperatori furono sempre pi in grado
di condurre delle offensive organizzate, dapprima contro gli Slavi poi
contro i Bulgari e gli Arabi. La mobilitazione degli eserciti provinciali
richiedeva del tempo e solo eccezionalmente poteva durare pi di qual-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 171

Lesercito e la marina

171

che mese. Inoltre, gli imperatori erano privi di truppe per la loro protezione personale. Liniziativa della creazione dun nuovo esercito permanente sembra risalire a Costantino V. Dopo la fallita rivolta di Artavasde, sostenuto dallOpsikion e dagli Armeniaci, Costantino V comprese al contempo la necessit di diminuire gli effettivi dellOpsikion,
troppo vicini alla capitale in caso di rivolta, e lutilit di disporre di truppe totalmente fedeli, capaci di sostituire lOpsikion e di assicurare la difesa della capitale. Sembra che in questa data limperatore abbia avuto
a sua disposizione, grazie a una fiscalit adesso pi produttiva, somme
pi rilevanti che gli permettevano di pagare nuovamente in contanti un
maggior numero di soldati. I contemporanei erano coscienti della natura differente dei themata e dei nuovi battaglioni chiamati, per distinguerli, tagmata [Haldon 371]. Le scholae avevano formato fino al vi secolo una unit dlite, prima di divenire un reggimento da parata, ma
Costantino V le fece tornare una unit combattente ponendo a capo di
essa un domestico, destinato a divenire, nel ix secolo, capo di stato maggiore dellesercito e comandante delle truppe in assenza dellimperatore. Anche il reggimento degli escubiti (excubitores), comandato da un comes e poi da un domestico, fu integrato nella guardia personale dellimperatore. Costantino V supervision il reclutamento dei soldati e ne fece
uno dei pilastri della sua politica iconoclasta.
Limperatrice Irene purg i tagmata esistenti, giudicando peraltro pi
sicuro crearsi un reggimento dalla fedelt assoluta. Organizz cos lArithmos, noto anche come la Veglia, sotto gli ordini di un drungario, senza dubbio a partire da elementi provinciali [Haldon 371]. Numerosi successori la imitarono. Niceforo I, che la spodest nell802, si appoggi ai
Federati che fece giungere dalla Licaonia e a una nuova unit, gli Icanati. Giovanni Tzimisce infine cre, dopo il suo colpo di stato del 969, il
reggimento degli Athanatoi (Immortali) per disporre duna unit affidabile allinterno dun esercito ancora in gran parte fedele ai parenti del
predecessore, Niceforo Foca. Gli Immortali furono sciolti, a quanto pare, sotto Basilio II, forse perch troppo legati allesercito dOriente, che
gli si era ribellato. Sotto Basilio II e i suoi successori, fu il reggimento
straniero dei Variaghi ad assicurare la sicurezza del Gran Palazzo, pur
essendo anche impegnato in maniera decisiva contro il nemico, che fosse bulgaro, pecenego o franco.
I soldati dei tagmata, originariamente cavalieri ai quali, a partire dal
x secolo, furono aggiunti dei fanti, erano reclutati su base volontaria,
sia tra i pi valorosi soldati dei temi, previa valutazione e beneplacito
del loro stratego, sia tra i giovani pi aitanti. Come i soldati dei temi,
erano reclutati a partire dai 18 anni e servivano fino a 40; in compen-

2b_Bisanzio II_77-216

172

7-07-2008

13:55

Pagina 172

Le istituzioni dellImpero

so, erano meglio retribuiti e ricevevano le armi dallo Stato. A Costantinopoli, larconte dellarmamenton era responsabile dellarmeria [Haldon 371, pp. 297-325].
La moltiplicazione dei tagmata corrisponde anche a una necessit di
ordine strategico. Quando lImpero, nel x secolo, riprese liniziativa su
tutti i fronti, i generali ebbero bisogno di reggimenti costantemente
pronti alla mobilitazione e capaci di condurre delle campagne della durata di pi anni, per giunta lontano dalle proprie basi. Lesercito fin
progressivamente per essere composto da soldati professionisti, con una
evoluzione che corrispondeva al concomitante declino dei themata e allo sviluppo economico che forniva al Tesoro i mezzi per pagare in denaro contante una gran massa di combattenti.
In un primo tempo gli imperatori, in particolare Niceforo Foca, cercarono di rafforzare il nucleo dei soldati permanenti dei temi e di creare una cavalleria pesante, i catafratti, incaricati di sfondare le linee nemiche con la loro carica. Equipaggiati con un armamento difensivo pi
costoso, il corpo protetto da una corazza, in groppa a un cavallo parimenti protetto, si distinguevano infine per il fatto di servirsi, oltre che
di spada e lancia tradizionali, della mazza da guerra. Nel secolo successivo, questa cavalleria fu sostituita dai Franchi. Nella seconda met dellxi secolo, levoluzione aveva raggiunto la sua conclusione e i themata,
teoricamente ancora mobilitabili, non avevano pi alcuna efficacia operativa, come mostra lo sfortunato tentativo di radunarli a opera di Romano IV Diogene al principio del suo regno [Cheynet 396]. Limperatore vide arrivare solamente delle truppe cenciose, mal equipaggiate,
perch lesercito effettivo era composto solamente dai tagmata comandati da duces o catapani, anche negli antichi temi. Difatti, sotto Michele VII, il futuro imperatore Niceforo Botaneiata fu promosso dux degli
Anatolici. Il nucleo permanente dellesercito di questo tema era divenuto a sua volta un tagma.
La gerarchia dei tagmata era differente da quella dei temi. Le unit
erano poste sotto gli ordini di domestici, come quello delle scholae. Con
laumento delle attivit militari, il comando di queste grandi unit fu diviso in due. A partire da Romano II, vi fu un domestico delle scholae
per lOriente e uno per lOccidente, e poi anche le altre unit, come
quella degli escubiti, furono divise secondo questo modello. Le grandi
circoscrizioni confinarie, create a partire dal regno di Giovanni Tzimisce, furono poste sotto lautorit di duces o catapani, assistiti da un topoteretes. Avevano ai loro ordini dei tassiarchi, alla testa dun reggimento di mille fanti, la met dei quali armati di lance e laltra di giavellotti
o di archi. La fanteria tagmatica, quandera radunata, obbediva a un ar-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 173

Lesercito e la marina

173

chegetes dOriente o dOccidente. Letnarca era a capo dei mercenari


stranieri, e lacoluto, sicuramente, dei Variaghi [Oikonomides 28;
Ahrweiler 335].
Sotto i Comneni, la struttura dellesercito non sub cambiamenti, nonostante il rovescio subito in Anatolia di fronte allavanzata dei Selgiuchidi. Continu a essere composta unicamente da reggimenti professionali. Gli antichi tagmata imperiali, come gli icanati e lArithmos, non superarono il regno di Basilio II, mentre le scholae e gli escubiti
scomparvero prima della fine dellxi secolo. Molti tagmata continuarono a essere reclutati fra gli stranieri, perlopi Franchi, ma anche Turchi. I primi erano spesso ingaggiati per un tempo limitato, e quando rientravano nel paese dorigine servivano da agenti reclutatori. Per ragioni
di efficacia, il reggimento era di norma costituito da una sola etnia e il
comandante apparteneva spesso alla stessa popolazione. Possediamo una
lista di comandanti di tagmata franchi della seconda met dellxi secolo: Herv, Crispin, Roussel de Bailleul, Umbertopulo, questo appartenente alla seconda generazione dei Franchi stanziati nellImpero [Shepard 437; Cheynet 382]. Nelle liste di esenzione dal mitaton accordate
ai monasteri atoniti, si pu rilevare, a partire dalla pi sviluppata, nel
1088, che in Macedonia potevano essere alloggiati dei Russi, Variaghi,
Culpingi (non identificati), Inglesi, Franchi, Nemitzi (Bavaresi), Bulgari, Saraceni, Alani e Abasgi, senza contare i Romani [Oikonomides 328,
pp. 264-72]. Occorre precisare che non bisogna vedere in questa lunga
lista la prova duna pressione fiscale insostenibile, ma soltanto la precauzione dei monaci contro ogni domanda degli agenti del fisco che avrebbero potuto attaccarsi a una lacuna del documento per farli pagare.

Tabella 2.
Strutture comparate del tema e del tagma.
Fonte: Oikonomides 28; Ahrweiler 335.
thema

comandante
comandante in seconda
stato maggiore
ufficiali superiori
ufficiali subalterni
a

stratego
ek prosopou
un comes della tenda
un domestico
un cartulario
turmarchi o merarchi
drungari e comites

tagma (scholae)

domestico (o comes)a
topoteretes
un cartulario
un proximos
comites
domestici e protiktores

A partire dallxi secolo, i tagmata possono essere agli ordini di duchi o catapani.

2b_Bisanzio II_77-216

174

7-07-2008

13:55

Pagina 174

Le istituzioni dellImpero

Gli imperatori cercarono tuttavia di conservare un reclutamento autoctono. Michele VII Duca, di fronte alla ribellione di una parte dei suoi
tagmata franchi, aveva ricostituito il tagma degli Athanatoi radunando
soldati dellAsia Minore, ma tale reggimento scomparve rapidamente.
Il destino del tagma degli Archontopouloi, creato da Alessio Comneno
raggruppando i figli dei caduti in combattimento, non fu molto pi felice, giacch fu decimato dai Peceneghi.
Sotto i Comneni lesercito conserv sempre dei reggimenti indigeni,
come testimoniano le numerose attestazioni di tagmata composti da soldati macedoni, alcuni dei quali sorvegliavano il Palazzo imperiale sotto
gli Angeli. Il continuo ricorso allesercito professionale si spiega grazie
alla sua efficacia, giacch il reclutamento veniva effettuato in funzione
delle armi. Gli arcieri a cavallo erano appannaggio dei Peceneghi o dei
Turchi, i popoli pi esperti nella pratica del tiro con larco. La cavalleria pesante era fornita dai Latini, preferibilmente i Normanni, perch
nessuno meglio di loro sapeva caricare in maniera irresistibile. Nonostante gli sforzi degli imperatori, in particolare Manuele Comneno, i Bizantini non giunsero mai a competere con i Latini in questo settore, e
questa fu una delle ragioni che provoc linquietudine dei Greci verso i
crociati, in particolare in occasione della IV crociata quando linferiorit tecnica dei cavalieri greci fu evidente.
e) Levoluzione della marina.
Dopo la riconquista di Creta nel 961 e lindebolimento delle flotte
arabe, la marina, il cui mantenimento sempre costoso, non ha pi un
ruolo prioritario e cade rapidamente in decadenza. Le sue missioni si limitano alla caccia ai corsari musulmani che realizzano ancora dei colpi
notevoli. Nellxi secolo, i suoi quadri sono in parte costituiti da ufficiali in congedo dellesercito di terra, poco motivati. Larrivo dei Turchi
non cambi immediatamente la situazione al punto che Alessio Comneno, di fronte allinvasione normanna del 1081, non aveva pi una flotta capace di opporsi al passaggio del canale di Otranto, e non aveva risorse finanziarie da dedicare agli arsenali. Questo stato di necessit lo
spinse a fare appello alla flotta veneziana, a prezzo di concessioni commerciali. Il trattato con i Veneziani comport conseguenze economiche
non da poco, a lungo termine, ma al momento della stipula, senza dubbio nel 1082, rappresentava la soluzione pi razionale su un piano strategico ed economico.
Nel momento in cui ne ebbe la possibilit materiale, Alessio ricostru
una squadra navale capace di respingere lemiro Tsacha, che a sua vol-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 175

Lesercito e la marina

175

ta si era fabbricato una flotta negli arsenali di Smirne per depredare le


isole. Limperatore impieg la nuova flotta anche per sorvegliare lavanzata dei crociati. Le navi bizantine furono affidate a duces e la funzione di megaduca attestata per la prima volta intorno al 1092. Questo
ufficiale comandava linsieme della flotta e a volte coordinava delle operazioni combinate navali e terrestri. Sotto i Comneni e gli Angeli questa carica cos importante fu quasi sempre affidata a un parente dellimperatore. Nel xii secolo Manuele Comneno, consapevole dellaccrescimento della potenza navale dei Latini in particolare i Normanni di
Sicilia, che allinizio del suo regno avevano devastato gran parte dellEllade e del Peloponneso , decise di riappropriarsi della sua libert di manovra nel Mediterraneo orientale e ricostitu una flotta operativa, capace di trasportare un forte esercito in Egitto. Un simile sforzo non pot
essere portato avanti sotto la dinastia degli Angeli per motivi economici. Isacco II fece ancora sbarcare un corpo di spedizione a Cipro, allora
governata da Isacco Comneno che non riconosceva pi il governo di Costantinopoli, ma la sua squadra navale fu dispersa da quella dun ammiraglio siciliano. Alessio III fece appello a degli avventurieri latini per
contrastare la crescente pirateria degli Occidentali, soprattutto Genovesi e Pisani, ma non riusc a rendere sicure le vie commerciali marittime. Nel 1203, il sovrano pot contrapporre soltanto una miserabile flottiglia alla potente squadra veneziana che trasport i crociati fino a Costantinopoli [Ahrweiler 377].
f) Il ruolo degli stranieri.
I Bizantini accolsero sempre i volontari che desideravano servire lImpero, o reclutarono i pi temibili fra i propri avversari. Nel vi secolo,
numerosi corpi dlite erano di origine barbarica, gotica o longobarda.
Successivamente, nel corso dei peggiori decenni dellarretramento bizantino, gli stranieri furono meno invogliati a servire lImpero, con lunica eccezione degli Armeni. Questi ultimi fuggivano dal loro paese, sia
che disapprovassero la politica di conciliazione con gli Arabi applicata
dai loro governanti, sia che vi fossero costretti, a causa della repressione delle rivolte al momento in cui i califfi svilupparono la provincia di
Arminiya. Il tentativo di Giustiniano II di arruolare in massa gli Slavi,
ai quali aveva dato delle terre, fu un fallimento, ma rimasero unit slave pi modeste. Occorre attendere il ix secolo perch un forte contingente di Persiani sotto Nasr/Teofobo si insedi in Asia Minore. Nel secolo successivo, i Banu Habib, degli arabi cristiani, disertarono e giunsero a rinforzare in modo cospicuo le truppe di frontiera. Gli Armeni

2b_Bisanzio II_77-216

176

7-07-2008

13:55

Pagina 176

Le istituzioni dellImpero

continuarono ad affluire, ma a partire dal x secolo gli eserciti bizantini


divennero pi compositi, come sottolineano le fonti arabe: vi si trovano Franchi [Cheynet 382], Bulgari, Arabi, e sempre parecchi Armeni.
Lattrattiva di Bisanzio, che ha fama di essere generosa, spinge i capi stranieri ad andare a cercar fortuna nellImpero, dove vengono ingaggiati con le proprie truppe. Talvolta laffare andava a finire male: il russo Chrysocheir, parente di Vladimiro di Kiev, fu massacrato con i suoi
uomini dei quali si temeva il comportamento, ma al contrario Harald, futuro re di Norvegia, giunto a Costantinopoli con alcune centinaia dei
suoi, fu uno degli eroi delle guerre di Sicilia e di Bulgaria, prima di tornare a casa ricoperto di ricchezze. Altri, come il georgiano Gregorio Pacuriano, restarono per sempre nellImpero e vi fondarono una famiglia
dal brillante destino. Lo stesso Gregorio giunse alla posizione di domestico delle scholae sotto Alessio I e fond a Bakovo, in Bulgaria, un monastero dove accolse i suoi compagni scampati a numerose guerre. Gli
stranieri furono dunque ben accolti, soprattutto quelli che venivano da
Oriente ma nel xii secolo anche degli ufficiali latini misero radici. A
questi stranieri, giunti dalle terre al di fuori dei confini, si aggiungevano
i contingenti delle popolazioni sconfitte stabilite allinterno dellImpero
(e perci non pi veramente stranieri), come gli Slavi delle sclavinie nel
vii-ix secolo, i Bulgari o i Peceneghi, attivi negli eserciti dei Comneni.
Limperatore rinforzava puntualmente le proprie truppe convocando gli alleati (symmachoi), compresi alcuni pagani, ingaggiati per il tempo di una campagna, che non integravano i quadri dellesercito regolare ma venivano lasciati combattere sotto i propri capi. Nel 1091, Alessio Comneno, disperatamente a corto di effettivi, si alle con i Cumani
per sbarazzarsi dun altro popolo nomade, i Peceneghi. Dopo la vittoria
comune, i Cumani tornarono nel loro accampamento situato a nord del
Danubio, carichi della parte di bottino attribuita loro in anticipo daccordo con limperatore.
Larruolamento di stranieri suscit spesso delle critiche, man mano
che il loro numero aumentava. Nellxi secolo, una parte dellopinione
pubblica, rispecchiata da Cecaumeno [415], giudicava eccessivi i favori
loro accordati dagli imperatori. Questa lamentela non era infondata, poich gli stranieri, nella seconda met dellxi secolo, ottennero spesso delle dignit superiori a quelle assegnate agli autoctoni di rango equivalente. Nel xii secolo, il tono divenne pi esasperato: Niceta Coniata, portavoce di una parte delle lites di Costantinopoli, accusava limperatore
Manuele di avere accordato agli stranieri troppi vantaggi, senza distinguere i meriti e ponendo spesso alle loro dipendenze dei Greci autoctoni. Se i Variaghi godevano duna lusinghiera reputazione di fedelt, lin-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 177

Lesercito e la marina

177

disciplina e la rapacit dei Latini, invece, erano proverbiali. I reggimenti latini furono riottosi in pi duna occasione, al tempo dei conflitti
interni o esterni della seconda met dellxi secolo, ma perlopi si limitavano a pretendere un pagamento puntuale del soldo. Lunico a fare
decisamente il proprio gioco, Roussel de Bailleul, peraltro popolarissimo presso i notabili del tema degli Armeniaci che difendeva dai Turchi,
non poteva aspirare personalmente al trono e si dovette alleare con il cesare Giovanni Duca per fare pressione sullimperatore Michele VII. I
mercenari stranieri rappresentarono dunque un pericolo minore per il
potere centrale. In linea di massima, combattevano con grande coraggio per il datore di lavoro, come testimoniano le gravi perdite subite dai
Latini a Durazzo nel 1081 e a Miriocefalo nel 1176. Lapporto degli stranieri, in particolare dei Latini, ha in realt permesso agli eserciti bizantini di seguire levoluzione delle tecniche di combattimento e di adattarsi meglio ai nuovi avversari.
g) Gli effettivi.
Non risulta conservato nessun testo paragonabile alla Notitia Dignitatum per valutare gli effettivi globali dellesercito bizantino nel Medioevo. Bisogna accontentarsi dei dati forniti dalle fonti narrative, bizantine o di altra origine, nonch delle informazioni spigolate dai trattati
militari e da qualche archivio. Peraltro, come difficolt supplementare,
noto che la maggior parte dei numeri riferiti da tali testi non sono affidabili, dal momento che perlopi sono destinati a suggerire limportanza dun esercito. Nessuno storico accorda il minimo credito a un esercito che avrebbe contato 300 000 combattenti, ma come si devono giudicare le cifre nettamente inferiori? Bisogna basarsi sui rari documenti
disponibili, e accettare di conseguenza solo le stime compatibili con i
dati, ma ci significa introdurre un elemento soggettivo, che ha provocato una profonda divergenza tra Warren Treadgold [367], molto ottimista sulla capacit di mobilitazione dellImpero, e dallaltra parte John
Haldon [363], al quale pu essere affiancato Ralph-Johannes Lilie, entrambi pi sensibili alle limitazioni economiche e logistiche. Infine, bisogna comprendere cosa si intende per soldato, giacch non si possono
paragonare n per costo n per efficienza il cavaliere pesante con il fante equipaggiato solamente di lancia, n un combattente dlite con un
soldato che non lascia mai la propria guarnigione. Bisogna infine distinguere, come si gi detto, tra gli effettivi teorici registrati nei ruoli militari, il numero di soldati che si presentavano alladnoumion (appello),
e infine quelli che lo stratego teneva presso di s.

2b_Bisanzio II_77-216

178

7-07-2008

13:55

Pagina 178

Le istituzioni dellImpero

La stima di 150 000 uomini fornita da Agazia per tutto lesercito


sotto Giustiniano I generalmente accettata. Il declino numerico gi
iniziato prima della conquista araba, poich Eraclio, alla testa dun esercito dagli effettivi ridotti, riesce a vincere i Persiani solo grazie al suo
genio strategico. Lo sbandamento provocato dalle incessanti offensive
arabe e le perdite successive alla battaglia dello Yarmuk hanno accentuato la tendenza negativa, e questa senza dubbio la ragione per cui
i grandi eserciti arabi attraversarono lAnatolia senza grande opposizione, dal momento che gli imperatori non erano in grado di radunare
un esercito in grado di avere la minima speranza di successo in campo
aperto.
Le informazioni in nostro possesso aumentano per il ix secolo, quando lesercito dei temi conobbe il suo apogeo. Un prigioniero arabo, alJarmi, aveva conosciuto gli effettivi dellesercito bizantino. La precisione amministrativa del suo resoconto, ripreso successivamente dai geografi arabi, corroborata dal taktikon Uspenskij, di poco posteriore.
Questi dati sono compatibili con gli 80 000 uomini che Teofane sembra attribuire allintero esercito di Costantino V nel 783, nonch con
gli effettivi ascritti ai grandi temi da Leone VI, pur tenendo conto del
margine di esagerazione da parte dun imperatore che si guarda bene
dallo svelare uninformazione strategica. Gli effettivi che combattevano veramente erano senza dubbio molto inferiori. Forse questi numeri
corrispondevano alle famiglie registrate nei ruoli militari dellufficio dello stratiotikon? Dopo questa data, non disponiamo di altre stime generali. Il considerevole impegno militare del x secolo deve aver prodotto
un aumento degli effettivi, in rapporto con laccrescimento del numero

Tabella 3.
Gli effettivi dei vari temi (secondo Ibn al-Faqih).
Anatolici
Armeniaci
Caldea
Tracesi
Buccellari
Opsikion
Tracia, Macedonia, Paflagonia
Ottimati, Cappadocia, Charsianon

15 000
10 000
10 000
10 000
8000
6000
5000 ciascuno
4000 ciascuno

Totale

85 000 uomini

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 179

Lesercito e la marina

179

dei temi, seguito da un calo nel secolo successivo, provocato sia dal massiccio impiego di mercenari ben pi costosi, e dunque meno numerosi
dei soldati che andavano a sostituire, sia dalla perdita dellAsia Minore, prima che i Comneni ristabilissero la situazione, valendosi dun potenziale demografico cresciuto e dun ritorno alla prosperit. Occorre
evitare di prendere la lista dei temi e di moltiplicare il numero dei combattenti per quello dei temi, pur tenendo conto delle dimensioni di questi ultimi, in quanto certo che non si arriv mai a raggiungere il numero di effettivi teorici. Quando furono creati nuovi temi di confine, i loro soldati furono prelevati, almeno parzialmente, dalle vecchie unit. Al
momento in cui sinterrompe la minaccia nemica, cessa di essere assicurato il mantenimento di tutte le fortezze di confine [Holmes 388].
Anche le stime riguardanti i tagmata sono estremamente divergenti.
Warren Treadgold, basandosi sulle fonti arabe, accetta per i quattro primi tagmata un numero globale di 12 000 o addirittura 24 000 uomini
[367], cifra elevata giustamente respinta da John Haldon [387] per motivi finanziari. Gli effettivi ufficiali dei soldati e dei marinai impegnati
nelle spedizioni cretesi nel 911 e nel 949 offrono una base incompleta,
ma certa. Furono mobilitati il domestico degli icanati con il suo intero
reggimento, ovvero 456 uomini, e il domestico degli escubiti con tutti i
suoi, ovvero 700 combattenti, anche se gli effettivi possono essere variati con il tempo. Le scholae dOccidente avevano 869 combattenti, segno che tale reggimento era pi importante degli altri. Infine, la cavalleria pesante dei catafratti mobilitata da Niceforo II Foca, punta di diamante del suo esercito, non superava di molto i 500 uomini, secondo la
testimonianza dei trattati militari [Dennis 355].
Gli effettivi dei vari tagmata erano dunque disparati. I Variaghi costituivano lunit pi importante, e secondo le fonti erano composti da
4000 o 6000 uomini, ma si ignora se abbiano mantenuto questo livello
nei due secoli seguenti. Poi, in ordine di importanza, le scholae comprendevano 30 squadroni (banda), probabilmente di 50 uomini ciascuno. Un
tagma formato di autoctoni, come quello degli arcontopuli creato da Alessio Comneno, era composto da 2000 uomini, mentre la maggior parte
dei tagmata stranieri, in particolare franchi, a quanto pare riuniva da 500
a 1000 combattenti.
Se difficile determinare gli effettivi globali dellesercito in una data epoca, la dimensione degli eserciti in campagna pi facile da stabilire sulla base delle fonti narrative e dei trattati militari, e non molto
variata nel corso dei secoli. Quando lesercito dei temi di confine respingeva unincursione araba, non comprendeva pi di alcune migliaia di cavalieri [Dagron 357]. Nel x secolo, secondo un trattato militare, quan-

2b_Bisanzio II_77-216

180

7-07-2008

13:55

Pagina 180

Le istituzioni dellImpero

do limperatore prende parte a una campagna accompagnato da 15 000


a 25 000 uomini, cifra corroborata dalle altre fonti [Dennis 355; Cheynet 381]. Tale numero si spiega con dei limiti logistici, in particolare
limpossibilit di accumulare vettovaglie sufficienti per eserciti numerosi. Le difficolt incontrate dai crociati, nonostante gli accordi preliminari stretti fra Alessio e il loro comandante per stabilire mercati convenienti, ne sono la prova. Gli effettivi della flotta sono conosciuti ancora peggio, ma nel 911 la marina imperiale aveva mobilitato 19 600
marinai.
Tutto sommato, anche a partire dal x secolo quando il comando operativo delle forze bizantine fu diviso tra Oriente e Occidente, lImpero
ha sempre avuto a disposizione un solo esercito capace di opporsi a uninvasione in grande stile, e questo spiega perch, prima di attaccare una
battaglia giudicata decisiva, che fosse o meno presente limperatore, lesercito dOriente e quello dOccidente non mancavano mai di unirsi,
pur lasciando come copertura, nella parte dellImpero che non era teatro delle operazioni, delle truppe di qualit inferiore ma capaci di combattere sotto un buon comando.
Fu in questa maniera che Leone Foca riport su Sayf ad-Dawla una
delle sue pi belle vittorie con i contingenti di riserva, mentre suo fratello Niceforo assediava Chandax, a Creta, con le truppe migliori [Dagron 357].
h) Un esercito molto tecnico.
Bisanzio ha ereditato le tradizioni dellesercito romano, dove si insisteva molto sullallenamento delle giovani reclute ai diversi movimenti sul campo di battaglia. La qualit della manovra era spesso destinata
a compensare linferiorit numerica degli eserciti bizantini. In mancanza di scuole militari, gli ufficiali si formavano sul campo, spesso presso
parenti pi anziani, o uscivano dai ranghi dopo aver mostrato la loro
prodezza. I pi benestanti e i pi curiosi leggevano i trattati di strategia. Tra il ix e il x secolo, Bisanzio ha prodotto una serie di Taktika e
Naumachika, perlopi compilati da ufficiali veterani, ma ci fu anche un
imperatore, Leone VI, che ebbe lambizione di far rivivere grazie ai propri Taktika la scienza della guerra che, a suo parere, i Bizantini avevano dimenticato. Dalla lettura di questi manuali si ricava limpressione
che i generali bizantini risparmiassero il sangue dei propri uomini in
combattimento, a causa della persistente scarsit di effettivi, e che evitassero le battaglie campali a meno di non essersi assicurati una superiorit momentanea. Venivano privilegiate le ricognizioni, limpiego di stra-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 181

Lesercito e la marina

181

tagemmi, la guerra di logoramento tramite un uso accorto delle postazioni fortificate, dove la popolazione e le truppe erano al riparo delle
mura delle citt.
I Bizantini, il cui armamento ha seguito levoluzione di quello degli
avversari [Kolias 407], in Oriente si distinguevano per la scienza della
poliorcetica, in particolare nella costruzione e nellimpiego di macchine
dassedio [Sullivan 410]. Indubbiamente la loro arma pi nota il fuoco greco, miscela infiammabile di pece e nafta, scagliata da un sifone
o da catapulte che lanciavano recipienti pieni di questo prodotto. Esistevano anche dei vasi che potevano essere lanciati dal singolo soldato.
Limpatto di questarma difficile da quantificare; fu indubbiamente
utile contro le popolazioni che la ignoravano, ma fu rapidamente copiata e contrastata con luso di pelli umide che impedivano lappiccarsi del
fuoco [Korres 408]. I Bizantini avevano a propria disposizione un intero campionario di macchine dassedio, tra cui catapulte di vario tipo che
rimasero insuperate fino alle crociate [Foss 403; Chevedden 401; Dennis 402]. Daltro canto, furono anche abili a fortificare i punti strategici, riparando con cura, a costi elevatissimi, le mura di Costantinopoli.
A numerose riprese fu edificata tutta una serie di fortificazioni, il cui
ricordo conservato da iscrizioni, sotto Costantino IV, Michele III (ad
Ancira, Nicea e Smirne), e ancora sotto Romano IV Diogene. Questa
politica coerente con i precetti dei trattati militari.
I Bizantini disponevano di un sistema logistico di primordine, basato su una complessa amministrazione. Erano in grado di radunare tutto lequipaggiamento necessario, una parte del quale era conservato a
Costantinopoli nei depositi dellarmamenton, che dipendeva dal preposito alleidikon. I preparativi delle fallite spedizioni contro Creta del 911
e del 949 mostrano la precisione e lefficacia della catena logistica [Haldon 387].
Fino allxi secolo, le truppe erano convocate in accampamenti prestabiliti in ciascuno dei grandi temi, gli aplekta, collocati in Asia Minore lungo i percorsi che conducevano alle frontiere orientali. Sotto i Comneni, Cipsela in Tracia e Lopadio in Bitinia svolsero il medesimo ruolo.
Le scuderie imperiali erano sottoposte al protostrator e al comes stabuli,
addetti alle scuderie di Costantinopoli e di Malagina, che era il primo
aplekton (campo di raduno delle truppe) sulla principale strada dellAsia Minore, che conduceva in Cilicia. Il logoteta delle mandrie controllava la fornitura di cavalli, una parte dei quali proveniva dagli allevamenti (metata) di Asia e di Frigia, gi attivi allepoca romana [Oikonomides 28].

2b_Bisanzio II_77-216

182

7-07-2008

13:55

Pagina 182

Le istituzioni dellImpero

2. Il finanziamento dellesercito e il pagamento dei soldati.


Molte caratteristiche dellesercito bizantino dipendevano dal suo finanziamento: il numero di combattenti, la loro distribuzione sul territorio, lequipaggiamento. Dopo la perdita delle province orientali e la
riduzione delle risorse fiscali della met o forse di due terzi, il finanziamento dellesercito, gi problematico dalla seconda met del vi secolo e
soprattutto a partire da Eraclio (costretto a servirsi dei tesori della Chiesa), divenne estremamente difficile. Il denaro contante si era rarefatto
e si comprende quale sia stato il sollievo procurato dal versamento dun
tributo da parte di Muawiya, al di l del suo lato simbolico. certo che
il valore dei donativa in denaro diminu fortemente. La maniera in cui
furono remunerate le truppe reinsediate in Asia Minore oggetto di discussioni su due punti fondamentali: il ruolo dei commerciari nel vii-viii
secolo [cfr. la parte sulla fiscalit, cap. vi, p. 142], e la data di comparizione delle terre stratiotiche.
a) La questione delle terre militari.
Vi sono due teorie contrapposte. Secondo alcuni, tra i quali Georg
Ostrogorsky, che stato il primo a mettere insieme chiaramente tutti
gli elementi di questa ricostruzione, e Warren Treadgold [394], il rappresentante attuale pi eminente di tale visione, gli imperatori, a partire da Eraclio, avrebbero distribuito ai soldati trapiantati una serie di
terre ricavate dai latifondi imperiali, ancora ben attestati nel vi secolo
e scomparsi invece nel Medioevo. Beneficiando di rendite fondiarie integrate da esenzioni fiscali, questi soldati avrebbero potuto assicurare il
mantenimento delle famiglie e dei cavalli, nellattesa di essere richiamati in servizio effettivo. Altri storici, in primo luogo Paul Lemerle [553],
Hlne Ahrweiler [334 e 335] e John Haldon [337], ritengono invece
che le terre stratiotiche abbiano acquisito uno statuto ufficiale solo poco prima della promulgazione, da parte degli imperatori macedoni, delle prime leggi destinate a proteggerle.
La prima teoria ha ricevuto obiezioni fondate, a partire dallassenza
dei temi sotto Eraclio e i suoi successori immediati. Non c dubbio che
gli imperatori abbiano sempre insediato su terreni pubblici varie popolazioni straniere trasferite volenti o nolenti, come alcuni Armeni sotto
Maurizio o alcuni Slavi sotto Giustiniano II, secondo una pratica che
prosegu fino al termine dellImpero. Ma a un livello commisurato allintero esercito imperiale, la disponibilit di immensi appezzamenti di

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 183

Lesercito e la marina

183

terreno dotati dun numero di contadini sufficiente a mantenere decine di migliaia di uomini inverosimile in un contesto di declino demografico marcato. Nicolas Oikonomides ha ritenuto di scorgere in una disposizione dellEcloga un notevole indizio che il servizio sarebbe gi stato legato al possesso dun terreno sotto gli Isaurici [Oikonomides 392],
ma tale interpretazione stata giustamente contestata [Haldon 372].
Nessun testo, infatti, connette formalmente il servizio militare allesistenza delle terre stratiotiche prima del x secolo, e ci lascia aperta la
questione del mantenimento dei soldati prima della implementazione
delle terre stratiotiche, bench queste ultime siano sicuramente esistite
prima che la minaccia della loro sparizione inducesse gli imperatori a legiferare in merito.
Lo Stato cercava innanzitutto di disporre di effettivi numerosi, stabili e preventivabili. Lo stratiota era ormai tenuto, di norma, a possedere
proprie armi personali, giacch lo Stato aveva perduto nel corso del vii
secolo le sue fabbriche pubbliche di armi, eccetto quella di Cesarea di
Cappadocia, e a differenza dellepoca precedente non le forniva pi. La
condizione sociale dei soldati era dunque lungi dallessere uniforme; di
conseguenza, in numerose vite di santi, il protagonista rappresentato
mentre soccorre uno stratiota privo di cavalcatura e incapace di procurarsene, senza contare che fu spesso lintendenza a fornire le vettovaglie.
Fin dallorigine dellesercito tematico, il servizio risulta ereditario,
e ci finisce per implicare numerose difficolt: che fare se la famiglia
non ha un uomo abile al servizio? Che fare quando un soldato divenuto troppo povero per assicurare il proprio mantenimento? Si rapidamente imposta la distinzione tra chi era iscritto nei registri e chi serviva a tutti gli effetti. Daltro canto, si fatto appello a dei co-contribuenti (syndotai) per equipaggiare un soldato a corto di mezzi, ed
eventualmente pagarne anche le tasse. Gi una novella di Niceforo I valuta a 18,5 nomismata la somma necessaria.
Per stabilizzare il sistema, gli imperatori macedoni decisero di stilare registri delle case militari con le terre annesse (stratiotikoi oikoi).
Da dove venivano queste terre? I soldati risiedevano a lungo nello stesso villaggio, e disponevano dun po di denaro liquido che permetteva
loro di acquistare dei terreni e li rendeva dei partiti molto interessanti
per le ereditiere. Questo processo di radicamento dei soldati nonch,
per i pi fortunati, di integrazione alla nuova aristocrazia in via di formazione risulta ben osservabile in Italia [Brown 1188]. Queste terre continuavano a pagare limposta fondiaria di base, ma i proprietari erano
esentati da tutte le imposte straordinarie in ragione della fornitura dun
combattente.

2b_Bisanzio II_77-216

184

7-07-2008

13:55

Pagina 184

Le istituzioni dellImpero

Nel x secolo, il valore delle terre iscritte nei registri fiscali dipendeva dal valore del servizio reso. Per un soldato semplice, occorreva iscrivere 4 libbre doro di terreni: ci lo rendeva dunque un proprietario importante (600 modioi, ossia circa 60 ettari di terre arabili, lequivalente
di 6-10 fattorie) e lo poneva ben al di sopra dei contadini, per quanto
agiati. Un marinaio semplice aveva terre per 2 libbre doro. Quando Niceforo II arruol la cavalleria pesante, che esigeva un equipaggiamento
costosissimo, implement una nuova categoria di proprietari che iscrivevano un minimo di 12 libbre doro di terreni, e questo spiega lo scarso numero di combattenti reclutati.
Senza dubbio, pochi soldati tematici ebbero i mezzi di far registrare possedimenti duna tale superficie, tanto pi che i vari lotti erano occasionalmente frammentati dalle eredit. Numerosi proprietari di una
parte della strateia potevano associarsi per fornire un combattente. Nel
caso in cui lo stratiota non potesse stabilmente mantenere le proprie capacit, la procedure di adoreia permetteva di trasferire ad altri le sue terre, nellattesa che recuperasse le sue facolt contributive [Gorecki 384].
b) La trasformazione del x e dellxi secolo: la fiscalizzazione della strateia.
A partire dal x secolo, lesercito si professionalizza e i generali si lagnano della mediocre qualit dei soldati tematici, a eccezione del nucleo
di soldati al servizio permanente dello stratego, gli epilektoi. Gli altri, a
volte, avevano venduto lequipaggiamento e si dedicavano alle attivit
agricole. In pratica, si fa strada lidea che il servizio effettivamente reso non abbia pi molto interesse sul piano militare; sarebbe meglio che
questi stratioti demotivati versassero unimposta di riscatto il cui importo complessivo possa permettere di assoldare dei combattenti, autoctoni o stranieri, ma combattivi. Gli imperatori furono dunque indotti a
trasformare degli oneri in tasse, secondo il processo denominato fiscalizzazione della strateia. Il momento era favorevole perch la liquidit
era tornata abbondante. Sembra probabile che questa tassa sia stata poi
estesa a chi non dipendeva dalle case militari tradizionali. Una delle misure di Niceforo Foca, quando cre la categoria dei possessori di 12 libbre doro di terre, aveva per obiettivo anche quello di far partecipare allo sforzo bellico i civili agiati, e ci lo rese impopolare, soprattutto a Costantinopoli [Dagron 357].
La fiscalizzazione della strateia si va generalizzando nellxi secolo, e
finisce per confondere la distinzione tra oikoi politikoi e oikoi stratiotikoi. La strateia compare allo stesso titolo delle altre imposte nelle liste

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 185

Lesercito e la marina

185

di esenzione in favore dei monasteri. Parallelamente, i combattenti dei


temi non erano pi mobilitati, a eccezione del nucleo di soldati permanenti che formavano i tagmata tematici. Quando lImpero si procacci
nuovi territori, gli imperatori cercarono in modo analogo la conversione in oro dei servizi dovuti. La dissoluzione da parte di Costantino Monomaco dellesercito di Iberia, che sarebbe stato composto da decine di
migliaia di uomini, suscit il biasimo dei contemporanei che ritennero,
senza dubbio a torto, che tale riforma avesse facilitato linvasione turca [Oikonomides 345; Lemerle 553; Haldon 362].
Lo Stato perse la battaglia per difendere la piccola e la media propriet, e per molto tempo gli storici hanno associato questo fallimento
al declino dellImpero nellxi secolo. In realt, oggi si ritiene che lespansione demaniale non abbia affatto condotto a un indebolimento delle
sue risorse, dal momento che le istituzioni pubbliche si dettero sistematicamente a sfruttare i propri possedimenti raggruppati in curatorie e in
episkepseis, alcune delle quali furono forse direttamente consacrate al finanziamento delle truppe. I civili daltro canto erano costretti ad alloggiare i soldati che svernavano lontano da casa, in particolare i reggimenti stranieri, e questonere, il mitaton, era particolarmente temuto perch comportava facilmente degli abusi.
c) Lo sviluppo della pronoia.
A partire dal regno di Alessio Comneno, una volta superata la terribile crisi finanziaria, la remunerazione dei servitori dello Stato viene
perlopi effettuata sotto forma di pronoiai [cfr. cap. vi, e Kazhdan 389;
Magdalino 391]. Queste ultime restarono eccezionali sotto i due primi
Comneni, ma Manuele Comneno generalizz limpiego della pronoia per
il pagamento dei soldati. Un brano famoso di Niceta Coniata ricorda
che gli antenati di Manuele avevano conferito delle pronoiai solamente
ai guerrieri pi valorosi che si erano distinti di fronte al nemico, e ci le
aveva rese ricercatissime. Generalizzando questa pratica, tuttavia, secondo Coniata limperatore avrebbe demotivato i pi coraggiosi, poich
tutti beneficiavano di questo favore, al punto che ci si sarebbe precipitati in massa verso i ruoli militari, se necessario corrompendo gli ufficiali reclutatori perch accettassero anche uomini inabili alla guerra. Ci
sarebbero stati degli artigiani che, pur non avendo mai toccato una spada, avrebbero abbandonato un mestiere che, in confronto, li manteneva miseramente. La riflessione di Coniata riecheggia una deplorazione
di Michele Psello che descriveva, nel secolo precedente, una situazione inversa, in cui tutti si allontanavano dalle armi per abbracciare la car-

2b_Bisanzio II_77-216

186

7-07-2008

13:55

Pagina 186

Le istituzioni dellImpero

riera dellavvocato. Coniata sottolinea infine una conseguenza nefasta


della riforma, quando i contribuenti divenivano vittime dei rappresentanti dei pronoiari che avrebbero loro sottratto, a quanto afferma, fino
allultima delle vesti. Queste critiche sono eccessive, dal momento che
lo Stato, rispettato sotto Manuele, disponeva dei mezzi per reprimere
gli abusi, ma il nuovo sistema celava effettivamente dei potenziali pericoli in caso di indebolimento dellautorit centrale. Lo scetticismo
dobbligo nei confronti del preteso afflusso di artigiani nei ranghi dellesercito, giacch, prima del 1204, non si nota nessuna evoluzione particolare nella composizione dellesercito. In realt, si ignora quale fosse
la proporzione dei soldati che beneficiavano di questo sistema di remunerazione, e si ignora anche se gli ufficiali ne fossero stati interessati in
misura massiccia e quale impatto sociale ebbe la donazione di grandi pronoiai, bench prima del 1204 gli imperatori avessero comunque conservato, a quanto pare, il controllo dellistituzione.
Daltro canto, il pagamento delle truppe in denaro risulta ampiamente attestato per tutto il corso del xii secolo: nellaprile 1204, i Variaghi
domandarono un aumento del soldo nel momento stesso in cui i Latini
penetravano in citt.
d) I soldati, dei privilegiati?
Gli introiti del combattente dipendevano da una serie di elementi:
la categoria cui apparteneva, tematica o tagmatica, il rango che occupava, lanzianit di servizio, se fosse o meno in stato di mobilitazione. Non
ci sono informazioni per il periodo precedente al ix secolo, anche se
noto che il pagamento in contanti era modesto poich le riserve metalliche erano drasticamente diminuite, ma allo stato attuale della ricerca
difficile precisare in quali proporzioni [cfr. cap. xii, p. 306. Quando
Costante II volle pagare i suoi soldati, fu costretto, secondo il Liber pontificalis, a smantellare tra laltro il tetto di Santa Maria dei Martiri a Roma, per ottenere il metallo necessario. Sotto Michele III, il costo totale dei salari o rogai annuali raggiungeva senza dubbio le 20 000 libbre
doro. Questa stima di Teofane Continuato confermata dallammontare delle rogai del tema degli Armeniaci, che giungevano a 1300 libbre
doro, e di quelle del tema dello Strimone, 1100 libbre sotto Niceforo
I, somme che finirono entrambe in mano ai nemici. Gli stipendi erano
fortemente gerarchizzati: lo stratego degli Anatolici riceveva 40 libbre
doro allanno, mentre ai soldati spettavano, di norma, meno di 12 nomismata. I combattenti ricevevano il soldo anche quando partivano per
una campagna [Treadgold 367]. Nel 949, per una spedizione dalla du-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 187

Lesercito e la marina

187

rata presunta di tre mesi, un turmarca otteneva 30 nomismata contro 3


soltanto per il soldato semplice o il rematore. I guerrieri dei tagmata erano meglio remunerati, precisamente il doppio, a giudicare dai dati del
911 e del 949 [Haldon 387]. Per attirare i volontari in operazioni pericolose, le somme assegnate erano pi alte. Per esempio, per lottare contro la pirateria araba erano stati reclutati dei volontari ai quali erano state promesse 40 monete doro a persona.
Lo stipendio non costituiva lunica risorsa dei militari. In circostanze fortunate vi si aggiungeva il bottino, che permetteva di procurarsi
schiavi e beni preziosi. In occasione delle grandi vittorie del x secolo, il
bottino fu cos abbondante che il prezzo degli schiavi croll. In compenso, il soldato fatto prigioniero doveva frequentemente procurarsi di tasca sua il denaro per il proprio riscatto, che poteva arrivare a costare
diverse decine di nomismata, corrispondenti al riscatto duno schiavo
quello che i soldati divenivano dopo la cattura. Le famiglie, specie le
pi povere, potevano essere rovinate, se non ricevevano laiuto della
Chiesa. Per i graduati, la somma richiesta era proporzionale al patrimonio presunto dei prigionieri, per i quali il nemico domandava a volte parecchie decine di migliaia di nomismata. Solo una contribuzione imperiale o un gesto del comandante nemico, nellambito di negoziati diplomatici o duno scambio di prigionieri, lasciava loro sperare di poter
tornare in libert. Daltro canto, la vendita dei prigionieri nemici costituiva un premio di guerra, come avvenne in occasione del fallimento degli assalti russi a Costantinopoli, o dopo le vittoriose incursioni in Siria
al tempo di Giovanni Tzimisce.
Le gratifiche imperiali integravano cospicuamente gli stipendi. I soldati semplici ne beneficiavano pi di rado, a meno che non compissero
una prodezza sotto gli occhi dellimperatore. Gli ufficiali di rango elevato, strateghi, duces, turmarchi, si vedevano assegnare delle dignit in
rapporto con il loro grado: gli strateghi degli Anatolici e i domestici delle scholae erano spesso nominati patrizi, o addirittura magistri, e ottenevano le rogai corrispondenti. Ricevevano anche doni diretti dallimperatore, come tessuti preziosi e soprattutto terre. I generali vittoriosi
e apprezzati dallimperatore potevano accumulare in breve tempo delle
fortune considerevoli.
3. Perch lesercito combatte?
Le pratiche religiose andarono sviluppandosi nellesercito bizantino,
in particolare nel corso del lungo conflitto con i musulmani. I soldati

2b_Bisanzio II_77-216

188

7-07-2008

13:55

Pagina 188

Le istituzioni dellImpero

pregavano mattina e sera, cantavano quotidianamente il trisagion, digiunavano prima del combattimento e, da dopo l843, portavano con s icone e croci preziose [Dennis 412].
Gli studiosi si sono spesso chiesti se i Bizantini avessero elaborato
una dottrina paragonabile alla guerra santa degli Occidentali o al jihad
dei musulmani. Senza dubbio non bisogna lasciarsi fuorviare da una interpretazione letterale del canone di san Basilio, che escludeva per tre
anni un soldato dalla comunione se aveva versato il sangue del nemico.
La Chiesa, fin dallAntichit, aveva concepito una teoria, ottimamente
riassunta da santAgostino, che permetteva ai combattenti di portare le
armi per proteggere i santi imperatori e soccorrere i fratelli cristiani [Kolbaba 413], nellambito della guerra giusta, ossia difensiva, dove non viene versato sangue pi del necessario. LImpero la pace, avrebbero potuto affermare numerosi panegiristi imperiali, come Giovanni Mauropo quando lodava la moderazione di Costantino IX che risparmiava i
suoi nemici, o come Anna Comnena quando affermava che suo padre
Alessio, dopo la vittoria di Levunion, era stato totalmente estraneo al
terribile massacro dei prigionieri peceneghi, che peraltro erano pagani.
Ogni guerra contro cristiani era sostanzialmente una guerra civile,
dunque da condannare con la massima severit. In virt di questo principio, gli sconfitti, in caso di ribellioni intestine, erano crudelmente puniti per avere infranto il comandamento divino. Questa ripugnanza nei
confronti degli scontri cruenti si applicava anche, di norma, ai popoli
vicini, quando condividevano la stessa fede. Difatti, i rari combattimenti contro i Carolingi furono dintensit piuttosto modesta. In compenso, luso di tale argomento per suscitare la vergogna e il rimorso di Simeone di Bulgaria sembra cinico: il pio imperatore Leone VI non aveva avuto scrupoli a fare appello agli Ungheresi, che non erano ancora
convertiti, per devastare le terre dei Bulgari, fratelli in Cristo dei Romani.
Lo stesso Leone VI deplorava il disagio dei suoi compatrioti nei confronti della violenza guerresca. Gli sembrava che i suoi fossero svantaggiati, a paragone dei musulmani che, con la dottrina del jihad, disponevano dun potente mezzo per stimolare lardore guerriero dei propri uomini e chiamarli al combattimento contro gli infedeli [Dagron 411]. Non
era lunico a pensarla cos, e tra i rappresentanti dellaristocrazia cappadoce, cos come tra le truppe, si era diffusa lidea che il sangue versato
per la difesa della cristianit dovesse garantir loro, come avveniva per i
nemici, la condizione di martiri se fossero caduti sul campo di battaglia.
Niceforo Foca, perfetto rappresentante di questa aristocrazia, propose
alla Chiesa di ratificare questa dottrina, ma a Costantinopoli n il clero

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 189

Lesercito e la marina

189

n lopinione pubblica apprezzarono tale proposito, e Niceforo ricevette un categorico rifiuto dal patriarca Polieutto [Kolia-Dermitzake 414].
Questo fallimento non ostacol minimamente il movimento di riconquista, e del resto anche Giovanni Tzimisce esaltava lesercito cristiano che
aveva ripreso Antiochia, lasciandogli sperare un eventuale recupero di
Gerusalemme, dove limperatore sognava di recarsi per pregare sulla
tomba di Cristo secondo un progetto che sarebbe stato ripreso, in circostanze ben differenti, da Alessio e poi da Manuele Comneno.
Il culto dei santi militari, Demetrio, Michele, Giorgio e Teodoro fu
incoraggiato dagli imperatori delle dinastie macedone e comnena. La loro propaganda pretendeva che questi soldati inviati da Dio combattessero al fianco degli eserciti cristiani. Numerosi ufficiali scelsero di effigiare uno di questi protettori sul recto dei loro sigilli.
4. Conclusione.
Edward Gibbon, innestandosi nel filone di unantica tradizione, latina e poi occidentale, disprezzava i comandanti bizantini e le loro truppe per quella che giudicava una mancanza di combattivit. Senza dubbio, se avesse letto i loro trattati di tattica, avrebbe trovato una conferma del proprio punto di vista. I redattori, infatti, perlopi ufficiali in
congedo, come si visto raccomandano costantemente di evitare gli
scontri in campo aperto, piuttosto di sorvegliare il nemico, di logorarlo, in particolare facendo perno sulle guarnigioni delle fortezze. Non bisogna individuare in questo una prova di codardia ma una giusta valutazione dei rapporti di forza. LImpero ha quasi sempre combattuto
avversari pi numerosi degli effettivi dei suoi eserciti, in particolare durante i primi due secoli del califfato, che disponeva di una schiacciante
superiorit economica e militare. Gli strateghi dei temi hanno saputo
utilizzare abilmente lhandicap degli Arabi, intralciati dallinevitabile
lunghezza delle linee di rifornimento, e trarre profitto dalla propria eccellente conoscenza del terreno per limitare i danni causati dalle invasioni. Se non fosse stato oscurato dalla caduta di Costantinopoli nel
1204, che rivela pi le divisioni interne dellImpero che la sua intrinseca inferiorit militare, il bilancio sarebbe impressionante, a paragone degli Imperi musulmano e franco, cos ben messi nellviii e nel ix secolo e
cos rapidamente in declino.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 190

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 191

jean-claude cheynet
viii. Le classi dirigenti dellImpero

Per tutto il corso del Medioevo, le fonti presentano un gruppo di personaggi che gravitano intorno allimperatore, occupano le cariche e possiedono il potere economico e linfluenza sociale. Sono designati con
diversi nomi, a seconda dellaspetto il rango (ekkritoi, logades), la posizione nello Stato (hoi en telei) su cui la fonte mette laccento. La differenziazione sociale deriva sempre, a ogni modo, dal potere che ha assegnato una funzione elevata o una dignit al personaggio designato dalla fonte, o ai suoi antenati. Ci si pu spingere a parlare di nobili, come
ha fatto Rodolphe Guilland che ha dedicato tanti articoli a studiare le
dignit di cui erano insigniti [238]? Senza dubbio leugeneia letteralmente, la buona nascita potrebbe corrispondere a tale distinzione
sociale, ma lattribuzione di tale qualit fondamentalmente soggettiva, se non simbolica, giacch a volte designa semplicemente la nobilt
danimo. In assenza duno statuto giuridico dal quale potessero essere
determinati dei privilegi ereditari, converr dunque astenersi dal parlare di nobili, ma come si vedr le lites bizantine seppero conservare di
generazione in generazione le posizioni acquisite, riuscendo talora persino a superare le pi violente crisi politiche. difficile definire perfettamente questo gruppo, dal momento che non omogeneo: ci sono infatti numerose lites, politiche, ecclesiastiche, economiche, intellettuali, che si sovrappongono solo in parte. Lo strato superiore, composto di
intimi dellimperatore, ristrettissimo, ma questo potrebbe non valere
per i livelli inferiori, dal momento che il personale ordinario degli uffici si differenzia poco dai ricchi mercanti della capitale o delle province,
anchessi in grado di acquisire delle dignit, e i cui figli entrarono a volte al servizio dello Stato. Non nemmeno possibile utilizzare la definizione giuridica di povero, ossia chi non arrivava a possedere 50 monete doro, dal momento che tale definizione ereditata dallepoca romana e non tiene conto n dellevoluzione della moneta n di quella della
societ.
Quella che noi definiremo aristocrazia ha costituito i quadri del-

2b_Bisanzio II_77-216

192

7-07-2008

13:55

Pagina 192

Le istituzioni dellImpero

lamministrazione imperiale, ed da essa che provenivano gli imperatori, tranne poche eccezioni. Tale aristocrazia ha sempre costituito una
minoranza che, al momento dellapogeo dellImpero, nellxi secolo, comprendeva sicuramente alcune migliaia di famiglie, se vi si includono gli
amministratori pubblici, quelli ecclesiastici e i letterati.
1. Il rinnovamento dellalta aristocrazia.
Alexander Kazhdan aveva nettamente contrapposto due momenti
della storia delle lites [424]. Secondo lo studioso, nel vii-ix secolo il rinnovamento fu intenso a causa delle guerre che favorivano linnalzamento di homines novi, dorigine modesta, che approdavano al potere grazie alla forza della spada. Questa ipotesi ne supponeva unaltra, quella
dellassenza di continuit tra la classe senatoria, ancora potente fino al
vi secolo, e le famiglie che andarono progressivamente distinguendosi
nel corso del ix e del x secolo. Nellxi e xii secolo, sotto limpulso degli
imperatori Comneni, lo strato superiore dellaristocrazia non avrebbe
pi integrato dei nuovi arrivati, e la societ si sarebbe irrigidita, dimodoch lImpero avrebbe perso una delle chiavi del suo successo, lassimilazione degli stranieri.
a) La situazione del vii-ix secolo.
Sono scarse le fonti per conoscere levoluzione delle lites durante la
fase acuta della crisi del vii secolo, bench siano integrate da un materiale sigillografico pi abbondante. Fortunatamente, gli Armeni, che in
questa fase forniscono numerosi ufficiali agli eserciti, ricevono nomi caratteristici delle famiglie da cui discendono. I generali di sangue armeno provengono dalle stirpi pi illustri, i Mamikonian e gli Gnuni, e poi
i Bagratidi, parte dei quali si era insediata nellImpero anche prima della conquista araba. Altri casi, meno isolati di quanto si pensava ventanni fa, suggeriscono che la cesura del vii secolo non sia stata affatto radicale, anche tra i militari, il cui tasso di rinnovamento era necessariamente pi elevato, tenendo conto delle perdite in combattimento e
dellinstabilit politica. Lo stratego degli Armeniaci e futuro imperatore Niceforo I sarebbe un discendente del patrizio ghassanide Gabala.
Le conseguenze di questo passaggio alla forma medievale di un Impero,
ridotto quasi alla sola Anatolia, risultano pi evidenti. La classe senatoria, fondata sul possesso di latifondi, perlopi scomparsa, vittima dei
problemi militari e, forse, di un accrescimento della pressione fiscale, se

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 193

Le classi dirigenti dellImpero

193

si pu generalizzare lesempio dellEgitto alla fine del vi secolo, come


non vi motivo di dubitare. I proprietari, tenuti al pagamento dellimposta fondiaria, non poterono scaricare sui contadini laumento subito
e persero la loro rendita fiscale. Furono indubbiamente i medi proprietari a soffrire di pi [Zuckerman 330]. Questa evoluzione pu essere osservata al meglio in Italia [Brown 1189]. Una parte dei senatori romani
si probabilmente rifugiata a Costantinopoli, dove riuscita a mantenersi meglio. Teofane allude ai rappresentanti di questa lite quando
racconta che limperatore Filippico, dopo una solenne processione nella capitale, invit a pranzo i cittadini della vecchia stirpe (politai archaiogeneis), secondo una formula che deve sicuramente designare laristocrazia tradizionale.
Analizzando, quando possibile, le origini delle grandi famiglie, si
nota che parecchie di esse emersero allepoca degli Isaurici, e che i loro
membri svolgevano funzioni militari. Tali famiglie venivano, quando le
fonti accennano alla loro origine, dallAnatolia. Nonostante non si abbiano informazioni sufficienti per lviii secolo, si pu azzardare il seguente scenario. Gli imperatori isaurici, e poi Michele II e i suoi discendenti nel secolo successivo, hanno stabilizzato il potere imperiale appoggiandosi ad alcuni ufficiali. I sovrani hanno assicurato la fortuna di questi
ultimi, e hanno moltiplicato i matrimoni che li rendevano solidali nei
confronti della dinastia. In cambio, questi ufficiali hanno sostenuto gli
imperatori contro laristocrazia stabilita da lunga data nella capitale.
Questultima si schierata perlopi dalla parte degli iconoduli e, grazie
al patrimonio fondiario, ha dato origine alla fioritura monastica in Bitinia alla fine dellviii secolo, come mostrano i casi di Teofane il Confessore, di Platone e di suo nipote Teodoro di Studio. Alcune fonti permettono di ipotizzare che alcune famiglie di tradizione civile risalgano
almeno al vii secolo. per esempio il caso dei patriarchi Germano e Fozio, di cui conosciamo gli antenati dalla fine del vii secolo.
Questo peso cos precoce dellereditariet sembrerebbe andare contro alla libert assoluta dellimperatore di scegliere chi pi gradiva. In
realt gli imperatori, per conservare il sostegno duna potente rete clientelare, badarono a onorare i figli dei servitori devoti e, di conseguenza,
la nomina a funzioni di alto livello e il beneficio di dignit elevate continuarono a perpetuarsi nelle stesse famiglie a volte per pi dun secolo, come nel caso dei Focadi, dei Maleini, degli Scleri In caso di disgrazia, bastava troncare questo flusso e la famiglia cessava di essere annoverata tra le prime, pur senza necessariamente scomparire.
La comparsa dei nomi di famiglia, segno del sentimento di appartenenza a un medesimo genos e garanzia della memoria generazionale, per-

2b_Bisanzio II_77-216

194

7-07-2008

13:55

Pagina 194

Le istituzioni dellImpero

mette di rendersi conto pi facilmente di questo fenomeno. Alcuni nomi risalenti allviii e al ix secolo risultano ancora attestati allepoca dei
Paleologhi, ossia per sei o sette secoli: i Melisseni, gli Argiri, i Duca, i
Crateri. Leugeneia favorisce le carriere e limperatore Leone VI pretendeva di farne un criterio, per quanto non esclusivo, per la scelta dei generali. La glorificazione degli antenati diviene unarma sociale e, a partire dal x secolo, alcuni cronisti utilizzano archivi familiari come quelli
dei Curcui e dei Focadi, e nel secolo seguente dei Cecaumeni.
Il primo nucleo dellaristocrazia militare emersa sotto gli Isaurici, insediato gi quasi esclusivamente in Anatolia, si rafforzato nel corso
della lunga lotta contro gli Arabi e si radicato nelle province di confine. C stata la scissione in due gruppi principali: il primo, originario
della Paflagonia e della Caldea, era rivolto allemirato di Melitene e poi
alla Mesopotamia; laltro, incentrato intorno agli Anatolici, e poi in Cappadocia e nel Charsianon, affrontava gli arabi di Cilicia e di Antiochia.
Nel x secolo, nel primo gruppo si segnalano i Duca, gli Argiri, i Curcui,
mentre nel secondo i Melisseni, i Focadi, i Maleini, gli Scleri [Cheynet
422].
Il successo di una stirpe si concretizza nella trasmissione delle medesime funzioni nellarco di pi generazioni. Le liste dei domestici delle
scholae o degli strateghi degli Anatolici del x secolo sono eloquenti sotto questo aspetto, dal momento che vi si riscontrano i nomi di Foca, Maleino o Tzimisce Sotto Costantino VII i Focadi, che condividevano
con i Macedoni lodio verso i Lecapeni, cumularono il ruolo di domestico delle scholae, affidato a Barda, e quelli di stratego degli Anatolici, di
Cappadocia e di Seleucia, detenuti rispettivamente da Niceforo, Leone
e Costantino, i tre figli di Barda [Cheynet 441]. Questo esempio fu indubbiamente eccezionale, dal momento che venne stigmatizzato da Basilio II nella sua novella contro i potenti, promulgata allindomani della difficile vittoria contro la ribellione di Barda Foca il Giovane [Cheynet 461; Holmes 152].
b) Levoluzione sotto gli ultimi Macedoni.
Nel corso dei secoli i tratti dellaristocrazia si modificarono in seguito al verificarsi di riassetti permanenti al culmine della gerarchia, in funzione del favore imperiale, unica fonte di carriere rapide. Tuttavia, le
strutture dellaristocrazia nella societ spiegano come mai le famiglie, se
anche alcuni componenti incorrono nel castigo imperiale, riescono di
norma a sopravvivere agli sconvolgimenti politici, grazie alla ricchezza
fondiaria e alle reti clientelari. I quadri della dinastia amoriana manten-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 195

Le classi dirigenti dellImpero

195

gono ancora un rango elevato sotto i Macedoni. La fazione dei Comneni, composta di famiglie elevate da Basilio II, si sviluppa durante tutto
lxi secolo, ed piuttosto prolifica in colpi di stato, nonostante i rovesci di fortuna che di tanto in tanto colpiscono qualche membro del gruppo. Nel corso della seconda met dellxi secolo laristocrazia civile fu
colta da un sentimento di insicurezza, dal momento che non sempre riusciva a sfuggire alle confische che seguivano i numerosi cambiamenti di
regime, e Michele Attaleiata, uno dei suoi rappresentanti, si appell al
basileus affinch emanasse una legge protettrice [Bergmann 428]. Allarrivo dei Comneni, un ultimo assestamento innalz al massimo livello i
Paleologhi e i Cantacuzeni, senza dubbio originari dellAsia Minore occidentale, e declass gli Scleri e gran parte delle vecchie famiglie dellaristocrazia anatolica [Seibt 445]. Lo stesso 1204 non interruppe la continuit delle famiglie allora al vertice dello Stato, come i Paleologhi, gli
Angeli, i Lascaridi, i Tornici Ci volle tutto laccanimento di Basilio
II e di Costantino VIII per eliminare dallalta aristocrazia i Maleini e i
Focadi, bench un ramo di questi ultimi rimanesse attestato sotto lImpero di Nicea.
Nellxi secolo si verificarono, tuttavia, numerosi cambiamenti importanti: lascesa delle famiglie di tradizione civile, la centralizzazione
dellaristocrazia nella capitale, lemergere dun gruppo potente in Macedonia, la formazione della fazione dei Comneni.
Negli uffici di Costantinopoli, dove il potere in palio per scarso a
livello politico, quando un membro importante di una famiglia ottiene
una posizione influente, allora favorisce il reclutamento dei parenti. Tale pratica era facilitata, come nellesercito, dalla consuetudine dellapprendistato presso un familiare pi anziano che trasmetteva la propria
esperienza. Daltronde, proprio a partire dallxi secolo che le famiglie
di tradizione civile si accaparrarono pi metodicamente le cariche pi
alte della gerarchia ecclesiastica, cosa che supponeva uneducazione accurata [Tiftixoglu 323]. Alcune dinastie di funzionari arrivarono a occupare permanentemente alcune posizioni, e tra gli esempi pi eclatanti dellxi secolo si possono citare gli Xeri, numerosi dei quali ricoprirono la carica di logoteta del genikon, e i Crisovergi che accumularono alte
cariche civili e posizioni elevate nella Chiesa, ma cerano anche i Camateri, che riuscirono a imparentarsi per matrimonio con i Comneni, i Catafloroni, i Servlii, i Promunteni
Con la prosperit economica, gli incarichi fiscali monopolizzati da
questi funzionari civili li arricchivano cos rapidamente che alcune famiglie, che per tradizione servivano lo Stato con la spada, finirono per
unirsi ai loro ranghi. Peraltro erano possibili i fallimenti, e vi furono

2b_Bisanzio II_77-216

196

7-07-2008

13:55

Pagina 196

Le istituzioni dellImpero

esattori che si rovinarono per non aver raccolto le somme corrispondenti alle tasse che avevano promesso di riscuotere. A Costantinopoli la separazione tra funzionari di rango modesto e ricchi mercanti si fece evanescente a partire dallxi secolo, quando sui sigilli dei funzionari si videro moltiplicare nomi in precedenza sconosciuti. Ci prova
lampliamento del reclutamento ai rampolli dellalta borghesia, muniti
di istruzione approfondita, e conferma limpressione di apertura sociale percepita e spesso criticata dai cronisti del tempo, come Michele Psello. Questi nuovi arrivati, tuttavia, non giunsero al culmine della gerarchia a causa di un controllo sociale pi stretto sotto i Comneni [Cheynet 422].
La rivolta del 1057 segn uno dei punti culminanti di questa influenza delle lites costantinopolitane, quando il patriarca Michele Cerulario
sollev la capitale in favore di Isacco Comneno grazie a un ascendente che non gli perveniva soltanto dalla funzione ma anche dalle relazioni con le pi importanti famiglie della capitale, come i Macremboliti, legati ai Duca [Cheynet 461].
Il ruolo di Basilio II nella trasformazione dello strato superiore dellaristocrazia davvero importante. Alcuni studiosi [Ostrogorsky 120]
hanno pensato che limperatore avesse manifestato unostilit radicale
nei confronti del corpo degli ufficiali superiori degli eserciti dOriente,
che avevano vanamente tentato di usurparne il potere. Fatto sta che
limperatore sostenne una nuova generazione di militari, tra i quali i fratelli Isacco e Giovanni Comneno, il cui padre Manuele aveva coraggiosamente servito il sovrano contro Barda Sclero, ma anche i Dalasseni, i
Botaneiati, i Contostefani, i Pegoniti, i Burtzi, i Gabradi. Tutti questi
svolsero un ruolo di primo piano nelle guerre civili o esterne dellxi secolo, e simparentarono direttamente o indirettamente con i Comneni.
Il glorioso sovrano scelse anche di perdonare gli Scleri, che lavevano
fatto a lungo tremare e che ottennero cariche elevate nel corso dellxi
secolo, senza per riuscire ad agganciarsi ai Comneni [Cheynet 422 e
461].
Con Basilio II e il fallimento dellaristocrazia anatolica, il centro del
potere si spostato a Costantinopoli, dove ormai gli imperatori decidevano delle carriere e delle fortune, mentre il denaro liquido circolava in
abbondanza. Per questo motivo, tutti quelli che contavano si stabilirono nella capitale, bench numerose famiglie conservassero i loro beni in
provincia. Questa evoluzione presentava il vantaggio di permettere al
sovrano di sorvegliare pi efficacemente i potenziali rivali, ma in compenso allontanava le popolazioni locali dai loro capi naturali. Questo elemento non totalmente nuovo, poich giovani arconti greci o stranie-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 197

Le classi dirigenti dellImpero

197

ri, immediatamente dotati di dignit di un certo livello, erano gi registrati forse in maniera fittizia, senza servizio attivo, ma comunque con
una presenza reale nelle eterie destinate a sorvegliare il Palazzo.
Questa tendenza alla centralizzazione conobbe uneccezione notevole. LOccidente bizantino non aveva, fino ad allora, conosciuto lo sviluppo duna aristocrazia militare paragonabile a quella dellOriente, senza dubbio perch le guerre contro i Bulgari e i nomadi del nord erano
intermittenti e non portavano n la ricchezza n la gloria di quelle contro i musulmani. Si d il caso per che, nellxi secolo, varie famiglie, come i Tornici di origine armena, i Vatatzi, i Brienni, si fossero insediate
a Adrianopoli, venendo pertanto designate con il nome di fazione macedone. Tali famiglie dominavano i tagmata occidentali che seguirono
Leone Tornicio nel 1047 e Niceforo Briennio nel 1077, nel corso dei loro tentativi di usurpazione che furono infranti dallostilit manifestata
nei loro confronti dalla popolazione della capitale.
c) Lascesa dei Comneni.
I Comneni, favoriti da Basilio II, riuscirono a riunire intorno a s
llite militare dellxi secolo [Barzos 439]. Una donna, Anna Dalassena,
cognata dellimperatore Isacco Comneno, tramite alleanze matrimoniali riusc a unire i numerosi figli ai migliori partiti dellepoca, i Diogeni,
Figura 1. La discendenza maschile dei Comneni (x-xii secolo).
N. Comneno

Adriano Dalasseno

?
Manuele

Alessio Caronte+N. Dalassena

Niceforo
Giovanni+Anna Dalassena

Isacco I
Manuele
Giovanni

Alessio

Isacco

Costantino

Adriano

Giovanni Duca

Michele VII

Andronico Duca

Niceforo
Alessio I+Irene Duca

Giovanni (II)+Irene dUngheria


stato imperatore
N. = nome ignoto
+ = sposato con

Costantino X

Alessio

Andronico

Andronico

Isacco

Isacco

Manuele

Manuele (I) Andronico I


Alessio II

2b_Bisanzio II_77-216

198

7-07-2008

13:55

Pagina 198

Le istituzioni dellImpero

i Taroniti, i Melisseni, i Duca [cfr. fig. 1], e, grazie a una serie di intrighi, ottenne per loro le cariche pi elevate sotto tre regni successivi, ma
separati da colpi di stato, ossia quelli di Michele VII Duca, Romano IV
Diogene e Niceforo III Botaneiata [Femmes et pouvoirs 454]. Occorre
notare che la presa di potere da parte dei Comneni non devessere interpretata come il trionfo dei militari provinciali, ma di una fazione della capitale dal momento che essi, dopo Basilio II, avevano preparato il
loro successo a Costantinopoli. Lascesa al trono del secondo dei figli di
Anna Dalassena, Alessio, segn infine un trionfo annunciato. Il nuovo
imperatore consolid il proprio potere seguendo gli stessi metodi, mantenendo il sostegno indispensabile dei Duca [Polemis 443] e ottenendo
lappoggio dei Paleologhi e infine dei Macedoni, grazie al matrimonio della figlia maggiore, Anna, con Niceforo Briennio, nipote del ribelle del 1077-78, che lo stesso Alessio aveva combattuto per conto di Botaneiata. Nellaristocrazia a questo punto si produsse una scissione tra
chi era imparentato con i Comneni e chi non lo era. Questi ultimi furono relegati in secondo piano, per quanto gloriosi fossero i nomi che portavano.
lecito postulare una contrapposizione netta tra le famiglie di tradizione militare e quelle di tradizione civile, e ritenere che lascesa dei
Comneni simboleggi la vittoria dei primi? Le guerre civili dellxi secolo, infatti, sono state a volte interpretate in termini di conflitto fra militari e civili. La prosopografia rivela per, in occasione di conflitti,
alleanze trasversali tra famiglie di entrambe le tradizioni. Inoltre, la separazione fra i due gruppi non a compartimenti stagni: per quanto lendogamia risulti maggioritaria, vi sono frequenti legami matrimoniali tra
famiglie militari e civili. Infine, lappartenenza a una categoria non fissa e, come aveva gi notato Alexander Kazhdan, molte famiglie dellaristocrazia militare del x secolo, nel secolo seguente si sono riciclate nelle funzioni civili, in particolare finanziarie [424]. Come si vede, tale scelta in questepoca non segnala un declassamento della loro condizione,
dal momento che le nuove funzioni permettevano un arricchimento spettacolare e rapido. Per alcune di esse, tuttavia, lesclusione dalla casta militare, nel momento in cui i Comneni giunsero al potere, si tradusse allora in un calo di prestigio sociale.
d) Unaristocrazia ancora aperta?
Nonostante questa struttura aristocratica, in pratica ereditaria, la
promozione di homines novi andata avanti per tutto il Medioevo,
con intensit variabile; pi importante fino allinizio dellxi secolo,

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 199

Le classi dirigenti dellImpero

199

anche se mai generalizzata, si poi particolarmente ristretta sotto i


Comneni. Lingresso permanente nellaristocrazia aveva ordinariamente luogo in seguito a una brillante carriera militare, bench nellxi secolo un Giovanni Mauropo, un Michele Psello o un Michele Attaleiata fossero stati ammessi nella cerchia ristretta dei consiglieri dellimperatore grazie ai loro brillanti studi. Tuttavia, linclusione di
intellettuali che non arrivavano a concludere matrimoni illustri risultava effimera: i nomi Psello e Attaleiata scompaiono dopo una o due
generazioni.
La maggior parte dei nomi nuovi che compaiono nellxi e nel xii secolo hanno una fisionomia straniera. Gli stranieri erano accolti senza discriminazioni, purch fossero cristiani o si convertissero, e finirono per
integrarsi nellaristocrazia in proporzioni di tutto rispetto. Gli Armeni,
che costituiscono il contingente pi numeroso fino a Basilio II incluso,
presentano le caratteristiche comuni a tutti gli stranieri. Quelli di essi
che furono associati alle cariche pi elevate discendevano sempre da stirpi sovrane, come i Tornici e i Taroniti, accolti nel x secolo, e i discendenti delle famiglie reali del Vaspurakan e di Ani, nel secolo seguente
[Garsoan 433]. In secondo luogo, lapporto degli stranieri rispecchia esattamente le popolazioni affrontate dallImpero: risulta attestato un flusso, peraltro modesto, di Slavi, Arabi [Stavrakos 435], Bulgari, Georgiani, e poi, con numeri sempre pi importanti, a partire dalla fine del x secolo, di Franchi [Shepard 437]. I nuovi arrivati appartenevano di norma
alle lites del proprio paese, e si erano originariamente arruolati nellesercito imperiale spesso in compagnia dei loro seguaci. I Franchi che fondarono una stirpe a Bisanzio derivavano perlopi da famiglie di lignaggio minore, ma provenivano comunque, in maggioranza, dai ranghi della nobilt normanna o italiana: i Petralifi, Rogeri, Lapardadi. Nella
seconda met dellxi secolo, e poi sotto i Comneni, i Turchi si innalzarono a elevate cariche militari. Taticio e Giovanni Assuco, fatti prigionieri in tenera et, furono allevati rispettivamente con Alessio Comneno e
Giovanni II, dei quali divennero gli uomini di fiducia. Si tratta forse duna eccezione alla regola secondo cui i nuovi venuti provenivano da una
buona famiglia? Non detto, perch ai giochi di un futuro imperatore
non partecipavano bambini di bassa origine [Brand 432]. Il figlio dellemiro di Creta, catturato in occasione della riconquista dellisola, si distinse rapidamente nella guerra condotta da Tzimisce contro i Russi e
fond la famiglia degli Anemadi. Allo stesso modo, i principi reali bulgari, catturati nel 1018 da Basilio II, furono tutti uniti ai migliori partiti dellAnatolia [Bozilov 431]. Solamente i capi della guardia variaga, che
fossero russi, inglesi o danesi, non hanno lasciato tracce.

2b_Bisanzio II_77-216

200

7-07-2008

13:55

Pagina 200

Le istituzioni dellImpero

2. Linfluenza delle lites e le sue modalit.


a) La costituzione dei clan familiari.
Si presumeva che i matrimoni cementassero gli interessi delle famiglie degli sposi, o almeno interrompessero le rivalit private. Lesempio
pi compiuto della formazione di una vera e propria fazione , come si
visto, quello dei Comneni, che ha portato alla riorganizzazione dello
strato pi elevato dellaristocrazia; ma anchesso non che lultimo caso di una lunga lista. Se la formazione dei primi raggruppamenti nel vii
e nellviii secolo ci nota solo in parte, a causa della mancanza di fonti
[Auzpy 438], invece la rete di parentele incrociate incentrata intorno
ai principali comandanti militari, ma anche allinterno dellaristocrazia
della capitale, chiaramente percepibile allinizio del ix secolo. In questo periodo si nota che i principali ufficiali che assistono il domestico
delle scholae, Bardanio il Turco, sono imparentati per via matrimoniale. Un altro raggruppamento prese forma intorno alla numerosa famiglia
dellimperatrice Teodora, che sopravvisse alla caduta della dinastia macedone. Il successo pi compiuto, prima dei Comneni, ebbe luogo nel x
secolo a opera dei Focadi, che riunirono tutte le famiglie pi importanti dellAsia Minore [cfr. fig. 2]. I Maleini sostennero strenuamente i Focadi in tutte le loro imprese, e condivisero il loro sfortunato destino,
mentre gli Scleri, che disponevano di altri appoggi, in particolare tra gli
Armeni, nonostante i legami matrimoniali non si sentirono solidali e rimasero dei rivali nella conquista del potere [Cheynet 441]. Allo stesso
modo anche i Curcui, dai quali derivava Giovanni Tzimisce, fecero il
proprio gioco. Gli obblighi legati alla parentela, in particolare la mutua
assistenza, si attenuavano molto rapidamente; mentre fra zio e nipote
erano forti, erano sentiti molto meno tra cugini di primo grado.
Gli imperatori, bench non avessero qualifiche ufficiali per immischiarsi nelle questioni matrimoniali, tuttavia non se ne disinteressavano. Innanzitutto, per concludere matrimoni allinterno della loro famiglia ci voleva il loro accordo, con un controllo sempre pi esteso. Basilio I proib alle figlie di sposarsi per evitare linvadenza di eventuali
generi e delle loro famiglie; Manuele Comneno intervenne per vanificare lunione di una cugina con un Mesarita, da lui ritenuto di lignaggio
troppo mediocre per aspirare a una principessa di sangue imperiale. Basilio II scelse i coniugi di alcuni suoi protetti: fu dietro sua ingiunzione
che il futuro imperatore Isacco Comneno spos una principessa bulgara. Pi in generale gli imperatori, tra i quali ancora una volta Basilio II,

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 201

Le classi dirigenti dellImpero

201

cercarono di controllare le alleanze matrimoniali dellalta aristocrazia


tramite la Chiesa, che prese dei provvedimenti sempre pi restrittivi in
materia di impedimento al matrimonio per consanguineit, distinguendo i casi dirimenti in cui, quando limpedimento era constatato, il matrimonio era subito annullato, dagli altri in cui poteva essere mantenuto. Cera dunque un margine di manovra [Laiou 733].
Si pu aggiungere che il matrimonio non costituiva lunico mezzo
per legare insieme famiglie o individui. Anche le parentele spirituali, inFigura 2. Prospetto genealogico dei Focadi (dal ix secolo allinizio dellxi).
Foca

Adralesto
(D.S.)
Eudocimo Maleino+Anastaso
Eustazio Maleino

Niceforo il Vecchio
(D.S.)
Leone Foca
(D.S.)

Michele Maleino

Barda Foca+N.
(D.S.)

Costantino Maleino
Eustazio Maleino

Teofilo

Niceforo Foca +1) N. Pleustena?


(D.S.)
2) Teofano

Leone Foca
(D.S.)

Costantino N. Focena+Tzimisce
Foca

Giovanni
Curcua
(D.S.)
N.+T.w.d.s.
(Teodulo
Parsacunteno?)

Barda Foca

niceforo foca

?
Barda Foca+N. Adralestina
(D.S.)

b.w.d.r.s.
niceforo?
(Teodoro?)
barda?

Adralesto
diogene
adralesto

Leone

Niceforo

Manuele
Foca

(Panterio?) Sclero
(D.S.)

Barda
Sofia +costantino
Focena sclero
Barda
Sclero
(D.S.) stato domestico delle scholae
stato imperatore
Ha ottenuto un comando importante (capo
di tagma o stratego di tema)
stato ufficiale nellesercito
N. = nome ignoto

N.+Romano Balantio
Giovanni Tzimisce
Niceforo
+
Tzimisce
1) Maria Sclerena
2) Teodora, figlia di Costantino VII
? Leone Balantio

2b_Bisanzio II_77-216

202

7-07-2008

13:55

Pagina 202

Le istituzioni dellImpero

fatti, potevano confermare unalleanza, o disarmare un potenziale avversario, o segnalarne la posizione nella scala sociale: Michele Psello era
orgoglioso che limperatrice Maria di Alania fosse la madrina del suo nipotino. La Chiesa teneva conto dei legami spirituali nel calcolo dei gradi di parentela [Macrides 456; Patlagean 752].
La fratellanza adottiva, daltro canto, non era ratificata dalla Chiesa, ma congiungeva due persone in base alla loro sola volont. il caso
per esempio di due generali, il futuro imperatore Romano Diogene e il
futuro pretendente al trono Niceforo Briennio, che si erano adottati come fratelli.
b) Il ruolo delle donne.
Studiare il ruolo delle donne nella societ bizantina significa innanzitutto sottolineare le carenze delle fonti che abbiamo a disposizione per
lepoca in esame. Dal momento che non pi utilizzabile lenorme documentazione papirologica, le fonti risultano infatti troppo esclusivamente normative, con leccezione delle informazioni fornite dallagiografia e dalla retorica, in particolare gli elogi funebri. Sarebbe inutile
cercare di descrivere la vita delle contadine o delle popolane di citt,
trattate solo per sterotipi, dalla santa alla prostituta. Le prostitute, condannate dalla Chiesa ma tollerate dalla societ, a Costantinopoli servivano a valorizzare la filantropia imperiale, giacch i sovrani crearono
spesso dei monasteri per accogliere queste sventurate, sovente condannate alla mendicit. Le uniche testimonianze utilizzabili, che per giunta, con poche eccezioni, derivano da ambienti maschili, riguardano le
donne dellalta societ.
Il ruolo delle donne perlopi ereditato dallepoca precedente [Beaucamp 271] e dipende dai tratti che vengono a esse attribuiti: la loro debolezza, il pudore minacciato quando si mostrano in pubblico; le donne sono considerate come delle eterne minorenni, per quanto non siano
sottoposte a una tutela. Allinterno delle coppie, di regola la diseguaglianza: solo il padre ha potest (exousia) sui figli. Le donne godono di
conseguenza di una condizione protetta, in particolare contro il ratto o
sul piano finanziario, ma comunque inferiore sia nella sfera civile che in
quella ecclesiastica. Restano cos escluse dalle funzioni pubbliche, non
hanno la facolt di agire per vie legali, salvo in rari casi, e la loro testimonianza ammessa solo su questioni al di fuori della portata degli uomini, come il parto [Beaucamp 453]. Allinterno della Chiesa, le donne,
oltre a non avere naturalmente accesso al sacerdozio, sono escluse dallo spazio consacrato delimitato dal pluteo (a causa di norme di purezza

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 203

Le classi dirigenti dellImpero

203

dorigine veterotestamentaria), e non hanno diritto di prendere la parola in pubblico. In compenso, com ovvio, possono dirigere i monasteri
femminili. Si ignora, per, se queste regole rigorose siano state sempre
rispettate nellambito laico. Le vedove, per esempio, finch non si risposavano disponevano di grande libert dazione a nome dei figli in minore et.
Le donne dellaristocrazia hanno sempre giocato un ruolo importante, che tuttavia le fonti lasciano tra le righe. A partire dallxi secolo, nelle famiglie pi eminenti le donne acquistarono un ruolo significativo,
dal momento che i legami di sangue hanno un peso maggiore, ed esse
possono esercitare un vero potere in quanto rappresentano la famiglia
dorigine e dispongono di beni propri. Sono perci libere di stilare il testamento o di stipulare contratti. Irene Duca, moglie di Alessio I, non
esit a rompere il matrimonio di sua figlia Eudocia, che riteneva fosse
maltrattata dal marito Michele, membro dellillustre famiglia degli Iasiti. Linfluenza delle imperatrici dorigine greca aumentata sotto i Comneni e gli Angeli: Irene Duca e Eufrosine Camaterissa, moglie di Alessio III Angelo, presero parte attiva agli intrighi politici del loro tempo.
Le mogli mantenevano il cognome paterno e non prendevano quello del
marito. Poteva anche capitare che dei figli assumessero il cognome della madre, pi rinomato, a discapito di quello del padre. Alcune aristocratiche, in particolare nella famiglia dei Comneni, hanno peraltro acquisito una cultura elevata: Anna Comnena non fu una figura isolata,
giacch altre principesse del xii secolo animarono circoli letterari o si fecero dedicare opere erudite [Gouma-Peterson 181].
c) I patrimoni e leredit.
Le novelle degli imperatori macedoni del x secolo, che denunciavano le soperchierie dei potenti, accaparratori di terre, hanno fatto credere che laristocrazia derivasse la propria forza economica dai propri latifondi. Questo senzaltro vero per i provinciali, che non avevano accesso diretto allimperatore, ma i pi grandi patrimoni dellImpero non
avrebbero potuto derivare soltanto dal lento accumulo di rendite fondiarie [Cheynet 450], che erano sicure ma di entit modesta [Oikonomides 556]. Servire limperatore arricchisce pi velocemente e a livelli eccezionali, nel caso di alcuni favoriti. Questi fortunati, titolari delle
funzioni pi elevate e beneficiari delle alte dignit che vi erano normalmente associate, erano certi di ricevere ogni anno rogai di parecchie decine di libbre doro. A queste si aggiungevano le doreai imperiali, palazzi a Costantinopoli, vasti possedimenti nei territori riconquistati dai ge-

2b_Bisanzio II_77-216

204

7-07-2008

13:55

Pagina 204

Le istituzioni dellImpero

nerali vittoriosi. La loro posizione sociale permetteva alle personalit


pi eminenti dello Stato di impadronirsi fraudolentemente di terre non
solo a discapito di chi non aveva i mezzi per protestare, ma anche dello
stesso Stato. Anche prima di arrivare al governo dellImpero, Basilio il
parakoimomenos, incrollabile sostegno di molti imperatori, si era procurato un patrimonio colossale stornando a proprio vantaggio una parte
dei terreni demaniali nelle province recentemente strappate ai musulmani. Infine, quando il sovrano voleva ricompensare un ministro fedele, poteva anche affidargli un monastero imperiale sotto forma di
caristicariato [Ahrweiler 448]. Costantino Leicuda dovette restituire
i Mangani che per giunta comportavano un sekreton prima di essere promosso a patriarca.
Le propriet provenienti dalle donazioni (doreai) imperiali sembrano essere state concesse soltanto a titolo di usufrutto. per questo motivo che alcuni palazzi di Costantinopoli furono concessi a una serie di
beneficiari successivi, favoriti del momento. Come norma pi generale,
un bene che era appartenuto al fisco poteva sempre essere reclamato.
Sembra che una dorea concessa da un imperatore dovesse essere confermata dal successore per conservare la propria validit. I monasteri ebbero maggiore successo dei laici nellaccumulare le liberalit imperiali,
e conservarono tutti gli atti che fondavano i loro diritti di propriet in
archivi che in genere non sono giunti fino a oggi, salvo che per i monasteri atoniti. Non si dispone di fondi archivistici laici, salvo indirettamente, per alcuni beni passati a monasteri. I parenti stretti o i favoriti
degli imperatori ammassavano ricchezze che potevano essere quantificate in centinaia di libbre doro, in particolare sotto i Comneni, assai
generosi nei confronti dei parenti stretti, sotto lo sguardo critico di chi
era escluso da tanta abbondanza, come il cronista Zonara portavoce dei
senatori. Laccumulo di ricchezze, tuttavia, non paragonabile ai patrimoni di cui disponevano le pi potenti famiglie senatorie dellepoca tardoantica.
Daltro canto, le confische erano frequenti: si trattava di unarma
utilizzata contro gli avversari politici che permetteva, come ulteriore
contropartita, generose redistribuzioni ai propri partigiani. Un patrimonio smodatamente eccezionale finiva per attirare lattenzione degli imperatori, e tutti coloro che vengono indicati dai testi come protagonisti
di un eccezionale arricchimento, finirono per perdere tutto: Basilio il
parakoimomenos ed Eustazio Maleino sotto Basilio II, Niceforitza sotto Niceforo Botaneiata, Alessio Assuco sotto Manuele Comneno, Manuele Camitza sotto Alessio III Angelo [Cheynet, in Beaucamp 449].
Per stabilizzare il patrimonio, gli aristocratici hanno spesso fondato dei

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 205

Le classi dirigenti dellImpero

205

monasteri, che proteggevano le loro propriet terriere rendendole di fatto inalienabili in quanto sottoposte alla protezione accordata ai beni della Chiesa. Tali propriet, per, rimanevano in famiglia, giacch il typikon (regolamento) prevedeva che gli eredi del fondatore conservassero la gestione, e dunque le rendite del monastero [Kaplan 452].
Il coinvolgimento dellaristocrazia nella vita economica dellImpero,
salvo per quanto riguarda il commercio delle derrate agricole, resta un
soggetto oscuro a causa dellassenza di una documentazione adeguata.
Sappiamo che, a Costantinopoli, gli aristocratici investivano nelle botteghe, e aggiravano tramite prestanome la proibizione, che valeva per i
dignitari, di esercitare i mestieri dellartigianato e del commercio [Gerolymatou 451]. inoltre certo che le attivit domestiche dei grandi
oikoi aristocratici fornissero delle eccedenze che, a quanto pare, venivano messe sul mercato o servivano a distribuire doni di prestigio. Nel
ix secolo Danielide, cos generosa nei confronti di Basilio il Macedone,
faceva lavorare nel Peloponneso centinaia di tessitrici di seta. Un tal numero di lavoranti, ammesso che non sia stato accresciuto dallaspetto
leggendario dellepisodio, rimane certo eccezionale, ma il modello economico verosimile.
La trasmissione del patrimonio, in una famiglia coniugale dove coabitavano solamente genitori e figli non sposati, avveniva in occasione di
fidanzamenti e matrimoni piuttosto che al momento della morte, sempre imprevedibile ma troppo spesso prematura, dei genitori. Le ragazze
erano a volte fidanzate a unet precoce, ancora nella prima infanzia,
ma di norma si sposavano verso i 15 anni con un marito di qualche anno pi adulto. Ricevevano una dote, proporzionata al patrimonio dei genitori, che corrispondeva alla loro parte di eredit. Lo sposo, la mattina delle nozze, offriva lhypobolon, equivalente alla met o a un terzo
della dote, al quale si aggiunse, a partire dal x secolo, un complemento
equivalente a un dodicesimo della dote, il theoretron. Il marito gestiva i
beni della moglie ma non poteva venderli, salvo nei casi eccezionali previsti dalla legge. Le famiglie cercavano di mantenere i beni allinterno
dei rispettivi patrimoni. La dote tornava ai genitori della sposa se questa moriva senza figli. Se la sposa rimaneva vedova ne conservava luso. Le seconde nozze erano tollerate, perch molte donne morivano durante il parto, in seguito alle numerose maternit, mentre talora i mariti morivano in battaglia [Beaucamp 449].
A ciascun cambio di generazione, il patrimonio era diviso tra i figli,
comprese le femmine che avevano diritto a una parte uguale a quella dei
fratelli, anche se pi frequentemente costituita da denaro contante o beni mobili. Questo potenziale indebolimento di generazione in genera-

2b_Bisanzio II_77-216

206

7-07-2008

13:55

Pagina 206

Le istituzioni dellImpero

zione, peraltro compensato dalla forte mortalit infantile, anche nelle


classi pi agiate, e dalle unioni matrimoniali, forniva agli imperatori un
ulteriore mezzo di pressione. I padri, desiderando che i figli ottenessero a loro volta delle lucrose dignit, dovevano manifestare la propria
lealt verso limperatore in carica, spesso inviando i propri rampolli a
servire al Gran Palazzo. Questi ultimi speravano di ottenere delle cariche in futuro, servendo al presente da ostaggi. Il sovrano poteva anche
compensare, con nuove donazioni, lindebolimento del patrimonio in
occasione delle spartizioni. Questi meccanismi spiegano perch le famiglie che seppero conservare il favore imperiale si siano mantenute per
generazioni al pi alto livello.
d) Le clientele.
La ricchezza e linfluenza presso limperatore attiravano intorno ai
grandi notabili tutta una folla di dipendenti gerarchizzati, parenti, amici, servitori, schiavi. Se anche i parenti non vivevano necessariamente
sotto lo stesso tetto, i vasti oikoi (o palazzi) facilitavano la concentrazione della casata dei capifamiglia. Questi ultimi si recavano talora
nella residenza padronale, nel cuore di uno dei loro grandi possedimenti e amministrata da un intendente, ma soggiornavano pi volentieri in
citt. Il Palazzo dei Maleini era situato a Cesarea di Cappadocia. La scelta di vivere dietro possenti mura cittadine era giustificata da ragioni di
sicurezza, ma centrava anche la prospettiva di una vita meno spartana.
A partire dallxi secolo, lalta aristocrazia cominci a risiedere quasi
esclusivamente a Costantinopoli, e ci non fu privo di conseguenze, dal
momento che le rivendicazioni delle popolazioni provinciali furono appoggiate sempre pi insufficientemente presso il potere centrale. Nelloikos una stanza conteneva il tesoro di famiglia, composto di tessuti
preziosi, talora di vesti gi indossate dallimperatore, di denaro contante e di gioielli. Questo tesoro costituiva unassicurazione contro i rovesci di fortuna, perch, essendo facilmente trasportabile, poteva sfuggire alle confische, ed era anche uno strumento di potere in quanto permetteva delle distribuzioni ai seguaci per mantenere la loro fedelt.
Limportanza delloikos aument di pari passo con la caduta in disuso
dei luoghi pubblici, alla quale facevano eccezione solo le chiese. Anche
in questi luoghi, tuttavia, gli aristocratici si fecero spesso costruire delle cappelle private, dotate dun clero apposito che celebrava battesimi e
matrimoni, pratica che fu legalizzata da una novella di Leone VI [Magdalino 633].
Le fonti menzionano, allinterno dellentourage dei grandi, dei phi-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 207

Le classi dirigenti dellImpero

207

loi e degli oikeioi termini che hanno i propri esatti corrispondenti in


latino, gli amici e i familiares e degli anthropoi (uomini), di condizione libera e che talvolta disponevano essi stessi della propria rete clientelare. Avevano scelto di affidarsi a un magnate e si consacravano al suo
successo, sperando di ottenerne in cambio dei benefici [Cheynet 461].
Un provinciale senza agganci poteva cos ottenere titoli imperiali grazie
allintermediazione dei suoi patroni. Un certo Eustazio Boila, protospatario, nel testamento del 1059 ricorda la generosit del suo padrone e
signore (kyrios e authentes) Michele Apocapa, che laveva colmato di benefici. Eustazio ha tratto profitto dalla protezione (prostasia) del dux Michele e alla morte di questo dal figlio Basilio; afferma inoltre di non aver
mai tradito la lealt cui era tenuto nei confronti dei suoi padroni. I vantaggi non erano per a senso unico, giacch i padroni gli avevano estorto diverse propriet di valore [Lemerle 631].
A partire dallxi secolo, questi legami personali furono utilizzati dagli imperatori che ebbero i propri oikeioi, personaggi che godevano subito di grande influenza giacch, potendo liberamente parlare al sovrano, attiravano la sua attenzione in favore di chi li aveva pagati per ottenere una carica. Questo status di oikeios o anthropos dellimperatore
fu riconosciuto ufficialmente, giacch compare sui sigilli di coloro che
potevano vantare tale onore, e che non mancavano di menzionare la
propria posizione anche quando firmavano gli atti pubblici. La vicinanza allimperatore finisce per acquisire pi influenza della stessa funzione esercitata per conto del sovrano. Sarebbe per un errore contrapporre troppo radicalmente questepoca, che segnerebbe una presunta
tappa verso la feudalizzazione, alla precedente. Gli imperatori si sono sempre circondati di fedeli che formavano la base del potere. La fazione di Basilio il Macedone comprendeva non solo i suoi parenti, ma
anche quelli degli Armeni che il futuro imperatore conosceva da quando aveva servito lo stratego Tzantza, nonch alcuni alti funzionari che
avevano legato la loro fortuna alla sua. Le casate pi potenti copiavano lorganizzazione del Palazzo, e disponevano di un vestiarion diretto
da un protovestiario, e di un pincerna (coppiere) per il servizio a tavola. Il futuro imperatore Basilio inaugur la propria arrampicata sociale
divenendo il protostrator (primo scudiero) di Teofilitza, parente di Michele III.
Infine, cera una massa di domestici (oiketai, douloi) che viveva nei
palazzi dipendendo esclusivamente dai propri padroni. Gli schiavi (douloi, andrapoda, paides) costituivano una parte importante dei servitori, in una proporzione che oscillava a seconda dei successi degli eserciti
bizantini. Nella seconda met del x secolo, per esempio, il prezzo degli

2b_Bisanzio II_77-216

208

7-07-2008

13:55

Pagina 208

Le istituzioni dellImpero

schiavi sub un forte calo a causa della cattura di numerosi musulmani.


La loro condizione giuridica era peraltro meno importante della relazione che essi stabilivano con il padrone, che poteva permettere loro di occupare posizioni importanti sul piano economico e sociale, soprattutto
se tale figura si identificava con limperatore. Non sembra che gli schiavi siano stati insediati con particolare frequenza sulle terre, a eccezione
di quelle statali. I padroni li affrancavano spesso nel testamento ma questa generosit non liberava gli schiavi dallobbligo di servirne gli eredi.
Come ricompensa di un lungo servizio domestico, i padroni offrivano
spesso un terreno ai servitori maschi [Rotman 637, pp. 123-84].
e) Eserciti privati a Bisanzio?
I palazzi degli aristocratici erano sicuramente sorvegliati da servitori armati, il cui numero dipendeva dalla condizione del padrone. Sulla
base dei rari testamenti in cui il testatore fornisce la lista dei legati che
lascia ai domestici, compresi gli schiavi, si osserva che questo numero al
massimo arrivava a qualche decina, presso personaggi che non erano al
vertice dello Stato. Il pi ricco di tutti, il parakoimomenos Basilio, vero
imperatore senza corona, che aveva riunito una clientela fuori dal comune, era in grado di mobilitare fino a 3000 partigiani. Ai notabili locali bastava una banda di qualche decina di uomini sia per risolvere a
bastonate o allarma bianca le liti con gli altri potenti del circondario,
sia per commettere dei soprusi contro i deboli, ma con questi uomini
non si potevano certo permettere di combattere contro soldati di mestiere. Cos Costantino IX, nel 1047, a corto di risorse contro Leone
Tornicio che lo assediava con laiuto dei tagmata dOccidente, aveva armato i servitori dei senatori della capitale e li aveva fatti uscire contro
i reggimenti del ribelle. Gli sciagurati furono dispersi sul campo, fuggirono in gran disordine e abbandonarono persino la custodia delle mura.
Ci si anche chiesti se i magnati possedessero delle fortezze. Nel corso di alcuni decenni, alla fine dellxi secolo, una legge aveva autorizzato i privati a costruire delle fortezze giacch lo Stato non aveva pi il
denaro necessario, ma i proprietari di queste strutture non potevano tenerle che per una o due generazioni [Oikonomides 460]. Inoltre, sembra che nessuna fortezza importante sia stata costruita con queste modalit. Naturalmente per i palazzi aristocratici, specialmente in pianura, comprendevano un ridotto difensivo per proteggere il tesoro e gli
uomini contro le bande di predoni.
Indipendentemente, per, dal numero di guardie o di piazzeforti,
limperatore aveva poco da temere, anche nel caso che parecchi notabi-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 209

Le classi dirigenti dellImpero

209

li avessero unito le proprie forze. La vera minaccia proveniva dallo strettissimo legame che univa ai suoi uomini il generale glorioso e popolare,
spesso rafforzato da una rete di solidariet familiari e territoriali. Gli
ufficiali combattevano tra i parenti e tra soldati spesso originari della
stessa provincia, almeno fino allxi secolo. I Focadi nel x secolo, e i Diogeni nel secolo seguente, potevano contare sul fedelissimo sostegno dei
Cappadoci, che avevano spesso portato alla vittoria e grazie a ci anche
arricchiti. Gli imperatori erano consapevoli della forza di questi legami
e, quando sospettavano che un generale favorisse eccessivamente i propri uomini per renderseli fedeli, lo rimuovevano dal comando. A volte
questa si rivelava una mossa decisamente sbagliata e finiva per provocare proprio quello che si era tentato di evitare, ossia la rivolta dellinteressato, come nel caso del domestico delle scholae Manuele sotto Teofilo, di Andronico Duca sotto Leone VI, di Giorgio Maniace sotto Michele IV. Quando un ribelle radunava un grande esercito, i suoi servitori,
anche se erano i pi devoti allinsorto, non ne costituivano lo zoccolo
duro: questo ruolo era assunto dai reggimenti dellesercito regolare passati dalla sua parte.
Alcuni studiosi, primo tra i quali Georg Ostrogorsky [460] e, pi recentemente e con maggiori riserve, Nicolas Oikonomides, hanno ritenuto che le strutture statali si siano progressivamente disgregate a favore dellaristocrazia che avrebbe usurpato le prerogative regie delluso
della forza, dellesazione delle tasse e del diritto di rendere giustizia.
stata anche proposta una cronologia: lxi secolo costituirebbe una tappa significativa, caratterizzata da imperatori deboli, e questo spiegherebbe larretramento generale delle frontiere; i Comneni avrebbero accentuato questa evoluzione, talvolta qualificata come feudalizzazione,
e il regno dei Paleologhi ne avrebbe costituito il compimento con il collasso finale dellImpero. Si per visto come nulla in realt suggerisca
una diminuzione rilevante dellautorit pubblica, e come gli imperatori, fino al 1204, abbiano conservato quasi intatte le proprie prerogative. Ci non significa, peraltro, che i notabili non abbiano esercitato un
influsso sulle popolazioni locali. Cecaumeno, nei suoi Raccomandazioni
e consigli, mostra come ci si aspettava che essi favorissero i propri amici in caso di esazioni fiscali eccezionali, e che risolvessero le divergenze
che contrapponevano gli abitanti dei villaggi senza passare per i tribunali ufficiali.

2b_Bisanzio II_77-216

210

7-07-2008

13:55

Pagina 210

Le istituzioni dellImpero

3. Le rivolte.
a) Rivendicare il trono.
La concezione stessa del potere imperiale autorizzava le migliori speranze degli usurpatori, giacch, se avevano successo, la loro rivolta era
giustificata a posteriori con la ratifica divina. In seguito a ci, la frequenza delle usurpazioni dipendeva da un lato dallantichit di una dinastia, dallaltro dagli insuccessi del governo centrale, poich una serie
di sconfitte suscitava, di norma, la sensazione che un imperatore avesse cessato di godere dellappoggio divino, e offriva inoltre lopportunit
di attaccare un esercito demoralizzato. Questo il motivo per cui limpegno personale dellimperatore sul campo di battaglia proteggeva dai
colpi di stato, salvo in caso di disastri, come per Niceforo I e Romano
Diogene.
Le rivolte possono essere classificate in funzione dellobiettivo: ottenere il potere supremo o sottrarsi localmente allautorit imperiale.
Possono essere distinte secondo le modalit dazione: golpe militare, colpo di stato di Palazzo o, pi di rado, insurrezione urbana [Cresci 462].
Le rivolte furono sempre condotte da membri della classe dirigente, dal
momento che il successo dipendeva dalla costituzione di una rete di congiurati che comprendesse degli intimi dellimperatore minacciato. Anche Basilio il Macedone, senza dubbio in origine semplice contadino macedone, port a compimento il colpo di stato di Palazzo solo dopo aver
compiuto una brillante carriera a Corte. per questo motivo che risulta opportuno trattare le rivolte in un capitolo dedicato alle lites dirigenti [Cheynet 461].
Lesercito torna a essere un fattore politico di primo livello allinizio
del vii secolo, quando smise di rivendicare un migliore status professionale e finanziario per esprimere, invece, delle preferenze politiche. Su
queste nuove ambizioni si innestarono rivalit geografiche ben descritte da Walter Kaegi. Quando il tema degli Armeniaci si schierava per un
pretendente, quello degli Anatolici ne sosteneva un altro [128]. Nei secoli trattati qui, varie decine di tentativi di usurpazione si appoggiarono a reggimenti dellesercito. Le cause di ci furono molteplici. I soldati protestavano quando un imperatore si rivelava inabile a ottenere successi militari, e supportavano uno di loro, sperando che fosse pi
energico: lascesa di Leone V il caso pi lampante. I detentori delle
pi alte cariche militari erano evidentemente pi inclini a tentare la sorte. Numerosi strateghi degli Anatolici, che disponevano del contingen-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 211

Le classi dirigenti dellImpero

211

te provinciale pi forte, ebbero laudacia di prendere le armi, e due ebbero successo, Leone III e Leone V; agirono in maniera analoga anche
vari domestici delle scholae, quando questa carica divenne la pi importante dellesercito a partire dal x secolo: il migliore esempio fu Niceforo Foca nel 963.
I periodi di reggenza costituirono una semplice variante del caso precedente. Una prolungata vacanza del potere stimolava le ambizioni, e i
periodi in cui sedevano sul trono imperatori minorenni videro moltiplicarsi i tentativi di colpo di stato: quello di Costantino Duca un altro
domestico delle scholae durante la reggenza di Zoe, poi leliminazione di questa stessa imperatrice da parte di Romano Lecapeno, o anche
il successo di Niceforo Foca e Giovanni Tzimisce durante la minore et
di Basilio II. In altri casi, era una minaccia reale o supposta contro gli
interessati e la loro fazione a scatenarne loffensiva: occorreva colpire
prima di finire accecati, tanto gli imperatori diffidavano delle personalit popolari a Corte. Si possono qui citare Michele II, Basilio I, Alessio Comneno o Isacco Angelo.
Il successo di un generale che aveva dalla sua la maggior parte delle truppe non era affatto garantito, come provano i fallimenti di Bardanio il Turco contro Niceforo I, di Tommaso lo Slavo di fronte a Michele II, di Barda Foca contro Basilio II, per citare soltanto gli insuccessi pi spettacolari. Le mura della capitale, e il tesoro imperiale che
permetteva di assoldare nuove truppe salvarono pi dun imperatore,
come Michele II, Basilio II e Costantino IX. Fatto sta che nessun usurpatore riusc a infrangere con la forza le difese di Costantinopoli, e quelli che entrarono nella capitale disponevano di complicit o di un partito allinterno della capitale: il tradimento di Michele VI, nel 1057, da
parte del patriarca Michele Cerulario e dei suoi amici costituisce il caso pi eclatante.
La tattica dun imperatore alle prese con una potente opposizione,
armata o disarmata, consisteva nellisolare il pretendente privandolo dei
suoi sostenitori tramite una politica di rilancio in materia di dignit e
donazioni. I cronisti riferiscono pi volte che una spia dellimperatore
si introdusse nellaccampamento degli insorti per portare in segreto delle crisobolle che offrivano delle dignit ai principali luogotenenti del ribelle. Questo metodo si rivelato efficacissimo contro numerosi generali, dal momento che, per molti congiurati, fintantoch il pretendente
non fosse apparso come probabile vincitore, risultava pi conveniente
negoziare la propria fedelt quando si era ancora in tempo piuttosto che
subire la punizione per il crimine di lesa maest, ossia laccecamento. Vi
furono anche casi in cui i congiurati consegnarono il loro capo, quando

2b_Bisanzio II_77-216

212

7-07-2008

13:55

Pagina 212

Le istituzioni dellImpero

la sua posizione sembrava ormai compromessa, per sfuggire a ogni punizione, se non addirittura per accrescere i propri vantaggi. In compenso, una vittoria netta del ribelle faceva confluire nel campo del vincitore tutti gli indecisi, desiderosi di vendere il loro appoggio a chi appariva ormai come il futuro sovrano. cos che Isacco Comneno, dopo aver
vinto le truppe imperiali di Michele VI a Nicea, registr ladesione di
numerosi dignitari, tra cui il capo del Senato, Costantino Leicuda, e Michele Psello, ambasciatore di Michele VI.
Per avere successo, un pretendente doveva disporre di un abbondante Tesoro di guerra, sia attingendo al proprio patrimonio personale e a
quello dei suoi seguaci ma in tal caso la somma raccolta non permetteva di andare avanti a lungo , sia intercettando gli esattori imperiali
che riportavano alla capitale i proventi delle tasse. Inoltre, doveva avere a sua disposizione una vasta rete di parenti e alleati, ai quali il suo
successo lasciasse sperare la spartizione delle spoglie del potere: il miglior successo in questo ambito da ascrivere ai Comneni. Era prudente assicurarsi la fedelt dei complici tramite giuramenti irrefragabili.
Tranne che nei colpi di stato di palazzo, il pretendente doveva fruire del
sostegno di una parte cospicua dellesercito dal momento che le truppe
private non potevano affrontare i reggimenti di professionisti. Doveva
infine disporre, come si detto, di complicit a Costantinopoli. Di fronte a tutte queste condizioni, si capisce come mai cos pochi ce labbiano fatta.
La cospirazione di palazzo si appoggiava solamente alle reti clientelari, secondo gli stessi princip della spartizione delle cariche in caso di
successo. La maggiore difficolt era quella di conservare il segreto, giacch numerose spie facevano rapporto allimperatore o al papias e alleteriarca [Karlyn-Hayter 342], i principali responsabili della sicurezza del
Palazzo. Pi numerosi erano i congiurati, pi aumentava il rischio che
uno di essi denunciasse il complotto in cambio dellimpunit, o meglio
di una ricompensa. Allo stesso tempo, limperatore doveva distinguere
tra un vero pericolo e il gioco degli intrighi tramite i quali i suoi intimi
cercavano di sbarazzarsi dei rivali. Nonostante tutte queste difficolt,
numerosi usurpatori ebbero successo, come Niceforo I contro Irene, Basilio I che fece assassinare Michele III con lappoggio di Eudocia Ingerina, contemporaneamente amante dellimperatore e moglie dello stesso Basilio, o ancora Giovanni Tzimisce che ag in maniera analoga nei
confronti di Niceforo Foca, con la complicit di Teofano, moglie di Niceforo ma amante di Giovanni.

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 213

Le classi dirigenti dellImpero

213

b) I movimenti separatisti.
Non tutte le ribellioni riguardavano Costantinopoli, e un numero
crescente interess varie province dellImpero, perlopi popolate da allogeni ma non esclusivamente. Bisognava associare pi condizioni perch un rivoltoso si mettesse alla testa dun movimento locale: tra di esse, una certa coscienza da parte degli abitanti della provincia della loro
mancanza di attaccamento nei confronti del centro, e la disponibilit di
mezzi finanziari e dunque militari. Talora si aggiungevano altri fattori
pi geografici, come la distanza dalla capitale e la presenza di catene
montuose che rendevano difficile larrivo delle truppe imperiali.
c) Il separatismo etnico.
Le popolazioni allogene non erano necessariamente meno attaccate
allimperatore rispetto ai Greci, ma erano quasi sempre situate alle frontiere dellImpero, zone calde per natura; molte di esse, per giunta,
erano sottomesse da poco tempo, ed era dunque possibile che conservassero il ricordo della propria libert o del loro precedente sovrano.
Questa ragione spiega le rivolte delle sclavinie del Peloponneso nel x secolo, nonch quelle ricorrenti dei Bulgari nel corso dellxi, fino alla resurrezione finale dello Stato bulgaro nel secolo successivo, e infine limpossibilit di mantenere a lungo i Serbi sotto lautorit imperiale [cfr.
cap. xvii, p. 509; Prinzig 466; Malingoudis 467].
Latteggiamento degli Armeni, numerosissimi nellImpero, stato
giudicato in vari modi dagli studiosi moderni. Alcuni, seguendo alla lettera un cronista come Matteo di Edessa, estremamente ostile verso i
Greci, hanno ritenuto che le popolazioni e i quadri nobiliari armeni non
siano mai stati veramente leali e non abbiano difeso le frontiere orientali dagli invasori turchi, arrivando perfino ad accordarsi con essi [Garsoan 433]. Alcuni sigilli, per, attestano che i principi armeni ottennero dignit elevate, rivalutate per tutto il corso della loro vita (e ci suppone relazioni continuate con Costantinopoli), e che arrivarono a
occupare dei ruoli di fiducia, come per esempio quello di dux dun tema
confinario in Oriente. Come per gli altri quadri dirigenti dellImpero,
la fedelt dei quadri armeni dipendeva dalla rete di relazioni che li collegava con limperatore. Non pi possibile contrapporre gli Armeni
calcedoniani, come Filareto Bracamio o Gabriele di Melitene, che sarebbero stati fedeli allImpero, agli Armeni legati alla propria religione
nazionale, giacch la famiglia di Gregorio Magistro, che dette i natali a
un catholicos, serv anche gli imperatori. Lex re di Ani, Gagik, fu per

2b_Bisanzio II_77-216

214

7-07-2008

13:55

Pagina 214

Le istituzioni dellImpero

qualche tempo dux di Lykandos, tema di confine popolato da Armeni,


e questo implica una profonda fiducia nella sua lealt da parte dellimperatore che laveva nominato.
In nessun caso, comunque, gli Armeni arrivarono a formare un gruppo omogeneo. possibile verificarlo ancora nel xii secolo. Gli Armeni
di Cilicia che obbedivano ai Rupenidi accettarono il giogo bizantino solo dopo le loro sconfitte militari, e tornarono indipendenti quando il potere imperiale si indebol. La divergenza confessionale accresceva lindocilit, ma non basta a spiegarla giacch laltra grande famiglia armena, gli Hethumidi, si mostrava favorevole a Bisanzio.
Si potrebbero moltiplicare gli esempi in cui le rivolte contro il potere centrale erano legate a rivalit interne del gruppo in questione. In Italia, per esempio, quando i Normanni assediavano Bari, i Longobardi della citt erano divisi tra chi favoriva i Normanni e chi voleva conservare i legami con lImpero. Cos, chi si era ribellato contro Bisanzio, come
il longobardo Argiro, poteva successivamente rivelarsi il miglior baluardo contro un nuovo nemico, se limperatore si era premurato di integrare il capo locale nellalta aristocrazia.
d) La dissidenza greca.
Ci si aspetterebbe che i sudditi greci del basileus gli obbedissero senza riserve, ma vari malcontenti, perlopi dorigine fiscale, provocarono
delle opposizioni armate. Allinizio del ix secolo, in Sicilia, un ufficiale
di nome Eufemio fece ricorso agli Arabi dAfrica per rafforzare il suo
dominio sullisola e si proclam basileus, pi per aumentare il suo prestigio agli occhi della popolazione che per autentica brama di conquistare la capitale dellImpero. Alla fine fu sconfitto, anche se il suo gesto
permise agli Arabi di mettere stabilmente piede sullisola. In questo
esempio si ritrovano parecchi dei tratti tipici di una rivolta locale: la distanza da Costantinopoli, bench un esercito giunto dallItalia fosse stato capace di soffocare la ribellione; le risorse fornite dallisola, allora una
delle pi fiorenti province dellImpero.
Il peso della fiscalit spinse la popolazione della Calabria nel x secolo, e quelle di Naupatto e di Antiochia di Siria nel secolo seguente, a
prendere le armi per opporsi ai funzionari fiscali inviati da Costantinopoli. Tutte queste insurrezioni furono soffocate nel sangue. I primi segni di indebolimento dei legami tra la capitale e le province compaiono
nellambito della crisi della fine dellxi secolo, quando Creta [Tsougarakis 1088] e Cipro, protette dalla loro insularit, furono protagoniste
di una dissidenza di breve durata. Alla fine del xii secolo, la gravit del-

2b_Bisanzio II_77-216

7-07-2008

13:55

Pagina 215

Le classi dirigenti dellImpero

215

levoluzione sottolineata da parecchi movimenti. Si verific una nuova secessione di Cipro dietro limpulso dun membro della famiglia imperiale, Isacco Comneno, il quale senza dubbio si proclam basileus nellisola, non essendo riuscito a trascinare il resto dellImpero contro Andronico I. Il fallimento di Isacco II Angelo, che non riusc a cacciare
lusurpatore sostenuto dagli autoctoni e appoggiato da una flotta normanna, suggerisce tuttavia che la popolazione accettasse di essere separata da Costantinopoli. In compenso, la sua resistenza contro gli Inglesi di Riccardo Cuor di Leone, e ancor pi contro i Latini di Terrasanta,
dimostrano il suo desiderio di rimanere sotto lautorit dun sovrano
greco e ortodosso.
Il secondo esempio, quello di Teodoro Mancafa a Filadelfia, pi
caratteristico nei riguardi della nuova tendenza. Filadelfia, capitale del
tema dei Tracesi, aveva preso parte alla lotta contro i Turchi. Teodoro,
per, riusc a sottrarre la citt allautorit di Isacco II Angelo con lappoggio dellaristocrazia locale e a estendere la sua autorit alle citt vicine, cosa che lo rese padrone della parte pi ricca dellAsia Minore. Si
proclam basileus, batt moneta, ma senza cercare in alcun modo di marciare verso Costantinopoli. Isacco II riusc a sconfiggerlo nel momento
in cui Teodoro era arrivato a chiedere soccorso ai Turchi, ma i seguaci
di Teodoro, prima di lasciarlo catturare, avevano ottenuto la promessa
che non gli sarebbe stato fatto alcun male. Inoltre, chiamare i Turchi
non aveva contribuito a renderlo popolare a Filadelfia. Poco prima della caduta di Costantinopoli, Teodoro Mancafa si era nuovamente reso
padrone di Filadelfia. Questa regione, i cui abitanti sembrano essere stati intenzionati a essere governati senza alcun rapporto con Costantinopoli, costitu il cuore dello Stato niceno dopo la presa latina di Costantinopoli nel 1204. La rivolta di Mancafa preannuncia la possibilit di vivere unidentit bizantina al di fuori di Costantinopoli [Cheynet 464].
In Occidente, allo stesso modo, Leone Sguro, originario di Nauplia,
che si era impadronito di Corinto, cerc di procurarsi un principato; il
blocco di Costantinopoli nel 1203 favor la sua avanzata, bench il metropolita di Atene, Michele Coniata, gli si fosse opposto, almeno finch
la capitale non cadde definitivamente nelle mani dei Latini. Anche questo personaggio, la cui condizione originaria resta sconosciuta (ma alcuni suoi parenti servivano negli uffici della capitale), trov degli appoggi tra la popolazione locale, pur esercitando anche pressioni con luso
della forza. Pur senza raggiungere lo stadio della rivolta aperta, altre
citt della Grecia non lasciarono pi entrare gli agenti del fisco, valendosi delle proprie mura o di una favorevole posizione naturale. Le lites locali, sullonda della prosperit generale, contestavano il pagamen-

2b_Bisanzio II_77-216

216

7-07-2008

13:55

Pagina 216

Le istituzioni dellImpero

to delle tasse, mentre nel frattempo il governo centrale si mostrava incapace di proteggere efficacemente i provinciali. Come riferisce Niceta
Coniata, rifugiatosi in Tracia nelle vicinanze della capitale, si era diffuso un sentimento di ostilit contro gli abitanti privilegiati di Costantinopoli anche se non bisogna generalizzare. Queste dissidenze, meno
spettacolari delle grandi ribellioni e meno scrupolosamente annotate dai
cronisti, erano per pi pericolose per la coesione dello Stato, e prefigurano la frammentazione permanente dellImpero in pi Stati dopo il
1204.
Levoluzione delle lites bizantine condivide pi tratti comuni con
il resto della cristianit, in particolare allepoca carolingia, di quanto non
lasci supporre limmagine tradizionale, ma semplicistica, dellImpero come efficace struttura centralizzata. Tale immagine quella che volevano dare gli imperatori, ma dissimula in parte il rapporto di dipendenza
che correva tra Costantinopoli e i suoi rappresentanti in provincia, ossia gli aristocratici locali. Il sovrano doveva mostrare riguardo alle pi
potenti famiglie di ufficiali se non si voleva creare gravi problemi. Rispetto per ai colleghi occidentali, limperatore di Costantinopoli dispose senza dubbio per lungo tempo di vantaggi superiori, in materia di ricchezze da distribuire, grazie a un sistema fiscale meglio conservato, e di
una migliore capacit di concedere favori vitalizi.
Laristocrazia costituiva lossatura dellImpero, come mostra, per
contrasto, la politica di Andronico I Comneno, il quale, usurpatore,
preoccupato di conservare il potere e di trasmetterlo ai figli, decim i
ranghi dellaristocrazia pi elevata, e per una generazione indebol lo
Stato in duplice maniera: lo priv dei migliori ufficiali e allo stesso tempo dei pi valenti candidati al trono, permettendo cos da una parte alle potenze straniere di usurpare in modo pi o meno ampio il territorio
imperiale, e dallaltra facendo s che continuassero a regnare sovrani mediocri. Non certo lunica ragione della caduta di Costantinopoli nel
1204, ma ne rimane uno dei fattori incontestabili.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 217

parte terza
I fondamenti della civilt bizantina

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 218

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 219

jacques lefort
ix. Popolazione e demografia

A causa della natura delle fonti e delle preoccupazioni degli storici


nel corso del xx secolo, finora ci si pi interessati alle popolazioni che
componevano lImpero che alle questioni demografiche.
1. La popolazione.
a) La diversit del popolamento.
Come nellepoca anteriore, la popolazione era poco omogenea, non
fosse che per lestensione dellImpero. Non facile n definire n afferrare tale diversit, bench sia stata molto studiata: lorigine geografica
di una popolazione, la lingua da essa parlata, il suo stile di vita e le sue
credenze sono in effetti distinti, anche se il termine nazione (ethnos),
dotato di risonanze bibliche, permetteva di evocarli tutti insieme. Le
fonti scritte, di conseguenza, pur attribuendo una grande importanza ai
diversi particolarismi della popolazione, spesso informano solo sommariamente. In base ai nomi dei popoli o delle popolazioni da esse menzionati spesso si deduce lesistenza di gruppi etnici: si tratta duna espressione comoda ma di senso indistinto, salvo per il fatto che perlopi con
essa si indicano gruppi linguistici.
Inoltre, un unico nome di popolo o gruppo religioso poteva essere
adoperato per popolazioni diverse, e un unico gruppo, o comunque ci
che era percepito come tale, poteva essere designato in diversi modi.
Daltro canto, gli antroponimi citati dai cronisti sono difficili da interpretare. Infine, le aree geografiche inquadrate da un toponimo riferito
alla regione di residenza dun gruppo erano mutevoli, e spesso risultano
imprecise. Su alcune questioni particolari, larcheologia e la linguistica
recano senza dubbio dei chiarimenti, ma la nostra conoscenza resta comunque limitata.
Il circuito del Mar Egeo e di altre regioni costiere era abitato da Gre-

2c_Bisanzio II_217-426

220

7-07-2008

13:57

Pagina 220

I fondamenti della civilt bizantina

ci o era stato anticamente ellenizzato. Non era cos per lentroterra, ad


esempio nei Balcani parzialmente latinizzati in epoca romana, e in Asia
Minore, dove lellenizzazione era stata parimenti superficiale. il caso
della parte occidentale dellaltopiano anatolico, dove il frigio e altre lingue erano ancora parlate nel vi secolo e forse nel ix [Charanis 475, II,
p. 26]. Nellepoca qui trattata, luso della lingua greca si espande, almeno in alcune regioni, e chi parla greco costituisce il gruppo pi numeroso nellImpero ma la maggioranza della popolazione probabilmente non
era pienamente ellenofona [Charanis 475, I, p. 19].
Ovunque, da epoche difficilmente determinabili, erano insediati
gruppi umani pi o meno numerosi e strutturati, caratterizzati da particolarit che li distinguevano contemporaneamente da altri gruppi e dalla popolazione localmente maggioritaria. Nel x secolo, nelle opere di Costantino VII e in particolare nel De Thematibus, compaiono pi di 200
nomi di gruppi particolari che, nella maggior parte dei casi, risiedevano
nellImpero [Koutava-Delevoria 490], ma la loro menzione ha talora unicamente valore retrospettivo o interesse transitorio giacch alcuni si erano fusi con il resto della popolazione. Cos i Goti insediati in Bitinia nel
iv e nel v secolo potrebbero essere gli antenati dei Gotthograikoi menzionati nella medesima provincia nellviii secolo [Teofane 52, p. 385].
Questa denominazione segnala una parziale ellenizzazione, che senza
dubbio dovette ulteriormente perfezionarsi, al punto che il termine in
seguito non pi attestato. Riguardo a un gruppo strutturato in maniera pi solida, Beniamino di Tudela nel xii secolo informa sulla consistenza delle comunit ebraiche insediate in alcune citt bizantine [Starr 518].
b) I movimenti migratori.
In particolare allinizio dellepoca in esame, in numerose regioni la
diversit accentuata da spostamenti di popolazione, volontari o forzati, sia allinterno dellImpero sia verso di esso. La maggior parte di questi movimenti migratori era, in maniera pi o meno diretta, legati alla
guerra e alle pratiche militari. Spesso provocati dallavanzata di altri
popoli al di fuori dellImpero, come in Europa gli Avari [Pohl 511] e i
(proto)Bulgari [Beevliev 470] giunti dallAsia centrale, o da conquiste
ai danni dello stesso Impero, in primo luogo quelle degli Arabi in Oriente, tali spostamenti sono stati favoriti, a nostro parere, dalla scarsa densit demografica che, per diverse ragioni, interessava le regioni in cui gli
immigrati si insediavano.
Recentemente stata proposta una classificazione, ed stato approntato un repertorio degli spostamenti di popolazione per lepoca che va

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 221

Popolazione e demografia

221

dalla fine del vi secolo alla seconda met del ix [Ditten 480]; alcuni possono essere definiti spontanei, per quanto siano stati effettuati sotto
la spinta di una minaccia, in quanto si distinguono dalle deportazioni
decise dagli imperatori, peraltro spesso collegate proprio agli spostamenti spontanei. La fuga davanti al nemico di almeno una parte della popolazione locale era un fatto frequente, per esempio in occasione delle
incursioni slave manovrate dagli Avari [Charanis 475, XIV, pp. 82-84]
alla fine del vi secolo nei Balcani, e pi tardi in Egitto e in Siria al tempo della conquista araba [Charanis 475, II, p. 28]. Soprattutto in occasione delle incursioni, infatti, il nemico conduceva lontano i prigionieri fatti tra la popolazione, che costituivano una ricchezza eventualmente suscettibile di scambio; fecero cos gli Avari allinizio del vii secolo
[Lemerle 502, p. 139], e poi gli Arabi. Daltro canto, alcuni cristiani o
non cristiani oppressi negli Stati vicini si rifugiavano talora nellImpero; per esempio, secondo una fonte orientale, i 3000 arabi cristiani, dei
Ghassanidi, che si sottomisero a Bisanzio allinizio del vii secolo [Ditten 480, p. 58], oppure, nel ix secolo, i 30 000 Curramiti una cifra esagerata , dei mazdei, che fuggirono dalla Persia musulmana [Ditten 480,
pp. 93-110]. La riconquista bizantina ha comportato, nel x-xi secolo, gli
stessi fenomeni, ma in senso inverso, nei Balcani come nella Siria settentrionale: in questa regione, la maggior parte dei musulmani fugg (alcuni tornarono successivamente, accettando di essere battezzati); altri,
fatti prigionieri dalle armate bizantine, furono deportati nelle province
[Dagron 478, pp. 181-82].
Lentit di questi spostamenti era variabile; le cifre menzionate dalle fonti a proposito dei singoli episodi vanno da qualche migliaio o decina di migliaia, come negli esempi precedenti, ad alcune centinaia di
migliaia: si vedr che alla met dellviii secolo, sotto Costantino V, pi
di 200 000 Slavi si sarebbero rifugiati nellImpero. Tali cifre non sono
facili da interpretare (in certi casi si ignora se si riferiscano solamente ai
capifamiglia o alla totalit della popolazione); daltro canto, spesso le
fonti non forniscono alcuna indicazione quantitativa e segnalano solamente i fatti pi rilevanti. Talora, per stimare limportanza di questi
movimenti di popolazione, ci si pu basare su dati indiretti, in particolare linguistici, e su unipotesi che plausibile: un gruppo insediato in
una regione finiva per abbandonare la propria lingua a vantaggio di unaltra solamente se era minoritario. Se cos, in base alle nostre informazioni si pu dedurre che spesso gli immigrati, come i Goti di Bitinia citati in precedenza, erano localmente meno numerosi della popolazione
indigena. Tuttavia esistono anche esempi contrari, particolarmente nelle regioni di confine, spesso poco popolate, dove il movimento delle po-

2c_Bisanzio II_217-426

222

7-07-2008

13:57

Pagina 222

I fondamenti della civilt bizantina

polazioni aveva potuto provocare cambiamenti sufficienti a modificare


a lungo termine, addirittura in modo definitivo, la carta linguistica [sullellenizzazione dellItalia meridionale e sulla slavizzazione della parte
settentrionale dei Balcani, cfr. infra]. Gli spostamenti bruschi ricordati
nelle cronache non escludono i lenti movimenti migratori, su cui siamo
informati meno direttamente ma che con il passar del tempo possono
aver acquistato unimportanza pari ai primi. La loro esistenza rende peraltro pi complicate alcune interpretazioni.
Dopo linsediamento dei Longobardi in Italia, provocato dallespansione degli Avari, levento principale fu, allinizio dellepoca in esame,
la penetrazione degli Slavi nei Balcani, presto seguita dalla conquista
araba in Oriente e dalla formazione di uno Stato (proto)bulgaro a sud
del Danubio.
La rarit delle fonti scritte contemporanee agli avvenimenti, la principale delle quali costituita dai pi antichi Miracoli di san Demetrio [Lemerle 91 e 502], fa s che la storia della migrazione slava, pur essendo il
soggetto pi studiato di tutti [cfr. in ultimo Avramea 468], resti poco
conosciuta nei dettagli. Linterpretazione del materiale archeologico (ceramica, fibule) infatti difficile, a eccezione dei tesori monetari che datano con precisione la fuga di una popolazione di fronte a una minaccia.
Le incursioni degli Sclaveni (gruppi di Slavi meridionali), contraddistinte dallassedio di Tessalonica nel 586, si estesero profondamente nellImpero; la permanenza degli invasori a volte fu prolungata, e in alcuni casi addirittura definitiva; numerosi di essi si insediarono in Macedonia, nella Grecia centrale, nel Peloponneso occidentale e anche nelle
isole. Allinizio del vii secolo, quando il sistema difensivo bizantino sul
Danubio collass, gli Slavi del sud occuparono in massa tutto il territorio che si stendeva dalla Dalmazia alla Bulgaria; tuttavia non riuscirono
a catturare Tessalonica, e in Grecia il reticolo urbano resistette, almeno parzialmente. Il movimento migratorio non cess nellviii secolo. Per
motivi di ordine nazionalistico lentit numerica della migrazione slava
stata spesso esagerata (si suggerito che lImpero bizantino sarebbe
stato rigenerato dallafflusso degli Slavi), e talora sottovalutata (si voluto pretendere che non ci sia mai stato un insediamento slavo in Grecia); in realt, questa migrazione fu indubbiamente massiccia ovunque
[Lemerle 502] ma ebbe evidentemente pi risalto nel settentrione dei
Balcani, poco popolato, rispetto alla Grecia, dove loccupazione del suolo era pi fitta. Le regioni abitate principalmente da Slavi erano chiamate sclavinie dai Bizantini, dal nome degli Sclaveni; nel meridione
dei Balcani i loro abitanti passarono, in alcuni casi gi alla fine dellviii
secolo, al servizio dellimperatore.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 223

Popolazione e demografia

223

Risult meno importante, rispetto alla conquista araba delle province armene, linsediamento pacifico di vari Armeni nellImpero, in particolare nellviii secolo, a quanto pare soprattutto nella met orientale
dellAsia Minore. Cos, secondo una fonte armena, 12 000 di essi con le
famiglie, in fuga da vari soprusi, furono accolti intorno al 790 [Charanis 475, V, p. 197]. Cristianizzati dallinizio del iv secolo, perlopi in
disaccordo dogmatico con la Chiesa di Costantinopoli (salvo che per volont di compromesso), dotati duna liturgia antica e di forte struttura
sociale [cfr. Garsoan 485; LArmnie et Byzance 469], spesso insediati
in ambiti scarsamente ellenizzati, gli Armeni furono integrati nella societ bizantina con meno facilit degli Slavi di Grecia, naturalmente con
leccezione dellaristocrazia [Brousselle 473] il cui ruolo nella storia
politica di Bisanzio notoriamente importante. In linea di massima, tuttavia, gli Armeni non si ellenizzarono, tantopi che il movimento migratorio si intensific quando gli eserciti imperiali riconquistarono le
antiche province armene alla fine del x secolo [Asolik 69, p. 141] e soprattutto alla met dellxi secolo al tempo delle incursioni selgiuchidi.
La zona in cui furono accolti si estese, superando lAnatolia orientale,
alla Cappadocia e alla Siria.
Occorre almeno segnalare altri fenomeni migratori: allinizio dellepoca in esame, dei Greci in fuga dallinvasione o dalla persecuzione poterono insediarsi nellItalia meridionale e in Sicilia [Charanis 475, XIV],
e successivamente dei Greci di Sicilia e di Calabria si stabilirono nei dintorni di Gallipoli, in numero sufficiente per ri-ellenizzare parzialmente
questa regione latina [Martin 503]. Alla fine del x secolo e allinizio dellxi, le regioni riconquistate agli Arabi furono ripopolate da Siriani monofisiti [Dagron 478]. Alla met dellxi secolo un popolo turco, i Peceneghi [Pritsak 513], spinto dal recente spostamento dun altro popolo
della stessa origine, gli Uzi, attravers il Danubio [Scilitza 58, pp. 455,
458]; i Peceneghi furono cristianizzati e insediati a sud della Serbia, in
una regione allora poco popolata, e poco dopo furono seguiti dai loro alleati Cumani, anchessi turcofoni [Savvides 516]. Numerose altre indicazioni, legate o meno a migrazioni, per esempio la presenza nellImpero di mercanti occidentali o musulmani, stranieri la cui condizione giuridica non del tutto chiara [Laiou 492], potrebbero permettere di
completare il catalogo dei popoli dellImpero. Secondo una fonte occidentale, alla fine del xii secolo vi risiedevano 20 000 Veneziani, la met
dei quali a Costantinopoli [Hendy 651, p. 593].
Si pu notare, infine, che queste popolazioni di origini disparate spesso coabitavano non solo nella stessa regione ma nelle stesse citt o villaggi (a volte in quartieri particolari, anche se la questione resta in ge-

2c_Bisanzio II_217-426

224

7-07-2008

13:57

Pagina 224

I fondamenti della civilt bizantina

nere da studiare), e ci non era limitato alle zone di confine. Per quanto riguarda la Macedonia orientale, i documenti dellAthos ci informano sulla popolazione di numerosi insediamenti tra x e xii secolo: in alcuni di essi, a giudicare dagli antroponimi e da altri indizi, non ci sarebbe stata omogeneit linguistica [Lefort 497]; allinizio del x secolo,
Giovanni Cameniata di Tessalonica nota gi lesistenza di villaggi greco-slavi in questa provincia. Sulla frontiera sudorientale dellImpero, la
citt di Edessa, nellepoca in cui cess (nuovamente) di essere bizantina, alla fine dellxi secolo, secondo una fonte araba ospitava un 57% di
Siriani, un 23 di Armeni, un 17 di Greci e un 3% di Latini [Vryonis
203, p. 18]. La popolazione era diversificata ma spesso mescolata.
c) Le lingue parlate nellImpero.
Le lingue parlate nellImpero, di conseguenza, erano numerose, al
punto che un bilinguismo regionale e spontaneo, testimoniato per esempio dal termine mixobarbaroi [in ODB], sembra essere stato un fenomeno diffuso. Alcune di esse, in particolare quando chi le parlava costituiva una minoranza in un ambiente linguistico differente, sono state
utilizzate solo episodicamente, com gi stato accennato. Si pu aggiungere che proprio per questa ragione i (proto)Bulgari intorno al ix secolo abbandonarono la loro lingua, dorigine turca [Pritsak 512], a vantaggio dello slavo. Sempre nei Balcani altre lingue, nonostante abbiano origini antiche e dunque siano state parlate in maniera continuativa,
risultano attestate solo tardivamente. il caso dellalbanese, la cui relazione con lantico illirico plausibile, e del valacco, una lingua romanza. I popoli di pastori che parlavano queste lingue compaiono nelle fonti solo alla fine dellepoca in esame [per gli Albanesi, Ducellier 481; per
i Valacchi, Nasturel 507; Dvoichenko-Markov 483; Pohl 511], quando
lallevamento su larga scala aument dimportanza in questa parte dellImpero. NellAsia Minore orientale per certi aspetti analogo il caso
della lingua curda, imparentata con il persiano [Kurdes e Kurdistan,
in EI].
Il greco, che era la principale lingua della cultura, della religione e
della comunicazione, nel vii secolo divenne anche la lingua dellamministrazione al posto del latino. In una certa misura, e in determinate circostanze, ci ha favorito il progresso dellellenizzazione e lassimilazione degli allogeni. il caso, per esempio, delle lites sociali che si mettono al servizio dellimperatore: per esempio i gi citati Armeni, o gli
Arabi che si aggregarono allaristocrazia bizantina [Cheynet 477]; altri
giungevano per godere dei lumi dellortodossia, come i monaci georgia-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 225

Popolazione e demografia

225

ni o amalfitani del Monte Athos alla fine del x secolo [Iviron 77, I, n.
36]. Lellenizzazione ha parimenti interessato, nel mondo rurale, gli allogeni minoritari in un ambiente greco, bench il summenzionato bilinguismo, testimoniato da microtoponimi, antroponimi e firme sui documenti dellAthos, abbia giocato in questo un ruolo ambivalente, dal momento che contribuiva a mantenere luso della lingua dorigine. In
Grecia, tuttavia, lo studio linguistico della forma greca dei toponimi slavi suggerisce, almeno parzialmente, lellenizzazione precoce della popolazione slava, prima del ix secolo nel Peloponneso [Vasmer 522], e prima dellxi nella Macedonia orientale [Brunet 474].
In compenso, dove i Greci erano minoritari si constata la scarsit o
lassenza di fenomeni di ellenizzazione. In queste regioni, il fatto che
lingue diverse dal greco fossero gi lingue liturgiche (in Occidente il latino, in Oriente il siriaco, larmeno e il georgiano), o che lo siano divenute (lo slavonico nei Balcani alla fine del ix secolo) ha contribuito a rallentare particolarmente il progresso dellellenizzazione. Finirono cos
per formarsi o consolidarsi quattro ambiti geografici a carattere linguistico-religioso, due dei quali erano interamente o principalmente ortodossi (greco nella parte centrale dellImpero, slavo nel nord dei Balcani), un terzo romano, e infine un ambito armeno e monofisita nellAsia
Minore orientale. Questi ambiti, i cui limiti furono mutevoli, non erano omogenei: in Asia Minore, come nei Balcani, lellenizzazione precaria di alcuni popoli, la loro cristianizzazione superficiale e la fedelt alle antiche credenze favorivano, forse insieme ad altre cause, la comparsa di sette spesso legate a un gruppo linguistico particolare, considerate
eretiche a Costantinopoli, come quelle che si diffusero in Frigia a partire dal vi secolo, come i pauliciani delle regioni armene nellviii-ix secolo [Lemerle 500], e come i bogomili di Bulgaria nel x secolo [Obolensky 508].
d) LImpero come fattore di unit.
Sarebbe attraente pensare che i particolarismi nuocessero alla coesione dellImpero, ma forse questa unidea moderna (Machiavelli era
gi consapevole che la disunione civile aveva contribuito a rafforzare le strutture politiche dellImpero romano). vero che i gruppi linguistici o religiosi, compresi i Greci e altri gruppi caratterizzati agli occhi
del resto della popolazione dal proprio modus vivendi, come i pastori,
non erano sempre tolleranti tra di loro, n sottomessi alle autorit, come testimoniano numerosi testi. Il carattere religioso del potere imperiale spingeva a volte gli imperatori a esigere la conversione, almeno for-

2c_Bisanzio II_217-426

226

7-07-2008

13:57

Pagina 226

I fondamenti della civilt bizantina

male, dei sudditi, con le conseguenti persecuzioni in caso di resistenza.


Gli imperatori hanno cercato di far battezzare gli Ebrei, la cui religione era tuttavia legale, e hanno deportato eretici o scismatici, tra cui vari Armeni. In alcune circostanze, le tensioni, indipendentemente dallorigine, suscitavano delle rivolte, che nelle vicinanze delle frontiere potevano anche assumere un carattere separatista. Tuttavia, in unepoca
in cui la nozione di patria si applicava a una localit piuttosto che allImpero, le popolazioni avevano spesso una fedelt conforme ai propri interessi: mutevoli nelle regioni di confine, pi costanti nelle province centrali. Solo facendo ricorso ad anacronismi si potuta interpretare la rivolta di Tommaso lo Slavo, svoltasi nel cuore dellImpero allinizio del
ix secolo, come un movimento sociale o nazionale slavo; lo studio delle
fonti suggerisce al contrario che Tommaso sia stato un buon difensore di Bisanzio contro gli Arabi e i Bulgari [Lemerle 132]. La pressione
fiscale dello Stato, o al contrario la debolezza di questo, hanno giocato
nelle rivolte (spesso animate da Greci) un ruolo pi importante di quello dei particolarismi linguistici o religiosi [Cheynet 461].
Bisogna in compenso sottolineare come numerosi fattori facilitassero lintegrazione nellImpero dei gruppi umani che lo componevano, senza che fosse in alcun modo necessaria la loro ellenizzazione. innegabile che la preminenza della lingua greca e la sua diffusione, spontanea
o in certi ambienti dovuta alla scuola, nonch lortodossia della maggioranza della popolazione e la conversione al cristianesimo alla quale erano generalmente obbligati i pagani entrati nellImpero, o ancora una
rete pi estesa e pi densa di vescovati dipendenti dal patriarca, siano
stati fattori di unificazione, tantopi che la Chiesa in alcuni casi seppe
anche essere accomodante. Tuttavia, fu forse soprattutto la forma imperiale del potere, lesistenza di uno Stato e la politica degli imperatori
che permisero per lungo tempo di trasformare in un insieme coerente le
popolazioni dellImpero.
In particolare, dal momento che il potere imperiale affermava a chiare lettere di avere una vocazione universale, e poich inoltre era animato da una religione universalista e restava per certi aspetti un Impero romano, lImpero bizantino non esitava ad accogliere, in caso di necessit,
qualsiasi popolazione, purch questa si uniformasse alle leggi e, di norma, ricevesse il battesimo e pregasse per limperatore. Bastavano queste condizioni perch chiunque entrasse a far parte della politeia (la societ bizantina), e limperatore doveva accettare dei particolarismi che
spesso non lo infastidivano affatto, e che finivano per perpetuarsi. I letterati greci, sensibili alla distanza che li separava dai barbari, naturalmente non si attribuivano alcun particolarismo e ricavavano una cer-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 227

Popolazione e demografia

227

ta fierezza dalla propria antica cultura; ma ci che importa che perlopi si caratterizzassero (almeno prima della fine del xii secolo) non come Greci, ma politicamente come Rhomaioi, cittadini romani soggetti
allimperatore, e che riconoscessero questa qualit agli altri abitanti dellImpero, qualunque fosse la loro origine. Si pu indubbiamente definire lImpero, come si fatto spesso, multinazionale (linglese multilingual pi corretto). Ma allepoca risultava semplicemente che limperatore dei Romani aveva come sudditi dei cittadini romani. Sembra che
questa ideologia assimilatrice sia stata ampiamente condivisa. In ogni
caso, come si accennato, nulla lascia supporre che gli allogeni abbiano
mai contestato in quanto tali il contesto politico imperiale, almeno lontano dalle frontiere. Daltronde, il prestigio della citt capitale e dellimperatore che vi risiedeva si estendevano ben oltre lImpero.
Lesistenza di uno Stato, perlopi forte, fu certamente un fattore di
assimilazione pi importante di questi elementi ideologici o giuridici.
Nelle province, lamministrazione applicava leggi e regole che, in linea
di principio, valevano ovunque, ed era ben attestata sul territorio; lesercito aveva da molto tempo labitudine di reclutare soldati fuori dallImpero, o di arruolarli tra le popolazioni che vi si erano recentemente
insediate; e lo Stato sceglieva i propri servitori civili e militari, fino ai
gradi pi elevati, senza tener conto della loro origine. Infine, gli imperatori avevano una politica demografica che ebbe talora per scopo, e
spesso per effetto, quello di diminuire leterogeneit del popolamento.
2. La politica degli imperatori.
LImpero bizantino, come molti altri Stati prima dellepoca contemporanea, riteneva che una popolazione numerosa costituisse una ricchezza, se non altro perch le rendite fiscali provenivano soprattutto dalla
tassazione dellattivit agricola. Un popolamento fitto facilitava anche
la difesa del territorio, fondata per molto tempo su un esercito di contadini riservisti, e poi su contingenti militari insediati nelle province. Si
capisce come mai nelle epoche pi problematiche, in particolare in caso
di scarsit di uomini, quale si verific per molto tempo in diverse regioni, gli imperatori si siano preoccupati di ripartire al meglio la popolazione disponibile e di aumentarla, accogliendo gli immigrati o tenendo nellImpero i prigionieri di guerra, tra i quali potevano reclutare soldati e
contribuenti. Per realizzare questi obiettivi, lImpero fece ricorso a un
mezzo gi impiegato precedentemente, ovvero i trasferimenti di popolazioni.

2c_Bisanzio II_217-426

228

7-07-2008

13:57

Pagina 228

I fondamenti della civilt bizantina

Le deportazioni, considerate inumane da Teofane [52, p. 486] in un


contesto polemico, erano operazioni difficili da organizzare; condotte
per terra o per mare, richiedevano dei mesi. Solo un potere forte poteva realizzarle. Gli effettivi menzionati dai cronisti variano, come nel caso dei movimenti spontanei di popolazione, da alcune migliaia ad alcune centinaia di migliaia. In alcuni casi, queste cifre potrebbero derivare da documenti amministrativi; in altri, la loro probabile esagerazione
cerca di render conto del carattere spettacolare e drammatico degli avvenimenti. Lanalisi delle fonti (data, gruppi interessati, cifre fornite,
cause eventualmente addotte, punto di partenza e di arrivo, quando sono menzionati) importante in quanto rivela, in mancanza dinformazioni pi precise, la situazione locale cui gli imperatori avevano tentato
di rimediare. I testi tuttavia sono spesso allusivi, e non facile distinguere tra movimento spontaneo di popolazione, spostamento di un contingente militare e deportazione. Talora, la nostra ignoranza grave, come nel caso dei Vardarioti, Turchi o Ungari di cui si sa solo che nel
x secolo erano insediati, con il loro vescovo, a ovest di Tessalonica [Vardariotai, in ODB].
I trasferimenti di popolazione sembrano aver avuto tre obiettivi principali, che spesso si sovrapponevano: a) gli imperatori vi fecero ricorso
per migliorare la sicurezza delle frontiere, a costo di crearvi una terra di
nessuno, spostando verso la parte centrale dellImpero, dalle regioni di
confine, dei gruppi turbolenti, eretici o poco fidati, e disperdendoli per
cercare di fonderli con il resto della popolazione. In senso inverso, ma
senza dubbio per la medesima ragione, quella di equilibrare la composizione del popolamento, fecero affluire dei Greci in regioni poco sicure;
cos, sotto Niceforo I, nell809-10, dei cristiani originari di tutte le province dovettero insediarsi nelle sclavinie [Teofane 52, p. 486]. b) In alcuni casi, lobiettivo sembra direttamente demografico: far arrivare degli uomini in una regione o una citt insufficientemente popolata; cos,
nel 755-56, dei Greci provenienti dalla Grecia e dalle isole furono stabiliti a Costantinopoli, spopolata dopo la peste del 747 [pp. 422-23]. c)
Nella maggior parte dei casi, tuttavia, lo scopo era principalmente militare: si insediava una popolazione (talvolta poco sottomessa) in una regione (magari poco popolata) per arruolarne dei soldati.
Non sembra vi siano stati trasferimenti di popolazione nella prima
met del vii secolo, senza dubbio a causa della disorganizzazione dellImpero attaccato su tutti i fronti. In seguito, tuttavia, fino al x secolo
i trasferimenti furono numerosi. Perlopi connessi alla guerra contro gli
Arabi e i Bulgari, consistevano soprattutto nello spostare popolazioni
dai Balcani allOriente e viceversa. Le province darrivo erano princi-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 229

Popolazione e demografia

229

palmente la Bitinia e la Tracia, che assicuravano la difesa ravvicinata


della capitale.
Nella seconda met del vii secolo, alcuni Slavi fatti prigionieri nei
Balcani furono insediati in Asia Minore per difendere la regione contro
gli Arabi, sotto Costante II e poi sotto Giustiniano II; nel secondo caso, si sa che gli Slavi furono insediati in Bitinia [Ditten 480, pp. 209234]. Di nuovo, alla met dellviii secolo, sotto Costantino V, degli Slavi fuggiti dallo Stato bulgaro, 208 000 secondo il patriarca Niceforo [53,
p. 69], furono insediati nella parte nordorientale della Bitinia [Teofane
52, p. 432]. Nel senso inverso, dallOriente verso Occidente, alcuni cristiani libanesi, dei Mardaiti, furono trapiantati in Panfilia sotto Giustiniano II, senza dubbio a causa della loro competenza nella marina da
guerra; successivamente furono utilizzati in Grecia, con la stessa specializzazione [Ahrweiler 377, pp. 399-400]. Armeni e Siriani fatti prigionieri durante le campagne di Costantino V contro gli Arabi furono insediati in Tracia [Teofane 52, p. 429]. In condizioni analoghe sotto Leone IV pi di 150 000 Siriani, secondo una fonte armena, furono insediati
nella stessa provincia [Ditten 480, p. 192]. Sotto Costantino VI, dei soldati ribelli del tema degli Armeniaci furono inviati in Sicilia e in altre
isole [Teofane 52, p. 469]. Nel ix secolo, sotto Michele I, degli eretici
frigi, gli Atingani (con questo termine furono successivamente designati gli zingari) furono deportati in Europa e nelle isole [Ditten 480, pp.
199-203]; la sorte dei pauliciani dopo la presa di Tefrice (878), invece,
non chiara: il loro rapporto con i bogomili di Tracia nel x secolo, evocato a causa dellasserita somiglianza delle rispettive credenze, e che
comporterebbe lo stanziamento di alcuni pauliciani in questa provincia,
resta infatti ipotetico [Lemerle 500, pp. 108-10]. Alla fine del x secolo,
dei musulmani fatti prigionieri nella Siria riconquistata furono deportati nellImpero: per esempio 200 000 nel 965 [Dagron 478, p. 183]. Successivamente, Basilio II fece giungere degli Armeni in Macedonia, per
opporli ai Bulgari e far prosperare questa regione [Asolik 69, p. 74]. Si
potrebbero citare anche esempi posteriori: per esempio, allinizio del xii
secolo Giovanni II deport alcuni prigionieri serbi in Bitinia, distribu
loro delle terre e ne arruol alcuni nellesercito [Coniata 64, p. 16].
Come tecnica imperiale finalizzata a risolvere difficolt locali o occasionali, i trasferimenti di popolazione avevano un lungo avvenire. Nellepoca in esame, sembra certo che abbiano svolto un ruolo militare importante dal vii al ix secolo, quando lImpero era contemporaneamente
minacciato e poco popolato; in seguito, quando una cresciuta sicurezza
permise lincremento demografico e lo Stato, pi ricco, fu pi spesso in
grado di assoldare dei mercenari, i trasferimenti, perlomeno in questo

2c_Bisanzio II_217-426

230

7-07-2008

13:57

Pagina 230

I fondamenti della civilt bizantina

settore, ebbero un ruolo pi marginale. Per il vii-ix secolo difficile valutare limportanza fiscale o economica che pu essere stata rivestita dai
trasferimenti di popolazione; fu senza dubbio elevata, in quanto linsediamento di popolazioni in regioni fertili e spopolate contribuiva a valorizzarle; i prigionieri di guerra venduti come schiavi furono utilizzati
nelleconomia rurale fino allxi secolo. Si messa in discussione, ma su
basi fragili, lassennatezza politica di alcuni trasferimenti di popolazioni eterodosse, che avrebbero spostato linsicurezza da una provincia allaltra, piuttosto che ridurla [Charanis 475, III, pp. 151-54]. Sembra comunque che limportanza propriamente demografica dei trasferimenti
di popolazione sia stata esagerata, cos come stato fatto, per quanto su
scala ben diversa, con quella della migrazione slava.
3. Questioni demografiche.
La documentazione permette al massimo di descrivere alcune tendenze generali dellevoluzione demografica, senza che si possano fornire quantificazioni precise. Per i periodi anteriore e successivo a quello
qui trattato, lepigrafia funeraria e gli archivi dellAthos consentono lo
studio parziale del comportamento demografico di alcune parti della popolazione. Le conclusioni che se ne possono ricavare, come un elevato
tasso di mortalit infantile [Demography, in ODB], una speranza di
vita molto breve nel vi secolo [Durliat 482, p. 109], e un numero di figli superstiti compreso fra 3 e 4 allinizio del xiv secolo in ambiente rurale [Laiou-Thomadakis 491, pp. 72-107, 290], si lasciano inquadrare
nel consueto contesto del comportamento demografico in epoca pre-industriale, che com noto permette un accrescimento naturale della popolazione in assenza di catastrofi ripetute. Risulta effettivamente difficile cogliere una qualunque evoluzione del comportamento demografico nel corso del periodo in esame; i dati osteologici sono ancora poco
utilizzati a questo fine.
a) La ripartizione della popolazione.
Larcheologia permetter senza dubbio di stimare volumi o densit
di popolazione a livello locale, a partire dalla superficie dei centri abitati e dalla loro pi o meno grande densit. Nellattesa, ci si deve limitare a proporre alcune osservazioni. In linea di massima, le regioni vicine
al mare, perlopi a vocazione agricola, erano pi popolate di quelle dellinterno, spesso dedite allallevamento, che necessita di minor mano-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 231

Popolazione e demografia

231

dopera. Tale netta ripartizione tra le forme di occupazione del suolo


attestata sul territorio dellImpero sia prima che dopo lepoca in esame.
Le considerevoli differenze nella densit di popolamento che da essa risultavano sono evocate da numerose fonti, per esempio nei resoconti lasciati dai crociati, che contrappongono ai deserti altre regioni ben popolate e coltivate che essi avevavano incontrato attraversando i Balcani e poi lAsia Minore [Hendy 651, pp. 35-44].
La popolazione era ovunque essenzialmente rurale, perlopi dunque
raggruppata in villaggi di qualche decina di fuochi o in casali di dimensioni pi ridotte. Lesistenza delle borgate, di cui si sottolineato il ruolo sociale nellepoca protobizantina [Dagron 479], e alcune delle quali
sono divenute citt medievali, non impedisce che lopposizione tra citt
e villaggio sia di solito netta, principalmente perch la prima era fortificata e aveva una serie di funzioni diversificate, mentre il secondo era
in genere un abitato aperto [Bouras 472]. Alla fine dellepoca studiata,
pur con alcune notevoli eccezioni (Tessalonica lunica citt oltre la capitale ad avere sicuramente raggiunto i 100 000 abitanti [Charanis 475,
I, p. 8]) e particolarit regionali (le citt della Cilicia e della Siria settentrionale ospitavano in genere diverse decine di migliaia di abitanti [Vryonis 523, VIII, pp. 220-21]), la maggior parte delle citt contava al massimo alcune migliaia di individui, a giudicare dalle fonti scritte, raramente esplicite o di facile interpretazione, e dalla superficie delle cerchie
urbane, spesso ristretta. Le regioni dotate dei reticoli urbani pi fitti
erano quelle vicine al mare, tanto nei Balcani quanto in Asia Minore
[Hendy 651, pp. 69-100] e nellItalia meridionale [Martin 1222]. Ci
sottolinea i contrasti di densit gi segnalati. Bench il numero delle
citt e la popolazione di molte di esse siano aumentati nel corso del periodo in esame, certamente la popolazione urbana sempre rimasta al
di sotto del 10% del totale.
b) Levoluzione demografica.
In un articolo pubblicato nel 1966, Peter Charanis espresse sullevoluzione demografica dellImpero un punto di vista che oggi appare giustificato [475, I]. Precedentemente, tuttavia, negli anni cinquanta del
secolo scorso, a partire da argomenti fragili e spesso ideologici (marxisti) si era ritenuto che lImpero fosse stato densamente popolato solo nel
vii-viii secolo grazie alle invasioni slave, come si gi accennato, e poi
che fosse stato vittima di un declino demografico a partire dal x o dallxi secolo a causa del feudalesimo. Tale idea si imposta a lungo
[Lefort 498] ma oggi stata abbandonata a vantaggio di una concezio-

2c_Bisanzio II_217-426

232

7-07-2008

13:57

Pagina 232

I fondamenti della civilt bizantina

ne inversa che spiega meglio la storia, in particolare economica, di Bisanzio: un Impero poco popolato nel vii e nellviii secolo, e poi un continuo sviluppo demografico dal ix fino agli inizi del xiv secolo. Questo
rovesciamento di prospettive dovuto alla convergenza degli indizi forniti da documenti di recente pubblicazione, e da studi indipendenti tra
loro e condotti in ambiti diversi, in particolare quelli archeologico, numismatico e paleogeografico.
Si sa che lImpero era ben popolato allinizio del vi secolo (Morrisson in MB I, pp. 209-10). La capitale forse raggiungeva allora i 400 000
abitanti [Mango 571, p. 51], e le citt che dominavano lo spazio rurale
nelle province erano prospere. I cambiamenti constatabili a partire dal
vii secolo, come il declino delle citt, o piuttosto la trasformazione di
ampie citt antiche in vescovati medievali sovente pi ristretti [Spieser
517], labbandono di centri abitati antichi a vantaggio di siti pi protetti, e la diminuzione o addirittura linterruzione della circolazione monetaria [Morrisson 506, pp. 302-3], costituiscono innanzitutto una testimonianza delle trasformazioni sociali e dellinsicurezza generale. Ma
ci sono altri dati che attestano pi direttamente una diminuzione della
popolazione. Limportanza attribuita da una raccolta giuridica dellviii
secolo (lEcloga) al contratto di enfiteusi, favorevole al coltivatore, suggerisce che in questepoca la manodopera fosse poco numerosa [Haldon
126, p. 134]. Linsediamento di Slavi in Bitinia, di Armeni e di Siriani
in Tracia nel vii-viii secolo, gi citato in precedenza, implica che queste
province vicine alla capitale apparissero allora troppo poco popolate agli
occhi dellautorit. I pi antichi documenti dellAthos mostrano inoltre
che alcuni settori della Calcidica erano ancora spopolati alla fine del ix
secolo [Iviron 77, I, n. 29] se non addirittura allinizio del x. Infine, e
soprattutto, varie prospezioni archeologiche, indagini palinologiche
[Dunn 534] e ricerche paleogeografiche [Geyer 486] suggeriscono, nellArgolide, in Macedonia, in Bitinia o in Licia, unoccupazione del suolo, in termini di coltivazioni o centri abitati, meno importante nel viiviii secolo di quanto non lo fosse stata nel vi. proprio in un simile contesto di spopolamento che le deportazioni su citate trovano il loro
principale significato.
Si generalmente concordi nel ritenere che la peste del 541-42 [Allen 467], e le sue recrudescenze fino al 747, siano state le principali cause del declino demografico delle citt e delle campagne, bench queste
ultime siano state colpite direttamente meno di frequente, e nonostante lepidemia del vi secolo non abbia ridotto di met la popolazione, come talora si affermato. pi verosimile una diminuzione totale compresa tra il 20 e il 30% [Biraben 471, pp. 122-23]; ma tale diminuzio-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 233

Popolazione e demografia

233

ne fu forse particolarmente drastica a Costantinopoli che, per ragioni


senza dubbio al contempo economiche ed epidemiologiche, alla met
dellviii secolo forse aveva solo 40 000 abitanti [Mango 571, p. 54; stima meno pessimista in Magdalino 570, p. 18: forse 70 000 abitanti].
Sembra comunque che, per la grandezza della popolazione, le epidemie
fossero pi nocive delle guerre, il cui ruolo negativo legato soprattutto alle epidemie da esse propagate. Per le stesse ragioni, il beneficio demografico costituito dalle migrazioni verso lImpero non pot che essere modesto.
La scomparsa della peste alla met dellviii secolo forse bastata a
invertire la tendenza [Treadgold 140, p. 36]. Nei secoli successivi, la sicurezza crescente ha permesso lo sviluppo demografico. Questo sviluppo stato comunque lento, a causa dellinsicurezza costante di alcune
regioni, in particolare dovuta alla pirateria lungo le coste, e della fragilit economica di numerose attivit rurali come testimoniano le carestie.
Queste ultime erano dovute a molteplici cause, per esempio linverno
rigido del 927-28 [Lemerle 553, p. 94]. Altre carestie, nellxi secolo, furono accompagnate da epidemie e comportarono la fuga delle popolazioni locali [Svoronos 520, pp. 12-13]. Lo sviluppo demografico forse
aumentato nel xii secolo, soprattutto a causa duna crescente organizzazione delle attivit economiche, in particolare del commercio delle
granaglie, e comunque si nota che in questepoca non vi furono carestie
[Magdalino 192, p. 142].
Gli indizi dellaumento della popolazione sono netti sia in ambito urbano che rurale, bench siano sempre indiretti. Il numero dei vescovati, quale pu essere dedotto dalle liste di firme ai concili, quasi raddoppiato tra la fine del vii e la fine del ix secolo. Efeso, distrutta dai
Persiani allinizio del vii secolo, ridiventa un centro attivo nel ix [Foss
484]. In Grecia, lo sviluppo di Atene e Tebe tra x e xii secolo evidente [Harvey 488, pp. 218-19]. Nemmeno la popolazione della capitale
cessa di crescere: forse raggiunge nuovamente le 400 000 unit alla fine
del xii secolo, se si ritiene, come si tende a fare attualmente, che la stima fornita da Villehardouin sia verosimile [Magdalino 570, pp. 55-57].
Nelle campagne, in Italia meridionale come in Macedonia, anche la fondazione continuata, a partire dal x secolo, di casali situati ai margini dei
territori dei villaggi presuppone una popolazione pi numerosa, la cui
crescita fu sufficiente perch nel xiii secolo si verificassero squilibri economici (che comportarono la diserzione di alcuni villaggi) o ecologici
(la distruzione di alcuni territori a causa dellerosione potrebbe risalire
a questepoca) [Lefort 496]. Sempre in questo periodo, puntano nella
stessa direzione alcuni fatti che attestano sia un arretramento delle fo-

2c_Bisanzio II_217-426

234

7-07-2008

13:57

Pagina 234

I fondamenti della civilt bizantina

reste, sia unestensione delle coltivazioni, in Grecia, Macedonia, Tracia, Bitinia e Licia [cfr. sotto, p. 249-50]. Infine, nella Macedonia orientale, i documenti fiscali che permettono di comparare il numero di fuochi in nove villaggi o casali, tra linizio del xii secolo e quello del xiv,
indicano in genere un netto aumento della popolazione [Lefort 499]. Alcuni indizi suggeriscono anche che, alla fine del xii secolo, le regioni centrali dellImpero avessero almeno la stessa densit di popolazione di cui
erano dotate nella prima met del vi secolo [Lefort 494, p. 215].
c) La grandezza della popolazione.
Si ripetutamente tentato di stimare la popolazione dellImpero: si
tratta di una domanda legittima, ma alla quale non si attualmente in
grado di fornire una risposta soddisfacente. Le stime fornite, che derivano da estrapolazioni basate su dati e coefficienti poco certi, sono incerte: generalmente si basano sulle informazioni, spesso indirette, relative alla popolazione di alcune citt, e su una percentuale di popolazione urbana che si suppone nota e costante. Per quanto possano essere
imperfette, tali stime suggeriscono tuttavia degli ordini di grandezza dotati di qualche plausibilit, bench sia necessario ammettere una grande imprecisione. Tali stime rispecchiano innanzitutto le perdite e le conquiste territoriali nel corso dellepoca in esame: si ritiene per esempio
che lEgitto avesse oltre 6 o 7 milioni di abitanti quando lImpero lo perdette, nel vii secolo [Charanis 475, I, p. 10].
La popolazione dellImpero dOriente non pu essere calcolata a partire dai dati conservati. stata oggetto di stime speculative che hanno
comunque il merito di sottolineare le fluttuazioni che ci risultano percepibili. Il numero degli abitanti avrebbe raggiunto i 24 milioni intorno al 350 [Russell 514] e i 30 milioni sotto Giustiniano [Stein, ripreso
da Charanis 475, I, pp. 2-3]; la popolazione, alla fine dellviii o allinizio del ix secolo, sarebbe precipitata a 11 milioni (Russell) o addirittura a 7 milioni, secondo un calcolo che sembrerebbe pi verosimile
[Treadgold 140, p. 360]. In seguito, alla fine del ix secolo, avrebbe raggiunto i 10 milioni secondo Treadgold, o meglio soltanto 8 milioni [521,
p. 486]. A met dellxi secolo, la popolazione sarebbe stata di 15 milioni (Russell), se non di 20 (Stein); sarebbe diminuita allepoca dei Comneni, fino a 12 o 10 milioni (Stein), e sarebbe stata di soli 7 milioni alla fine del xii secolo (Russell).
Non certo che la curva (in qualche punto vaga) suggerita da queste
stime renda sufficientemente conto dei fenomeni demografici menzionati sopra. Quanto alle grandezze evocate, che talora presentano profon-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 235

Popolazione e demografia

235

de divergenze per la medesima epoca, una comparazione con lOccidente medievale suggerisce soltanto che sono tutte, in mancanza di meglio,
plausibili: secondo Pierre Chaunu la totalit della cristianit latina, al
cui interno si ammettono densit regionali molto diverse, da 5-6 a 2530 abitanti per chilometro quadrato alla met del xiii secolo, in questepoca sarebbe stata costituita da 40 a 45 milioni di anime1. In Oriente,
stime fatte per la Macedonia orientale e la Bitinia suggeriscono una densit di 20 abitanti per chilometro quadrato (Macedonia: Lefort 549, p.
299, n. 59; Bitinia: Geyer 1021, p. 416), ma le disparit regionali sono
considerevoli.
Le ricerche sulla popolazione dellImpero, per molto tempo focalizzate sullo studio delle nazioni che lo componevano, potrebbero svilupparsi utilmente in una dimensione quantitativa, che permetterebbe
di comprendere un po meglio una realt di cui evidente limportanza. In merito a ci, ricordiamo che gli ordini di grandezza che si possono proporre, quando se ne verifica la coerenza, hanno un valore, se non
informativo, almeno euristico.

p. chaunu, Lexpansion europenne du xiiie au xve sicle, Paris 1969, p. 79.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 236

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 237

jacques lefort
x. Economia e societ rurali1

Un riesame delle posizioni tradizionali sulleconomia rurale bizantina induce a ritenere che, dopo unepoca di recessione (vii-viii secolo),
si abbia a che fare con una lunga fase di espansione, che si estende dal
ix allinizio del xiv secolo proprio lo stesso periodo che per molto tempo stato tacciato di stagnazione, se non addirittura di declino. Esamineremo le condizioni della produzione agricola, e poi i fattori e le forme dello sviluppo.

i. le condizioni della produzione agricola.


1. Le condizioni geografiche.
In uno spazio mediterraneo eterogeneo [Geyer 537], alcune regioni
erano pi o meno adatte a certi tipi di coltura, ma senza dubbio la piovosit era ovunque sufficiente, eccetto sul margine delle steppe aride,
per assicurare il successo abituale di unagricoltura secca, fondata sui cereali e, in diversi luoghi, sugli alberi da frutta e la vite. La diversit delle condizioni naturali spiega in parte le caratteristiche dellagricoltura
bizantina. In ambito locale, tale diversit ha favorito una policultura associata allallevamento, che probabile o attestato in parecchie regioni,
e che costituiva unassicurazione contro i rischi meteorologici nonch
un fattore di equilibrio sociale. Su scala regionale, il fatto che sulla base dei rilievi e delle zone climatiche alcuni settori siano stati pi adatti
di altri alle coltivazioni o allallevamento ha facilitato, quando le circostanze lo richiedevano o lo permettevano, una relativa specializzazione
testimoniata da numerose fonti medievali.
Le fluttuazioni climatiche hanno svolto un ruolo tuttalpi secondario nella storia delloccupazione del suolo, a paragone degli effetti del-

2c_Bisanzio II_217-426

238

7-07-2008

13:57

Pagina 238

I fondamenti della civilt bizantina

lintervento umano. Cos, dopo il piccolo optimum classico, nel vi e


nel vii secolo il clima si fa pi fresco e umido; nellviii-ix segu la piccola era glaciale dellAlto Medioevo. Il clima fu successivamente pi
caldo e pi umido nel x-xi secolo, per essere seguito da un piccolo optimum climatico medievale nel xii e nel xiii secolo [Geyer 536]. notevole che queste fluttuazioni climatiche accompagnino in maniera coerente gli alti e i bassi delleconomia rurale.
a) Lattrezzatura.
Lattrezzatura degli agricoltori stata studiata in particolare da
Anthony Bryer [533], che ne ha mostrato la fissit nel tempo e il carattere rudimentale. A dire il vero, linsieme degli utensili risulta poco conosciuto. Dal momento che la permanenza delle tecniche e dellattrezzatura pu costituire semplicemente il segno di un adattamento allambiente, bisogna smorzare la contrapposizione, che pure stata sostenuta,
fra le innovazioni talora sopravvalutate di un Occidente medievale
atlantico da un lato, e la stagnazione bizantina dallaltro. Gli aratri leggeri, per esempio, erano gli unici adatti ai terreni, in genere poco profondi, del mondo mediterraneo. Sembra che nel ix e x secolo limpiego del
ferro per lattrezzatura, il quale permetteva evidentemente di accrescere lefficacia del lavoro, sia stato tanto diffuso a Bisanzio quanto in Occidente, e verosimilmente in seguito gli utensili in ferro costituirono la
norma. Luso degli aratri leggeri sembra generalizzato per il lavoro dei
campi. I mulini ad acqua, utilizzati per macinare il grano, ancora poco
diffusi in epoca protobizantina, erano numerosi nel xii secolo, e forse
gi nel x. Lacqua che azionava i mulini, veicolata in canali che potevano essere scavati nella roccia oppure in muratura, serviva anche allirrigazione degli orti.
b) Lorganizzazione sociale della produzione.
Villaggio e latifondo, piccoli proprietari e fittavoli. Per tutto il corso
dellepoca in esame, lorganizzazione sociale della produzione incentrata intorno a due poli, il latifondo e il villaggio. innegabile che lequilibrio tra questi due poli si sia modificato nel corso del tempo, giacch a uneconomia di villaggio e di comunit, preponderante allinizio,
ha finito per sostituirsi uneconomia basata soprattutto sui grandi possedimenti. Occorre sottolineare che la dicotomia villaggio/latifondo (chorion/proasteion) da un lato, e la predominanza della fattoria come unit
di lavoro dallaltro, sono dei tratti permanenti delleconomia rurale bi-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 239

Economia e societ rurali

239

zantina. Tale dicotomia villaggio/latifondo permetteva di sfruttare


al meglio la manodopera, in quanto i lavoratori potevano passare da una
struttura allaltra. Nel corso del tempo, essa ha svolto anche un ruolo
importante nello sviluppo economico, in quanto la struttura sociale del
villaggio era la forma organizzativa pi adatta alle condizioni di insicurezza, mentre lambito latifondistico ne ha preso il posto al ritorno della sicurezza. Le funzioni del villaggio e del latifondo, tuttavia, sono parallelamente mutate: il primo, spesso sottoposto a una organizzazione
latifondistica, divenuto solamente una forma abitativa, mentre il secondo si essenzialmente trasformato in un organismo gestionale.
Indipendentemente dallo status delle terre o degli uomini, la condizione degli agricoltori, molti dei quali erano arrivati prestissimo allinvidiabile posizione di gestori di una fattoria, era in linea di massima comparabile sia nei villaggi che nei latifondi. In linea di massima, c una
netta opposizione tra i locatari che erano insediati sul latifondo con la
qualifica stabile di pareco (fittavolo), debitori di un canone al padrone
della terra, e gli abitanti del villaggio, molti dei quali pagavano le tasse
allo Stato in quanto proprietari. Questa opposizione, tuttavia, mette in
luce una realt pi complessa: tra i coltivatori del latifondo, non tutti vi
risiedevano e non tutti avevano una condizione particolare; allo stesso
modo, tra gli abitanti del villaggio, non tutti erano proprietari, e questi
ultimi non gestivano tutti una fattoria.
I gravami che pesavano sui fittavoli forse erano, in linea generale,
pi elevati di quelli sopportati dai proprietari del villaggio, giacch in
teoria il canone era il doppio dellimposta fondiaria; tuttavia, entrano
in gioco molti altri elementi, difficili da valutare: gli abitanti del villaggio, per esempio, non godevano delle esenzioni fiscali riservate ai contadini del latifondo.
In una prospettiva marxista si spesso individuato nel cambiamento di condizione di numerosi contadini, che nel x-xi secolo da proprietari divennero fittavoli, la prova dellasservimento degli agricoltori bizantini. Oggi chiaro che si trattava di unanalisi inesatta. Si pu innanzitutto sottolineare che il termine pareco stato usato a partire
dalla met dellxi secolo per designare non solo dei contadini fittavoli,
ma anche dei proprietari contribuenti che pagavano le tasse non allo Stato, ma a terzi: questo slittamento semantico mostra che il fatto di essere proprietario non era un fattore socialmente discriminante. Inoltre, in
questepoca migliorata la condizione dei pareci affittuari. Bench il loro statuto giuridico non sia mai stato definito con esattezza [Lemerle
553, pp. 166-87], i pareci sono stati considerati dai giuristi bizantini come gli eredi dei coloni dellepoca protobizantina, che potevano posse-

2c_Bisanzio II_217-426

240

7-07-2008

13:57

Pagina 240

I fondamenti della civilt bizantina

dere beni mobili, e dopo trentanni ottenere la condizione di fittavolo,


ma restavano legati alla terra che erano obbligati a coltivare dietro il pagamento di un canone. Ancora nel x secolo una sentenza sottolinea che
i pareci non hanno alcun diritto sui beni che affittano, che dunque non
risultano n alienabili n trasmissibili [Weiss 566], ma nellxi secolo
unaltra sentenza afferma che dopo trentanni i pareci non possono essere cacciati dalla loro terra, di cui sono considerati come i padroni
(come possessores, con diritti analoghi a quelli di un proprietario), a condizione, beninteso, che paghino laffitto [Peira, cap. xv, pp. 2 e 3, in
Zepos 89].
La distinzione tra proprietario e affittuario si indebolisce a partire
dal momento in cui gli appezzamenti dei pareci furono considerati ereditari, e alcuni pareci raggiunsero la condizione di proprietari. I documenti in effetti suggeriscono che forse a partire dallxi secolo, e
sicuramente nel xii, i pareci erano proprietari di alcune delle terre che
coltivavano [Oikonomides 555]. Daltronde, la distinzione fra abitanti
dei villaggi e pareci si offusca a partire dallxi secolo, quando, progressivamente, interi villaggi furono inglobati in latifondi senza che la condizione economica degli abitanti ne fosse apparentemente danneggiata,
giacch in questepoca la societ rurale sembra, al contrario, rinvigorirsi. Questo il motivo per cui, dovendo esaminare le condizioni della
produzione agricola, sembra legittimo ritenere che almeno il mondo dei
gestori di una fattoria, se non quello dei contadini nel loro insieme, costituisse una unit, indipendentemente dalla diversit di condizione degli agricoltori. Si d il caso che il ruolo delle fattorie fosse preponderante nella produzione agricola, anche nei latifondi, come ha mostrato Nicolas G. Svoronos [561].
Lo sfruttamento dei latifondi. Pare che lo sfruttamento del latifondo sia spesso divenuto indiretto a partire dal ix secolo. Il proprietario
del possedimento risiedeva frequentemente in citt, e disponeva sulle
sue terre di una casa padronale, dove alloggiava lamministratore, e che
spesso costituiva il centro di unattivit agricola diretta. La casa padronale ben conosciuta grazie alle descrizioni che compaiono in numerosi documenti della fine dellxi secolo e dellinizio del seguente [Magdalino 633; Giros 539].
La coltivazione diretta era praticata da personale specifico e, almeno a partire dallxi secolo, per mezzo delle prestazioni fornite dai contadini insediati nel latifondo. La menzione di schiavi e di salariati allinterno del latifondo suggerisce unattivit agricola intensa nei periodi pi
antichi. Nel x secolo o poco dopo, il Trattato fiscale (in 524, p. 115) ri-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 241

Economia e societ rurali

241

corda la presenza nei possedimenti terrieri di schiavi, salariati e altri,


senza per indicare limpiego di ciascuna di queste categorie di lavoratori. Tale menzione, e altri testi ancora, suggeriscono limportanza del
ruolo degli schiavi nelleconomia del latifondo, importanza che si perpetuata fin dal vii secolo e che stata sicuramente aumentata dalla riconquista bizantina. Non siamo in grado, tuttavia, di precisare quale
fosse la loro funzione. Gli schiavi sono ancora citati in occasione del loro affrancamento nellxi secolo, e scompaiono dalle fonti dopo il xii.
Daltro canto, i salariati sono continuamente ricordati, nel contesto del
latifondo, dal vii secolo fino alla fine dellepoca bizantina, ma non sembrano aver avuto un ruolo decisivo nella produzione agricola. In linea
di massima, si ha limpressione che la gestione diretta della propriet
terriera abbia richiesto sempre meno braccia. A partire dal x secolo, le
testimonianze relative allo sfruttamento agricolo diretto dei latifondi
suggeriscono infatti che avessero proporzioni modeste.
La fattoria. Si pu stimare che la maggior parte delle terre arabili,
sia nel latifondo che nel villaggio, fosse coltivato nellambito di piccole
fattorie gestite dal capofamiglia aiutato dalla moglie e dai figli, che nel
loro insieme costituivano un fuoco. Le case contadine [sulle case bizantine, Bouras 532; Ellys 535] vengono menzionate sistematicamente solo nel xiv secolo, a opera dei redattori di alcuni atti fiscali. Sia nel villaggio che nel latifondo queste case erano talora rudimentali, specialmente nel caso dei pastori.
La fattoria, per come ci nota tramite documenti fiscali che vanno
dallxi al xiv secolo, disponeva di solito di un solo bue, e non di una coppia come si talora affermato [Kaplan 545, pp. 195, 500]. Accadeva per
esempio cos a Radolibo, agli inizi del xii secolo [Iviron 77, II, n. 51]. A
questo bue posseduto dal contadino medio occorre aggiungere almeno allinizio del xiv secolo nella zona di Tessalonica sei capi di bestiame. Tali dati suggeriscono che le fattorie possedessero tutte una quantit di bestiame dallimportanza non trascurabile, sia per lalimentazione che per la fornitura di concime. I contadini non avevano il monopolio
dellapicoltura, ma sembra che questa attivit, fonte di sicuro profitto
(il miele infatti era lunica fonte di zucchero, e la cera il principale mezzo di illuminazione), fosse pi diffusa nelle piccole propriet che in quelle pi grandi.
La superficie delle fattorie era proporzionata alla forza lavoro: nelle
regioni cerealicole doveva oscillare, con ogni probabilit, tra i 4 e i 5 ettari nel caso dei boidatoi, che disponevano dun solo bue, e tra gli 8 e i
10 per gli zeugaratoi, che ne possedevano una coppia. Le dimensioni po-

2c_Bisanzio II_217-426

242

7-07-2008

13:57

Pagina 242

I fondamenti della civilt bizantina

tevano per anche essere pi ridotte, principalmente per due ragioni che
non si escludevano a vicenda: a) alcune fattorie, pi orientate verso lallevamento, la viticoltura o altre attivit, dedicavano alla coltivazione dei
cereali solo il minimo necessario per assicurare la sussistenza del fuoco e versare i canoni; b) anche la pressione demografica ha potuto portare a una diminuzione delle dimensioni degli appezzamenti, come ha
notato Alan Harvey studiando il Catasto di Tebe [488, p. 63].
La fattoria, forse perch costituiva la pi piccola unit economica possibile, per giunta una unit solida a causa del carattere familiare, si adattata a condizioni che non hanno mai smesso di cambiare e spesso, nonostante quanto si detto in passato, di migliorare. Quel che conta, che
nellxi e xii secolo, in alcune regioni le fattorie sono state talora decisamente piccole. Ci sembra suggerire lesistenza di pratiche agricole pi
diversificate o produttive di quanto non si sia ipotizzato in passato.
c) I modi dello sfruttamento.
I prodotti: le piante coltivate e il bestiame. Gli alberi da frutta avevano unimportanza economica non solo per lalimentazione e per il legname che fornivano ma anche perch, nelle vicinanze delle citt, il commercio della frutta era lucroso [Kaplan 545, p. 36]. Nelle regioni dal clima favorevole cera una grande diversificazione degli alberi coltivati:
allinizio del xiv secolo, in Macedonia, negli appezzamenti ne sono attestate dieci specie diverse. Gli olivi, la cui coltura attestata, per esempio, in Siria e Palestina nel vii secolo, erano poco numerosi nella penisola Calcidica alla fine dellepoca in esame: erano sempre situati vicino
al mare, a causa del freddo invernale. Nel xii secolo, lolivicoltura si sviluppa in Puglia, in Capitanata, in Campania [Lefort 496, pp. 18-19]. A
partire dal x secolo, una nutrita serie di informazioni relative al consumo o al commercio dellolio mostra che lolivo era coltivato estensivamente nel Peloponneso, nelle isole del Mar Egeo, sulle coste dellAsia
Minore e in Bitinia [Hendy 651; Harvey 488, pp. 145-47]. Il castagno
era coltivato a partire dal ix secolo nellItalia meridionale, sul versante
tirrenico. In Macedonia, nel x secolo i contadini raccoglievano castagne
nei boschi, e coltivavano castagni allinizio del xiv secolo [Lefort 496,
p. 19]. Il gelso, piantato per darne le foglie ai bachi da seta, poteva essere coltivato su gran parte del territorio dellImpero. Lo sviluppo di
questa coltivazione probabile nel Peloponneso a partire dal ix secolo
[Jacoby 542, p. 454], attestata in Calabria nellxi [Guillou 540], certa
in Beozia nellxi e xii secolo, e in Tessaglia nel xii [Jacoby 542, pp. 470472].

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 243

Economia e societ rurali

243

La vite, onnipresente, era probabilmente la coltivazione che poteva


procurare la maggiore resa monetaria [Hendy 651, pp. 139-41], ma la
commercializzazione delluva e del vino deve aver conosciuto degli alti
e dei bassi dal momento che tutti i nomi dei vitigni antichi sono scomparsi nel Medioevo, indubbiamente insieme alla nozione stessa di vitigno. Nel x secolo risultano nuovamente attestati vini qualificati dallorigine geografica. Nel xii secolo, lo Ptocoprodromo cita tra i vini consumati a Costantinopoli quelli di Varna in Bulgaria, di Gano in Tracia,
di Lesbo, di Chio, di Samo e di Creta [Ptocoprodromo, IV]; Michele
Coniata, tra gli altri, menziona quelli dellEubea, di Chio e di Rodi [Lampros 110, p. 83]. La vite era particolarmente coltivata in alcuni settori
della Bulgaria, in Bitinia, nelle isole dellEgeo e sulle coste dellAnatolia [Hendy 651].
Nel x secolo, sicuramente a causa dellaltitudine (1150 metri), il grano non cresceva a Sinada in Frigia [Hendy 651, pp. 139-40], bench oggi sia coltivato in quella regione senza dubbio per la recente selezione
di variet pi resistenti. Per leconomia rurale risulta importante ricordare i grani primaverili, spesso seminati quando il grano invernale aveva reso poco o niente, e che potevano avere un ruolo nella rotazione
delle colture: erano seminati a febbraio o a marzo, dove il clima lo permetteva. Il grano primaverile attestato, allinizio del xii secolo, nel Synodikon georgiano del monastero di Iviron [77, II, n. 4]. Le informazioni in nostro possesso riguardo alle regioni produttrici di grano in particolare, perlopi in base ai dati sul commercio o sulla coltivazione delle
granaglie, mostrano che tali zone erano spesso situate vicino al mare: la
Tessaglia, la Macedonia, la Tracia, le coste dellAsia Minore [Teall 562,
pp. 117-28; Hendy 561, pp. 46, 49-50]. Lorzo, che poteva essere panificato come la maggior parte delle granaglie, cresceva dappertutto, essendo pi rustico. Il miglio, anchesso commestibile, un cereale primaverile, ed menzionato in diversi testi dellxi e xii secolo. Occorre infine notare che nel Medioevo si diffuse la coltivazione di altri due cereali,
la segale e lavena. La prima, sconosciuta nellAntichit greca e assente
nei Geoponica, stata coltivata in Occidente dallinizio del Medioevo
[Ruas 558], e ne attestata la coltura in Calcidica nel xiii secolo [Xeropotamou, 76, n. 9]; se ne ricavava del pane. Lavena, considerata una
semplice erbaccia nellAntichit greca, ma gi consumata come foraggio
per ovini nei Geoponica, era coltivata per i suoi chicchi nellxi secolo,
stando alle liste di esenzione [Actes de Lavra 75, I, n. 48]. Lavena era
senza dubbio riservata agli animali, in particolare per i cavalli dellesercito.
I legumi coltivati, in generale, sembrano essere gli stessi che nei Geo-

2c_Bisanzio II_217-426

244

7-07-2008

13:57

Pagina 244

I fondamenti della civilt bizantina

ponica (lenticchie, fave, ceci, ecc.). Erano coltivati negli orti ma, perlomeno alcuni, anche nei campi e contribuivano alla rigenerazione del suolo [cfr. infra].
Cerano diverse qualit di verdure, almeno nelle periferie delle grandi citt coltivate a orti. A partire dal XII libro dei Geoponica, in particolare il primo capitolo, che espone quel che si seminava sotto il clima
di Costantinopoli, e attingendo anche a numerose altre fonti, Johannes Koder elenca quasi un centinaio di verdure che sono state coltivate
nellImpero bizantino [547].
Alcune piante erano coltivate per uso industriale, soprattutto tessile. Il lino, il cui acquisto a prezzo fisso menzionato nelle liste di esenzione nellxi secolo, era prodotto in Macedonia, forse in Bulgaria, in
Asia Minore, in Puglia e in Calabria; se ne ricavava anche dellolio. La
coltivazione della canapa era praticata in Campania piuttosto che in Puglia, nonch nella Calcidica nel xiv secolo. Nellepoca in esame, il cotone era coltivato a Creta e sicuramente a Cipro.
Agli animali consueti occorre aggiungere i cammelli, citati per esempio in una novella di Niceforo Foca insieme alle ricchezze eccessive acquisite da alcuni monasteri, senza dubbio in Asia Minore [Svoronos 86,
p. 157]. Lentit numerica di ciascuna specie era variabile a seconda delle regioni, ma gli ovini erano senza dubbio i pi numerosi.
Le tecniche agricole e la produzione. Le coltivazioni occupavano uno
spazio ristretto, localizzato principalmente sulle terrazze fluviali, nella
zona delle colline che si estendevano tra le pendici montane e le pianure allepoca paludose perlomeno laddove era attestato questo tipo di
orografia. Tale spazio agricolo rimase a lungo sufficiente; quando si rese necessario, fu accresciuto a prezzo di notevoli sforzi di dissodamento. Tali sforzi comunque furono fatti e lImpero non ha mai dovuto importare derrate alimentari al contrario, nel xii secolo ne esportava
[Kazhdan 546, p. 120].
Bench gli orti non siano sempre menzionati, anche nelle pi dettagliate descrizioni di propriet agricole, si pu supporre che la maggior
parte delle fattorie ne possedesse uno dal momento che le verdure erano indispensabili per lalimentazione familiare. La superficie degli orti
censiti in media 375 metri quadrati in numerosi villaggi della Macedonia, stando ai documenti fiscali dellinizio del xiv secolo era sufficiente. Lorto era spesso situato nelle vicinanze della casa per motivi evidenti: si trattava dellappezzamento che richiedeva la maggior quantit
di lavoro e concimazione e, dal momento che le case erano generalmente situate vicino a una fonte dacqua, poteva cos essere irrigato. Altre

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 245

Economia e societ rurali

245

ubicazioni, talora lontane dalle abitazioni, sono strettamente legate alle possibilit di irrigazione, in particolare al corso dei canali di derivazione che portavano lacqua dei ruscelli verso i mulini. Daltro canto, le
grandi citt erano circondate da una fascia di orti: il caso di Costantinopoli ma anche di Tessalonica. I vari appezzamenti, che spesso appartenevano a personaggi altolocati, erano allora coltivati da ortolani affittuari.
I prati erano senza dubbio pi diffusi nei latifondi che nelle piccole
propriet. Considerati appezzamenti di grande valore, e classificati quasi sempre dal fisco come terre di prima qualit, potevano essere molto estesi.
Gli appezzamenti coltivati a vigna erano generalmente piccoli, nellordine di 1000 metri quadrati. Erano perlopi appannaggio dei piccoli coltivatori. Allinizio del xiv secolo, in alcuni villaggi della Macedonia i contadini possedevano in media un quarto di ettaro di vigna. La
viticoltura svolgeva un ruolo importante nelleconomia contadina. Si
ignora quale fosse la produttivit: si ipotizzato che potesse arrivare a
25 ettolitri per ettaro in Calcidica [Papangelos 557, p. 224], e ci non
inverosimile bench lunico dato (indiretto) che possediamo suggerisca
in questa regione una rese due volte meno elevata [Iviron 77, II, n. 42].
Ad ogni modo, un vignaiolo che coltivasse pi dun quarto di ettaro di
vigna produceva pi vino di quanto fosse necessario per i consumi familiari.
I campi erano in genere costituiti da appezzamenti rettangolari, non
particolarmente allungati [Lefort 494], ed erano spesso situati in un paesaggio aperto; la loro superficie era peraltro assai variabile. I dati suggeriscono lesistenza, in alcune zone, di un reticolo parcellare dalle maglie tantopi strette quanto pi antica era loccupazione del suolo, dal
momento che le successioni ereditarie finivano per frammentare alcuni
campi; altrove, dove la rete degli appezzamenti era molto meno fitta,
bisognerebbe tenere conto di condizioni geografiche o storiche che perlopi ci sfuggono. Dopo la mietitura, e prima dellaratura, i campi erano lasciati a pascolo [Legge agraria, 27; Iviron 77, I, n. 9], e ci contribuiva a concimarli. Le rese crescevano lentamente, a causa della selezione delle sementi, attestata presso gli agronomi latini e nei Geoponica,
da cui Psello [527, p. 247] deriva i consigli che fornisce in materia. Non
c alcuna ragione per pensare che gli agricoltori bizantini non fossero
in grado di scegliere da s le sementi, e comunque questo processo di selezione almeno parzialmente automatico. Le rese ottenute potevano
inoltre essere mantenute costanti, e addirittura aumentate quando la
terra lasciata a maggese era coltivata a legumi, in quanto alcuni di essi

2c_Bisanzio II_217-426

246

7-07-2008

13:57

Pagina 246

I fondamenti della civilt bizantina

ne aumentano la fertilit, come segnalavano gi gli autori antichi [Plinio, Naturalis historia, XVIII, 50; Geoponica 526, II, 12.2]. Possediamo poche informazioni sulle modalit di coltivazione dei cereali a Bisanzio. verosimile che, alla fine dellepoca considerata, a nord del Mar
Egeo e comunque in Macedonia si praticasse correntemente il maggese
biennale, che attestato sicuramente nella Calcidica nel xiii secolo
[Lefort 550, pp. 368, 370]. La rotazione delle colture (grano/legumi o
grano/orzo primaverile, con la seconda semina sul maggese) peraltro
antica: risulta menzionata nei Geoponica [526, II, 12.2; III, 3.12; III,
6-7]. I testi e larcheologia, del resto, permettono di dedurre limportanza delle leguminose e il loro ruolo nel sistema di coltivazione. La menzione dellacquisto a prezzo fisso di legumi secchi nelle liste di esenzione dellxi secolo [per es. Actes de Lavra 75, I, n. 48] suggerisce che non
costituissero soltanto un ortaggio riservato allalimentazione della famiglia, come stato sostenuto, ma che svolgessero un ruolo nel ciclo della cerealicoltura. Era cos nel Lazio alla met del x secolo [Toubert 565,
p. 248]. In Puglia invece lintroduzione delle leguminose nella rotazione delle colture sembra risalire soltanto allinizio del xii secolo [Martin
1215, p. 336]. Questi dati rivelano lesistenza di pratiche note da molto tempo.
In generale, si ha a che fare con unagricoltura senzaltro tradizionale, ma che era in grado, fino a un certo punto, di migliorarsi da s. Il dissodamento era tutta unaltra questione, e c motivo di ritenere che venisse preso in considerazione solo dopo che le possibilit di miglioramento erano esaurite, quando il pi intensivo sfruttamento possibile dei
campi esistenti non era pi sufficiente.
Non si possiedono informazioni dirette sulla resa dei cereali, e in ogni
caso bisognerebbe fare i conti con le grandi variazioni annuali che li caratterizzano. In Grecia, nel 1921, la resa del grano era in media di 6,6
quintali per ettaro. Quella dellorzo era un po pi elevata: 7,1 q/ha
[Jard 544, pp. 203-5]. Lagricoltura bizantina sicuramente non ha mai
superato queste cifre, e forse riuscita a eguagliarle solo eccezionalmente. Per quanto riguarda il xiii secolo, da un atto sembra che si possa dedurre che in Calcidica la resa dellorzo fosse di circa 5,4 q/ha [Lefort
550, p. 369]. Allinizio del xii secolo, per Radolibo, alcuni calcoli suggeriscono che la resa minima dei cereali fosse di circa 5,3 q/ha, secondo
una proporzione grossomodo di quattro chicchi raccolti per uno seminato [Lefort 494, p. 222]. Quel poco che si sa della cerealicoltura bizantina (praticata, ricordiamo, nellambito di piccoli appezzamenti), ovvero la lavorazione dei campi per mezzo dellaratro leggero, la probabile
esistenza di un maggese biennale e di colture di copertura, lintroduzio-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 247

Economia e societ rurali

247

ne di nuove piante, suggerisce che le pratiche agricole medievali non fossero meno elaborate di quelle dellepoca protobizantina. Da quel che si
visto, sembra di poter asserire che, nelle regioni pi fertili, per il xii
secolo siano plausibili rese medie di poco superiori ai 5 quintali per ettaro.
Limmagine, diffusa in passato, di una cerealicoltura estensiva che
occupava spazi immensi, monotona e poco produttiva, ha avuto un ruolo importante nelle rappresentazioni che sono state proposte delleconomia bizantina; si addirittura arrivati a suggerire che il destino di
Bisanzio sarebbe dipeso dalle misere prestazioni dei suoi agricoltori
[Kaplan 545, pp. 24, 56, 61, 66, 86, 87]. Questimmagine devessere riveduta. Il sistema di coltivazione che abbiamo appena descritto aveva
lintrinseca capacit di divenire pi produttivo e di adeguarsi a un aumento della richiesta.
Lo sfruttamento delle zone incolte. Gli spazi incolti, spesso coperti
di boschi, con leccezione dellaltopiano anatolico, erano ovunque molto estesi e costituivano una potenziale ricchezza. La macchia e la gariga
(formazioni vegetali intermedie tra la foresta e il pascolo di pianura o di
altura) occupavano gi ampi tratti in alcune regioni e avevano anchesse un valore economico. Foreste e pascoli appartenevano allo Stato, ai
grandi proprietari terrieri e, almeno allinizio dellepoca in esame, agli
abitanti dei villaggi.
Archie Dunn ha dedicato uno studio alla foresta e alle sue forme arbustive degradate, ai prodotti che se ne ricavavano e al loro sfruttamento [534]. Tra gli alberi, pu essere segnalato il ruolo predominante delle querce, utilizzate principalmente per ricavarne legname da costruzione. La resina delle conifere serviva a fabbricare la pece, indispensabile
per la costruzione delle imbarcazioni e per lapprettatura di anfore e botti. Ogni albero poteva certamente procurare legna da ardere, e quelli pi
scadenti venivano utilizzati per la fabbricazione del carbone. Alcune regioni, soprattutto marittime, erano particolarmente sfruttate soprattutto per il legname da costruzione: Creta, Cipro, la Siria levantina e il Tauro, la Macedonia, forse la parte nordorientale dellAsia Minore e la costa albanese [Dunn 534, pp. 258-61].
Lo Stato, o i grandi proprietari terrieri che ne avevano ereditato le
prerogative fiscali, riscuotevano tasse in natura sulla caccia e sulla pesca. Gilbert Dagron ha recentemente descritto le tecniche di pesca, le
strutture cui essa aveva dato origine fin dallantichit, le riscossioni (tasse ed eventualmente affitto) a essa collegate, e le modalit della sua commercializzazione a Costantinopoli [622].

2c_Bisanzio II_217-426

248

7-07-2008

13:57

Pagina 248

I fondamenti della civilt bizantina

Il bestiame posseduto dalle piccole fattorie non era ovviamente sufficiente: i cavalieri e le salmerie dellesercito, i macellai, i prodotti caseari, la pergamena, lartigianato del cuoio e della lana alimentavano una
grande richiesta. Lunico a poterla accontentare era lallevamento su larga scala praticato nei pascoli di Stato, e in quelli dei villaggi e poi dei latifondi. Risulta poco conosciuto lallevamento in Asia Minore, dove pure ha avuto un ruolo determinante. Spesso era praticato su vasti appezzamenti di terreno, molti dei quali, concessi dallimperatore o acquisiti
in altra maniera, a partire dal ix secolo appartenevano alle grandi famiglie. Lo Stato stesso allevava cavalli e bestie da soma per lesercito nei
suoi possedimenti anatolici. poi noto il ruolo della Bitinia nellambito dellallevamento, in particolare per la fornitura alla capitale di animali da macello nel x secolo [Libro del prefetto, 15.3]. Nei Balcani, in
modo analogo, numerose zone incolte erano riservate allallevamento,
soprattutto al nord ma anche nel Peloponneso. Dopo la perdita dellaltopiano anatolico nellxi secolo, il ruolo dei Balcani nellallevamento diviene determinante. Almeno in alcuni casi, risulta chiarissimo laspetto
speculativo dellallevamento aristocratico: non si limitava difatti ai cavalli da sella, e la quantit di bestiame eccedeva i bisogni privati, per
quanto grandi possano essere stati [Harvey 488, p. 153].
Possediamo poche informazioni sulle modalit di utilizzo e sfruttamento dei pascoli. Da molto tempo venivano utilizzati pascoli estivi e pascoli invernali, questi ultimi situati in terreni riparati; si ha tuttavia limpressione che solamente nellxi secolo si sia incominciato a
creare un utilizzo sistematico, legato alla transumanza delle greggi e
spesso al nomadismo dei pastori [Harvey 488, pp. 156-57]. Nei Balcani, a partire dallxi secolo, la transumanza era legata in particolare al
seminomadismo di una popolazione specializzata nellallevamento e
talora poco sottomessa, i Valacchi [Gyoni 541], che allevavano soprattutto ovini.
chiaro che leconomia rurale del vii secolo era, in numerose regioni, differente, pi frazionata e meno prospera di quella del xii secolo.
Si visto peraltro che la policoltura e le tecniche agricole in generale,
adatte al contempo alle condizioni locali e allagricoltura di fattoria, permettevano uno sviluppo della produzione.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 249

Economia e societ rurali

249

ii. i fattori dello sviluppo.


1. La crescita demografica e laumento della richiesta.
a) Leffetto dellaumento della popolazione a partire
d a l i x s e c o l o 2.
Spesso si ritenuto che labbandono di terre o centri abitati costituisse la prova di un declino, mentre in realt spesso pu essere spiegato con la precariet della condizione contadina, e con il fatto che tali abbandoni avevano talora un carattere estremamente provvisorio. Le
numerose terre abbandonate censite dal fisco sono state a lungo interpretate come indizi della rarit costante, o in continuo aumento, di uomini, mentre in realt costituivano semplicemente il riflesso, almeno in
alcuni casi, di una prassi che cercava di regolare al meglio loccupazione delle terre [Bartusis 530]. Come i terreni vacanti redistribuiti dalla
comunit della Legge agraria [Lemerle 553, pp. 42-45], le terre abbandonate testimoniano innanzitutto i casi della vita: accadeva che dei contadini morissero senza lasciare eredi, o che se ne andassero per una ragione qualunque. Situazioni di questo tipo, che non erano per nulla rare,
esigevano naturalmente una legislazione, richiedevano delle registrazioni, necessitavano di decisioni per la redistribuzione delle terre. Simili
elementi sono attestati di frequente nei documenti giuridici e fiscali, ma
non sembra opportuno darne uninterpretazione demografica. Per quanto riguarda gli abbandoni definitivi di centri abitati prima della met
del xiv secolo, senza dubbio solo una documentazione insufficiente
che ha permesso di sospettarne la presenza in Macedonia. Almeno nella Calcidica occidentale, tali abbandoni sono stati rari [Lefort 495, p.
79]. Lo sviluppo demografico a partire dal ix secolo, che sembra innegabile, modifica profondamente limmagine tradizionale delleconomia
bizantina.
Una popolazione in crescita implica una volta esaurite le risorse
supplementari permesse dallimpiego di migliori tecniche agricole in un
determinato ambiente geografico laumento della superficie coltivata.
Lestensione delle coltivazioni, a lungo andare, pu rendere necessario
uno spostamento delle zone di pascolo e un arretramento delle foreste.
In Macedonia, in effetti, risulta attestata tutta questa catena di eventi,
che ha avuto una scala sufficiente per risultare leggibile nella successio-

2c_Bisanzio II_217-426

250

7-07-2008

13:57

Pagina 250

I fondamenti della civilt bizantina

ne dei documenti che vanno dallxi al xiv secolo. La moltiplicazione del


numero di campi ha comportato in alcune zone, prima del xiv secolo, la
formazione di veri e propri distretti cerealicoli che oltrepassarono i confini delle propriet, eliminando quel che restava della vegetazione naturale [Bellier 531, pp. 109-12]. Nella Calcidica occidentale i testi, la
ceramica trovata al suolo e alcuni dati geografici suggeriscono anchessi che nel xiv secolo le coltivazioni occupassero unestensione maggiore
che agli inizi del xii, o persino che in epoca protobizantina. Laumento
della superficie coltivata ha diminuito lo spazio occupato da pascoli e
boschi alla base delle pendici montane e sembra esser stato allorigine,
a partire dallxi secolo, delluso sistematico dei pascoli estivi. Infine,
larretramento delle aree forestali dovuto alla coltivazione delle pendici montane tra xi e xiv secolo suggerito dai documenti [Bellier 531,
pp. 110-11, 114]. La testimonianza degli archivi dellAthos confermata dalle ricerche palinologiche e archeologiche passate in rassegna da
Dunn, che indicano un arretramento dei boschi in Macedonia occidentale a partire dall850, o intorno al Mille in un altro sito, in Tessaglia
intorno al 900, in Licia prima dellanno Mille, in Macedonia orientale,
in Tracia e in Argolide in date anteriori al xiv secolo [Dunn 534, pp.
244-46].
b) Laumento della domanda a partire dal x secolo.
Lo sviluppo demografico stato indubbiamente il principale fattore
di sviluppo delleconomia rurale, che doveva provvedere alla sussistenza dei contadini tanto nelle annate buone quanto in quelle cattive. Leffetto automatico dellaumento di popolazione, tuttavia, stato amplificato dalla domanda proveniente dal numero crescente di chi non produceva niente, o produceva poco. I bisogni accresciuti dun esercito che,
a lungo andare, si rivelato pi efficace grazie a un uso pi accorto della cavalleria, lo sviluppo dei monasteri, delle citt e dellamministrazione, lemergere di unaristocrazia sempre pi numerosa, che viveva fastosamente a imitazione della Corte, essa stessa pi numerosa, e infine
le esportazioni, attestate a partire dallxi secolo, tutto ci richiedeva che
la produzione agricola fosse in grado di assicurare i consumi di tutti quelli che non erano contadini, e una parte almeno dei quali aveva esigenze
ben superiori quanto ad alloggio, nutrimento e vestiario [Harvey 488,
pp. 163-97]. Occorre sottolineare che proprio questi cambiamenti sono
stati estremamente importanti per leconomia rurale.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 251

Economia e societ rurali

251

c) Lestensione delle coltivazioni e le sue modalit.


I testi menzionano di rado i dissodamenti in maniera esplicita. Nellambito del villaggio sono evocati, per esempio, dalla Legge agraria (
17 e 20). Lo studio del catasto di Radolibo mostra inoltre che, prima
dellinizio del xii secolo, si erano dissodati alcuni settori meno favorevoli di terreno, forse ancora in parte coperti di boschi, ricavandovi dei
campi di piccole dimensioni [Lefort 494, p. 215]. Nel 1059, Eustazio
Boila ricorda nel suo testamento di aver fatto dissodare, nellAnatolia
orientale, un terreno coperto di boschi impenetrabili per farvi prati, frutteti, vigne e orti [Lemerle 631, p. 22]. Il lavoro era stato eseguito dai
suoi schiavi o dai suoi pareci.
Lestensione delle coltivazioni stata praticata sia intorno a un abitato preesistente sia, al contrario, in luoghi isolati, e ci allora comportava la creazione dun nuovo casale. Nel primo caso, lestensione ha lasciato poche tracce nelle fonti. Quando invece i dissodamenti erano connessi alla fondazione di un casale o di una fattoria isolata, pi facile
che fossero menzionati nei testi, spesso con il nome di agridion (che evoca un piccolo appezzamento). Lautore del Trattato fiscale, commentando questo termine, espone varie ragioni per cui un centro abitato pu
espandersi, in un contesto che chiaramente quello dun aumento demografico; ricorre a questo proposito ai concetti di valorizzazione e
di miglioramenti che ne risultano, e questo implica in particolare dei
dissodamenti (p. 115). Nel Trattato fiscale lampliamento dei confini ha
luogo nel quadro sociale del villaggio raggruppato, che appare come il
centro abitato originario.
Circa la Macedonia, grazie agli archivi dellAthos siamo ottimamente informati sulla fondazione di piccole propriet terriere situate ai margini dei territori dei villaggi. Fondate da monaci o da laici, sono attestate a partire dal ix secolo. probabile che la decisione presa dallo Stato, allinizio del x secolo, di vendere in determinate circostanze le terre
dei villaggi divenute vacanti, abbia facilitato la costituzione di nuovi
possedimenti fondiari. Alcuni di essi, evidentemente oggetto di valorizzazione, hanno questa origine. Perlopi ci si deve limitare a prendere
atto della data di registrazione di questi nuovi centri abitati. Una ricerca non esaustiva negli archivi dellAthos permette di citarne una dozzina creati prima del Mille, una quindicina prima del 1100, pochi nel xii
secolo a causa della scarsit di documenti, ma ancora una quindicina nel
xiii secolo e oltre una decina fra 1300 e 1350. Ci si trova dunque di fronte a un fenomeno continuato, che modifica considerevolmente loccupazione del suolo. Questi possedimenti non erano molto estesi e forse

2c_Bisanzio II_217-426

252

7-07-2008

13:57

Pagina 252

I fondamenti della civilt bizantina

in media occupavano da 100 a 200 ettari; in generale non avevano riserve di foreste e pascoli ma erano caratterizzati da una vocazione prettamente cerealicola. Erano dotati, oltre alla casa padronale, di un casale di pareci, in genere di ridotte dimensioni, da 10 a 20 fuochi allinizio
del xiv secolo. In Bitinia sono stati effettuati lavori idraulici, probabilmente anteriori allxi secolo, per abbassare il livello del lago di Nicea e
aumentare cos la superficie coltivabile [Geyer 1021]. Lestensione delle coltivazioni sembra un fenomeno generalizzato nel Mediterraneo
orientale in questepoca.
2. Il ruolo della struttura del villaggio.
Sembra che il villaggio, sia come centro abitato che come struttura
sociale, abbia avuto fino al x secolo un ruolo predominante in una economia rurale caratterizzata al contempo da debole domanda e debole
monetarizzazione, con la possibile eccezione dei dintorni di Costantinopoli.
a) Il villaggio come centro abitato.
Il Trattato fiscale (p. 115) conosce lesistenza dun abitato rurale disperso. Si conoscono solo pochi esempi di tale dispersione delle abitazioni, che il medesimo testo contrappone al chorion, caratterizzato dal
raggruppamento. In genere si suppone che il centro abitato raggruppato e aperto costituisse la regola nelle campagne; era il caso, per esempio,
della Siria settentrionale nel vii secolo, della Macedonia nel x secolo
e della Puglia bizantina. Sembra che nel ix-x secolo il villaggio raggruppato e il suo territorio abbiano in genere costituito la forma predominante di abitato e di occupazione del suolo. In Bitinia, le vite dei santi
e altri testi mostrano che il villaggio costituiva la forma usuale dellabitato rurale. Grazie al Trattato sulla guerriglia di Niceforo Foca (p. 228)
si pu dedurre che ci avvenisse anche nel Tauro del x secolo. In Puglia, la rete dei villaggi era fitta intorno a Bari, e alcuni dei loci erano
molto popolosi gi allinizio dellxi secolo [Martin 1215, pp. 268-69].
Una situazione analoga si verificava in Macedonia, dove le delimitazioni contenute nei documenti fiscali permettono di tracciare una mappa
dei territori dei villaggi. Nella Calcidica occidentale si trovava un villaggio ogni 4 o 5 chilometri, e il loro territorio occupava spesso una ventina di chilometri quadrati. Non possediamo informazioni sulla popolazione di questi villaggi, che doveva essere molto variabile. Nel xiv se-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 253

Economia e societ rurali

253

colo, in Macedonia, forse ospitavano in media 70 fuochi ma in precedenza erano meno popolati. Laddove risulta stabilita lesistenza duna
rete di villaggi in epoca protobizantina, sulla scorta di Haldon [126, p.
136] si pu senza dubbio supporre una continuit abitativa, nonostante i problemi del vii-viii secolo.
In tutto il mondo mediterraneo, nellItalia meridionale, in Grecia,
nel Mar Egeo e nella parte sudorientale dellAsia Minore in particolare, i testi e larcheologia rivelano lesistenza di cinte murarie che sembrano frequentemente associate a villaggi. Nel x secolo, il Trattato sulla
guerriglia (pp. 228-29) mostra quale poteva essere la funzione di queste
cinte: in caso di minaccia araba lesercito aiutava gli abitanti dei villaggi a ritirarsi in un sito difeso naturalmente o in un rifugio fortificato,
insieme alle loro famiglie, al bestiame, ai beni mobili e a viveri per quattro mesi. La bipartizione dei siti abitativi rurali (in tempo di pace, il centro abitato permanente del villaggio, pi o meno raggruppato, e il rifugio in tempo di guerra) che ne risulta, per quanto non possa essere certo generalizzata, tuttavia sembra essere stata frequente, e non pu che
aver contribuito a rafforzare la struttura sociale costituita dal villaggio.
In Calabria e in Macedonia le cinte individuate durante le prospezioni
sono vaste, sempre in posizione elevata, spesso invisibili dalla pianura,
e frequentemente dominanti i villaggi medievali. La maggior parte di
questi ripari sembrano edificati, o almeno occupati, nel vi-vii secolo. Tali rifugi, temporanei oppure permanenti, devono aver contribuito a
rafforzare o creare, nel corso duna serie di evidenti discontinuit sociali, il reticolo dei villaggi bizantini.
b) Funzione economica del villaggio considerato come
struttura sociale.
Il villaggio stato una struttura adatta a unepoca in cui, a causa dellinsicurezza e della debole pressione demografica, la terra era poco sfruttata. stato un organismo di autodifesa della popolazione rurale al quale lo Stato si appoggiato per riconquistare il territorio e riscuotere le
tasse, nonch una struttura finalizzata alla produzione di beni; dal vii
al x secolo, infine, ha contribuito a mantenere la continuit delle coltivazioni e delleconomia rurale.
c) La comunit del villaggio.
Bench le nostre informazioni siano piuttosto incerte, probabile
che a partire dal vii secolo la maggior parte della produzione agricola sia

2c_Bisanzio II_217-426

254

7-07-2008

13:57

Pagina 254

I fondamenti della civilt bizantina

stata assicurata dai villaggi piuttosto che dai latifondi: il villaggio costituisce dunque il contesto in cui leconomia rurale si gradualmente ripresa. Il villaggio non era semplicemente la somma delle fattorie che lo
costituivano. Si trattava anche di una comunit o di un comune (koinotes tou choriou) che amministrava un territorio spesso vastissimo. Il villaggio era un contesto sociale in cui esistevano interessi comuni. I confini del territorio del villaggio erano contrassegnati sul terreno da cippi, ed erano descritti nelle delimitazioni stabilite dai servizi fiscali, come
in epoca romana; la pi antica delimitazione conservata risale allinizio
del x secolo [Iviron 77, I, n. 9]. La parte incolta del territorio che non
era oggetto di propriet costituiva il patrimonio collettivo degli abitanti del villaggio: terreni comuni e luso comune dei terreni incolti sono menzionati tanto nella Legge agraria ( 81) quanto in alcuni documenti [Iviron 77, I, n. 5]. La difesa dei diritti del villaggio contro le iniziative dei vicini faceva della comunit, di fatto se non di diritto, una
persona giuridica, e daltro canto la necessit di amministrare il territorio implicava un minimo di organizzazione. Nei villaggi della Galazia e
della Paflagonia del vii-ix secolo si trova unlite rappresentativa, quella dei primi del villaggio, che ricompare nel xii secolo in Macedonia
nellambito di una grande propriet terriera. Il villaggio, in quanto comunit, possedeva delle terre. Spesso si tratta di appezzamenti vacanti
destinati a essere nuovamente attribuiti a un abitante per ottemperare
alle esigenze fiscali; tuttavia, la comunit poteva anche vendere o comprare delle terre. Inoltre, poteva intentare processi. Poteva anche capitare, secondo la Legge agraria ( 81), che la comunit fosse responsabile
dei mulini. Difatti nel territorio di Dobrobikeia, intorno agli inizi dellxi secolo, cera un mulino su cui la comunit del villaggio pagava le tasse [Iviron 77, I, n. 30]. Tutto ci presuppone una concertazione e una
organizzazione, ma non si possono definire le forme di un potere comunale che tuttavia devessere esistito. Le pratiche comunitarie hanno svolto un ruolo economico, senza dubbio limitato ma cionondimeno importante in unepoca di grande insicurezza. In questo senso il villaggio, per
quanto in misura minore di quanto non lo sia stato in seguito il latifondo, stato un organismo di gestione delleconomia rurale.
d) La comunit e lo Stato.
Dal punto di vista statale, la comunit era anzitutto una giurisdizione fiscale, alla quale lamministrazione si appoggiata per riscuotere le
tasse quando la struttura delle citt collassata. Inoltre, dal momento
che lo Stato era rimasto fedele al principio della responsabilit colletti-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 255

Economia e societ rurali

255

va del villaggio per il pagamento delle tasse (una eredit del Basso Impero), la comunit si vedeva forse riconoscere alcuni poteri in ambito
fiscale. Nel Trattato fiscale (p. 119) come nei documenti si vedono soprattutto le misure prese dal fisco, quali sgravi e alleggerimenti delle tasse, per evitare gli effetti perversi di un sistema che poteva indurre i contadini, oppressi da un sovrappi di tasse, a fuggire allarrivo degli esattori. Sgravi e alleggerimenti ridavano fiato alla comunit.
Occorre peraltro osservare che lo Stato, a partire dagli inizi del x secolo, prese delle misure fiscali che andavano in senso opposto, e che nellxi secolo hanno permesso in molti casi di sostituire lorganizzazione latifondistica a quella comunitaria. Tali misure preannunciano dunque
una svolta importante nella storia delleconomia rurale, bench non abbiano avuto un effetto immediato. La decisione di espropriare a beneficio dello Stato ogni appezzamento che non avesse fruttato tasse per
trentanni di seguito (klasma) portava infatti a separare questi appezzamenti dal territorio della comunit. La prima menzione di una terra clasmatica risale al 908 [Protaton 78, n. 2]. Questa politica fiscale ebbe come conseguenza quella di distruggere lunit territoriale della comunit.
Limperatore poteva, di norma dopo trentanni, decidere di vendere i
beni del villaggio divenuti propriet del fisco, di affittarli o di donarli,
spesso a notabili. Le vendite di terre clasmatiche, in effetti, sono state
numerose nel x secolo [Oikonomides 555].
Lo Stato, dal vii al ix secolo, aveva sostenuto la struttura dei villaggi per motivi fiscali e militari. Nel x secolo, gli imperatori hanno cercato di tenere testa alle iniziative dei potenti: la loro legislazione fu finalizzata a difendere la piccola propriet dei villaggi e le istituzioni comunitarie minacciate dal progresso della grande propriet, ecclesiastica o
laica. Tuttavia alla fine fu questa ad avere la meglio.
e) I latifondi nel territorio del villaggio.
Nel x secolo, il territorio del villaggio stato il teatro di trasformazioni che hanno portato da un lato al predominio del latifondo come
struttura della produzione agricola, e dallaltro a uno sviluppo delleconomia rurale. La possibile diminuzione delle dimensioni delle fattorie,
i cattivi raccolti o linsicurezza minavano talora la situazione degli abitanti dei villaggi, e moltiplicavano i casi di indebitamento o vendita a
proprietari pi grandi. Inoltre, le grandi propriet insediate sul territorio del villaggio favorivano uno sfruttamento pi completo del territorio; i contadini vi trovavano un sostegno che non aveva corrispondenti n nel fisco n nella comunit del villaggio, nonostante gli sgravi e gli

2c_Bisanzio II_217-426

256

7-07-2008

13:57

Pagina 256

I fondamenti della civilt bizantina

alleggerimenti delle tasse. Infine, secondo un ulteriore punto di vista,


una gestione fondiaria precisa permetteva di riscuotere una quantit di
imposte spesso pi elevata di quanto non sarebbe stato possibile nellambito della fiscalit comunitaria. Tutto ci permette forse di capire ci
che accaduto.
La societ del villaggio non era egualitaria. Alcuni proprietari erano
entrati in possesso di vasti appezzamenti che costituivano in pratica piccoli latifondi. In una novella del 996, Basilio II fornisce un esempio di
trasformazione della terra comunale a vantaggio della Chiesa: in quasi
tutte le province, afferma, molte comunit erano danneggiate dallespansione dei monasteri, talora al punto di scomparire o di arrivarci vicino;
allorigine di questi piccoli monasteri cera spesso un abitante del villaggio che fondava una chiesa sul suo terreno e si faceva monaco, presto
imitato da due o tre compaesani che si univano a lui. Alla loro morte, il
vescovo locale confiscava la chiesa, definendola monastero a giustificazione del proprio operato, giacch i monasteri erano sotto la sua giurisdizione; infine si appropriava dei beni di essa o ne faceva dono, danneggiando comunque i villaggi [Svoronos 86, p. 209; Lemerle 553, pp.
112-14]. Altre volte sono potenti personaggi senza alcun rapporto con
il villaggio a introdursi nelle sue terre.
Per molto tempo, i problemi erano stati quelli dellinsicurezza, della difesa e della sussistenza, e il villaggio aveva provveduto ai bisogni
duna economia poco sviluppata accontentandosi di uno sfruttamento
parziale e talora estensivo dello spazio. Si visto come nel x secolo la
situazione fosse cambiata.
3. Il ruolo della struttura latifondistica.
I latifondi erano dotati di personale in grado di assicurarne la gestione, e il cui compito era quello di aumentare il reddito che si poteva ricavare dalla terra. A partire dal x secolo hanno ereditato il ruolo che fino ad allora era stato appannaggio dei villaggi, ma in un contesto economico ormai dominato dalla domanda e dove gli scambi monetari hanno
acquisito unimportanza maggiore, com stato dimostrato da Ccile
Morrisson [506, pp. 299-301].
a ) Il ruolo crescente dei latifondi nelleconomia rurale.
Nel vii secolo attestata lesistenza di latifondi ma in questepoca la
loro importanza sembra essere stata scarsa, almeno a paragone di ci che

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 257

Economia e societ rurali

257

era stata e che sarebbe divenuta in seguito. Sembra che la medesima osservazione possa essere estesa anche ai grandi possedimenti demaniali
[Kaplan 545, p. 324]. Alcuni esempi suggeriscono che nellviii-ix secolo sia avvenuto uno sviluppo, per quanto modesto, delleconomia latifondistica. Il patrimonio della Chiesa secolare e quello dei monasteri si accresceva tramite donazioni, secondo il sistema delle fondazioni finanziate dalle rendite di propriet laiche [Lemerle 553, pp. 54-56]. Anche
prima della fine del primo periodo iconoclastico sono stati fondati numerosi monasteri, talora in fondi appartenenti a famiglie arricchitesi al
servizio dello Stato [Thomas 564, pp. 123-24]. Tra le varie cause, anche una serie di esenzioni fiscali in favore della Chiesa, indubbiamente
decise al tempo dellimperatrice Irene, incoraggiavano i laici a trasformare le loro propriet in monasteri e a farle coltivare da pareci [Thomas
564, p. 129]. Limportanza delle rendite terriere non sfuggiva certo alllite sociale n tanto meno allo Stato, ma ci non significa che leconomia dei latifondi avesse gi un ruolo importante: semplicemente, adesso non si poteva pi evitare di tenerne conto.
Nel ix secolo, la corrispondenza di Ignazio Diacono fornisce un ritratto concreto della Chiesa come grande proprietario. Ci fa supporre che le rendite fondiarie della metropoli di Nicea fossero cospicue,
bench si affermi che la pressione fiscale fosse insopportabile. La metropoli possedeva degli oliveti da cui si ricavava dellolio, e terre arabili coltivate indirettamente. La gestione di queste terre era affidata dalleconomo a un curatore, il quale a sua volta distribuiva le terre fra i pareci che vi aveva insediato. Questi dovevano alla metropoli dei canoni
in natura, a quanto sembra una quota fissa del raccolto. Limportanza
delle riserve di grano conservate nelleconomato suggerita dal livello
dei reclami sporti dalle autorit dellOpsikion.
Successivamente si intuisce il ruolo crescente dei latifondi nelleconomia, e anche la loro circolazione, o meglio quella delle loro rendite.
Ci avveniva da un lato tra lo Stato e i laici che ricevevano donativi dallimperatore, dallaltro tra i laici e i monasteri, con i primi che trasformavano i propri possedimenti in fondazioni religiose per garantire la loro condizione, e infine tra lo Stato e la Chiesa, se si pensa che Basilio I
aveva cercato di recuperare la gestione e le rendite dei beni ecclesiastici [Thomas 564, pp. 130-39]. Il x secolo, come testimoniano le novelle
degli imperatori macedoni, senzaltro lepoca in cui laccrescimento
della grande propriet ha assunto un aspetto decisivo. Dal momento in
cui una provincia, protetta dallesercito e amministrata sulla base di un
reticolo costituito da piccoli centri urbani, risultava nuovamente sicura, la speranza di rendite agricole pi regolari ed elevate stimolava una

2c_Bisanzio II_217-426

258

7-07-2008

13:57

Pagina 258

I fondamenti della civilt bizantina

serie di iniziative, da parte dei magnati, che andavano contro gli interessi dei membri delle comunit di villaggio, e tali iniziative spesso erano coronate dal successo, nonostante le leggi che cercavano di ostacolarle. I latifondi laici o monastici non erano i soli a estendersi o a moltiplicarsi. Metropoliti, arcivescovi e vescovi, nonch i responsabili delle
fondazioni religiose o imperiali, fanno parte dei potenti denunciati
nella novella di Romano I, che li dipinge mentre si introducono nei villaggi e aumentano i propri possedimenti tramite acquisti, donazioni, testamenti o in qualsiasi altro modo [Svoronos 86, p. 84]. Lo Stato stesso gestiva dei latifondi: lo si intuisce pi chiaramente a partire dal ix secolo, in particolare grazie ai Taktika che illustrano lorganigramma dei
servizi centrali incaricati della gestione di tali latifondi, e a numerosi sigilli appartenuti ai loro responsabili locali. Alcuni di questi possedimenti demaniali erano dedicati allallevamento finalizzato alle necessit dellesercito; le rendite di altri erano riservate alla posta e a diverse strutture pubbliche dai fini caritatevoli.
Nellxi secolo, lo Stato ha svolto un ruolo determinante nellaccelerare un processo di cui pure non era stato liniziatore, e che anzi nel x
secolo aveva tentato di frenare. La sua politica ebbe come conseguenza
quella di sostituire quasi ovunque il latifondo alla propriet del villaggio, senza peraltro che venisse messo in discussione il primato della fattoria come unit di sfruttamento del suolo. Linteresse fiscale rappresentato dalla comunit era diminuito, dal momento che le rendite che
lo Stato poteva ricavare dal terreno demaniale erano superiori allammontare della tassazione. Nicolas Oikonomides ha sottolineato come, a
partire dallinizio dellxi secolo, il fisco non abbia pi cercato di vendere le terre abbandonate, ma di conservarle, organizzandole in grandi
possedimenti coltivati da pareci [345, pp. 136-37]. Inoltre, nellxi secolo, lo Stato cerc di accrescere lestensione delle propriet fiscali: si intuisce la presenza di abbandoni concordati, che permettevano di aggirare la legge e di trasformare pi rapidamente lintera comunit in un
latifondo demaniale [Kaplan 545, pp. 402-3].
Per lo Stato, dunque, limposta fondiaria era divenuta meno importante della rendita dei terreni demaniali coltivati dai pareci. Siamo informati sulla trasformazione dei villaggi in latifondi tramite testi normativi e, in qualche caso, documenti fiscali che rispondevano a preoccupazioni amministrative; la logica di tale trasformazione era peraltro
principalmente economica. Negli archivi dellAthos i latifondi imperiali cominciano a essere menzionati alla met dellxi secolo. Alcuni villaggi che nel x secolo avevano lo status di comunit si trasformarono in
possedimenti demaniali prima di essere eventualmente ceduti a un mo-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 259

Economia e societ rurali

259

nastero o a un laico. Sembra che tale trasformazione delle strutture della propriet sia stata generale. In Macedonia, lultima menzione di una
comunit rurale risale alla met dellxi secolo. In ogni caso, certo che
allinizio del xiv secolo le campagne della Macedonia erano costituite da
una rete quasi continua di latifondi che aveva sostituito lantica rete delle comunit. verosimile che i latifondi avessero gi avuto la meglio
sulla piccola propriet alla fine del xii secolo. Paul Magdalino presenta
un quadro impressionante della grande propriet in questepoca: quasi
tutto il litorale da Costantinopoli alla Grecia centrale, con laggiunta
delle isole, nel xii secolo apparteneva a grandi proprietari, spesso costantinopolitani, il pi importante dei quali era lo Stato [192, pp. 160-71].
Ci che colpisce, a partire dallxi secolo, lonnipresenza della struttura latifondistica.
b) I grandi proprietari.
I proprietari e i detentori di latifondi costituivano un mondo radicalmente differente da quello dei contadini, ma a sua volta eterogeneo.
Numerosi grandi proprietari appartenevano agli strati inferiori dellaristocrazia provinciale, e i loro possedimenti erano modesti; valeva lo stesso per vari monasteri e vescovati. Allaltra estremit si trovavano grandi latifondisti, istituzionali o privati, padroni di numerose propriet terriere situate nella stessa regione o disperse per tutto lImpero. Era
possibile una vasta scala di situazioni intermedie. Solo di rado si conosce la composizione e lestensione dei patrimoni fondiari, e perlopi si
costretti a valutare limportanza di un patrimonio sulla base del numero delle propriet che lo costituivano. Non c nessun indizio che la
propensione a investire e a realizzare dei miglioramenti per accrescere
le rendite e gestire al meglio le propriet sia dipesa dalla condizione dei
grandi proprietari o dallestensione del loro patrimonio.
Si pu affermare, sulla scorta di Oikonomides [556, p. 321], che lo
Stato rimasto sempre il proprietario pi importante, e a maggior ragione a partire dallxi secolo. Bench non abbia sempre avuto questa
condizione, nel corso dellepoca studiata la Chiesa divenuta il secondo proprietario dellImpero. Sembra che i beni del patriarcato, come
quelli imperiali, fossero distribuiti per tutto lImpero. I possedimenti
dei vescovati erano naturalmente pi modesti di quelli delle metropoli.
Qualunque sia stato il patrimonio fondiario della Chiesa secolare, per
certo che fu superato da quello dei monasteri, che si accrebbe in maniera considerevole a partire dal ix secolo. Il ruolo dei monasteri nella gestione delle terre diviene determinante nel x secolo. Inoltre i monaste-

2c_Bisanzio II_217-426

260

7-07-2008

13:57

Pagina 260

I fondamenti della civilt bizantina

ri, a causa di un privilegio accordato dallimperatore, a volte erano esentati dallimposta fondiaria. Daltro canto, anche i possedimenti dei laici sono stati molto estesi. A proposito dei patrimoni aristocratici, che
potevano essere di livello assai eterogeneo, Jean-Claude Cheynet [450]
ha sottolineato come fossero principalmente costituiti da beni fondiari,
ma come allo stesso tempo, essendo talvolta frutto di donazioni imperiali e venendo spesso confiscati, fossero instabili. Lo studioso ricorda
inoltre che, in Asia Minore, Eustazio Maleino intorno allanno Mille
aveva ricevuto e nutrito sulle sue terre limperatore Basilio II e un esercito di almeno 20 000 uomini in marcia per combattere gli Arabi. Nella stessa epoca e nella stessa regione, i patrimoni dei Focadi, degli Scleri e dei Comneni non erano meno considerevoli. Sembra peraltro che,
alla fine dellxi secolo, i grandi patrimoni privati nei Balcani siano stati spesso meno importanti di quanto non fossero stati nellaltopiano anatolico.
Il dato essenziale comunque che, a partire dal x secolo, lo Stato da
una parte e i monasteri dallaltra si sono spartiti non senza conflitti,
ma in maniera durevole gran parte delle terre dellImpero. Occorre
peraltro ricordare che lo Stato manteneva da molto tempo una riserva
di possedimenti costantemente riciclabili per ricompensare i propri servitori laici. La parte posseduta dallaristocrazia poteva variare a seconda delle circostanze politiche ma anchessa stata importantissima.
c) La gestione dei latifondi.
Dal punto di vista delleconomia rurale era importante che i latifondi fossero gestiti da personale competente. Sembra che gli intendenti,
laici o ecclesiastici, spesso lo siano stati. Il latifondo poteva essere gestito dallo stesso proprietario, o pi spesso da un amministratore. Gli episkeptitai, pronoetai, economi, curatori, cartulari e contabili formavano
un mondo pi o meno gerarchizzato e numeroso allinterno dei grandi
possedimenti. Cera distinzione fra amministratori generali e responsabili locali. Tutti gli amministratori avevano ricevuto una solida educazione, e i posti pi elevati erano attribuiti ai membri dellaristocrazia civile della capitale. La principale qualit degli intendenti era senza dubbio quella di essere presenti nel possedimento, ovvero vicini alla terra e
alla popolazione rurale. Bench non si abbiano informazioni precise,
chiaro che gli amministratori erano incaricati di realizzare quelli che definiremmo investimenti produttivi, e di edificare nelle pianure e sulle
colline le fortificazioni padronali. Queste ultime, visibili da lontano,
avevano il valore di punto di riferimento e di simbolo signorile nel

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 261

Economia e societ rurali

261

paesaggio, e in caso di pericolo proteggevano uomini e beni mobili; a


partire dallxi secolo, queste fortificazioni sostituirono i rifugi cinti di
mura nascosti nelle montagne. Si pu inoltre ritenere che, in caso di cattivo raccolto, gli intendenti anticipassero le sementi ai pareci. Sotto certi aspetti, lintendente del latifondo ha svolto il ruolo che, in tempi pi
turbolenti, era stato della comunit ma ora con maggiori mezzi e potere.
d) La contabilit dei latifondi.
Numerosi testi suggeriscono che gli intendenti fossero obbligati a tenere dei conti, periodicamente verificati dal proprietario [cfr. per es. il
Typikon della Kecharitomene, 567, p. 79]. In una lettera, Michele Italico [109, p. 95] evoca una contabilit di tesoreria tenuta a livello del latifondo piuttosto che una vera e propria gestione manageriale. Per i
miglioramenti onerosi la decisione spettava al padrone, e del resto si sa
che i fondi investiti nella terra derivavano dalle rendite nette ricavate
dallo sfruttamento dellinsieme dei possedimenti di un proprietario. La
contabilit latifondistica evocata nel 1073 nellatto emesso a favore
del gran domestico Andronico Duca, che aveva ricevuto dallimperatore i beni duna episkepsis vicino a Mileto. Questo documento menziona,
sulla base del registro del contabile, le rendite in denaro di ciascuno dei
terreni e le spese di coltivazione [Eggrapha Patmou 525, n. 50]. Il testamento di Boila, la Diataxis di Attaleiata e il Typikon di Pacuriano mostrano che questi tre grandi proprietari dellxi secolo erano perfettamente al corrente della rendita finanziaria del loro patrimonio, grazie ai conti di cui disponevano. In particolare, Boila stabilisce un rapporto diretto
tra il valore di un possedimento, considerato come capitale, e la rendita netta che ci si aspettava da esso, ovvero il 3,7% [Lemerle 631, p. 60].
La terra era divenuta un capitale che doveva produrre un profitto [Teall
563, p. 56].
e) Linteresse dei grandi proprietari verso lagronomia.
I grandi proprietari istruiti si interessarono, dal ix al xii secolo, a diversi sistemi per valorizzare al meglio le proprie terre, e di conseguenza, a quanto pare, ai trattati di agronomia [Teall 563, pp. 42-44]. Nella prima met del ix secolo, Fozio dedica alla Collezione di precetti sullagricoltura di Vindanio Anatolio di Beirut (iv secolo) un capitolo della
Biblioteca, e ne segnala lutilit [Fozio 775, II, n. 163]. Quanto ai Geoponica, lesistenza di oltre 50 manoscritti fa comprendere quale sia sta-

2c_Bisanzio II_217-426

262

7-07-2008

13:57

Pagina 262

I fondamenti della civilt bizantina

to il loro successo nel Medioevo. In uno di questi manoscritti, la presenza di una prefazione dedicata a Costantino VII dimostra lesistenza duna edizione di questopera risalente al x secolo. Il Peri georgikon di Psello, opuscoletto contenente consigli sulla cerealicoltura derivati dai Geoponica, costituisce ulteriore testimonianza dellinteresse dei letterati nei
confronti dei trattati di agronomia [Michele Psello 527].
Furono gli intendenti dei latifondi a rispondere a questa domanda.
Contemporaneamente, e per necessit, contabili e agronomi, pronti a
reclamare il dovuto ma inclini anche, senza dubbio, ad aiutare i contadini, gli intendenti sono stati gli agenti dellespansione delleconomia
rurale.

iii. le forme di sviluppo.


Bench non sembrino sempre dotati di dinamismo, i grandi proprietari hanno effettuato numerosi miglioramenti (piantagioni, costruzioni
di vario tipo tra cui fortificazioni e mulini); disponevano di una cultura
che li incoraggiava a essere intraprendenti, e ne avevano la possibilit.
probabile che, dal canto loro, anche i contadini o almeno i pi agiati abbiano realizzato dei miglioramenti, pur disponendo di mezzi individualmente limitati. Potevano per associarsi tra di loro o con un
grande proprietario.
1. La ripartizione delle rendite fondiarie.
Si ritenuto che la capacit dinvestimento dei contadini fosse praticamente pari a zero, e si cercato di dimostrare che il risultato del loro lavoro li portasse tuttalpi a pareggiare i conti. Questo era certamente vero per i meno agiati ma non per tutti. Alcuni dati, relativi alla cerealicoltura, permettono di desumere come fosse suddivisa la rendita
fondiaria tra il fisco, i coltivatori e i grandi proprietari.
a) La rendita dei contadini.
Il prelievo possibile sulla produzione lorda agricola dipendeva dalle
rese che ci si poteva attendere, ossia, agli occhi del fisco, dalla fertilit
della terra. Il fisco distingueva tre qualit di terreno diversamente tas-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 263

Economia e societ rurali

263

sabili, due dei quali di terra coltivabile (il primo corrispondeva agli appezzamenti di alto valore), il terzo corrispondente ai pascoli. Una serie
di calcoli, che qui non possono essere riportati in dettaglio [Lefort 552],
suggerisce che nel caso di uno zeugaratos (un contadino benestante, con
una coppia di buoi), che coltivava 10 ettari a cereali, il prelievo fiscale
teorico, calcolato sulla produzione lorda, fosse elevato: il 23% nel caso
dun proprietario, il 33% dun affittuario. Dalla coltivazione sarebbe
comunque risultata uneccedenza non trascurabile, di 4,6 nomismata per
il proprietario e di 2,8 per laffittuario: nulla, dunque, impedisce di pensare che gli zeugaratoi avessero potuto intraprendere dei miglioramenti.
b) La rendita dei grandi proprietari.
In generale (se si eccettuano il caso del fisco e quello dei terreni privilegiati), la rendita dei grandi proprietari era principalmente costituita dalla somma dei canoni (in denaro o natura) versati dai fittavoli, alla
quale andavano sottratte limposta fondiaria, alcune tasse accessorie e
le spese di amministrazione. Altri calcoli suggeriscono che la rendita teorica del grande proprietario (introito al netto della tassazione basata sul
valore del terreno) si sarebbe aggirata intorno al 3%. Il prelievo teorico con ogni probabilit doveva essere elevato, e ci era possibile solo
con rendimenti pi elevati di quanto non si tenda generalmente ad ammettere.
2. Lartigianato rurale.
Lo sviluppo dellartigianato stato un aspetto importante delleconomia rurale; lartigianato ha portato nuove risorse nelle campagne, e
ha modificato la natura stessa di alcune attivit agricole, favorendo gli
scambi allinterno del villaggio e oltre i suoi confini. Nei primi secoli,
lartigianato rurale non sembra essere stato molto diffuso [Patlagean
509, pp. 268-71]. Uno studio dei cognomi derivanti da attivit artigianali attestati fra i contadini della Macedonia dal x al xiv secolo [Hommes et richesses 489, II] suggerisce che lartigianato rurale fosse ancora
poco sviluppato nel x-xi secolo. Fino allinizio del xii secolo, solo il 4%
circa degli abitanti delle campagne porta cognomi artigianali. Si d il caso per che in Macedonia si verifichi un cambiamento importante nel
corso del xii secolo e fino alla prima met del xiii: a partire da questo
periodo, tra l8 e il 10% dei soggetti in esame porta cognomi che derivano da un mestiere. La met dei villaggi aveva almeno un artigiano e

2c_Bisanzio II_217-426

264

7-07-2008

13:57

Pagina 264

I fondamenti della civilt bizantina

in alcuni grossi agglomerati si rileva lesistenza di botteghe di famiglia,


dove cerano da due a quattro artigiani che chiaramente lavoravano per
un bacino dutenza pi esteso del singolo villaggio. Si pu dunque ipotizzare uno sviluppo dellartigianato rurale per la fine del periodo in esame.
Non fosse altro che per procurarsi il denaro necessario a pagare le
tasse, e talora laffitto, almeno dallviii secolo i contadini avevano cominciato a vendere una parte della propria produzione agricola e, alla
fine dellepoca in esame, i loro prodotti artigianali. Indipendentemente dal fatto che si servissero o meno dellintermediazione di commercianti, i contadini potevano prendere direttamente parte agli scambi in
occasione delle fiere locali, divenute pi numerose a partire dal x secolo. Dal canto loro, i grandi proprietari sembrano avere svolto un ruolo
importante negli scambi tra la campagna e la citt.
Non si pu dubitare dello sviluppo delleconomia rurale, che stato
lento e forse si accelerato nel xii secolo con lemergere del commercio
su lunga distanza nel mondo mediterraneo. Il dato principale, sullo sfondo di una crescita demografica, senzaltro la progressiva comparsa di
una crescente organizzazione della vita delle campagne, fondata, per
vari aspetti, sulla complementarit tra i villaggi, che fornivano lessenziale della produzione, e i latifondi, che hanno assicurato una gestione
migliore. Lo Stato, che a sua volta ha contribuito allo sviluppo assicurando maggior sicurezza, ha svolto un ruolo importante, tramite la fiscalit, nellimplementazione di queste strutture.
Anche, per Bisanzio, come per il resto dellEuropa, si pu in definitiva parlare di una crescita (di cui qui sono stati descritti alcuni meccanismi e modalit) che raggiunge un vertice nel corso del xiii secolo.

1
2

Questo testo essenzialmente una versione abbreviata di Lefort [552].


Sullevoluzione demografica dellImpero, cfr. sopra, cap. ix.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 265

michel kaplan
xi. Costantinopoli e leconomia urbana

Alla met del vii secolo, Costantinopoli conserva laspetto esteriore


della citt giustinianea ma ha gi perduto gran parte della sua popolazione. Questo declino aggravato dai grandi assedi arabi. La popolazione ha senza dubbio ricominciato a crescere a partire dalla met dellviii
secolo, e non si pi fermata fino al xii secolo. I crociati che entrarono
nella capitale per saccheggiarla erano daltronde ben consci della ricchezza e degli splendori racchiusi nella Regina delle Citt. Oltre alla ripresa
demografica, la citt ha subito profondi cambiamenti nelle sue strutture, e soprattutto nellambito economico e sociale.

i. lo sviluppo urbano.
1. La popolazione.
Non c uniformit di opinioni sulla popolazione della capitale bizantina nei vari periodi. Per alcuni fu pi popolata sotto Giustiniano [fino a 600 000 abitanti per Durliat 621; 700 000 per Zuckerman 330] che
nel 1204, mentre altri affermano il contrario. La maggior parte degli autori arriva, in entrambi i casi, a 400 000 abitanti circa [Magdalino 570,
p. 57], cifra fornita da Villehardouin [74, pp. 54-55] e che sembra gi
eccessiva. Il principale disaccordo, tuttavia, verte sul minimo raggiunto. Il numero degli abitanti, secondo i pi pessimisti, sarebbe stato un
decimo di quelli raggiunti nellapogeo del vi secolo [Mango 571, pp. 5162, daccordo con Durliat 621, p. 602]. Tale crollo demografico spiegherebbe come mai la capitale non abbia sofferto per la perdita del grano egiziano, bench, se pot farne a meno nel 619, ci si chieda allora come abbia potuto consumarne una simile quantit lanno precedente. Paul
Magdalino ritiene che non si possa scendere al di sotto dei 70 000 abi-

San Giovanni di Petra

Porta di San Romano

Santa Maria di Pege

SantAndrea in Crisi

Carta 4. Costantinopoli medievale.

Porta dOro

San Polieutto

Campidoglio
Forum Bovis
Foro Amastriano
Foro
Myrelaion
dArcadio
Exokionion
Porto di
SantAcacio
Teodosio

San Giovanni di Studio

San Diomede

Cristo Pantokrator

SYKAI
(GALATA)

BOSFORO

SantEufemia
Ippodromo

PROPONTIDE

(Porto Sofiano) Santi Sergio e Bacco

Senato
Theotokos degli Odighi
Zeusippo
Faro
Gran Palazzo
Nea Ekklesia
Boukoleon

Chalkoprateia
San Giorgio dei Mangani
Foro di Basilica
SantIrene
Costantino
Palazzo dei Mangani
Santa Sofia

Porto Giuliano

Tetrapilo

Mese

Foro di
Teodosio

Ac
qu
Pera
Neorio
ed
ot
Prosforio
to
SantIrene di Perama
d
Orphanotropheion
iV
Palazzo del
ale
ntSebastocratore
Acropoli
Strategion
e

Santi Apostoli

Foro di Marciano

Santa Maria Peribleptos

Cisterna
San Mocio

San Mamante

CORNO
DORO

Portico di Domnino

Sigma

Petrion

1 km

13:57

Porta di Pege

Chora

Palazzo delle
Blacherne

Santa Maria delle Blacherne

Cristo Pantepopta
Cristo Evergeta
Cisterna di Aezio
Kecharitomene
Cisterna di Aspar
Cristo Filantropo

Porta di Adrianopoli

Kosmidion

M
ur
ad
i
T
eo
do
sio

266

7-07-2008

Mur
a
d
i
Cos
tant
ino

2c_Bisanzio II_217-426
Pagina 266

I fondamenti della civilt bizantina

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 267

Costantinopoli e leconomia urbana

267

tanti, per comparazione con la situazione nel 1453. Altri autori rifiutano di scendere cos in basso [Kaplan 545, p. 446, n. 5]. Il fatto che in
questo caso lassenza totale di dati numerici viene compensata dalle impressioni fornite da alcune fonti e da ragionamenti di tipo economico.
Si pu comunque affermare, dal momento che tutte le ricerche concordano in questo, che il vii e lviii secolo sono stati caratterizzati da un
notevole calo demografico.
Per assicurare il ripopolamento e la ricostruzione della capitale dopo
lultima epidemia di peste nel 747, Costantino V fece appello nel 754
ad abitanti della Grecia e delle isole [Teofane 52, p. 429], e una ventina danni pi tardi fece arrivare dallAsia, dal Ponto, dallEllade e dalla Tracia gli operai incaricati di restaurare lacquedotto principale [p.
440: per un totale di 5900 persone]. Le fonti tuttavia non segnalano
grandi movimenti di popolazione.
La presenza di una comunit ebraica era attestata da molto tempo.
Nel 1044, una rivolta ne provoc lespulsione dalla capitale. Sotto i Comneni, il quartiere ebraico si stabil a Pera [Jacoby 579]. A partire dalla
fine del vii secolo, i mercanti musulmani sono raggruppati in un unico
caravanserraglio (mitaton) situato nei pressi del Neorio, e si trovavano
ancora l in occasione dellincendio del 1203. Se i Russi non sono autorizzati a soggiornare nella capitale, invece gli Italiani, prima gli Amalfitani poi i Veneziani, seguiti da Pisani e Genovesi, ottengono il diritto
di insediarvisi permanentemente nellxi secolo e nel corso del successivo; i Veneziani, espulsi provvisoriamente nel 1171, non furono dunque
coinvolti nel massacro degli altri Italiani nel 1182. A partire dallxi secolo, i Latini furono sufficientemente numerosi per avere le loro chiese
nella capitale: per quanto la notizia secondo cui nel 1054 sarebbero state chiuse da Michele Cerulario, e riaperte dai legati di Leone IX, derivi dalla propaganda del cardinale Umberto [Kaplan 182, pp. 149-50],
lesistenza di queste chiese innegabile. La rivolta del 1044 aveva spinto Costantino Monomaco a espellere, oltre agli Ebrei, gli Arabi e gli Armeni. Come si vede, la capitale era cosmopolita e gli incidenti citati non
devono far dimenticare che le nazioni, in genere, vivevano in buon
accordo.

2c_Bisanzio II_217-426

268

7-07-2008

13:57

Pagina 268

I fondamenti della civilt bizantina

ii. lorganizzazione dello spazio e il paesaggio urbano.


1. Dalla met del vi alla fine del ix secolo.
La citt, vista da fuori le mura, non subisce molti mutamenti dopo
che Eraclio fa modificare langolo nordoccidentale della cerchia terrestre per includervi il santuario della Theotokos delle Blacherne e il quartiere circostante. Le mura terrestri, e in particolare le porte, sono oggetto di continui restauri, ancora frequentissimi nellviii e nel ix secolo come testimoniano le iscrizioni conservate. Unomelia di Germano ha
potuto far credere che le mura marittime non esistessero nei primi secoli, o perlomeno in occasione dellassedio avaro del 626, e dunque spesso se ne disinvoltamente attribuita la costruzione agli Isaurici. Anche
le mura marittime, probabilmente, risalgono al v secolo ma le prime iscrizioni che ne attestano i restauri risalgono a Teofilo [Mango 571, p. 25,
n. 2; Berger 582, p. 170].
Pi della met della superficie urbana compresa tra le mura di Costantino e quelle di Teodosio II, comunque, non era mai stata densamente popolata e aveva conservato un carattere semirurale, propizio allinsediamento di grandi oikoi aristocratici e di monasteri. Allinterno
delle mura di Costantino, che peraltro racchiudono anche dei cimiteri,
il popolamento si fa fitto intorno allantico centro urbico costantiniano;
tra i porti antichi, resta attivo solo quello di Giuliano, giacch quello del
Corno dOro divenuto un arsenale; la zona che separava il porto di
Giuliano dalla Mese deve essere rimasta occupata. Molti edifici pubblici abbandonati furono usati come cave quando si inizi a costruire di
nuovo. Lo Strategion, grande piazza commerciale circondata da portici
ma situata in prossimit di porti quasi abbandonati, si trasforma in mercato del bestiame, come diversi altri fori del iv e v secolo. In maniera
analoga, i grandi bagni sono stati sostituiti da strutture pi piccole; lanfiteatro dellAcropoli non pi in uso, e gli spettacoli ormai si limitano
allIppodromo; anche i teatri sono abbandonati. Le grandi chiese costruite o restaurate nel vi secolo, invece, bench alcune di esse rischino
di crollare per mancanza di manutenzione, continuano per la maggior
parte a rimanere in funzione. In linea di massima, la zona verso il Corno dOro si spopola per certi versi, e laristocrazia preferisce volgersi alla riva meridionale, riparata dai venti del nord: i palazzi aristocratici di
epoca teodosiana sono nuovamente abitati (ammesso che abbiano ces-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 269

Costantinopoli e leconomia urbana

269

sato di esserlo), come il Palazzo ta Konsta dove nacque Stefano il Giovane [Vie dtienne le Jeune, 93, c. 3, p. 91 e n. 14, p. 182, e CSHB, 14,
p. 182], ed noto che Irene costru la propria residenza nel quartiere di
Eleuterio, vicino al porto teodosiano.
La zona centrale resta attivissima, a cominciare dai punti focali costituiti da Santa Sofia, lIppodromo e il Gran Palazzo, ingrandito da
Giustiniano II senza dubbio per provvedere alle necessit di unamministrazione centrale che continuer o ricomincer a crescere, con la creazione di uffici come il genikon o lo stratiotikon [Oikonomides 28, pp.
313-14]. Giustiniano II circonda il Palazzo con un muro, ripetutamente ampliato dai successori, a rimarcare contemporaneamente la crescente separazione tra limperatore e la popolazione, e il ruolo sempre
pi importante del Palazzo nella vita della citt. Teofilo e poi Basilio I,
con la costruzione della Nea e di altre strutture, in particolare giardini,
accrescono sensibilmente la superficie del Palazzo [Maguire 585]. Nel x
secolo, lIppodromo sottoposto a lavori imponenti: la sua capacit viene aumentata e raggiunge senza dubbio i 40 000 posti. Sin da allora, le
gradinate sono tutte in pietra, sormontate da un alto deambulatorio; sotto le gradinate, alcuni locali sono riservati ai demi.
Il numero di opere destinate al trasporto o luso dellacqua dipende
direttamente dalla demografia. Le strutture principali sono uneredit
dellepoca precedente, ma il calo della popolazione ha portato a trascurarle: Costantino V fa riparare lacquedotto cosiddetto di Valente nel
767, segno della ripresa demografica. Altre sistemazioni si renderanno
necessarie allinizio dellxi secolo [Mango 576, pp. 9-18]. I grandi bagni
pubblici sono stati sostituiti da costruzioni pi modeste, connesse a fondazioni religiose o, nel caso dei lou(s)mata, a confraternite pie servite
da diaconie. Queste strutture (se ne conoscono 25) sono collocate oltre
il foro di Teodosio, con lunica eccezione di quella del portico di Domnino [Magdalino 632 e 570, pp. 31-34].
2. I nuovi sviluppi.
Nel x secolo, gli imperatori riprendono unattiva politica di fondazioni. Ancora pi di prima, i monasteri cos fondati o rifondati, come
quello del Myrelaion (eretto da Romano I Lecapeno) o quello del Petrion, derivato dal monastero di Santa Eufemia fondato da Basilio I, costituiscono ciascuno un vasto complesso, un oikos [Magdalino 633], che
comprende anche delle istituzioni caritatevoli. I grandi monasteri imperiali sono dotati di terre del fisco e dipendono da uno degli uffici delle

2c_Bisanzio II_217-426

270

7-07-2008

13:57

Pagina 270

I fondamenti della civilt bizantina

finanze; si tratta dunque di pie fondazioni [euageis oikoi: Kaplan 343,


pp. 339-47]. Il Myrelaion relativamente vicino alla Mese. Allepoca di
Costantino Porfirogenito, il Petrion vede aggiungersi al monastero dorigine un ospizio e uno xenodocheion: ci rispecchia un nuovo asse di
sviluppo, vicino al Corno dOro in direzione delle Blacherne.
Lo sviluppo urbano dellxi-xii secolo ha luogo inizialmente alle estremit della citt. Si ricomincia a costruire sullAcropoli, con i vasti complessi degli Odighi e soprattutto di San Giorgio dei Mangani, dove lantica casa imperiale lascia spazio a unimponente struttura voluta da
Costantino Monomaco, intorno a un monastero, che ospita la Scuola di
diritto di Giovanni Xifilino [Oikonomides 636]. Alessio Comneno rifonda lorfanotrofio, che diviene un complesso gigantesco gestito da un ufficio finanziario speciale: vi aggiunge, in particolare, una scuola, una
grande chiesa, uno xenodocheion, un ospizio che riunisce diverse istituzioni della capitale [Anna Comnena, Alessiade, 15.7.4-7; Magdalino 570,
pp. 76-77].
Nella parte sudoccidentale della citt, loperazione pi spettacolare
coinvolge il monastero di San Mamante, restaurato a partire dal 1147
da Giorgio Cappadoce: la chiesa sontuosamente ricostruita, cos come
il refettorio e un bagno, destinato ai monaci ma accessibile dietro pagamento anche agli esterni. San Mamante strettamente legato al monastero di Studio, ligumeno e cinque monaci del quale fungono da testimoni in occasione della stipulazione del typikon nel 1159. Lerezione
del monastero della Theotokos Peribleptos risale a Romano III Argiro,
che vi si fece seppellire; anchesso vicino al monastero di Studio, e ci
contribuisce allo sviluppo di questo quartiere nellxi-xii secolo.
Levoluzione pi importante tuttavia il risultato del crescente interesse che coinvolge il quartiere delle Blacherne [Magdalino 570, pp.
70-76] e la sua chiesa della Theotokos. Bench linsediamento di Anna
Dalassena alle Blacherne durante la sua reggenza si riveli decisivo, linteresse dei governanti per questo quartiere e pi in genere per il nordovest della capitale ben anteriore. Risale infatti a Teofilo, che rinnova la chiesa e costruisce una prima cappella dedicata a Santa Tecla. Basilio I restaura diversi monasteri del Deuteron e del Petrion e vi edifica
il monastero femminile di Santa Eufemia. Luca lo Stilita restaura il monastero di San Bassiano1. Nel x secolo viene infine edificato il monastero della Theotokos ton Panagiou, strettamente legato a Lavra.
Basilio II e Romano III hanno restaurato la Theotokos delle Blacherne e i suoi annessi; Zoe vi aveva adottato il futuro Michele V; la famiglia dei Duca aveva messo gli occhi sul quartiere e iniziato a restaurare
il monastero di Chora. Il luogo era particolarmente piacevole, vicino al-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 271

Costantinopoli e leconomia urbana

271

le zone suburbane propizie per gli svaghi e in particolare per la caccia;


la vicinanza dellacquedotto principale assicurava un buon rifornimento dacqua e di conseguenza il funzionamento dei bagni, a cominciare
da quello annesso alla chiesa della Theotokos. Gi Isacco Comneno vi
aveva restaurato il monastero di Santa Tecla. Alessio dette al Palazzo le
dimensioni convenienti, costruendovi nel 1094 una grande sala di ricevimento; Manuele I ne aggiunse unaltra tra il 1143 e il 1153. I funzionari vennero a poco a poco a stabilirsi nel quartiere, dando a una parte
di esso il nome di ta Pittakia (le richieste). La famiglia imperiale possedeva del resto altri beni nelle vicinanze, in particolare il terreno, relativamente ridotto, dove si fiancheggiavano il monastero maschile del
Cristo Filantropo e il monastero femminile pi celebre di tutti, quello
della Theotokos Kecharitomene, entrambi edificati da Irene Duca che,
a dire il vero, allinterno del quartiere si dedic a qualcosa che assomiglia molto a una speculazione fondiaria.
I Comneni hanno dunque sviluppato due poli, lAcropoli e linsieme
costituito dalle Blacherne e dal Petrion; erano inoltre interessati al percorso che li univa, e non un caso se, nei pressi del punto intermedio,
si trova la pi spettacolare delle loro fondazioni, quella del Cristo Pantokrator, con la sua triplice chiesa, i monasteri che la servono e un complesso assistenziale che comprende il pi grande ospedale della capitale
[Gautier 567; Miller 634, pp. 12-29].
3. I quartieri portuali.
Nellxi e xii secolo si sviluppano in maniera spettacolare alcune zone portuali, con profondi cambiamenti. Le strutture della costa meridionale, preponderanti in epoca protobizantina, sono ben lontane dallessere abbandonate: per esempio, lunico granaio menzionato nel x secolo quello della Lamia, vicino al porto di Teodosio, corrispondente
agli horrea Alexandrina della Notitia Urbis Constantinopolitanae del v secolo. Lo sviluppo pi notevole tuttavia quello delle rive del Corno dOro, dove si insediano i mercanti italiani [Magdalino 614, pp. 219-24].
Tra linizio del x secolo e la met dellxi, infatti, la zona vicina al Corno dOro situata tra il Neorio e Perama, ancora poco occupata, attira la
fondazione o la rifondazione di istituzioni religiose che vi si insediano
e danno in affitto numerosi edifici. A partire da questepoca, sono presenti Amalfitani e Veneziani e vi si sviluppa nuovamente lattivit economica, senza dubbio sulla scia degli arsenali imperiali. Inoltre, vi situato il mitaton dei mercanti musulmani, che vi svolgono i loro commer-

2c_Bisanzio II_217-426

272

7-07-2008

13:57

Pagina 272

I fondamenti della civilt bizantina

ci: dunque tradizionalmente il quartiere degli stranieri. Nel 1056, Michele VI propone di restaurare lo Strategion, che dunque non pi un
semplice mercato del bestiame. Inoltre, sullaltra sponda del Corno dOro, anche Pera si va sviluppando e ci rende la zona pi interessante.
Le concessioni fatte dai Comneni agli Italiani sono decisive per lo
sviluppo della zona. Nel 1084, i Veneziani ottengono a Perama un molo, una chiesa, un caseggiato, che tuttavia non costituisce ancora un quartiere definito. Pisa e poi Genova, arrivate dopo, ottengono le loro concessioni in una zona meno pregiata, pi a est. Nel corso del xii secolo,
tali enclaves si ingrandiscono senza per arrivare a congiungersi. Queste concessioni sono ubicate sia allinterno delle mura, sia nella zona pianeggiante al di fuori delle fortificazioni, lungo il braccio di mare, dove
corre una strada pubblica. Se linsieme accordato ai Veneziani acquista
rapidamente continuit, non si pu dire lo stesso per gli insediamenti
pisani e genovesi. I documenti archivistici permettono di farsi unidea
pi precisa del contenuto di tali concessioni. Allinterno delle mura, con
embolos si indica un gruppo di case, alcune puramente residenziali e altre che ospitano delle botteghe; alcune sono relativamente sontuose, con
sale da pranzo, solai e camere, ma non superano i due piani, non dispongono di grandi cortili interni e sono costruite in legno; vi sono localizzate poche attivit e si tratta chiaramente di stabili da affittare, che fornivano agli Italiani rendite fondiarie e fiscali. Le zone situate oltre le
mura sono pi attive: lembolos, settore continuo che si apre sulla pubblica strada, comprende una skala, pontile di terra sostenuto da tavolati, e un terreno cintato che ospita case, attivit commerciali e botteghe
di cambiavalute; i trasferimenti avvengono per caseggiati (oikemata).
Questa almeno la composizione registrata al momento della cessione;
gli Italiani sviluppano considerevolmente i loro quartieri e il quartiere
pisano, per esempio, dal 1122 al 1192 ha fatto cos tanti progressi da
aver visto la costruzione di due grandi chiese di pietra.
Se si aggiunge che la spina dorsale commerciale della citt, la Mese,
si era regolarmente sviluppata su entrambi i lati almeno fino al foro di
Teodosio, si sar completata la descrizione delle zone pi densamente
popolate. Le altre, che occupano circa la met della superficie, sono occupate da monasteri e palazzi con i loro giardini, ma anche da terreni
ancora dedicati allagricoltura. Persino dentro il perimetro delle antiche
mura di Costantino, ancora nel 1204 restano in funzione diversi orti.
Qual laspetto della citt, al di l di questa disposizione cos poco
fitta? I visitatori stranieri sono colpiti in particolare dalla magnificenza
degli edifici pubblici e dei palazzi (non limitati a quello imperiale). Sarebbe vano tentare di stimare il numero delle chiese attive contempora-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 273

Costantinopoli e leconomia urbana

273

neamente, che comunque si contano a centinaia; le loro dimensioni variano dallimmensa Santa Sofia, o dal vasto complesso del Pantokrator,
fino a edifici minuscoli. A ci si aggiungono le numerose strade, la Mese ma anche le strade secondarie [Berger 582], fiancheggiate da portici:
su entrambi i lati della carreggiata centrale, un colonnato delimita due
spazi coperti, sormontati da una percorso allaria aperta; in fondo ai portici sono collocate le botteghe [cfr. infra] precedute da banchi [MundellMango 587]. Insomma, gli edifici di marmo bianco, i tetti di piombo e
le statue costituiscono un colpo docchio sontuoso. La maggior parte degli edifici, tuttavia, sia abitazioni che opifici, era di legno, e ci favoriva gli incendi, come quelli del 17-18 luglio e 19-20 agosto 1203 [Madden 583]. Per quanto la rete fognaria, cos come quella dellapprovvigionamento dellacqua e del suo immagazzinamento, sia in buono stato,
la citt ben lontana dallessere ovunque lastricata: strade e piazze sono coperte di fango, vi scorrazzano i maiali allevati negli orti, vi girano
i cani randagi, e i senzatetto cercano riparo sotto i portici che limperatore fa chiudere con delle tavole per proteggere questi miserabili durante gli inverni rigidi che a Costantinopoli sono la norma. La capitale riflette dunque una serie di contrasti monumentali e umani.

iii. la citt capitale.


1. La capitale dellImpero.
a) La sede simbolica e reale del potere politico.
Questo chiaramente laspetto principale di Costantinopoli, giacch
costituisce la ragione stessa della sua fondazione, e dunque la capitale acquisisce rapidamente un immenso prestigio allinterno e al di fuori dellImpero. Le minacce incombono su di essa, fin dallassedio avaro-persiano del 626 e dagli assedi arabi del 674-78 e 717-18, ma il modo in cui
riesce a resistere non fa che rafforzarne il prestigio. Per gli Arabi musulmani, alla fine respinti, la presa di Costantinopoli diviene un mito escatologico, sinonimo del trionfo finale dellIslam e della fine dei tempi.
La difesa della citt, contro i nemici esterni o contro i ribelli, aveva
unimportanza particolare. La superiorit navale, fornita inizialmente
dal fuoco greco e poi dalla duplice organizzazione di una flotta centrale e varie flotte tematiche [Ahrweiler 377, pp. 71-99], perdur sino al-

2c_Bisanzio II_217-426

274

7-07-2008

13:57

Pagina 274

I fondamenti della civilt bizantina

la fine dellxi secolo, quando lImpero dovette rivolgersi alla flotta veneziana. Un eventuale assedio dalla parte del mare, oltre che da tale superiorit, era reso difficile anche da una catena, che non fu mai forzata
e che sbarrava laccesso al Corno dOro. La difesa terrestre si basava,
in Tracia, su un reticolo di fortificazioni e sulle Lunghe Mura di Anastasio; talora questa linea veniva sfondata, ma le mura cittadine resistevano. I contingenti dei tagmata e dei temi di Tracia e dellOpsikion dovevano, di norma, impedire agli eserciti nemici di raggiungere le mura.
Queste non erano sempre difese da un contingente permanente, che
sarebbe costato troppo e si sarebbe scontrato con la diffidenza della popolazione nei confronti di truppe acquartierate dentro le mura. Allinizio, le truppe dei demi (1550 Verdi e 900 Azzurri)2 costituivano il nucleo della guardia; se cera bisogno, si armavano i componenti dei reggimenti professionali. Capitava anche che tutta la popolazione si recasse
sulle mura, come avvenne in occasione della rivolta di Tornicio nel 1047
[Lefort 822]. I contingenti delle scholae e degli excubitores cessano di essere puramente ornamentali per divenire difensori efficaci, ma seguono
limperatore nelle sue campagne. La Veglia, sotto il comando delleparco, era incaricata della difesa oltre che di compiti di polizia; quando compare il drungario della Veglia, alla fine del ix secolo, la protezione della
citt risulta rafforzata. Dal ix allxi secolo, il comes o domestico delle mura sembra incaricato di coordinare le attivit difensive. Ad ogni
modo, gli effettivi necessari per difendere le mura non erano elevatissimi: nel 1453 non superavano le 8000 unit e furono sconfitti solo dallartiglieria [Haldon 590].
Lammirazione provocata dalla capitale nei visitatori stranieri non si
smentisce mai, che si tratti di prigionieri arabi, di ambasciatori venuti
dallOccidente, come nel x secolo Liutprando di Cremona, o di viaggiatori del xii secolo come Beniamino di Tudela e Antonio di Novgorod. I
crociati provarono la stessa impressione: lammirazione mista a invidia,
per le ricchezze materiali e spirituali (le reliquie), spiega per certi versi
la violenza del saccheggio perpetrato nel 1204.
Le lites bizantine non possono allontanarsi da Costantinopoli. Psello, nellxi secolo, paragona la sorte di un personaggio esiliato lontano
dalla citt a quella di Adamo privato del Paradiso. Essere vicini allimperatore la fonte di ogni potere e, per chi vuole fare carriera, occorre
soggiornare in citt almeno di tanto in tanto; da questo punto di vista,
sarebbe erroneo contrapporre laristocrazia provinciale allaristocrazia
costantinopolitana. Le grandi famiglie, anche se massicciamente insediate in provincia, sono tenute a mantenere un oikos a Costantinopoli
e a risiedervi per qualche tempo; la maggior parte delle carriere di suc-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 275

Costantinopoli e leconomia urbana

275

cesso vede unalternanza di comandi provinciali e di incarichi esercitati nellamministrazione centrale, come mostrano lesempio dei Focadi o
quello degli Argiri [Cheynet 441 e 442]. Del resto, solo la capitale offre
le necessarie possibilit di istruzione a chi vuole fare carriera non avendo alle spalle una famiglia dellalta aristocrazia, ed lunica a ospitare
tutto ci che serve a chi aspira a una vita intellettuale. E in fondo, nessuna citt dellImpero e, fino al 1204, nessuna citt cristiana pu rivaleggiare con essa.
b) Il Palazzo.
Il Palazzo ospita molteplici istituzioni del governo imperiale. Vi si trova la maggior parte dei sekreta verso cui quasi ogni giorno affluiscono i
rispettivi funzionari per svolgere il proprio lavoro; ed sempre l che,
nellIppodromo coperto (distinto dal grande Ippodromo), si riunisce il
tribunale imperiale e il suo corpo di giudici dellIppodromo e del Velo. Il Palazzo costituisce poi lo sfondo della maggior parte delle cerimonie politiche e della liturgia imperiale. Gli ambasciatori sono perlopi ricevuti alla Magnaura, vasta basilica a tre navate preceduta da un portico, con un impressionante dispiegamento di macchinari; una parte delle
decisioni imperiali comunicate in occasione dei silentia si svolge invece
nel Triclinio dei 19 letti, utilizzato anche per i banchetti dapparato (De
cerimoniis, Liste di precedenza), che preceduto da un cortile circondato da portici sontuosi, il Tribunale dei 19 letti; limperatore assiste alle
cerimonie che vi si svolgono dallalto di una terrazza detta heliakon. La
nomina dei funzionari e dei dignitari, come il pagamento della loro roga,
avviene in un edificio costruito da Giustino II e abbellito da Costantino VII, pi vicino alla parte privata (e sacra) del Palazzo, il Crisotriclinio (Triclinio doro). Si tratta dun ottagono sovrastato da una cupola con sedici finestre, in cui si trova unabside sopraelevata a forma di
conca dove limperatore siede sotto un mosaico rappresentante Cristo in
trono. Ledificio che costituisce la via daccesso pi ufficiale per il Palazzo (che ha molteplici entrate) la Chalke [Mango 595], sede al contempo della guardia e delle prigioni, che si affaccia sullAugusteo.
La parte occidentale del Palazzo costituisce il Sacro Palazzo, riservato allimperatore e alla sua famiglia. L si trova la Porphyra, la sala
pavimentata di lastre di porfido riservata al parto delle imperatrici in
carica. Questo settore ospita anche la maggior parte delle numerose chiese del Palazzo, le pi celebri delle quali erano la Theotokos del Faro, risalente senza dubbio al vii secolo e ricostruita da Michele III, e la Nea
Ekklesia (Chiesa Nuova) edificata dal suo successore Basilio I. La pri-

2c_Bisanzio II_217-426

276

7-07-2008

13:57

Pagina 276

I fondamenti della civilt bizantina

ma, chiesa palatina per eccellenza, situata su una terrazza che dominava la seconda, serviva in particolare a custodire le numerose reliquie imperiali, in primo luogo quelle connesse alla Passione di Cristo: la tunica, i chiodi, la corona di spine, la lancia. Cerano anche ulteriori reliquie
importanti: il sangue, limpronta del piede, vari elementi di vestiario,
lettera ad Abgar, tavola dellUltima Cena, catino della Lavanda dei piedi, pietra dellUnzione, e infine il mandylion trasferito da Edessa [Riant
603, II, pp. 74, 78, 81, 223, 230-31, 233, 235-36, 284, 286; Magdalino 600]. Conservando queste reliquie a Palazzo, e organizzando processioni in citt condotte da lui stesso per esporle, limperatore rendeva ancora pi manifesta la forza del legame che lo univa al Pantokrator.
Si pu aggiungere che, se anche dal tempo di Giustiniano II il Palazzo era cinto da mura il cui perimetro veniva continuamente ampliato, al
suo interno era nondimeno arieggiato da numerosi giardini collocati sui
terrazzamenti che sostenevano gli edifici e che colmavano, con sei livelli, il declivio di 31 metri dal culmine dellAcropoli, dovera situato il Palazzo presso lIppodromo, fino al porto del Boukoleon, utilizzato come
imbarcadero quando limperatore lasciava il Palazzo via mare, per recarsi in Asia, oppure a San Giovanni Battista di Studio, o allHebdomon, o in altri luoghi ancora il cui accesso privilegiato avveniva per mare. Il pi celebre dei giardini, conosciuto con il nome di Mesokepion, si
estendeva dalla Nea allo tzykanisterion (una sorta di campo da polo) impiantato da Basilio I, che aveva fatto edificare la Nea sul precedente
[Littlewood 593, p. 22; Maguire 585, pp. 258-59].
Infine, il Palazzo ospita le officine dove vengono fabbricati i prodotti che costituiscono monopoli imperiali di natura politica: la zecca, alcune fabbriche di armi, in particolare il fuoco greco, e soprattutto gli
opifici dove si producevano i tessuti e le vesti di seta. Quelle purpuree
erano riservate unicamente allimperatore; le altre, destinate ad abbigliare limperatore e i cortigiani, costituivano anche una parte del salario dei funzionari e dei dignitari, e altri tessuti preziosi erano anche utilizzati a fini diplomatici. Bench, al pi tardi dal x secolo, la parte meno nobile di questi kekolymena sia fabbricata nei laboratori dei sericari,
come vedremo, le officine imperiali restano in attivit. La produzione
probabilmente era assicurata da schiavi che non lasciavano mai il Palazzo, affinch i segreti di fabbricazione non fossero divulgati. Questa massiccia presenza di schiavi poneva tuttavia dei problemi organizzativi e
di disponibilit di spazio non facilmente risolvibili. Del resto, pare che
queste officine potessero essere dislocate verso i palazzi imperiali esterni, come loikos imperiale di Marina, vicino al monastero degli Odighi
[Dagron 605, p. 431].

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 277

Costantinopoli e leconomia urbana

277

c) Il popolo.
A eccezione dei due rappresentanti ufficiali delle fazioni, i demarchi
degli Azzurri e dei Verdi, usualmente il popolo non entra a Palazzo: la
costruzione del muro di cinta segnala chiaramente la separazione tra il
popolo e il sovrano. Peraltro, anche quando non interviene attivamente nella vita politica lesempio principale per il periodo in esame il
rovesciamento di Michele V, nel 1042 il popolo svolge almeno un ruolo simbolico, giacch in teoria deve acclamare il nuovo imperatore. Nel
caso citato, Michele V decise che il prefetto della Citt leggesse al popolo radunato nel Foro di Costantino una proclamazione dove Zoe, la
porfirogenita che laveva reso imperatore, veniva dichiarata decaduta;
ma il popolo, legato alla dinastia macedone, rifiut e inizi la rivolta.
Michele tent invano di placare linsurrezione comparendo dal Kathisma dellIppodromo insieme a Zoe. Di fronte al fallimento di questo tentativo, Michele decise di resistere ma la folla attacc il Palazzo in tre
punti differenti lIppodromo, ossia il Kathisma, a nord, la porta degli
Excubitores a est e la zona del campo da polo a sud e le mura di cinta
non riuscirono a tenerlo fuori. La folla, nonostante numerose perdite
che Scilitza quantifica in 3000 vittime, nello spazio di trentasei ore travolse i contingenti fedeli allimperatore, saccheggi il Palazzo e i suoi
uffici, si impadron delloro della zecca e delle pezze di seta e fece a pezzi i registri fiscali. Michele si era rifugiato nel monastero di Studio, ma
la folla lo tir fuori, lo trascin al Sigma, l vicino, e lo accec.
Il contatto tra limperatore e il popolo ha inizio in occasione dellentrata trionfale dalla Porta dOro che in genere segue la proclamazione.
Una processione analoga ha luogo quando gli imperatori celebrano il
trionfo dopo le vittorie. Il corteo di popolo che acclama Niceforo Foca
il 19 agosto 963 lo aspetta al momento dello sbarco dal dromon imperiale che lha condotto nelle vicinanze della Porta dOro: tutta la citt gli
venne incontro, grandi e piccoli, con lampade e incensieri. Quando arriva alla Porta, le due fazioni, gli Azzurri e i Verdi, lo acclamano dallinterno. Poi percorre la Mese a cavallo fino al Foro di Costantino, e finisce a piedi il tragitto fino a Santa Sofia seguendo in processione la Vera Croce uscita dal Palazzo per loccasione [De cerimoniis 205, I, 96,
pp. 438-39].
Il principale luogo di contatto con il popolo per lIppodromo [Dagron 205]. Questo immenso edificio misura 450 metri di lunghezza, con
una larghezza che va da 117,5 a 123,5 metri; il forte dislivello ha costretto a edificare a ovest una gigantesca costruzione semicircolare in
mattoni, la Sphendone. Lunica pista, lEuripo, divisa in due dalla spi-

2c_Bisanzio II_217-426

278

7-07-2008

13:57

Pagina 278

I fondamenti della civilt bizantina

na su cui erano collocate antiche statue di cui si era dimenticato il significato [Dagron 572], nonch la colonna serpentina e due obelischi, occupa 80 metri di larghezza, ed circondata da 9 o 10 file di gradini. La
capacit delledificio, circa 40 000 spettatori, fu forse calcolata per accogliere la quasi totalit dei capifamiglia della capitale: si pu dire che
sia in grado di riunire lintero popolo. NellIppodromo si svolgono corse in occasione delle principali feste, in particolare per commemorare
linaugurazione della capitale, l11 maggio. In quel giorno si conserva la
tradizione delle distribuzioni di viveri: al termine di ciascuna mezza giornata, dei carri rovesciano pani e pesci sulla pista. Limperatore, peraltro, pu organizzare ulteriori corse al di fuori del calendario abituale, o
anche convocare il popolo allIppodromo in altre occasioni per dialogare con lui.
Limperatore infatti dispone di un palco, il Kathisma, vasto edificio
su tre piani. Il piano terra, con portici e ambienti di servizio, comunica
direttamente con il Palazzo. Al primo piano si trovano una camera destinata al riposo, unanticamera, una grande triklinos di rappresentanza, un vestibolo e un passaggio verso la stretta scala a chiocciola che porta alla tribuna e ai palchi dei senatori. Limperatore prende posto nel
suo palco al terzo piano, fronteggiando il popolo con i senatori che lo
attorniano; di fronte al palco, sulla pista, c un arco, il P o stamma, dove gli aurighi si fermano per salutarlo. Quando limperatore entra nel
suo palco, innanzitutto saluta le fazioni, cominciando da quella di cui
ha scelto di abbracciare la causa, almeno sportiva, durante il suo regno: gli Azzurri (900) sono a destra del Kathisma, e i Verdi (1500) a sinistra. Quindi limperatore saluta la parte restante del popolo, ovvero
circa 37 000 persone, che gli risponde con acclamazioni. Riceve inoltre
gli omaggi dei senatori. In questa maniera si rinnova lapprovazione da
parte di due dei corpi che fondano la legittimit imperiale.
Costantino V fece un uso esemplare dellIppodromo come luogo di
propaganda politica. Vi organizz, per esempio, una processione di monaci e monache i principali oppositori delliconoclasmo, sospettati per
giunta di cospirare contro limperatore i quali, vestiti in abiti civili,
sfilarono sulla pista a coppie, un uomo e una donna, mano nella mano
[Teofane 52, pp. 437-38; Niceforo 53, c. 83, p. 156]. Loperazione simboleggiava il ritorno alla societ con il ricorso alle vesti secolari e la formazione di una coppia. Allo stesso modo, questo imperatore organizz
nellIppodromo delle cerimonie per degradare gli oppositori: non esit
nemmeno a umiliare il patriarca, prima Anastasio, nel 743, condotto a
dorso dun asino nella pista prima dessere reinsediato, e poi Costantino, nel 767, condotto nello stesso modo ma girato verso la coda, prima

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 279

Costantinopoli e leconomia urbana

279

dessere giustiziato [Auzpy 691, pp. 258-59]. Ancora pi celebre la cerimonia che vide protagonista uno dei suoi fedeli, Giorgio la Senatrice, cos chiamato dalle fonti iconodule per stigmatizzare le presunte
tendenze omosessuali dellimperatore. Costui si era recato da Stefano il
Giovane per ricevere dalle sue mani labito monastico; nellIppodromo
gremito fu spogliato dellabito nero e lasciato nudo, poi lavato completamente e infine rivestito dei suoi abiti da senatore [Auzpy 93, 38-40,
pp. 137-41; 691, pp. 28-32].
Quanto ai demi, cos attivi nellepoca protobizantina, ormai sono
sempre pi confinati nel loro ruolo di sostenitori. Se, per esempio, si
confronta linsurrezione che condusse Foca al potere nel 602 con quella del 1042, la prima risulta lultima in cui i demi abbiano svolto un ruolo importante, agendo da delegati del popolo; nel 1042, il popolo interviene in una maniera presentata come decisiva da Scilitza, ma i demi sono assenti. vero che la loro milizia continua a difendere le mura, ma
il termine di demoti con cui si designavano i pi attivi di questi miliziani quasi sparito dai resoconti storici. I demi hanno un proprio ruolo nelle cerimonie palatine alle quali sono invitati i demarchi, che compaiono sempre nella lista di funzionari stilata da Filoteo nell899, e si
trovano a capo di un dipartimento particolarmente numeroso, allinterno del quale un buon numero di posti sono occupati dai demoti; tuttavia, i demi sono come mummificati nel loro ruolo di organizzatori delle
corse [Dagron 205].
2. Le istituzioni di Costantinopoli.
a) Leparco.
Leparco della Citt la chiave di volta del sistema amministrativo
della capitale. La funzione del prefetto di Costantinopoli nasce l11 dicembre 359 con la nomina di Onorato, e la prima legge che la riguarda
risale al 361. Il rango che occupa nellapparato amministrativo dellImpero commisurato alla sua posizione nei vari trattati di natura giuridica. NellIsagoge di Basilio, Leone e Alessandro, compare al titolo IV, appena dopo limperatore e il patriarca. Nel taktikon Uspenskij dell842843, che mescola dignit e funzioni, cos come nel kletorologion di
Filoteo dell899, leparco il primo dei funzionari civili, e nel secondo
caso inserito nel mezzo della lista degli strateghi. Soprattutto, il suo
ufficio, cos com descritto in questo trattato, appare come il pi affollato, con 14 subordinati, ovvero due pi del logoteta del genikon [Oiko-

2c_Bisanzio II_217-426

280

7-07-2008

13:57

Pagina 280

I fondamenti della civilt bizantina

nomides 28, pp. 319-21]. I suoi poteri, del resto, non si limitano alla
citt ma si estendono a tutta la regione, in teoria per cento miglia intorno alla capitale.
Filoteo colloca leparco tra i giudici, come il questore e il preposito
alle petizioni. Il tribunale che presiede amministra la giustizia civile e
penale a Costantinopoli e nella sua regione. Leparco, assistito da un
symponos, ha sede nel Pretorio e ha ai suoi ordini il logoteta del pretorio, a capo delle prigioni. Il centurione assegnato al suo ufficio comanda le truppe che sono a sua disposizione: questo grado poco elevato suggerisce degli effettivi modesti e induce a interrogarsi sulla capacit della polizia di controllare la citt. Per esercitare le funzioni giudiziarie
allinterno della citt, leparco dispone di giudici delle regioni, senza
dubbio uno per ciascuna delle quattordici regioni urbane, ma forse anche per il territorio del distretto di Costantinopoli. A ciascuna di queste regioni, peraltro, assegnato un geitoniarca (responsabile di quartiere), di cui si ignorano le funzioni effettive. Leparco controlla anche
la base imponibile: ha sotto di s quattro revisori o epopti, addetti al catasto e al calcolo, o almeno al controllo del calcolo delle tasse dovute per
ogni propriet. Come ogni alto funzionario bizantino, per il funzionamento quotidiano del suo ufficio disponeva di numerosi kankellarioi diretti da due protokankellarioi. Si ignora di quali finanziamenti disponesse ma, come la maggior parte dei responsabili dei sekreta, aveva ai suoi
ordini degli episkeptitai.
Le sue altre competenze riguardano lammistrazione dei mestieri.
Una delle principali corporazioni professionali, quella dei notai, posta
direttamente sotto lautorit delleparco, cos come gli esarchi o prostatai degli altri mestieri, che sono contemporaneamente i capi dei mestieri e gli intermediari tra leparco e i mestieri stessi [cfr. infra]. I boullotai, ufficiali che applicano bolle alle mercanzie, in particolare i tessuti di
seta che necessitano dun timbro ufficiale, dipendono naturalmente da
questo ufficio. Del resto, i symponoi (collaboratori) dedicano ai mestieri della capitale gran parte delle proprie attivit.
A partire dallxi secolo, leparco vede ridurre la propria autorit; perde cos parte del proprio ruolo in materia giudiziaria, in particolare il
potere di accogliere gli appelli contro le sentenze dei tribunali provinciali, inoltrati a Costantinopoli presso il tribunale imperiale. Anche nellambito dei mestieri di Costantinopoli le sue decisioni possono essere
ormai cassate dal drungario della Veglia, e soprattutto gli sfugge il controllo del commercio marittimo. Allinizio del x secolo, infatti, aveva
ancora autorit sul parathalassites, posto allultimo gradino gerarchico
del suo ufficio, che provvedeva al controllo della marina mercantile nei

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 281

Costantinopoli e leconomia urbana

281

porti della capitale [Ahrweiler 588, pp. 246-52; Oikonomides 345, p.


133]; alla fine del xii secolo esiste invece un sekreton del mare, dipendente dal logoteta dei sekreta ma posto sotto lautorit di uno o due parathalassitai. Leparco dunque limitato alla polizia e allamministrazione della capitale.
b) La regione di Costantinopoli.
In Tracia, lautorit delleparco non arriva al di l delle Lunghe Mura. Quando condanna uno dei suo amministrati allesilio, punizione frequente, deve farlo nella sua giurisdizione. In realt, i suoi poteri riguardano soprattutto gli abitanti della capitale. La ripartizione delle competenze territoriali complessa: per esempio, secondo il Libro delleparco,
il questore responsabile di tutte le persone che giungono da fuori, e
deve assicurarsi che sbrighino rapidamente i loro affari affinch ripartano il prima possibile. I mendicanti della capitale sono obbligati a lavorare sotto minaccia di espulsione, mentre quelli che giungono da fuori sono espulsi a priori, almeno in teoria. La legislazione dei Macedoni
che proteggeva la piccola propriet, del resto, non valida a Costantinopoli, dal momento che Basilio II costretto a disporre in modo esplicito che lo sia. I mercanti costantinopolitani sottoposti a una giurisdizione speciale in questa zona sono intralciati: bench il controllo economico sia leggero, rigida lorganizzazione in corporazioni professionali,
situazione che perdura fino allxi secolo, data in cui si verifica un cambiamento, a quanto pare [Oikonomides 619].
3. La citt santa.
a) La Chiesa di Costantinopoli.
Dal tempo delle conquiste arabe, il patriarcato di Costantinopoli
lunico di quelli orientali posto costantemente sotto la sovranit bizantina. Limportanza politica del massimo prelato risulta rafforzata, al punto che limperatore deve essere certo della sua totale collaborazione e
del suo appoggio per realizzare la propria politica. Naturalmente, limperatore esercita uno stretto controllo su questo personaggio, dal momento che lo sceglie e riesce sempre a sbarazzarsene se diventa scomodo [cfr. cap. v, p. 107]. Inoltre, il patriarca una potenza economica,
grazie alle rendite procurategli da un ampio appannaggio fondiario a Costantinopoli e in provincia e alle devoluzioni fiscali. Le rendite di 1100

2c_Bisanzio II_217-426

282

7-07-2008

13:57

Pagina 282

I fondamenti della civilt bizantina

botteghe erano teoricamente destinate ad assicurare la gratuit dei funerali [Dagron 626, in particolare pp. 162-64 e 171-75].
Il carattere pletorico del clero di Costantinopoli era gi denunciato
dalla legislazione di Eraclio. Occorre attendere Alessio I Comneno per
vedere limperatore legiferare in maniera effettiva. Quanto ai fedeli, che
possono anche seguire le officiature di alcuni monasteri, il loro inquadramento sembra ben assicurato [Dagron 598, pp. 1084-85].
Santa Sofia rimane il centro della vita religiosa della capitale, non
solo a causa del patriarca e del suo clero ma anche per il ruolo attribuito allimperatore. Ledificio non stato sostanzialmente modificato rispetto alla costruzione giustinianea, salvo rafforzare i contrafforti contro i terremoti, ma la decorazione subisce profondi mutamenti dopo la
crisi iconoclasta. Oltre alla Theotokos dellabside e ai successivi rimaneggiamenti della galleria dei patriarchi che adorna la parte alta delle
pareti della navata, colpisce nella decorazione soprattutto la crescente
presenza degli imperatori: Costantino e Giustiniano affiancano la Theotokos e le offrono rispettivamente la citt e la cattedrale sopra la Porta
Bella; Leone VI ai piedi del Cristo sopra le porte imperiali che Nicola Mistico aveva rifiutato di aprirgli; nelle gallerie delle tribune comparivano veri e propri ritratti di famiglia, di cui rimangono quello di Zoe
con lultimo marito Costantino Monomaco, e quello di Giovanni II con
la moglie Irene e il figlio maggiore Alessio. Questa presenza imperiale
sulle pareti corrisponde allimportante ruolo della cattedrale nel cerimoniale relativo ai sovrani: nel suo Libro delle cerimonie, Costantino Porfirogenito colloca al primo posto la cerimonia che portava limperatore
dal Palazzo a Santa Sofia, e solo poi, dopo la liturgia, in occasione di Pasqua, Pentecoste, la Trasfigurazione, la Nativit e lEpifania, occasioni
scelte spesso per lincoronazione [Dagron 206]. Oltre che del patriarca,
Santa Sofia la chiesa pubblica dellimperatore, che nel Palazzo dispone di chiese private.
b) Monasteri, pie fondazioni, confraternite.
Tentare di contare i monasteri attivi contemporaneamente sarebbe
vano, cos come le chiese. Alcuni monasteri risalgono allepoca protobizantina; nonostante liconoclasmo, sembra che solo pochi siano scomparsi, e la maggior parte oggetto di costanti rinnovamenti, per esempio Studio o Chora. La maggior parte degli imperatori e delle imperatrici si premura di fondarne di nuovi: si pu trattare di complessi enormi,
come quello di Manuele restaurato da Romano I; a partire dallxi secolo, poi, tutte le fondazioni o rifondazioni sono cospicue, come la Peri-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 283

Costantinopoli e leconomia urbana

283

bleptos nel caso di Romano III, i Santi Anargiri al Kosmidion per Michele IV, San Giorgio dei Mangani per Costantino IX, la Theotokos Kecharitomene e il Cristo Filantropo per Irene Duca, e infine il Pantokrator per Giovanni II Comneno.
Questultimo, con le sue tre chiese, una delle quali destinata a servire da sepoltura a Giovanni II e alla sua famiglia, il vasto complesso assistenziale con annesso ospedale, e il suo formidabile appannaggio fondiario [Gautier 567], il punto darrivo di una evoluzione che durava
da secoli. Nellepoca protobizantina lassistenza pubblica, non pi fornita dalle citt, dipendeva da istituti ecclesiastici autonomi. In seguito
limperatore riprese il controllo duna parte di questa assistenza, utilizzando il patrimonio della corona organizzato in case imperiali. Infine, a
partire dal ix secolo, queste case pie imperiali divengono dei monasteri, mentre i monasteri di nuova fondazione comprendono quasi sempre un istituto di carit [Kaplan 343].
Chiaramente pi difficile seguire le innumerevoli piccole fondazioni create dagli aristocratici di rango inferiore. Una di esse, oltre le mura, avrebbe conosciuto un grande successo giacch il suo typikon avrebbe ispirato diversi documenti successivi: si tratta del Cristo Evergeta
[Gautier 567]. Il monastero fondato dallo storico e giudice Michele Attaleiata, sempre nellxi secolo, era ancora pi modesto: egli era intenzionato a fondare un insieme costituito da un istituto di carit a Rodosto e un monastero di sette monaci nella capitale, ma alla sua morte esisteva solo questultimo [Gautier 567; Lemerle 631, pp. 99-112]. Il
pullulare di queste istituzioni sembra comunque considerevole, bench
la durata dun monastero scarsamente popolato come quello di Attaleiata, che non pare essere rimasto indipendente dopo la morte del figlio del
fondatore, rimanesse limitata.
A partire dal vi secolo, i grandi bagni pubblici gratuiti sono sostituiti da strutture pi modeste e a pagamento, connesse a pie fondazioni. I
bagni di queste sono assai prossimi ai lou(s)mata, serviti da pie confraternite, le diaconie, dove sono attivi numerosi laici, che si occupavano
di lavare e nutrire i poveri. Nella capitale ne esistevano almeno 25 [Magdalino 632, 570, pp. 31-34 e 93-95]. Parecchie di queste diaconie riuscivano a malapena a tirare avanti e talvolta erano addirittura a rischio
di fallimento mancando di sufficienti appannaggi, al punto che a volte
alcuni imperatori furono spinti a trasformarle in grandi fondazioni, come fu il caso della Theotokos del Neorio, restaurata da Romano Lecapeno. Il louma della Theotokos degli Odighi nellxi secolo era servito
da una confraternita che assicurava la venerazione dellicona della Vergine Odegetria (conduttrice) [Magdalino 570, p. 33].

2c_Bisanzio II_217-426

284

7-07-2008

13:57

Pagina 284

I fondamenti della civilt bizantina

4. La capitale delle reliquie.


Fin dallorigine, Costantinopoli una nuova Roma. Con la perdita
della Palestina diviene ancor pi una nuova Gerusalemme: gli imperatori non cessano di accumulare reliquie, in particolare quelle della Passione conservate presso la Theotokos del Faro. A ci si aggiunge la moltitudine delle reliquie della protettrice della citt, la Theotokos, che lha
salvata dagli attacchi degli Avari e poi degli Arabi.
Laccumulo di reliquie cristiane a Costantinopoli costituisce per limperatore un obiettivo strategico, che gli permette di organizzare a suo
vantaggio le manifestazioni di fervore della popolazione. Lesempio pi
celebre indubbiamente quello del mandylion di Edessa, un telo su cui
si riteneva che Cristo avesse impresso il proprio volto. Nel 944, gli abitanti della citt ottennero, in cambio del mandylion, che lesercito bizantino guidato da Giovanni Curcua togliesse lassedio. La reliquia fu
condotta a Costantinopoli e il suo ingresso solenne in citt per raggiungere la Theotokos del Faro, il 15 agosto, costituisce lultimo grande
trionfo di Romano Lecapeno. Questa insigne reliquia non pi attestata a Costantinopoli dopo il 1204.
Come Roma e Gerusalemme, anche Costantinopoli beneficia di una
liturgia stazionale: le processioni, alla testa delle quali sono poste reliquie e icone, percorrono le grandi strade dirette verso uno dei santuari
pi famosi tra quelli dedicati alla figura di cui si celebra la festa; quando si tratta della Vergine non c che limbarazzo della scelta. Le chiese stazionali sono situate nei quartieri pi popolosi della capitale, e i cortei non esitano ad abbandonare le grandi strade per recarsi a un santuario pi fuori mano [Baldovin 695]. Le processioni, condotte dal clero
vestito dei paramenti liturgici, seguite dai fedeli tra canti e fumo dincenso, spesso partono da Santa Sofia e si spostano da un santuario allaltro, a volte anche in periferia, prima di raggiungere la chiesa che costituisce la destinazione finale dove si celebra la liturgia.
Limperatore trae profitto da questa forma di piet, e guida egli stesso le processioni in cui il clero ha un ruolo secondario [Berger 589, pp.
77-83]: il caso della celebrazione delle vittorie, come la fine dellassedio il 25 giugno 678. La pi spettacolare di queste processioni quella
che segue la Croce conservata a Palazzo: lascia la Theotokos del Faro il
28 luglio, percorre tutta la citt e le mura e infine compie il giro delle mura che circondano il Palazzo prima di tornare al suo posto il 13 agosto.
Oltre alle reliquie e alle icone famose che attirano i pellegrini, come
licona della Vergine delle Blacherne riscoperta sotto Romano III, che

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 285

Costantinopoli e leconomia urbana

285

ogni venerd d luogo al miracolo del sollevamento del velo che la ricopre [Grumel 599], Costantinopoli e i suoi dintorni ospitano innumerevoli santuari dove i malati si recano per praticare lincubazione nellattesa duna guarigione. Si possono citare, fuori le mura, i Santi Anargiri
al Kosmidion e la Theotokos di Pege, o, in citt, il santuario del Prodromo dellOxeia, vicino ai portici di Domnino, presso le reliquie di
santArtemio.

iv. leconomia3.
1. I mestieri.
a) Il Libro delleparco.
La pubblicazione del Libro delleparco nel 1893, avvenuta a opera di
Jules Nicole che laveva scoperto in un manoscritto a Ginevra, ha dato
inizio a unabbondante letteratura che ha rispecchiato i dibattiti storiografici e soprattutto sociali delle epoche che si sono susseguite. Bisanzio appariva come il paradiso del monopolio e del privilegio; la sua
economia poteva essere considerata, per essere ammirata o denigrata,
uneconomia dirigistica. Questi dibattiti oggi sono superati, e la riedizione del principale documento che concerne i mestieri [Koder 84] ha
rilanciato uno studio rigoroso.
Le corporazioni sono organizzate a partire da una legge del 391 che
compare nel Codice teodosiano. I suoi princip, rinnovati nel Codice di
Giustiniano, sono ripresi nei Basilika (C. Th. 1.10.4 = C.J. 1.28.4 = B.
6.4.13):
Che tutte le corporazioni (corporationes, somateia) che si trovano a Costantinopoli, i cittadini o i membri dei demi siano sottoposti alleparco della Citt.

In seguito le corporazioni sono pressoch assenti dalle fonti fino alla promulgazione del Libro delleparco da parte di Leone VI allinizio del
912. difficile sapere con esattezza come sia stato redatto tale editto:
i vari titoli presentano molti punti in comune nella redazione e nel contenuto, ma anche alcune differenze apparentemente inesplicabili se si
ha a che fare con una redazione a opera di ununica persona o di un gruppo molto ristretto. I redattori potrebbero aver consultato gli archivi della prefettura per poi procedere a una armonizzazione curata da giuristi,

2c_Bisanzio II_217-426

286

7-07-2008

13:57

Pagina 286

I fondamenti della civilt bizantina

prima di aggiungere un prooimion imperiale che faceva del testo una legge; potrebbero essersi anche dedicati a una ricerca parallela presso i mestieri descritti nel Libro al fine di censirne le usanze specifiche prima di
procedere a una certa uniformazione [Kaplan 610, pp. 321-22]. Comunque sia, il testo che ci stato trasmesso da un ridottissimo numero di
manoscritti non loriginale perch contiene riferimenti a divisioni monetarie apparse solo sotto Niceforo Foca e Basilio II, e i titoli 21 sui
commercianti di cavalli e 22 sui mestieri edili sono stati chiaramente aggiunti in seguito, al di fuori del progetto originario; questo aspetto evolutivo indica che il testo fu effettivamente applicato almeno fino alla fine dellxi secolo.
Il Libro si concentra inizialmente su mestieri ben determinati: servizi (notai, orefici, cambiavalute) che devono essere necessariamente sottoposti al controllo dello Stato, in quanto partecipi dellesercizio della
pubblica potest; professioni legate alla seta, industria eminentemente
politica; mestieri che assicurano il rifornimento di prodotti di prima necessit, in particolare alimentari, che in caso di carenza, rincaro o cattiva qualit possono creare problemi allordine pubblico. In compenso,
nel Libro non compare una serie di mestieri essenziali anchessi per leconomia della capitale, come la lavorazione dei metalli che ha peraltro
d il nome a uno dei quartieri della capitale, i Chalkoprateia, oppure
lartigianato tessile (escluso quello della seta e del lino), la costruzione e
lequipaggiamento delle navi, la maggior parte dei commerci non alimentari, o anche gli specialisti del mosaico. I mestieri rivelati dalle altre fonti sono infatti prodigiosamente disparati [Kaplan 627, pp. 250-51]. Il
Libro non persegue dunque un obiettivo economico o tantomeno normativo globale, e non offre necessariamente un modello applicabile a
tutti i settori delleconomia.
b) Lorganizzazione delle corporazioni.
Indipendentemente da ogni altra considerazione, siamo costretti a
parlarne a partire dal Libro. I mestieri costituiscono delle comunit (koinotes lo stesso termine utilizzato per villaggi). Nonostante pochi di
questi gruppi organizzino esplicitamente lapprendistato, lammissione
sempre subordinata a una verifica delle qualifiche, allaccordo da parte della corporazione, e alla ratifica delleparco; vi pu essere una malleveria offerta da diversi membri. Il candidato versa una cifra alleparco e alla corporazione, o alla corporazione solamente, ma tale somma
non sempre menzionata e la sua entit sempre modesta, irrisoria rispetto al prezzo o al semplice affitto dellopificio o della bottega. Non

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 287

Costantinopoli e leconomia urbana

287

si sa se gli schiavi potessero divenire membri di una corporazione; quanto alle donne, sono esplicitamente escluse solo da quella degli orefici.
Solamente i notai applicano un numero chiuso di 24.
Se anche leparco ha un rappresentante (esarca) presso alcune corporazioni, tutte hanno per uno o pi capi (prostatai o termini equivalenti) che rispondono del gruppo presso leparco e sono da lui nominati, indubbiamente su proposta della corporazione. Questa, dunque, ha una
vita collettiva, e del resto deve disporre di risorse, almeno quando richiede il pagamento di diritti dingresso. Conosciamo alcuni dettagli solo per i notai: la cerimonia religiosa seguita dal banchetto in occasione
dun insediamento, e gli altri notai che assistono ai solenni funerali dun
collega. possibile che le altre corporazioni abbiano conosciuto pratiche simili. Le corporazioni svolgono dunque un ruolo fondamentale nella strutturazione della societ costantinopolitana.
c) Significato economico e politico.
Lintervento delleparco, oggetto di molteplici controversie storiografiche, risponde innanzitutto a unesigenza di ordine e qualit. Il controllo dei pesi e delle misure una prerogativa basilare della sovranit,
ed peraltro necessario per il buon funzionamento delle attivit artigianali e commerciali. C una costante preoccupazione di assicurare la qualit della fabbricazione. Per esempio, vietando ai cerulari di mescolare
alla cera del sego, che in piccole quantit invisibile, la normativa vuole assicurare la qualit del prodotto ai consumatori di Costantinopoli e
agli acquirenti esterni. Allo stesso modo, vietando a un artigiano di essere membro di due corporazioni alla volta, il legislatore proibisce lesercizio di una professione per la quale il candidato non qualificato.
Tali interventi rispondono anche a unesigenza politica: si tratta di
assicurare alla massa della popolazione, per un numero limitato di prodotti di largo consumo, il minimo indispensabile a un prezzo decente,
evitando le speculazioni. Per esempio, agli speziali (Libro delleparco 13)
e ai cerulari (11) vietato fare scorte per i periodi di penuria; la quantit di grano acquistata dai fornai (18) controllata per mezzo delle tasse, e lamministrazione prefettizia bada che il prezzo del pane segua quello del grano.
A parte queste protezioni del consumatore, la normativa cerca in
realt di assicurare la libert dei meccanismi economici. Il fine degli
articoli contro la speculazione non di limitare la variabilit dei prezzi
anche un prodotto critico come il pane segue il prezzo del grano ma
piuttosto di impedire gli abusi di posizione dominante (20). Si tratta di

2c_Bisanzio II_217-426

288

7-07-2008

13:57

Pagina 288

I fondamenti della civilt bizantina

assicurare la concorrenza pi libera e leale possibile. Il Libro non determina gli affitti ma vieta che si faccia aumentare surrettiziamente quello dun concorrente, manovra che avrebbe avuto come conseguenza laumento dei suoi prezzi e dunque avrebbe ridotto i margini di guadagno.
Il Libro vieta di rubare loperaio del vicino mentre ancora sotto contratto; proibendo al cerulario limpiego del sego, gli impedisce di diminuire artificiosamente i costi di produzione. La separazione tra i mestieri cerca di evitare le concentrazioni dannose per il libero esercizio della
concorrenza, ma quando si tratta del ciclo della seta, il Libro ci riesce a
fatica [Kaplan 610, pp. 322-26]. In compenso, lo Stato non interviene
n sulle quantit prodotte n nei meccanismi economici di determinazione dei prezzi, e si intromette pochissimo nella produzione. La normativa attesta la volont di mantenere le prerogative della sovranit e
lordine pubblico, non di intervenire nelleconomia. Per la maggioranza degli storici, la controversia aperta dalla pubblicazione del Libro delleparco ha condotto a questa constatazione: leconomia costantinopolitana uneconomia regolamentata ma liberale.
2. Strutture sociali della produzione.
a) I mestieri dallalto valore aggiunto.
Nel Libro delleparco compaiono alcune corporazioni legate al lusso,
come gli orefici e gli artigiani della seta. Costantinopoli era rinomata anche per altri prodotti di lusso, in particolare larte musiva, che si offre
allo sguardo di tutti: a partire dalla fine delliconoclasmo, gli imperatori hanno rivaleggiato nella decorazione di Santa Sofia. Nel xii secolo,
Giovanni II Comneno dota la sua fondazione del Pantokrator dun imponente apparato di mosaici, sia allinterno che allesterno, dal momento che la cupola della chiesa principale era rivestita anche fuori e sotto
la luce del sole brillava di mille sfaccettature. Strettamente collegato allallestimento dei mosaici, lutilizzo di marmi preziosi rimane una pratica diffusa, e si raffina nellxi secolo, quando viene applicata al pavimento delle chiese: la navata di San Giovanni Battista di Studio, cos
come quella del Pantokrator, accoglie un pavimento in opus sectile. Numerose decorazioni di questo tipo, forse fabbricate nella capitale, sono
state trovate nelle province.
Numerosi mestieri di lusso, che possono avere un aspetto pi artigianale, occupano un ruolo importante a Costantinopoli: il caso della
fabbricazione delle icone, forse collegata alla miniatura dei manoscrit-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 289

Costantinopoli e leconomia urbana

289

ti, se il Pantaleone che dipinse unicona di Atanasio lAtonita deve essere identificato con lomonimo che decor il menologio di Basilio II.
Eustazio Boila, esiliato nella lontana Cappadocia, possedeva un evangeliario dalla coperta incrostata di smalti, e con il testo ornato da iniziali
miniate, dai ritratti degli evangelisti e da una rappresentazione della Nativit. Una simile opera proviene probabilmente dai laboratori della capitale, cos come i preziosi avori intagliati: se alcuni erano riservati a un
uso religioso, molti altri ornavano le dimore aristocratiche. Non tutti i
libri erano miniati ma la loro copiatura impegnava numerosi specialisti
a Costantinopoli, sia negli scriptoria monastici come quello di Studio, sia
in abitazioni private, come quella del Professore anonimo del x secolo
[Lemerle 823, pp. 121-28 e 247-48].
La lavorazione del bronzo non si limitava alla fabbricazione di oggetti comuni: il mercante amalfitano Mauro e suo figlio Pantaleone fecero fabbricare nella capitale bizantina le monumentali porte di bronzo che donarono alla cattedrale della loro citt (1060); ulteriori portali,
anchessi provenienti dalle officine della citt, furono commissionati per
altre chiese dellItalia meridionale, per San Paolo fuori le Mura a Roma
(1070), per la basilica di Monte SantAngelo sul Gargano (1087), per la
chiesa di San Salvatore di Atrani, vicino ad Amalfi (1087) [Balard 604,
p. 93]. Spinti da necessit finanziarie, alcuni imperatori fecero peraltro
fondere alcuni analoghi portali della capitale per battere moneta. Questi laboratori impiegavano artigiani provenienti da ogni parte dellImpero e sapevano adattare liconografia delloggetto fabbricato ai gusti
degli acquirenti.
b) Lartigianato e il piccolo commercio: la bottega.
Lunit di base costituita dallergasterion, che per adesso stato oggetto di minori ricerche rispetto allorganizzazione delle corporazioni.
Nella maggior parte delle professioni, questa unit economica pratica contemporaneamente la fabbricazione e la vendita. La bottega, la cui stretta facciata serve da vetrina, si affaccia sulla strada; la fabbricazione, che
d il nome allergasterion, praticata nel retro; per le attivit esclusivamente commerciali, il retrobottega serve da deposito. La bottega qualificata dal nome del mestiere: una volta venduto, lergasterion trasferito con le sue attivit. La ricerca, tuttavia, non ha permesso di determinare n chi a dare lautorizzazione di praticare una certa attivit in un
certo posto, n tantomeno se una tale autorizzazione necessaria.
Gli ergasteria, di norma, sono gestiti da un mastro professionista e
dalla sua famiglia; costui vi fa lavorare la moglie, i figli e i generi, con

2c_Bisanzio II_217-426

290

7-07-2008

13:57

Pagina 290

I fondamenti della civilt bizantina

attrezzature che gli appartengono; lopificio si trasmette di generazione


in generazione. Il padrone pu impiegare salariati e apprendisti come
manodopera aggiuntiva. Un unico padrone pu gestire diversi ergasteria
della medesima corporazione; i laboratori annessi devono in tal caso essere diretti da schiavi giacch possono essere intestati solo al padrone.
In questo caso, un padrone pu impiegare un gran numero di salariati.
c) Proprietari e affittuari.
Non sono molti i documenti che permettono di identificare i proprietari delle botteghe. In linea di massima gli edifici dipendono dai possessori del suolo: laristocrazia senatoria e la Chiesa. Lo si visto per
Santa Sofia. Le scuole, peraltro gestite da maestri laici, sono sistematicamente situate in edifici eccleasiastici, e da ci si intuisce che la scuola doveva pagare un affitto. Si noter limportanza delle botteghe nel
patrimonio di Attaleiata: un forno, affittato a 24 nomismata, una profumeria, affittata a 14 nomismata; lo studio di un medico, affittato a 5
nomismata.
Il caso ci ha lasciato un estratto di registro notarile, copiato nel x secolo per il compratore di alcune botteghe [Oikonomides 618; Kaplan
627, pp. 256-57: i due autori divergono sulla natura del documento]. Il
testo fornisce il valore, laffitto, le tasse, i nomi e le qualifiche dei proprietari, vecchi e nuovi, di cinque botteghe. Uno solo artigiano, il metassoprata (grossista di seta grezza) Elia che daltronde vende la bottega da lui gestita. Quattro sono alti dignitari o funzionari, e lultimo
un notaio (tabulario, o notaio di un ufficio statale). Quattro hanno un
cognome, segno di probabile appartenenza allaristocrazia. Insomma,
per quel che ci si pu fidare di un documento isolato e frammentario,
sembra proprio che gli ergasteria appartenessero innanzitutto allaristocrazia. Del resto, il loro prezzo elevato da 6 a 10 libbre doro non
permetteva a un artigiano dagli introiti medi di comprare la propria bottega, ma solamente di affittarla.
Gli affittuari, naturalmente, sono artigiani o piccoli commercianti;
il Libro delleparco si interessa del resto agli affitti. Quelli riportati nel
summenzionato registro notarile sono notevolmente pi elevati delle pigioni citate nella Diataxis di Attaleiata, e vanno dai 22 ai 38 nomismata
allanno. il doppio o il triplo del salario dun operaio qualificato, e senza dubbio corrisponde grossomodo agli incassi dun fornaio. La questione non dunque sapere se lartigiano potesse comprare la propria bottega, giacch si trattava sicuramente di un caso eccezionale, ma se fosse in grado di guadagnare abbastanza da pagare laffitto.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 291

Costantinopoli e leconomia urbana

291

Se si paragona il prezzo della bottega allaffitto, che esente da tasse, le quali sono a carico dellaffittuario, la rendita supera di poco il 3%:
superiore a quella della terra, ed un investimento definitivo in cui
non c bisogno di reinvestire ogni anno; si tratta dunque di un autourgion, particolarmente apprezzato dai Bizantini. Il tasso resta inferiore a
quello dei prestiti che i dignitari sono autorizzati a praticare, nonch
a quello della roga accresciuta (dall8,33% al 9,76) che un dignitario pu
ottenere dallimperatore, peraltro una rendita vitalizia. Un funzionario
assennato come Attaleiata si crea un patrimonio diversificato: rogai, botteghe e terre. La bottega, del resto, un investimento costoso, lequivalente duna dozzina di tenute di campagna. La somma da investire
pu essere accostata al salario degli alti funzionari, in genere tra le 20 e
le 40 libbre doro [Morrisson 615, pp. 859-64]. Le questioni del prezzo
degli immobili urbani, degli affitti e anche delle relative tasse restano
per ampiamente dibattute.
d) Lo Stato, i potenti.
Il ruolo dello Stato nella produzione resta marginale, tantopi che i
tessuti di seta meno lussuosi, un tempo monopolio imperiale, sono adesso fabbricati dagli artigiani, e a volte sono le stesse officine imperiali a
ordinare delle pezze di seta ai sericari (Libro delleparco 8.2). Esse dunque non sono pi bastanti alle necessit, sia che queste siano troppo aumentate, sia che i laboratori imperiali abbiano perduto la propria importanza. La questione dei rapporti tra produzione pubblica e privata della seta meriterebbe peraltro di essere ripresa. Limperatore possiede
anche dei laboratori orafi che, finalizzati ai bisogni del Palazzo, svolgono un ruolo marginale sul mercato. Per quanto riguarda lequipaggiamento dellesercito, valgono le stesse considerazioni fatte per la seta: i
sellai, che possono essere obbligati a lavorare dietro compenso per lesercito, o almeno per le truppe da parata, passano allora agli ordini del
protostrator (14.1).
Daltro canto, i potenti sviluppano nei propri oikoi un artigianato
domestico destinato, di norma, a soddisfare i bisogni delloikos stesso.
In realt, gli archontes ricevono lautorizzazione a vendere ai vestioprati la loro produzione di vesti di seta (Libro delleparco 4.2): risultano
esclusi dal commercio al dettaglio ma fanno concorrenza al monopolio
teorico dei sericari, tantopi che possono anchessi fare consegne a Palazzo (8.2). Ad ogni modo, i potenti sono proprietari della maggior parte delle botteghe e dei moli, e non hanno difficolt a introdursi surrettiziamente nellartigianato e nel commercio, tramite un operatore debi-

2c_Bisanzio II_217-426

292

7-07-2008

13:57

Pagina 292

I fondamenti della civilt bizantina

tamente iscritto a una corporazione. Alcuni continuano a vivere in autarchia, ma altri fanno commercializzare le eccedenze nei mercati urbani della capitale.
In questo ambito, gli oikoi ecclesiastici costituiscono una semplice
variante. Le proibizioni di praticare il commercio sono applicate in maniera poco rigorosa, a causa di una buona integrazione dei mercanti nella societ e dellaumento delle eccedenze destinate al commercio. I canonisti del xii secolo devono reiterare la proibizione per i chierici, oltre
al grado di lettore, di entrare in una corporazione; lapplicazione di tali prescrizioni ai monaci, che non fanno parte del clero in senso stretto,
si rivela pi complicata. Daltro canto, Teodoro di Studio, spesso fonte di ispirazione per i conventi costantinopolitani, aveva organizzato il
suo monastero come un vero e proprio centro produttivo che certamente metteva sul mercato i prodotti del suo lavoro. Nel xii secolo, Tzetza
mostra i monaci di Costantinopoli mentre vendono il loro pesce sotto il
controllo degli agenti delleparco. I monasteri e le pie fondazioni dotate di skalai non si limitano a sbarcarvi le proprie mercanzie ma ne traggono profitto [Dagron 605, p. 429].
3. Il grande commercio.
a) Il finanziamento del grande commercio.
La presenza di armatori (naucleri) a Costantinopoli attestata fin
dal primo periodo, ma essi risultano poco attestati nelle fonti. Il declino del grande commercio mediterraneo gi in corso nel vi secolo e continua ad accentuarsi in seguito, ma la conquista araba non ne fu una delle cause principali, contrariamente a quanto sosteneva a suo tempo Henri Pirenne. Leconomia si era irrigidita su livelli locali gi prima del loro
arrivo, e la loro presenza nelle province orientali ha modificato i circuiti economici solo gradatamente [Hodges 607]. La guerra tra Bizantini e
Arabi non ha affatto interrotto gli scambi, e le navi solcano ancora il
Mediterraneo nei secoli bui, ma in numero molto limitato [McCormick
1212]. Nel corso dei primi secoli del Medioevo, una parte degli scambi
viene effettuata tramite missioni diplomatiche.
Se si presta fede a Teofane, allinizio del ix secolo limperatore Niceforo I costrinse i naucleri ad accettare un prestito dallo Stato al tasso
del 16,66% [Teofane 52, p. 487; Laiou 612, p. 711], ossia al doppio del
tasso legale di prestito del denaro. Si pu naturalmente pensare che Niceforo, che prima di salire al trono era stato un logoteta del genikon, in

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 293

Costantinopoli e leconomia urbana

293

questa maniera cercasse di creare delle risorse per questa cassa; tuttavia, perch loperazione abbia senso, occorre che i profitti attesi dal reinvestimento siano superiori, e ci pone la questione del prestito a interesse, ereditato dalla legislazione di Giustiniano. Le obiezioni della Chiesa sullusura spiegano come mai nei testamenti non si trovino menzioni
esplicite di debiti, ma tali obiezioni si smorzano quando entra in gioco
il rischio inerente al commercio, tantopi che questa istituzione vi prende parte; Basilio I aveva in effetti preteso per qualche tempo di proibire il prestito a interesse, ma suo figlio Leone VI revoc immediatamente questo divieto [Laiou 612, pp. 734-35].
Tenuto conto della posta in gioco, era necessario mobilitare il capitale in favore dei mercanti che intraprendevano il grande commercio per
mare, e forse era proprio questo lobiettivo di Niceforo. lo scopo della koinonia o chreokoinonia: il finanziatore affida a un mercante una
somma di denaro, per un unico viaggio, in una determinata regione. Il
primo mette il capitale, laltro il lavoro, e condividono i rischi del mare. Il contratto limitato nel tempo; il prestatore corre i rischi del capitale, e i profitti sono divisi secondo i termini del contratto (Ecloga, 10.5),
anche se non si conoscono precisamente le proporzioni della ripartizione. Non c bisogno dun contratto scritto: il consenso dei contraenti
sugli obiettivi da raggiungere, sui mezzi da impiegare, sulle modalit dazione e sulla ripartizione dei profitti, questo costituisce il contratto. Il
mercante pu eventualmente fornire una parte del capitale, e il lavoro
sembra remunerato con un quarto dei profitti o poco pi. Simile forma
di contratto perfettamente adatta al commercio marittimo, e ha la stessa origine della commenda, della societas maris o della collegenza praticate dai mercanti italiani [Olga Maridaki-Karatza, in EHB, III, pp.
1103-20].
b) I mercanti.
Bench le fonti siano stringatissime sui mercanti propriamente costantinopolitani, questi sono presenti sia nel commercio interno che in
quello estero, anzi sono numerosi, in particolare in Egitto, al Cairo e ad
Alessandria, ricchi e ben informati sulle procedure da rispettare, cos
come in Palestina [Laiou 611]. In questi casi il prodotto pi ricercato
costituito dalle spezie ma riscuotono apprezzamento anche i legni pregiati o le tinture. Quando, alla fine del xii secolo, gli agenti del fisco vogliono arrestare Calomodio, al contempo banchiere e grande commerciante, i suoi colleghi si ribellano e lo fanno liberare. Costantinopoli,
dunque, non priva di ricchi mercanti, ma la loro situazione resta fra-

2c_Bisanzio II_217-426

294

7-07-2008

13:57

Pagina 294

I fondamenti della civilt bizantina

gile tantopi che sono sottoposti alla concorrenza degli Italiani, favoriti dalla politica imperiale che li esentava totalmente o parzialmente dal
kommerkion [Laiou 612, pp. 751-53].
La presenza di mercanti stranieri a Costantinopoli risale allantichit;
il fondaco dei musulmani compare molto presto; i Siriani vanno regolarmente a proporre i loro prodotti, allinterno di un mitaton; alcuni risiedono in citt da pi di dieci anni e hanno acquisito diritti paragonabili a quelli dei colleghi greci. Nel x secolo, i Russi si presentano a loro
volta nella capitale. Per tutti questi mercanti, Costantinopoli una sorta di capolinea: portano i loro prodotti tessuti pi o meno preziosi,
pellicce, derrate alimentari, spezie, schiavi , li vendono e comprano le
mercanzie disponibili sul mercato della capitale, bench queste siano esse stesse importate spesso a opera dei commercianti bizantini, che restano in una posizione dominante.
Larrivo degli Amalfitani e poi dei Veneziani, nel x-xi secolo, modifica profondamente la situazione. Per loro, Costantinopoli solo una
tappa allinterno dun circuito mercantile molto pi complesso tra lOccidente, il mondo bizantino e lOriente musulmano. La loro presenza
cresce in concomitanza dellinsediamento dei crociati in Siria e Palestina. Il rifornimento dei nuovi Stati diviene allora un obiettivo commerciale complementare. A partire dal 1082, Venezia aveva ottenuto un
vantaggio decisivo sotto forma di esenzione totale dal kommerkion, e
riusc anche ad arrogarsi una parte del rifornimento della capitale. Naturalmente i Veneziani, e poi i Pisani e i Genovesi, hanno potuto, allinizio, associarsi a mercanti bizantini; questo fenomeno resta per ancora poco studiato, e il vantaggio fornito agli Italiani dallesenzione o dalla riduzione del kommerkion, unito a quello procurato dallespansione
economica dellOccidente, finisce per mettere i mercanti bizantini in
una brutta posizione. Limperatore non li sostiene e non d loro, allinterno della societ, il posto che i mercanti occidentali occupano nelle
proprie citt. Lampiezza di questi svantaggi resta per discussa, e alcuni studiosi fanno notare come i mercanti bizantini conservassero il monopolio del Mar Nero. Inoltre, la prodigiosa espansione del xii secolo
non ha mancato di avere effetti positivi sui mercanti bizantini in generale, anche se ci si avverte sicuramente di pi nelle citt di provincia
come Corinto, Atene o Tebe che nella capitale, dove il peso delle decisioni politiche era pi sensibile [Lilie 613, pp. 216-43; Jacoby 609, pp.
362-67].
Il grande commercio si concentra perlopi a Costantinopoli ma il ruolo dei mercanti provinciali stato indubbiamente sottovalutato, sia nel
commercio internazionale che in quello interno allImpero. Questi ne-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 295

Costantinopoli e leconomia urbana

295

gozianti approfittarono anche dello sviluppo economico che ebbe luogo


a partire dal ix secolo. Quando un provinciale si reca nella capitale per
commerciare, trattato come uno straniero ed sottoposto alla stretta
sorveglianza degli uomini delleparco. I mercanti provinciali partecipano allo sviluppo delle fiere locali e alla rivitalizzazione delle citt, in particolare di quelle portuali (sulle regioni, cfr. i capp. xvi-xviii).
4. Il rifornimento della capitale.
Rifornire una citt di questa importanza [Kaplan 624] una preoccupazione costante dellamministrazione imperiale, che teme sopra ogni
cosa le rivolte scatenate dalla fame. Lapprovvigionamento, soprattutto per quanto riguarda il grano, costituisce uno dei successi pi notevoli del periodo [Magdalino 623]. Naturalmente la fine del trasporto annonario nel 619 corrisponde al momento in cui la popolazione era in pieno calo; ma la capitale riusc a trovare, sembra senza troppe difficolt,
dei rimpiazzi, sia in Tracia che nella parte pi vicina dellAsia Minore.
Costantinopoli pot inoltre giovarsi, secondo ogni probabilit, di eccedenze giunte dallOccidente, comprese le pianure dellEuropa nordoccidentale [Henning 606, p. 275]. Alla ripresa dellespansione demografica, il grano bulgaro costitu un apporto importante, e inoltre
le importazioni dalle zone controllate dagli Arabi non sono mai cessate
completamente. Questa centralizzazione delle derrate alimentari, incanalate verso la capitale, ben tratteggiata nel xii secolo dal metropolita di Atene, Michele Coniata [Lampros 110, II, p. 88]:
I campi di grano della Macedonia, della Tracia e della Tessaglia non sono coltivati a vostro vantaggio? Non per procurarvi del vino che vengono pigiati i grappoli dellEubea, di Pteleo, di Chio e di Rodi?

notevole constatare come il prezzo dei cereali rimanga sorprendentemente stabile per tutto il periodo, con un nomisma per 12 moggi (1
moggio = c. 12,8 kg) di grano. Naturalmente le variazioni climatiche
provocano di tanto in tanto delle crisi che richiedono lintervento imperiale, ed dunque chiaro che lamministrazione disponeva di riserve
da immettere sul mercato al momento opportuno. Senza dubbio, nel
xii secolo la tendenza alla diminuzione del grano, come in tutto il bacino mediterraneo [Morrisson 615, pp. 822-31]. Le misure di controllo che inquadrano i fornai (Libro delleparco 18.1) sono significative:
occorre assicurare che il prezzo del pane in pratica, la quantit di pane corrispondente a una unit monetaria segua le oscillazioni di quel-

2c_Bisanzio II_217-426

296

7-07-2008

13:57

Pagina 296

I fondamenti della civilt bizantina

lo del grano; ma lo scopo di evitare la speculazione, non di fissare un


calmiere.
Il celebre episodio del monopoleion di Rodosto, raccontato da Michele Attaleiata [Historia 59, pp. 200-4], produttore di media importanza in questa regione, mostra chiaramente il regime abituale delle transazioni sul mercato di questa citt in cui si approvvigionavano i mercanti che rifornivano Costantinopoli.
Chi voleva comprava il grano e si metteva daccordo con il venditore, e se l non
gli piaceva, andava da un altro e poi da un altro ancora, e la vendita avveniva direttamente dai carri.

Il logoteta del dromo Niceforitza, favorito di Michele VII, fece costruire un deposito (phoundax), assegnandogli il monopolio per lacquisto e la rivendita del grano, ricavando senzaltro benefici dalla concessione del deposito. Nel 1077, la folla approfitt duna usurpazione avvenuta a Rodosto per distruggere il phoundax, e il libero commercio del
grano, momentaneamente interrotto, venne ristabilito. Questo phoundax, per, non era certo un esempio isolato, giacch impianti di tal genere possono comparire nella dotazione dei monasteri di cui ci giunto
il typikon. Lo status e il funzionamento di questi depositi meriterebbero per di essere ulteriormente studiati.
Il regime alimentare della popolazione di Costantinopoli, sotto limpulso dellaristocrazia particolarmente numerosa, pi diversificato di
quello delle province: ci significa maggior consumo di carne e predilezione per le verdure, e soprattutto per la frutta fresca, cio la fortuna
degli ortolani della capitale e delle zone limitrofe. Inoltre, Costantinopoli trae vantaggio dalla sua collocazione su uno degli stretti pi pescosi del mondo, e i suoi abitanti, che non disdegnano il pesce secco o sotto sale, sono grandi estimatori del pesce fresco. Oltre agli esemplari pregiati forniti dai laghi vicini, come quelli di Derco e di Nicea, e dai
numerosi fiumi dei dintorni, la parte pi importante del pescato viene
dallo stretto. Lelemento pi notevole costituito dalla sistematica installazione di tonnare lungo le sponde: Leone VI dovette regolamentarne la disposizione, assicurando una distanza minima di 700 metri fra
una struttura e laltra e prevedendo lassociazione (koinonia) di pi proprietari. Le tasse sulla pesca sono particolarmente gravose e un mercato centrale, coperto per mantenere una certa freschezza, assicura lo smercio dei prodotti; il sistema per stabilire i prezzi molto vicino a quello
applicato per il pane. Il prezzo del pesce di stagione particolarmente
basso [Dagron 622].

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 297

Costantinopoli e leconomia urbana

297

v. la societ di costantinopoli.
1. Il ruolo preponderante dellaristocrazia.
La tradizione romana della residenza in citt dellaristocrazia si perpetuata e Costantinopoli caratterizzata dalleccezionale concentrazione di residenti con alto potere dacquisto, le cui spese contribuiscono
ampiamente allo sviluppo dellartigianato e del commercio. vero che
loikos aristocratico [Magdalino 633; 623, pp. 37-38], familiare o ecclesiastico che sia, si sviluppa incessantemente tramite acquisti fondiari in
provincia, come vero che laristocrazia si arricchisce costantemente di
famiglie originarie della provincia, in particolare dellAsia Minore, fino
allxi secolo; tuttavia, queste non possono evitare a lungo di risiedere,
almeno parte del tempo, nella capitale. Il rafforzamento dellamministrazione centrale e lo sviluppo di sekreta sempre pi complessi e diversificati comportano lampliamento di questa aristocrazia, che di solito
cumula le rendite procurate dallesercizio delle funzioni pubbliche, laiche o ecclesiastiche, perlopi accompagnate da dignit che danno diritto a una roga, con le rendite fondiarie, in denaro o in natura, procurate
dai beni immobili posseduti nella capitale, nella sua periferia e soprattutto nelle province.
Questa aristocrazia svolge un ruolo fondamentale nella vita della capitale: fornisce il grosso del personale dellamministrazione e occupa un
posto determinante nel cerimoniale che circonda limperatore. Come si
gi visto, non affatto aliena dallimpegnarsi nelleconomia, sia indirettamente tramite il controllo delle botteghe, sia direttamente tramite
la propria produzione domestica o le mercanzie derivanti dai suoi possedimenti rurali.
Peraltro laristocrazia non cristallizzata n perfettamente omogenea. Il settore pi altolocato costituito dal Senato, che ha quasi perduto qualsiasi ruolo politico e di fatto costituisce una categoria sociale
in cui si entra, fino allxi secolo, a partire dalla dignit di protospatario,
che accompagna i comandi centrali o provinciali e la funzione di giudice; ma tale dignit pu anche essere comprata. La famiglia dei Focadi
deriva da un ufficiale subalterno del ix secolo che, grazie alle sue imprese, arriv al rango di stratego [Cheynet 441, pp. 290-91]. Quanto a Michele Attaleiata, piccolo aristocratico di provincia originario di Attalia,
in Panfilia, si sa che dovette lasciare alle sorelle tutto il patrimonio di

2c_Bisanzio II_217-426

298

7-07-2008

13:57

Pagina 298

I fondamenti della civilt bizantina

famiglia [Attaleiata 567, Diataxis, prologo], ma il suo talento gli permise di fare una brillante carriera da funzionario e di accedere alle dignit
pi elevate. Utilizz i propri proventi per creare un modesto oikos, costituito da terre e case nella regione di Rodosto, nonch da una casa a
Costantinopoli dove fond un monastero che contava meno di sette monaci [Lemerle 631, pp. 99-112]. Ai margini di questa aristocrazia si trova linnumerevole folla dei notai e degli altri piccoli funzionari degli uffici statali.
2. Lascesa della borghesia.
A partire dal ix secolo c una continua espansione economica e il
conseguente sviluppo del commercio costantinopolitano accompagnato dallascesa sociale di una certa borghesia della capitale, se si pu
usare questo anacronismo, costituita da professionisti di un certo livello, come i tabulari, gli addetti ai mestieri di lusso e soprattutto gli armatori e i commercianti. Dal momento che il modello aristocratico era dominante, i borghesi aspiravano a integrarsi in questa aristocrazia, e le
crescenti necessit dellamministrazione ne fornivano loccasione. Difatti, gli uffici statali possono assumere sulla base della competenza, per
i livelli inferiori, e, per quanto listruzione sia indubbiamente costosa,
questi borghesi sono in grado di offrirla ai loro figli. Inoltre, le dignit
fino a quella di protospatario sono in vendita: dal momento che le tariffe vanno in media dalle 12 alle 18 libbre doro, secondo i dati del De cerimoniis, dunque possibile acquistare una dignit senatoria [Lemerle
630, pp. 80-83]. Daltro canto, Psello rimprovera aspramente agli imperatori dellxi secolo di aver colmato gli uffici di gente dellagor,
scelta per la propria competenza e non per la nascita, di aver favorito la
promozione interna e di aver aperto a questa genia le porte del Senato.
Alessio Comneno reagisce energicamente, permettendo alle sue truppe di vessare questo tipo di senatori, in particolare costringendoli ad andare a piedi. Un parere da lui emesso nel 1091 o nel 1106 estremamente caratteristico della sua mentalit [Zepos 89, I, pp. 645-46]. Un processo vede contrapposta Anna Paidianita ai suoi zii che adducono la
propria condizione di senatori per chiedere di prestare giuramento a domicilio; Anna rifiuta, ribattendo che si tratta in realt di commercianti, e limperatore sentenzia in suo favore:
Possono prestare giuramento i senatori che non sono iscritti a una corporazione (systema) sotto lautorit delleparco, ma che salvaguardano la grandezza della
propria dignit; chi vuole essere iscritto ai systemata e poter commerciare, non go-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 299

Costantinopoli e leconomia urbana

299

dr di questo privilegio. Ma, dal momento che essi prosperano ricavando guadagni
dai propri commerci, e preferiscono essere membri dei systemata, presteranno giuramento in pubblico come chi non detiene alcuna dignit. E questa legge non limitata a questa occorrenza: ordiniamo che in futuro sia applicata da tutti i giudici.

difficile sapere se Anna Paidianita appartenesse a una famiglia aristocratica, di cui alcuni membri praticavano il commercio a fianco dei
borghesi, oppure, come sembra pi probabile, se si trattasse di una famiglia dorigine borghese appena entrata al Senato. Sta di fatto che per
Alessio lattivit commerciale non opportuna per un aristocratico, e
un senatore un aristocratico; tuttavia limperatore non la proibisce ma
si limita a intervenire, come fanno frequentemente i sovrani bizantini,
su un simbolo dallelevato valore ideologico: i privilegi giurisdizionali
[Papagianni 620, pp. 1091-92].
Rimarrebbe da sapere quale parte dellaristocrazia si impegnata nel
commercio a partire da questepoca e, al contrario, quale parte dei commercianti sia veramente riuscita a infiltrarsi nellaristocrazia, che peraltro i Comneni tendono a limitare al circolo dei familiari e dei parenti,
in particolare per mezzo della riorganizzazione e della drastica concentrazione dellamministrazione centrale. Si riuscirebbero cos a valutare
i punti di contatto, tutto sommato limitati, tra borghesia e aristocrazia.
Infine, nel 1204, la borghesia resta al di fuori dei circoli di potere; per
quanto dallxi secolo abbia potuto occupare alcuni posti negli uffici e acquisire le dignit a essi legate, tuttavia il potere effettivo si era ormai
trasferito altrove.
3. Lartigianato e i suoi impiegati.
a) Gli artigiani: livello sociale.
Secondo Psello, quelli delle botteghe (ergasteriakoi) costituiscono
un gruppo ben definito, nei confronti del quale ostenta il suo disprezzo
dal momento che svolgono un lavoro manuale. Dalla legge di Alessio I
citata sopra si evince che essi dipendono dalleparco, contrariamente ai
veri aristocratici che dipendono dallimperatore. Quello degli artigiani
non tuttavia un gruppo perfettamente omogeneo. Alcuni possono essere proprietari duna bottega, come il metassoprata (mercante di seta
grezza) Elia del registro del x secolo. Altri, pur senza arrivare a questo livello, dirigono numerosi opifici, facendone gestire alcuni da schiavi. Nellambito della produzione della seta si intuisce una concentrazione a vantaggio dei tessitori, i sericari, che controllano tutto il ciclo di

2c_Bisanzio II_217-426

300

7-07-2008

13:57

Pagina 300

I fondamenti della civilt bizantina

fabbricazione e non esitano, in spregio delle regole, a procurarsi direttamente la seta grezza e a vendere le vesti che fabbricano invece di cederle ai vestioprati [Kaplan 610, pp. 22-326]. Alcuni artigiani della seta, al contrario, risultano messi ai margini, come i catartari che non costituiscono pi una tappa nel processo di fabbricazione e si sono invece
specializzati nelle produzioni di qualit inferiore, bench debba ancora
essere determinata la loro esatta situazione. Anche allinterno di un mestiere, le differenze sono sensibili: alcuni metassoprati sono troppo poveri per essere iscritti alla corporazione e dunque poter partecipare allacquisto totale della seta grezza da parte della comunit dei colleghi
[Libro delleparco 7.1].
I dati contenuti nel Libro, confrontati con la relativa stabilit del
prezzo del grano, permettono di stimare gli utili netti annuali di un fornaio, ovvero il suo reddito disponibile. Bench i margini di errore non
siano trascurabili, si in grado di stabilire con una certa precisione che
tali rendite si collocano tra i 20 e i 50 nomismata, molto di pi del salario di un operaio qualificato, comunque una cifra relativamente modesta. Se poi si prende la gerarchia degli affitti riportata dalla Diataxis di
Attaleiata, si nota che quello pagato dal fornaio relativamente elevato, e ci fa del panettiere un buon rappresentante di questa piccola borghesia degli ergasteriakoi: persone in grado di vivere in una modesta agiatezza ma senza la possibilit di elevarsi socialmente, salvo forse per mezzo dellistruzione. In questo non sono molto distanti dai meno fortunati
dei loro impiegati.
b) Gli impiegati liberi.
Oltre ai membri della sua famiglia, il mastro artigiano impiega degli
apprendisti, giacch si parla di apprendistato in alcuni titoli del Libro
delleparco (11.2; 12.1). Solamente i notai dispongono duna vera e propria scuola, che riunisce insegnamento generale e insegnamento giuridico, per imparare il mestiere prima di passare alla pratica [Wolska-Conus
591].
I salariati, che non sono stati ancora studiati sistematicamente, sono menzionati pi di frequente (6.2; 3; 8.7; 10; 12). La durata normale del contratto di lavoro di trenta giorni, ed proibito versare in anticipo un salario che comporti una remunerazione superiore a questa durata; vicendevolmente, vietato rubare gli operai altrui finch non
abbiano finito il lavoro per il quale hanno ricevuto il salario. Se si accetta che il salario di un operaio qualificato sia di un keration (la met di
un miliaresion, ovvero 12 monete di bronzo) al giorno; se costui lavora

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 301

Costantinopoli e leconomia urbana

301

a tempo pieno, escluso le domeniche e i (numerosi) giorni festivi, loperaio in questione guadagner circa 12 nomismata allanno. Con il suo stipendio si pu permettere di far vivere dignitosamente la famiglia, ma
non riesce certo a risparmiare abbastanza per potersi permettere di aprire una bottega, investimento che comporta il pagamento anticipato dellaffitto e lacquisto delle attrezzature a meno, naturalmente, di non
contrarre dei debiti; e lacquisto di una bottega completamente fuori
discussione. Non gli resta che ununica soluzione per diventare padrone: sposare la figlia di un padrone iscritto in un systema. La mobilit sociale resta dunque assai scarsa.
c) Le donne.
Le donne compaiono difficilmente nelle attivit economiche: una
moglie rispettabile ha ricevuto una dote in virt della quale il marito la
deve mantenere. Chiaramente, il padre o il marito che lascia lavorare
la figlia o la moglie fuori casa un disgraziato. In compenso, normale
che la donna lavori nella bottega del marito, e in caso di vedovanza ne
diventa la padrona. Il Libro delleparco, quando tratta, per cercare di
proteggerli, dei pi modesti dei catartari e dei metassoprati troppo poveri per essere registrati nella corporazione, specifica: che siano uomini o donne (7.2). Questa limitazione a donne povere non iscritte a una
corporazione devessere interpretata con attenzione. Se le pi modeste
di queste donne possono essere a capo di unattivit, nel caso delle pi
ricche ci devessere indubbiamente sottinteso.
Allinterno di un opuscoletto, Psello, peraltro estremamente ostile a
ogni attivit femminile extradomestica quando parla di sua madre, descrive la festa femminile di santAgata. Nelloccasione, il 12 maggio, c
una processione delle lavoratrici tessili, filatrici, tessitrici, cardatrici,
guidata dalle pi anziane considerate le pi esperte; la processione si
conclude in una chiesa legata al mestiere, dove le donne depongono
unofferta votiva prima di danzare al ritmo trascinante di una canzone.
Si tratta dunque di professioniste del settore tessile, non di impiegate
domestiche. La processione, la festa e il rituale somigliano molto a quelli delle corporazioni. Insomma, tra limmagine ufficiale della donna di
casa e la realt di un artigianato che non pu fare a meno di operaie qualificate in mestieri peraltro svolti anche da uomini, c tutta la distanza
che separa lideologia dalla realt [Laiou 629]. E queste donne, bene
notare, non sono n schiave n emarginate che conducono una brutta
vita.

2c_Bisanzio II_217-426

302

7-07-2008

13:57

Pagina 302

I fondamenti della civilt bizantina

d) Gli schiavi.
Gli schiavi appaiono in 6 titoli, ovvero 10 capitula del Libro delleparco. Questo mostra la loro importanza, che non stata ancora sufficientemente studiata [Rotman 637, pp. 141-50]. La loro condizione, infatti, non chiara. Laccesso ad alcune corporazioni esplicitamente e
inderogabilmente vietato agli schiavi. Per quanto in genere si ammetta
che un padrone libero possa farsi rappresentare da uno schiavo alla direzione duna officina, questo invece assolutamente impossibile quando si tratta di banchieri, ai cui schiavi sono vietate le attivit che costituiscono la base del mestiere. In compenso, nellambito di alcuni settori che sono anche importanti, per esempio quello dei sericari, uno schiavo
pu aprire unattivit sotto la garanzia del padrone, che non sembra debba essere necessariamente del mestiere. In altri termini chiunque, purch provvisto duno schiavo munito delle qualifiche necessarie, pu fargli aprire una bottega di seterie. Funziona cos anche per i vestioprati,
che vendono le vesti di seta. Pi sorprendentemente, tutto questo sarebbe vero anche per gli orefici. Il possesso di schiavi qualificati offre
dunque un facile sistema per un personaggio ricco, e forse potente, di
introdursi in un mestiere che gli estraneo. In breve, bench la maggior
parte degli schiavi rientri nel novero della manodopera operaia, ve ne
sono alcuni che svolgono in pratica il ruolo di direttori di attivit artigianali, anche se certamente, pur svolgendo tale lattivit, non ne ottengono lo status sociale.
Alcuni opifici ospitano un numero considerevole di schiavi. La Vita
di Basilio il Giovane mostra il santo, nel x secolo, che si preoccupa degli
schiavi, uno dei quali un caposquadra, invidiato dai compagni di schiavit perch gode della fiducia del padrone, un bottegaio (ergasteriakos)
ricco e cieco.
Del resto, a Costantinopoli cera un vero e proprio mercato degli
schiavi. Conosciamo vari prezzi, quasi un tariffario riportato da Balsamone: uno schiavo di scarso valore o un bambino si vendono a 10 nomismata; il prezzo base per lo schiavo non qualificato di 20 nomismata; se qualificato per un mestiere artigianale ne varr 30, per quello di
notaio 50, per quello di medico 60. Gli eunuchi sono ancora pi cari:
50 nomismata senza qualifiche, una libbra doro per un eunuco qualificato [Dagron 605, pp. 420-21]. Tenendo conto delle spese di mantenimento, e facendo un confronto con un operaio qualificato, il costo duno schiavo si sarebbe ammortizzato in quattro anni, bench il rinnovamento fosse frequente soprattutto a causa degli affrancamenti.
Nel x-xii secolo, gli schiavi sono quasi scomparsi dalle campagne ma

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 303

Costantinopoli e leconomia urbana

303

in citt il loro numero tende ad aumentare [Kpstein 628]. Costituiscono una delle maggiori importazioni dalla Russia ma provengono anche
dal mondo arabo, in particolare dallEgitto [Rotman 637, pp. 94-122],
e i mercanti italiani partecipano sempre pi a questo commercio; il 10%
dei casi censiti nella Peira li riguarda. Zonara conferma che uno schiavo pu essere posto a capo di un opificio, e che il suo padrone pu affidargli una somma di denaro da far fruttare.
4. Esclusi ed emarginati.
Naturalmente non tutta la popolazione di Costantinopoli era stabile e possedeva un alloggio e un impiego: chi camminava per le strade incontrava a ogni pi sospinto monaci girovaghi, mendicanti, profughi. Il
numero di miserabili poteva subire brusche impennate e limperatore,
come si visto, faceva inchiodare delle tavole lungo i porticati della Mese per riparare dal freddo intenso questi sventurati. Gli istituti assistenziali erano numerosi, alcuni di grandi dimensioni, con una specializzazione pi o meno marcata (orfanotrofi, asili infantili, ospizi, ospedali, o
semplicemente ricoveri e case daccoglienza per i poveri). A Costantinopoli, i gruppi pi numerosi sono gli xenones (una trentina scarsa), che
accolgono i profughi, e gli ospizi (anchessi una trentina); alcune di queste istituzioni sono polivalenti [Kaplan 343, pp. 344-47].
Questo fenomeno evidenzia i due problemi principali. Il primo lafflusso nella capitale di miserabili di ogni tipo e origine, attirati soprattutto dalla tradizione della distribuzione gratuita di viveri e poi dallo
stesso numero degli istituti assistenziali, ma anche dalla possibilit di
trovare un lavoro saltuario nei trasporti o nelledilizia che permetta
di tirare avanti giorno per giorno. Tale afflusso perdura anche al di fuori delle invasioni o delle crisi agrarie, queste ultime poco numerose nel
periodo qui trattato. Quanti erano gli sventurati privi di risorse per ogni
familiare fuggito dalla Tracia invasa dai Bulgari e ospitati dal Professore anonimo del x secolo [106, n. 26, pp. 19-20]? E per giunta non si sa
che fare dei vecchi, sia quelli che non hanno mai avuto di che vivere sia
quelli che avevano un mestiere regolare ma non pi in grado di esercitarlo. Nei momenti di crisi, gli emarginati potrebbero aver rappresentato pi di un terzo della popolazione; la mendicit onnipresente e alleviarla uno dei topoi pi attestati delle biografie dei santi.
Un altro cliente abituale dellagiografia la donna perduta; a dire il
vero non priva di risorse ma la societ esita tra due diverse attitudini,
la tolleranza o la messa al bando. Bench potesse esserci qualche quar-

2c_Bisanzio II_217-426

304

7-07-2008

13:57

Pagina 304

I fondamenti della civilt bizantina

tiere pi specializzato, il santo in cerca di anime da salvare trovava queste donne dappertutto, finendo per dare unimpressione, senza dubbio
forzata, di moltitudine. Lagiografo tuttavia non condanna irrimediabilmente queste valorizzatrici del suo eroe, che imita cos il Cristo; nella Vita di Andrea Salos [x secolo; 97, c. 6, pp. 32-36] alcune donne vogliono farsi beffe del santo proponendogli di soccombere gratuitamente alla tentazione, ma altre si oppongono e convincono facilmente le
colleghe.
Nel novero di questi esclusi pi o meno volontari compaiono anche
i monaci girovaghi, sempre presenti a Costantinopoli. I monaci bizantini abbandonano il monastero con sconcertante facilit, nonostante le
imposizioni canoniche, e dal momento che i monasteri sono indipendenti gli uni dagli altri e non ci sono ordini religiosi, non tutti trovano nella capitale delle istituzioni come il monastero del Cristo di Chora, che
accoglie i monaci palestinesi. Tuttavia, un monaco che avesse voluto trovare alloggio a Costantinopoli, se davvero lo voleva ci riusciva; molti
per preferivano mescolarsi a una folla che li accoglieva con favore magari solo per labito che portavano. Altri sono girovaghi a fin di bene,
anche se la folla non pu fare distinzioni, francamente impossibili, quando si trova di fronte a personaggi come il folle di Dio, il salos. Andrea
sicuramente un personaggio immaginario ma la reiterazione del modello, per esempio nel xii secolo nella Vita di Leonzio di Gerusalemme [101,
cc. 7-9, pp. 38-44], che si ritiene sia stato al tempo stesso monaco girovago e salos a Costantinopoli negli anni 1127-30, mostra la persistenza
di questi personaggi nelle strade della capitale.
Curiosamente, briganti e criminali compaiono relativamente di rado
nelle fonti. Ci non significa che la polizia delleparco fosse particolarmente efficace; semplicemente, se si eccettuano le leggi che raramente vertono su questo soggetto oltre la ripetizione meccanica del diritto
giustinianeo o teodosiano , i documenti della pratica giurisprudenziale e al limite alcune narrazioni agiografiche, le fonti presentano solamente la buona societ, che per il popolo, compresi rispettabili artigiani
e commercianti, nutre solo il pi profondo disprezzo. Nel xii secolo, nonostante la presenza di alcuni libellisti, questa buona societ trionfa
sempre pi.

Vie de Luc le Stylite, a cura di H. Delehaye, Paris 1923, c. 39, p. 233.


Discussione sul significato dei demi e sui loro effettivi in c. zuckerman, REB, 58 (2000).
3
[Dagron 605].
2

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 305

ccile morrisson
xii. Moneta, finanze e scambi

Il periodo studiato qui si apre con due secoli di grave recessione rispetto allepoca protobizantina: perdita delle province pi produttive in termini di risorse fiscali ed economiche, declino della popolazione allinterno
dun territorio ridotto, crollo degli scambi e della monetarizzazione. LImpero bizantino, in questo caso meno immobile di come si immagina, capace di adattarsi a una situazione non ottimale (parte ii) e di conservare,
con le modifiche del caso, le strutture ereditate dalla tradizione tardoromana, che costituiscono la carta vincente dun primo rinnovamento, tra
la met del ix e la met del x secolo (parte iii), poi dellespansione dellxi
secolo e dellapogeo del secolo dei Comneni (parte iv) in cui Bisanzio ritrova, sotto Manuele I, un livello paragonabile, a quanto si ritiene, a quello degli inizi del regno di Giustiniano. Nonostante queste fluttuazioni, la
moneta e le finanze bizantine conservano per tutto il periodo una propria
specificit (parte i). La continuit della tradizione romana le rende superiori rispetto allOccidente, in quanto lo Stato non abbandona mai il controllo e i benefici della fiscalit e della battitura di monete, e conserva un
budget importante, anche perch il sistema plurimetallico (oro, argento,
bronzo) e gerarchizzato (tre denominazioni almeno, se non di pi, rispetto al solo denaro dargento carolingio) corrisponde a un maggiore tasso di
monetarizzazione e a scambi pi complessi.

i. lorganizzazione delle emissioni monetarie.


1. Le fonti del metallo: miniere e riserve monetarie.
La perdita della Siria e dellEgitto, e cinquantanni dopo dellAfrica, per lImpero significa una diminuzione drastica di riserve metalliche, dal momento che sotto Giustiniano queste ricche province forni-

2c_Bisanzio II_217-426

306

7-07-2008

13:57

Pagina 306

I fondamenti della civilt bizantina

vano senza dubbio i due terzi dun bilancio di circa 6 milioni di solidi e
assorbivano una parte corrispondente delle monete circolanti. Loro e il
bronzo coniati sotto Maurizio, Foca, Eraclio e anche sotto Costante II,
continuano daltronde a essere utilizzati nel califfato omayyade fino alla riforma di Abd al-Malik (77 E/697 d.C.), prima di essere riconiati,
per cos dire riciclati nei dinar e nei fulus con legende musulmane, interamente epigrafici a partire dal 697. Loro bizantino penetra in queste province fino al regno di Costantino IV. Lafflusso di bronzo bizantino si ferma nel 668, e nel corso del periodo viene emessa unabbondante monetazione arabo-bizantina costituita da fulus di imitazione e
poi da tipi derivati bilingui [Album 638; Foss 644]. A partire dalla fine
del vii secolo, dunque, lImpero pu contare solo sulle scorte di monete antiche ancora disponibili sul suo territorio, e tali scorte, per giunta,
sono state fortemente diminuite dai seppellimenti durgenza di tesori, che i proprietari non poterono recuperare in seguito, avvenuti in occasione degli eventi problematici del periodo (conquista persiana, avanzata araba, incursioni avaro-slave).
Da sempre, le miniere e lo sfruttamento delle sabbie aurifere procuravano allImpero il metallo nuovo che sopperiva alle perdite dovute allusura delle monete in circolazione, e alle sparizioni occasionali o
volute (risparmi nascosti o seppelliti e non recuperati). Nuove scoperte minerarie o una intensificazione dello sfruttamento a volte permettevano anche di aumentare la disponibilit e le emissioni. Questo avvenne nella seconda met del iv secolo grazie alle risorse dellIllirico e
della Tracia [MB I, capp. vii e xi, pp. 355-57]. Nonostante la perdita
definitiva o provvisoria di regioni metallifere come lEgitto o lasse Morava-Vardar e le valli adiacenti, la moneta doro mediobizantina continua a rinnovarsi: la misurazione degli elementi-traccia nella lega delle
monete doro dal vii allxi secolo, e in particolare il calo del tasso di
platino, permettono di stimare questo tasso di rinnovamento, nel lungo periodo, tra l1 e lo 0,34% allanno [Morrisson 659, fig. 35, p. 149]1.
Per quanto riguarda largento, le variazioni nella lega [Gordus 646] possono indicare dei cambiamenti nellorigine del metallo: i miliaresia con
deboli tracce doro emessi sotto Costantino VI (780-97) sarebbero stati coniati con metallo dorigine araba (alcuni peraltro sono stati riconiati su dei dirham), mentre i pezzi con forti tracce doro sarebbero stati ricavati dal metallo che proveniva dalle miniere dellArmenia. La questione della provenienza del metallo uno di quegli aspetti cui solo
recentemente i moderni metodi di analisi hanno cominciato a interessarsi, e non sono in grado di rispondere ancora in maniera esauriente
mancando i dati sufficienti sulla composizione di minerali ben localiz-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 307

Moneta, finanze e scambi

307

zati. In Anatolia, recenti prospezioni di geologi turchi hanno fornito


elementi di datazione pi o meno precisi (carbonio 14 per i ritrovamenti lignei o i resti di carbone vegetale; cronologia basata sulla ceramica
o le monete reperite in situ) che indicano la continuit dello sfruttamento minerario di numerosi siti dal periodo antico fino a quello ottomano [Pitarakis 670]. Analisi e prospezioni inducono dunque a modificare il clich dun Impero bizantino privato delle risorse metallifere, preziose o ordinarie, a causa della conquista araba; e una revisione di questo
tipo era stata gi proposta da Speros Vryonis [672] sulla base di testimonianze principalmente letterarie, e molto tarde e lacunose, basate
sullArmenia, la Georgia e lAnatolia orientale. Le principali zone di
estrazione di rame e argento, nel periodo in esame, sono situate in Bitinia e nellAnatolia occidentale, nei massicci a nord della Frigia (Paflagonia), nelle catene pontiche e nel Tauro, dove il massiccio del
Bolkardag forniva argento, piombo e anche stagno. Numerosi siti o
regioni minerarie erano protetti da fortezze, e questo mostra limportanza loro attribuita. Lulon (Lulua, lantica Faustinopoli), sotto questo aspetto, non era soltanto un punto strategico per le comunicazioni
militari ma anche per il controllo della produzione mineraria della Cappadocia. Considerazioni di questo genere hanno avuto la loro parte anche nellinteresse bizantino a riconquistare la parte settentrionale dei
Balcani, le cui le zone montuose intorno alle valli della Morava, dellIbar e del Timok erano ricche di metalli di ogni genere. Laccesso a fonti di metallo bianco, sommata alla detesaurizzazione del vii secolo (fusione degli arredi liturgici e altro da parte di Eraclio), spiega il ruolo essenziale dellargento nel periodo mediobizantino, in contrasto con la
sua assenza quasi totale nel periodo anteriore.
2. Cenni del sistema monetario.
Il solidus-nomisma, creato da Costantino nel 312, nel periodo in esame ancora il cardine del sistema monetario bizantino. Si tratta di una
moneta reale, dal valore nominale pari a quello intrinseco (1/72 di libbra di oro puro detto obryzum2, c. 4,55 gr), e ha corso legale purch sia
di conio autentico, di titolo non alterato, e di peso esatto, secondo un
testo (Leone VI, novella 52) che ribadisce le disposizioni dei Basilika
(54.18.1 e 3) a loro volta riprese dal Codice giustinianeo (CI XI, 11.1 e
3). La sua purezza (titolo) e il suo peso, pur con qualche eccezione (a livello cronologico o regionale) che esamineremo in seguito, restano notevolmente stabili per tutto il corso del periodo, e rendono il solidus, in-

2c_Bisanzio II_217-426

308

7-07-2008

13:57

Pagina 308

I fondamenti della civilt bizantina

sieme al dinar, la moneta doro musulmana, uno dei dollari del Medioevo, secondo lespressione di Robert Sabatino Lopez ripresa ed estesa
da Carlo Cipolla. Come testimoniano le tante bilance e i tanti pesi regolarmente scoperti negli scavi, gli utenti (mercanti e acquirenti) verificavano costantemente il peso delle monete, per mezzo di bilance e di
pesi in bronzo, nel ix secolo stampigliati dalleparco della Citt (Libro
delleparco 13.5) [cfr. cap. xi, p. 287].
La tabella 4 riassume levoluzione di questo sistema dalla grande flessibilit e dalla sorprendente variet, se paragonato a quello dellOccidente medievale, ridotto quasi a una sola denominazione nel corso dello stesso periodo (il tremissis merovingio svalutato, e poi il denaro carolingio e postcarolingio, eventualmente completato dal mezzo denaro,
lobolo). La sua pi o meno grande complessit rispecchia le variazioni
del livello degli scambi. Il suo carattere plurimetallico non viene mai meno, giacch anche nella sua forma pi semplice (tab. 4b), a partire da Basilio I, il sistema annovera ancora una denominazione per ognuna delle
tre principali tipologie metalliche. Questa struttura, inoltre, era funzionale alle modalit di riscossione delle tasse, e contemporaneamente ne
veniva rafforzata giacch si esigeva il pagamento in moneta doro di ogni
cifra superiore a 2/3, 1/24, 1/48 di nomisma (ossia 35/48), e il contribuente riceveva un resto (antistrophe) in moneta divisionale di bronzo,
come vuole la Palaia Logarike (antica contabilit) [Morrisson 663, con
i riferimenti del caso]. La persistenza di una riscossione in denaro di parte delle tasse spiega la resistenza della moneta a Bisanzio nel cuore dei
secoli bui.

Tabella 4.
Il sistema monetario bizantino (641-1204). Dati riguardati solamente le monete coniate nella zecca di Costantinopoli.
a). vii secolo (642-717).
Oro

Argento

Bronzo

Solidus
Nomisma

Semissis

Tremissis

Esagrammo

Follis

( 4,50 g
98% Au)
1

( 2,25 g
98% Au)
2

( 1,50 g
98% Au)
3

( 6,72 g
96% Ag
12

(da 14
a 3 g)
288

Mezzo follis Decanummioa

576

1152

a
Il declino del peso del follis comporta la progressiva scomparsa del pentanummio (ultimi esemplari noti sotto Costantino IV).

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 309

Moneta, finanze e scambi

309

b). viii-x secolo.


Oro

a
b

Argento

Bronzo

Solidus
Nomisma

(Semissis)a

(Tremissis)a Miliaresion Carato/keration

( 4,50 g
98% Au)

( 2,25 g
98% Au)

( 1,50 g
98% Au)

(da 2,27
a 3,0 g
98% Ag)
12

Follisb
(da 14
a 3 g)

(moneta
di
conto)
(24)

288

Estremamente rari a partire dal 741. Ultimi esemplari noti sotto Basilio I (867-86).
Il decanummio scompare sotto Costantino V, e il mezzo follis definitivamente sotto Teofilo.

c). x-xi secolo (963-1092).


Oro

Nomisma
histamenon
(24 carati
di peso)

Nomisma
tetarteron
(22 carati
di peso)

Argento

Miliaresion

Bronzo

2/3 di
1/3 di
Carato/
miliaresion miliaresion keration

( 4,50 g
( 4,13 g (da 3,0 a 2,0 g (da 2 a 1,4 g
dal 98
dal 98
dal 98
dal 98
al 10% Au) al 10% Au) al 65% Ag)
al 61% Ag)
valore ignoto
12
16
1

(da 0,9
a 0,6 g)
36

Follis

(moneta (da 14 g
di conto)
a 3 g)
(24)

288

d). Lera delliperpero (1092-1204).


Oro

Elettro

Iperpero
Nomisma
hyperpyron

Nomisma
trachy
aspron
(tricefalo)

Aspron
trachy
(stamenon)

Carato/
keration

( 4,30 g
87% Au)

( 4,30 g;
dal 30
al 10% Au
e dal 60
al 70% Cu)
3

( 4,30 g;
dal 6
al 2% Ag)

(moneta
di conto)

48

(24)

Mistura

Bronzo

Follis

Tetarteron

(moneta ( 4,0 g)
di conto)

(288)

864?

Mezzo
tetarteron

( 2,0 g)

1728?

Nota. Per una versione pi dettagliata delle tabelle 4-5-6, con illustrazioni dei differenti tipi di
monete, cfr. EHB, III, pp. 921-24.

2c_Bisanzio II_217-426

310

7-07-2008

13:57

Pagina 310

I fondamenti della civilt bizantina

3. Lorganizzazione dellemissione monetaria.


La scomparsa delle sacre largizioni, databile al 610, e la devoluzione
delle sue antiche competenze ai sekreta dei differenti logoteti, posero la
produzione monetaria sotto lautorit del vestiarion. Sta di fatto che tra
il personale di questo offikion si trova menzionato nell899, allinterno del Cletorologio di Filoteo, un archon tes charages (sovrintendente
della zecca), gi attestato con il nome di chrysoepsetes (purificatore delloro) nel taktikon Uspenskij dell842-43. La fusione del metallo
prezioso avveniva probabilmente nellofficina del Chrysocheion (fonditore doro, il cui arconte dipendeva per dal sekreton delleidikon
(amministrazione del patrimonio imperiale) [cfr. cap. vii, pp. 155-56].
Infine, lo zygostates, controllore dei pesi e della qualit della moneta imperiale, dipendeva dallufficio del sakellion [Oikonomides 28, pp. 315317]. Nel xii secolo, lofficina della fonderia la stessa in cui si coniano le monete [Hendy 651, pp. 412, 427].
4. Le zecche.
Lorganizzazione delle zecche non ha pi lordine preciso dellepoca precedente, quando lemissione delloro era assicurata in ogni prefettura e quella del bronzo nella capitale di ciascuna diocesi, secondo
lo schema ereditato da Diocleziano. Linvasione persiana dellAsia Minore e lavanzata slava avevano causato, sotto Eraclio, la chiusura provvisoria delle zecche diocesane di Tessalonica (Illirico), Nicomedia (Ponto), Cizico (Asia) e Antiochia (Oriente); le prime tre ripresero lattivit
nel 625-26, ma la interruppero nel 627-28. A partire dal 629 e fino al
xii secolo, dunque, Costantinopoli alimenta da sola, o quasi, tutta la
parte orientale dellImpero compresi i Balcani; Tessalonica batte moneta solo sporadicamente sotto Teofilo, Basilio I e Leone VI, e Cherson attiva, a esclusivo beneficio della circolazione locale, solo da
Michele III fino a Giovanni I Tzimisce. Nelle province occidentali dellAfrica e dellItalia la ripartizione delle zecche si adatta alla frammentazione dei possedimenti bizantini e alle circostanze militari [Hendy
651, pp. 414-23]. La produzione di Cartagine viene cos trasferita in
Sardegna, in scala molto pi modesta, dove prosegue per cinquantanni dopo la perdita dellAfrica, e quella di Siracusa continua, per una
trentina danni dopo la conquista araba, sullaltra sponda dello stretto
di Messina, a Reggio.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 311

Moneta, finanze e scambi

311

Nel xii secolo, la relativa decentralizzazione delle emissioni nei Balcani meridionali contrasta con il perpetuarsi del monopolio di Costantinopoli in Asia Minore, che tuttavia viene intaccato in alcuni casi di
autonomie o usurpazioni (Gabradi di Trebisonda tra xi e xii secolo, Isacco Comneno a Cipro o Teodoro Mancafa a Filadelfia alla fine del xii secolo).

Tabella 5.
Le zecche bizantine (met del vii - fine del xii secolo).
Circoscrizione
amministrativa

Zecca
(in corsivo
zecca temporanea
o irregolare)

Metalli coniati

Periodo di attivit

oriente
Costantinopoli
Macedonia
TessalonicaStrimone-Boleron
Ellade-Peloponneso
Macedonia-Tracia
Cherson
Trebisonda

Tessalonica
Tessalonica

oro, argento,
poi elettro, bronzo
oro, elettro,
mistura, bronzo

Tebe (?)
Filippopoli (?)
Cherson
Trebisonda

bronzo
oro, mistura
bronzo (fuso)
bronzo

Cipro

Nicosia

argento, mistura, bronzo

Filadelfia

Filadelfia

mistura, bronzo

per tutto il periodo

c. 1092 - c. 1190
c. 1092 (?)
842-989 (?)
c. 1075-1106 (?)
(Teodoro, poi
Gregorio Gabra)
1183-91
(Isacco Comneno)
1188-89
(Teodoro Mancafa)

ix (e xi?) secolo
c. 1092 - c. 1190

occidente
Esarcato di Cartagine Cartagine (trasferita
a Cagliari)
Ducato di Roma
Roma
Esarcato di Ravenna Ravenna
Ducato di Napoli
Napoli
Tema di Sicilia
Siracusa (trasferita
a Reggio)

oro, argento, bronzo


oro, bronzo
oro, argento, bronzo
oro, argento, bronzo
oro
oro, bronzo
oro, bronzo

fino al 695
695 - prima del 741
fino al 776
fino al 751
c. 660 - 842
642-879
879-912

2c_Bisanzio II_217-426

312

7-07-2008

13:57

Pagina 312

I fondamenti della civilt bizantina

ii. contrazione, resistenza e adattamento: il secolo buio (fine


del vii - met del ix secolo).
Il grande iato dei secoli bui, che a Bisanzio si pu datare tra la met
o la fine del vii secolo e la met del ix [il lungo viii secolo: Haldon
386], si manifesta nella scomparsa della citt antica, nello sconvolgimento del sistema fiscale e di approvvigionamento pubblico delle grandi citt
che le sostentava, nel declino della popolazione, in quello del commercio in generale e degli scambi monetari, in particolare in un contesto
dinsicurezza, e infine nel crollo delle scorte di metalli preziosi e delle
risorse finanziarie dellImpero. La numismatica stata lungamente utilizzata per rivelare e quantificare il declino della vita urbana secondo il
modello antico, e il crollo degli scambi monetari; ed stata invocata per
appoggiare tesi contraddittorie. Qui se ne esaminer la testimonianza
negli aspetti complementari della produzione (quantit e natura delle
monete emesse) e della circolazione (uso e diffusione degli esemplari monetari), per evidenziare infine gli indizi di una relativa sopravvivenza
degli scambi e della fiscalit in moneta.
1. Contrazione e adattamenti.
a) Una produzione ristretta e frammentata.
Lassenza quasi totale di monete di bronzo del periodo qui in esame
nei grandi siti antichi scavati da dopo la prima guerra mondiale (Atene,
Corinto, Sardi, Antiochia), in contrasto con la loro abbondanza nel periodo dal iv al vi secolo, stata notata da tempo [Metcalf 656 e 657].
Un crollo analogo pu essere osservato nei ritrovamenti dei siti balcanici prettamente medievali (Tirnovo, Preslav e Pernik), o se si fa la sommatoria dei ritrovamenti isolati di intere regioni come lAlbania, la Calabria, la Puglia e la Sicilia [EHB, III, fig. 6.1-15, tra le pp. 912 e 913].
Daltronde, le rare stime del numero originale di conii3 utilizzati per
battere una determinata emissione molto pi affidabili del semplice
conteggio delle emissioni conservate, a suo tempo praticato da Kazhdan
e Ostrogorsky, che peraltro offre gi unindicazione di massima forniscono informazioni analoghe sullimportanza relativa delle emissioni e
sul loro crollo in questepoca. Pur con tutte le riserve del caso, si pu

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 313

Moneta, finanze e scambi

313

per esempio notare che le emissioni annuali di monete doro sotto gli
Isaurici sarebbero state solo un terzo di quelle della fine del regno di
Eraclio, esse stesse gi inferiori della met a quelle richieste dallo sforzo della guerra contro i Persiani [EHB, III, p. 937].
Oltre a questa riduzione generale, le emissioni bizantine sono state
interessate da altre forme di adattamento. Il sistema si semplifica con la
scomparsa progressiva delle frazioni del solidus (il semissis risulta estremamente raro dopo il 741), mentre il contenuto aureo dello stesso solidus di Costantinopoli diminuisce a partire dal 680. Il titolo, infatti, scende dal 98 al 96,5% e il peso passa dai 4,41 g del periodo 491-668 alla
media di 4,36 g per il 668-717: ci implica un piccolo risparmio di metallo (2,7%), che tuttavia era probabilmente deliberato. Le ulteriori fluttuazioni dellviii-ix secolo sono ancora poco studiate [Morrisson 659,
pp. 125-26, fig. 25, e p. 248], ma rivelano una stabilizzazione sotto gli
Isaurici e una nuova diminuzione a partire da Michele II. Tali variazioni restano comunque assai limitate, e rimangono sempre al di sopra
del 95%.
b) Le specificit regionali e lautonomia crescente delle zecche provinciali.
Le zecche provinciali rimaste in Occidente [Grierson 34, II, pp. 4353, e III, pp. 82-94] si allontanano sempre pi dalle norme della capitale, sia nei loro tipi iconografici che nella metrologia. Cartagine, ancora
attivissima sotto Costante II, a partire da Eraclio emette dei solidi molto pi piccoli e spessi (detti globulari) di quelli costantinopolitani; il
loro peso ancora corretto ma la forma specifica sembra destinata a rendere la coniazione pi rapida e meno costosa. Fino alla fine del vii secolo, a Cartagine (chiusa nel 695) come in Italia e in Sicilia loro resta di
purezza quasi analoga (97,7 o 97 contro 98,2% a Costantinopoli). A Siracusa, tra il 695 e il 705, scende all80 e addirittura al 71, prima di stabilizzarsi intorno all82% fino agli anni venti del ix secolo, per poi conoscere unultima alterazione, molto pi grave, sotto Teofilo (dall80 al
60%) e poi Michele III (47-40). Queste fluttuazioni si inquadrano nella storia amministrativa dellisola: la prima caduta coincide con la creazione del tema di Sicilia intorno al 695, la stabilizzazione con la riforma fiscale di Leone III e la confisca delle rendite del patrimonio di San
Pietro [cfr. cap. xviii, p. koin; Teofane 52, I, p. 410], lultima caduta
con la pressione delle incursioni arabe che conducono alla conquista.
Lalterazione della moneta doro di Ravenna e di Roma, meno conosciuta nei dettagli, inizia nello stesso periodo, ma le autorit locali, con le

2c_Bisanzio II_217-426

314

7-07-2008

13:57

Pagina 314

I fondamenti della civilt bizantina

risorse ridotte, non potevano arrestare un processo che riguardava anche la monetazione longobarda nel nord o in Toscana, cos come a Benevento [Rovelli 671].
La frammentazione dei possedimenti bizantini in Italia e il sostegno
sempre pi limitato che essi ricevono dalla capitale spiegano lautonomia crescente delle autorit regionali in materia monetaria: Ravenna,
isolata, ha una produzione sempre pi ridotta e non pi lunica a coniare loro. A Napoli, i duchi, a partire dal 660 circa, si dotano di una
zecca che di tanto in tanto batte solidi svalutati e rare monete di bronzo in nome dellimperatore. A Roma, i papi affermano progressivamente la propria autorit in una serie di emissioni molto caratteristiche nei
tre metalli: nonostante i conflitti religiosi legati alliconoclasmo, rispettano il monopolio imperiale conservando sulla moneta doro il nome del
basileus fino a Leone IV, ma contrassegnano con il proprio nome di
tanto in tanto a partire dal 687, e continuativamente dal 740 la maggior parte delle piccole emissioni in argento che fino ad allora recavano
il monogramma dellimperatore o la sigla RM (Roma), e che subiscono
anchesse la svalutazione [Morrisson 666]. La prima moneta con titolatura interamente pontificale risale ad Adriano I (772-95), ma resta dispirazione bizantina; poco dopo, i primi denari di tipo carolingio saranno emessi dallo stesso pontefice (MEC 1, p. 560), e con ladozione della datazione per anno di regno del re franco, nel 798, suggelleranno
lentrata di Roma nellorbita occidentale [cfr. cap. xviii, p. koin].
c) Regionalizzazione e limitazione della circolazione.
La contrazione delluso della moneta incontestabile: nella maggior
parte dei siti dellAsia Minore e dei Balcani, i folles posteriori al 658-68
sono sempre pi rari e spariscono quasi completamente fino al ix secolo, o addirittura fino allxi.
A Pergamo, dopo 176 esemplari di Costante II e solo 11 di Costantino IV, se
ne trovano al massimo uno o due per alcuni degli imperatori del periodo 685-715,
e poi nessuno prima di Michele II; a Efeso tra Costante II (668) e Leone VI (886)
compare solo una moneta di bronzo di Costantino V; a Priene, tra Costante II e la
fine del x secolo stato scoperto solo un miliaresion di Leone III e un bronzo di Leone V; ad Afrodisia non c nulla tra Costante II e un unico esemplare di Teofilo; ad
Anemurio, non c pi niente dopo alcuni esemplari del 668-705, e gli esempi si potrebbero moltiplicare.

Questo crollo stato messo in relazione con la trasformazione o la


riforma della modalit di riscossione delle tasse e del finanziamento dellesercito, rispecchiati parallelamente dallaumento dei pagamenti in na-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 315

Moneta, finanze e scambi

315

tura e dal ricorso prioritario alla synone (alla quale provvedevano e sovrintendevano i commerciari) per assicurare il rifornimento delle truppe [cfr. cap. vi, p. 141; Brandes 640, rec. di J. Haldon, BZ, 96 (2003),
pp. 717-28; pi brevemente, Brandes 641, pp. 141-72].
Per completare il quadro, per, bisogna mettere in conto importanti variazioni regionali, giacch la contrazione meno marcata in siti urbani come Costantinopoli (il numero di ritrovamenti dellviii secolo a
Sarahane rappresenta ancora la met circa di quelli del vi) e Roma, a
giudicare per esempio dal numero di monete scoperte negli scavi della
Crypta Balbi e di altri contesti [Rovelli 671; Arslan 639]. Il crollo meno marcato anche nelle province pi sicure, rimaste relativamente prospere, a quanto pare, come nel caso della Sicilia. Anche in altre isole o
in alcune regioni costiere le monete depoca iconoclastica non mancano,
in particolare nei siti fortificati [Penna 669]. Nelle regioni dellinterno,
i risultati recenti degli scavi di Amorio rivelano la relativa importanza
delle monete del periodo 715-971 (15%), che contrasta con la loro assenza totale a Pergamo e il loro ruolo ridotto a Sardi (2,2%)4. Nonostante sia isolato, questo esempio basta a mostrare come un centro militare,
qual era la capitale del tema degli Armeniaci, potesse svolgere un ruolo
di diffusione del denaro contante e come potesse contribuire alla sopravvivenza delleconomia monetaria.
2. La sopravvivenza della sfera monetaria e i suoi limiti.
La documentazione numismatica e archeologica resta dunque parziale e anche di parte, da un lato perch gli scavi concentrati sui siti antichi
hanno raramente interessato i siti medievali, i centri fortificati e i kastra
isolati5, o le aree dei mercati periodici (panegyreis, fiere), e dallaltro
per il fatto che le citt rimaste abitate in questepoca lo sono anche oggi
e il loro materiale poco conosciuto (scavi demergenza inediti di piazza Diokitiriou a Tessalonica, della metropolitana di Atene ecc.). Gli ulteriori sviluppi dellarcheologia bizantina apporteranno senza dubbio un
cambiamento di prospettiva sui secoli bui, analogo a quello causato in
Occidente dagli scavi degli emporia [Hodges 607, pp. 82-120] o dalle prospezioni con metal-detector [Moesgaard, in Lefort 549, pp. 135-48].
Cambiamento di prospettiva, ma non certo rovesciamento, perch sembra difficile negare la portata della contrazione degli scambi in denaro e
della produzione monetaria. Il crollo delle emissioni rivelato dalla rarit
degli esemplari degli anni 680-820, tuttavia, non implica una analoga rarit di contanti disponibili: gli studi stratigrafici mostrano infatti che le

2c_Bisanzio II_217-426

316

7-07-2008

13:57

Pagina 316

I fondamenti della civilt bizantina

vecchie emissioni continuano a svolgere un ruolo non trascurabile6. Contrazione non significa passaggio generalizzato allautarchia e alleconomia di baratto: larcheologia ha gi messo in luce dei poli di resistenza
e gli elementi di una sopravvivenza delleconomia monetaria.
Agli esempi citati [Morrisson 665] si pu aggiungere quello di Gortina, dove la
circolazione monetaria persiste nellviii secolo [Garaffo 645], e in Anatolia quello
delle capitali amministrative e militari come Ancira per lOpsikion o Amorio per gli
Anatolici [Lightfoot 1044], dove la presenza di monete del periodo 770-950 non
affatto trascurabile.

Il ruolo dello Stato e della fiscalit essenziale in questa resistenza.


La quota in denaro, infatti, resta importante sia nelle entrate sia nelle
uscite. Nonostante laumento della fiscalit percepita in natura, e il probabile ruolo, come si visto, dei commerciari in questo ambito fino al
740 circa, la possibile istituzione di un testatico da parte di Costante
II7, la creazione del dikeraton nel 732 [Teofane 52, I, p. 412], le esigenze di Costantino V e le vessazioni di Niceforo I costituiscono altrettante testimonianze della persistenza parziale di una tassazione in denaro
non trascurabile. Bench lesercito sia stato per la maggior parte stipendiato in natura, la sopravvivenza della roga implica dei versamenti in denaro che costituiscono un supplemento di rendita8, e non mancano alcuni testi che testimoniano la presenza di pagamenti privati in denaro
nei secoli bui [Oikonomides 635, n. X]. Peraltro, alla fine di questo periodo, bench il termine di synone che designava la requisizione di derrate riservate allesercito, largamente praticata tra vii e viii secolo, sia
ormai passato a significare la stessa tassa fondiaria, questa spesso ancora percepita in natura, come testimonia la corrispondenza del metropolita di Nicea (c. 820) Ignazio Diacono [citato e commentato da Kaplan 653].
La situazione, a dire il vero, eterogenea e poco conosciuta. La riforma fiscale di Leone III nel 739, bench abbia creato il dikeraton, sovrattassa riscossa in ragione di due miliaresia per nomisma, e bench abbia
indubbiamente confermato lesazione del kapnikon (da kapnos, fumo,
equivalente del focatico), tassa sulla persona di 2 miliaresia nel ix secolo e probabilmente ammontante al doppio quando fu originariamente
creata da Costante II [Oikonomides 328, pp. 30, 72 e n. 95; Zuckerman 376], nonostante tutto ci tale riforma non ha comportato un ritorno immediato e generalizzato a una tassazione in denaro [Brandes
640, p. 379, contra Oikonomides 328, pp. 34-35, che propende per unaderazione (conversione monetaria di tributi richiesti in natura) generalizzata sotto Costantino V].

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 317

Moneta, finanze e scambi

317

Tuttavia, nel 766-67 a causa delle tasse imposte, gli uomini furono
costretti a svendere i doni di Dio9. Infatti,
Costantino [V], il nemico di Cristo e nuovo Mida, si rivel un crisofilo, e tesaurizz tutto loro, e i contribuenti erano cos oppressi dallesazione delle tasse che
i frutti della terra e i raccolti erano venduti per uninezia, 60 moggi di grano o 70
dorzo per un nomisma, e la maggior parte anche a meno. Gli stolti vi videro labbondanza della terra e la fertilit, ma i pi assennati lo giudicavano lopera della tirannia e dellavidit (philochrematia), e il frutto di una morbosa disumanit10.

Grazie al resoconto dei cronisti, evidentemente ostili allimperatore


iconoclasta, si percepiscono bene i catastrofici effetti deflazionistici (dimezzamento del prezzo del grano) di una misura che consisteva sia in
un aumento dellimposta sia pi probabilmente nellobbligo del suo versamento in denaro, in un contesto di scarsit monetaria e di mercato rigido.
Allinizio del ix secolo, limperatore Niceforo I gi logoteta del genikon assai intelligente, astuto e di rapido comprendonio, soprattutto nelle questioni fiscali, ma meschino ed eccessivamente amante del denaro secondo lautore, anchegli iconodulo, della Cronaca dellanno
81111, prese una serie di misure fiscali presentate chiaramente come vessazioni (kakoseis) da Teofane12. Le sue dieci misure cercavano di risanare le finanze imperiali: da una parte annull gli sgravi concessi poco
prima da Irene ai suoi partigiani e impose il kapnikon ai pareci delle pie
fondazioni e della Chiesa, dallaltra si sforz di reperire nuove risorse
aumentando le aliquote ed esigendo il pagamento di 2 keratia (1/12 di
nomisma) per le spese, procedendo inoltre alla confisca di numerosi patrimoni sotto il pretesto che si trattava di tesori che erano stati scoperti e che tornavano al fisco per diritto regio, costringendo i naucleri del
litorale, specialmente in Asia Minore, a comprare gli appezzamenti confiscati; imponendo infine un prestito forzato di 12 libbre doro, al tasso elevato del 16,7%, ai grandi armatori di Costantinopoli, oltre agli
abituali kommerkia.
Si spesso evocato, a supporto della persistenza della monetarizzazione a Bisanzio, il kommerkion della fiera di Efeso che nel 794-95 fruttava ancora 100 libbre doro (7200 nomismata) allanno [Teofane 52, I,
p. 469]. Tuttavia, laneddoto del contadino Metrio13 che, di ritorno da
una fiera nel tema di Paflagonia, dove aveva venduto o scambiato i
suoi prodotti, trova una borsa con 1500 nomismata smarrita da un mercante, illustra lambivalenza ancora prevalente a met del ix secolo,
quando cospicue transazioni in denaro (la cifra in questo caso senza
dubbio simbolica) coesistono con forme di scambio non monetarizzate.
Il fatto che una parte delle esigenze fiscali dello Stato fosse rimasta in

2c_Bisanzio II_217-426

318

7-07-2008

13:57

Pagina 318

I fondamenti della civilt bizantina

denaro, tuttavia, ha verosimilmente contribuito alla sopravvivenza duna qualche economia di scambio e al rinnovo monetario della met del
ix secolo.

iii. una prima rinascita monetaria: da teofilo a costantino vii


(met del ix-x secolo).
1. Una produzione e una circolazione pi intense.
A met del ix secolo, il sistema monetario mediobizantino si ampiamente affrancato dalla tradizione tardoantica: ormai c solo una tipologia monetaria per metallo; il nomisma rispetta ancora la norma costantiniana e conserva una legenda in caratteri latini, ma le sue frazioni sono scomparse e il loro ruolo stato preso dal miliaresion, una moneta
dargento larga e sottile, ispirata al dirham arabo ma che afferma lidentit dellImpero proclamando in greco in una curiosa scrittura mista
greco-latina che perdurer fino allxi secolo [Morrisson 661, art. II]
sul recto, intorno a una croce monumentale, Che tu sia vincitore in Ges Cristo, e celebrando al verso i fedeli imperatori dei Romani, per
grazia di Dio. Infine, la moneta di bronzo ha abbandonato la datazione annuale introdotta nel 537, cos come lindicazione del valore in
noummia; il follis non ha pi (salvo rare eccezioni) dei sottomultipli e
adotta lo stile epigrafico della moneta dargento con la titolatura imperiale su pi linee, come sui sigilli di piombo dei funzionari civili e degli
ecclesiastici che ci sono giunti a migliaia [Cheynet 38]. Il nomisma
emesso sotto Teofilo in quantit doppia rispetto a prima, e la produzione di monete doro sembra veramente decollare a partire dalla met
del x secolo, a giudicare dalle stime ricavate dallo studio dei conii di un
corpus di 4600 pezzi14. La moneta di bronzo si trova durevolmente stabilizzata con un peso analogo a quello delle origini; coniata in quantit
sempre pi rilevanti, permette di rinnovare e aumentare la massa monetaria in circolazione.
Nel meridione dei Balcani, ormai compiutamente reintegrato nellImpero, la documentazione numismatica testimonia in effetti, tra l820
e il 969, un accrescimento significativo dei ritrovamenti di scavo (tasso
dell1% lanno a Corinto e del 4 circa a Atene) [Metcalf 658; Penna
669]. Al nord, la penetrazione del bronzo, totalmente assente tra la
fine del vii e la met dellviii secolo, gi pi sostenuta tra l813 e l842,

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 319

Moneta, finanze e scambi

319

e sotto Leone VI ritrova un livello che non conosceva dal vi secolo, mentre lapparizione di piccoli tesori di folles, al posto di semplici depositi
funerari costituiti da esemplari spesso forati utilizzati come amuleti, mostra che la moneta non ha pi un semplice valore rituale ma svolge compiutamente la sua funzione di strumento di scambio e di riserva di piccole ricchezze [Oberlnder-Trnoveanu 668]. In Asia Minore, pur con
tutte le gi menzionate riserve relative alla documentazione, la crescita
dei ritrovamenti monetari meno rimarchevole e pi tardiva, ma sembra timidamente delinearsi in alcuni siti, soprattutto nelle zone litoranee, a partire da Leone VI, come sembrerebbero indicare le scoperte di
monete a Efeso e a Nicea [Planet in 1021, pp. 499-505]. Altre testimonianze storiche, daltronde, inducono a considerare Efeso e Nicea
citt da lungo tempo ricca e popolosa secondo Teofane Continuato
[56, p. 464] a fianco di Attalia, Smirne e Trebisonda, come delle citt
dalla relativa continuit [Brandes 989, pp. 124-31].
Paradossalmente, nel momento in cui la sicurezza in parte ritrovata
e la cessazione delle recrudescenze della peste favoriscono questo rinnovamento degli scambi nel cuore dellImpero, gli ultimi possedimenti occidentali o insulari, nucleo della resistenza nei secoli bui, sfuggono al
controllo bizantino (Palermo nell831, Siracusa nell879, Creta verso
l824). Questo comporta la chiusura delle zecche italiane. La Calabria e
la Puglia dora in poi saranno rifornite dalla zecca di Costantinopoli, che
provvede alla quasi totalit delle monete circolanti in tutto il territorio,
se si eccettuano lepisodio di Reggio [cfr. p. 310], le emissioni tessalonicesi di Michele II, Teofilo, Basilio I e Leone VI [Hendy 651, pp. 42325], e, da Michele III a Basilio II, la peculiarissima monetazione fusa
destinata allemporio di Cherson, che non supera i suoi confini.
2. Il contesto fiscale e di bilancio.
La persistenza di un potere relativamente forte e di uno Stato unificato, a confronto delle situazioni che prevalgono in Occidente nello
stesso periodo, e il mantenimento di un prelievo fiscale parzialmente
in denaro costituiscono la peculiarit dellImpero mediobizantino. Questi fattori spiegano limportanza delle risorse finanziarie, molto inferiori a quelle dei califfi abbasidi ma probabilmente molto superiori a
quelle dei Carolingi. Questa relativa ricchezza illustrata dal modo in
cui sono inscenati i ricevimenti al Gran Palazzo sotto Teofilo, cos come in seguito dalle descrizioni della distribuzione delle rogai la domenica delle Palme:

2c_Bisanzio II_217-426

320

7-07-2008

13:57

Pagina 320

I fondamenti della civilt bizantina


Limperatore elargisce monete doro tanto ai soldati quanto ai dignitari di Corte, e ognuno riceve una somma proporzionata al suo rango Fu collocata una tavola di 10 cubiti di larghezza e 4 di larghezza, su cui si trovavano mucchi di monete poste in sacchi, a seconda delle cifre da distribuire, scritte allesterno dei sacchi
stessi Il primo a essere ricompensato fu il rettore del Palazzo, al quale il denaro
non fu messo in mano, ma posto sulle spalle e poi il domestico delle scholae e il
drungario della flotta ricevettero sacchi di monete e vesti (cos pesanti) che dovettero farsi aiutare per tirarseli dietro (si sa che le rogai degli strateghi e dei clisurarchi andavano da 5 o 10 libbre doro fino a 40, ovvero circa 13 chili)15.

Non sono mancati tentativi di stima di questo oro di Bisanzio: la


pi recente [Treadgold 521, molto contestata] combina, per stimare le
spese imperiali, i dati di una descrizione dellesercito bizantino intorno
all840, conservata in quattro fonti arabe, che forniscono il numero degli uomini e le rispettive rogai, con le informazioni di Costantino VII
sullo stipendio degli ufficiali dellesercito tematico, e con il numero di
titolari civili e militari noti dalle liste di precedenza dellepoca (taktikon
Uspenskij e Cletorologio di Filoteo). Le rendite imperiali, dellordine di
1,7 milioni di nomismata intorno all800, sarebbero aumentate a circa
3,3 milioni intorno all842-56, con un surplus costante di 300 000 nomismata allanno, origine del tesoro di 1090 kentenaria ammassato da
Teofilo e Teodora [rif. in Hendy 651, pp. 224-25]. Indipendentemente
dal margine derrore o dagli eccessi di queste stime, esse rispecchiano
comunque la relativa potenza finanziaria parzialmente recuperata dallImpero, strumento della sua politica militare e della diplomazia, e conseguentemente dellespansione del periodo seguente. La coscienza di
questa forza traspare dalla dichiarazione altezzosa attribuita al patrizio
Cristoforo quando ricevette il vescovo di Cremona, Liutprando, ambasciatore di Ottone II alla Corte di Niceforo Foca nel 968:
Noi che superiamo tutte le altre nazioni in ricchezza e in saggezza con il
nostro denaro che ci d il potere, solleveremo il mondo contro [il vostro imperatore] e lo spezzeremo come un vaso dargilla16.

iv. lespansione e i suoi problemi (fine del x - fine del xii secolo).
Ormai gli studiosi concordano nel valutare questo intero periodo in
una luce pi favorevole di quanto non si tendesse fare nella storiografia
degli anni cinquanta dello scorso secolo, e a vedere in esso una crescita
progressiva delleconomia e delle finanze bizantine. La causa principale di tale sviluppo il ristabilimento di una migliore sicurezza per terra

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 321

Moneta, finanze e scambi

321

e per mare (capp. ii e iii), che favorisce la crescita demografica, e gli


scambi allinterno dellImpero come pure con i vicini orientali, slavi o
occidentali. Come si vedr, alla met di questa espansione si colloca la
crisi della seconda met dellxi secolo, una parentesi certo drammatica
ma superata allinizio del xii secolo, che conosce sotto Manuele I un apogeo non ancora intaccato dallo sviluppo italiano.
1. Lespansione dellxi secolo.
Si assiste a un aumento senza precedenti della quantit di monete
coniate: i folles anonimi (dove il ritratto e la titolatura dellimperatore
vengono sostituiti, a partire da Giovanni Tzimisce fino allepoca di Costantino X, con limmagine del Cristo e la legenda Ges Cristo re dei regnanti, o da diverse forme di croce) sono tra le pi comuni e le pi abbondanti di tutte le emissioni bizantine. In tutte le province, non solo
nei centri importanti come Corinto [Penna in EHB, II, pp. 655-58] e
Atene, ma anche in alcuni siti bulgari (Pernik, Preslav, Djadovo), in
quelli del Basso Danubio come nelle zone rurali adiacenti [E. Oberlnder-Trnoveanu in Lefort 549, pp. 387-93], in Asia Minore, sulla costa
ma anche nei siti dellinterno [Lightfoot: vedi nota 4, p. 327], ad Antiochia come nei villaggi della regione [Vorderstrasse, in Lefort 549, pp.
502-8], i ritrovamenti aumentano in maniera spettacolare: per esempio
a Corinto, tra il 969 e il 1092, sono il triplo rispetto allepoca precedente. In alcune regioni, come la frontiera del Danubio, non si pu negare
il ruolo motore del denaro iniettato dallautorit imperiale per finanziare le operazioni militari, ma questi siti fungono anche da depositi e
centri di scambio con le popolazioni settentrionali [Stephenson 1101,
pp. 84-89]. I progressi della documentazione archeologica, particolarmente in ambito rurale, attestano la diffusione degli scambi in moneta
in alcune regioni rimaste fino ad allora ai margini; in Dobrugia o nella
Bulgaria nordorientale, lassociazione di monete con utensili agricoli
conferma questa diffusione. Allo stesso modo, la produzione di imitazioni di folles dellxi secolo ottenute tramite fusione, dapprima tra il 980
e il 1000 in unofficina controllata dai Comitopuli, e poi negli anni 10601100 in una zecca locale situata a Dorostolon, e in seguito a Isaccea, mostra questo bisogno crescente di spiccioli17.
Le monete di metallo prezioso subiscono unevoluzione analoga, bench pi difficilmente misurabile. Per quanto riguarda la moneta doro,
lo studio dei conii condotto da Feg (cfr. nota 18) indica un netto aumento delle emissioni a partire dal 950, in confronto con i livelli ante-

2c_Bisanzio II_217-426

322

7-07-2008

13:57

Pagina 322

I fondamenti della civilt bizantina

riori. La moneta dargento, apparentemente pi abbondante, a ogni modo si diversifica per venire meglio incontro ai bisogni delle transazioni
monetarie (nellxi secolo vengono create due frazioni di un terzo e di
due terzi di miliaresion, sicuramente dal valore di 8 e 16 folles). Il continuo calo di peso della moneta di bronzo nel corso dellxi secolo, come
lalterazione del nomisma da cui essa dipende, denotano la necessit di
coniare una maggior quantit di pezzi a partire da riserve metalliche insufficienti.
Con Costantino VII il nomisma si sgancia dalla precedente norma di
quasi purezza e scende sotto il limite dei 23 carati. Una lenta alterazione, spesso misconosciuta18, fa perdere un carato fino a Michele IV: ci
avrebbe permesso un aumento della massa monetaria dello 0,2% lanno. Nel corso di questa prima fase si colloca la creazione, da parte di Niceforo Foca, di un nomisma di peso ridotto, il tetarteron, diminuito di
1/12 (un piccolo quarto, un quarto di tremissis, rispetto al nomisma a
pieno peso, detto histamenon): si tratta dun episodio complesso che ha
provocato abbondante letteratura in cui sono state poste a confronto la
testimonianza della numismatica con quella degli storici dellepoca19.
Proprio come nel vi secolo, lo scopo, peraltro affermato dai testi (Zonara, CSHB, III, p. 507; Scilitza 58, p. 275, trad. fr., p. 231) era permettere allo Stato di ridurre le spese pagandone una parte con nomismata
leggeri che poi circolavano a parit di valore con gli altri, ma che il pubblico naturalmente evitava di tesaurizzare.
In una seconda fase, da Costantino IX alla met del regno di Romano IV, lalterazione accelera il passo e il titolo del nomisma perde circa
Tabella 6.
Le principali tappe della svalutazione del nomisma (914-1092)a.
Fonte: Morrisson 659, vol. II.
regno

Giustiniano II - Leone VI
Costantino VII
Michele IV
Costantino IX
Romano IV
Michele VII
Niceforo III
Alessio I (pre-riforma)
a

date

carati

Au

695-912
914-959
1034-41
1041-55
1068-71
1071-78
1078-81
1081-92

23 1/3
22 2/3
21 2/3
20 5/6
17
14
8 1/2
2 1/2

973
944
900
870
700
581
358
106

Tassi medi per il nomisma histamenon e titolo approssimato in carati.

Ag

20
48
70
109
248
371
566
725

Cu

7
7
30
21
52
48
76
169

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 323

Moneta, finanze e scambi

323

3 carati: ci potrebbe corrispondere a un aumento del numero di pezzi


in circolazione nellordine dell1% lanno, ovvero un terzo delle unit
monetarie in trentanni. La prima fase della svalutazione dellxi secolo
ha dato luogo a interpretazioni divergenti. La maggior parte degli autori ha collegato questa alterazione con la cattiva gestione, la dilapidazione delle eccedenze accumulate da Basilio II, e le spese smodate che
Psello, vedendovi linizio della decadenza della situazione [dello Stato] e del suo declino [60, I, p. 119], rinfaccia cos tanto a Costantino
IX Monomaco nel tentativo di esonerare Michele VII dalle sue responsabilit o con il deterioramento delle finanze imperiali dovuto alla lotta contro i Peceneghi [Kaplanis 654].
Pur senza escludere completamente questultimo aspetto, si pu tuttavia considerare che, nel quadro del pareggiamento di bilancio e degli
equilibri macroeconomici, questo aumento del numero di pezzi coniati non ha comportato un parallelo innalzamento dei prezzi (anche se
questultimo argomento manca di prove ed piuttosto ex silentio). La
svalutazione di queste due prime fasi avrebbe potuto corrispondere infatti [Morrisson 662 e 659] a un aumento del volume delle transazioni
monetarie, collegato alla relativa espansione della popolazione e della
produzione nellImpero, di cui le fonti documentarie (dati atoniti sullestensione delle coltivazioni e dei centri abitati, per esempio) o archeologiche [Geyer 1021; Lefort 549] forniscono prove sempre pi numerose.
2. La crisi di fine xi secolo.
Tra il 1071 e il 1092, il titolo crolla da 17 a 2 carati soltanto sotto
Alessio I, le cui prime monete doro, bench contengano ancora un
decimo di metallo giallo, in apparenza sono una semplice moneta dargento, di cui i documenti talora sottolineano lindebolimento20. Lalterazione non consiste pi nel mescolare alla lega una quantit di oro nativo non purificato dal forte contenuto dargento, come prima, ma nel
gettare nel crogiolo argento e rame che provengono precisamente dalle
monete dargento degli imperatori precedenti. Questo il motivo per
cui il miliaresion e le sue frazioni sono trascinati nella spirale della svalutazione, e precipitano dal 90 sotto Costantino X (1059-67) al 71 sotto Romano IV Diogene (1068-71) e al 45% sotto Niceforo III (10781081), senza che ci sia bisogno di scorgervi leffetto della carestia di
metallo bianco nellOriente musulmano dellepoca [Morrisson 659, pp.
137-39].

2c_Bisanzio II_217-426

324

7-07-2008

13:57

Pagina 324

I fondamenti della civilt bizantina

In questo caso, non c pi alcun dubbio sulla causa del fenomeno,


che questa volta accompagnato da un aumento dei prezzi cos marcato da valere a Michele VII il soprannome di Parapinace, colui sotto il
quale con un nomisma si acquistato solamente un moggio di grano meno un pinakion (1/4 di moggio) [Scilitza continuato, ed. Tsolakes, p.
162; Zonara, CSHB, III, p. 712; Jean-Claude Cheynet, Elisabeth Malamut, Ccile Morrisson, in HR 489, II, pp. 361-63]. Si tratta di unautentica crisi finanziaria, che travolge lImpero preso in una morsa tra
Selgiuchidi e Peceneghi, e che conduce alla svalutazione, dopo aver costretto Romano IV, nellanno di Mantzikert, a pagare le rogai soltanto
in vesti di seta, prima di arrivare alla bancarotta:
Sotto Niceforo Botaneiata, le spese superarono di parecchie volte lammontare delle entrate, e in poco tempo per questo motivo, essendosi prosciugato il Tesoro, il nomisma venne alterato e le remunerazioni imperiali destinate alle dignit e
agli uffici furono soppresse [Niceforo Briennio, IV.1, p. 129].

3. La riforma di Alessio I e il sistema delliperpero.


Dopo una decina danni nel corso dei quali le finanze dellImpero
sembrarono toccare il fondo limperatore dovette, come Eraclio, ricorrere ai tesori della Chiesa e far fondere le suppellettili liturgiche la
riforma di Alessio I Comneno, attuata dopo la vittoria di Lebunio sui
Peceneghi, pose termine alla crisi ripristinando una moneta doro dal titolo elevato, liperpero. Il nuovo sistema sarebbe durato circa due secoli, nelle sue linee essenziali. La gamma di valori del sistema comneno (da
1 a 864, o 1728, tra il valore pi grande e quello pi piccolo) , dopo
quello del vi secolo (da 1 a 2400, o circa 12 000, tra il solidus e le due
denominazioni bronzee pi piccole), il pi ampio tra quelli conosciuti
da Bisanzio. Lo slittamento verso valori inferiori a quelli dellxi secolo
(il tetarteron di bronzo vale solo un terzo del follis precedente) rivela la
volont di procurare al pubblico una moneta dal potere dacquisto pi
ridotto. La scelta, per le due monete di metallo prezioso, dei rispettivi
valori di 21 carati circa per liperpero, invece dei 23 carati del ix-x secolo o dei 22 dellinizio dellxi, e di 7 carati per la nuova moneta doro
bianco, il trachy o tricefalo [cfr. tab. 4d, p. 309], nonch la scomparsa
correlata di qualsiasi monetazione dargento pi o meno puro, sono dovute alla necessit di rimettere in circolazione la massa esistente di monete svalutate, con la minima perdita di metallo possibile. I due livelli
costituiti da 21 e 7 carati si spiegano infatti con la rifusione delle monete ritirate dalla circolazione e distribuite in due gruppi, quelle dini-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 325

Moneta, finanze e scambi

325

zio dellxi secolo (media di 21 carati) e, dallaltra parte, le emissioni fortemente svalutate dellultimo periodo. Il sistema si rivela molto stabile
nel corso del xii secolo: liperpero resta sempre al di sopra dei 19 carati, e la sua deriva in rapporto al tasso iniziale dell86% (20 carati e 1/2),
che inizia con Andronico I, si accentua sotto Isacco II e Alessio III, ma
rimane relativamente limitata. In compenso, il trachy viene alterato a
partire dal regno di Manuele I, e poi sotto Isacco II, e il suo valore intrinseco scende a 1/4, e poi 1/6 di quello delliperpero. Infine, il contenuto dargento della moneta di bronzo argentato, lo staminum delle fonti latine, scende dal 6-7% originale sotto Giovanni II (1118-43) al 23% sotto Alessio III (1195-1203), mentre il suo valore in rapporto
alliperpero passa da 1/48 nel 1136 a 1/120 nel 1190 e a 1/184 nel 1199
[Hendy 650; Morrisson 659; Hendy 34].
4. La monetarizzazione dellepoca di Manuele I e le finanze dellImpero.
difficile determinare se il regno di Manuele I sia stato caratterizzato da uno splendore posticcio e da una nuova dilapidazione che avrebbe esaurito le risorse dellImpero, come sostiene Niceta Coniata a posteriori, oppure se rappresenti lultimo bagliore della prosperit dellImpero. Per questepoca non esistono fonti paragonabili con quelle del ix
secolo, ma gli storici trasmettono comunque alcuni dati significativi:
Per tutto il corso del regno, Manuele fu in grado di distribuire considerevoli elargizioni: alla sua ascesa al trono (1143), 1 kentenarion (7200
iperperi) a Santa Sofia e la promessa dun dono annuale di 2 iperperi a
ciascun fuoco (oikeion) di Costantinopoli, ossia circa 150 000 iperperi
se si stima il numero delle famiglie a 75 000 circa [Cinnamo 63, pp. 3233; Niceta Coniata 64, II, p. 49]. Nel 1158, la dote e le spese del fastoso matrimonio della nipote dellimperatore, Teodora Comnena, con Baldovino III di Gerusalemme avrebbero assorbito da sole 150 000 iperperi (Guglielmo di Tiro, XVII.22, RHC, Occ. I, 2, pp. 857-58). Secondo
Niceta Coniata [64, I, pp. 96-97] la sfortunata spedizione di Manuele I
contro i Normanni di Sicilia nel 1155 sarebbe costata 300 kentenaria ovvero 2,16 milioni di iperperi. Gli autori occidentali forniscono alcuni
dati sulle rendite statali: le tasse versate da Cipro sarebbero ammontate a 7 kentenaria, pi di 50 000 iperperi [Arnoldo da Lubecca, MGH,
Scriptores, XXI, p. 178], e quelle di Costantinopoli, secondo Beniamino di Tudela, sarebbero state di 20 000 iperperi al giorno (circa 7,3 milioni allanno), una cifra impossibile per la sola capitale ma che potreb-

2c_Bisanzio II_217-426

326

7-07-2008

13:57

Pagina 326

I fondamenti della civilt bizantina

be essere quella del ricavo fiscale di tutto lImpero, in quanto Raul di


Coggeshall parla di una rendita totale dellImpero di 30 000 iperperi al
giorno (10,95 milioni) [Hendy 651, p. 173].
Tale ordine di grandezza non sembra totalmente impossibile rispetto alle altre stime proposte in precedenza, tenendo conto dellevoluzione economica, dellurbanizzazione crescente e dellinfluenza ancora in
parte benefica esercitata dallo sviluppo degli scambi [Laiou, in EHB,
III, pp. 1150-55, e Laiou 202]. La vox populi dellesercito della IV crociata non diceva forse, nel 1204, che i due terzi delle ricchezze del mondo erano a Costantinopoli, e lultimo terzo era sparso nel mondo (Robert de Clari)?
5. Il bisante nel commercio mediterraneo.
Nel corso di tutto questo secolo doro, liperpero presenta senzaltro, alla pari del dinar fatimide o ayyubide, i requisiti di un dollaro del
Medioevo (stabilit e forte potere dacquisto) [Lopez 655; Cipolla 642,
pp. 22-25], e gode di una meritata reputazione negli scambi, in aumento, di Bisanzio con i suoi vicini mediterranei o europei. Infatti, pi di
ottocento anni dopo la sua creazione da parte di Costantino, questo bisantius o bisante, di cui gli Occidentali a partire dal x secolo fanno il
simbolo della ricchezza dellImpero21, ancora fedele, tranne qualche
carato, alle norme originarie; i mercanti veneziani e delle altre citt italiane lo utilizzano per tutte le transazioni nellambito egeo. In Occidente, i documenti archivistici francesi o inglesi del xii secolo pur con
qualche riserva, giacch il termine bisantius talora designa ogni sorta di
moneta doro, anche musulmana confermano la conclusione di Marc
Bloch: Lo stesso uso di valori contabili derivati dagli iperperi di Bisanzio ci assicura che queste monete erano universalmente conosciute22.
Il Liber censuum, vero, mostra che i censi feudali dovuti alla Santa Sede erano perlopi versati in marabottini, ma indica anche, allinterno
dun generale sviluppo dei pagamenti in oro rispetto a quelli in argento
nel xii secolo, lo sviluppo specifico dei bisanti, che certo corrispondevano a monete reali, rispetto agli aurei non determinati precedenti il
113023. Il prestigio della moneta bizantina agli occhi degli Occidentali,
che salvo qualche eccezione (in Sicilia e in Spagna) non coniano ancora
loro, tale che il gold standard bizantino continua a influenzare altre monetazioni mediterranee. Il curioso titolo di 16 carati e 1/2 del tar
normanno nel corso del xii secolo lo allinea con il titolo del michaelaton
arrivato in massa nellisola dopo il 1074, come pagamento della rendita

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 327

Moneta, finanze e scambi

327

di 14 400 bisanti promessa al Guiscardo da Michele VII e contemporanea alle prime emissioni normanne di moneta doro. Il bisante saracenato battuto ad Acri nel corso della terza e quarta fase (tra il 1180 e il 1260)
si attest anchesso intorno ai 16 carati24. Nel 1231, Federico II scelse
per il suo augustale il titolo di 20 carati e 1/2, per rispecchiare quello dei
bisanti di Manuele Comneno, mentre i bisanti doro di Cipro dei primi
Lusignani imitano non solo liconografia delle monete di elettro di Manuele (che i testi chiamano manuelati), ma anche il loro titolo.

Per un modello corretto, a. guerreau, in Histoire et mesure, 1 (1986), pp. 258-59.


Chiamato anche holokottinos (termine ibrido composto a partire dallespressione aurum coctum, oro cotto) nei documenti bizantini e nel linguaggio corrente fino allxi secolo, data in
cui questo aggettivo comincia a essere sostituito da quello, dal senso equivalente, di hyperpyron (cotto/purificato al fuoco e non iperpuro come talora si afferma erroneamente).
3
Su questo metodo, che si basa sullesame individuale delle impronte dun campione determinato di monete, cfr. c. morrisson, La numismatique, Paris 1992, pp. 71-72.
4
c. s. lightfoot, The survival of cities in Byzantine Anatolia: the case of Amorium, Byz., 68
(1998), pp. 56-71, e c. s. lightfoot e e. a. ivison, The Amorium Project: the 1995 Excavation
Season, DOP, 51 (1997), pp. 291-300; c. s. lightfoot, Byzantine Anatolia: Reassessing the Evidence, RN, 158 (2002), pp. 229-39.
5
Il kastron di Rentina, a nord-ovest di Tessalonica, uneccezione. Vi si osserva, peraltro, lo
stesso iato dei secoli bui che nei grandi siti: nessuna moneta tra Giustino II e Teofilo [m. galani-krikou e e. tsourte, Monete di scavo da Rentina (in greco), Obolos, 4 (2000), pp. 347354). In compenso, ci si pu chiedere se siti come quello di Eucaita, dove secondo i testi
[Zuckerman, REB, 46 (1988), pp. 191-210] in caso di bisogno la popolazione si trasferiva dalla citt bassa a quella alta, non rivelerebbero uno schema di circolazione monetaria analogo a
quello di Amorio.
6
Per es. negli scavi americani di Cartagine o in quelli, esemplari, della Crypta Balbi a Roma: nel
livello di inizio viii secolo stato trovato ancora un 25% di monete del iii-v secolo, che non
possono essere considerate residuali, vista lassenza di ceramica romana contemporanea. Negli scavi di Pliska, il gran numero di monete del iv-v secolo potrebbe indicare una riutilizzazione nel ix secolo e oltre.
7
I diagrafa seu capita imposti agli abitanti e ai proprietari di Calabria, Sicilia, Sardegna e Africa secondo il Liber pontificalis [1172, I, p. 344] sono interpretati cos da Constantin Zuckerman [376]. Questa tassa personale sarebbe stata successivamente estesa al resto dellImpero.
8
Le remunerazioni degli Armeniaci nell811 ammontano a 1300 libbre [93 600 nomismata; Teofane 52, I, p. 489], quelle del tema dello Strimone a 1100 libbre [79 200 nomismata; p. 484].
I soldati di Oorifa ricevono 40 nomismata sotto Teofilo per combattere i predoni musulmani
a Creta [Scilitza 46; Teofane Continuato 81].
9
[Teofane 52, I, p. 443].
10
[Niceforo 53, LXXXV, 12-21].
11
La cronique byzantine de lan 811, a cura di I. Dujev, TM, XLIII (1968), n. 1, pp. 216-17.
12
[Teofane 52, I, pp. 486-87; Chronicle of Theophanes 52, pp. 668-70].
13
Synaxarium Ecclesiae Constantinopolitanae 680, coll. 721-22, citato e commentato in maniera
differente in h. antoniadis-bibicou, Recherches sur les douanes Byzance, Paris 1963, pp. 247248, m. hendy 651, p. 568, n. 60, e pi di recente in a. laiou, Fest und Alltag in Byzanz, a cura di G. Prinzig e D. Simon, Munich 1990, pp. 53-70 e 189-94, alle pp. 58 e 68-69.
2

2c_Bisanzio II_217-426

328
14

7-07-2008

13:57

Pagina 328

I fondamenti della civilt bizantina

f. feg, Vom Umgang mit Zufall und Wahrscheinlichkeit in der numismatischen Forschung,
Schweizerische Numismatische Rundschau, 76 (1997), pp. 135-60.
15
liudprandi cremonensis, Antapodosis, VI.10, in Liutprando 204.
16
liudprandi cremonensis, Legatio, 204, capp. liv e liii.
17
e. oberlnder-trnoveanu, Un atelier montaire byzantin inconnu de la deuxime moiti du
xie sicle dans le thme de Paristrion, RESEE, 21 (1983), n. 3, pp. 261-70; g. mnucu-adamehteanu, Again on the Byzantine Cast Coins from the 11th Century found in Dobrudja (in rumeno,
sintesi in inglese), Peuce, 12 (1996), pp. 321-76.
18
Ma che non pu essere frutto del caso, tenendo conto della grande padronanza delle tecniche
di purificazione da parte dei Bizantini [Morrisson 659]. Il ruolo decisivo attribuito a Michele IV da numerosi studi (Grierson, Hendy, Harvey, Kaplanis) non confermato dai dati analitici.
19
Grierson 34, III, pp. 1, 31-33, 37-38; II, pp. 708-10; Hendy 651, pp. 507-9.
20
Nel 1097, una vigna di 3 modioi e 2 modioi di terreno incolto sono venduti per 45 nomismata doro, del tipo di san Demetrio con la croce, della qualit pi scadente [Actes de Lavra 75,
I, n. 53].
21
Cfr. i bezanz e bezanz esmerez [brillanti] della Chanson de Roland, citati da m. bloch,
Le problme de lor au Moyen Age, AnnalesESC, 4 (1933), pp. 15-16.
22
bloch, Le problme de lor cit., p. 17.
23
a. chdeville, Recherches sur la circulation de lor en Europe occidentale du xe la fin du xiie
sicle, Le Moyen ge, 83 (1977), pp. 413-43.
24
m. bompaire, j. n. barrandon, c. morrisson, The crusader besant: Processes of debasement, in
a. oddy e m. cowell (a cura di), Metallurgy in Numismatics, vol. IV, London 1998, pp. 33-51.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 329

batrice caseau e marie-hlne congourdeau

xiii. La vita religiosa

La vita dei Bizantini trascorre al ritmo delle cerimonie religiose, si


tratti di riti maggiori il battesimo, il matrimonio, le esequie o di
celebrazioni quotidiane o settimanali, ordinarie o festive. Anche le cerimonie religiose assumono una dimensione pubblica, dovuta alla presenza dellimperatore o dei suoi rappresentanti e dei vari corpi di cui
si compone la societ bizantina durante le grandi solennit dellanno
liturgico. I Bizantini si rivolgono a Dio e ai suoi santi in occasione delle pi gravi difficolt, allorch si trovano di fronte malattie incurabili o avversari invincibili, o quando sono minacciati dagli elementi naturali.
Ai sogni universalisti di un impero destinato a ingrandirsi, con il favore di Dio, fino agli estremi confini della terra e a convertire tutte le
genti alla fede cristiana si oppone una realt storica diversa, quella di un
impero minacciato dalle invasioni, ridotto nella propria estensione e turbato al pensiero di una perenne insicurezza. Quando lImpero, attaccato da nemici esterni, conobbe una importante riorganizzazione politica,
i contemporanei sentirono la necessit di spiegare le ragioni in base
alle quali Dio aveva potuto permettere che il suo popolo patisse tante
disfatte e che gli stessi Luoghi Santi fossero tolti alla cristianit. Tale riflessione sulle cause delle sciagure che affliggevano lImpero, che vede
la luce sotto la dinastia isaurica, allindomani delle prime vittorie sui musulmani, ha per esito limmediato ripudio delle immagini sacre, la cui
venerazione viene giudicata idolatrica. Il ristabilimento dellImpero e la
fine delliconoclasmo consentono lelaborazione di una spiritualit e di
una identit religiosa propriamente bizantine e medievali. Le immagini
sacre tornano a popolare le chiese. Le icone trovano spazio anche allinterno delle case, acquistando unimportanza crescente nelle devozioni
private dei fedeli. Vengono fondati molti monasteri, presso i quali talora si pratica la copiatura di manoscritti e si coltiva la creativit rivolta
alla poesia liturgica. Nellxi e xii secolo, la cultura religiosa bizantina
sirrigidisce dinanzi a ci che considera come delle devianze o delle in-

2c_Bisanzio II_217-426

330

7-07-2008

13:57

Pagina 330

I fondamenti della civilt bizantina

novazioni dei Latini, cui essa risponde rafforzando le proprie certezze,


fondate sul radicamento nel passato, e prendendo coscienza delle sue
differenze.

i. lordinamento dei fedeli.


Tutti i bambini nati in seno a una famiglia cristiana dispongono fin
dal principio della facolt di operare alcune scelte di vita futura. Possono continuare a essere semplici laici, abbracciare la vita monastica o intraprendere la strada del sacerdozio, mentre le opzioni consentite alle
bambine sono soltanto le prime due. Esistono, in ogni caso, possibilit
di passare dalluno allaltro status. Il laico che abbia fondato una famiglia e concluso onorevolmente la sua carriera pu farsi monaco. Rimaste vedove, le donne sceglievano non di rado di trascorrere il resto della propria vita in convento. Esempi di scelte del genere sono attestati in
gran numero presso laristocrazia: si pensi a Michele Psello o ad Anna
Dalassena, madre di Alessio Comneno, per non menzionare che due casi. Una precoce vocazione monastica, nelladolescenza, pu condurre in
et matura al soglio episcopale. Le famiglie decidono la condizione di
vita alla quale destinare i figli sin dallinfanzia. Spesso, inoltre, i genitori li fidanzano ancora in tenera et per il timore di non riuscire durante la loro vita a organizzare per essi un buon matrimonio. Stando alle
Vite dei santi, gi nelle scuole venivano individuati i fanciulli pi promettenti al fine di farne dei chierici o dei monaci. Capitava talora persino che una spontanea vocazione monastica contraddicesse le aspettative dei genitori (come per Michele Maleino). In altri casi, lingresso nel
monastero era dovuto a una precisa decisione della famiglia. I Bizantini comprendevano con perfetta chiarezza quale valore avessero tali scelte sulla scala della santit, ed erano numerosi quanti terminavano i loro
giorni sulla terra rivestiti dellabito angelico dei monaci.
1. I ritmi della vita.
a) Il battesimo.
Un fedele entra a far parte come tale della Chiesa attraverso il battesimo. Linizio del Medioevo vede una importante trasformazione dei

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 331

La vita religiosa

331

riti battesimali connessa alla pratica di battezzare i neonati o i fanciulli in tenera et. Si assiste a una parziale sopraelevazione delle piscine
battesimali e alla creazione di fonti battesimali veri e propri, ossia di vasche sostenute da basamenti, pi adatte alla celebrazione dei battesimi
dei lattanti. LOriente bizantino pare rimaner fedele alle tradizioni pi
antiche, quali losservanza della cronologia pasquale per il battesimo dei
neonati in buona salute o del rito praticato per immersione. La chiesa
di Santa Sofia dispone gi a questo punto di due diverse aree battesimali: nelluna presente una semplice vasca destinata al battesimo dei neonati; nellaltra, il battistero maggiore viene adoperato per battezzare i
fanciulli pi grandi e gli adulti [Arranz 689].
Il neonato in buona salute viene dapprima accolto alle porte della
chiesa otto giorni dopo la nascita, ricevendo un nome e divenendo cos catecumeno. Viene segnato con il segno della croce sulla fronte, sulla bocca e sul petto, quindi si recita una preghiera sul bambino, tenuto in grembo dalla nutrice, poich la madre ancora costretta a letto
per il prescritto riposo puerperale e non pu essere ammessa a varcare
la soglia della chiesa prima della cerimonia di purificazione, che ha luogo il quarantesimo giorno dopo il parto. Proprio in tale occasione il
bambino ricevuto allinterno del santuario o presbiterio, ove giunge
portato dalla madre in presenza del padrino prescelto, quindi viene posto tra le braccia del sacerdote, il quale gli fa compiere il giro dellaltare prima di deporlo dinanzi al santuario. La durata di tale catecumenato dipende dallo stato di salute del neonato e dalla volont dei parenti. La seconda domenica di Quaresima, secondo il Typikon della Grande
Chiesa [Mateos 252], i fedeli venivano esortati a portare i figli per la
preparazione al battesimo, al termine della quale aveva luogo il battesimo vero e proprio. Gli esorcismi e le istruzioni catechetiche venivano impartiti nel corso delle settimane quaresimali. I neonati cagionevoli o in cattive condizioni di salute venivano invece battezzati seduta
stante.
Il rituale battesimale si compone sempre di una rinuncia a Satana e
di una cerimonia nella quale sono presenti i due elementi dellacqua purificatrice e dellolio fortificante, amministrati in base a una procedura
richiesta con sempre maggior frequenza come un rito necessario alla salvezza e la cui mancata pratica comporterebbe pesanti conseguenze. A
questo punto, il battesimo assume il carattere privato di una festa familiare. Solamente i battesimi dei principi forniscono loccasione a festeggiamenti pubblici veri e propri, di significato politico e religioso a un
tempo. Cos il battesimo di Costantino Porfirogenito, figlio di quarto
letto dellimperatore Leone VI, officiato dal patriarca Nicola Mistico

2c_Bisanzio II_217-426

332

7-07-2008

13:57

Pagina 332

I fondamenti della civilt bizantina

il 6 gennaio 906, riconosceva ufficialmente come legittimo successore il


futuro Costantino VII.
Il battesimo degli adulti viene praticato sugli stranieri recentemente convertiti. I principi ricevevano una accurata educazione religiosa.
Boris di Bulgaria e Vladimiro di Kiev vennero battezzati, a quel che sembra, soltanto dopo un periodo di rigoroso catecumenato. Lanonima Cronaca dei Tempi Passati attribuisce peraltro a Vladimiro la responsabilit
di un battesimo collettivo nelle acque del Dnepr per i guerrieri che facevano parte della sua druina, o guardia personale: perci, con ogni probabilit, lAlto Medioevo dovette talvolta conoscere anche battesimi di
massa di adulti ai quali non veniva realmente impartito alcun tipo di preparazione religiosa. Per le popolazioni non ancora cristianizzate, in effetti, il battesimo di un principe un gesto carico di conseguenze, poich il popolo nella sua totalit viene cos invitato a seguire le orme del
sovrano nel suo cammino di conversione, operato in tal modo a partire
dal vertice.
Le cerimonie prevedevano una casistica differente in ragione della
religione dorigine del battezzando. Il battesimo dei catecumeni di origine ebraica, islamica, manichea o pagana accompagnato da un atto di
abiura e da una condanna delle loro antiche credenze. Un antico eucologio costantinopolitano ha conservato il testo degli anatematismi richiesti a questi futuri battezzati. Il battesimo degli eretici , nella maggior
parte dei casi, riconosciuto come valido, in particolare se si tratta di monofisiti o di nestoriani. Mentre nel vii secolo il passaggio da una Chiesa allaltra per i fedeli ordinari poteva essere sancito semplicemente dalla comunione, in seguito si assiste a un irrigidimento delle condizioni di
ammissione in seno alla Chiesa di Bisanzio. Nel x secolo viene richiesta
addirittura ai battezzandi unabiura formale delle eresie professate in
passato. A partire dal xii secolo, anche per i Latini si fin per esigere un
nuovo battesimo.
b) Il matrimonio.
I matrimoni rappresentano per le famiglie altrettante occasioni di
creare legami, rinsaldare rapporti di solidariet e garantire la trasmissione del patrimonio e del nome alle generazioni future. Anzich di cristianizzazione del matrimonio, avrebbe maggior senso parlare di cristianizzazione della famiglia. La posta in gioco per la Chiesa, in effetti, consisteva nellintegrare i valori cristiani allinterno del contesto familiare.
Le relazioni tra i congiunti, tra le generazioni, il tipo di educazione che
deve essere impartito come pure la cristianizzazione della vita quotidia-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 333

La vita religiosa

333

na rappresentano dunque per i Padri della Chiesa altrettanti centri dattenzione primari, assai pi importanti dei riti stessi con cui si compie la
cerimonia in questione.
Allinizio del Medio Evo i matrimoni sfuggivano in gran parte al controllo ecclesiastico giacch, cristiani o meno, concernendo la sfera privata, erano di competenza del diritto civile. La Chiesa tuttavia legifera allo scopo di impedire alcuni tipi di unione, cercando inoltre di cristianizzare le nozze per mezzo di una benedizione sacerdotale. Levoluzione
lenta, giacch le resistenze ad ammettere lesercizio di un tale diritto
da parte della Chiesa su questo aspetto della vita sociale sono numerose.
La Chiesa per aspira a fare accettare un certo numero di idee a proposito del matrimonio: la monogamia e lindissolubilit delle nozze cristiane intese come concetti fondati sulle Scritture. Dio ha benedetto lunione delluomo e della donna finalizzata alla procreazione. I figli sono la
prova visibile della benedizione divina. ammissibile proclamare la superiorit della vita virginale sulla vita coniugale, ma condannare il matrimonio significa relegarsi ai margini dellortodossia. Gli eretici che diffamano il matrimonio, come i Bogomili, incorrono in censure estremamente severe. Il matrimonio rimane un bene voluto da Dio fin dal principio.
La Chiesa cerca di influenzare il diritto civile penetrandolo dei suoi
valori. La sostituzione di princip canonici ai fondamenti dellantico diritto romano stato tuttavia un processo discontinuo, come pu testimoniare la procedura di divorzio per mutuo consenso, soppressa da Giustiniano e ristabilita sotto Giustino II prima che lEcloga vi ponesse fine una volta per tutte. Il diritto romano fonda lunione coniugale sul
consenso degli sposi, ci che differenzia il matrimonio dal concubinato.
La donna deve essere trattata come legittima sposa e godr del medesimo rango sociale del marito. Finalit del matrimonio pur sempre la
procreazione, la qual cosa presuppone losservanza di determinate regole: pubert degli sposi, veto alle unioni tra parenti al fine di evitare endogamia e incesto, interdizione ai matrimoni fra rappresentanti di categorie diverse di popolazione, come fra cittadini liberi e schiavi o tra Romani e barbari.
Nel vii secolo ancora possibile sposarsi soltanto civilmente, senza
subire ingerenze ecclesiastiche. necessario unicamente il consenso degli sposi e dei loro genitori, un consenso che pu essere testimoniato dal
prete che ha impartito loro la benedizione, da un contratto scritto o da
amici. Nel diritto bizantino, contrariamente al diritto romano antico, la
coabitazione che ha come effetto la nascita di figli considerata a tutti
gli effetti un matrimonio [Laiou 733].
Linfluenza dei valori della Chiesa si manifesta nellEcloga, il codice

2c_Bisanzio II_217-426

334

7-07-2008

13:57

Pagina 334

I fondamenti della civilt bizantina

di diritto civile promulgato nel 741, in cui il divorzio viene reso pi difficile. Vi sono inoltre introdotti, in conformit con le norme ecclesiastiche, gli impedimenti matrimoniali dovuti a motivi di consanguineit o
affinit. La cristianizzazione vi si riconosce pure per linterdizione dei
matrimoni tra parenti spirituali: i padrini e le madrine dei neobattezzati non possono sposarsi fra loro n con i figliocci. Il diritto civile riconosce perci la formazione di un legame spirituale creato in occasione
del battesimo. Le nozze con un eretico o con un ebreo sono considerate nulle. Nel suo Tomo (997), il patriarca Sisinnio amplia le interdizioni matrimoniali per consaguineit proibendo anche le unioni di due fratelli con due cugine, due sorelle con due cugini, zio e nipote con due sorelle, due fratelli con zia e nipote. La severit delle pene comminate
rivela la gravit rivestita da tali impedimenti agli occhi dellimperatore
e della Chiesa, quantunque nellambiente dellaristocrazia bizantina
unioni di tal fatta vengano censurate soltanto nel caso in cui siano in
contraddizione con gli interessi delle autorit.
I fidanzamenti sono intesi come assunzioni di responsabilit dei fidanzati dinanzi a Dio, non come semplice contratto civile che unisce
due famiglie, e fruiscono di una speciale benedizione ecclesiastica. Lindissolubilit che li caratterizza molto apprezzata dallaristocrazia, giacch permette di stabilire assai per tempo, mentre i genitori dei fidanzati sono ancora in vita, alleanze tra famiglie e spartizioni patrimoniali.
Colei che sposa un uomo diverso da quello che le era stato promesso in
occasione del fidanzamento viene considerata alla stregua di unadultera. La legislazione di Leone VI in materia conforme ai canoni espressi dal concilio in Trullo [Joannou 83; Les novelles de Lon VI 86].
La celebrazione del matrimonio comporta, a liturgia conclusa, un rito durante il quale i novelli sposi vengono incoronati. Una documentazione iconografica cospicua consente di seguire levoluzione del rito:
mentre, nel vii secolo, viene rappresentato come significativo dellunione nuziale latto della dextrarum iunctio (piatto argenteo delle nozze tra
David e Micol, Museo di Cipro), la medesima funzione simbolica viene
espressa nel xii secolo dallincoronazione degli sposi (ms illustrato della
Cronaca di Giovanni Scilitza: il patriarca incorona Teofobo e la sorella
dellimperatore Teofilo) [Kalavrezou 725].
Al principio del Medioevo, i connubi erano spesso benedetti da un sacerdote, per quanto la benedizione religiosa non divenga obbligatoria che
sotto il regno di Leone VI [Les novelles de Lon VI 86, novella 89]. La novella in cui si prescrive tale consuetudine conferisce cos alla Chiesa un
controllo effettivo sullistituto matrimoniale. Le sole nozze valide saranno ormai conformi alle norme ecclesiastiche, poich la Chiesa rifiuter di

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 335

La vita religiosa

335

impartire la sua benedizione agli sponsali che disapprova. Come naturale, le vicende dimostrano che si trova sempre un prete disposto a confermare una unione, bench proibita, quando si tratti di membri dellaristocrazia, ma il sacerdote officiante viene successivamente sospeso a divinis e il matrimonio rischia di essere dichiarato illegittimo [Laiou 733].
La Chiesa bizantina raccomanda le nozze uniche. Una seconda unione matrimoniale, in seguito a una vedovanza, sconsigliata ai laici e
proibita ai chierici, come ricorda il concilio in Trullo. questo un punto di divergenza con lOccidente, ove non viene limitato il numero di
matrimoni che si possono contrarre dopo la morte del coniuge. In Oriente, le terze nozze sono addirittura passibili di una lunga penitenza, mentre le quarte sono vietate assolutamente. Leone VI incorpor tale interdizione canonica nel diritto civile, atto di cui peraltro non tard a pentirsi poich, rimasto vedovo della terza moglie e senza un erede maschio
al trono, egli aveva tuttavia avuto un figlio da Zoe Carbonopsina. Ansioso di far riconoscere il figlio naturale come erede legittimo, limperatore ottenne dal patriarca Nicola Mistico la concessione di una economia, vale a dire un compromesso: il battesimo del fanciullo in Santa
Sofia alla presenza della Corte in cambio dello scioglimento della coppia illegittima dei genitori. In un primo tempo, Leone VI ottemper alla richiesta del patriarca, richiamando successivamente presso di s Zoe
e sposandola contro ogni proibizione. Il basileus sperava per loccasione
di poter godere del sostegno del soglio papale romano, pi accomodante in materia, per fare ammettere questo quarto matrimonio, contrario
tanto al diritto canonico quanto al diritto civile.
La vicenda legata a tale tetragamia turb profondamente la Chiesa bizantina. Nicola Mistico era pronto al compromesso, ma i metropoliti si dimostrarono intransigenti. Il patriarca fu perci costretto a chiudere le porte di Santa Sofia a Leone VI, imponendogli di fare penitenza e tentando di sciogliere lunione matrimoniale contratta con Zoe. Il
sovrano, senza acconsentire, sostitu a Nicola un nuovo patriarca, Eutimio, il quale accett di riconoscere la validit del matrimonio, pur sospendendo a divinis il sacerdote che lo aveva benedetto. Leone VI venne comunque obbligato a fare pubblica penitenza. La decisione caus in
seno alla Chiesa dOriente uno scisma che si concluse soltanto con la
pubblicazione del Tomo di Unione del 920.
c) La penitenza.
La penitenza di Leone VI si inscrive allinterno di unantichissima
tradizione cristiana. Si tratta di una penitenza canonica prevista per i

2c_Bisanzio II_217-426

336

7-07-2008

13:57

Pagina 336

I fondamenti della civilt bizantina

peccati pi gravi, quelli che potrebbero avere per conseguenza la morte


dellanima, da distinguere dalla penitenza ordinaria prescritta per i peccati veniali. Il Medioevo disponeva in effetti di penitenziali in cui era
stabilita una lista dei peccati, a ciascuno dei quali veniva assegnata lidonea penitenza in base allet e alla condizione religiosa del peccatore.
Un monaco, ad esempio, obbligato a una penitenza pi severa di quella che pu essere imposta a un laico per il medesimo peccato di gola.
Inoltre, tale tipo di penitenza reiterabile. Le penitenze includono preghiere, giorni di digiuno, prosternazioni, veglie ed elemosine.
La penitenza canonica rappresenta uneredit dellepoca in cui questo sacramento veniva considerato alla stregua di un secondo battesimo,
unultima possibilit di salvezza offerta per una sola volta nel corso della vita. Lammissione alla penitenza canonica era subordinata alla decisione del vescovo e poteva durare diversi anni. Una cerimonia pubblica
presieduta dal vescovo trasformava il peccatore in penitente: imposizione delle mani accompagnata da preghiere, consegna del cilicio, espulsione dalla chiesa, allo scopo di significare che egli divenuto come Adamo al momento in cui fu scacciato dal Paradiso. Diversamente rispetto
allo scomunicato, il penitente rimane un membro della comunit cristiana; autorizzato a frequentare la chiesa (eventualmente dietro lassemblea degli altri fedeli) ma escluso dalla possibilit di prendere parte alla
comunione. tenuto a mortificarsi attraverso digiuni e veglie, oltre a
praticare la continenza e a manifestare il suo pentimento facendo elemosine. Giovanni Tzimisce, reo di aver assassinato il suo predecessore
Niceforo Foca, fu costretto dal patriarca Polieutto a riconoscere la sua
colpa, che scont parzialmente distribuendo i propri averi in beneficenza. Solo allora pot ricevere la corona debitamente benedetta, mentre
Polieutto annunciava che lunzione divina aveva cancellato i peccati precedentemente commessi dallusurpatore. Un mosaico nel nartece di Santa Sofia, ove visibile un imperatore umiliato in proskynesis dinanzi al
Cristo, rende imperitura la nozione di sottomissione imperiale, documentando forse la penitenza cui dovette sottoporsi Leone VI [Oikonomides 749]. Stando alla Vita del patriarca Eutimio, limperatore avrebbe manifestato il proprio pentimento con il pianto, che soprattutto in
Oriente rappresentano il segno caratterizzante del pentimento [Vita
Euthymii 96]. Come lacqua del battesimo, alla quale esse vengono assimilate, le lacrime lavano luomo dal peccato. Questa dimensione quasi sacramentale delle lacrime rimarcata nella Scala Paradisi di Giovanni Climaco, nel Grande Canone di Andrea di Creta (c. 660-740), negli
scritti di Simeone il Nuovo Teologo come pure nelle omelie di Teofane
Cerameo, arcivescovo di Rossano (1129-54), per non menzionare che

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 337

La vita religiosa

337

qualcuno degli autori fioriti in questepoca. Si sviluppa su tali basi tutta una spiritualit del pentimento (metnoia), del penthos (contrizione,
mestizia al pensiero della salvezza perduta a causa del peccato), delle lacrime. Tra gli indizi di santit bisogna ormai annoverare anche il dono delle lacrime, come avviene nel caso di Simeone il Nuovo Teologo
secondo il suo biografo, Niceta Stetato.
La preoccupazione per la penitenza e il pentimento viene integrata
nello stesso contesto liturgico, in cui si impetra piet per il peccatore.
Le metanie, i profondi inchini accompagnati dal segno di croce rappresentano, associando il corpo alla richiesta di perdono secondo una gestualit tipicamente bizantina, i segni del pentimento. Riconoscersi peccatore e fare penitenza sono dunque momenti della vita religiosa ordinaria di un bizantino, e la pratica riveste particolare importanza in caso
di malattia grave, prima di ricevere lunzione degli infermi (il cui scopo
consiste nel favorire la guarigione) o in punto di morte, prima di ricevere lultima comunione.
d) Laldil e le esequie.
I Bizantini si preoccupavano di preparare il viaggio della loro anima
nellaldil. Si aspettavano, al termine della vita terrena, una sorta di giudizio individuale immediatamente successivo alla morte: una tappa difficile, che avrebbe condotto i peccatori impenitenti allInferno e i santi in Paradiso. In et altomedioevale, i Bizantini desideravano conoscere nel dettaglio il cammino che lanima liberata dalla carne avrebbe
dovuto compiere, le protezioni di cui la si poteva provvedere come pure i pericoli eventuali che lattendevano. Rispondeva a queste inquietudini una ricca letteratura. I resoconti concernenti le morti dei santi e dei
peccatori fornivano chiavi atte a interpretare i segni dai quali era possibile divinare lingresso di unanima in Paradiso o la sua discesa allInferno. Le visioni dellaldil presentano il lungo e difficile viaggio che attende lanima sciolta dai vincoli corporei radunando gli elementi costitutivi di unavventura straordinaria: lotte fra angeli e demoni, misteriosi
ponti che necessario attraversare e descrizioni fortemente contrastate
di luoghi ultraterreni. A Bisanzio, alcuni di questi testi offrono una visione molto burocratizzata di tale passaggio. Nel racconto di un soldato del vii secolo che aveva vissuto unesperienza di morte temporanea,
il cammino delle anime verso il cielo viene periodicamente impedito da
esattori che domandano il pagamento di un pedaggio. Si tratta di balzelli cui necessario corrispondere un prezzo determinato in buone azioni al fine di controbilanciare leffetto negativo dei peccati commessi e

2c_Bisanzio II_217-426

338

7-07-2008

13:57

Pagina 338

I fondamenti della civilt bizantina

poter cos proseguire il viaggio oltremondano. Per impedirne lascesa al


cielo, i demoni accusano il peccatore mentre gli angeli ne assumono la
difesa. Specialmente in Asia Minore, ove il ruolo da essi rivestito come
psicopompi e scorte delle anime nellaldil non era affatto ignoto, il culto degli angeli e degli arcangeli conobbe un notevole sviluppo agli inizi
del Medioevo.
Arte e letteratura congiurano a fornire una immagine dellascesa al
cielo intesa come una scalata impervia. Una icona del xii secolo raffigurante la Scala di Giovanni Climaco ne illustra la difficolt. Disposti in
agguato fino agli ultimi pioli della scala, piccoli demoni si danno da fare per far precipitare i peccatori monaci e chierici indifferentemente
nellabisso. I monaci ancora in vita pregano per i confratelli, mentre
gli angeli vegliano sulle anime che ascendono lungo la scala verso il cielo [Evans 888, p. 376; Belting 863]. Dalle profondit fetide e tenebrose dellInferno si levano perenni lamenti, pianti inconsolabili e gemiti
senza posa. Al contrario, il Paradiso viene descritto come luogo di delizie, un giardino o una citt magnifica. Talora, nellistante in cui un santo muore, si dischiude una finestra sullaldil. Le agiografie concordano nellasserire che sia possibile allora udire uneco del canto intonato
dai cori angelici, una musica soave per un attimo udibile anche a orecchie mortali prima di dileguarsi con lanima del giusto che ascende al
cielo. Lo splendore celeste, i sublimi profumi del Paradiso si fanno per
poco percepibili come altrettante prove del privilegio concesso alle anime dei santi gi accolti nel regno della beatitudine eterna.
Si tratta tuttavia di segni che non si manifestano durante il trapasso
di comuni mortali. Bisogna allora fare ricorso alla preghiera e al potere
salvifico dellofferta eucaristica, implorando laiuto di unultima comunione mentre si ancora in vita, mentre i testamenti prevedono una
somma di denaro destinata alla celebrazione di liturgie allo scopo di impetrare la salvezza della propria anima. Nei typika i fondatori di cenobi
insistono affinch monaci e monache recitino le debite preghiere per assicurare il riposo alle loro anime. Tali apprensioni per la salvezza oltremondana possono fornire una spiegazione al fatto che nelle tombe, accanto a croci protettive, si rinvengano pure monete che paiono continuare la prassi dellobolo per Caronte, talismani magici, cibi e bevande
provveduti in caso di necessit. Le antiche pratiche pagane, il ricorso alla magia si sovrappongono dunque talvolta ai riti e agli oggetti cristiani
come altrettanti supplementi precauzionali [Maguire 741].
Le cure funerarie, di fatto, non sono mutate per nulla dalla fine dellEvo Antico: chiudere gli occhi e la bocca del morto, obbligo cui tenuto esclusivamente un intimo o un parente prossimo, lavare e compor-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 339

La vita religiosa

339

re la salma sistemandone il capo ben diritto, con le gambe allungate e


parallele e le braccia disposte lungo il busto o, meglio ancora, incrociate sul petto. Talora tuttavia una novit, questa si pone tra le mani
del cadavere unicona o, per i vescovi, un pane eucaristico; oppure, se
il defunto un monaco, un salterio [Kyriakakis 731].
Il morto era collocato nel feretro, circondato da lumi e incensieri.
Quando la salma veniva esposta per diversi giorni, come accadeva nel
caso del decesso di imperatori, di membri dellaristocrazia o di individui morti in odore di santit, si procedeva a imbalsamare esternamente
le spoglie con aromi. Per gli imperatori, una messa in scena elaborata
consentiva di tributare un ultimo omaggio al sovrano defunto e di convalidare lautorit del successore [Karlin-Hayter 728].
Un corteo funebre accompagnava infine al sepolcro il defunto al suono di salmi e di inni [Abrahamse 683]. Fino al regno di Basilio II, che
decise di farsi seppellire in San Giovanni dellHebdomon, un accampamento militare fuori le mura della capitale, le salme degli imperatori venivano ordinariamente tumulate in grandi sarcofagi, posti il pi delle
volte nel mausoleo dei Santi Apostoli, dove riposavano anche le spoglie
di molti patriarchi. I fondatori di monasteri usavano farsi seppellire nel
cimitero o nella chiesa del cenobio, allo scopo di beneficiare delle preghiere dei monaci. Gli altri morti venivano inumati nei cimiteri, tanto
nelle grandi necropoli antiche sorte a ridosso delle mura urbiche quanto e pi spesso nei piccoli cimiteri cittadini. stata rimarcata la stretta contiguit tra morti e vivi che dovette aver luogo nel corso di tutto il
Medioevo. I monaci, ad esempio, seppellivano i confratelli defunti allinterno del monastero, e ricorrevano a riduzioni delle salme e alluso
di ossari al fine di poter disporre di maggiore spazio. La familiarit con
i morti viene inoltre indicata anche dalla consuetudine di aprire le tombe dei santi per estrarne delle reliquie. stato possibile calcolare che
nella sola Costantinopoli venivano venerate ben 3600 reliquie provenienti da 476 sepolture di santi [Maguire 236, p. 53; Synaxarium 680].
2. La Chiesa e la societ.
a) Controllare la violenza.
Bench nellAntico Testamento ci si possa imbattere in testi che parlano dellaiuto celeste in caso di guerra, quando il popolo eletto si sia dimostrato obbediente alla Legge divina, la Bibbia d altres voce a una
proibizione categorica: Tu non ucciderai. Il Cristo, al momento del

2c_Bisanzio II_217-426

340

7-07-2008

13:57

Pagina 340

I fondamenti della civilt bizantina

suo arresto narrato nel Vangelo, ammonisce i discepoli a non far ricorso alle armi neppure per difenderlo: Rimetti la spada al suo posto, perch tutti quelli che usano la spada moriranno colpiti dalla spada (Matteo 26.52). Tale fondamento scritturale definisce un diritto canonico
pi esigente del diritto civile in materia di omicidio. I canoni di Basilio
di Cesarea prevedono undici anni di penitenza per chi si sia reso colpevole di omicidio involontario [Joannou 83, canone 11], mentre viene
consigliata una pena di appena tre anni pi leggera per i combattenti che
abbiano ucciso nemici in guerra [Joannou 83, canone 13], quantunque
tali canoni non vengano applicati sistematicamente nel Medioevo. Chi
versa il sangue altrui deve innanzitutto fare penitenza, venendo contemporaneamente escluso dalla comunione. La durata effettiva della penitenza, tuttavia, pu alloccorrenza essere negoziata secondo il principio di economia.
A Bisanzio, lecclesiastico implicato in un omicidio non pu pi celebrare la liturgia e non viene semplicemente scomunicato, ma deposto
dal suo ufficio dal momento in cui stato versato del sangue. interdetto luso della violenza ai chierici e ai monaci, ai quali viene fatta esplicita proibizione di portare armi. I Bizantini sono perci particolarmente ostili alla fusione tra mansioni diversissime che sta alla base degli ordini militari latini. Nella polemica contro di essi, perci, spesso viene
ripreso il tema della violenza usata dai chierici latini: I vescovi latini
guerreggiano e lordano di sangue le loro mani, uccidono e vengono uccisi, sindigna Michele Cerulario nella sua Lettera a Pietro dAntiochia.
Il chierico dispensato per principio dallobbligo di prestare servizio
per lo Stato (la strateia), e ci gli evita inoltre di essere coinvolto direttamente in atti di violenza armata, anche quando dovesse accompagnare lesercito in funzione di cappellano. Senza necessariamente incoraggiare la diserzione per principio, la santit passa comunque attraverso
la rinuncia a ogni forma di violenza, come dimostra il caso di san Gioannicio, che abbandon lesercito per la vita monastica alla fine dellviii
secolo.
Se colui che uccide deve fare penitenza, quale salvezza potr mai esserci per i soldati? La disputa sulla validit del principio di scomunica
nacque nel momento in cui si prese coscienza del fatto che lesercito bizantino era costituito in larghissima maggioranza di soldati cristiani impegnati a difendere non soltanto lImpero ma anche la religione cristiana minacciata dallIslam o da nemici pagani. La contestazione giunse da
parte di imperatori quali Leone III, che non desideravano demoralizzare i soldati ma, al contrario, convincerli del fatto che essi combattevano in nome di Cristo (Ecloga 82, 18). Leone VI aveva inoltre covato

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 341

La vita religiosa

341

la speranza di ottenere dallautorit ecclesiastica che i soldati caduti in


battaglia fossero proclamati beati, mentre Niceforo Foca aveva addirittura richiesto che venissero loro tributati gli onori dovuti ai martiri della fede. La Chiesa bizantina, tuttavia, fedele al precetto evangelico, aveva continuato a manifestare aperta ostilit a queste proposte. Il patriarca Polieutto, di conseguenza, si rifiut di proclamare martiri persone
che, qualora fossero sopravvissute, sarebbero state allontanate dalla comunione, secondo un interdetto che verr ripreso dai canonisti del xii
secolo [Kolia-Dermitzake 1038]. Riguardo alla penitenza da imporre ai
soldati che avevano ucciso in combattimento, i canonisti bizantini non
esprimevano pareri concordi. Nel 1155, una decisione sinodale precisa
che lesclusione dalla comunione per tre anni prescrivibile anche a coloro che, minacciati di morte dai briganti, uccidono per legittima difesa. Il canonista Teodoro Balsamone, tuttavia, chiarisce che il canone 13
di Basilio non pi in vigore, mentre Zonara, fondandosi su Atanasio,
dichiara che uccidere in guerra atto legittimo e degno di lode. La
questione della penitenza da imporre ai soldati era tanto pi delicata in
ragione del fatto che i Bizantini si trovavano a far fronte alloffensiva
di due culture presso le quali veniva giustificata la guerra santa: lIslam con il suo jihad da una parte e, dallaltra, i Latini con la loro crociata. Se, a rigore, non si pu affermare lesistenza di unidea di guerra
santa a Bisanzio, vi per ben nota la nozione di guerra giusta per difendersi [Kolia-Dermitzake 1038].
I canonisti come Balsamone distinguono tra diritto penale profano,
secondo le cui norme si procede alla punizione dei rei, e diritto canonico, in base al quale le pene prescritte sono intese a sanare lanima del
peccatore. La pena di morte, cos come altre brutali pene corporali,
presente nel diritto civile [Patlagean 753]. La Chiesa non le affatto favorevole, e talora caldeggia anzi la grazia per i condannati affinch il castigo venga commutato in reclusione a vita. Minore clemenza viene per
dimostrata nei confronti degli eretici: cos, intorno all812, il patriarca
Niceforo, preoccupato dalla propaganda operata dai pauliciani, solleciter limperatore a condannarli alla massima pena. Lo Stato bizantino
di fatto incaricato di far applicare i canoni conciliari che prevedono per
gli eretici e per alcune categorie di non cristiani, come i manichei, la confisca dei beni e addirittura la pena capitale. In seno alla Chiesa, tuttavia, tale posizione non certo condivisa allunanimit: Teodoro Studita insorge contro di essa intervenendo in proposito presso il patriarca e
limperatore, ottenendo che Michele Rangabe rinunci allapplicazione
della pena.
La Chiesa protegge per principio chi si rifugia nei santuari. Viene ri-

2c_Bisanzio II_217-426

342

7-07-2008

13:57

Pagina 342

I fondamenti della civilt bizantina

conosciuto il diritto dasilo alle chiese dalla fine del iv secolo, bench
con restrizioni nei confronti di alcune categorie di persone, come gli
ebrei o i debitori del fisco. Gli ecclesiastici chiedono il rispetto dei luoghi sacri, nei quali non si deve versare sangue, come pure la commutazione della pena di morte, nei casi in cui questa sia prevista, nellesilio
unito alla confisca dei beni. Il diritto dasilo non viene sempre rispettato, come testimoniano le scomuniche pronunciate dai patriarchi Tarasio (780-806) e Teodosio Boradiota (1179-83) contro coloro che lo violano. Tale diritto irrita alcuni imperatori che, come Manuele I nel 1166,
cercano di limitarlo [Macrides 299].
b) Pratiche proibite.
Lusura. Non si pu servire Dio e Mammona (Matteo 6.24): questo versetto evangelico fu preso a pretesto per condannare lusura e il
profitto. Tuttavia, a differenza dei Latini, i Bizantini compresi i canonisti come Teodoro Balsamone accettano il principio del prestito a
interesse, che la legge imperiale riconosce come legittimo. fatto espresso divieto di ricercare il profitto ad esempio, prendendo parte a operazioni finanziarie o divenendo banchieri unicamente ai membri del
clero, che non ne hanno il diritto. Lusura, in quanto prestito a tassi
dinteresse troppo elevati, viene universalmente condannata come forma di violenza inflitta ai pi deboli. La legge precisa quale deve essere
il massimale degli interessi autorizzati in funzione delle condizioni del
prestatore e della prevista entit del rischio, anche se, a quel che sembra, tali princip non devono essere sempre stati rispettati, in particolare nel corso del xii secolo, allepoca dello sviluppo economico dellImpero. Eustazio, metropolita di Tessalonica, critica monaci e chierici della sua citt che si erano dati al commercio, anche quello del denaro, e
per tale ragione divenuti frequentatori pi assidui dei mercati che della
loro chiesa [Laiou 735].
La magia. La letteratura agiografica si premura di distinguere sollecitamente fra i miracoli compiuti da un santo, e perci voluti da Dio,
e i prodigi operati da maghi o da stregoni, ispirati dal demonio. La presenza di talismani contro il malocchio, le infermit e i demoni ampiamente testimoniata. Molti amuleti del genere mirano a proteggere da
Gello, malvagio demone daspetto femminile ostile a nascituri e neonati [Sorlin 761]. Le formule apotropaiche pagane lasciano il posto alle invocazioni alla Vergine o ai santi, o addirittura a Salomone, il re giusto dellAntico Testamento. Le croci protettive o gli enkolpia sostitui-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 343

La vita religiosa

343

scono solo in parte tali oggetti magici, senza mai poterli eliminare completamente. La pratica della magia diffusa presso tutti gli strati della
societ.
Lastrologia, che mira a conoscere il futuro, viene condannata dallautorit ecclesiastica pur essendo largamente accettata dalle lites come una scienza apparentata allastronomia. Non illecito cercare di conoscere lavvenire, dal momento che Dio stesso ha concesso la possibilit di prevederlo attraverso indizi esistenti in natura, cos come ha
conferito ad alcuni santi il carisma della profezia [Magdalino 739], e la
produzione di oroscopi si sviluppa a partire dal x secolo sotto linflusso
di consuetudini gi diffuse nel mondo musulmano. Al contrario, pratiche divinatorie quali losservazione del fegato di animali sacrificati o la
necromanzia sono severamente condannate. Accuse di questo tenore furono lanciate contro il patriarca iconoclasta Giovanni il Grammatico al
fine di screditarlo.

ii. le forme della piet.


1. La vita liturgica.
Le celebrazioni liturgiche assumono la forma di riunioni di preghiera (sinassi) e di processioni. La preghiera comunitaria ha ritmi suoi propri: quotidiani nella liturgia delle ore, settimanali nella santificazione
della domenica e annuali nel ciclo festivo.
Largamente fondata sul canto e sulla meditazione dei salmi, la preghiera liturgica delle ore scandisce le giornate dei cenobi e delle chiese.
Tuttavia, mentre nel proprium monastico spesso consuetudinaria la recitazione dei salmi in sequenza, secondo lufficio cattedrale la scelta degli inni e dei salmi era legata al momento della giornata e accompagnata da gesti cerimoniali. Cos al calare del sole, ai vespri, si soleva accendere un cero cantando linno Phos hilaron (lume gioioso); si ardeva
lincenso recitando il salmo 140, in cui la preghiera viene accostata per
similitudine alla nube dincenso che ascende al cielo, mentre nelle ricorrenze festive si incensava per loccasione licona corrispondente alla solennit celebrata. Nei monasteri costantinopolitani, i monaci acemeti si
avvicendavano per garantire la laus perpetua, basata sulla recitazione
ininterrotta dei Salmi. Trascorsa la prima ondata iconoclasta, e in particolare a causa dellinfluenza esercitata da Teodoro Studita, trov spa-

2c_Bisanzio II_217-426

344

7-07-2008

13:57

Pagina 344

I fondamenti della civilt bizantina

zio nella liturgia anche la poesia religiosa, giunta dalla Palestina o composta in loco, che diede origine a un ufficio monastico destinato a estendere il suo influsso in maniera determinante e di fatto pi sobrio rispetto allufficio cattedrale, che fin per rimpiazzare completamente dopo il
1204.
Ogni domenica, i fedeli erano invitati a partecipare alla divina liturgia, articolata in canti, letture scritturistiche, una omelia e la celebrazione delleucaristia. I fedeli, tuttavia, non possono essere testimoni degli aspetti pi sacri della divina liturgia. Inoltre alcune parole dellanafora, pronunciate a voce bassa, sono note solamente ai sacerdoti
officianti, ci che finisce per conferire loro la funzione di mediatori tra
lassemblea dei fedeli e Dio. Contrariamente a quanto avviene in Occidente, nella Chiesa dOriente non si impone ai fedeli di assistere obbligatoriamente alla messa. Tuttavia la partecipazione alla divina liturgia rappresenta comunque unoccasione importante nella vita religiosa dei Bizantini, un momento di edificazione attuato attraverso la lettura
delle Scritture, la predicazione e le riflessioni sul significato delle solennit religiose espresse nei componimenti poetici entrati nelluso liturgico. Laccesso alla comunione con il Corpo e il Sangue di Cristo circondato da tutta una serie di interdizioni, dallesclusione dei catecumeni,
dei penitenti e degli eretici. Il problema riguarda anche i Latini. dobbligo losservanza di una forma di purezza rituale (digiuno, astinenza
sessuale, tab del sangue). Simili esigenze contribuiscono a mantenere
i fedeli lontani da una pratica assidua della comunione. Limportanza
del sacrificio eucaristico nella loro vita religiosa pu, daltra parte, manifestarsi anche in maniera diversa, come attraverso lofferta del pane
e del vino per loblazione (una offerta libera, questultima, a differenza
delle decime occidentali, ma considerata come un dovere) e con una manifestazione di devozione durante la presentazione delle offerte stesse.
Per i pi facoltosi, tale manifestazione di piet pu anche assumere la
forma di un dono di vasellame liturgico.
Stando al Typikon della Grande Chiesa, la pi antica raccolta delle
liturgie stazionali in uso a Costantinopoli, nel x secolo la liturgia veniva celebrata solamente al sabato, alla domenica e nei giorni festivi, allinfuori di una breve parentesi successiva alla Pasqua, periodo durante
il quale le funzioni hanno luogo giornalmente [Mateos 252]. Dal momento che i sacerdoti a Bisanzio possono sposarsi, e poich viene loro
richiesta lastinenza sessuale prima di officiare la celebrazione eucaristica, non si hanno celebrazioni quotidiane, quantunque nel corso del Medioevo si riscontri una tendenza allaumento dei giorni in cui possibile celebrare leucaristia. Per Santa Sofia, che aveva a disposizione un

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 345

La vita religiosa

345

numero cospicuo di sacerdoti in grado di avvicendarsi, lo stesso imperatore Costantino IX Monomaco avrebbe destinato delle prebende alla
chiesa patriarcale affinch vi fosse celebrata quotidianamente la sinassi
eucaristica. Le chiese rurali conservano invece il ritmo di una o, al massimo, due celebrazioni eucaristiche alla settimana, mentre le offerte dei
fedeli consentono al clero locale di integrare in tal modo il proprio sostentamento. I pani offerti alla chiesa non vengono tutti consacrati sullaltare, ma vengono suddivisi per la maggior parte tra i membri del clero o donati ai poveri; talora sono semplicemente distribuiti come pane
benedetto al termine della cerimonia.
I primi secoli del Medioevo rappresentano unepoca di creativit e
di riflessione in materia rituale, come testimoniano numerosi commenti alla liturgia [Bornert 264], che si sviluppa e si arricchisce di nuove orazioni appositamente create. Le due anafore quella detta di san Basilio
e quella di san Giovanni Crisostomo comunemente utilizzate per la
celebrazione della divina liturgia nel patriarcato di Costantinopoli
vengono sottoposte a una nuova redazione e stabilite una volta per tutte. La liturgia di Giovanni Crisostomo finisce chiaramente per prevalere in et macedone. Appaiono nuovi libri liturgici: regesti di preghiere
come gli eucologi o manuali che illustrano lordine cerimoniale, come i
typika. Gli usi liturgici sono differenziati, tanto nelle chiese cattedrali
quanto nei monasteri. Non esistono due eucologi o due typika perfettamente identici, al punto che R. Taft ha potuto parlare di dialetti che
recherebbero tracce di reciproche influenze allinterno di un medesimo
gruppo linguistico [Taft 762 e 763].
I primi commentari liturgici fanno la loro comparsa allinizio del Medioevo. La Mistagogia di Massimo il Confessore recupera, al principio
del vii secolo, il simbolismo di Dionigi lAreopagita. Per questi autori,
la divina liturgia non che un riflesso terreno della liturgia celeste. I cori angelici, come canta linno dei Cherubini, il Cheroubikon, prendono
invisibilmente parte alla liturgia officiata dagli uomini sulla terra. A tale concezione cosmica della liturgia, che intravede nei gesti e nelle parole del rituale una simbologia coerente, si sovrappone una interpretazione di carattere maggiormente storico, che analizza la liturgia come
rievocazione della vita e della Passione del Cristo. Il pane offerto in sacrificio sullaltare cos a un tempo alimento mistico e ricordo del sacrificio di Cristo sulla croce. Questultimo significato, gi presente in
Germano di Costantinopoli, tende a imporsi dopo liconoclasmo come
risposta al tentativo di interpretare simbolicamente leucaristia compiuto dai teologi iconoclasti. Per Costantino V e i vescovi di Hieria, infatti, leucaristia la sola autentica immagine del Cristo [Mansi 15; Ge-

2c_Bisanzio II_217-426

346

7-07-2008

13:57

Pagina 346

I fondamenti della civilt bizantina

ro 716]. Gli iconoduli hanno voluto a loro volta privilegiare tale accezione maggiormente realistica, secondo cui il pane eucaristico veramente il corpo di Cristo, mentre la lancetta liturgica con la quale esso
viene inciso rappresenta la lancia che lo trafisse al costato [Brouard 696].
Peraltro, linterpretazione simbolica dellazione liturgica non scomparve del tutto dai commentari. Quando nei typika monastici si menzionano i canti intonati durante le funzioni religiose, il canto liturgico viene
ancora interpretato di buon grado come un atto di partecipazione alla
celeste liturgia angelica [Dubowchik 711]. Il simbolismo della luce e dellincenso molto importante nellestetica bizantina, come possibile
evincere dalla presenza sempre pi frequente di tali elementi in occasione delle solennit.
A Costantinopoli nel Medioevo si celebrano moltissime festivit religiose, suddivise lungo tutto larco dellanno. Il calendario liturgico non
risulta mai fissato una volta per tutte, giacch viene periodicamente accresciuto di nuove ricorrenze, tra le quali si possono distinguere le feste
connesse alla vita di Cristo o della Theotokos, la Vergine Deipara, le
feste dei santi e le feste commemorative, in cui si celebra il ricordo di
avvenimenti importanti per la citt di Costantinopoli o per la storia
dellImpero. Il sinassario consente di conoscere i santi di cui viene
celebrato lingresso nel Paradiso: le date indicate per tali solennit corrispondono infatti al giorno della loro morte o a quello in cui vennero
traslate le loro reliquie. Il Typikon della Grande Chiesa, risalente al x
secolo, annovera venti feste in cui si commemora la tutela divina e, in
particolare, lintercessione della Vergine, insignita del titolo di patrona
della Citt. Oltre allanniversario della dedicazione di Costantinopoli,
che veniva celebrato l11 di maggio, numerose festivit permettevano
ai cittadini di rendere grazie alla provvidenza divina per aver salvato la
metropoli bizantina da pericoli quali incendi, terremoti o invasioni. Anche gli assedi conclusi con la rotta dei nemici hanno dato origine allistituzione di una festa anniversaria. Cos, ad esempio, la festa del 16 di
agosto, istituita a ricordo della filantropia attuata da Dio nei confronti dei suoi fedeli distruggendo le orde degli Agareni che al tempo di Leone lIsaurico assediarono inutilmente Costantinopoli [Mateos 252, p. 373].
Sia nel 626 sia nell860, la fine dellassedio fu attribuita alla protezione della Vergine, il cui manto e le cui icone vennero portate in processione lungo le mura. Il culto della Theotokos risulta particolarmente sviluppato in ambito cittadino: la capitale bizantina possedeva infatti numerose reliquie della Vergine, e si riteneva comunemente che fosse
protetta dalla stessa Madre di Dio, come ricorda la festa della Deposizione della Veste della Vergine, che si celebra il 2 di luglio [Vassilaki

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 347

La vita religiosa

347

766]. Le erano state dedicate molte festivit, oltre a santuari veneratissimi come la chiesa delle Blacherne [Grumel 599].
Per quanto riguarda gli episodi della vita del Cristo, il calendario includeva una serie di solennit fisse e un ciclo di feste mobili. Tra le feste fisse si possono menzionare lEpifania del 6 gennaio, altrimenti detta Festa delle Luci, una celebrazione tra le pi importanti a Bisanzio,
incentrata sulla manifestazione della Trinit in occasione del battesimo
di Cristo nel Giordano. La festa dellEsaltazione della Croce, il 14 di
settembre, permetteva di offrire alla venerazione del popolo la preziosa reliquia, conservata di solito nel Palazzo Imperiale. Il sacro cimelio,
esposto dalle tribune di Santa Sofia alladorazione dei singoli fedeli, veniva successivamente portato in processione dal clero e dal Senato fino
al santuario in cui, nel corso della liturgia, veniva esposto dinanzi al crocifisso. La reliquia veniva poi portata dal patriarca sino allambone e innalzata per tre volte nellatto che giustifica il nome di tale celebrazione al canto pi volte ripetuto del Kyrie eleison [Flusin 713].
La festa mobile pi importante dellanno era la Pasqua, bench fino
al x secolo il Triduum pasquale fosse assai poco sviluppato. Una sintesi
liturgica operata fra la tradizione sabaita e quella della Grande Chiesa
permise di conferire progressivamente una maggiore solennit alle festivit pasquali. La citt di Costantinopoli disponeva di una quantit di
reliquie della Passione tale da poter accordare ai giorni della Settimana
Santa unevidenza molto concreta [Flusin 712].
Le feste liturgiche venivano inaugurate da una orazione la sera della vigilia (paramone), talora seguita da una veglia notturna di preghiera,
o pannychis. Al mattino la festa continuava con una nuova preghiera
(orthros) e una processione condotta attraverso le vie della capitale da
Santa Sofia a un altro dei grandi santuari cittadini. J. F. Baldovin ha potuto contare ben 68 processioni celebrate nel corso dellanno, secondo
quanto ricorda un typikon del x secolo. Limperatore e il suo seguito
prendevano parte a ben 26 cortei, alcuni dei quali dovevano muovere
dal Grande Palazzo. Durante il tragitto era necessario effettuare numerose soste o tappe rituali, le cosiddette stazioni, caratterizzate da canti
corali e preghiere. Queste grandi feste liturgiche costituivano unoccasione per invitare i fedeli a una celebrazione collettiva capace di coinvolgere lintera citt per mezzo della liturgia delle stazioni [Baldovin
695].
Si tenga conto inoltre del fatto che a Bisanzio non esiste organizzazione parrocchiale, e che i fedeli possono di conseguenza partecipare alla vita liturgica nella chiesa che vogliono. stata notata in proposito
limportanza rivestita dalle cappelle monastiche in grado di assicurare

2c_Bisanzio II_217-426

348

7-07-2008

13:57

Pagina 348

I fondamenti della civilt bizantina

un servizio liturgico completo. I pi ricchi fra i Bizantini desideravano


provvedere le loro dimore di una cappella privata, e Leone VI esaud i
loro voti con la novella 4 che consentiva allinterno delle cappelle private la celebrazione del sacrificio eucaristico da parte di preti salariati
dal proprietario [Thomas 564]. Si moltiplicano le chiese di piccole dimensioni, entro i cui spazi limitati viene officiata una liturgia ad hoc. Le
grandi processioni vengono sostituite da pi modesti cortei che le simboleggiano [Taft 763]. A Santa Sofia il ricorso ai lumi, allincenso, ai
canti e ai colori, cos come luso di sontuosi paramenti liturgici, mirava
a fare delle cerimonie una ricca esperienza sensoriale, atta a impressionare gli stranieri. Quando i sovrani prendevano parte alle celebrazioni
in Santa Sofia, il prefetto della citt provvedeva a far lustrare e decorare con fiori profumati i dintorni del Palazzo e tutte le strade destinate
a essere percorse dalla processione [De cerimoniis 205].
Lo splendore dei riti si rifletteva non solo sul patriarca ma anche sugli imperatori, che facevano coincidere gli eventi importanti della loro
vita con feste liturgiche. Il battesimo di Costantino VII ebbe luogo in
concomitanza con la festa dellEpifania. Era importante che fossero presenti il Senato, lesercito e la Corte. La sua incoronazione avvenne in
occasione della Pentecoste, solennit che permise di sovrapporre al ricordo della discesa dello Spirito Santo la nozione di unzione spirituale
destinata allimperatore, lunto del Signore. Il figlio di Costantino
VII, Romano II, fu incoronato durante la Pasqua del 946 mentre i suoi
nipoti, Basilio II e Costantino VIII, furono rispettivamente incoronati
in occasione della Pasqua del 960 e del 962.
2. I santi e il loro culto.
Tra i modelli di santit ereditati dallet antica, quello del martire
tende a scomparire, salvo nelle terre sottomesse allIslam, dove vengono giustiziati alcuni neomartiri. I martiri depoca romano-imperiale, tuttavia, continuano a essere la maggioranza dei santi commemorati o raffigurati negli affreschi delle chiese. La disputa iconoclastica ha moltiplicato i confessori, ossia coloro che subiscono delle sofferenze per le loro
convinzioni religiose pur senza subire il martirio, per esempio Massimo
il Confessore nel vii secolo. per questo motivo che Stefano il Giovane e Eutimio di Sardi possono essere annoverati tra i martiri.
I santi del Medioevo sono perlopi degli asceti, eremiti che perseguono lesempio ideale di Antonio ritirandosi nel deserto, tra le pendici boscose dellOlimpo di Bitinia o dellAthos ove, uscendo vittorio-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 349

La vita religiosa

349

si dalla lotta contro i demoni grazie allobbedienza ai precetti divini,


conquistano capacit taumaturgiche. Ma non mancano neppure i dottori della fede che, come Teodoro Studita, elaborano la teologia ortodossa o chiariscono il senso delle Scritture fondandosi sulla dottrina dei Padri della Chiesa. Sono rari i casi di santit laica, e pi rari ancora i santi o le sante sposati.
Il santo bizantino pu talora occupare alti uffici secolari prima di rinunciare al mondo per seguire una carriera ecclesiastica o per abbracciare la vita monastica. La capacit di leggere i pensieri altrui o di profetizzare il futuro diviene il carisma pi apprezzato. Espresso dal medesimo ambiente sociale, il santo si trasforma per laristocrazia in un padre
spirituale. Si fa consigliere degli imperatori (Lazzaro Galesiota per Costantino IX, Cirillo Fileota per Alessio I) o fonda cenobi protetti e forniti di beni dai medesimi sovrani (Michele Maleino, Atanasio Atonita,
Cristodulo di Patmo). inoltre ben integrato nelllite della societ [Droche 710]. Il xii secolo, anche tra i rappresentanti del clero, guarda con
maggiore scetticismo alle forme pi spettacolari dellascesi, bench Manuele I ponga sul soglio patriarcale di Gerusalemme Leonzio, a suo tempo salos, un folle per Dio.
Laccesso alla santit si basa sempre su una reputazione acquisita e
sulla capacit dimostrata da parte di un monastero o di una famiglia
linfluenza crescente dellaristocrazia si fa sentire di promuovere la
fama di uno dei suoi membri mediante la produzione di scritti, documenti agiografici e resoconti di miracoli. Una cernita determinante di
tali materiali si effettuer nel x secolo allorch, per impulso di Costantino VII, verr redatto il sinassario costantinopolitano e Simeone il Metafraste comporr il suo Menologio, destinato a godere di notevole diffusione [cfr. cap. xiv, p. 385].
La santit confermata da eventi taumaturgici, che hanno luogo in
prossimit del sepolcro di un santo. I santi possono a volte fornire prova della loro presenza in Paradiso facendo s che le loro reliquie trasudino un unguento profumato (il myron di san Demetrio, di san Nicola
di Mira) o emanino un profumo penetrante. Una volta divulgata la fama dei prodigi operati dal santo attraverso testi agiografici o biografici
(le Vite), potevano venire organizzati pellegrinaggi al santuario (o ai santuari) in cui si custodivano le reliquie del taumaturgo. Alcuni di questi
santi come Demetrio di Tessalonica, Nicola di Mira, Tedoro di Eucaita, Simeone Stilita il Giovane sul Monte Mirabile, nei pressi di Antiochia erano in grado di attirare pellegrini anche da molto lontano.
Determinati santuari ad esempio quello dei santi anargiri Cosma e Damiano, o quello di santArtemio a Costantinopoli erano frequentati a

2c_Bisanzio II_217-426

350

7-07-2008

13:57

Pagina 350

I fondamenti della civilt bizantina

scopo terapeutico da infermi ai quali i medici non davano speranze di


guarigione o che non disponevano dei mezzi per potersi curare. A tali
mete di pellegrinaggio pervenivano altres le offerte dei fedeli guariti
per grazia ricevuta, che consentivano ai santuari stessi di abbellire le
chiese o di ampliare le foresterie. Analogamente, i pellegrini bizantini
partivano sempre pi numerosi alla volta di Gerusalemme e della Terrasanta.
3. Il ruolo delle immagini.
Nel vii secolo, limmagine sacra si ormai diffusa non soltanto allinterno dei luoghi di culto, ma anche negli spazi privati. Le scene della vita di Cristo, della Vergine e dei santi adornano molte chiese. Tali
figurazioni narrative sono a volte giustapposte a ritratti di Cristo e dei
santi, insieme a immagini del mondo vegetale o animale. I mosaici a motivi vegetali o animali si assumono forse il compito di ricordare che la
chiesa preconizza il giardino del Paradiso, in cui il cristiano chiamato
a dimorare in compagnia degli eletti [Maguire 740]. Mentre i fedeli prendono parte alla liturgia lungo la navata, sono accompagnati dal corteggio dei santi e delle sante sopra di loro, e nellabside li attendono la Vergine o il Cristo spesso circondati dagli apostoli. I cristiani hanno sotto
gli occhi rappresentazioni che raccontano le verit della fede: un Cristo
umano, ma drappeggiato in vesti splendenti che ne rivelano la potenza
divina; una Vergine accogliente e materna, ovvero regnante in maest;
santi che soffrono uninfinit di patimenti, e perci vicini e accessibili
ai fedeli. Viene cos messo in opera un complesso corredo di immagini
finalizzato a favorire leducazione religiosa del popolo.
In et tardoantica e altomedioevale si moltiplicano le immagini religiose portatili: piccole icone, croci-reliquiario e ornamenti personali a
soggetto cristiano, ricordi di pellegrinaggio (ampolle dalla Terrasanta,
eulogie di santi). I simboli cristiani invadono a poco a poco gli oggetti
della vita quotidiana oggetti da tavolo, lampade, gioielli, abiti mentre svaniscono i motivi classici, sovente mitologici.
Larte cristiana tende a privilegiare il ritratto, licona, unimmagine
frontale che appare gi molto stilizzata, poich la sua funzione quella
di rivelare le qualit spirituali del santo. I cristiani preferiscono indirizzare le loro preghiere a un santo tramite il suo ritratto, stabilendo cos
un rapporto personale con lui, e questo probabilmente spiega il successo delle icone. Nel mondo antico, limmagine poteva di fatto sostituire
la persona. Il rapporto dei cristiani con le immagini stato modellato

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 351

La vita religiosa

351

dai gesti rituali che per secoli hanno circondato i simulacri degli di o le
statue degli imperatori. La devozione, la lealt politica o la fede religiosa venivano abitualmente espresse attraverso manifestazioni di rispetto
e offerte di tributi alle immagini, e in modo particolare ai simulacri degli imperatori.
Nel corso dellAlto Medioevo possibile rilevare la volont di appropriarsi dellimmagine per controllare il potere che in essa risiede. La
fusione tra limmagine dellautorit e la narrazione della vicenda di fede d luogo alla nascita dellicona propriamente detta, che rappresenta
il santo e narra la sua verit: il suo ingresso trionfale in Paradiso, da cui
deriva il suo potere. Il santo veniva identificato con la sua icona cos come limperatore era identificato con la statua che lo rappresentava, e
limmagine svolge una funzione di intermediazione tra lautorit superiore e le suppliche a essa rivolte. Poco per volta, licona viene permeata dalla presenza del santo, e funge allora da elemento mediatore tra il
santo e il fedele. Mentre prima risiedeva stabilmente nel suo santuario
ed era legato alle sue reliquie, il santo pu adesso essere invocato dovunque si trovi una sua immagine. La venerazione per le icone scaturisce
dai grandi santuari di guarigione, quali San Mena o quelli dei due Simeoni. I pellegrini che sono andati a pregare nei loro santuari fanno ritorno alle proprie case forti della protezione del santo del quale portano con s limmagine, della quale da quel momento in avanti potranno
disporre e che invocheranno in caso di infermit o di catastrofe. Tali
icone cominciano perci a ricevere segni di venerazione o di supplica,
segni indirizzati ai santi ma espressi dinanzi alle loro immagini. La moltiplicazione delle immagini dun medesimo santo rende pi evidenti la
sua protezione e la sua ubiquit [Kitzinger 729; Guillou-Durand, in
886].
Questa trasformazione dellicona da elemento esornativo a oggetto
di culto manifesta una perdita di neutralit dellimmagine religiosa, ormai investita dalla potenza del sovrannaturale. Il fenomeno ben si spiega con il bisogno di sentirsi protetti e aiutati nella tragica congiuntura
di questo periodo storico, ma si tratta duna trasformazione che non poteva passare inosservata. Secondo gli Antichi, in effetti, le immagini dei
numi e le loro statue, in particolare potevano essere realmente abitate dalle divinit stesse. Il timore che gli idoli pagani ispiravano era direttamente commisurato ai poteri soprannaturali dai quali si credevano
investiti tali simulacri. facile comprendere come tali ricordi ancora recenti, e i mai sopiti timori nutriti nei confronti delle statue e delle immagini del passato pagano, abbiano potuto far insospettire alcuni cristiani [Dagron 572].

2c_Bisanzio II_217-426

352

7-07-2008

13:57

Pagina 352

I fondamenti della civilt bizantina

La necessit di sceverare tra immagini buone e cattive condusse progressivamente a voler identificare le icone senza ambiguit. Bisognava
evitare ogni possibile confusione, dando per assodato il fatto che una
divinit pagana non avrebbe mai potuto abitare una icona che riproducesse le fattezze del Cristo o dei suoi santi, poich tali presenze attive
nellimmagine sacra lavrebbero scacciata immediatamente. Le leggende relative a icone acheropite cercavano di risolvere i termini di tale ambiguit asserendo una loro precisa congruenza rispetto al modello: esiste un ritratto della Madre di Dio che la tradizione attribuisce a san Luca, il quale avrebbe dipinto le fattezze della Vergine dal vivo. I santi
apparirebbero in sogno per confermare lidentit tra la loro immagine
terrena e il loro volto celeste. Le nozioni stesse di somiglianza e di presenza del soggetto ritratto sono dunque intimamente connesse. Per questo motivo linterrogativo circa la possibilit che liconografo possa arbitrariamente caratterizzare la sua opera rispetto al modello non si pone affatto. Qualunque variante rischierebbe di spezzare il legame
esistente fra le due realt, un nesso quasi fotografico tra limmagine e il
prototipo, per riprendere il linguaggio degli iconofili, difensori delle immagini religiose. Per tali ragioni il concilio di Nicea II esige che il nome
del santo o il titolo della scena sacra riprodotta siano indicati sullicona
stessa.
Per testimoniare la loro presenza allinterno dellimmagine sacra o,
pi precisamente, per dimostrare la loro sollecitudine nei confronti di
chi a loro si rivolge attraverso la mediazione dellimmagine, i santi operano dei miracoli. Allo scopo di manifestare il proprio potere, le immagini parlano, trasudano myron fragrante, piangono e sanguinano se sono attaccate. Come gi dal costato di Cristo, da unimmagine del crocifisso calpestata e trafitta da un gruppo di ebrei stillano sangue e acqua.
Licona protegge i fedeli, in particolare limmagine della Theotokos. Leffigie della Vergine sostituisce sulle monete quella della Nike a cominciare dal regno di Maurizio (582-602). Le icone della Deipara, come si
detto, hanno sempre protetto Costantinopoli durante i numerosi assedi subiti dalla capitale.
Tali credenze nel potere soprannaturale delle immagini implicano talvolta anche un uso terapeutico dellicona, che diviene essa stessa un rimedio anzich un semplice punto dincontro o un mezzo di comunicazione. Si legge nei Miracoli di Cosma e Damiano il racconto di una donna inferma che provvide a raschiare un poco di vernice dallicona
raffigurante i due santi anargiri e, trangugiata la pozione preparata mescolando a una bevanda la polvere cos ottenuta, guar dalla malattia.
La relazione con limmagine che si costruisce cos nel mondo bizan-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 353

La vita religiosa

353

tino si configura dunque come un rapporto particolare. possibile rivolgere preghiere ai numerosi santi che popolano le chiese bizantine, ma
sempre pi evidente lesistenza di icone dotate del privilegio singolare di favorire tale contatto tra il fedele e il mondo dei santi. Su queste
icone, poste al di sopra della balaustra che separa la navata dal presbiterio si tratta delle pi antiche forme di iconostasi , si focalizza lattenzione del visitatore. Si tratta dunque di uno scambio tra membri della Chiesa terrena e membri della Chiesa celeste. Il mondo cristiano orientale, prima bizantino e poi ortodosso, elaborer tutta una dottrina
spirituale fondata su tale nozione di scambio, che diverr una sua caratteristica distintiva sostanziale.
4. La tradizione ostile alle immagini.
Gli atti di devozione compiuti dinanzi alle icone e gli usi magici di
queste ultime non sono stati sempre n universalmente praticati. Il cristianesimo bizantino eredita alcune delle censure veterotestamentarie
nei confronti della consuetudine pagana di rappresentare per immagini
la divinit o gli esseri animati, e tale retaggio biblico pu in parte spiegare laniconicit dei primordi cristiani. Linizio del Medioevo coincide tuttavia con un momento di rilettura dellAntica Legge. Dove possibile, si ripropongono le interdizioni bibliche o le si adatta al nuovo
contesto. La giustificazione attribuita allesistenza di aree riservate esclusivamente al clero allinterno dei luoghi di culto cristiani si regge su una
sorta di equiparazione istituita fra il Tempio di Gerusalemme e le chiese. Il santuario cristiano diventato il sancta sanctorum. perci assolutamente naturale che si levino le voci di quanti ricordano che il peccato pi grave secondo lAntico Testamento quello didolatria: creare
delle immagini e adorarle. Gli ammonimenti contro il rischio di una ricaduta nellidolatria in presenza delle icone ancorch cristiane sono
antichi, e gli iconoclasti non hanno mancato di farne menzione: sia Eusebio di Cesarea sia Epifanio di Salamina manifestarono gi delle riserve nei confronti del culto tributato alle immagini, se addirittura non lo
disapprovarono fermamente.
Oltre al rischio di idolatria, sussistono anche ragioni teologiche in
grado di giustificare il rifiuto dellimmagine quando essa si proponga di
raffigurare il Cristo, gli angeli o i santi stessi. Secondo una critica mossa da lungo tempo alle immagini, infatti, queste ultime sarebbero menzognere, in quanto incapaci di rappresentare esattamente gli esseri
viventi e ancor meno la verit dellessere. Per tali motivi non sarebbe

2c_Bisanzio II_217-426

354

7-07-2008

13:57

Pagina 354

I fondamenti della civilt bizantina

possibile rappresentare Cristo in maniera adeguata dal momento che,


dipingendone esclusivamente le fattezze umane, non se ne rappresenterebbe che lumanit. Rappresentarne la divinit risulterebbe infatti impossibile, poich il divino non delimitato; viceversa, una immagine
per sua natura delimitata, e non pu dunque in alcun modo esprimere
la verit della divinit. E censure dello stesso tenore vengono mosse a
proposito delle immagini degli angeli, dal momento che non potrebbero esprimere la loro natura spirituale. In principio, alle disapprovazioni
manifestate contro il culto delle icone erano seguite azioni sporadiche,
poi divenute pi sistematiche nel contesto delliconoclasmo imperiale.
Anche dopo l843 si leveranno tuttavia voci sfavorevoli al ruolo di
mediazione svolto dalle immagini. Si tratta di autori che raccomandano
un contatto diretto, mistico fra luomo e la divinit, senza ricorrere ai
mezzi tradizionali rappresentati dai sacramenti o dalle icone.
5. La tendenza mistica: Simeone il Nuovo Teologo.
La mistica ha le sue radici pi antiche nella spiritualit monastica del
deserto. Si tratta duna tradizione che continua a mantenersi viva e vitale per tutto il Medioevo. Nel 976, Simeone il Nuovo Teologo entra
nel monastero di Studio, dove rivendica la verit del suo incontro personale con il Cristo, della sua esperienza sensibile dello Spirito. Professa di essere cosciente di una grazia elargita al di fuori delle mediazioni
sacramentali o istituzionali. Il punto pi polemico della sua dottrina riguarda la confessione, giacch secondo lui il potere di perdonare i peccati offerto dal Cristo agli apostoli attraverso il dono dello Spirito (Giovanni 20). Trascurata dai vescovi, tale grazia sarebbe passata ai monaci i quali, pur non essendo sacerdoti, potrebbero pertanto confessare.
Simeone non rigetta completamente il ruolo mediatore svolto dal clero:
riconosce, ad esempio, che leucaristia pu essere consacrata solo da un
sacerdote, ma attribuisce un primato al carisma e allesperienza spirituale rispetto alla funzione e allordinazione [Dagron 206]. In questo modo, egli contesta il monopolio esercitato dai chierici sulla teologia. Contraddetto su una questione teologica, Simeone si difende legando allesperienza mistica il diritto di fare teologia.
La controversia gli vale lobbligo di presentarsi dinanzi al sinodo, dove viene rimproverato di tributare una sorta di culto alla memoria del
suo padre spirituale, morto nel 986, bench questi non fosse stato affatto riconosciuto come santo. Esiliato nel 1009, Simeone ricostituisce la
cerchia dei suoi discepoli nei dintorni di Crisopoli, dove undici anni pi

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 355

La vita religiosa

355

tardi muore. I suoi resti vengono traslati nuovamente presso il monastero di Studio trentanni dopo, quando il suo discepolo Niceta Stetato rediger la Vita del maestro, prima tappa verso il riconoscimento della santit del Nuovo Teologo. La Chiesa bizantina in questepoca ancora capace di reintegrare elementi contestatori allinterno delle sue file.
Tuttavia non pi cos qualche decennio dopo, come dimostrano i
processi subiti da Teodoro delle Blacherne (1094-95) e da Costantino
Crisomallo (1140), due spirituali a noi noti unicamente dagli atti che li
condannano. In entrambi i casi, il sinodo aveva assunto in sede preliminare che i due accusati fossero messaliani. Gli eresiologi sogliono sempre accomunare le nuove dottrine a eresie antiche, il che non ci permette di avere una chiara visione delle differenze teologiche esistenti fra esse [Gouillard 719; Eleuteri 283; Rigo 311]. A cinquantanni di distanza,
entrambi rivendicano la realt dellesperienza sensibile dello Spirito.
Teodoro insiste sulla visione di Dio, Crisomallo sulliniziazione che risveglia la grazia sopita del battesimo. Entrambi situano il carisma spirituale al di sopra dellistituzione clericale. Non sono monaci n luno n
laltro: Teodoro un sacerdote delle Blacherne, Crisomallo un laico.
Tutti e due, per, si pongono come gi Simeone controcorrente rispetto alla Chiesa dei loro tempi [Gouillard 287]. La loro condanna
scritta nel Synodikon dellOrtodossia.

iii. il monachesimo.
Il Medioevo ha conservato le forme antiche centrate sullascesi, la
penitenza e la preghiera della vita monastica, che si pu praticare tanto in solitudine quanto allinterno duna comunit. Si parla di eremitismo per la vita solitaria, di cenobitismo per la vita comunitaria. Esistono comunque anche delle laure (o lavre) che conciliano la vita eremitica settimanale con un incontro comunitario e liturgico che ha luogo ogni
fine settimana (cfr. B. Flusin, in MB I, pp. 265-66). Nei cenobi, la preghiera organizzata a ore fisse (liturgia delle ore), venendo concepita a
volte in termini di lode perenne al Creatore.
I monaci vivono per principio una vita di umilt e di povert personale, svolgendo lavori manuali senza custodire per s nessuno dei propri beni, che divengono propriet della comunit. La loro missione
combattere i demoni e pregare per gli altri. NellImpero bizantino, essi
pregano per limperatore e per la salvezza del popolo cristiano.

2c_Bisanzio II_217-426

356

7-07-2008

13:57

Pagina 356

I fondamenti della civilt bizantina

Limperatore Giustiniano ha imposto comunque che chiunque aspiri ad abbracciare la vita monastica debba essere sottoposto a un periodo di noviziato da trascorrere in una comunit cenobitica. I monaci in
maggioranza vivono ormai in queste comunit, che quasi la consuetudine nel monachesimo femminile. Lanacoresi continua tuttavia a venir
considerata il livello pi elevato della vita monastica. Esistono diverse tipologie di vita eremitica, che pu essere trascorsa abitando una spelonca o in cima a una colonna. possibile vedere ancora degli stiliti in
epoca piuttosto tarda, anche nei dintorni della capitale. Pi spesso, gli
eremiti ottengono il permesso di abitare una piccola cella posta a una
certa distanza dal monastero.
1. Fondare un monastero.
Lo scopo, prima di tutto, di garantire la salvezza alla propria anima e per quelle dei propri cari, dei quali gli obituari contengono una lista nominale, lasciando un donativo destinato alla sussistenza dei monaci che dovranno pregare per i fondatori (ktitores) della comunit. Allassoluta parit di condizioni si sarebbe in seguito sostituita una
gerarchia monaci dabito piccolo (microschemi) e grande (megaloschemi), diaconie nobili e plebee , cos come la povert volontaria sarebbe
stata rimpiazzata dalla possibilit di mantenere propriet personali, il
che avrebbe permesso ai monaci di fare dei doni al fine di perseguire
una strategia di promozione personale [Krausmller 730]. Gli aristocratici ritiratisi a vivere in monastero possono a volte conservare presso di
s dei servitori. La situazione non molto migliore sul monte Galesio:
lassismo, propriet private, distinzioni sociali, rifiuto di prendere i pasti in comune [Thomas 764]. Sotto Alessio I, Giovanni Ossita censura
per motivi analoghi il monastero costantinopolitano degli Odighi (Hodegoi) [Angold 686]. tuttavia senza dubbio necessario tener conto del
topos letterario in gioco, valutando perci tali critiche con prudenza. Alcuni monaci, coscienti di tali deviazioni dallideale monastico originario, tenteranno di risalirne alla fonte. La riforma di Teodoro Studita,
nel ix secolo, predica un ritorno al cenobitismo basiliano, che comportava luguaglianza di rango tra i monaci, la rinuncia a ogni bene di propriet, la sottomissione alligumeno (o egumeno) [ep. I, 10, in Fatouros
103]. Nellxi secolo, un nuovo movimento di riforma ha origine allinterno del cenobio della Theotokos Evergetis, in periferia a Costantinopoli. Nel suo typikon [Byzantine monastic 80, vol. II] si ricorda che i
monaci sono tutti uguali fra loro, che la vita comune rappresenta una

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 357

La vita religiosa

357

regola perentoria e che la povert volontaria deve essere rispettata. Tale riforma servir da esempio (come possono testimoniare i typika della
Kecharitomene, della Kosmosoteira, del Philanthropos)
Ogni monastero dunque retto da un typikon (regolamento interno
e rituale liturgico) redatto dal fondatore ispirandosi alle antiche regole
di Pacomio e di Basilio. Alcuni typika diventano dei modelli esemplari,
come quello di Studio (ix secolo) o dellEvergetis (xi secolo). Impegnato nella laboriosa stesura del suo typikon, Nicone della Montagna Nera
(xi secolo) lamentava il fatto che non ve ne fossero due simili [Galatariotou 714].
LOriente cristiano non conobbe mai regole paragonabili a quelle dei
grandi ordini monastici occidentali. Nondimeno, il Santo Monte dellAthos fu dotato duna organizzazione gerarchica che regolava tanto i
rapporti tra i grandi monasteri e le piccole fondazioni monastiche quanto le relazioni fra cenobiti e anacoreti. Mentre il typikon di Tzimisce
(972) prevedeva una rappresentanza di eremiti al consiglio del Protaton
(lassemblea dei responsabili delle comunit atonite), quello di Costantino Monomaco (1052) obbligher i monaci cellioti o esicasti a far riferimento a un koinobion. Le piccole comunit si ritrovano cos a dipendere dai grandi monasteri (Lavra, Iviron, Vatopedi), mentre il protos vede la propria supremazia soppiantata da quella dei rispettivi igumeni. I
monasteri vengono puntualmente inquadrati allinterno dei canoni, che
li pongono sotto lautorit spirituale e disciplinare del locale vescovo (canone 4 di Calcedonia, canone 1 dell861). Le fondazioni pi importanti sono sottoposte allimperatore in persona, altre al patriarca, in virt
del diritto di stauropegia. Dopo lxi secolo, numerosi monasteri sono
autonomi e dipendono unicamente dal loro igumeno o dalla famiglia del
fondatore, bench il vescovo continui a esercitare diritto di custodia nei
loro confronti.
2. Una nuova geografia monastica.
a) I primi sviluppi in Bitinia.
La conquista araba ha sconvolto la mappa delle fondazioni monastiche bizantine, dal momento che le province in cui il monachesimo si era
sviluppato in origine Egitto, Siria e Palestina erano ormai passate
sotto il controllo dei musulmani. Alcuni centri rimasero attivi come il
monastero del Roveto sul Sinai, posto nel ix secolo sotto il patronato di
santa Caterina, o quello di San Saba in Palestina continuando a man-

2c_Bisanzio II_217-426

358

7-07-2008

13:57

Pagina 358

I fondamenti della civilt bizantina

tenere, sebbene in modo discontinuo, dei legami con lImpero. Allo stesso mondo, anche la crisi finanziaria che ebbe luogo fra il vii e lviii secolo non favor la fondazione di nuovi grandi cenobi. Si ignora la sorte
dei grandi monasteri situati a Costantinopoli e nelle province rimaste
sotto il dominio imperiale, bench alcuni di questi sopravvivessero, come Studio o il monastero degli Abramiti nella capitale, ovvero Catara
in Bitinia.
Nella seconda met dellviii secolo, come testimonia la lista degli igumeni presenti al concilio di Nicea del 787, si moltiplicarono le fondazioni monastiche sorte in una vasta area posta intorno allOlimpo di Bitinia, regione boscosa e selvaggia quantunque a poca distanza dalla capitale, al di l del mare. Pi motivi possono spiegare tale rigoglio: una
certa ritrovata sicurezza, la presenza di vasti latifondi di propriet dellaristocrazia costantinopolitana e lopposizione manifestata da alcuni
dei suoi membri alla politica iconoclastica che li spingeva ad allontanarsi dalla capitale.
Molti dei cenobi fondati in questo periodo sono legati a illustri rappresentanti delliconodulia. Teofane il Confessore, autore della Cronaca, fece edificare il monastero di Agro sui possedimenti di famiglia, mentre Platone e suo nipote Teodoro, futuro igumeno di Studio, si stabilirono a Saccudio, monastero fondato in un comprensorio di loro
propriet. La conclusione delliconoclasmo non coincise affatto con la
fine di tale espansione: nel x secolo Michele Maleino si stabilisce sul
monte Cimina, mentre la vestizione di Michele Psello, monaco presso
il cenobio della Bella Sorgente, dimostra che la vita monastica ancora
attiva in Bitinia nellxi secolo, anche se le nuove comunit sorgono a un
ritmo assai pi moderato di quanto non si verificasse un tempo. Le invasioni turche infliggeranno un duro colpo a tale civilt monastica, che
nondimeno riuscir, almeno in parte, a risorgere verso la fine del xii secolo, come testimonia il typikon di rifondazione del monastero di Eleigmoi [Auzpy 980].
Oltre le fondazioni bitiniche, la nostra conoscenza dei monasteri situati in Asia Minore frammentaria. La persecuzione attuata da Michele Lacanodracone, stratego dei Tracesi, nei confronti dei monaci iconoduli residenti nella sua provincia presuppone naturalmente il fatto che
vi sorgessero dei cenobi. Il Latro comincer a ospitare colonie monastiche soltanto nel x secolo per impulso di Paolo, mentre il secolo successivo vedr, grazie a Lazzaro, lo sviluppo delle fondazioni sul Galesio.
Nel Ponto, la regione di Trebisonda interessata da alcune fondazioni
monastiche, tra cui il monastero di SantEugenio, legato a una fiera locale in onore del santo. I monasteri cappadoci, di solito non molto gran-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 359

La vita religiosa

359

di, pi che per le fonti scritte sono noti per i resti monumentali, visibili ancora oggi. La conquista turca non mise fine alle attivit dei monasteri anatolici, soprattutto in Cappadocia, pur provocando alla fine dellxi secolo la fuga di monaci, come Cristodulo che lasci il monte Latro
per recarsi sullisola di Patmo dove, forte pure dellappoggio fornitogli
da Alessio I, fond il monastero di San Giovanni il Teologo.
b) La nuova preminenza dei Balcani.
Nellultimo scorcio del x secolo, gli anacoreti che gi dimoravano sul
monte Athos, nella Calcidica, dovettero far fronte allavvento di monaci che disponevano di appoggi politici e di vaste risorse, Atanasio e Giovanni dIberia, fondatori rispettivamente dei cenobi della Lavra e di Iviron. Il loro successo, che non fu immediato, propizi nuovi arrivi sul
Santo Monte e, nellxi secolo, la penisola vide sorgere tutta una serie di
imponenti insediamenti cenobitici, tra cui Vatopedi e Dochiariu, per
non menzionare che i pi importanti. LAthos divenne da allora il centro principale della vita monastica bizantina. Nel corso dei secoli xi e
xii vi si stabilirono anche comunit straniere: Latini nel convento degli
Amalfitani, Russi a San Pantaleone (Panteleimon), Serbi a Chilandar.
Nel x secolo in Grecia vengono edificati anche altri monasteri, come Hosios Loukas in Beozia. Nei Balcani, riconquistati da ricchi aristocratici, il gran domestico Gregorio Pacuriano fonda il monastero di
Bakovo in Bulgaria (fine xi secolo), e il sebastokrator Isacco costruisce
il vasto complesso della Kosmosoteira nelle vicinanze di Bera, in Tracia
(met del xii secolo). La prosperit generale dellImpero favor inoltre
la nascita di numerose sedi conventuali di media grandezza, la cui esistenza testimoniata solamente dai rispettivi typika giunti fino a noi.
Anche la capitale bizantina godette di notevole fervore creativo, sicch se alcuni monasteri come quello della Theotokos Evergetis sono ancora fondati da monaci, la maggior parte di essi viene edificata per
ordine dellimperatore stesso o di membri della famiglia imperiale (cfr.
cap. xi, pp. 282-83).
c) Il patrimonio dei monasteri.
Poich lindigenza causa di disordini, linquadramento dei monasteri dipende dalla garanzia di rendite sufficienti. Il concilio in Trullo,
riprendendo le conclusioni cui era pervenuto il concilio di Calcedonia,
fa dei monasteri delle istituzioni di diritto privato i cui beni sono considerati inalienabili. La legge rafforza tale rigore. Giustiniano ha decre-

2c_Bisanzio II_217-426

360

7-07-2008

13:57

Pagina 360

I fondamenti della civilt bizantina

tato che ogni monastero debba essere provvisto di beni necessari alla
sussistenza dei monaci che hanno il compito di pregare per la salvezza
dellImpero (novella 67).
I cenobi acquisirono un ruolo sempre pi importante nelle attivit
assistenziali, in misura proporzionale alle loro capacit di attirare i doni dei fedeli. Gli imperatori affidarono ai monasteri la gestione di orfanotrofi e ospedali, provvedendoli dei fondi necessari (con le relative, cospicue rendite). I monasteri pi importanti, quelli di rango imperiale,
quelli i cui igumeni erano particolarmente influenti a Costantinopoli,
riuscivano a ottenere vantaggi fiscali e donazioni di terreni o in denaro,
talora delle rogai annuali. Si trattava di fondazioni che cominciavano a
comportarsi alla stregua di ogni altro grande proprietario terriero, cercando di estendere i loro domini e accumulando beni mobili sotto forma di tesori ecclesiastici. Nei monasteri pi grandi, come quello di Studio, la gerarchia dei monaci rifletteva in larga misura quella della societ, a cominciare dal trattamento privilegiato riservato ai parenti del
fondatore.
Tale considerevole arricchimento a partire dalla fine dellviii secolo
provoc due tipi di reazioni: una di tipo morale nel momento in cui
qualcuno sinterrogava su come potesse tanta agiatezza conciliarsi con
lideale monastico ( difficile desiderare il ritiro dal mondo quando si ha
lincarico di riscuotere tasse e pigioni dai pareci) e laltra, pi pragmatica, sulla qualit di tale gestione.
d) Il miglioramento della gestione.
Le situazioni dei monasteri sono molto diversificate. I pi piccoli
scomparvero infatti rapidamente, trasformandosi in metochie delle fondazioni maggiori. I pi importanti sono forniti di possedimenti terrieri
pi spesso che dei mezzi in termini di pareci, animali o denaro atti
a farli fruttare. Con le leggi, gli imperatori si sforzavano di ostacolare
lestensione dei domini monastici a spese dei piccoli proprietari, costringendo nello stesso tempo gli igumeni a gestire meglio le terre gi in loro possesso. Una novella di Romano Lecapeno (934-35), ripresa in seguito da Costantino VII (947), negava ai monasteri il diritto di acquistare le propriet dei contadini [Zepos 89, vol. I, pp. 205-14]. Nel 964
Niceforo Foca viet la fondazione di nuovi monasteri e la possibilit di
destinare lasciti fondiari a cenobi esistenti; era preferibile dare ai monaci i mezzi di mettere a profitto quel che gi possedevano (novella 19).
Nel 996, Basilio II decretava che non potesse essere riconosciuta come
monastero una fondazione composta di meno di otto monaci provvisti

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 361

La vita religiosa

361

di mezzi di sussistenza; ogni fondazione monastica pi piccola doveva


essere considerata un oratorio dipendente dagli abitanti del centro rurale pi vicino. Nel 1002, lo stesso sovrano stabil che monaci e villici
dovessero essere responsabili in solido dinanzi al fisco. Nel 1057, Isacco Comneno os confiscare una parte dei fondi monastici, lasciando ai
monaci ci che egli riteneva strettamente necessario al loro mantenimento. peraltro vero che la ricchezza di alcuni cenobi poteva anche essere considerevole: verso il 1050, Iviron possedeva 4500 ettari di terreni.
Molte di queste fondazioni, non sufficientemente fornite di beni o
penalizzate da rendite in declino, rischiano una rapida sparizione. La
Chiesa incita gli aristocratici affinch, piuttosto che fondare un monastero ex novo, ne restaurino uno in rovina, divenendone cos i secondi
ktitores e per essere ricordati come tali da allora in poi. Il cenobio in difficolt viene affidato a un amministratore laico (il caristicario) a titolo
vitalizio, eventualmente trasmissibile a un erede. Il beneficiario percepisce le rendite del monastero, assumendo a sua volta il compito di sopperire alle necessit dei monaci. Il caristicario pu fare degli investimenti per ristabilire lequilibrio finanziario del monastero, restituendolo al
legittimo proprietario (o alla sua autonomia) una volta raggiunto lobiettivo. Michele Psello, caristicario di vari cenobi, pare si sia realmente
preoccupato della loro prosperit, investendo i propri beni a tal fine.
Il caristicariato, funzione che si svilupp particolarmente nellxi secolo, and tuttavia incontro a rapida degenerazione giacch gli aristocratici non tardarono a metter mano sui monasteri pi ricchi, incrementando le loro rendite personali a spese dei monaci: una pratica messa in
opera in particolare dai familiari dellimperatore i quali potevano esercitare influenza sufficiente per assicurarsi il patronato dei maggiori cenobi [Ahrweiler 448]. Questo sistema, tuttavia, genera degli abusi perch alcuni caristicari non si preoccupano di mettere a rischio lesistenza stessa dei conventi confiscandone le rendite per profitto personale;
in altre occasioni vengono loro affidati dei monasteri prosperi, suscitando reiterate proteste da parte della Chiesa [Gautier 674]. Nel 1097, Alessio Comneno obbligher i caristicari a riportare i monasteri allo stato
originale in cui si trovavano allorch ne avevano assunto la gestione; a
questo punto, le fondazioni cenobitiche sono ormai affidate a degli efori stipendiati. Da parte loro, i fondatori sottolineano che il loro monastero non potr mai essere attribuito a un laico.
Pi in generale, la gestione dei cenobi migliora considerevolmente
fra il x e il xii secolo, in concomitanza con la generalizzazione progressiva della funzione delleconomo. I fondatori, come Pacuriano, badavano a stabilire un budget prevedendo pure lutilizzazione di eventua-

2c_Bisanzio II_217-426

362

7-07-2008

13:57

Pagina 362

I fondamenti della civilt bizantina

li surplus. Le grandi fondazioni imperiali (euageis oikoi) sono, in sostanza, dei sekreta forniti di tutto il personale necessario.
La vecchia idea secondo cui i monaci dovrebbero essere esonerati da
qualunque preoccupazione dordine materiale non viene peraltro abbandonata. Nel xii secolo, quando i monaci sono fatti segno di violenti attacchi che prendono a pretesto il loro modus vivendi (Teodoro Prodromo, Eustazio di Tessalonica), Manuele Comneno rimette in vigore la
novella di Niceforo Foca, anche se aumenta le esenzioni fiscali dei monasteri: in questo modo, le rendite dei cenobiti si accrescono, bench
non cresca la loro ricchezza fondiaria. Nel frattempo, il sovrano crea il
monastero di Catascepe sulle rive del Bosforo.

Batrice Caseau ha redatto le pp. 329-39 e 343-54, Marie-Hlne Congourdeau le pp. 339343 e 354-62.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 363

bernard flusin
xiv. Linsegnamento e la cultura scritta

Lepoca, durata cinque secoli e mezzo, che va dalla morte di Eraclio


alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati inizialmente segnata,
per quel che concerne la cultura scritta, da un lungo periodo di declino,
infine interrotto dallemergere a partire dallultimo scorcio dellviii secolo di una cultura propriamente bizantina che si svilupper fino alla
fine dellet dei Comneni. Bench vada necessariamente contestualizzata allinterno di una storia culturale pi generale, tale cultura scritta
merita nondimeno di essere studiata per se stessa. I Bizantini, in effetti, hanno visto nella paideia (istruzione, cultura) un tratto caratteristico della loro identit, accordandole di conseguenza una particolare
importanza.
Allinterno di una societ in cui il livello di alfabetizzazione, poco
noto [Holmes 806; Oikonomides 836], inferiore a quello raggiunto nel
corso dellet protobizantina, simile cultura, riservata a una ristretta lite, si concentra sostanzialmente a Costantinopoli. Ben radicata nelle
scuole della capitale, essa gioca un ruolo di discriminante sociale, aprendo la strada alla carriera nellamministrazione imperiale e nella Chiesa,
che preferisce chiamare dei letterati a copertura di determinati uffici
della propria gerarchia. La cultura letteraria bizantina costituita da
due componenti dallimportanza diseguale, il cristianesimo e lellenismo,
la cui associazione rappresenta un risultato conseguito durante lepoca
precedente. Il ruolo svolto dai Bizantini nel processo di trasmissione della letteratura antica, e soprattutto dei testi dellellenismo pagano, importante al punto di essere divenuto oggetto di studi specialistici [Irigoin 812; Reynolds 842; Wilson 854] e merita un interesse particolare.
Non deve tuttavia monopolizzare lattenzione, cos come non pu far
perdere di vista il fatto che, in questa societ dominata dal cristianesimo, la cultura secolare gioca un ruolo subordinato e strumentale. Per i
Bizantini, i classici sono prima di tutto dei testi scolastici, utili a provvedere di fondamenti lapprendimento della lingua, della poesia e della
retorica. Al di l di ci, soltanto pochi letterati hanno accesso a opere

2c_Bisanzio II_217-426

364

7-07-2008

13:57

Pagina 364

I fondamenti della civilt bizantina

pi rare, eccentriche rispetto al limitato corpus dei testi letti di consuetudine nelle scuole: si tratta di opere che spesso vengono studiate per il
loro valore letterario, indipendentemente dal loro specifico soggetto. La
retorica, ma anche la filosofia, sovente ridotta alle sole logica e dialettica, vengono trattate alla stregua di discipline propedeutiche allo studio
della dottrina cristiana, concepita come una padrona nei cui confronti la sapienza di fuori ossia profana funge da ancella. raro che
il pensiero ellenico abbia potuto suscitare tensioni in seno a un contesto culturale in cui il cristianesimo regnava incontrastato.
Globalmente, la cultura scritta a Bisanzio segue la curva tracciata
dalla storia generale dellImpero. La crisi della seconda met del vi secolo, quindi le invasioni del vii e la perdita delle province orientali, cos importanti sotto il profilo culturale, conducono al periodo dei secoli oscuri. La riorganizzazione di un Impero gravitante sullAsia Minore, in cui la sola vera citt Costantinopoli, e la stabilizzazione della
situazione militare sotto la dinastia isaurica recano i loro frutti con il
rinnovamento culturale che comincia a intuirsi verso la fine dellviii secolo per raggiungere il culmine nel ix. Trascorso il secondo iconoclasmo,
sotto il regno di Michele III, poi sotto i Macedoni, emerger in piena
luce quello che tanto in letteratura quanto nellambito delle arti ha
potuto essere considerato un rinascimento culturale. Il movimento cos
avviato si svilupper senza soluzione di continuit. Nellxi secolo e sotto i Comneni, alla ripresa economica e alle trasformazioni della societ
corrisponde un periodo particolarmente brillante per la cultura a Bisanzio. Allinterno di questo vasto quadro dinsieme permangono tuttavia
molte zone dombra, che la ricerca riesce a riportare alla luce solo poco
per volta.
1. I secoli oscuri.
Dalla fine del vi secolo lImpero sprofonda nei suoi secoli oscuri,
cos detti sia perch continuano a essere poco conosciuti, sia a causa del
netto declino che li caratterizza. I limiti esatti di tale periodo sono difficili da definire. Lesaurirsi della produzione letteraria profana al termine del vi secolo un fatto sensibile, e il fenomeno continuer ad accentuarsi in seguito. Il regno di Eraclio, con un poeta della tempra di
Giorgio di Pisidia o uno storico come Teofilatto Simocatta, segnato
da una lieve ripresa, che tuttavia non in grado di mutare la tendenza
dellepoca. Nellambito della storia letteraria, un buon indicatore di tale indirizzo generale viene fornito dal genere storiografico: fra Teofilat-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 365

Linsegnamento e la cultura scritta

365

to, che scrive sotto Eraclio una Storia che illustra i fatti occorsi tra il 582
e il 602, e Niceforo, futuro patriarca di Costantinopoli, il cui Breviarium, composto prima del 787, dedicato agli anni 602-769 [Nicephoros 53], non ci stata tramandata una sola opera storica profana, e anche tenendo conto della perdita di alcuni documenti di tal genere, pur
vero che tali testi non devono essere stati giudicati soddisfacenti dai Bizantini stessi, dal momento che Niceforo, il quale si prende cura di ricapitolarli, assume come punto di partenza proprio la data che per Teofilatto segna la conclusione della sua trattazione. Generalizzando, possiamo dire che nel vii e viii secolo la letteratura secolare scompare; e
bisogna notare altres che ci sono pervenuti pochissimi manoscritti, o
frammenti di manoscritti, risalenti a questepoca. Questo inaridimento della produzione letteraria, indizio di una crisi culturale, pu essere
attribuito a pi fattori [Haldon 126]. Il declino delle citt, evidente dalla seconda met del vi secolo, va di pari passo con lindebolimento della
classe sociale alla quale era legata la paideia tradizionale. Le invasioni,
nel vii secolo, aggravano il fenomeno allinterno dei confini sempre pi
angusti di un Impero ridotto allAsia Minore, alle isole e allItalia meridionale. LEgitto, la Palestina e la Siria con i loro centri di cultura sono ormai perduti e, se anche qualche vivaio di civilt greca continua a
sussistere in tali contesti, non si tratta che di fenomeni di mera sopravvivenza. Nella stessa Costantinopoli, le circostanze politiche non favoriscono affatto la vita culturale. Lo sforzo bellico mobilita ogni energia.
La popolazione subisce un rapido decremento. Il periodo di anarchia che
precede il regno di Leone III pare contribuire a debilitare ulteriormente, se non a distruggere del tutto, quanto ancora poteva rimanere della
cultura di un tempo. La leggenda secondo cui Leone III avrebbe fatto
ardere vivi un oikoumenikos didaskalos insieme ai discepoli allinterno
di locali situati presso la cisterna Basilica deve essere ascritta alla propaganda iconofila, ma reca senza dubbio testimonianza del fatto che nellviii secolo non esisteva pi nella capitale alcuna sede pubblica per le
scuole dinsegnamento superiore.
Se innegabile che la fine del vii secolo e buona parte dellviii costituiscono il periodo pi oscuro nella storia della cultura scritta a Bisanzio, pure non sembra si sia mai verificata una rottura totale con il passato, legato al presente da linee di continuit che ancora possibile discernere.
La letteratura religiosa, prima di tutto, rispetto alla letteratura profana continua a lungo a dimostrare maggiore vitalit. Al di fuori dellImpero, in Palestina, lopera di Anastasio Sinaita deve essere fatta risalire
alla fine del vii secolo, mentre la produzione di Giovanni Damasceno

2c_Bisanzio II_217-426

366

7-07-2008

13:57

Pagina 366

I fondamenti della civilt bizantina

[Louth 827], attivo durante la prima met dellviii, al contempo posteriore e pi importante. Andrea di Creta, vissuto anchegli in Palestina, quindi a Costatinopoli e in ultimo a Creta, un contemporaneo di
Giovanni. Nella stessa Costantinopoli, il patriarca Germano continua a
scrivere anche in seguito alla sua deposizione (730) e se, verso la met
del secolo, dopo la morte di questi o di Giovanni Damasceno, gli autori ecclesiastici paiono scomparire, limpressione pu in parte essere soltanto illusoria. Il primo iconoclasmo, da Leone III fino alla fine del regno di Leone IV, contribuisce a confondere le carte: i fautori delle immagini, allinterno dellImpero, possono esprimersi a fatica, mentre le
opere iconoclastiche sono state distrutte a seguito della vittoria delliconodulia. Gli unici documenti pervenutici dal fronte iconoclasta sono
rappresentati da alcuni estratti di unopera teologica scritta dallimperatore Costantino V, le Peuseis, poich degli Atti del concilio di Hieria
(754) non ci giunto che lo horos, o definizione di fede. Per quel che
concerne la difesa delle immagini, essa riuscir a stimolare una produzione copiosa e qualitativamente alta soltanto durante il secondo iconoclasmo.
Se desideriamo gettare un ponte tra la cultura tardoantica e la Bisanzio medievale, dobbiamo volgerci a considerare il sistema scolastico, la
cui sopravvivenza illustrata direttamente, tra la fine dellviii e linizio
del ix secolo, da una serie di opere giunte fino a noi, come quelle di Giorgio Cherobosco [Wilson 854].
A questo diacono, forse un chartophylax, attivo a Costantinopoli in
un periodo imprecisato compreso tra il 750 e l825, viene attribuito in
alcuni manoscritti il titolo di oikoumenikos didaskalos, il cui significato
rimane oscuro, non implicando, a quel che sembra, un particolare legame con il patriarcato. Cherobosco un grammatico che ci ha lasciato un
lunghissimo commento ai Canoni teodosiani (un trattato di morfologia
composto senza dubbio verso il 400), ma conosceva pure Dionisio Trace e compose allo stesso modo un commentario al trattato metricologico di Efestione. Unaltra opera di Cherobosco, gli Epimerismi del Salterio, un commento grammaticale ai salmi che ci rende edotti di come,
seppure leducazione rimanesse sostanzialmente fondata sullo studio degli autori dellantichit pagana, alcuni testi cristiani venivano studiati
anche a scuola: il caso dei salmi, spesso utilizzati come sussidi alla lettura; ma anche, a un altro livello, dei discorsi di Gregorio di Nazianzo.
Quello di Cherobosco non rappresenta un caso isolato. Un altro grammatico, Giovanni Carace, fiorito in epoca incerta ma anteriormente a
Cherobosco, ha scritto due trattatelli ispirati a Erodiano (ii secolo d.C.),
oltre a un commento ai Canoni di Teodosio. Questo testo ci noto sol-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 367

Linsegnamento e la cultura scritta

367

tanto da una sintesi dovuta a Sofronio, futuro (dall848 all860) patriarca di Alessandria, il quale aveva scritto questopera su istanza dun vescovo di Damietta mentre era ancora un semplice monaco. In Siria e in
Palestina troviamo, verso l800, un altro grammatico, Michele Sincello,
che intorno all810 scrive un breve trattato di sintassi il cui titolo ci
informa che lopera venne composta a Edessa, in Mesopotamia.
Secondo la Vita composta in suo onore, Michele, allepoca in cui ricevette la tonsura dalle mani del patriarca di Gerusalemme, venne invitato a proseguire i suoi studi grammaticali, retorici e filosofici, ma sapeva anche padroneggiare la metrica e conosceva lastronomia. Durante la
sua permanenza nel monastero di San Saba, almeno due discepoli beneficiarono della sua dottrina: Teodoro e Teofane, che la storia bizantina
conosce come i fratelli Marchiati (Graptoi) a causa del supplizio loro
inflitto per ordine dellimperatore Teofilo.
Linsieme di tali notizie, che potrebbe essere ulteriormente incrementato dalle testimonianze dei testi agiografici, dimostra che nellviii
secolo e agli inizi del ix sopravviveva un insegnamento analogo a quello che, in et protobizantina, fu quello del grammatikos. I suoi compiti
restano invariati: si tratta di insegnare agli alunni a leggere e a scrivere
un greco letterario differente dalla lingua parlata, ormai prossima al moderno neogreco [Browning 791]. I manuali Teodosio, Dionisio, Efestione rimangono gli stessi gi in uso nel passato, cos come rimane
senza dubbio inalterata una gran parte del corpus degli autori di riferimento, soprattutto i poeti, con Omero e Esiodo, ma anche i prosatori,
come Demostene. Parecchi problemi continuano tuttavia a essere irrisolti. In particolare, non si sa se la distinzione gi vigente in et precedente fra i tre gradi dinsegnamento quello impartito dai grammatistai,
dal grammatikoi e dai retori sia ancora valida, dal momento che tanto
lesistenza dei retori quanto, in termini pi generali, quella di un insegnamento superiore a quello impartito dai grammatikoi continuano a
essere poco documentate. La retorica, come la grammatica, continuava
comunque a essere insegnata. Agli inizi del ix secolo, Giovanni di Sardi compone un commento ai Progymnasmata di Aftonio che dimostra come, anche in questambito, bench nel cuore dei secoli oscuri, i contenuti dellinsegnamento siano rimasti stabili e i testi di riferimento
continuino a essere sempre i medesimi. La filosofia e le discipline del
quadrivio sono invece attestate pi di rado e il loro insegnamento, sporadico, non gode di alcuno statuto autonomo, dipendendo esclusivamente dalle competenze personali del singolo maestro.
I nomi menzionati finora permettono di identificare, entro i confini dellImpero e allinterno delle province perdute nel vii secolo, alcuni

2c_Bisanzio II_217-426

368

7-07-2008

13:57

Pagina 368

I fondamenti della civilt bizantina

centri presso cui sopravvive linsegnamento tradizionale. In tale contesto, la Palestina ha svolto un ruolo significativo [Mango 830]. Alcuni
grandi monasteri, in particolare San Saba, sono stati veri ricettacoli di
cultura greca in senso lato. Giovanni Damasceno attivo a Gerusalemme [Auzpy 693] presso il patriarca, e i libri di cui si servito nel corso
della redazione di alcune delle sue opere quali il grande florilegio dei
Sacra parallela o la somma teologica rappresentata dalla sua Pege Gnoseos potevano essere conservati sia nella biblioteca patriarcale sia nel
vicino monastero di San Saba. qui, in ogni caso, che verso lanno 800
Michele, pi tardi sincello di Metodio di Costantinopoli, dispensa la sua
dottrina ai futuri Graptoi.
Il caso di Michele Sincello interessante non solo perch ci suggerisce unidea della sopravvivenza dellellenismo a Edessa e a Gerusalemme, ma anche perch illustra i contatti intercorsi fra i vivai greci in territorio islamico e la capitale: Michele, Teodoro e Teofane giungono infatti a Costantinopoli allinizio del regno di Leone V, mettendosi in luce
nella lotta a favore delle immagini. Dopo il ristabilimento dellOrtodossia nell843, Michele diverr sincello del patriarca Metodio, mentre Teofane Grapto, occupata la sede vescovile di Nicea, comporr una serie di
carmi liturgici.
Ma i monasteri non sono stati n i soli n gli unici focolari di ellenismo in territorio islamico. degno di nota il fatto che Giovanni Damasceno appartenesse al potente casato dei Mansur e che ricevesse la sua
educazione comprendente una formazione grammaticale, retorica e
filosofica in seno alla famiglia, a Damasco. Si comprende cos che in
Siria i rampolli di famiglie privilegiate continuavano a giovarsi di risorse educative molto simili a quelle di cui si poteva beneficiare nellepoca
precedente. Oltre la Palestina opportuno menzionare ancora Edessa
in Mesopotamia, per limportanza rivestita in tal senso come vivaio di
cultura greca, e forse alcuni vescovati egiziani, come Damietta, che svolsero un ruolo pi defilato. Al principio del ix secolo un grammatico siciliano, Teognosto, dedic la propria opera allimperatore Leone V: non
dobbiamo dunque dimenticare neppure lItalia meridionale e Siracusa.
Nella stessa capitale bizantina, una casistica abbondante permette di
gettare uno sguardo sullambiente allinterno del quale la cultura ha potuto essere preservata. Il patriarca Germano, nato in una famiglia importante, alla fine del vii secolo ha potuto chiaramente usufruire duna
buona educazione letteraria. Ancora alla met dellviii secolo, anche se
a un livello meno elevato, una figura come quella dello zio di Teodoro
di Studio, Platone, che si accingeva ad assumere un ufficio nellamministrazione imperiale, pot apprendere i rudimenti delleducazione let-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 369

Linsegnamento e la cultura scritta

369

teraria, ricevendo altres una formazione tecnica. Tarasio, che dopo


essere stato protoasekretis occup il soglio patriarcale costantinopolitano dal 784 all806, si giovato anchegli, sotto Costantino V, di un
insegnamento di grammatica e di retorica; e anchegli discende per parte del padre, magistrato e questore, da una famiglia aristocratica nota
dalla fine del vii secolo e che esprimer nel ix il suo pi celebre rappresentante, il patriarca Fozio [Efthymiadis 94]. Questi esempi, assieme a
quelli di Teofane il Confessore e di Teodoro di Studio, mostrano che,
allinterno dellaristocrazia civile costantinopolitana o negli ambienti
pi prossimi allamministrazione imperiale, alcune tradizioni scolastiche
e culturali si sono conservate per tutto lviii secolo. In termini pi generali, pare che linsegnamento secondario, corrispondente al livello
del grammatikos, sia stato piuttosto raro: allinizio del ix secolo Nicola,
futuro igumeno di Studio, in grado di apprendere a leggere e a scrivere quando ancora in famiglia, a Creta, ma deve andare a Costantinopoli nel monastero di Studio per continuare gli studi.
La sopravvivenza, presso alcuni centri, di una enkyklios paideia non
dissimile dal genere di modello educativo in voga durante la tarda Antichit, quandanche si sia inaridita successivamente, rappresenta un
importante fattore di continuit. Ma lviii secolo non caratterizzato
semplicemente da sopravvivenze di tal fatta. infatti necessario parlare anche di innovazioni, lente e limitate, e nondimeno importanti.
Nellambito della letteratura religiosa compare per la prima volta in
questepoca un nuovo genere innografico, il canone: un componimento poetico di ampio respiro, articolato in otto odi, ciascuna delle
quali suddivisa a sua volta in pi strofe, che viene cantato secondo il
proprium monastico al mattutino, o orthros. I nomi di Giovanni Damasceno, di Cosma di Maiuma e di Andrea di Creta vengono associati ai
primordi di tale modello lirico, che pur avendo i suoi natali in Palestina si diffuse in seguito a Costantinopoli e presso tutti i centri monastici bizantini.
Due innovazioni tecniche riguardano inoltre la produzione libraria
vera e propria. La prima rappresentata dallutilizzo della carta [Irigoin
808 e 809]. In et tardoantica si adoperavano due tipi di materiali per
confezionare i libri: la pergamena e il papiro. Durante lviii-ix secolo,
in seguito alla perdita dellEgitto, limpiego del papiro si riduce al punto di diventare insignificante. La pergamena continuer invece a essere
adoperata durante lintero corso del Medioevo. Ma i copisti medievali
disponevano anche della carta, che gli Arabi avevano appreso a fabbricare direttamente dai Cinesi e che comincia a essere prodotta nei territori islamici verso la met dellviii secolo. NellImpero bizantino, tutta-

2c_Bisanzio II_217-426

370

7-07-2008

13:57

Pagina 370

I fondamenti della civilt bizantina

via, limpiego della carta come materiale idoneo alla copiatura di testi
greci simpose lentamente.
Al di fuori dellImpero, in Siria o in Palestina, alcuni documenti o
manoscritti su carta risalgono al ix o addirittura alla fine dellviii secolo (Vat. gr. 2200, databile intorno allanno 800). NellImpero bisogna
attendere la met dellxi secolo per poter rinvenire i primi esempi di atti (crisobolle di Costantino IX Monomaco) o di manoscritti cartacei. Al
principio del xiii secolo, la biblioteca del monastero di Patmo (in cui sono conservati 330 manoscritti) costituita per un quinto da libri in carta, materiale la cui produzione allinterno dei confini dellImpero non
documentata con sicurezza.
Laltra innovazione, molto importante, riguarda il tipo di scrittura.
Fino allviii secolo i manoscritti greci vengono copiati in una grafia particolare, detta onciale. Si tratta dun genere di maiuscola poco economica in cui ogni lettera, tracciata separatamente, appare spesso caratterizzata da un corpo molto grande. Nellviii secolo comparve unaltra
scrittura, la minuscola, nata non da unevoluzione dellonciale ma dalladattamento, finalizzato alla copiatura dei libri, di una scrittura corsiva documentaria, utilizzata fino ad allora esclusivamente in trascrizioni di atti [De Gregorio 798]. Alcuni tratti della minuscola ne tradiscono ancora lorigine: le lettere, di forma diversissima dallonciale e di
modulo meno ampio, sono legate fra loro [Irigoin 811]. Si tratta duna
scrittura pi economica, che consente di risparmiare sul lavoro del copista e sul materiale scrittorio, pur rimanendo perfettamente leggibile.
Dal punto di vista storico, la genesi della minuscola ancora poco
chiara, nonostante le notevoli acquisizioni degli ultimi decenni. Il pi
antico manoscritto in minuscola di cui sia nota la data stato finito di
copiare il 7 maggio 835 (Tetraevangelo Uspenskij, un esemplare dei quattro vangeli, oggi custodito a San Pietroburgo). La minuscola comparsa tuttavia in epoca molto pi antica, poich gi allviii secolo risalgono
infatti vari tentativi di mettere a punto una nuova scrittura. Una fra le
grafie sperimentali riusc a emergere e a imporsi, facendo concorrenza
allonciale dalla fine dellviii a tutto il ix secolo. Lantica scrittura continua a essere impiegata in particolare per edizioni di lusso: il manoscritto dello Pseudo-Dionigi lAreopagita offerto in dono a Ludovico il Pio
nell827 dagli ambasciatori bizantini scritto in onciale. Nel x secolo
levoluzione pu dirsi praticamente giunta al termine. La minuscola elimina lonciale, riducendola al ruolo di scrittura distintiva. Il fatto che
alcuni dei pi antichi manoscritti in minuscola provengano dal grande
monastero costantinopolitano di Studio, e che sia peraltro probabile che
nellviii secolo Platone, igumeno di Saccudio e zio di Teodoro di Stu-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 371

Linsegnamento e la cultura scritta

371

dio, abbia fatto copiare dei manoscritti in una scrittura speciale, ha indotto gli studiosi a chiedersi se i monaci studiti abbiano potuto avere
un ruolo di particolare importanza nella storia della minuscola bizantina. Ci che sappiamo con certezza che, dal momento in cui Teodoro
diviene igumeno del cenobio, a Studio si sviluppa uno scriptorium. Tanto questo monastero nel ix secolo quanto, senza alcun dubbio, Saccudio
nellviii furono centri di copiatura di testi religiosi. Non tuttavia sicuro che Platone, Teodoro e i loro confratelli siano stati effettivamente i
fautori dellapplicazione su larga scala del nuovo sistema scrittorio. Si
potuto pensare anche alla Palestina, cui certamente necessario ricondurre alcuni esempi molto precoci di grafia applicata in tal senso. Ma il
fatto che la minuscola nasca dalla stilizzazione di una corsiva documentaria potrebbe anche sollecitare lindagine allinterno di ambienti prossimi alla cancelleria imperiale.
La comparsa e la diffusione della grafia minuscola rappresentano un
fatto di grande importanza culturale. Ormai i Bizantini trascrivono i loro libri con maggiore facilit, anche se questi, in ogni epoca, rimangono poco numerosi. Daltra parte la minuscola, divenuta rapidamente la
sola scrittura effettivamente usata, gioca un ruolo fondamentale nel processo di trasmissione dei testi antichi. Nei secoli ix e x ha luogo in effetti un fenomeno che segner la storia della tradizione testuale nel mondo greco: la traslitterazione, vale a dire la trasposizione dei testi antichi
pagani o cristiani dallonciale alla minuscola. I testi non traslitterati, in generale, non ci sono pervenuti: in base a questo, facile comprendere quanto la conoscenza dei testi dellAntichit e dellepoca protobizantina sia dovuta allattivit e alle scelte operate dai copisti del ix-x secolo e dai loro committenti.
2. Il rinnovamento (fine dellviii-ix secolo).
Negli ultimi decenni dellviii secolo a Costantinopoli si cominciano
a intravedere segnali di rinnovamento allinterno della cultura scritta.
Il processo, celato inizialmente da fattori dordine vario, subisce unaccelerazione durante la prima parte del ix secolo, contemporaneamente
alla comparsa di alcune figure di dotti.
La carriera di Tarasio [Efthymiadis 94], patriarca dal 784 all806,
presentato dallautore della sua Vita come un esperto di metrica e, nel
corso del suo patriarcato, come un oratore sacro le cui omelie erano prima tachigrafate e poi ricopiate in bella scrittura dal medesimo biografo,
gi stata menzionata. Si tratta dun caso importante nel contesto del-

2c_Bisanzio II_217-426

372

7-07-2008

13:57

Pagina 372

I fondamenti della civilt bizantina

la fine dellviii secolo, tanto pi se si tiene conto del fatto che Tarasio,
prelato colto, circondato da uomini di cultura: accanto a lui attivo
Giorgio Sincello, al quale siamo debitori duna importante Cronografia.
E, senza dubbio, il caso di Niceforo [Alexander 783] non presenta alcuna differenza rispetto a quello di Tarasio. Nato verso la met dellviii
secolo, figlio dun asekretis attivo sotto Costantino V. Secondo il suo
biografo si tratta, ancora una volta, di Ignazio Diacono , Niceforo
avrebbe beneficiato duna educazione generale (la enkyklios paideia),
comprendente studi di grammatica e di retorica, prima di dedicarsi alla
tetrade matematica (musica, aritmetica, geometria e astronomia), e di
insistere particolarmente sullo studio della filosofia di Aristotele. Al bagaglio dellinsegnamento tradizionale Niceforo che si preparava, come il padre, a far carriera nella cancelleria imperiale avrebbe aggiunto inoltre lapprendimento del metodo tachigrafico. Il suo esordio come
autore, databile attorno al 780, rappresentato dal Breviarium, opera
che, come si detto, costituisce la prima reviviscenza del genere storiografico a Bisanzio dopo un lungo periodo di silenzio. Eletto al soglio patriarcale nell806, viene deposto nell815: da allora, e fino alla sua morte, Niceforo compone tutta una serie di opere contro gli iconoclasti che
fanno di lui uno dei pi importanti teologi delle immagini, lasciando intuire la sua solida formazione aristotelica.
Laltro grande teologo delle immagini allepoca del secondo iconoclasmo un monaco, Teodoro di Studio (759-826). Appartenente al medesimo ambiente di Niceforo, ha probabilmente usufruito duna educazione non dissimile da quella di cui godette il primo, e senza dubbio pi
approfondita di quella ricevuta dallo zio, Platone di Saccudio. quanto rivela la sua abbondante produzione letteraria, sia che componga opere di spiritualit monastica o trattati iconofili, o ancora che si tratti del
suo epistolario o del corpus delle sue poesie, che rivelano a che punto
anchegli avesse assimilato linsegnamento della grammatica e della retorica. Copista di manoscritti, come gi lo zio, Teodoro presta particolare
attenzione allorganizzazione dello scriptorium allestito nel grande convento costantinopolitano di Studio. Siamo inoltre a conoscenza del fatto che il monastero disponeva addirittura duna propria scuola per leducazione primaria, anche se verosimile che fosse frequentata soltanto da
fanciulli destinati a divenire monaci. Tra i cenobi bizantini, Studio rappresenta uno dei rarissimi esempi di monastero che ha espletato nel contesto della storia culturale dellImpero una funzione significativa, quantunque si debba porre attenzione a non sopravvalutarla.
Teofane, detto il Confessore (per il ruolo da lui svolto al principio del regno di Leone V in difesa delle immagini), un altro importan-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 373

Linsegnamento e la cultura scritta

373

te autore dellepoca. Aristocratico, Teofane abbracci la vita monastica entrando in un monastero che egli stesso aveva fondato; fu amico di
Giorgio Sincello il quale, ormai prossimo alla morte, lo preg di continuare la sua opera incompiuta [Mango 832].
Le due opere storiche, tuttavia, sono dintonazione assai differente.
Giorgio Sincello, che era stato in contatto con lambiente palestinese,
proprio allinizio del ix secolo compose una Cronografia sul modello antico, in cui i calcoli cronologici rivestivano notevole importanza e che dipende in larga misura da testi protobizantini, come le opere di Eusebio
di Cesarea. In Teofane, che peraltro utilizza la medesima documentazione, in parte di provenienza orientale, gi raccolta da Giorgio, la cronologia ha un ruolo ridotto; lopera, molto apprezzata dai Bizantini, segna
nel complesso una netta evoluzione rispetto a quella del predecessore.
Con Giorgio e Teofane, ma anche nel decennio del 780 con il
Breviario di Niceforo, la cronografia e la storia riconquistano a Bisanzio
un ruolo di primo piano.
I fautori delle immagini, le cui opere ci sono pervenute per la loro
ortodossia, non hanno mai avuto lesclusiva della cultura. Il caso di Ignazio Diacono [Mango 102; Efthymiadis 94], attivo nella prima met del
ix secolo lautore al quale dobbiamo le Vite di Tarasio e di Niceforo,
oltre ad alcuni componimenti poetici e ad una serie di lettere, e che, come gi Cherobosco, fu insignito del misterioso titolo di oikoumenikos
didaskalos , particolarmente istruttivo al riguardo.
Durante il suo apprendistato grammatico-retorico, Ignazio ha potuto beneficiare dellinsegnamento o dei consigli di Tarasio e di Niceforo, e le sue opere conservate permettono di esprimere un giudizio
complessivo sulla sua opera: il suo greco una lingua artificiale, spesso
involuta, e lautore non disdegna di fare riferimento alla letteratura profana, citando in particolare i poeti, Omero e Esiodo naturalmente, ma
pure i tragici, oltre a qualche prosatore. Prossimo ai due patriarchi iconofili, Ignazio ha tuttavia mutato le proprie opinioni, passando per un
periodo al nemico e facendo lega con gli avversari delle immagini (a quel
tempo risalgono alcuni suoi componimenti poetici). Fatto ritorno allortodossia iconofila, scrisse le Vite di Tarasio e di Niceforo, pentendosi
amaramente della sua passata defezione. La carriera di Ignazio dimostra
in modo eloquente che la linea di confine tracciata fra partigiani e oppositori delle icone non era affatto una frontiera impermeabile, e che anzi entrambi partecipavano della medesima cultura.
Giovanni il Grammatico, patriarca di Costantinopoli dall837 all843
e uno dei principali avversari delle immagini sacre, senza alcun dubbio anchegli un vescovo dotto ed possibile che abbia manifestato un

2c_Bisanzio II_217-426

374

7-07-2008

13:57

Pagina 374

I fondamenti della civilt bizantina

certo interesse nei confronti di alcune scienze [Lemerle 823]. Tuttavia


nessuna delle sue opere ci pervenuta, sicch siamo in grado di ricostruire la sua fisionomia culturale solamente attraverso il ritratto deformato che di lui hanno consegnato gli avversari iconofili. Diverso il
caso dun suo parente, Leone il Matematico, ovvero il Filosofo, il
quale, nominato metropolita di Tessalonica sotto Teofilo, dovette dimostrarsi, almeno per un certo periodo, favorevole alliconoclasmo [Lemerle 823; Wilson 854].
Secondo alcune fonti, Leone avrebbe fatto i suoi primi studi a Costantinopoli, sua citt natale. In seguito, non avendo trovato nessuno
nella capitale che fosse in grado di insegnargli le matematiche, si sarebbe ritirato sullisola di Andro per attendere agli studi sotto la guida dun
maestro del luogo; tuttavia, essendosi rivelato anche questo non allaltezza delle sue speranze, Leone avrebbe infine completato da s la sua
formazione consultando i manoscritti custoditi nei monasteri. Fatto
quindi ritorno a Costantinopoli, si sarebbe dedicato a titolo privato allinsegnamento delle scienze cos apprese. Uno dei suoi allievi, fatto prigioniero dagli Arabi, avrebbe avuto occasione di essere introdotto al cospetto del califfo al-Mamun (813-33) o al-Mutasim (833-42), al quale
avrebbe mostrato la superiorit delle conoscenze matematiche apprese da Leone. A seguito di ci, il califfo avrebbe preso contatto con
questultimo con lintenzione di invitarlo alla sua Corte, ma limperatore Teofilo, informato del fatto, avrebbe a questo punto affidato a Leone un insegnamento pubblico presso la chiesa dei Quaranta Martiri.
Questa vicenda romanzesca, caratterizzata da una cronologia piuttosto
problematica e destinata, come sembra, a dimostrare la superiorit della scienza greca su quella araba, sospetta per pi dun motivo. Lepisodio del soggiorno di studio sullisola di Andro poco verosimile; per
quanto riguarda i manoscritti conservati nei monasteri, bisogner immaginare dei semplici depositi librari dal momento che le biblioteche
monastiche non avevano nulla in comune con le biblioteche scientifiche
[Cavallo 796]. Se ne potr forse dedurre che, durante la giovent di Leone verso l800? linsegnamento superiore a Bisanzio avesse cessato
del tutto di esistere. Due indicazioni che emergono da tale narrazione
possono tuttavia essere considerate meritevoli dun certo credito: Leone avrebbe insegnato a Costantinopoli, e le matematiche in particolare,
in qualit di professore privato prima di essere insediato ai Quaranta
Martiri per tenervi un corso dinsegnamento, questa volta sovvenzionato in parte dallimperatore stesso. In seguito, la sua carriera risulta meglio nota. Il patriarca Giovanni il Grammatico, suo parente, lo innalza
a un ufficio di responsabilit nominandolo nell840 arcivescovo di Tes-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 375

Linsegnamento e la cultura scritta

375

salonica (cattedra dalla quale Leone verr deposto dopo il ristabilimento dellOrtodossia e la caduta di Giovanni il Grammatico nell843). Riappare in seguito a Costantinopoli, quando il cesare Barda gli affider, insieme allinsegnamento della filosofia e delle matematiche, la direzione
della scuola che aveva appena fondato alla Magnaura, su cui torneremo
pi oltre. Leone ancora in vita allepoca del sisma dell869; quindi se
ne perdono le tracce.
La biblioteca di Leone, parzialmente nota grazie a diverse fonti (manoscritti, epigrammi), fornisce unidea della cultura del proprietario. Essa comprendeva, per la filosofia, Platone secondo un antico manoscritto, Leone avrebbe fornito emendamenti al testo delle Leggi e Porfirio;
per le matematiche, un trattato di meccanica di Quirino e Marcello, il
Trattato sulle coniche di Apollonio di Perge, Euclide e forse Archimede;
per lastronomia, inscindibile dallastrologia, Teone, Paolo dAlessandria e Tolomeo. In Leone si pu vedere per la prima volta distintamente, alla met del ix secolo, una figura di sapiente bizantino, pi interessato alla filosofia e alla scienza che alla letteratura.
Lattivit di Leone, dopo l843, legata a una importante novit: la
creazione duna istituzione didattica allinterno dello stesso palazzo imperiale costantinopolitano. In data imprecisata, il fratello dellaugusta
Teodora, il cesare Barda, al vertice del potere dall855 fino al suo assassinio nell866, organizz e sovvenzion una scuola allestita in unala del
Grande Palazzo, la Magnaura [Lemerle 823]. Vi sono attivi quattro professori: Leone incaricato della filosofia, mentre il suo discepolo Teodoro (o Sergio, secondo altre fonti) insegna la geometria, Teodegio laritmetica e lastronomia e Cometa che, a quanto sappiamo, doveva essersi
occupato dei poemi omerici la grammatica. Il programma di questa
scuola, in cui si ritrovano tracce del trivio e del quadrivio matematico,
non affatto sorprendente. I cronisti bizantini sottolineano limportanza dellazione di Barda per la storia della cultura. Tuttavia, lo statuto
della scuola della Magnaura poco chiaro: Paul Lemerle [823] vi intravede la creazione duna scuola di Stato; per Paul Speck [847], pi critico, si tratta semplicemente delliniziativa privata di un alto dignitario
preoccupato di accrescere il proprio prestigio.
Il rinnovamento culturale che segna la met del ix secolo direttamente illustrato dai manoscritti, in onciale o in minuscola, che possono
essere fatti risalire a questepoca [Irigoin 811]. Vi sono particolarmente ben rappresentate le scienze, con la medicina (Dioscoride, Paolo di
Egina), lastronomia (Tolomeo, in particolare nel Vat. gr. 1594), le matematiche, talora perfino di altissimo livello (lEuclide del Vat. gr. 190,
ma anche i trattati del Vat. gr. 204), cos come pure le opere scientifiche

2c_Bisanzio II_217-426

376

7-07-2008

13:57

Pagina 376

I fondamenti della civilt bizantina

di Aristotele. Per la filosofia, un posto a s merita una collezione duna


quindicina di manoscritti il cui nucleo centrale stato evidenziato da
T. W. Allen nel 1893 e che recenti ricerche hanno consentito di completare [Perria 839; Palau 837].
Questa collezione filosofica, allestita alla met del ix secolo, senza dubbio allinterno dello stesso scriptorium e forse per un solo committente (la cui identit rimane ignota), costituisce una vera e propria
biblioteca neoplatonica, in cui compaiono opere di Platone (Repubblica, Timeo, Crizia, Leggi, oltre a varie opere minori) o di suoi commentatori (Proclo, Damascio, Olimpiodoro, Albino, Massimo di Tiro), come pure opere di Simplicio (commenti alle Categorie e alla Fisica aristoteliche), di Ammonio (commento al De interpretatione di Aristotele) e di
Alessandro dAfrodisia. Rinvengono pure testi cristiani (Pseudo-Dionigi, Teodoreto) e, nel manoscritto di Heidelberg Palat. Gr. 398, varie
opere geografiche, paradossografiche, epistolari. Il Tolomeo vaticano
(Vat. gr. 1594) legato al medesimo scriptorium.
Tale gruppo di manoscritti testimonia un interesse eccezionale per
la filosofia. Si cercato, peraltro senza successo, di ricollegarlo allattivit di Leone o, a causa della coincidenza temporale e della presenza di
unopera di Zaccaria di Calcedonia, alla personalit di Fozio, al quale
Zaccaria era legato da amicizia.
3. Fozio, Areta e il loro tempo.
Il rinnovamento culturale del ix secolo incarnato nella persona dun
uomo che riveste un ruolo eccezionale tanto nella storia della letteratura di Bisanzio quanto in quella della sua Chiesa: Fozio [Lemerle 823;
Wilson 854; Treadgold 849; Schamp 845].
Patriarca di Costantinopoli due volte, dall858 all867 e ancora
dall878 all886, Fozio nato con ogni verosimiglianza intorno all810
e morto intorno all893. Non sappiamo nulla della sua formazione. Appartiene alla pi elevata aristocrazia costantinopolitana: da parte di suo
padre Sergio, nipote, o pronipote, del patriarca iconofilo Tarasio, la
cui famiglia, come si visto, nota dalla fine del vii secolo; la madre,
Irene, della famiglia dei Morocarziani, sorella del patriarca iconoclasta Giovanni VII il Grammatico. Fozio, come il padre, prende posizione a favore delle immagini e pare aver sofferto, per questo motivo, sotto Teofilo. Dopo che lOrtodossia venne ristabilita, Fozio percorse una
brillante carriera civile (allepoca in cui venne eletto patriarca ricopriva
lufficio di protoasekretis, capo della cancelleria imperiale).

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 377

Linsegnamento e la cultura scritta

377

Bench non si possa in alcun modo parlare di lui come dun professore, soprattutto come docente presso una scuola patriarcale la cui
stessa esistenza viene oggi unanimemente rifiutata [Beck 786; Lemerle
823; Speck 847; Criscuolo 797], Fozio ha avuto dei discepoli: secondo
la Vita dei santi Cirillo e Metodio, Costantino (il futuro Cirillo), giunto a
Costantinopoli per compiere gli studi secondari, avrebbe seguito i suoi
corsi come pure quelli di Leone il Filosofo; il metropolita Anfilochio di
Cizico, o ancora il protospatario Tommaso, al quale Fozio dedicher il
suo Lessico, vengono designati come suoi mathetai (allievi, discepoli).
Una lettera di Fozio a papa Niccol rivela quale fosse il quadro generale di tale insegnamento. Fozio, poco dopo la sua elezione, vi descrive la
vita che ormai prossimo a lasciare e lo stuolo dei suoi discepoli, vecchi o nuovi, che accoglieva quotidianamente presso di s al ritorno dal
Palazzo. Si tratta senza dubbio di giovani studenti sulla cui educazione
desidera vigilare e ai quali trasmette egli stesso il suo sapere in occasione di conversazioni informali pi che nel contesto di veri e propri corsi, secondo un genere dinsegnamento praticato senza dubbio presso molte famiglie aristocratiche raccolte intorno a figure di alti dignitari letterati.
Le opere di Fozio, che formano un insieme piuttosto considerevole,
consentono di conoscere la cultura di cui disponeva lautore. Forse durante la giovinezza, Fozio compose un Lessico dedicandolo al discepolo
Tommaso: si tratta dun vocabolario comprendente parecchie migliaia
di termini, di cui bisogna conoscere il significato se si intende leggere
gli autori dellAntichit, pagana o cristiana, e che si possono adoperare
al fine di scrivere un greco letterario corretto, atticizzante.
I lessici di questo tipo a Bisanzio hanno sempre giocato un ruolo importante e quello di Fozio, certamente non il solo o il primo di essi,
frutto duna compilazione di opere precedenti. Pi tardi, allepoca del
patriarcato, Fozio continuer a interessarsi a opere di questo genere, arricchendo delle sue annotazioni un lessico particolarmente importante,
databile senza dubbio al secondo quarto del ix secolo, lEtymologicum
genuinum.
Ma Fozio soprattutto celebre nella storia della letteratura per aver
composto quella che chiamiamo Biblioteca, o Myriobyblos [Ziegler 856;
Treadgold 849; Schamp 845]. Le circostanze precise della redazione di
questopera capitale, unica nella letteratura bizantina, rimangono oscure. Nella lettera prefatoria dellopera, indirizzata al fratello Tarasio, Fozio descrive le circostanze che videro la composizione della Biblioteca:
i membri di una ambasciata lo avevano cooptato affinch si recasse insieme a loro tra gli Assiri, e dopo che questa scelta era stata ratifica-

2c_Bisanzio II_217-426

378

7-07-2008

13:57

Pagina 378

I fondamenti della civilt bizantina

ta dallimperatore, lautore si era preso cura di esaudire il desiderio del


fratello che lo aveva pregato di riassumere per lui i libri letti in sua assenza. La data di tale ambasciata stata oggetto di discussione. necessario senza dubbio collocarla in epoca precedente al primo patriarcato di Fozio, ma sotto il regno di Michele III piuttosto che sotto quello
di Teofilo. Bisogner dunque pensare a una data compresa entro il decennio dell850.
Fozio, rispondendo alla richiesta di Tarasio, fa copiare una lista di
280 notizie di solito dette codices , di lunghezza variabile (da due righe a settanta pagine), concernenti opere letterarie che ha letto durante lassenza del fratello. Ci si chiesto spesso dove Fozio avesse potuto
consultare i libri di cui tratta. Senza dubbio, come suggerisce un suo avversario, Niceta Paflagone, grazie al suo patrimonio, pu aver creato da
s una ricca biblioteca. Peraltro, nulla suggerisce che Fozio possa aver
effettuato le sue letture in un luogo diverso da Costantinopoli, mentre,
per quanto concerne la letteratura cristiana, il fatto che sia stato in grado di consultare una tale quantit di opere ereticali ha fatto pensare che
godesse di libero accesso alla biblioteca del patriarcato.
Per ogni opera esaminata, Fozio indica autore e contenuto, che riassume e di cui spesso fornisce degli excerpta. In alcuni casi, inoltre, esprime giudizi sul contenuto, pi spesso a proposito dello stile; di conseguenza, la sua Biblioteca appartiene di diritto alla critica letteraria, un
genere poco presente a Bisanzio, anche se pur vero che il futuro patriarca pu aver avuto presenti i modelli antichi fornitigli da Dionigi di
Alicarnasso o da Ermogene. La Biblioteca lascia ampio spazio alla letteratura cristiana, cui dedica ben 158 notizie. Alcuni autori cristiani, come Basilio di Cesarea, ricevono grandi elogi. Allinterno dellopera
inoltre notevole la presenza di atti di concili, che rivelano chiaramente
come linteresse volto dal compilatore ai testi cristiani non sia mai soltanto ed esclusivamente letterario. Nellambito della letteratura profana si annoverano 122 codices, corrispondenti a 99 autori. Bench la poesia sia assente, la prosa rappresentata da numerosi generi in cui sono
comunque evidenti alcune dominanti: Fozio ricorda cos 16 lessici e 39
opere storiche. Lesempio della storia [Schamp 845] consente inoltre di
comprendere meglio la natura dellellenismo foziano, che non affatto
legato n al periodo che siamo soliti chiamare classico n allet ellenistica: dei 31 storici menzionati tutti, eccetto quattro soltanto, appartengono allepoca romana o a quella bizantina. Molte delle opere esaminate da Fozio non sono giunte fino a noi.
La Biblioteca tramanda tuttavia unimmagine deformata della cultura di Fozio. Non bisogna infatti dimenticare che le epitomi presentate

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 379

Linsegnamento e la cultura scritta

379

nellopera non riguadano che i testi letti dallautore in assenza del fratello Tarasio. Gli scrittori compresi nel corpus scolastico sono troppo
noti per essere citati nel regesto: per questo i poeti non compaiono quasi per nulla. Altre opere di Fozio gli Amphilochia, o la sua corrispondenza completano il ritratto del patriarca-letterato costantinopolitano, testimoniando in particolare della sua cultura filosofica. Senza dubbio Fozio, per la sua epoca, possedette una cultura e una capacit di
accesso alle fonti librarie veramente eccezionali, ma linteresse da lui rivolto allo stile dei testi piuttosto che al loro contenuto, il suo modo di
leggere la storia con un certo gusto per laneddoto esotico o sorprendente cos come la considerazione nei riguardi delle opere lessicografiche, sono pienamente in linea con lo spirito dei tempi. La sua cultura
cristiana reca testimonianza del fatto che per i Bizantini una formazione teologica faceva parte integrante della cultura dun certo livello, quantunque rifletta anche linteresse particolare nutrito da Fozio nei confronti di tale disciplina. Laccordo, pienamente realizzato in Fozio, tra
una vasta conoscenza della letteratura pagana, considerata comunque
senza avversione, e una profonda cultura cristiana rappresenta una caratteristica che a Bisanzio incontreremo spesso fra i dotti esponenti della cultura erudita, e costituisce ci che per Paul Lemerle la forma esemplare dellumanesimo bizantino.
Sensibile linflusso dellattivit foziana nella storia culturale della
seconda met del ix secolo. Fu lui senza dubbio a redigere la prefazione allIsagoge, una raccolta di leggi databile al regno di Basilio I, mentre
risale al suo secondo patriarcato la collezione canonica che verr considerata referenziale per tutto il Medioevo bizantino. Fozio anche il precettore del figlio e successore di Basilio I, Leone VI, e se questo appare
come un modello di principe colto, al quale presto i contemporanei attribuirono il soprannome di Saggio ha lasciato in particolare una silloge omiletica [Antonopoulou 261] , non v dubbio che ne sia in gran
parte debitore a Fozio (con il quale in seguito i rapporti si guasteranno
al punto che Leone giunger a far deporre il patriarca allinizio del suo
regno).
Sotto Leone VI viene pubblicata la grande collezione giuridica dei
Basilika (allestita al tempo di Basilio I), segnando un ritorno al diritto
dellet giustinianea. Daltra parte, la produzione letteraria dambito
dotto, senza brillare particolarmente, finir per infittirsi. Il caso di una
personalit come Areta di Cesarea pu rivelarsi utile al fine dillustrare
quale fosse latmosfera dellepoca [Lemerle 823; Wilson 854]. Originario di Patrasso, dove nasce con ogni verosimiglianza negli anni 850, e
formatosi senza possibilit di dubbio a Costantinopoli, dove diventa dia-

2c_Bisanzio II_217-426

380

7-07-2008

13:57

Pagina 380

I fondamenti della civilt bizantina

cono, quindi consacrato, nel 902, arcivescovo di Cesarea di Cappadocia, Areta ha lasciato una serie di opere minori alcune omelie, lettere
e opuscoli, centrati in particolare sulla questione della tetragamia di Leone VI , scritte in uno stile spesso oscuro. La notoriet di Areta dovuta, pi che alle sue opere, a un caso fortunato, in quanto sono giunti
fino a noi ben otto manoscritti della sua biblioteca personale.
Copiati fra l888 e il 932, contengono le opere di Euclide, Platone,
Aristotele, Luciano, Elio Aristide tra gli autori pagani; un nomocanone,
trattati teologici vari e unintera serie, importantissima, di apologie (Atenagora, Clemente, Eusebio, Taziano) per quel che concerne la letteratura cristiana. Si sa inoltre che Areta conosceva alcuni poeti (Omero, Esiodo, Pindaro, Aristofane), che leggeva Plutarco, Dione Crisostomo e Epitteto, e che ha forse svolto un ruolo di rilievo nella vicenda della tradizione
dei Pensieri di Marco Aurelio. Per quel che concerne i libri che ha fatto
copiare, giunta a noi persino lindicazione di alcuni prezzi [Kravari 820]:
sappiamo cos che lEuclide dell888 costato 14 nomismata (per copia?),
21 un Platone copiato nell895, e 26 il manoscritto degli apologeti cristiani datato 914. Tali costi, piuttosto elevati, dimostrano in maniera eloquente come i libri a Costantinopoli verso lanno 900 fossero beni di cui
poteva godere soltanto una ristretta lite di fortunati.
La letteratura religiosa, dal canto suo, segue per certi versi la tendenza generale qui descritta, non senza avvertire tuttavia laura di rinnovamento che investe lintero ix secolo. Essa presenta comunque aspetti
particolari e ritmi suoi propri, sicch la sua storia, ben pi di quella della produzione profana, segnata da una certa continuit. Questa letteratura, che pu anche essere espressione dun milieu dotto, si rivolge
per in linea generale a un pubblico pi vasto. A tale scopo fa ricorso
volentieri a registri linguistico-stilistici diversi e talora molto semplici,
come pu dimostrare lesempio dellambito letterario pi vivo allepoca, vale a dire lagiografia. La produzione in questo settore, diversificata e comprensiva di pi generi, impostata tanto su registri culturali elevati quanto pi popolari. Alcune opere, molto vivaci, sono redatte in
una koin molto semplice. il caso di molte Vite monastiche o, negli
anni 920, di uno dei capolavori dellagiografia narrativa bizantina: la Vita di Eutimio patriarca, dedicata da un anonimo monaco a Eutimio, patriarca di Costantinopoli, il quale aveva ratificato il quarto matrimonio
di Leone VI. Accanto a tali testi fondamentali, duna scrittura spesso
sapida e vivace, esistono poi altre opere pi pretenziose. Alcuni autori,
infine, bench preoccupati di garantire la purezza della lingua, tentano
di rimanere accessibili a un vasto pubblico: cos Niceta David il Paflagone, discepolo di Areta di Cesarea, al quale dobbiamo, verso la fine del

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 381

Linsegnamento e la cultura scritta

381

ix secolo, una interessante Vita del patriarca Ignazio. Oltre allagiografia


che potremmo designare come dattualit, intesa a tramandare la memoria di santi contemporanei, bisogna segnalare pure una serie di testi
che celebrano i santi del passato. Si tratta nella maggior parte dei casi
di testi dotti, e anche qui, oltre ad alcune omelie di Areta o di Leone VI,
le opere di Niceta il Paflagone occupano un posto di rilievo [Paschalides 838]. Al di fuori dellambito agiografico, tuttavia, e una volta conclusa la disputa sulle immagini sacre, la letteratura religiosa dellepoca
si dimostra poco creativa. I Bizantini volgono gli sguardi verso i grandi
autori dellet patristica, che per loro rappresentano a un tempo i criteri dellortodossia e i modelli cui ispirarsi. necessario segnalare a proposito, in particolare, il ruolo svolto dalle opere di Giovanni Crisostomo e soprattutto quelle di Gregorio Nazianzeno, il teologo per eccellenza. In questo senso, il magnifico manoscritto miniato delle omelie di
Gregorio, miniato su commissione di Basilio I (Parisinus graecus 510)
indicativo della cultura dellepoca.
4. Il regno di Costantino Porfirogenito.
Nel x secolo, il processo iniziato nel ix si sviluppa; lepoca caratterizzata in particolare dalla personalit di Costantino VII Porfirogenito
il quale, pi ancora di suo padre, Leone VI il Saggio, presenta la fisionomia dun principe colto. Liutprando di Cremona ne ha tramandato
un ritratto con il principe immerso tra i suoi libri; e i cronisti, quandanche poco benevoli nei suoi confronti, gli ascrivono lopera meritoria daver rivivificato la cultura.
Per quanto attiene alle scuole del x secolo, dobbiamo le conoscenze
di cui disponiamo a un numero ridottissimo di fonti. Il Libro delleparco, databile sostanzialmente al regno di Leone VI, ci ragguaglia sulla formazione ricevuta dai futuri notarii.
Tale preparazione include una formazione generale (enkyklios paideia), affidata a un didaskalos, seguita da un periodo di apprendimento
del diritto (Procheiros nomos e Basilika), di cui responsabile un paidodidaskalos nomikos. previsto il caso di fanciulli che lascino le scuole
di appartenenza per migrare presso questo istituto specializzato. I docenti vengono eletti contemporaneamente dagli altri insegnanti e dai
notarii insieme al loro primicerio, anche se lelezione deve essere ratificata dalleparco della Citt. Il Libro delleparco reca perci testimonianza, nellambito delle professioni giuridiche, dun sistema didattico
gi piuttosto evoluto.

2c_Bisanzio II_217-426

382

7-07-2008

13:57

Pagina 382

I fondamenti della civilt bizantina

Bisogner senzaltro datare a questa stessa epoca la scuola della Nea


in cui opera Costantino Cefala, la cui collezione di epigrammi allorigine della preziosa Antologia Palatina [Lauxtermann 821; Cameron 795]:
lesempio dimostra che, sicuramente sotto il regno di Leone VI, alcune
chiese (nella fattispecie una chiesa palatina fondata da Basilio I) ospitano delle scuole.
Le condizioni dellinsegnamento generale, durante la prima parte del
x secolo, a Costantinopoli vengono illustrate da un testo importante,
bench oscuro. Si tratta dellepistolario di un professore anonimo
[Markopoulos 106] attivo sotto Romano Lecapeno, negli anni 920 e 930,
in un momento in cui il ruolo svolto da Costantino VII ancora piuttosto evanescente. Il professore, unico insegnante della scuola da lui diretta secondo la casistica pi diffusa , segue personalmente i progressi dei fanciulli pi avanti negli studi, affidando gli esordienti ad allievi
che fungono per lui da assistenti e dei quali egli controlla loperato. Il
suo insegnamento fondato sulla grammatica e fa uso in particolare dun
libro di testo, gli Epimerismi del salterio di Cherobosco, mentre la parte
riservata alla retorica meno chiara. La lista dei corrispondenti dellanonimo professore delinea la limitata cerchia sociale allinterno della
quale gli alunni vengono reclutati: funzionari imperiali, talora anche di
rango elevato, e alto clero. Numerose lettere rivelano che il professore
in rapporto con il patriarcato, che gli corrisponde annualmente una
rendita che si aggiunge allonorario riconosciutogli dai genitori degli
alunni. Ma contemporaneamente lanonimo proclama la propria indipendenza, sicch tale carteggio non permette di dedurre per quellepoca un intervento sistematico della Chiesa nellinsegnamento. Parecchie
lettere dellepistolario testimoniano delle controversie del professore
anonimo con i maistores di altre scuole, che cercano di attirare i suoi
allievi nei loro istituti.
Infine, vengono offerti ulteriori ragguagli a proposito delle scuole costantinopolitane da un testo agiografico, la Vita di santAtanasio Atonita, scritta poco dopo lanno Mille, in cui il biografo pretende di essere
in grado di ricostruire puntualmente il cursus studiorum compiuto sessantanni prima dal protagonista del testo.
Atanasio, originario di Trebisonda, aveva compiuto gli studi secondari a Costantinopoli, verosimilmente perch la sua citt natale non
poteva offrirgli analoghe possibilit. La scuola in cui fa il suo ingresso
sembrerebbe pi prestigiosa di quella gestita dal professore anonimo,
e il suo maistor ostenta il titolo, non altrimenti documentato, di presidente (prokathemenos) delle scuole. Atanasio compie rapidi progressi,
venendo presto cooptato da professori e condiscepoli per svolgere la fun-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 383

Linsegnamento e la cultura scritta

383

zione di assistente del maistor nellinsegnamento. Poco dopo, in seguito a una nuova votazione, e non senza lapprovazione imperiale, occupa una cattedra professorale. A questo punto lascia la sua antica scuola
per aprirne unaltra, che non tarda a fare concorrenza alla precedente:
limperatore stesso, allo scopo di evitare dei conflitti, interverr facendo trasferire la scuola in cui insegna Atanasio.
Per Paul Lemerle [823] la biografia di Atanasio dimostra che, negli
anni 940, la situazione era sensibilmente diversa da quella che aveva caratterizzato lepoca immediatamente precedente, quella a cui risale lepistolario del professore anonimo. Le scuole secondarie a Costantinopoli paiono adesso inserite in una struttura dinsieme, rette come sono
da un presidente. Lintervento imperiale sensibile, sia che si tratti
di convalidare lelezione dun professore, sia che si debba appianare un
conflitto tra due istituti scolastici rivali. possibile che questo genere
di trasformazioni, che sembrano testimoniare unevoluzione delle istituzioni didattiche, debbano essere messe in relazione con lattivit personale di Costantino VII. Per Paul Speck [847], la testimonianza della
Vita di Atanasio suggerisce lipotesi che gli insegnanti a Costantinopoli
fossero organizzati in una corporazione le cui tracce risalgono, secondo
il parere dello studioso, fino al ix secolo.
Per quel che riguarda linsegnamento superiore, le fonti riferiscono di una iniziativa presa da Costantino VII, il quale, al fine di resuscitare la cultura trascurata dai suoi predecessori, aveva nominato quattro
professori: per linsegnamento della filosofia, il protospatario Costantino; per la retorica Alessandro, metropolita di Nicea; per la geometria il
patrizio Niceforo e lasekretis Gregorio per lastronomia. Tale corpo docente, con quattro cattedratici, non pu non ricordare quello gi posto
a capo della cosiddetta scuola della Magnaura, fondata dal cesare Barda. In base a tale analogia si congetturata [Lemerle 823] una continuit che per ben lungi dallessere assodata. Costantino VII, secondo Teofane Continuato, nutriva un interesse del tutto personale per listituto da lui cos fondato, che in breve tempo avrebbe saputo formare
allievi in grado di occupare ranghi elevati allinterno dellamministrazione o nella Chiesa.
Il ruolo svolto dal Porfirogenito nellambito della cultura non peraltro limitato agli interventi attuati nel settore scolastico. Si sviluppa
intorno a lui, infatti, un intero processo al quale egli prende parte attivamente [Lemerle 823]. Eppure in tale processo non tutto direttamente legato allattivit dellimperatore, e nulla indica, ad esempio, che la
compilazione dellAntologia Palatina [Cameron 795; Lauxtermann 821]
sia debitrice nei suoi confronti. Daltra parte, il grande lessico enciclo-

2c_Bisanzio II_217-426

384

7-07-2008

13:57

Pagina 384

I fondamenti della civilt bizantina

pedico noto come la Suda posteriore a Costantino VII [Adler 781]. Il


bilancio che comunque si pu trarre dallattivit svolta dallimperatore
resta in ogni caso significativo. Costantino compose egli stesso parecchi
trattati circa il governo dellImpero: il Libro delle cerimonie, sul rituale
aulico costantinopolitano; il De thematibus, compilazione erudita che illustra le varie province; il De administrando imperio, sui popoli stranieri e sulle loro relazioni con lImpero dei Romani. A tali opere bisogner
inoltre aggiungere, per larte militare, una collezione di strategisti. In
campo storico, si dovr ricordare che Genesio scrisse la sua Storia dei regni per impulso di Costantino, e che si deve il cosiddetto Teofane Continuato sempre alliniziativa dellimperatore, il quale vi inser, redigendola personalmente, la Vita di Basilio, che ne costituisce il quinto libro.
Parallelamente, lo stesso imperatore ha promosso la compilazione dellimportantissima silloge degli Excerpta costantiniani, dove sono raccolti e classificati in 53 sezioni tematiche gli estratti di tutti gli autori delle
opere storiche alle quali i compilatori poterono avere accesso diretto.
Di questa grande collezione, il cui spirito tuttavia profondamente
estraneo alla nostra concezione della storia [Flusin 800], sono giunte a
noi solamente quattro raccolte che ci consentono, in ogni caso, di esprimere un giudizio complessivo sia intorno alla vastit dellimpresa sia ai
suoi limiti intrinseci. Il primo volume di una delle cinque sezioni conservate, il De virtutibus et vitiis, occupa un intero manoscritto di 400 fogli, e, bench certamente non tutte le sezioni avessero la stessa mole, si
pu comunque immaginare una collezione veramente ampia. Nello stesso tempo, gli storici epitomati non sono molto numerosi: la biblioteca
imperiale non doveva comprenderne pi di una trentina, e alcuni di essi non dovevano essere rappresentati che da un solo manoscritto incompleto.
Gli interessi nutriti da Costantino VII non si limitavano peraltro allImpero e alla sua storia. Egli si occup infatti pure di religione e, anche se necessario rinunciare ad attribuirgli un ruolo nella costituzione
del Menologio metafrastico a lui posteriore, fu per sua iniziativa che il
diacono Evaristo compose quello che viene chiamato il Sinassario costantinopolitano, nel quale sono riuniti riassunti di vite di santi secondo lordine calendariale. Daltro canto, anche Costantino compose in prima
persona, o fece redigere, alcune opere agiografiche; e fu ancora a lui che
larcivescovo di Cesarea, Basilio il Minimo, dedic il suo grande commentario ai Sermoni di Gregorio di Nazianzo. I Continuatori di Teofane, nelle pagine che essi consacrarono alla figura di Costantino VII, dopo la sua morte, sottolinearono il fatto che lattivit dellimperatore
si fosse espletata tanto nel campo delle arti quanto in quello delle scien-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 385

Linsegnamento e la cultura scritta

385

ze, come testimoniato da numerose compilazioni, per esempio i trattati di agraria tramandati dai Geoponica; o ancora le opere mediche di Teofane Nonno e la collezione dei trattati ippiatrici che ci sono stati conservati in un bel manoscritto illustrato. Peraltro, tali dati dinsieme non
documentano soltanto linteresse nutrito da Costantino VII nei confronti della cultura e delle scienze, ma sono altres utili a illustrare la cultura bizantina del x secolo attraverso numerosi tratti salienti: limportanza rivestita dal patronato imperiale, ma anche la volont di riunire e
rendere accessibile, in una forma ritenuta conveniente, leredit antica
e il legato scientifico del passato, dando origine, inoltre, a ci che Paul
Lemerle ha potuto chiamare lenciclopedismo del x secolo.
5. Lapogeo: xi e xii secolo.
Terminato il regno di Costantino VII, le informazioni si fanno pi
rare e, sotto i grandi imperatori militari, fino alla fine del regno di Basilio II, la cultura sembra essere stata meno favorita. Tuttavia, la vitalit testimoniata dalla vita intellettuale a Bisanzio a partire dalla met
dellxi secolo dimostra in modo eloquente che, anche in tale campo, il
progresso conosciuto dallImpero in questo periodo e le trasformazioni
sociali hanno fatto sentire il loro effetto benefico [Lemerle 823; Kazhdan 816; Magdalino 192]. Aumenta il numero delle scuole note. I letterati rivestono un ruolo importante nellamministrazione imperiale, mentre la produzione letteraria diventa raffinata e si diversifica. Il processo continua in et comnena, con alcune novit: si rafforza il controllo
esercitato dalla Chiesa, e il clero di Santa Sofia gioca un ruolo importante nella vita intellettuale la quale, tuttavia, ben lungi dal limitarsi a
manifestazioni ufficiali, si diffonde in seno alla societ.
Il lungo regno di Basilio II (963-1025), tanto importante sotto il profilo militare, non segna certo un momento particolarmente importante
nella storia culturale di Bisanzio. La Suda, il pi importante dizionario
enciclopedico bizantino, databile allinizio del suo regno, si riallaccia
idealmente allepoca precedente [Adler 781]. Si pu affermare la stessa
cosa per quel che concerne il Menologio metafrastico, in cui il logoteta
del dromo Simeone raccoglie, in base allordine del calendario, vite di
santi rielaborate secondo la moda corrente, e conseguentemente di particolare interesse per la storia della lingua e del gusto letterario: le vite
pi antiche, molto spesso scritte in un greco troppo basso per il pubblico colto dellepoca, dovevano essere metafrasate, vale a dire riscritte
in una lingua pi corretta. Il Menologio metafrastico, a partire dallxi se-

2c_Bisanzio II_217-426

386

7-07-2008

13:57

Pagina 386

I fondamenti della civilt bizantina

colo, conoscer un grande successo [Hgel 805]. Si pu infine segnalare, a margine degli ambienti ufficiali, lopera dun grande mistico contemporaneo di Basilio II, Simeone il Nuovo Teologo (949-1022), i cui
scritti, che suscitarono linquietudine delle autorit ecclesiastiche, editi dal suo discepolo Niceta Stetato (ca. 1005-90), eserciteranno un influsso sulla spiritualit monastica bizantina. Non sembra per, contrariamente a quanto stato possibile rilevare a proposito dellet precedente, che gli imperatori a cominciare da Romano II abbiano svolto
un ruolo attivo nellambito delleducazione o della vita intellettuale. La
situazione cambia nellxi secolo, nel momento in cui lo sforzo bellico si
fa meno oneroso [Lemerle 631].
Rispetto al secolo precedente, il mondo bizantino pare essere divenuto pi ricco, pi aperto e variato. La sua cultura si riflette sulle nazioni vicine, come opportunamente testimoniato, ad esempio, dallattivit
dei traduttori georgiani sullAthos o ad Antiochia. Ma possibile notare anche qualche indizio, bench naturalmente limitato, di una apertura verso altre culture. Se infatti necessario attendere il xiii secolo perch i contatti con lOccidente comincino a essere fruttuosi, in particolare nel campo della teologia, gi alla fine dellxi si pu ravvisare qualche
traccia di influssi orientali a Bisanzio. Il dotto Simeone Seth, la cui famiglia certamente originaria di Antiochia, traduce dallarabo trattati
medici e, allinizio del regno di Alessio I, volge in greco il romanzo orientale di Kalila wa Dimna sotto il titolo di Stephanites e Ichnelates. In territorio edesseno, alla fine dellxi secolo, Michele Andreopulo traduce
anchegli una raccolta di novelle orientali, la Storia del filosofo Syntipas.
Le citt delle province orientali recentemente riconquistate allImpero,
quali Antiochia, vivono una loro propria vita culturale, ma anche altrove si cominciano a notare segnali di risveglio. Pare che, grazie alla rinascita urbana, linsegnamento secondario si sia trasferito in provincia,
trapiantandosi ad esempio a Trebisonda o a Tessalonica. La vita intellettuale vera e propria, tuttavia, rimane appannaggio quasi esclusivo di
Costantinopoli, dominata allepoca dalla figura di Michele Psello, lopera e la carriera del quale anche se egli il primo a esagerarne limportanza forniscono le migliori testimonianze sulla storia culturale del
tempo.
Michele (battezzato con il nome di Costantino) Psello, nato a Costantinopoli nel 1018 da una modesta famiglia, ricevette la sua prima
istruzione nella scuola del monastero costantinopolitano di Ta Narsou.
In un solo anno, ci informa, impara a memoria le regole ortografiche e
lIliade: vale a dire che segue sempre a Ta Narsou? linsegnamento
tradizionale impartito dal grammatikos. A 16 anni si volge alla retorica,

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 387

Linsegnamento e la cultura scritta

387

lasciando da parte la poesia; ma deve abbandonare Costantinopoli per


guadagnarsi da vivere come segretario di un magistrato di provincia.
Fatto ritorno nella capitale poco tempo pi tardi, riprende gli studi.
certamente a quel tempo che segue linsegnamento di Giovanni Mauropoda, futuro metropolita di Eucaita, il quale aveva gi usufruito a sua
volta di una buona formazione retorica e filosofica sotto Basilio II. Psello studia ancora nel 1042, anche se gi da qualche anno ha probabilmente incominciato a insegnare: attivo, in particolare, come docente di
filosofia alla scuola di San Pietro, il cui maistor Niceta, suo antico condiscepolo, incaricato dellinsegnamento della grammatica. Chiamato
quindi a Palazzo sotto Costantino IX Monomaco, Michele fa carriera
divenendo personaggio influente allinterno della cancelleria imperiale
ma senza per questo allontanarsi dallinsegnamento. Limperatore crea
per lui il titolo di console dei filosofi (hypatos ton philosophon) che,
nonostante lincertezza circa lesatto significato, sembra consacrare la
sua preminenza tra i professori di filosofia costantinopolitani. Caduto
in disgrazia anchegli come il suo amico Giovanni Xifilino, Psello prende labito monastico presso un cenobio dellOlimpo, in Bitinia. Far ritorno a Palazzo durante il regno di Teodora, svolgendo a pi riprese un
ruolo importante (in particolare, diventer precettore dellimperatore
Michele VII Duca). La data della sua morte, ignota, deve essere posta
dopo il 1081.
Lopera di Psello consente di conoscere i contenuti del suo insegnamento. Si tratta dellopera dun erudito enciclopedico, che ha avuto modo di saggiare tutte le discipline corrispondenti al trivio e al quadrivio
tradizionali. al suo ruolo di studioso di filosofia, per, che Michele
Psello pare attribuire la maggiore importanza e, anche se si pu sospettare che la disciplina, ai suoi tempi, non fosse caduta cos in basso come vorrebbe far credere, sembra in effetti che egli abbia contribuito alla riscoperta del neoplatonismo. Le sue opere testimoniano la conoscenza che ebbe non solo di Aristotele e di Platone, ma anche di Proclo e
degli Oracoli caldaici, ed proprio tale interesse per il neoplatonismo
che gli stato rimproverato dai vigili guardiani dellOrtodossia. Allinsegnamento della filosofia Psello unisce quello della retorica due discipline indissolubili ai suoi occhi e, in modo pi originale, bench caratteristico degli interessi dellepoca, quello del diritto. A quanto pare,
la fama del suo insegnamento si diffuse ampiamente (alcuni allievi, come egli stesso ricorda, provenivano da paesi stranieri). Le sue opere oratorie per esempio quelle composte in onore della madre, della figlia,
morta in giovane et, o degli amici Xifilino, Leicuda, Mauropoda , oltre alle sue numerose lettere, rivestono grande interesse, mentre la Cro-

2c_Bisanzio II_217-426

388

7-07-2008

13:57

Pagina 388

I fondamenti della civilt bizantina

nografia che illustra gli eventi occorsi negli anni dal 976 al 1078 , dispirazione spiccatamente memorialistica, unopera originale che conferma limpressione che Psello, lungi dallessere un semplice poligrafo,
sia in effetti uno scrittore di razza.
La sua carriera subisce una svolta decisiva nel momento in cui chiamato a Palazzo, dove raggiunge i suoi protettori o amici Costantino Leicuda, Giovanni Xifilino e soprattutto Giovanni Mauropoda, il pi vecchio e il pi autorevole dei tre. Limperatore Costantino Monomaco, il
quale ama circondarsi di letterati, testimonia un vivo interesse personale per la cultura, intervenendo anche nellorganizzazione dellinsegnamento. Il titolo di console dei filosofi viene coniato da lui, come pure, forse, quello di maestro dei retori (maistor ton rhetoron), attestato
per la prima volta negli anni 1050. Ma soprattutto, attraverso una novella databile senza dubbio al 1047 redatta da Mauropoda, egli organizza linsegnamento del diritto:
Constatando che, mentre le altre scienze e arti dispongono di sedi e di cattedre
con docenti regolarmente retribuiti, il diritto risulta essere sfavorito, limperatore
decide di nominare nomophylax (guardiano delle leggi) Giovanni Xifilino e di assegnare alla scuola di diritto (didaskaleion nomon) una sede nel nuovo monastero di
San Giorgio dei Mangani, che egli ha appena terminato di fare edificare. Il nomophylax, oltre alla sua carica di insegnamento, sar anche responsabile della custodia dei
libri di diritto contenuti nei locali della biblioteca; la sua retribuzione annuale
quattro libbre doro fissa, cos come stabilito il rango elevato che dovr occupare nella gerarchia palatina. Linsegnamento dispensato agli allievi della scuola
gratuito.

Linteresse per le discipline giuridiche, pur senza essere una novit


in senso assoluto, particolarmente vivace nellxi secolo. Un curioso
opuscolo [Treu 850], risalente senza dubbio alla fine del secolo, lo testimonia in maniera inequivocabile, fornendo lelenco dettagliato delle conoscenze che avrebbe dovuto fornire una buona formazione scolastica:
la grammatike, che presuppone lo studio dei trattati di Dionisio e di Teodosio oltre che dei commenti di Oro e di Erodiano; la retorica, basata
sul corpus ermogeniano; la filosofia, con le opere fondamentali di Aristotele seguite da un quadrivio regolare (aritmetica, geometria, musica,
astronomia) e, per finire, con Platone e i neoplatonici. Ma il tratto caratteristico dellepoca sta nello spazio attribuito al diritto con lo studio,
fra laltro, dei Basilika, del Codice giustinianeo, di alcuni trattati di Garida (un professore di diritto dellxi secolo) e della Peira di Eustazio Romeo (giudice agli inizi dellxi secolo).
Lazione del Monomaco in favore dellinsegnamento non deve essere sopravvalutata; la scuola di diritto da lui fondata non sembra durare
a lungo [Weiss 340, pp. 387-420]. Tuttavia, come la personalit di Psel-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 389

Linsegnamento e la cultura scritta

389

lo e dei suoi amici, anchessa rivelatrice del nuovo spirito che pervade la vita culturale a Bisanzio. Le testimonianze su simili scuole si fanno via via pi numerose. Nella stessa Costantinopoli la presenza attestata di cinque istituti scolastici di livello almeno secondario, localizzati presso la Theotokos Chalkoprateia, a San Teodoro di Sforacio, ai
Quaranta Martiri, alla Diakonissa e a San Pietro, pare significare che il
mondo della didattica intrattenesse con la Chiesa rapporti pi stretti, e
in ogni caso pi evidenti, di quanto non avvenisse nelle epoche precedenti. Alcuni maistores vengono nominati direttamente dal patriarcato.
Ciononostante, non si tratta dellesercizio di un monopolio, e tutto lascia credere che altrove si potesse seguire linsegnamento tradizionale
impartito dai grammatikoi. Lintervento della Chiesa, come quello dellimperatore, non esclude linsegnamento privato e, piuttosto che a una
opposizione anacronistica tra ci che pubblico o ci che religioso e ci che non lo , sar opportuno ravvisare in tale quadro una situazione in cui diversi tipi di istituzioni si compenetrano fluidamente,
senza particolari rivalit.
Lintervento della Chiesa, alla fine dellxi secolo, si manifesta soprattutto attraverso una maggiore vigilanza nei confronti dellinsegnamento
della filosofia. Un discepolo di Michele Psello, Giovanni Italo [Gouillard
804], nominato console dei filosofi a sua volta, colpevole di aver misconosciuto i limiti che sarebbe opportuno imporre alla ragione naturale
e di avere in qualche modo sovvertito il giusto rapporto tra filosofia e
teologia, fu testimone dellimprovvisa condanna del suo insegnamento,
censurato anonimamente nel 1076-77. Il sinodo pronuncia una serie di
anatemi che definiscono nel modo pi chiaro quale debba essere, agli occhi della Chiesa, il ruolo della filosofia e della cultura profana.
Il sinodo condanna coloro che tentano di spiegare attraverso il ragionamento
lIncarnazione e lunione ipostatica, coloro che resuscitano gli errori dei filosofi pagani a proposito dellanima e del mondo; coloro che considerano le lettere profane
non come semplici sussidiarie, ma come depositarie della verit [Les Regestes 51, n.
907].

Tale condanna, ripresa nel Synodikon dellOrtodossia [Gouillard 250]


in cui, insieme a elementi propriamente platonici, viene accusata una
tendenza pi generale ad accrescere lautonomia speculativa della filosofia, viene ratificata nel 1082 in occasione di un secondo processo a
carico di Giovanni Italo, questa volta esplicitamente condannato dallimperatore Alessio I e dallintero sinodo patriarcale, mentre i suoi
discepoli, che sottoscriveranno gli anatematismi, verranno prosciolti dallaccusa. Il processo di Giovanni Italo prima sotto Michele VII, poi
sotto Alessio I testimonierebbe cos dun irrigidimento della Chiesa

2c_Bisanzio II_217-426

390

7-07-2008

13:57

Pagina 390

I fondamenti della civilt bizantina

che Robert Browning [788] oppone allo sviluppo dei lumi che si manifestano nella medesima epoca, legando i due fenomeni a una dialettica che, secondo la sua opinione, caratterizzerebbe la vicenda intellettuale dellxi-xii secolo.
Nel xii secolo, il ruolo della Chiesa nellinsegnamento contrassegnato inoltre dallesistenza dun corpo di didascali strutturati allinterno del clero della Grande Chiesa, i primi tre dei quali, docenti a Santa Sofia, sono incaricati di materie quali lesegesi dei Salmi, dellApostolo1 e infine disciplina assegnata al didascalo ecumenico del
Vangelo, e fanno parte degli arconti patriarcali. La struttura di tale corpo docente ci ormai meglio nota [Katsaros 815; Loukaki 825], quantunque alcune zone dombra continuino a sussistere, in particolare con
riferimento allesatta natura dei loro ruoli. Un decreto di Alessio I, datato al 1107, pone un problema giacch, se limperatore legifera effettivamente sul conto dei didascali della Grande Chiesa, li accomunerebbe a semplici predicatori, investiti dal patriarca di una carica puramente pastorale che essi eserciterebbero nei quartieri della capitale.
Lultimo editore di tale testo, Paul Gautier [248], ritiene in proposito che il decreto di Alessio non abbia niente a che vedere n con i tre
didascali del Salterio, dellApostolo e del Vangelo, n con i didascali docenti di materie profane. Nulla, in effetti, anche considerando i termini utilizzati dal testo stesso del decreto, lascia intendere che detti personaggi siano implicati; e lo stesso Balsamone, ricordando il decreto in
questione, considera anchegli i didascali di cui si fa menzione come dei
semplici predicatori.
Paul Magdalino [828], da parte sua, pensa che le misure prese da
Alessio nel 1107 allo scopo di determinare elezione, carriera e retribuzione dei didascali-predicatori possono essere applicate altrettanto bene ai dodici didascali altrove menzionati, anche se questo collegio pu
essersi evoluto in seguito fino ad assumere la forma sotto la quale oggi noto. Lo stesso autore ricorda inoltre la testimonianza resa da Anselmo di Havenberg il quale, fornendo il resoconto dei suoi colloqui con
Niceta di Nicomedia, da lui conosciuto nel 1136 a Costantinopoli, ci
ragguaglia intorno al fatto che questi sarebbe stato a capo di un gruppo formato da dodici maestri che, secondo la consuetudine dei Greci,
presiedono tanto allo studio delle arti liberali quanto a quello delle Sacre Scritture. La carriera di alcuni didascali mostra in modo evidente
fino a che punto le istituzioni della Chiesa e quelle scolastiche possano
trovarsi sovrapposte, mentre le opere che sono giunte fino a noi testimoniano del ruolo che i chierici della Grande Chiesa hanno svolto nella storia letteraria del xii secolo.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 391

Linsegnamento e la cultura scritta

391

Michele Italico, nato nellultimo decennio dellxi secolo, insegna retorica e filosofia. Fra i suoi allievi presente in particolare un autore notevole, Teodoro Prodromo, personalit letteraria caratteristica dellepoca. Celebrato dai contemporanei come novello Platone, Italico fa parte della cerchia di eruditi che fanno corona a Irene Duca. Le sue opere
conservate fin qui, sostanzialmente lettere ed elogi, appartengono al
campo della retorica. Senza dubbio egli gi diacono e, in data ignota,
strutturato allinterno del corpo dei didascali. A Natale del 1142 giunge ai vertici di tale corporazione, divenendo didascalo del Vangelo. Lanno successivo viene nominato metropolita di Filippopoli, in Tracia, sede che occuper fino alla morte avvenuta prima del 1157. Niceforo Basilace (1115-82 ca.), uno dei retori pi famosi e pi originali del tempo
[Garzya 803], anchegli integrato nel corpo dei didascali, verso il 1140
viene nominato didascalo dellApostolo. Coinvolto in una disputa teologica, deve tuttavia recarsi in esilio nel 1156-57 compromettendo cos
la sua carriera ecclesiastica.
Unaltra personalit svolge un ruolo importante nel mondo intellettuale di Costantinopoli. Nominato dallimperatore, il maestro dei retori che vediamo spesso attorniato da discepoli assume la funzione
di oratore ufficiale, venendo incaricato annualmente di pronunciare gli
elogi dellimperatore e del patriarca. Si tratta molto spesso di un diacono della Grande Chiesa, ma non ci sono indizi che appartenga al corpo dei didascali. Il pi celebre di tali maistores senza alcun dubbio Eustazio di Tessalonica (1115-95 ca.) [Wirth 855].
Professore pubblico (demosios didaskalos) e diacono della Grande Chiesa, presso la quale svolge lufficio di magister delle richieste (epi
ton deeseon), Eustazio viene insignito molto probabilmente nel 1168
del titolo di maestro dei retori, finendo la sua carriera come metropolita di Tessalonica, sede che occuper dal 1174 (o dal 1177) fino alla morte, verso il 1196. Eustazio uno dei pi grandi eruditi bizantini, al quale siamo in particolare debitori di importantissimi commenti
sullIliade e sullOdissea, in cui egli fa tesoro dellapporto dei commentatori precedenti, a volte per noi perduti. Altre sue opere di commento
su Pindaro, su Dionisio Periegeta o su un canone di Giovanni Damasceno sono riconducibili, come anche i commenti omerici, alla sua attivit di grammatikos. I suoi discorsi in onore dellimperatore, del
patriarca o di alti funzionari testimoniano della sua attivit di retore,
e alcuni di essi possono essere riferiti allepoca in cui egli esercita la carica di maistor ton rhetoron. A Tessalonica, Eustazio continua a essere
attivo e produttivo. Alcuni suoi scritti, a quel tempo, sono legati alla
pratica pastorale, bench nello stesso periodo componga anche una in-

2c_Bisanzio II_217-426

392

7-07-2008

13:57

Pagina 392

I fondamenti della civilt bizantina

teressantissima Storia della presa di Tessalonica da parte dei Normanni


(1185).
Gli esempi di Michele Italico o di Eustazio rivelano quale debba essere, per un didascalo o un maestro dei retori, il termine consueto duna carriera fortunata: il conseguimento duna prestigiosa sede metropolitana. Ci si attenderebbe che nomine del genere rappresentino, per questi letterati, altrettante occasioni per entrare in contatto con le realt
provinciali e di diffondervi la cultura. Ma i risultati, sotto questo profilo, appaiono mediocri. Se si eccettua il caso di Eustazio a Tessalonica,
limpressione dinsieme che se ne ricava quella di un divario culturale
profondo che separa la capitale dalle citt della provincia. Tanto Teofilatto di Ocrida [Mullett 835], nella sua sede vescovile, quanto Michele
Coniata, ad Atene, rimpiangono Costantinopoli, lamentano la barbarie
e il deserto culturale che li attorniano, e nulla dimostra che abbiano saputo promuovere linsegnamento o la cultura nei luoghi ai quali erano
stati destinati.
A Costantinopoli la vita culturale, pi intensa che in passato, presuppone una diffusione entro cerchie pi ampie. Le informazioni di cui
disponiamo sui manoscritti sono di difficile interpretazione. Il patriarca Giovanni Agapeto (1111-34) pare essersi adoperato affinch divenissero pi accessibili e pi numerosi. I manoscritti restano costosi, ma il
numero crescente pu effettivamente aver accelerato la circolazione dei
testi. Ancora una volta, non bisogner dimenticare che la letteratura rimane largamente legata alloralit e che la lettura praticata ad alta voce
dinanzi a un pubblico di ascoltatori coesiste con la lettura silenziosa e
privata. Gli attori della vita culturale si moltiplicano e il pubblico al quale gli autori si rivolgono aumenta. Lepoca vede apparire, accanto agli
oratori istituzionali, veri uomini di lettere, che vivono della loro attivit
di scrittori. il caso di Teodoro Prodromo [Hrandner 773], professore, autore di componimenti poetici, di un romanzo, di opere retoriche
e filosofiche, il quale non occuper alcun pubblico ufficio specifico, ottenendo tuttavia dal suo imperiale patrono un adelphaton presso lOrfanotrofio fondato da Alessio I; o ancora quello di Giovanni Tzetza, accolto allo stesso modo presso il Pantocrator. Ma se limperatore o il patriarca restano i patroni per eccellenza, capaci di procurare ai letterati
le prebende pi invidiabili, esistono anche altri personaggi che si fanno
protettori delle lettere. Il caso pi celebre Anna Comnena, figlia di
Alessio I, una principessa di profonda cultura che si circonda di una cerchia di letterati [Gouma-Peterson 181]; ma anche il caso di suo fratello Isacco, o ancora di Irene Duca, cognata di Manuele I; di Adriano
Comneno, cugino di Giovanni II, o di altri potenti personaggi, come

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 393

Linsegnamento e la cultura scritta

393

Giovanni Assuco. Il clich del letterato che, per sopravvivere, frequenta le case dei potenti fa la sua comparsa nella letteratura bizantina e si
potuto perci parlare, per la Costantinopoli di questepoca, dellesistenza di veri e propri salotti letterari.
In ambito letterario, la retorica occupa il primo posto. la retorica,
malgrado gli omaggi resi alla filosofia, che domina linsegnamento, ed
leloquenza dapparato a fare la parte del leone nella produzione letteraria. La massa dei testi a noi pervenuti, ancora poco esaminata, considerevole: quelli contenuti nel pi celebre dei manoscritti di retorica
bizantina, lo Scorialensis Y-II-10, continuano a essere parzialmente inediti. La retorica appare prima di tutto come unarte ufficiale e il maestro dei retori, con i suoi allievi, ha lobbligo ogni anno di pronunciare
a Palazzo degli encomi in onore dellimperatore in occasione della solennit dellEpifania, e in onore del patriarca, nel sekreton del patriarcato, a Santa Sofia, il sabato precedente la Domenica delle Palme
[Loukaki 826]. Leloquenza epidittica, nel xii secolo molto pi che in
passato, d origine a testi dotti, difficili, duna estetica barocca, che disorientano il lettore moderno e paiono non aver mai oltrepassato i limiti ristrettissimi della cerchia di letterati entro cui furono prodotti. Cionondimeno, sembra che i discorsi dei retori, legati alle vicende dellattualit, fossero connessi alla diffusione delle informazioni sui grandi
avvenimenti che hanno segnato la vita dellImpero. Numerose opere
testimoniano dellinfatuazione del pubblico costantinopolitano per
questarte raffinata, e la retorica, arte ufficiale, deve anche essere considerata nel xii secolo come larte pi di moda. Ma, per quanto importante essa sia, non sola. il mondo intellettuale nel suo complesso che
colpisce per la sua vitalit. Nel campo delle scienze, la medicina e lastronomia, entrambe molto legate allastrologia, manifestano segnali di
rinnovamento, ad esempio attraverso la gi menzionata opera di Simeone Seth. Il diritto, come abbiamo visto, ha conosciuto un aumento dinteresse nellxi secolo ed sempre a questepoca che dobbiamo la Peira,
preziosa raccolta di sentenze giudiziarie espresse in particolare dal giudice Eustazio Romeo. Nel xii secolo il diritto canonico a essere particolarmente produttivo con le grandi sillogi di Zonara e di Teodoro Balsamone. La teologia si dimostra forse meno brillante, ma possono comunque essere segnalate le opere esegetiche di Teofilatto di Ocrida
[Mullett 835] o le summae polemiche come la Panoplia dogmatica di Eutimio Zigabeno, mentre le Difficolt della Sacra Scrittura di Michele Glica rivelano tendenze pi originali. Le discussioni teologiche dellepoca,
sopra ogni altra cosa, testimoniano di profondi contatti con il mondo latino. Lo studio della filosofia, che pareva compromesso dopo la condan-

2c_Bisanzio II_217-426

394

7-07-2008

13:57

Pagina 394

I fondamenti della civilt bizantina

na subita da Italo, non si interrompe affatto. La carica di console dei


filosofi, ricoperta dopo Italo da Niceta Cipriano e quindi da Teodoro
Smirneo, scompare in seguito per riapparire soltanto negli anni 1160
con Michele di Anchialo, incaricato di contrastare il rinnovamento neoplatonico dei suoi tempi. Linteresse per Aristotele continuer per a
essere attestato da personalit quali Teodoro Smirneo o anche dal cenacolo filosofico che dopo la morte di Alessio I si riunisce attorno alla
figura di Anna Comnena, ritiratasi a vita claustrale nel monastero della Kecharitomene, e che comprende Michele di Efeso, Eustrazio di Nicea e forse Stefano Scilitza. Teodoro Prodromo, amico di questultimo, da parte sua ha imparato dal suo maestro Italico a venerare Platone. Considerato come il vertice della scienza, la filosofia ingloba tutta
una serie di discipline, quelle del quadrivio matematico ma anche le
scienze naturali.
Anche nel campo della letteratura il rinnovamento sensibile, e la
produzione appare caratterizzata da una maggiore variet. A partire dallxi secolo il peso delleredit antica sembra ormai meglio assorbito e la
creazione letteraria si dispiega pi liberamente. Una satira come il Timarione, del xii secolo [Romano 1091], mostra a quali livelli di perfezione abbia potuto condurre il principio della mimesis, nella fattispecie, per
loccorrenza, limitazione di Luciano. Nello stesso periodo, la virtuosit
dei retori si accorda con creazioni originali, che giocano curiosamente
su mescolanze di registri e di generi. Nellambito della letteratura dotta, la storia suscita una produzione copiosa, spesso di alta qualit. Per
non menzionare che gli esempi pi notevoli, nellxi secolo la Cronografia di Psello, che si affranca audacemente dalle norme sino ad allora osservate dagli storici bizantini, un capolavoro di spirito dosservazione
e di finezza; mentre nel secolo successivo Anna Comnena, la cui erudizione fu tanto celebrata dai contemporanei, dedica al padre unopera
dotta e ben documentata, lAlessiade [Gouma-Peterson 181]. Dal canto
suo Niceta Coniata, con la sua Chronike diegesis, dedicata agli anni dal
1118 al 1206, scrive nella dotta lingua caratteristica del suo tempo una
delle opere pi profonde e pi significative dellintera storiografia bizantina [Kazhdan 817]. Si assiste allo sviluppo, fatto relativamente nuovo, di una letteratura dintrattenimento, la cui esistenza testimoniata
nellxi secolo dalla satira [Romano 844] o ancora dalla ricomparsa del
romanzo erotico, basato sui modelli di et romana [Roilos 843]. Inoltre,
questa lepoca in cui viene fissato per iscritto uno dei capolavori della letteratura bizantina, che unisce lepopea e il romanzo: Digenis Akritas, in cui il protagonista, leroe di duplice origine greco-araba, vive e
combatte alle frontiere dellImpero, nellatmosfera di guerre incessanti

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 395

Linsegnamento e la cultura scritta

395

tra la fine del ix e il x secolo [Digenes Akrites 770]. Il xii secolo, con i
componimenti poetici di Glica e soprattutto dello Ptocoprodromo
identificabile senza ombra di dubbio con Teodoro Prodromo stesso, presentato dalla sua opera multipla e sfaccettata come uno dei letterati pi
caratteristici del tempo [Hrandner 773] ugualmente segnato dalla
comparsa delle prime opere in cui la parlata quotidiana tenta di accedere allo statuto di lingua letteraria.
Lxi secolo, e pi ancora il secolo successivo, appaiono cos per la storia della cultura scritta come unet di brillante fioritura, in armonia con
la rinascita economica e le trasformazioni della societ che lImpero conosce. I problemi della fine del xii secolo e soprattutto la presa di Costantinopoli da parte dei crociati segneranno un brusco colpo di arresto.
Tuttavia, al di l dellImpero di Nicea, il secolo dei Comneni trover in
un contesto nuovo un erede e un continuatore nel rinascimento culturale che caratterizzer lepoca paleologa.

Il corpus delle lettere paoline (N.d.T.).

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 396

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 397

jean-michel spieser
xv. Larte

Il periodo storico oggetto del presente volume, sotto il profilo della


produzione artistica, ricco e contrastato, sicch a prima vista pare seguire da vicino, come gli storici si compiacciono di constatare, le vicissitudini della vita politica. Si parte da unepoca difficile nella vita dellImpero, unet di cui, in effetti, non sopravvivono che pochi monumenti, pochi manoscritti e, in generale, poche testimonianze di vita
culturale. In seguito, con la fine delliconoclasmo, che impedisce di avere una visione sufficientemente limpida dellevoluzione artistica a Bisanzio, il nuovo slancio politico dellImpero si riflette in uno slancio di
attivit artistica, spesso ancora definita come Rinascimento macedone.
La situazione diviene meno chiara con il passare del tempo e, ad esempio, i momenti critici che lImpero si trova a dover attraversare dopo la
met dellxi secolo non sono affatto associabili a un declino della produzione artistica, cosicch lxi e xii secolo sono tra i pi brillanti dellintera storia dellarte bizantina. Per ragioni di semplicit espositiva, ci
si atterr a un criterio di ripartizione cronologica sostanzialmente analogo a quella che informa la struttura di questo volume. Tuttavia, giacch naturalmente non tutti i settori si sviluppano di pari passo, talora
bisogner ricorrere a qualche aggiustamento. Un primo periodo corrisponde allintervallo tra il 650 e l886, che si conclude alla morte di Basilio I e con lascesa al trono di Leone VI, e permette di raggruppare lepoca anteriore alliconoclasmo, let iconoclastica e, per ragioni motivate a tempo debito, i primi decenni successivi alla restaurazione delle
immagini, avvenuta nell843. Il secondo periodo comprende perci essenzialmente il x secolo, che si pu considerare terminato alla scomparsa di Basilio II, nel 1025. La terza epoca va dal regno di Costantino VIII
alla presa di Costantinopoli da parte dei Latini nel 1204. Va da s che
la datazione attraverso cui si articola tale suddivisione cronologica delle vicende dellImpero non pu avere che un valore approssimativo e
che date quali l886 e il 1025 non rappresentano che una traduzione di
quanto viene indicato pure mediante espressioni come intorno allanno 900 o intorno allanno Mille.

2c_Bisanzio II_217-426

398

7-07-2008

13:57

Pagina 398

I fondamenti della civilt bizantina

Prima di tutto verranno ricordate brevemente, periodo per periodo


e a grandi linee, le caratteristiche salienti dellevoluzione delle arti a Bisanzio; quindi si esamineranno, sulla scorta di una visione a tutto campo dellepoca presa in esame, gli ambiti maggiori dellattivit artistica.
Ci permetter di mettere meglio in luce alcuni elementi di continuit,
al di l di alcune grandi e ben note cesure con il passato.

i. linee generali.
1. 650-886.
un periodo che pu essere facilmente suddiviso a sua volta. La storiografia non ha potuto fare a meno di attribuire alliconoclasmo una posizione privilegiata: si cercato prima di tutto, pi o meno scientemente, di rinvenire nel secolo precedente le misure censorie imposte da Leone III, le cause che condussero allemergere di un sentimento di ostilit
nei confronti delle immagini, mentre nel corso del periodo successivo,
simmetricamente, si tende a privilegiare la frattura con liconoclasmo
allo scopo di avvalorare la novit di unarte che rinasce dopo un periodo di latenza.
Gli ultimi anni del vii secolo e linizio dellviii non hanno consentito,
a causa delle condizioni complessive dellImpero, di mettere a frutto le
risorse economiche che avrebbero permesso il fiorire di una importante
produzione artistica. Eppure proprio a quel tempo che nella letteratura religiosa si ravvisa traccia di un modo differente di considerare il Cristo, sottolineando la sua umanit e le sofferenze che dovette patire a fronte dellimmagine trionfale del Redentore caratteristica dellet precedente
[Kartsonis 903]. Questa nuova concezione di Cristo, meno consentanea
al gioco dellomologia con la figura dellimperatore, forse non era affatto estranea alle prese di posizione iconoclastiche dei sovrani bizantini, e
di Leone III in particolare, il cui iconoclasmo, a differenza di quello professato da Costantino V, suo figlio e successore, non pare affatto essere
stato espressione di una teologia particolarmente elaborata. inutile in
questa sede diffonderci sulle cause delliconoclasmo, tanto pi che il problema continua a essere ancora molto discusso [Grabar 895; Cutler 879;
per quanto concerne le fonti, Brubaker 868]. necessario capire che limmagine sacra ha assunto una funzione catalizzatrice e nevralgica rispetto a una serie di conflitti ideologici legati alla situazione interna ed ester-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 399

Larte

399

na dellImpero. Il conflitto, infine risolto a favore della tradizione dominante, si estinto da s, per cos dire, nel momento in cui sono venuti
meno i motivi per continuare a sussistere. Le circostanze che ne hanno
visto lo sviluppo, la violenza dimostrata dai fautori delle immagini dopo l843, il ruolo cui liconoclasmo ha assolto nel contesto dellimmaginario bizantino che consentiva di condannare senza possibilit di appello chi ne fosse accusato non permettono che di farci unidea molto
approssimativa del fenomeno sotto il profilo artistico. Bisogner ancora
ricordare il lusso di cui si circondava Teofilo e quei famosi automi che,
ancora nel x secolo, facevano meravigliare i visitatori della corte bizantina. Lepoca fu pi ricca e brillante di quanto le scarse vestigia conservate abbiano potuto far pensare agli storici i quali, prendendo le parti degli iconoduli, hanno voluto vedere nelliconoclasmo la minaccia dellOriente barbarico sullautentica tradizione ellenica.
La frattura con lepoca iconoclastica segnata dalle prime manifestazioni artistiche dei decenni successivi i salteri con miniature a margine [Corrigan 875] ovvero, in un contesto molto diverso, il manoscritto
contenente le omelie di Gregorio di Nazianzo offerto probabilmente a
Basilio I (Par. gr. 510: Brubaker 867) con ogni verosimiglianza non
possiede la nettezza che le viene tradizionalmente riconosciuta dagli storici dellarte. Il rigoglio del x secolo, il Rinascimento macedone, deve
almeno implicare la premessa di unarte imperiale particolarmente attiva sotto gli imperatori iconoclasti, quale possibile intuire dalla lettura
di qualche documento letterario del tempo.
2. 886-1025.
In base alla denominazione attribuita alla dinastia fondata da Basilio I in seguito alla sua presa del potere nell867 e che si estende ancora per un certo periodo in condizioni difficili dopo la morte di Basilio II, let in questione viene tradizionalmente indicata come Rinascimento macedone. Non si far qui alcun riferimento alla storiografia che
alla base di tale nozione, compito che ci obbligherebbe ad affrontare
il problema importante, ma troppo complesso per poter essere dibattuto in questa sede, della percezione dellarte bizantina nellEuropa del
xix e xx secolo [Spieser 948]. Si oggi tuttavia concordi nellaffermare
che il termine di Rinascimento risulti improprio ai fini di una intelligenza della produzione artistica del x secolo a Bisanzio, anche qualora gli
si volesse attribuire semplicemente il genericissimo significato di rinnovamento (Rinascenza dunque, e non Rinascimento, giusto per ri-

2c_Bisanzio II_217-426

400

7-07-2008

13:57

Pagina 400

I fondamenti della civilt bizantina

prendere la celebre distinzione formulata da E. Panofsky). Anche da


questo punto di vista, il rinascimento in questione pare non essere
stato cos radicale come si sarebbe potuto credere.
Non fu, daltra parte, un periodo di straordinaria fioritura architettonica, anche se il modello della chiesa a croce greca si sviluppa proprio
a quel tempo attraverso la sua utilizzazione in contesti costruttivi quali ledificazione di piccoli oratori privati o di katholika monastici, anchessi il pi delle volte privati. La vera caratteristica della produzione
artistica di questo periodo la preminenza degli oggetti di lusso: manoscritti, avori, smalti. Essi testimoniano prima di tutto la volont di ricollegarsi alla tradizione del passato dellImpero. Si tratta di espressioni della medesima voga che ha indotto lo stesso Costantino VII Porfirogenito a fare allestire delle vere e proprie enciclopedie atte a raccogliere
le tradizioni imperiali e un certo numero di saperi. Il lusso che caratterizza una produzione di questo tipo testimonia altres un desiderio di
ostentazione della ricchezza che si manifesta sia attraverso il possesso
sia mediante lofferta di tali beni. Tuttavia non sappiamo praticamente nulla delle condizioni della produzione artistica a Bisanzio. Cos come altri manufatti, anche le opere darte suntuaria daltra parte non
sono quasi mai firmate; in ogni caso, non nel x secolo; tanto le rare
iscrizioni conservate quanto le fonti pi disparate rendono edotti del
fatto che il committente colui al quale destinato non solo loggetto
darte, ma anche la gloria di averne resa possibile la creazione. stata
identificata con buona approssimazione tutta una serie di attitudini mentali connesse alla possibilit di disporre di tali oggetti; e non sar inopportuno ricordare in proposito che questo stesso genere di piacere non
semplicemente di natura estetica, essendo intimamente legato allidea
sempre molto presente ai Bizantini che i colori vividi e loro rappresenterebbero un mezzo per accostarsi alla divinit, una immagine dellilluminazione (photismos) che da questa ci si attende [Cutler 878].
3. 1025-1204.
Per quasi due secoli, malgrado le difficolt e i drammi degli ultimi
decenni di questepoca, la produzione di opere darte estremamente varie e diversificate copiosa. Le nozioni adoperate da P. Magdalino allo
scopo di caratterizzare in modo pi generale levoluzione culturale e intellettuale operante sotto la dinastia dei Comneni permettono inoltre di
spiegare queste manifestazioni dellarte bizantina. Si parler perci di
un lento sviluppo non privo di legami con il processo che ha luogo in

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 401

Larte

401

Occidente, in cui lindividuo, la sensibilit personale, qui compresa sotto la forma della devozione privata, cominciano a rivendicare maggiore
spazio espressivo e ad acquisire una certa legittimit [Magdalino 192].
Ma a Bisanzio la situazione si evolve pi lentamente: lo Stato bizantino centralizzato e dispone di un potere ancora forte grazie al quale,
nonostante periodici conflitti, continua a vigere grande solidariet tra
limperatore e il patriarca. Le innovazioni non godono alcuna legittimit
e vengono anzi facilmente reputate pericolose. Il processo di Giovanni
Italo pu essere inteso sotto questo profilo almeno come un evento simbolico; e se anche, come si cercato di dimostrare, non ha arrestato lattivit filosofica, ad esempio allinterno della cerchia radunata intorno
ad Anna Comnena, esso ha nondimeno funto da ammonimento, inducendo da allora in avanti a dissuadere dallaffrontare questioni teologiche a partire da premesse filosofiche. Nellambito delle arti la medesima situazione implica un complesso di sviluppi a tutta prima contraddittori che si sfiorano vicendevolmente, talora mescolandosi in modo
tale da formare una sintesi le cui componenti non possono essere sempre individuate chiaramente. Nuova importanza viene attribuita alla
soggettivit artistica, bench anche la liturgia debba essere tenuta in
conto. Nel xii secolo, nuove scene fanno la loro comparsa nel programma decorativo delle chiese a recare testimonianza di questo stato di cose: il threnos, che pu e deve essere interpretato a un tempo come il
segnale della particolare attenzione rivolta alla sensibilit emotiva
[Maguire 911] ma anche come cifra di un significato teologico, dellimportanza ascritta alla natura umana del Salvatore; il melismos [Babi 857]
scena eminentemente liturgica, poich mostra il Cristo sotto le sembianze di fanciullo al posto del pane eucaristico fa anchesso comprendere attraverso la sua collocazione, che ne fa una immagine segreta,
la legittima distinzione tra clero e laici.
In maniera analoga, nel momento stesso in cui si diffonde luso delle icone, segno dello sviluppo di forme di devozione privata, limportanza attribuita al calendario liturgico e alle immagini che lo ricordano pu
essere considerata come un tentativo di controllo di tali pratiche di piet.
Devessere stato senza dubbio questo il metodo sperimentato da coloro
che P. Magdalino [192] ha designato come i guardiani dellortodossia
per mantenere il controllo duna evoluzione la cui piena realizzazione
venne definitivamente impedita dagli avvenimenti che condussero nel
1204 alla presa della Citt (e dalla presa stessa). certo che tale situazione contribu certamente, anche dopo la restaurazione dellImpero a
Costantinopoli, ad accrescere profondamente lisolamento culturale del
mondo bizantino.

2c_Bisanzio II_217-426

402

7-07-2008

13:57

Pagina 402

I fondamenti della civilt bizantina

ii. i grandi ambiti artistici.


Bench sia artificioso, dal punto di vista degli svolgimenti storici, separare i diversi aspetti di una cultura artistica in funzione delle tecnologie e
dei materiali senza illustrarli attraverso una serie di prospetti cronologici
comparati e coerenti, il sistema desposizione che seguiremo in questa sede
permetter di mettere in luce altri fattori di continuit e altre evoluzioni.
1. Larchitettura.
Le scarse informazioni di qualche utilit offerte dalla documentazione in nostro possesso databile tra la fine del vii e linizio dellviii secolo riguardano larchitettura civile e militare: riparazioni alle mura costantinopolitane; restauri, sempre a Costantinopoli, del cosiddetto acquedotto di Valente (che C. Mango [571] ha dimostrato dover essere
attribuito senza dubbio allet dellimperatore Adriano), secondo una
prassi sostanzialmente pratico-utilitaristica delle risorse dellarchitettura che possibile osservare per tutta la durata del periodo in oggetto.
Non possibile esporla nel dettaglio, anche in considerazione del fatto
che manca a tuttoggi una vera sintesi degli studi condotti sullargomento. Ci che un po meglio noto, o che ci meno ignoto, sono ancora
le fortificazioni. Le mura di cinta delle grandi citt continuano con ogni
evidenza a essere mantenute in buono stato; se ne a conoscenza essenzialmente per ci che concerne i centri urbani di cui siano stati studiati i bastioni depoca paleocristiana, ad esempio Costantinopoli, Nicea,
Tessalonica. Talvolta ampliamenti considerevoli dellarea urbana possono aver comportato una o pi campagne costruttive di un certo impegno. Pergamo ne fornisce un esempio caratteristico [Klinkott 906]. Le
numerose fortificazioni edificate in tutto il territorio bizantino di cui
sono responsabili non solo le fluttuazioni della frontiera ma anche i mutamenti nel sistema difensivo dellImpero cominciano soltanto ora a
essere meglio apprezzate, seppure molto parzialmente, grazie ai risultati di prospezioni e ad alcuni studi regionali [Foss 404].
Le tecniche costruttive non sono sostanzialmente mutate dallepoca
paleocristiana, fondate come sono ancora sulluso del mattone, dei ciottoli (talvolta anche della pietra da taglio) e della malta. Variazioni nellimpiego di materiali di rivestimento murario possono talora fornire in-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 403

Larte

403

dicazioni utili a una datazione. Le stesse tecniche, adoperate in forma


pi modesta, pi semplice, con maggiore utilizzo del legno e, al posto
della malta, dellargilla si rinvengono nei siti delle rare abitazioni det
bizantina fatte oggetto di scavo, case di campagna o di piccoli centri come Pergamo, che non presentano alcuna differenza rispetto alle dimore
rustiche [Rheidt 940]. Le nostre conoscenze al riguardo, in ogni caso,
rimangono tuttora molto frammentarie. Le fonti documentarie, gli archivi dellAthos in particolare, forniscono qualche puntuale indicazione supplementare sulle case di Tessalonica [Giros 539], ma non azzardato supporre che i progressi in questo campo non debbano essere stati degni di particolare rilievo.
Sappiamo peraltro ancor meno a proposito delle grandi residenze magnatizie, sia urbane sia extraurbane [Magdalino 633]. Si tratta di luoghi
noti pi che altro grazie a descrizioni letterarie, alcune delle quali enfatizzate al di l dei limiti del reale, come quelle del palazzo abitato dalleroe protagonista del Digenis Akritas. Altri cenni, pi o meno differenziati fra loro, si rinvengono nella letteratura agiografica i cui autori
tuttavia non si preoccupano affatto di descrivere le costruzioni puntualmente e con quei particolari che soli potrebbero veramente interessare
uno storico dellarchitettura e, nella maggior parte dei casi, presso le
fonti scritte in cui, daltro canto, lattenzione viene catturata pi dagli
ornamenti pittorici che dalla struttura degli edifici stessi. Larchitettura dei palazzi imperiali non fa eccezione. Solo la documentazione scritta rende edotti delle trasformazioni subite dal Grande Palazzo sotto i
Macedoni, e in particolare sotto il regno di Basilio I. N sappiamo di
pi sul Palazzo delle Blacherne, di cui poco per volta i Comneni fecero
la loro residenza di famiglia, pur lasciando al Grande Palazzo la sua funzione ufficiale.
perci piuttosto difficile nellambito dellarchitettura profana evidenziare uno sviluppo, e non sorprende affatto che le storie dellarchitettura bizantina riservino maggiore spazio alla storia dellarchitettura
religiosa, di cui sono giunti fino a noi monumenti molto pi numerosi.
Ma anche per quel che riguarda le chiese e i monasteri, il vii secolo
rimane un arco di tempo in cui si costruito poco; la difficile situazione economica, le incertezze di unepoca turbata dalle guerre sono ragioni bastevoli a spiegare il rallentamento delle attivit nel settore. N si
dovr dimenticare di includere nel novero di tali cause il declino demografico dovuto alle guerre stesse, oltre alle epidemie di peste recidivanti fin dallet di Giustiniano. Pure, questo il periodo in cui si compie
un processo evolutivo iniziato nel vi secolo con limpiego pressoch sistematico della cupola nellarchitettura bizantina. La tradizionale basi-

2c_Bisanzio II_217-426

404

7-07-2008

13:57

Pagina 404

I fondamenti della civilt bizantina

lica paleocristiana, che ancora qualche decennio addietro si soleva qualificare di basilica ellenistica, con i suoi colonnati conclusi da una grande abside, scompare dallarchitettura bizantina (almeno nella forma pi
monumentale). Gli storici dellarchitettura o gli archeologi seguitano a
utilizzare il termine di basilica per designare piccole chiese rurali, nella
maggior parte dei casi a una sola navata, talora, ma non sempre, coperte da una volta a botte. Tale denominazione consuetudinaria non deve
tuttavia celare il fatto che si tratta ormai di edifici molto differenti dalle monumentali basiliche paleocristiane del passato: sono costruzioni
modeste, piccole chiese di paese o semplici cappelle private. Esistono
comunque alcune eccezioni, grazie alle quali si pu parlare propriamente di piccole basiliche a tre navate successive allepoca paleocristiana (M.
Altripp, Die Basilika in Byzanz, tesi di dottorato, Universit di Greifswald, a.a. 2003).
Gli unici edifici realmente monumentali che si pu congetturare siano stati eretti fra il vii e la met del ix secolo sono alcune basiliche a cupola per le quali Santa Sofia di Costantinopoli non ha rappresentato che
un modello approssimativo. Tuttavia, n Santa Sofia a Tessalonica
[Theoharidou 953], n la chiesa della Dormizione a Nicea, n Santa Sofia a Bize [tken 929] sono databili con precisione, esattamente come
alcuni altri edifici a esse affini per planimetria ed elevazione. Nella sua
condizione attuale, che risale circa alla met del vi secolo, Santa Irene
a Costantinopoli la pi antica fra queste, bench costituisca un caso
un poco differente dagli altri non solo per la tipologia della pianta ma
anche perch oggi la sua storia ben nota [Peschlow 937]. Il comune denominatore tra queste chiese rappresentato dal fatto che tutte sviluppano ancora una navata vera e propria, dominata da una cupola sorretta su tutti i lati da poderose volte a botte. Si tratta di edifici ancora monumentali, in contrasto, sotto questo profilo, con le chiese di dimensioni
minori costruite successivamente. Non per mera combinazione che alcuni di questi grandi edifici sacri siano chiese vescovili, che in molti casi come, ad esempio, a Santa Sofia di Tessalonica sostituiscono una
primitiva basilica paleocristiana, gi investita della medesima funzione.
Segni sicuri di una ripresa dattivit architettoniche su pi vasta scala emergono soltanto nella seconda met del ix secolo: il pi antico monumento risalente a questepoca, sicuramente databile e conservato
fino a noi, la chiesa di Skripou, dell876. Per la sua funzione e per le
circostanze della sua fondazione pi che per la struttura, che rimarr
uneccezione, la chiesa di Skripou dedicata alla Dormizione della Theotokos e ai santi Pietro e Paolo annuncia molte importanti caratteristiche della nuova architettura bizantina. Luogo di culto privato edificato

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 405

Larte

405

sui propri possedimenti da un alto dignitario aulico costantinopolitano,


la chiesa era finalizzata ad accrescerne il prestigio nelle sue terre e, fuor
dogni dubbio, a conferire una legittimit ancora maggiore alle sue propriet [Oikonomides 928]. Ormai le nuove fondazioni sono sostanzialmente un fatto dovuto a iniziative private o monastiche, spesso daltra
parte confuse tra loro. Qui inutile menzionare gli effetti di tale situazione sulle dispute per la designazione e il governo del clero deputato al
servizio di tali chiese [Thomas 764]. Il moltiplicarsi delle fondazioni private spiega la fioritura di piccoli santuari, destinati ad accogliere liturgie private o, tuttal pi, i monaci duna comunit. A Costantinopoli ne
sono conservati due esempi, risalenti entrambi allinizio del x secolo: la
chiesa di Costantino Lips (Fenar-i Isa Camii) e la chiesa del Myrelaion
(Bodrum Camii). La seconda divenuta un esempio spesso citato nei
manuali come modello di chiesa a croce greca inscritta in un quadrato
[Striker 951], vale a dire con pianta organizzata intorno a una cupola
centrale sostenuta da quattro braccia di uguale lunghezza, preceduta a
ovest da un nartece e aperta su un santuario, tripartito nella maggior
parte dei casi. La prima sub delle modifiche quando, verso il 1300, la
vedova di Michele VIII, Teodora Paleologina, fece restaurare il monastero annesso edificando una nuova chiesa a sud di quella del x secolo:
lo studio del corpo di fabbrica ha nondimeno permesso di constatare il
rilievo che dovevano avere le cappelle multiple, corrispondenti in linea
di massima a pi dedicatari, ciscuno dei quali beneficiava di un altare
eretto a suo nome [uri 876]. La chiesa leggermente pi antica, connessa al Palazzo imperiale, detta la Nea e costruita da Basilio I, nota oggi esclusivamente sulla base di testimonianze letterarie, era dedicata al
Cristo, alla Theotokos , allarcangelo Michele, al profeta Elia e a san Nicola. Anchessa doveva comprendere pi cappelle minori: se ne pu ricostruire congetturalmente una planimetria in base alla quale negli angoli formati dalle braccia della croce, a est come a ovest, si evidenziano
delle cappelle isolate. Una disposizione di questo tipo confermata da
monumenti conservati come, ad esempio, dalle cappelle occidentali del
katholikon di Hosios Loukas nella Focide, risalente allxi secolo.
Il x secolo non sembra tuttavia conoscere alcun notevole progresso
architettonico: non ci sono giunti resti che testimonino di una politica
imperiale dampio respiro in tal senso. A Costantinopoli, allinterno dellarea urbana, i sovrani hanno soprattutto provveduto a restaurare le
chiese pi antiche; non si ha traccia, stando almeno alla testimonianza
delle fonti, di nuove costruzioni se non connesse al Palazzo: oltre alla
gi menzionata Nea, la chiesa della Theotokos del Faro merita che le
venga riservata una certa attenzione, poich diverr una vera e propria

2c_Bisanzio II_217-426

406

7-07-2008

13:57

Pagina 406

I fondamenti della civilt bizantina

cappella palatina presso cui saranno conservate le reliquie pi preziose


raccolte intorno allimperatore.
Nellxi secolo larchitettura si rinnova maggiormente. La variet delle planimetrie torna ad accentuarsi. La struttura fondamentale, bench
rimanga pur sempre quella della chiesa con pianta a croce greca, compare in un certo numero di varianti. Inoltre, sono note alcune chiese tetraconche, in cui tutte le quattro braccia della croce sono concluse da
altrettante absidi. Lesempio pi celebre quello della piccola chiesa dei
Santi Apostoli, eretta intorno allanno Mille sul sito dellantica agor
ateniese [Frantz 889].
Linnovazione pi spettacolare, sulle cui origini si molto discusso,
costituita da chiese a trombe angolari, edificate in base a una tipologia attestata in Grecia per due volte, tra linizio e la fine dellxi secolo,
nel contesto di grandi chiese monastiche (e che verr eccezionalmente
riutilizzata pi tardi, nel xiii e xiv secolo, sempre in Grecia e senza dubbio in ragione del prestigio acquisito dagli esempi pi antichi, adoperati come modelli). In tali chiese, i pennacchi che, almeno dalla costruzione di Santa Sofia a Costantinopoli in poi, venivano tradizionalmente impiegati nellarchitettura bizantina per raccordare alla pianta
quadrangolare, delimitata dai pilastri, la struttura circolare della cupola vengono sostituiti da trombe angolari che si potrebbero definire nicchie ad abside insistenti sullangolo a forma di G dei pilastri. Lampliamento del diametro della cupola consentito non tanto dalla sostituzione delle trombe angolari ai pennacchi, quanto dallutilizzo dei pilastri
al posto delle colonne per scaricare il peso della cupola. Precisare lorigine geografica di questa tecnica costruttiva ( stata citata di frequente
lArmenia, dove le trombe per quanto di struttura differente vengono utilizzate di consuetudine) problematico almeno quanto determinare il motivo per cui sia stata tanto poco sfruttata. Il katholikon del
monastero di Hosios Loukas, in Focide, nella forma attuale, venne edificato verosimilmente durante la prima met dellxi secolo, bench non
siano chiare n le circostanze n la data precisa della sua costruzione.
stata suggerita la possibilit dun intervento diretto di Costantino IX
Monomaco nella costruzione o nella decorazione del katholikon [Mylonas 924; Oikonomides 927]. Il monastero di Dafni datato, sostanzialmente in base alla ricognizione dei mosaici del suo katholikon, intorno
al 1100, ma non esiste altra indicazione relativamente n alla sua fondazione n al suo fondatore. Questi due monumenti, piuttosto eccezionali, testimoniano anche una nuova monumentalit, sottolineata da una
ricca decorazione pittorica su cui sar opportuno tornare.
Dilatare gli spazi interni pare da questo momento in poi una neces-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 407

Larte

407

sit primaria per le chiese dun certo livello. Un esempio originale fornito dalla Nea Moni di Chio, fondata da Costantino IX Monomaco, in
cui la cupola poggia direttamente sui muri esterni delledificio grazie allutilizzo di trombe angolari, secondo un piano simile a quello concepito per Hosios Loukas o per il cenobio di Dafni. La chiesa ha forse un
modello costantinopolitano, San Giorgio dei Mangani, fondato anchesso dal medesimo imperatore. Attraverso variazioni formali, lungo tutto
il corso del xii secolo affiora la stessa tendenza: ad esempio, fuori Costantinopoli, nella chiesa di Enez in Tracia, che non possibile identificare con precisione [Ousterhout 930]. Nella stessa Costantinopoli le
architetture maggiormente degne di nota corrispondono alle chiese del
monastero del Cristo Pantokrator, la grande fondazione dei Comneni
in cui le dimensioni della cupola sorretta da semplici colonne raggiungono i massimi limiti di questo tipo di realizzazioni. La chiesa per molto tempo designata esclusivamente con il nome turco di Kalenderhane
Camii, e oggi identificata con il monastero della Kyriotissa una delle pi imponenti dellepoca, e fu a lungo creduta una basilica a cupola
di et molto pi antica. E sempre alla met del xii secolo data la ricostruzione del monastero di Chora voluta da Isacco Comneno, figlio di
Alessio I, al quale si deve pure il monastero della Kosmosoteira a Pherrai (Vira), in Tracia, il cui katholikon esiste ancora [Ousterhout 931; Sinos 945].
Ponendo mente ai monumenti qui passati in rassegna, non sar difficile comprendere limportanza delle fondazioni imperiali, ormai, per
la maggior parte grandi monasteri riccamente forniti di terre. A questi
esempi bisogner aggiungere ancora il monastero della Theotokos Peribleptos, fondato da Romano III Argiro (1028-34) [Mango 917]. Queste
fondazioni imperiali non rappresentano che una tipologia particolare allinterno di un folto contesto di fondazioni private volute, come la gi
citata chiesa di Skripou, da personaggi di maggiore o minore rilievo: architetture la cui ampiezza era certamente proporzionata alle fortune dei
dedicatari [Mango 915]. Si trattava di fondazioni dalle motivazioni complesse, in base a quanto risulta dalla lettura dei typika conservati [Galatariotou 714; Thiermeyer 954; Byzantine Monastic Foundations 80]. La
scelta di un monastero come fondazione di prestigio, al di l di motivazioni dordine economico che in questo volume saranno oggetto di indagini particolari, legata allirradiazione del monachesimo, largamente prevalente rispetto allinflusso episcopale. I grandi cenobi athoniti,
fondati a partire dalla fine del x secolo, sono frutti di questo medesimo
movimento di diffusione [Steppan 950].

2c_Bisanzio II_217-426

408

7-07-2008

13:57

Pagina 408

I fondamenti della civilt bizantina

2. La pittura monumentale e le icone.


Levoluzione della pittura ritmata da cesure pi nette rispetto allarchitettura. Qui, si dovr associare pittura monumentale e pittura di
icone, dal momento che entrambe sono direttamente interessate dal dibattito sullimmagine legato alliconoclasmo (le miniature nel loro insieme verranno trattate in seguito nel quadro delle arti suntuarie, anche se
gi ora si render necessario citare alcuni manoscritti).
Gli ultimi decenni del vii secolo e i primi dellviii non apportano alcuna innovazione notevole rispetto a quanto descritto a proposito della fine dellepoca precedente. In pi, lo scarso numero dei monumenti
edificati ex novo spiega lassenza di testimonianze di decorazione pittorica per questo periodo, peraltro dominato dalliconoclasmo, che condiziona tutto ci che si pu dire a proposito dellevoluzione della pittura
bizantina fino all843. Non possibile fare a meno, anche se levoluzione pi sottile di quanto possa far intendere una tale cesura, di attribuire una trattazione a s stante allepoca degli imperatori iconoclasti,
quantunque sussistano sottili elementi di continuit con la fine del ix
secolo o, daltra parte, sia lecito rinvenire tratti duna evoluzione iniziata prima del 730. Il x secolo costituir un altro periodo capace di offrire una reale unit dal punto di vista della pittura; una terza parte, infine, sar consacrata alla lenta, ma profonda evoluzione che avr luogo
nellxi e xii secolo.
a) Liconoclasmo.
Sarebbe inutile ripetere a questo punto una cronologia dei diversi
momenti della vicenda iconoclastica. Tuttavia, prima di affrontare le
questioni fondamentali che vennero allora sollevate a proposito della legittimit delle immagini sacre, non sar inopportuno ricordare che, nonostante ci che talora hanno potuto indurre a credere alcune interpretazioni moderne del fenomeno, lepoca detta delliconoclasmo nellaccezione ristretta, dal 730 al 787, quindi dall814 all843 non affatto
una sorta di et barbarica, in cui si sarebbe disprezzata la cultura nel suo
complesso. Anche guardando ai fatti soltanto dal punto di vista della
storia dellarte, le diatribe stesse condotte dai fautori delle immagini dimostrano lesistenza di unarte di cui gli imperatori stessi si facevano
committenti. Si tratta di unarte profana, poco nota, come per le epoche posteriori, ma che si inscriveva necessariamente allinterno duna
continuit, tanto pi qualora si tenga conto del fatto che gli imperatori

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 409

Larte

409

iconoclasti avevano fondamentalmente a cuore una concezione del proprio regno inteso come prolungamento dellImpero dei secoli passati, alla cui gloria essi avrebbero desiderato rifarsi. I loro avversari insistono
sul fatto che tali decorazioni di indole profana, con tanto di scene venatorie e figure di animali, venissero utilizzate anche nei fregi delle chiese, ci che avrebbe dovuto secondo lo spirito degli iconoduli provare lempiet degli imperatori iconoclasti. Ovviamente, nessun fregio di
questo tipo stato conservato, ma non affatto sicuro che tali decorazioni sarebbero state molto diverse dai complessi iconografici documentati dalle pavimentazioni musive delle basiliche paleocristiane. Daltra
parte, gi per quel che concerne gli esempi antichi, la funzione e linterpretazione di tali immagini pongono dei problemi: si chiarito recentemente quali criteri consentirebbero di supporre una interpretazione simbolica o, al contrario, una funzione pi ovvero meramente decorativa [Maguire 740]; per le decorazioni di et iconoclastica di cui si fatto
cenno a tale proposito, la questione sarebbe da porre negli stessi termini: una interpretazione simbolica dovrebbe almeno essere stata possibile, in alcuni casi [Spieser 946]; in altri, poteva trattarsi di immagini neutre, ossia riprodotte a fini puramente decorativi, ma non sarebbero state in alcun modo lespressione della pretesa empiet degli imperatori
iconoclasti come pare avrebbero creduto i loro avversari quandanche Costantino V nel Milion avesse veramente sostituito (come dichiarano le fonti iconodule) le raffigurazioni dei concili ecumenici con scene di corse di carri (in cui si ravviserebbe peraltro unantica simbologia
imperiale). Di tutto questo, tuttavia, non rimane pi nulla; solo pochi
oggetti di lusso vengono a volte messi in rapporto con questo periodo,
senza peraltro che tali attribuzioni abbiano alcuna garanzia di certezza.
Sono state sottolineate a sufficienza le difficolt incontrate nel comprendere effettivamente la dottrina degli iconoclasti nella misura in cui
questa stessa dottrina non ci pervenuta che mutilata e contraffatta,
forse anche a scopo di dileggio, dai suoi avversari. La situazione pare
tuttavia meno disperata nel momento in cui si riconosca di buon grado
che decisioni e dibattiti politici si fondano su sistemi di idee determinati, per non parlare di ideologie, bench generalmente non ne siano il mero riflesso. Perci, nonostante il fatto che non si sappia nulla di ci che
effettivamente gli imperatori iconoclasti pensavano a proposito delle immagini, siamo per almeno in grado di sapere quali fossero gli scopi che
si proponevano. Lo scontro pi appariscente, nella fattispecie il dibattito sulle immagini stesse, nonostante limportanza che rivestiva, non
rappresentava lunica finalit perseguita, anche se stata messa in luce
lemergenza di un vero e proprio dibattito teologico sulle immagini di

2c_Bisanzio II_217-426

410

7-07-2008

13:57

Pagina 410

I fondamenti della civilt bizantina

cui reca testimonianza il canone 82 del concilio Quinisesto, detto ancora in Trullo [Barber 860].
Una delle aspirazioni di Leone III e di Costantino V era rappresentata dal voler ristabilire lautorit imperiale rifacendosi alla tradizione
romana originaria. Si pu intuire piuttosto facilmente in quale modo,
nello spirito di Leone III, abbia potuto aver luogo una sintesi tra una
genuina avversione alle icone del Cristo e una inquietudine provata dinanzi a immagini sacre che si moltiplicavano, sempre pi frequentemente manipolate da monaci, i quali disponevano duna certa libert di parola rispetto del potere secolare. Si comprende come Leone III abbia
potuto avvertire la popolarit delle icone come un fenomeno che metteva in ombra limmagine dellimperatore che in passato aveva sempre
fornito il sostegno al riconoscimento del potere imperiale. Su tali riflessioni limperatore avr verosimilmente fondato la decisione di intervenire sulla questione delle immagini; e, in seguito, Costantino V avrebbe edificato su tale risoluzione una dottrina teologicamente molto pi
elaborata. Si costruito liconoclasmo per reazione allo sviluppo del culto delle immagini; eppure, paradossalmente, ha posto in prima istanza
laccento proprio sul potere dellimmagine, il potere capace di fare di
ogni immagine un potenziale idolo. II carattere sacro dellicona ne avrebbe, di conseguenza, ricevuto una sorta di rinnovata legittimit, che
avrebbe finito per trionfare. In questa prospettiva lo sviluppo delliconoclasmo, ben lungi dal rappresentare un tentativo peraltro sventato
di condurre a forza la civilt bizantina lungo un nuovo percorso culturale, lontano dalla tradizione greco-romana, consisterebbe invece in
una sorta di crisi provocata da una evoluzione male accettata, ma che
proprio attraverso tale crisi e nonostante una volont di ritorno al passato sarebbe infine giunta alla logica meta.
b) Il x secolo.
Dopo liconoclasmo le icone riappariranno nelle chiese ma molto gradualmente. La prima giunta fino a noi, gi nota anche dalle fonti scritte, la Theotokos dellabside di Santa Sofia a Costantinopoli, inaugurata nell867. Occorre poi menzionare le decorazioni musive di due chiese, citate nei sermoni di Leone VI [Frolow 891]. Ci nonostante, la
nostra conoscenza della pittura monumentale del x secolo rimane molto frammentaria. Essa si fonda principalmente sulla documentazione
fornita dagli affreschi delle chiese rupestri della Cappadocia [JolivetLvy 900 e 901; Thierry 956; nelle opere citate, i riferimenti ai precedenti essenziali intorno ai cicli pittorici cappadoci]: fatto non poco pro-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 411

Larte

411

blematico, nel momento in cui ci che conosciamo delle chiese cappadoci non corrisponde benissimo al tipo di decorazioni pittoriche ricordate nei sermoni di Leone VI, che preannunciano, almeno in un caso,
un genere di decorazione che verr sviluppato piuttosto nellxi secolo.
Per la maggior parte, le chiese conosciute tradizionalmente sotto la designazione di chiese arcaiche si differenziano dal punto di vista decorativo sotto numerosi aspetti da quella che spesso viene detta la decorazione classica delle chiese bizantine. Lelemento pi importante il
dipinto absidale: nella maggioranza delle occorrenze si ritrova un Cristo in maest attorniato dai Quattro Viventi della Visione di Ezechiele
e da altre Potenze celesti [Jolivet-Lvy 900], secondo una tipologia decorativa che continua le consuetudini testimoniate dalle absidi delle chiese paleocristiane, in cui il Cristo veniva rappresentato come immagine
di Dio. La Theotokos e il Prodromo sono talvolta anchessi raffigurati
nella medesima scena e rappresentati entrambi come testimoni privilegiati della divinit di Cristo. esattamente questo il significato originario del gruppo figurativo costituito dal Cristo, la Theotokos e san Giovanni Battista, gruppo che gli storici dellarte della fine del xix secolo
hanno denominato Deisis [Walter 964]. La decorazione del catino absidale pu ridursi talvolta a queste tre figure, bench siano rari gli esempi di questo genere anteriori allxi secolo. La scena poco per volta muter significato, finendo per essere interpretata in data pi tarda come
lintercessione della Vergine e del Prodromo dinanzi a Cristo.
Nelle chiese pi caratteristiche, come lantica chiesa di Tokali, o i
Santi Apostoli di Sinaso, o San Giovanni di Gl Dere, i cicli della
vita di Cristo appaiono trattati piuttosto in dettaglio, pur accordando
quantunque con qualche eccezione un rilievo particolare allInfanzia e alla Passione (e spesso vi si trova sviluppato anche un piccolo ciclo battesimale). I miracoli, al contrario, non vengono rappresentati che
in via del tutto eccezionale. In realt, tali cicli non coincidono affatto
con cicli pi antichi, e non sembra perci necessario ricercarne lorigine in un Oriente o in unarte provinciale che si pretenderebbero opposti a Costantinopoli. In particolare, allinterno di tali chiese possibile rilevare una dislocazione di tali pitture radicalmente diversa da quella che caratterizzava lepoca paleocristiana: le scene sono disposte in
circolo lungo le pareti delledificio e non pi in parallelo, da una parte
e dallaltra dello spazio principale. Il fatto si osserva agevolmente tanto nelle chiese a una sola navata quanto nelle chiese a croce greca.
difficile dire precisamente, per la mancanza di decorazioni conservate
dal periodo precedente, a quando possa risalire questa evoluzione, ma
la si riscontra gi nella decorazione voluta da papa Giovanni VII (705-

2c_Bisanzio II_217-426

412

7-07-2008

13:57

Pagina 412

I fondamenti della civilt bizantina

707) per il santuario di Santa Maria Antiqua a Roma [Nordhagen 925]:


la grandissima maggioranza delle chiese bizantine successive sar decorata sulla base di questo modello, anche quando la scelta delle scene dovesse rivelarsi differente. Il legame con il passato si legge chiaramente
nelle pitture absidali attraverso la presenza delle immagini di Cristo derivanti da visioni profetiche che continuano liconografia paleocristiana. Si potrebbe anche supporre che, se le rappresentazioni di Deisis sono datate frequentissimamente in Cappadocia a unepoca poco pi tarda, esse possano effettivamente derivare da rappresentazioni di visioni
profetiche arricchite dalla presenza della Theotokos e del Prodromo,
due figure che testimoniano a sufficienza la divinit di Cristo. Anche
loccorrenza di tale scena su trittici eburnei prodotti a Costantinopoli
nel x secolo dovrebbe renderci diffidenti circa lipotesi che la presenza di questa immagine dipinta nelle absidi delle chiese cappadoci debba costituire un fenomeno puramente provinciale. Tale evoluzione, daltra parte, poco agevole da seguire giacch, con discreta rapidit, la
Deisis significer lintercessione, come gi detto in precedenza, al punto che verr frequentemente utilizzata per decorare le absidi delle cappelle funerarie.
Quando il Cristo viene raffigurato allinterno della cupola, la Theotokos a occupare il centro del catino absidale. La forma in cui Cristo
rappresentato in questa nuova sede varia ancora, e bisogner anche qui
scorgere la traccia di un legame con il passato. in questi termini che
si dovr interpretare limpiego della scena dellAscensione come decorazione della cupola di Santa Sofia a Tessalonica, dipinta senza dubbio
nell885, in ogni caso sullo scorcio del ix secolo. Si potrebbe dire che
questo soggetto cerchi il suo spazio tra labside e la cupola, cos come,
daltro canto, le immagini stesse di Cristo. C un rimando al significato ambiguo delle immagini dellAscensione, le quali tendono a mostrare sia un Cristo ormai partecipe della sua gloria divina, sia lAscensione
nel suo verificarsi come fatto storico. La cosa stata messa bene in luce per quel che riguarda unepoca precedente a proposito delle absidi di
Bauit, ma il senso del soggetto figurativo in questione non dovrebbe essere messo completamente da parte o dimenticato nel momento in cui
lAscensione fa la sua comparsa nel dipinto absidale della Panagia Drosiane a Nasso [Drandakes 884] o nella Rotonda di Tessalonica. Anche
qui, non il caso di parlare di fenomeno puramente provinciale, nel
momento in cui siamo a conoscenza grazie allAntologia Palatina del
fatto che unAscensione era dipinta pure allinterno della cupola della chiesa costantinopolitana della Theotokos di Pege. Un altro esempio
di tali esitazioni si intravede nel dipinto della cupola della chiesa della

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 413

Larte

413

Trasfigurazione a Koropi (Attica), concordemente datata intorno allanno Mille: il Cristo raffigurato allinterno della cupola secondo limmagine consueta del Pantokrator, ma circondato dalle Potenze celesti e dai
Viventi che lo accompagnano solitamente nelle figurazioni absidali.
Il quadro appare dunque ancora molto sconnesso, se non contraddittoriamente scomposto tra monumenti conservati che offrono allattenzione particolarit difficili da interpretare e testi dorigine costantinopolitana che mostrano, al contrario, una immagine dinsieme familiare,
dando limpressione che le decorazioni pi usitate a partire dallxi secolo siano state gi adoperate di consuetudine nel secolo precedente. Il sintetico profilo che si tentato fin qui di fornire vuole ipotizzare che ci si
trovi a osservare le tracce duna evoluzione complessiva che non siamo
in grado di cogliere nei particolari. Analoghe osservazioni potrebbero
essere fatte anche dal punto di vista stilistico: giunto fino a oggi troppo poco dei mosaici o, pi genericamente, delle pitture parietali costantinopolitane per poter trarre conclusioni sicure. La Theotokos dellabside di Santa Sofia a Costantinopoli a tal punto eccezionale da non
poter essere adoperata come termine di paragone. Le sole vestigia utilizzabili a tal fine sono perci, in sostanza, i pochi ritratti di et leggermente pi tarda di patriarchi costantinopolitani conservati lungo
la parete settentrionale della stessa chiesa. Un altro elemento di riflessione degno dinteresse fornito dalla somiglianza tra alcune figure dellAscensione di Tessalonica e alcune raffigurazioni allinterno del gruppo delle chiese arcaiche di Cappadocia. Uno stile semplice e che non
mostri soggetti in pose plastiche e naturalistiche non necessariamente
caratteristico duna provincia arretrata.
c) Lxi-xii secolo.
La vera fioritura di quella che stata designata come la decorazione
classica bizantina avr luogo soltanto nellxi secolo. Si ancora in attesa di un corpus sistematico in grado di rendere conto di tutte le varianti; si pu nondimeno partire dalla chiesa tessalonicese della Panagia ton
Chalkeon, risalente al 1028, che fornisce tra laltro un buon riferimento cronologico; in seguito si dovranno considerare i monumenti di maggior prestigio nella Grecia dellxi secolo, Hosios Loukas in Focide, la
Nea Moni di Chio, Dafni nei dintorni di Atene, anche in questo caso
per la mancanza di monumenti costantinopolitani. Gi in questi casi
compare un certo numero di elementi caratterizzanti e tali da consentire una vista dinsieme sulla questione dellevoluzione delle decorazioni,
senza tuttavia permetterci di conseguire una chiara comprensione degli

2c_Bisanzio II_217-426

414

7-07-2008

13:57

Pagina 414

I fondamenti della civilt bizantina

sviluppi stilistici in gioco. In ogni caso, per quel che concerne il periodo in oggetto considerato nel suo insieme, si dispone comunque di qualche indicazione sicura, come levoluzione a partire dal xii secolo verso quello stile particolarmente schematico detto tardocomneno il cui
esempio pi caratteristico fornito da San Giorgio di Kurbinovo [Hadermann-Misguich 898]. Laspetto spettacolare di questo stile, daltra
parte, ha celato a lungo lesistenza, alla fine del xii secolo, duno stile
molto pi calmo e pittorico [Mouriki 921].
Oggi si concorda ad ammettere che la decorazione delle chiese bizantine fosse concepita come una sorta di complemento della liturgia:
per mezzo delle sue qualit estetiche, deve creare il contesto adeguato
alla ricezione del messaggio liturgico [Spieser 947; Walter 963]. A tale
scopo, bisogna essere in grado di dare al fedele limpressione di essere
trasportato in un mondo celeste che lo circondi e in cui vengano rappresentati i momenti eternamente veri della storia della Salvezza. Il suo
centro focale a questo punto tuttuno con quello della liturgia, ossia il
santuario [Sinding-Larsen 943]. La parte pi sacra della chiesa, il santo dei santi, cos il luogo in cui, a motivo di tale sacralit, la decorazione appare meno soggetta allevoluzione ma le cui trasformazioni, per
la stessa ragione, sono necessariamente significative. Ricordiamo qui gli
elementi principali. Limmagine della Theotokos viene dipinta allinterno del catino absidale: a lei che si rivolgono le preghiere per le quali la
Vergine Deipara prima creatura umana ad aver realizzato leconomia
della Salvezza e ad essere innalzata fino a Dio funge da intercessore,
sovrastando la scena della Comunione degli Apostoli che si va generalizzando: distinta nelliconografia bizantina dallUltima Cena di Cristo,
essa il modello della celebrazione eucaristica che si svolge nel medesimo spazio del santuario. A questa celebrazione viene fin dallorigine associata la Chiesa stessa attraverso le figure dei santi vescovi, i Padri della Chiesa che avevano assolto a tale funzione riuniti attorno a Basilio e
a Giovanni Crisostomo, gli autori della liturgia bizantina. In questa maniera, il sacerdote celebrante incluso in maniera visibile nella tradizione della Chiesa. Questa prossimit verr ulteriormente enfatizzata quando, alla fine del xii secolo, far la sua comparsa la scena del melismos, in
cui i santi vescovi vengono rappresentati nellatto di officiare il culto.
Sovrasta laltare la scena dellAscensione, atta a ricordare che grazie al
sacrificio celebrato nellEucaristia la stessa natura umana a essere salvata, poich nellAscensione Cristo sale al cielo con la sua umanit.
Allestremit opposta della chiesa il nartece, luogo che assolve alle
funzioni pi varie e dunque meno investito di sacralit, viene ornato dei
fregi pi vari, che lasciano intravedere il rapporto con le azioni liturgi-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 415

Larte

415

che che vi sono officiate: nelle chiese monastiche, in particolare, la decorazione del locale riflette sovente la tradizionale funzione funeraria
riservatagli, mentre la frequente occorrenza di scene relative allepisodio evangelico della lavanda dei piedi deve essere messa in relazione con
il rito praticato dalligumeno nella ricorrenza del gioved santo. Le scene battesimali, infine, si spiegano in maniera analoga rievocando riti
quali il battesimo o la benedizione delle acque ufficiati allinterno del
nartece stesso.
Lo spazio centrale della chiesa, il naos, dominato da una cupola entro cui quasi sempre campeggia la figura del Cristo Pantokrator, simboleggiante Dio che veglia perennemente sul mondo e sulle sue vicende.
Le zone superiori delle pareti e le volte sono decorate essenzialmente da
una serie pi o meno numerosa di scene della vita di Cristo, evocate in
modo analogo nei vari momenti della liturgia. Spesso questo ciclo viene
ancora denominato ciclo delle Dodici Feste, nonostante le frequenti
varianti tra le scene che lo compongono [Spieser 947 e 949]. Ci di cui
i committenti di tali decorazioni parietali paiono preoccuparsi soprattutto lorganizzazione di tali scene in un ciclo omogeneo, oltre alla presenza di alcuni momenti fondamentali in cui, rievocando la vita di Cristo, larticolazione tra la natura divina e la sua umanit venga simboleggiata il pi chiaramente possibile: Annunciazione, Nativit, Battesimo,
Crocifissione, Risurrezione. Il confronto, che in questa sede non possibile istituire, fra i grandi monumenti qui evocati rivela come le preferenze della committenza, larchitettura della chiesa, la sua dedicazione
nonch vari aspetti legati alle circostanze della sua fondazione rappresentino altrettanti fattori di variet nella scelta e nella disposizione di
tali immagini.
Questo sistema, preannunciato durante il x secolo, trover la sua vera attuazione soltanto nellxi, bench gi nel secolo successivo sia possibile notare al di l delle varianti tradizionali dei mutamenti cui
necessario attribuire un certo significato come indizi di una reale evoluzione. Evoluzione complessa, perch giocata su un duplice registro. Si
sviluppa un crescente interesse per lespressione di sentimenti e del
dolore: cos che fra tali immagini viene interpretata la comparsa del
threnos, termine con cui si suole indicare la scena che rievoca le lamentazioni della Theotokos sul corpo di Cristo, il cui primo esempio monumentale databile con sicurezza la scena dipinta nella chiesa di San Pantaleone a Nerezi (1164). A tale tema necessario associare il soggetto
del dolore della Theotokos, rappresentato in particolare in alcune icone
bifronti della fine del xii secolo, sullaltra faccia delle quali viene spesso dipinta la scena della Piet. Tuttavia almeno una parte di tali inno-

2c_Bisanzio II_217-426

416

7-07-2008

13:57

Pagina 416

I fondamenti della civilt bizantina

vazioni deve nello stesso tempo essere messa in rapporto con la liturgia:
si dimostrato come loccorrenza di immagini della Piet fosse motivata dal desiderio di possedere una icona del Cristo utilizzabile durante le
solennit della Passione senza essere esplicitamente legata a un momento preciso di essa [Belting 862].
La stessa insistenza sulla liturgia e sul suo carattere sacro pu spiegare le nuove icone strettamente connesse al santuario. Lesempio pi
chiaro costituito dalla comparsa del melismos precedentemente menzionato: sulla parete del santuario raffigurato, tra le immagini dei Padri della Chiesa, un altare sovrastato da patena e calice. Nella patena
giace il Cristo in forma di infante, allo scopo di indicare senza ambiguit
la realt del sacrificio eucaristico. Lo sviluppo del templon, lo schermo
che separa il santuario dallo spazio riservato ai fedeli costituisce un fenomeno analogo. Alcuni testi rivelano che allepoca si insisteva, e pi
ancora che in passato, sulla necessit di impedire ai fedeli di vedere e
addirittura di udire quanto si svolgeva nel santuario. Il templon comincia a questo punto a ricoprirsi di icone, che poco per volta vengono poste sistematicamente sullepistilio, a riprodurre sempre pi spesso un vero e proprio ciclo delle Dodici Feste cos denominato dai poeti contemporanei che lo descrivono che circonda la Deisis. Tali immagini,
le ragioni del cui sviluppo sono riconducibili allimportanza assunta dal
calendario liturgico [Spieser 949], costituiscono un riflesso della decorazione della chiesa e alludono alla liturgia che viene ufficiata dietro il
templon. cos che, verso la fine del xii secolo, iniziano a fare la loro
comparsa bench la questione sia ancora dibattuta le grandi icone
posizionate tra le colonnette del templon.
Si tratta di icone destinate a diventare il supporto privilegiato di una
devozione privata. Bisogner per in tale contesto ricordare ancora le
icone che venivano poste su una sorta di leggio, detto proskynetarion,
ubicato dinanzi allo schermo del templon, su cui si soleva esporre unicona connessa alla festa del giorno, spesso illuminata in modo particolare e offerta quindi alla venerazione dei fedeli. Pi in generale, questo
periodo conosce un notevole sviluppo delle icone portatili. Ancora una
volta si rileva il rafforzarsi, favorito dal clero, della dimensione liturgica della piet e, contemporaneamente, unapertura alla devozione personale, un fenomeno profondo e per nulla suscettibile di controllo ecclesiastico. impossibile non porre tale evoluzione in rapporto con la
comparsa di qualche firma su tali opere darte [Bacci 858]. Nicola Mesarita, nella sua descrizione delle decorazioni musive che ornavano la
chiesa dei santi Apostoli nel xii secolo, ricorda che lartista stesso aveva inserito il proprio autoritratto allinterno di uno dei mosaici. Si trat-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 417

Larte

417

tava certo duna lenta evoluzione verso una nuova spiritualit in cui lindividuo avrebbe goduto di uno spazio maggiore di quello che possiamo
notare in seno ai mutamenti artistici che caratterizzano il xii secolo, un
processo che venne tuttavia interrotto dagli eventi del 1204 [Magdalino 192].
3. Dalla Corte alla citt e alla campagna: arte profana, arti suntuarie,
oggetti quotidiani.
a) Unarte di corte.
Levoluzione di cui si detto, sottesa da una valorizzazione dellindividuo e notata pure in ambito letterario [Magdalino 192], ci permette di formulare nuovamente la questione dellarte profana. gi stata
ricordata in precedenza, a proposito delliconoclasmo, unarte profana
che veniva rimproverata agli imperatori in quanto prova della loro pretesa empiet. Bisogner perci menzionare ancora una volta lesempio
delle scene di corse circensi che Costantino V avrebbe fatto riprodurre
sulle pareti del Milion al posto delle raffigurazioni dei concili ecumenici, auspicando una ripresa di temi figurativi propri di unarte trionfale
perfettamente comprensibile in et pi antiche ma ormai caduta in desuetudine. Si potrebbe avere addirittura limpressione, sulla scorta della documentazione monumentale giunta fino a noi, che dopo liconoclasmo non esista pi alcuna arte imperiale trionfale e ostensibilmente pubblica. Le uniche icone imperiali che ormai vengono in mente sono quelle
di Santa Sofia, in cui viene messa in evidenza la sottomissione del basileus a Cristo, sia che tale condizione venga espressa nella forma pi estrema, come nel mosaico del nartece che mostra un imperatore Leone VI,
senza alcun dubbio prostrato ai piedi del Cristo, sia che, pi semplicemente, il sovrano venga rappresentato nellatto di recargli offerte, come nei pannelli della tribuna meridionale di Santa Sofia, illustrata dai
ritratti musivi di due coppie imperiali, Costantino IX Monomaco e Zoe,
Giovanni II Comneno e Irene (in questultimo riquadro la Theotokos
sostituisce Cristo, ma senza sostanzialmente modificare il significato
dellimmagine).
La situazione in realt pi complicata, giacch la grande maggioranza dei ritratti imperiali non ci giunta, come dimostrano le testimonianze desumibili dalle fonti letterarie [Magdalino 219]. La cospicua
presenza di icone imperiali attestata, a contrario, dalla notizia relativa
alla distruzione dei ritratti di Andronico I: Niceta Coniata informa che

2c_Bisanzio II_217-426

418

7-07-2008

13:57

Pagina 418

I fondamenti della civilt bizantina

le immagini dellimperatore riprodotte su pareti e pannelli decorativi sono state distrutte dalla folla al momento della sua caduta. Ci si pu
ancora fare unidea di queste icone, in cui limperatore era raffigurato
frontalmente, ornato di tutti i regalia a lui spettanti, osservando i due
tondi conservati uno a Washington e laltro a Venezia [Vikan 960].
Tuttavia le icone, verosimilmente numerose, che raffiguravano imperatori vittoriosi in guerra o durante battute di caccia, ci sono oggi del tutto ignote. Le uniche vestigia in grado di dare una indicazione indiretta
di tale iconografia sono degli affreschi dellxi secolo rappresentanti le
scene che si svolgevano nellIppodromo conservati lungo la scalea di Santa Sofia di Kiev, che possibile immaginare esemplati su modelli costantinopolitani. Altrettanto eccezionale un manoscritto miniato di unopera storica la Cronaca di Giovanni Scilitza, nella fattispecie in cui
vengono raffigurati vari episodi concernenti limperatore [Tsamakda
957]. Tuttavia, se si deve prestar fede al silenzio dei testi, nel xii secolo non compaiono pi immagini dellimperatore nellIppodromo. Scene
belliche e venatorie trovavano spazio nei palazzi imperiali: particolarmente celebri quelle che avevano adornato il Palazzo delle Blacherne,
la residenza favorita dei Comneni. Come queste scene, anche le miniature dei manoscritti rappresentano, secondo modalit che bisognerebbe
valutare caso per caso, altrettante occasioni di rendere omaggio allimperatore attraverso il manoscritto che gli viene offerto in dono; ovvero
possono essere, al contrario, mezzi adoperati dal sovrano stesso allo scopo di celebrare la propria gloria o di esibire la propria devozione religiosa, come nel frontespizio della Panoplia Dogmatica di Eutimio Zigabeno in cui raffigurato Alessio I quale committente del manoscritto. Let
dei Comneni o, con maggior precisione, il regno di Manuele I ha conosciuto una vera fioritura dellarte imperiale.
Tali scene dovevano riflettersi nelle immagini, ancor meno note, che
ornavano le ricche dimore private, doverano considerate altrettanti
omaggi resi allimperatore. Giovanni Cinnamo parla di un generale di
Manuele I, Alessio Assuco, il quale avrebbe fatto ornare le pareti della
sua residenza con raffigurazioni di fatti darme aventi per protagonista
il sultano, finendo cos per essere sospettato di mancanza di lealt. In
una dimora di Tessalonica erano state messe in parallelo, a scopo di
omaggio, le vittorie di Giosu ed altrettanti trionfi militari di Manuele I. Le descrizioni dellimmaginario palazzo di Digenis Akritas, in cui
si favoleggiava trovassero posto numerose pitture a soggetto mitologico, rivelano quale dovesse essere un ulteriore carattere di questo genere di decorazioni.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 419

Larte

419

b) Le arti suntuarie.
Questarte aulica, i cui committenti sono limperatore stesso o personaggi altolocati, diviene per noi pi concreta attraverso una serie di
oggetti. I beni di questo tipo che possono essere sicuramente messi in
rapporto con il sovrano sono dei tessuti pregiati in particolare, sete
che costituivano un elemento importante per la diplomazia bizantina.
Alcuni di tali manufatti sono famosi: converr citarne almeno due, il sudario di san Germano, risalente senza dubbio allxi secolo, e il grande
drappo di seta rinvenuto nel sepolcro di Gunther, vescovo di Bamberga, morto nel 1065 al ritorno da un pellegrinaggio in Terrasanta e a Costantinopoli, che si pu immaginare sia stato donato al presule occidentale dallimperatore Costantino X (1059-67). Non necessario collegare la scena di glorificazione imperiale che vi raffigurata ad alcun
avvenimento storico preciso, anche se si continua a congetturare ipotesi di questo tipo [Baumstark 861, pp. 206-10].
Meno preziosi sono i celebri cofanetti a fregi di rosette contornanti
scene profane, ispirate a miti classici. Per la maggior parte intagliati in
osso e non in avorio, a eccezione del pi famoso tra di essi, il cofanetto di Veroli , sono oggetti che consentono di apprezzare un altro
aspetto dellarte secolare di questepoca, divenuto una sorta di leitmotiv in seguito agli apprezzamenti degli storici dellarte bizantina del x
secolo. La presenza di motivi antichi o antichizzanti su alcuni avori o su
simili oggetti darte suntuaria, come un vaso a decorazioni mitologiche
conservato nel Tesoro di San Marco a Venezia, servita a sostenere lipotesi che il ritorno a fonti antiche possa aver rappresentato una componente importante dellarte bizantina a partire dalla fine del ix secolo.
Nella storiografia, la nozione di un Rinascimento macedone che sarebbe succeduto allet oscura delliconoclasmo ha dominato a lungo le riflessioni sulla storia dellarte bizantina, senza che si notasse come i temi antichi ricorrenti su tali oggetti di lusso a Bisanzio non rappresentavano che cifre puramente decorative, per di pi spesso utilizzate in modo
parodico, senza alcuna pretesa di rifarsi allo spirito o ai valori dellarte
antica, come si dimostrato a proposito del cofanetto di Veroli.
Il ritorno alla tradizione rappresentava certo una componente di rilievo dellattivit artistica del x secolo, ma vi si cercava prima di tutto
un ritorno ai valori e ai tempi che avevano fatto la grandezza dellImpero. Il passato venerato ed emulato era let tardoantica, non la classicit. In tale prospettiva possibile spiegare laspetto di manoscritti e
miniature annoverati tra i prodotti pi celebri dellarte bizantina. Menzioneremo per loccasione solo i pi notevoli fra di essi, quali la raccol-

2c_Bisanzio II_217-426

420

7-07-2008

13:57

Pagina 420

I fondamenti della civilt bizantina

ta di omelie di Gregorio Nazianzeno (Par. gr. 510), senza dubbio un


omaggio di Fozio allimperatore Basilio I [Brubaker 867]; il salterio di
Parigi (Par. gr. 139), forse commissionato da Costantino VII per suo
figlio, il futuro Romano II; il Rotolo di Giosu (Biblioteca Apostolica
Vaticana, Pal. gr. 431), che deve essere fatto risalire a questepoca; infine, il menologio di Basilio II (Vat. gr. 1613), che opportuno menzionare in questa sede anche se, sotto il profilo stilistico, si colloca gi alle
soglie del periodo successivo. La gran parte degli avori caratterizzati dalla maggiore qualit estetica ed abilit esecutiva si colloca nel medesimo
contesto. La loro produzione sembra arrestarsi rapidamente dopo linizio dellxi secolo senza che si possa fornire una spiegazione convincente di tale interruzione. Si pu tuttavia ammettere che un artigianato che
richiedeva grande abilit manuale, e che senza dubbio non deve aver
prodotto che un numero relativamente esiguo di oggetti, era fragile e
pu essere stato di conseguenza vittima di mutamenti del gusto o di una
cessazione degli approvvigionamenti di materiali i quali, in ogni caso,
non dovevano essere cos rilevanti dal punto di vista quantitativo [Cutler 877]. Materie di minor pregio, come la steatite, o pi colorate, come gli smalti, possono aver rimpiazzato tale produzione.
Malgrado le trasformazioni della moda, delle tecniche e degli stili,
determinate caratteristiche di queste produzioni non muteranno nel corso dei secoli in oggetto: gli oggetti di maggior lusso e di qualit pi elevata sono sempre di propriet dellimperatore o sono comunque destinati a lui. Essi provvedono a conferirgli un carattere sacrale ottenuto in
grazia delle meraviglie che lo circondano, dello splendore delloro, della comprovata antichit degli oggetti di lusso conservati a Palazzo. Gli
automi contribuiscono al medesimo scopo, cos come gli abiti suntuosi
e i reliquiari raccolti nella chiesa del Faro. La nozione di sacro importante al riguardo, in quanto rappresentativa di un valore in grado di trascendere lopposizione tradizionale fra religioso e profano, che perde totalmente di significato intorno alla figura dellimperatore bizantino.
Le commissioni imperiali fungono da altrettanti modelli e i prodotti di artigianato artistico della Corte partecipano delle stesse qualit,
tendono ai medesimi fini. Al livello sociale pi elevato, tali produzioni
non sono inferiori a quelle commissionate dallimperatore in persona:
Fozio dispone dei mezzi per far eseguire per il suo sovrano un manoscritto degno di lui (Par. gr. 510). Un altro altissimo dignitario, il parakoimomenos Basilio, noto per aver commissionato una serie di oggetti di
lusso, fra cui la celebre stauroteca di Limburg, uno dei pi preziosi reliquiari della Croce conservati. Gli oggetti liturgici, le croci processionali, le icone musive [Demus 882] partecipano della medesima condizio-

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 421

Larte

421

ne spirituale: il loro splendore ha il compito sia di mostrare la gloria del


donatore, sia di esaltare quella di Dio.
Anche se tale atteggiamento rimane una componente fondamentale
della produzione artistica bizantina, levoluzione alla quale si fatto cenno sopra, e i cui riflessi sono gi stati messi in luce a proposito della pittura monumentale, appare ancora pi chiaramente in questi oggetti. Lelemento realmente nuovo in questo contesto consiste in una presenza
dellio sconosciuta in passato. Come in un sermone sulla Crocifissione a opera di Psello, memore, senza dubbio, di unimmagine ben precisa, o anche in presenza dellimmagine stessa, viene privilegiata la reazione emotiva dello spettatore dinanzi allimmagine e a quello che limmagine rappresenta. Anche nelle miniature, la relazione intercorrente
tra i santi raffigurati e i donatori diviene pi intima: nellultimo scorcio
dellxi secolo il Cristo, rappresentato in un quadro, pone la destra sul
capo di Teodoro Gabra, il donatore del manoscritto, mentre sul foglio
opposto la Theotokos prende la mano di sua moglie [Patterson evcenko
935]. Questo sviluppo della sensibilit va di pari passo con laccentuazione di un decorativismo molto lontano dalla tradizione classica: il barbaglio degli abiti cerimoniali di Giovanni II e di Irene ritratti nel mosaico della tribuna meridionale di Santa Sofia pu ricordare lornato calligrafico di un manoscritto dellApocalisse dellxi secolo (Par. gr. 224) o
lo splendore dei colori e la fantasia architettonica di due manoscritti delle Omelie di Giacomo di Kokkinobaphos risalenti alla prima met del
xii secolo (Par. gr. 1208, e Vat. gr. 1162). Altri indizi rivelano limportanza dei valori estetici: la moltiplicazione di capilettera zoomorfi nei
manoscritti di lusso, i versi dedicati da Michele Psello alle icone che possedeva, la menzione di Eulalio, il pittore responsabile dei nuovi mosaici dei Santi Apostoli a Costantinopoli, nella descrizione che ne fa Nicola Mesarita, i nomi degli artisti che fanno la loro comparsa su alcune delle loro opere.
Il denominatore comune di questa lenta evoluzione certamente limportanza crescente attribuita alla soggettivit, ripetutamente evocata
nelle pagine precedenti. I dati forniti dalloggettistica suntuaria si uniscono cos agli indizi suggeriti dalla comparsa di nuove scene nella pittura parietale o nelle icone, esprimendo nuovi valori prossimi ad apparire, in modo forse anche pi evidente, giacch tali oggetti consentono,
conformemente alla loro natura, una relazione pi diretta, pi personale con il loro possessore.

2c_Bisanzio II_217-426

422

7-07-2008

13:57

Pagina 422

I fondamenti della civilt bizantina

c) Al di l della Corte e della citt.


Questi monumenti, questi oggetti forniscono certamente unimmagine dellarte bizantina differente da quella che le viene talvolta ancora
riconosciuta: limmagine di unarte statica, incapace di lasciare spazio
alcuno alla soggettivit. Si rimane tuttavia alla constatazione di unarte
prodotta allinterno di un contesto sociale ristretto, in grado di godere
a un tempo di un capitale sociale e di un capitale economico cospicui.
per vero che tale produzione artistica non destinata unicamente alluso privato e personale. Sono gli stessi committenti che favoriscono la
produzione di questi oggetti a farsi garanti anche della costruzione e della decorazione delle chiese. Ma anche se, come si ricordato, le chiese
sono per la maggior parte delle chiese private, non si tratta solo di cappelle alle quali possono avere accesso soltanto i committenti e i familiari. I monaci che assicurano la celebrazione dellufficio e della liturgia
presso i cenobi privati provengono, in grande maggioranza, da un mondo che non edifica chiese e che non le orna di pitture. Questi monaci
giocano di necessit un ruolo importante nellopera di diffusione del prestigio dei fondatori. Ma, pi importante ancora, queste chiese sono per
la maggior parte aperte a una pi numerosa folla di fedeli. Un buon esempio di ci pu essere fornito dal typikon della Theotokos Kosmosoteira,
un cenobio gi citato sopra, fondato da Isacco Comneno, uno dei figli
di Alessio I. Isacco vi dichiara di aver costruito una seconda chiesa, fuori delle mura del chiostro, alla quale i contadini potranno recarsi per assistere alla celebrazione degli uffici, godendo tuttavia del diritto di prendere parte alla liturgia domenicale e dei giorni festivi nel katholikon stesso della comunit (diritto concesso soltanto agli uomini, per la verit,
poich le donne venivano ammesse nel monastero soltanto in occasione
della festa della Dormizione della Vergine). La decorazione di queste
chiese private fa perci parte dei mezzi grazie ai quali prestigio e autorit si diffondono presso tutti gli strati sociali.
Molteplici livelli coesistono in tale funzione: il fondatore della Kosmosoteira un personaggio di primo piano; la sua chiesa un edificio
di grande qualit architettonica, poich stato costruito in base a un
progetto relativamente complesso e pu rivaleggiare con molte chiese
costantinopolitane dellepoca, anche sotto il profilo della decorazione
pittorica. Se i mosaici menzionati da Isacco Comneno non ci sono pervenuti, lalta qualit artistica delle pitture testimoniata da alcuni affreschi risalenti al xii secolo conservati fino a oggi. Esistono tuttavia anche dei donatori ben pi modesti, notabili di provincia anchessi orgogliosi di poter fondare delle chiese che, per qualit architettonica e

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 423

Larte

423

pittorica, potevano essere diversissime tra loro. Non siamo in grado di


sapere con chiarezza, allo stesso modo, fino a quale livello sociale fosse
dato di possedere icone, che, di fatto, potevano essere molto semplici.
Alcuni indizi rivelano che il loro valore non doveva essere eccessivamente elevato, ovviamente se si escludono quelle dotate di rivestimento in
oro o in argento [Oikonomides 926].
Se si passa a un livello ancora pi modesto allo scopo di tentare di
ottenere qualche indicazione sullinsediamento, i capi di vestiario, gli
utensili adoperati dalle persone pi semplici, le nostre conoscenze sono
relativamente ridotte. Sullinsediamento abitativo propriamente detto,
fino a questo momento gli scavi non hanno ancora fornito molti risultati; sarebbe anzi pi giusto dire che pochi scavi sono stati condotti in condizioni tali da permettere di poterli mettere a profitto dal punto di vista delle conoscenze dellarchitettura dellepoca [Rheidt 940]. Per la stessa ragione, possediamo poche testimonianze a proposito dei modesti
oggetti di cui disponevano i sudditi dellImpero, oggetti che, al di l dei
semplici aspetti delluso, contribuivano certamente come, daltra parte, presso qualsiasi altra civilt a forgiare unidentit e costituivano
degli elementi inseparabili dalla coscienza che le persone potevano avere della loro esistenza di tutti i giorni.
Di fatto, cominciamo oggi a conoscere soltanto due tipi di elementi
del genere. Si tratta, innanzitutto, delle innumerevoli e modeste crocienkolpia di bronzo, rinvenute dovunque sia attestato un centro abitato
e ormai ben studiate [Pitarakis 938]. Tali croci sono particolarmente frequenti nei pressi di complessi monastici e fortezze, ci che sembra denotarne luso corrente tra monaci e soldati. I testi scritti ragguagliano
tuttavia sul fatto che esse venivano portate da tutti per la protezione
che erano in grado di assicurare, tanto in questa vita quanto nellaldil.
Questi enkolpia sono il prodotto dun artigianato diffuso in tutto il territorio dellImpero. In larghissima maggioranza in bronzo (ma se ne sono ritrovati anche esemplari in oro o in argento), queste croci pettorali
informano tanto sugli schemi utilizzati nella produzione artigianale quanto sullevoluzione della piet privata: apparse verso il ix secolo, esse associano tradizionalmente il Crocifisso alla Vergine orante ma, a partire
dallxi secolo, vi si introducono raffigurazioni di santi in preghiera, scelti per lefficacia della loro intercessione, simmetricamente allimmagine
della Madre di Dio.
Meglio nota da qualche anno a questa parte, la ceramica permette
una penetrazione ancora maggiore allinterno della vita quotidiana a Bisanzio. La ceramica da tavola, per i suoi colori vivaci e il suo vario ornato, doveva costituire un elemento non trascurabile del decoro fami-

2c_Bisanzio II_217-426

424

7-07-2008

13:57

Pagina 424

I fondamenti della civilt bizantina

liare. Nonostante la gradevolezza dellaspetto, essa tuttavia nellinsieme mediocre dal punto di vista della qualit della fabbricazione. Si tratta certo, come indicato dagli scavi, di una ceramica comune, destinata
allutilizzo quotidiano nei villaggi, nelle cittadine come Pergamo, ma
anche nei centri urbani pi importanti, fino alla capitale. un materiale che non ha mai conosciuto la voga e linfatuazione di cui venne fatto oggetto nel mondo islamico o, a maggior ragione, presso la civilt cinese. Lunico momento in cui pare essersi avviato uno sviluppo di genere analogo tra la fine del ix e il x secolo, quando nellImpero bizantino
viene prodotta una ceramica a pasta bianca, che successivamente riceve
una decorazione dipinta. Anche a tale proposito, tuttavia, si dovr rilevare che, sulla base delle scoperte fatte fino a oggi, il vasellame propriamente detto continua a essere molto poco rappresentato [Zalesskaya 971].
Sono soprattutto i rivestimenti architettonici, di templa in particolare, a
essere fabbricati secondo questa tecnica, cos come delle icone in ceramica. Gli esemplari pi noti sono stati prodotti in Bulgaria, a Preslav e
nelle sue vicinanze. Bench si sia cercato di dimostrare il contrario, le
origini di tale produzione si situano allinterno dei confini dellImpero
bizantino, dove sicuramente attestata a Nicea pur essendo probabilmente presente nello stesso periodo anche a Costantinopoli.
Altrimenti, in termini generali e senza entrare nel dettaglio della questione, trattata diffusamente altrove [Franois 890], la grande maggioranza del vasellame da tavola adoperato nel mondo bizantino viene trattato, soprattutto a partire dallinizio dellxi secolo, con una vetrina
piombifera, conosciuta gi in et ellenistica e romana, combinata con
una tecnica decorativa denominata graffito che permetteva di eseguire semplici ma gradevoli effetti ornamentali. Si tratta senza dubbio duna tecnica ispirata ad analoghe esperienze maturate in seno al mondo
islamico, in particolare iraniano, dove attestata dal ix secolo. Soltanto alla fine del periodo qui considerato si rinvengono testimonianze duna produzione di livello qualitativamente pi elevato, tanto sotto il profilo tecnologico quanto dal punto di vista decorativo. Gli esemplari pi
riusciti sono stati scoperti negli scavi di Cherson e sono oggi conservati allErmitage di San Pietroburgo. Conosciuta sotto il nome di Zeuxippos Ware, stata largamente diffusa, anche se, a quel che sembra, in
piccoli quantitativi, e ancora pi largamente imitata. Ma il centro di produzione originale di tale oggettistica, responsabile delle sue forme pi
compiute, non stato ancora identificato, nonostante il fatto che le conoscenze intorno alla Zeuxippos Ware e alle sue imitazioni siano state
rinverdite ultimamente grazie a un approccio archeologico e archeometrico di qualit [Waksman 962].

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 425

Larte

425

Questa sommaria panoramica ha inteso evidenziare lestrema ampiezza del ventaglio di ci che si pu designare complessivamente come
produzione artistica bizantina, giungendo a comprendere lambito che
oggi si denominerebbe preferibilmente dellartigianato. Ma si sa bene
che, malgrado la differenza tra una preziosa stauroteca e lumile vasellame da tavola, non esisteva un confine inequivocabile corrispondente
a una distinzione che a noi oggi pu sembrare ovvia. Si cos voluto rendere giustizia a questa lunga e lenta evoluzione che attraversa i secoli
centrali della storia di Bisanzio, ma che troppo a lungo stata misconosciuta.

2c_Bisanzio II_217-426

7-07-2008

13:57

Pagina 426

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 427

parte quarta
Le regioni dellImpero

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 428

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 429

bernadette martin-hisard
xvi. LAnatolia e lOriente bizantino

Il termine Oriente (Anatole in greco) nelle fonti bizantine pu assumere significati molteplici.
Dalla fine dellAntichit, Oriente designa, in senso strettamente
amministrativo, la diocesi civile dipendente da Antiochia, sede del comes Orientis; il suo territorio, a est della catena del Tauro, comprende
la Cilicia, la Mesopotamia e lEufratesia, la Siria e la Palestina [MB I,
carta 1, pp. 12-13], distinguendosi da tre altre diocesi, Egitto, Asia e
Ponto (fra le ultime due suddivisa lintera Asia Minore). Tale accezione spiega la denominazione di tema anatolico attribuito nel vii secolo ai contingenti militari rimpatriati dallOriente e stabilitisi nel cuore
dellAsia Minore, quindi alla circoscrizione in cui vennero insediati. Si
ritrova ancora alla fine dellxi secolo come parte del titolo di cui si fregiano alcuni patriarchi di Antiochia, presente anche sui loro sigilli. In
base a una tradizione amministrativa pi lata, Oriente farebbe invece riferimento alla prefettura del pretorio per Orientem, con sede a Costantinopoli, il cui comprensorio era esteso dalla Tracia allEgitto; cos
i temi terrestri di Tracia, di Macedonia e dAsia Minore alla fine del ix
secolo venivano chiamati temi orientali (anatolika themata). Secondo unaccezione ulteriore, a carattere pi geografico, Oriente rinvierebbe semplicemente ai territori dellImpero situati a est di Costantinopoli e degli stretti; cos, verso la met del x secolo, il domestico delle scholae dOriente esercitava la sua autorit su quanto era sottoposto
alla giurisdizione costantinopolitana in Asia Minore, Siria, Mesopotamia e Armenia, mentre Tracia e Macedonia erano sottoposte al domestico dOccidente. Esiste infine, attestata nel x secolo, una equivalenza che occorre ancora ai giorni nostri nel nome di Anatolia inteso come
sinonimo di Asia Minore. Nel corso di questo capitolo, il termine Oriente verr considerato sulla base della terza accezione menzionata.
Durante il periodo considerato, la parte principale e talora unica dellOriente bizantino fu formata dallAnatolia propriamente detta, la regione che costitu il supporto essenziale dellImpero almeno fino allxi

Bursa

Smirne

Focea
Sardi

ea

nd

Kotyaeion

Tiatira

Magnesia

Pergamo

Adramittio

ro

Synada

Dorileo

Carta 5. LOriente.

rodi

Efeso

Mira

Strade principali

Xanto
Patara

Iconio

cipro

Germanicea

Antiochia
di Pisidia

Akroinos

Corico
Seleucia

Tarso
Adana

Laodicea

Antiochia

Aleppo

Anazarbo

Amida

Edessa

Samosata

250 km

Trebisonda

Satala

Melitene

Colonea

Tefrice

Germanicea

Licando

Cesarea di Cappadocia

Nigde
Tiana
Podando
porte cilicie
Eraclea

Sebastea

Neocesarea

Samsun (Amiso)

Tzamandos

Amasea

Charsianon

Eucaita

s
aly

Mocisso

Gangra

Taurus

Ancira

Lago Tatta
Amorio (Tuz Gl)

Sangario

Malagina

Nicea

Claudiopoli

Ierapoli
Laodicea
Tralle
Cone
Sozopoli
Mileto
Eraclea del Latmo
Milasa
Melanudio
Perge
Syllaion
Attalia
Side

mitilene

chio

Pege

Abido
Lopadion
monte olimpo
Poimanenon

Lampsaco

Nicomedia

Calcedonia

Elenopoli
Pile
Cizico

Costantinopoli

Eraclea Pontica

Sinope

ro

Amastri

Sa

MAR NERO

te

Tigri

13:58

fra

430

7-07-2008

Eu

2d_Bisanzio II_427-540
Pagina 430

Le regioni dellImpero

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 431

LAnatolia e lOriente bizantino

431

secolo, allorch il ruolo verr assunto dai Balcani. Limportanza dellAnatolia nella storia dellImpero dunque innegabile; e si tratta duna
importanza rilevabile anche allinterno di alcune correnti storiografiche
che hanno interpretato la dualit geografico-amministrativa tra Oriente e Occidente dellImpero sulla base di un preteso contrasto civile e culturale fra Asia ed Europa. Studi recenti [TIB; Geyer 1021], dibattiti [He
Mikra Asia 1081; Lampakis 1053], materiali documentari rinnovati grazie allapporto delle indagini sigillografiche e numismatiche, nonch una
pi esatta determinazione dei confini dellAsia Minore, hanno via via
sottolineato, al di l dei tratti pi generali condivisi con il resto dellImpero, loriginalit e la complessit dellOriente bizantino nel corso dei
secoli di cui ci occupiamo.
LAsia Minore la sola regione dellOriente bizantino che sfugga
alla dominazione arabo-islamica. Nellet precedente, la sua storia era
coincisa con quella di un Impero la cui frontiera orientale, lungo lalta
valle dellEufrate e attraverso il deserto, aveva subito modifiche nel
complesso irrilevanti. LAsia Minore aveva beneficiato di condizioni
di pace e prosperit che avevano favorito lintegrazione delle sue province in seno allImpero di Bisanzio, pur senza cancellare del tutto una
eterogeneit frutto di una vicenda storica antica che la caratterizzava
rispetto alle adiacenti regioni della Siria, della Mesopotamia e del Caucaso [Jean-Pierre Sodini, in MB I]. Esposta da ogni lato alle incursioni
nemiche, lAnatolia cessa nel vii secolo di costituire il ben munito centro dellImpero per divenire unardua zona di guerra; da allora, la sua
storia fu prima di tutto la storia della fluttuazione delle sue frontiere e
delle concomitanti evoluzioni amministrative. I primi confini tra la regione e il mondo arabo vennero fissati alla fine dellviii secolo attraverso laccidentata zona montagnosa del Tauro e dellAntitauro, allinterno della quale viene cos a formarsi una sorta di terra di nessuno posta
a cuscinetto fra Impero bizantino e domin arabo-islamici; la difesa venne assicurata dalla creazione dun vasto sistema di temi e clisure, permettendo nel ix secolo allAnatolia di ricominciare a prosperare. Unaristocrazia militare localmente radicata fu quindi in grado, nel secolo
successivo, di conquistare la regione frontaliera costituitasi in precedenza e, sostenuta dal potere imperiale, di estendere ulteriormente a
est dellAnatolia il territorio dellImpero fino in Armenia, Mesopotamia, Cilicia e Siria settentrionale. Lorganizzazione in ducati e temi
dun genere nuovo fu consentanea a tale seconda frontiera, ben delineata nel 1025 e corretta in seguito fino al 1064. Una terza frontiera,
interna, questa volta, fu leffetto della profonda penetrazione e del graduale insediamento dei Turchi sullaltopiano anatolico; la loro occupa-

2d_Bisanzio II_427-540

432

7-07-2008

13:58

Pagina 432

Le regioni dellImpero

zione non lasci a Costantinopoli che le regioni micrasiatiche dei bassipiani, alcune delle quali cominciarono infine a manifestare velleit secessioniste.
Dal vii secolo al xii lAnatolia, sola superstite dellOriente bizantino, perci riuscita di nuovo quantunque provvisoriamente ad ampliare i suoi confini, prima di conoscere una spartizione duratura.
Frutto della storia, i mutamenti delle frontiere anatoliche hanno contribuito a conferire alle regioni interessate una variet economica e umana alla quale la geografia non estranea [Birot 985; Mitchell 1055]. Lo
squilibrio tra pianura e altopiano inequivocabile, giacch questo ricopre quasi il 90 per cento del territorio al di sopra dei 500 m. Il contrasto risulta per meno radicale qualora si assuma come discriminante il
livello dei 1000 m: la differenza netta a sud, visibilmente sottolineata dal sistema del Tauro, mentre lo gi di meno a nord, dove la rete
idrografica non viene eccessivamente condizionata dalla presenza delle
catene pontiche, cui a ovest si deve laspetto territoriale caratteristicamente tormentato della Bitinia e dellEllesponto. Per quanto riguarda
le regioni occidentali, caratterizzate da montagne selvose tra cui si trovano buoni approdi, esse conoscono una progressiva elevazione dal livello del Mar Egeo, mentre le valli fluviali consentono allambiente mediterraneo di penetrare in profondit allinterno del continente, in modo tale che le province egee di Misia, Lidia e Caria rappresentano
altrettante zone di transizione tra la costa e i rilievi della Frigia. Laltopiano stesso, identificabile per la totale assenza di manti boschivi, non
affatto uniformemente piatto; delimitata dalla Galazia, la Licaonia forma al centro della penisola un bacino, talora pi depresso dei territori
frigi, per poi risalire a partire dal corso dellHalys in Cappadocia fino al
corso superiore dellEufrate, che intralciato dalle pendici dellAntitauro e dalle propaggini delle catene pontiche non si saprebbe descrivere come una linea continua. La carta che illustra la dislocazione delle
citt evidenzia la diversit del rapporto intercorrente fra le pianure e
laltopiano [Hendy 651, pp. 27 e 93].

i. dalloriente allanatolia (vii - fine del ix secolo).


Dal vii al ix secolo lAnatolia fu pi volte teatro e, al tempo stesso,
posta in gioco di conflitti. Duramente attaccata, la regione rimane una
provincia dellImpero anche se le guerre caratterizzeranno la sua evolu-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 433

LAnatolia e lOriente bizantino

433

zione generale, condizionandone la riorganizzazione e stimolando una


diversificazione regionale che conferir alla Cappadocia un nuovo ruolo a fianco dellAnatolia occidentale [Riplinger 1072].
1. LAnatolia in guerra.
Gli attacchi arabi, una costante nella storia dellAnatolia dal vii al ix
secolo (cfr. cap. i, pp. 5-20), colpirono e scompaginarono lordinamento
di regioni fino ad allora prive di difesa per via della loro posizione in seno allImpero; si tratta di territori in cui, a seguito di vicende non del
tutto chiare, si insediarono degli eserciti e una nuova amministrazione
prese il posto della precedente, mentre uomini ancora anonimi resistettero e salvarono unAnatolia contratta allinterno di nuove frontiere.
a) LAnatolia attaccata (vii-viii secolo).
Pur continuando a disputare la Grande Armenia allImpero di Costantinopoli, dal 643 fino al 680 e praticamente senza interruzioni
gli Arabi sferrarono dalle loro postazioni siriane attraverso il territorio
della Cilicia, fatta evacuare da Eraclio, una serie di attacchi contro i Bizantini in Asia Minore. I musulmani miravano allannessione delle province anatoliche, preludio alla realizzazione del loro ultimo obiettivo, la
conquista di Costantinopoli e lannientamento dellImpero. Tali offensive si accompagnarono a operazioni che, oltre a fruttare un ricco bottino, erano intese a provocare lo sbando delle forze bizantine, logorandole e costringendole a quel confronto diretto che gi su altri fronti era
stato favorevole alle armi arabe. Nessuna regione anatolica riusc a scampare a tali azioni la cui intensit vari secondo i luoghi interessati. La
Cilicia e laltopiano centrale furono le regioni pi regolarmente colpite,
ma vennero raggiunte di frequente anche lIsauria, la Frigia e le coste
egee; non fu risparmiata neppure la Bitinia, sulla strada per la capitale.
Gli eserciti arabi fecero cos la loro comparsa nelle province dArmenia
e del Ponto.
Alla strategia messa in opera dagli Arabi, grazie alla quale erano in
grado di colpire quasi dovunque, si oppose la strategia dei Bizantini tendente a limitare gli effetti immediati delle incursioni. Coscienti dei loro mezzi eserciti da campagna arretrati e in corso di riorganizzazione
essi evitarono sempre accuratamente di attaccare battaglia in campo
aperto, accontentandosi di recuperare e restaurare come meglio si poteva quanto rimaneva dopo lattacco nemico; le catene montuose del Tau-

2d_Bisanzio II_427-540

434

7-07-2008

13:58

Pagina 434

Le regioni dellImpero

ro e dellAntitauro, impossibili da valicare durante linverno, rendevano in effetti illusorio e, in pratica, impossibile il progetto dun insediamento permanente sul suolo anatolico per le truppe arabe prive di
contatti con le loro basi siriane: gli Arabi non svernavano mai per due
anni di seguito nei medesimi luoghi. Quanto alle citt, pur essendo alla
merc degli invasori, non vennero mai occupate n distrutte. In quello
stesso periodo, Costantinopoli resistette ad attacchi diretti portati via
mare.
La relativa tranquillit, frutto di tregue successive, concluse tra i belligeranti a partire dagli anni 680, consent a Bisanzio di rafforzare in Bitinia le difese della capitale e, al contempo, di organizzare qualche azione contro il nemico. Alla fine del vii secolo Costantinopoli manteneva
ancora in suo potere i bassopiani di Cilicia, il destino di Melitene e di
Teodosiopoli non era ancora segnato, e la Grande Armenia non era
ancora totalmente perduta. Tuttavia, dopo una pesante disfatta subita dai Bizantini nel 692, le incursioni ripresero, anno dopo anno, in
primavera, a danno delle regioni prossime alla frontiera o al di l di essa: Melitene e i suoi dintorni, la Cilicia, la Cappadocia con la Galazia
e la Pisidia furono saccheggiate, senza un decisivo avanzamento della
dominazione araba. Da ci deriva il grande tentativo del 716 contro Costantinopoli, la cui conquista avrebbe potuto comportare, in tempi pi
o meno lunghi, quella dellAnatolia stessa.
Lo scacco subito nel 718 dovette cancellare la certezza di un annientamento possibile dellImpero, modificando le prospettive della guerra
in Anatolia. Mentre la comparsa di nuovi avversari, i Cazari, stornava
lattenzione degli Arabi verso un nuovo fronte bellico nelle regioni del
Caucaso che essi dovevano ben presto assoggettare, lAnatolia si trasform nel teatro di una guerra in cui, a fianco di spedizioni pi ambiziose, i califfi cominciarono a privilegiare le piccole operazioni di saccheggio volte a snervare e demoralizzare i Bizantini. Nacque in questo
modo la consuetudine di sferrare sistematicamente ogni anno degli attacchi simultanei a nord, al centro e a sud delle province bizantine con
lobiettivo deliberato di convergere successivamente in una localit prestabilita del centro. La Frigia, la Pisidia e lAsia egea vennero frequentemente devastate, e linsicurezza torn a regnare sullaltopiano centrale. Gli eserciti bizantini, per, sotto limpulso di decisioni prese da imperatori di origine anatolica, grazie ai quali la capitale viene dotata di
nuovi corpi darmata, si dimostrarono a questo punto pi forti e aggressivi, infliggendo agli Arabi nel 740 una grave sconfitta, per intervenire
nuovamente nel 746 a Germanicea, spingendosi nel 751 fino a Melitene e a Teodosiopoli.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 435

LAnatolia e lOriente bizantino

435

Stabilitisi nel 762 lontano dalla Siria, gli Abbasidi organizzarono ancora, dopo il 775, alcuni grandi attacchi a scopo di saccheggio in grado
di garantire loro il dominio della Cilicia. Illustrato da grandi spedizioni
terrestri e da scorrerie marittime, il califfato di Harun al-Rashid (786809) segn comunque lepoca della stabilizzazione accettata. Rinunciando a nuove conquiste al di l del Tauro, il califfo si impegn nellopera
di consolidamento delle sue marche di frontiera. Allalba del ix secolo
era cos in via di assestamento un nuovo equilibrio di forze. LAnatolia, difesa da eserciti che avevano finito per radicarsi profondamente sul
suo territorio, a differenza del resto dellOriente bizantino rimaneva
territorio dellImpero, divenendone anzi, dato larretramento di questultimo nei Balcani, il fondamento principale.
Anche se si tiene conto delle guerre persiane dellepoca di Eraclio, i
cui effetti sono tuttora oggetto di discussione [Haldon 1023 e Shahid
1023; Reinink 1061], i due secoli appena trascorsi avevano lasciato il segno. Pur senza prenderne durevole possesso, il nemico aveva messo a
dura prova le citt, devastandone le campagne in pianura con regolarit,
frequentemente o sporadicamente, distruggendo raccolti e insediamenti, facendo prigionieri e razziando il bestiame, rendendo insicure le strade: sarebbe possibile redigere la lunga lista di almeno 45 centri urbani
presi e saccheggiati, talora varie volte di seguito, tra il 643 e la fine dellviii secolo. Lamministrazione centrale, specialmente fiscale, fondata
sulle citt e i servizi municipali, si era poco per volta disgregata, compromettendo cos anche la retribuzione degli eserciti la cui costante mobilitazione rappresentava dovunque una condizione di necessit primaria. Infine, anche se difficile rilevarne lentit, certamente esistito
un movimento di fuga in cerca di asilo verso la capitale da parte delle
aristocrazie locali tradizionali e delle gerarchie ecclesiastiche.
b) Evoluzioni amministrative (dal vii allinizio del ix
secolo).
La durata della guerra e lubiquit delle incursioni portarono, attraverso graduali sviluppi, a mutamenti amministrativi che si concretizzarono in una triplice trasformazione: militare, con il ripiegamento in Anatolia e lo stanziamento territoriale permanente di quattro eserciti; amministrativa, con la progressiva acquisizione delle funzioni civili da parte
delle circoscrizioni militari, che fecero di questi territori nella prima
met del ix secolo le sole regioni amministrative di riferimento; politica, con il ridimensionamento delle circoscrizioni stesse.
Due differenti tipologie di truppe si ritrovarono in Anatolia, a ovest

2d_Bisanzio II_427-540

436

7-07-2008

13:58

Pagina 436

Le regioni dellImpero

del Tauro. Da una parte, a nord-ovest, lopsikion, reduce dalle guerre


persiane condotte da Eraclio; altrove tre eserciti da campagna, Anatolici, Tracesi, Armeniaci (cfr. cap. vii, pp. 165-68). I luoghi in cui gli eserciti erano di stanza costituivano due distinti insiemi territoriali. I primi
due, Anatolici e Armeniaci, guardavano a est, dove la frontiera aveva
cessato di esistere sotto le spinte logoranti delle incursioni nemiche, e
ammortizzavano in profondit i pericoli che avrebbero potuto propagarsi verso Occidente attraverso la rete viaria del paese. Dalla Licaonia
al Mar Egeo, il territorio degli Anatolici, a sud-est comprendeva la Cilicia orientale garantendo la sicurezza delle strade che attraversavano
laltopiano interno, passando per Tiana, Iconio, Antiochia di Pisidia,
Amorio. Il territorio degli Armeniaci, stanziati a nord-est, vegliava sulle vie di terra provenienti da Teodosiopoli e dalla Grande Armenia, da
Melitene e dalla Mesopotamia, aprendosi lungo un ampio litorale sul
Mar Nero.
Pi circoscritte, le zone dinsediamento degli altri due eserciti,
Opsikion e Tracesi, prolungavano verso ovest la copertura difensiva assicurata dagli altri due contingenti, formando cos lestremo bastione
terrestre posto a tutela degli stretti e di Costantinopoli. Soggetto allautorit di un comes, il territorio dellOpsikion vede linsediamento stabile del seguito armato di Eraclio, il migliore esercito dellepoca, di cui facevano parte buccellari e optimates. I suoi confini includevano la Bitinia e la Misia, estendendosi per ad angolo in direzione di Dorileo e di
Ancira sullaltopiano, di cui venivano cos sorvegliati gli accessi. I Tracesi, a proposito della cui prima apparizione e delle circostanze che la
caratterizzarono si discusso a lungo, vigilavano sulla regione pi ricca
e pi popolosa dellImpero dopo la perdita di Siria ed Egitto e i travagli subiti dalla Tracia, e tale perci da essere soggetta alla minaccia costituita dalla nuova flotta araba degli Omayyadi.
Questo pericolo spiega la comparsa in Anatolia, nel corso della prima
met dellviii secolo, di un quinto contingente militare dalle competenze specificamente costiere, il tema dei Cibirreoti, avente per base territoriale la regione affacciata sullEgeo da Mileto al litorale di Cilicia,
con linclusione dellentroterra montuoso e boscoso di Caria, Licia e Panfilia , le cui funzioni militari erano strettamente legate al mare: il tema,
che aveva per capoluogo Attalia, equipaggiava e armava una flotta imponente, cui avrebbero dato lustro dei marinai celeberrimi quali i Mardaiti, incaricati di difendere le coste e di opporsi alla flotta araba.
Si pu di conseguenza comprendere la potenza degli strateghi anatolici e dei loro eserciti quale si manifest dalla fine del vii secolo allepoca iconoclastica. La ribellione di uno stratego che avesse pensato di

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 437

LAnatolia e lOriente bizantino

437

rivolgere le sue armi contro Costantinopoli avrebbe messo in pericolo il


potere imperiale, sguarnendo al contempo le regioni di cui gli veniva affidata la tutela. Il ruolo del comes dellOpsikion e dei tre altri strateghi,
talora divisi fra loro, trascende cos largamente nel corso dellepoca le
competenze territoriali anatoliche. a causa di tale motivo che, dopo
la crisi del 742, vennero create due nuove circoscrizioni a spese dellOpsikion, giudicato troppo rischioso: i Buccellari e, in posizione ancora
pi ravvicinata rispetto allo stretto, gli Ottimati, che furono disarmati
ma nel cui territorio continuarono a stazionare le scholae.
Attraverso una lenta evoluzione, il territorio dei temi militari si fiss e si trasform in circoscrizione amministrativa. Lo stratego investito di funzioni militari ricevette presto il controllo dei funzionari civili
che rappresentavano sul suo territorio i nuovi uffici decentralizzati della capitale. Non possibile determinare con esattezza con quali ritmi tale evoluzione procedesse, n se avesse luogo contemporaneamente dovunque, o in che maniera accompagn la soluzione del problema relativo al mantenimento degli eserciti tematici. certo tuttavia che gi nella
prima met del ix secolo la trasformazione era avvenuta, non senza singoli adattamenti alle situazioni locali. Le indicazioni geografiche che
figurano sui sigilli dei nuovi kommerkiarioi apparsi in scena nel vii secolo [Brandes 640, pp. 601-10; cfr. cap. vi, p. 141] permettono di misurare la sopravvivenza amministrativa di province e di citt oltre allemergenza decisiva dei temi amministrativi.
A rigore, lo stratego detiene quindi un potere sugli uomini non soltanto in tempo di guerra ma a ogni livello della vita civile: questo il contesto in cui comincia a radicarsi una aristocrazia anatolica la cui stabilizzazione tuttavia difficile da seguire in assenza di nomi trasmissibili [cfr. cap. viii, pp. 192-94]. Allo stratego sfugge unicamente il controllo
dellamministrazione ecclesiastica, che continua a essere fondata sul quadro delle antiche province. A questo punto, lestensione territoriale dei
primitivi temi, espressioni di una situazione militare particolare comprendenti generalmente al loro interno le antiche province, incentrate
a loro volta sulle citt, ovviamente non era adatta allesercizio delle nuove funzioni civili in regioni in cui la vita degli abitanti era ormai legata
alla campagna pi che alla citt; una pi realistica frammentazione dei
temi era prevedibile, e il ix secolo lavrebbe di fatto attuata. Allo stesso modo si manifestarono nuove opzioni politiche; cos, negli anni 820,
la creazione dei temi di Paflagonia e di Caldea a spese degli Armeniaci
manifest un interesse nuovo nei riguardi dellarea pontica.

2d_Bisanzio II_427-540

438

7-07-2008

13:58

Pagina 438

Le regioni dellImpero

c) Il consolidamento anatolico (ix secolo).


La guerra continua senza interruzioni dall809 all843, inframmezzata da negoziati e tregue, segnata da interventi in guerre civili (Tommaso lo Slavo, 820-25) e di emblematici successi arabi (Amorio, 838),
pi intensa sul fronte marittimo, quantunque senza risultati notevoli.
Le risposte bizantine non mancheranno. Gli Arabi avevano nel frattempo gi esteso allinizio del ix secolo nei territori da loro controllati, dalla Cilicia allArmenia, una doppia linea di fortificazioni: una linea avanzata, in grado di unire la zona dei tughur di Siria, di Mesopotamia e dArmenia e di offrire basi di partenza per le incursioni, e una cintura
difensiva interna, gli awasim1, corrispondenti grossomodo alle antiche
province romane [Bonner 986; Bosworth 988]. La linea esterna da cui
partiva il jihad era delimitata in Cilicia da Tarso, Adana, Germanicea e
Adata, verso la Jazira da Melitene e, pi a nord, in direzione dellArminiyya, da Teodosiopoli [Honigmann 1030].
Nel corso di pi dun secolo, lImpero bizantino aveva avuto come
sola frontiera orientale quella conquistata dalle sue stesse armi e che il
nemico, penetrando in profondit allinterno dei suoi territori, rimetteva immediatamente in discussione. Le tattiche arabe di combattimento
e lequilibrio delle forze finiranno per fare dei massicci contrafforti montani del Tauro cilicio e dellAntitauro, pi che una frontiera vera e propria, una zona frontaliera allinterno della quale i punti deboli degli uni
e degli altri saranno costituiti dai valichi (kleisourai in greco, durab in
arabo) che attraversavano le montagne dinanzi ai tughur, in particolare
il valico settentrionale che metteva in comunicazione Melitene con Sebastea, il passo di Adata verso Arabisso e Tzamando; quindi, pi a sud,
il passo da Adana e Tarso detto delle Porte di Cilicia verso Tiana,
la vallata del Lamo che segnava il confine tra la Cilicia Trachea bizantina e la Cilicia araba, con Tarso [Honigmann 1030]. Dinanzi alle catene montuose si estendevano zone di terra bruciata, lasciata deliberatamente priva di fortezze e di popolazione [Mansouri 1048].
Ai tughur arabi, miranti a esercitare il pieno controllo sul paese dei
valichi (bilad al-durub), i Bizantini risposero durante la prima met del
ix secolo con la creazione di tre nuove circoscrizioni militari, dette appunto clisure, distaccate dai temi e organizzate in modo tale da sorvegliare i passi montani. Il passo di Melitene venne vigilato dalla clisura
di Charsianon, il cui territorio si estendeva da Sebastea a est fino alla
valle superiore dello Halys a sud-ovest. I valichi di Adata e di Adana
vennero guardati dalla clisura di Cappadocia, mentre quella di Seleucia
controllava la valle del Lamo e Tarso. Pi a nord, la tutela di Teodosio-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 439

LAnatolia e lOriente bizantino

439

poli era affidata allo stratego di Caldea e alla dinastia georgiana dei Bagratidi, recentemente stabilitasi nelle vicinanze. Anche Colonea divenne una clisura, cui fu demandata la tutela della Caldea e laccesso alla
valle dellalto Eufrate.
Pur senza che le grandi arterie viarie, influenzate dai rilievi montuosi, venissero modificate, possibile notare a fianco della strada tradizionale, detta dei pellegrini che, toccando Calcedonia, Nicomedia,
Nicea, Ancira e, a est del lago Tatta, Tiana, conduceva verso la Cilicia,
la Siria e Gerusalemme , lo sviluppo di un nuovo asse che da Nicea raggiungeva Dorileo e Amorio, attraversava la Licaonia via Iconio fino a
costeggiare in Cappadocia il Tauro, dirigendosi verso Cesarea e Sebastea per raggiungere infine Teodosiopoli, lArmenia o la valle dellEufrate. Gli aplekta che delimitavano questo itinerario sottolineano linteresse militare di una strada dalle cui varie diramazioni era possibile giungere ai valichi del Tauro.
Fra tughur e clisure, la nuova frontiera aveva raggiunto una certa
estensione, al cui interno vigevano costumi e sistemi di vita particolari.
Vi si era costituita di fatto unintera societ, con i suoi ghazi e i suoi akritai, che vivevano di razzie e di incursioni, pur godendo anche dei piaceri pi quotidiani dellesistenza. In tale contesto nacque appunto, nellambito della letteratura orale, il personaggio epico di Digenis Akritas.
Al sicuro entro questa zona di frontiera trovavano ricetto transfughi e
banditi, come i Pauliciani ai quali lemiro di Melitene accord diritto di
asilo allinizio del ix secolo, consentendo loro la creazione di un temibile Stato militare a Tefrice [Haldon 1025]. La frontiera divenne anche il
luogo di nuove modalit di rapporti diplomatici documentati dalla pratica e dal cerimoniale di scambio dei prigionieri, attestati dallinizio del
ix secolo fino alla met del x lungo il corso del Lamo [Kennedy 1036;
Haldon 1024; Campagnolo-Pothitou 993; Beihammer 984].
Lindebolimento del califfato alla met del ix secolo lasci il pi delle volte le sorti della guerra alliniziativa personale degli emiri di Tarso,
di Melitene e di Teodosiopoli, i cui attacchi non misero affatto in pericolo lImpero che rispose su tutti i fronti alloffensiva. A partire dalla
frontiera, un sistema di ripetitori ottici informava Costantinopoli delle
incursioni arabe. La presa di Tefrice nell872 comport pure la resa duna serie di piazzeforti poste tra questa e Samosata ma non la caduta di
Melitene. Seguirono altre vittorie in prossimit dei passi montani, le
quali esaltarono il valore di Niceforo Foca il Vecchio, mentre continuarono ad avvicendarsi scorrerie, tregue e scambi di prigionieri con gli emiri di Tarso.
Senza notevoli progressi territoriali, il decennio 863-73 fu tuttavia

2d_Bisanzio II_427-540

440

7-07-2008

13:58

Pagina 440

Le regioni dellImpero

decisivo, come testimonia la trasformazione piuttosto rapida delle clisure in temi che poco per volta guadagnarono terreno a scapito di ci
che un tempo era la no-mans land della frontiera bizantina, ci che fa
supporre un ampliamento e un consolidamento dellautorit imperiale
sulla regione. Nell830 la Cappadocia era gi divenuta un tema, mentre
Colonea e Charsianon lo divennero tra l863 e l873. questo il contesto in cui il potere centrale inizia a preoccuparsi del ripopolamento delle regioni appena riconquistate a est di Cesarea.
Limportanza di tali mutamenti risalter con maggiore evidenza nel
momento in cui sono messi in rapporto con il nuovo contesto del ix secolo, che vide riaffermare lamministrazione dello Stato sul territorio dellImpero. Certo lo stratego, una volta divenuto potente, tale era rimasto
nel suo tema; ma, al termine di un lungo processo, nuove strutture economiche e fiscali avevano assunto le funzioni che gi erano state appannaggio della prefettura del pretorio dOriente [cfr. cap. vi], creando i
meccanismi che avrebbero ora consentito allo Stato le cui basi monetarie si stavano rinnovando se non di dirigere le sorti della sua economia, almeno di sostenerla [Nikou Oikonomides, in EHB, pp. 973-1058].
Lo stratego era ormai in grado di intervenire pi efficacemente nella vita dei suoi territori, e specialmente in quella dellAnatolia, sempre predominante in seno allImpero, ma sotto un nuovo aspetto.
2. La nuova Anatolia.
Nel corso di tre secoli, la guerra era stata il denominatore caratteristico comune allintera Anatolia; i suoi vincoli con la capitale, mai recisi, vennero frattanto rafforzati. Dietro la complessit del vocabolario
che accompagna la sua nuova e graduale divisione territoriale si pone la
questione dellomogenea diffusione nel paese di quegli stessi tratti originali che gi avevano fatto la loro comparsa nella vita degli uomini.
a) Un lessico nuovo.
Dal vii al ix secolo, la geografia antica viene messa a soqquadro. Il
passaggio dal mondo antico al mondo protobizantino aveva visto linserimento delle etnie anatoliche nel tessuto delle province costantinopolitane e la riuscita pi o meno evidente della loro integrazione [Mtivier
1051]. Limpatto della ricostruzione necessitata dalle guerre contro gli
Arabi su tale evoluzione rimane difficile da apprezzare per le modifiche
subite dal lessico geografico.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 441

LAnatolia e lOriente bizantino

441

La geografia ecclesiastica mantenne nellinsieme la terminologia delle province, ereditata dal passato romano ed evocatrice di una eterogeneit ormai superata, e conobbe perci pochi mutamenti. Al contrario,
lo sviluppo dei temi comport una evoluzione del lessico relativo alla descrizione regionale dellAnatolia.
I cinque primi temi raggruppavano globalmente le province dellantica suddivisione territoriale. Il loro frazionamento aveva dato luogo alla nascita di comprensori locali che corrispondevano talora solo nominalmente a una provincia antica (Paflagonia), ma che potevano anche
associare elementi territoriali diversi (Buccellari). I sigilli rivelano che
le denominazioni provinciali erano progressivamente scomparse dalluso amministrativo o non designavano altro che frazioni di unit territoriali pi ampie (Bitinia, Galazia, Licaonia, Panfilia). Altri toponimi venivano invece caricati di significati ulteriori che li rendevano equivoci
(Cappadocia, Ponto), mentre nuovi termini si sostituivano ai pi antichi pur designando entit regionali sostanzialmente identiche, come i
Tracesi, cui pressappoco corrispondeva lantica provincia dAsia; alcuni nomi venivano adoperati indifferentemente al plurale o al singolare
(Armeniaci/Armeniaco). La nuova toponomastica poteva rinviare a specificit militari (Opsikion, Buccellari, Ottimati) o a realt urbane (Colonea, Charsianon, Cibirreoti, Seleucia); in altri casi, nuovi contributi
arricchivano il vocabolario geografico locale (Caldea). Altri termini ancora corrispondevano a realt contemporanee in evoluzione (Anatolici,
Armeniaci) senza che peraltro si fosse perduto il ricordo della loro genesi. Cos i Bizantini non esitavano, alla fine del ix secolo, a parlare di
temi armeniaci per designare i temi creati a partire dagli Armeniaci
primitivi [Haldon 372; Seibt 350]. I tratti effettivi gradualmente acquisiti dallinquadramento tematico dal vii secolo al ix si sono imposti al di
l delle frontiere dellImpero, come dimostra la letteratura geografica
araba del ix secolo [Miquel 1054, carta p. 393]: presso questa si ignora
del tutto, infatti, la toponomastica delle antiche province, anteriore alla nascita del mondo arabo-musulmano, ricordando in compenso, alla
met del ix secolo, undici temi anatolici variamente denominati come
amal, band ovvero bilad con le loro fortezze; non mancano che i soli
Cibirreoti. presente anche Seleucia con un prefetto dei valichi.
Lo studio del passaggio da un vocabolario provinciale al lessico tematico nelle fonti letterarie consentirebbe forse di seguire in concreto
il passaggio o meno nella vita quotidiana di nuovi riferimenti territoriali, un passaggio che si concretizzer pi tardi in una nuova accezione
della parola tema: non pi circoscrizione ma regione. Alla met del x secolo, in ogni caso, al di l dellevidente preoccupazione antiquaria del

2d_Bisanzio II_427-540

442

7-07-2008

13:58

Pagina 442

Le regioni dellImpero

suo autore, il De thematibus di Costantino Porfirogenito rifletteva ancora perfettamente il desiderio, la difficolt e, senza dubbio, la necessit di rendere conto della nuova realt dei temi in relazione alle antiche realt provinciali.
Levoluzione di questo lessico non si presenta priva di problemi agli
occhi di chi si occupa della storia di questi tre secoli. La preziosa Tabula Imperii Byzantini basata globalmente, non senza fondamento, su una
ripartizione provinciale dellImpero atta a comprendere lintera sua storia. Quando si tratta di fornire informazioni sullevoluzione delle regioni anatoliche dal vii al ix secolo, tale principio si rivela chiaro ed efficace per zone ben circoscritte quali la Licia o la Panfilia [TIB, 8]; la sua
applicazione diviene per pi complessa in relazione a regioni quali la
Cappadocia [TIB, 2], i territori occidentali della costa pontica [TIB, 9]
o dellaltopiano, che si ritrova frammentato in unit territoriali minori
[TIB, 4 e 7]; mentre talora lo stesso metodo pu apparire di utilizzo ancora pi problematico [TIB, 5]. Studi regionali condotti su lunghi periodi concernenti il Ponto [Bryer 991] o la Bitinia [Geyer 1021] mettono
in luce la difficolt di rendere conto del periodo relativo alla strutturazione dei temi a partire dalle antiche province; mentre altrettanto poco
agevole si rivela lapproccio storico-geografico inverso, che consideri lAnatolia a partire dai suoi temi, per quanto potrebbe rivelarsi profittevole al fine di apprezzare il quadro delle trasformazioni non soltanto amministrative verificatesi nel corso di questi secoli [He Mikra Asia 1081].
In effetti, la formulazione dei nuovi lineamenti caratterizzanti dellImpero dal vii al ix secolo in ambito economico, sociale e religioso si
fonda spesso sulla generalizzazione di situazioni anatoliche il cui valore
esemplare, per lAnatolia stessa nel suo complesso, meriterebbe di essere illustrato attraverso una pi accurata contestualizzazione regionale.
b) Ruralizzazione e aristocrazia.
Anche lAnatolia partecipa della tendenza generale al decremento
demografico che caratterizz il vii e lviii secolo, che non pot essere
controbilanciata neppure dalle politiche di ripopolamento forzato del
territorio attuate specialmente in Bitinia [Ditten 480]. La tendenza sub
uninversione alla met dellviii secolo, stabilizzandosi dal ix secolo in
poi in termini di crescita demografica costante, che favor la ripresa economica dellImpero [cfr. cap. ix, pp. 233-34]. In Anatolia, tale tendenza demografica interess territori in cui la vita della popolazione locale
aveva subito profondi cambiamenti. soprattutto qui che il processo di
trasformazione della vita cittadina che ebbe inizio gi nel vi secolo, se

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 443

LAnatolia e lOriente bizantino

443

non addirittura prima di allora, conobbe la maggiore accelerazione, quantunque la sua incidenza dovesse variare conformemente allinuguale densit della rete urbana [Brandes 989].
Diversi studi monografici hano precisato lentit di tale fenomeno
in contesti quali Efeso [Foss 484], Sardi [Foss 1013 e 1020], Pergamo
[Klinkott 1037; Rheidt 940], Smirne [Cheynet 1003], in Licia [Foss
1017], in Panfilia [Foss 1018], nellAsia egea [Foss 1014], pi recentemente in Paflagonia [Crow 1006] e in Bitinia [Geyer 1021], vale a dire
generalmente in regioni particolarmente urbanizzate ed ellenizzate. Si
conosce assai meno bene il resto dellAnatolia, soprattutto laltopiano,
eccettuata forse Ancira [Foss 1015] o Amorio [Lightfoot 1044 e 1045;
Brandes 641].
Poche citt, quali Nicea, Smirne, Attalia e Trebisonda, paiono aver
sofferto meno di altre di tale situazione, ma per la maggior parte i centri urbani deperirono, pi o meno lentamente, ridimensionando larea
abitata o mutando il proprio nome; talora il sito pot cambiare ubicazione; in altri casi gli abitanti poterono addirittura dissociarsi fino a formare comunit distinte [Haldon 1024].
Laspetto che pi colpisce di tale fenomeno risiede nella trasformazione dellaspetto generale e nel cambiamento delle funzioni degli agglomerati urbani [Brandes 990 e 641; Bouras 472; Dagron 605]. Le citt,
di cui nessuno si preoccupa pi di conservare o di restaurare lantico decoro monumentale, mentre viene gradualmente offuscandosi la condizione dei curiali, sono ancora chiaramente identificabili per via delle fortificazioni che permettono di garantire la sicurezza degli abitanti e quella dei coloni della campagna adiacente. Incidentalmente, esse possono
tuttavia essere ancora sedi vescovili. I Bizantini ne parlano ora come di
kastra, pur senza che la parola polis scompaia completamente dal vocabolario o dalla coscienza di alcuni abitanti. Il passaggio da polis a kastron
non privo dimportanza per la comprensione dellulteriore passaggio
alloikos aristocratico, come in Paflagonia [Crow 1005].
Daltra parte, qualunque cosa se ne sia potuto pensare, le citt rimanevano comunque il luogo in cui si attuava una certa economia di
scambio, di cui testimonierebbe lallestimento di fiere regionali (Efeso, fine dellviii secolo) e lesistenza, nel vii e viii secolo, dun certo numero di mercanti provinciali. Fra essi oltre ad alcuni modesti negozianti, vi furono pure autentici uomini daffari, per qualche tempo anche
funzionari, il cui raggio dattivit rimase tuttavia limitato almeno fino
al ix secolo [Oikonomides 617; Laiou 548]. I mercanti continuarono
cos a mantenere un legame fra la citt e la campagna e, in modo particolare anche se luso della moneta risultava ormai essersi ridotto ,

2d_Bisanzio II_427-540

444

7-07-2008

13:58

Pagina 444

Le regioni dellImpero

un legame monetario, che si afferm nel ix secolo quando si verific in


tale ambito una ripresa la cui esatta entit in Asia Minore rimane ancora da determinare.
Il fatto pi rilevante rimase nondimeno leclisse della citt a tutto
vantaggio della campagna. I villaggi, di estensione di solito molto modesta, divennero in Anatolia, nel corso di questi secoli, i centri prevalenti dun agglomerato insediativo, talvolta circondato da mura, mentre le comunit rurali venivano a costituire loggetto di rinnovate attenzioni da parte duna amministrazione fiscale riorganizzata [Haldon 386;
Brandes 640]. La precocit del fenomeno tematico in Anatolia ne ha fatto il luogo delezione del dibattito storiografico incentrato sul progressivo radicamento rurale dei soldati tematici che le fonti mostrano, al
principio del x secolo, in possesso di fondi di propriet personale, le cosiddette terre stratiotiche [Brandes 641]. In concreto, tuttavia, fatto
salvo il caso di Filarete in Paflagonia che richiede una certa prudenza
interpretativa, difficile apprezzare concretamente le realt della vita
di un villaggio e dello sfruttamento del suolo. In questa epoca, la zona
cappadoce dellaltopiano e la regione dei Tracesi dovevano contenere
vaste propriet terriere [cfr. cap. x, pp. 255-56].
La ripresa urbana si ebbe nel ix secolo, nel quadro duna Anatolia
che nel frattempo si era ruralizzata e militarizzata. In sostituzione dei
curiali e della vecchia aristocrazia metropolitana faceva ora la sua comparsa nei temi, e in particolare nelle regioni dellaltopiano, una nuova
classe dirigente, qualificata per la sua pratica militare, che faceva affidamento sul sostegno assicuratole dalla milizia ormai ben radicata nel
contesto rurale locale. Emergono da tale ambiente, nel corso del ix secolo, gli antenati militari di tre future grandi famiglie cappadoci, i Maleini, gli Argiri e i Focadi; ma si trovano pure uno Sclero nella regione
di Melitene, i primi Duca in Paflagonia, alcuni Melisseni nella regione di Dorileo. Tale aristocrazia militare fa sfoggio di nuove titolature
imperiali; tuttavia, forse meno recente di quanto si pensasse; potrebbe trattarsi duna aristocrazia al servizio del Palazzo, prescelta e dominata direttamente dal potere centrale, al di fuori delle vecchie famiglie
della capitale, in seno ad antichi ma pi modesti casati provinciali [Nichanian 429; Winkelmann 430].
c) Vitalit religiosa.
LAnatolia non sfugge certo alle inquietudini espresse dal concilio in
Trullo dinanzi allesodo dei chierici, alle reviviscenze pagane, ai vari pericoli che gravano sullortodossia. Tuttavia i quadri dellepiscopato paio-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 445

LAnatolia e lOriente bizantino

445

no aver resistito bene, nel complesso, per quanto si pu inferire dalle


partecipazioni ai sinodi e dalla lista dei vescovi compilata da Nicola Mistico, che annovera ben 442 sedi vescovili micrasiatiche. Sono intervenute bens delle modifiche: creazioni di nuove province ecclesiastiche
(cos la Lazica, con al centro Trebisonda), nomine a metropoli (Eucaita, Silleo), ad arcivescovati (Cone) Ma la vita di tali diocesi, su cui potrebbe pur gettare qualche lume lepistolario di Fozio, rimane poco nota. daltra parte possibile che il vii secolo abbia fatto piazza pulita di
alcune antiche eresie, anche se alcune sette continuarono a esistere e a
far parlare di s in Frigia, in Galazia o in Licaonia: come i Montanisti
[Baumeister 982] o i Quattordecimani, mentre nuovi gruppi, come i giudaizzanti Atingani, fanno la loro prima apparizione.
LAnatolia occupa un posto di rilevo nella storia delliconoclasmo.
attestata in Asia Minore lesistenza dun movimento iconoclastico in
seno alla Chiesa poco prima del 730, ma il problema storiografico relativo allinfluenza di questi territori sulla decisione presa dai sovrani isaurici di imporre allImpero un cristianesimo aniconico oramai superato. Vari studi agiografici permettono oggi una migliore conoscenza
dellimportanza assunta dallAsia Minore occidentale nella politica imperiale e nella difesa di quella che divenne successivamente la dottrina
ortodossa. Tuttavia potrebbe ancora essere auspicabile un inventario
preciso delle regioni e delle Chiese anatoliche locali parteggianti per liconodulia ovvero per laniconismo, in modo costante o conformemente
alle circostanze.
Un altro movimento, tipicamente anatolico, caratterizz i territori
nord-occidentali della regione: leresia manichea dei Pauliciani nacque
tra la fine del vii secolo e linizio dellviii nel tema degli Armeniaci. La
nuova setta si svilupp lungo lintero corso dellviii secolo, organizzandosi come chiesa prima di porsi sotto la tutela dellemiro di Melitene al
principio del ix secolo e di costituire intorno a Tefrice un vero e proprio
stato militare, che capitol soltanto nell878; il paulicianesimo tuttavia
non scomparve affatto, contribuendo allo sviluppo di nuovi movimenti
come i Tondraciti in Armenia; lo si ritrover pi tardi in Bulgaria e in
Asia Minore.
Pure, da un punto di vista globale, e senza escludere la persistenza
di minoranze religiose, come gli ebrei [Prinzing 1058], il cristianesimo
ortodosso rimane in Asia Minore la religione dominante. Il progredire
dellIslam ai suoi confini orientali, passati al califfato, non sembra essere stato un problema eccessivo, anche se gi tra la fine dellviii secolo e
la prima met del ix la cristianit bizantina aveva cominciato a interrogarsi sulla realt islamica; il sangue dei neomartiri, anche dei cosiddet-

2d_Bisanzio II_427-540

446

7-07-2008

13:58

Pagina 446

Le regioni dellImpero

ti martiri di Amorio, non macchia comunque il suo territorio. Pi durevoli conseguenze avr invece, nello stesso periodo, il rafforzamento
delle Chiese non calcedonesi sui medesimi territori di confine, in seguito riconquistati. Fu questo il caso della Siria, in cui il patriarcato melchita antiocheno, smembrato e decapitato dalla conquista, quindi ricostituito verso la met dellviii secolo, visse momenti difficili non essendo stato in grado di impedire la formazione di una Chiesa maronita
autonoma; o ancora in Mesopotamia, dove la Chiesa giacobita di Antiochia conferm il forte radicamento consolidando le proprie fondazioni
monastiche. I mutamenti furono ancora pi notevoli in Armenia, laddove tendenze anticalcedonesi, gi affermatesi allinizio del vii secolo,
si irrobustirono ulteriormente durante la dominazione araba, pur senza nascondere del tutto una forte presenza di correnti calcedonesi [Garsoan 433]; a dispetto di tentativi di avvicinamento a Costantinopoli
nel ix secolo, la sua Chiesa si afferm come una chiesa-nazione, fondata su una liturgia e un diritto canonico normalizzati [Mah 1047], prendendo distanze sempre pi nette dalla Chiesa di Georgia, lunica tra le
Chiese adiacenti al territorio imperiale a professarsi apertamente calcedonese fin dallinizio del vii secolo [Martin-Hisard 1049].
Il tratto pi significativo della vita religiosa in Anatolia durante questo periodo fu lo sviluppo di un monachesimo che trov il suo terreno
di coltura favorito nelle zone montane del paese, talora non lontane da
grandi centri urbani, come Crise Petra in Paflagonia [Kountoura-Galake 1039], e soprattutto nellAnatolia egea. appunto in questi territori che, sullOlimpo di Bitinia, nacque nellviii secolo il fenomeno dei
santi monti [Talbot 1071], che si sarebbe sviluppato ancora nei successivi ix e x secoli sul monte Cimina con la lavra di Michele Maleino
[Auzpy 979 e 980; Hutter 1032] e sul massiccio del Latro, nelle vicinanze di Mileto [cap. xiii, pp. 357-58]. Inoltre numerosi monasteri sorgevano, sparsi lungo la costa e nella piana di Atroa. Tali ambienti monastici dai quali emergono i nomi di Teofane il Confessore, di Platone o di Teodoro Studita con i loro santi alimentarono a partire dal ix
secolo la produzione agiografica anatolica [Efthymiadis 1011]. Alle agiografie dei fondatori di cenobi e degli eroi delliconodulia, tutti concentrati nellAsia Minore occidentale, fanno da controcanto le Vite di santi uomini locali, pi vicine alla quotidianit [Rosenqvist 1063], di cui si
ha ancora traccia in Filarete alla fine dellviii secolo [Ryden 92 e 1065].
Dopo Giorgio di Amastri, la figura del santo vescovo tende a scomparire.
forse proprio questa relativa concentrazione localistica della santit a consentirci di spiegare lo sviluppo di luoghi di culto sparsi sul ter-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 447

LAnatolia e lOriente bizantino

447

ritorio ed eretti in onore di antichi santi, pi familiari e vicini, a Cone


e a Efeso, Mira, Eucaita e Eucaina, Trebisonda [Rosenqvist 1064], ma
ancora a Cesarea, Iconio, Amasea, Sebastea [Foss 1019].
d) Diversificazione regionale.
Il periodo che va dallinizio delle guerre arabe alla fine del ix secolo
ha visto lesordio di una diversificazione regionale, ancora un po sfocata e poco nota, i cui fondamenti interessano non solo la geografia e leconomia ma anche la storia e la politica: si tratta di un fenomeno che sarebbe andato precisandosi meglio in seguito, guidando levoluzione differenziata del territorio anatolico.
Aperta sul mare lungo le sue tre costiere, cui davano lustro Smirne
e i suoi arsenali, lAnatolia occidentale, suddivisa in Opsikion, Tracesi
e Ottimati, sempre fortemente urbanizzata e preziosa per la ricca produzione agricola, fin per divenire lhinterland pi o meno prossimo di
Costantinopoli, che contribuiva a sostenere in termini di vettovagliamento, di sicurezza, addirittura di vita spirituale e di ortodossia, nonostante la scossa delliconoclasmo [Mango 576]. I fondi che vi possedeva
laristocrazia della capitale rafforzavano tali legami. La ripresa del ix secolo attestata da numerosi sigilli di kommerkiarioi, dallanimazione
delle fiere che si tenevano a Nicomedia e a Efeso, come anche dal fitto
reticolo di emporia, e comport vari riassetti ecclesiastici.
Assai diversa era la situazione dellaltopiano interno, essenzialmente rurale, privo di alberi e di vigne, il cui valore in questi tempi di guerra era cresciuto per le vaste tenute destinate al pascolo e allallevamento del bestiame, meno vulnerabili alle vicende belliche e gi nelle mani
di grandi famiglie, ma anche grazie alle grandi arterie viarie, indispensabili al buon funzionamento del dromo. Ma la diversit era data pure
da differenze interne al territorio stesso. Base permanente degli Anatolici, la zona occidentale, pi rozza e non priva di eresie, pot anche sembrare svantaggiata, malgrado la ricchezza mineraria, dalla natura arida
e dal mediocre tessuto urbano della Licaonia [TIB, 1 e 2]; ci nonostante, anche tale territorio conobbe nel ix secolo un certo rinnovamento,
visibilmente apprezzabile nella regione di Binbirkilise. Priva di citt, la
vasta regione della Cappadocia [TIB, 1 e 2; RBK 1060, vol. III], la cui
originalit artistica cominciava ad attenuarsi sotto leffetto delle influenze metropolitane provenienti da Costantinopoli, si avvi a passare sotto il dominio delle aristocrazie locali; la frammentazione in pi temi non
pot celare lunit fondamentale del territorio, ribadita dalle consuetudini comuni dovute alla pratica della guerra di frontiera.

2d_Bisanzio II_427-540

448

7-07-2008

13:58

Pagina 448

Le regioni dellImpero

Il litorale meridionale accentu una sua vocazione marittima, sottolineata dalla creazione del tema dei Cibirreoti, che confer una unit artificiosa a un insieme di province gelose delle loro varie realt locali e
delle loro singole specificit [TIB, 8, p. 1077]. La Licia, pietrosa e accidentata, celebre per le sue tradizioni marinaresche e le sue foreste, priva di grandi citt ma costellata di piccoli centri che avevano saputo rinnovarsi, conobbe una parziale rinascita, testimoniata verso la fine dellviii secolo a Mira [Borchhardt 987; Kountoura-Galake 1040] e ben
visibile ancora a Dereazi; la pianura di Panfilia non preserv che una sola delle grandi citt antiche, Attalia, che non cess di prosperare affermandosi come uno dei maggiori centri commerciali bizantini [Foss 404].
Pi distante, laspro territorio dellantica Cilicia Trachea, unita allIsauria dapprima nella clisura, poi nel tema di Seleucia fu principalmente assorbita dallo sforzo bellico concentrato sul fronte cilicio [TIB, 5, p.
1075].
Il Ponto pu designare, secondo la necessit, linsieme o soltanto la
parte orientale della costa del Mar Nero, dallentroterra montuoso coperto di foreste. Si diversific allinterno, allinizio del ix secolo, attraverso
la creazione, al di l dei Buccellari, della Paflagonia e della Caldea. Qualche rara informazione conferisce alla prima, volta a settentrione verso la
Crimea e confinante a meridione con la Galazia che era entrata a far
parte dei Buccellari con Ancira e le sue popolose campagne , una certa individualit rurale e agiografica. Nella Caldea ancora immersa nella
guerra, Trebisonda, che fu un bellesempio di continuit urbana, cominci lentamente a strutturare i suoi rapporti con la Lazica e il mondo ibero. Tra la Paflagonia e la Caldea, gli Armeniaci, originaria culla del paulicianesimo, non disponevano ormai che di Sinope insieme a una pianura litoranea relativamente esigua, raccordata per grazie a una serie
di zone-cuscinetto alla Cappadocia lungo un territorio ricco di tradizioni agiografiche [Hutter 1033; Walter 1083], controllando le vie dirette
verso lOriente.

ii. lanatolia e i suoi nuovi confini (fine del ix - met dellxi


secolo).
Lazione dei combattenti tematici e gli sviluppi delle grandi campagne militari nel x secolo portarono la guerra allesterno dellAnatolia.
Di conseguenza, la regione riguadagn una sicurezza e una tranquillit

Tripoli

Mar
Mediterraneo

Laodicea Apamea

Antiochia

Adana

Harran

Mardin
Nisibi

Martiropoli

taron

Teodosiopoli

Olti

Dura

Ani

Mantzikert

Tig
ri

te

fra

Eu

Mosul

Lago di Van

Chliat

iberia

Tabriz

albania

Bagdad

Lago di Urmia

Arasse

Lago Sevan

Ganzak Bardaa

Kur

Samarra

Dvin

vaspurakan

Emiadzin

armenia

Kars

Artanush

Territorio riconquistato tra 912 e 1050


Strade principali

Palmira

Resafa

Racca

Edessa

lazica

tao

Amida

Carta 6. Le frontiere dei confini orientali.

Homs

Hama

Aleppo

San Simeone

Tell Bashir

Camaca

Baiburt

Trebisonda

Samosata

Tefrice

Melitene

Cucuso
o
m Adata
ra
Sis Pi
Anazarbo

te

abasgia

Ardabil

200 km

Mar Caspio

LAnatolia e lOriente bizantino

Beirut

Mar Nero

Sebastea

Arabisso

ys
al

Cesarea

Mopsuestia

Podando

Tiana

Nigde

Avano

Camuliana

Terma

Amasea

Sinope

in
Afr

on

13:58

Or

7-07-2008

Hab
ur

2d_Bisanzio II_427-540
Pagina 449

449

Ti
gri

2d_Bisanzio II_427-540

450

7-07-2008

13:58

Pagina 450

Le regioni dellImpero

che sembrarono rafforzarsi in modo durevole grazie alla formazione di


nuove zone di confine riconquistate allImpero a opera duna serie di
generali provenienti dalle famiglie aristocratiche che si erano affermate
nel secolo precedente. Pi che il marchio della guerra, lAnatolia rec a
questo punto su di s lemblema dellaristocrazia militare la cui crescente ricchezza trasse poco per volta sempre maggiori profitti dallallontanamento duna guerra che combatteva a beneficio dei suoi uomini e del
fisco. La storia dellAnatolia, tuttavia, si svolse da allora nel quadro di
un Impero che cominciava a recuperare e ad ampliare le sue posizioni in
Occidente e ai margini dun Oriente in via di diversificazione.
1. Lespansione dellAnatolia.
Il x secolo e la prima met dellxi furono caratterizzati in Oriente da
una espansione territoriale di tutte le frontiere, opera nel x secolo soprattutto duna aristocrazia, fortemente radicata nei territori di confine, che contribuiva di propria iniziativa a modellare una nuova organizzazione amministrativa nelle regioni riconquistate agli Arabi. Liniziativa pass alla fine del secolo al potere centrale, che si accinse a dirigere
pi a nord le sue spinte espansionistiche e principalmente ai danni degli alleati cristiani iberi e armeni.
a) Guerriglia e campagne anatoliche nel x secolo.
Nel corso dei primi decenni del x secolo, le guerre confinarie erosero progressivamente la terra di nessuno estesa ai margini della Cappadocia e del Charsianon in direzione della Cilicia [Dagron 1007 e 1008]
e dellEufrate [Cheynet 397], come dimostra la creazione verso il 908
di nuove clisure: Sebastea, Licando, Leontocome/Tefrice. La trasformazione in temi delle clisure di Sebastea prima del 911, del Licando verso
il 916, di Seleucia fra il 927 e il 934 ratific lavanzata della frontiera,
ancora ulteriormente accresciuta con lacquisizione a est dellEufrate di
ci che forse pot essere in origine una clisura, governata da un pricipe
armeno, prima dessere annesso ufficialmente (nel 911, al pi tardi) come tema sotto il nome di Mesopotamia da una parte, e dallaltra dal Taron, territorio dallo statuto un po particolare, con i suoi principi armeni che si fregiarono gi del titolo di strateghi assai prima della creazione del tema, anteriormente al 966.
La guerra di frontiera, che veniva combattuta a beneficio o a svantaggio delle popolazioni locali, interessava strateghi e temi dotati di con-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 451

LAnatolia e lOriente bizantino

451

tingenti di effettivi variabili [cfr. cap. vi]; i soldati acritici, a contatto


diretto con la terra di nessuno, agivano con prontezza ed efficacia; gli
altri contingenti tematici, pi lontani dal fronte e costituiti sia da truppe dlite composte di milizie quasi professionali poste alle dirette
dipendenze dello stratego, sia da soldati meno esperti ma molto legati
alle popolazioni locali, intervenivano per operazioni belliche che, con il
passare del tempo, estesero i loro obiettivi al punto di dover ricorrere
ai tagmata e ai turmarchi, che potevano essere di stanza nelle province,
come i Federati nel territorio degli Anatolici. Ma le guerre del x secolo
in Oriente comportavano anche vere e proprie campagne, con il concorso di vari themata e tagmata; i contingenti venivano allora posti sotto il
comando del nuovo domestico delle scholae dOriente. Le operazioni
militari dovevano tener conto di due cambiamenti verificatisi alla fine
del ix secolo al di l delle frontiere: si era avuta infatti dapprima la frammentazione della provincia araba dArmenia in una pleiade di principati armeni indipendenti (alcuni dei quali si erano dotati di regoli locali) e
di emirati arabi sorti sulla linea tra Teodosiopoli e Mantzikert e sulle
sponde del lago di Van, proteggendo lemirato di Dvin; in seguito, si era
dovuto registrare il consolidamento del regno dei Bagratidi iberi a est
di Trebisonda. La guerra vide infine anche un largo ricorso alla diplomazia [Koutrakou 223; Shepard 1067].
Lazione di Costantinopoli fu diretta in principio contro Melitene e
Teodosiopoli. Fu questa lepoca dei Curcua: di Teofilo, stratego di Caldea e di Mesopotamia, e del fratello Giovanni, domestico delle scholae
dal 922 al 944. La riconquista di Melitene nel 934 lasciava presagire il
progressivo logoramento dei tughur. Ma un nuovo nemico aveva fatto la
sua comparsa negli anni 930 fra Tarso e Adata a sud-ovest, e Teodosiopoli a nord-est, con linsediamento a Mosul dellemirato degli Hamdanidi, il cui influsso si estendeva sullintera Mesopotamia araba (o Jazira),
sorvegliata a settentrione da Sayf ad-Dawla. Tuttavia i suoi sforzi intesi alla riconquista di Melitene prima nel 939-40 e ancora nel 944 rimasero in ogni caso privi di effetto.
In quel periodo, nellarco duna trentina danni, il territorio dellImpero era cresciuto, talora anche senza scalpore, nella parte orientale della Cappadocia e fino in Caldea, come testimonia la comparsa di nuove
piccole circoscrizioni denominate anchesse temi. Gli eserciti bizantini
che operarono nel 944 in Jazira manifestarono la capacit dellImpero
di agire ben al di l della zona dei tughur.
Nel 944, Sayf ad-Dawla si insedi ad Aleppo, stabilendo da allora fino alla sua morte, nel 967, il controllo sullinsieme della frontiera siromesopotamica, dove fece rivivere lo spirito del jihad. Le prospettive del

2d_Bisanzio II_427-540

452

7-07-2008

13:58

Pagina 452

Le regioni dellImpero

conflitto, conseguentemente, cambiarono. Il momento di Sayf fu anche


il momento dei Focadi: di Barda Foca, domestico delle scholae fino al
955, e dei suoi figli, gli strateghi di Seleucia, Anatolici e di Cappadocia:
Leone, Costantino e soprattutto Niceforo, il maggiore dei tre, dapprima stratego, poi domestico delle scholae nel 955, imperatore infine nel
963, il quale ebbe al suo fianco il nipote Giovanni Tzimisce, stratego di
Mesopotamia, quindi domestico delle scholae nel 963 e imperatore, a
sua volta, nel 969.
Fino al 955 la guerra, sempre inframmezzata da tregue, combin movimenti di truppe ai valichi di Adana e di Adata ad azioni marittime;
ma si assistette anche a brillanti campagne condotte dallemiro di Aleppo, che nel 950 e nel 953 penetr in profondit nel territorio bizantino
fino a raggiungere il Charsianon e gli Armeniaci. Tuttavia, sulla frontiera settentrionale, lappoggio degli Iberi consent nel 949 la presa di
Teodosiopoli. Da quel momento, dal 955 al 962, loffensiva bizantina
si generalizza nella Jazira e in Cilicia: gli attacchi si concentrano sulle
fortezze ma giungono talora anche sino ad Aleppo. LImpero recuper
presto la Cilicia riconquistando Adana, Mopsuestia e soprattutto Tarso
nel 965, quindi Antiochia nel 969, fino a che Aleppo firm un trattato
con il quale cedeva a Bisanzio la Siria settentrionale, a ovest e a nord di
una linea che andava da Tripoli allEufrate [Farag 1012]. Queste guerre erano state accompagnate da distruzioni sistematiche e da deportazioni di massa [cfr. cap. ii].
Un nuovo Oriente bizantino pareva nascere al di l del Tauro, ampliando i territori dellImpero in Armenia, nella Jazira e in Siria, dove
tuttavia era appena comparsa la nuova potenza fatimide. Le imprese
spesso gloriose degli ultimi decenni del secolo nella Jazira e in Siria, in
ogni caso, non modificarono la frontiera.
Lincessante confronto con gli Arabi sulle frontiere anatoliche non
soltanto fece della regione una sorta di terreno di coltura propizio alla
nascita dun movimento intellettuale che trov il modo di esprimersi
nella capitale, ma la rese pure ricettacolo duna cultura specifica, pi incline al sangue della guerra che allinchiostro della diplomazia [Haldon
1022; LAkrite 770]. Il conflitto contro gli Arabi suscit una serie di interrogativi sul nemico e sulle cause dei suoi trionfi, come sulla guerra in
s [Dagron 1008]. La vicenda bellica ispir alla fine del ix secolo e per
tutto il successivo una quantit di opere tecniche intese a registrare o a
mettere a profitto lesperienza acquisita sul terreno, in particolare quella dei Focadi [Dagron 357; McGeer 365; Dennis 1010], ovvero ancora
a riattualizzare problemi antichi [Sullivan 410 e 1070]. Inoltre la guerra aliment un movimento di esaltazione [McCormick 233], in partico-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 453

LAnatolia e lOriente bizantino

453

lare nellepoca in cui il confronto con lemiro hamdanide di Aleppo tendeva a configurarsi come un confronto tra Impero cristiano e Impero
islamico [McGeer 974]. La storiografia contemporanea riflette tale orientamento culturale con i suoi studi sulla guerra [Miller 366; Tsiknakis
368] e le sue numerose controversie sulla nozione di guerra santa [Kolia-Dermitzake 414 e 1038; Laiou 1042; Oikonomides 1056; Kolbaba
413].
b) Laristocrazia anatolica.
La rottura dellisolamento anatolico e la formazione dun nuovo
Oriente bizantino sono successi che si possono attribuire ad alcune famiglie dellaristocrazia militare apparsa alla fine del ix secolo. Radicate
nelle loro propriet fondiarie localizzate nei temi di frontiera su cui
erano riuscite a esercitare la loro autorit militare , queste famiglie furono le grandi beneficiarie della riconquista e della ritrovata pace dellAltopiano. Pi che un esempio particolare di aristocrazia bizantina di
provincia, esse ne rappresentano lincarnazione vera e propria; le funzioni che si trovarono a svolgere concentravano nelle loro mani tanto la
politica bizantina in Asia Minore quanto nella capitale stessa, giacch i
loro membri si avvicendarono nella carica di domestico delle scholae dOriente, ascendendo addirittura, in alcuni casi, al trono imperiale. I sovrani macedoni, dal canto loro, dopo il regno di Basilio I rinunciarono
del tutto a stabilire una presenza militare in Anatolia [cfr. cap. ii, p. 33].
Nel corso del x secolo, si trovano famiglie di varia importanza un po
dovunque in Anatolia. Alcune, di rango modesto, erano presenti in Bitinia; un po meno fra i Tracesi; altre si trovavano nei territori degli Anatolici e degli Armeniaci come pure, verso la fine del secolo, nel comprensorio di Antiochia. Ma il dominio per eccellenza delle grandi famiglie di
provincia, di quelle che furono in grado di accedere direttamente o attraverso rappresentanti del medesimo clan familiare al potere imperiale, fu la zona delle frontiere orientali in cui si giocavano le sorti della riconquista: la Cappadocia, il Charsianon, la Mesopotamia, la Caldea.
in tali regioni che si trovavano le basi fondiarie dei Focadi e dei Maleini, dei Curcua-Tzimisce, dei Lecapeni, degli Argiri e degli Scleri
[Cheynet 461, carta p. 246, e le genealogie].
Queste famiglie non costituirono mai un solo blocco omogeneo, unito da interessi comuni. Grazie a una clientela fidelizzata dalle vittorie
conseguite, e beneficiando dun ampio spiegamento familiare propizio
alla concentrazione degli uffici e allestensione della rete di alleanze, i
Focadi rappresentavano il gruppo dominante, interessato allampliamen-

2d_Bisanzio II_427-540

454

7-07-2008

13:58

Pagina 454

Le regioni dellImpero

to territoriale al di l della Cappadocia, nei territori di sud-est verso cui


essi dirigevano le operazioni di guerriglia e le campagne, non senza provvedere anche alla loro gloria religiosa [Laiou 1043; Walter 1083]; i vincoli stretti con i Bagratidi dIberia, inoltre, assicuravano loro la possibilit di sfruttare delle basi nella regione del Ponto orientale. Le altre
famiglie che si appoggiavano di buon grado sugli alleati armeni erano
pi interessate a Melitene, alla Jazira e a Teodosiopoli, accordandosi sulla comune volont di tenere a freno la potenza dei Focadi.
Fino alla fine degli anni 960 si verific una sorta di alternanza tra i
due clan, i cui scontri furono tuttavia attenuati da una serie di alleanze
matrimoniali che impedirono alle rivalit familiari di trasformarsi in
guerre civili, successo che forse deve essere ascritto a merito dei Focadi. Ci nonostante, la congiura che elimin Niceforo Foca nel 969, innalzando alla porpora Giovanni Tzimisce, rimise a nudo le linee di frattura tra i clan, ciascuno dei quali pretendeva il potere imperiale. Le due
grandi ribellioni dellultimo scorcio del secolo, entrambe in Asia Minore, animate dai Focadi e dagli Scleri, misero in luce le rivalit e le diffidenze esistenti fra tali clan, sottolineando altres le differenze geografiche tra i vari territori anatolici. Le regioni occidentali presero parte tardi, se mai la presero, ai processi che si erano originati negli ambienti
militari intorno a Melitene o a Cesarea e che si propagarono verso ovest
attraverso laltopiano centrale in maniera ineguale; i territori costieri del
Mar Nero ne furono toccati ben poco. Tali movimenti risvegliarono invece uneco favorevole nella regione di Antiochia, trovando alleanze al
di fuori dei confini dellImpero, in Georgia o tra gli Armeni, talvolta
addirittura presso gli emiri arabi.
Si tratt di rivolte che segnarono lestremo apogeo della grande aristocrazia anatolica del x secolo. Questa nobilt aveva fatto la sua comparsa ponendosi al servizio dellImpero e dei propri interessi nella difesa dellAsia Minore. Poi, una volta affermatasi alle frontiere, pass anche alloffensiva, e non soltanto perch si erano creati diversi fronti ma
anche perch lora dei themata stava ormai passando rapidamente. Assumendo in prima persona il comando degli eserciti imperiali, ricorrendo ai mercenari e ai tagmata e, infine, portando loffensiva sui Balcani,
Basilio II ridimension il ruolo dellAsia Minore e della sua aristocrazia
in seno allImpero. Le famiglie di frontiera persero la possibilit di prendere liniziativa nelle questioni militari, che ritorn al potere centrale
mentre i profitti bellici si diradavano con lattenuarsi delle azioni militari. Vennero loro riservati trattamenti diversi secondo i casi. I Focadi
e i Maleini scomparvero o persero ogni importanza, abbandonando per
un certo periodo la Cappadocia alla destabilizzazione; gli Scleri, ormai

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 455

LAnatolia e lOriente bizantino

455

indeboliti, vennero risparmiati: la scena principale fu occupata dagli Argiri, dai Duca e da casati pi recenti e meno prestigiosi i quali fornirono i quadri militari indispensabili, mantenendo tuttavia con la Cappadocia non pi che scarsi legami [Cheynet 999]. La diffidenza nei confronti degli Iberi accompagn la disfatta dei Focadi, mentre gli Armeni
furono gratificati del favore imperiale.
c) I nuovi territori orientali.
Alla fine del secolo, il territorio dellImpero era avanzato da 100 a
150 km verso est, a spese dellantica terra di nessuno cappadoce e taurica, della zona dei tughur e delle terre armene. Le nuove frontiere orientali non corrispondevano pi a confini fisici riconoscibili, ponendo dinanzi allImpero una geografia politica complessa: Iberi bagratidi considerati alleati poco fidati; emirati del lago di Van e di Mantzikert a
cuscinetto tra il regno bagratide di Ani e quello artsrunide nel Vaspurakan; emirati marwanidi sostituitisi in Jazira agli Hamdanidi. Lemirato di Aleppo era uno Stato alleato, ma dovette attendere il 1001 per poter godere duna lunga tregua con i Fatimidi. Due erano i fattori distintivi che caratterizzavano i nuovi territori di frontiera: popolamento e
organizzazione.
Si spesso affermato che, per via della guerra, le terre riconquistate fossero di necessit poco popolate e addirittura che venissero evacuate della loro popolazione musulmana, fuggita prima dellannessione o
deportata dai vincitori, e che ci avrebbe facilitato il sopraggiungere,
sollecitato o spontaneo, di nuovi elementi etnici, in particolare armeni
e siriani. Non si tratt mai, in realt, di una casistica generalizzata: per
quel che riguarda il ripopolamento allogeno, la sua geografia come anche le sue modalit rimangono poco note per il x secolo, mentre larrivo eventuale di Armeni, Siriani e altri non esclude affatto un nuovo reinsediamento greco in loco.
Il ruolo degli Armeni, che fu particolarmente significativo, richiede
unanalisi dettagliata a motivo della loro eterogeneit [Garsoan 433].
Continuando unantica tradizione di emigrazione militare, un certo numero di nobili armeni convertiti allortodossia calcedonese continuarono a integrarsi ai pi alti livelli dellaristocrazia bizantina, mentre numerosi Armeni, presenti sul territorio fino ai Tracesi, vengono menzionati tra i contingenti di cavalleria che presero parte alle campagne della
prima met del x secolo. Ma il fatto nuovo, sempre pi evidente alla fine dello stesso secolo, sembra essere stato linsediamento di nuovi venuti armeni lungo la frontiera orientale, nella regione liberata dalla pre-

2d_Bisanzio II_427-540

456

7-07-2008

13:58

Pagina 456

Le regioni dellImpero

senza pauliciana intorno a Melitene, nelle terre riconquistate del Licando, in Cilicia e in Siria, come anche nei territori pi antichi del Charsianon e di Sebastea. Il fenomeno, non sufficientemente documentato,
interess le regioni dellantica Armenia bizantina, a ovest dellEufrate.
Lampiezza che si suole ascrivergli induce a interrogarsi sullorigine duna simile corrente migratoria e a domandarsi se tale corrente non sia stata soprattutto costituita da singoli individui o da gruppi di individui,
principalmente soldati ai quali venivano affidate le fortezze, in particolare sul Tauro. In ogni caso, si doveva trattare dun evento spontaneo e
non organizzato. Conflitti tra chierici armeni e clero greco locale, attestati alla fine del x secolo a Melitene, a Sebastea e probabilmente anche
ad Antiochia, rivelano come linserimento degli Armeni nella regione non
debba sempre essere stato favorito, anche se essi finirono comunque per
costituire delle sacche di ripopolamento a oriente duna linea SebasteaCesarea-Podando-Tarso, venendo tutelati dal potere imperiale.
Nella regione di Melitene e nella Mesopotamia settentrionale come pure in Siria, fuori di ogni dubbio , dove lespansione non fu sempre bene accolta dai Melchiti [Micheau 1052], larrivo di Siriani giacobiti pare sia stato il risultato, negli ultimi decenni del x secolo, duna
politica di accoglienza concordata con il patriarca giacobita: segni principali furono listituzione di nuovi vescovati giacobiti e il proliferare di
monasteri della medesima confessione nelle regioni di Germanicea,
Edessa e soprattutto Melitene; ma gli esempi concernono soprattutto la
seconda met dellxi secolo [Dagron 478].
Le regioni conquistate furono progressivamente integrate al resto
dellImpero secondo un duplice sistema di ripartizione in temi e ducati
[cfr. cap. vi; Seibt 350; Khn 364, carta 2].
Nel 949 avevano fatto la loro comparsa allinterno delle regioni annesse in via di ripopolamento circoscrizioni di limitata estensione. Bench denominate temi, esse si riducevano generalmente a non pi di una
fortezza, spesso affidata a un ufficiale armeno; nel primo tema di questo tipo, Charpezikion [TIB, 2, p. 1073], gli strateghi, assistiti da numerosi ufficiali al soldo dello Stato, potevano disporre di pochi effettivi
(milizie dorigine armena, secondo quanto stato sostenuto), sostanzialmente un corpo di fanteria atto a custodire la fortezza e i valichi. Le medesime caratteristiche sembrerebbero valide anche per gli altri temi che
apparvero gradualmente dopo il 949; negli anni 970, ne sono documentati circa una quarantina, disposti in una lunga fascia che ricopriva lantica regione di confine del ix secolo insieme a territori ulteriori in Cilicia, Siria, Jazira e Armenia. La linea difensiva veniva cos a formare,
sulla nuova frontiera orientale, una sorta di scudo a protezione degli an-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 457

LAnatolia e lOriente bizantino

457

tichi temi, talvolta designati ancora come grandi temi o temi romani. Autorit civili, kritai e kouratores, agenti per conto dellamministrazione centrale della capitale e indipendenti dallo stratego, erano presenti entro questi temi che la gerarchia di Palazzo collocava molti gradini
pi in basso dei temi antichi.
Giovanni Tzimisce complet la ristrutturazione della frontiera con
la creazione di tre ducati: Mesopotamia, Caldea e Antiochia, vaste circoscrizioni frontaliere le cui prime due inglobavano i numerosi piccoli
temi di recente formazione, mentre la terza corrispondeva a territori in
corso di annessione; le rispettive capitali non sorgevano sul confine, potendo cos essere adoperate come piazzeforti utili a garantire eventuali
ripieghi e riserve. Posti alle dipendenze del domestico delle scholae dOriente, i duces, coadiuvati da topotereti, erano personaggi di grande importanza, le cui funzioni erano puramente militari; comandavano corpi
darmata composti da cavalieri dei tagmata, oltre a contingenti di fanteria, ed esercitavano la loro autorit anche sugli strateghi. Listituzione
dei duces consentiva di rimediare alleccessiva frammentazione di forze
messe in campo dai molti piccoli strateghi operanti nel settore in caso
di aggressione o di offensiva. A capo dei ducati vennero posti perci uomini fidati, gi esperti di fatti bellici. Il ducato di Antiochia, che estendeva la sua autorit sulla Cilicia e sulla Siria, fra tutti il meglio conosciuto tanto per il suo personale amministrativo e per il patriarcato melchita che fu ricostituito [Todt 1079 e 1080; Cheynet 1000], quanto per
loriginale diplomazia regionale che vi venne messa in opera [Kennedy
1036]. Pur senza contestare le trasformazioni alle frontiere di cui si
detto, lapporto della sigillografia ha indotto alla formulazione di distinzioni per ci che concerne la realt concreta e permanente di tale sistema organizzativo [Holmes 1029].
Pi tardi, verosimilmente sotto il regno di Basilio II, emerse una vasta unit amministrativa civile, documentata dai sigilli fino al 1071, detta armenika themata, denominazione collettiva gi utilizzata nel x secolo senza alcun effettivo valore amministrativo per i nuovi piccoli temi,
e che divenne a questo punto un termine tecnico per designare una circoscrizione civile che raggruppava le piccole entit tematiche presenti
in un territorio situato tra la valle dellHalys e lEufrate, fra Colonea e
il Licando a esclusione di Melitene, in cui erano insediati giudici, curatori o protonotari [Seibt 350].
Nella nuova regione creata dallavanzamento della frontiera, Costantinopoli si sforz di mantenere il controllo delle terre riconquistate al
fine di evitare lo sviluppo di una nuova aristocrazia e di nuove reti dinfluenza, soprattutto dopo la soppressione delle rivolte capeggiate dalla

2d_Bisanzio II_427-540

458

7-07-2008

13:58

Pagina 458

Le regioni dellImpero

nobilt locale che avevano visto il coinvolgimento delle regioni di Caldea e di Mesopotamia. Le terre requisite ai rivoltosi erano servite a favorire linsediamento di popolazioni pi fedeli [Howard-Johnston 1031].
La vita su queste frontiere non fu pi dunque quella che aveva avuto
luogo nel ix secolo. In tale quadro di realt disperse, non esisteva pi alcuna solidariet regionale in grado di legare i soldati a un potente condottiero, mentre il contatto troppo diretto con i nuovi vicini arabi rendeva la razzia una pratica aleatoria, i profitti di guerra erano scomparsi
e, con essi, ogni gusto e interesse a procacciarseli; la responsabilit veniva diluita tra pi soggetti e affidata a duces di schiatta meno illustre,
inviati direttamente dalla capitale, che applicavano senza troppa iniziativa personale, per quanto era possibile, le direttive impartite dal potere centrale.
d) La seconda espansione.
Una nuova espansione dei territori orientali dellImpero, voluta dal
potere centrale, ebbe luogo durante la prima met dellxi secolo, messa
in atto principalmente a nord-est attraverso azioni belliche e pressioni
esercitate a danno di principi cristiani noti per essere alleati di Costantinopoli. I territori cos annessi andarono allora a formare una seconda
serie di ducati o catapanati, spesso chiamati anche impropriamente temi [Khn 364].
La creazione del ducato dIberia legata alla vicenda dei rapporti intercorsi fra lImpero e la dinastia bagratide georgiana che aveva costituito nel ix secolo un principato a est della Caldea bizantina e dellemirato arabo di Teodosiopoli. I Bagratidi avevano stretto alleanza con Costantinopoli, che aveva affidato loro la difesa e la promozione dei suoi
interessi nella regione attraverso la regolare concessione della dignit di
curopalate a uno dei suoi membri [Martin-Hisard 1050]. In seguito, il
principato si era esteso e diversificato. Nella seconda met del x secolo, la sua parte nordorientale costituiva il patrimonio ereditario del capofamiglia, il quale aveva adottato per uso interno il titolo di re degli
Iberi: la parte del territorio pi prossima a Trebisonda e a Teodosiopoli rappresentava invece il dominio dun altro Bagratide, David, i cui
possedimenti nella regione del Tao ibero erano stati accresciuti nel 964
di nuovi territori, gi armeni [Arutiunova-Fidanjan 978]. A partire dal
976-79 David esercitava, a titolo vitalizio, la sua autorit su territori
in parte ancora da conquistare estesi da Teodosiopoli al lago di Van,
inclusa Mantzikert [Honigmann 1030]. Ribellatosi, si era tuttavia sottomesso nel 990-91 a Basilio, il quale gli concesse, senza dubbio soltan-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 459

LAnatolia e lOriente bizantino

459

to per il momento e dietro la promessa della sua eredit, il titolo di curopalate. Alla morte di David, nel 1001, Basilio dovette battersi per recuperare le sue terre non patrimoniali, trasferendo la dignit di curopalate al figlio del re degli Iberi, Bagrat, erede per adozione del patrimonio bagratide di David e divenuto, per obbligo ereditario, re degli
Abchazi con il nome di Bagrat III e futuro re degli Iberi nel 1008 come Bagrat I. Il rispetto del territorio annesso allImpero fu imposto nel
1021-22 con la guerra condotta contro Giorgio I, re degli Iberi e degli
Abchazi [cfr. cap. ii, p. 45].
Nel 1001, o forse soltanto nel 1025-27, un ducato detto dIberia,
con capitale in un primo tempo a Oltisi, raggruppava i territori ereditati da David; Teodosiopoli, restaurata nel 1018-19, ne divenne la piazzaforte principale. Il nuovo ducato fu talora unito a quello di Caldea.
Ci nonostante, la dissoluzione avvenuta in circostanze poco note
dellesercito detto dIberia non comport affatto la scomparsa delle forze militari al servizio dei duchi. La creazione del ducato dIberia divise
laristocrazia locale, una parte della quale si pose al servizio dei Bizantini, senza per che ci implicasse massicci trasferimenti di popolazione. La storia di Iviron, il monastero degli Iberi sullAthos, dalla sua fondazione fino allepoca del curopalate David illustra bene le relazioni complesse che si stabilirono tra Costantinopoli e la Georgia [Actes dIviron
77, vol. I; Martin-Hisard 972].
Il catapanato del Vaspurakan rappresentava la continuazione del precedente regno del Vaspurakan artsrunide, entrato negli anni 930 a far
parte della sfera dinteresse bizantina a causa della sua importanza strategica ed economica. Nel 1022 il suo re, Senacherim, lo aveva destinato in eredit allImpero. Costituita in ducato allo scopo di formare un
avamposto orientale di Bisanzio, lAsprakania esercitava la sua autorit
sullantico emirato di Mantzikert, disputando ai Marwanidi di Jazira il
controllo degli emirati sorti intorno al lago di Van. Nel 1051-54 il Vaspurakan, che nel 1029 aveva sofferto delle prime incursioni turcomanne, venne unito al Taron.
Il ducato di Ani fu il frutto della decisione presa nel 1021 dal re bagratide di Ani di legare in eredit il suo regno allImpero, disegno realizzato, non senza ricorrere a operazioni militari, soltanto nel 1045 sotto un altro re, Gagik II. La regione di Ani, circondata dai piccoli regni
bagratidi di Kars e Lori oltre che dallemirato di Dvin, divenne cos un
ducato, detto anche ducato della Grande Armenia, talora unito al ducato di Iberia. Nel 1064 anche il territorio del regno di Kars venne offerto in dono allImpero dal suo re, Gagik-Abbas, minacciato dai Turchi, e fu amministrativamente unito al ducato di Iberia.

2d_Bisanzio II_427-540

460

7-07-2008

13:58

Pagina 460

Le regioni dellImpero

Costantinopoli trasfer le famiglie reali armene con il loro seguito


personale nella regione di Sebastea, di Cappadocia e di Tzamando, vale a dire nel comprensorio civile degli armenika themata [Seibt 350], ove
ricevettero prebende e titoli, talora anche incarichi militari e uffici di
responsabilit. La presenza e il prestigio dei re della loro nazione conservarono la coesione degli Armeni, i quali rimasero fedeli alle proprie
tradizioni linguistiche e alla fede ortodossa nazionale e, a differenza degli Armeni del x secolo, non tentarono di spingersi pi a ovest n di integrarsi allaristocrazia bizantina, beneficiando inoltre della presenza
del loro katholikos, prima residente a Sebastea e quindi, dopo un lungo
periodo di sede vacante, a Tzamando [Garsoan 433].
La costituzione nel 1031 del ducato di Edessa rappresent lunico
avanzamento della frontiera a sud-est, in terra siriana [Ripper 1062].
Le nuove annessioni integrarono in seno allImpero popolazioni, sovente denominate neobizantine, presso le quali lanticalcedonismo era
stato gi da tempo confermato e affermato. Esse favorirono lampliamento del suo territorio in un triangolo verso cui convergevano le vie
orientali della valle dellArasse e dellAzerbaigian, e in cui il processo di
turchizzazione, accentuatosi negli anni 1040, si struttur con larrivo
dei primi Selgiuchidi: nel 1048-49, attraversando lArmenia sguarnita
in seguito allallontanamento dei re e della locale aristocrazia, i loro eserciti si scontrarono con i nuovi duchi, giungendo nel 1054 fino a Mantzikert. Il ducato di Edessa era una fragile sacca tra lemirato marwanide
dellalto Tigri e lemirato mirdaside di Aleppo, presto minacciato dallespansione dei Selgiuchidi che simpadronirono di Bagdad nel 1055.
2. LAnatolia e lillusione della pace.
a) Lontano dalla guerra.
Verso la met del x secolo, lintegrazione di nuovi confini pone lAnatolia al riparo dalla guerra; il ruolo militare svolto fino ad allora dagli
strateghi perde di importanza e gli eserciti tematici, utili durante i primi tempi dellespansione, in cui lo statuto degli stratioti e dei loro beni
era venuto precisandosi, cessano a poco a poco di essere gli elementi fondamentali della vita della regione. Il ritorno alla prosperit, che interessava direttamente le finanze dello Stato, confer ai funzionari civili una
maggiore importanza. Il x e xi secolo videro dunque gli strateghi sostituiti rapidamente dai giudici nellamministrazione provinciale, mentre
i problemi fiscali presero la precedenza sulle questioni militari, aggra-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 461

LAnatolia e lOriente bizantino

461

vandosi nel contempo il divario tra potenti e subalterni. Il termine stesso di tema viene assunto spesso come mero sinonimo di regione. La
progressiva scomparsa dellantico significato militare dellespressione
accompagn cos il ritorno alla pace, ulteriormente sottolineata da indizi ulteriori, quali la fiscalizzazione della strateia. LAnatolia continu
a fornire uomini alle forze armate, ma anche se le denominazioni di alcuni contingenti recavano ancora un riferimento alle loro originarie province di reclutamento, essi formavano ormai dei tagmata, posti al comando dei duces e spesso destinati a militare lontano dalla patria, come
in Italia. La domanda di professionisti della guerra, che corrispondeva
meglio alla politica condotta dal potere centrale, aveva fatto dei tagmata lelemento primario dellesercito; il reclutamento di mercenari stranieri and intensificandosi; ci che rimaneva delle truppe tematiche
sfugg ben presto agli strateghi, a preludio della trasformazione che li
avrebbe visti sostituire a capo dei temi da parte dei duces [cfr. cap. vi,
p. 161].
In questo modo, fatte salve le milizie dei piccoli temi e i tagmata dei
ducati, o ancora i mercenari stranieri acquartierati in inverno sul territorio, lAnatolia si smilitarizz. Il ruolo militare che la regione aveva assunto fin dal vii secolo, nellora del pericolo e per la salvezza di tutto
lImpero, and offuscandosi gradualmente; la sicurezza, ritrovata e pianificata in seno a unamministrazione civile ormai stabilizzata, consent
alle sue potenzialit economiche di esprimersi appieno, generando una
prosperit che non fu priva di conseguenze propizie per le finanze dello Stato.
b) Lespansione economica.
LAsia Minore partecip dellespansione economica, modesta ma effettiva, che segn lImpero nel x-xi secolo, anche se possibile accennare solo ad alcuni tratti che illustrano le tendenze generali.
La crescita demografica che aveva avuto inizio alla fine del ix secolo, turbata soltanto da rare catastrofi climatiche come linverno 927-28,
fu anche qui come altrove uno dei fattori dellespansione [cfr. cap.
x]. La mappa delle produzioni, variabili a seconda delle condizioni locali, non sembra affatto aver conosciuto mutamenti: cereali, vigneti e
oliveti dei bassipiani e delle valli erano sempre delimitati dalle foreste
che ricoprivano le catene tauriche e pontiche, con lallevamento sempre
dominante sullaltopiano, in Frigia e in Paflagonia [Lefort 552, carta a
p. 235]. Le coltivazioni venivano ampliate con periodici dissodamenti,
in Paflagonia al principio del x secolo, in Anatolia orientale verso la met

2d_Bisanzio II_427-540

462

7-07-2008

13:58

Pagina 462

Le regioni dellImpero

dellxi, ma anche intorno alle sponde del lago di Nicea. La regione dei
Cibirreoti era reputata non meno fertile dellAnatolia occidentale, laddove numerosi sigilli di horreiarioi evocano una produzione almeno regionalmente eccedente. Non si parla pi di carestie. Pur ignorando levoluzione della produttivit, si sa almeno che il fisco teneva in considerazione la fecondit del suolo per poter tassare pi pesantemente il
modios in Asia Minore occidentale e meridionale.
Leconomia agraria si svilupp grazie a piccoli contadini organizzati
nei villaggi, la forma predominante delluso del suolo, tanto in Bitinia
quanto nelle regioni del Tauro [Dagron 1007]. Laumento della produzione e dei guadagni derivanti dallo sfruttamento del terreno lo rendeva ora un capitale sui cui profitti laristocrazia faceva affidamento; di
conseguenza, linteresse delle grandi famiglie, quelle della capitale come quelle della provincia, si indirizzava nel senso della grande propriet,
quale si rinviene nel x secolo, dampiezza sempre pi ragguardevole nelle regioni occidentali [Oikonomides 393] e nella zona dellaltopiano.
LAnatolia e, in modo specifico, la Cappadocia, dove numerosi contadini liberi si stavano trasformando in pareci, si intravedono chiaramente, e talora anche esplicitamente, dietro la legislazione degli imperatori
macedoni sulle grandi propriet.
La ricchezza dellaristocrazia anatolica nel x e xi secolo era evidente. La sua potenza fondiaria ne era la base principale, come pu dimostrare la fortuna di un Eustazio Maleino [Cheynet 450] o di Eustazio
Boila. Tale ricchezza tuttavia veniva anche corroborata dal servizio prestato allimperatore; lungo tutto il x secolo, le famiglie anatoliche erano riuscite ad assicurarsene il privilegio attraverso delle funzioni di autorit esercitate non lontano dagli oikoi in cui risiedevano e che beneficiavano dei profitti delle guerre.
I monasteri e le chiese erano ancora annoverati fra i grandi proprietari, cos come limperatore e lo Stato i cui beni, numerosi in Asia Minore, venivano amministrati dai curatori e dagli episkeptitai, i quali ne
destinavano le rendite a servizi ben determinati [Holmes 388; Cheynet
998].
La crescita demografica e laumento della produzione agricola favorivano la rinascita delle citt, iniziata gi nel ix secolo, anche se risulta
difficile da illustrare in Anatolia [Dagron 605; Bouras 532]. Fenomeni
di differenziazione si osservano fra i Tracesi dove, sopravanzando Efeso e Cone, Smirne conobbe una vivacit economica che nellxi secolo
doveva farne la citt pi importante della regione.
Soltanto questa rinascita permette di comprendere lesistenza di mercati permanenti a Nicomedia e a Nicea, di piccoli mercati rurali in Bi-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 463

LAnatolia e lOriente bizantino

463

tinia e sul litorale, cos come la moltiplicazione delle fiere locali, a Efeso, Sinope, Trebisonda, in Paflagonia, presso i Buccellari o gli Anatolici. Le citt pi frequentemente menzionate sono quelle che avevano gi
superato la crisi del vii secolo senza troppi danni, Nicea, Smirne, Attalia, Trebisonda. Gli ultimi tre centri conobbero, in particolare, un progresso che si inscrive allinterno dun fenomeno di cospicuo sviluppo del
commercio, animato da mercanti di provincia, abbastanza forti da poter resistere ai potenti e organizzarsi in associazioni, che agivano in piena libert sulla base di condizioni molto diverse da quelle in auge a Costantinopoli [Laiou 1041; Oikonomides 617].
Grazie a una diplomazia rinnovatasi allinterno di un mondo ormai
mutato, lAnatolia benefici dellapertura dei mercati musulmani dellIraq, della Siria, dellAsia centrale, dellEgitto, oltre che delle possibilit offerte dal mondo delle steppe; lantica Lazica, divenuta regno degli Abchazi, il Caucaso e lAlania presentavano nuove prospettive in tal
senso. Il volume del traffico mercantile che attraversava lAnatolia o ne
sfruttava le coste non cess di aumentare. Tanto Amiso quanto Amastri beneficiavano attraverso il Mar Nero del traffico di Cherson con le
steppe [Alekseenko 976]. Trebisonda divenne la porta dOriente; il suo
commercio era tanto attivo da permettere al locale stratego di ricavare
la met del suo salario dai profitti del kommerkion. Attalia, ma anche
Seleucia, commerciavano con la Siria e con lEgitto; un accordo commerciale venne concluso nel 970 con Aleppo. Alla fine del x secolo, il
valore economico dellAnatolia non sfuggiva ai Veneziani, i quali avevano sollecitato lapertura di alcuni porti al loro commercio, e le prime
svalutazioni monetarie nellxi secolo avevano ulteriormente stimolato il
fenomeno.
Attraverso la sua legislazione, la fiscalit, il controllo e limpiego della moneta, i beni che vi possedeva, lo Stato esercit in Anatolia una influenza economica innegabile lungo tutto il x secolo. Le rivolte degli aristocratici e la conseguente repressione, il disfavore e le confische attuate a loro danno, lo sviluppo delle curatorie, linsediamento degli Armeni
hanno certamente sconvolto la vita dellAnatolia; in compenso, la costituzione del nuovo Oriente bizantino ha favorito il rilancio del grande
commercio. Alla lunga, infine, la nuova politica imperiale di attribuzione delle funzioni pubbliche produsse anche effetti non sottovalutabili
sullAnatolia, quando le famiglie aristocratiche, reputando che i loro profitti dipendessero soprattutto dalla benevolenza del Palazzo, preferirono Costantinopoli alle loro sedi regionali.

2d_Bisanzio II_427-540

464

7-07-2008

13:58

Pagina 464

Le regioni dellImpero

c) Permanenze religiose.
LAnatolia condivise con il resto dellImpero una serie di comuni
tratti religiosi, non di rado ereditati dal periodo precedente, ma accentuati nel contesto della pace e della prosperit. I santi monti fiorirono
in Anatolia occidentale, dal monte Cimina al Latro-Latmo, nelle vicinanze di Mileto, al Galesio nei pressi di Efeso, bench il ruolo di capofila svolto dalla regione si attenuasse fino a scomparire del tutto alla fine del x secolo con lo sviluppo del santo monte dellAthos [cfr. cap. xiii].
La frequentazione di centri di pellegrinaggio tradizionali sintensific con la pace, quando lAnatolia vide mettersi in cammino in perfetta sicurezza un maggior numero di pellegrini, sia che si recassero a Gerusalemme sia che ne facessero ritorno. E sempre originarie dellAnatolia erano alcune personalit religiose di primo piano, da Atanasio
lAtonita, nato a Trebisonda, a quelloriginale predicatore che fu il paflagone Nicone il Metanoita. In questo periodo, in cui il movimento di
ritorno ai santi paleocristiani si affermava nella letteratura agiografica
[Hgel 805], ancora una volta lAnatolia a fornire un gran numero di
santi dei quali serbava il culto da epoche remote, da Michele e Giorgio
che si disputavano i favori dellaristocrazia metropolitana [Cheynet 996]
a tutta una pletora di santi militari, nati o morti nella maggioranza dei
casi nei suoi territori orientali [Walter 1083].
A parte i chiarimenti forniti dalla corrispondenza di Nicola Mistico,
poche fonti permettono di penetrare quella che dovette essere la vita
delle chiese dAnatolia, il cui tessuto mutato di poco [Jedin 5, carta
30, Le chiese intorno agli anni 1050]. Si tuttavia a conoscenza di quale fosse la posizione assunta da metropoliti quali Eutimio di Sardi o Niceta di Amasea nei confronti dei problemi ecclesiologici del x secolo
[Darrouzs 244], o del ruolo rivestito da Stefano vescovo di Nicomedia
e sincello nella vicenda di Simeone il Nuovo Teologo. Pur senza tornare a essere una regione di grande spiritualit come allepoca paleocristiana e senza offrire al culto alcun grande santuario, la Cappadocia manifest da parte sua una vitalit testimoniata dalle chiese e dai monasteri
che sorsero nella regione in quantit, e la cui decorazione rappresenta
un documento prezioso della fede delle popolazioni rurali [Jolivet-Lvy
901 e 1035].
Leresia continu a essere presente, come dimostrano la diffusione
in Licaonia del culto di Eleuterio di Paflagonia o la vitalit della setta
dei Fundagiagiti dellOpsikion [Angold 260]. Pi originale fu lattitudine che nacque dal confronto con gli eretici, giacobiti siriani o armeni
non calcedonesi nuovamente insediati alle frontiere. Alla condanna del-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 465

LAnatolia e lOriente bizantino

465

le loro scelte teologiche si aggiungevano il sospetto ispirato dalla loro


lingua e il dubbio circa la loro lealt politica. Le inquietudini nutrite rispetto ai primi da Giovanni metropolita di Melitene furono a lungo
ribadite a Costantinopoli sotto il patriarca Alessio Studita, mentre le
pressioni esercitate sugli Armeni al fine di ricondurli allortodossia si fecero pi forti in seguito, sotto Costantino X (1059-68). La variet religiosa delle comunit facenti parte del ducato di Antiochia fece s che il
suo patriarcato venisse pi oculatamente sorvegliato da Costantinopoli.
d) Aspetti regionali.
Non essendo il caso di addentrarci ora in uno studio regionale dellAnatolia, ci limiteremo a fare tre osservazioni. Da un canto, il dinamismo delle regioni costiere si afferm inequivocabilmente nel x e xi secolo, incarnato da due centri urbani di cui gi stata rilevata la continuit rispetto al passato: Attalia e Trebisonda. Tuttavia, mentre Attalia,
mal collegata allentroterra anatolico, si trovava relativamente isolata
sul litorale egeo, Amastri, Sinope e Amiso conferivano alla costa pontica una pi spiccata vitalit che ridondava a favore dellentroterra, in Paflagonia e negli Armeniaci, oltre che su citt quali Gangra, Eucaita, Amasea, Neocesarea, Colonea. Soprattutto Trebisonda rappresentava allepoca il cuore di una vasta regione, la cui realt era stata resa pi evidente
dalla creazione della nuova provincia ecclesiastica della Lazica e dalla
formazione del ducato di Caldea. Lallargamento delle frontiere orientali permise alla citt di associare allattivit marittima il commercio via
terra, consentendo cos a Trebisonda di estendere la sua influenza verso lIberia, lAbchazia e lAlania; il controllo della strada per Paipert e
per Teodosiopoli le apr inoltre laccesso alla valle dellEufrate, a Melitene e alla Jazira da una parte e, alla valle dellArasse, a Dvin e allAzerbaigian dallaltra. Questa nuova vitalit della costa del Ponto e del suo
entroterra pu forse spiegare lemergenza in Paflagonia, negli Armeniaci e in Caldea di famiglie di rilevanza senza dubbio mediocre, come i
Gabradi, ma il cui ruolo allepoca delle invasioni turche fu determinante [Bryer 991].
Daltro canto, i tratti che caratterizzavano lAnatolia occidentale risultarono confermati nel x secolo. Lontane dal fronte, la Bitinia e i Tracesi avevano goduto dun periodo di pace particolarmente lungo. Laristocrazia locale, che non era mai cresciuta in potenza, si tenne fuori dei
grandi movimenti del x secolo, senza che nulla intervenisse a compromettere i legami umani ed economici stabiliti con Costantinopoli. Laristocrazia della capitale e il potere imperiale continuarono a investire

2d_Bisanzio II_427-540

466

7-07-2008

13:58

Pagina 466

Le regioni dellImpero

in loco e la riconquista di Creta contribu allo sviluppo del commercio


sulla costa egea, a grande beneficio di Smirne.
Il destino pi contrastato fu quello subito dallaltopiano anatolico.
La popolazione sopport lo sforzo bellico principale, conoscendo in cambio una certa prosperit, ripartita tra alcune grandi famiglie; ma fu ancora laltopiano la regione pi segnata dalle rivolte e dalla repressione
di fine secolo. La sua storia deve ancora essere scritta.

iii. la spartizione dellanatolia (met dellxi secolo - 1204).


Nella seconda met dellxi secolo, lincapacit dimostrata dalla capitale e dalle aristocrazie anatoliche di comprendere il pericolo costituito
dallavanzata turca e di reagire condusse alla progressiva spartizione dellAnatolia, privata allo stesso modo dei suoi prolungamenti orientali. La
regione perse cos la posizione di predominio in seno allImpero di cui
aveva goduto fin dal vii secolo.
1. Il ripiegamento della seconda met dellxi secolo.
La storia dellOriente bizantino nella seconda met dellxi secolo fu,
prima di tutto, la storia dellavanzata dei Turchi, che comport la perdita dei territori orientali di recente annessione e la scomparsa dellautorit bizantina su gran parte dellAnatolia a vantaggio di poteri dispersi,
turchi e turcomanni. Tale avanzata fu favorita dallatteggiamento delle
famiglie anatoliche, i cui interessi erano sostanzialmente volti a Costantinopoli, dove fu a lungo misconosciuta la gravit del pericolo.
a) Lavanzata turca.
Al contrario di quanto avvenne con le invasioni arabe, globalmente
coordinate e centralizzate da un potere statale unico o delegato e indirizzate al conseguimento di obiettivi ben precisi, gli attacchi turchi giustapposero senza progettualit alcuna azioni di uomini e di gruppi dalle
finalit talora comuni ma pi spesso particolari, che interessarono nellxi secolo sia lAnatolia stessa sia i suoi confini [cfr. cap. iii; Balivet
981].
La principale preoccupazione dei sultani, e in special modo di Alp

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 467

LAnatolia e lOriente bizantino

467

Arslan (1163-72) e di Malik Shah (1172-92), consisteva nel garantire e


nel consolidare il loro potere sul califfato abbaside e di neutralizzare i
Fatimidi. LAnatolia non fu mai per essi un territorio di conquista: la
regione li interessava dapprima solo per il fatto di confinare con lArminiyya, con la Jazira e con la Siria, recentemente sottratte agli Abbasidi e che essi per tale motivo desideravano recuperare. Il territorio doveva inoltre servire ad allontanare dalla regione di Bagdad lincessante
flusso migratorio dei Turcomanni, oltre che a stornare le ambizioni politiche nutrite dai membri collaterali della famiglia dei Selgiuchidi. I Turcomanni vennero impiegati in principio nel corso di operazioni militari
guidate da capi alla ricerca di territori e di citt da mettere a sacco, come avvenne negli anni 1050 oltre lEufrate e, con penetrazione ancora
maggiore nel territorio, nel decennio successivo. Alcuni di questi capi si
sarebbero fermati nelle zone di frontiera, creandosi dei principati nellalta valle dellEufrate e in prossimit dei grandi nodi viari, mentre altri non chiedevano di meglio che di continuare a combattere in qualit
di mercenari al servizio di questa o quella fazione aristocratica bizantina, il che condusse, alla fine dellxi secolo, alla costituzione di emirati
nellAnatolia egea e sullaltopiano. Lasciati a se stessi, i Turcomanni,
che continuavano a giungere sul territorio, sinsinuavano attraverso i sistemi di difesa delle frontiere come semplici pastori nomadi, soddisfatti anzitutto di trovare sullaltopiano anatolico un ambiente adatto allallevamento delle greggi e di potersi procacciare nelle pianure e nelle valli dellAnatolia occidentale o sulle coste i complementi economici
necessari al loro genere di vita.
Lavanzata dei Turchi nellAnatolia bizantina non fu perci caratterizzata da alcun evento folgorante o ineluttabile, anche dopo la vittoria
del sultano a Mantzikert nel 1071. La ritirata dellautorit bizantina che
ne risult contrasta con le permanenze dellepoca araba. Ci si spiega
non per via duna qualche trascuratezza o slealt da parte delle popolazioni allogene che abitavano lungo le frontiere come talvolta si anche detto , n per assenza di reazioni locali, quanto piuttosto con il
comportamento delle principali famiglie anatoliche e a causa della loro
incapacit di testimoniare alla capitale la gravit del pericolo turco
[Cheynet 994].
b) Laristocrazia fra Costantinopoli e lAnatolia.
Alla met dellxi secolo, lAnatolia non era priva duna aristocrazia
di tradizioni militari. Tuttavia, dopo la repressione della fine del x secolo, e a eccezione dei Diogeni, le principali grandi famiglie i Duca, i

2d_Bisanzio II_427-540

468

7-07-2008

13:58

Pagina 468

Le regioni dellImpero

Botaneiati, i Melisseni erano legate con le regioni pi occidentali, da


tempo in pace, e non vi esercitavano pi le loro funzioni tradizionali.
Nella maggioranza dei casi, anzi, non risiedevano neppure pi nelle loro antiche propriet ma nella capitale. In effetti, limportanza crescente del potere imperiale nel sistema politico bizantino aveva conferito alle dignit e agli uffici che il Palazzo concedeva unattrattiva finanziaria
tale da eclissare ormai i proventi derivanti dallo sfruttamento del suolo. La ricchezza si guadagnava o si accresceva a Costantinopoli, dove era
altres possibile frenare le ambizioni concorrenti di famiglie recentemente comparse nellOccidente dellImpero [cfr. cap. viii]. Le scelte iconografiche desumibili dai sigilli dellaristocrazia confermano questo orientamento [Cheynet 1002]. Un caso esemplare quello dei Comneni, i
quali disposero di una base in Paflagonia fino alla met dellxi secolo,
ma dimorarono in seguito esclusivamente a Costantinopoli, esercitando
in Anatolia soltanto qualche funzione per brevi periodi.
Privilegiando la frequentazione ravvicinata o lusurpazione del potere imperiale, laristocrazia anatolica perse di vista il suo orizzonte regionale, che non era pi rischiarato nemmeno dalle milizie tematiche,
ormai scomparse. Nella migliore delle ipotesi, lAnatolia pot talora rappresentare un trampolino verso il potere. Male informata sulla situazione che si stava sviluppando in Oriente, non soltanto laristocrazia anatolica non contribu a tenere al corrente gli ambienti direttivi della
capitale dei problemi e delle circostanze drammatiche ingenerati dallavanzata turca, ma li aggrav addirittura, impiegando i nuovi venuti nella sua strategia costantinopolitana e aprendo loro le citt nel corso delle guerre civili: la stessa aristocrazia anatolica, dopo il 1071, fu responsabile del potere di un Suleyman o di uno Tzacha. Le cronache scritte
a Costantinopoli non parlano delle scorrerie turche e dellOriente, dove si giocavano le sorti dellImpero; la testimonianza stessa di Michele
Psello, allinizio della seconda met dellxi secolo, rivela una incomprensione della situazione reale delle province, esprimendo soltanto la preoccupazione per le regioni egee e bitiniche da cui giungevano le sue rendite [Cheynet 995].
Lattrazione esercitata dalla capitale contribu inoltre, soprattutto
dopo il 1071, a sguarnire la regione di tutte le sue forze vive. Un po dovunque si verific un movimento di fuga verso la capitale, come avvenne a numerosi notabili che si legarono agli imperatori non per domandare loro di aiutarli a recuperare i loro beni o a restaurarli nelle loro antiche funzioni, ma solo perch gli elargissero nuove terre in Macedonia,
nellEpiro o sulle isole, ovvero per ricevere la gratifica di qualche funzione remuneratrice, civile o ecclesiastica. Lesodo dallAnatolia dun

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 469

LAnatolia e lOriente bizantino

469

certo numero di vescovi, andati anchessi a ingrossare il novero dei partecipanti al sinodo permanente costantinopolitano, appartiene allo stesso fenomeno [Angold 260].
c) Larretramento bizantino in Anatolia.
La variet delle motivazioni dei nuovi venuti, al momento difficile
da analizzare, la loro dispersione e la cattiva informazione consentono di comprendere la lentezza, lincoerenza e linsufficienza della reazione di Costantinopoli, che oscill indecisa tra una strategia offensiva o difensiva nel contesto duna Anatolia ampiamente smilitarizzata.
Anche lo stesso reclutamento di milizie in Anatolia divenne problematico con lavanzata dei Turchi. Tra le sole novit amministrative, e
al di fuori del restauro di qualche fortezza abbandonata, si ricorda la
sostituzione degli strateghi da parte di duces la cui attivit ha lasciato
ben poche tracce.
I mercenari stranieri furono ingaggiati con maggior frequenza nella
seconda met dellxi secolo. Fra di essi, i Franchi costituiscono il caso
meglio conosciuto [Shepard 390]. Oltre il ruolo militare da loro svolto
nella regione di Sebastea e di Colonea, nel tema degli Armeniaci e a
Edessa, necessario rimarcare il loro insediamento nel territorio, in particolare nel tema degli Armeniaci, dove i condottieri pi celebri, Herv,
Crispin e Roussel, che vi si trasferirono con le rispettive famiglie, possedevano propriet condizionali [Magdalino 391], controbilanciando il
peso dellaristocrazia locale [Cheynet 421 e 997].
Nulla di tutto ci riusc a contenere lavanzata dei Turchi, i quali negli anni che precedettero larrivo dei primi crociati non erano ancora
giunti a organizzarsi in un nuovo e coerente sistema politico in Anatolia, dove i Bizantini avevano ancora il loro ruolo.
I confini orientali dellAnatolia erano ormai al di fuori dellImpero.
La disfatta di Diogene aveva isolato le regioni dellEufrate, della Cilicia e della Siria, accentuando anche un forte movimento migratorio di
popolazioni armene in fuga dai Turchi che stavano procedendo a insediarsi nel loro paese dopo la presa di Ani (1064) e di Kars (1066). Molti erano andati a incrementare gli insediamenti armeni gi antichi di
Germanicea e di Tarso, di Melitene, Edessa, Antiochia; erano stati raggiunti, dopo la morte dei loro re, da contingenti di Armeni di Cappadocia, forti della loro identit nazionale. Si erano cos ritrovati in Cilicia,
in Siria e nellEufratesia numerosi Armeni di tradizioni militari, per la
maggior parte stanchi dellinstabilit bizantina, bench divisi fra loro
circa la lealt dovuta o meno a Costantinopoli e ulteriormente in con-

2d_Bisanzio II_427-540

470

7-07-2008

13:58

Pagina 470

Le regioni dellImpero

trasto a motivo delle loro scelte religiose. Alcuni capi, spesso nominati
dautorit da Bisanzio, crearono piccole enclaves indipendenti di fronte ai Turchi ai quali resistevano. Tale fu lorigine del principato di Filarete Bracamio, che nel periodo del suo apogeo, fra il 1078 e il 1085, arriv a comprendere le regioni di Antiochia, Edessa, Melitene e Germanicea, cedendo in seguito il passo a una serie di effimeri potentati armeni
[Ddyan 178]. Antiochia nel 1084 e Edessa nel 1087 erano in mani turche. In Cilicia, minacciata su due fronti dai Turcomanni e dai Selgiuchidi, gli Armeni avevano apparentemente un ruolo defilato [Ddyan
1009], ma gli Hethumidi e i Rupenidi, antenati delle due grandi dinastie di quello che un secolo pi tardi sarebbe stato il regno della Piccola Armenia, erano gi insediati alla fine dellxi secolo in prossimit dei
valichi del Tauro.
La situazione appariva contrastata sullaltopiano: Cesarea, Sebastea,
Colonea erano state saccheggiate nel corso degli anni 1050, mentre nel
decennio successivo le devastazioni avevano interessato Neocesarea,
Amorio, Iconio e Cone. Molti avevano riposto le loro speranze nellimperatore cappadoce Romano Diogene, che volentieri avrebbe voluto riprendere la politica nazionale e offensiva dei Focadi; tuttavia, la sconfitta che il sovrano sub li lasci disillusi, rendendo prive di conseguenze anche le reazioni episodiche che si produssero verso il 1081 intorno
a personaggi detti toparchi, la cui autorit si estendeva, irradiandosi da
una fortezza, su unarea di ampiezza variabile. Nei fatti, Dabateno in
Paflagonia e nei dintorni di Eraclea Pontica, Burtza negli Anatolici e
in Cappadocia, Mandala in Cappadocia non erano dei funzionari ufficiali, ma piuttosto detentori duna autorit che le circostanze avevano
reso autonoma. Nella capitale vi erano numerosi rifugiati cappadoci. Cos laltopiano pass disordinatamente sotto lautorit di capi turchi accampati soprattutto lungo le vie di comunicazione a disputarsi i principali nodi stradali, in particolare Melitene. Dopo il Selgiuchide Suleyman (morto nel 1086), abbastanza potente da essere trattato come un
sultano dai Bizantini, suo figlio Kilig Arslan controll da Nicea la via
che, attraversando il territorio degli Anatolici e passando per Iconio,
giungeva al Tauro e alla Siria. Pi a est, un capo turcomanno noto solo
come Danishmend (e morto nel 1104), fece presto parlare di s in Cappadocia, negli Armeniaci e in Paflagonia, imponendosi a Sebastea, Cesarea, Amasea, quindi ad Ancira e a Gangra, facendo di Neocesarea la
sua residenza, e puntando verso il Mar Nero, dove era gi stata presa
Sinope. A sud di Trebisonda, Saltuk controllava Teodosiopoli, mentre
Mengcek non aveva tardato a imporre la sua autorit a Erzincan. La
regione del Ponto rimaneva invece ancora largamente in possesso dei Bi-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 471

LAnatolia e lOriente bizantino

471

zantini grazie a Teodoro Gabra, dux di Trebisonda, il quale controllava la Caldea fino a Paipert, e fino alla morte, nel 1098, continu ad animare da Trebisonda la resistenza ai Danishmendidi.
LAnatolia occidentale era stata toccata dagli eventi pi avanti nel
tempo, ma la situazione stava per diventare drammatica. Le incursioni
turcomanne turbavano le relazioni economiche abituali. Erano state consegnate ai Turchi intere citt, come Nicea, capitale di un emiro selgiuchide che si era fortunatamente dedicato a impadronirsi dellaltopiano.
Molto pi pericoloso era diventato dal 1081 lemirato costiero di Tzacha, che controllava Smirne, Focea, le isole di Samo, Chio e Mitilene,
minacciando via mare anche la capitale. La Bitinia e i Tracesi correvano il grave rischio di essere perduti per sempre. Il litorale egeo meridionale conservava tuttavia alcune posizioni di forza e Attalia, promossa a
metropoli, si era notevolmente ingrandita con lafflusso di rifugiati.
Cos, proprio mentre lImpero aveva gravi difficolt alle frontiere
occidentali, anche in Oriente il bilancio non era affatto brillante, pur
senza essere ancora al tracollo totale. I Turchi e i Turcomanni non erano una minaccia omogenea e citt e uomini resistevano. Infine, laggravarsi della situazione nella vicinissima Anatolia occidentale aveva cominciato a preoccupare la capitale, in cui i rifugiati sempre pi numerosi tenevano viva linquietudine e, quando giungevano a Costantinopoli
dallaltopiano, rianimavano il ricordo delle tradizionali gesta acritiche e
delle imprese dei Focadi [Beaton 983]. Gi nel 1077 e nel 1081 le rivolte dei Botaneiati e dei Melisseni avevano fatto leva su questo nuovo spirito [Cheynet 994]. I figli di militari di cui si componevano i tagmata degli Immortali e degli Arcontopuli recentemente costituiti non permettevano pi di ignorare le conseguenze delle disfatte patite; alcune
famiglie, stabilite nella capitale, come i Diogeni e i Cecaumeni, non si
rassegnavano a veder scomparire i loro domin orientali e sollecitavano
il potere centrale affinch assumesse una politica anatolica pi risoluta
e attiva.
Eliminando Tzacha, sfortunato alleato dei Peceneghi nel 1091, e riprendendo possesso di Sinope, Alessio Comneno si dedic a quel che
cera di pi urgente. Nel 1097 approfitt del passaggio dei crociati per
recuperare Nicea e la Bitinia, come anche Smirne, Efeso e Filadelfia.
Invoc invano, tuttavia, i diritti dellImpero sulla Cilicia, dove gli Armeni avevano fatto buona accoglienza ai crociati, e sulla regione di Antiochia: la citt, presa nel 1098, divenne la capitale dun principato in
possesso dei Normanni [cfr. cap. iii].

2d_Bisanzio II_427-540

472

7-07-2008

13:58

Pagina 472

Le regioni dellImpero

2. La spartizione del xii secolo.


La prima crociata segn il punto di partenza duna rinnovata presenza attiva degli imperatori oltre gli stretti. Per la prima volta, Costantinopoli aveva costretto i Turchi a indietreggiare gettando le basi per il
consolidamento duna nuova piccola Anatolia bizantina. Ma la sua storia dovette tenere conto di due altre conseguenze della medesima crociata.
La fondazione a Antiochia del principato normanno, dimostratosi
immediatamente ostile allImpero, pose il problema normanno, gi avvertito in modo acuto in Occidente, in una dimensione nuova, trascinando Costantinopoli in una politica orientale fatta di rivendicazioni,
interventi e conflitti che complicarono la sua strategia anatolica, oltre
che in una diplomazia in cui il versante religioso destinato agli Armeni
e ai giacobiti di Cilicia e di Siria non sort i risultati sperati [Aug 690].
Uno dei grandi effetti della sconfitta di Manuele Comneno a Miriocefalo, nel 1176, consistette nella rescissione dei vincoli che ancora Costantinopoli imponeva alla Cilicia, preparando cos la fondazione, nel
1198, del regno della Piccola Armenia a beneficio dei Rupenidi e sotto
la tutela di Roma.
Daltra parte, la fondazione di Stati latini in Siria settentrionale e in
Mesopotamia contribu a differenziare il destino dei Grandi Selgiuchidi di Bagdad da quello dei Turchi dAnatolia, che a lungo si erano disputati quegli stessi territori che i Latini avevano loro infine sottratto.
Le relazioni fra di loro non si interruppero, ma i Turchi, accantonati in
Asia Minore, dovettero adattarsi a queste regioni, da poco abbandonate dai Bizantini, che essi avevano preso la consuetudine di designare
complessivamente con il nome di paese dei Rum; lAnatolia, che era
stata fino a quel momento per loro terra di espansione, divenne la loro
patria. Riconciliazioni, frizioni e guerre interne condussero allo sviluppo del sultanato selgiuchide di Rum, che adott come propria capitale
Iconio (ora Konya). I Turcomanni, il cui afflusso stava ormai rallentando, iniziarono a indietreggiare dinanzi alle nuove autorit. La nuova
Anatolia bizantina ebbe dunque ben presto alle sue frontiere non pi
una pluralit di poteri, ma uno Stato la cui politica estera combinava la
guerra con la diplomazia, sapendo trarre partito dal controllo che esercitava sulle vie di pellegrinaggio verso la Terrasanta.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 473

LAnatolia e lOriente bizantino

473

a) La frontiera interna dellAnatolia.


La confusione che aveva caratterizzato lAnatolia nella seconda met
dellxi secolo si riassorb nel secolo successivo, lasciando spazio a una
spartizione di fatto dei territori che lasci la maggior parte dellaltopiano in mano ai Turchi e le regioni dei bassipiani ai Bizantini. Le citt delle regioni attraversate dallalto Sangario e dallalto Meandro, i rilievi
paflagonici e pontici continuarono a lungo a essere oggetto di disputa
nelle guerre di frontiera che i Comneni condussero personalmente o comunque sostennero contro i Selgiuchidi, i Danishmendidi e i Turcomanni, interferendo con i regolamenti di conti interni fra i Turchi. Fu soltanto dopo il 1155 che la preminenza dei Selgiuchidi di Kilig Arslan II
si impose sui Danishmendidi, contribuendo a fare del sultano di Rum
un interlocutore riconosciuto di Costantinopoli e a Costantinopoli. Senza trascurare i suoi interessi a ovest e a nord, ma pure senza esercitare
pressioni eccessive, il sultano si dedic soprattutto alledificazione di
uno Stato di cui teneva a preservare tanto la dimensione quanto le origini orientali, garantendo i suoi interessi a fianco di un Vicino Oriente
in piena evoluzione ai suoi confini meridionali, con la comparsa degli
Zengidi e presto con lespansione del sultanato ayyubide fino alle soglie
dellAnatolia, oltre allo sviluppo della potenza armena in Cilicia, cui
avrebbe fatto rapidamente seguito la creazione del regno della Piccola
Armenia.
Cos, non sfruttando la vittoria conseguita nel 1176 a Miriocefalo,
il sultano mostrava conseguentemente di riconoscere lesistenza di unAnatolia bizantina, posta al di l di una frontiera che si dovette peraltro
regolare in permanenza. I Bizantini si erano dati pena di fortificarla, ma
essa non aveva nessun senso per i Turcomanni. Da parte loro, gli imperatori di Costantinopoli non avevano mai contemplato realmente la riconquista integrale dellaltopiano. Al di l del desiderio di mettere al
sicuro il dominio che era stato loro pi o meno tacitamente riconosciuto, si preoccupavano soltanto di mantenere aperte, con il negoziato o
con la forza, le vie che consentivano loro di condurre una politica attiva in Cilicia e ad Antiochia, dove entrarono nel 1139 e nel 1159. Solo
Manuele credette possibile, fino al 1176, di assoggettare il sultano selgiuchide nel quadro di unampia politica orientale, la quale truttavia non
sopravvisse alla sua disfatta [cfr. cap. iii; Cheynet 1001].
La frontiera costituita nel xii secolo non fu impermeabile n per certe famiglie, come i Gabra, n per i transfughi, come Isacco Comneno e
suo figlio o come Andronico. Alcuni di essi non esitarono neppure a installarsi durevolmente, sposando principesse turche, e lo stesso fenome-

2d_Bisanzio II_427-540

474

7-07-2008

13:58

Pagina 474

Le regioni dellImpero

no si produsse in senso opposto. Ma soprattutto una frontiera del genere non produsse, come era avvenuto allepoca araba, una terra di nessuno negletta e abbandonata che separava, malgrado le affinit, due
campi avversari ben delimitati. La frattura politica fu anzi cos poco rilevata che i Bizantini di Anatolia non esitarono, in caso di necessit, a
ricorrere addirittura al sultano di Iconio per arginare le scorrerie turcomanne, e che citt come Amasea o Neocesarea, riprese ai Danishmendidi, preferirono il campo selgiuchide a quello dellimperatore Giovanni II. Si svilupparono in compenso traffici commerciali fruttuosi, e non
si pu escludere che le regioni che meglio di altre si adattarono alloccupazione dellaltopiano fossero proprio le pi vicine: ci che tende a dimostrare lo sviluppo di fiere commerciali come quella di Cone, testimoniato dallenkomion che Michele Coniata dedic al Vescovo della citt
Niceta, che ne occup il soglio per trentanni [Magdalino 192].
b) LAnatolia perduta: il paese di Rum.
La creazione e lo sviluppo del sultanato di Rum, che non analizzato in questa sede, non signific semplicemente sostituire una dominazione politica con unaltra. Da un lato, a differenza della rapida e non
particolarmente rovinosa conquista araba della Siria bizantina o dellEgitto, il paese di Rum fu il risultato di decenni di razzie, guerre e devastazioni che non poterono non lasciare il loro marchio sullaltopiano.
Dallaltro, lavvento di numerose orde di Turcomanni, impossibili da
quantificare, fino allinizio del xii secolo aveva condotto allo stanziamento di una nuova popolazione originale, estranea alle tradizioni greche, in quelle regioni che gi erano state la Licaonia e la Galazia, nei territori montuosi della Paflagonia, degli Armeniaci e del Ponto, in Cappadocia e negli antichi temi armeni. Il loro insediamento, che i
Selgiuchidi si sforzarono a lungo di inquadrare, non condusse a un ripiegamento di massa della popolazione greca. Si ebbero senza dubbio,
nel xii secolo, dei flussi di fuga, diretti verso lAnatolia bizantina piuttosto che in direzione di Costantinopoli, come era avvenuto nellxi secolo. Ma molti notabili, come anche parecchi contadini, continuarono
a risiedere in loco. Forse per effetto del disincanto maturato nel secolo
precedente, i Greci rimasti nel paese di Rum sperimentarono un certo
distacco nei confronti dellImpero. Raramente sostennero le operazioni degli imperiali; la natura stessa della nuova vita di frontiera consentiva tale atteggiamento. Pareva chiaramente possibile abitare a fianco
dei Turchi senza pericolo, in particolare sotto il profilo religioso. Sotto
questo aspetto, i Greci soffrirono forse pi per la cattiva volont dei ve-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 475

LAnatolia e lOriente bizantino

475

scovi nominati da Costantinopoli a svolgere la loro funzione nellAnatolia turca [Angold 260]. Quanto ai Selgiuchidi e ai Danishmendidi, entrambi ebbero al loro servizio numerosi funzionari greci [Vryonis 203 e
1082].
c) LAnatolia preservata e divisa.
LAnatolia bizantina del xii secolo era formata dalle regioni riconquistate da Alessio, acquisti consolidati e ampliati da Giovanni e da Manuele Comneno. Al tempo della sua massima espansione, il territorio
comprendeva la Bitinia, vale a dire gli antichi Ottimati, con capoluogo
Nicomedia, e lOpsikion con Nicea, Bursa, Abido, giungendo talora solamente a sfiorare il bordo dellaltopiano a Dorileo e Cotyaion; i Tracesi ne facevano parte con Adramittio, Pergamo, Sardi, Smirne, Filadelfia, Efeso, Mileto, Antiochia e, in direzione dellalta valle del Meandro,
Laodicea e Cone. Sconfinava nel comprensorio degli Anatolici, almeno
in Frigia, fino a giungere a Sozopoli (Amorio e Filomelio erano rimasti
solo per breve tempo in potere dei Bizantini). A tali territori piuttosto
compatti si aggiungevano ampie zone dei Buccellari, con Eraclea Pontica e Claudiopoli, della Paflagonia con Amastri e temporaneamente,
sotto Giovanni II Castamone e Gangra, senza tuttavia toccare la media valle dello Halys. Il dominio bizantino si estendeva ancora sul litorale degli Armeniaci e della Caldea con Sinope e Trebisonda. A sud,
lImpero controllava parzialmente la Licia e la Panfilia fino ad Attalia,
e si era addirittura spinto pi lontano, fino allIsauria e alla Cilicia.
Lamministrazione, disorganizzata a causa delle incursioni turche
dellxi secolo, fu ricostituita sotto il regno di Alessio Comneno grazie
alla creazione di ducati con al centro piazzeforti quali Abido (1086), Nicea, Efeso e Smirne (1097), Trebisonda (1098), Curico e Seleucia (1103).
I successori di Alessio ristabilirono temi pi vasti, governati da duces,
nei Tracesi, nellOpsikion, negli Ottimati, in Paflagonia, nel territorio
dei Buccellari e in Cilicia. Si ebbero anche innovazioni, come la creazione del tema di Milasa e Melanudio che riuniva intorno a Mileto alcuni elementi dei Cibirreoti. Manuele rafforz a sua volta la valle del
Caico e il suo litorale istituendo il tema di Neakastra in una regione
rimasta deserta attorno a Cliara, Adramittio e Pergamo [Klinkott 906].
Sotto i tre primi Comneni venne costituita in Anatolia occidentale
una ragnatela di piazzeforti collegate tra loro, in profondit e ai bordi
dellAltopiano anatolico. Le cinte murarie di Nicea e di Nicomedia vennero ripristinate, e si provvide a erigere nuove fortezze o a ricostruirle
per garantire il controllo della costa o dellentroterra e sorvegliare la

2d_Bisanzio II_427-540

476

7-07-2008

13:58

Pagina 476

Le regioni dellImpero

frontiera: fu il caso, sotto Alessio, di Cibotio sul golfo di Nicomedia e


Sidera nellinterno, di Adramittio, Iero, Curico e Seleucia. Smirne riconquistata ed Efeso furono dotate di guarnigioni. La modesta borgata
di Filadelfia, potentemente rinforzata, divenne la principale testa di ponte della difesa bizantina in Anatolia occidentale e il centro del tema dei
Tracesi. Giovanni si dedic al controllo delle strade militari, creando il
campo di Lopadio, Achyraos e Laodicea. In questo ambito fu notevole
lopera svolta da Manuele, prima di tutto in Bitinia, ove provvedette a
ricostruire Malagina (Melangea), e pare abbia avuto lintenzione di creare una vera e propria linea fortificata dinanzi ai Turchi [Whittow 1084;
Geyer 1021]. Dorileo fu nuovamente fortificata nel 1176 prima di venire abbandonata ancora una volta [Stone 1069], come Sublaion, rasa
pi tardi al suolo e rimpiazzata sotto Isacco II Angelo da Angelocastro.
La Licia, che aveva sofferto a lungo per le invasioni turcomanne [Armstrong 977], venne protetta da una catena di fortezze costiere a Xanto,
Patara e Mira. In Panfilia, Attalia fu fortificata nuovamente nel 1158.
Sul litorale pontico, dopo la morte di Teodoro Gabra nel 1098, Trebisonda rimase un punto di forza della difesa bizantina, retto da una serie
di duces inviati da Costantinopoli e tentati da velleit indipendentistiche, come il dux Costantino Gabra, nipote di Teodoro, che govern in
modo autonomo dal 1126 al 1140 ma senza nuocere a Costantinopoli.
Un afflusso di rifugiati e il trasferimento di prigionieri serbi e ungheresi corroborarono una crescita demografica che dette allAnatolia occidentale una nuova prosperit agricola nelle basse valli e nelle pianure:
la rinascita si afferm in particolare sotto Manuele, il quale si adoper
per regolarizzare i rapporti con i Turcomanni [Magdalino 192]. Si svilupparono e talvolta si specializzarono alcune citt: come Filadelfia
e Pergamo, centri tematici, o Efeso che vide accrescere la propria importanza religiosa; ma soprattutto Smirne, il principale mercato dei Tracesi, il cui progresso si riflett anche nellambito dello sviluppo ecclesiastico [Angold 260]. Lanimazione di un porto come Attalia facilmente desumibile dai privilegi che i Veneziani tenevano a farsi rinnovare.
Qualche scorcio sulla vita dellAnatolia bizantina fornito dalla corrispondenza di Giorgio Tornice, metropolita di Efeso alla met del xii secolo [Tornikes 108] e dallenkomion dedicato a Niceta vescovo di Cone
[Magdalino 193; Angold 260]. Nel frattempo si svilupp una aristocrazia locale la cui influenza pu essere apprezzata considerando la fondazione di monasteri, come la Theotokos Skoteine nei pressi di Filadelfia
[Angold 260].
Il quadro che stato sinora delineato necessita tuttavia di qualche
precisazione.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 477

LAnatolia e lOriente bizantino

477

Come e ancor pi che in precedenza, lAnatolia occidentale, divenuta regione di frontiera, dipendeva dalla capitale. Non soltanto lalta aristocrazia, sempre assente dal territorio, si faceva rappresentare da funzionari, ma anche nellamministrazione i responsabili si accontentavano spesso di delegare qualcuno per far eseguire gli ordini emessi dagli
uffici della capitale. La palese prosperit dipendeva in parte dalla costante attenzione che il potere centrale sotto i Comneni rivolgeva a queste regioni, redditizie sotto il profilo fiscale e utili sul cammino dOriente. La configurazione della nuova Anatolia, tuttavia, con la larga zona
centrale e due esigue appendici litoranee non forniva affatto garanzie di
coesione: da Costantinopoli era pi facile raggiungere Attalia o Trebisonda via mare, e non esisteva alcuna strada che collegasse le due coste.
Linstabilit e lindebolimento del potere imperiale dopo la morte di
Manuele rivelarono le realt, fino a quel momento celate, ma che latteggiamento dei Greci di Rum aiuta a comprendere. LAnatolia bizantina, a cominciare dai Tracesi, vide in effetti alcune regioni sottrarsi allo scettro di Bisanzio. I primi segnali corrispondono a semplici atti di
favore verso le classiche rivolte, come il sostegno trovato in Bitinia da
Giovanni Comneno nel 1182 a Lopadio, Bursa e Nicea, o leco risvegliato presso le popolazioni rurali dai diversi pseudo-Alessi dopo la morte del vero figlio di Manuele (che aveva goduto di grande prestigio), giacch llite locale era allora nettamente ostile alla vittoria dellaristocrazia occidentale, rappresentata dallascesa al potere degli Angeli. Nel
1188-89 a Filadelfia, invece, Teodoro Mancafa cerc soprattutto di risollevare, ai margini di Costantinopoli, una regione la cui autonomia poteva essere assicurata dalla sua stessa prosperit e dalle sue risorse fiscali (cfr. cap. viii, pp. 214-15). Nonostante si conosca poco e male levoluzione di tali fatti, queste forme di dissidenza della fine del xii secolo
crebbero sotto locchio interessato dei sultani, giungendo a toccare non
solo Filadelfia nel territorio dei Tracesi, ma anche Smirne. Quando la
quarta crociata giunse dinanzi alle mura di Costantinopoli, interessavano ormai tutto il territorio da Nicea a Abido, lungo la Propontide, la regione di Attalia e quella di Trebisonda.
Levoluzione dellAnatolia nel xii secolo comporter numerosi sviluppi futuri. La sua divisione accompagnata da una reciproca penetrazione tra mondo bizantino e mondo turco, abbastanza profonda da spiegare la simpatia che lOriente turco pot suscitare in qualcuno a fronte
dellOccidente latino. La prosperit ristabilita nellAnatolia bizantina
offr ai Greci la condizione di possibilit per abitarvi e organizzarsi, anche prescindendo da Costantinopoli. Con la creazione sullaltopiano di
un sultanato designato in base alla sua realt geografico-culturale co-

2d_Bisanzio II_427-540

478

7-07-2008

13:58

Pagina 478

Le regioni dellImpero

me sultanato dei Rum, inizia a porsi il problema storiografico, formulato gi da molto tempo, e tuttavia sempre rinnovato, delle sorti dellellenismo in Anatolia.

iv. le isole.
La prosperit di cui il mondo insulare pot fruire fino ai primi attacchi arabi fu gradualmente minacciata, se non annientata, dal momento
in cui Muawiyya intraprese larmamento di una flotta da guerra con la
quale attacc larcipelago, stabilendovi anche delle basi in vista duna
prossima conquista di Costantinopoli. Il califfo trov inoltre sulle isole
risorse e materiali da costruzione navale. Secondo uniscrizione cipriota, ben 120 000 prigionieri sarebbero stati deportati in Siria dopo le prime scorrerie. Il numero sembra per troppo elevato, anche se lisola allepoca offriva asilo a molti rifugiati provenienti dal continente. Rodi
fu devastata nel 654 e il celebre colosso smantellato e venduto a peso
per il metallo. Cipro pot infine godere dun momento di tregua quando, in seguito a un accordo, Bizantini e Arabi la smilitarizzeranno, dividendosi equamente le entrate fiscali dellisola. Solo Giustiniano II ruppe per un breve periodo lequilibrio cos stabilito nel momento in cui
trasfer in Bitinia, nelle vicinanze di Cizico, una parte della popolazione insulare con a capo larcivescovo allo scopo di ripopolare la regione,
dimportanza vitale per la sicurezza della capitale e spopolata sin dal
tempo dellassedio del 674-78. La decisione si rivel un fallimento e i
Ciprioti fecero ritorno sulla loro isola qualche anno pi tardi. La scoperta di sigilli databili allviii e al ix secolo appartenuti a funzionari del
fisco imperiale paiono suggerire che il condominio sullisola sia stato
mantenuto fino alla riconquista di Cipro nel 965, a parte una breve interruzione sotto Basilio I che vi stabil per poco tempo uno stratego.
La conquista araba di Creta, lentissima dal momento che dur per diversi decenni prima di essere completata, segn una svolta nella storia
dellEgeo. Le scorrerie dei corsari arabi turbarono il commercio marittimo, causarono lo spopolamento di molte isole e la fuga degli abitanti dalla costa verso lentroterra. Dopo vari tentativi abortiti, Niceforo Foca
riusc nel 961 a riprendere lisola, che venne ripopolata, mentre dei missionari, il pi celebre dei quali fu Nicone il Metanoita, si diedero a convertire alla fede cristiana i musulmani sopravvissuti. I beni degli emiri di
Creta passarono agli imperatori, che se ne servirono per le loro elargizio-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 479

LAnatolia e lOriente bizantino

479

ni. Manuele Comneno pot cos offrire ai monaci di Patmo provviste di


grano provenienti dai possedimenti imperiali cretesi.
Cipro e Creta divennero dei temi dotati dun numero modesto di effettivi, restituendo cos una relativa sicurezza alla navigazione mercantile. Il mondo insulare approfitt della pace, appena turbata da qualche
incursione piratesca, araba o pi sovente latina, a partire dal xii secolo.
I mercanti occidentali cominciarono a stabilirsi sulle isole, senza tuttavia mantenervi grandi empori.
La produzione agricola di Cipro fu regolarmente sollecitata per fornire di vettovagliamenti i crociati. Nonostante la testimonianza di Costantino Manasse, nel xii secolo, che descrive una campagna ridotta in
miseria, lespulsione da parte dei conquistatori latini di ricchi ciprioti
implica necessariamente un arricchimento anteriore di questi ultimi.
Una indicazione analoga fornita dal fatto che il monastero di Macaira, fondato verso la met del xii secolo da un monaco palestinese, disponeva allinizio del secolo successivo di una rendita superiore a 1000
pezzi doro. I Cretesi esportavano grano e soprattutto grandi quantit
di formaggio.

Tughur: plur. dellar. taghr, frontiera; gli awasim sono, propriamente, i territori di marca (N.d.T.).

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 480

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 481

jean-claude cheynet
xvii. I Balcani

Nel primo volume di questo Mondo bizantino, Bernard Bavant ha ricordato come la compartimentazione del rilievo della penisola rendesse
difficili le comunicazioni, nonostante uno sfruttamento del trasporto
fluviale pi intenso di quanto oggi non avvenga: il Vardar, lo Strimone
e la Marizza sono considerati vie navigabili atte a supplire almeno in
parte allinsufficienza degli assi terrestri nord-sud. Alla met del VII secolo non pi possibile percorrere nessuna delle antiche strade, la Via
Egnatia in particolare, che rimase tuttavia durante tutto il corso del Medioevo, quando le condizioni politiche ne permettevano lutilizzo, il principale asse per la circolazione est-ovest. I rapporti con lItalia vengono
mantenuti ormai soltanto via mare e sono perci esposti ai rischi della
navigazione, accresciuti per la presenza di pirati, slavi e in seguito arabi. Quando Bizantini e Bulgari avevano il saldo controllo dei Balcani,
recuper lantica importanza un secondo asse viario, quello che partendo da Costantinopoli passava per Adrianopoli, Filippopoli (Plovdiv),
Serdica (Sofia), Nissa prima di raggiungere il Danubio da Branicevo,
prendendo per la valle della Morava. A partire da Nissa, una strada conduceva verso Tessalonica da Skopje.
Il Danubio, barriera formidabile, aveva ormai cessato di essere la
frontiera dellImpero dal tempo di Maurizio. Per proteggere Costantinopoli e Tessalonica, era necessario far conto degli altri ostacoli naturali che sbarravano la penisola da est a ovest: sia la catena dei Balcani, detta Emo dai Greci, sia, in seconda istanza, quella del Rodope. Numerosi
eserciti si affrontarono presso i valichi che consentivano lattraversamento di queste montagne, come il passo della cosiddetta Porta Traiana (dove per poco, nel 986, Basilio II non perse la vita) o quello di Sidera, che precludeva la via allinvasore che intendesse dirigersi verso
Adrianopoli.
I Bizantini denominavano Occidente (Dysis) la parte dellImpero situata in Europa corrispondente allantica prefettura dellIllirico, la cui
ultima istituzione, quella del prefetto o eparco, era scomparsa allinizio

2d_Bisanzio II_427-540

482

7-07-2008

13:58

Pagina 482

Le regioni dellImpero
Noviodunum
Pacuiul lui Soare

Sirmio

Singidunum

Sava

rin

Mo

ub

Naisso

Preslav

star

Sofia
Ulpiana

Pautalia

a planina

rodo

Strim

rd
ar

Serre

Debeltos

Adrianopoli
Bulgarophygon
Mosinopoli

Filippi

Valona

Costantinopoli
tracia
Cipsela

Eno

monte athos

Lampsaco

TESSAGLIA

Corfu

lemno

Ioannina
Larissa

p in

Demetriade

do

Arta

Eraclea

Redesto

Tessalonica

Berea

EPIRO

Anchialo

Marica

pi

one

Va

Ocrida

Varna
Mesembria

Filippopoli

Skopje

Durazzo

Pliska

SERBIA

Doclea

Dristra

io

a va

Vidin

an

lesbo

Nicopoli

term
opi
li
Naupatto

cefalonia

eubea

Tebe
Patrasso
Corinto

chio

Atene

Argo

nasso
paro

Lacedemone
Modone

Corone

Monemvasia
citera

rodi

Strade principali
CRETA

100

200 km

Carta 7. I Balcani.

patmo

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:58

Pagina 483

I Balcani

483

del IX secolo. Il caso della Tracia incerto, dal momento che tale provincia, come Costantinopoli stessa, faceva parte della prefettura dOriente. Tuttavia i funzionari che avevano competenza sullintero Occidente, come i domestici delle scholae, o lagente incaricato della ripartizione delle imposte (exisotes), avevano senza dubbio autorit su tutte
le terre poste a ovest del Bosforo, in ogni caso sulla Tracia.
1. Le nuove strutture.
a) Spopolamento e avvento degli Slavi e dei Bulgari.
Verso la met del VII secolo, nonostante la sconfitta subita dagli Avari dinanzi a Costantinopoli nel 626, i Balcani sono ormai in larga parte
perduti per lImpero. La questione dellavanzata degli Slavi gi stata
oggetto duna disputa che ha visto opporsi agli studiosi, soprattutto greci, tendenti a minimizzare limportanza del popolamento slavo nello spazio geografico della Grecia attuale, quanti invece sostenevano che la popolazione greca, allepoca, fosse ormai pressoch scomparsa dal territorio, emigrando altrove. Oggi possiamo godere duna visione pi precisa
grazie al contributo dellarcheologia e, talora, allinterpretazione innovativa dei reperti. La testimonianza della Cronaca detta di Monemvasia, un
testo risalente al IX secolo, secondo cui la costa orientale, da Corinto a
capo Malea, era rimasta sotto lautorit bizantina, pare da questo punto
di vista ampiamente confermata. Gli scavi condotti a Corinto, a Atene
e in altri siti hanno fornito numerose borchie di cintura di tipo militare.
In un primo tempo si pensato fossero resti di indumenti avari ma oggi
sono piuttosto attribuite a soldati bizantini, bench si tratti duna ipotesi non condivisa allunanimit [Avramea 468]. La scoperta non irrilevante, giacch implica che Corinto abbia mantenuto, durante tutto il
VII secolo, la funzione di centro di potere bizantino supportato da una
guarnigione. Tale teoria confermata dallesistenza di sigilli di funzionari in particolare di strateghi, di un drungario ma anche di un vescovo di Orobe sulle isole dellArgolide. Si tratta di reperti, databili per
la maggior parte allVIII secolo, che provano la permanenza duna amministrazione, soprattutto militare, regolarmente destinata a prendere servizio in questa zona dellEllade, ci che potrebbe spiegare come questa
regione, che innanzitutto riforniva di marinai, a quel che sembra, le forze dellImpero, sia stata eretta in strategia alla fine del VII secolo.
Daltra parte, non si pu negare che gruppi di Slavi avessero occupato la maggior parte dello spazio balcanico, allinfuori duna parte del-

2d_Bisanzio II_427-540

484

7-07-2008

13:58

Pagina 484

Le regioni dellImpero

la Tracia, alcuni settori della costa egea e il litorale adriatico, popolato


da rifugiati di lingua latina. I nuovi venuti, che si stabilirono di preferenza in zone boscose o comunque lontane dalle citt, non eliminarono
sistematicamente la popolazione autoctona. La vita urbana ebbe un costante declino. Lunico agglomerato di una certa importanza rimaneva
Tessalonica, poich la popolazione aument senza dubbio temporaneamente, nel corso del VII secolo per lafflusso di varie ondate di rifugiati. Lo scarso numero di vescovi della penisola presenti ai concili del
680-81 e del 691-92 documenta la situazione di recessione, anche se non
bisogna necessariamente dedurre la scomparsa di una sede dallassenza
del titolare. Alcune citt sono state in grado di sopravvivere riducendosi a dimensioni pi modeste, e non soltanto in Tracia o nella Grecia
orientale; regioni rimaste sotto lautorit imperiale, ma persino nel cuore dei Balcani se si tiene conto della continuit toponomastica, come nei
casi di Sofia/Serdica o Filippopoli. Un certo numero di centri urbani
hanno ereditato dallAntichit delle cinte murarie, mantenute in buono
o in cattivo stato di conservazione durante il Medioevo e rinforzate da
unacropoli ben munita, posta allesterno delle mura o interna allabitato: cos Tessalonica, Corinto, Argo, Nauplia, Larissa, Ioannina, Filippi, per non citare che qualche esempio.
Il bilancio demografico di questo massiccio insediamento di popolazioni slave ha dato luogo a ipotesi molto contrastanti, poich in mancanza di fonti scritte se si eccettuano i Miracula Demetrii [Lemerle 91 e
1108], che forniscono informazioni riguardanti solamente la regione di
Tessalonica , non si pu che fare affidamento sui risultati degli scavi, la
cui interpretazione non affatto agevole ed stata sovente oggetto di
forzature nazionalistiche da parte degli archeologi locali. Inoltre, le citt,
i cui resti risultano pi cospicui, sono state pi studiate dei villaggi, costruiti in materiali deperibilissimi. Attualmente si crede che lapporto slavo non abbia compensato numericamente le perdite dovute alle invasioni e, pi ancora, alle epidemie, ma che abbia comunque portato un contributo al popolamento dei Balcani [cfr. cap. IX, pp. 222-23]. Gli Slavi,
agricoltori, vendevano i loro prodotti per barattarli con i manufatti di
cui avevano bisogno.
I Bulgari, giunti dal Caucaso lungo la rotta tradizionale delle steppe
ucraine, cominciarono a negoziare separatamente con lImpero. Kuvrat,
capo dei Bulgari Unuguri, che aveva scacciato gli Avari dalle sponde settentrionali del Mar Nero e, in particolare, lontano dal Mar dAzov,
tratt con Eraclio. I Serbi e i Croati, passati forse momentaneamente
sotto lautorit del qaghan degli Avari, si emanciparono stringendo un
accordo con lo stesso Eraclio, che lasci che si stabilissero a sud della

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 485

I Balcani

485

Sava. Verso il 680 Kuber, un altro capo bulgaro alla guida del suo popolo, i Sermesiani, tra i quali cerano anche numerosi Greci, si stabil
non lontano da Tessalonica, tentando invano di impadronirsene con linganno, ma la citt fu salvata grazie allintervento della flotta dei Carabisiani, in quanto Bisanzio aveva mantenuto, con la sua superiorit navale, la possibilit di sbarcare le proprie truppe dovunque fosse necessario [Lemerle 91]. Nello stesso periodo, altri Bulgari passavano al sevizio
dellimperatore, tra i quali un precedente alleato di Kuber, Mauro, il cui
figlio venne nominato patrizio.
Lindebolimento del qaghanato aveva restituito lautonomia a parecchie trib slave. Queste ubbidivano a dei capi, detti archontes nelle fonti bizantine, che governavano quella che le medesime fonti chiamano
una sclavinia, ossia un territorio controllato da trib di Slavi. Queste enclaves non costituivano una seria minaccia per lImpero, dal momento che non si organizzavano secondo un modello statale e non erano coordinate tra loro: mentre una trib attaccava Tessalonica, unaltra
provvedeva al vettovagliamento della citt. Era sufficiente che i Bizantini conservassero i loro punti dappoggio per poter disporre di future
basi per la riconquista. La politica imperiale si sempre dimostrata in
tal senso particolarmente accorta, evitando nella maggior parte dei casi
il confronto diretto e lasciando ampia autonomia alle autorit locali nel
gestire i rapporti con gli Slavi, anche se lobiettivo rimaneva identico:
far riconoscere lautorit del basileus, sottomettere allobbligo di versare le tasse e di fornire soldati, e cristianizzare. Tuttavia, la realizzazione di tale programma dipendeva dal fronte orientale, che ebbe la maggior attenzione fino alla fine della riconquista bizantina.
b) Le relazioni con i Bulgari.
Verso il 670, premuti dai Cazari che si erano stabiliti a loro volta nelle steppe della Russia meridionale e guidati da Asparuch, senza dubbio
un fratello di Kuber, un certo numero di Bulgari ottenne da Costantino IV, il cui esercito era stato sconfitto nel 680-81, di stabilirsi nelle
pianure a sud del Danubio, particolarmente adatte ai popoli nomadi della steppa. I princip erano salvi, dal momento che limperatore, secondo i termini del trattato, accordava loro apparentemente, di sua volont il territorio conquistato, mentre il tributo versato veniva fatto
passare a pagamento della protezione data alla frontiera da parte dei
nuovi venuti. Lo scacco ebbe gravi conseguenze perch i Bulgari, come
gli Avari che li avevano preceduti, ma con maggiore successo, avrebbero poi unito le trib slave con le quali erano entrati in contatto, costi-

2d_Bisanzio II_427-540

486

7-07-2008

13:59

Pagina 486

Le regioni dellImpero

tuendo gradualmente uno Stato vero e proprio. Tale nuovo pericolo


senza dubbio il motivo per cui, prima del 687, venne creato un primo
tema balcanico, quello di Tracia, con lintento di difendere gli accessi
via terra alla capitale.
Gli esordi dello Stato bulgaro rimangono oscuri, in quanto noti soltanto attraverso testimonianze archeologiche e iscrizioni protobulgare.
I primi qaghan si stabilirono a Pliska, dove esistevano un insediamento
in muratura, capanne di legno e un ampio spazio in cui venivano erette
le tende. I Bulgari, da molto tempo in contatto con Bisanzio, occupavano un territorio in cui i Bizantini erano senzaltro pi presenti che nel
resto dei Balcani. Il loro Stato benefici dunque di una duplice eredit,
nomadico-turcica e romana. I Bizantini cercarono per tempo di utilizzare i Bulgari a loro vantaggio. Nel 705, Giustiniano II riprese il potere con laiuto del loro khan, Tervel, che in seguito fece acclamare cesare a Palazzo, il che fa supporre che il qaghan stesso avesse aderito allideologia bizantina. Un sigillo di Tervel conservato inciso secondo lo
stile bizantino e reca anche uninvocazione alla Vergine, la qual cosa non
implica di necessit che il qaghan fosse stato battezzato ma rivela almeno un certo spirito sincretistico. Qualche anno pi tardi, durante linverno 717-18, un contingente bulgaro attacc le retrovie dellesercito
arabo che assediava Costantinopoli [Yannopoulos 1127].
Per i Bizantini, tuttavia, lesistenza duno Stato rivale nei Balcani
costituiva un motivo di preoccupazione, tanto pi che era in corso una
competizione per attirare nella propria sfera di influenza le trib slave,
comprese quelle stabilite in Tracia. Per quanto la situazione di conflitto con gli Arabi lo permetteva, gli imperatori tentarono di porre fine a
questa anomalia. Costantino V fu vicino a riuscirci, poich le guerre intestine avevano indebolito il qaghanato ma, nonostante le numerose e
importanti vittorie conseguite, non pot impedire che lesercito bulgaro, ancora molto mobile e ben protetto dalla catena dellEmo, scampasse al disastro totale. La frontiera danubiana costituiva lunico potenziale punto debole dei Bulgari, in quanto potevano essere presi alle spalle
da un altro popolo nomade che avesse beneficiato dellappoggio della
flotta bizantina. Costantino VI rimise mano al progetto di suo nonno,
ma sub una grave sconfitta a Marcelle nel 792. Niceforo I, usurpatore
preoccupato di consolidare il potere grazie a un successo militare, riprese loffensiva: in un primo tempo devast e saccheggi Pliska, la capitale bulgara, ma la disfatta non ridusse affatto le capacit militari del qaghan Krum e Niceforo stesso, colto di sorpresa nel viaggio di ritorno
presso un valico dellEmo, venne ucciso nell811 insieme a gran parte
dei suoi ufficiali superiori. Dopo unimpressionante sequela di vittorie,

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 487

I Balcani

487

il qaghan propose ai Bizantini di tornare alle frontiere precedenti in cambio dun tributo e dun accordo che permettesse ai mercanti di circolare liberamente tra i due Stati. La confusione ai vertici del governo non
consent ai Bizantini di rispondere favorevolmente e si dovettero perci attendere la morte di Krum nell814, lascesa al potere di Leone V,
gi stratego degli Anatolici, e una vittoria bizantina per veder stabilita
una pace durevole nell816. Ma il qaghanato bulgaro, che gi aveva assorbito numerose sclavinie, si estendeva ormai fino a nord di Tessalonica.
c) Il recupero della Tracia e dei Balcani meridionali.
Nel momento in cui ne ebbero la possibilit, i basileis intrapresero
lopera di restaurazione della loro autorit sui territori popolati ormai
in maggioranza da Slavi. I sovrani bizantini facevano come sempre uso
di due armi tradizionali: la pressione dellesercito e la forza dattrazione esercitata dallImpero. I primi tentativi di Costantino IV e di Giustiniano II, nonostante la superiorit militare, non riuscirono a rendere
libera e sicura in modo durevole la Via Egnatia da Costantinopoli a Tessalonica. I primi progressi furono compiuti sotto il regno di Costantino
V. Come gi Giustiniano II prima di lui, ma con maggior successo, il
nuovo sovrano bizantino fece deportare numerosi Slavi in Asia Minore, soprattutto in Bitinia, alleggerendo di conseguenza la pressione sulla Tracia, che provvide a liberare costruendovi inoltre nuovi kastra. Contemporaneamente la ripopol in parte, insediandovi Siriani e Armeni
che fece trasferire dai rispettivi luoghi dorigine dopo le sue vittoriose
campagne dOriente, erigendo in vescovati molte delle nuove fortezze
forse allo scopo di poter disporre in Tracia dun clero iconoclasta [Kountoura-Galake 1106]. Irene segu il suo esempio, liberando senza difficolt la Tracia occidentale e dando un nuovo nome a Berea, che fu chiamata Irenopoli. Ma i Bulgari, danneggiati da tali avanzate, che oltre tutto sottraevano loro in parte gli Slavi che avevano gi sottomesso,
ripresero i loro antichi territori dopo le vittorie di Krum.
Pi a sud, al riparo da ogni nemico e in particolare dai Bulgari, i Bizantini facevano affidamento sulle fortezze che avevano conservato. Il
programma imperiale riassunto in maniera ammirevole da Leone VI,
che lo attribuisce al padre Basilio: imporre capi bizantini, battezzare ed
ellenizzare. Gli archontes slavi furono integrati nella gerarchia bizantina
attraverso la concessione di titoli aulici [Seibt 1112], quindi i sovrani rimpiazzarono gradualmente gli archontes dorigine slava con funzionari bizantini, come lantroponimia permette di constatare. Agli Slavi si do-

2d_Bisanzio II_427-540

488

7-07-2008

13:59

Pagina 488

Le regioni dellImpero

mandava prudentemente di obbedire agli strateghi che lImpero nominava, fornendo nello stesso tempo un contingente militare, e di versare
non la regolare imposta fondiaria ma una somma forfettaria negoziata.
Intanto, la ricristianizzazione si tradusse nella creazione duna nuova rete di vescovati, le cui varie tappe ci sfuggono poich, a parte la rivolta degli Slavi dati come schiavi alla metropoli di Patrasso, nessun altro avvenimento degno di nota ha attirato lattenzione dei cronisti; si
pu constatare per che il numero dei vescovati balcanici nelle liste episcopali si accresce in maniera evidente con il passare del tempo.
d) Listituzione dei temi.
Un primo tema, quello degli Elladici, fu certamente creato prima del
695, poich il suo stratego ebbe parte nella ribellione che rovesci Giustiniano II: probabile conseguenza della spedizione condotta nel 688
dallimperatore, che aveva raggiunto Tessalonica senza avere il dominio
della regione ma facendo numerosi prigionieri. Gli studiosi hanno cercato, senza peraltro trovare un accordo, di determinare quale fosse il
comprensorio di tale tema. Si tratta senza dubbio dun falso problema
in quanto non era, allepoca, che un semplice corpo darmata reclutato
in Grecia continentale principalmente a Tessalonica e in Tessaglia
e insulare posta sotto il controllo bizantino. In seguito, quando fu costituito il tema-circoscrizione dellEllade, esso avrebbe inglobato la Grecia centrale, Atene compresa.
Bisogna attendere un secolo perch leunuco Stauracio, uomo di fiducia dellimperatrice Irene, porti a termine, nel 782-83, una nuova marcia vittoriosa nel paese degli Slavi, prendendo il Peloponneso e facendo
dei prigionieri [Oikonomides 1111]. Prima dell802 venne creato il tema di Macedonia, con capitale Adrianopoli, che rafforz il tema di Tracia per la difesa di Costantinopoli. I primi decenni del IX secolo segnano unavanzata decisiva dei Bizantini in Grecia. Sotto il regno di Niceforo, la regione di Patrasso fu sottomessa, ma gli Slavi si sollevarono
poco dopo, venendo sconfitti come testimoniato, tra le altre fonti, dalla Cronaca di Monemvasia. In seguito ci fu una duplice riorganizzazione
del territorio, poich attestato, nell812, uno stratego del Peloponneso, mentre Patrasso viene eretta a nuova metropoli; la Chiesa stessa, infatti, aveva ottenuto diritti, sanciti da una crisobolla di Niceforo I, sui
vicini slavi ormai vinti [Oikonomides 1110; Turlej 1113]. Niceforo
rinforz lelemento ellenico nella regione trasferendovi numerosi Greci dalle isole e dallAsia Minore. Allinterno del tema, tuttavia, le autorit dando prova dellabituale pragmatismo continuarono a preser-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 489

I Balcani

489

vare le sclavinie degli Ezeriti e dei Melingi. Lavanzata bizantina, favorita dallappoggio assicurato dalla flotta, raggiunse le coste adriatiche,
base indispensabile per la salvaguardia dei territori italiani. Successivamente vennero creati i temi di Cefalonia, di Durazzo menzionati per
la prima volta nell843, nel Taktikon Uspenskij e, nella seconda met
del secolo, quelli di Nicopoli e di Dalmazia. Questultimo raggruppava
le citt di Zara, Spalato e Ragusa, dove aveva la base una flotta provinciale per difendere meglio lAdriatico dagli Arabi che avevano assediato la citt nell886. La conversione dei Narentini, Slavi pagani e famigerati pirati, facilit le relazioni tra Venezia e Costantinopoli. Dalla creazione dei temi di Tessalonica (prima dell836) e di Durazzo facile
dedurre lambizione di voler restaurare la Via Egnatia per farne lasse
viario bizantino. Il dispositivo fu completato con listituzione del tema
dello Strimone (prima del 900), che controllava i passi del Rodope dai
quali i Bulgari potevano attaccare [Oikonomides 28].
Anche dopo la loro scomparsa, il ricordo delle sclavinie non fu mai
completamente cancellato. Dialetti slavi si parlavano ancora nellXI-XII
secolo intorno a Tessalonica [Brunet 474]. Il tema dei Drugubiti, creato nel X secolo nella medesima regione, prese il nome di una delle trib
slave (di cui in precedenza si conoscevano alcuni arconti) che si erano
insediate presso la metropoli a partire dal VI secolo.
La presenza bizantina cos rafforzata incoraggi quindi i popoli serbo e croato a convertirsi al cristianesimo. I Serbi furono soggetti alla duplice influenza di Roma e di Costantinopoli fino a quando, verso il 923,
il conflitto di giurisdizione fu risolto: i territori marittimi furono affidati a Roma, lentroterra a Costantinopoli [HC IV, pp. 937-39]. Linfluenza dei Bizantini sui Serbi continu a esercitarsi indirettamente, anche se intervennero sovente nelle loro vicende imponendo un pretendente al potere che avesse il loro favore.
Labbandono del paganesimo da parte degli Slavi di Grecia non ebbe la pubblicit avuta dalla conversione dei Bulgari o dei Russi, anche
se Costantino VII attribu troppo esclusivamente a suo padre Basilio I
il vanto di averli convertiti tutti [Peri 1116].
2. La questione bulgara.
a) La posta in gioco nella conversione della Bulgaria.
Intorno alla met del IX secolo, la situazione in Europa centrale era
mutata. La potenza della Moravia slava inquietava tanto limperatore

2d_Bisanzio II_427-540

490

7-07-2008

13:59

Pagina 490

Le regioni dellImpero

carolingio, Ludovico il Germanico, quanto Boris, qaghan dei Bulgari,


che conclusero un piano dattacco congiunto. Nell862, i Moravi inviarono a Costantinopoli unambasceria ben accolta, e che ebbe leffetto
di inviare una missione condotta dai fratelli Cirillo e Metodio, fini conoscitori delle lingue slave, nati nella regione di Tessalonica. Cirillo ritornava da un viaggio in Crimea e in Cazaria, dove aveva fallito il tentativo di indurre al battesimo cristiano i Cazari, gi convertiti per loro
scelta al giudaismo [Zuckerman 141]. I due missionari ottennero lappoggio del papato, cosicch Metodio, anche se dopo numerose tribolazioni addirittura dopo essere stato incarcerato a Ratisbona per lostilit del clero franco , termin la sua lunga carriera come arcivescovo di
Pannonia per scelta di papa Adriano II. Cirillo, filologo deccezione, mise a punto lalfabeto che consent di tradurre in slavonico i Vangeli, un
certo numero di libri liturgici, il Nomocanone e lEcloga, oltre a permettere la formazione dun clero in grado di rivolgersi ai fedeli nella loro
lingua [G. Dagron, in HC IV, pp. 221-24]. Cirillo mor prematuramente nell869 a Roma, dove era stato accolto nel migliore dei modi da papa Adriano al quale aveva donato una preziosa reliquia di papa Clemente proveniente da Cherson.
La cronologia della conversione di Boris complessa, giacch nota soltanto attraverso le, contraddittorie, fonti bizantine. Tale conversione, probabilmente, non dovette nulla a una pretesa pressione militare esercitata dai Bizantini su Boris, al contrario di quanto riferiscono
Leone Grammatico, Teofane Continuato o Genesio [Zuckerman 167].
Il qaghan doveva tener conto del fatto che una parte dei suoi sudditi,
Greci di province conquistate o Slavi ellenizzati, erano gi convertiti al
cristianesimo. Inoltre, la religione cristiana forn senza dubbio nuove
armi a un sovrano che incontrava viva opposizione da parte dellaristocrazia dei boiari, ancora legata alle tradizioni pagane. Al di fuori della
Bulgaria, i sovrani con cui Boris trattava erano almeno i pi importanti: i due imperatori, il principe di Moravia gi cristiani. Infine, non
si possono escludere le convinzioni personali di Boris, che abdic volontariamente per terminare i suoi giorni in un monastero.
Boris, nell864, divent catecumeno, e fu sicuramente battezzato
poco tempo dopo, da un prelato greco inviato dal patriarca Fozio, prendendo il nome di Michele, in onore di Michele III. La conversione del
principe, che riconosceva cos almeno formalmente la sovranit del basileus, inquiet una parte dei boiari, che a torto videro in questo
gesto la volont di sottomissione allImpero, sospettando per di pi che
i valori cristiani non fossero compatibili con le tradizioni di unaristocrazia guerriera. La nobilt dunque si ribell, ma fu sconfitta e i capi

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 491

I Balcani

491

della rivolta furono giustiziati in massa insieme ai loro figli. Boris si assunse il compito di organizzare la Chiesa di Bulgaria cercando di evitare una troppo stretta dipendenza da Bisanzio. Il territorio bulgaro, a
causa della posizione geografica, dipendeva giuridicamente dal patriarcato di Costantinopoli; Boris si rivolse perci a Fozio per avere chiarimenti sulla nuova fede, manifestando il desiderio che la Bulgaria potesse avere un suo patriarca. Fozio gli rispose con una lunga lettera, un
vero speculum principis a uso dun sovrano cristiano, in cui tuttavia rifiutava lautonomia alla Chiesa bulgara. Boris, a questo punto, invi
due ambasciate rispettivamente a papa Niccol I e a Ludovico il Germanico. Anche il papa rispose alle domande di Boris con una dettagliata lettera sulle consuetudini cristiane, promettendogli inoltre linvio
dun vescovo, senza comunque acconsentire allautocefalia. I negoziati si complicarono con lo scisma tra Roma e Costantinopoli e con la divisione in seno alla Chiesa greca tra i fautori del patriarca Ignazio e
quelli di Fozio. Finalmente, nell869, Boris accett che larcivescovo
di Bulgaria venisse nominato dal patriarca costantinopolitano, a patto
che il presule potesse quindi godere di autonomia, disinnescando in tal
modo una potenziale tensione con lImpero. Il qaghan fece poi innalzare a Pliska una grande cattedrale, oltre a fondare numerose chiese in
tutta la regione e dotando infine il suo regno dun codice giuridico [HC
IV, pp. 924-31].
Dei prelati greci, ma anche latini, avevano iniziato la conversione
della popolazione, ostacolata dalla lingua straniera. Quando Clemente
e Naum, due sacerdoti slavi che gi facevano parte della cerchia di Metodio, vennero cacciati dalla Moravia alla sua morte nel885 , li accolse Boris, allontanandoli ben presto da Pliska e inviandoli in Macedonia occidentale, nella regione di Ocrida, per evitare una rivalit troppo
aperta con i Greci.
Nell889 Boris lasci il potere nelle mani del figlio maggiore, Vladimiro, ritirandosi in un monastero, senza dubbio uno dei primi cenobi
fondati in Bulgaria, ma il nuovo sovrano si alle con i boiari di Pliska
permettendo che le nuove chiese venissero abbattute e lasciando martirizzare dei sacerdoti cristiani tra cui lo stesso arcivescovo. Perci,
nell893, Boris, abbandonato il ritiro, fece deporre e accecare Vladimiro, proclamando sovrano il figlio cadetto Simeone prima di tornare al
monastero. Simeone stabil a sua volta una nuova capitale a Preslav, dopo
aver abbandonato Pliska, il centro tradizionale del regno, perch troppo legata al fratello Vladimiro, che aveva cacciato dal trono, e alle tradizioni pagane anche se, dopo la conversione di Boris, erano state edificate delle chiese. Preslav si svilupp rapidamente: sorsero chiese e ca-

2d_Bisanzio II_427-540

492

7-07-2008

13:59

Pagina 492

Le regioni dellImpero

se in pietra per i boiari oltre a un palazzo dallammirevole decorazione,


celebre per la descrizione lasciate da un osservatore contemporaneo,
Giovanni lEsarca.
b) Le ambizioni di Simeone di Bulgaria.
Il sovrano, che sal al trono nell893 era imbevuto di cultura greca,
avendo trascorso a Costantinopoli la giovinezza in attesa di essere posto a capo della giovane Chiesa di Bulgaria secondo il disegno concepito da suo padre, Boris, che lo aveva chiamato presso di s nel monastero in cui si era ritirato. Simeone inizi a promuovere a Ocrida il primo
vescovo slavo, Clemente, provvedendo poi a slavizzare progressivamente lintero clero bulgaro, mentre i chierici greci lasciavano il paese ormai completamente assoggettato al rito slavonico. Limpiego della lingua slava nelle liturgie, contestato dai teologi, in particolare latini, trov
un difensore nella persona del monaco Hrabr, autore dun trattato risalente allinizio del X secolo. A Preslav, alcuni chierici curarono la traduzione delle opere dei Padri della Chiesa greca.
La prima guerra contro i Bizantini scoppi per ragioni economiche,
quando Leone VI, cedendo alle richieste di suoi protetti e desiderando
forse favorire il santuario di San Demetrio alla cui protezione attribuiva lo scampato accecamento , fece trasferire a Tessalonica una parte dei traffici commerciali con i Bulgari. Da parte sua, Simeone si liber
davanti alla sua gente della reputazione di essere un ammiratore troppo
entusiasta dei Greci. Le ostilit cessarono quando limperatore abbandon la sua decisione e il tributo annuale fu nuovamente versato, fornendo a Simeone il modo di soddisfare le richieste dei suoi boiari.
Di fronte al pericolo bulgaro, Bisanzio ricerc degli alleati per prendere il nemico alle spalle: fece appello ai Serbi e ai Croati che considerava sempre come sudditi [Malamut 1122] con lintermediazione,
fra le altre, dello stratego di Dalmazia, e a dei nomadi giunti ultimamente, gli Ungari, detti Turchi nelle fonti dellepoca per le loro origini, come pure ai Peceneghi, stabilitisi nelle steppe della Russia meridionale.
Bulgari e Bizantini fecero a gara per mettere a capo dei Serbi un principe a loro favorevole, ma i risultati furono modesti. Gli Ungari sconfissero i Bulgari in almeno due occasioni, anche se poi, nel 934 e nel 943,
misero a sacco le province bizantine fino alla Tracia. In due riprese Costantino VII invit dei capi ungari a Costantinopoli, facendoli battezzare mentre lui ne era padrino, e offrendo loro dei titoli aulici. Limperatore invi quindi un vescovo presso gli Ungari, il quale ne convert
una parte fondando il vescovato di Turchia. La maggioranza di essi fu

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 493

I Balcani

493

tuttavia influenzata dai chierici latini, in particolare Adalberto di Praga, e la neonata Chiesa si volse infine a Roma, che nel 1001 invi la corona a Stefano, primo re dUngheria. Il nuovo regno entr di conseguenza nella sfera dinfluenza dellImpero germanico, anche se molti vescovi di rito greco furono presenti per tutto lXI secolo [HC IV, pp. 889-92].
Quali obiettivi potesse avere in mente Simeone quando giunse dinanzi alle mura di Costantinopoli continua a essere argomento di acceso dibattito. La prima volta, nel 913, si accontent di ristabilire la consuetudine del tributo, di ricevere dal patriarca Nicola il titolo di imperatore dei Bulgari e della prospettiva di diventare suocero del giovane
imperatore Costantino VII. Nel 924 si fece ancora confermare il titolo
imperiale, che lo metteva alla pari con lImperatore bizantino, e riconoscere le conquiste territoriali. Si dubita, infine, che abbia voluto impadronirsi veramente della capitale bizantina, regnandovi come imperatore dei Romani e dei Bulgari. Lassenza di una flotta gli avrebbe comunque impedito di realizzare una simile ambizione [Shepard 1124]. Alla
sua morte, nel 927, il figlio Pietro si esib in una dimostrazione di forza in Tracia segno che la Bulgaria era stata meno indebolita dalle guerre di Simeone di quanto non sia stato talvolta sostenuto e ottenne la
mano di Maria, una nipote di Romano Lecapeno. Segu un quarantennio di pace, di cui la Bulgaria si giov, come dimostra lestensione raggiunta allepoca dalla capitale, Preslav. A questo periodo data la ceramica decorativa prodotta nei monasteri vicini alla capitale e la maggior
parte dei gioielli e di altri oggetti darte suntuaria importati da Costantinopoli, indice dun cresciuto volume di traffici.
Lavvicinamento allortodossia provoc il rigetto di una parte della
popolazione bulgara, sensibile alla predicazione dun prete, Bogomil,
che diede nome a uneresia che criticava fortemente il clero ufficiale.
Gli avversari ortodossi assimilano i Bogomili a eretici dualisti; possibile che siano stati influenzati dai Pauliciani, deportati in Tracia in gran
numero dopo la caduta di Tefrice, la loro capitale. Un trattato scritto
dal prete ortodosso Cosma secondo qualcuno risalente al 972, per altri databile al XIII secolo descrive approfonditamente la creazione delluniverso sensibile da parte del diavolo, intesse un elogio dellascetismo
pi rigoroso per chi voglia sfuggirgli e rifiuta i sacramenti [Vaillant 765].
Tale corrente religiosa fu popolarissima in Bulgaria, diffondendosi anche nei territori dellImpero finch Alessio Comneno, a Costantinopoli, non decise di prendere severi provvedimenti contro il capo dei Bogomili, che venne arso pubblicamente sul rogo.

2d_Bisanzio II_427-540

494

7-07-2008

13:59

Pagina 494

Le regioni dellImpero

c) La conquista della Bulgaria.


Avvenne in due tempi, sotto Giovanni Tzimisce e poi sotto Basilio
II. La prima sottomissione della Bulgaria deriv dalla decisione di Niceforo Foca di rifiutare il tributo reclamato dai Bulgari. Limperatore
ottenne nel 968 la deposizione di Pietro, al quale subentr il figlio Boris, gi ostaggio a Costantinopoli, grazie alle sanguinose scorerrie compiute contro la Bulgaria dai Russi di Svjatoslav, sollecitati dal sovrano
bizantino. Svjatoslav, attirato dalle ricchezze bulgare, ritorn per proprio conto nellautunno del 969, prese Preslav catturando Boris , poi
Dristra e Filippopoli. Giovanni Tzimisce dovette risolvere la crisi creata da Niceforo, che aveva insediato il principe russo a sud del Danubio.
La difficile vittoria di Tzimisce nel 971 lo lasci signore della Bulgaria:
Boris venne spogliato delle sue insegne imperiali e, nominato magistros.
Da allora fu un semplice funzionario del basileus. La Bulgaria venne occupata militarmente; fu stabilito un comando a Preslav, ribattezzata
Ioannopoli in onore dellimperatore, e delle guarnigioni vennero poste
a Dristra. Le bocche del Danubio furono affidate a uno stratego della
Mesopotamia dOccidente. Le preoccupazioni economiche erano ben
vive perch il trattato concluso con Svjatoslav riprendeva gli accordi firmati in precedenza con i Russi, ai quali veniva garantito laccesso al mercato di Costantinopoli. Svjatoslav aveva gi notato linteresse economico che poteva rivestire la conquista della regione basso-danubiana nel
momento in cui aveva considerato della massima importanza il possesso di Preslavitsa (Perejaslave, lodierna Nufrul) [Stephenson 1101, pp.
56-57], che controllava il delta del Danubio, dove vennero poste una
guarnigione agli ordini duno stratego e una dogana, molto attiva nellXI secolo [Oikonomides 1150]. Per maggior sicurezza, Tzimisce come gi Basilio I prima di lui aveva deportato in Tracia dei Manichei
giunti dallAnatolia orientale: una popolazione eretica ma di tradizioni
guerriere che forn allesercito un tagma ancora efficiente sotto Alessio
Comneno. Linsediamento di contingenti armeni complet il dispositivo destinato a proteggere Costantinopoli contro ogni minaccia proveniente da ovest o da nord.
Il regime di occupazione militare messo in atto da Tzimisce non riusc a resistere alle guerre civili dei primi anni del regno di Basilio II, a
dispetto duna breve e sfortunata reazione imperiale nel 986. I Bulgari
si erano dati un capo, scelto non tra i figli di Pietro, che si erano rifugiati a Costantinopoli, ma nella persona del figlio di un comes bulgaro,
forse dorigine armena, Samuele. Basilio II, domata finalmente laristocrazia anatolica nel 989, si diede da fare per recuperare il terreno per-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 495

I Balcani

495

duto. Il cuore dello Stato di Samuele era pi a ovest dellantico Impero


bulgaro, nella regione di Ocrida e di Prespa. Lambizione del capo bulgaro, ancora una volta, era in parte di ordine economico, poich si proponeva di controllare la Via Egnatia impadronendosi di Durazzo a ovest
e di Tessalonica, capitale economica della regione, a est. Samuele conquist la prima delle due citt, non la seconda nonostante ripetuti assalti. Nel 997 Samuele si fece incoronare imperatore, riprendendo il programma di Simeone del quale aveva ricostituito limpero. Basilio II, costretto a reagire, conquist Sofia e riprese velocemente la regione del
Paristrion, dove linfluenza di Samuele era rimasta pi debole. Limperatore corrobor il successo appena ottenuto attaccando Vidin sul Danubio e impadronendosi di Sirmio per prendere, se necessario, Samuele alle spalle. Il sovrano bizantino non si serv soltanto del suo esercito
regolare, in cui si distinguevano i Variaghi russi, ma arruol anche dei
notabili bulgari offrendo loro, in cambio, titoli di prestigio e relative ricche prebende. Nel 1005 Basilio riprese pure Durazzo, rendendo suo vassallo il notabile locale pi in vista, Criselio, al quale offr la dignit di
patrizio.
Nonostante ci che afferma Giovanni Scilitza, lunico storico di Basilio II, che fornisce del suo regno un resoconto molto lacunoso, i combattimenti erano gi cessati, a quel che sembra, dopo la riconquista di
Durazzo, quando limperatore aveva lasciato a Samuele un territorio
ormai ben delimitato. Nel 1014 il conflitto ricominci, forse per la decadenza dun trattato della durata di dieci anni, come suppone Paul
Stephenson [1101, pp. 68-69]. Limperatore riport un notevole successo ai valichi del Kleidion, anche se si pu dubitare circa la pretesa
entit dei prigionieri catturati nelloccasione (14 000) e soprattutto del
loro sistematico accecamento. Samuele mor il 6 ottobre 1014, ma la
resistenza continu; ci vollero ancora quattro anni di sforzi per abbattere il regno bulgaro, unendo la pressione militare allattrattiva costituita dalle dignit auliche. Nel 1018 Basilio II, finalmente vittorioso,
inizi un lungo viaggio in tutta la Grecia, senza dubbio per riaffermare lautorit imperiale presso la popolazione che aveva vissuto a lungo
nel timore di Samuele, e celebrando il trionfo al suo ritorno a Costantinopoli.

2d_Bisanzio II_427-540

496

7-07-2008

13:59

Pagina 496

Le regioni dellImpero

3. I Balcani bizantini.
a) Lorganizzazione amministrativa dei Balcani dal
1018 al 1204.
La vittoria di Basilio II garant la sicurezza dei Balcani e favor lespansione economica che caratterizz i due secoli successivi. Limperatore organizz il paese conquistato in modo avveduto, sforzandosi di
guadagnare il favore delle lites con la concessione di dignit e riuscendo a integrare lantica famiglia regnante in seno allaristocrazia bizantina, unendo i giovani principi in matrimonio con eredi di grandi famiglie dellAsia Minore. Cos Isacco Comneno, futuro imperatore, spos
Caterina di Bulgaria. I principi servirono nellesercito, sempre in Oriente, per evitare che la popolazione bulgara potesse appellarsi a loro in caso di malcontento. Aronne, cognato di Isacco, fu nominato catapano del
Vaspurakan, duca di Mesopotamia, quindi dux di Ani e dIberia. La nobilt bulgara, alla quale Basilio aveva generosamente concesso titoli aulici, si dimostr meno docile e prese parte alle rivolte che sollevarono di
tanto in tanto le antiche province bulgare, in particolare nel 1040. Anche i Bulgari fornirono i loro contingenti allesercito imperiale. Il paese, infine, fu diviso in due grandi circoscrizioni, i ducati del Paristrion
e di Bulgaria. Il Paristrion comprendeva le province bulgare annesse da
Tzimisce, e includeva le bocche del Danubio difese dalla fortezza di Dristra e da quella posta nellarea di Pacuiul lui Soare, grande base navale
costruita nel X secolo [Madgearu 1138]. Il ducato di Bulgaria occupava
il centro degli Stati di Samuele, con Ocrida capitale religiosa, e Skopje
principale piazzaforte militare. Da questa provincia, limperatore sorvegliava i Serbi che si erano prudentemente affrettati a fare atto di sottomissione [Ferluga 1134; Holmes 152].
Basilio II si adoper al fine di rispettare le istituzioni vigenti. Mantenne la consuetudine del versamento delle imposte in natura che, pare, i contadini bulgari praticavano ancora, e preserv inoltre lo statuto
di autocefalia della Chiesa bulgara, mentre Tzimisce aveva soppresso il
patriarcato bulgaro subordinando il metropolita di Ioannopoli/Preslav
alla diretta autorit del patriarca costantinopolitano. Basilio precis nel
sigillion del 1020 i possedimenti dellarcivescovo di Ocrida, fornendo
pure la lista delle sedi vescovili annesse, ancor pi accresciute per lavanzata bizantina: venne cos aggiunta la Serbia. Limperatore poteva
inoltre godere del diritto di nominare il capo della Chiesa bulgara, anche se Basilio mantenne in carica il titolare Giovanni.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 497

I Balcani

497

I successori di Basilio II rafforzarono la presenza bizantina nei Balcani, evitando tuttavia di amministrare direttamente i territori serbi, e
fecero evacuare, senza dubbio solo temporaneamente, alcuni centri che
costituivano punte avanzate, come Sirmio e Belgrado. Romano III accolse presso di s Dobrona, signore di Zara e di Spalato, promuovendolo protospatario e stratego di Dalmazia, ma Michele IV simpadron
in seguito dei suoi possedimenti, nominando a sua volta Ljutovid, gi
arconte di Zaclumia, protospatario e stratego di Serbia e Zaclumia. Le
lites locali continuavano a essere sempre invitate a integrarsi alla clientela, o meglio alla gerarchia imperiale [Falkenhausen 1133].
Questa politica espansionistica rappresent anche un modo per prendere possesso della Bulgaria, beneficiaria della pace e di un approvvigionamento monetario migliore da parte di Costantinopoli e di Tessalonica.
Giovanni Orfanotrofo, fratello di Michele IV, la alline nel regime fiscale generale, il che fa supporre che il pagamento delle tasse avvenisse in denaro. Altro sintomo dellinfluenza bizantina fu il fatto che a Giovanni,
sul seggio arcivescovile di Bulgaria, succedette un greco, Leone, gi membro del clero di Santa Sofia. Nel 1040 scoppiarono simultaneamente una
rivolta capeggiata da Deljan, sedicente erede di Samuele, e unaltra fomentata da Vojislav di Dioclea, territorio corrispondente grossomodo al
Montenegro attuale. Michele IV ag prontamente, ristabilendo la situazione, ma Vojislav mantenne la sua indipendenza sconfiggendo lo stratego di Durazzo. I principi di Dioclea costituirono da allora una minaccia per Durazzo, e tanto pi in considerazione del fatto che larretramento bizantino in Italia successivo al 1071 espose la citt in prima linea.
Sotto il profilo religioso, larcivescovato di Ocrida venne affidato a
un presule greco a cominciare dal regno di Michele IV. Lo sforzo fatto
allo scopo di ellenizzare lantica Chiesa bulgara sintensific sotto Alessio I quando Teofilatto, eletto a Ocrida, fece tradurre dallo slavonico in
greco opere come la Vita di Clemente. Una deliberata distruzione di manoscritti slavonici avrebbe accelerato limpiego della lingua greca.
Linfluenza bizantina nei Balcani occidentali dipendeva dai sussidi
inviati ai potentati locali e dalla forte presenza militare bizantina, rappresentata dalle guarnigioni di stanza a Skopje, Nissa, Ocrida e Durazzo. Dopo il 1071, essa dovette vacillare sotto i colpi dei Serbi di Dioclea che sostennero una nuova rivolta bulgara, nel corso della quale il
figlio di Michele di Dioclea, Costantino Bodin, fu proclamato imperatore. Bodin fall, poich non riusc a radunare sotto di s tutte le milizie bulgare, e si diede a razziare le terre dei suoi stessi sudditi. Permaneva tuttavia il rischio di unalleanza tra i Serbi e i Normanni, solidamente attestati in Italia: il pericolo si materializz quando Bodin si un

2d_Bisanzio II_427-540

498

7-07-2008

13:59

Pagina 498

Le regioni dellImpero

in matrimonio con la figlia del governatore di Bari. Lesercito bizantino, agli ordini di Niceforo Briennio e poi di Niceforo Basilacio, era stato rinforzato, ma i due generali avevano tentato di impadronirsi del potere. Lassalto normanno a Durazzo nel 1081 sopravvenne perci in un
contesto problematico. Dopo la morte di Roberto il Guiscardo, Giovanni Duca, cognato dellimperatore, riusc a contenere le ambizioni serbe
senza cercare di sottomettere Bodin.
b) Il problema dei nomadi.
Le steppe russe videro il passaggio di popoli nomadi che si avvicendarono gli uni agli altri premuti da invasori orientali. Per la maggior parte scacciati cos dalle loro sedi abituali, si stabilirono lungo il Danubio,
talora attraversandolo. Bisanzio non ne fu immediatamente interessata
grazie alla protezione peraltro imperfetta, se si considerano le incursioni ungare del X secolo costituita dallo Stato bulgaro. LImpero disponeva di una sentinella in Crimea, Cherson, gi occupata dai Cazari
nellVIII secolo, eretta poi in tema nell840, le cui frontiere non giungevano molto oltre il porto. I funzionari di stanza a Cherson informavano il governo centrale di ogni cambiamento: avanzate di Ungari verso
Occidente, arretramento graduale dei Cazari incalzati da Peceneghi e
Russi, progressi del principato di Kiev [Zuckerman 1128]. Fra lVIII e il
X secolo, Cherson, la cui zecca batteva monete di bronzo, benefici dun
fiorente commercio con i Cazari.
I Peceneghi avevano approfittato della disfatta dei Russi di Svjatoslav per stabilirsi, alla fine del X secolo, a nord del Danubio. LImpero,
in crescita prosperosa, costituiva un bersaglio attraente, e divenne perci oggetto, dal 1032, di frequenti incursioni che danneggiarono come hanno provato gli scavi archeologici condotti in loco un certo numero di localit stanziali lungo il basso Danubio ricostruiti ai tempi di
Tzimisce. Nel 1047 una massa di Peceneghi penetr i confini dellImpero; Costantino Monomaco tent di accattivarli concedendo loro di
stabilirsi in territori abbandonati tra Nissa e Sofia e facendo battezzare i loro capi Tyrach e Kegenes, ai quali accord inoltre delle dignit. I
dissensi tra i capi e il rifiuto dei guerrieri peceneghi di combattere i Turchi in Oriente portarono a una serie di battaglie dagli esiti spesso infausti per i Bizantini, nonostante lenergia dimostrata dal Monomaco. Limperatore dovette accettare linsediamento dei nomadi tra il Danubio e
lEmo [Malamut 1130]. Un nuovo popolo nomade, gli Uzi, intervenne
a minacciare tale precario equilibrio, ma fu decimato da unepidemia
sotto Costantino X.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 499

I Balcani

499

I Bizantini tentarono di integrare i nuovi venuti offrendo loro dei


sussidi e favorendo il commercio nei porti del basso Danubio, dove negli scavi si notata grande abbondanza di monete [Stephenson 1101,
pp. 83-89]. Erano attivi i traffici con le popolazioni locali Bulgari, Valacchi e Slavi che le fonti qualificano di mixobarbaroi, nei centri ben
difesi in cui persisteva la presenza bizantina: Dristra, Noviodunum, Dinogetia, Preslavitza. Sotto Michele VII, tuttavia, lintero Paristrion defezion e, nellarco di circa un ventennio, i Peceneghi furono in grado
di giungere con le loro scorrerie fino in Tracia. Si dovette attendere la
vittoria di Lebunio, il 29 aprile 1091, perch Alessio Comneno liberasse i Balcani dalla loro presenza. Tutto indica che le citt del Paristrion
continuarono a beneficiare degli scambi commerciali con i popoli del
nord, fra cui Cumani e Russi. Per un secolo, la tranquillit del Paristrion
venne soltanto occasionalmente turbata da qualche scorreria cumana,
ma nel 1122 Giovanni II Comneno riport una vittoria memorabile su
una numerosa orda di nomadi.
c) I Balcani, cuore dellImpero nel xii secolo.
Nel XII secolo lImpero miglior considerevolmente la propria posizione nei Balcani, tanto in ambito militare che sotto il profilo economico. La restaurazione bizantina sotto Alessio si rivel chiaramente quando Boemondo, come gi suo padre, Roberto il Guiscardo, sferr un massiccio attacco contro Durazzo nel 1107. Il Normanno non fu in grado
n di prendere la citt n di avanzare lungo la Via Egnatia. Bisanzio,
per, stava per scontrarsi con nuovi avversari, gli Ungari, che si erano
gi impadroniti di Sirmio. Essi intrattenevano da qualche tempo relazioni commerciali con lImpero, anche se non particolarmente intense,
poich non si sono scoperte in Ungheria tracce cospicue di oggetti di
fabbricazione greca, a parte monete e gioielli. Il controllo degli attivissimi porti dalmati Ragusa, Spalato, Sebenico , nei quali stato rinvenuta una grande quantit di vasellame dorigine inequivocabilmente
balcanica, costituiva la posta in gioco del potenziale conflitto. Un terzo
soggetto, Venezia, non poteva rimanere indifferente. Allinizio del XII
secolo, gli Ungari presero liniziativa: conquistarono la Dalmazia e prensero accordi con le singole citt, che accordarono loro dei privilegi.
La reazione bizantina si fece sentire solamente sotto Giovanni II, la
cui moglie era una principessa ungherese. Limperatore rispose a unincursione su Sofia e, nel 1127, con laiuto di una flotta risal il Danubio,
infliggendo a re Stefano una severa lezione. Tuttavia, le priorit di Giovanni risiedevano in Oriente, e solo suo figlio, Manuele, comprese che

2d_Bisanzio II_427-540

500

7-07-2008

13:59

Pagina 500

Le regioni dellImpero

la fortuna dellImpero era ormai rappresentata dalla sua parte europea,


pi ricca e pi utile a mantenere i contatti con le potenze occidentali,
principali interlocutrici dellarena diplomatica e degli scambi commerciali. Manuele reputava necessaria una pi estesa influenza bizantina sui
Balcani e sulle regioni della costa adriatica, idea ulteriormente confortata dal fallimento dei suoi progetti sullItalia. Limperatore si scontr
costantemente, di conseguenza, con Serbi e Ungheresi. Manuele non
poteva gestire i rapporti con questi due regni nello stesso modo. Egli era
in grado di fare del primo, di modesta estensione e ancora povero, uno
Stato vassallo, mentre al massimo poteva sperare di allearsi con il secondo ponendo sul trono di Ungheria un sovrano che gli fosse fedele, mettendo a profitto le divisioni che laceravano la dinastia degli Arpadi
[Makk 1137].
Dopo una prima serie di scontri pi o meno violenti fra il 1150 e il
1155 Manuele, prima di far ritorno nella capitale, provvide a ricomporre un conflitto tra lo upan serbo Uro e suo fratello Desa risolvendolo
in favore di questultimo. Uro per, che si era gettato ai piedi del basileus dinanzi a tutta la corte, riusc a recuperare cos il suo titolo e le sue
terre. Alla morte del re dUngheria Geza II, nel 1162, Manuele si adoper con successo per fargli succedere sul trono un principe fidanzato a
una Comnena, ma questo venne scacciato per intervento di Federico
Barbarossa, che non sopportava di veder entrare lUngheria nella sfera
dinfluenza bizantina. Il nuovo re dUngheria, Stefano III, preoccupato di evitare la guerra con Bisanzio, accett il fidanzamento di suo fratello Bela con la porfirogenita Maria, figlia maggiore di Manuele. I torbidi interni al regno ungherese, tuttavia, provocarono fra il 1165 e il
1167 una serie di spedizioni imponenti per difendere Sirmio, che si conclusero per con il successo bizantino e restituendo allImpero anche la
Dalmazia, dove venne nominato un dux fino alla fine del regno di Manuele. Possedere la Dalmazia consentiva anche di soccorrere se necessario Ancona, la base dellinfluenza bizantina in Italia. Fu cos che il dux
di Dalmazia, Costantino Duca, riun nel 1174 un esercito per liberare
la citt assediata dalle truppe del Barbarossa. Finalmente, alla morte di
Stefano III, nel 1172, suo fratello Bela sal sul trono non senza lappoggio di Manuele, assicurando in tal modo una pace durevole tra lUngheria e Bisanzio.
Tra i Serbi, il centro del potere mut nel corso del XII secolo. Fino
al tempo di Alessio Comneno il principe serbo pi influente governava
la Dioclea, che mantenne il suo dominio sui territori vicini. Costantino
Bodin per, vinto dai Bizantini, aveva visto infine il suo ruolo ridotto
a quello di semplice cliente dellImpero. Alla sua morte, la guerra di suc-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 501

I Balcani

501

cessione indebol ancora di pi la Dioclea, mentre la Rascia approfitt


del momento per rivendicare la sua autonomia. Quindi, il gran upan
serbo Uro II si sforz, con laiuto dellUngheria, di scacciare dal trono
di Dioclea lalleato dei Bizantini, provocando una viva reazione da parte dellimperatore. Manuele Comneno scelse prima Tichomir, poi suo
fratello Stefano Nemanja come gran upan dei Serbi prima del 1168, ma
questi si dimostr particolarmente insofferente del giogo bizantino. Ci
nonostante, non essendo in grado di misurarsi con lesercito imperiale,
nel 1172 Stefano fece formale atto di sottomissione, rifornendo i Bizantini dun contingente armato e restando fedele a Costantinopoli fino alla morte del sovrano. Manuele aveva riconquistato cos lintero territorio balcanico, a eccezione della Slovenia e della Croazia, anche se questa provincia era dominata da unUngheria ormai amica dellImpero.
4. Lespansione economica.
I segni di ripresa delleconomia sono sensibili nelle regioni pacificate gi da molto tempo. NellEllade centrale, alla fine del IX secolo, delle epigrafi testimoniano la fondazione di nuove chiese, una a Skripou,
in Beozia, unaltra a Tebe e una terza nei dintorni di Atene. Dopo le ultime incursioni di Samuele, pi spaventose per la popolazione locale che
pericolose per il rinnovamento economico, queste province godettero
quasi due secoli di pace, fatta salva la breve eccezione costituita dalla
scorreria di Ruggero di Sicilia. Disponiamo di poche informazioni specifiche relative alle zone rurali o ai loro villaggi, se non che nel XII secolo gli imperatori vi possedevano immensi latifondi; in compenso, oggi,
grazie allarcheologia, la vita delle citt comincia a essere meglio conosciuta. Allo stesso modo, non siamo in grado di apprezzare limportanza delle attivit minerarie soggette in epoca protobizantina alla supervisione di un comes metallorum per Illyricum che tuttavia sembrano del
tutto cessate dopo le invasioni slave, mentre sono nuovamente ben documentate in epoca paleologa. Nel frattempo, certo che le miniere della Grecia settentrionale (ferro), di altre localit balcaniche o ancora del
Pangeo (argento), continuavano a essere attive, ma lintensit del loro
sfruttamento rimane oggetto di controversia [Vryonis 672].
a) LEllade e il Peloponneso.
Lo sviluppo urbano incontestabile e si appoggia a campagne in cui
i contadini godono allo stesso modo di maggior agiatezza, se si deve cre-

2d_Bisanzio II_427-540

502

7-07-2008

13:59

Pagina 502

Le regioni dellImpero

dere a quanto hanno messo in luce gli scavi effettuati sul sito del villaggio di Nicoria, nel Peloponneso [McDonald 1147]. In effetti, lagricoltura di questa regione ha fornito, sin dal lontano passato, seta grezza,
specializzandosi in particolare durante il XII secolo nella produzione di olio doliva, apprezzato anche dai mercanti italiani.
La zona medievale di Corinto, capitale del tema peloponnesiaco,
stata scavata in modo molto parziale, ma i risultati si sono gi dimostrati molto istruttivi [Sanders 1152]. A giudicare dallo spettacolare aumento dei reperti monetari databili dalla fine del X secolo, leconomia
urbana si deve essere considerevolmente sviluppata nel corso dellXI-XII
secolo. Corinto benefici della sua posizione a mezza strada fra Costantinopoli e lItalia e della sua condizione poich vi risiedevano, oltre allarcivescovo, lo stratego e il suo seguito, le cui spese alimentavano un
mercato locale. La citt ospit nel X secolo un gruppo di pescatori di murice, utilizzato per ricavare la porpora. La ceramica rinvenuta fa supporre che gli abitanti godessero duna certa prosperit, poich la qualit del
vasellame migliora sensibilmente nellXI secolo. Con Corinto, Tebe nel
XII secolo divenne uno dei centri dellartigianato tessile, acquistando un
rango che non sembra affatto compromesso dallincursione di Ruggero II di Sicilia nel 1147, poich sia il geografo arabo Idrisi sia il viaggiatore giudeo-spagnolo Beniamino di Tudela la descrivono ancora come
una citt fiorente [Louvi-Kizi 1146]. In generale, lindustria tessile di
lusso per eccellenza, quella della seta, si ampiamente diffusa nellEllade del XII secolo, al punto che i mercanti italiani insistono per ottenere
il diritto di commerciare a Tebe, che pare sia stata il centro pi attivo
in questo genere dattivit, dove, sempre secondo Beniamino di Tudela, una comunit di 2000 ebrei era votata principalmente alla fabbricazione di stoffe purpuree, di cui Costantinopoli aveva perso il monopolio [Jacoby 543]. Quando il sultano selgiuchide di Konya domand ad
Alessio III Angelo linvio di stoffe di seta, richiese esplicitamente che
si trattasse di sete tebane.
Atene non ha mai ospitato attivit artigianali intensive come a Corinto o a Tebe, ma la citt che, nei secoli oscuri, aveva mantenuto un
modesto spazio abitato intorno allAcropoli e al Partenone, trasformato in cattedrale dedicata alla Vergine, si ugualmente sviluppata tra lXI
e il XII secolo. Tale progresso le valse nel X secolo la promozione al rango di metropoli. La locale aristocrazia costru una serie di nuove chiese,
in gran parte sopravvissute fino a oggi, come la cosiddetta Piccola Metropoli. La ricchezza proveniva per la maggior parte dalle produzioni
agricole, grano e olive, ma anche da concerie, laboratori di vasai e di tessitori di porpora. Michele Coniata, che ne fu metropolita alla fine del

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 503

I Balcani

503

secolo, lascia intuire dalle sue lettere una citt in decadenza; ma, a
meno che non si tratti semplicemente delleffetto della nostalgia provata dal dotto prelato per lAtene classica, si dovette trattare dun declino di breve durata giacch la citt prosper durante il seguente regime
dei principi franchi [Setton 1153]. Atene fu senza dubbio un modello
per tutte le citt dei Balcani di secondaria importanza, che traevano i
loro proventi in crescita dalle attivit agricole, da uno sviluppo artigianale esteso a livello regionale e spesso da un ruolo amministrativo, laico o religioso.
La rete delle citt si modific, in particolare grazie al commercio con
i Latini: Halmyros in Tessaglia, dove si smerciava le eccedenze della produzione agricola dei possedimenti imperiali, ben attestati in questa provincia, si svilupp quando per Demetriade parve iniziare la decadenza.
Corone e Modone, nel Peloponneso, si rafforzarono nel ruolo di scali
commerciali per i navigli veneziani. I marinai di Monemvasia, porto che
non figura nelle liste delle citt aperte ai mercanti latini, rivaleggiavano
senza dubbio con questi ultimi nei traffici navali attraverso lEgeo [Kalligas 1145].

XII

b) Tessalonica e il suo entroterra.


Tessalonica, situata in prossimit della Via Egnatia e allo sbocco della strada proveniente da Nissa e Skopje, non cessa di commerciare con
il suo vasto e fertile hinterland slavo e nella ricca pianura tessalica che
le forniva il vettovagliamento. Anche nei peggiori momenti del VII secolo, la citt ancora popolata, anche se parte della popolazione costituita da contadini che durante il giorno lavorano nelle campagne fuori le mura. Diventa necessario rifornirsi di beni di prima necessit oltre
le pianure adiacenti. A partire dal IX secolo, la citt pot parzialmente
servire da mercato per i traffici con i Bulgari lungo lasse del Vardar. Un
funzionario dello Stato, labydikos, era specificamente incaricato del prelievo delle imposte sul commercio. Il sacco che la citt pat nel 904 per
mano araba e le guerre bulgare ne frenarono lespansione, che riprese a
partire dallXI secolo. Tuttavia, gi nel 904 essa contava numerosi commercianti, fatti prigionieri dagli Arabi. Tessalonica fu pure la principale base militare da cui partirono, sotto Basilio II o Michele IV, gli eserciti inviati contro i Bulgari, e sempre da Tessalonica Alessio I diresse le
operazioni contro i Normanni, attivit che non potevano mancare di attirare numerosi mercanti accorsi per fornire di vettovagliamenti le truppe [Malamut 1148].
Sotto i Comneni le informazioni si moltiplicano, attestando limpor-

2d_Bisanzio II_427-540

504

7-07-2008

13:59

Pagina 504

Le regioni dellImpero

tanza ormai decisamente notevole della citt. Non disponibile alcuna


stima della popolazione urbana prima dellet dei Paleologhi, ma Tessalonica in questo periodo la seconda citt dellImpero e conta parecchie
decine di migliaia dabitanti. Senza dubbio scarseggia la documentazione di parte latina, poich la citt non molto frequentata dagli occidentali per quanto ne sia attestata la presenza al tempo dellassedio normanno del 1185. Gli imperatori, fra i quali Manuele Comneno, accordarono dei privilegi ai Tessalonicesi [Patlagean 1151], e impiantarono in citt
una zecca che batteva perfino monete doro [cfr. cap. XII, p. 310]. Le
risorse fiscali di Tessalonica e del suo tema erano tanto importanti da
poter essere concesse a titolo vitalizio a Niceforo Melisseno, cognato di
Alessio I, e a Ranieri di Monferrato, genero di Manuele I.
La grande fiera che vi si teneva in occasione della festa di san Demetrio attirava mercanti da tutto il bacino del mediterraneo:
La festa di Demetrio come le Panatenee per gli Ateniesi e le Panioniche per i
Milesi: la pi grande delle panegyris [festa, fiera] per i Macedoni. Vi accorre non
solo la gente del luogo, ma dogni parte e dogni razza, Greci di ogni regione, Misi
[Bulgari] di quelli che abitano accanto alle popolazioni di varie origini estendentisi
fino allIstro ed alla Scizia, Campani, Italici, Iberi [Spagnoli], Lusitani, Celti doltralpe. Per dirla in breve, le spiagge dellOceano mandano al Martire supplici e spettatori: tale in Europa la fama di lui () Vi sono cose dogni genere, in fatto di tessuti e di orditi, da uomo e da donna, e di tutto ci che dalla Beozia, dal Peloponneso, dallItalia navi mercantili portano alla Grecia () Anche la Fenicia porta molte
cose, e lEgitto, la Spagna e le Colonne dEracle, tessendo le pi belle suppellettili [Timarione 1091]1.

La citt viveva senza dubbio pi del commercio delle derrate agricole, la cui produzione era in espansione, che del commercio di prodotti di lusso, anche se vengono citate delle attivit tessili. La locale
comunit ebraica, composta di circa 500 famiglie, tutte dedite allindustria della seta, non era tra le pi numerose della Grecia. Eustazio,
metropolita di Tessalonica nella seconda met del XII secolo, si rammaricava per lo spirito di lucro che si era impossessato dei suoi fedeli, monaci compresi2. Al di l dellesagerazione del moralista, bisogner scorgere un indizio di attivit commerciali fruttuose. Le torture inflitte dai Latini nel 1185 ai cittadini pi agiati per indurli a
confessare dove avessero nascosto i loro tesori rivelano chiaramente
quale idea si fossero fatti i conquistatori delle loro potenziali fortune.
Gi nel 1037 Teofane, arcivescovo di Tessalonica, aveva tesaurizzato la colossale somma di 3300 libbre doro (Scilitza 58, p. 333). In
citt erano presenti corporazioni di mestieri sono attestati, infatti,
dei primiceri dei notai e un protos dei cappellai pur ignorandone
lorganizzazione.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 505

I Balcani

505

I monasteri dellAthos, grandi proprietari fondiari, ottennero esenzioni fiscali per parte del loro naviglio, che commercializzava le eccedenze della produzione agricola, non soltanto sui mercati prossimi a Tessalonica ma addirittura fino a Costantinopoli [Smyrlis 560]. I monaci
esercitavano diversi mestieri: tessitori, cordai, pescatori
c) I Balcani settentrionali.
Nel nord dei Balcani non esisteva alcun centro urbano che potesse
uguagliare la metropoli di Tessaglia per importanza. Sulla costa adriatica, Durazzo, dove si erano ben presto installati degli Amalfitani e dei
Veneziani, che parteciparono a fianco delllite locale alla resistenza della citt dinanzi al Guiscardo, apparve agli occhi di Idrisi come una bella
citt, la cui funzione principale, tuttavia, era di bloccare le invasioni
normanne e ospitava quindi, dietro le possenti mura, una forte guarnigione permanente. Gli altri porti della costa non avevano ancora raggiunto uno sviluppo degno di nota, in particolare Ragusa, disputata da
Bizantini, Normanni e Veneziani, i quali infine nel 1205 se ne impadronirono. Lentroterra, ancora immune dalla malaria, era apprezzato dai
membri della famiglia imperiale degli Angeli poich, alla vigilia della
quarta crociata, da quei territori avevano ottenuto le rendite proveniente da numerose episkepseis (fondi di propriet del fisco).
Per i traffici meno intensi, i centri urbani dellinterno dei Balcani sono meno estesi che nel sud del paese. Ocrida si sviluppata al tempo
dello zar Samuele, ma quando Teofilatto vi inviato come arcivescovo
di Bulgaria, verso il 1089, egli si sentir esiliato, lontano dalle raffinatezze della capitale. Tirnovo, fortezza del tema del Paristrion, si svilupp solo nel XII secolo grazie allartigianato locale, dopo la definitiva
soppressione dellipoteca pecenega. Anche Preslav, lantica capitale dei
Bulgari, provata dalle invasioni dei popoli nomadi, pot risollevarsi solamente nella seconda met del XII secolo. I Tedeschi che presero parte
alla terza crociata, tuttavia, una volta varcata limmensa foresta conservata come terra di nessuno per proteggere il territorio imperiale, attraversarono fertili pianure e giunsero in vista di citt che a quel tempo
parvero ai loro occhi centri opulenti, Sofia e Filippopoli, in cui le autorit potevano istituire dei mercati di approvvigionamento sufficienti. I
porti del Mar Nero, Mesembria, Anchialo, vengono raramente menzionati nelle fonti poich non erano aperti ai Latini. La presenza di kommerkiarioi ad Anchialo e a Debelto testimonia del ruolo di queste localit, soprattutto nel IX secolo, quando si trovarono alla frontiera con la
Bulgaria. Le costruzioni di chiese continuarono fino allepoca dei Com-

2d_Bisanzio II_427-540

506

7-07-2008

13:59

Pagina 506

Le regioni dellImpero

neni. I Bulgari, secondo il Libro del prefetto, portavano a Costantinopoli prodotti grezzi, miele e lino.
Le bocche del Danubio continuano ad attirare il commercio. Se Pacuiul lui Soare non sembra essersi risollevata dallinvasione cumana del
1094, Dinogetia e Isaccea sono sempre abitate nel XII secolo, come testimoniano gli abbondanti ritrovamenti di monete e di diversi oggetti
di lusso.
Gran parte del territorio occupata da foreste e praterie dalta quota, adatte alla transumanza del bestiame. Lallevamento lattivit
principale dei Valacchi, popolazione presente da moltissimo tempo nella penisola balcanica ma che compare nelle fonti solo a partire dal X
secolo.
d) La Tracia.
La Tracia, che con la Bitinia costituiva uno dei due granai di Costantinopoli, accompagn lo sviluppo della citt sotto i Macedoni e i Comneni, tranne poche eccezioni, come sotto Michele IV, quando una carestia rese necessario far giungere il grano dal Peloponneso. Sotto Michele VII i contadini conducevano i carri carichi di granaglie fino ai porti
di Tracia. Il tentativo messo in opera da Niceforitza, alla ricerca di
rendite per lo Stato, di stabilire un monopolio sulle transazioni nella
citt di Redesto provoc il malcontento dellaristocrazia fondiaria, affrettando la caduta del ministro. Nel XII secolo, le eccedenze della produzione permettevano di rifornire di grano anche i mercanti italiani, che
ne apprezzavano leccellente qualit. Adrianopoli, capitale della Tracia,
costituiva una piazzaforte posta sulla strada diretta a Costantinopoli per
difenderla dai nomadi del nord e, a differenza di Tessalonica, giunse a
ospitare un potente gruppo aristocratico che partecip alle lotte politiche a partire dallXI secolo. In compenso, leconomia della citt ci sfugge. La sua sicura importanza commerciale derivava dal trovarsi allincrocio del fiume Ebro, o Marizza, navigabile fino al mare, con lasse viario proveniente da Costantinopoli che passava per Filippopoli e Sofia
fino a raggiungere il Danubio. Un kommerkiarios vi si era stabilito nel
IX secolo ed ancora attestato nel XII. Nello stesso periodo, i pellegrini
latini sono ospitati presso un monastero locale appartenente al loro rito. Gli Italiani godono del diritto di commerciare e sono abbastanza numerosi da potersi permettere, nel 1187, di armare parecchie galee [Lilie
613]. Un altro indice dello sviluppo della regione dato dal numero delle diocesi suffraganee della metropoli adrianopolitana, passato da cinque nel VII secolo a undici nellXI.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 507

I Balcani

507

Bench non si possa procedere che per approssimazioni, il bilancio


globale dellXI-XII secolo chiaro per i Balcani. La penisola ha goduto
di una crescita generale, che pure necessario circostanziare secondo le
regioni e le epoche; il meridione, risparmiato dai conflitti, non ha conosciuto le interruzioni provocate dalle guerre contro i Normanni e i Peceneghi. necessario tuttavia notare che questa innegabile prosperit
non ha comportato la costruzione di edifici dimportanza analoga a quella, per esempio, delle coeve chiese delle citt italiane. Questo gusto per
i luoghi di culto di proporzioni non monumentali pu in parte essere
spiegato da motivazioni di ordine sociale, dallassenza di vere istituzioni municipali, dallimportanza dei santuari privati; ma bisogner pure
domandarsi, forse, se le risorse materiali non fossero insufficienti alla
costruzione di edifici imponenti. Si potrebbe dunque supporre che il
progresso dellXI-XII secolo sia stato meno intenso che nellOccidente
contemporaneo? Allo stato attuale delle conoscenze, difficile offrire
una risposta affidabile a simile interrogativo.
Lespansione economica ha consentito agli agglomerati urbani ripopolati di sviluppare una maggiore variet sociale. Nel X secolo, Nicone
il Metanoita affront i notabili di Sparta, alcuni fra i quali si opponevano ai propositi del santo che voleva espellere dalla citt gli ebrei che vi
risiedevano, tessitori di sete utili al benessere degli abitanti della citt.
Due secoli pi tardi Michele Coniata si scontr con quello che giudicava legoismo degli abitanti della cittadella di Atene. I centri urbani erano occupati da artigiani, prova di un arricchimento generale, comprese
le campagne. Anche i monasteri dellAthos si servivano di una ricca gamma di artigiani.
LImpero dei Comneni ha potuto fare affidamento sulle province europee, la cui crescente ricchezza ha compensato in gran parte, se non del
tutto, la perdita dellaltopiano anatolico. Si capisce per quali motivi i membri della famiglia imperiale, tanto in et comnena quanto sotto la dinastia
degli Angeli, si siano fatti concedere e a titolo vitalizio vasti possedimenti pubblici in Epiro, in Tessaglia o nel Peloponneso, come testimoniato dalla Partitio imperii Romanie del 1204, fondata su documenti del
fisco. Anche laristocrazia impiegata nello stato invest nei Balcani. I sigilli finora scoperti, in Bulgaria in particolare, recano i nomi di grandi famiglie, Comneni, Paleologhi, Botaneiati, Sinadeni [Jordanov 40]. Senza
dubbio, alcuni fra i loro componenti furono funzionari di stanza nei Balcani, ma altri vi erano divenuti proprietari terrieri. Gli archivi dellAthos
consentono di seguire linsediamento di diversi parenti di Alessio Comneno fra cui suo fratello, il sebastokrator Isacco, e suo cognato, il cesare
Niceforo Melisseno nella regione di Tessalonica.

2d_Bisanzio II_427-540

508

7-07-2008

13:59

Pagina 508

Le regioni dellImpero

Lo sviluppo dei monasteri in Occidente fornisce un altro indizio dello spostamento a ovest del baricentro dellImpero. Lo sviluppo dei monasteri athoniti ha preceduto il crollo anatolico. Alla fine del X secolo,
numerose grandi fondazioni, per esempio quelle della Lavra e di Iviron,
grazie allabbondanza delloro imperiale o aristocratico, divennero in
pochi anni proprietarie di migliaia di ettari di terreni coltivabile. Per
tutto il corso dellXI secolo, i nuovi cenobi si moltiplicano. E il Santo
Monte non fu il solo a prosperare. Gregorio Pacuriano, gran domestico
di Alessio Comneno, ricevette numerose donazioni imperiali nella regione di Filippopoli ed eresse a Bakovo, nelle vicinanze di Stenimaco,
un monastero che forniva dalle proprie rendite 10 libbre doro allanno.
Il cenobio era destinato ad accogliere i compagni darme del vecchio soldato e a commemorarne il fondatore: non senza successo, dal momento che ancora oggi vengono celebrate liturgie per la salvezza della sua
anima. Nel secolo successivo Isacco Comneno, fratello di Giovanni II,
fond in Tracia occidentale il convento della Kosmosoteira, le cui rendite non dipendevano solamente da un vasto possedimento fondiario ma
anche dai diritti di una fiera annuale e dalluso di dodici imbarcazioni
esentate da ogni sorta di tassa. Queste grandi istituzioni, sempre pi numerose nei Balcani, erano centri di sfruttamento economico solidamente protetti, come pu dimostrare anche il fatto, ad esempio, che Pacuriano vi aveva edificato due kastra. Quando Giovanni II fond il monastero del Pantokrator a Costantinopoli, lo dot di numerosi beni
fondiari, in Tracia e in Macedonia.
e) Il rinnovamento nazionale.
La morte di Manuele Comneno, avvenuta nel 1180, segn una svolta nella storia dei Balcani. Immediatamente, Bela di Ungheria riprese
possesso di Sirmio e della Dalmazia, certo senza colpo ferire e con il tacito accordo dei Bizantini; quindi, quando Maria dAntiochia si appell a lui contro lusurpatore Andronico Comneno, Bela marci su Belgrado, Branicevo e Nissa. Restitu tuttavia in seguito le ultime due citt
quando concluse un trattato con Isacco II Angelo, al quale diede in sposa la figlia Margherita. La conquista di Durazzo e di Tessalonica nel
1185 da parte dei Normanni comport conseguenze pi gravi, rivelando le debolezze della difesa bizantina. Lanno successivo due fratelli,
Pietro e Asen, si ribellarono alla testa di un gruppo di Bulgari e di Valacchi, un popolo di pastori a proposito delle cui origini non c consenso tra storici bulgari e romeni. Pietro e Asen trassero profitto dallinsicurezza tra le cime inaccessibili dei Balcani, dalla mobilitazione delle

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 509

I Balcani

509

guarnigioni locali, chiamate a combattere i Normanni, e infine dalla caduta stessa di Tessalonica nel 1185, per affermare che san Demetrio aveva disertato il campo imperiale. Nel 1188 Isacco II fu costretto a riconoscere le conquiste fatte nel nord dei Balcani. Tirnovo, sobborgo di
Ocrida rimasta bizantina, fu eretta in arcivescovato e Basilio vi incoron Pietro come zar dei Bulgari.
Facendo buon viso a cattivo gioco, Isacco II Angelo dovette negoziare con Federico Barbarossa e il suo poderoso esercito crociato che
attraversava i Balcani, non senza scontri con lesercito bizantino. Limperatore germanico occup per qualche tempo Adrianopoli prima di passare in Asia Minore, ricevendo nel suo campo Pietro di Bulgaria e Nemanja di Serbia, cosa che inquiet Isacco. Le truppe bizantine furono
incapaci di dominare i Bulgari di Pietro e Asen, presto guidati da un terzo fratello, Kalojan, ancora pi temibile dei primi due. I Bizantini subirono nel 1194 un grave rovescio, che apr ai nemici le vie della Tracia.
I porti di Varna e di Costanza caddero e le citt di Tracia vennero a pi
riprese devastate dai Bulgari, che trovarono degli alleati nei Cumani stabiliti a nord del Danubio. Quando questi ultimi si allontanarono, impegnati in nuovi conflitti in Russia, Kalojan, indebolito, accett di trattare nel 1202. Ad aggiungere un altro elemento di preoccupazione per
lImpero, il sovrano bulgaro si rivolse a papa Innocenzo III al fine di
legittimare il suo potere e richiedere che il seggio di Tirnovo fosse eretto in patriarcato indipendente. Nel 1204, il papa acconsent alle sue richieste inviandogli una corona e autorizzando larcivescovo di Tirnovo
a ungere e benedire i futuri re di Bulgaria.
Alcuni capi slavi, tra i quali Ivanko e Dobromir, passarono al servizio dellImpero prima di procurarsi dei principati autonomi. I Bizantini temevano il confronto diretto con il nemico, e un generale,
Manuele Camitza, prima sub un ammutinamento, poi una sconfitta,
preferendo infine tentare di impadronirsi del trono aumentando la confusione. Lintero sistema di alleanze composto da Manuele Comneno
era crollato.
I Serbi di Nemanja recuperarono la loro indipendenza, a dispetto
duna vittoriosa reazione di Isacco II nel 1191. Il gran upan abdic nel
1196 in favore del figlio Stefano e si fece monaco. In giovinezza era stato battezzato secondo il rito cattolico, ma in et adulta ricevette un secondo battesimo da sacerdoti ortodossi, nonostante fosse un avversario
dellImpero. Dopo un breve soggiorno nel monastero di Studenica, che
lui stesso aveva fondato e dove sarebbe stato poi sepolto, Nemanja raggiunse sullAthos un altro suo figlio, divenuto monaco con il nome di
Saba, insieme al quale, non senza il permesso di Alessio III, fond il mo-

2d_Bisanzio II_427-540

510

7-07-2008

13:59

Pagina 510

Le regioni dellImpero

nastero serbo di Chilandar. Nemanja aveva lasciato il potere al secondogenito Stefano. Vukan, il maggiore dei figli, che governava la Zeta,
lantica Dioclea, attacc il fratello deponendolo seppure solo fino al
1203.
Cos, nel momento in cui la Serbia in conflitto con lImpero, e mentre rimane aperta allinflusso occidentale assimilando la Zeta, affacciata sul mondo latino, essa adotta il modello bizantino: da Roma che,
nel 1217, Stefano riceve infine le insegne regali anche se sar il patriarca di Nicea, nel 1219, a consacrare Saba, fratello del re, nominandolo
arcivescovo della Chiesa autocefala di Serbia. Sul piano culturale, la costa del paese continua a essere latinizzata, ma lalfabeto serbo ricalcato sul greco attraverso la mediazione del glagolitico.
Tutti questi avvenimenti non interessarono direttamente il sud della penisola, e solo le regioni prossime alla Bulgaria dovettero soffrire a
lungo, ma le richieste fiscali, forse crescenti per finanziare degli eserciti che non riuscivano a difendere le popolazioni, vennero male accolte,
e in molti si provarono a eluderle. Fatto pi grave, un notabile greco locale, Leone Sguro, constatato lindebolimento dellamministrazione imperiale, rese pi o meno indipendenti i suoi possedimenti nei dintorni
di Nauplia e di Argo; infine, sfruttando la paralisi del governo centrale, alle prese con la flotta della quarta crociata, spinse la sua audacia fino ad attaccare Corinto, di cui simpadron, e Atene, dove il metropolita Michele Coniata, letterato educato a Costantinopoli e rispettoso dellunit dello Stato, si oppose con successo al suo tentativo. Dalla parte
di Sparta un altro notabile, Leone Camareto, si rese indipendente intorno al 1203. Finalmente, gli Albanesi del tema di Durazzo, da molto
tempo ausiliari preziosi dellesercito bizantino, rivendicarono la loro autonomia facendo affidamento sui loro rifugi tra le montagne, senza creare reali occasioni di scontro.
Questi tumulti non sortirono pesanti conseguenze economiche, poich tanto il Peloponneso quanto lAttica erano ancora fiorenti sotto la
dominazione franca, bens effetti politici ben pi gravi, poich le popolazioni si abituarono a non obbedire pi allautorit centrale, interrogandosi sulla fondatezza delle esigenze della metropoli, come testimonia la celebre diatriba di Michele Coniata relativa agli abitanti di Costantinopoli: li accusava infatti di saccheggiare economicamente e
fiscalmente le province dei Balcani, senza preoccuparsi della sorte delle popolazioni locali (cfr. cap. XI, p. 295). La vitalit delle citt greche,
in effetti, offriva loro i mezzi per avere tale comportamento. I Balcani
erano ormai in corso di frammentazione, con due giovani Stati, la Bulgaria e la Serbia, dalle mire espansionistiche ambiziosissime, mentre

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 511

I Balcani

511

lImpero cessava di essere il centro dattrazione intorno al quale si era


organizzata la penisola, anche nei momenti pi neri dellespansione slava e bulgara.

Timarione, in La satira bizantina dei secoli xi-xv, a cura di Roberto Romano, Utet, Torino 1999,
pp. 117 e 119 (N.d.T.).
2
De emendanda vita monastica, in Eustathii metropolitae Thessalonicensis opuscula, a cura di T.L.F.
Tafel, Frankfurt am Main 1832, opus. I, p. 245 (N.d.C.).

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 512

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 513

jean-marie martin
xviii. LItalia bizantina (641-1071)

Nel vii secolo, lItalia bizantina costituita da un insieme di territori dispersi, dalla Venetia alla Calabria (senza contare la Sicilia e la Sardegna). LImpero finir per perderne la maggior parte alla met dellviii
secolo, prima che la Sicilia passi sotto la dominazione musulmana nel ix;
proprio alla fine di questo secolo, tuttavia, le autorit imperiali scacciano gli Arabi dalla Calabria e dalla Puglia longobarda (emirato di Bari).
Fino alla conquista normanna, nellxi secolo, le terre che costituiscono
le odierne Puglia, Basilicata e Calabria sono governate da Costantinopoli.
I limiti territoriali dellItalia bizantina sono dunque estremamente
fluttuanti: solo la Calabria meridionale continua a far parte dellImpero, in pratica senza soluzione di continuit, dal vi allxi secolo; tuttavia,
i segni lasciati dallamministrazione imperiale, variabili a seconda delle
epoche, talora perdurano molto a lungo.
Inoltre, tale periodo non presenta molti tratti unitari, come si potuto vedere in ambito politico e amministrativo; in Italia, le istituzioni
esarcali del vii secolo sono molto differenti dalle istituzioni tematiche
del x (e per giunta non riguardano gli stessi territori). Per quanto concerne le tendenze di fondo, ovvero demografia e produzione agricola,
lItalia bizantina segue un andamento analogo a tutte le altre regioni affacciate sul Mediterraneo settentrionale. Allinizio c una crisi profonda, senza dubbio causata principalmente dalla peste, ma aggravata anche dalle conseguenze della conquista longobarda. Tale crisi si manifesta nel vi-vii secolo nelle regioni conquistate dai Longobardi, e poco
dopo (vii-viii secolo) a Roma e in Calabria. In seguito, a partire dal ix
secolo, inizia una ripresa destinata a durare fino alla met del xiv secolo, parecchio tempo dopo la fine della presenza bizantina in Italia. Tale quadro induce a individuare una cesura importante nellultimo quarto del ix secolo.
La percezione di questa evoluzione agevolata dal fatto che la documentazione italiana (peraltro molto disomogenea per quanto riguarda

2d_Bisanzio II_427-540

514

7-07-2008

13:59

Pagina 514

Le regioni dellImpero
0

Milano
Pavia

Oderzo

regno longobardo

100

200 km

Aquileia

Venezia

venetia
Genova

istria
esarcato
Ravenna
Rimini

Pisa

pentapoli
Ancona
Perugia
Spoleto

corsica

ducato di
spoleto
Mare Adriatico

Roma
Montecassino

Civitate

capitanata Gargano
Lucera

Gaeta Benevento

Troia Trani
Napoli Melfi
Bari
Polignano
Salerno Minervino
Gravina Monopoli
Amalfi

sardegna

basilicata

Genova

Mar Tirreno

Venezia
Ravenna
Ancona
Spoleto

Palermo

Roma
Bari

Lilibeo
Mazara

Napoli

Enna

Palermo

sicilia
Reggio

Territori bizantini
alla fine del VII secolo

Carta 8. LItalia (viii-xi secolo).

langobardia

Taranto
Otranto
MERKOURION Noepoli
Gallipoli
calabria Rossano
Cosenza
Amantea
Cerenzia
Nicastro
Crotone
Tropea
Catanzaro
Nicotera
Messina
Stilo
Gerace
Reggio
Taormina
Catania
LATINIANON

Milano

Siracusa

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 515

LItalia bizantina (641-1071)

515

epoche e luoghi) risulta nellinsieme molto superiore a quella del resto


dellImpero, giacch alle fonti in comune si aggiungono documenti privati e di ambito amministrativo (in genere atti notarili), come i papiri di
Ravenna per i secoli dal v al vii, la corrispondenza di Gregorio Magno,
e i documenti su pergamena del x-xi secolo. Ne risulta che, per quanto
riguarda la storia politica, sociale e amministrativa, lItalia (insieme allAthos) la regione dellImpero su cui siamo meglio documentati.
1. I territori dellEsarcato di Ravenna (641-751) e la Sicilia bizantina
(641-902).
Linvasione longobarda (569) dellItalia settentrionale e la creazione quasi concomitante, da parte di ausiliari longobardi dellesercito imperiale, dei ducati di Spoleto nel centro e di Benevento nel sud, lasciano in possesso dei Bizantini solo dei territori dispersi, situati perlopi
nelle regioni costiere e amministrati da un esarca insediato a Ravenna.
Nella Venetia, dopo la presa di Oderzo da parte del re longobardo Rotari, intorno al 640, allImpero rimane solo la zona lagunare, dove presto
nasceranno dei piccoli nuclei di rifugiati (tra cui Rialto, che diventer Venezia). La Liguria viene interamente conquistata da Rotari verso il 640,
e nella medesima epoca il Ducato di Napoli privato di Salerno; due decenni pi tardi, il duca di Benevento si impadronisce di buona parte della Puglia meridionale (Taranto). Nel secondo quarto dellviii secolo, i re
Liutprando e Astolfo erodono ulteriormente lEsarcato, e Ravenna cade
nel 751, lasciando in pratica le altre regioni bizantine della penisola senza pi contatti con Costantinopoli; a Roma, il papa si volge verso i Franchi. La Sicilia, al contrario, resta integrata nellImpero, di cui costituisce una provincia particolarmente importante, finch non viene conquistata dagli Arabi di Ifriqiya tra l827 e il 902. Differente dallItalia
per storia e condizione, deve essere trattata a parte.
a) LEsarcato di Ravenna.
La storia dellEsarcato di Ravenna inizialmente quella dei profondi cambiamenti istituzionali imposti dalla guerra contro i Longobardi;
successivamente, quella dellautonomia crescente di regioni geograficamente separate; infine, della scomparsa del centro istituzionale e della
sopravvivenza autonoma di alcuni centri non conquistati dai Longobardi, riguardo ai quali ci si pu chiedere in cosa consista la loro residua bizantinit [Diehl 1195; Brown 1188].

2d_Bisanzio II_427-540

516

7-07-2008

13:59

Pagina 516

Le regioni dellImpero

A partire dalla fine del vi secolo, Costantinopoli ha posto sotto lautorit di un comandante militare supremo, lesarca, residente a Ravenna, i brandelli di territorio rimasti in mano imperiale, che costituiscono
come delle enclaves, pi o meno estese, nellItalia longobarda. La pi
vasta di esse costituita dallEsarcato propriamente detto e dalla Pentapoli che lo prolunga a sud-est (le attuali Romagna e Marche). Segue la
regione romana (Tuscia romana a nord-ovest, Campagna romana a sudest). Tra Ravenna e Roma le autorit imperiali mantengono un corridoio che passa da Perugia e separa il Regno longobardo dal Ducato di
Spoleto. Linsieme di questi territori, pi o meno uniti, a partire dalla
seconda met dellviii secolo costituisce lembrione del futuro Stato Pontificio. I piccoli ducati di Venetia e Napoli, al contrario, sono isolati
[Diehl 1195, pp. 42-78]; la Chiesa romana proprietaria di numerosi
possedimenti nei dintorni di Napoli, alcuni dei quali sono da essa concessi ai duchi della citt campana allinizio dellviii secolo. Al sud, invece, le estremit delle due penisole (la Calabria, ossia il meridione dellattuale Puglia, e il Bruttium, lattuale Calabria) alla met del vii secolo sono riunite in un Ducato di Calabria ( allora che il Bruttium prende il
nome attuale), successivamente sottoposto al tema di Sicilia, che dopo
la caduta di Ravenna mantiene anche legami episodici con Napoli.
Queste varie unit territoriali sono dotate a poco a poco di un dux o
di un magister militum subordinato allesarca, ma la cronolgogia molto varia: a Napoli, il primo magister militum nominato durgenza da
Gregorio Magno alla fine del vi secolo [Martin 1220, pp. 25-26]; un dux
di Perugia attestato nella prima met dellviii secolo [Diehl 1195, p.
71]; la data in cui compare il dux di Roma non chiara [Bavant 1185,
p. 67; Brown 1188, p. 55]. In definitiva, tuttavia, i duchi sembrano
rafforzare lautonomia dei singoli territori piuttosto che la coesione con
Ravenna. I funzionari civili provinciali e laristocrazia senatoria, ancora attestati alla fine del vi secolo, scompaiono nel vii [Brown 1188, pp.
21-37]. La societ si militarizza; le truppe tendono a essere sempre pi
gestite su base locale, e i loro comandanti si integrano nel contesto dei
notabili del posto; a Ravenna, Roma e Napoli tutto linsieme della popolazione inquadrato nellorganizzazione militare [Brown 1188, pp.
98-99; Martin 1220, pp. 32-33]. Gli esarchi sono di norma fedeli allimperatore (le uniche rivolte sono quelle di Eleuterio, intorno al 610, e di
Olimpio, nel 651. In compenso, quattro esarchi vengono uccisi nellesercizio delle proprie funzioni), ma paiono avere avuto delle difficolt a
controllare i propri subordinati: nel 642, a Roma si ribella il cartulario
Maurizio; negli anni venti dellviii secolo, i duchi sono praticamente autonomi [Diehl 1195, pp. 339-347; Brown 1188, pp. 159-63].

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 517

LItalia bizantina (641-1071)

517

Inoltre, lesarca ha sotto la propria autorit due prelati latini particolarmente difficili da controllare, il papa e larcivescovo di Ravenna. I
vescovi (papa compreso) sono senzaltro sudditi fedeli dellImpero, ma
il papa, considerato come il sommo teologo ortodosso, e oltretutto alle
prese con lo scisma di Aquileia (provocato dallatteggiamento di Giustiniano, visto come favorevole ai monofisiti), ostile verso ogni compromesso con il monofisismo e poi con liconoclasmo, condannato da Gregorio II [Diehl 1195, pp. 319-37]. Questo atteggiamento sostenuto
dallambiente monastico greco di Roma, fermamente ortodosso (e del
resto numerosi papi della fine del vii e dellinizio dellviii secolo sono
essi stessi dorigine greca) [Sansterre 1231]. Tuttavia, mentre limperatore nel 653 in grado di far deportare papa Martino I (che per giunta
risultato compromesso nella rivolta di Olimpio), i tentativi nel 693
contro Sergio I (papa dorigine greca che riesce a riassorbire lo scisma
di Aquileia e rifiuta i canoni del concilio in Trullo) e nel 726-27 contro
Gregorio II falliscono, il primo a causa delle truppe di Ravenna, il secondo dei Romani [Brown 1188, pp. 179-80]. Larcivescovo di Ravenna [Brown 1188, pp. 184-89], invece, approfitta della vicinanza dellesarca: Costante II gli concede lautocefalia (rispetto a Roma), e la sua
Chiesa riceve numerosi privilegi; larcivescovo Felice (708-24), peraltro,
che ha sostenuto laristocrazia locale contro limperatore, deposto e
accecato. Forte delle sue propriet terriere, la Chiesa di Ravenna simpadronisce sostanzialmente del governo locale dopo la conquista della
citt da parte dei Longobardi. Va comunque da s che questa Chiesa,
cos come quella di Roma, latina. Uno dei pochi elementi dorigine costantinopolitana nellambito ecclesiastico la creazione di diaconie, istituzioni caritatevoli di provenienza monastica che alla fine del vii secolo acquisiscono grande importanza a Roma e anche a Napoli [A. Jacob,
J.-M. Martin, in HC IV, pp. 351, 354].
Tutto sommato la profonda crisi sociale ed economica, unita alla guerra quasi permanente contro i Longobardi, allontana da Costantinopoli
i frammenti del territorio italiano rimasti in mano bizantina, nonostante lorganizzazione militare gerarchizzata del territorio e linteresse nutrito per lItalia da alcuni imperatori: Costante II, nel 663, tenta inutilmente di riconquistare il principato di Benevento, prima di insediarsi a
Siracusa dov assassinato nel 668. Nellviii secolo, tuttavia, gli imperatori si interessano alla Sicilia pi direttamente che allItalia. Liconoclasmo non ha seguito in ambito latino. Lesarca Eutichio, giunto nel
727, si impadronisce delle propriet ecclesiastiche. Intorno al 730, o
qualche anno prima, limperatore decide di far versare direttamente al
fisco le tasse riscosse sullimmenso patrimonio siciliano della Chiesa ro-

2d_Bisanzio II_427-540

518

7-07-2008

13:59

Pagina 518

Le regioni dellImpero

mana [Prigent 1227], fino ad allora utilizzate a Roma (che aveva beneficiato di una decisione favorevole di Costante II), e poi arriva a confiscare gli stessi possedimenti; intorno al medesimo periodo o poco dopo,
limperatore separa dal patriarcato romano la Sicilia e la Calabria, insieme allIllirico orientale. Si capisce come mai, al momento della caduta
di Ravenna, il papa si sia volto verso i Franchi, facendo cos entrare nellOccidente politico la parte pi importante dellItalia bizantina.
Un altro segno dellallontanamento progressivo dallImpero costituito dalla monetazione (cfr. cap. xii) [Rovelli 671]. Al momento della
riconquista, Giustiniano aveva stabilito due zecche in Italia: la principale, a Ravenna, batteva loro e largento per tutta lItalia, e il bronzo
per lItalia annonaria (nord); la zecca di Roma si limitava a battere il
bronzo per lItalia suburbicaria (sud). A livello pratico, Ravenna conia
in proporzione pi argento e meno oro, rispetto a Costantinopoli; la sua
produzione declina, in quantit e in valore, a partire dalla met del vii
secolo, e la svalutazione si fa drammatica nellviii; inoltre, a partire dalla seconda met del vii secolo, i re longobardi e i duchi di Benevento
battono imitazioni di monete bizantine. Una zecca imperiale nasce a Napoli intorno al 660, e sembra rimanere in funzione fino al ix secolo, con
emissioni doro e di bronzo. Allincirca nel medesimo periodo, la zecca
romana batte autonomamente loro e largento, che Ravenna non pi
in grado di distribuire nel resto dellItalia bizantina; la moneta doro romana peraltro si svaluta, analogamente a quella ravennate. Quel che pi
conta, a partire dal pontificato di Sergio I (687-701) compaiono monete dargento (1/8 di siliqua) che recano il monogramma pontificio: lo Stato non ha pi il monopolio delle emissioni. Infine, dal 690 al 720 (o al
740), unautorit locale o privata emette alcune curiose monete di bronzo (30 nummi) di forma rettangolare; nella seconda met dellviii secolo, il papa allinea la moneta romana con il denaro dargento carolingio.
Questi cambiamenti, progressivi ma radicali, hanno luogo in un clima di crisi profonda. Roma e la Calabria, tuttavia, ne sono interessate
solo nellviii secolo: per quanto riguarda il vii secolo, larcheologia mostra che Roma continuava ad approvvigionarsi in Calabria e in Oriente
[J.-M. Martin, G. Noy, in Lefort 549]. Labbandono delle citt, frequente nellItalia meridionale longobarda, lo meno nelle regioni bizantine. Tuttavia, le citt sopravvissute, che gi nel iv secolo hanno abbandonato il proprio carattere monumentale, sono adesso divenute piccoli
insediamenti fortificati. Roma ha perso circa il 95% della popolazione
tra il iv e il vii-viii secolo; Napoli, citt di medie dimensioni nellAntichit, che per ha conservato la propria superficie, senza dubbio una
delle principali citt occidentali dellAlto Medioevo. In Calabria non

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 519

LItalia bizantina (641-1071)

519

scompaiono solamente citt, ma anche agglomerati rurali tardoantichi;


in compenso, nella regione compaiono alcuni nuovi villaggi situati sulle
alture dellinterno, connessi a cinte murarie situate in luoghi scoscesi,
che assicurano la protezione della popolazione e ospitano militari e funzionari [J.-M. Martin, G. Noy, in Lefort 549]. Non si tratta ancora,
tuttavia, di una vera e propria ripresa. Anche nellEsarcato, presso la
frontiera con i Longobardi, nascono piccoli castra, insediamenti fortificati (Comacchio) [Brown 1188, p. 42].
Le regioni bizantine dellItalia hanno per conservato una loro originalit: quasi dappertutto, per esempio, vi si continua ad applicare (in
particolare nel diritto privato) un diritto romano la cui origine precisa non chiara, ma che si distingue nettamente dal diritto longobardo;
il vocabolario della terra e della propriet fondiaria resta antico (massa,
fundus) [Montanari 1223]. Lantico Ducato di Roma, la cui amministrazione delegata al papa dai Franchi, conserva delle particolarit, e il Palazzo pontificio organizzato secondo norme bizantine. Nella regione
di Ravenna, che ufficialmente entra nel Regno longobardo e poi franco, pur essendo di norma sotto lamministrazione pontificia, i documenti della Chiesa di Ravenna ne mostrano la preminenza; il regime curtense classico fa fatica a imporsi, e i contratti agrari richiedono canoni
meno gravosi di quanto non accada nei territori longobardi [Montanari
1223]. La Venetia e Napoli, infine, non subiscono conquiste (Napoli sar
espugnata solo dai Normanni nel 1139). In questi due piccoli territori
laristocrazia locale a prendere il testimone per perpetuare le istituzioni di origine esarcale: il dux locale (doge nella Venetia) diviene poco
meno che un sovrano [Martin 1218, pp. 624-31]. Nellambito della Venetia, nel ix secolo lattuale Venezia diviene il centro politico del ducato e hanno inizio delle relazioni commerciali che permettono di mantenere un contatto con Costantinopoli. A Napoli, i duchi, che continuano a riconoscere lautorit teorica dellimperatore, esaltano in un
ambiente latino la cultura religiosa greca (traduzioni agiografiche del ix
e del x secolo) e la militia di origine esarcale protegge la citt [Martin
1220, pp. 34-43]. Amalfi e anche Gaeta, che si separano da Napoli nel
ix secolo, divengono potenze marittime che mantengono relazioni con
Bisanzio e il mondo arabo.
Aggiungiamo a questa lista la Sardegna: lisola, dipendente dallEsarcato di Cartagine, ha finito per trovarsi isolata alla fine del vii secolo; sembra che abbia continuato a far parte dellImpero fino alla fine
dellviii, e dopo la caduta di Cartagine vi si battono loro e il bronzo
fino al 720 circa (cfr. cap. xii) [Rovelli 671]. senza dubbio nel ix secolo che la Sardegna, isolata dal mondo esterno a causa della pirateria

2d_Bisanzio II_427-540

520

7-07-2008

13:59

Pagina 520

Le regioni dellImpero

araba, si divisa in quattro territori i cui capi continuano a portare il titolo di iudex (governatore di provincia). Lisola sembra aver ristabilito
dei contatti saltuari con Bisanzio nel x secolo, prima di passare sotto il
controllo delle citt marinare tirreniche [Martin 1218, pp. 631-37].
b) La Sicilia.
La storia della Sicilia risulta invece molto differente, per due ragioni principali [Guillou 1204; Cracco Ruggini 1194]. In primo luogo, lisola sembra essere stata colpita dalla crisi in modo meno grave del continente. Per quanto infatti non vi manchino attestazioni della peste (tardi, nel 745-46) [Cracco Ruggini 1194, p. 45], tuttavia lisola non ha
conosciuto linvasione longobarda, e il tessuto delle sue citt si rivela
particolarmente stabile dalla tarda antichit al Medioevo. Linsediamento rurale poco conosciuto, e non si pu affermare che nellviii secolo
ci sia stata la tendenza a fortificarsi per resistere agli Arabi [A. Molinari, in Carra Bonacasa 1190, pp. 323-53]. Peraltro, Giustiniano aveva riconosciuto allisola uno statuto particolare, giacch non dipendeva da
nessuna prefettura del pretorio, ma era sottoposta direttamente a due
funzionari palatini. Sembra che in Sicilia i possedimenti imperiali e i patrimoni della Chiesa romana e di altre Chiese italiane fossero particolarmente numerosi e importanti; quelli della Chiesa romana sono molto
ben documentati, per quanto riguarda gli anni intorno al 600, grazie al
registro delle lettere di Gregorio Magno, che ne descrive lamministrazione, complessa e in evoluzione. Lisola suscita del resto anche il vivo
interesse degli imperatori: noto che Costante II si stabil a Siracusa,
forse per condurre contemporaneamente la lotta contro i Longobardi e
contro gli Arabi. Alla fine del vii secolo, in concomitanza con la caduta
di Cartagine, Giustiniano II trasforma la Sicilia in un tema (il primo
stratego conosciuto Teofilatto, divenuto esarca di Ravenna nel 701705) [Cracco Ruggini 1194, pp. 42-43], da cui si fa dipendere il Ducato di Calabria [Falkenhausen 1200, pp. 6-8]; la flotta siciliana attiva
nel Tirreno [E. Kislinger, in Carra Bonacasa 1190, pp. 663-68]. La Sicilia molto pi integrata allImpero di quanto non lo siano i territori
dispersi dellEsarcato. Come succede ovunque, le citt subiscono una
contrazione, per conservano i propri vescovati; le due principali sono
Catania e Siracusa, rivolte verso il Mediterraneo orientale; ma a Occidente anche Palermo e Lilibeo (Marsala) sono centri importanti [Cracco Ruggini 1194, p. 30].
La Sicilia partecipa normalmente alla vita politica dellImpero. Solo
in circostanze particolari si sviluppano rivolte e tentativi dusurpazio-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 521

LItalia bizantina (641-1071)

521

ne, che dunque non sono il riflesso di una volont autonomista; si possono ricordare la rivolta di Sergio, che si rifugia presso i Longobardi nel
717-18, quella di Elpidio, domata a fatica con linvio di una grande flotta nel 781-82, e di Eufemio, che si rivolge agli Arabi di Ifriqiya nell827
[Cracco Ruggini, 1195, pp. 43-47; V. Prigent, in Jacob 1206]. Un altro
segno, contemporaneamente, di integrazione allImpero e di una certa
autonomia dovuta alla prosperit costituito dal fatto che la Sicilia conia monete imperiali [Morrisson 664; Prigent 1228]. Inizialmente la zecca a Catania (alla fine del vi secolo attestata la monetazione in bronzo, loro compare sotto il regno di Eraclio), poi trasferita a Siracusa
durante il primo regno di Giustiniano II. Nellviii e nel ix secolo (soprattutto a partire dal 750), la zecca di Siracusa la pi importante dellImpero dopo quella della capitale, e le sue coniazioni circolano dal Vicino Oriente al mondo carolingio. Le monete doro siciliane a partire
dalla fine del vii secolo hanno un titolo inferiore a quelle battute a Costantinopoli, e anche il loro peso tende a calare; il loro valore si stabilizza peraltro intorno al 730, senza dubbio in connessione con il versamento diretto nella casse dello Stato delle tasse riscosse sul patrimonio della Chiesa romana (1 solidus di Costantinopoli vale 1 solidus e 1/3 di
Siracusa), per poi calare di nuovo intorno all810-20. Dopo la caduta
di Siracusa si continua a coniare un po di bronzo, e anche doro, in Calabria. Limportanza della monetazione siciliana, dalla fine del vii secolo fino al ix, mostra il buon livello economico dellisola nel contesto imperiale, e anche il suo particolarismo occidentale.
Le fonti che gettano qualche luce su questa ricca provincia sono purtroppo rare. In particolare, permane un problema: lellenizzazione della Sicilia. Allepoca di Gregorio Magno lisola sembra latina; alcune iscrizioni permettono per di individuare una piccola isola linguistica greca,
di origine antica, nella regione di Siracusa [A. Jacob, J.-M. Martin, in
HC IV, pp. 356-57]. Nel vii secolo iniziano a comparire in Calabria e
in Sicilia alcuni vescovi che hanno nomi greci: potrebbero essere dei prelati orientali rifugiatisi in Italia che godevano della fiducia del papa a
causa della loro stretta ortodossia. Daltronde, i contatti con Costantinopoli favoriscono indubbiamente lellenismo. Sembra infine che la popolazione greca residuale della Sicilia orientale inizi a godere duna importanza rinnovata. Lellenizzazione conduce alla decisione imperiale di
separare dal patriarcato romano la Sicilia e la Calabria, dora in poi riconnesse al patriarcato di Costantinopoli. Numerosissimi vescovi siciliani avevano assistito al concilio del Laterano nel 649, ma nel 787 i prelati dellisola partecipano a quello di Nicea. I vescovi di Siracusa e Catania divengono metropoliti [A. Jacob, J.-M. Martin, in HC IV, p. 360].

2d_Bisanzio II_427-540

522

7-07-2008

13:59

Pagina 522

Le regioni dellImpero

Si sviluppa il monachesimo greco, e il suo centro principale il monastero di San Filippo di Agira, nella regione di Enna [Cracco Ruggini
1194, pp. 50-52; A. Jacob, J.-M. Martin, in HC IV, p. 365]. La Sicilia
dar alla Chiesa greca il patriarca Metodio (met del ix secolo) e linnografo Giuseppe. Lellenizzazione dellisola sufficiente perch vi possa
attecchire il secondo iconoclasmo, di cui Teodoro Critino, arcivescovo
di Siracusa, uno degli ultimi partigiani (nella stessa epoca liconoclasmo attestato anche a Otranto) [A. Jacob, J.-M. Martin, in HC IV, p.
360]. Sotto la dominazione araba, quel che resta della Chiesa siciliana
greco, e il nord-est montuoso dellisola costituisce un baluardo cristiano ed ellenofono.
Si ritiene che sia stata proprio questa popolazione, dopo la conquista araba, a riellenizzare a poco a poco la Calabria meridionale, seguita
dalla Sila (nord-est della Calabria) e dalla Puglia meridionale [Martin
503]. Le agiografie monastiche del x e dellxi secolo parlano di numerosi monaci siciliani che si trasferiscono in Calabria e spesso si insediano
nella zona deserta dei confini calabro-lucani (Elia il Giovane, Saba, Cristoforo e Macario, Leoluca di Corleone, Vitale di Castronuovo) [A. Jacob, J.-M. Martin, in HC IV, pp. 360, 365; Follieri 1202].
La maggior parte della Sicilia, tuttavia, nel ix secolo sfugge contemporaneamente alla cultura greca e al cristianesimo. Alla met del vii secolo, lisola subisce unincursione lanciata dagli Arabi. Dopo la conquista di Cartagine, le incursioni riprendono nel 703. Nel 782, il ribelle Elpidio fugge in Africa. Infine, nell826, Eufemio, accusato davanti
Michele II, parte per lAfrica e ne torna lanno dopo insieme al cad
Asad ibn al-Furat, che sbarca a Mazara. Eufemio si proclama imperatore, ma viene ucciso davanti a Enna e gli Aglabidi possono proseguire da
soli la conquista. Palermo cade nell831 e diviene la capitale di una Sicilia musulmana ormai rivolta a sud-ovest. Siracusa, capitale del tema,
conquistata nell878, Taormina nel 902; Rametta cade infine nel 965.
La conquista non facile, soprattutto nella parte orientale dellisola, dove Giorgio Maniace riporter alcuni successi nel suo tentativo di riconquista, nel 1040 [Gay 1203, pp. 450-68].

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 523

LItalia bizantina (641-1071)

523

2. I temi di Langobardia/Italia e di Calabria (fine del ix secolo - 1071).


a) I due temi.
Dopo linvasione longobarda del vi secolo, la seconda grande svolta
della storia dellItalia bizantina segnata dalla fine del ix secolo. LImpero perde la Sicilia ma, grazie a varie spedizioni navali condotte negli
anni intorno all880, riesce a espellere dalla Calabria i musulmani, che
vi erano saldamente stanziati (emirato di Amantea) e che continueranno a infliggere alla regione incursioni rovinose per tutto il x secolo [Gay
1203, pp. 201 sg., 324 sg., 366 sg.]. Lamministrazione del tema di Sicilia ripiega in Calabria (il tema di Calabria propriamente detto non compare prima della met del x secolo), dove la Chiesa greca organizzata
intorno alle due metropoli di Reggio e di Santa Severina [HC IV, p. 361;
Martin 1217; Prigent 1226]. Le forze bizantine, inoltre, nell871 avevano messo fine (in alleanza con quelle dellimperatore carolingio Ludovico II) allemirato che si era stabilito un quarto di secolo prima a Bari,
nella Puglia fino ad allora longobarda; e nell891 erano giunte addirittura a conquistare Benevento, da cui furono per cacciate nell895.
Nell891-92 nasce cos un tema di Langobardia, che aveva per vocazione principale quella di reintegrare nellImpero i principati longobardi di
Benevento e di Salerno (eredi del Ducato di Benevento) ma che si dovette accontentare delle attuali Puglia e Basilicata con Bari capitale
[Falkenhausen 1199, pp. 23-27 e 31-40]. Alla fine del ix secolo e agli
inizi del x, inoltre, i principi longobardi ricevono titoli imperiali (patrizio, anthypatos) e riconoscono anche una certa sottomissione nei confronti dellimperatore; negli anni venti del x secolo, il principe di Benevento cerca tra laltro di divenire stratego della Langobardia [Falkenhausen 1199, pp. 33-36; Martin 1218, pp. 621-23]. Queste relazioni di
subordinazione, tuttavia, cessano rapidamente e, dopo la restaurazione
imperiale di Ottone I, i principi si volgono a Occidente.
Il tema di Langobardia comprende dunque solo una parte del meridione longobardo; la sua popolazione, di lingua latina e di rito occidentale, si considera longobarda poich ha adottato il diritto degli antichi
conquistatori [Martin 1216, pp. 169-70]. La regione ha conosciuto una
crisi pi profonda e pi precoce di quella che ha colpito la Calabria: la
pianura del nord della Puglia (Capitanata) ha perso una buona parte
delle citt antiche ed tornata allo stato selvaggio (torner a essere produttiva solo dopo la fine della dominazione bizantina); il numero di vescovati della regione si dimezzato nel vii secolo [Martin 1216, pp. 148-

2d_Bisanzio II_427-540

524

7-07-2008

13:59

Pagina 524

Le regioni dellImpero

154]. I pochi grandi proprietari (principi, monasteri) sono esterni alla


regione. Lunica zona fittamente popolata costituita dai bassopiani che
circondano Bari. Dal momento che in Calabria lunica zona ben occupata quella di Reggio, nella punta meridionale, non stupisce che i settori pi vitali dei due temi abbiano avuto pochi rapporti reciproci e siano stati sottoposti ad amministrazioni differenti (Reggio situata a 350
km in linea daria da Bari). Lamministrazione imperiale impone alle due
regioni un regime analogo, ma non arriva a eliminare le differenze fondamentali che le separano.
Bench possano saltuariamente dipendere da un medesimo stratego, infatti, i due temi di Langobardia e Calabria sono distinti, sia nella realt sia nella percezione che se ne ha a Costantinopoli [J.-M. Martin, in Jacob 1206, pp. 517-58]. Nel De administrando imperio [31], Costantino VII riferisce che in Italia vi sono due patrizi (strateghi): uno
ha autorit sulla Sicilia, la Calabria, Napoli e Amalfi; il potere dellaltro, che risiede a Benevento, si estende su Capua e Pavia. In questa
visione (i cui aspetti irrealistici sono evidenti), i due strateghi governano luno i territori da lungo tempo in mano allImpero, laltro le regioni longobarde. In realt, i primi si riducono alla Calabria, le seconde alla Puglia e alla Basilicata; lo stratego di Langobardia, per, ha la
vocazione a governare tutto il Regno longobardo. La situazione non
cambia con la trasformazione, durante il regno di Niceforo II Foca,
del tema di Langobardia in catapanato dItalia [Falkenhausen 1199,
pp. 46-51]. Bench la riforma abbia delle conseguenze cui si accenner
in seguito, infatti, lItalia del catapano si limita in realt a riprendere il nuovo nome dato dai Carolingi e dagli Ottoniani al vecchio Regno longobardo.
I due temi non hanno n la stessa collocazione (le incursioni arabe
coinvolgono la Calabria molto pi della Puglia), n la stessa popolazione (greca in Calabria, longobarda in Puglia), n la stessa struttura sociale. Il piccolo tema di Lucania, attestato solo da un documento del 1042
[Falkenhausen 1199, pp. 65-72] e scomparso prima del 1051, aveva uno
stratego, che non sembra essere stato sottoposto al catapano.
b ) Linsediamento: inizio della ricostruzione di un tessuto abitativo.
In due ambiti, tuttavia, la Calabria e la Langobardia avevano problemi comuni. Le due regioni erano uscite considerevolmente indebolite dalla crisi dellAlto Medioevo, e dal successivo periodo di occupazione araba: si riscontrava scarsit di popolazione (a eccezione dei dintor-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 525

LItalia bizantina (641-1071)

525

ni delle due capitali), tessuto urbano disorganizzato, amministrazione


da ricostituire. Un territorio, per poter essere amministrato, deve essere al contempo popolato e organizzato. Si d il caso che il periodo della
dominazione bizantina coincida con la prima fase di ripresa demografica ed economica, nonch con una serie di trasformazioni strutturali nelle regioni vicine rimaste sotto dominazione occidentale. Si tratta della
costituzione di signorie al contempo fondiarie e bannali, che canalizzano il principio di crescita demografica favorendo lincastellamento
che porta i contadini a raggrupparsi in villaggi fissi e protetti. Queste
innovazioni hanno delle conseguenze indirette anche per lItalia bizantina, bench levoluzione istituzionale dellImpero sia differente, cos
come la sua attuazione nellambito dellinsediamento.
Nel momento in cui i signori occidentali creano dei villaggi fortificati, lImpero di norma si limita invece a fortificare le citt, chiamate
kastron o asty; i villaggi (choria), che non ospitano funzionari statali, non
hanno bisogno di una protezione vera e propria, se non, in caso di vera
necessit, sotto forma di semplice torre (pyrgos). Nelle regioni pi minacciate e meno popolate (come lattuale Basilicata), tuttavia, lo Stato
crea dei piccolissimi agglomerati cinti di mura (kastellia), che hanno senza dubbio la tendenza a divenire vere e proprie citt e hanno gi la funzione di piccoli centri amministrativi [Martin 1222, pp. 565-75; Martin 1216, pp. 258-72]. Daltro canto, non si sa quasi niente delle modalit di fondazione dei nuovi villaggi; alcuni di essi possono derivare da
iniziative private e appartenere a singoli: nel 1045, il catapano Eustazio Palatino concede come ricompensa un piccolo villaggio, praticamente in pieno possesso, a un giudice di Bari, che ne aveva gi un altro
[Lefort 1209]. In Calabria, sono attestati dei choria a partire dalla seconda met del ix secolo, e alcuni di essi si sviluppano in kastra (Rossano, Santa Severina); successivamente, soprattutto nel ix secolo, si moltiplicano [J.-M. Martin, G. Noy, in Lefort 549]. In Puglia questa tendenza si mette pienamente in moto solo nel x secolo, e il movimento di
concentrazione della popolazione rurale non ancora arrivato a compimento nellxi; nella zona centrale della regione, tuttavia, tale concentrazione raggiunge un livello notevole, e gli insediamenti si raccolgono
nelle zone in cui la geologia dellaltopiano calcareo permette la presenza di piccole falde freatiche; alcuni di questi grossi villaggi in epoca normanna diventerranno delle citt. Tuttavia linsediamento rurale, che
cerca di sfruttare il pi possibile (soprattutto in Calabria) le roccaforti
naturali, evita ancora (fino allepoca normanna) le pianure acquitrinose
(bassa valle del Crati, litorale pianeggiante del golfo di Taranto, Capitanata).

2d_Bisanzio II_427-540

526

7-07-2008

13:59

Pagina 526

Le regioni dellImpero

Bench sia attestato un numero esiguo di fortificazioni rurali (torre


in alcuni villaggi, cinte murarie usate come rifugio nel nord della Calabria), di regola il diritto di costruire fortificazioni riservato allo Stato, che edifica le mura urbane; la kastroktisia, corv pubblica di manutenzione delle mura, attestata due volte in Puglia, nel 999 (ovvero poco dopo la sua prima comparsa nellImpero) e nel 1054 [Martin 1216,
pp. 713-14]. Risulta conservato latto di fondazione della citt di Troia,
nella Capitanata, nel 1019: le autorit hanno costruito le mura e convocato degli abitanti, e delimitano il perimetro (synora) del territorio della citt, che riceve vantaggi fiscali [Martin 1215]; allo stesso modo, nel
1001-1002, il catapano Gregorio Tarcaniota aveva stabilito i confini della citt di recente fondazione di Tricarico, in Basilicata [Guillou 1205].
Si d il caso che, in Italia, la costruzione di citt fosse particolarmente
importante non solo poich molti centri urbani erano scomparsi durante lAlto Medioevo, ma giacch per giunta, di fronte al rafforzamento
degli insediamenti nelle regioni occidentali, lunico modo di occupare il territorio era quello di crearvi nuovi centri amministrativi, religiosi e militari. Si conoscono in effetti alcune fondazioni longobarde dellviii-ix secolo, ma sono sporadiche e poco importanti.
Le autorit imperiali hanno condotto tre campagne sistematiche di
fondazione di citt allinterno dei due temi [Martin 1222, pp. 33-37; J.M. Martin, in Jacob 1206, pp. 517-58]. La prima messa in atto alla fine del ix secolo, subito dopo la riconquista. Sulla costa pugliese vengono cos creati dei nuovi porti che facilitano le relazioni con lOriente
(Monopoli, Polignano, Giovinazzo, Molfetta); sulla Sila, che si popola
di Greci, compaiono nuove citt episcopali (Umbriatico, Cerenzia, Isola Capo Rizzuto, nonch Nicastro pi a occidente); e nel sud della Puglia vengono restaurate Gallipoli e Taranto.
La seconda campagna condotta nel momento in cui il tema di Langobardia diviene catapanato dItalia, e contribuisce a dare un senso a questa riforma che cerca, infatti, di fornire un inquadramento amministrativo ad alcune zone ancora pochissimo popolate, in particolare nellattuale Basilicata. Nel 968, larcivescovato di Otranto (nel sud-est della Puglia)
diviene una metropoli ecclesiastica, che acquisisce autorit sopra una serie di nuove sedi episcopali create (o da crearsi) in zone in cui la popolazione greca in aumento: compaiono cos le citt di Gravina, Tricarico,
Tursi; in alcune regioni limitrofe rimaste latine sono contemporaneamente attestate Montemilone, Minervino, Rapolla; pi a occidente sono fondati piccoli kastellia (San Chirico Raparo, Noepoli). Taranto, rimasta praticamente in abbandono da decenni in seguito a unincursione araba,
dotata di una nuova cinta muraria [Jacob 1208]; ai margini della pianu-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 527

LItalia bizantina (641-1071)

527

ra della Capitanata vengono senza dubbio fondate Ripalta e Vaccarizza.


Risulta evidente limportanza dello sforzo intrapreso, in particolare nella zona semideserta che separa le regioni vitali dei due temi.
La terza campagna, condotta in Puglia negli anni 1010-20 dal catapano Basilio Boioanna, ha uno scopo differente: si tratta ora di stabilire una frontiera ben difesa tra il catapanato e i principati longobardi
(che non si cerca pi di sottomettere), ponendo al contempo le basi per
la rioccupazione della pianura del Tavoliere. Viene cos stabilita, sulle
colline alle falde degli Appennini, la duplice linea delle citt della Capitanata, che ad alcuni insediamenti anteriori aggiunge le nuove citt di
Troia, Civitate, Dragonara, Montecorvino, Fiorentino, Tertiveri, Biccari, Cisterna, Melfi. Bench questi insediamenti abbiano effettivamente favorito, a lungo termine, la colonizzazione della pianura, essi tuttavia non svolsero il ruolo difensivo cui erano stati destinati: proprio a
Melfi che nel 1041 furono dislocati dalle autorit i mercenari normanni che avevano preso parte alla spedizione siciliana di Maniace, e che
finiranno rapidamente per prendere il controllo di tutta la zona. Le nuove citt della Calabria cercavano senza dubbio di proteggere il litorale
contro gli Arabi di Sicilia: in questepoca sono fondate Catanzaro a est,
Oppido a sud-ovest, forse Stilo a sud-est; nei pressi di Taranto, viene
fortificata Mottola.
Lo sforzo considerevole intrapreso dalle autorit imperiali ha durevolmente contraddistinto in due modi la geografia umana delle regioni
in questione. In primo luogo, il loro tessuto urbano in gran parte costituito da fondazioni bizantine, citt collocate di solito in posizioni protette (speroni tra due fiumi in Capitanata, cime scoscese in Calabria),
di piccole dimensioni, ma nettamente pi grandi dei contemporanei castra occidentali. Nella citt della Capitanata stato riscontrato un impianto ortogonale di probabile origine antica: le citt, dalla pianta spesso stretta e allungata come lo sperone su cui sono situate, risultano attraversate per tutta la loro lunghezza da una strada principale, su cui si
aprono delle stradine perpendicolari; limpianto urbano sembra particolarmente fitto [Martin 1222, pp. 44-50]. In secondo luogo, lo sviluppo
di un insediamento urbano controllato dallautorit sovrana distingue
le regioni bizantine da quelle confinanti dellItalia peninsulare, dove dominano i piccoli castra rurali di fondazione signorile.
c) Lamministrazione.
I due temi italiani sono tra le poche regioni dellImpero di cui si pu
intravedere il sistema amministrativo e la sua evoluzione tramite do-

2d_Bisanzio II_427-540

528

7-07-2008

13:59

Pagina 528

Le regioni dellImpero

cumenti darchivio. I dati che se ne possono trarre risultano abbastanza differenti da quelli dei taktika, che presentano una visione normalizzata e idealizzata delle modalit di azione e degli obiettivi dello Stato
[Falkenhausen 1199; Martin 1217, pp. 695-715; J.-M. Martin, in Jacob
1206, pp. 517-58]. Se da un lato ci fa s che sia difficile valutare quale sia loriginalit dei temi italiani rispetto al resto dellImpero, dallaltro permette di descrivere una serie di meccanismi reali con una precisione che ha pochi paralleli. Ci vale almeno per la Langobardia, terra
di conquista recente, caratterizzata da alcuni evidenti particolarismi; la
Calabria, invece, ha conservato una documentazione archivistica solo
per lultimissima parte del periodo di dominazione bizantina.
In entrambi i temi, risulta attestato un solo tipo di circoscrizione, il
distretto (diakratesis) cittadino, in Calabria talora chiamato eparchia; la
divisione del tema in tourmai pertiene al ix secolo, non al x-xi. C un
unico caso di droungos attestato alla met dellxi secolo nel territorio di
Oppido: pu trattarsi di una sopravvivenza di istituzioni antiche. Valgono le stesse considerazioni per ununica topothesia (topoteresia?). Si
pu aggiungere che qualche sporadico atto ufficiale redatto in semplici villaggi, ma si tratta sempre di eccezioni: lamministrazione esercitata nelle citt.
In Langobardia, le autorit lasciano alla popolazione luso del diritto personale longobardo e ristabiliscono unamministrazione di tipo longobardo: dalla fine del ix secolo allinizio dellxi, gli agenti locali dello
Stato portano il titolo di gastaldo, e ancora nel 998, a Lucera, i quattro
gastaldi della citt sono stati nominati da Teodoro, escubito di Langobardia, responsabile temporaneo dellamministrazione provinciale nellinterregno tra due catapani [Falkenhausen 1198]. Tra il x e lxi secolo, i gastaldi sono progressivamente sostituiti da turmarchi; si tratta ancora di notabili locali, che sembrano avere le stesse funzioni generali dei
gastaldi; nellxi secolo sembrano essere sempre pi destinati a funzioni
giudiziarie, e allora in alcune citt compare un ek prosopou che responsabile di una parte dellamministrazione locale [Martin 1216, pp. 705706]. I turmarchi e gli ek prosopou attestati in Calabria nellxi secolo
non sembrano avere funzioni differenti da quelle dei loro omologhi pugliesi, bench, pi spesso che in Puglia, possa capitare che le citt godano nei fatti di una grande autonomia, arrivando a trattare direttamente con gli Arabi nel x secolo e con i Normanni nellxi; e inoltre alcune
fazioni vi si disputano il potere [Martin 1222, pp. 57-58].
Lo stratego (successivamente, il catapano), collocato al vertice dellorganigramma del tema, circondato dai capi dei servizi (komes tes kortes, domestico del tema). Risiede allinterno di un praitorion; quello di

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 529

LItalia bizantina (641-1071)

529

Bari, ricostruito agli inizi dellxi secolo, descritto in una iscrizione, e


comprendeva una cinta muraria con una porta e una corte interna in cui
si trovavano varie chiese. Era ubicato al posto dellattuale basilica di
San Nicola [Martin 1222, pp. 49-50].
Non conosciamo praticamente nulla dellesercito tematico. La strateia, menzionata da vari documenti tra il 980 e il 1034, era gi divenuta un onere fiscale che gravava su alcuni beni [Martin 1216, pp. 702-3];
nellxi secolo sono attestati ulteriori gravami connessi con lesercito, come il metaton (diritto di alloggio) e il droungaraton. noto, inoltre, che
in Puglia venivano reclutati degli ausiliari leggeri (conterati), che si ribellarono nel 1040; nel medesimo periodo erano inviati nella regione dei
mercenari stranieri (tra cui dei Normanni) e truppe dei temi orientali
[Falkenhausen 1199, pp. 129-35; Martin 1216, p. 712-13].
A partire dalla fine del x secolo, tuttavia, secondo uno schema non
nuovo compaiono in Italia anche i tagmata: nel 992 un topotereta delle scholae attestato a Polignano, dove soggiornano alcuni ufficiali
delle scholae, degli hikanatoi, degli excubitores, e risiede permanentemente un ufficiale superiore degli excubitores; a Bari nel 1032 documentato un protomandator ton basilikon armamenton [Falkenhausen
1199, pp. 133-35; Martin 1216, p. 702; J.-M. Martin, in Jacob 1206].
Nelle zone pi minacciate sono presenti dei comandanti locali (clisurarchi e kometes, come il komes del kastron di Taranto) [Martin 1216,
p. 700]. LImpero mantiene anche delle flotte leggere: risulta attestata unimposta destinata alle kontourai (imbarcazioni leggere); nel 965966, gli abitanti di Rossano si ribellano contro una tassa finalizzata alla costruzione di chelandia [Falkenhausen 1199, pp. 135-39; J.-M. Martin, in Jacob 1206].
Risulta chiaro come i temi italiani presentino unamministrazione
che, al di l di inevitabili particolarismi locali, corrisponde grosso modo a quanto noto per il resto dellImpero. Tuttavia, levoluzione di tale amministrazione alla fine del x secolo e allinizio dellxi non cos lineare come si potrebbe pensare. Il catapano dItalia prende il posto dello stratego di Langobardia ma, salvo eccezioni, non ha autorit sulla
Calabria. Larrivo massiccio dei tagmata, che segue di poco la creazione del catapanato, non modifica molto i poteri del catapano dItalia e
dello stratego di Calabria; le menzioni relative alla strateia sono contemporanee allarrivo dei tagmata. Il giudice (krites) del tema, che compare
allincirca nel medesimo periodo, non sembra investito di poteri di amministrazione generale [Falkenhausen 1199, pp. 124-25; Martin 1216,
pp. 703-4]. Occorre inoltre sottolineare la flessibilit dimostrata dallamministrazione imperiale, che in Langobardia inizialmente integra

2d_Bisanzio II_427-540

530

7-07-2008

13:59

Pagina 530

Le regioni dellImpero

dei gastaldi longobardi, e solo molto pi tardi finisce per dare loro il titolo, meno barbaro, di turmarchi.
La stessa flessibilit prevalente in ambito fiscale [Falkenhausen
1199, pp. 142-43; Martin 1216, pp. 711-14]. Come tutto lOccidente,
anche il principato longobardo di Benevento, di cui la Puglia aveva fatto parte, ha abbandonato lesazione di imposte dirette. Nei privilegi accordati alle abbazie di Montecassino e di San Vincenzo al Volturno,
nell892, allindomani della conquista, e relativi ai loro possedimenti situati in territorio imperiale, le autorit bizantine menzionano soltanto
tasse indirette longobarde. Bisogna attendere il 999 per veder comparire in un sigillion di esenzione alcuni elementi del sistema fiscale bizantino, che per arriva a imporsi solo nelle zone ben popolate del tema di
Langobardia, da Trani a Taranto, mentre nella Capitanata, ancora nellxi secolo, si conoscono solamente le tasse indirette longobarde e la
corv (angaria). possibile riscontrare una analoga disparit anche in un
altro ambito: nel centro della Puglia (in particolare a Bari) un gran numero di notabili locali ha ricevuto delle dignit imperiali, al punto che
ci si pu chiedere se non siano state distribuite sistematicamente (e gratuitamente) poco dopo la conquista; nella Capitanata, al contrario, i titolari di dignit sono rarissimi [Martin 1216, pp. 699-700]. sempre
nel centro del catapanato che, nellxi secolo, risultano attestati alcuni
commerciari. Infine, le autorit lasciano ai Longobardi di Puglia il loro
diritto personale e linsieme della loro organizzazione giuridica [Martin
1216, pp. 709-11].
d) Due societ differenti.
La storia del tema di Calabria pi oscura di quella della Langobardia, bench larcheologia abbia recentemente fornito nuovi elementi [G.
Noy, in Placanica 1232, pp. 579-655]. Per la Calabria risulta tuttavia
disponibile una documentazione scritta relativa allxi secolo (bizantino
e normanno) che permette di istituire un paragone, alla fine dellepoca
della dominazione imperiale, tra le due province italiane e di valutare le
differenze persistenti che le separano.
La prima di ordine etnico, nel senso che di questa nozione davano
gli Occidentali dellAlto Medioevo: un popolo definito dalla sua legge, dalla sua lingua, dalla sua pratica religiosa. La popolazione della Langobardia vive secondo il diritto longobardo, parla il latino (o un dialetto romanzo), pratica il cristianesimo secondo il rito romano. La Calabria meridionale e orientale (cos come una parte della Basilicata e
lestremo sud della Puglia) allepoca ellenizzata: i documenti sono re-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 531

LItalia bizantina (641-1071)

531

datti in greco da taboullarioi, secondo le norme in vigore in Oriente


[Falkenhausen 1201]. La sua popolazione segue il diritto bizantino classico, come risulta chiaro dalla documentazione di epoca normanna, che
mostra come il diritto familiare segua le norme emanate dai Macedoni
[Martin 1216, pp. 536-38]. Infine, gli abitanti della Calabria praticano
il cristianesimo secondo il rito bizantino. Bisogna dunque evitare di
confondere lItalia greca con lItalia bizantina: la Puglia longobarda
altrettanto bizantina della Calabria, la cui ellenizzazione senza dubbio dovuta alloccupazione araba della Sicilia, pi che a una volont ufficiale che non si manifesta in Puglia; lImpero si limita a riconoscere alla popolazione greca il suo diritto e il suo rito. Non c dubbio che, se
la comunit italo-greca estende il suo territorio, ci deriva dal dinamismo che le proprio, dovuto allemigrazione siciliana, tanto pi che la
Calabria confine con zone sottopopolate.
cos che delle popolazioni ellenofone si insediano nelle regioni disabitate della Basilicata, intorno al vescovato di Tursi [Peters-Custot
1225]; altre, tuttavia, si dirigono nel territorio del principato longobardo di Salerno. Inoltre, per linfluenza dei monaci greci rifugiati in Calabria, in questa regione e nel sud della Basilicata si sviluppa un monachesimo che ritrova, in queste regioni quasi deserte in balia delle incursioni musulmane, alcuni tratti dellanacoresi delle origini, come mostrano
le vicende di santElia lo Speleota o di san Nilo da Rossano, il pi celebre dei monaci greci di Calabria. Questi eremiti attirano discepoli, fondano monasteri, e poi si inoltrano nuovamente nella solitudine [Martin
1219]. Si vengono cos a creare le eparchie monastiche del Merkourion (valle del Lao, nel nord-ovest della Calabria) e del Latinianon (valli del Sinni e dellAgri, nel sud della Basilicata, con il monastero di Carbone) [Borsari 1187; Burgarella 1189]. Alcuni di questi monaci arrivano
addirittura a lasciare le zone ellenizzate per spingersi pi a settentrione: Nilo da Rossano si insedia presso Montecassino e successivamente
nella regione di Gaeta, e i suoi discepoli fondano labbazia di Grottaferrata, a sud-est di Roma [Luc 1211]. Lellenismo calabrese ci ha lasciato degli agiografi e dei libri liturgici (eucologio Barberini) [A. Jacob,
J.-M. Martin, in HC IV, pp. 365-68; Follieri 1202]. La produzione di
manoscritti greci continua in Calabria in epoca normanna [Luc 1210],
ed successivamente proseguita da quella del Salento (sud della Puglia).
I monumenti tipicamente bizantini sono rari (Cattolica di Stilo, San Pietro di Otranto) [Safran 1230].
La popolazione latino-longobarda e quella greca hanno tra di loro solamente pochi rapporti: vivono in regioni differenti e i punti di contatto, e dunque di possibile frizione, sono rari. A Taranto, c unimpor-

2d_Bisanzio II_427-540

532

7-07-2008

13:59

Pagina 532

Le regioni dellImpero

tante minoranza greca che convive con la maggioranza longobarda; il vescovato rimasto latino, nonostante un tentativo fallimentare di ellenizzazione nell887-88. La Chiesa greca ha sicuramente tentato qualche
sconfinamento nel nord della Calabria.
La Chiesa greca sottoposta sia allimperatore, sia al patriarca di Costantinopoli; la Chiesa latina di Langobardia analogamente sotto il controllo delle autorit imperiali, e ci facilitato dal fatto che la riforma
della Chiesa romana inizia solo alla fine del periodo di dominazione bizantina. Le autorit imperiali talora depongono alcuni vescovi, e attribuiscono ad altri il titolo di arcivescovo (contribuendo in questo modo
a complicare unorganizzazione ecclesiastica che comincia a riprendere
vigore) [Martin 1216, pp. 567-72]. La politica religiosa dellImpero, tuttavia, non assolutamente antiromana: i vescovati delle nuove citt della Capitanata sono sottoposti alla metropoli latina di Benevento, situata al di fuori del territorio imperiale [Holtzmann 1207]. Solo dopo la
met dellxi secolo compaiono le prime manifestazioni della riforma romana; alcuni vescovi latini, per esempio, sono deposti per simonia (Giovanni di Trani) [Martin 1216, p. 594]. Se il papa giunge, alla fine degli
anni cinquanta dellxi secolo, a sostenere i Normanni nellItalia meridionale, lo fa tuttavia usurpando le pretese degli imperatori germanici.
Si pu aggiungere che lo scisma del 1054, qui come altrove, non ha avuto nessuna conseguenza pratica.
Nonostante la ripresa della produttivit e dellorganizzazione amministrativa ed ecclesiastica del territorio, le due province bizantine in Italia
rimangono profondamente differenti luna dallaltra, non solo a livello di
popolazione ma anche di collocazione geopolitica e di struttura sociale.
La Puglia longobarda vicina ai Balcani, mentre la Calabria, pi defilata dal centro dellImpero, vicina alla Sicilia musulmana di cui subisce le incursioni per tutto il x secolo. Tuttavia, i suoi rapporti con lisola non sono solamente bellicosi, giacch la Calabria fa parte dellarea
monetaria dellIfriqiya e della Sicilia. In Puglia circola normalmente la
moneta coniata a Costantinopoli (lunica dellImpero in questo periodo), ovvero il nomisma aureo (e i documenti permettono di seguirne la
svalutazione nellxi secolo), il follis di bronzo e, in piccole quantit, il
miliaresion dargento. In Calabria si trovano folleis costantinopolitani,
ma lunica moneta doro attestata dai documenti darchivio il tar, nome dato in Italia al rubai, quarto di dinar battuto in Ifriqiya e in Sicilia, che circola anche ad Amalfi e a Napoli e arriva fino alla Capitanata
intorno al 1030. Lafflusso di tar cessa bruscamente alla met dellxi
secolo, forse a causa dellinvasione hilaliana in Ifriqiya, e le zecche di
Salerno e Amalfi iniziano a produrne delle imitazioni, presto svalutate

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 533

LItalia bizantina (641-1071)

533

[Martin 1213, pp. 190-202]. Si nota dunque che la Calabria, di popolazione greca, a livello economico meno integrata allImpero della Puglia latina, che mantiene relazioni commerciali regolari con laltra sponda dellAdriatico.
In compenso, la Calabria, che in pratica sempre rimasta inquadrata nellImpero a partire dal vi secolo, ospita una societ molto pi conforme al modello generale dello Stato bizantino rispetto alla Puglia strappata al principato di Benevento.
Nel tema di Langobardia sono scomparsi numerosi vescovati nel corso del vii secolo [Martin 1216, pp. 293-301]. Quelli sopravvissuti dispongono di risorse inferiori, giacch nei principati longobardi domina
il regime della chiesa privata (dipendente, in particolare, dal principe).
Inoltre, la Puglia longobarda dellviii e del ix secolo non sembra aver
ospitato unaristocrazia duna certa importanza: i grandi proprietari conosciuti sono il principe di Benevento e le grandi abbazie situate nella
parte occidentale del principato, ovvero Montecassino, San Vincenzo al
Volturno e Santa Sofia di Benevento. Al momento della conquista, le
autorit imperiali confermano a queste abbazie i loro possedimenti pugliesi, di cui tuttavia esse non possono usufruire: San Vincenzo distrutta dagli Arabi nell881, e la medesima sorte tocca a Montecassino (da
cui dipendeva Santa Sofia) nell883. Ci fa s che esse debbano abbandonare temporaneamente un certo numero dei loro possedimenti periferici. Le abbazie sono restaurate nel x secolo (Montecassino solo verso il 950), ma il contesto in cui sono inserite cambiato: il potere politico si disgrega nei principati, ed esse finiscono per dotarsi di signorie
compatte, sulle quali esercitano diritti pubblici. Ne consegue che il loro ripristino accompagnato da nuovi abbandoni in pratica definitivi in Puglia. Questa evoluzione fa s che la Langobardia bizantina ignori quasi completamente la grande propriet. Si possono citare solo pochissimi esempi di grandi patrimoni, e si tratta comunque di concessioni
da parte dello Stato: nel 999, un certo Cristoforo Bocomaca riceve a titolo di charistike limportante monastero greco di San Pietro Imperiale
di Taranto [Martin 1216, p. 662]; alla met dellxi secolo, Bizanzio, giudice di Bari, possiede due piccoli villaggi, uno dei quali gli stato concesso dal catapano. Nel 1010, secondo la testimonianza di un sigillion
greco pi tardi tradotto in latino, la cattedrale di Oria (che allora sostituisce la sede di Brindisi) ha dei vaxalli, ossia dei pareci. La Puglia arriva cos a realizzare, per puro caso, lideale anacronistico espresso dagli
imperatori macedoni nella loro legislazione. E daltronde, in epoca normanna, la signoria occidentale riuscir a imporsi con difficolt in queste zone e dovr adottare una forma originale.

2d_Bisanzio II_427-540

534

7-07-2008

13:59

Pagina 534

Le regioni dellImpero

Per quanto concerne la Calabria, i dati sono scarsi ma espliciti. I pi


importanti derivano dal brebion della metropoli di Reggio, compilato alla met dellxi secolo. Questa Chiesa, la cui esistenza stata ininterrotta e che inoltre controlla svariati monasteri, secondo il diritto canonico
bizantino, dispone di un patrimonio fondiario enorme: 281 casali (proasteia), 7 comunit esenti, e in pi numerosi altri possedimenti (nei quali, in particolare, si coltiva il gelso per alimentare i bachi da seta). Nel
medesimo periodo la cattedrale di Oppido, di recentissima fondazione,
possiede gi terre in svariate comunit rurali, analogamente ad alcuni
proprietari laici. Il quadro offerto dai documenti calabresi della met
dellxi secolo corrisponde precisamente alla situazione denunciata dalle
novelle imperiali dellepoca [Lemerle 553]. Sotto la dominazione normanna, la signoria di tipo occidentale non ha difficolt a prendere il posto della grande propriet bizantina: i signori dispongono di vaste tenute che fanno coltivare a contadini dipendenti, chiamati in greco anthropoi, bellanoi (villani) e talora anche paroikoi, elencati in liste ufficiali
[J.-M. Martin, in Placanica 1232, pp. 487-522, in particolare pp. 507509]. Pare evidente che questi uomini siano i successori dei pareci, che
occupavano un posto analogo presso i grandi proprietari bizantini.
A quanto si vede, i due strateghi presentati nel De administrando imperio amministravano due regioni non soltanto distinte, ma profondamente differenti, e i cui legami con lImpero non erano esattamente gli
stessi: la Calabria greca era vicina a Costantinopoli per il diritto, il rito
religioso e levoluzione sociale, ma utilizzava monete arabe ed era resa
pi autonoma dalla sua distanza rispetto al centro dellImpero. La Puglia longobarda, i cui particolarismi giuridici e religiosi erano pienamente riconosciuti, risultava, nonostante la propria struttura sociale meno
differenziata (ma anche a causa di essa), meglio gestibile dal potere centrale e pi integrata con il resto dellImpero a livello economico.
Le autorit non hanno mai favorito la popolazione greca, insediatasi spontaneamente, a scapito della popolazione latina, la quale, nonostante alcune sporadiche rivolte (come quella di Melo a Bari nel 1009)
[Gay 1203, pp. 399-413], in genere accettava di buon grado lappartenenza allImpero. Si pu citare il caso dei vescovi latini di Troia e di
Acerenza, che caddero a fianco dellesercito imperiale in lotta contro i
Normanni nel 1041 [Martin 1217, p. 625]. Intorno al 1050, inoltre, Argiro figlio di Melo, anchegli con un passato da ribelle, riceve lincarico
di salvare il possibile di fronte allavanzata normanna munito del titolo di dux dItalia, di Calabria, di Sicilia e di Paflagonia (regione per
la quale forse aveva ottenuto la nomina iniziale) [Falkenhausen 1199,
pp. 59-62; Martin 1216, p. 704]. Si tratta di uno dei pochissimi longo-

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 535

LItalia bizantina (641-1071)

535

bardi di Puglia ad aver servito ad alto livello nellamministrazione imperiale. Infine, bench la feudalit normanna si sia insediata con pi facilit nella Calabria greca, stata proprio questa regione a fornire al conte (poi re) di Sicilia alcuni tratti istituzionali di derivazione bizantina.
Resta comunque il fatto che i tratti principali delleredit imperiale la
modalit di occupazione del suolo e la struttura dellinsediamento sono comuni alle due regioni, e le distinguono dal resto dellItalia. E bench la fondazione di nuovi centri prosegua in epoca normanna in particolare nelle zone di pianura con forme ovviamente differenti, tuttavia lessenza del tessuto abitativo bizantina.
3. Considerazioni finali.
La presenza bizantina ha riguardato varie regioni dItalia in vari periodi, dal vi allxi secolo. Le tracce che essa ha lasciato sono dunque variabili. Venezia, Napoli e Amalfi si richiamano per lungo tempo allImpero, ma le istituzioni che hanno derivato da esso (come nel caso di Roma e Ravenna) sono quelle dellinizio dellviii secolo. La Puglia e la
Calabria hanno ricevuto unimpronta ben differente, giacch fanno parte dellImpero nellepoca in cui la ripresa demografica permette la creazione di un nuovo tessuto insediativo: linfluenza imperiale risulta durevole nella geografia umana di queste regioni. Quanto alla Sicilia, i due
secoli passati allinterno della dar al-Islam le hanno fornito una fisionomia originale.
Uno dei lasciti pi importanti dellepoca esarcale il mantenimento
di un diritto romano, che distingue le regioni bizantine dallItalia longobarda. Nel Mezzogiorno restano fedeli al diritto romano, ancora nel
Basso Medioevo, Napoli e Amalfi, mentre a partire dal x secolo le zone
ellenofone della Calabria e del Salento hanno adottato il diritto bizantino, che le distingue comunque dalle zone di tradizione longobarda.
Nel diritto romano, cos come nel diritto bizantino, la condizione della
donna molto meno marginale di quanto non avvenga nel diritto longobardo, e la solidariet familiare pi valorizzata. La Langobardia/Italia, invece, ha conservato un uso particolarmente rigido del diritto longobardo. I territori che hanno fatto parte dellEsarcato, inoltre, si distinguono per una pratica onomastica originale, giacch i nomi cristiani
vi risultano ampiamente predominanti; la stessa riflessione vale anche
per la Calabria greca e, nella stessa Langobardia, i nomi cristiani fanno
concorrenza a quelli longobardi e romani. Diverso il discorso per la
cultura greca: se le popolazioni ellenofone hanno beneficiato della do-

2d_Bisanzio II_427-540

536

7-07-2008

13:59

Pagina 536

Le regioni dellImpero

minazione imperiale in ambito ecclesiastico e giuridico, tuttavia la loro


presenza e la loro espansione non derivano dallamministrazione imperiale, e la loro influenza culturale sulle popolazioni latine, daltro canto,
si rivela debolissima.
Infine, una considerazione generale: lItalia lunica regione dellOccidente che non sia stata interamente sottomessa allautorit di un regno barbaro; le istituzioni imperiali hanno avuto una influenza indiretta, ma sicura, su quelle del Regno longobardo cos come, pi tardi,
su quelle del Regno normanno di Sicilia.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 537

Conclusioni

La caduta di Costantinopoli nel 1204 apr una crisi senza precedenti. Senza dubbio, gi alla morte di Eraclio nel febbraio 641, lImpero
aveva subito disastrose disfatte da parte degli Arabi, la cui avanzata sembrava inarrestabile. Tuttavia gli imperatori, a prezzo di un notevole arretramento territoriale e di una militarizzazione della societ, finirono
per ristabilire lequilibrio delle forze e per trovare nuove risorse finanziarie. In particolare impostarono il baricentro dellImpero sullAsia Minore, salvandone al contempo la capitale. Nel 1204, i conquistatori erano cristiani, e questo rendeva possibile la creazione di uno Stato che
combinasse la ricchezza dei Greci con le capacit guerriere dei Franchi.
La perdita della capitale, nella quale erano concentrate al massimo grado le fonti reali e simboliche del potere, minacciava lesistenza stessa
della civilt bizantina.
Niente sarebbe pi sbagliato che considerare i cinque secoli e mezzo che separano questi due momenti di crisi alla stregua di una lunga decadenza, secondo lottica degli storici dellepoca dei Lumi, come Voltaire, Montesquieu o Gibbon. Lo storico, infatti, deve essere attento a
discernere la capacit di cambiamento sotto lapparente immobilit, la
capacit di adattamento sotto lapparente continuit, secondo le parole di P. Lemerle [631, p. 312]. Infatti nonostante i discorsi ufficiali, apparentemente senza unevoluzione rilevante, continuassero a celebrare
il potere universale degli imperatori della Nuova Roma, lImpero bizantino tuttavia dette prova di una stupefacente capacit di sopravvivenza
e di una grande adattabilit, sia nellorganizzazione dei suoi eserciti, sia
in materia fiscale e nei rapporti con i suoi vicini. Pot dunque accadere
che delle iniziative estremamente pragmatiche fossero parzialmente mascherate dalla retorica imperiale, che sottolineava invece le continuit.
LImpero, trasformandosi nel corso del vi-viii secolo e poi ritrovando, a partire dalla seconda met dellviii, una dinamica nuova e durevole, segu con qualche ritardo levoluzione del resto dellEuropa cristiana, pur mantenendo certe particolarit. Il mantenimento di una capita-

2d_Bisanzio II_427-540

538

7-07-2008

13:59

Pagina 538

Le regioni dellImpero

le, certo poco popolata ma ricca di simboli di potere, e la capacit di riscuotere le tasse su ampi territori hanno dato agli imperatori bizantini
un netto vantaggio rispetto agli omologhi carolingi, e anche ottoniani.
Daltro canto, per due secoli furono svantaggiati rispetto ai califfi di Damasco (e poi di Bagdad), che potevano beneficiare di risorse fiscali molto superiori. LImpero musulmano, tuttavia, fu rapidamente danneggiato dalle forti autonomie provinciali (Africa, Egitto e Iran, per citare solo gli esempi pi significativi). Lo Stato bizantino fu colpito, come il
resto dellEuropa, da una profonda crisi demografica, che si concluse
nel 750; in seguito si verific una lenta crescita, debole ma regolare, che
nel xii secolo offr alle campagne bizantine pi fertili una prosperit in
nulla inferiore a quella delle pianure dOccidente. Allo stesso modo, bench la sparizione delle citt in Oriente abbia avuto luogo pi tardi, essa fu particolarmente drammatica. La rinascita urbana, il cui ritmo fu
differente a seconda delle regioni quelle pi vicine alla capitale furono le prime che videro ripopolarsi le proprie citt pressoch contemporanea al rinnovamento urbano del mondo mediterraneo latino, in particolare in Italia.
Le strutture politiche e sociali erano apparentemente molto differenti, giacch tutti, senza distinzione, dovevano obbedienza al basileus, rappresentante di Dio sulla terra, mentre presso i Latini tra il sovrano e i
suoi sudditi perlopi si frapponevano dei signori locali. Tuttavia, in
realt le disparit non erano cos marcate. Limperatore era in grado di
reggere le province del suo Impero solo negoziando con le lites locali,
senza che fosse poi molto importante se queste ultime erano greche o allogene. Naturalmente non cera alcun contratto formale che legava il sovrano e le famiglie pi importanti, ma limperatore si preoccupava di distribuire a esse le dignit con le rogai connesse, in modo da mantenere
la loro fedelt per via finanziaria. Non un caso se le distribuzioni di
dignit furono particolarmente generose proprio tra i provinciali vicini
alla frontiera (Italia, Caucaso), che potevano facilmente passare al nemico. Senza dubbio labbondanza di risorse fiscali bench il loro livello durante i cosiddetti secoli oscuri resti oggetto di discussione forn
per molto tempo ai basileis la possibilit di condurre una politica basata sulla liberalit.
Per quanto riguarda invece la cultura, le divergenze tra le due parti
della cristianit furono pi marcate. Dopo la perdita dellAfrica e dellesarcato, infatti, il latino era poco conosciuto nellImpero, mentre il
greco era perlopi dimenticato in Occidente. Forse, pi che i reciproci
stereotipi del greco effeminato e scaltro contrapposto al latino avido e
brutale, stata proprio lincomprensione tra le rispettive culture che ha

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 539

Conclusioni

539

allargato il fossato tra Bisanzio e i Latini. Il disaccordo si manifestava


in ambito religioso, tanto nel diritto canonico fissato durante il concilio in Trullo, quanto nelle pratiche e in poche questioni dogmatiche del
periodo posticonoclastico. I Greci, pi fedeli alla tradizione e dunque
pi conservatori, non sono arrivati a comprendere appieno i profondi
cambiamenti della cristianit latina tra lviii e il xii secolo.
Nel xii secolo, sotto Manuele Comneno, lImpero bizantino, bench
indebolito dalla perdita dellaltopiano anatolico che a suo tempo aveva
fornito i migliori soldati contro gli Arabi, occupava egregiamente il posto che gli spettava nel consesso europeo, ma a prezzo di considerevoli
sforzi militari e diplomatici. Manuele in relazione con tutti i grandi
sovrani del suo tempo, con il Plantageneto, con il Capetingio, con limperatore germanico; arriva quasi a ottenere unalleanza con il papa di
Roma; grazie ai suoi agenti e al suo oro, recluta partigiani in numerose
citt italiane; domina i Balcani e sinteressa alla sorte dei principi russi;
diviene infine la speranza dei Latini di Terrasanta, in pericolo di essere
sommersi dalla reazione degli Stati musulmani. Si pu aggiungere che i
mercanti italiani prosperano con lappoggio di una parte dellaristocrazia, ben lieta di arricchirsi con lesportazione di eccedenze agricole. Compaiono elementi di debolezza, e tra di essi a lungo termine il pi pericoloso costituito dalla tentazione autonomista delle province arricchite.
Le relazioni con i Latini conoscono periodi di tensione che guastano in
una certa misura la fiducia tra le due comunit, soprattutto a Costantinopoli. I basileis che verranno dopo Manuele, meno dotati di lui, non
riusciranno a superare queste difficolt, ma sarebbe eccessivo considerare ineluttabile la catastrofe del 1204.

2d_Bisanzio II_427-540

7-07-2008

13:59

Pagina 540

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 541

Appendici

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 542

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 543

Sintesi cronologica
di Tommaso Braccini

Oriente

Occidente

Contesto culturale, religioso,


economico

COSTANTINO III (641)


ERACLEONA (641)
COSTANTE II (641-668)
645 I Bizantini riescono a riprendere Alessandria, ma
gli Arabi la riconquistano
lanno seguente
649 Prima spedizione navale
araba
655 Gli Arabi vincono una
grande battaglia navale
contro i Bizantini
659 La guerra civile induce il
califfo Muawiya a stipulare una pace con Bisanzio

648 Costante II promulga il


Typos, dove vengono proibite le discussioni sulla volont e sullenergia del Cristo
653 Lesarca dItalia arresta
papa Martino con laccusa
di alto tradimento e lo invia a Costantinopoli, da
dove poi sar inviato in esilio a Cherson

662-668 Costante II si trasferisce in Occidente e stabilisce la Corte a Siracusa, dove infine viene assassinato
COSTANTINO IV (668-85)
674-677 Primo assedio arabo
di Costantinopoli
679 Il califfo Muawiya acconsente a versare un tributo annuale
681 I Bulgari si stabiliscono
nel territorio imperiale
GIUSTINIANO II (685-95)
Campagne contro gli Slavi,
deportati in gran numero
in Asia Minore

680-681 Concilio di Costantinopoli: condanna del monotelismo


Sulle monete viene effigiata
per la prima volta la persona del Cristo
691-692 Concilio in Trullo o
Quinisesto

3_Bisanzio II_app 541-90

544

7-07-2008

15:25

Pagina 544

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

Contesto culturale, religioso,


economico

692 Giustianiano rifiuta il


tributo del califfo e lo attacca, ma sconfitto
LEONZIO (695-698)
695 Gli Arabi conquistano
Cartagine
Inizia un periodo di gravi turbolenze per lImpero, squassato da dissidi interni e da
gravi minacce esterne
698 Fallisce un tentativo di
riconquista della provincia
dAfrica. Ammutinamento
della flotta imperiale
TIBERIO III (698-705)
GIUSTINIANO II (di nuovo, 705-711)
Dura rappresaglia dellimperatore contro Ravenna
711 Gli Arabi conquistano
Septem (Ceuta), ultimo caposaldo bizantino in Africa

711 Gli Arabi sconfiggono i


Visigoti e occupano la Spagna

FILIPPICO (711-713)
ANASTASIO II (713-716)

713-744 Liutprando re dei


Longobardi

Filippico prende posizione a


favore del monotelismo,
suscitando una viva opposizione soprattutto a Roma

TEODOSIO III (716-717)


LEONE III (717-741)

716-741 Carlo Martello eletto maestro di Palazzo nel


Regno dei Franchi

717-718 Secondo assedio


arabo di Costantinopoli
726 Esplosione
vulcanica
presso Santorini, interpretata come segno della collera divina
730 Limperatore proclama
formalmente in un silention
la propria ostilit al culto
delle immagini

Ostilit in Italia, soprattutto


da parte papale, contro le
dottrine iconoclastiche
732 Battaglia di Poitiers

726 Limperatore si pronuncia pubblicamente contro il


culto delle immagini

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 545

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

545

Contesto culturale, religioso,


economico

740 Leone III vince gli Arabi a Akroinos


COSTANTINO V (741-775)

741 Promulgazione dellEcloga

Campagne vittoriose contro


gli Arabi
751 I Longobardi conquistano Ravenna

763 Grande vittoria sui Bulgari a Anchialo

LEONE IV (775-780)

754 Patto di Quierzy in funzione antilongobarda tra


papa Stefano II e Pipino.

754 Il Concilio di Hieria condanna le immagini

756 Pipino cede alla Chiesa


i territori strappati ai Longobardi un tempo appartenenti allImpero bizantino
772 Papa Adriano I chiede
laiuto di Carlo Magno
contro il Regno longobardo, che verr annientato
nel 773-774
778 Battaglia di Roncisvalle

COSTANTINO VI (780-97)

780 Breviario storico di Niceforo


787 Secondo Concilio di Nicea, a favore del culto delle immagini

IRENE (797-802)
NICEFORO I (802-811)
LIstria, varie citt dalmate e
Venezia passano sotto il
controllo dei Franchi
811 Limperatore perde la vita in una battaglia contro il
khan bulgaro Krum
STAURACIO (811)
811-814 Successi di Krum
che si spinge a minacciare
la capitale
MICHELE I (811-813)

800 Carlo Magno incoronato imperatore da papa Leone III

Limperatore, nel tentativo di


risanare il bilancio dello
Stato, attua una rigorosa
politica fiscale. Gli armatori di Costantinopoli sono
obbligati a contrarre un
prestito forzoso con lo Stato

3_Bisanzio II_app 541-90

546

7-07-2008

15:25

Pagina 546

Sintesi cronologica
Occidente

Oriente

Contesto culturale, religioso,


economico

812 Gli inviati di Michele riconoscono a Carlo Magno


il titolo di basileus
LEONE V (813-820)
814 Improvvisa morte di
Krum

814 Morte di Carlo Magno


815 Limperatore fa riunire
un sinodo che reitera le decisioni del Concilio di Hieria

MICHELE II (820-829)
821-823 Rivolta di Tommaso lo Slavo
826-827 Gli Arabi iniziano la
conquista della Sicilia e di
Creta
TEOFILO (829-842)

835 Tetravangelo Uspenskij,


primo manoscritto datato
in minuscola
838 Gli Arabi
Amorio

occupano

MICHELE III (842-867)

837-843 A Costantinopoli
patriarca Giovanni VII il
Grammatico
840-841 Gli Arabi occupano
Taranto e Bari
843 Trattato di Verdun e
spartizione dellImpero dei
Franchi

853 Una flotta bizantina


espugna e incendia Damietta
860 Prima incursione russa
contro Costantinopoli
863 Lemiro di Melitene viene duramente sconfitto

846 Incursione araba contro


Roma

840-843 Leone il Matematico metropolita di Tessalonica


11 marzo 843 Definitiva restaurazione del culto delle
immagini
Fozio scrive la Biblioteca
attiva la scuola della Magnaura organizzata dal cesare Barda
863 Il patriarca Fozio invia
Costantino/Cirillo e Metodio come missionari in Moravia
864-865 Conversione dello
zar Boris e organizzazione
della Chiesa bulgara

BASILIO I (867-886)

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 547

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

547

Contesto culturale, religioso,


economico

867 Una flotta bizantina salva Ragusa (Dubrovnik) da


un assedio arabo

867 Il patriarca Fozio riunisce un concilio e scomunica il papa per eresia

872 Sconfitta dei Pauliciani


dellAsia Minore

869 Ottavo concilio ecumenico di Costantinopoli: deposizione di Fozio

876-891 Espansione bizantina in Italia meridionale


877 Capitolare di Kierzy:
Carlo il Calvo riconosce ai
grandi feudatari lereditariet dei loro feudi
LEONE VI (886-912)

886 Probabile data di promulgazione dellEpanagoge


(Eisagoge)
888 Probabile data di completamento dei Basilika

896 Simeone di Bulgaria vince i Bizantini a Bulgarophigon


904 Il rinnegato Leone di
Tripoli conquista e saccheggia Tessalonica
ALESSANDRO (912-913)

911 Stanziamento dei Normanni in Normandia

Scontro tra limperatore e le


gerarchie ecclesiastiche per
la questione della tetragamia

Ascesa di Simeone di Bulgaria (926), che minaccia


pi volte Costantinopoli
COSTANTINO VII (913-59;
unico imperatore dal 944 al
959)
ROMANO I LECAPENO
(919-944)

920-930 Epistolario
del
professore anonimo

934 Conquista di Melitene


927-928 Grave carestia
944 Il generale Giovanni
Curcua ottiene dagli abitanti di Edessa la reliquia
del Mandylion, portata a
Costantinopoli
958 Giovanni Tzimisce conquista Samosata

936 Diviene re di Germania


Ottone I il Grande

Legislazione a favore dei piccoli proprietari terrieri

952 In occasione della Dieta


di Augusta lItalia diventa
feudo della Germania

Viene stabilito un valore minimo inalienabile per le terre di propriet degli stratioti

3_Bisanzio II_app 541-90

548

7-07-2008

15:25

Pagina 548

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

Contesto culturale, religioso,


economico

ROMANO II (959-963)
960 Niceforo Foca riconquista Creta
NICEFORO II FOCA (963969)

962 La corona dItalia riunita allImpero germanico.


Ottone I incoronato imperatore a Roma

962-963 Atanasio fonda il


monastero di Lavra sul
monte Athos
964 Legislazione contro la
propriet terriera ecclesiastica

965 Niceforo Foca riconquista la Cilicia


969 Riconquista di Antiochia

966-972 Campagne di Ottone I in Italia meridionale

Compilazione del Lessico di


Suida
Revoca delle leggi contro la
propriet terriera ecclesiastica

GIOVANNI I TZIMISCE
(969-976)
Campagne vittoriose contro
lespansione russa nei Balcani
972 Matrimonio tra Teofano, nipote dellimperatore,
e Ottone II di Germania

973 Morte di Ottone I

975 Campagna vittoriosa


dellimperatore in Palestina
BASILIO II (976-1025)

986 Basilio sconfitto dai


Bulgari

982 Ottone II sconfitto dagli Arabi a Stilo e si ritira


dallItalia meridionale
983 Morte di Ottone II; la
reggenza per il figlio Ottone III assunta fino al 995
dalla vedova Teofano

987-989 Ribellioni di Barda


Foca e Barda Sclero, represse con laiuto dei Russi
990-1018 Guerra contro la
Bulgaria, che culmina con
lannessione del paese

988 Battesimo di Vladimiro


di Kiev
992 Primo trattato commerciale tra Venezia e Bisanzio

1015-16 Genovesi e Pisani


sconfiggono gli Arabi in
Corsica e Sardegna

996 Legislazione contro laristocrazia latifondistica e la


grande propriet terriera
ecclesiastica

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 549

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

549

Contesto culturale, religioso,


economico

1021-22 Espansione bizantina in Armenia e Georgia


COSTANTINO VIII (10251028)
ROMANO III ARGIRO
(1028-34)
1032 Il generale Giorgio Maniace conquista Edessa
MICHELE IV (1034-41)
1040 Fallisce la spedizione di
Giorgio Maniace in Sicilia;
ribellione dei Bulgari
MICHELE V (1041-42)
TEODORA e ZOE (1042)
COSTANTINO IX MONOMACO (1042-54)
La svalutazione del nomisma
comincia a farsi sensibile

1042-43 Ribellione di Giorgio Maniace


1046-47 I Peceneghi, che
hanno attraversato il Danubio, sono sconfitti e
stanziati nei Balcani

TEODORA (1055-56)

1047 Costantino Monomaco


riorganizza linsegnamento
del diritto a Costantinopoli
1053 Papa Leone IX sconfitto e fatto prigioniero dai
Normanni di Roberto il
Guiscardo

1054 Reciproca scomunica


tra i legati papali e il patriarca Michele Cerulario

MICHELE VI (1056-57)
ISACCO I COMNENO (10571059)
COSTANTINO X DUCA
(1059-67)
Aumenta la pressione dei Peceneghi sui Balcani e dei
Selgiuchidi in Asia Minore

Michele Psello nominato


console dei filosofi

1059 Papa Niccol II nel sinodo di Melfi riconosce i


diritti dei Normanni sullItalia meridionale
1066 Battaglia di Hastings:
Guglielmo il Conquistatore diviene re dInghilterra

Cresce la presenza della borghesia costantinopolitana


nei ranghi del Senato

3_Bisanzio II_app 541-90

550

7-07-2008

15:25

Pagina 550

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

Contesto culturale, religioso,


economico

ROMANO IV DIOGENE
(1068-71)
1071 Limperatore sconfitto e fatto prigioniero dai
Selgiuchidi a Mantzikert. I
Normanni conquistano Bari
MICHELE VII (1071-78)
1072 I Normanni conquistano Palermo
I Selgiuchidi dilagano in Asia
Minore
1077 Rivolta di Niceforo
Briennio e di Niceforo Botaneiata

1075 Dictatus Papae di Gregorio VII

Continua la drastica svalutazione del nomisma; elevatissima inflazione

1077 Limperatore Enrico


IV, scomunicato, si reca a
Canossa a chiedere il perdono papale

NICEFORO III BOTANEIATA (1078-81)


ALESSIO I COMNENO
(1081-1118)
1081 Roberto il Guiscardo
sbarca a Durazzo
1082 Crisobollo a favore dei
Veneziani

1082 Condanna del filosofo


Giovanni Italo

1085 Morte di Roberto il


Guiscardo

1085 Riconquista di Toledo


da parte di Alfonso VI di
Castiglia

1091 I Peceneghi sono sconfitti a Levunion

1091 I Normanni completano la conquista della Sicilia

1095 Alessio invia dei rappresentanti al concilio di


Piacenza per sollecitare
aiuti dallOccidente

1095 Urbano II proclama la


prima crociata al concilio
di Clermont

1096-97 I crociati arrivano a


Costantinopoli
1097 Alessio recupera Nicea
con laiuto dei crociati
1107-1108 Fallimento del
tentativo di invasione (as-

1099 I crociati conquistano


Gerusalemme

1089 Papa Urbano II ritira la


scomunica contro limperatore Alessio
Riforma monetaria
Irrigidimento della classe dominante; provvedimenti
contro i borghesi entrati a far parte del Senato

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 551

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

sedio di Durazzo) da parte


di Boemondo di Taranto

Contesto culturale, religioso,


economico

1111 Vengono concessi importanti privilegi commerciali anche a Pisa

GIOVANNI II COMNENO
(1118-43)
1122 Vittoria definitiva sui
Peceneghi nei Balcani

551

1122 Concordato di Worms


tra Enrico V e papa Callisto II: termine della lotta
per le investiture

1126 Vengono rinnovati i


trattati con i Veneziani
1136 Vengono riconfermati i
privilegi a Pisa in funzione
antinormanna

1137 Annessione dellArmenia Minore e di Antiochia


MANUELE I COMNENO
(1143-80)
1146 Passaggio da Costantinopoli di Luigi VII e Corrado III in occasione della
terza crociata
1147-49 Viene respinto il
tentativo di invasione da
parte di Ruggero II di Sicilia, che saccheggia Tebe e
Corinto e occupa per qualche tempo Corf
1155-56 Fallimentare tentativo bizantino di rioccupare lItalia meridionale
adriatica

1147 Vengono rinnovati i


trattati con i Veneziani

1154 Prima discesa in Italia


di Federico Barbarossa:
dieta di Roncaglia
1158 Seconda discesa in Italia di Federico Barbarossa.

Campagne vittoriose in Cilicia e a Antiochia

1160-62 Assedio e distruzione di Milano.

Espansione nei Balcani

1163 Terza discesa


1166 Quarta discesa del Barbarossa in Italia.
1167 Giuramento di Pontida

1171 Arresto di tutti i Veneziani presenti nellImpero


e confisca dei loro beni

1174 Quinta discesa del Barbarossa in Italia

1176 I Selgiuchidi sconfiggono lesercito imperiale a


Miriocefalo

1176 Battaglia di Legnano:


vittoria dei Comuni sul
Barbarossa.

1168 Eustazio di Tessalonica


nominato maestro dei retori

3_Bisanzio II_app 541-90

552

7-07-2008

15:25

Pagina 552

Sintesi cronologica
Oriente

Occidente

Contesto culturale, religioso,


economico

1177 Pace di Venezia


ALESSIO II COMNENO
(1180-83)
1182 Massacro dei Latini
della capitale
Ungheresi e Serbi dilagano
nei Balcani
ANDRONICO I COMNENO (1183-85)

1183 Pace di Costanza tra


Federico Barbarossa e i Comuni

1185 I Normanni occupano


Durazzo e Tessalonica
ISACCO II ANGELO (11851195)
1185 Rivolta dei Bulgari che
porter alla nascita del secondo Impero bulgaro

1187 Disfatta dellesercito


crociato a Hattin contro
Saladino

1190 Passaggio da Costantinopoli di Federico Barbarossa che partecipa alla terza crociata
ALESSIO III ANGELO
(1195-1203)

1203 I partecipanti alla quarta crociata sbarcano a Costantinopoli con intenti


ostili. Alessio III fugge
ISACCO II ANGELO (di
nuovo) e ALESSIO IV
ANGELO (1203-1204)
1203 In seguito ai disordini
provocati in citt dai Latini, un terribile incendio devasta Costantinopoli
ALESSIO V (1204)
12 aprile 1204 I crociati entrano a Costantinopoli e la
saccheggiano

1198 Vengono ristabilite le


relazioni con le potenze
marinare italiane; vengono
rinnovati i privilegi per i
Veneziani

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 553

Glossario

acheropita

(acheiropoietos, lett. non fatta da mano duomo) attributo di una


icona immagine di Cristo o della Vergine di origine miracolosa
allelengyon
tassa fondiaria gravante sul ceto dei ricchi proprietari terrieri, i
quali erano tenuti a sovvenire solidalmente i vicini insolventi perch in condizioni dindigenza senza poter beneficiare di diritti di
prelazione sui possedimenti di costoro
anafora
(lett. oblazione) nella liturgia bizantina, insieme delle formule
di consacrazione costituenti la preghiera eucaristica
annona
distribuzione di viveri, principalmente di grano, limitata ai soli funzionari civili e militari, per i quali lannona rappresentava parte della remunerazione loro dovuta
apostasia
abbandono della fede dorigine in favore di unaltra religione; tanto fra i cristiani quanto fra i musulmani, lapostasia veniva considerata un reato passibile della pena capitale
arconte degli arconti titolo concesso ad alcuni principi armeni per indicare la preminenza loro accordata dallImpero
asceta
(asketes) individuo che aspira, attraverso la pratica di esercizi spirituali e mortificazioni, a liberare la propria anima dai vincoli corporei al fine di consacrarsi totalmente a Dio. NellOriente cristiano, lascesi ha potuto talvolta assumere tratti spettacolari, come nel
caso degli stiliti o dei dendriti, asceti dimoranti rispettivamente al
sommo di colonne o su alberi dalto fusto
asekretis
(dal lat. a secretis) segretari imperiali costituiti in un collegio capeggiato da un protasekretis
autocefalo
designazione attribuita in ambito ecclesiastico a una sede metropolitana o a un arcivescovato autonomo, non pi dipendente da un
patriarcato
autokrator
limperatore esercitante di fatto il potere, nel momento in cui si abbia la compresenza di pi basileis
autourgeion
categoria di beni che procurano un rendimento senza necessitare
dinvestimento, come ad esempio un prato da fieno
basileus
(pl. basileis) titolo originariamente riservato allimperatore dei Romani, di cui tuttavia talvolta potevano fregiarsi anche sovrani latini o bulgari

3_Bisanzio II_app 541-90

554
bema

califfo
cancello

canone
caristicariato
catepano
catholicos
chorion
commerciarii
crisma
crisobolla

cubiculum
curatore
curiali
demi

7-07-2008

15:25

Pagina 554

Glossario
(lett. rialzo, lat. suggestus) area della chiesa destinata allaltare
delimitata da una balaustra, oltre che dalliconostasi. Vi potevano
accedere soltanto i chierici appartenenti agli ordini ecclesiastici
maggiori, ovvero limperatore, ma soltanto in determinati momenti della liturgia
successore (ar. alfa) di Muhammad/Maometto, al tempo stesso
guida religiosa e politica dellislm
barriera atta a delimitare il santuario, riservato ai soli sacerdoti e
severamente interdetto ai laici (a esclusione dellimperatore). Ulteriormente elevato fino a escludere completamente il santuario alla vista dei fedeli, il cancello venne progressivamente rivestito di
icone (donde lattuale denominazione di iconostasi)
nellaccezione specificamente ecclesiastica, norma (gr. kanon, canna [per misurazione] e, per estensione, regola) basata su decisioni conciliari in materia dogmatica o disciplinare
donazione condizionale di un monastero (cfr. p. 361)
(da [ho] katepano, lett. prefetto) ufficiale, titolo pressoch analogo a quello di duca
presso alcune comunit cristiane minoritarie (quali i nestoriani, gli
armeni ecc.), titolo ecclesiastico assunto dalla massima autorit religiosa
nel Medioevo, villaggio costituente una circoscrizione fiscale minima
(kommerkiarioi) privati o funzionari, secondo le epoche, incaricati
della raccolta delle imposte sulle transazioni commerciali
(chrismon) il monogramma assemblante le due lettere X (chi) e P
(rho), iniziali di Christos, riprodotto sul labarum
il pi solenne tra i documenti emanati dalla cancelleria imperiale.
Datata e sottoscritta in inchiostro purpureo dallimperatore in persona, la crisobolla veniva infine suggellata con il sigillo aureo da
cui il suo nome imperiale
(koubiklon) camera imperiale il cui accesso era consentito unicamente agli eunuchi addetti alla persona del sovrano
persona dalla quale dipende la gestione di propriet private o statali. Alcuni curatori potevano esercitare la loro autorit sui possedimenti pubblici di unintera provincia
nei centri urbani det protobizantina, membri del locale senato
cittadino (curia)
(demoi) partiti (o fazioni) popolari in cui si raggruppavano i sostenitori delle scuderie in lizza allippodromo, originariamente contraddistinte da livree di quattro colori, Azzurri, Verdi, Bianchi e
Rossi. Fra di essi, soltanto i primi due assunsero in et bizantina
una ben precisa rilevanza politica. Fortemente ridimensionati dopo il vii secolo, i demi continueranno a rivestire un ruolo ben definito esclusivamente allinterno del cerimoniale pubblico costantinopolitano

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 555

Glossario
despota

dhimmi

diocesi

dittico

domestico
doulos

drungario
dualista

duca
dynatos

economia

emiro
enkolpion
eparco
episkeptitai
esarcato

555

titolo originariamente conferito allimperatore, dal xii secolo fino


al 1204 sar appannaggio del dignitario insignito della pi alta carica della gerarchia aulica
(o tutelati) nei domin musulmani, membri della ahl al-dhimma
Gente del Libro (ebrei, cristiani, poi anche zoroastriani, compartecipi con lislm di alcuni elementi della Rivelazione) ai quali,
dietro versamento duna specifica imposta pro capite, lecito professare apertamente il loro culto, conservare la libert personale e
continuare a godere dei loro beni
ampia circoscrizione amministrativa comprendente varie province,
presieduta da un vicario. Cess di esistere nel vii secolo. Pi tardi,
il termine indicher il distretto giurisdizionale affidato in Occidente al governo ecclesiastico di un vescovo
nella terminologia liturgica, documento in cui venivano iscritti i
nomi dei vescovi, dei martiri e di tutte le persone che dovevano essere pubblicamente ricordate durante la sinassi
titolo attribuito ai comandanti in capo di alcuni tagmata costantinopolitani, quali le scholae, gli excubitores o gli hikanatoi
(lett. schiavo; lat. servus) in et bizantina, termine caratterizzato in realt da una connotazione onorevole, con il significato pressapoco di servitore devoto: limperatore il doulos di Cristo, cos
come un alto funzionario il doulos dellimperatore
ufficiale comandante duna circoscrizione marittima
concezione religiosa in base alla quale luniverso concepito come
il teatro del conflitto tra due princip metafisici vicendevolmente
e irriducibilmente avversi, il bene e il male. I manichei, i pauliciani e i bogomili possono essere ugualmente compresi sotto tale denominazione comune
(dux) ufficiale al comando duna unit militare o duna circoscrizione territoriale
lett. potente, vale a dire in grado di esercitare una dynasteia, ossia capacit di mobilitare una diffusa rete di amicizie atta a procurare un determinato vantaggio
puntuale trasgressione di una regola specifica motivata da circostanze particolari, concessa qualora se ne possa dedurre un beneficio a favore della comunit cristiana
(ar. amr, principe) comandante militare presso i musulmani
contenitore di una reliquia, assicurato al collo mediante un cingolo o catenella e utilizzato a mo di ornamento pettorale
(o eparca) a Costantinopoli, lequivalente del praefectus Urbi di et
imperiale romana (cfr. pp. 279-81)
funzionari incaricati della gestione e della raccolta delle rendite derivanti dalle episkepseis
in Africa e in Italia, circoscrizione territoriale governata da un esarca, nelle cui mani si concentravano i poteri civili e militari

3_Bisanzio II_app 541-90

556
escubiti
eunuco

exkousseia
federati
filioque

ghz
giacobiti
girovago
horos
iconoclasta
iconodulo
igumeno
iperpero
jihd

kastron

7-07-2008

15:25

Pagina 556

Glossario
(excubitores/exkoubitoi) una delle guarnigioni della guardia imperiale ricostituita nellviii secolo
la consuetudine di impiegare eunuchi a copertura di cariche amministrative, governative o addirittura militari inizi a diffondersi in
et tardoantica e si mantenne successivamente fino allxi secolo.
Addetti in un primo tempo al cubiculum e sottoposti allautorit di
un praepositus, la loro importanza aumenter progressivamente a
Corte per via dei rapporti di familiarit che di necessit venivano
a instaurarsi fra loro e il sovrano
(o exkousia, lat. excusare, perdonare) esenzione fiscale (cfr. pp.
144-45)
(foederati) ausiliari barbari, non appartenenti allesercito romano
ma combattenti di fatto a supporto delle forze regolari dellImpero
in virt di un patto (foedus) concluso tra Roma e la loro nazione
alcuni teologi occidentali, professando la processione dello Spirito
Santo non solo dal Padre, ma anche dal Figlio (ex Patre Filioque),
avevano in questo modo interpolato arbitrariamente la formula
compresa nel simbolo apostolico, in seguito xi secolo accettata
secondo tale variante anche dal papa di Roma. I Greci, secondo i
quali lo Spirito Santo procede unicamente dal Padre attraverso il
Figlio, in occasione del concilio ecumenico Costantinopolitano I
(381) rifiutarono pubblicamente di servirsi dellaggiunta, considerandola non autorizzata e illecita
musulmano combattente la guerra santa in nome della propria
fede, ma pi spesso animato da mera brama di bottino
epiteto derivato dal vescovo edesseno Giacomo Burdeana (o Baradeo) attribuito ai monofisiti siriani
monaco itinerante da un monastero allaltro, ma non appartenente ad alcuno dei cenobi presso i quali si reca
tecnicamente (e lett.), definizione dogmatica espressa in sede
conciliare
chi spezza le icone, distruttore di immagini sacre
chi serve le icone, venerandole
(hegoumenos) superiore di un monastero, incaricato di far da conduttore o guida ai monaci a lui sottoposti
moneta doro bizantina coniata per volere di Alessio I Comneno in
sostituzione dellormai svalutato nomisma, di peso pari a 4,45 grammi ma fusa in oro a 20,4 carati (anzich 24)
(ar. gihd, sforzo, lotta) impegno al quale il fedele musulmano si sottopone volontariamente al fine di vivere in conformit ai
precetti dellislm. Tra gli altri obblighi, il jihd impone di operare per lespansione del dr al-islm, spazio dellislm, anche con
lausilio della forza, da cui il senso trivializzante di guerra santa
attribuitogli
dal latino castrum, il termine viene utilizzato per designare qualunque genere di agglomerato fortificato (laccampamento militare era
di preferenza denominato fossaton o charax)

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 557

Glossario
kekolymena
klasma

kritai
labarum
logariasta
logoteta
magistro
manicheismo
megaduca
melchiti
metochio
metropoli
miliaresion
mitaton
modios
monofisismo
monotelismo
nestorianesimo
nomisma
novella
oikos

557

(lett. [beni] proibiti) prodotti suntuari in particolare vesti e paramenti in seta tinti di porpora di cui era vietata la vendita, fabbricati in esclusiva dalle manifatture imperiali
territorio abbandonato dal quale non si ricavano imposte fondiarie da pi di trentanni, e separato per tale motivo dal novero delle fiscalit locali. Pu essere rivenduto o riutilizzato direttamente
dal fisco stesso
giudici di tema o appartenenti allamministrazione locale
stendardo militare romano su cui dallet costantiniana in avanti veniva riprodotto il simbolo cristiano del chrismon
(lett. contabile) funzionario che perlopi svolgeva la mansione
di revisore dei conti
direttore di un ufficio dellamministrazione costantinopolitana
fino allinizio dellxi secolo, altissima dignit palatina di cui venivano insigniti personaggi prossimi al trono, talvolta anche parenti
dellimperatore
religione dualista dorigine persiana; nel iv secolo si diffuse tanto
da giungere a rivaleggiare in Occidente con il cristianesimo stesso
ammiraglio comandante della flotta centrale
(o melkiti, ar. malk, re, imperatore) cristiani calcedonesi dunque filoimperiali dimoranti in territorio islamico
dipendenza di un monastero
capoluogo di una provincia. Il suo vescovo, detto metropolita, godeva del primato sui presuli degli altri centri della provincia
(o milliaresion) moneta in argento del valore iniziale di 1/12 di nomisma
caravanserraglio presso cui venivano ospitati i mercanti stranieri
giunti nella capitale; obbligo imposto ai proprietari di immobili tenuti a provvedere allalloggio di soldati o di funzionari
unit di misura agraria (pari a 0,9 ettari); misura di quantit (17 litri)
dottrina che sottolinea il concetto di unit della persona di Cristo
al punto di non riuscire a formulare con chiarezza la distinzione tra
le sue due nature
dottrina del VII secolo secondo cui viene riconosciuta una sola volont (thelema) operante in Cristo al di l della duplice natura teandrica, cos come il monergismo riconosce una sola energia
dottrina insistente sulla netta distinzione tra la natura divina e quella umana in Cristo tanto da riconoscere a fatica lunit della sua
persona
(pl. nomismata) o solidus, moneta aurea alla base del sistema monetario bizantino per quasi tutto il periodo in esame (cfr. pp. 307-9)
legge nuova promulgata dallautorit imperiale
residenza signorile; centro gestionale di un dominio rurale o urbano (cfr. pp. 206-7)

3_Bisanzio II_app 541-90

558

parakimomenos
pareco
patrizio
penetes
pentarchia
porfirogenito
porpora

praktikon
prefettura
proasteion
pronoia
proskynesis
protostrator
protovestiario

qaghan
roga
Romnia

scholae

15:25

Pagina 558

Glossario

pakton

psychika

7-07-2008

canone gravante sul pareco e comprendente, senza ulteriori distinzioni, limposta fiscale ordinaria e la quota di locazione dovuta al
proprietario
custode della camera imperiale (fino allet dei Comneni lincarico
fu sempre ricoperto da un eunuco)
(paroikos) lett. vicino, prossimo alloikos: agricoltore alle dipendenze di un grande proprietario, del quale coltiva le terre
fino al x secolo, dignit palatina riservata ai familiari dellimperatore o ai pi alti funzionari; in seguito perder progressivamente
dimportanza fino a scomparire verso il 1100
povero, vale a dire privo di ogni possibilit di esercitare una sia
pur minima influenza
governo collegiale della Chiesa da parte dei cinque patriarchi (i vescovi di Roma, Costantinopoli, Antiochia, Alessandria e Gerusalemme)
lett. nato nella porpora: il figlio dellimperatore
tintura naturale di colore rosso cupo, simbolo cromatico riservato
allimperatore. La miglior qualit di porpora si otteneva dalla secrezione dun mollusco marino, il murice, pescato in prossimit del
litorale di Tiro o al largo del Peloponneso. Per la tintura dun solo
mantello erano necessari almeno 12 000 nicchi di murice
documento fiscale descrittivo dei beni del contribuente, redatto al
fine di stabilirne limponibile
circoscrizione o ufficio sottoposto a un prefetto: prefettura dOriente, prefetto di Costantinopoli (o eparco)
propriet fondiaria posta al di fuori di un chorion
lett. provvidenza: largizione di una rendita fiscale (cfr. pp. 185-86)
prosternazione rituale effettuata dinanzi allimperatore
lett. primo scudiero; sotto i Comneni il titolo verr attribuito al
comandante della cavalleria
nella maggioranza dei casi un eunuco, responsabile del guardaroba
imperiale e intimo dellimperatore
beni devoluti per lascito testamentario a favore di una chiesa in
cambio di preghiere per la salvezza dellanima del donatore
appellativo dorigine turco-mongola tradizionalmente ed estensivamente attribuito a sovrani di popolazioni nomadi o seminomadi (Avari, Cazari, Bulgari, Russi)
(rhoga) rendita annuale concessa ai titolari di una carica o di un ufficio (cfr. p. 93)
denominazione attribuita dai Bizantini stessi al loro Impero e adoperata anche dai popoli stranieri, tanto in Oriente quanto in Occidente. Anche il sultanato turco insediatosi in Anatolia prese il
nome di sultanato di Rm
reggimento scelto di guardie palatine. In assenza dellimperatore il
comandante delle scholae rivest tradizionalmente, dallviii secolo
in poi, la mansione di comandante in capo vicario dellesercito

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 559

Glossario
sebaste
sekreton
silention
sinassi
sinodo
stauropegia

stratego
strateia
sultano
tagma
taktikon
taxis
tema
trachy
typikon
unzione
Variaghi

559

dignit aulica creata nellxi secolo; riservata ai membri della famiglia imperiale sotto i Comneni, venne talora eccezionalmente accordata anche a principi stranieri
ufficio dellamministrazione centrale in cui gli asekretis svolgevano
specificamente il loro lavoro
cerimonia solenne che aveva luogo nel Grande Palazzo, durante la
quale limperatore comunicava le sue deliberazioni mentre i silenziari provvedevano a imporre il silenzio
secondo il rito bizantino, riunione (gr. synaxis) dei fedeli per la liturgia eucaristica
assemblea episcopale
(o stavropegia) diritto di porre una croce sul luogo in cui dovr sorgere una nuova chiesa. Tale privilegio assicurava a chi lo esercitava sia lautorit sul clero della futura fondazione religiosa sia il diritto di goderne le prebende canoniche
generale preposto al comando di un corpo regolare di truppe, poi
del tema (cfr. pp. 159-60). Lo stratego degli Anatolici, fu tra il vii
e lxi secolo, uno dei pi potenti personaggi dellImpero
(lat. militia) designa in et bizantina non soltanto il servizio militare ma qualunque tipo di servizio reso allo Stato
(ar. ul<an, dinasta) sovrano, detentore del potere politico presso i musulmani
(pl. tagmata) reggimento dellesercito centrale (le truppe acquartierate a Costantinopoli e dintorni) comprendente anche i contingenti della guardia palatina
documento ufficiale in cui descritto lordine delle precedenze nelle cerimonie auliche. Il termine pu anche indicare un trattato di
arte militare
ordine immutabile del mondo, espresso sulla terra in termini simbolici da un taktikon
contingente di truppe, quindi circoscrizione amministrativa (cfr.
pp. 159-62)
moneta concava e ruvida, emessa tra lxi e il xii secolo
statuto monastico, carta di fondazione di un cenobio
limperatore, novello David, lunto (gr. christos) del Signore
corpo scelto della guardia palatina creato da Basilio II. Composto
originariamente da Russi, vennero in seguito reclutati tra le sue fila anche Inglesi e Danesi. I Variaghi avevano fama di assoluto lealismo nei confronti dellimperatore in carica

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 560

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 561

Imperatori bizantini

Costantino III Eraclio


641
Eracleona (Eraclio) Costantino
641
Costante II (Costantino) Eraclio 641-68
Costantino IV
668-85
Giustiniano II
685-95
Leonzio
695-98
Tiberio III Apsimaro
698-705
Giustiniano II (di nuovo)
705-11
Filippico Bardane
711-13
Anastasio II Artemio
713-15
Teodosio III
715-17
Leone III lIsaurico
717-41
Costantino V
741-75
Leone IV il Cazaro
775-80
Costantino VI
780-97
Irene
797-802
Niceforo I
802-11
Stauracio
811
Michele I Rangabe
811-13
Leone V lArmeno
813-20
Michele II lAmoriano
820-29
Teofilo
829-42
Michele III
842-67
Basilio I il Macedone
867-86
Leone VI il Saggio
886-912
Alessandro
912-13
Costantino VII Porfirogenito
913-59
Romano I Lecapeno,
coimperatore
919-44
Romano II Porfirogenito
959-63
Basilio II
963-1025

Niceforo II Foca, coimperatore 963-69


Giovanni I Tzimisce,
coimperatore
969-97
Costantino VIII Porfirogenito 1025-28
Romano III Argiro
1028-34
Michele IV il Paflagone
1034-41
Michele V il Calafato
1041-42
Zoe Porfirogenita
1042
Costantino IX Monomaco
1042-55
Teodora Porfirogenita
1055-56
Michele VI Bringa
1056-57
Isacco I Comneno
1057-59
Costantino X Duca
1059-67
Michele VII Duca
1067-78
Romano IV Diogene,
coimperatore
1068-71
Niceforo III Botaneiata
1078-81
Alessio I Comneno
1081-1118
Giovanni II Comneno
1118-43
Manuele I Comneno
1143-80
Alessio II Comneno
1180-83
Andronico I Comneno
1183-85
Isacco II Angelo
1185-95
Alessio III Angelo
1195-1203
Isacco II Angelo (di nuovo)
1203-204
Alessio IV Angelo,
coimperatore
1203-204
Alessio V Murtzuflo
1204

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 562

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 563

Patriarchi di Costantinopoli

Giovanni IV il Digiunatore
Ciriaco
Tommaso I
Sergio I
Pirro (primo patriarcato)
Paolo II
Pirro (secondo patriarcato)
Pietro
Tommaso II
Giovanni V
Costantino I
Teodoro I (primo patriarcato)
Giorgio I
Teodoro I (secondo patriarcato)
Paolo III
Callinico I
Cirro
Giovanni VI
Germano I
Anastasio
Costantino II
Niceta I
Paolo IV
Tarasio
Niceforo I
Teodoto I Melisseno Cassitera
Antonio I Cassimata
Giovanni VII Grammatico
Metodio I
Ignazio I (primo patriarcato)
Fozio (primo patriarcato)

582-595
596-606
607-10
610-38
638-41
641-53
654
654-66
667-69
669-75
675-77
677-79
679-86
686-87
688-94
694-706
706-12
712-15
715-30
730-54
754-66
766-80
780-84
784-806
806-15
815-21
821-37
837-43
843-47
847-58
858-67

Ignazio I (secondo patriarcato) 867-77


Fozio (secondo patriarcato)
877-86
Stefano I
886-93
Antonio II Caulea
893-901
Nicola I Mistico (primo
patriarcato)
901-7
Eutimio I
907-12
Nicola I Mistico (secondo
patriarcato)
912-25
Stefano II
925-27
Trifone
927-31
Teofilatto
933-56
Polieutto
956-70
Basilio I Scamandreno
970-74
Antonio III Studita
974-79
Nicola II Crisoverga
980-92
Sisinnio II
996-98
Sergio II
1011-19
Eustazio
1019-25
Alessio I Studita
1025-43
Michele I Cerulario
1043-59
Costantino III Leicuda
1059-63
Giovanni VIII Xifilino
1064-75
Cosma I
1075-81
Eustrazio Garida
1081-84
Nicola III Grammatico
1084-1111
Giovanni IX Agapito
1111-34
Leone Stipe
1134-43
Michele II Curcua
1143-46
Cosma II Attico
1146-47
Nicola IV Muzalone
1147-51

3_Bisanzio II_app 541-90

564

7-07-2008

15:25

Patriarchi di Costantinopoli

Teodoto II (primo patriarcato) 1151-53


Neofito
1153-54
Teodoto II (secondo
patriarcato)
1153-54
Costantino V Cliareno
1154-57
Luca Crisoverga
1157-70
Michele III di Anchialo
1170-78
Caritone Eugeniota
1178-79
Teodosio I Boradiota
1179-83
Basilio II Camatero
1183-86
Niceta II Muntana
1186-89
Dositeo di Gerusalemme
(primo patriarcato)
1189-91
Leonzio il Teotochita
1189
Dositeo di Gerusalemme
(secondo patriarcato)
1189-91
Giorgio II Xilifino
1191-98
Giovanni X Camatero
1198-1206

Pagina 564

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 565

Indice analitico

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 566

I numeri in neretto rimandano a carte o figure.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Abasgi, 173.
Abbasidi, 19, 20, 25, 435, 467.
Abd al-Malik, califfo, 11, 12, 15, 16, 306.
Abido, 44, 475, 477.
Abramiti (monastero degli), 358.
Abu Qurrah, Teodoro, 135.
Acerenza, 534.
Achyraos, 476.
Acri, 74, 327.
Acropoli, 268, 270, 271, 276, 502.
Adana, 438, 452.
Adata, 31, 438, 451, 452.
adelphaton, 392.
Adramittio, 70, 475, 476.
Adriano I, papa, 314.
Adriano II, papa, 123, 490.
Adrianopoli, 44, 48, 54, 197, 481, 488, 506,
509.
Adriatico, 22, 59, 489.
Africa, 5, 7 , 10, 14-16, 159, 166, 214, 305,
310, 327 n, 522, 538.
Aftonio di Antiochia, 367.
Agareni, vedi musulmani.
Aglabidi, 522.
Agnese, figlia di Luigi VII, 84.
Agostino, vescovo di Ippona, 188.
Agros, 358.
Ahimaatz di Oria, 133.
Akroinos, 18.
Alania/Alani, 102, 104, 173, 463, 465.
Albania/Albanesi, 312, 510.
Aleppo, 36, 38-41, 43, 45, 47, 60, 87, 148, 451,
452, 455, 460, 463.
Alessandria, 7, 23, 99, 121, 166, 293.
Alessandro, imperatore, 35.
Alessandro, metropolita di Nicea, 383.
Alessio I Comneno, imperatore, 54-66, 68, 72,
73, 81, 83-85, 87, 89, 91, 95, 102, 109-12,
115, 119, 129, 132, 140, 143, 144, 146, 152,
153, 158, 161, 162, 174, 176, 179, 180, 185,
188, 189, 197-99, 203, 211, 270, 271, 282,
298, 299, 322-24, 330, 349, 356, 359, 361,
386, 389, 390, 392, 394, 418, 422, 471, 475,

Pagina 567

476, 493, 494, 497, 499, 500, 503, 504, 507,


508.
Alessio II Comneno, imperatore, 72, 82, 84,
152, 197.
Alessio III Angelo, imperatore, 74-76, 175,
203, 204, 325, 502, 509.
Alessio IV Angelo, imperatore, 75, 76.
Alessio V Duca Murtzuflo, 76.
Alessio Studita, patriarca, 465.
Ali, califfo, 9.
Alidi, 11.
al-Hakim, 45, 134.
al-Kahina, profetessa, vedi Dihya al-Kahina.
al-Jarmi, 178.
allevamento, 248, 506.
al-Mamun, califfo, 374.
al-Mutasim, califfo, 24, 374.
Alp Arslan, 56, 57, 60, 466.
Alusiano, 47.
Amalfi/Amalfitani, 267, 271, 289, 294, 359,
505, 519, 524, 532, 535.
Amantea, 523.
Amasea, 447, 465, 470, 474.
Amastri, 102, 463, 465, 475.
Amida, 37, 47.
Amiso, 463, 465.
amministratori dei latifondi, 260.
Amorio, 24, 32, 80, 315, 316, 327 n, 436, 438,
439, 443, 446, 470, 475.
Anfilochio di Cizico, 377.
Amr, generale arabo, 5, 7, 25.
Anastasio, imperatore, 16, 17, 274.
Anastasio, patriarca, 278.
Anastasio Sinaita, 8, 134, 365.
Anatolia/Asia Minore, 7, 10, 13, 16, 23, 24, 36,
44, 53, 54, 56-60, 62, 64-66, 68, 73, 74, 82,
83, 95, 96, 135, 159, 162, 163, 166, 168, 69,
173-75, 178, 179, 181, 182, 192-94, 199, 200,
215, 220, 223-25, 229, 231, 242-44, 247, 248,
251, 253, 260, 295, 297, 307, 310, 311, 314,
316, 317, 319, 321, 338, 358, 364, 365, 429,
431-36, 440-48, 450, 452, 454, 460, 462-74,
476, 477, 487, 488, 494, 496, 537.

3_Bisanzio II_app 541-90

568

7-07-2008

15:25

Pagina 568

Indice analitico

Anatolici, 13, 18, 20, 22, 24, 38, 84, 159, 166,
167, 172, 178, 186, 187, 194, 195, 210, 316,
436, 441, 447, 451-53, 463, 470, 475.
Anchialo, 35, 505.
Ancira, 24, 181, 316, 436, 439, 443, 448, 470.
Ancona, 69, 500.
Andrea di Creta, 104, 336, 366, 369.
Andreopulo, Michele, 386.
Andronico I Comneno, imperatore, 72, 73, 82,
142, 154, 197, 215, 216, 325, 417, 473, 508.
Anema/Anemadi, 199.
Angeli/Angelo, 93, 163, 174, 175, 195, 203,
505, 507.
Angelocastro, 476.
Ani, 42, 45, 57, 94, 199, 213, 455, 459, 469,
496.
Anna porfirogenita, sorella di Basilio II, 44, 60,
83.
Anselmo di Havenberg, 390.
Antiochia, 40, 45, 57, 58, 60, 65, 67, 70, 99,
116, 119, 121, 122, 130, 161, 189, 194, 214,
310, 312, 321, 349, 386, 429, 446, 452-54,
456, 457, 465, 469-73, 475.
Antiochia di Pisidia, 436.
antistrophe, 308.
Antitauro, 431-33, 438.
Antonio di Novgorod, 274.
aplekton/aplekta, 181, 439.
Apocapa, Basilio, 49, 207.
Apocapa, Michele, 207.
Apsimaro, drungario, vedi Tiberio III, imperatore.
Arabi, 5, 7-11, 13, 14, 16, 17, 20-25, 28 n, 31,
33-35, 38-40, 46, 81, 83, 99, 100, 135, 159,
166, 169, 170, 175, 176, 189, 194, 199, 214,
220, 221, 223, 224, 226, 228, 229, 260, 267,
273, 292, 295, 303, 369, 374, 433, 434, 438,
440, 450, 452, 478, 486, 489, 503, 513, 515,
520-22, 527, 528, 537.
Arasse, 460, 465.
archontes, 291, 485, 487.
arconti patriarcali, 110.
archon tes charages, 310.
Arcontopuli, 174, 179, 471.
Areta di Cesarea, 379-81.
Argiro/Argiri, 194, 214, 275, 444, 453, 455.
Argiro Mariano, 40.
Argiro, Romano, vedi Romano III, Argiro, imperatore.
Argiro, figlio di Melo di Bari, 47, 49.
Argo, 484, 510.
Argolide, 232, 250, 483.
Aristeno Giovanni, 118.
Arithmos o Veglia, 171, 173, 274, 280.
Armeni, 29, 34, 67, 129, 130, 161, 175, 176,
182, 192, 199, 200, 207, 213, 214, 223, 224,

229, 232, 267, 454-56, 460, 463, 465, 46972, 487.


Armenia, 5, 7, 8, 9, 12, 15, 16, 28 n, 35, 36,
48, 49, 57, 65, 94, 96, 102, 129, 161, 166,
306, 406, 429, 431, 433, 438, 445, 446, 451,
452, 456, 460.
Armenia (Grande), 433, 434, 436.
Armenia (Piccola), 130, 470, 472, 473.
Armeniaco/i, 16, 21, 23, 58, 159, 166, 171,
177, 178, 186, 192, 210, 229, 315, 327 n,
436, 437, 441, 445, 448, 452, 453, 465, 469,
470, 475.
armenika themata, 171, 172, 226, 457, 460.
Armenopulo, Costantino, 149.
Aronne, 496.
Arpadi, 69, 500.
Artavasde, stratego degli Armeniaci, 16, 18, 83,
171.
Artsruni/artsrunide, 455, 459.
Artuq, 58.
Arzn, 57.
Asen, 73, 508.
Asia, 70, 100, 167, 181, 220, 267, 276, 310,
429, 431, 441.
asilo, 341, 342.
Asot II Bagratuni, 35.
Asot III, 42.
Asparuch, khan dei Bulgari, 11, 12, 485.
Assuco, Alessio, 204, 418.
Assuco, Giovanni, 66, 199, 393.
Astolfo, re dei Longobardi, 515.
Atanasio di Lavra, detto lAtonita, 39, 289,
341, 349, 359, 382, 383, 464.
Atenolfo II, principe di Benevento e Capua, 37.
Atene, 45, 233, 294, 295, 312, 315, 318, 321,
483, 488, 501, 502, 503, 507, 510.
Athanatoi, 171, 174.
Athos, monte, 39, 144, 146, 151, 224, 225,
230, 232, 250, 251, 258, 348, 357, 359, 386,
403, 459, 464, 505, 507, 509, 515.
Atingani, 131, 229, 445.
Atroa, 446.
Attaleiata, Michele, 153, 195, 199, 261, 283,
290, 291, 296-98, 300.
Attalia, 67, 68, 102, 297, 319, 436, 443, 448,
463, 465, 471, 475-77.
Avari, 11, 220-22, 284, 484, 485.
Ayyubidi, 473.
Azerbaigian, 28 n, 49, 460, 465.
Bakovo, 176, 359, 508.
Bagdad, 19, 34, 36, 43, 133, 157, 460, 467,
472, 538.
Bagrat dIberia, 459.
Bagratidi, 192, 439, 451, 454, 458.
Balcani, 19, 28, 34, 36, 42, 44-46, 48, 55, 56,

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 569

Indice analitico
59, 67, 69, 73, 99-101, 130, 138, 159, 220222, 224, 225, 228, 229, 231, 248, 260, 307,
310, 314, 318, 359, 430, 435, 454, 481, 483,
484, 486, 496, 497, 499, 500, 503, 505, 507510, 511, 532.
Baldovino di Boulogne, 65.
Baldovino III di Gerusalemme, 70, 325.
Baleari, 15.
Balsamone, Teodoro, 104, 108, 118, 302, 341,
342, 390, 393.
Banu Habib, 175.
Barda, fratello di Teodora, 24, 26, 27, 375,
383.
Bardanio il Turco, 200, 211.
Bari, 31, 46, 47, 55, 69, 86, 214, 252, 498, 513,
524, 25, 529, 533, 534.
Basilace Niceforo, duca di Durazzo (1), 54.
Basilace Niceforo (2), 391.
basileus, 147, 152, 160, 485, 490, 500, 538,
539.
Basilicata, 413, 523, 524, 526, 530.
Basilika, 32, 118, 132, 150, 151, 285, 307, 388.
Basilio, 345, 414;
canone di san Basilio, 188, 340, 341, 357.
Basilio I il Macedone, imperatore, 26, 27, 29,
31, 32, 81, 82, 85, 88, 133, 150, 157, 200,
205, 207, 210-12, 257, 269, 270, 275, 276,
293, 308-10, 379, 381, 382, 397, 399, 405,
420, 452, 478, 487, 489, 494.
Basilio II il Bulgaroctono, imperatore, 40, 4347, 55, 81, 83, 88, 96, 103, 145, 150, 152,
160, 161, 163, 171, 173, 194-98, 200, 204,
211, 229, 256, 260, 270, 281, 286, 289, 319,
323, 339, 348, 360, 385-87, 397, 399, 420,
454, 457-59, 481, 494-97, 503, 509.
Basilio Boioanna, 527.
Basilio il Bogomilo, 61, 132.
Basilio di Cesarea, detto Magno, 279, 340, 341,
378.
Basilio Lecapeno, imperatore.
Basilio il Minimo, 384.
Basilio di Tirnovo, 509.
Bathyryax, 29.
Bela III dUngheria, 69, 73, 84, 500, 508.
Belgrado, 497, 508.
Bella Sorgente, monastero della, 358.
Benevento, 37, 41, 100, 314, 515, 517, 518,
523, 530-33.
Beniamino di Tudela, 132, 220, 274, 325, 502.
Beozia, 242, 359, 501, 504.
Bera, 359.
Berea, 487.
Berengario, re dItalia, 89.
Berta di Sulzbach, 68.
bisante, 326, 327.
Biccari, 527.

569

Bitinia, 12, 16, 18, 22, 37, 58, 62, 64, 66, 67,
70, 167, 181, 193, 220, 221, 229, 232, 234,
235, 242, 243, 248, 252, 307, 357, 358, 387,
432-34, 436, 441-43, 452, 462, 465, 471,
475, 476, 487, 506.
Bitlis, 36.
Bizacena, provincia, 14.
Bizanzio, giudice di Bari, 533.
Blacherne, 89, 119, 270, 271, 284:
chiesa, 268, 270, 347.
pareti, 268.
palazzo, 403, 418.
Boemondo di Taranto, 59, 63-65, 87, 499.
Bogomili, 61, 119, 131, 132, 229, 333, 493.
boidatos, 241.
Boila, Eustazio, 207, 251, 261, 289.
Boris (Michele), khan dei Bulgari, 27, 33, 490,
491, 492, 494.
Boris II di Bulgaria, 41, 42, 332.
Botaneiata/Botaneiati, 196, 468, 471, 507.
Boukoleon, 276.
Bracamio, Filareto, 58-60, 213, 470.
Brana, Alessio, 73.
Branicevo, 481, 508.
Briennio Niceforo, duca di Durazzo, (1), 54,
197, 202, 498.
Briennio Niceforo, panypersebastos, (2), 61, 66,
324.
Brindisi, 10, 69, 533.
Bringa Giuseppe (parakoimomenos), 40, 98.
Briennio/Brienni, 197.
Buccellari, 167, 178, 436, 437, 441, 448, 463,
475.
Bulgari, 11, 12, 15, 17, 19-22, 27, 33, 35, 40,
42-45, 47, 73, 80, 81, 83, 85-87, 101, 103,
170, 173, 176, 188, 197, 199, 213, 220, 222,
224, 226, 228, 229, 303, 481, 484-86, 487,
489, 492-94, 499, 503, 505, 506, 508.
Bulgaria, 26, 27, 36, 41, 42, 44, 103, 148, 176,
222, 225, 243, 244, 321, 359, 424, 445, 489493, 494, 495, 496, 507, 510.
Bursa, 72, 475, 477.
Burtza N., 470.
Burtza Michele, 40, 41.
Caico, 475.
Calabria, 31, 100, 101, 103, 214, 223, 242,
244, 253, 312, 319, 327 n, 513, 516, 518,
520-32, 534, 535.
Calcedonia, 114, 121, 123, 130, 357, 359, 439.
Calcidica, 242-46, 249, 250, 252, 359.
Caldea, 60, 62, 178, 194, 437, 439, 441, 448,
451, 453, 457-59, 465, 470, 475.
Calomodio, 293.
Camareto Leone, 510.
Camatero/Camateri, 195.

3_Bisanzio II_app 541-90

570

7-07-2008

15:25

Pagina 570

Indice analitico

Camitza, Manuele, 204, 509.


Campania, 242, 244.
cancelleria imperiale, 26, 152, 371, 372, 376,
387.
cancelleria patriarcale, 113.
Candace, 39, 180.
Cantacuzeno/Cantacuzeni, 195.
Capitanata, 242, 523, 525-27, 530, 532.
Capo Malea, 483.
Cappadoce, Giorgio, 270.
Cappadocia/Cappadoci, 31, 38, 40, 41, 43, 53,
56, 64, 119, 178, 183, 194, 206, 209, 223,
289, 307, 359, 410, 412, 413, 432-34, 438-42,
447, 448, 450-55, 460, 462, 464, 469, 470.
Capua, 41, 524.
Carabisiani, 17, 166, 169, 485.
Caraiti, 133.
Carbea, 25.
Carbea, pauliciano, 25.
Carbone, monastero, 531.
Caria, 432, 436.
caristicariato/caristicario, 204, 361.
carit, 109, 156, 283.
Carlo Magno, 22, 86.
carta, 369, 370.
Cartagine, 310, 311, 313, 327 n, 519, 520, 522.
Caspio, regione del, 37.
Castamone, 60, 67, 475.
Castoria, 59, 133.
Catacalone Leone, domestico delle scholai, 33.
Catafloroni, 195.
Catania, 520, 521.
Catanzaro, 527.
Catara, 358.
Catascepe, monastero di, 362.
Caterina di Bulgaria, 496.
Caucaso, 46, 87, 97, 430, 434, 463, 484, 538.
Cazari/Cazaria, 11, 18, 26, 37, 89, 434, 485,
490, 498.
Cecaumeno/Cecaumeni, 194, 471.
Cecaumeno N. (Raccomandazioni e consigli),
138, 176, 209.
Cecaumeno Catacalone, 50, 93.
Cefalonia, 489.
cerealicoltura, 237, 241-43, 246, 247, 262.
Cerenzia, 526.
Cesarea, 17, 31, 40, 43, 56, 206, 380, 439, 440,
447, 454, 456, 470:
fabbrica darmi, 183.
Chalke, 275.
Chalkoprateia, 28.
Charpezikion, 456.
Charsianon, 39, 178, 194, 438, 440, 441, 450,
452, 453, 456.
Cherson, 15, 26, 44, 310, 311, 319, 424, 463,
490, 498.

Chilandar, 359, 510.


Chio, 243, 295, 471.
Cherosfacta, Leone, 157.
Chora, 270, 282, 304, 407.
chorion, 238, 252.
chrysoepsetes, 310.
Chrysocheir (pauliciano), 25, 29.
Chrysocheir (russo), 176.
Cibirreoti, 18, 19, 169, 436, 441, 448, 462,
475.
Cicladi, 169, 170.
Cilicia, 5, 10, 11, 13, 15, 34, 40, 65, 67, 70,
74, 130, 162, 181, 194, 214, 231, 429, 431,
433-36, 438, 439, 450, 452, 456, 457, 469473, 475.
Cimina, monte, 358, 446, 464.
Cipsela, 181.
Cipro, 7, 11, 19, 40, 65, 73, 74, 169, 175, 214,
215, 244, 247, 325, 327, 478, 479.
Cirillo (Costantino), evangelizzatore, 26, 27,
104, 123, 377, 490.
Cirillo Fileota, 349.
Civetot, 64.
Civitate, 55, 527.
Cizico, 106, 310, 478.
Claudiopoli, 475.
Clemente, papa, 44, 490-92, 497.
clero, 99, 109, 110, 112, 114, 116, 125-29, 343345:
Santa Sofia, 61, 104, 106, 108, 109, 112,
282, 385, 497.
Cliara, 475.
clisure/clisurarca, 33, 161, 168, 320, 431, 43840, 448, 450, 529.
Colonea, 102, 439-41, 457, 465, 469, 470.
Cometa, discepolo di Leone il Matematico, 375.
Cone, 57, 102, 445, 447. 462, 470, 475.
Cometa, discepolo di Leone il Matematico, 375.
Comnena, Anna (figlia di Alessio I), 58, 61, 63,
66, 85, 131, 157, 188, 203, 270, 392, 394,
401.
Comnena, Eudocia (figlia di Alessio I), 203.
Comnena, Maria (figlia di Manuele I), 69, 500.
Comneno/Comneni, 50, 54, 72, 82, 85, 87, 89,
91, 92, 95, 97, 108, 110, 113, 118, 119, 138,
141, 142, 145, 150, 173-76, 179, 181, 185,
192, 195-200, 203, 204, 209, 212, 234, 260,
267, 271, 272, 299, 305, 363, 364, 395, 400,
403, 407, 418, 468, 473, 475, 477, 503, 505,
507.
Comneno, Adriano, protosebasto (fratello di
Alessio I), 146, 197, 392.
Comneno, Alessio (figlio di Giovanni II), 197.
Comneno, Alessio, protovestiario (figlio di Isacco sebastocratore), 197.
Comneno, Giovanni (fratello di Isacco I), 196-97.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 571

Indice analitico
Comneno, Giovanni, domestico delle scholai,
72.
Comneno, Isacco (figlio di Alessio I), 407, 422.
Comneno, Isacco, sebastokrator (fratello di Alessio I), 51, 54, 58, 73, 74, 146, 196, 197, 359,
392, 507.
Comneno, Isacco (fratello di Giovanni II), 66,
197, 508.
Comneno, Isacco di Cipro, 175, 311.
Comneno, Manuele (padre di Isacco I), 196,
197, 472, 473.
Comneno, Manuele, protostator (figlio di Anna Dalassena), 53, 197, 499-501, 503, 509.
Concilio di Calcedonia (451), 121, 123, 359.
Concilio di Costantinopoli (680-81), 12, 13.
Concilio di Costantinopoli IV (879), 105, 117.
Concilio di Hieria (754), 19, 20, 23, 116, 121,
366.
Concilio di Nicea II (787), 21, 24, 116-18, 127,
352, 358, 521.
Concilio di Nicea (861), 116, 117.
Concilio di Nicea (869-70), 105.
Concilio Laterano, 521.
Concilio Quinisesto in Trullo (691-92), 13, 104,
108, 116, 117, 121, 127-29, 334, 335, 359,
410, 444, 539.
Cone, 57, 102.
Coniata, Michele, metropolita di Atene, 153,
162, 215, 243, 295, 392, 502, 507, 510.
Coniata, Niceta, 72, 153, 162, 163, 176, 185,
186, 216, 325, 387, 394, 417.
Corf, 56, 68, 101.
Corinto, 68, 215, 294, 312, 318, 321, 483, 484,
502, 503, 510.
Corno doro, 89, 268, 270-72, 274.
Corone, 503.
Corrado III Hohenstaufen, imperatore, 68, 69.
Corsica, 15.
Cosma II, patriarca, 119.
Cosma di Maiuma, 349, 352, 369.
Cosma, prete, 131, 493.
Costante II, imperatore, 5, 8-10, 14, 82, 88,
108, 166, 169, 186, 229, 306, 313, 314, 316,
517, 518, 520.
Costanza, 509.
Costantino I, detto il Grande, imperatore, 86,
268, 282, 307, 326.
Costantino III, imperatore, 5.
Costantino IV, imperatore, 10-12, 18, 82, 181,
306, 308, 314, 485, 487.
Costantino V, detto il Copronimo, imperatore,
18-21, 83, 86, 108, 141, 160, 171, 178, 221,
229, 267, 269, 278, 309, 314, 316, 317, 345,
366, 369, 372, 398, 409, 410, 417, 486, 487.
Costantino VI, imperatore, 21, 82, 84, 97, 229,
306, 486.

571

Costantino VII, Porfirogenito, imperatore (figlio di Basilio I), 31, 32, 35-40, 80, 83, 84,
87, 88, 90, 162, 165, 194, 220, 262, 275,
318, 320, 322, 332, 348, 349, 360, 381-85,
400, 420, 442, 489, 492, 493, 524.
Costantino VIII, imperatore, 40, 46, 81, 122,
195, 201, 348, 397.
Costantino IX, detto Monomaco, imperatore,
48-50, 61, 81, 91, 110, 150, 157, 185, 188,
208, 211, 267, 270, 282, 283, 322, 323, 345,
349, 357, 370, 387, 388, 406, 407, 417, 498.
Costantino X Duca, imperatore, 50, 51, 53, 55,
56, 58, 80, 83, 84, 91, 130, 197, 321, 323,
419, 465, 498, 500.
Costantino Bodin, 497, 98.
Costantino Cefala, 382.
Costantino, foro di, 277.
Costantino Leicuda, patriarca, 145, 204, 212,
387, 388.
Costantino Lips, chiesa di, 405.
Costantino, patriarca, 20.
Costantino Porfirogenito (figlio di Costantino X), 83, 282, 331.
Costantino, protospatario, 383.
Costantinopoli, 233, 265-304, 429, 432-34, 437,
439, 446, 447, 451, 457-60, 463, 465-69,
471-73, 476-78, 481, 483, 486-95, 497, 502,
506, 508, 510, 513, 515-19, 521, 524, 532,
534, 537, 539.
Crateri, 194.
Crati, 525.
Creta, 23-25, 34, 38, 39, 89, 160, 167, 174,
180, 181, 199, 214, 243, 244, 247, 319, 327
n, 366, 369, 466, 478, 479.
Crimea, 26, 101, 448, 490, 498.
Criselio, 495.
Crise Petra, 446.
Crisoberge, 195.
Crisoberge, Luca, patriarca, 112.
crisobolla, 152, 488.
Crisopoli, 354.
Crisomallo, Costantino, 355.
Crisotriclinio, 275.
Crispin, Robert, 173, 469.
Cristo (rappresentazione), 12, 17, 37, 85, 88,
275, 276, 282, 321, 336, 350-54, 401, 411417, 421.
Cristo Evergeta, 283.
Cristo Filantropo, 271.
Cristo Pantocrator, 392.
Cristodulo di Patmo, 349, 359.
Cristoforo, domestico delle scholae, 29.
Croati/Croazia, 36, 484, 492, 501.
Crypta Balbi (a Roma), 315, 327 n.
Cronaca detta di Monemvasia.
Culpingi, 173.

3_Bisanzio II_app 541-90

572

7-07-2008

15:25

Pagina 572

Indice analitico

Cumani, 59, 62, 176, 223, 499.


Curcua/Curcui, 194, 200, 453.
Curcua Giovanni, domestico delle scholai, 36,
37, 201, 284, 451.
Curcua Teofilo, stratego di Caldea e Mesopotamia, 201, 451.
Curico, 475, 476.
Curramiti, 221.
Dabateno, 470.
Dacia, 100, 101.
Daphni, monastero di, 406, 407, 413.
Dalassena, Anna, 53, 54, 58, 153, 197, 198,
270, 330.
Dalasseni, 196.
Dalasseno, Adriano (nonno di Anna), 197.
Dalmazia, 69, 101, 222, 489, 492, 497, 499,
500, 508.
Damasco, 8, 19, 42, 71, 134, 135, 368.
Damiano, ammiraglio, 34, 35.
Damiano, santo, 349, 352.
Damietta, 367, 368.
Danielide, 205.
Danishmend/Danishmendidi, 60, 65, 67, 70,
470, 471, 473, 474.
Danubio, 44, 45, 48, 51, 56, 59, 176, 222, 223,
321, 481, 485, 494-96, 498, 499, 506.
David di Tao, 45, 458, 459.
Dazimon, 24, 80.
Deabolis, trattato di, 65.
Debelto, 505.
Deljan, 497.
demi, 84, 269, 274, 279, 285, 304 n.
Demetriade, 503.
demosion, 140, 141.
Derco, 296.
Desa, 500.
Deuteron, 270.
diaconie, 283.
Diakonissa, 389.
didaskalos, 365.
Digenis Akritas, poema e personaggio epico,
403, 418, 439.
dignit, 90-94;
tabella, 92.
Dihya al-Kahina, 15.
dikeraton, 316.
Dinogetia, 499, 506.
Dioclea, 497, 500, 501, 510.
Diogene/Diogeni, 163, 198, 209, 467, 469,
471.
Diogene Niceforo, 61.
Dionigi lAreopagita, 345.
Dionisio Trace, 366, 389.
dirham, 318.
dissodamenti, 251, 461.

Dobromir, 509.
Dobrona, 497.
Dochiariou, 359.
Domnino, 269, 285.
dorea, 203, 204.
Dorileo, 64, 66, 68, 71, 436, 439, 444, 475,
476.
doulos, 207.
Dragonara, 527.
Dristra, 42, 59, 494, 496, 499.
dromon, 157, 277.
Dubrovnik, vedi Ragusa.
drungario della Veglia, 158, 171.
Drugubiti, 489.
dux/duces, 161, 162, 163, 165, 172, 187, 215,
457, 475, 516, 519.
Duca, 50, 51, 53, 57, 58, 61, 194, 196, 198,
270, 444, 455, 467.
Duca Andronico, domestico delle scholai, 34,
209, 261.
Duca Andronico (figlio di Giovanni), 53, 144,
197.
Duca Costantino, domestico delle scholai, 35,
211.
Duca Costantino (figlio di Michele VII), 54.
Duca Costantino (duca di Dalmazia), 500.
Duca Giovanni, cesare, 53, 58, 177.
Duca Giovanni (cognato di Alessio I), 197, 498.
Dvin, emirato, 451, 465.
Durazzo, 56, 59, 65, 73, 177, 489, 495, 497499, 505, 508, 510.
Ebrei, 26, 131-34, 226, 267, 445.
Ecloga, 21, 149, 168, 183, 232, 293, 333, 490.
Edessa, 37, 47, 57, 58, 65, 68, 224, 276, 284,
367, 368, 456, 460, 469, 470.
Efeso, 16, 60, 66, 233, 314, 317, 319, 443,
447, 462-64, 471, 475, 476.
Efestione di Alessandria, metricologo, 366.
Egitto, 5, 7, 14, 16, 39, 42, 70, 71, 75, 99, 166,
169, 175, 193, 221, 234, 293, 303, 305, 306,
357, 365, 369, 429, 436, 463, 504, 538.
eidikon, 148, 156, 158, 170, 310.
Eleigmoi, monastero di, 358.
Elena Lecapena, imperatrice, figlia di Romano I, 35, 36, 37, 84.
Ellade, 17, 18, 159, 162, 167, 175, 267, 311,
483, 488, 501, 502.
Elladici, 488.
Ellesponto, 167, 432.
Eleuterio, esarca, 516.
Eleuterio di Paflagonia, 464.
Elia lo Speleota, 531.
Elpidio, 521, 522.
embolos, 272.
Emo, 481, 486, 498.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 573

Indice analitico
Enez, 407.
enkolpion, 342, 423.
Enna, 522.
Enrico II, detto il Santo, imperatore dOccidente, 46.
Enrico IV, imperatore, 59.
Enrico VI, imperatore, 74.
Enrico Dandolo, 75, 76.
eparco, 151, 274, 279, 280, 281, 286, 287, 292,
295, 299, 308:
Illirico, 481.
epibole, 140.
Epifanio di Salamina, 353.
Epiro, 468, 507.
Eraclea di Cappadocia, 64.
Eraclea di Tracia, 105.
Eraclea Pontica, 470, 475.
Eracleona, imperatore, vedi Eraclio II.
Eraclio I, imperatore bizantino, 5, 7, 8, 10, 14,
18, 46, 79, 108, 133, 134, 165, 166, 178,
182, 268, 282, 306, 307, 310, 313, 324, 363365, 433, 435, 436, 484, 537.
Eraclio II (Eracleona), imperatore bizantino, 5.
Eraclio (fratello dellimperatore Apsimaro), 13.
episkepsis/episkeptites, 157, 185, 260, 261, 505.
ergasterion, 289, 290.
Erodiano, 366, 388.
Erzincan, 470.
esarca, 159, 516, 517;
di corporazioni, 287.
escubiti, 171-73, 179.
esicasti, 357.
Eufemio, 23, 214, 521, 522.
Eubea, 243, 295.
Eucaina, 447.
Eucaita/Eucaiti, 387, 445, 447, 465.
Eudocia Baiana, imperatrice, 32.
Eudocia Ingerina, imperatrice, 27, 212.
Eudocia Macrembolitissa, imperatrice, 51, 53,
80, 84, 139.
Eufemio, 23, 214, 521, 522.
Eufrate, 39, 430, 432, 439, 450, 452, 456, 457,
465, 467, 469.
Eufratesia, 429, 469.
Eufrosine, imperatrice, 84.
Eufrosine Camaterissa, imperatrice, 203.
Eulalio, 421.
eunuchi, 86-88.
Euripo, 162, 277.
Eusebio di Cesarea, 353, 373.
Eustazio di Tessalonica, 129, 342, 362, 391,
392, 504.
Eustrazio di Nicea, 119, 394.
Eutimio, patriarca, 33, 35, 105, 335, 380.
Eutimio di Sardi, 23, 348, 464.
Eutimio Zigabeno, 132, 393, 418.

573

Eutichio, esarca, 517.


exkousseia, 144, 147.
Ezeriti, 489.
Fasi, 101.
Fatimidi, 39, 42, 45, 47, 57, 455, 467.
Federico I Hohenstaufen, detto il Barbarossa,
imperatore, 69, 74, 87, 500, 509.
Federico II Hohenstaufen, imperatore, 327.
Fergana, 89.
Filadelfia, 66, 73, 215, 311, 471, 475-77.
Filarete, 444, 446.
Filippo II Augusto, re di Francia, detto il Conquistatore (o il Guercio), 74.
Filippi, 484.
Filippico, imperatore, 16, 193.
Filippopoli, 23, 391, 481, 484, 494, 505, 506,
508.
Filomelio, 66, 475.
Filoteo, 90, 279, 280, 310, 320.
Fiorentino, 527.
fiscalit, 137-40.
flotta, 169, 170, 175, 273.
Foca/Focadi, 38, 39, 42, 44, 47, 163, 193, 194,
195, 200, 201, 209, 260, 275, 279, 297, 306,
444, 452-55, 470, 471.
Foca Barda il Vecchio, domestico delle scholai,
38, 194, 201, 211, 452.
Foca Barda il Giovane, domestico delle scholai,
42, 43, 194, 201.
Foca Costantino, 194, 201, 452.
Foca Leone il Vecchio, domestico delle scholai,
35, 201, 452.
Foca Leone il Giovane, domestico delle scholai,
38, 39, 41, 42, 180, 194, 201.
Foca Niceforo il Vecchio, domestico delle scholai, 31, 194, 201, 439, 452, 454, 494.
Focea, 471.
folles anonimi, 321.
foresta, 247.
Fozio, patriarca, 26, 28, 29, 31, 32, 102, 104108, 118, 122-26, 129, 150, 193, 261, 369,
376-79, 420, 445, 490, 491.
Franchi, 19, 22, 62, 67, 70, 71, 172, 173, 176,
199, 469, 515, 518, 519.
Frigia, 130, 181, 225, 243, 307, 432-34, 445,
461, 475.
Fundagiagiti, 132, 464.
funerali, 282, 287.
Gabala, 192.
Gabra/Gabradi, 196, 311, 465, 473.
Gabra Costantino.
Gabra, Gregorio, signore di Trebisonda, 311.
Gabra, Teodoro, signore di Trebisonda, 60,
311, 421, 471, 476.

3_Bisanzio II_app 541-90

574

7-07-2008

15:25

Pagina 574

Indice analitico

Gabriele, governatore di Melitene, 62, 213.


Gaeta, 519, 531.
Gagik di Kars, 57, 459.
Gagik II di Ani, 48, 213, 459.
Galazia, 254, 432, 434, 441, 445, 448.
Galesio, monte, 356, 358, 464.
Gallipoli, 223, 526.
Gangra, 17, 67, 465, 470, 475.
Gano, 243.
Gargano, 289.
Garida, 388.
Genesio, Giuseppe, 384, 490.
Genova/Genovesi, 71, 74, 175, 267, 272, 294.
genikon, 22, 139, 155, 156, 158, 279, 292, 317.
Geoponica, 243-46, 261, 262.
Georgia, 28 n, 307, 446, 454, 459.
Georgiani, 45, 96, 199.
Germano, vescovo di Cizico, patriarca, 17, 106,
129, 193, 268, 345, 366, 368.
Germanicea, 434, 438, 456, 469, 470.
Gerusalemme, 40, 42, 63, 65, 70, 74, 84, 99,
120-22, 133, 134, 189, 350, 353, 367, 368,
439, 464;
nuova Gerusalemme, 133, 284.
Geza II, 500.
Ghassanidi, 221.
Giacobiti, 464, 472.
Giacomo di Kokkinobaphos, 421.
Giorgio di Amastri, 446.
Giorgio Cherobosco, 366, 373, 382.
Giorgio di Pisidia, 364.
Giorgio I, re dei Georgiani, 45, 459.
Giovanni I Tzimisce, imperatore, 39-43, 81,
86, 89, 114, 130, 161, 171, 172, 187, 189,
194, 199-212, 310, 321, 336, 357, 452, 454,
457, 494, 496, 498.
Giovanni II Comneno, imperatore, 61, 66-68,
83, 89, 197, 199, 229, 282, 283, 288, 325,
392, 417, 421, 475-77, 499, 508.
Giovanni VII, papa, 31, 411.
Giovanni VII, detto il Grammatico, patriarca,
24, 343, 373-76.
Giovanni VIII, papa, 31, 124.
Giovanni X Camatero, patriarca, 104.
Giovanni Agapeto, patriarca, 392.
Giovanni, arcivescovo di Bulgaria, 496, 497.
Giovanni Cameniata di Tessalonica, 224.
Giovanni Carace, 366.
Giovanni Climaco, 336, 338.
Giovanni Crisostomo, 345, 381, 414.
Giovanni Damasceno, 134, 135, 365, 366, 368,
369, 391.
Giovanni lEsarca, 492.
Giovanni Geometra, 81.
Giovanni dIberia, 359.
Giovanni Mauropoda, 188, 199, 387, 388.

Giovanni di Melitene, 465.


Giovanni, imperatore, detto lOrfanotrofo, 47,
96, 98, 497.
Giovanni Ossita, 356.
Giovanni di Sardi, 367.
Giovanni di Trani, 103, 124.
Giovanni Xifilino, patriarca, 50, 151, 270, 387,
388.
Giovinazzo, 526.
giudici, 151, 154, 158, 160, 162, 280, 299, 460.
Giustiniano I, imperatore, 19, 21, 107, 117,
133, 138, 149, 150, 166, 169, 178, 285, 333,
356, 359, 403, 517, 518, 520.
Giustiniano II, imperatore, 12, 13, 15, 16, 46,
69, 82, 87, 149, 166, 169, 175, 182, 229,
234, 265, 269, 276, 282, 293, 305, 322, 478,
486-88, 520.
Giustino II, 275, 327 n, 333.
Glica, Michele, 393, 395.
Gnuni, 192.
Goffredo di Buglione, 63.
Gongilio Costantino, 38.
Goti, 220, 221.
Gotthograikoi, 220.
grammatikos, 155, 367, 369.
Grecia/Greci, 17, 22, 65, 69, 74, 76, 103, 123,
174, 213, 215, 219, 222-29, 233, 234, 246,
253, 259, 267, 477, 481, 483-85, 488-92,
495, 501, 504, 526, 537, 539;
vedi anche Ellade; Peloponneso.
Gregorio, asekretis, 383.
Gregorio, esarca, 7.
Gregorio II, papa, 17, 517.
Gregorio III, papa, 17.
Gregorio VII (Ildebrando Aldobrandeschi di
Soana), papa, 62, 63, 123, 125.
Gregorio di Nicea, 133.
Gregorio Magistro, 213.
Gregorio Magno, papa, 515, 516, 520, 521.
Gregorio di Nazianzo, 366, 381, 384, 399,
420.
Grottaferrata, 531.
Guglielmo di Sicilia, 69.
Guglielmo di Tiro, 72, 325.
Gl Dere (San Giovanni), 411.
Halmyros, 503.
Halys, 432, 438, 457, 475.
Hamdanidi, 451, 455.
Harald di Norvegia, 96, 176.
Harun al-Rashid, califfo, 22, 435.
Hasan ibn an-Numan al-Ghassani, generale,
15.
Hebdomon, 276, 339.
Herv detto Francopoulos, 173, 469.
Hethumidi, 214, 470.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 575

Indice analitico
histamenon (nomisma), 322.
Hosios Loukas, 359, 406, 407, 413.
Hrabr, monaco, 492.
Iasita Michele.
Iberia/Iberi, 15, 50, 185, 452, 454, 455, 458,
459, 465, 496, 504.
Iberia, ducato, 458, 459.
Ibrahim Inal, 49.
icona, 350-53, 410, 416.
iconoclasmo, 17-19, 21, 23-25, 80, 81, 88, 108,
116-19, 121, 123, 160, 171, 257, 278, 282,
288, 314, 315, 317, 329, 343, 345, 348, 353,
354, 358, 364, 366, 372, 374, 376, 397-99,
408-10, 447.
Icanati, 171, 173, 179.
Iconio/Konya, 17, 66, 71, 74, 436, 439, 447,
470, 472, 502.
Idrisi, geografo arabo, 502.
Ifriqiya, 39, 515, 521, 532.
Ignazio, patriarca, 25, 26, 29, 31, 97, 105, 116,
124, 491.
Ignazio Diacono, 257, 316, 372, 373.
Igor di Kiev, 37.
Ikhshididi, 39.
Il Cairo, 45, 56, 57, 133, 293.
Illirico, 17, 100, 101, 306, 310, 518.
Imerio, ammiraglio, 35.
incenso/turiboli, 108, 284, 343, 346, 348.
Inglesi, 173, 215.
Innocenzo III (Lotario dei conti di Segni), papa, 74, 509.
innografia, 120, 369.
insegne imperiali (akakia), 80, 86, 494.
Ioannina, 484.
iperpero (nomisma), 324-26.
Ippodromo, 82, 90, 158, 268, 269, 275-79.
Irene, imperatrice, 21, 22, 82, 143, 212, 257,
269, 488.
Irene Duca, imperatrice, 58, 66, 83, 84, 197,
203, 271, 283, 391, 392, 417, 421.
Irene Piroska dUngheria, imperatrice, 197,
282.
Isacco I Comneno, imperatore, 50, 53, 93, 107,
111, 144, 197, 200, 212, 215, 271, 361, 473,
496.
Isacco II Angelo, imperatore, 73-75, 84, 87,
134, 175, 197, 211, 215, 325, 476, 508, 509.
Isaccea, 506.
Isagoge, 32, 150, 279.
Isauria/Isaurici, 138, 142, 149, 168, 170, 183,
193, 194, 268, 313, 364, 433, 448, 475.
Isola Capo Rizzuto, 526.
Italia/Italiani, 10, 13, 31, 37, 39, 41, 42, 45,
46, 49, 55, 56, 69, 72, 87, 103, 159, 166,
193, 214, 222, 231, 253, 267, 272, 310, 313,

575

314, 365, 502, 504, 506, 513, 515, 518, 523,


524, 532, 535, 536, 538.
Italico, Michele, 261, 391, 392, 394.
Italo, Giovanni, 61, 111, 119, 389, 394, 401.
Ivanko, 509.
Iviron, monastero di, 43, 243, 357, 359, 361,
459, 508.
Jaroslav di Kiev, 48.
Jazira, 438, 451, 452, 454-56, 459, 465, 467.
jihad, 438, 451.
Kalojan di Bulgaria, 73, 509.
kapnikon, 141, 316, 317.
Kaputru, 49.
Kars, 57, 459, 469.
kathisma, 277, 278.
Kegenes, 48, 498.
kekolymena, 276.
Keltzene, 102.
keration, 300, 317.
Khorasan, 7, 19, 89.
Kiev, 38, 41, 44, 103, 148, 498.
Kilig Arslan I, sultano, 60, 62, 66, 70, 470.
Kilig Arslan II, sultano, 473.
klasma, 255.
Kleidion, 44, 495.
koinonia, 293, 296.
Kolpos, 170.
kommerkion, 142, 295, 317.
Konya, vedi Iconio.
ta Konsta, Palazzo, 269.
Koropi (Attica), 413.
Kosmidion, 283, 284.
Krum, khan dei Bulgari, 22, 23, 27, 486, 487.
ktitor (fondatore), 356.
Kuber, 12, 485.
Kurbinovo, 414.
Kuvrat, 484.
Kyriotissa, monastero della, 407.
Lacedemone, 128.
Lamia, granaio, 156, 271.
Lamo, 438, 439, 464.
Langobardia, 31, 37, 101, 523, 524, 526, 528530, 532, 533, 535.
Laodicea sul Meandro, 475, 476.
Laparda/Lapardadi, 199.
Larissa, 484.
Lascaris/Lascaridi, 82, 195.
Lascaris, Teodoro, 73.
Latinianon, 531.
Latini, 64-67, 69, 71, 72, 74, 76, 96, 101, 119,
123, 124, 130, 134, 138, 142, 174, 175, 177,
186, 215, 224, 267, 330, 332, 341, 342, 344,
359, 397, 503, 504, 538, 539.

3_Bisanzio II_app 541-90

576

7-07-2008

15:25

Pagina 576

Indice analitico

Latro, 358, 359, 446, 464.


Lavra, convento, 39, 146, 270, 357, 359, 508.
Lazio, 246.
Lazica, 15, 101, 445, 448, 463, 465.
Lazzaro Galesiota, 349, 358.
Lecapeno/Lecapeni, 194, 453.
Lecapeno Basilio (parakoimomenos), 39, 40, 43,
97, 204, 208, 420.
Legge agraria, 149.
Legge militare, 149.
Legge rodia, 150.
Leone III, imperatore detto lIsaurico, 16-18,
21, 81, 83, 88, 100, 101, 103, 108, 133, 155,
170, 211, 313, 314, 316, 340, 346, 365, 366,
398, 410.
Leone IV, imperatore, 20, 21, 90, 229, 314,
366.
Leone V, imperatore detto lArmeno, 22, 23,
80, 81, 84, 85, 108, 170, 210, 211, 315, 368,
372.
Leone VI, imperatore detto il Saggio, 27, 32-34,
84, 85, 88, 95, 97, 101, 107-9, 118, 150,
152, 178, 180, 188, 194, 206, 209, 282, 285,
293, 296, 310, 314, 319, 322, 331, 334, 335,
340, 348, 379-82, 397, 410, 411, 417, 487,
492.
Leone IX (Brunone dei Conti di Egisheim-Dagsburg), papa, 49, 50, 124, 267.
Leone, chartophylax e arcivescovo di Bulgaria,
103, 497.
Leone di Tessalonica, detto il Matematico o il
Filosofo, 279, 374, 376, 377, 490.
Leone di Ocrida, 124.
Leone di Tripoli, ammiraglio, 34, 35.
Leonzio, imperatore, 13, 15.
Leonzio di Gerusalemme, patriarca, 349.
Lesbo, 243, 471.
Levunion, 59, 85, 188, 324.
Libano, 8.
Libia, 7, 15.
Libro delleparco, 285-88, 290, 291, 300-2, 307.
Licando, 34, 214, 450, 456, 457.
Licaonia, 130, 171, 432, 436, 439, 441, 445,
447, 464.
Licia, 9, 16, 170, 232, 234, 250, 436, 442, 443,
448, 475, 476.
Lidia, 432.
Liguria, 515.
Lilibeo (Marsala), 520.
Liturgia, 26, 99, 106, 110, 113, 120, 128, 284,
334, 343-48, 355, 401, 414-16, 422, 446.
Liutprando, re dei Longobardi, 17, 515.
Liutprando da Cremona, 41, 89, 93, 274, 320,
381.
Ljutovid, 497.
logoteta del pretorio, 280.

Longobardi, 10, 17, 22, 45, 100, 159, 166, 214,


222, 513, 515, 517, 519, 521.
Lopadio, 66, 181, 476, 477.
Lori, 459.
Luca, lo Stilita, 270.
Lucania, 524.
Lucera, 528.
Ludovico I, detto il Pio, sovrano carolingio, 31.
Ludovico II, sovrano carolingio, 31, 490, 491.
Luigi VII, re di Francia detto il Giovane, 68,
84.
Lulon, 307.
Lunghe Mura di Anastasio, 274, 281.
Macaira, 479.
Macedonia/Macedoni, 17, 19, 21, 44, 54, 55,
82, 100, 106, 138, 173, 178, 194, 195, 222,
224, 225, 229, 232-35, 242-47, 249-54, 259,
263, 295, 311, 364, 403, 429, 468, 488, 491,
504, 506, 531.
Macrembolita/Macremboliti, 196.
magia, 131, 338, 342, 343.
Magnaura, 88, 105, 275, 383.
maistor, 382, 383, 387-89, 391.
Malagina, 181, 476.
Maleino/Maleini, 163, 193, 194, 195, 200, 206,
444, 453, 454.
Maleino Eustazio, 201, 204, 260.
Maleino Michele, 201, 330, 349, 358, 446.
Malik Shah, 57, 60, 467.
Mamikonian, 192.
Mancafa, Teodoro, 73, 215, 311, 477.
Mandala/Mandali, 470.
Mandylion, 276, 284.
Mangani, 145, 151, 157, 159, 204, 270, 283.
Maniace, Giorgio, 47-49, 209, 522, 527.
Manichei, 131, 341, 494.
Mantzikert, 49, 53, 57, 153, 324, 451, 455,
458-60, 467.
Manuele I Comneno, imperatore, 68-72, 76,
82-84, 87, 89, 92, 96, 97, 108, 109, 113,
119, 127, 130, 147, 174-76, 185, 186, 189,
197, 200, 204, 271, 282, 305, 321, 325, 327,
342, 349, 362, 392, 418, 475-77, 479, 504,
508, 539.
Manuele, stratego, 7.
Manuele, domestico delle scholai, 201, 209.
Manuele, monastero, 282.
Maometto, 135.
Marcelle, 486.
Mardaiti, 7, 8, 12, 229, 436.
Margherita dUngheria, 84, 508.
Maria dAlania, imperatrice, 54, 83, 202.
Maria dAntiochia, imperatrice, 70, 72, 152,
508.
Maria di Bulgaria, 36, 83.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 577

Indice analitico
Marina, 276.
Marizza, 481, 506.
maronita, chiesa, 116, 446.
Martina, moglie di Eraclio I, 5.
Martino I, papa, 517.
Marvazi Kisai, Hasai, poeta persiano, 85.
Marwan, qaghan dei Cazari, 18.
Marwanidi, 47, 459.
Maslama, condottiero arabo, 13, 16, 17.
Massimo, detto il Confessore, 108, 121, 123,
133, 345, 348.
matrimonio, 125, 127, 150, 332-35.
Matteo di Edessa, 213.
Mauri, 14, 159, 166.
Maurizio, Tiberio Flavio, imperatore, 79, 182,
306, 352, 481.
Maurizio, esarca, 79, 516.
Mauro, 485.
Mauro, commerciante amalfitano, 289.
Mauropulo Giovanni.
Mazara, 522.
Meandro, 473;
valle del , 66, 70, 71, 475.
megaduca, 162, 175.
Melanudio, 475.
Melchiti, 121, 456.
Melfi, 527;
sinodo, 55.
Melia, domestico delle scholai, 42.
Melia, stratego di Licando, 34, 35.
Melingi, 489.
melismos, 401, 414, 416.
Melisseno/Melisseni, 194, 198, 444, 468, 471.
Melisseno, Niceforo, 55, 58, 146, 504, 507.
Melitene, 18, 19, 25, 29, 31, 36, 58, 62, 129,
130, 194, 434, 436, 438, 439, 444, 445, 451,
454, 455, 457, 465, 469, 470.
Melo di Bari, capo longobardo, 45, 46, 534.
Mengucek, 470.
Mar Egeo, 34, 60, 62, 170, 219, 242, 243, 246,
253, 432, 436, 478, 503.
Mar Nero, 62, 294, 436, 448, 454, 463, 470,
488, 505.
mercanti, 148, 191, 196, 223, 267, 271, 293295, 326, 443, 463, 487;
naucleri, 292, 317.
Merkourion, 531.
Mesarita/Mesariti, 200.
Mesarita Nicola, 421.
Mese, 268, 270, 272, 273, 277, 303.
Mesembria, 505.
Mesokepion, 276.
Mesopotamia, 7, 12, 18, 33, 37, 39, 40, 129,
154, 194, 367, 368, 429, 431, 436, 438, 446,
450, 452, 453, 456-58, 472, 496.
Mesopotamia dellOccidente, 494.

577

Messina, 310.
Metodio da Siracusa, patriarca, 23, 25, 121,
368, 522.
Metodio, fratello di Cirillo, evangelizzatore, 26,
27, 104, 123, 490, 491.
Michele I Rangabe, imperatore, 22, 25, 80, 85,
229, 341.
Michele II, imperatore detto lAmoriano, 23,
84, 131, 193, 211, 313, 314, 319, 522.
Michele III, imperatore detto lUbriacone, 2428, 32, 81, 135, 152, 181, 186, 207, 212,
275, 310, 313, 364, 378, 490.
Michele IV, imperatore detto il Paflagone, 47,
96, 98, 209, 283, 322, 327n, 497, 506.
Michele V, imperatore, 47, 48, 270, 277.
Michele VI Bringa, imperatore, 50, 98, 211,
212, 272.
Michele VII Duca, detto Parapinace, imperatore, 53, 54, 56-58, 63, 83, 91, 93, 139, 144,
170, 172, 174, 177, 198, 296, 322-24, 327,
387, 389, 499, 506.
Michele di Anchialo, 394.
Michele Cerulario, patriarca, 49-51, 104, 107,
122, 124, 196, 211, 267, 340.
Michele di Efeso, 394.
Michele Iasiti, 203.
Michele Lacanodracone, stratego dei Tracesi,
20, 358.
Michele VIII Paleologo, imperatore, 405.
Milasa, 475.
Mileto, 261, 436, 446, 464, 475.
miliaresion, 300, 306, 314, 316, 318, 322, 323.
Milion, 409, 417.
Minervino, 526.
miniere, 305, 306, 501.
minuscola, 370.
Mira, 349, 447, 448, 476.
Mirdasidi, 47.
Miriocefalo, 71, 177, 472, 473.
Misia, 432, 436.
mitaton, 142, 173, 185, 294.
Mitilene, vedi Lesbo.
Modone, 503.
Molfetta, 526.
monasteri, 292.
Monemvasia, 483, 503.
moneta:
omayyade, 306.
peso, 307-9, 313, 316, 318, 322.
coni, 307, 312, 313, 318, 321.
zecche provinciali, 313, 314.
Italia, 518.
Monferrato, 72:
Bonifacio di, 75.
Corrado di, 73.
Ranieri di, 72, 147, 504.

3_Bisanzio II_app 541-90

578

7-07-2008

15:25

Pagina 578

Indice analitico

monofisiti, 40, 129, 130, 223, 332, 517.


Monopoli, 526.
Montecassino, 530, 531, 533.
Montecorvino, 527.
Montemilone, 526.
Mopsuestia, 15, 40, 452.
Morava, 306, 307, 481.
Moravia/Moravi, 26, 27, 123, 489-91.
Morocarziani, 376.
Mosul, 42, 451.
Mottola, 527.
Muawiyya, califfo, 7-11, 182, 478.
Mukhtar, 12.
musulmani, 5, 7, 8, 10, 14, 16, 17, 19, 23, 28,
38, 40, 42, 46, 57, 63, 67, 68, 86, 121, 134,
135, 157, 163, 174, 188, 208, 229, 271, 273,
343, 357, 433, 441, 455, 513, 523, 531, 538,
539.
Myrelaion, 269, 270.
Mzezio, 10.
Napoli, 101, 311, 314, 515-19, 524, 532, 535.
Narentini, 489.
Naum, 491.
Naupatto, 214.
Nauplia, 215, 484, 510.
Nea, 269, 276, 382.
Neakastra, 70, 475.
Nemanja, 509, 510.
Nemitzi, 173.
Neocesarea, 60, 67, 465, 470, 474.
Neorio (a Costantinopoli), 267, 271.
nestoriani, 332.
Nicastro, 526.
Nicea, 17, 58, 60, 64, 66, 72, 119, 181, 195,
212, 252, 257, 296, 316, 319, 368, 402, 404,
424, 439, 443, 462, 463, 471, 475, 477, 510.
Niceforo I Foca, imperatore detto il Vecchio,
22, 23, 86, 131, 143, 148, 152, 171, 183,
186, 192, 201, 210-12, 228, 292, 293, 316,
317, 486, 488, 494.
Niceforo II Foca, imperatore, 38-41, 43, 45,
79, 81, 84, 87, 89, 114, 129, 130, 138, 143,
171, 172, 179, 184, 188, 189, 197, 244, 252,
277, 286, 320, 322, 336, 341, 360, 362, 478,
524.
Niceforo III Botaneiata, imperatore, 54, 56, 58,
62, 94, 139, 172, 198, 204, 322-24.
Niceforo, geometra patrizio, 383.
Niceforo, patriarca, 22, 23, 25, 108, 229, 341,
365, 372, 373.
Niceforitza, ministro dellEconomia di Michele VII, 53, 56, 139, 204, 296, 506.
Niceta di Amasea, 464.
Niceta di Bisanzio, 18, 135.
Niceta Cipriano, 394.

Niceta di Cone, 476.


Niceta, David, il Paflagone, 378, 380, 381.
Niceta di Nicomedia, 390.
Niceta Stetato, 124, 337, 355, 386.
Niccol I, papa, 26, 100, 124, 377, 491.
Nicola I, detto Mistico, patriarca, 32-36, 101,
105, 106, 108, 135, 282, 331, 335, 445, 464,
493.
Nicola III, detto Grammatico, patriarca, 102,
105, 111.
Nicola di Studio, 369.
Nicomedia, 60, 310, 439, 447, 462, 475, 476.
Nicone della Montagna Nera, 357.
Nicone il Metanoita, 39, 128, 132, 464, 478,
507.
Nicopoli, 489.
Nifone, 109, 119.
Nilo di Calabria, 119.
Nilo di Rossano, 531.
Nisibi, 37.
Noepoli, 526.
nomisma/nomismata, 61, 87, 94, 138, 154, 186,
187, 263, 290, 300, 301, 307, 316-18, 320,
322, 327 n.
Nomocanone, 116-18, 490.
Normanni, 46, 49, 55, 59, 69, 73, 74, 124, 174,
175, 214, 325, 471, 497, 503, 505, 507-9,
528, 529, 532.
notaio, 151, 290, 302.
novella, 158, 183, 194, 206, 244, 258, 334,
348, 360, 362, 388.
Noviodunum, 499.
Nur al-Din, sultano, 70, 71.
Ocrida, 44, 103, 491, 492, 495-97, 505, 509.
Oderzo, 515.
Odighi, 270, 276, 356.
Odone de Deuil, 68.
oikos, 156, 205, 206, 268, 269, 274, 276, 291,
292, 297, 298, 443.
euages, 156, 270, 362.
Oleg di Kiev, 37.
Olga di Kiev, 38, 90.
Olimpia, figlia di Roberto il Guiscardo, 56, 83.
Olimpio, esarca, 516, 517.
Olimpo di Bitinia, 348, 358, 387, 446.
Oltisi, 459.
Omayyadi, 16, 18, 135, 306, 436.
Oppido, 527, 528, 534.
Opsikion, 23, 159, 166, 167, 170, 171, 178,
257, 274, 316, 436, 437, 441, 447, 464, 475.
Oreste, koitonites, 46.
Oria, 133, 533.
Oro, 388.
Orobe, 483.
Orfanotrofo, vedi Giovanni lOrfanotrofo.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 579

Indice analitico
Orfanotrofio (a Costantinopoli), 392.
Otranto, 59, 101, 102, 174, 522, 526.
Ottimati (optimates), 167, 178, 436, 437, 441,
447, 475.
Ottone I, imperatore dOccidente, 41, 86, 523.
Ottone II, 41, 42, 86, 320.
Ottone III, 42, 46, 86.
Pacuiul lui Soare, 496, 506.
Pacuriano, Gregorio, 144, 176, 261, 359, 361,
508.
Paflagonia, 60, 65, 67, 96, 178, 194, 254, 317,
437, 441, 443, 444, 446, 448, 461, 463, 465,
468, 470, 475, 534.
paideia, 363, 365, 369, 372, 381.
Paipert, 465, 471.
Palaia Logarike, 308.
Palatino Eustazio, 525.
Palazzo (Gran Palazzo), 206, 207, 210, 212,
269, 275, 276, 277, 282, 284, 291, 319, 320,
347, 387, 388, 393, 403, 405.
Paleologo/Paleologhi, 82, 194, 195, 209, 504,
507.
Paleologo, Alessio, 73.
Paleologo, Giorgio, 59.
Palermo, 24, 319, 520, 522.
Palestina, 9, 64, 99, 133, 169, 242, 284, 293,
294, 344, 357, 365-71, 429.
Panfilia, 229, 297, 436, 441-43, 448, 475, 476.
Panagia Drosiane (Nasso), 412.
Pancrazio, 94.
Pangeo, 501.
Pannonia, 490.
Panteugeno, 109.
Paolo di Latro, 358.
papiro, 369.
Paradounavon, 56.
parathalassites, 281.
pareci, 146, 239, 240.
Paristrion, 495, 496, 499, 505.
Pasquale II (Rainerio Raineri), papa, 65.
Patara, 476.
Patmo, monastero di, 370, 479;
vedi anche Cristodulo.
Patrasso, 23, 379, 488.
patriarca di Costantinopoli, 104-7.
Patriarcheion, 109.
Pauliciani, setta dualista, 25, 29, 131, 229, 341,
439, 445, 493.
Pavia, 524.
Peceneghi, 41, 48, 49, 51, 55, 56, 59, 67, 85,
174, 176, 223, 323, 324, 471, 492, 498, 507.
Pedianita Anna, 298, 299.
Peloponneso, 17, 22, 23, 147, 162, 175, 205,
222, 225, 242, 248, 311, 488, 501-4, 506, 510.
Pege, 285.

579

Peira, 158, 162, 240, 303, 388, 393.


penitenza, 335-37.
Pentapoli, 516.
Pera, 267, 272.
Perama, 271, 272.
Perbundo, 10.
pergamena, 248, 369, 515.
Pergamo, 314, 315, 402, 403, 424, 443, 475,
476.
Persiani, 175, 178, 233, 313.
Perugia, 516.
Petralifa/Petralifi, 199.
Petrion, 269-71.
Petrona, fratello di Teodora, 24, 25.
Pietro, fratello di Asen, 73, 508, 509.
Pietro di Bulgaria, 36, 41, 83, 493, 494.
Pietro Deljan, 47.
Pietro lEremita, 63, 64.
Pietro, katholicos armeno, 45.
Pietro, patriarca di Antiochia, 122.
Pietro di Sicilia, 131.
Pietro lo Stratopedarca, 40.
Pirro, patriarca eretico, 121.
Pisa/Pisani, 74, 175, 267, 272.
Pisidia, 167, 434.
Platone, igumeno di Saccudio, 193, 358, 368,
370-72, 446.
Pliska, 327 n, 486, 491.
Podando, 456.
Polieutto, patriarca, 41, 114, 189, 336, 341.
Polignano, 526, 529.
Pompeiopoli, 102.
Ponto, 100, 267, 310, 358, 429, 433, 441, 442,
448, 454, 465, 470.
popolazione, stime, 234, 235, 249, 252.
porfirogenito, 270.
Porphyra, 275.
Porto Giuliano, 268.
Porta dOro, 277.
praktikon, 139, 140.
Preslav, 41, 42, 312, 321, 424, 491-94, 496,
505.
Preslavitsa, 494, 499.
Prespa, 495.
prestito a interesse, 293, 342.
proasteion, 238.
Proconsolare, provincia, 14.
Prodromo, Teodoro, 362, 391, 392, 394, 395.
professioni, 289, 381.
lavorazione della seta, 286.
Promunteno/Promunteni, 195.
pronoia, 145-47, 185, 186.
Protaton, 357.
Psello, Michele, 51, 185, 196, 199, 202, 212,
245, 261, 298, 299, 301, 323, 330, 358, 361,
386-89, 394, 421, 468.

3_Bisanzio II_app 541-90

580

7-07-2008

15:25

Pagina 580

Indice analitico

Pteleo, 295.
Puglia, 31, 242, 244, 246, 252, 312, 319, 513,
515, 516, 522-24, 526-35.
quadrivio, 367, 375, 387, 388, 394.
Quaranta Martiri, chiesa dei, 151, 374, 389.
Qayrawan, 14.
Qusayla, 14.
Rabbaniti, 133.
Radolibo, 241, 246, 251.
Ragusa/Dubrovnik, 489, 499, 505.
Rametta, 522.
Rapolla, 526.
Rascia, 501.
Ratislav, principe di Moravia, 26.
Ravenna, 15, 19, 101, 311, 313, 314, 515-17,
519.
Raimondo di Antiochia, 67.
Raimondo di Saint-Gilles, conte di Tolosa, 6365.
Reggio, 310, 311, 319, 523, 524, 534.
reliquie, 274, 276, 284, 285, 339, 351.
Rialto, 515.
Riccardo I Plantageneto, re dInghilterra, detto
Cuor di Leone, 74, 215, 539.
Ripalta, 527.
Roberto di Fiandra, 62, 63.
Roberto di Normandia, 63.
Roberto dAltavilla, detto il Guiscardo, 55, 56,
59, 83, 327, 498, 499.
roga, 51, 91, 93, 94, 146, 147, 153, 154, 156,
186, 187, 203, 275, 291, 297, 316, 319, 320,
360.
Rodi, 243, 295, 478.
Rodope, 481, 489.
Rodosto, 283, 296, 298.
phoundax, 296.
Rogerio/Rogerii, 199.
Rogerio, Giovanni, 147.
Roma, 10, 13, 17, 27, 31, 38, 59, 75, 86, 99101, 103, 104, 115, 121-24, 289, 311, 313315, 472, 489-91, 493, 510, 513, 515-19.
Romano I Lecapeno, imperatore, 35-37, 83, 97,
133, 211, 258, 269, 282-84, 360, 382, 493.
Romano II, imperatore, 39, 40, 83, 84, 98, 172,
348, 386, 420.
Romano III Argiro imperatore, 46, 47, 96, 130,
270, 283, 84, 407, 497.
Romano IV Diogene, imperatore, 51, 53, 57,
80, 84, 153, 172, 181, 198, 202, 210, 322324, 470.
Romeo, Eustazio, 158, 388, 393.
Rossano, 529.
Rotari, 515.
Roussel de Bailleul, 58, 173, 177, 469.

Ruggero II di Sicilia, 68, 69, 501, 502.


Ruggero di Antiochia, 67.
Rum (sultanato), 60, 62, 71, 472, 477, 478.
Rupenidi, 70, 214, 470, 472.
Russi/Rus, 26, 28n, 31, 37, 42, 44, 87, 173,
199, 267, 294, 359, 489, 494, 498, 499.
Russia, 102, 103, 303, 485, 492.
Saba, 509, 510, 522.
sacella, 156.
Saccudio, 371.
Sakellion, 310.
Saladino, 71, 74, 134.
Salento, 531, 535.
Salerno, 515, 523, 531, 532.
Saltuk, 470.
Samona, eunuco di corte, 34.
Samo, 243, 471.
Samosata, 39, 439.
Samuele di Bulgaria, 43, 44, 493, 494, 495-97,
505.
San Bassiano, 270.
San Chirico Raparo, 526.
SantEugenio, monastero, 358.
San Filippo dAgira, 522.
Sangario, 473.
San Giorgio dei Mangani, monastero di, 388,
407.
San Giorgio Tropeoforo, 50.
San Giovanni Prodromo dellOxeia, 285.
San Giovanni il Teologo, monastero di, 359.
San Mamante, 27, 270.
San Pantaleone (Panteleimon), 359, 415.
San Pietro, 387, 389.
San Saba, 357, 367, 368.
San Teodoro di Sforacio, 389.
Santa Eufemia, 269, 270.
SantIrene, 109, 404.
Santa Maria Antiqua (Roma), 412.
Santa Severina, 523.
Santa Sofia (Costantinopoli), 32, 33, 50, 73, 82,
83, 85, 103-6, 109-12, 120, 124, 269, 273,
277, 282, 284, 288, 290, 325, 331, 335, 336,
344, 347, 348, 385, 390, 393, 404, 406, 410,
417, 421;
rito, 120.
Santa Sofia (Kiev), 418.
Santi Apostoli, 21, 32, 339.
santi militari, 189, 464.
santit, 348-50.
Santo Sepolcro, 63.
Saraceni, 173.
Sardegna, 166, 310, 327n, 513, 519.
Sardi, 312, 315, 443, 475.
Sayf ad-Dawla, emiro di Aleppo, 36, 38-40,
180, 451-53.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 581

Indice analitico
scambi, 305;
contrazione, 315, 316.
schiavi, 240, 241, 302, 303.
scholai/scholae, 161, 171-73, 176, 179, 187,
200, 274, 320, 429, 437, 451, 457, 529.
Scilitza, Giovanni, 418, 495.
Scilitza, Stefano, 277, 279, 394.
Sclaveni/sclavinie, 10, 11, 19, 222.
Sclero/Sclerena, 193, 195, 200, 260, 444, 454.
Sclero, Barda, 42-44, 145, 151, 157, 196.
Sclerena, Maria, 48, 91.
Sclero, Romano, 48.
scriptorium, 371, 372, 376.
Scizia, 101, 504.
scuola:
contrazione, 375.
notai, 300.
San Pietro, 387.
sebasto, 91, 92.
Sebastea, 33, 438, 439, 447, 450, 456, 460,
469, 470.
Sebastopoli, 13.
Sebenico, 499.
sekreton, 139, 145, 153, 155, 204, 275, 280,
281, 310, 362, 393.
Seleucia, 38, 168, 194, 438, 441, 448, 450,
452, 463, 475, 476.
Selgiuchidi, 48, 54-57, 58, 60, 62, 64, 66, 67, 70,
71, 161, 173, 324, 460, 467, 470, 472, 473.
Senacherim Artzruni, 45, 459.
Senato/senatori, 51, 79, 82, 84, 85, 91, 94, 193,
212, 278, 297-99, 347, 348.
Septem (Ceuta), 166.
Serbia/Serbi, 36, 101, 213, 223, 359, 484, 489,
492, 496, 497, 500, 501, 509, 510.
Serdica, vedi Sofia.
Sergio I, papa, 13, 517, 518, 521.
Serre, 101, 102.
Servlii, 95.
Seth, Simeone, 386, 393.
seta, 148, 419.
sfruttamento agricolo, 240-42.
Sguro, Leone, 215, 510.
Shahanshah, 66.
Shaizar, 67.
Sicilia, 10, 15, 17, 23-25, 31, 40, 46-48, 55, 74,
100, 101, 103, 159, 167, 169, 175, 176, 214,
223, 229, 311-3, 315, 325, 326, 327 n, 513,
515-18, 520-24, 527, 532, 534-36.
Silvestro I, papa, 86.
Simeone I, khan di Bulgaria detto il Grande, 33,
35, 36, 87, 96, 188, 491, 492, 493, 495.
Simeone il Nuovo Teologo, 336, 337, 354, 355,
386, 464.
Simeone, detto il Metafraste, 349, 385.
Sinada, 243.

581

Sinadeno/Sinadeni, 507.
Sinai (Santa Caterina), 357.
Sinaso (Santi Apostoli), 411.
Sincello, Giorgio, 372, 373.
Sincello, Michele, 367, 368.
sinodo, 112, 113.
Sinope, 62, 448, 463, 465, 470, 471, 475.
Siracusa, 10, 14, 31, 47, 310, 311, 313, 319,
368, 517, 520-22.
Siria, 7, 9, 11, 31, 34, 40, 45, 64, 65, 70, 99,
116, 122, 129, 130, 169, 214, 221, 223, 229,
231, 242, 247, 252, 305, 357, 365, 367, 368,
370, 429, 431, 435, 436, 438, 439, 446, 452,
456-7, 463, 467, 469, 470, 472, 478.
Siriani/Siriaci, 130, 224, 229, 232, 294, 455,
456, 487.
Sirmio, 495, 497, 499, 500, 508.
Sisinnio, patriarca, 44, 105, 334.
Skopje, 481, 496, 497, 503.
Skripou, 407, 501.
Slavi, 9, 11-13, 19, 22, 23, 167, 170, 175, 176,
182, 199, 221-23, 229, 232, 483, 489, 490,
499.
Slovenia, 501.
Smbat III (Yovhanns), re di Ani, 45, 48.
Smirne, 60, 66, 175, 181, 319, 443, 447, 462,
463, 466, 471, 475-77.
Sofia/Serdica, 22, 43, 481, 484-95, 498, 499,
505, 506.
Sofronio, patriarca, 367.
Sozopetra, 24.
Sozopoli di Pisidia, 67, 475.
Spalato, 489, 497, 499.
Sparta, 132, 507.
Spoleto, 515, 516.
staminum (iperpero), 325.
Stauracio, imperatore, 22.
Stauracio, eunuco, 22, 488.
stauropegia, 357.
Stefano II, papa, 19.
Stefano, patriarca, 32.
Stefano di Blois, 63, 65.
Stefano il Giovane, santo, 20, 269, 279, 348.
Stefano Nemanja, 501, 510.
Stefano di Nicomedia, 464.
Stefano III dUngheria, 493, 499, 500, 509.
Stenimaco, 508.
Stetato Niceta, 124, 337, 355, 386.
stiliti, 356.
Stilo, 527, 531.
Stippeiota/Stippeioti, 31.
Strategio, 268, 272.
stratego, 159, 160, 437, 440.
strateia, 156, 170, 184, 185, 461.
stratiotikon, 156, 158, 160, 183:
terre stratiotiche, 182, 183, 444.

3_Bisanzio II_app 541-90

582

7-07-2008

15:25

Pagina 582

Indice analitico

stratiotikoi oikoi, 183, 184.


Strimone, 186, 291, 311, 489:
roga del tema, 327 n.
fiume, 481.
Strifno, Michele, 162.
Strumitza, 147.
Studio, monastero, 270, 277, 282, 288, 289,
357, 358, 360, 369-72.
Suble, 71.
Sufetula, 7.
Suleyman, signore di Nicea, 54, 58, 60, 62,
468, 470.
Svyatoslav, principe di Kiev, 38, 40, 42.
symponos, 280.
syndotes, 183.
Synodikon dellOrtodossia, 118-20, 128, 243,
355, 389.
synone, 141, 155, 316.
systema, vedi professioni.
tagmata, 21, 160, 161, 171-74, 179, 185, 187,
197, 208, 274, 451, 454, 457, 461, 471, 529:
effettivi, 177-80.
rogai, 146, 147, 153, 156, 187, 203, 275,
297, 316, 319, 320, 324, 538.
taktika, 160, 161, 180, 279, 528:
militari, 320.
Ta Narsou, monastero di, 386.
Tancredi dAltavilla, principe di Galilea, 65.
Tao, 458.
Taormina, 31, 522.
Taranto, 10, 31, 515, 525-27, 530, 531, 533.
Tarasio, patriarca di Costantinopoli, 21, 106,
342, 369, 371-73, 376.
Tarasio, fratello di Fozio, 377-79.
Tarcaniota Gregorio, 526.
Taron, 40, 450, 459.
Taronita/Taroniti, 198, 199.
Tarso, 25, 31, 33, 34, 38, 39, 438, 439, 451,
452, 456, 469.
Taticio, 199.
Tauro, 31, 40, 247, 252, 307, 429, 431-33, 435,
436, 438, 439, 452, 456, 462, 470.
Tavoliere, 527.
Tebe, 68, 102, 162, 233, 294, 501, 502.
Tefrice, 25, 29, 131, 229, 439, 445, 493.
Telerig, khan dei Bulgari, 20.
Teluch, 47.
tema, 159-62, 165-70, 172, 173, 186, 201, 429,
441, 461, 488, 489:
effettivi, 183.
templon, 416.
Teoctisto, eunuco, 25, 97, 152.
Teodegio, discepolo di Leone il Matematico, 375.
Teodora, imperatrice, 24, 26, 82, 84, 97, 152,
200, 320, 375, 387.

Teodora Paleologina, nipote di Alessio III, 405.


Teodora, porfirogenita (nipote di Basilio II), 47,
48, 50, 79, 325.
Teodoro, discepolo di Leone il Matematico, 375.
Teodoro, Smirneo, 394.
Teodoro Critino, 522.
Teodoro degli escubiti, 528.
Teodoro delle Blacherne, 355.
Teodoro di Studio (Studita), 21, 108, 122, 123,
193, 292, 341, 343, 349, 356, 358, 368-71,
372, 446.
Teodoro Graptoi (Marchiati), 367, 368.
Teodoro Restuni, 8.
Teodosio, foro di, 269, 272.
Teodosio II, 268, 285.
Teodosio III, imperatore, 16.
Teodosio Boradiota, patriarca, 342.
Teodosia, imperatrice, 84.
Teodosiopoli/Qlqal, 19, 38, 434, 436, 438,
439, 451, 452, 454, 458, 459, 465, 470.
Teofane Continuato, detto il Confessore (Cronaca), 9, 178, 186, 193, 228, 229, 267, 278,
292, 313, 316, 317, 319, 327n, 358, 369,
372, 373, 383, 384, 446, 490.
Teofane Cerameo, 336.
Teofane di Tessalonica, 504.
Teofane Graptoi (Marchiati), 367, 368.
Teofane Nonno, 385.
Teofano Martinaci, moglie di Leone VI, imperatrice, 32.
Teofano, moglie di Romano II, imperatrice, 4042, 84.
Teofano, moglie di Ottone II, 42, 86.
Teofano, moglie di Niceforo II, 212.
Teofilatto, esarca, 520.
Teofilatto, patriarca, 36.
Teofilatto di Bulgaria (Ocrida), 85, 103, 392,
393, 497, 505.
Teofilatto Simocatta, 364, 365.
Teofilitza, 207.
Teofilo, imperatore, 23, 24, 80, 82, 84, 97, 209,
268-70, 309, 310, 313, 314, 318-20, 327 n,
334, 367, 376, 378, 399.
Teofobo, 24, 175, 334.
Teognosto, grammatico, 368.
Terrasanta, 67, 70, 72, 75, 215, 350, 472.
Tervel, khan dei Bulgari, 15, 486.
Tertiveri, 527.
tesori, 306.
Tessaglia, 242, 243, 250, 295, 488, 503, 505,
507.
Tessalonica, 9-12, 22, 33, 34, 73, 74, 100, 101,
147, 160, 222, 228, 231, 241, 245, 310, 311,
315, 327n, 349, 374, 386, 391, 392, 402-4,
412, 413, 418, 481, 484, 485, 487-90, 492,
495, 497, 503-5, 506-9.

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 583

Indice analitico
tetarteron (nomisma), 322, 324.
Theotokos (rappresentazione), 89, 282, 284,
346, 352, 404, 405, 410-15, 417, 421.
Theotokos delle Blacherne, 109, 268.
Theotokos del Neorio, 283.
Theotokos del Faro, 275, 284, 405, 420.
Theotokos Evergetis, 356, 357, 359.
Theotokos Odegetria, 283.
Theotokos Kecharitomene, 261, 271, 283, 357,
394.
Theotokos Kosmosoteira, 357, 359, 407, 422.
Theotokos di Pege, 285, 412.
Theotokos Peribleptos, 270, 271, 283, 407.
Theotokos Skoteine, 476.
Theotokos ton Panagiou, 270.
Thera, 17.
Tiana, 436, 438, 439.
Tiberio III, imperatore, 13, 15.
Tichomir, 501.
Tirnovo, 312, 505, 509.
Tobia ben Eliezer, 133.
Tobia ben Moses, 133.
Tokali (chiesa di), 411.
Tommaso, protospatario, 377.
Tommaso lo Slavo, 23, 211, 226, 438.
Tondraciti, 445.
Tornicio/Tornici, 195, 197, 199.
Tornicio Leone, 48, 49, 197, 208, 274.
Tornicio, monaco georgiano, 43.
Tracia, 5, 9, 18-20, 22, 23, 39, 56, 100, 159,
166, 167, 178, 181, 216, 229, 232, 234, 243,
250, 311, 359, 391, 407, 429, 436, 483, 484,
486-88, 492-94, 506, 507, 508.
Tracesi, 18, 20, 24, 70, 159, 167, 178, 215,
267, 274, 295, 303, 306, 436, 441, 444, 447,
452, 455, 462, 465, 471, 475-77.
trachy (nomisma), 324.
Trani, 530, 532;
vedi anche Giovanni di Trani.
trasferimenti di popolazione, 228, 229.
Trattato fiscale, 240, 251, 252, 255.
Trebisonda, 45, 60, 101, 311, 319, 358, 386,
443, 445, 447, 448, 451, 458, 463-65, 470,
471, 475-77.
Tricarico, 526.
trionfo, 89.
Tripoli (>rblus, Libano), 45, 452.
Troia, 526, 527, 534.
Tughril Beg, sultano, 49, 56.
tughur, 438, 439, 451, 455, 479 n.
Turchi, 7, 49, 51, 54, 56-60, 63-68, 70, 71, 73,
125, 130, 135, 173, 174, 177, 199, 213, 215,
228, 431, 459, 466, 469-73, 476, 492, 498;
vedi anche Selgiuchidi.
Turchia (vescovato), 492.
Turcomanni, 55, 467, 470-73, 476.

583

turmarca/turmarchi, 167, 451, 528.


Tursi, 531.
Typikon, 120, 205, 261, 270, 283, 296, 331,
338, 344, 346, 347, 356-9;
liturgico, 120.
Tyrach, 498.
Tzacha, 60, 61, 174, 468, 471.
Tzamando, 438, 460.
Tzantza, 207.
Tzetza, Giovanni, 292, 392.
Ugo di Provenza, 37.
Umar ibn al-Khattab, califfo, 5, 7.
Umberto di Silva Candida, cardinale, 49, 124,
267.
Umbertopulo, Costantino, 173.
Umbriatico, 526.
Ungari, 33, 38, 39, 228, 492, 498, 499.
Ungheresi/Ungheria, 69, 188, 499-501.
Uqba ibn Nafi, 14.
Urano, Niceforo, 157.
Urbano II (Ottone di Lagery), papa, 62, 63, 125.
Uro, 500, 501.
Uthman, califfo, 7, 9.
Uzi, 223, 498.
Vaccarizza, 527.
Valacchi, 248, 499, 506, 508.
Valente, acquedotto detto di, 402.
Valentino, 5.
Van, lago, 45, 451, 455, 458, 459.
Vardar, 306, 481, 503.
Vardarioti, 228.
Variaghi, 55, 96, 171, 173, 176, 179, 186, 495.
Varna, 243.
Vaspurakan, 45, 49, 199, 455, 459, 496.
Vatatza/Vatatzi, 197.
Vatopedi, 357, 359.
Venetia, 513, 515, 516, 519.
Venezia, 22, 74, 75, 86, 148, 489, 499, 519,
535.
Veneziani, 59, 67, 69, 71, 75, 142, 152, 174,
223, 267, 271, 272, 294, 463, 505.
Versinikia, 22.
vescovo, 104, 105.
vestiarion, 148, 156;
imperiale, 310.
privato, 207.
via Egnatia, 481, 487, 489, 495, 499, 503.
Vidin, 495.
vigna, 245, 251, 328n, 447, 461.
Villehardouin, 233, 265.
Vindanio, Anatolio da Beirut, 261.
Vitaliano, papa, 10.
Vittore II (Gebhard dei Conti di Calw, Dollnstein e Hirschberg), papa, 50.

3_Bisanzio II_app 541-90

584

7-07-2008

15:25

Indice analitico

Biza, 404.
Vladimiro, sovrano bulgaro, 33, 491.
Vladimiro di Kiev, 44, 83, 176, 332.
Vojislav, 497.
Volturno, 530, 533.
Vukan, 510.
Xanto, 476.
Xero, 195.
Yaghi-Siyan, 65.
Yazdegered, 7.
Yazid, 11.
Zaccaria di Calcedonia, 376.
Zaclumia, 497.
Zara (Zadar) 75, 489, 497.
Zengi, emiro di Mosul, 67.
Zeta, 510.
zeugaratos, 141, 241, 263.
Zichia, 101.
Zoe, profirogenita (nipote di Basilio II), 46-48,
79, 86, 96, 270, 277, 282.
Zoe Zautzena, imperatrice, 32, 211.
Zoe Carbonopsina, imperatrice, 32, 35, 335,
417.
Zonara, Giovanni, 81, 118, 204, 303, 341, 393.
Zubayridi, 12.
zygostates, 156, 310.

Pagina 584

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 585

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 586

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 587

Stampato per conto della Casa editrice Einaudi


presso Mondadori Printing S. p.A., Stabilimento N. S. M., Cles (Trento)
nel mese di settembre 2008
C.L.

18915

Ristampa
0

Anno
3

2008

2009

2010

2011

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 588

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 589

3_Bisanzio II_app 541-90

7-07-2008

15:25

Pagina 590

Anda mungkin juga menyukai