Libano, Egitto, Siria, Arabia Saudita, Giordania, Iraq o Yemen, ovvero residenti in
uno di questi Paesi o in una parte della regione palestinese non amministrata da
Israele, ovvero Palestinesi (cittadini o residenti) che avevano lasciato la loro
residenza abituale in Israele per uscire dallo Stato. Nonostante le pene molto severe,
la legge in vigore in quegli anni prevedeva anche una serie di garanzie giurisdizionali,
come il diritto di difesa e il doppio grado di giudizio (artt. 11-26).
Lemendamento n. 3, approvato il 10 gennaio 2012, segnava per un netto
cambio di impostazione della legge attraverso due importanti elementi di
discontinuit. Il primo era rappresentato dalla modifica della definizione stessa di
infiltrato, considerato come lindividuo residente in Israele e illegalmente
immigrato. Se, precedentemente, la posizione di tali individui veniva regolata dalla
Entry into Israel Law, che prevedeva la detenzione fino a un massimo di 60 giorni e
leventuale espulsione dal Paese per gli immigrati irregolari, in seguito a tale
emendamento la misura del carcere cautelare avrebbe potuto essere estesa per un
periodo potenzialmente illimitato. Il secondo elemento, strettamente legato al
primo, consisteva nel venir meno delle garanzie giurisdizionali prima previste dalla
legge: il procedimento di detenzione ed eventuale espulsione assumeva, in base a
questo emendamento, carattere amministrativo con garanzie senzaltro minori di
quelle che erano previste dalla normativa precedentemente vigente.
A seguito di numerosi ricorsi contro tale emendamento, la Corte suprema, il 16
settembre 2013, aveva dichiarato la normativa incostituzionale. In quella occasione
la Corte aveva giudicato la legge non proporzionale al fine perseguito, quello della
sicurezza dello Stato; la legge fondamentale sulla dignit e la libert delluomo, che
garantisce la libert personale di tutti gli individui (art. 5), stabilisce infatti che essa
limitabile, al pari degli altri diritti ivi stabiliti, soltanto con una legge conforme ai
valori dello Stato di Israele che sia approvata per un fine appropriato e che preveda
mezzi proporzionati allo scopo perseguito (art. 8). La Corte aveva peraltro precisato
che la previsione di un periodo di detenzione limitato avrebbe potuto essere
considerato costituzionalmente legittimo.
Alla luce di questa decisione, il 10 dicembre 2013, la Knesset aveva approvato
lemendamento n. 4 alla Prevention of Infiltration Law. La nuova modifica prevedeva
effettivamente una riduzione del periodo di detenzione, che veniva fissato nel
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pronunciarsi sarebbe la terza volta in tre anni su questa legge che, come tutta la
disciplina in materia di immigrazione e cittadinanza, sempre oggetto di acceso
dibattito in Israele.
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