GARDONE V.T.
guida
a cura di Pierantonio Bolognini
copertina
Linda Balboni Gotti
Immagini
Gianluca Minuzzi, Pordenone
Studio Negri - Brescia
Archivio Beretta - Gardone Val Trompia
Prestatori
Associazione Amici del Museo Stibbert
Collezionisti privati
Gardone Val Trompia, Fabbrica dArmi Pietro Beretta
Firenze, Museo Stibbert
Roma, Museo Nazionale di Palazzo di Venezia
Verona, Musei Civici dArte e Monumenti
Allestimento
Studio di Architettura Federico Zucchetti - Cellatica (BS)
Copyright
Propriet fotografica e letteraria riservata.
Nessuna parte di questa pubblicazione pu essere riprodotta in alcun modo e forma.
Si ringraziano tutti coloro che a vario titolo ci hanno offerto collaborazione nel corso del lavoro di
ricerca, nella preparazione del catalogo e dellesposizione
Cecilia Alessi, Associazione Amici del Museo Stibbert, Maria Giulia Barberini, Alfredo Bartocci,
Stefano Belpietro, Elena Basilico Bertasi, Nani Cadorin, Lucia Calzone, Ispettore Carlo Cinus e
colleghi - Ufficio Armi della Questura di Brescia, Ditta Leonida Santina Bernardelli in Frascio,
Fondazione Agnese e Luciano Sorlini, Tommaso Franois, Silvano Germoni, Silvana Grosso, Simona
Di Marco, Paola Marini, Antonio Oropesa, Kirsten Aschengreen Piacenti, Selene Sconci, Anna Maria
Spiazzi, Claudio Massimo Strinati, Maresciallo Dario Taraboi - Stazione Carabinieri di Gardone Val
Trompia.
Si ringraziano i collezionisti italiani che ci hanno concesso in prestito il loro materiale.
Apre a Gardone Val Trompia il Museo delle Armi e della Tradizione Armiera.
Apre in una terra che da oltre 500 anni crea armi da fuoco e gi da prima armi bianche,
e tuttavia, sempre impegnata in laboriose produzioni, o forse trattenuta da troppa ritrosia,
non ha mai avuto lardire di raccogliere e conservare in un museo della citt lopera delle
sue mani.
Apriamo finalmente un Museo per conservare memoria di ci che siamo stati e di ci
che abbiamo creato lungo generazioni di fatica e di ingegno, e per ricercare nel passato
la traccia collettiva che ci consente una lettura radicata e fiduciosa del tempo davanti a
noi.
E la meta di un impegno importante assunto dallAmministrazione Comunale davanti ai
suoi cittadini con la collaborazione generosa degli Enti che qui vogliamo ringraziare: la
Regione Lombardia che ha creduto nel progetto e lo ha finanziato; la Provincia di
Brescia per il sostegno assicurato con convinta determinazione allArchivio Storico della
Caccia; la Comunit Montana di Valle Trompia nel cui sistema culturale e di proposta
didattica Gardone V.T. saldamente inserita.
Ringraziamo pure i Musei del territorio nazionale, Musei Civici dArte e Monumenti di
Verona, Museo Nazionale di Palazzo Venezia di Roma, Museo Stibbert di Firenze e tutti
i collezionisti privati che con passione storica e civile hanno offerto le loro opere per la
Mostra e per la collezione museale.
Questo Museo che apriamo, luogo di tutela del patrimonio storico della nazione come
ogni museo, ha infatti uno specifico: esso conserver, con gli oggetti prodotti in questa
terra, la memoria dei processi di lavorazione, dellevolversi delle tecnologie e delle
intuizioni progettuali, memoria delle forme della produzione, delle maestranze
impegnate in questopera secolare, dei modi della loro socialit el tempo e nel luogo di
lavoro.
A Gardone di Valle Trompia il lavoro, e il lavoro armiero nello specifico, stato, e in
larga misura continua ad essere, la forma della vita quotidiana. Il binomio inscindibile , e
altrove incomprensibile, casa-officina, tempo della casa- tempo della creazione tecnica,
ne lainequivoca rappresentazione. Questo Museo, dunque, conserver ma sar
insieme, nelle intenzioni degli Amministratori della Citt, aperto al presente e al futuro,
per valorizzare e promuovere in forma territoriale e collettiva lo specifico tecnologico
delle nostre produzioni e leccellenza del nostro artigianato artistico.
La mostra Armi Antiche a Gardone, grazie alla paziente altissima competenza di un
comitato scientifico e una serie di collaborazioni di eccezionale valore, apre una stagione
nuova, e speriamo rigogliosa, nella cultura del lavoro e del lavoro sempre fatto con
passione in Valle Trompia.
Michele Gussago
Sindaco di Gardone Val Trompia
A Gardon si fa un mondo de archibugi tra le altre cose et li fanno con tanta facilit che in due o
tre fusine se ne faria 400 cane al giorno
1586 - EDIFICI PER LA LAVORAZIONE DEL FERRO GARDONESI NEL GIUGN0 1586
MS. IT. VII 1155 (7453) Brescia Miscellanea, Venezia, Biblioteca Marciana.
Un manoscritto della Biblioteca Marciana di Venezia contiene il resoconto della visita alla
Valtrompia compiuta dai Rettori veneti di Brescia nel giugno del 1586.
Recita il manoscritto:
f. 8 :
Viaggio fatto per lIll.mo Signor Conte Honoris Scotto Governatore di Brescia in
compagnia dellIll.mo Signor Gabriele Corsaro degnissimo Capitano di essa citt nella visita del
territorio e delle Valli del Bresciano.
Domenica l 8 giugno 1586
f. 12 : Mercore 25
La mattina a Gardone, terra grossa in Valtrompia dove fu fatta la mostra di 200 archibuseri,
benissimo disciplinati sotto la carica del Soldato Capo Jacomo, nel qual luogo vi un forno con
molte fusine; ed ivi si fanno le canne darchibuso.
Questa Valle logo separato dal distretto di Bressa, principia sopra la Quadra di Nave, migli 7
sopra la citt e finisse nella sommit del Monte Maniva a confino di Bagolin; di lunghezza miglia
25; nella maggior larghezza un quarto di miglio et dal meggio in su se non quanto capisse il fiume
Mella, et la via contiene 19 comuni. Si ritrovano in essa Valle anime n. 17.994 et avanti la
guerra ultima arrivavano al n. 21.242. Vi sono Huomini di fattione al n. di 1.840, ma per la peste e
la guerra che fu dellanno 1578, sono diminuite.
1588 ISTITUZIONE DEL FONDACO
P.B. Le fucine gardonesi. Gardone, 2005.
Onde evitare il protrarsi delle difficili situazioni in cui veniva a trovarsi la maestranza gardonese in
occasione del blocco delle richieste da parte di Venezia, a Brescia ed a Gardone vengono istituiti i
Fondaci, organizzazioni commerciali che avrebbero dovuto porre rimedio alle congiunture pi
difficili. Con queste finalit Venezia elarg un ingente finanziamento di 30.000 ducati. Con questa
somma i gestori dei fondaci avrebbero dovuto acquistare materiale grezzo da distribuire ai maestri
artigiani in ugual misura. I maestri potevano cos affrancarsi dalle forniture capestro dei mercanti
ed iniziare la lavorazione senza che fossero praticate scelte discriminanti. Lavorato il ferro e
trasformatolo in canne, avrebbero dovuto settimanalmente consegnare il prodotto finito al fondaco
che lavrebbe acquistato e pagato in contanti dopo aver detratto il costo della materia prima. Nel
fondaco si sarebbero immagazzinate le canne in attesa delle richieste della Serenissima. La
temporanea mancanza di ordini avrebbe dovuto essere tamponata dallo stoccaggio ed i maestri
avrebbero dovuto ottenere una continuit materiale di lavoro e di risorse per vivere.
Purtroppo per, come spesso accade, lingordigia di pochi ( i fondegari) che seppero approfittare in
ogni modo della loro posizione e la connivenza con i mercanti che vedevano acquistate canne di
scadente qualit prodotte nelle loro fucine a basso costo da manodopera incapace, resero vano
anche questo tentativo voluto dallAmministrazione veneta sensibile alle necessit dei maestri
produttori.
I governanti degli stati nazionali ed esteri, si resero ben presto conto che per avviare e gestire una
fabbrica di canne era necessaria la presenza di un maestro gardonese e cos le offerte per i nostri
esperti divennero sempre pi allettanti , sia per denaro che per condizioni di lavoro. Molti agenti
di questi stati lavorarono pi o meno in incognito con lusinghieri successi, alcuni per furono
arrestati, infatti a Gardone nel 1610:
un fattor del S.r Steffano Spinola, che era venuto qui per sviar maestri, alcuni de quali
avevano anco dato intenzione di andar seco ad un luoco chiamato Ronco sul Genovese, dove esso
Spinola ha fatto fabricar una fucina da lavorar canne darcobugio
1615 - UN PREMIO PER PAOLO CHINELLI
Carte della famiglia Chinelli
C. QUARENGHI , Tecno-cronografia delle armi da fuoco italiane, Napoli, 1881. ad annum.
Da Cavalcaselle il Provveditore generale di Terra Ferma Antonio Lando decreta un premio di
Ducati 5 al mese da lire 6.4 luno, principiando dal giorno 29 aprile per tutto il tempo di sua vita
a PAOLO CHINELLI da Gardone per il secreto di un Moschetto assai pi facile ed utile
dellordinario perch essendo lordinario lungo onze 40 di peso lire sessanta e che si usa col
cavalletto et con lopera di pi persone, questo lungo onze venticinque solamente, di peso lire
disdotto et viene maneggiato da un uomo solo con la forcina come li Moschetti, porta balla uguale
e fa la medesima passata come lordinario.
Il decreto emanato dal Lando, oltre a riconoscere limportanza e lutilit dellinvenzione gardonese
e stabilire un adeguato compenso per linventore,
ordina pure che chiunque azzarder di
fabbricare moschetti di tal invenzione sia punito di prigione, galera et altro dovendosene riservare
solo al Chinelli la produzione.
1617 ALTRO MOSCHETTO ED ALTRO INVENTORE (MA SEMPRE GARDONESE)
ASB, Reg. Priv., n. 8, p. 178.
Un nuovo tipo di moschetto da cavalletto, pi maneggevole e pi leggero di quelli utilizzati al
tempo ideato e costruito da un altro armaiolo gardonese PIETRO FRANZINI che ricever
privilegio per la sua invenzione. Larma :
che per le prove che si son fatte riusc della med. Et maggior passata ancora degli ordinari
Moschetti, quali pesano intorno la met pi di quello, onde vedendosi il profitto che si pu cavar
da questarma nelluso di guerra per la facilit di maneggiarla bene di promuovere quanto si pu
lindustria dellartefice.
1621 LE CANNE LAZZARINE
B. PISTOFILO, Oplomachia, Siena, 1621.
Le canne lazzarine fabbricate a Gardone nel Bresciano finhora tutte le altre avanzano
1626 - PAOLO CHINELLI ED I SUOI CANNONI
M. MORIN R. HELD, Beretta. La dinastia industriale pi antica del mondo,
Acquafresca, 1980.
Chiasso,
Nel 1626 Paolo Chinelli presenta ai Rettori tre cannoncini : due da un libbra e uno da quattro gi
collaudati a Gardone. I pezzi sono realizzati in ferro, quindi molto pi leggeri di quelli in bronzo.
Uno dei piccoli viene provato nel poligono del Castello di Brescia e con una carica da sei once il
proiettile attraversa tredici fili di tavola, mentre un analogo pezzo in bronzo, caricato con tredici
oncie ne trapassa quindici. In proporzione quindi il cannoncino del Chinelli d risultati nettamente
superiori. Il pezzo viene inviato a Venezia, ma i tradizionali nemici del ferro, umidit e salsedine,
ne sconsigliano luso per la Serenissima. Molti pezzi vennero per esportati, specialmente in
Francia.
1636 - LA MAESTRANZA DI GARDONE... A ME SEMPRE CARISSIMA
ASV, Senato, Dispacci dei Rettori, Brescia1636, Andrea Corner.
Il nuovo Capitano Veneto Andrea Corner subentrato il 16 febbraio 1636 allomonimo Francesco
Corner, nella sua prima relazione al Doge tratta della maestranza gardonese:
.... Non ho tralasciato dinformarmi della Maestranza di Gardone a me sempre carissima e della
quale per il publico servitio far di continuo sommo capitale et si come trovo che per i disordini
che tuttavia regnano fra quelle genti non pi quel negotio nella floridezza chera gli anni addietro
cos desiderando io daugumentarlo vivissima sar la mia applicazione al suo solievo per ridurla in
quiete se mai si potr procurando di far venire quelli che vi fossero assentati per rimetter il
negotio tanto importante al servitio di V. Ser/t et intendendo che un tal Paolo Chinelli maestro di
molto valore et di grandissimo ingegno si trova nel Milanese per eriger edificij ne quali
peritissimo... ho scritto al Residente in Milano che se ne informi particolarmente (e anche per altri
della stessa professione) di farli ritornare...
NellArmeria Reale di Svezia conservato un trittico di armi ( 2 pistole e 1 carabina) che vengono
considerate dagli esperti tra le cento armi da fuoco pi belle del mondo. La loro storia affonda le
radici anche in terra gardonese. Siamo nel 1628. In seguito alla morte di Vincenzo II Gonzaga, e
due sono i pretendenti alla successione: Carlo di Nevers Gonzaga, legato ad interessi francesi e
veneziani e Francesco Gonzaga interessato a quelli spagnoli. La Spagna per conquistare terre ed
influenza politica tenta le sorti militari, pone lassedio a Casale Monferrato e Mantova che viene
conquistata e devastata. La citt viene per restituita al pretendente filofrancese che muore nel 1637
lasciando erede il nipote Carlo. Il repentino abbandono, da parte dei legati francesi, della citt
mette in allarme il governo della Serenissima che teme avvenimenti indesiderati. Lambasciatore
veneto a Parigi impegnato nel mantenere viva lalleanza franco-veneziana ed in questo clima il
Correr rende noto a Venezia il grande desiderio di re Luigi XIII di possedere un paio di pistole
bresciane da cavallo autocaricanti. E immediatamente inviato lordine ai Rettori bresciani che
venga affidata ai pi bravi maestri del tempo la costruzione delle armi per il re.
I Rettori rispondono che gli incarichi sono assegnati e che un loro inviato seguir giornalmente il
delicato lavoro.
Il 27 aprile 1639 il Podest di Brescia Civran avvisa le autorit lagunari che le armi, due pistole ed
una carabina, sono state ultimate.
Con corrieri e scorta speciale, previa una consistente
assicurazione, le armi, poich i passi montani sono chiusi, sono inviate via mare in Francia.
Il 30 ottobre, in Lione, a Luigi XIII che conversa nella sua camera con i cavalieri della corte,
lambasciatore veneto presenta il dono del Senato riposto in una mirabile custodia. Il re apre
personalmente la cassetta e, senza permettere che altri le tocchino, esamina le armi tanto desiderate
chiamando ad uno ad uno i suoi cavalieri affinch le ammirino. Pronuncia poi la famosa frase che
ha dato origine al nostro dire : Tutte le mie duecento armi insieme non valgono una di queste ! Il re
ordina poi che sulla sua carrozza personale e con la scorta della sua guardia le armi siano trasferite a
Parigi.
Ma chi furono gli artefici di tanta bellezza ? Per laccuratissimo lavoro vennero impiegati cinque
maestri bresciani, i cui nomi sono assurti a fama mondiale :
Giovanni Cavazzolo fabbric le piastre a ruota,
Giacinto Secardo realizz le traforature ornamentali,
Antonio Cosi ed il figlio Carlo le cesellarono,
ed infine LAZARINO COMINAZZO fu lartefice che con la sua opera rese eccelsa la qualit delle
armi..
E proprio il gardonese Lazarino domanda per le sue canne 180 ducati, somma ingente se rapportata
ai 5 ducati che allepoca costava una pistola militare, ma compenso giudicato dal Lazarino stesso
proporzionato alla qualit del suo lavoro : Che nesun altro mai fatto tal opera. (P.B.)
6.062
5.440
3.895
3.180
2.114
2.018
canne
canne
canne
canne
canne
canne
In questi anni i Signorino erano titolari di impianti siti nelle Fucine in Fondo alle Cornelle e in
quella del Gramineto; i Rampinelli nelle Fucine del Nespolo, Fornace di Sopra, Longa, Di
Manenti; i Franzini nelle Fucine Fornace di Sopra, Lazzaretto, Vecchia, Graminente, Vecchia, In
Capo a Gardone ed i Bertarini nelle Fucine Tra le Seriole e Graminente. I Belli ed i Beretta, in
questi anni, non erano titolari di impianti il che conferma la precipua caratteristica di commercianti
svolta, almeno in questo periodo, dalle due famiglie.
1706 ADDETTI, MAESTRI ED ASSISTENTI
D. MONTANARI ., Produzione darmi da guerra... in Atlante Valtrumplino, Brescia, 1982.
Nel 1706 la fabbricazione delle canne impiegava circa 400 addetti, escludendo le donne che
numerose si prestavano per le operazioni di rifinitura. A questa cifra bisogna aggiungere anche
coloro che erano addetti alla produzione ed al trasporto del carbone, oltre ai muratori, in
permanenza occupati nella riparazione e riattamento delle officine. Il lavoro degli operai si svolgeva
sotto la direzione di 32 capi maestri, coadiuvati da 64 assistenti e le maestranze erano raggruppate
secondo la specializzazione.
1715 GUAI AI MAESTRI TRANSFUGHI
ASV, Terminazione dellEcc.mo cap. di Brescia P. Girolamo Cappello concernente le maestranze
delle canne darchibugio da guerra 12 maggio 1715.
Noi Pietro Girolamo Cappello per la Ser.ma Repubblica di Venezia.. capit. di Brescia, e sua
giursidiz. :
Per togliere una volta il dannatissimo abuso, che rileviamo introdotto in Gardone nella Fabbrica
di canne di vario genere, e ad uso di Guerra senza la cognizione de Sindici di quelle Maestranze, e
ad oggetto di render universalmente in esse mantenuto il lavoro, senza che abbino con Pubblico
pregiudizio a disperdersi in esteri Stati, inerendo a Decreti de Processori nostri.. particolarmente
alla Terminazione Daniele Dolfin 19 luglio 1698 ordiniamo e comandiamo:
Che non possa da chi si sia esser stabilito contratto con alcuno de particolari delle Maestranze
medesime dogni, e qualunque forte di Canne da guerra, senza che prima passi sotto lesame, e
cognizione de Sindaci delle suddette Maestranze cos (che qusti possano) distribuire con
uguaglianza i lavori E poich si rende sempre pi della pubblica importanza, che non sia dalle
Valli Trompia, e Sabbia, e Canonica immaginabilmente distratto fuori dal Dominio alcun Artefice
s istruito di Canne ne che venga ammesso alcun forestiero ad esercitarsi in tali Lavori, cosicch
passando lArte in esteri Stati, ne derivi il grave danno a gente s benemerita dalla dispersione
della Fabbrica, e fia anco con publico discapito precluso lesito della negoziazione, rester
risolutamente proibito a qualunque persona, che si esercita nei lavori delle canne luscir per
cadaun motivo fuori di questo Sato, ne sotto qualsisia colore, o pretesto ammettere, o ricevere
nelle proprie fucine alcuna persona straniera, somministrar ad essa alcun lume, et assistenza, ne
permettere che venga appreso il lavoro sotto le pene corporali, ed afflittive, che meglio paressero
alla Giustizia medesima
1724 - LE FAMIGLIE PROPRIETARIE DEI FOGHI
ASV. Inquisitori di Stato. Dispacci dei Rettori. Brescia, busta 232
Da una deposizione giurata rilasciata nel 1724 le fucine gardonesi e gli impianti a loro annessi
erano, per famiglie, cos suddivisi:
FAMIGLIA
MORETTI
ZAMBONETTI
PELLIZZARI
BERETTA
CHINELLI
GASPARINI
MUTTI
ACQUISTI
RAMPINELLI
CHINELLI
FUCINE
2
1
1
1
2
1
1
1
2
1
FOGHI
4
3
4
3
5
2
2
2
4
2
Valcamonic
a
Valsabbia
Valtrompia
176
514
Armaioli
armifuoc
o
11
97
71
778
1.122
19
130
11
11
73
17
137
203
2.992
1.714
Totale
344
2.414
160
31
205
441
14.079
Territori
Negoziant
i
Artigian
i
Fabbr.arm
i bianche
Carrettier
i
Cavallant
i
115
101
Lavoranti
Campagn
a
9.373
da Fucine
canne
0
0
10
10
da Fucine
chioderia
13
5
16
da Forni da ferro
34
8
4
6
18
damascatura
li
che
le
rende
pi
solide
ed
esteticamente
ecceziona
2
2
6
1
con le sue torri merlettate che lo rendevano del tutto simile ad un maniero medievale, fu progettato
dalling. Camillo Arcangeli e cost complessivamente 17.585 lire.
Il 25 settembre 1892 nella sala municipale di Gardone venne inaugurata la Societ di Tiro a Segno,
e al Bersai, che rest il poligono di tiro gardonese fino agli anni 50 del secolo scorso, iniziarono le
competizioni inaugurali che durarono cinque giorni con lo sparo di 14.326 proiettili di fucile 91.
Il primo colpo fu sparato dallon. Zanardelli, padrino della cerimonia. Le gare assegnarono poi
trentacinque premi, fra i quali, il primo, un vaso dalabastro orientale con rifiniture in bronzo dorato
era dono del re. Sessantacinque furono i tiratori che parteciparono ai vari concorsi ed il primo
premio venne conquistato dalla squadra bresciana; il terzo da quella gardonese composta dallavv.
Giovanni Bianchi, da Giuseppe Mori e da Pietro Beretta.
1781
1806
1816
1818
1820
1823
1824
1825
1834
1838
1842
1890
GIUSEPPE ZANARDELLI
Il Museo ospitato con la Biblioteca in un edificio gi propriet della famiglia MuttiBernardelli acquisito da alcuni anni dal Comune di Gardone Valtrompia.
La villa si sviluppa su una superficie di duemilacinquecento metri quadrati e
comprende ambienti che spaziano dal XV al XVIII secolo.
Il corpo centrale della costruzione caratterizzato da un portico colonnato con archi
ribassati tipico delle coeve abitazioni signorili seicentesche ancor esistenti in
Gardone.
Particolarmente interessanti sono alcuni locali del piano terra: unampia sala con
camino in pietra, datato 1749 e fregiato dallo stemma dei Mutti; un salone attiguo di
impostazione quattrocentesca con volta scandita a vele, sotto le quali sono sistemati
alcuni lunettoni dipinti su tela da Giuseppe Mozzoni; un salotto con soffitto a
cassettoni sul quale compaiono i segni zodiacali accompagnati dallo stemma della
Valle Trompia.
Da questo, che detto il salottino rosso, per un ingresso che si apre sulla parete
sinistra si accede allex cappella privata della villa. Sulla parete destra del piccolo
oratorio, dove probabilmente era eretto laltare con il trabernacolo, visibile una bella
scultura in bassorilievo assegnabile al XVI secolo. Raffigurante una Madonna in
trono con Bambino. Sotto questa scultura, in un tondo scolpito ancora in bassorilievo
si ammira il busto di un prelato, probabilmente un discendente degli antichi
proprietari della villa.
Nel corpo di fabbrica attiguo si trova unampia sala, con copertura a volto ed
interessanti decorazioni.
Al piano superiore, quella che doveva essere ununica grande sala stata suddivisa
in diversi ambienti. Sotto i soffitti settecenteschi sono state rinvenute travi e mensole
in legno intagliate.
Di rilievo sono anche alcuni motivi decorativi che si vedono nel portico di accesso al
parco ( ora giardino pubblico comunale) che delimita anche un locale un tempo
adibito a stalla, che conserva alcuni arredi in ferro e pietra di notevole interesse.
Degni di nota sono anche la fontana del cortile alimentata da una cisterna
sotterranea ed il pozzo celato dietro la finta parete in una delle stanze al piano
terreno.
La prima et principal mercantia della citt di Brescia la ferrarezza et larte delle armi, come
spade e corsaletti
A Brescia larte del fabbricare armi ed armature fu una delle principali, forse la pi importante,
tra le attivit economiche fin dai tempi remoti.
La citt infatti collocata allo sbocco di tre Valli: Val Camonica, Val Trompia e Val Sabbia. Di
queste le prime due abbondano di giacimenti di ferro, il minerale necessario per la produzione
delle canne.
Dal 1426 anche Brescia e la Val Trompia entrano a far parte dei territori della Serenissima ed i
gardonesi in particolare, contribuiscono al successo delle armate venete impegnate contro i
Visconti, derivandone numerosi benefici consistenti in esenzioni fiscali ed ampi privilegi sul
commercio delle ferrarezze. Il settore armiero si afferm particolarmente nel secolo XVI anche
se non fu sempre facile conciliare gli interessi della politica estera veneta con quelli dei maestri
trumplini.
VETRINA N. 1
Nel 400 larmatura, evoluzione delle corazze che gi nella seconda met del Trecento
rivestivano interamente il guerriero, raggiunge un equilibrio pratico-funzionale difficilmente
eguagliabile. La sobriet di linee e la perfezione plastica rispecchiano appieno la nostra
mentalit rinascimentale. Verso la fine del secolo si produssero armature alla tedesca non
solo per il gusto doltralpe, ma anche legate ad una nuova concezione ed ad un nuovo utilizzo
guerresco delle fanterie che si perfezion nelle Guerre dItalia.
Per tutto il XVI secolo convivono produzioni di armature completamente lisce, sbalzate o
decorate, che si adeguano ad usi e costumi del committente. Nascono guarniture con infinite
soluzioni di pezzi intercambiabili, a seconda dellimpiego richiesto, ormai non esclusivamente
da guerra , ma prodotte anche solo per soddisfare le varie forme di giochi guerreschi quali
giostre e tornei, seguendo poi, nelle varie linee, levoluzione della moda legata al costume
civile.
1/V1 - BACINETTO
Italia settentrionale; 1400 ca.
Copricapo di ferro in uso, nelle sue varie
evoluzioni, dalla fine del XII sec. alla prima
met del XVI.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
2/V1 - PETTO
Italia settentrionale; XV sec.
Parte dellarmatura a protezione della parte
anteriore del torso.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
3/V1 - CELATA
10 / V1 - PETTO
Italia settentrionale; XVI sec.
6/ V1 - ARMATURA INCOMPLETA AD
ANIMA
11 / V1 - ARMATURA INCOMPLETA
Lombardia-Brescia; XVI sec.
Caratteristico esempio della serie di armature
dette da guardia papale ritenuta di
produzione sicuramente bresciana.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
7/ V1 - BORGOGNOTTA
Italia settentrionale; XVI sec.
Elmo leggero, con tesa e gronda, per
armatura da cavallo.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
8/ V1 - ELMETTO DA CAVALLO
Italia settentrionale; 1550/1560.
Particolare forma di elmo, chiuso ed
interamente protettivo del capo.
Provenienza : Museo di Palazzo Venezia
Roma.
9 / V1 - PETTO
Italia settentrionale; 1560 ca.
Provenienza : Museo di Palazzo Venezia
Roma.
12 / V1 - MORIONE AGUZZO
Italia settentrionale Brescia ? XVI sec.
Particolare tipo di elmo destinato alla
fanteria o a gruppi di armati a piedi.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
13/ V1 - MORIONE TONDO
Italia settentrionale XVI sec.
Provenienza: Museo di Palazzo Venezia
Roma.
14/ VI - PETTO
Lombardia, Brescia XVII sec.
Provenienza: Collezione privata.
VETRINA 2
Le armi in asta sono armi bianche montate su unasta della lunghezza di circa due metri,
realizzate nello loro varie tipologie con lintento di poter colpire il nemico ad una certa
distanza, mantenendo sempre il controllo dellarma. Si ispirarono originariamente a modelli
molto antichi (lancia, spiedo, tridente ecc), ma nel Medioevo divennero espressione della
grande rivoluzione che si realizz col passaggio dal predominio della cavalleria a quello
della fanteria. Negli scontri campali gli uomini dei liberi comuni si presentarono al
combattimento armati dei loro attrezzi di lavoro, trasformati in armi come testimoniato dal
roncone o dalla falce fenaria che in ambito bresciano-lombardo assurgono a simbolo di
questa esperienza. Lo stesso significato ha, per le fanterie svizzere e tedesche, l alabarda, il
cui utilizzo si diffonder poi in tutta Europa.
Nei secoli XV e XVI e fino allinizio del XVII Brescia e le sue Chiusure contavano un gran
numero di botteghe ci armaroli. Ogni bottega si specializzava nelle confezioni di parti
darmatura: elmi, pettorali, bracciali, guanti, fornendo lavori di altissima qualit,
assemblabili poi con pezzi prodotti da altre botteghe. Per soddisfare grandi commesse si
instauravano collaborazioni tra le diverse botteghe ed i vari maestri.
86/ V2 - SPIEDO
Nord Italia; XVI sec.
Arma in asta con ferro triangolare e gorbia
faccettata.
Provenienza: Collezione privata.
87/ V2 - RONCONE
Nord Italia; fine XV sec.
Tipica arma in asta legata al territorio
bresciano.
Provenienza: Collezione privata.
88/ V2 - CORSESCA DETTA A
PIPISTRELLO
Nord Italia; XVI sec.
Arma in asta con il ferro formato da una
cuspide a quadrello, con due lame corte
laterali ricurve verso il basso.
Prov. : Museo di Palazzo Venezia - Roma.
89/ V2 - CORSESCA AD UNGHIE
Nord Italia ; XVII sec.
Provenienza: Collezione privata.
90/ V2 - BRANDISTOCCO
Nord Italia; XVI sec.
92/ V2 FORCA
Bologna ? XVI sec.
Arma in asta a due rebbi.
Prov.: Museo di Palazzo Venezia - Roma
93/ V2 TRIDENTE
Nord Italia; XVI-XVII sec.
Forcone a tre rebbi con gorbia a tronco di
piramide.
Prov.: Collezione privata.
94/ V2 - ALABARDA
Svizzera; XVI sec.
Arma in asta da punta, taglio e frattura.
Prov.: Collezione privata.
95/ V2 - ALABARDA
Nord Italia; XVI sec.
104/V2 - ALIGHIERO
Italia; XVI sec.
Attrezzo ed arma marinara utilizzato anche
per agganciare le murate delle navi
avversarie.
Prov.: Collezione privata.
103/ V2 - PARTIGIANA
Italia o Francia; XVII sec.
Arma composta da una larga lama a due tagli
con alla base alette darresto.
Prov.: Collezione privata.
99/ V2 - FALCIONE ARCAICO
Nord Italia o Germania; XV sec.
Arma che nella sua semplicit ricorda le
antiche falci fenarie inastate usate dalle
fanterie comunali lombarde.
Prov.: Collezione privata .
Il ferro necessario alla fabbricazione di armi bianche veniva cavato nelle miniere della
Valtrompia e della bergamasca Valle di Scalve. Il materiale grezzo subiva poi un processo di
raffinazione e di fusione nei forni e veniva quindi preparato per le successive lavorazioni. Nel
caso specifico delle lame per far le spade, veniva utilizzatoli minerale cavato a Collio che era poi
fuso nel forno di Bagolino e portato a Nave e Caino.
Altro ferro delle miniere della Valtrompia serviva per far guardie e pomi di spada nei paesi dove
la specializzazione aveva creato apposite fucine: tra gli altri Inzino, Lumezzane e Gardone, dove
i fornimenti venivano forgiati e sgrossati prima di essere condotti a Brescia per la finitura ed il
montaggio.
VETRINA N.3
23/ V3 STOCCO
Nord Italia; XVI sec.
Robusta arma dalla lunga lama, atta a
colpire specialmente di punta.
Prov.: Museo di Palazzo Venezia Roma.
22/V3 - STOCCO
Italia; XVI sec.
Prov.: Museo di Palazzo Venezia Roma.
56/ V3 COLTELLA
Nord Italia; fine XVI inizi XVII sec.
GIOSTRE E TORNEI
VETRINA N. 4
BRAVERIA E LAME
CINQUECENTESCHE
Il duello per punto donore stato una
tappa saliente dellevoluzione dellarma
bianca e dellarte della scherma, ma anche
un momento storico e sociale di notevole
interesse per il territorio bresciano: infatti
qui si produsse buona parte delle cosiddette
lame lunghe, destinate alla religione
dellonore. Brescia e Bergamo generarono
inoltre anche una buona parte
delle schiere di bravi attive sul nostro e sui
territori vicini. Non solo il campo di
battaglia dett le regole della nuova scherma
seicentesca, ma una nuova branca della
marzialit riunir il concetto di bravura con
le armi a quello dellonore: il duello.
VETRINA N.5
VETRINA N. 6
LA PIASTRA A MICCIA (
SERPENTINO)
Fino a quando il tiratore fu costretto a
reggere larma con una sola mano ed
usare laltra per avviare laccensione,
lefficacia delle bombarde manesche fu
molto ridotta. Il primo miglioramento
fu lideazione di un semplicissimo
congegno realizzato nei primissimi
anni del 400 che consent limpiego
delle due mani per reggere e puntare
larma.
Si tratt allinizio di un braccio di ferro
modellato ad S imperniato sul lato
destro della cassa.
Lestremit
superiore terminava con un morsetto in
cui si fissava una miccia.
Tirando lestremit inferiore
si
provocava la rotazione del pezzo, si
portava la miccia ardente a contatto con
la polvere dinnesco contenuta nel
bacinetto e si avviava laccensione.
Da questo primo semplice congegno si
pass in breve tempo ad altri sistemi
pi complessi : la serpe a leva, a
scatto , a stanghetta, che a loro volta
subirono numerose evoluzioni.
Larma lunga a miccia ebbe un
notevole successo in campo militare
per
le
sue
caratteristiche
di
economicit, funzionalit e di facile
manutenzione.
VETRINA N. 7
VETRINA N 8
VETRINA 10
I FONDACI
VETRINA 11
VETRINA 12
VETRINA 13
119/V13 - PISTOLETTO AD
AVANCARICA A PIETRA FOCAIA A
RUOTA
Gardone; XVII sec.
Canna ad un ordine firmata GIOSEFFO
BERETTA. Piastra riccamente incisa e
gancio da cintura.
Prov.: Collezione Beretta.
124/V13 - PISTOLETTO AD
AVANCARICA A PIETRA FOCAIA
Gardone; met XVII sec.
Canna a due ordini firmata GIO ANT
BERETTA. Acciarino punzonato GAG ( Gio
Antonio Gavacciolo. Fornimenti in ferro.
Prov.: Collezione Beretta.
168/ V13 - SCHIOPPO DA CACCIA AD
AVANCARICA A PIETRA FOCAIA
Gardone; XVII sec.
Canna a tre ordini firmata GIOSEFFO
BERETTA . Cartella con il marchio MB e
fornimenti in ferro a traforo.
Prov.: Collezione Beretta.
169/ V13 - SCHIOPPO DA CACCIA AD
AVANCARICA A PIETRA FOCAIA
Gardone; XVIII sec.
Arma con canna a tre ordini firmata GIOV.
ANT. BERETTA. Acciarino con la data 1691
e il punzone DO.CO. SANTI M.TE A
BODDO.
Prov.: Collezione Beretta.
170/ V13 - SCHIOPPO DA CACCIA AD
AVANCARICA A PIETRA FOCAIA
Gardone; XVIII sec.
Canna firmata GIOVAN BERETTA con
acciarino alla romana e fornimenti in ottone.
Prov.: Collezione Beretta.
VETRINA N. 14
160 / V14 - ARCHIBUSETTO A PIETRA FOCAIA
Italia centro settentrionale; 1630-1650.
Canna strombata alla volata con la scritta apocrifa LAZZERINO GOMINAZZO. Acciarino a
focile a pietra focaia.
Prov.: Museo Stibbert Firenze.
166/V14 - TROMBONE ITALIANO
Lombardia (BS?); 1640-1650.
Raro trombone con acciarino alla fiorentina segnato PG e canna firmata dal gardonese PIETRO
MORETO attivo nella prima met del secolo XVII.
Prov.: Collezione privata.
162 /V14 TROMBONE SCAVEZZO
Brescia; XVIII sec.
Trombone diviso in due parti incernierate tra loro, pieghevole, e quindi atto a essere portato sotto
il mantello.
Prov.: Museo delle Armi e della Produzione Armiera Gardone V.T.
164 /V 14 FUCILE A PIETRA FOCAIA
Brescia; fine XVII inizi XVIII sec.
Fucile con accarino alla moderna con cartella firmata GIURATI. Piccola baionetta da caccia di
squisita fattura.
Prov.: Museo delle Armi e della Produzione Armiera Gardone V.T.
179 / V14 - CARABINA SVIZZERA A PERCUSSIONE DA TIRO DEL 1842
Basilea; XIX sec.
Canna in stupendo damasco esternamente sfaccettata. Meravigliose incisioni in agemina doro con
i protagonisti della storia di Guglielmo Tell.
Prov.: Musei Civici dArte Verona.
VETRINA 15
167/ V 15 ARCHIBUGIONE
Lombardia (BS?); 1630-1650.
Probabile arma da munizione destinata alla difesa di appostamenti fissi, piuttosto insolito per una
certa eleganza e lacciarino alla fiorentina.
Prov.: Collezione privata.
VETRINA 16
150/ V 16 - BACCHETTA
CARICAMENTO ANIMATA
PISTOLA BALCANICA AVANCARICA
Asta in tubo di ferro con impugnatura in
argento e due lame dacciaio divergenti.
Prov.: Musei Civici dArte Verona .
151/V 16 - BACCHETTA
CARICAMENTO
ANIMATA PISTOLA BALCANICA
AVANCARICA
Asta in tubo di ferro con pomo in argento e
robusta lama in acciaio.
Prov.: Musei Civici dArte Verona.
149/V 16 - BACCHETTA
CARICAMENTO PER PISTOLA
BALCANICA AD AVANCARICA
Asta in ferro con intagli decorativi e
battipalla faccettato. Pomo e impugnatura in
argento massiccio.
Prov.: Musei Civici dArte- Verona.
VETRINA N. 17
196/V 17 MECCANISMO
DACCENSIONE A RUOTA PER
MOSCHETTO
Brescia; XVII sec.
Lacciarino attribuito al gardonese
BORTOLO FRANZINI (BF).
Prov.: Museo Stibbert Firenze.
197/ V17 ACCIARINO A PIETRA
FOCAIA ALLA MODERNA
Brescia- Gardone; XVIII sec.
Acciarino per arma lunga dordinanza della
fanteria veneta.
Prov.: Collezione privata.
194/V17 MECCANISMO
DACCENSIONE A DOPPIO FUOCO (A
MICCIA E A RUOTA) DA MOSCHETTO
Brescia; 1570-1575 ca.
Meccanismo dAccensione a ruota e a miccia
marcato B.P. BRESCIA.
Prov.: Museo Stibbert Firenze.
VETRINA N 18
Con il Decreto del 31 maggio 1797 il Comitato militare de della Repubblica Bresciana
stabilisce labolizione delle corporazioni, ordinando che nelle fabbriche gardonesi sia libero a
qualunque cittadino lesercizio di quelle arti a cui lo destina la sua naturale inclinazione, giacch in
nessuna parte devono essere lesi i sacri diritti di libert e di eguaglianza.
Questo decreto rispecchia indubbiamente la necessit e gli ideali rivoluzionari del momento, ma
determina la fine del tradizionale artigianato locale, che pur con le sue ferree costrizioni aveva
consentito e favorito anche lemergere di una produzione di grandissimo valore.
VETRINA N. 19
VETRINA N. 20
Copia grossolana della pistola francese prodotta a Brescia dalla FAB.A PARIS E COMPAGNI.
Prov.: Collezione privata.
81/ V20 - DAGA DELLE DIECI GIORNATE MOTI INDIPENDENTISTI
Brescia; XIX sec.
Impugnatura cinquecentesca e lama dell800- Punzone FILIPPO JACOMO IN BRESCIA. Arma
proveniente da antica armeria e riutlizzata nei moti bresciani.
Prov.: Collezione privata.
66/V20 - SCIABOLA PER UFFICIALI DA CAVALLERIA AUSTRIACA MOD, 1869
Brescia; XIX sec.
Arma adottata dagli ufficiali della Cavalleria austriaca nel 1869. La lama reca la firma PAOLO
LANDI di Brescia.
Prov.: Collezione privata.
70/ V20 SCIABOLA PER LE TRUPPE A PIEDI DELLA GUARDIA REALE ITALIANA
Brescia; Regno Italico, 1805-1814.
Fabbricata dai LANDI di Brescia la copia di quella utilizzata dalla vecchia Guardia Imperiale.
Prov.: Collezione privata.
64/ V20 - SCIABOLA PER ZAPPATORI DELLA GUARDIA IMPERIALE DEL REGNO
ITALICO
Brescia; post. 1810.
Arma da truppa, usata dal corpo degli Zappatori Guardia Imperiale.
Prov.: Collezione privata.
71/V20 DAGA PER CORPO A PIEDI
Brescia; XIX sec.
Prov.: Collezione privata.
68/V20 SCIABOLA DA TRUPPA PER I DRAGONI DEL REGNO ITALICO
Brescia; 1811-1814.
Arma prodotta dalla ditta BARISONI MILANO.
Prov.: Collezione privata.
67/V20 SCIABOLA PER GUARDIE DONORE A CAVALLO
Regno Italico; 1805-1814.
Sciabola italica che armava le truppe del Vicer Eugenio prodotta dalla ditta BARISONI- MILANO.
Prov.: Collezione privata.
178/V20 - FUCILE DA FANTERIA MOD. 1809 TRASFORMATO A PERCUSSIONE
DEL REGNO DI PRUSSIA
Arma ad avancarica con canna liscia, trasformata a percussione allinizio degli anni 40.
Prov.: Musei Civici dArte Verona.
178a./V20 - BAIONETTA
BAIONETTA
GLOSSARIO
A cura di Pierantonio Bolognini e Gianrodolfo Rotasso
Acciarino.
Congegno per comunicare il fuoco alla carica di lancio
dellarma da fuoco. Per vari tipi di acciarino, si veda il testo, in questo
glossario, cfr. le voci, martellina, luminello e ruota.
Alabarda.
Arma in asta da punta, da taglio e da frattura. Trae origine
dalla scure da boscaioli e dallattrezzo a uncino (zapin) che serviva
per spostare i tronchi; il ferro appunto a forma di scure, con posteriormente
un becco di varia forma La. termina in alto con una lama
o un quadrello. In seguito alla battaglia di Sempach (1386) divenne
popolare in tutte le fanterie europee.
Alighiero
Utensile marinaro, a volte usato in combattimento , costituito da uno spuntone fornito in cima di un quadrello con uno o pi
raffi montato su una lunga pertica.
Alzo.
Dispositivo per regolare il puntamento di unarma da lancio in
base alla distanza.
Anima.
Parte interna della canna dellarma da fuoco o ad aria compressa,
nella quale corre il proiettile.
Antivampa.
Scudetto protettivo per evitare al tiratore danni causati
dalle fiammate che divampano nello scodellino.
Archibugio.
Definizione generica di ogni arma da fuoco portatile
lunga almeno un metro, fino al XV III secolo. Abbastanza diffusi,
nella catalogazione, anche i termini archibuso (sinonimo), archibusetto
e archibusone (in base alle misure dellarma).
Armatura.
Nome collettivo di tutte le pezze darmi costituite da
piastre metalliche con cui si vestivano, a scopo difensivo, uomini
e cavalli. La parte che vestiva il cavallo pi propriamente detta
barda o bardatura. Le armature vere e proprie furono precedute da
armamenti difensivi fatti di pelli, cuoio, anelli di ferro e pezze protettive
di cuoio e ferro. La. propriamente detta in Italia fu perfezionata
in Lombardia allinizio del Quattrocento, facendo tesoro delle
esperienze francesi e inglesi in tema di articolazione degli arti e uso
delle sole piastre metalliche, e delle esperienze tedesche in tema di
protezione del tronco (piastre a doghe o pezze darmi). Nella seconda
met del Seicento luso delle armature scomparve. La corazza e
lelmo rimasero in uso, spesso come ornamento, in alcuni reparti
speciali. In Italia la maggior parte delle armature, nella prima met
del XV secolo, venne fabbricata in Lombardia, in particolare nelle
valli bresciane.
Armi bianche.
Armi offensive da botta, da punta, da taglio, di solito in
ferro o acciaio (donde il nome). Alcuni considerano armi bianche anche
le armi difensive (scudo, corazza, elmo ecc.).
Armi da botta.
Armi atte a ferire per ammaccatura, come le mazze e i
martelli darme.
Armi da fuoco.
Tutte le armi che lanciano proiettili utilizzando la forza
di espansione dei gas prodotti dalla combustione della polvere da sparo.
Armi da punta.
Armi bianche offensive atte a colpire di punta come
lo sfondagioco e lo stocco.
Armi da taglio.
Armi bianche offensive atte a colpire soprattutto di
taglio come la sciabola.
Armi in asta.
Armi bianche montate su unasta lunga di solito almeno
due metri, il cui scopo appunto quello di poter colpire il nemico
a una certa distanza, mantenendo sempre il controllo dellarma.
Taluni le denominano armi nere.
Arresti
Denti sporgenti dal ferro delle armi in asta, variamente posizionati e sagomati a secondo della tipologia.
Artiglieria.
Il termine indicava, nella prima parte del Medioevo, le
macchine belliche da lancio (Artiglierie nevrobalistiche). Dopo linvenzione
e la diffusione della polvere da sparo, pass a indicare le
grandi bocche da fuoco soppiantando progressivamente il vecchio
nome di bombarde, col quale originariamente erano indicate le bocche
da fuoco a polvere nera.
Artiglierie nevrobalistiche.
Antiche macchine da guerra che utilizzavano
la forza di torsione e tensione per scagliare proiettili, come
catapulte e baliste. Queste macchine trovarono largo impiego nella
guerra dassedio medioevale e furono adoperate fino allinizio del XV I
secolo, anche dopo laffermazione dellartiglieria a polvere nera.
Avancarica.
Sistema di caricamento dalla bocca dellarma.
Bacchetta.
Verga di legno o di acciaio necessaria per il caricamento
delle armi da fuoco ad avancarica e per la pulizia delle canne.
Bacinetto.
Copricapo di ferro in uso dalla fine del XII secolo alla
Borgognotta.
Copricapo di ferro con tesa e gronda, con guanciali
incernierati, munito solitamente di una cresta o con il coppo a punta
rivolta allindietro; alloccorrenza pu essere completata con pezze
volanti (unite per mezzo di coietti) denominate a seconda della tipologia
buffa o barbozza.
Bossolo.
Tubetto di carta, cartone o metallo contenente la carica di
lancio e il proiettile. Nelle armi a retrocarica si definisce bossolo la
parte della cartuccia contenente linnesco, la carica e il proiettile
(tutto o in parte). Nelle armi moderne il bossolo quasi sempre in
lega di ottone.
Bracciali.
Difesa delle braccia composta dal cannone di antibraccio,
dalla cubitiera e dal cannone di braccio.
Braccio di guardia
Nel finimento delle armi bianche, il braccio dellelso dal lato del polso.
Brandistocco.
Arma in asta con ferro a tre lame, di cui la centrale
lunga a doppio taglio e le laterali pi corte, dette ali, ricurve verso
lalto con tagliente solo allinterno.
Buffa.
Visiera volante fatta con pi lame articolate luna sullaltra,
per completare la borgognotta e trasformarla in un elmetto chiuso.
Calcio.
Parte della cassa del fucile, dallimpugnatura al calciolo.
Calciolo.
Piastra metallica o di altro materiale che copre il sottocalcio.
Calibro.
Diametro dellanima della canna, cui corrispondono determinati
tipi di pallottola. Il calibro pu essere indicato in millimetri
(es. 11, 43 mm) o in millesimi di pollice (es. 450). Nelle armi a
canna rigata il calibro viene misurato tra i pieni (le parti dellanima
non solcate da rigature).
Camaglio.
Protezione in maglia di ferro che pende dal cappello darme,
dal bacinetto o dalla barbuta, a difesa delle guance e del collo.
Camera (di scoppio).
Parte della culatta ove trova posto la carica
(nelle armi antiche) o la cartuccia (nelle armi moderne a retrocarica).
Cane.
Parte del meccanismo di unarma da fuoco, che con la sua
azione provoca lo sparo: nelle armi a ruota, tramite lo sfregamento
di un pezzo di pirite; nelle armi a pietra, tramite lurto di un pezzo di
selce; nelle armi a percussione, picchiando sulla capsula; nelle armi
moderne, battendo sul percussore. Il termine cane deriva dalla forma
originaria di questo pezzo, provvisto di due ganasce per tenere ferma
la pirite o la selce: rimasto in uso anche dopo lintroduzione della
percussione, che ne cambi radicalmente laspetto.
Canna.
Parte dellarma da fuoco che serve a utilizzare la spinta dei
gas della carica di lancio, dando al proiettile la direzione voluta. Le
canne antiche erano forgiate in ferro, con vari sistemi per assicurarne
la durata e la resistenza; le canne moderne, a partire dal sesto
decennio del XIX secolo, sono realizzate da pezzi dacciaio trafilati e
forati a freddo.
Cannone
Nellarmatura la protezione tubolare del braccio e dellavanbraccio realizzata in pi parti variamente connesse.
Cappa
Fornimento metallico della bocca del fodero delle armi bianche.
Capsula.
Cilindretto di rame o di ottone, chiuso a una estremit,
col fondo interno ricoperto da un composto fulminante, usato nelle
armi a percussione. Si infilava sul luminello e il cane, abbattendosi
su questultimo, schiacciava la capsula facendo esplodere il composto
fulminante e provocando una fiammata che, attraverso il foro del
luminello, accendeva la carica di lancio. Con lintroduzione della
cartuccia metallica, la c. venne posta sul fondello del bossolo.
Carabina.
Arma lunga con canna rigata. Nata come arma da caccia
e poi di truppe scelte a cavallo (detti appunto Carabini), ebbe
un particolare impulso a partire dalla seconda met del Settecento,
anche come arma di fanteria. Quando la rigatura divenne usuale in
tutte le armi da fuoco militari, alcuni stati mantennero il termina carabina.
In Austria furono chiamate carabine le armi lunghe di alcuni
reparti speciali, indipendentemente dalle caratteristiche della canna
lunga o corta, liscia o rigata. In Italia per un certo periodo il termine
fu adoperato solo per definire larma dei Bersaglieri piemontesi,
mentre altri stati italiani preunitari usarono questa definizione in
base alla denominazione data in origine ad alcune loro armi militari
importate dallestero.
Carica di lancio.
Carica di polvere da sparo, posta alla base del
proiettile. Alla carica di lancio si d fuoco per mezzo dellinnesco,
provocando cos il lancio del proiettile.
Cartella.
Supporto metallico per tenere unite le parti che compongono
il meccanismo di sparo di unarma da fuoco antica; oggi il termine
sopravvive solo nelle armi da caccia a canne basculanti.
Cartuccia.
Con questo termine si intende oggi linsieme dellinnesco,
dellesplosivo, del bossolo e del proiettile, riuniti in un solo
complesso; allorigine la cartuccia era un contenitore di carta (dondo
il nome) per la polvere da sparo, che veniva lacerato al momento
delluso.
Cassa.
Parte dellarma da fuoco (solitamente del fucile) che tiene
uniti i meccanismi e la canna e consente di maneggiare e usare larma
stessa..
Castello
Nelle pistole la parte metallica che regge la canna, contiene il sistema di scatto e forma limpugnatura. Nelle armi lunghe
larmatura in metallo che ha la funzione di contenere e completare le diverse parti dellarma.
Celata.
Armatura del capo che scende fino agli occhi o fino alla bocca
(in questo caso munita spesso di una visiera o di una ventaglia
mobile) ed fornito di una lunga gronda. Il termine fu usato genericamente
per vari tipi di elmi.
Chiave da ruota.
Chiave di ferro generalmente con testa a T. Su entrambe
Focone.
Foro praticato nella parte laterale o posteriore della culatta
delle armi antiche, attraverso il quale il fuoco dellinnesco era comunicato
alla carica di lancio.
Fornimento.
Tutte le parti, solitamente in metallo, che completano
unarma da fuoco, come il guardamano e le fascette. In unarma
bianca, ad esempio la spada, il completamento della lama come
limpugnatura e i vari tipi di protezione della mano.
Forte
Primo terzo della lama della spada, a partire dallimpugnatura, in cui situato il centro di percossa. E seguito dal temprato
e dal debole.
Fucile.
Arma da fuoco individuale, lunga, il cui nome deriva dal
focile, ossia dalla selce impiegata nellacciarino a pietra focaia. Il
termine si diffuse a partire dalla diffusione delle armi a pietra, per
indicare larma di base della fanteria ma anche larma usuale dei
cacciatori, e rest in uso anche dopo le ulteriori innovazioni tecnologiche.
Fulminante (polvere o composto). Composto chimico che ha la
propriet di esplodere con una forte detonazione quando viene
compressa violentemente tra due superfici dure. Le propriet dei
fulminati, in particolare quelli di mercurio, furono sfruttate a partire
dallinizio dellOttocento nella fabbricazione di capsule e inneschi.
Fusto.
Parte della cassa che sostiene la canna.
Gambiera
Parte dellarmatura da cavallo, a protezione dellintera gamba, sostitu la calza di maglia ed era composta dal cosciale,dal
ginocchiello e dalla schiniera.
Gladio
Spada romana di origine celtibara, a lama larga e corta a doppio taglio e punta e con impugnatura con guardia appena
accennata. Gli corrispose nei secoli la daga.
Gorbia
Nelle armi in asta ed in alcune armi da botta costituisce la parte inferiore cava del ferro che accoglie lestremit superiore
dellasta o del manico.
Gronda.
Protezione della parte posteriore del collo articolata in una
o pi lame assicurata al coppo.
Guance o guancette.
Pezzi di legno, di metallo, di avorio, di corno,
di madreperla applicati sulle due facce di unimpugnatura, per garantire
una presa migliore, grazie anche alla particolare conformazione
(zigrinatura) di alcuni tipi.
Guardacollo.
Lama o pi lame di protezione della parte anteriore del
collo, assicurata alla barbozza o ad altre parti volanti.
Guarnitura.
Armature predisposte a scambiare, per lapplicazione di
piastre di rinforzo supplementari, in modo da renderle adatte ai diversi
combattimenti. La g. comparve in Germania verso la fine del
XV secolo, per personaggi di grande rilievo.
Guardia
Parte dellarma bianca manesca finalizzata alla protezione della mano che la impugna.
Innesco.
Sostanza o dispositivo avente lo scopo di provocare laccensione
di una carica di lancio o esplosiva. Sino allavvento della
percussione linnesco fu costituito dalla polvere da sparo che si depositava
nello scodellino e alla quale si dava fuoco con vari sistemi (a
miccia, a ruota, a pietra). Dopo lavvento delle sostanze fulminanti,
linnesco fu dapprima costituito da capsule o tubetti esplosivi e poi,
dopo la diffusione della moderna cartuccia, fu collocato sul fondello
di questultima.
Lama.
Per le armi offensive, la parte in acciaio, da taglio o da punta,
che esce dallimpugnatura; per le armi difensive, lista di metallo da
applicare ovunque occorra articolare larmatura.
Luminello.
Supporto cavo, avvitato sulla culatta di unarma a percussione,
sul quale si poneva la capsula. Lurto del cane sulla capsula
provocava una fiammata che, attraverso il foro del luminello, giungeva
a incendiare la carica di lancio posta allinterno della culatta.
Machaira.
Daga con lama a un filo e doppia curvatura dei guerrieri
dellantica Grecia.
Maglietta.
Specie di anello, che fissato uno sul fusto di unarma da
fuoco portatile lunga, e un altro allaltezza del ponticello o sul calcio
servono a trattenere una cinghia di cuoio per trasportare larma in
spalla.
Martellina.
Lastra di acciaio, spesso unita al copriscodellino, sulla
quale batte al momento dello sparo la selce serrata tra le ganasce del
cane.
Martello darme
Arma immanicata da botta generalmente con manico in ferro o legno, bocca piana, becco a punta e talvolta con cuspide al
sommo.
Mazza
Arma da botta di varie forme costituita da un manico e da una testa irta di punte
Mezza monta.
Posizione intermedia del cane, che serve a bloccarlo
per agevolare le operazioni di caricamento senza correre il rischio di
spari accidentali.
Miccia.
Pezzo di corda trattata precedentemente con vari sistemi
(bollitura in soluzione satura di salnitro, o anche semplicemente in
acqua salata), adoperata per dar fuoco alla polvere da sparo nelle
armi a miccia e nelle artiglierie.
Mirino.
Rilievo in metallo sulla parte anteriore della canna, utilizzato
per il puntamento. Il bersaglio deve trovarsi al termine della
linea immaginaria che unisce il mirino alla tacca di mira.
Mognone.
Particolare protezione a lame metalliche della spalla e
del braccio fin quasi al gomito.
Morione.
Protezione del capo con coppo saliente, costolato in
mezzeria, con cresta o a punta, e tesa a barchetta con o senza orecchioni.
Morlacca.
Acciarino turco balcanico.
Moschetto.
In un primo tempo, grosso archibugio a miccia di uso
militare, diffuso nel XV I e soprattutto nel XV II secolo, che per
sparare necessitava di una apposita forcella o di un appoggio naturale.
Il termine, tipico di un periodo in cui le artiglierie ricevevano
nomi di serpenti o di uccelli, deriva dal nome di un uccello, il
moschetto o muscetto. Con la diffusione delle armi a pietra negli
eserciti del Settecento, molti stati mantennero la denominazione di
moschetto per indicare le armi lunghe individuali, a canna liscia,
della fanteria. In Italia, la denominazione rimase in uso anche con
le armi lunghe a retrocarica sia a ripetizione che automatiche.
Noce.
Parte interna del meccanismo di sparo, collegata o fissa al
cane, che pu assumere posizioni diverse a seconda dei movimenti
con altre parti meccaniche che agiscono sulle due o tre intaccature
(tacche) di cui provvista. A seconda della posizione della noce, il
cane viene preparato per lo sparo (armato), fatto scattare o tenuto
in posizione di sicura. Nelle balestre la noce serve a trattenere la
corda.
Otturatore.
Parte di unarma da fuoco a retrocarica che chiude la
culatta.
Paloscio.
In Italia e Francia denominato anche squadrone. Termine
derivato dallantico persiano, attraverso le terre slave, per indicare
unarma bianca manesca, con lama a un taglio e punta, spesso anche
a due tagli, in uso presso le cavallerie dalla guerra dei Trentanni
in poi. Viene usato anche per alcune armi da caccia.
Panziera
La piastra robusta e sagomata che nelle armature quattrocentesche sale dalla vita allo stomaco e poco oltre.
Partigiana.
Arma in asta composta da una larga lama a due tagli
con alla base due alette darresto, rivolte verso lalto.
Pennacchiera
Elemento dellelmo, allunione del coppo con la goletta, destinato ad ospitare il pennacchio.
Percussore.
Parte, di solito appuntita, del meccanismo di sparo delle
armi a retrocarica. Quando si preme il grilletto, il percussore colpisce
il fondello della cartuccia (capsula) che si trova nella camera
di scoppio, facendo esplodere linnesco e accendendo la carica di
lancio (che fa partire il colpo).
Pettorale
Parte della bardatura darme a sostegno e controllo del petto del cavallo.
Piastra.
Sinonimo di cartella, usato soprattutto nella denominazione
delle armi a miccia e a ruota.
Picca
Arma bianca inastata. Classica delle fanterie era lunga dai cinque ai sette metri ed aveva un ferro dalle forme pi svariate,
sempre appuntito.
Pistola.
Termine generico usato fin dal XV I secolo per indicare
larma da fuoco corta, che si spara reggendola con una sola
mano.
Polvere da sparo.
Si da questo nome al composto chimico la cui
esplosione provoca la partenza del proiettile. La prima polvere da
Sfondagiaco.
Arma bianca manesca con corta ma robusta lama, spesso
a quadrello, per perforare le difese di maglia di ferro.
Sguscio
Il solco incavato lungo un tratto della lunghezza della lama di un arma bianca.
Sicura.
Congegno presente anche nelle armi pi antiche per impedire
spari accidentali, bloccando il cane o il grilleto.
Spada.
Arma bianca manesca, comunemente nota con lama dritta,
lunga, a due tagli e punta, e fornimento con elsa a croce. La lama,
per, a seconda degli usi, pu essere anche a un taglio solo o a punta
arrotondata, e pi specificamente di varie sezioni e fogge. Il fornimento
attraverso i secoli si modifica in conformit della scherma e
della moda. La spada larma militare di maggiore importanza; le
sue origini risalgono alla scoperta del bronzo e sopravvive ancora ai
nostri giorni come segno di comando.
Spiedo.
Denominazione generica delle armi in asta atte a colpire di
punta. Le tipologie di spiedi pi particolari sono alla bolognese e
alla furlana.
Spuntone.
Termine generico di alcune armi in asta con ferro lungo,
robusto e acuminato. In tempi pi recenti indicava anche la mezza
picca.
Stecher.
Termine tedesco per indicare il congegno di scatto a due
grilletti: il primo, durante il puntamento, serve da sicura al secondo
che, disimpegnato, con una leggerissima pressione, fa scattare il cane
o il percussore.
Stiletto ( Stile)
Arma bianca corta, simile al pugnale, con lama a sezione triangolare o quadrata e con punta acutissima. Era un tempo
considerato arma insidiosa e quindi proibita.
Stocco.
Arma bianca manesca, lunga, con robusta lama a forma di
triangolo, a sezione romboidale, atta a colpire prevalentemente di
punta.
Storta
Arma bianca manesca da taglio, a lama curva pi larga allestremit che non verso limpugnatura, generalmente tagliata a
sghembo
Striscia
Arma bianca di uso prevalentemente civile con lama stretta, molto lunga, soda e punta acuminata. Era usata per duellare nei
secoli XVI e XVII.
Tacca di mira.
Tutta monta.
Posizione di armamento del cane, pronto allo sparo.
Umbone
Sporgenza centrale di alcuni scudi solitamente realizzata in ferro o in bronzo. Fu in uso fin dalla lontana antichit con
finalit difensive ed offensive.
Ventaglia.
Piastra di protezione del naso, della bocca e del mento,
con fori o intagli per laerazione. Pu essere anche di maglia di ferro.
Visiera.
Protezione metallica di tutto il volto, dalla fronte al mento,
fissa (negli elmi) o mobile (negli elmetti, nei bacinetti e nelle celate).
Vivo di volata.
Definizione tecnica della bocca della canna di unarma
da fuoco.
Yelman
Termine di origine tartara indicante il terzo inferiore delle scimitarre e delle sciabole che in genere si presenta pi sottile e
appiattito del resto della lama ad un solo filo.
Zuccotto. Protezione metallica del capo alquanto raccolta, con tesa
stretta e orizzontale, variante del morione.