INDEX
BACK TO HOMEPAGE
GLI IPERSPAZI IN GENERALE
Le variet e la topologia
Giochi topologici
Usi degli iperspazi: il problema di re Oscar di Svezia
GLI SPAZI CURVI
2
Lo spazio incurvato dalla gravit: la relativit generale di Einstein
I cambiamenti di coordinate e la formula di distanza
LA PROGRAMMAZIONE LINEARE E I POLITOPI
I matematici utilizzano sovente quello che viene chiamato metodo astratto, per
definire degli oggetti matematici che hanno alcune caratteristiche degli oggetti della
nostra esperienza, ma per il resto se ne discostano. Come stato detto, un simile
atteggiamento pu essere riassunto nel motto: loggetto matematico quel che fa.
Questo particolarmente vero nella geometria a pi di tre dimensioni.
una
superficie
in
due
dimensioni,
ma
cos
una
sfera
quadridimensionale?
La fisica einsteniana suggerisce che la quarta dimensione possa essere il tempo, e
che quindi lo spazio in cui viviamo in realt uno spazio-tempo quadridimensionale
chiamato cronotopo. Ma quando si va a tracciare linee e superfici in questo
spaziotempo si cozza pur sempre col problema della non intuitivit di tali nozioni.
Inoltre, le geometrie pi interessanti sono quelle con un numero molto elevato di
dimensioni. La geometria a sei dimensioni, per esempio, molto interessante perch
consente di descrivere il moto di una particella nello spazio.
In geometria superiore (i termini geometria astratta o geometria moderna sono
egualmente eloquenti) vengono definite delle propriet e nullaltro che delle
propriet, che vengono attribuite a qualcosa che ha un nome e gode di tali propriet.
Nullaltro
richiesto.
Ad
esempio,
al
nome
di
spazio
vettoriale
FIGURA
0705161732
4
3
(3 , 2)
(-2 ,
1)
-4
-3
-1
-1
-2
-2
-3
(1 ,
-2)
-4
Le coppie di numeri accanto a ciascun punto sono le distanze con segno dagli assi.
Si noti che la attribuzione di coppie di valori largamente arbitraria: possiamo
ruotare gli assi ottenendo nuove coordinate; cos come possiamo passare ad una
classe pi vasta di rappresentazioni chiamate rappresentazioni affini dello spazio,
esemplificate nella figura 0711110959:
FIGURA
0711110959
cy
y c
y
1
x
cx x
cx
Si vede da tale figura che le coordinate del punto P, che avendo come riferimento gli
assi cartesiani ortogonali x,y sono cx e cy, prendendo come riferimento il sistema di
riferimento affine x e y diventano cx e cy.
a x
i
n 1
Dimensioni e sottospazi
back to index
(o,
come
si dice,
0-spazio);
una
linea
uno
spazio
FIGURA
0705161738
8
R (5 , 7)
5 = 32 + 42
3
5
4
3
P (1 ,
4)
Q (5, 4)
2
1
-4
-2
-1
-1
-2
4 2 32
16 9 5
( d a ) 2 (e b ) 2 ( f c ) 2
Ci accorgiamo subito che in tutti i casi, compresi quelli della distanza PQ e QR, si
applicata la stessa formula, chiamata la formula pitagorica della distanza o, pi
frequentemente, formula della distanza euclidea:
d ( p1 , p2 )
x p1 x p2 2 y p1 y p2 2
dove xp1 e xp2 sono le coordinate x rispettivamente del primo e del secondo punto e
yp1 e yp2 sono le coordinate y rispettivamente del primo e del secondo punto.
Una simile formula pu essere facilmente generalizzata ad n dimensioni:
d ( p1 , p2 )
1
1
x12
dove abbiamo impiegato i simboli x1k per indicare la k-esima coordinata del primo
punto p1 e i simboli x2k per indicare la k-esima coordinata del secondo punto p2
Tale formula viene usualmente definita come la formula della distanza euclidea per
spazi multidimensionali.
Per esempio, la distanza tra i due punti (1,0,-1,4,2) e (3,1,1,1,-1) (che stanno nello
spazio a cinque dimensioni) :
(3 1) 2 (1 0) 2 (1 ( 1)) 2 (1 4) 2 ( 1 2) 2
4 1 4 9 9
27
dove i valori:
dxi = x2i x1i
sono le differenze tra le i-esime coordinate, e dove i numeri g jk fanno parte di una
matrice arbitraria di valori.
Lo stesso Riemann ipotizz una distanza data dalla radice quarta di una formula
ogni addendo della quale dato dalla moltiplicazione di quattro fattori.
In altre parole, nella geometria superiore degli iperspazi il concetto di distanza non
unico e connaturato allo spazio che si studia, ma definito, e ad ogni definizione
10
corrisponde uno spazio diverso, con caratteristiche uniche e peculiari che possono
differire radicalmente da quelle dello spazio euclideo.
x
2
x
2
10
11
FIGURA 0711111127
(0,3,3)
(3,3,3)
(0,0,3)
(0,3,0)
(3,0,3)
6
5
(3,3,0)
3
1
(0,0,0)
1
O
1
2
3
(3,0,0)
12
[0705210652]
ax + by + cz = 0
13
piano abbiamo bisogno di due valori: uno meno della dimensione dello spazio in cui
il piano si trova (tre).
In altre parole, possiamo ottenere una rappresentazione parametrica:
x 1 x 0 y
y 0 x 1 y
z
a
b
x y
c
c
Quelli di cui abbiamo parlato finora sono spazi pluridimensionali euclidei, che
generalizzano lunico tipo di spazio che lo studente di scuola media superiore
conosce quello bidimensionale o tridimensionale della geometria euclidea e quello
bidimensionale dellanalisi delle funzioni di una variabile reale.
Ma la geometria avanzata conosce svariati tipi di spazi pluridimensionali: spazi
vettoriali, spazi affini, spazi proiettivi, spazi di Riemann, solo per citare i primi che
si incontrano approfondendo lo studio della disciplina.
Prima di arrivare a parlare di tali spazi, definiti spazi astratti, introduciamo un
esempio che ci servir per chiarire le idee: lo spazio delle fasi di una bicicletta.
14
FIGURA 0705251106
3
3
5
2
15
Pu scomparire il concetto di distanza: nello spazio delle fasi della bicicletta, che
distanza ci pu essere tra una bici col manubrio voltato a destra e una bici col
manubrio voltato a sinistra?
Pu essere definita una distanza del tutto differente da quella euclidea, come nel
caso del cronotopo (spaziotempo) della relativit ristretta.
Per quanto sia difficile crederlo, esistono spazi in cui definita la posizione
reciproca dei punti ma in cui non pu essere definita una distanza, nel senso che
qualsiasi funzione distanza che fosse definita darebbe una topologia diversa da
quella considerata.
Questi spazi differenti dallo spazio euclideo ricadono entro categorie generali aventi
caratteri comuni. Spesso i matematici non sono interessati allo studio di questo o
quello spazio particolare, ma precisamente di queste categorie, definite come spazi
astratti.
Uno spazio astratto un insieme di punti dotato di una struttura generalmente
definita specificando un insieme di assiomi che devono essere soddisfatti dai punti.
Si tratta di un tipico approccio assiomatico: esattamente come nella geometria
euclidea, il concetto di punto un concetto primitivo che resta non-definito, o
meglio, viene definito solo attraverso le relazioni che ha con gli altri punti o con altri
concetti primitivi.
Importanti tipi di spazi astratti sono lo spazio vettoriale, lo spazio topologico, lo
spazio metrico, lo spazio di Hilbert.
Lo spazio vettoriale uno spazio astratto, dove i punti o vettori u, v, w, sono
enti di qualsiasi genere che soddisfano i seguenti assiomi:
u + (v + w) = (u + v) + w
u + v = v + u
Esistenza di un elemento tale che v + 0 = v
1 v = v
h (k v) = (h k) v
16
k (v + w ) = k v + k w
dove h, k sono numeri reali o complessi o elementi di strutture analoghe, chiamate
campi e 1 lelemento neutro del campo.
Un esempio familiare di spazio vettoriale lo spazio dei vettori liberi tridimensionali
della fisica, che possiamo raffigurare come una palla irta di vettori che hanno il
loro punto iniziale (o punto di applicazione) in una origine comune. Le copie di tali
vettori applicate a questo o quel punto dello spazio, definiti vettori applicati,
rappresentano in realt un unico vettore libero, di cui hanno la stessa direzione, lo
stesso verso e la stesso modulo o grandezza (lunghezza)
Un altro esempio, meno intuitivo, di spazio vettoriale, quello delle enople di
numeri con laddizione componente per componente e la moltiplicazione scalare.
Esiste lo spazio vettoriale delle funzioni su insiemi (es. spazio di Banach), lo spazio
vettoriale dei polinomi in x, lo spazio vettoriale delle matrici ecc.
Gli spazi metrici, come vedremo pi avanti, sono insiemi tra due punti qualsiasi dei
quali stabilita una distanza. Negli spazi vettoriali metrici, dove esiste una distanza,
vengono anche definiti angoli.
Gli spazio topologici, che pure vedremo, hanno definita la posizione reciproca dei
punti ma non la distanza.
Anche lo spazio euclideo in realt studiato come spazio astratto, di cui lo spazio
fisico solo un caso particolare: i suoi punti possono essere qualsiasi cosa, dai
polinomi alle matrici, ai punti dello spazio fisico ai vettori geometrici. La definizione
matematica di spazio euclideo varia lievemente ma coincide nella sostanza: si tratta
di uno spazio affine dotato di una metrica euclidea per alcuni matematici; per altri
pu essere descritto come lo spazio vettoriale delle enople (spazio prodotto di R)
dotato di struttura di spazio affine e di distanza euclidea.
Queste due definizioni coincidono, se si considera che uno spazio vettoriale pu
essere pensato come spazio euclideo se si considerano i vettori come punti e i
vettori-differenza tra due vettori dati come vettori di uno spazio euclideo. Ad
esempio, il vettore differenza tra (3,3,3) e (1,1,1) (2,2,2), che viene considerato
come il vettore il cui capo iniziale nel punto (2,2,2) e il cui capo finale nel punto
(3,3,3)
17
Parecchi degli spazi sopra descritti non hanno pi molto in comune col concetto di
spazio fisico cui siamo abituati: a parte il fatto di essere composti da punti a
ciascuno dei quali possiamo assegnare una coordinata.
Spazi di Hilbert
back to index
18
x p2 x p1 2 y p2 y p1 2 22
19
si tratta di una equazione di secondo grado in quattro variabili, che definisce una
ipersuperficie nel nostro spazio. In altre parole, le posizioni della zolletta possono
essere visualizzate come una superficie in uno spazio quadridimensionale.
FIGURA
0705271234
velocit
G
- 180
- 180 F
H
+
180
+
180
- 90
posizione
(angolo)
+ 90
D
0
20
Le linee chiuse sono le oscillazioni del pendolo che non ha sufficiente velocit per
raggiungere il punto di svolta superiore F nella figura di destra e superarlo
(traiettorie DEED della figura di destra)
Le linee aperte sono le traiettorie del pendolo che ha sufficiente velocit per arrivare
al punto F e scendere dal lato opposto (traiettorie DEFCD della figura di destra).
Il cronotopo di Minkowski
back to index
[0705280722]
x4 = i c t
Grazie alla forma matematica data alla coordinata x4, dove i lunit immaginaria
dei numeri complessi, un fronte donda luminosa che si espande ha equazione
[0705280723] x12 + x22 + x32 + x42 = 0
Se interpretiamo lespressione a primo membro della [0705280724] come la distanza
dei punti del fronte donda dallorigine possiamo introdurre la distanza
relativistica:
[0705280724]
21
relativistica indicano che il secondo evento si verifica in un punto dello spazio che il
raggio luminoso generato dal primo raggiunge prima che esso si verifichi.
In figura 0705280603 mostrata la proiezione in tre dimensioni, x, y, t, di un
ipercono che rappresenta il fronte donda di un lampo di luce che si diparte dal
centro (0,0,0,0) del cronotopo. Il trucco che ci consente di visualizzarlo consiste nel
rimuovere la dimensione z, come se si stesse guardando il cono di luce che si allarga
sul pavimento costituito dal piano x, y quando accendiamo una lampadina. Allora
ogni foglio orizzontale del grafico pi in alto rappresenter il cerchio di luce sul
pavimento in momenti diversi.
FIGURA
0705280603
tempo
t0
x
z
fronte donda di
luce al tempo t0
22
Le coordinate lagrangiane
back to index
23
del vincolo riduce a tre il numero dei parametri necessari per descrivere la sua
posizione.
Il passo successivo nella descrizione dei sistemi fisici fu fatto da de Lagrange: egli
mostr che il fisico non vincolato, nella scelta delle coordinate con cui descrive la
configurazione di un oggetto, alle coordinate cartesiane delloggetto: in realt,
qualsiasi insieme di grandezze o misurazioni da cui si pu risalire alle posizioni e
alle velocit di un sistema pu costituire un sistema di coordinate. Esistono in realt
infiniti insiemi di parametri che possono fungere da coordinate, ed possibile
scegliere quelli pi adatti a trattare matematicamente il problema che si ha dinanzi;
lunica cosa che hanno in comune questi insiemi di parametri il numero: esso
sempre pari ai gradi di libert del sistema. Questi insiemi di parametri prendono il
nome di coordinate lagrangiane. Per chiarire il concetto svilupperemo lesempio
classico di un sistema meccanico costituito da particelle in moto.
Supponiamo di incollare alla parete di un montacarichi un tubo trasparente di
gomma, e, mentre il montacarichi sta salendo con velocit costante k, di lasciar
cadere nel tubo una pallina.
Matematicamente, abbiamo un sistema bidimensionale formato da una particella
puntiforme vincolata a muoversi su una curva di equazione x 2 = x12 (supponendo che
questa equazione descriva la curvatura del tubo di gomma) e che sottoposta ad un
campo gravitazionale uniforme i cui vettori sono paralleli allasse y e con verso
contrario.
Il vincolo risultante dal fatto che la particella si pu muovere solo lungo la curva
ascendente esprimibile con la formula:
y = x2 + kt
e cio:
x2 kt + y = 0
La presenza del vincolo fa s che le coordinate cartesiane siano in realt dipendenti
luna dallaltra: il sistema ha quindi non due, ma un grado di libert.
24
[0708091855]
x = q1
[0708091855]
y = q12 + kt
25
Possiamo ora esprimere il vettore posizione della particella come funzione delle
coordinate lagrangiane e del tempo:
x = x(q1 , t)
y = y(q1 , t)
La presenza di t non significa altro che nelle [0708091855] il tempo compare come
variabile. Questo indica una doppia dipendenza di y dal tempo: in ogni tempo t il
valore di q12(t) va modificato di una quantit dipendente direttamente dal tempo,
che non inglobata in q1.
Niente
impedisce
di considerare come
coordinata
lagrangiana
il valore
[0708061900]
vy
dy
y
y
y
q1
dt
q1
t
Essa non altro che lapplicazione del chain rule o regola di derivazione delle
funzione composte:
[0708091906]
D y (q1 (t ),..., qn (t ), t
y dq1
y dqn y dt
...
q1 dt
qn dt
t dt
26
y
2
q1
q1
dq1
1 m / sec
dt
y
1 m / sec
t
dy
y 2 1 1 3 m / sec
dt
27
F(x,y,z) = 0
di grado n arbitrario in cui compaiano monomi con potenze di x, y, z in grado
arbitrario una superficie algebrica.
Possiamo facilmente generalizzare il concetto in quello di ipersuperficie algebrica: il
luogo dei punti che in uno spazio n-dimensionale soddisfa lequazione:
[0705191645]
F(x1,x2,,xn) = 0
28
Una superficie espressa sotto forma di equazione si dice espressa in forma implicita.
Un altro modo di esprimerla quello detto parametrico. Allidea intuitiva di
superficie come frontiera di un solido geometrico o contorno di una porzione
limitata di spazio, avente solo due dimensioni la matematica sostituisce il concetto di
un ente geometrico a due dimensioni nel quale ogni punto dipende essenzialmente
da due numeri, detti parametri. Cos, una superficie in tre dimensioni sar definita
come linsieme dei punti le cui coordinate x 1, x2, x3 sono quelle espresse da tre
equazioni del tipo:
x = f1(u,v)
y = f2(u,v)
z = f3(u,v)
al variare dei due parametri u,v definiti in un adeguato intervallo ( u 1 u u2, v1 v
v2 )
Ad esempio, la sfera di cui sopra pu essere espressa come:
x = r sen u cos v
y = r sen u sen v
z = r cos u
per 0 u,v < 2 (vedi figura 0705200810)
FIGURA
0705200810
z
P
R
u
y
v
29
Le variet (manifolds)
back to index
Abbiamo visto che in uno spazio 4-dimensionale esiste un sottoinsieme di punti le cui
coordinate (p,q,r,s) sono individuate dalla equazione:
(p r)2 + (q s)2 = d2
che rappresenta le posizioni di una sedia. Vedremo pi avanti che in uno spazio
tridimensioniale in cui le variabili x,y,z rappresentano le quantit vendute di tre
diversi tipi di prodotti da parte di una impresa liperpiano di equazione ax + by + cz
= P rappresenta i punti in cui il profitto pari a P. Vedremo ancora che gli stati di
un sistema periodico sono rappresentati da una linea chiusa nello spazio delle fasi.
30
Ci rendiamo cos conto che allinterno degli iperspazi ci sono set di punti di
particolare importanza. Essi costituiscono altrettanti esempi degli oggetti
matematici chiamati variet (inglese manifold).
Il concetto di variet uno dei pi importanti della matematica moderna. In pratica
una variet una generalizzazione della nozione di superficie per un numero
arbitrario di dimensioni e per spazi pi generali di quelli euclidei (ne abbiamo visto
diversi esempi).
Quindi i tipi pi semplici di variet sono quelle a una sola dimensione nello spazio
euclideo bidimensionale (le curve nel piano, con la retta come caso particolare) e
quelle a due dimensioni nello spazio euclideo tridimensionale (le superfici nello
spazio, con il piano come caso particolare).
Il concetto di variet di ordine n in un m-spazio euclideo coincide col concetto di
ipersuperficie parametrizzabile con n parametri u1,u2,,un che abbiamo esposto pi
sopra.
Ad un livello pi complesso, esistono insiemi di punti come quelli delle posizioni
della sedia in un 4-spazio individuati da tre coordinate e non da due (determinando i
soli tre valori di p,q,r rimane determinato il valore di s).
Ma esistono variet pi esotiche, come linsieme delle ellissi in R 3 con il fuoco in
(0,0,0), o, come abbiamo visto, linsieme delle posizioni di una sedia in uno spazio
quadridimensionale o linsieme delle posizioni di un pendolo nel suo spazio delle fasi
bidimensionale o linsieme di tutti i possibili cerchi in R3.
Limitandoci alle variet dette aperte contenute in iperspazi di maggiore dimensione
(cosiddette variet immerse o embedded manifolds), che sono pi vicine al concetto
intuitivo di superficie in uno spazio tridimensionale, si pu definire una variet
topologica (il tipo pi semplice) di dimensione n come un insieme di punti di un
iperspazio a ciascuno dei quali sono assegnate coordinate (x 1,x2,,xn) per mezzo di
una serie di mappe interallacciate che coprono tutta la variet. Ogni mappa una
porzione di Rn che ha la caratteristica di essere una esatta copia della porzione di
variet rappresentata, non nel senso che conserva distanze o angoli, ma nel senso
che conserva la topologia, cio la posizione reciproca dei punti.
Possiamo renderci conto di questo proiettando una calotta sferica S sulla porzione di
piano rappresentata dal disco S (figura 0711111512): n le distanze n gli angoli
saranno conservati, ma due punti vicini sulla calotta saranno ancora vicini se
31
proiettati sul disco e un punto A separato da un punto B da altri punti sar ancora
separato se proiettato sul disco.
FIGURA 0711111512
A
70
B
S
90
32
FIGURA 0705251941
P1
P2
FIGURA 0705251942
D
B
33
FIGURA 0705251943
C1
C4
C2
C3
In tal modo si ottiene un atlante composto da 4 carte: C1, C2, C3, C4.
Le singole carte dellatlante sono interallacciate: una descrizione completa della
variet deve riportare anche il modo in cui, nelle regioni in cui esse si
sovrappongono, le coordinate di una carta si trasformano in quelle dellaltra carta
relative al medesimo punto.
Che cosa differenzia le variet dagli iperspazi in cui sono immerse? Assolutamente
nulla: entrambi hanno una dimensione e dei punti e le variet normalmente hanno
un numero infinito di punti esattamente come gli iperspazi. Entrambi sono dotati di
una topologia. Entrambi possono avere una metrica. Anche le variet possono essere
studiate come oggetti a s stanti, senza riferimento allo spazio che le contiene: tanto
34
vero che una variet che pu essere immersa in uno spazio tridimensionale pu
essere immersa altrettanto bene in uno spazio di dimensione superiore.
Non a caso alcuni autori usano i termini manifold, variety, hyperspace come
sinonimi.
Le variet differenziabili
back to index
35
Le variet e i tensori
back to index
36
Uno strumento molto potente per lo studio delle variet, che permette di svincolarlo
dal sistema di coordinate particolare con cui si ha a che fare, il calcolo tensoriale,
sviluppato alla fine dellOttocento dai matematici italiani Ricci-Curbastro e LeviCivita e impiegato da Einstein, insieme alla geometria riemanniana, nella teoria
della relativit generale. Esso si basa sul concetto di tensore, che una
generalizzazione del familiare concetto di vettore. Le leggi fisiche o matematiche,
espresse in forma tensoriale, acquistano una straordinaria eleganza e semplicit.
LA TOPOLOGIA
Le variet e la topologia
back to index
o il fatto che sia stata scoperta solo dopo 5000 anni di pensiero matematico.
Sebbene qualche teorema topologico era noto a studiosi come Leonhard Euler gi
nel Settecento, linizio della disciplina si fa propriamente risalire allinizio del
Novecento.
La topologia studia le propriet di un insieme di punti invarianti per deformazione
continua. Queste propriet sono chiamati invarianti topologici. Consideriamo ad
esempio un foglio quadrato di gomma sottilissima e infinitamente deformabile.
Distanze, angoli, aree non si conserveranno quando ad es. lo deformiamo fino ad
ottenere una calotta semisferica. Ma la posizione reciproca dei punti si conserva:
due punti che erano separati da altri punti prima della deformazione lo saranno
ancora dopo la deformazione. Due linee chiuse sulla superficie saranno ancora linee
chiuse. Due linee che avevano in comune un punto avranno ancora in comune un
punto. E cos via.
Il correlativo di questa affermazione che non si pu passare, per deformazione
topologica da un insieme di punti che ha determinate caratteristiche topologiche ad
un insieme che ha caratteristiche differenti: per quanto si deformi il foglio quadrato,
37
che una superficie aperta, non si riuscir ad ottenere una sfera, che una
superficie chiusa, cio senza bordi. Per quanto si deformi una sfera, non si
riuscir a trasformarla in una ciambella o toro, che una superficie dove esistono
linee chiuse che non possono essere deformate con continuit fino ad ottenere un
punto: il numero di buchi di una ciambella doppia, tripla ecc. un invariante
topologico. Per quanto si deformi il nastro di Moebius non si riuscir ad ottenere un
cilindro, perch un cilindro ha due superfici, mentre il nastro di Moebius ne ha una
sola. E cos via. Stabilire se una variet topologica pu essere o no trasformata in
unaltra costituisce uno dei problemi principali che occupano i topologi.
Scherzosamente, la topologia chiamata anche india-rubber mathematics, cio
matematica del caucci. Due variet deformabili luna nellaltra sono, come vedremo
variet omeomorfe e per il topologo formano un unico oggetto.
Ancora pi sorprendente il comportamento della bottiglia di Klein(0612100942). La
bottiglia di Klein una superficie chiusa non autointersecantesi che ha una sola
faccia. Ma essa non raffigurabile come tale in uno spazio tridimensionale, perch
non possibile costruire una superficie chiusa ad una sola faccia senza farla passare
attraverso se stessa, come si vede dalla figura 0705260710). Limmagine
tridimensionale quindi una pura approssimazione descrittiva di una superficie che
pu essere rappresentata in modo soddisfacente solo passando ad uno spazio a 4
dimensioni.
La nozione di posizione reciproca dei punti alquanto vaga. Una delle maggiori
conquiste della topologia sta nellaver individuato una serie di concetti che
descrivono in modo rigoroso e completo la nozione imprecisa di posizione
reciproca dei punti di un insieme. Consideriamo ad esempio la forma che
assumono tali concetti nella topologia euclidea del piano R2, che quella che viene
correntemente insegnata agli studenti e che costituisce la base per lanalisi
matematica, il calcolo differenziale e il calcolo integrale.
Consideriamo un insieme S in R2. Col termine di intorno di un punto p in R2 si
definisce linsieme di punti che distano da p una distanza inferiore ad una distanza
data d o un qualsiasi insieme contenente questi punti. Se il concetto di distanza
introdotto in R2 euclideo, allora ogni intorno contiene unarea circolare in R2
avente un raggio positivo d e centro in p definito intorno circolare di raggio d.
Lintorno di un punto p in un insieme lintersezione dellintorno di p e
38
dellinsieme. Si dice insieme aperto un insieme ciascuno dei punti del quale ha un
intorno completamente composto da punti dellinsieme. Si parla in tal caso di punti
interni. Un intorno aperto semplicemente un intorno che un insieme aperto.
Linsieme dei punti interni di un insieme costituisce il suo interno. Un punto di S che
possiede un intorno formato di punti diversi da punti di S si dice punto isolato di S.
Un punto p in ogni intorno del quale cadono punti di S diversi da p si dice punto di
accumulazione. Un punto p in ogni intorno del quale cadono sia punti di S (che
potrebbero essere anche p) e punti non appartenenti ad S si dice punto di frontiera.
Tra i punti di frontiera rientrano evidentemente anche i punti isolati, perch in ogni
loro intorno cadono punti appartenenti ad S (loro stessi) e punti non appartenenti
ad S. Linsieme dei punti interni e dei punti di frontiera di un insieme rappresenta la
chiusura di un insieme. Un insieme che coincide con la propria chiusura si dice
insieme chiuso. Un insieme che coincide col proprio interno si dice insieme aperto.
Tutto questo pu essere visualizzato con una figura (figura 0705260702).
Una funzione da un insieme S ad un insieme T collega ad ogni punto p di S uno ed
un solo punto di T f(p) chiamato immagine del punto p. Una funzione si dice
bijettiva se ad ogni punto di S corrisponde un solo punto di T e ogni punto di T ha
una sola controimmagine in S. Nel caso di bijezione, la funzione che porta ogni
punto di T nella sua unica controimmagine in S detta funzione inversa della
funzione f. Dato un insieme V di T linsieme U dei punti di S le cui immagini sono in
V costituisce la controimmagine del sottoinsieme V di T. Una funzione da S a T si
definisce funzione continua se la controimmagine di un insieme aperto di T ancora
un insieme aperto di S. Una funzione bijettiva e continua, la cui inversa sia ancora
continua si dice omeomorfismo. Il concetto di omeomorfismo estremamante
importante in topologia: due insiemi di punti omeomorfi hanno la stessa posizione
reciproca e possono essere deformati con continuit luno nellaltro.
Espressa nel linguaggio della topologia, la definizione di variet suonerebbe
allincirca cos: una variet topologica di ordine n un insieme ogni punto del quale
ha un intorno aperto omeomorfo ad un intorno aperto di Rn.
Giochi topologici
back to index
39
FIGURA 0705210803
FIGURA 0705210821
40
FIGURA 0705210840
1
?
FIGURA 0705210905
41
42
FIGURA 0705251332
B
A
C
O
Quand che una curva si chiude? Si noti che la domanda non riguarda la forma o
la grandezza o la posizione della curva chiusa; si tratta in altre parole di un
problema topologico.
Lidea di Poincar semplice ed elegante: la curva si chiude se, data una porzione di
piano che incorpori uno e un solo punto della curva nel tempo t 0, esista un tempo t1
in cui il sistema occupi di nuovo lo stesso punto. Questa porzione di piano si chiama
sezione di Poincar. Una volta ripassato per lo stesso punto il sistema deve ripassare
per tutti i punti che ha percorso fino a quellistante, perch abbiamo incorporato
nelle coordinate anche le velocit, e non solamente le posizioni. Il fatto notevole
che possiamo posizionare la sezione di Poincar in un qualsiasi punto della curva: il
fatto che si abbia il passaggio nel medesimo punto anche in una sola sezione, implica
che la curva che descrive il moto del sistema sia chiusa (figura 0705251341).
43
FIGURA 0705251341
44
Una caratteristica delle variet topologiche che pu apparire aliena e lontana dal
senso comune che molte di esse non posseggono distanze tra i punti e che
comunque il concetto di distanza non essenziale per la loro esistenza.
Noi siamo abituati a spazi in cui sono misurabili distanze. In linguaggio matematico
rigoroso, in tali spazi definita una metrica, cio una funzione d(p,q) che a due
punti qualsiasi p,q assegna un valore chiamato distanza e che possiede le seguenti
caratteristiche:
d(p , q) 0
d(p , q) = 0 p = q
d(p , q) = d(q , p)
d(p , r) d(p , q) + d(q , r)
In altre parole, la distanza pu essere qualsiasi cosa, purch abbia tre
caratteristiche: a) la distanza di un punto da se stesso zero; b) la distanza tra due
punti sempre positiva; c) la distanza tra il punto p e il punto q eguale alla
distanza tra il punto q e il punto p; d) la somma della distanza tra p e q e della
distanza tra q ed r deve essere non superiore alla distanza tra p ed r.
La metrologia, ad esempio, definisce la distanza di un metro come quella tra due
tacche sul metro campione di Parigi, in corrispondenza del punto di partenza e del
punto di arrivo di un raggio di luce che ha viaggiato nel vuoto, rasente alla
superficie, per il tempo di un trecentomillesimo di secondo, cio per il tempo che
impiega la luce emessa da un atomo di cesio cui sia stata fornita una ben
determinata energia addizionale ad oscillare 9.192.631.770 volte nel vuoto.
Possiamo pensare di misurare le distanze disponendo di una fibra ottica
monodimensionale (nei libri di fantascienza appaiono fibre monomolecolari, che ne
sono un buon sostituto) e perfettamente trasparente, di disporla lungo la superficie
in modo che segua la via pi breve tra due punti, sincronizzare gli orologi e poi
segnare il tempo di partenza e quello di arrivo (Einstein avrebbe qualcosa da ridire).
Questo ci permette di calcolare la distanza su superfici curve.
Le distanze che possono essere definite sono le pi varie; la metrica euclidea, in cui
la distanza viene calcolata, come si visto, con il teorema di Pitagora, solo un caso
particolare di una metrica pi generale, detta metrica riemanniana, che viene
45
definita punto per punto, in modo che, per esprimerci in termini intuitivi, le distanze
in un intorno infinitamente piccolo del punto sono date dalla formula generale:
[0705280554]
ds2 = g11 dx1 dx1 dx1 + g12 dx1 dx1 dx2 + + gnn
dxn dxn dxn
[0705280555]
ds2 = g11 dx1 dx1 + g12 dx1 dx2 + g21 dx2 dx1 + g22 dx2 dx2
ds
FIGURA
0705262021
P
R
x2
dx2
R
Q
dx1
x1
46
x1x2, detto piano dei parametri . Un tale modo di assegnare le coordinate per
proiezione viene detto parametrizzazione di Monge.
Ad esempio, il punto P alla sommit della sfera ha le coordinate assegnate al punto
Q nel piano sottostante. I due spostamenti nel piano, componendosi secondo la nota
regola del parallelogramma, danno uno spostamento da R ad R cui corrisponde,
sulla calotta, uno spostamento ds, il cui valore viene appunto calcolato secondo la
formula di distanza di Riemann. Il vettore che va da R ad R viene detto vettore
spostamento (displacement vector). La formula che lega dx1, dx2 e ds nel caso di
calotta sferica viene ricavata, a titolo di esemplificazione, nel paragrafo successivo a
questo. il lettore potrebbe saltare la dimostrazione e leggere la formula
[0704230935], che ancora una volta espressa nella forma [0705280554].
La distanza euclidea nello spazio a tre dimensioni si misura secondo la formula
particolare:
ds2 = 1 dx1 dx1 + 1 dx2 dx2 +1 dx3 dx3
dove il vettore (dx1 dx2, dx3) rappresenta uno spostamento infinitesimo dal punto p.
Le variet caratterizzate dalla metrica riemanniana si dicono variet di Riemann, e
sono particolarmente importanti per la teoria generale della relativit.
47
f(x,y,z) = 0
Per peggiorare le cose, scegliendo un altro sistema di coordinate (per es. spostando
lorigine degli assi cartesiani o ruotandone la terna) lequazione cambia
ulteriormente.
Lequazione non quindi lo strumento adatto o quantomeno immediato per dar
forma matematica alla nostra intuizione che vede uno stesso oggetto costituito da
una superficie immersa in uno spazio tridimensionale.
E possibile stabilire le regole con cui lequazione cambia: date due equazioni,
f(x,y,z) = 0 e g(x,y,z) = 0 esse rappresentano la stessa superficie se con un
cambiamento di coordinate si pu trasformare luna nellaltra.
Ma cos che rimane matematicamente invariante in questi cambiamenti?
Il problema di isolare i caratteri necessari e sufficienti ad individuare una superficie
senza riguardo alla sua posizione nello spazio fu risolto solo a met dellOttocento,
con la scoperta della seconda forma fondamentale di una superficie, ad opera di
Gauss e dei suoi successori.
Mentre la metrica della superficie viene determinata dalla conoscenza, punto per
punto, dei coefficienti E,F,G della espressione (detta prima forma fondamentale):
E dx12 + 2F dx1 dx2 + G dx22
che fornisce la lunghezza, della derivata direzionale nel punto considerato secondo il
vettore (dx1,dx2) dello spazio dei parametri, per la determinazione anche della forma
indipendentemente dalla posizione necessario conoscere i coefficienti della seconda
forma fondamentale , che fornisce la componente della variazione del vettore
normale alla superficie nella direzione della derivata direzionale secondo il vettore
(dx1,dx2):
L dx12 + 2M dx1 dx2 + N dx22
Qui non si vuole entrare nel dettaglio di tale teoria, ma solo evidenziare due dei
risultati sorprendenti degli studi di Gauss e dei successori: 1) Le caratteristiche di
48
della
49
Quanto detto sul concetto di distanza vale anche per gli iperspazi che contengono le
variet. Pochi anni dopo la scoperta delle geometrie non euclidee ad opera di Bolyai
e Lobacevskji, Bernhard Riemann (0612081856) si rese conto che ogni geometria dipende
dalla metrica che si definisce su una superficie.
Immaginiamo una formica puntiforme, cio un animaletto costituito da un unico
punto geometrico. Se la formica costretta a vivere entro una linea curva senza
poterne uscire allora diciamo che vive in uno spazio monodimensionale curvo.
Una formica che vive sulla superficie di una sfera o di un iperboloide o di unaltra
superficie curva vive in uno spazio bidimensionale curvo. Se la formica vive in un
piano essa vive in uno spazio bidimensionale euclideo.
Come pu la formica rendersi conto se il suo spazio uno spazio euclideo o uno
spazio curvo? Un metodo sarebbe quello di andare in orbita su una navetta spaziale,
guardare gi e constatare che la superficie curva. Ma il nostro animaletto
bidimensionale, cio non pu muoversi in tre dimensioni. Allora dovrebbe utilizzare
un sistema alernativo, consistente nel piantare due lunghissimi filari paralleli di
alberi, col seguente metodo, che si pu immaginare ad es. applicato ad una
superficie sferica (figura 0705261732).
Tiriamo ben bene una cordicella da un punto A ad un punto B, e a met piantiamo il
primo albero H. Poi tendiamo due cordiicelle di eguale lunghezza da A e B e
piantiamo lalbero D dove esse si incontrano. Poi raddoppiamo la lunghezza delle
cordicelle e, nel punto del loro incontro, piantiamo lalbero G. Proseguiamo cos
indefinitamente. Con la stessa operazione piantiamo gli alberi I, E, F del filare di
destra.
FIGURA
0705261732
superficie
piana
superfici
e
iperbolic
a
superfici
e sferica
50
y2
b2
z2
c2
FIGURA
0705261733
51
FIGURA
0705261848
B
C
B
A
Un altro modo di rendersi conto se la Terra curva il seguente: Partite dal Polo
Nord e viaggiate verso sud per circa 10000 chilometri, dopo aver preso nota della
direzione iniziale. Quindi virate verso sinistra ad angolo retto e percorrete la
medesima distanza. Virate ancora verso sinistra e percorrete la medesima distanza.
Poich 10000 chilometri allincirca la distanza del polo dallequatore il vostro
viaggio vi avr portati dal Polo Nord allequatore, quindi lungo lequatore per un
suo quarto e infine nuovamente al polo Nord. Inoltre, la direzione lungo la quale
avete fatto ritorno forma un angolo retto con quella di partenza. Ne segue che sulla
superficie della Terra esiste un triangolo equilatero con tutti gli angoli retti. Su una
superficie piana, per, gli angoli di un triangolo equilatero devono essere di 60 gradi
sono uguali e la loro somma 180 gradi , quindi la superficie della Terra non
piana.
Sempre in riferimento allesempio precedente, si pu notare che il teorema di
Pitagora, applicato al triangolo ABC, con il lato BC interpretato come ipotenusa e i
52
lati AB e AC interpretati come cateti non fornisce i valori corretti. Secondo tale
teorema la distanza BC sarebbe infatti:
BC
AB 2 AC 2
100000000 100000000
200000000 10000
Lidea-base di spazio curvo in realt molto semplice: in uno spazio curvo non
valgono gli assiomi della geometria euclidea. Come i fisici moderni fanno notare,
niente assicura che lo spazio in cui viviamo soddisfi gli assiomi di Euclide, e sia cio
uno spazio euclideo. Se non lo facesse sarebbe uno spazio curvo.
Uno dei pi grandi matematici tedeschi dellOttocento, Gauss, misur un triangolo
con i vertici coincidenti con le cime di monti distanti alcune centinaia di chilometri,
per stabilire (si dice) se la la somma degli angoli interni fosse proprio di 180, come
postulato da Euclide.
Nello spazio curvo, non vale in particolare la formula euclidea (pitagorica) della
distanza. Questo richiede per alcune precisazioni. La formula euclidea vale solo
per un sistema di coordinate cartesiano ortogonale. Lo spazio euclideo,
coordinatizzato in coordinate polari cilindriche o sferiche (innumerevoli altri sistemi
di coordinate sono parimenti possibili) non possiede una formula di distanza
euclidea (questo stato visto pi sopra). Inoltre, per intorni infinitesimi sempre
possibile trovare, anche in uno spazio curvo, un sistema di coordinate tali che la
formula di distanza sia quella euclidea (si pensi al punto apicale di una
parametrizzazione di Monge di una calotta sferica).
I coefficienti gjk nella formula:
53
54
la
determinazione
di
tale
invariante
alquanto
complessa
Un noto matematico ha scritto che esiste una seria possibilit che luniverso in cui
viviamo sia la superficie tridimensionale di una sfera a quattro dimensioni (anche se
55
non escluso che lo spazio su grande scala non sia curvo, o che la curvatura sia,
anzich positiva, come in questo caso, negativa).
Quello che il matematico in questione si scordato di precisare (per amore di una
malintesa volgarizzazione) che, in termini matematici rigorosi, la frase suonerebbe
cos: esiste una seria possibilit che luniverso in cui viviamo sia una sezione
spaziale di un cronotopo costituito da una sfera tetradimensionale in uno spazio
pentadimensionale dotato di una metrica flat semiriemanniana di signatura (1,+1,+1,+1). Si tratta di un modello abbastanza semplice di spaziotempo
denominato Spazio di de Sitter.
Tralasciando i concetti pi avanzati, se il lettore si sufficientemente familiarizzato
con la nozione di cronotopo o spaziotempo della relativit ristretta, egli pronto ad
affrontare un breve cenno di relativit generale.
La intuizione che consent ad Einstein di incorporare nel suo modello di spazio gli
effetti della gravit, e che egli chiam la pi felice della mia vita, la seguente.
Immaginiamo di essere in un ascensore, senza contatti con lesterno, in modo che
non possiamo renderci conto se siamo in prossimit o meno di un corpo che genera
un campo gravitazionale. Se, lontano da qualsiasi pianeta, lascensore viene fatto
accelerare uniformemente in direzione normale al lato su cui sono poggiati i nostri
piedi (che chiameremo pavimento) noi sperimentiamo una forza gravitazionale
diretta verso il pavimento; ma lo stesso avviene se lascensore, fermo, posto in
prossimit di un pianeta, con il pavimento rivolto verso la superficie del pianeta. Per
noi che siamo chiusi nellascensore del tutto impossibile stabilire se la forza
attrattiva sia dovuta alla presenza di un campo gravitazionale o ad una
accelerazione impressa al sistema.
Supponiamo ora che, mentre lascensore viene accelerato, un raggio di luce entri da
un forellino posto nella parete alla nostra destra, e colpisca la parete alla nostra
sinistra. Losservatore nellascensore noter che il raggio ha una traiettoria curva.
Poich abbiamo postulato che non si ha modo di distinguere gli effetti di un campo
gravitazionale da quelli di una accelerazione del sistema, dobbiamo concludere che
un campo gravitazionale ha, sul raggio di luce, lo stesso effetto.
Per poter determinare gli effetti della gravit sul cronotopo, occorre un altro
esperimento. Supponiamo che, in un razzo sottoposto ad una forte accelerazione,
due sperimentatori, Bill e George, uno presso la punta del razzo, e un altro presso la
56
coda (figura 0711111829). Ad ogni secondo segnato dallorologio situato nella punta
del razzo, bill invia un segnale luminoso a George, che determina lintervallo tra i
segnali in base allorologio posto nella coda del razzo.
FIGURA 0711111829
Bill
George
Mentre Bill afferma che gli intervalli dellorologio sono di un secondo, George
osserva che essi sono inferiori ad un secondo, perch laccelerazione del razzo spinge
George in direzione del segnale, facendo s che esso sia captato meno di un secondo
dopo il precedente. Il principio di equivalenza tra accelerazione e campo
gravitazionale implica quindi che un campo gravitazionale faccia andare pi veloci
gli orologi posti in prossimit della sorgente del campo, e cio posti in un punto in
cui il potenziale gravitazionale minore.
57
Cerchiamo ora di dare una espressione matematica precisa a questi rilievi. Per
semplificare lanalisi supponiamo che il le formule valide per il nostro caso siano
quelle newtoniane, senza alcun effetto dovuto alla relativit speciale.
In questo modo possiamo considerare lesistenza di un unico tempo per i due
orologi, e non dobbiamo fare i conti con leffetto relativistico della contrazione delle
lunghezze nel verso del moto.
Supponiamo di avere una terna di assi cartesiani, con il razzo che si muove lungo
lasse z; Le posizioni di Bill e George saranno quindi punti dellasse z dipendenti dal
tempo. Chiameremo zB(t) la posizione di Bill e zG(t) la posizione di George. Se al
tempo zero George occupa la posizione z = 0 e la distanza verticale tra George e Bill
pari ad h, allora si avr:
1 2
gt
2
[0711111953]
zG
[0711111954]
zB h
1 2
gt
2
[0711112001]
zB(0) zG(t1) = c t1
dove ovviamente c la velocit della luce. La distanza percorsa dal secondo impulso
prima della sua ricezione pi corta, ed data da:
[0711112002]
58
[0711112005]
1 2
gt1 ct1
2
[0711112006]
1 2
gt1 gt1tG c t1 tG t B
2
[0711112010 ]
e cio:
gt1
tG t B tG
c
[0711120202 ]
e cio:
[0711120205 ]
gt1
tG t B
c
gt1 gh 1 g 2 h 2 gh 1 gh
2
2 2
c
2 c4
2 c
c
c
gh
Trascurando termini dellordine di 2
[0711120150]
[0711120208]
gt1 gh
2
c
c
gt1
pu essere scritta come:
c
otteniamo:
59
gh
c2
[0711120209 ]
tG t B
tG t B
[0711120209 ]
1
gh
1 2
c
Considerato che :
[0711120230 ]
e che, essendo
gh
[0711120231 ]
gh
gh
g 2h2
gh
1
2
2
4
c
c
c
c
trascurabile si pu scrivere:
gh
gh
1 2 1
2
c
c
e cio si pu scrivere:
[0711120232 ]
gh
1
2
c 1 gh
c2
la [0711120209] equivale a:
[0711120233 ]
gh
tG t B 1 2
c
In altre parole, lintervallo tra gli impulsi che viene misurato da George
misurato da Bill.
gh
c2
rispetto allintervallo
60
[0711112025 ]
1
1
tG t B
Dato che :
[0711120234 ]
gh
gh
g 2h2
gh
1
2
2
4
c
c
c
c
e, trascurando il termine
gh
c2
[0711120235]
gh
gh
1 2 1
2
c
c
e cio:
[0711120236]
gh
1
2
c 1 gh
c2
possiamo scrivere:
[0711120235]
1
1
tG t B
gh
1 2
c
[0711120237]
gh
61
[0711120238]
FIGURA 0711120744
tempo
linea di
universo di
Bill
xB
posizione
di Bill
[0711120754]
linea di
universo di
George
direzione x
xG
posizione
di George
sorgente del
campo
gravitazional
e
2 ( x i )
2 ( x i )
2
ds 2 1
(
c
dt
)
(dx 2 dy 2 dz 2 )
2
2
c
c
(r )
G M
r
62
FIGURA
0705262039
I fisici affermano che lo spazio curvo localmente, perch incurvato dalla forza di
gravit. Stanno ancora discutendo per stabilire la struttura a grande scala dello
spazio.
63
[0705271659]
e cio:
[0705312049]
se
fatta
mediante
assegnazione
di
numeri,
loperazione
di
64
eguale alla distanza tra il punto q e il punto p; d) la somma della distanza tra p e q e
della distanza tra q ed r deve essere non superiore alla distanza tra p ed r.
Non sempre esiste una diretta correlazione tra coordinate e distanza. Se
coordinatizziamo un piano con coordinate ortogonali monometriche, sottraendo
dalle coordinate (5,0) le coordinate (1,0) si ottiene la distanza di 4 effettivamente
misurabile sul piano. Per usare le parole di Einstein, in questo caso il differenziale
delle coordinate fornisce direttamente la distanza. Si dice che tali coordinate
forniscono direttamente anche le distanze oblique, se si pu utilizzare la formula di
Pitagora.
Ma consideriamo ora altri esempi in cui la distanza non pu essere ottenuta
direttamente mediante sottrazione di coordinate o formule pitagoriche.
Come primo esempio, immaginiamo di introdurre nel piano un sistema di
coordinate in cui lunit di misura dellasse y doppia di quella dellasse x. Allora,
chiamati dx e dy le componenti di un displacement vector otteniamo la distanza
mediante la formula:
ds2 = dx2 + 4dy2
che non evidentemente la formula pitagorica. Possiamo anche adottare un sistema
di coordinate affini, con assi non ortogonali e dotati di unit di misura non
omogenee e coordinate misurate nel modo mostrato in figura 0705271728:
FIGURA
0705271728
coordinata
x
coordinata
y
B
y
65
In tale figura le unit di ciascun asse sono di differente lunghezza: lunit sullasse x
OA e lunit sullasse y OB. Il valore della coordinata x e della coordinata x
misurata lungo la parallela allaltro asse passante per il punto P considerato. Per
calcolare la formula dellelemento di distanza in tale sistema di coordinate
osserviamo la figura 0705271757:
FIGURA
0705271757
Q
d
x
d
s
d
y
66
FIGURA
0705271751
P( , , )
x1
x2
x3
Q
In tale sistema di coordinate addirittura la formula della distanza valida solo per
spostamenti infinitesimali:
ds2 = dx12 + dx22 + x12 dx22 + x12 sin x22 dx32
Si pu notare che in tale formula non euclidea compaiono le coordinate del punto
considerato, e quindi essa varia da punto a punto.
67
FIGURA
0612110905
z
3
68
d2 = (2x)2 + y2
mentre la coordinatizzazione della calotta 3 sar sempre del tipo:
d2 = g11 x x + g12 x y + g22 y y
ma con due importanti differenze: a) varier da punto a punto (questo aspetto della
questione sar spiegato pi avanti); b) non sar possibile, mediante spostamenti
della calotta, ottenere in nessun punto una formula della distanza di tipo euclideo..
In sintesi, tutte le misure della distanza sono rappresentate dalla formula generale:
d2 = jk gjk xj xk
(dove per semplicit, invece di utilizzare x, y, z, ecc. si usano x 1, x2, , xn) ma solo
nel caso del piano possibile operare uno spostamento nello spazio in modo che la
formula della distanza sia quella euclidea.
In che modo possiamo allora stabilire se uno spazio sia euclideo? Per rispondere
osserviamo che se lo spazio non euclideo, allora non esiste una trasformazione di
coordinate che conduca alla formula euclidea della distanza, mentre se lo spazio
euclideo, allora esiste una trasformazione che conduce alla formula euclidea.
69
piano, uno spazio 3-dimensionale o 3-spazio lo spazio fisico in cui viviamo come
descritto dalla geometria euclidea studiata a scuola.
Ricordiamo ancora che ogni spazio ha dei sottospazi, che sono precisamente gli
spazi di dimensione minore in esso immersi.
Dalla definizione di iperpiano come luogo dei punti di uno spazio di n dimensioni le
cui coordinate soddisfano una equazione lineare in n variabili possiamo individuare
i seguenti iperpiani:
Nello spazio monodimensionale formato da una linea liperpiano un punto;
lequazione che ne individua le coordinate del tipo:
ax = k
ovvero, in un linguaggio pi omogeneo:
ax1 = k
Nello spazio bidimensionale del piano liperpiano la linea; lequazione che ne
individua le coordinate del tipo:
ax + by = k
ovvero, in linguaggio pi omogeneo:
ax1 + a2x2 = b
Nello spazio tridimensionale liperpiano una superficie. Lequazione che ne
individua le coordinate del tipo:
ax + by + cz = k
ovvero, in linguaggio pi omogeneo:
a1x1 + a2x2 + a3x3 = b
Nello spazio quadridimensionale liperpiano uno spazio tridimensionale.
Lequazione che ne individua le coordinate del tipo:
a1x1+ a2x2 + a3x3 + a4x4 = b
Sia il punto, che la retta, che il piano hanno la caratteristica comune di dividere lo
spazio in cui sono immersi (rispettivamente retta, piano, spazio tridimensionale) in
due parti.
Dalle equazioni degli iperpiani si pu notare che, fissate n-1 variabili, la n-esima
risulta univocamente determinata; pertanto ogni punto di un iperpiano
individuato da (n-1) coordinate.
Gli iperpiani sono quindi i sottospazi (n-1)-dimensionali di uno spazio ndimensionale.
70
71
72
sottospazio che lo contiene. Ad esempio un poligono collocato nello spazio reale a tre
dimension va considerato come un 2-politopo.
Possiamo cos considerare la seguente sequenza di politopi in base alla dimensione
n:
Nullitopo (n = -1)
Monade (n = 0)
Diade (n = 1)
Poligono (n = 2)
Poliedro ( n = 3)
La ricerca operativa ebbe origine con la seconda guerra mondiale, e usa metodi
matematici epr affrontare problemi complessi che implicano la direzione e la
conduzione di grandi sistemi di uomini, macchine, materiali e denaro nel campo
dellindustria, del commercio, del governo e della difesa.
La programmazionelineare una tecnica usata per fornire una descrizione
matematica, ovvero un modello, di un problema della vita reale in cui qualcosa deve
essere massimizzato (ad esempio i profitti o la sicurezza) o minimizzato (ad esempio
i costi o i rischi). Lottimizzazione richiesta si raggiunge con una opportuna scelta di
valori di un certo numero di parametri, ovvero di variabili. Entrambi i fattori da
ottimizzare o alcuni o tutti i parametri saranno passibili di uno o pi vincoli. La
parola lineare indica che tutte le espressioni matematiche del modello sono
lineari,cio non comportano la moltiplicazione di due o pi variabili tra di loro o il
loro elevamento a potenza. Nella pratica, questa limitazione non rilevante, dal
momento che la maggior parte dei problemi incontrati nella vita reale sono
73
Quantit
disponibile
1400 kg
1800 kg
1800 kg
P = 12x + 8y
Quali sono i vincoli sui valori di x e y? Poich si hanno solo 1400 kg di lana rossa e
tutti e due i tipi di sciarpa richiedono 4 kg di lana rossa per ogni sciarpa dovr
essere:
74
[2]
4x + 4y 1400
Allo stesso modo, considerando la lana verde e gialla di cui si dispone si avr:
[3]
6x + 3y 1800
[3]
2x + 6y 1800
x0
[4]
y0
Abbiamo quindi le tipiche disequazioni che, come abbiamo visto, costituiscono una
delle definizioni di poligono convesso:
4x + 4y 1400
6x + 3y 1800
2x + 6y 1800
-x0
-y0
La figura 0705241735 offre una rappresentazione grafica dei vincoli imposti dalle
disuguaglianze [2], [3], [4].
75
FIGURA
0705231735
y
600
500
6x + 3y =
1800
400
300
200
2x + 6y =
1800
P=
2400
100
P=
1200
O
100
300
200
4x + 4y =
1400
400
500
600
Qualsiasi coppia di valori che soddisfi tutti questi vincoli costituir le coordinate di
un punto allinterno della regione vincolare ODCBA, e viceversa qualsiasi punto in
questarea avr coordinate che soddisfano le disuguaglianze [2], [3], [4].
La figura 0705250616 riporta larea eliminando le linee al difuori di essa:
FIGURA
0705250616
y
600
500
400
300
200
P=
2400
100
P=
1200
O
100
200
300
400
500
600
76
Ora dobbiamo trovare un punto dentro la regione vincolare ODCBA che renda la
quantit P dellequazione [1] il pi grande possibile.
Tutte le rette con equazioni della stessa forma della [1], per un valore fissato di P,
sono parallele tra loro. Tre di queste, la retta che rappresenta un profitto di 1200,
quella che rappresenta un profitto di 2400 e la retta che passa per B, sono
tratteggiate nella figura 0705241735. E dunque abbastanza chiaro cosa si deve fare
per massimizzare P: spostare la retta del profitto (data dalla [1]) il pi lontano
possibile dallorigine senza uscire del tutto dalla regione vincolare ODCBA. La retta
limite quindi quella che passa per B. Le coordinate di B si ottengono facilmente
con lalgebra elementare, come soluzione di un sistema di due equazioni:
6x + 3y = 1800
4x + 4y = 1400
La soluzione 250 sciarpe di tessuto A e 100 sciarpe di tessuto B. Quindi il
fabbricante deve produrre 250 sciarpe di tessuto A e 100 di tessuto B. In tal modo il
profitto ottenuto, che il massimo possibile, sar appunto di:
P = 12x + 8y = 12 250 + 8 100 = 3800
Verr cos usata tutta la lana rossa e tutta la verde, mentre ne avanzeranno 700 kg
di quella gialla (e risulter quindi che il fabbricante non ha fatto bene i suoi calcoli
prima).
Ora che il problema stato risolto, vediamo di analizzarlo. I vincoli erano
rappresentati nella figura 0705241735 tramite la regione poligonale ODCBA del
piano. Il punto di massimo era uno dei vertici del poligono, e rimaneva da stabilire
quale dei cinque. Si noti che il punto di massimo sempre uno dei vertici anche se
cambia la equazione [1], perch, anche nel caso limite in cui la retta rappresentata
dallequazione abbia inclinazione eguale a uno dei lati, allora tutto il lato darebbe lo
stesso profitto, e potrebbe essere scelto una delle sue due estremit.
In questo semplice esempio non era difficile da trovare, eppure proprio questo il
punto che rende complicati i problemi di programmazione lineare pi complessi, e
di conseguenza pi realistici. In un problema con tre variabili, i vincoli daranno
77
origine a un poliedro tridimensionale; con n variabili si otterr un politopo ndimensionale, che non si pu disegnare ma che pu ancora essere trattato
algebricamente. In ogni caso il problema si riduce a trovare il vertice della regione
vincolare (poligono, poliedro o politopo) in cui si verifica lottimizzazione.
Non difficile passare da un esempio bidimensionale, dove la regione vincolare un
poligono, ad un esempio tridimensionale, dove la regione vincolare un poliedro.
Consideriamo limpresa Beta, che produce tre diversi tipi di sciarpa multicolore, A,
B, C, utilizzando per ciascun tipo lana rossa e lana verde. La tabella 0705242154
mostra quanta lana di ciascun colore necessaria per ottenere ciascuno dei tre tipi
di sciarpa e quanta lana di ciascun tipo in magazzino:
tabella 0705242154
Colore
Quantit occorrente per sciarpa
Sciarpa A
Sciarpa B
Sciarpa C
della lana
Rosso
4 kg
4 kg
4 kg
Verde
12 kg
6 kg
6 kg
Quantit
disponibile
1200 kg
2400 kg
78
FIGURA
0705232046
z
500
400
12x + 6y + 6z=
2400
D
4x + 4y + 4z =
1200
300
500
200
400
G
300
100
200
100
O
100
200 F
300
400
500
FIGURA
0705232127
z
500
400
300
500
200
400
G
300
100
200
100
O
100
200 F
300
400
500
Nella figura 0705232130 vengono riportati, in linea tratteggiata, il piano che passa
per i punti L,A,M e il piano che passa per i punti F,P,N. Si tratta rispettivamente del
piano dei punti che rappresentano combinazioni x,y,z che forniscono un profitto di
3000 euro e del piano dei punti che rappresentano combinazioni x,y,z che forniscono
un profitto di 6000 euro. Come si vede, il piano individuato da F,P,N quello in
79
posizione limite: piani con profitti superiori risulterebbero fuori dalla regione
vincolare del poliedro. Tale piano ha in comune con la regione vincolare il punto F,
che quindi il vertice del poliedro che fornisce il massimo profitto totale (6000
euro).
z
FIGURA
0705232130
P = 6000
500
P = 3000
400
300
A
500
200
400
G
300
100
200
y
N
M
H
100
O
100 L
200 F
300
400
500
Come si vede, in ogni caso il problema si riduce a trovare il vertice della regione
vincolare (poligono, poliedro o politopo) in cui si verifica lottimizzazione.
Come si pu fare? Potrebbero esserci milioni di vertici, per cui una ricerca
sistematica di solito fuori discussione. Occorre quindi un metodo diverso.
Nel 1947 il matematico americano George Dantzig ne ide uno: lalgoritmo del
simplesso.
Un algoritmo un insieme di istruzioni per la manipolazione di dati, che consente di
ottenere altri dati e che pu essere eseguito da una macchina non-inteligente, come
un computer. Ad es. le istruzioni per la divisione tra due numeri o per lestrazione di
radice sono algoritmi. Un programma di computer per addizionare due numeri un
algoritmo. Lalgoritmo si differenzia da una operazione mtematica, come
laddizione o la moltiplicazione, che pure pu essere compiuta da una macchina
non-intelligente, come una calcolatrice tascabile, perch composto da passi
successivi.
In pratica, con questo metodo si parte da un vertice (qui non diremo come si trova
questo vertice iniziale) e poi ci si sposta sulla superficie del politopo, lungo i lati, da
80
vertice a vertice. Ogni volta che si arriva a un vertice, ci saranno varie direzioni in
cui procedere e vari criteri per decidere quale di queste scegliere. Il pi ovvio
consiste nel portarsi a un vertice che aumenta la quantit da massimizzare, o la
diminuisce se da minimizzare.
Esiste un metodo pi veloce? Potremmo pensare, invece di muoverci sulla superficie,
di abbreviare seguendo un percorso allinterno del politopo. Il primo di questi
metodi stato messo a punto nel 1976 da un gruppo di matematici sovietici. Prende
il nome di metodo ellissoidale perch si serve di una serie di ellissoidi che
approssimano il politopo. Purtroppo questo metodo alquanto lento.
Un secondo metodo basato su percorsi interni, molto pi veloce del metodo
ellissoidale, e tale da competere con successo con lalgoritmo del simplesso fu
trovato nel 1984 da un ventottenne ricercatore nei laboratori Bell, Narendra
Karmarkar. Lalgoritmo di Karmarkar utilizza una matematica avanzatissima per
generare trasformazioni del politopo che consentano di invidivuare velocemente un
percorso al suo interno. Lalgoritmo di Karmarkar mostra come gli ultimi sviluppi
delle teorie matematiche sugli spazi multidimensionali possano essere applicate con
successo a problemi pratici.