A. Burgio
F. Sorini
15
La svolta di Mumbai
18
F. Maringi
Iraq,
Medio Oriente e
imperialismo Usa
di Samir A mi n
25
Scandalo Parmalat
29
N. Nesi
34
C. Stacchini
37
G. Simoneschi
39
G. Antonini
42
D. Greco
47
Luciano Muhlbauer, Fabio Mussi,
Gianluigi Pegolo, Cesare Procaccini, Aldo Tortorella
67
M. Gemma
71
G. Lannutti
73
R. Rabelo
76
F. Grimaldi
82
B. Steri
Foibe
85
R. Rossanda
86
di Giovanni Pesce
88
S. Distefano
Lenin e la Rivoluzione
90
A. Catone
80
R. Mordenti
97
M. Martelli
Anno XII - N. 1 Gennaio/Febbraio 2004 - 5 euro
Reg. Trib. Cremona n. 355 - 12.4.2000
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Iraq/Medio Oriente
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L IM BR OGLIO
IR A CHENO
Iraq/Medio Oriente
in generale, ma di una classe dirigente uscita da questo gruppo e costruita dai Britannici per insediare
il regime monarchico reazionario
del mandato. La deriva sanguinaria
del regime di Saddam Hussein, soprattutto dopo la sua sconfitta nel
1991, egualmente responsabile
dello Stato attuale di divisione e di
scompiglio fra gli iracheni.
Tuttavia i maggiori conflitti politici
che hanno caratterizzato la storia
moderna dellIraq sono stati di tuttaltra natura. I comunisti sono riusciti con successo a insediarsi fra
gli uni e fra gli altri. Il partito Baas
stesso ha trasgredito senza difficolt
lo spirito comunitaristico, che di solito si presenta come viscerale. I
partiti democratici e socialisti kurdi
sono stati dei partner al potere nei
momenti migliori di questa storia
(in governi allepoca combattuti
dalle potenze occidentali). I Kurdi
dellIraq hanno beneficiato allora
di uno statuto che essi non hanno
mai ottenuto in Turchia, la quale
tuttavia incondizionatamente sostenuta dagli Stati Uniti e candidata
ad entrare in Europa. E tutto questo dice perch tanto gli uni quanto
gli altri hanno ancora un avvenire
davanti ad essi (assimilare il partito
Baas unicamente allo strumento
che diventato con la deriva del suo
capo significherebbe commettere
un grave errore).
Il regime uscito dalla rivoluzione
del Luglio 1958 era riuscito a far
trionfare un autentico fronte popolare nazionale. Il popolo iracheno e la sua resistenza sono in
grado di fornirne nuovamente la
prova oggi.
Editoriale
Gennaio - Febbraio 2 00 4
Contro il governo
Berlusconi lesigenza di
una svolta
sociale e politica
PACE,
Gennaio - Febbraio 2 0 04
Editoriale
Editoriale
per lalternativa
Brescia
Gioved 4 marzo
Il nuovo miracolo italiano
Precariet, privatizzazioni
e nuove povert
Milano
Sabato 27 - Domenica 28 Marzo
Il potere, la violenza, la resistenza
Un confronto a pi voci
sulle forme del conflitto politico
Genova
Aprile
Cacciare Berlusconi,
costruire lalternativa
Palermo
Maggio
Quante Italie?
Temi e sviluppi
della questione meridionale oggi
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Gennaio - Febbraio 2 0 0 4
Gennaio - Febbraio 2 0 0 4
Editoriale
vare il dominio su gran parte del pianeta, per minacciare i paesi (a cominciare da Cuba e dal Venezuela
di Chavez) che resistono alla loro
prepotenza, e per puntellare un sistema economico che consente al
cinque per cento della popolazione
globale di appropriarsi di un quarto
della ricchezza mondiale. A questa
violenza si oppongono le popolazioni invase, che mettono in campo
una resistenza che quella presunta
spirale cancella, perdendo di vista non soltanto il sacrosanto diritto
di difendersi e di lottare per la propria libert, ma anche la speranza,
che ad esso si lega (e che riguarda
tutti i popoli nel mirino degli Stati
Uniti), di fermare la tracotanza di
chi pretende di spadroneggiare ucciden do, devastand o, saccheggiando.
La guerra in Iraq solo il culmine
e lemblema di questa fase politica,
segnata dal dilagare, in molti paesi
occidentali, di una destra retriva, feroce, indisponibile a qualsiasi compromesso pur di conservare le proprie posizioni di dominio e privilegio. Questo il connotato della situazione e ci ci riporta, in chiusura,
al lavoro che ci attende giorno dopo
giorno.
Costruire opposizione nel paese,
mobilitazione, coscienza: i compiti
sono enormi, smisurati alle forze.
Tanto pi che, se molto il partito sta
facendo (molto soprattutto se teniamo conto delle risorse a sua disposizione), ben di pi occorrerebbe fare per dare nuovo impulso
alla lotta contro la guerra, contro il
governo, contro il padronato che
come Terni ci ricorda resta fermamente determinato a difendere i
propri profitti. Ma qui il discorso
I Comunisti e lEuropa
Gennaio - Febbraio 2 0 0 4
La fragile
illusione del
partito europeo
SOLO SEI
BERLINO
Gennaio - Febbraio 2 0 04
S OVR A NI T
LI MI TA TA
I Comunisti e lEuropa
sullopportunit dellinterv e n t o
umanitario della Nato contro il
regime di Milosevic. C qualcuno
disposto a credere che se tutte queste forze fossero state riunite in un
unico partito europeo, la paralisi
delliniziativa congiunta sarebbe
stata minore?
Viceversa, un organismo non partitico come il Forum di San Paolo, che
raggruppa oltre cento formazioni
politiche, ed coordinato a rotazione da un gruppo ristretto, ha dimostrato di saper dare impulso
quando c accordo politico a campagne di massa su scala continentale,
come quella contro lALCA (laccordo di libero scambio, sostenuto
dagli Stati Uniti, che farebbe delle
Americhe un unico grande mercato
ultra-liberista, subordinato al capitalismo USA).
5. Troppo spesso si dimentica che
lUE non tutta lEuropa.
Ma, mentre i partiti europei conservatori, socialdemocratici e verdi
lavorano sullinsieme del continente7, Russia compresa (Gorbaciov
uomo che lavora a stretto contatto
dellInternazionale socialista); e cos fanno le borghesie pi lungimiranti (si pensi allasse franco-tedesco e alla ricerca di convergenze con
la Russia), i partiti comunisti e di sinistra alternativa (alcuni di essi)
operano come se ci fosse ancora il
Muro di Berlino e ignorano laltra
parte dellEuropa.
Eppure i maggiori partiti comunisti
e di sinistra anticapitalistica si trovano ad est, nella Repubblica ceka,
nelle repubbliche europee dellex
Urss, ma vengono sistematicamente
esclusi dai processi di aggregazione
della sinistra europea, sulla base di
veti di natura ideologica, di segno
anti-comunista. Veti che sono venuti soprattutto (ma non solo) dai
partiti della Sinistra Verde Nordica,
ma che gli altri partiti del GUE, con
la sola eccezione dei comunisti greci (Kke) e portoghesi (Pcp), hanno
avuto la colpa di subire passivamente, per oltre dieci anni, o di accettare in silenzio senza troppi turbamenti8.
Si consideri inoltre che nel Consi9
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I Comunisti e lEuropa
glio dEuropa (organismo dove sono presenti delegazioni dei Parlamenti nazionali di tutti i paesi europei, non solo UE) esiste un gruppo
parlamentare che si chiama anchesso GUE, che comprende non
solo i partiti del GUE del Parlamento europeo, ma anche rappresentanti comunisti e di sinistra di Russia, Ucraina, Bielorussia, Moldavia... Basterebbe far fun zionare
questo GUE-bis ed ecco che gi esisterebbe bella e pronta una sede politica e istituzionale in cui coordinare tutte le forze su base continentale,
senza preclusioni nei confronti di
alcuno. Solo che mancata e manca
la volont politica, da parte di alcune forze della sinistra dellEuropa occidentale, di operare in questo
senso. Mentre si vuole procedere a
t appe forzat e alla fondazione e
strutturazione di un tipo di partito
europeo che non solo lascia fuori
la maggioranza dei partiti comunisti dellEst e dellOvest, ma crea fratture profonde tra gli stessi partiti del
GUE-NGL (diviso almeno in quattro pezzi) e allinterno di alcuni di
essi9.
6. Vediamo meglio, in sintesi, la geografia politico-identitaria dei partiti
del GUE-NGL, e i quattro poli che
sono venuti formandosi, a partire
non solo da valutazioni diverse sul
partito europeo, questione in ultima analisi di tipo sovrastrutturale, ma da differenti impianti strategici di analisi e di proposta rispetto allUnione europea e alle prospettive di unaltra Europa.
DI A FFINIT
UN
Gennaio - Febbraio 2 00 4
I Comunisti e lEuropa
Tutti i maggiori partiti comunisti europei sono daccordo per un coordinamento pi largo (tipo Gue); alcuni di essi chiedono, non in alternativa, ma in modo complementare, che i comunisti abbiano un
luogo (non un partito o uninternazionale) in cui discutere tra comunisti le problematiche e le iniziative che sono proprie della peculiarit comunista, e che non possono essere chieste e men che meno imposte a chi comunista non . Non si capisce perch la Sinistra verde nordica o le formazioni trotzkiste possano avere luoghi propri e autonomi di raccordo anche in forma
di sub-componenti del GUE-NGL,
non contrapposte o in alternativa
ad esso e questa esigenza debba essere negata o esorcizzata nel caso
dei partiti comunisti.
Sul piano strategico, politico e programmatico, questo polo nella
quasi totalit delle forze che lo compongono10 si caratterizza per una
critica di fondo allUE, considerata
espressione di un progetto strategico in cui il grande capitale europeo imperniato sullasse franco-tedesco si propone di favorire la formazione di un nuovo polo imperialista, integrato sul piano economico, monetario (leuro), politicoistituzionale (la nuova Costituzione) e militare (lesercito europeo),
pi autonomo dallegemonia Usa e
in competizione globale con le altre
potenze emergenti, in un mondo
dove le spinte al multipolarismo evidenziano un processo irreversibile.
Da questa consapevolezza nessuno
tra i partiti comunisti trae la conclusione di prospettare oggi luscita
dallUE, che un dato certamente
non congiunturale della realt europea da cui sarebbe velleitario prescindere. Ma neppure si sostiene
(come invece fanno i socialdemocratici ed anche alcune forze di sinistra alternativa) che lUE sia lunico orizzonte possibile entro cui lavorare e lottare per un'altra Europa.
La quale, per essere altra, deve
poggiare su basi strategiche alternative al neo-imperialismo europeo e
comprendere tutto il continente,
Russia compresa, non essendo ol-
LA
I Comunisti e lEuropa
12
QUA NDO
I L M ETODO
SOSTA NZA
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Gennaio - Febbraio 2 0 04
I Comunisti e lEuropa
politico serio se si pretende di tenere il congresso fondativo prima delle elezioni europee.
E se si vuole rispettare il principio aureo della
non interferenza, andrebbero esclusi quei
Paesi dove si svolge una competizione elettorale tra partiti che fanno entrambi parte del
GUE, ma sono divisi sul partito europeo.
Ad esempio andrebbero escluse la Grecia (competizione tra Kke, Synaspismos e Dikki), la
Francia (Pcf e liste trotzkiste), e anche lItalia
(competizione Prc e PdCI). Mentre non vi sarebbero problemi di tale natura in Spagna, in
Germania, in AustriaNon a caso, in un
intervista a Neues Detschland del 16 febbraio, a commento dellincontro di Atene,
uno dei maggiori esponenti della Pds tedesca,
Wolfgang Gehrcke, rileva che nel processo di
discussione in Italia il PdCI partecipa come
osservatore, accanto al partito di Bertinotti e
come da nostra richiesta entrambi i partiti dovranno cooperare nel congresso di fondazione. Ve lo immaginate ?
Come si vede, tutto sarebbe pi semplice dopo
le elezioni.
4 Si noti invece che la messa fuorilegge di al-
13
I Comunisti e lEuropa
anche tra i quattro partiti di testa del progetto in campo di partito europeo: Prc, Pcf,
Izquierda Unida, Pds tedesca.
Nel Prc la Direzione del 28.1.2004 ha approvato la linea indicata dal Segretario con
21 voti contro 18. Mi domando: in quale altro partito, comunista o non, si procederebbe
spediti in un progetto di tale portata, con una
maggioranza cos incerta e risicata, come se
da ci dipendessero le sorti del partito?
Nel Pcf la questione sta provocano malesseri
e divisioni non minori. E c un mandato
congressuale che impone agli organismi dirigenti di consultare in modo formale tutti gli
iscritti, prima di una decisione definitiva.
Una consultazione che si presenta dallesito
assai incerto, ove si consideri che, nella consultazione congressuale degli iscritti nellultimo congresso del Pcf, le due componenti di
sinistra (critiche del progetto in campo di partito europeo, e oggi allopposizione dellattuale gruppo dirigente, hanno ottenuto complessivamente il 45%; mentre riserve e obiezioni di fondo sul progetto sono presenti anche in settori tuttaltro che marginali dellattuale maggioranza).
14
In Izquierda Unida la discussione non ancora cominciata. IU ha tenuto a fine dicembre il suo congresso nazionale in chiave unanimistica e pre-elettorale (in Spagna si vota
il 14 marzo per le politiche). Per cui, al fine
di evitare discussioni su un tema controverso,
il tema stato rimosso, nessuno ne ha parlato, non lo si trova neppure nei documenti
congressuali e nelle risoluzioni conclusive.
Nella Pds tedesca c unopposizione che viene
dalle tendenze comuniste e da quelle che si rifanno al Forum marxista. Ma va detto che
in quel partito soprattutto forte lillusione
e lansia che il lancio del partito europeo prima delle prossime elezioni europee
possa aiutare il partito a raggiungere la soglia del 5% (oggi i sondaggi collocano la Pds
al 3,9%) al di sotto della quale il partito sparirebbe dal Parlamento europeo, come gi
sparito dal Parlamento nazionale, e vedrebbe
in forse la sua stessa sopravvivenza, data la
sua natura prevalentemente istituzionale e
dopinione.
10 Un discorso a parte andrebbe fatto per la
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Il Partito
Il Partito Comunista
e la rivoluzione
83 ANNIVERSARIO DELLA
15
Il Partito
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Il Partito
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rivista comunista
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La svolta
di Mumbai
L IRRUZIONE
Mumbai
l 4 Forum Sociale Mondiale (FSM)
tenutosi questanno dal 16 al 21
g ennaio a Mu m bai, ne l cu ore
dellIndia, far a lungo parlare di s.
stato un forum diverso dai precedenti. Nellagenda politica e nelle
discussioni si sono affacciati temi
inediti, popoli e culture mai viste
prima. Per alcuni stato il "primo
forum davvero globalizzato. I primi
(tra il 2001 e il 2003) erano grandi
con centramenti di Occident e e
America Latin a. Ora c an che
lAsia, cio la met del mondo, la
met che mancava"1.
Ed bastato semplicemente andare
in giro per gli stands, partecipare ai
seminari o anche solo scorrere lelenco dei dibattiti per rendersi
conto che un vento nuovo spirava
sulle giornate del Forum. Se i tre
precedenti raduni mondiali brasiliani erano partecipati in larga parte
da studenti universitari (il 73.4 %
dei partecipanti) ed intellettuali2,
lappuntamento indiano ha visto invece una partecipazione realmente
popolare: "qui non cera qualcuno
che parlava a nome di oppressi e
sfruttati, ma cerano i protagonisti
a parlare per s"3. La presenza degli indiani era straboccante. Si sono
impossessati del Forum e questo,
a sua volta, ha fatto sue le loro battaglie: dal patriarcato, alle caste, ai
18
IL
COM E NA SCE
FOR UM S OCIA LE M ONDIA LE
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LA
Questa pluralit resa possibile grazie alla scelta includente del FSM
19
20
IL
R UOLO SVOLTO
Lappuntamento di Mumbai, rappresenta una novit anche da questo punto di vista: accanto allampliament o n ella partecipazione
(oggi con il coinvolgimento dei popoli asiatici, e domani - si spera - con
quello degli africani, della Russia e
dei paesi dellEuropa dellEst), si
registrato nei fatti (e non senza resistenze, che non tarderanno a manifestarsi) il superamento di una
pregiudiziale antipartitica che era
poi fondamentalmente rivolta contro i partiti comunisti, che in questa
sessione indiana del FSM hanno viceversa affermato un loro forte protagonismo9.
Tra tutti, va segnalato quello dei due
PC indiani : il Partito comunista indiano (CPI) ed il Partito comunista
indiano (marxista) - CPI(m) -, oggi
assai vicini e dentro un processo
tendenziale di riunificazione, dopo
la scissione degli anni 60. Si tratta
di due partiti molto ben radicati socialmente nella societ indiana, con
oltre 1 milione e 500 mila iscritti militanti, 25 milioni di voti (circa il
10% nazionalmente), e che governano tre Stati dellIndia (che ununione federale) come il Bengala occidentale, il Kerala e Tripura, dove
vivono oltre 120 milioni di persone.
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21
22
razione che la fase della "presa di coscienza di s" finita e il Forum deve
cominciare a fare i conti con i propri limiti. Questi attengono prevalentemente alla questione dellefficacia e a quella della rappresentanza.
LA
WSF
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della pace, la Federazione Sindacale Mondiale, la Federazione mondiale della giovent democratica, la
Federazione mondiale democratica
delle donne, i principali Forum sociali di Asia e Africa : organismi che
rappresentano centinaia di milioni
di persone organizzate di ogni continente).
La soluzione non semplice perch
se si d ovesse allar gare so lo il
Consiglio (IC) si avrebbe s una
struttura pi rappresentativa, ma
essa risulterebbe troppo ampia e
quindi ininfluente sulle scelte della
Segreteria ristretta a otto (IS), composta dai soli brasiliani (legati in vario modo al PT) e che continua ad
essere il vero centro dirigente del
WSF: una sorta di partito unico super-centralizzato, che contraddice
tanta retorica sulla democrazia dal
basso. E comunque bisogna stabilire dei criteri generali e trasparenti
di scelta che possano legittimare la
costituzione di organismi attraverso
metodi democratici. La partita sul
Segretariato la pi dura e il ritorno
in Brasile (nazione di provenienza
di tutti i membri dellIS) rischia di
non essere la pi felice per spingere
il Forum a sprovincializzarsi e ad
assumere una caratura sempre pi
effettiv ament e in tern azionale,
come stato a Mumbai. E comunque per molti (soprattutto per gli indiani) dopo il prossimo ritorno a
Porto Alegre, dovrebbe essere la
volta dellAfrica.
Non sappiamo che piega prender
questa discussione n quali scelte
produrr. Di sicuro sappiamo che
leffetto Mumbai (fatto dagli ultimi che diventano, con i loro temi,
i veri protagonisti; segnato dalla sua
natura antimperialista; da un rinato
rapporto tra la politica e i partiti e
da un maggiore protagonismo dei
comunisti) costituisce quel prevalente da cui il Forum pu trarre linfa
vitale per ripartire e rilanciare cos
un nuovo e radicale protagonismo
dei popoligli indiani, su questo,
sono pronti a scommetterci! Hanno
fatto un buon lavoro. Dobbiamo essergliene grati.
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Note
2004
4 Nel febbraio del 2000 Bernard Cassen e
23
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una cifra enorme!".. Gli unici finanziamenti delle ONG sono serviti a coprire i costi
sostenuti dalle medesime per finanziare le associazioni amiche e le spese di viaggio, vitto
e alloggio dei loro delegati (prevalentemente
europei e latinoamericani, ma non solo) venuti a Mumbai. Spiccava a tale riguardo la
presenza massiccia dei monaci tibetani e di
varie organizzazioni per il Tibet libero: le
uniche ad avere pi stands (sicuramente i
pi lussuosi e visibili), le uniche a distribuire volantini stampati su carta patinata e
in quadricromianiente male per una piccola comunit che vive sulle cime
dellHimalaia!
Detto questo, commetteremmo un errore gravissimo se considerassimo il FSM come un cavallo di Troia dellimperialismo (cos come
hanno fatto alcuni gruppi dellestrema sinistra, anche in India, al punto da organizzare in contemporanea al FSM un forum alternativo: Mumbai Resistence). E questo
perch la maggioranza del popolo che partecipa a questi eventi gente che aspira ad una
societ meno iniqua, magari non socialista,
ma comunque libera dalle logiche del mercato,
ed esprime una radicalit profonda contro il
capitalismo e limperialismo, che pu evolvere
verso una pi matura consapevolezza dellesigenza di una societ socialista. E tutta la
documentazione riportata in questo articolo
- sia riguardo al controllo politico delle forze
socialdemocratiche sullIS e sullIC, sia al circuito dei finanziamenti volto a testimoniare linteresse della borghesia ad entrare in
questo processo per depotenziarlo. Come ha
affermato Renato Ruggiero, ex ministro de-
perta.it
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Economia
Finanziaria:
la frusta
del padrone
sulle classi popolari
INTERVISTA
25
Economia
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Gennaio - Febbraio 2 0 0 4
Economia
27
Economia
28
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Gennaio - Febbraio 2 00 4
Economia
La finanza internazionale
diventata cos grande,
da non rispettare alcun
codice di comportamento
Scandalo Parmalat
di Ner io Nesi
Vi ce Pr esi dente Commissi one A mbiente e Ter r itor io
PA R A DISI FISCA LI
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Economia
Paese
Bahamas
Isole vergini
Isole Cayman
Isole Cook
Cipro
Delaware (USA)
Gibilterra
Hong Kong
Isola di Man
Jersey
Liberia
Liechtenstein
Lussemburgo
Malta
Antille Olandesi
Mauritius
Seychelles
Uruguay
tempo
di costituzione
minimo
2 giorni
2 giorni
2 giorni
10 giorni
5 giorni
2 giorni
5 giorni
10 giorni
5 giorni
5 giorni
2 giorni
15 giorni
2 giorni
10 giorni
10 giorni
15 giorni
2 giorni
30 giorni
30
capitale
sociale
minimo
$1
$1
$1
$1
$1
$1
$1
HK $ 2
1
2
$1
$3
$2
$ 1,5
$6
$2
$1
$ 2,5
numero
di azionisti
minimo
obbligo
obbligo
presentazione presentazione
conti
dichiarazione
redditi
1
1
1
1
2
1
1
2
1
2
1
1
2
2
1
2
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2
I L PA R A DISO FI SCA LE
NOR D A MER ICA NO E
LO S TA TO DEL DELA WA R E
NO
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rivelazione
beneficiari
NO
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NO
NO
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S
NO
NO
NO
S
NO
S
NO
NO
LE
Ma una parte cospicua della organizzazione criminosa dellassociazione a delinquere di Collecchio era
dislocata negli Stati Uniti dAmerica
ed in particolare nello Stato del
Delaware, dove avevano sede alcune
societ finanziarie di comodo, costituite ad hoc per prelevare denaro
dalle casse della casa madre. Come?.
Per esempio, incassando royalties
per contratti di licenza inesistenti. A
pagare erano alcune delle numerose aziende americane della Par-
CON IL CA SO
ENR ON
Gennaio - Febbraio 2 0 0 4
Economia
LE
IL COLLEGIO SINDA CA LE
31
Gennaio - Febbraio 20 0 4
Economia
32
MA NCA TI CONTROLLI
LE
ESTERNI .
SOCIET DI
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Economia
CONCLUSIONI ( PR OVVISOR I E)
33
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Lavoro
Mirafiori il paradigma
della crisi della Fiat
e dellintero sistema
industriale italiano
Erano in 30 mila:
sono rimasti
in 14.850
a Mirafiori...
di Claudio Stacchini
FIOM- CGIL Tor i no
LA
34
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Nessuno di n oi pu ragionevolmente auspicare che i bond trascinino la Fiat in disastri analoghi agli
ultimi avvenuti, per il bene dei lavoratori e del Paese innanzitutto;
considerando tra laltro che un simile disastro trascinerebbe con s
lintero sistema finanziario per la dimensione del debito e per il fatto
che le banche coinvolte sono le
stesse dei casi precedenti. Ma sentirsi al riparo da questo rischio
francamente irresponsabile.
Non c dubbio che la situazione finanziaria non permette allazienda
di destinare al rilancio e ad una strategia di sviluppo le risorse necessarie a garantire la ripresa. La Fiat, oggi stretta tra il profondo gap tecnologico sullinnovazione di prodotto
che la separa dalle altre grandi case
automobilistiche e il debito smisurato cumulato in questi anni di operazioni finanziare disinvolte, rischia
di non farcela a sopravvivere e la
nuova propriet, dopo la morte
dellAvvocato, ha gi ripetutamente
chiarito che non intende investire
altre risorse oltre a quelle gi destinate.
Anche lalleanza con General Motors, che ha cominciato a produrre
risparmi di scala sullacquisto dei
componenti con la joint venture realizzata tra le due societ, approdata ad un passaggio decisivo con
gli americani che hanno deciso,di
non partecipare alla ricapitalizzazione della Fiat, scendendo dal 20
al 10% delle quote possedute di Fiat
Auto, comunicando alla S.E.C.
lorgano di controllo americano
sulla Borsa che il put (lobbligo
allacquisto di Fiat da parte di GM)
non pi legalmente esigibile, manifestano la volont di sottrarsi allaccordo con Fiat o comunque di
aprire un duro contenzioso sul prezzo per scegliere semmai cosa prendere (magari lAlfa e la Ferrari) e
cosa scartare, come hanno gi fatto
dopo il fallimento della coreana
DAEWOO.
La crisi finanziaria non quindi risolta e le risorse destinate al rilan-
Lavoro
35
Lavoro
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Lavoro
Il lavoro
nellera liberista:
un tributo
di sangue
MORTI
l tributo di sangue come era chiamato un tempo dai difensori del popolo il balzello pagato in nome
della crescita e dello sviluppo
come potremmo chiamarlo noi ,
secondo lultimo rapporto della Organizzazione Internazionale del lavoro, questo: nel mondo ogni anno 270 milioni di lavoratori sono vittime di incidenti sul lavoro e 160 milioni contraggono malattie professionali. Lo studio rivela che i lavoratori morti nellesercizio del proprio mestiere superano i due milioni ogni anno, dunque ogni giorno
il lavoro uccide a livello planetario
5.000 persone: cifre, segnala il rapporto, inferiori alla realt. Secondo
lultimo annuario Inail, contenente
i dati 2002, nellindustria e servizi
gli infortuni sul lavoro sono stati
circa 895.000, quelli nellagricoltura circa 73.000, nel complesso
968.000: di questi 1.400, nei tre settori, gli infortuni mortali, in prevalenza di lavoratori di et inferiore ai
39 anni. Le malattie professionali,
denunciate nello stesso periodo e
ne gl i st essi s ett ori, sono st ate
27.266: ma i dati Inail non dicono
delle centinaia di migliaia di lavoratori che arrivano alla fine della
loro vita attiva ormai sfiancati, logori, esausti, non pi in grado di vivere bene la terza et. Le conseguenze dellattivit lavorativa comportano tra i pensionati un.esplo-
sione di malattie: tumori, scompensi cardiovascolari, attacchi cerebrali, artrosi, handicap sensoriali
ecc. Non c che da prenderne atto:
al lavoro strettamente legata una
questione di vita o di morte, totalmente sfuggita di mano al controllo
preventivo delle istituzioni e delle
forze sociali delegate a quel controllo. Se ne possono dare diverse
ragioni, pi o meno plausibili, ma
tra tutte ce n una essenziale: lideologia liberista della insindacabilit dellorganizzazione del lavoro,
immanente agli interventi istituzionali destinati alla prevenzione e non
di meno condivisa dal sindacato,
nella gestione degli spazi acquisiti a
partire dal decreto legislativo 626
del 1996. Da qui anche lalibi imprenditoriale teso a spostare (vigliaccamente) il terreno della responsabilit dellinfortunio dallimpresa al lavoratore, tramite il tentativo di creare la generale convinzione che, di regola, lui la causa
del suo infortunio, la sua disattenzione o la sua impreparazione; e, di
conseguenza, che la sua formazione la soluzione decisiva per risolvere il problema. Pu essere che
anche da questo si tragga un qualche vantaggio per la sicurezza dei lavoratori, in particolare dei pi giovani; ma attenzione, che non sia un
altro espediente per parlar daltro,
per evitare il nodo primario della re-
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Per ulteriori informazioni si pu telefonare alla segreteria del premio 030/48578; 338/5898620
fax 030/45203 e-mail: micheletti@fondazionemicheletti.it.
(Brescia, novembre 2003)
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Lavoro
Autoferrotranvieri:
non solo
per il salario
di Gi ampietr o A ntoni ni
Coor dinator e Nazi onal e CUB/ RdB Tr aspor ti
UNA
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Lavoro
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di massa, e che quello che accaduto solo il frutto avvelenato dellazione selvaggia di sindacatini
minoritari che si agitano per sviare
i buoni autoferrotranvieri e che li
hanno convinti a ribellarsi.
In sostanza si sta cercando di attribuire ai sindacati di base il magico
potere di trasformare persone pacifiche e felici in furiosi selvaggi.
Daltro canto, se si considera giusta
e meritevole la protesta degli autoferrotranvieri si dovrebbe rispondere alla seguente domanda: Perch se si ritiene necessario intervenire, ritenendo legittimo il malessere espresso con le lotte, non lo si
fa accogliendo le proteste dei lavoratori? Questo non solo servirebbe
meglio la causa degli stessi, ma scalzerebbe il sindacalismo di base dal
ruolo che gli si attribuisce e che comunque sta assumendo. Non sarebbe il modo migliore per combattere la demagogia di tale movimento sindacale? Invece si continua a portare avanti la fin troppo
abituale politica della concertazione, a sostenere le nefaste pretese
delle aziende, con gli accordi aziendali che si stanno sottoscrivendo in
queste ore, sottoscrivendoli ancora
una volta senza verificarne la rispondenza alla volont e al grado di
gradimento dei lavoratori diretti interessati.
Perch succede questo? Nonostante i segnali di volont e di disponibilit alla lotta siano da definirsi epocali, perch i sindacati confederali
non li hanno e non li vogliono utilizzare per volare pi alto?
Il perch forse da ricercare proprio nella lotta che gli autoferrotranvieri hanno intrapreso dal 1 dicembre. una lotta che, al di l di
come vada a finire, sta portando al
pettine dei nodi che riguardano
tutto il mondo del lavoro.
Il tentativo di farla apparire, ora,
come corporativa ed ingiustificabile, si sta scontrando con una solidariet che si sta manifestando da
gran parte del mondo di lavoro dipendente, anche se proprio il ceto
sociale che stato pi colpito dai
blocchi del servizio.
QUESTA
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Lavoro
dei trasporti.
Questa situazione paradossale determinata dalla mancanza nel settore privato di una legge che individui, attraverso verifiche certe, chi
rappresenta davvero i lavoratori.
ora di attuare un provvedimento
che dia certezza ai lavoratori sulla
effettiva rappresentativit di chi li
rappresenta nelle trattative e nei
contratti, ed impedire cos che governo e aziende si scelgano loro gli
interlocutori.
Daltro canto i lavoratori, oltre ad
esprimere forme alte di partecipazione alla lotta, devono comprendere che perch le lotte ottengano
risultati significativi e non vengano
annullate da accordi a perdere non
possono continuare a dare la loro
delega a chi non rispetta la loro volont e non verifica il loro mandato.
Infatti CGIL, CISL e UIL si fanno
forti del fatto che assieme rappresentano ancora in termini di iscrizioni oltre il 50% della categoria.
Daltro canto va fatta una riflessione
tra chi di sinistra (Rifondazione o
altro) milita nella CGIL ritenendo
che comunque la gran parte dei lavoratori sono dentro quel sindacato
e che comunque in queste settimane ha lottato assieme alla categoria. Non comprensibile e non
pi giustificabile un atteggiamento
schizofrenico di adesione alla lotta
e agli obiettivi rivendicati dalla categoria degli autoferrotranvieri e
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Lavoro
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La centralit
della democrazia
sindacale
di Di no Gr eco
IL
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zione di privilegio;
- certificazione formale dellesito
del voto e registrazione delle deleghe sindacali, il cui mix deve identificare con precisione la consistenza rappresentativa di ogni sindacato;
- possibilit di contrarre intese solo
se sottoscritte da OOSS che superano, nel loro insieme, il 50% dei lavoratori rappresentati;
- voto certificato di convalida da
parte di tutte le RSU;
- obbligatoriet del referendum risolutivo se richiesto, ad ogni livello,
da almeno il 10% dei lavoratori interessati, ai quali viene rimessa lultima parola.
Contrariamente a quanto si spesso
sentito dire, non esiste contrasto fra
unit e democrazia, quasi che il raggiungimento della prima comportasse di necessit il sacrificio della
seconda, quasi che lesercizio della
democrazia comportasse il taglio
netto del nodo gordiano, anzich il
suo scioglimento con la paziente
virt della mediazione.
Anche in questo caso, unit e democrazia vanno dialettizzate: lo
sforzo di mediazione sar tanto pi
produttivo e solido quanto pi il suo
esito e le diverse opzioni che si confrontano saranno davvero aperte al
contributo dei lavoratori e sottoposte al loro giudizio conclusivo.
la pr atica democr atica p er
quanto pi faticosa e carica di incognite che rende pi solida lunit,
perch da effimero e sempre revocabile accordo fra stati maggiori
essa diviene unit di massa, fondata
su un consenso esteso e verificato, e
il mandato che da questo processo
emana si traduce in rappresentanza
reale.
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Lavoro
Sostenere la cassa
di resistenza
metalmeccanica
di Fr anco Iachini
segr etar io Cir colo Pr c Lui gi Longo
Quadr ar o - Cinecitt, Roma
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La Cassa di resistenza aiuta economicamente le lavoratrici e i lavoratori nella lotta per sostenere la difesa dei propri diritti.
Perch nata
Oggi le lavoratrici e i lavoratori vedono messi in discussione i loro diritti, le loro pi sacrosante ragioni.
In questi casi necessario lottare e
la lotta costa. un momento che
pu essere affrontato solo attraverso
un percorso condiviso, coerente e
determinato che dia il giusto valore
alle iniziative di solidariet attiva.
Nel passato, all'origine del sindacato confederale, vi sono gi state fra
i lavoratori Casse di resistenza e di
mutua solidariet.
La Fiom ha pensato di ridare vita a
questo strumento perch, oggi, proprio come allora, sono in discussione i diritti fondamentali del lavoro.
Come finanziata
La Cassa di resistenza finanziata
esclusivamente da contributi volontari.
Prima di tutto da quelli delle lavoratrici e dei lavoratori, metalmeccanici e non, iscritti e non, dei diri-
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Tavola rotonda
DIBA TTITO SULLE PROSPETTIV E POLITICHE IN ITA LIA , A PERTOSI NEI NUMERI PRECEDENTI
CON GLI INTERVENTI DI T OM BENETOLLO, PIERO BERNOCCHI, ROSY BINDI, V ANNINO CHITI, SEVERINO
GALANTE, CLAUDIO GRASSI, A LFONSO PECORARO SCANIO, CESARE SALVI, A LBERTO BURGIO,
GIUSEPPE CHIARANTE, PIETRO FOLENA , DINO GRECO, PAOLO SABATINI, FRANCO A RRIGONI, GIOVANNI BERLINGUER, MAURO BULGARELLI, BRUNO CASATI,PROSEGUE IN QUESTO NUMERO CON GLI INTERVENTI DI: L UCIANO MUHLBAUER, FABIO MUSSI, GIANLUIGI PEGOLO, CESARE PROCACCINI E A LDO
TRE
DOM A NDE
1. Le destre al governo rappresentano, sia sul piano sociale che su quello degli assetti democratici, un pericolo
inquietante, dai caratteri persino eversivi. Tale giudizio ormai largamente condiviso e si esteso a grandi masse
popolari, al popolo della sinistra, al movimento operaio, al "movimento dei movimenti". L'esigenza della cacciata del governo Berlusconi prioritaria e spinge le forze comuniste, di sinistra, democratiche, di movimento
all'unit. Ma la costruzione stessa dell'unit non pu prescindere - il nostro punto di vista - da almeno due questioni iniziali : 1) dal considerare i precedenti errori e cedimenti del centro sinistra tra le basi materiali della vittoria delle destre nel 2001; 2) dal considerare il conflitto sociale e l'opposizione di massa al governo Berlusconi
come elementi essenziali della costruzione dell'alternativa e, dunque, di considerare insufficiente l'attuale grado
di mobilitazione e di lotta condotte dal centro sinistra.
Rispetto a ci, qual il tuo giudizio? Quale i percorsi necessari?
2. Crediamo che per battere il pericolo reazionario italiano occorra costruire un progetto di lunga lena che vada
persino al di l della peraltro necessaria e decisiva vittoria alle prossime elezioni politiche nazionali. Crediamo
che per scongiurare il pericolo di un radicamento di massa e di un'egemonia delle destre italiane occorra avviare
un processo d'alternativa. Ma tale alternativa pu determinarsi solo ad alcune condizioni: innanzitutto attraverso un radicale cambiamento della politica internazionale, non pi subordinata alle strategie di guerra degli
Usa e della NATO n ai dettami di Maastricht e al costituendo progetto di militarizzazione dell'Unione europea.
E pu determinarsi, questo processo per l'alternativa, solo attraverso l'attuazione di politiche sociali, economiche, istituzionali che mettano al centro gli interessi di massa e la "ricostruzione democratica": salari, fisco, stato
sociale, diritti, legge elettorale proporzionale. Quale il tuo giudizio rispetto a tale analisi ? Ritieni che attorno a
questi obiettivi sia possibile costruire una alleanza che vada dal centrosinistra ai movimenti, sino al Prc ?
3. L'unit la chiave di volta per battere le destre. Ma oltre a questa deve esserci un'altra consapevolezza: quella
della diversit - anche profonda - tra i vari soggetti, politici e sociali, che dovranno concorrere a cacciare Berlusconi.
Quali potrebbero essere, a tuo avviso, le condizioni generali, gli appuntamenti concreti per il confronto, le sintesi programmatiche, le mediazioni praticabili a livello politico ed elettorale che potrebbero offrirsi come basi
concrete per la costruzione dell'unit tra le forze comuniste, di sinistra, democratiche e del movimento?
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CA CCI A R E
UN
B ER LUSCONI
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CONT R O
LE DESTR E
(E
di Fabi o Mussi
Vi cepr esidente del la Camer a
e Coor di nator e dell a mozi one
Per tor nar e a v i ncer e dei DS
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Le domande poste da lernesto affrontano un insieme di questioni importanti, ponendo il tema della prospettiva a breve-medio termine in un contesto politicosociale in cui molti elementi sono ancora poco chiari. Si rischia, pertanto, o di finire nel genericismo o nellazzardo e, soprattutto, nella ripetizione di formule o proposte anche condivisibili, che tuttavia non ci consentono pi di tanto di approfondire alcuni nodi.
Per comodit seguir lo schema dei quesiti che sono stati posti, ben sapendo che per ciascuno le problematiche tendono ad aprirsi a ventaglio
e quindi le risposte non possono che essere parziali.
di Gianlui gi Pegolo
Responsabi le nazionale
Enti Local i Pr c
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1. In merito alla pericolosit del governo delle destre e della necessit della
sua sconfitta non credo vi sia da aggiungere molto. Pi che altro varrebbe
la pena puntualizzare alcuni aspetti sui quali si concentrato il dibattito a
sinistra in questi anni. La prima considerazione che mi viene spontanea
che a questo giudizio si arrivati tardi e questo non slegato dallanalisi
di classe che sorreggeva le varie interpretazioni, n tantomeno dai pregiudizi politico-ideologici da cui partivano i vari assunti. Questo ritardo,
sia ben chiaro, imputabile tanto alla sinistra moderata quanto a quella
radicale, seppure per ragioni molto diverse. A riprova, pensiamo alla vicenda della bicamerale o allassenza di una produzione legislativa sul
conflitto d'interesse o, addirittura, ad errori macroscopici commessi sul
piano dellingegneria istituzionale (come il caso della legge elettorale) da
parte del centro sinistra. In ognuno di questi casi si presupposto che il
nuovo schieramento apparso sulla scena politica italiana (il centro destra)
costituisse una variante (seppur estrema) di quel moderatismo conservatore che sempre aveva caratterizzato una parte delle forze politiche italiane
(DC in primis). Per questo si puntato a coinvolgerlo nella prassi istituzionale, se n sottovalutata la strategia invasiva e si sono sottovalutati gli
effetti disastrosi di alcuni marchingegni istituzionali.
Analogamente, nella sinistra radicale, pur avendone colto con pi acume
la natura, si comunque teso a respingere ogni impostazione che sottolineasse il carattere eversivo della nuova coalizione e questo non solo perch si posto molto di pi laccento sul disegno sociale (la scelta liberista)
ma anche perch, io temo, per troppo tempo si sono inseguite le suggestioni di teorie come quella delle due destre che hanno finito con lappannare anche la capacit di analisi sullavversario principale.
In ultima analisi, a me pare che sia prevalsa una valutazione congiunturale
che abbia finito col far perdere la capacit di cogliere la novit rappresentata dalla coalizione di destra. Sullanalisi di cosa effettivamente sia la
destra nel nostro paese, in verit non stato fatto un adeguato approfondimento, almeno in termini di indagini scientifiche, n i dati elettorali
hanno ancora dato delle indicazioni esaustive. E tuttavia, ricomponendo
gli elementi di conoscenza, alcuni tratti sembrano delineati. In primo
luogo, la coalizione di destra non ha una matrice sociale univoca. Ci pu
valere in una qualche misura per figure del lavoro autonomo, specie nel
nord est, ma quello che colpisce la presenza nelle file degli elettori di
destra di figure tradizionalmente collocabili a sinistra: una parte significativa dei lavoratori, figure a basso reddito. Il secondo aspetto mi pare sia
rappresentato dal carattere essenzialmente laico di questaggregazione.
Voglio dire che non ci troviamo sic et simpliciter alla riproposizione sotto
altre vesti del partito confessionale. La Dc, insomma, morta una volta per
tutte. Questo non significa che nella coalizione di destra la presenza di cattolici conservatori sia irrilevante, tuttaltro, ma che questo non sia laspetto
determinante. Infine, il radicamento territoriale della destra assai diffuso
e si attenua in presenza delle macroaree in cui sopravvive una cultura di
sinistra. Non si notano, cio, o almeno cos a me pare, delle delimitazioni
fra aree elettorali cos caratterizzate sotto il profilo sociale. E ci significa
che qualcosa di profondo si prodotto in questi anni, sovvertendo le forme
della rappresentanza politica.
Mi rendo perfettamente conto che in questa rappresentazione vi sia il rischio di commettere semplificazioni. E evidente, ad esempio, che in ciascuno di questi aspetti siano rintracciabili gli effetti di fenomeni strutturali che si sono prodotti in questi anni. Si pensi alla sparizione della Dc e
del Psi, o alla trasformazione delle basi produttive del paese, sempre pi
indirizzate verso una specializzazione flessibile incardinata sulle piccole di-
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mensioni aziendali, cos come lindebolimento subito da alcune organizzazioni della societ civile. Se comunque dovessi trovare un minimo comun denominatore a fenomeni cos diversi, lo cercherei nel prevalere della
dimensione individuale su quella collettiva, prodotta dallindebolimento dei fenomeni di coesione sociale, garantiti in primo luogo dal welfare, cui si accompagnata unegemonia culturale sulla superiorit dei
meccanismi di mercato rispetto alla gestione pubblica. Il fenomeno marcatamente interclassista che accompagna laffermazione della destra italiana, nasce in primo luogo da qui, giacch la rottura degli elementi di coesione sociale ha spezzato tutte le precedenti aggregazioni e perfino quelle
pi interne al blocco sociale della sinistra. Mi rendo conto che questaffermazione pu sembrare riduttiva ma non lo se la intendiamo in un orizzonte pi ampio in cui includiamo nel welfare tutto quel sistema di garanzie che non solo legato alle funzioni garantite dalle istituzioni ma che
anche penetrato nei rapporti sociali in virt dei risultati ottenuti dal conflitto sociale. Questi fenomeni, peraltro, non sono prerogativa della situazione italiana. Ci che invece caratterizza la destra nostrana il suo profilo sovversivo. Il fenomeno imputabile essenzialmente a due fattori: da
un lato lemersione di nuovi soggetti sociali fortemente dinamici economicamente ma politicamente poco incidenti. E il caso della rivolta fiscale
(su basi secessioniste) di alcune fasce sociali che hanno alimentato la crescita della Lega Nord. Dallaltro lato: il vuoto lasciato dalla dissoluzione di
alcune forze politiche che stato rimpiazzato da una nuova forma di organizzazione politica, quel partito-azienda che ha finito col far coincidere
in toto esigenze politiche con esigenze personali.
In questo contesto, collocherei il ruolo assunto dal governo di centro sinistra nella recente vittoria elettorale di Berlusconi. Prima di tutto non userei il termine cedimenti (mentre mi suona meglio il termine errori)
perch questo richiamerebbe una sorta di abbandono di principi consolidati. Ci vero, ma solo in parte perch se ha un qualche fondamento
lanalisi prima condotta, ci che si prodotto in questi anni poteva essere
contrastato non solo con unadeguata opposizione al liberismo ma anche
con la predisposizione di nuovi e innovativi strumenti. Si pensi quanto ha
inciso per il successo delle destre lassenza di una politica di sviluppo soprattutto al sud o come abbia pesato lindebolimento o la dequalificazione
dei servizi sociali in alcune aree del paese. Il punto vero che il centro sinistra ha consapevolmente reagito a questi mutamenti tentando unoperazione assurda e cio salvaguardano una parte del proprio patrimonio politico culturale e assimilando in parte quello dellavversario (dando luogo
a quel liberismo moderato di cui molto si parlato) nellillusione che essi
fossero non solo compatibili ma che anzi permettessero di risolvere alcuni
problemi (la crisi fiscale dello stato o i vincoli macroeconomici posti dalla
politica comunitaria) e nel contempo consentissero di sottrarre allavversario una crescente egemonia su alcuni strati sociali. Qui la disanima potrebbe essere molto lunga e richiederebbe unanalisi di merito, ma non
c dubbio che si siano commessi gravi errori. Si pensi alla flessibilizzazione
del mercato del lavoro (avviata da Treu), alla crescente e spesso immotivata privatizzazione dei servizi pubblici, alla retorica sullinvasivit dello
stato, che ha condotto alla riforma del titolo V.
Il fatto che questa strategia ha comportato lindebolimento dei propri
referenti sociali e il rafforzamento di quelli dellavversario ed, infatti, le
sconfitte o le vittorie dellUlivo sono il risultato per lappunto di comportamenti differenziati nei due segmenti dellelettorato. In ultima analisi, la
sconfitta del centro sinistra pi che laffermarsi dellegemonia conservatrice, il risultato della perdita di identit di una sinistra sempre meno riconoscibile.
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2. Non c alcuno a sinistra che non rivendichi lessenzialit del programma, come conditio si ne qua non per condurre una battaglia vincente
contro le destre in vista delle prossime elezioni politiche. Che poi questo
richiamo corrisponda ad una convergenza di fondo, unaltra cosa, giacch, come avr occasione di argomentare successivamente, i punti di vista
sono a tale riguardo molto diversi e ci rappresenta la maggiore difficolt
per ricomporre uno schieramento unitario.
Ad ogni modo, per addentrarsi su questo tema decisivo, mi permetto di
fare alcune osservazioni. Un programma deve essere segnato in primo
luogo da alcune coordinate generali. A mio avviso occorre prendere atto
che: 1) Lo scenario economico sociale cambiato radicalmente e che
quindi impossibile dare una risposta efficace riproducendo semplicemente punti di vista acquisiti senza porsi il problema anche di fare i conti
con alcune novit, 2 ) che la cesura prodottasi nellelettorato, profonda
e non ha caratteri effimeri. Esistono oggi nel paese due orientamenti antitetici nellelettorato. Per questo la prevalenza in una battaglia per legemonia non cosa n facile n breve perch implica per molti versi la ricostruzione (uso questo termine consapevole della sua pesantezza) di elementi di identit che sono stati spazzati via. 3) Un programma necessita di
una scelta consapevole degli interlocutori sociali e politici che si assumono.
Un tempo, di fronte ad unarticolazione di classe ben definita, non solo
dal punto di vista della collocazione nel ciclo produttivo, ma anche sotto
il profilo dellidentit culturale, tutto era pi facile. Oggi non pi cos,
ma non vero che questi interlocutori, per quanto meno definiti, non
siano riconoscibili. In secondo luogo, che una battaglia per legemonia,
pur se essenziale, deve scontare tempi non necessariamente conformi a
quelli dettati dallagenda politica, per cui (accanto a questo sforzo di lunga
lena), ci che alla fine si render probabilmente decisivo sar la rimotivazione del proprio elettorato di riferimento, anzich improbabili sfondamenti al centro. Infine, che lelettorato di sinistra pu essere individuabile in alcune categorie: alcune definibili per collocazione di classe ( il
mondo del lavoro in primo luogo) con i necessari aggiornamenti, una fascia a basso reddito per la quale il clientelismo populista berlusconiano
non ha avuto alcuna reale incidenza, unarea senza precise connotazioni
di classe o di reddito che tuttavia ha introiettato per ragioni diverse una
cultura di sinistra e ha fatto propri alcuni valori, una realt giovanile di
massa che si accostata recentemente alla politica, spesso sulla base di opzioni etiche, ma anche per il rifiuto di un modello sociale sempre pi iniquo e corrotto.
Indicare i temi attraverso cui potrebbe articolarsi un programma per lalternativa non in s particolarmente difficile, almeno come operazione
astratta. Oltretutto lo sfascio che sta producendo il governo Berlusconi sollecita numerosissimi interventi per porre rimedio alle sue malefatte. Il problema che un programma per essere effettivamente tale deve intercettare, in primo luogo, la domanda sociale dei soggetti verso cui si rivolge.
La prima esigenza che io avverto quella di uscire dalla condizione di precariet e solitudine che attraversa il mondo del lavoro. Lascer nella risposta al terzo quesito il ragionamento sulla funzione dei vari soggetti politici. Per il momento mi limiter al piano esclusivamente programmatico.
Questa condizione del mondo del lavoro si supera oggi solo in due modi:
da un lato con un segnale forte sul piano della qualit del lavoro. Un obiettivo per tutti: leliminazione (non il furbesco emendamento) della Legge
30 e una legislazione che solleciti lestensione del lavoro a tempo indeterminato. Il secondo un programma per loccupazione e lo sviluppo rivolto
in special modo al Mezzogiorno. Questo programma non si sostanzia nelle
grandi opere (di cui conosciamo la logica anche per esperienze passate),
n nei patti territoriali, fallimentari esperienze di concertazione territo-
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riale, i cui effetti sono stati risibili. Un programma di questo tipo implica
luso accurato delle risorse (in primis i fondi europei, oggi male utilizzati),
lelaborazione di piani integrati localmente in cui il pubblico, riqualificato
e profondamente rinnovato, svolga un ruolo decisivo. Un programma per
lo sviluppo implica anche unidea chiara sul posto che nella divisione internazionale del lavoro intende occupare lItalia. Su questo tema mi pare
che vada fatto un discorso di verit: le politiche per la formazione, gli incentivi alle imprese, la realizzazione di infrastrutture locali adeguate sono
tutte cose positive, ma alla fine il problema di fondo la ripresa di una prospettiva di economia mista per la quale si intervenga da subito nei casi di
crisi con un intervento pubblico diretto e per il resto si ricostruiscano nuclei di sviluppo nei settori di punta.
La terza questione che pongo la questione per eccellenza: il salario. C
poco da dire, in un periodo di ripresa dellinflazione, con tassi di sviluppo
particolarmente bassi, affrontare la questione del reddito indispensabile.
Si pu discutere sulle soluzioni ma ladeguamento automatico di pensioni
e stipendi la prima esigenza. La seconda di avere pensioni dignitose. Il
che implica, prima di tutto, eliminare il progetto Berlusconi sulla previdenza. Per quanto riguarda i disoccupati, premesso che tutti devono avere
la possibilit di vivere senza finire nellindigenza o nella criminalit, ogni
distribuzione di risorse svincolata da una prospettiva anche a lungo termine, di inserimento nel mondo del lavoro mi sembra una scelta molto
discutibile. Una quarta questione riguarda nello specifico ci che oggi
viene chiamato welfare state e cio un insieme di servizi (scuola, sanit, assistenza, ecc.) che costituiscono lossatura del sistema di protezione sociale.
Questi servizi non esauriscono tale sistema. Il campo molto ampio, specie quando si spazia nei servizi locali. Che sia in atto un attacco allo stato
sociale evidente. Ora, rilanciare luniversalismo dei diritti implica, in
primo luogo, una diversa ripartizione di risorse, in secondo luogo il ripristino di un principio di universalit (il che significa anche estensione del
tipo di servizi in ragione dei nuovi bisogni), in terzo luogo il ripristino del
controllo pubblico. Qui, tuttavia, non si possono porre sotto silenzio anche alcune carenze oggettive. La semplice difesa del pubblico, infatti, non
sufficiente. Per due ragioni di fondo: in primo luogo i servizi pubblici
sono in taluni casi non adeguati quantitativamente e qualitativamente e
vanno quindi riqualificati, in secondo luogo, la loro offerta non sfugge ad
una logica massificata che spersonalizza lo stesso servizio e la loro gestione
burocratica esclude quel protagonismo della collettivit che essenziale.
Infine, per non farla lunga, due ultime questioni: la politica internazionale
e la questione democratica. Sul primo punto gi molti sono intervenuti
con proposte che condivido. La difesa dellarticolo 11 della Costituzione
la premessa non solo per la salvaguardia dellautonomia nazionale, ma
per un ruolo attivo dellEuropa in una prospettiva multipolare ed, infine,
per la ricostruzione di uno spirito di collaborazione con tutte le aree del
mondo che la condizione, non solo per intervenire sulle devastazioni
provocate dalla globalizzazione capitalista ma anche per eliminare conflitti
e la piaga del terrorismo. E vengo infine alla questione democratica, dove
il primo provvedimento non pu che essere l'eliminazione di gran parte
della produzione legislativa di Berlusconi al fine del ripristino di condizioni essenziali di uno stato di diritto. E, tuttavia, il problema non si risolve
solo qui. Perch ci che pesa nella coscienza della gente non solo labuso, ma anche la sottrazione di potere decisionale (si pensi alla mancata
verifica degli accordi sindacali da parte dei lavoratori). Di questo il centro
sinistra porta una grave responsabilit. So bene che si tratta di un terreno
difficilissimo, si pensi alla lotta al presidenzialismo e alla reintroduzione
del proporzionale. Sarebbe assai curioso e certamente politicamente molto
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dannoso che la Casa delle libert per introdurre il presidenzialismo assumesse almeno in parte un modello proporzionale, alle forze della sinistra che compete alzare entrambe le bandiere.
3. E vengo alla terza domanda, quella in realt pi impegnativa perch ci
rimanda alla questione delle scelte concrete, del percorso da intraprendere, degli obiettivi possibili per costruire questa alternativa. Condivido
lasserzione contenuta nella prima domanda posta da LErnesto e cio che
il governo Berlusconi vada battuto e che questo sia essenziale. Capisco il
ragionamento di quanti, prendendo atto delle differenti posizioni presenti
a sinistra, sostengono limpossibilit pratica di determinare un ampio schieramento unitario necessario per battere Berlusconi e, tuttavia, non lo condivido. Per queste ragioni: la prima, pi banale, ma non per questo meno
rilevante, che lunit contro Berlusconi risponde ad una domanda di
massa di quello stesso popolo di sinistra che noi abbiamo lambizione di
rappresentare. Si pu dire che ci non in s sufficiente, personalmente
mi chiedo che senso abbia una scelta politica che procede a prescindere
dal consenso dei propri stessi referenti sociali. La seconda ragione, che ritengo pi importante, che, senza la sconfitta di Berlusconi in tempi rapidi, vi pu essere un ripiegamento della protesta sociale. Non illudiamoci
troppo sulle controversie scoppiate nella Casa delle libert: possono ricomporsi. N sopravvalutiamo la tenuta del fronte sindacale. Siamo cos
sicuri che in una gestione del governo molto prolungata da parte delle destre terr questo accordo fra i tre sindacati confederali e, infine, in caso di
vittoria di Bush alle presidenziali USA, siamo certi che ci sar privo di riflessi sul governo italiano e sul suo consolidamento anche nel quadro europeo?
Il problema quindi non se impegnarsi nella costruzione di uno schieramento unitario ma come farlo. A partire dalla consapevolezza delle rilevanti differenze che vi sono con lUlivo. Se c unevoluzione positiva a
sinistra essa si riduce essenzialmente alla consapevolezza dellindispensabilit dei rapporti unitari. Inoltre, vi una comune percezione sulla pericolosit delle destre sul piano democratico. Per quanto riguarda il resto,
pur non sottovalutando alcuni ripensamenti sulle politiche portate avanti
dal centro sinistra nel corso degli anni 90, tutto si fa molto aleatorio. Gli
ultimi sviluppi del dibattito, peraltro, sono di per s illuminanti dopo le
dichiarazioni di Rutelli sulla riforma del sistema presidenziale e di DAlema
sul possibile voto di astensione sulla permanenza del nostro contingente
militare in Iraq.
Prendiamo quindi consapevolezza che lUlivo non sostanzialmente cambiato, che al momento non ha una posizione adeguata a sostenere un accordo organico di governo con Rifondazione comunista e poniamoci il
problema di come agire. Due sono i fattori su cui possibile agire, da un
lato una potenzialit reale rappresentata dalliniziativa del movimento di
massa e, dallaltro, dalla disarticolazione apertasi nellUlivo che ha messo
in evidenza una parte di sinistra con la quale ci sono molti punti di vista
comuni.
A cosa si deve questa disarticolazione? Semplicemente alla esplicitazione
di due linee configgenti che derivano da unanalisi della situazione molto
diversa. A questo punto ritengo sia inderogabile una digressione sulla questione del partito riformista, anche perch su questo punto si parlato
molto, ma si sono anche accarezzate aspettative che io giudico poco fondate nella sinistra di alternativa. Talvolta se ne denunciato il carattere
moderato e, in altri casi, si glissato su questo aspetto, rappresentandolo
come una semplice riarticolazione di forze politiche. In alcuni casi se ne
denunciata la pericolosit, in altri si sottolineato lo spazio che una si-
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Che fare allora? Innanzitutto, credo che linsieme delle forze che esprimono un punto di vista alternativo, siano esse politiche o sociali, debbano
convergere su una piattaforma comune. Questa piattaforma va fatta vivere
in un rapporto di massa, deve essere resa pubblica, alimentare un dibattito e soprattutto connettersi con quanto di meglio c oggi nel movimento.
In secondo luogo, il confronto con linsieme del centro sinistra deve essere chiaro, senza timori di affrontare anche uno scontro su questioni dirimenti, ma, soprattutto, deve essere reso esplicito e trasparente. In terzo
luogo, vanno costruite le premesse per un forte rafforzamento della sinistra sindacale. Il problema, ovviamente, non si riduce alla FIOM, ma investe in primo luogo la CGIL che, pur avendo assunto posizioni coraggiose,
nelle concrete esperienze categoriali spesso ricaduta nella precedente
pratica concertativa.
Infine, si deve lavorare veramente ad ununificazione dei movimenti,
troppo slegati fra loro, troppo settorializzati e per questo inadeguati. Si
prenda lesempio del movimento dei movimenti sul quale si appuntata
lattenzione di Rifondazione comunista negli ultimi anni. Occorre con
franchezza riconoscere che quel movimento stenta ad assumere come questione fondamentale la questione sociale. Mi rendo conto che questo approccio non risolve la questione dirimente di quale possa essere una piattaforma di mediazione accettabile per ricomporre uno schieramento democratico e progressista in vista delle prossime elezioni. Alcuni si sono esercitati in tal senso in maniera pregevole isolando alcuni contenuti di indubbio valore. Ci vale per leliminazione di una parte della legislazione
di Berlusconi, per il rispetto dellart.11 della Costituzione, e via dicendo.
Si tratta di uno sforzo pregevole ma sono convinto che senza una battaglia
politica esplicita a sinistra sia molto difficile predeterminare il punto di caduta del confronto. Nellimmediato alcuni appuntamenti possono rivelarsi
decisivi. Penso alla giornata mondiale del 20 marzo in occasione dellanniversario delloccupazione militare americana dellIraq, allestensione di
un conflitto sociale che sta toccando nuovi settori, che spesso supera precedenti limiti corporativi, alla partita delle amministrative per tentare di
invertire almeno su alcuni punti (pensiamo alle privatizzazioni) le linee
perseguite in questi anni dal centro sinistra. Pensiamo alla battaglia contro la riforma presidenziale, al consolidamento in CGIL di una sinistra che
non assuma atteggiamenti subalterni. Come si vede non sono i terreni di
iniziativa che mancano, occorre solo meno tatticismo e molta pi determinazione.
CONTR O
LE DESTR E
di Cesar e Pr ocaccini
Di r ezi one Nazi one PdCI
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tica che metta al primo punto il ripudio della guerra come strumento di
risoluzione delle controversie internazionali, deve rappresentare una entit sovranazionale non astratta ma politica e deve anche dotarsi di proprie
Forze Armate di difesa e di eventuale interposizione. Forze Armate che
non siano, certo, complementari a quelle della NATO, ma che siano una
Forza che sbocchi da un Patto tra gli stati europei.
La necessit che su tutti questi grandi temi, si costruiscano vaste alleanze
politiche e sociali (dal centrosinistra, ai movimenti, al PRC) non solo
condivisibile, ma necessaria, anche se riscontro ancora, per tali obiettivi,
una grave inadeguatezza politica.
I partiti pi grandi della sinistra non sono stati in grado di organizzare
le lotte sui temi posti dai movimenti, o li hanno evitati o hanno voluto impadronirsene.
Il nostro Partito, il PdCI, ha avuto allinizio un approccio troppo prudente
e anzi diffidente. E stato un errore, ma anche un bene perch si capita meglio la natura e la pluralit di un movimento variegato e grande ma
che aveva e ha in parte una visione illusoria di antipolitica e antipartitismo, certo non rivoluzionaria. Quindi il problema non se stare nel movimento ma come starci. La politica, i progressisti, i comunisti devono
sempre saper portare e tradurre anche nelle istituzioni il conflitto ed
per questo che diventa obbligatorio il tema del governo come mezzo del
cambiamento, senza scorciatoie o illusioni. Dopo il 1989 le forze progressiste e comuniste sono state sconfitte e oggi sono in una situazione di difesa e non di espansione ed anche per questo che non bisogna mai spezzare il filo con il resto delle forze democratiche, per una battaglia complessiva sui grandi temi della pace, del lavoro e dei diritti.
3. Lunit la chiave di volta per battere le destre (non solo in Italia): si
deve estendere e consolidare lunit delle forze comuniste, di sinistra, democratiche, politiche e sociali perch sono in gioco gli architravi stessi
della Repubblica: la pace, il lavoro, lantifascismo, i diritti, la scuola, la sanit.
Prima di ogni altra cosa deve venire la disciplina democratica: non bisogna ripetere lerrore politico compiuto da Bertinotti nel 1998, perch autonomia e unit hanno un senso di pratica politica solo se si esercitano allo
stesso modo. Senza lautonomia si scade nel conformismo e nellopportunismo, senza lunit si scade nel settarismo e ci si inibisce anche la possibilit di esercitare una competizione per legemonia nello schieramento
democratico. Il binomio non deve separarsi mai : ci non vuol dire togliersi
larma della rottura, ma bisogna sempre saper prevedere gli esiti dell eventuale rottura : se portano ad equilibri pi avanzati, come ci dicevano nel
1998, oppure al governo delle destre, come poi avvenuto. Anche lunit
deve essere funzionale allobiettivo, anche lunit dei comunisti se serve a
rafforzare la sinistra del centrosinistra va perseguita, se al contrario serve
a rompere la gabbia del centrosinistra va contrastata. E in virt di questa analisi che non condivido la lista unitaria dei Riformisti perch in
realt anzich unire rischia di dividere e non risolvere il problema della
rappresentanza. Gli elettori, questa lesperienza, sono contrari alla semplificazione, lunit cosa diversa dallunicit. Non solo un fatto di simboli (importanti) ma di sostanza. La lista unica prelude al soggetto unico,
ad una sintesi verso il centro, a programmi spostati al centro (si veda lidea di Rutelli di rompere il contratto nazionale di lavoro ed innalzare let
pensionabile), insieme al nome rischia di scomparire anche un po di sinistra.
Dunque unit nella diversit, ma anche concretezza di programmi per
lopposizione e per il governo. Il passaggio elettorale amministrativo prossimo pu segnare un passo avanti sia come contenuti sia come quadro po-
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litico.
Se c la consapevolezza della pericolosit di questa destra si debbono trovare per forza le opportune mediazioni e rappresentanze in un rapporto
di pari dignit. Guai a separare la piazza dalla politica.
In questo tipo di dibattito dove diverse persone vengono chiamate a esprimersi sui medesimi quesiti si pu cercare di evitare le ripetizioni. Ci prover. Dichiarando subito il mio accordo con larticolo di Chiarante
(Lalternativa non passa per il partito riformista) e con quello di Dino
Greco (C solo unalternativa: quella antiliberista). Va da s che sono
daccordo anche con le affermazioni di altri autori: il pericolo rappresentato da una destra che venuta smantellando la Costituzione, le responsabilit del centro-sinistra nellaver spalancato la strada alle destre, la deriva centrista delle forze che sono state chiamate della sinistra moderata,
e dunque la difficolt obiettiva di proporre un programma comune che
pure tutti ritengono necessario per battere Berlusconi e per durare al governo, ove si vincesse il confronto elettorale.
Dunque, concentrer questo intervento su un punto solo che a me pare
essenziale per rispondere alle vostre domande: e cio quale sia la condizione preliminare per la costruzione di un programma comune. Questa
condizione preliminare riguarda il quesito che, in definitiva, sta sotto
tutte e tre le vostre domande su quel che si debba intendere con la espressione cultura di governo.
La sinistra moderata o le forze di centro-sinistra che sono maggioritarie in
tutta Europa rispetto a quellaltra parte della sinistra che si conviene di
chiamare sinistra critica o alternativa o antagonista e che non sono
come si sa la stessa cosa, hanno inteso per cultura di governo quello
che si visto nel periodo in cui esse hanno diretto molti paesi europei.
Tutti noi oggi sappiamo che questa cultura, generalmente, non bastata
per mantenere in piedi quei governi. In Spagna, in Francia, in Italia e altrove c stata la sconfitta. Ha superato con difficolt la prova elettorale
Shroeder che ha corretto con qualche affermazione elettorale di sinistra
(no alla guerra in Iraq, s alla solidariet sociale), rapidamente smentita
nellopera concreta di questi ultimi anni tornata ad essere, peggio di prima,
quella del nuovo centro. Super la prova elettorale, sebbene in calo, Blair
(e ancor oggi pare che mantenga un vantaggio, ma con una mutazione
nella base di consenso) con una politica che si spinta sino al pi schietto
servilismo verso la guerra preventiva dei neoconservatori americani e con
una linea sociale che fu ed ancora pi centrista di quella di Shroeder.
Dallinsieme di questa vicenda la sinistra moderata ha derivato in Italia la
conclusione che se errori vi furono essi, come dissero, furono per la deficienza di riformismo, parola con cui si intende descrivere la capacit di
adeguamento alla situazione determinata dalla vittoria del modello capitalistico nella guerra fredda e dal dominio conseguente degli Stati Uniti.
In Italia, dunque, nonostante il fatto che gli imponenti movimenti di massa
degli anni trascorsi (sui diritti del lavoro, sulla pace, sulla giustizia) abbiano
indotto qualche mutamento daccento su qualche punto specifico, lasse
della cultura di governo del centro-sinistra non mutato. Anzi, il costituirsi di una lista unica (premessa del partito riformista) nonostante i
dissensi espliciti su materie essenziali come la fecondazione assistita o le
pensioni conferma e per certi aspetti aggrava lorientamento neocentrista. Tutte le mosse vanno in questa direzione: sullIraq, sul caso Parmalat,
sui temi della finanziarizzazione della economia, sulle questioni delle privatizzazioni e del lavoro, eccetera. Nella recente assemblea del listone si
sono pronunciate parole autocritiche sul liberismo. Meglio tardi che mai
SE
LA
DI
CULTUR A
GOVER NO
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si potrebbe dire se non fosse che la linea della coalizione quella di prima.
Ma uno come me che ha rifiutato questa politica sino a separarsi dai suoi
autori deve chiedersi se questa linea venga adottata e mantenuta per insipienza, per spirito suicida o per qualcosa daltro. Non credo allinsipienza,
n alla volont di farla finita con la propria vita politica. E considero grottesco imprecare al tradimento. C, in chi ha scelto questa linea, la convinzione che pura ubbia tutto ci che possa distrarre dallunico criterio
che si considera valido per aspirare al governo e governare: e cio la ricerca
attenta di una politica funzionale alla efficienza del modello economicosociale dato. Poich si considera che vi sia una larga maggioranza la quale
ritiene soddisfacente o discreto e comunque non mutabile lassetto delle
cose e poich non esiste nella realt (come poteva esserci, anche se non
cera, nel tempo dellUnione sovietica) un modello alternativo neppure
pensato lorizzonte della politica istituzionalmente intesa della sinistra
moderata coincide con le opinioni prevalenti in quella parte dei gruppi dirigenti della societ che per tradizione o per calcolo rifiutano la linea dello
scontro sociale. Come ha sottolineato un quotidiano non certo sospetto di
sinistrismo (il Sole 24 ore, organo della Confindustria) lingresso nellestablishment ha portato ai D.S. notevoli vantaggi anche se sono stati pagati a caro prezzo. Non da ora che si pu e si deve constatare non lo
scrivo per menare scandalo che quella che si chiamava una volta la borghesia illuminata costituisce ora il vero nucleo trainante della sinistra moderata o del centro-sinistra: e, anzi, essa talora pi aperta e spregiudicata
di molti degli esecutori della sua politica. Come avviene in tutti i paesi di
capitalismo sviluppato, a iniziare dagli Stati Uniti, la lotta politica per il governo tende, secondo questa linea, a restringersi tra opzioni diverse interne
ad un medesimo progetto di societ. La correzione, rispetto agli Stati Uniti,
consiste in una sorta di nazionalismo europeo: lEuropa come nuova potenza mondiale, forse con una maggiore socialit (o compassionevolezza),
corredata darmi, seppur ancora munita di basi militari atomiche degli Stati
Uniti. La costruzione dellEuropa dovrebbe essere la bussola, come lo furono gli Stati nazionali per quei paesi (Francia, Spagna, Inghilterra) che
seppero capirlo quando era il momento. E se si chiede quale Europa? la
risposta sar: quella possibile nelle condizioni date.
Questa cultura di governo, lungi dallessere insipiente o suicida ha la sua
base fornita dalla aderenza ai solidi interessi del ceto imprenditoriale e di
tutta quella parte -certamente rilevantissima degli strati di lavoratori autonomi e anche lavoratori dipendenti, che si sono venuti convincendo della
validit assegnata al primato delle imprese, dal cui successo e sviluppo dipende si sostiene la quantit e la qualit del lavoro. Il fatto che la sinistra moderata o neocentrista sia forza di maggioranza assoluta in tutta
Europa entro lo schieramento che gareggia con la destra la prova della
generalizzazione di questo modo di pensare.
Il dramma incomincia non quando c chi pensa in tal modo, il che inevitabile, ma quando coloro che pensano in tal modo ritengono che questa
sia lunica sinistra possibile. Allora la sinistra o perde oppure decade e
scompare, come avvenuto con Blair, anche se vince.
Ma nella deriva centrista della sinistra moderata grande la responsabilit
delle forze che dichiarano di essere della sinistra alternativa. E assai difficile capire bene quale sia la cultura di governo di queste forze che pure
si presentano alle elezioni e partecipano, di conseguenza, alla gara per il
governo.
Come tutti sappiamo, per una parte di queste forze il problema non si pone:
alcune di esse rifiutano la partecipazione al voto, altre, pur partecipando,
intendono la funzione di rappresentanza come uso della tribuna parlamentare piuttosto che come luogo di possibile esperienza per cercare di
modificare la realt. Non certamente questa la posizione dei partiti di si-
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nistra italiani presenti in Parlamento (innanzitutto Rifondazione comunista e, ovviamente, PdCI e Verdi che furono partecipi di governi di coalizione). Ma anche in queste forze in cui una cultura di governo si afferma
come necessaria, la difficolt nasce dalla necessit di tenere insieme pensiero alternativo e pratica propositiva istituzionale. Non vero, lo si lasci
dire a chi ha percorso gran parte della sua storia, che il PCI avesse saldato
questa dicotomia. In quella esperienza, come si sa, avveniva piuttosto che
lesser comunisti significando quasi la partecipazione a un mondo altro
spiegasse e giustificasse qualsiasi politica, comprese quelle che avevano
poco o nulla di alternativo. Se cos diffusa fra coloro che furono i quadri comunisti di una volta la tendenza ipermoderata ci perch essi avevano gi esperimentato e vissuto quel cammino. Dunque, una cultura di
governo per le forze della sinistra critica (indispensabile, ripeto, ove si
partecipi alla gara per la direzione del governo e dellEuropa) deve ancora
essere in larga misura costruita anche se, lo so benissimo, non si parte certamente da zero.
Anche la riconquista dei lavoratori ad una speranza di sinistra non pu
essere affidata ad una certamente sacrosanta denuncia dei diritti vergognosamente calpestati e del blocco o, peggio, della diminuzione in valore
reale di salari e stipendi. Certo un grande passo avanti stato compiuto
nella iniziativa del forum programmatico delle sinistre ove si trovata una
piena intesa sulle politiche del lavoro (a partire dalla abolizione delle leggi
capestro come la 30). Ma il bisogno di una inversione rispetto alla linea di
centro-destra sul lavoro e rispetto allindirizzo neoliberistico deve oggi misurarsi al livello di una politica economica su scala planetaria e - pi immediatamente a livello europeo. Io non ho alcun dubbio sul fatto che
non solo la ripulsa del turbo-capitalismo come stato chiamato landazzo
neoliberistico sia indispensabile, ma che una capacit critica del modello
economico-sociale del capitalismo maturo faccia parte essenziale di una
cultura della realt. Non ho dubbio, cio, che vada pienamente riaperta
una lotta culturale e politica per la egemonia del pensiero critico, il quale
come ovvio non consiste nella ripetizione di un qualche salmo, ma
in una capacit di comprensione del reale che si giovi di tutta la straordinaria elaborazione culturale delle scienze umane. Ed gi senzaltro prezioso il contributo di pensiero e di proposte che i molti studiosi che lavorano con passione entro il movimento no e new global sono venuti proponendo. Ma quanto pi sono assennate e valide molte di queste proposte tanto pi esse sono di ardua traduzione nella politica istituzionale europea e nazionale.
Non parlo qui soltanto del visibile scontro (si pensi a Cancun) tra protezionismi agricoli e non agricoli europei o americani che coinvolgono anche interessi di lavoratori e le istanze legittime del resto del mondo, ma
anche della difficile coerenza tra la esigenza di una redistribuzione della
ricchezza a livello mondiale (se non si vuole esasperare una tragedia gi
spaventosa e dirompente) e quella della redistribuzione della ricchezza a
livello dellEuropa e delle singole nazioni. Lo stesso movimento dei lavoratori lottando sul terreno delle nazioni, e premendo per la diminuzione
dello sfruttamento e una meno iniqua remunerazione del lavoro ha sospinto certamente in avanti, nel corso del secolo passato, la idea della redistribuzione attraverso lo stato sociale e ha stimolato la ricerca scientifica
e tecnologica tesa al risparmio di lavoro ma si trova oggi stretto tra tecnologia sostitutiva e lavoro sottopagato dei paesi non sviluppati. Si pu pensare ad una cultura di governo delle forze di sinistra critiche o alternative
senza una ripresa forte delle idee di programmazione economica non affidata unicamente alla manovra della moneta e della leva fiscale?
Il bisogno di programmazione democratica torna, mi pare: ed su questo,
credo, che occorrerebbe forse concentrare una proposta dellinsieme della
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sinistra critica per andare ad una discussione con la parte moderata della
coalizione. Certo, la premessa lintesa tra queste sinistre oggi largamente
accomunate dal ripudio della guerra preventiva, da un bisogno di riscatto
del lavoro, dalla comune richiesta di una pi radicata democrazia.
Paradossalmente questa sinistra ha pi cose in comune dellaltra ma
molto pi divisa: il che non un buon segnale fornito dai gruppi dirigenti
di movimento (gruppi che esistono anche se in modo informale) e di partito.
Nel momento in cui le ricette neoliberistiche vengono mostrando le loro
disastrose conseguenze, fino alla guerra preventiva, mi sembrerebbe necessario non solo tendere ad una unit delle forze della sinistra critica per
affrontare con ragionevole autorit il confronto con la sinistra moderata,
ma anche e soprattutto lo sforzo per la saldatura dei tratti di un pensiero
condiviso sui temi del breve e del medio periodo: poich le divisioni sono
nutrite non solo dalla rivalit tra persone ma dalla assenza di una base culturale che rifugga da affermazioni verbali e da schemi che non reggono al
vaglio della critica.
La cultura di governo dei moderati da sola non ce la pu fare ove si
vincesse la prova elettorale - come non ce lha fatta nella esperienza dei
cinque anni del centro-sinistra. Ma, allora, per cercare di correggerla, ci
deve essere una sfida seria non solo sul terreno delle singole politiche ma
su una pi attenta lettura della realt e sul modo di corrispondervi, ove si
voglia tenere fede alle parolone sui valori eterni che nelle vigilie elettorali fioriscono da tutte le tribune. La ripresa della tematica della programmazione democratica come stato proposto anche da autorevoli
economisti mi pare un terreno opportuno per non limitarsi ad una glossa
sui propositi altrui.
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Russia:
una sorpresa
annunciata
di Maur o Gemma
LE
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anni 90 occupavano ruoli di terzo o addirittura di quarto piano. Il loro programma ben noto: uno stato forte, un
nazionalismo non eccessivo, civilizzato e, ci che pi importa, una revisione incondizionata della grande propriet e dei grandi proprietari. Alla vigilia delle elezioni sono gi apparse
voci su piani relativi alla creazione del
cosiddetto petrolio di stato, in cui in
un modo o nellaltro dovrebbero confluire
le compagnie private. Questo, probabilmente, costituisce il programma massimo, mentre in quello minimo lo stato
ricaverebbe quei profitti che oggi sono oggetto di discussione. Il grande capitale
dovrebbe essere o statale o patriottico
(un eufemismo per dire nelle mani dei
suoi uomini daffari) secondo i desideri di Putin. Tutto ci , in grado significativo, il programma del PCFR dellultimo decennio, che adesso potrebbe essere adottato senza la partecipazione del
PCFR.
Affinch le cose procedano in questa direzione, sembra oggi spingere
pi di tutti mantenendo apparentemente per ora fede agli impegni
presi in campagna elettorale il
blocco Rodina, laltro vero vincitore della consultazione del 7 dicembre. Serghey Glazjev ad affermar e in u ninte r vista (Co me
prima, siamo allopposizione di
questo governo, www.politcom.ru,
10 dicembre 2003) la sua richiesta
di un cambio radicale della compagine governativa, troppo condizionata dalla pressione delle lobby nella
passata Duma, incapace di garantire la realizzazione della giustizia sociale, la creazione delle condizioni della
crescita economica e unequa distribuzione del reddito nazionale e responsabile del fatto che lo stato non riceva in pratica entrate dalla sua propriet.
Sar comunque dopo le elezioni
presidenziali, che andr precisandosi il quadro della sit uazione.
Quando, in particolare, verranno
decise le sorti del gigante statale
Gazprom (che conta per circa
l85% della produzione di gas, mantiene il network delle pipelines e il
controllo delle esportazioni verso
lEuropa), di cui i responsabili de-
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Iraq:
una resistenza
nazionale
di Gi ancar lo Lannutti
Gi or nal ista, esper to di questioni del Medi o Or i -
LA
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Il governo ha assunto
un carattere democratico,
ha constituito vari forum
di consultazione sociale,
ha riaffermato il proprio impegno
per il cambiamento riunendo le
forze
Sostenere
la prospettiva
di cambiamento
del governo Lula
di Renato Rabel o
Pr esidente del Par tito Comuni sta del Br asil e
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Internazionale
LA
LULA
rio probabile quello della fuoriuscita dalla recessione con il mantenimento della politica macroeconomica ortodossa, con un aumento
della pressione da pare della base
che appoggia il governo per una
flessibilizzazione di questa politica e
per un aumento degli investimenti
associato a un importante ingrediente: il governo Lula e il suo partito debbono saper rispondere anche alle domande e pressioni politiche in favore del cambiamento,
alle quali fanno riferimento le forze
interessate a una rapida ripresa
dello sviluppo e il livello di crescita
della mobilitazione del movimento
sociale.
Tale complessiva situazione superamento della recessione, dimensione della pressione politica favorevole al cambiamento e livello
della mobilitazione popolare, nel
contesto di una conguntura internazionale favorevole o meno
quel che potr caratterizzare il
grado di cambiamento nel secondo
anno di governo. Lattuale realt
politica non presenta altre strade
possibili per la sinistra: il cambiamento passa per il governo Lula. Il
suo esito dipende dal raggiungimento del progetto democratico, di
sviluppo nazionale. Il suo fallimento significherebbe una sconfitta politica di grande portata per
le forze di sinistra. La ripresa dello
sviluppo deve essere allordine del
giorno, articolandosi con il movimento sociale, le cui parole dordine si concentrano su lavoro, reddito, terra e tetto. Lampiezza e lunit del movimento sociale, alinterno delle nuove condizioni politiche, sono lo strumento fondamentale per riuscire ad aprire una nuova
prospettiva per il Brasile.
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Venezuela:
lanno della verit per la
revolucion bonita
di Fulv i o Gr imal di
Caracas
ome fossimo in Apocalypse Now, dal
vicino orizzonte di palme vediamo
arrivarci addosso i due elicotteri.
la lunga attesa ad esaltare limpatto
dellavvenimento e la folla assiepata
dietro ai cancelli del minuscolo aeroporto lo recepisce con unesplosione sonora che fa vibrare vetri e
polsi: Chavez-Chavez!. Lelicottero civetta fa un giro stretto e poi atterra su una pista lontana: giorni fa
la Guardia Nazionale, il corpo militare pi fedele a Chavez e alla rivoluzione bolivariana, quello che
svent il golpe dell11 aprile e poi,
un anno fa, rimise in carreggiata
una nazione bloccata dalla serrata
padronale, aveva scoperto un paio
di missili nascosti in un altro aeroporto dove il comandante stava
per atterrare. La guida del riscatto
di tutto un popolo, a cui il 10% di
25 milioni di venezuelani aveva sottratto l80% della ricchezza nazionale, sotto tiro pi che mai, specie
ora che il movimento di emancipazione latin oamericano h a visto
schierarsi accanto a Cuba e Venezuela limmenso Brasile e la ricchissi ma Argent ina, con Boli via e
Uruguay in dirittura darrivo.
I NTER VI STA
CHA VEZ
SCONTRO FINALE
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toggi punta di lancia della reazione, con una fucilata dal campanile della cattedrale di San Carlos.
Lambiente, loccasione impongono una domanda a Chavez sul significato della presenza qui del presidente della Repubblica Bolivariana
del Venezuela.
San Carlos uno dei centri della rivoluzione. Oggi celebreremo la ricorrenza
delluccisione di Zamora facendo fare
un altro passo a quella che la legge
fondamentale, per noi come per miliardi di contadini in tutto il mondo.
Qui, come nella Cina di Mao, la rivoluzione o dei contadini, o non . Da
secoli sentiamo parlare di riform a
agraria, solo parlare. Qui la facciamo.
Perch proprio a San Carlos?
Mi risponde Chavez: San Carlos
la prima grande citt dei llanos, il
crocevia che un o incont ra viaggiando da Nord a Sud e da Est a
Ovest. Venendo in elicottero la si
vede immersa in unimmensa savana, tutta terra coltivabile e in gran
parte abbandonata. dunque una
terra che ha enormi potenzialit ed
qui che si pu misurare il successo
o linsuccesso della nostra legge
sulla terra. una terra altamente
simbolica per noi rivoluzionari del
Venezuela, per noi zamoriani. E
oggi rendiamo omaggio a questo
grande venezuelano, il generale del
popolo sovrano, come si definiva,
Ezechiele Zamora. Fu il primo ad inn alzare la bandiera bolivariana
della rivolta contro i poteri tradizionali in questa terra e a lanciare la
lotta contadina nel segno del suo
canto Terre e uomini liberi, elezioni popolari e morte alloligarchia.
Quel canto oggi nostro pi che
mai: terra e uomini liberi contro
loppressione e lo sfruttamento degli oligarchi. Zamora cadde assassinato, in questo giorno del 1861, a
pochi passi da qui. Quella rivoluzione che lui avrebbe voluto realizzare fall, fu fermata dalle forze reazion arie ch e spadroneggiavan o
nella savana. Ma i semi di quella rivoluzione vennero custoditi dalla
terra e dal popolo della savana, ne
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GOLPI STI
SCONFITTI
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Internazionale
visto Chavez e il gruppo di suoi giovani collaboratori proiettati al contrattacco. Fallito il golpe e il successivo sequestro di Chavez, liberato da
reparti lealisti delle forze armate e
da una sterminata discesa di popolo
dalle favelas (ranchos li chiamano
qui) che pencolano dalle colline
franose sulla metropoli dei grattacieli, loligarchia in corso di spodestamento aveva tentato la carta cilena: il blocco del paese a iniziare
dalla serrata della PDVSA, la societ
di Stato degli idrocarburi che, nella
gestione ladrona dei suoi antichi
manager, era riuscita a ridurre gli introiti statali del quinto produttore
di petrolio del mondo al 17%, rispetto al 60% - 70% dovuto (il resto
finiva nelle tasche dei dirigenti, che
lo investivano a titolo e profitto personale in societ estere). Due mesi,
fino al febbraio 2003, era durato il
sabotaggio, coinvolgendo tutti i settori produttivi, privando il paese di
carburante, viveri, farmaci, mobilit. Furono proprio i ceti medi, artigiani, commercianti, piccole imprese produttrici a restare disincantati per primi: la serrata li aveva
privati dei guadagni del periodo
Natale-befana e dei successivi saldi,
voce cruciale del bilancio annuale.
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S UL
M ODELLO DI
CUBA
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Internazionale
CON CUBA
E CONTR O GLI YA NKEES
pista. E fanno riflettere, nellentusiasmo che la folla tributa alle esibizioni dei par, come in America
Latina non valga sempre il sospetto
ontologico nei confronti delle forze
armate. Un minimo di contestualizzazione fa capire che la conquista
del controllo sui militari da parte
della sinistra rivoluzionaria, non
meno che nella Rivoluzione dottobre, un lavoro politico imprescindibile se ci si vuole proteggere dai
ritorni della reazione e dai colpi di
stato fomentati dallimperialismo
statunitense.
Il solito boato saluta la comparsa di
Hugo Chavez, venuto a premiare il
milionesimo alfabetizzato nel corso
del 2003 della Mision Robinson, la
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USA
E OLIGA R CHI
CONTR O LA R IVOLUZIONE
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VERSO UN CONFLITTO
COLOMBIA A MERICA NA ?
CON LA
Internazionale
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XXIII Congresso
del Partito
Comunista
Giapponese
di Br uno Ster i
UN CONGRESSO DI
Tokyo
l 23 Congresso del Partito Comunista Giapponese, svoltosi in una localit a poche decine di chilometri
da Tokyo nel complesso che usualmente ospita i lavori della scuola
quadri del partito, stato concepito
come un con gresso di svolt a.
Larretramento subto in occasione
delle elezioni politiche dello scorso
anno, che ha riportato i comunisti
giapponesi dal picco di consenso
del 98 (15%) alle percentuali mantenute nel corso degli anni 90
(8%), ha certamente indotto a procedere ad una circostanziata riflession e programmat ica e ad u na
messa a punto dellispirazione generale, della cornice di principi che
deve presiedere allazione dei comunisti allesordio del nuovo secolo. Limpressione offerta dai cinque giorni di congresso - che ha visto un migliaio di delegati seguire
diligentemente il susseguirsi delle
relazioni e degli interventi - comunque quella di una forza politica
solida e coesa, forte di 400 mila
iscritti e in grado di diffondere 2 milioni di copie giornaliere del quotidiano di partito Bandiera Rossa: lobiettivo dichiarato durante i lavori
congressuali di raggiungere rispettivamente i 500 mila iscritti e i 2
milioni e mezzo di lettori. Dunque
anche dal rafforzamento della
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L I NDIPENDENZA
DA GLI
USA
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Internazionale
R EGOLE
La seconda gamba della rivoluzione democratica concerne lesigenza d i u n p rofon do cambiamento nel mondo del lavoro e nelle
relazioni sociali, con lobiettivo di
imporre regole al capitalismo e
controllo sociale alle grandi corporations. La richiesta pressante di una
regolamentazione a tutela del lavoro va intesa alla luce della pecu-
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Internazionale
LA
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sfruttamento, ma n on la libert
ideologica; essa sar un processo
molto lungo, basato sul consenso
crescente del popolo e sostenuto da
una stabile maggioranza parlamentare. Linsistenza sullineludibilit
del pluralismo politico e della democrazia socialista non ha impedito daltra parte unadesione senza
riserve allesperienza di alcune societ che, in rottura col capitalismo,
stanno tentando di percorrere una
nuova via, quella del socialismo attraverso uneconomia di mercato.
In questa prospettiva, grande attenzione riservata alla Cina: Che un
miliardo e 300 milioni di persone
perseguano questo corso un fatto
rilevante per il 21 secolo e per tutta
lumanit. La combinazione tra
economia di piano e mercato ritenuta una soluzione allaltezza dei
tempi e particolarmente adatta allo
sp ecifico con testo intrasiat ico
(Avanzare verso il socialismo attraverso uneconomia di mercato legittimo e si adatta alle condizioni
giapponesi). E, del resto, tutto ci
in sintonia con gli strettissimi rapporti che il Pcg mantiene con il Pc
cinese ed il Pc vietnamita, presenti
al congresso con nutrite e autorevoli delegazioni.
In definitiva, rimane limpressione
di un Pcg molto pragmatico e strettamente legato ad un peculiare contesto geopolitico e storico. Senz altro una rilevantissima presenza in
uno dei massimi capisaldi del capitalismo contemporaneo.
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Antifascismo
Foibe
di Rossana Rossanda
NON
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Antifascismo
Il racconto di un comandante
partigiano, affinch i giovani
sappiano e conoscano
la grandezza morale
delle lotte di liberazione
dei popoli
Senza tregua
PUBBLICHIAMO UN
PESCE,
GIOVANNI
Il libro Senza tregua, di Giovanni Pesce, fu pubblicato per la prima volta, da Feltrinelli, nel 1967. Con lultima uscita, sempre per
i tipi della Feltrinelli, siamo alla quinta edizione. Senza tregua , come scritto nella controcopertina di questa quinta edizione, ormai un classico della memorialistica partigiana, nonch uno dei rari documenti sul ruolo svolto dai Gruppi di Azione Patriottica
(GAP) nella Resistenza e si presenta oggi come insostituibile antidoto contro quella perdita di memoria storica che si profila come uno
dei guasti della coscienza civile contemporanea.
Memorialistica, si, ma non solo: nel libro di Pesce, in cui si racconta della lotta partigiana a Torino, emerge un giudizio, politico e
morale, sulla concezione stessa della lotta. Ed questo giudizio, il rapporto delluomo (e della donna: il libro di Pesce pieno di figure
di partigiane, a cominciare da Sandra, la moglie, nella realt Noris, dellautore) con la lotta, con la violenza, con luso della forza
per la libert, che rende lopera di Pesce di una attualit e di una modernit assolute. Perch in Pesce, in ogni pagina, in ogni racconto di azioni contro i nazifascisti, sempre emerge il dolore, persino la paura, di utilizzare la violenza, come emerge lassoluta necessit di utilizzarla contro gli oppressori e per riconquistare la libert e la dignit di un popolo, dei lavoratori, di ogni singolo uomo
torturato, di ogni singola donna resa schiava.
La bellezza di tante pagine di Pesce struggente, quanto alto il loro valore morale. In questi tempi di vasti revisionismi ed abiure,
nei quali si mette in discussione persino la liceit degli oppressi di utilizzare la forza per liberarsi, nessuna risposta pu essere pi alta
di queste pagine della medaglia doro alla Resistenza Giovanni Pesce, che gi a 18 anni part per combattere in Spagna.
Per questo abbiamo deciso di pubblicare, e far conosce ai pi giovani, uno dei tanti racconti di lotta del libro Senza tregua.
E il racconto di un attacco dei GAP ad una postazione di torturatori nazifascisti, nella Torino del marzo 1944, a pochi giorni dalla
fine delle grandi e memorabili giornate di sciopero.
La regola, sotto qualsiasi cielo, sempre la stessa: se ti pieghi al terrore il tallone del nemico ti schiaccer definitivamente
Latmosfera euforica dello sciopero generale sfumata.
Pi di uno che parlava apertamente nei giorni dello sciopero, ora sussurra circospetto o tace.
Da Pratolongo, con cui mincontro allindomani, apprendo che la reazione nazifascista pesante soprattutto
nelle fabbriche. Arresti, torture, deportazioni, pattugliamenti nei reparti: gli operai lavorano sotto il controllo degli sgherri di Zerbino e per un nonnulla si procede al loro
arresto, allinterrogatorio, al pestaggio. Le punizioni in
qualche caso vengono comunicate direttamente in foglietti affissi allingresso delle fabbriche. Vogliono demoralizzare le maestranze. Vi sono stati casi di reazioni spontanee alla violenza fascista, ma le nostre organizzazioni
hanno dissuaso gli operai alle azioni isolate votate allinsuccesso. Sono proprio queste che il nemico vorrebbe per
individuare i pi decisi e colpire meglio. Le direttive sono
invece quelle di rafforzare lorganizzazione clandestina e
di intensificare il sabotaggio della produzione bellica, la
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Antifascismo
Abbiamo incontrato Giovanni Pesce, per porgli queste due brevi domande:
Caro Pesce: perch questa quinta edizione di Senza tregua?
Come saprete il regista Marco Pozzi ha trasformato il mio libro in film e questo film stato proiettato alla scorsa Biennale
di Venezia. Alla fine della proiezione centinaia di persone, fra le quali tantissimi giovani, si sono levate in piedi ad applaudire, chiedendo del libro Senza tregua, da tempo senza ristampa. Ed e anche per questo motivo che ne stata fatta questa quinta edizione
Rileggendolo, troviamo il tuo libro di una straordinaria attualit, in questi tempi di revisionismo profondo in cui Pansa pu gettare
fango sulla Resistenza, in cui le piazze vengono intitolate ai martiri delle foibe, in cui si parla di Resistenza angelicata e in cui ci
viene persino detto che occorre condannare ogni violenza in modo assoluto, anche quella a cui i popoli sono costretti per liberarsi dagli oppressori , dalla tirannia. Che ne pensi?
Credo che tu abbia completamente ragione. Sono di nuovo tempi difficili. Dilaga la guerra imperialista cos come dilaga il
revisionismo storico. Ho combattuto per la libert, assieme a tutti gli altri e contro nemici feroci e oggi credo che sia pi
che mai legittima la forza, la lotta, affinch i popoli possano resistere e liberarsi dai nuovi e altrettanto feroci oppressori di
un tempo.La Resistenza non mi appare davvero angelicata, semmai, oggi, drammaticamente demonizzata.
Dei compagni palestinesi, uomini vicini ad Arafat, mi hanno invitato in questi giorni in Palestina, a portare il mio saluto e
la mia solidariet a quel popolo in lotta. Nonostante i miei 86 anni credo che partir
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Lambiguit della
non violenza
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POLITICHE CHE
HANNO
PORTATO ALLA RASSEGNAZIONE E ALLA SCONFITTA DELLE
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Lenin e
la rivoluzione
di A ndr ea Catone
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E A
SINISTRA ,
CONTRO IL
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pi livelli, coinvolse milioni di operai e di contadini e scosse dalle fondamenta lintera societ russa. La
guerra disastrosa favor il precipitare della crisi e linsorgenza di
massa, che si diffuse a macchia dolio. I bolscevichi non erano degli
ideologi astratti e isolati dalle masse,
ma di queste rappresentavano nel
loro programma le esigenze pi
profonde. Il 7 novembre 1917, la destituzione del governo provvisorio
fu solo un momento di un ben pi
v ast o p ro cess o r ivolu zionario .
Oltretutto, il palazzo dinverno fu
preso quasi senza colpo ferire.
Marx riflett non episodicamente
sullesperienza della Comune di
Parigi, primo tentativo di rivoluzione comunista represso sanguin osissimamente. Da quellesperienza il movimento operaio apprendeva che ogni tentativo di rovesciare lordin ament o fondato
sulla propriet privata borghese
avrebbe incontrato da parte della
classe capitalistica una reazione ben
pi violenta e feroce di quella che si
scaten sulla borghesia quando rovesciava il sistema feudale. Bisognava scegliere se dotarsi di strumenti
adeguati per bloccare la controrivoluzione, o fare la stessa fine della
Comune. Lenin e i bolscevichi erano di fronte ad una scelta obbligata:
affrontare con mezzi demergenza
uno stato demergenza, su un terreno quello della guerra civile
che non essi, ma la reazione interna
e lintervento straniero delle potenze imperialiste avevano imposto.
La durezza della guerra civile impose laccentramento del comando
e metod i militari di d irezione .
Lalternativa era lasciare il proletariato e i contadini russi alla merc
delle bande armate di Denikin e
Kolciak. Sin dalla vittoria della rivoluzione in Russia, questa fu circondata da un cordone sanitario, fu una
fortezza assediata che dovette cercare di resistere e difendersi con
tutti i mezzi di cui disponeva.
Ben altro discorso invece quello
tendente a identificare la concezione di Marx e di Lenin sulla dittatura del proletariato con una pre-
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scelta, per dirla con Zizek3, solo allinterno delle coordinate dei rapporti di potere esistenti. Il solo pensare altre forme di partecipazione e
gestione della cosa pubblica considerato eresia.
Vale la pena interrogarsi sulle ragioni di questo perdurante attacco
alla figura e allopera di Lenin, e alla
rivoluzione dOttobre, ancora a 15
anni dal 1989, che segna simbolicamente la data della sconfitta in
molti paesi del primo grande assalto al cielo.
La prima fase di questo attacco ha
puntato a far diventare senso comune
verit consolidata, di per s evidente, indiscutibile la visione dellintera storia del comunismo novecentesco come una sequela essenzialmente di orrori e di disastri politici, sociali, economici, umani: disastro lURSS, disastri le democrazie
popolari dellEuropa centro-orientale. Un cumulo di maleodoranti
macerie di cui non c nulla da salvare, di cui liberarsi quanto prima e
definit ivamen te. Questa visione
della storia del comunismo novecentesco, una volta divenuta senso
comune, esime da qualsiasi analisi
differenziata, dai tentativi di studio
e comprensione, bollati oramai con
lepiteto, divenuto infamante, di
giustificazionismo storico. Questa
operazione ha fatto breccia, come
si diceva, anche nella sinistra che si
richiama al comunismo, come attestano numerosi interventi apparsi
su Liberazione e il manifesto in queste ultime settimane. Ma questa
azione fondamentale di demolizione e delegittimazione del comunismo storico non era ancora sufficiente: ci che andava demolito non
era solo una storia, con le sue possibili varianti, alternative, percorsi
contraddittori e non unilineari, ma
la teoria, i principi che avevano guidato gli uomini nel loro agire: il
peccato originale che va estirpato alla
radice. Dunque, Lenin, la figura
che assomma in s la teoria e la pratica della rivoluzione proletaria,
concepita e agita come rivoluzione
politica, sociale, culturale. Demo-
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Note
1 Pietro Folena, Questo dibattito riguarda
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Prima
che lamore
finisca
UN LIBRO DI RANIERO LA V ALLE CONTRO LA RIMOZIONE (CAPITALISTICA) DEL NOVECENTO E DELLE SUE CONQUISTE
strada aperta dal Concilio giovanno di cui La Valle (al tempo giovanissimo direttore del quotidiano
L Av v e n i re dItalia) fu cronista appassionato e testimone. la Costituzione (intesa come progetto di
democrazia compiuta ed effettiva)
la bussola viva di questo pensiero
politico, riassumibile nellendiadi
Pace e diritti (che d il nome allassociazione fondata da La Valle).
Nato giornalista, La Valle si scoperto negli anni della maturit non
solo scrittore vero ma soprattutto
teorico della politica; mi piace qui
ricordare, per il suo carattere involontariamente semi-clandestino, il
bel libro intitolato La pagina bianca
(Roma, Palombi, 1999) in cui La
Valle avanzava una serie coerente di
proposte, articolate fino nei dettagli, per un nuovo governo della citt
di Roma (dallistituzione dei consigli di quartiere come organi di democrazia diretta e autogestione, alla
creazione di una citt delle culture
degli immigrati da costruirsi at torno allex- gasometro, dalla piena
fruibilit del Tevere ad una nuova
impostazione della politica dei trasporti urbani, etc.). E molte di queste proposte sono ora, pi o meno,
attuate dal sindaco Veltroni (in verit, senza mai citare la fonte).
Il libro oggetto di questa nota, Prima
che lamore finisca (Milano, Ponte alle
Grazie, 2003, pp. 348, Euro 16,00),
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Il socialismo
possibile
CONSIDERAZIONI IN MARGINE AL LIBRO DI A LESSANDRO V ALENTINI, GUERRA AMERICANA E LOTTA PER IL SOCIALISMO, CON UN
CONTRIBUTO DI GIOVANNI PIGA E PREFAZIONE DI CLAUDIO
GRASSI, LA CITT DEL SOLE, 2003, PP. 106.
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Il nostro giornale cresce, cresce linteresse politico che suscita, cresce larea dei collaboratori come cresce il numero degli abbonati. Da
questo punto di vista le cose vanno bene. La
questione che continuamente ci poniamo
come far fronte, economicamente, alla richiesta oggettiva di sviluppo della rivista. Non abbiamo altro, come sostegno, che i nostri abbonati, anche se la fortuna vuole che non abbiamo
nessun redattore e collaboratore da pagare,
nemmeno uno. Ma le pur piccole spese di gestione ordinaria di una rivista economicamente
povera come la nostra aumentano, aumentano
e si fanno pesanti - diremmo - come quelle di
una famiglia operaia in questi tempi difficili.
Allora, labbonamento, per lernesto, tutto e
un abbonato in pi, un nuovo abbonato che si
pu trovare oro.
Rinnovate labbonamento, trovate, ognuno/a di
voi, un abbonato nuovo!
Particolarmente importante labbonamento
sostenitore (di 60 euro).
Tanto pi che questanno, per il sostenitore,
abbiamo due bei regali : il CD musicale prodotto da lernesto, Io lavoro ( con le pi belle
canzoni sul tema del lavoro) e il film, in cassetta o in DVD, della nostra Festa nazionale,
tenutasi lo scorso agosto a Cantiano, in provincia di Pesaro-Urbino.
Il film (di circa unora, girato gratuitamente dal
compagno Alfonso Napolitano, un regista di cinema e teatro di grande talento e per tanti anni
direttore artistico della pi prestigiosa rassegna di teatro dialettale delle Marche, la
Rassegna di Varano, e costruito, sempre gratuitamente, da uno dei migliori tecnici del montaggio in circolazione, Fabrizio Manizza) il
film, si diceva, seppur fatto con pochi mezzi,
per risparmiare, davvero molto bello e soprattutto ha la dote di far rivivire alle centinaia
di compagne e compagni che sono stati a
Cantiano la passione politica e la festa di quei
giorni.
Chi far labbonamento sostenitore potr scegliere uno di questi due regali:
1) Il CD musicale Io lavoro;
2) Il film della festa, specificando se in cassetta
o in DVD; indicando la scelta nella causale del
CCP, oppure inviando la richiesta per e-mail
(info@lernesto.it).
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diamoci una mano da comunisti!