ad Antonio Samaritani
ed Adriano Franceschini
RIMINI
Il 2 ottobre 1185 papa Lucio III minaccia con una bolla al vescovo ed a tutto il
clero di Rimini entro trenta giorni linterdetto alla citt se non si pone rimedio ad
un fatto grave: il podest, infatti, aveva tralasciato di giurare, allinizio del suo
mandato, di osservare e di far osservare gli statuti contro gli eretici. giunta anzi
notizia al pontefice che i capi dei patarini, precedentemente espulsi, siano per la
massima parte rientrati ora in citt.
questa la prima testimonianza documentaria sulleresia in Romagna [1], anche se
bisogna riconoscere che non riusciamo a capire esattamente di quale genere di
eresia si tratti; sospettiamo - ma non di pi - che si volesse colpire i nemici della
parte ecclesiastica, sia per la denominazione adoperata (patarino doveva ormai
significare semplicemente ogni oppositore del pontefice o del clero, dopo la
risonanza delle vicende milanesi), sia soprattutto perch il papa si lamenta anche
- e sembra preminentemente - perch molti rifiutano di pagare le decime
ecclesiastiche, e perch lusura, si dice, diffusa a tal punto che quasi tutti vi si
esercitano, e tutti indistintamente sono presi dallavidit di lucrare [2]. Non era una
situazione generalizzata. Le citt circostanti, anzi, esigevano quel giuramento,
sempre a detta del pontefice. Da quella omissione derivavano in Rimini tutte le
colpe successive, che per essere pi esecrabili non cessano dellessere
conseguenza di quella mancanza iniziale. Qualcuno addirittura si sente
giustificato ad andare oltre: tenta per via di disposizioni testamentarie di
distrarre in usus pravos et illicitos le propriet delle chiese. Tocca dunque al
vescovo a lanciare lanatema contro gli eretici ed i loro ricettatori e fautori,
pubblicamente, pulsatis campanis et accensis candelis, e ad ammonire il podest
e tutti i cittadini a non disprezzare la pazienza divina. Si impegni dunque il presule
su entrambi i fronti contemporaneamente, nellespulsione degli eretici e nella
correzione degli eccessi dei cittadini.
Sembra quindi che, almeno per il momento, Lucio III, che si appena incontrato a
Verona col Barbarossa, veda leresia come pericolo per i privilegi ecclesiastici,
come agente incrinatore dei rapporti esistenti. Rilevo come il rimedio suggerito in
questo caso specifico sia la sola espulsione, il che evidenzia come
latteggiamento antiereticale non sia sostanzialmente diverso nella fattispecie da
quello che si deve avere nei riguardi di un ladro, o di un assassino, o - perch no?
unalluvione: rimossa la causa della perturbazione si rientrer nella norma. Si
rifletta che lallontanamento dalla citt delleretico sembra sufficiente, e che ci
sia comprensibile solamente se si pensa che la manifestazione ereticale sia un
fatto del tutto eccezionale, in fondo casuale. Il papa interviene infatti esattamente
l dove si manifesta il bubbone, tutto rivolto alla cura immediata, non alla
prevenzione, evidentemente perch lo si giudica di origine esterna. O
contingente. Se allontanare leretico rimuove la causa di turbamenti, ci significa
che non si tratta di eresia tecnica, a spiccato carattere dottrinale, perch
altrimenti leretico recherebbe danno anche altrove. Se invece si pensa che
altrove non far danno, ci vuol dire che la sua eresia si alimenta localmente,
cio da un contrasto con enti o persone ecclesiastiche ben individuate. Basta non
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voler pagare le decime alla mensa vescovile, per fare un esempio qui ad alta
percentuale di probabilit [3].
Il carattere che leresia assume come elemento perturbatore dei tradizionali e
consolidati rapporti fra mondo civile ed ecclesiastico a Rimini risulta pi evidente pur nellindecisione generale sulla normativa da adottare da parte
dell'imperatore [4] - dal diploma che Enrico VI indirizza alla citt nel 1196, con il
quale impone di abolire gli statuti comunali che non ammettevano il diritto di
dirimere le cause in cui fossero interessati vescovo e clero e,
contemporaneamente, di nuovo, ammoniscono a cacciare gli eretici [5]. Se ci
testimonia da un lato il persistere dei contrasti con il comune su questa
materia [6], dallaltro conferma che ai vertici del sistema politico largomento
eresia sia utilizzato - in negativo - per la legittimazione, o la difesa, del concetto
stesso di autorit, laica od ecclesiastica che sia, poich si considera sempre nil
esse salubrius, nil utilius quam inter regnum et sacerdotium pacem solidam et
inconcussam stabiliri [7]. Ma in definitiva chiarisce, e questo pi ci interessa qui,
che lintervento del papa o dell'imperatore non in sintonia con le differenti
situazioni locali, e soprattutto nel mondo comunale dellItalia settentrionale,
proprio perch, paradossalmente, pur intervenendo volta a volta per occasioni
contingenti, particolari, si informa ad una interpretazione generale del fenomeno
specifico che mira, tutto sommato, ad altro che la pace sociale o religiosa: ad un
ristabilimento delle prerogative dellautorit universale sul piano politicoculturale. Che non era esattamente quello che stava a cuore alle citt della Valle
Padana, preoccupate su tuttaltro piano di omogeneizzare quanto pi possibile,
ma sempre in un ambito limitato, le diverse aspirazioni degli strati urbani. Se
comune, commune, comunum vuol dire sempre tutti [8], vuol dire
necessariamente tutti i cittadini, una cosa cio profondamente diversa
dallarmonia totalizzante di regnum et sacerdotium. Il corto circuito trova nel
tema ereticale analoghi motivi di alimentazione. Se si intende daltronde che
eresia significa esattamente solo contestazione religiosa [9], si pu facilmente
fraintendere. Intanto non mi pare che cos semplicemente si possa inferire dalla
documentazione; ma poi il problema reale, quando si elaborata una normativa,
quello della sua applicabilit. Papa ed imperatore ammoniscono a cacciare gli
eretici perch essi costituiscono un pericolo per il dialogo
tra regnum e sacerdotium, mentre i cittadini colgono ogni occasione per
affrancarsi da qualsiasi tutela ecclesiastica; eretico dunque per gli uni chi
attenta al rapporto esistente, o dato per esistente, mentre per gli altri chi
favorisce in una qualche maniera un chiarimento delle rispettive sfere dazione.
Insomma: non possiamo sapere se si tratta di eretici perch eretici, o di eretici
perch contestatori delle immunit ecclesiastiche. A meno che non si voglia
intendere lambiguit stessa del termine. Che, a questo punto, quanto mi pare
pi corretto [10].
Le cose sembrano chiarirsi - o complicarsi? - quando la solidariet allinterno della
stessa pars ecclesie appare incrinata: Innocenzo III scrive infatti nellaprile 1204
allabbate ed ai monaci di San Giuliano ed agli altri chierici riminesi affinch
osservino la sentenza di scomunica per gli eretici ed interdetto pronunciata dal
vescovo della citt. Il papa proibisce che siano ammessi alla frequentazione delle
cose sacre ed alla sepoltura in luogo consacrato, in deroga ai diversi loro
privilegi, propter immanitatem huius sceleris, perseguito etiam dalle leges civiles.
Il vescovo for|impopolese chiamato a garantire losservanza della
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disposizione [11]. L'intervento contro gli eretici si definisce cos sul duplice piano,
civile ed ecclesiastico, ma sembra anche differenziarsi nelle motivazioni. Al
pontefice sta maggiormente a cuore la coesione interna di tutta la sfera
ecclesiastica, e lo conferma anche il ricorso alla garanzia di un vescovo non
cittadino. Ne consegue che leresia vista adesso non pi come pericolo in fondo
esterno, ma pullulante dalle stesse mancanze degli ecclesiastici. Interpretazione
per nulla messa in forse dalla constatazione che fra vescovado e San Giuliano
esistevano forti continui contrasti per motivi quali la ripartizione delle offerte dei
fedeli [12], la quale piuttosto addita il carattere strumentale, ancora, delleresia. In
pi, se Lucio III aveva indicato in Rimini uneccezione, ora Innocenzo III scopre che
il male si va diffondendo intorno: egli scrive il 6 marzo1206 al podest e consiglio
della non lontana Faenza perch espellano dalla citt e dal distretto poveri di
Lione o patarini o comunque prendano nome, e non vi siano pi accolti se non
ritornano allobbedienza della chiesa; i loro beni, in assenza di eredi di fede
cattolica, siano confiscati e venduti, le case distrutte od assegnate alla chiesa.
Analogamente a quanto adottato per Rimini, gli abbati bolognesi di San Procolo e
Santo Stefano erano gi stati incaricati dal pontefice di vigilare, ed eventualmente
di costringere, affinch si obbedisse [13]. L'invito dovette tuttavia essere ripetuto il
2 dicembre, e di nuovo il 5 gennaio 1207 il papa si trov costretto ad occuparsi di
Faenza, perch aveva saputo di un certo Ottone, riconosciuto eretico dal vescovo,
sepolto tuttavia nel cimitero di SantIppolito: ordina dunque allabbate ed ai
monaci di seppellirlo altrove, e gli stessi prelati bolognesi ne siano i garanti [14].
la prima volta che si fa cenno apertamente ad un gruppo ereticale definito, ma
non improbabile che il pontefice riferisca qui una lista di eretici che sa attivi
altrove, genericamente.
Le cose, comunque, stanno mutando. Nel 1184 avevamo incontrato un podest
molto tiepido nei confronti degli eretici; nel 1227 troviamo un podest forse
troppo zelante. Nell'intervallo si collocano contrasti fra comune e clero, e le
narrazioni delle leggendarie predicazioni di santAntonio e di santAldebrando, che
vanno adoperate con grande circospezione [15]; si pu accettare, al massimo, che
lopera dei due non sortisse alcun effetto positivo, e che in seguito, nelle tarde
leggende dei due santi, ai patarini fosse addossata ogni responsabilit delle
discordie cittadine [16]. Ma nel 1227 si tratta di fatti: il 27 febbraio Onorio III
indirizza una lettera al podest e comune di Rimini perch rimedino allingiuria
recata al podest Inghiramo da Magreta, modenese. Questi aveva catturato
alcune donne, hereticas manifestas, e le aveva consegnate allimperatore perch
fossero bruciate, come voleva far inserire le recenti costituzioni imperiali contro
gli eretici nello statutario della citt: ma i parenti delle donne, Arimino di
Bonfiletto e Boccadiferro, insieme ad altri cittadini si erano opposti recisamente,
ed il podest per poco non ci aveva rimesso la pelle [17]. Come intendere questo
episodio? Nel quadro dei contrasti fra ghibellinismo e guelfismo? No, perch se in
passato spesso si letto ghibellino = eretico [18], e se si ritiene indubbio quel
legame[19], rimane lutilizzazione strumentale delleresia da parte dei
ghibellini [20], e che basta scorrere la Storia di Rimini per vedere che le contese
fra Comune e Chiesa avvennero, e non meno frequentemente, anche quando la
fazione ghibellina, vinta e dispersa, era stata sopraffatta da quella guelfa, e
quando i Patarini, perseguitati, non ebbero pi alcuna efficacia nelle cose
cittadine[21]. E poi, a tagliar la testa al toro, qui si tratta del podest di parte
imperiale, come quasi sempre a Rimini. Ancora una volta penso che si debba
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credere alla recisa volont di difendere a tutti i costi lautonomia cittadina, anche
se questo lascia molte zone d'ombra.
Da questo momento in poi le notizie sugli eretici riminesi si diradano
bruscamente. Rimangono, in fonti tarde, la distruzione a furor di popolo del vicus
pataraniae dopo il 1254 [22], ma l'episodio troppo oscuro per trarne qualche
informazione utile; il cenno ad un processo nel 1284 [23]. Ritroveremo Rimini come
una delle mete dei pellegrinaggi di Armanno Pungilupo, in data imprecisata
attorno alla met del secolo. Per quanto riguarda la lotta anticlericale qualche
labile segno: un inquisitore fino al 1258, due nel 1259 [24], la costituzione di un
tribunale laico in appoggio all'inquisitore nel 1299 [25]. Poi il silenzio.
Alcune brevissime considerazioni parzialmente conclusive. In primo luogo
nessuna delle fonti adopera il termine cataro, ma tutte esclusivamente, e fino a
Pungilupo, quello di patarino. Nessun segno che si tratti effettivamente di catari.
Il numero delle adesioni pare modesto, e del tutto episodici gli interventi
repressivi. Eppure i documenti imperiali e papali [26], e la letteratura specifica
indistintamente [27] parlano della citt come ricettacolo di eretici. Ne viene che o
bisogna ammettere che patarino significa cataro, e macroscopica allora deve
essere la perdita di documentazione, oppure che siamo di fronte ad una forte
mistificazione storiografica, che stata mascherata dallenfatizzazione di una
attivit terroristica generalizzata in tema deresia. Confesser apertamente la mia
propensione ad accettare lultima possibilit. Ma una discussione a questo punto
si impone.
Senza tener conto di eccessive preoccupazioni di sistematizzare filosoficamente la
storia dell'eresia medievale [28], del tutto superate, come stato riconosciuto da
tempo unanimemente [29], e senza occuparci in maniera diretta dei
precedenti [30], perch non ci compete, vediamo di riconsiderare la questione del
nome degli eretici negli ambiti cronologici e spaziali che ci interessano in
riferimento a patarino. Patarino era usato non solo nel suo significato tecnico
a definire coloro che negavano la validit dei sacramenti amministrati da preti
indegni, ma anche come termine generico per designare tutti coloro che per la
loro convinzione fanatica sulla povert apostolica e la purezza della chiesa si
avvicinano alleresia. Cos il Larner in riferimento ai fatti di Faenza del 1206 [31].
Patarino significa senza dubbio cataro, per il Dupr [32]. certo che gli esempi
riportati da questultimo, tratti dagli atti dellinquisizione bolognese della fine del
Duecento, sono per lo pi calzanti. Ma ugualmente certo che non sono tutti
quelli che si possono portare. Non ho dubbi che verso la met del Duecento
lidentificazione di patarino con cataro sia corrente. Ma cos anche prima?
Vediamo innanzi tutto una scelta di testimonianze di provenienza papale od
imperiale:
1179 - Concilio Lateranense III
... quia in Gasconia Albigesio et partibus Tolosanis et aliis locis, ita haereticorum,
quos alii Catharos, alii Patrinos, alii Publicanos, alii aliis nominibus vocant... [33]
1184 - Decretale Ad abolendam di Lucio III:
... omnem haeresim, quocunque nomine censeatur, per huius constitutionis
seriem auctoritate apostolica condemnamus. Imprimis ergo Catharos et Patarinos
et eos, qui se Humiliatos vel Pauperes de Lugduno falso nomine mentiuntur,
Passaginos, Iosephinos, Arnaldistas... [34]
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[38]
[39]
[40]
[41]
[42]
[43]
Borst, perch luno era bagnolese, laltro albanese [85]. Ma il nome Belasmanza
risalta fuori addirittura nel 1290, nella condanna di Uberto a Tabula Maiori,
colpevole di aver frequentato, appunto, Belasmanza. Quando? Stando
allinterpretazione che Dondaine e Borst diedero dei relativi passi di Raniero
Sacconi e di Anselmo dAlessandria al pi tardi nel 1250, locch poco
probabile [86]. Concludo per mio conto adattando un giudizio del
Cipolla [87]: Belasmanza uno dei tanti soprannomi in uso fra gli eretici, e
mettendo in guardia una prima volta nei riguardi delle gerarchie catare del
Dondaine e del Borst, su cui dovr tornare.
Riprendiamo a seguire Pungilupo. Nel 1265 vien visto dalleretico Bonmercato fare
riverenza ad un altro eretico [88]. Altra volta Bonmercato con Oldeberto,
Bertramino ed Alberto, tutti credentes, sono in una casa con due eretici e
Pungilupo passa da quelle parti. Lo chiamano; entra e mostra grande amicizia a
tutti i presenti, ad uno fa riverenza, e quando gli altri se ne vanno rimane con i
due a consolare uno degli eretici che ammalato [89]. Spesso a Bonmercato, nel
1266 circa, loda gli eretici, che dice esser i soli boni hamines, unici a mostrare con
il loro esempio di vita la via della salvezza [90]. Castellano lo vede conversare
familiarmente con leretico Giovanni bergamasco e con Bonsavere sotto il portico
della casa della donna, e quando entrano Pungilupo e la donna adorano e fanno
riverenza a Giovanni [91]. Eppure, nel 1266/67 si confessa pi volte dal cappellano
vescovile Zambono, anzi egli avrebbe voluto confessarsi dal vescovo medesimo,
ma quello era impedito. Allora, devote ac reverenter, si genuflette di fronte al
cappellano e dimostra tanta contrizione, si scopre il capo, e si accusa dei propri
peccati, a partire da quando era fanciullo, e lo fa pi volte, quindi chiede la
penitenza, ed il sacerdote, che lo vede tristis e vere contritus, lo assolve e gli
assegna la giusta penitenza [92].
Nel maggio 1266 Armanno riceve il consolamentum a Verona, in casa di Spata di
Verona, dove stava Bergongio, dalle mani di Guglielmo di Borgogna e di Martino
Darinda di Verona, e con lui sono consolati Mezagonella di Verona e sua suocera
Azolina. Questo stando alla testimonianza, estremamente precisa, di Costanza da
Bergamo [93]. Invece Albertino, che era stato filius maiornella setta, ricordava che
era stato pressa poco nel 1267, quando Armanno era venuto per visitare uno
fuggito dal carcere. Il consolamento fu dato in domo catharorum, che Bergongio,
ancora nel 1273, teneva a disposizione degli eretici, e ad imporre le mani furono
Alberto, vescovo della setta, Michele, filius maior, e lo stesso Albertino, che era
anche visitator della setta in Lombardia. In quella occasione gli chiesero se aveva
accettato qualche penitenza dai lupi rapaci che perseguitano la bonam gentem,
vale a dire da qualche frate predicatore o minore, o da qualsiasi altro sacerdote
della chiesa romana, ed egli neg; allora lo assolsero dal giuramento di
obbedienza fatto a frate Aldobrandino [94].
Qui dobbiamo interromperci di nuovo. Torniamo a leggere Dondaine, il quale, nella
successione vescovile bagnolese, allHamundus/lohannes di Casaloldo, di cui
abbiamo detto, fa seguire, sulla base della nostra stessa fonte, ed esclusivamente
su quella, Alberto (1267), Albertino (Michele, Ferrarese?) (1267-1273), Michele
(1273) [95]. Di nuovo la lettura diretta della fonte chiarisce e complica insieme.
Primo: Costanza da Bergamo data il consolamento con assoluta precisione:
maggio 1266; Albertino dice invece: 1267 o circa allora. Sar da credere alla
prima. Secondo: Albertino e Michele sono sicuramente la stessa persona, come
indica esplicitamente il rinvio a Michele tredicesimo teste [96], numero che
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segnato nel manoscritto accanto alla testimonianza di Albertino, che una volta
detto anche chiaramente Albertinus Michael. Ma nel 1273 Albertino detto qui
fuit hereticus, e Michele qui est filius maior. Pensa il Dondaine che nel 1267 il
primo fosse filius maior ed il secondo filius minor del vescovo Alberto, e che nel
1273 il primo si fosse convertito ed il secondo al suo posto divenuto filius maior,
sempre di Alberto. Per Michele (non Albertino Michele) detto invece in un altro
punto della nostra fonte: qui erat fiulius maior in ipsa secta , anzi si osserva:
verisimile enim est quod ambo fuerint de eadem secta [97]. Il passaggio
repentino dal tempo passato al presente sempre frequentissimo nel libello, vedi
ad esempio Bonmercato che ricorda Pungilupo dire: quod erat malus homo et
quod boni homines sunt solum heretici, riferendosi sempre a contemporanei.
Allora cerano due filii maiores! Ma questo non ammissibile nella gerarchia! Ci
vuole cautela... ci vuole cautela...
Torniamo ad Armanno. Parlando con Bonmercato presso lepiscopio dice di essere
in pessimi rapporti con frate Stefanino dei Predicatori, che malus homo, e
che boni homines sono solo gli eretici, e chi segue la loro via, che lunica per la
salvezza. Spesso gli fa discorsi del genere e lo esorta a star saldo nella fede [98].
Un giorno Castellano vede Pietro de Romaninis chiedere a Pungilupo se vuole
vedere un patarino. Quello accetta con entusiasmo, ma leretico non era in casa e
se ne devono andare senza averlo visto [99]. Si reca perci a visitare in carcere
Martino di Campitello, vecchio eretico, e dice a Ferrarino che un bonus homo, e
che se avesse a sua disposizione qualche altro bonus homo non consentirebbe
che lo si bruciasse, n lui n altri; poi lo accompagna piangendo al rogo sulla riva
del fiume [100], e mentre arde commenta che bruciano un santo padre [101].
Passa per Ferrara Lanfranco di Monte Clero, eretico consolato, e conduce
Pungilupo a casa di Venaria, credens, e lo presenta come un vero amico nostre
gentis, che gli eretici di Verona tengono in considerazione, e dice che Armanno lo
ospita in casa sua, lo mantiene e lo accompagna per la citt. Poi Armanno che
porta a casa di Venaria altri eretici, fra cui Elica, che presenta come bona mulier,
ed alla quale fa riverenza. Elica dice a Venaria che Pungilupo un buon amico,
indicatole dagli eretici come buono e leale, che laccompagna per la citt nelle
sue necessit e che laccoglie nella sua casa [102]. Eppure, Armanno si confessa pi
volte e sempre devote et reverenter da Raniero, cappellano vescovile [103].
Nel 1268 Lanfranco di Monte Clero e Pungilupo visitano in contrada di San
Silvestro la casa delle eretiche Maria e Gisla, che vorrebbero fosse dato
il consolamentum ad una loro serva, di nome Maria. Mandano a chiamare Venaria,
ed i due uomini insieme impongono le mani, reggendo il libro, alla maniera degli
eretici. Venaria si sorprende, perch credeva che Armanno fosse soltantocredens,
e le vien detto che invece fu consolato a Verona, alla presenza di molti eretici [104].
Poco prima che Pungilupo muoia, viene catturato un eretico di nome Giovanni,
che si fa chiamare Cristiano, e Manfredino, mandato da suo padre, va a visitarlo
frequentemente nel carcere dellepiscopio, e lo prega di non accusare il proprio
padre e di stare saldo nella fede. Spesso viene anche Pungilupo. Anche quando
leretico dato in mano al podest e passa nel carcere del comune, spesso
Armanno lo va a visitare [105]. Manfredino lo sente di frequente parlare di
argomenti sospetti [106], e Iacoba, che accoglie eretici in casa e va da Manfredino a
prendere cibo per gli eretici, dice che amico loro e quando si reca a casa sua
Armanno le d un bianco pane per quei bonis viris, e qualche volta anche dei
fichi [107].
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mercante che veniva da Venezia le novit, e quello gli raccont che un santo si
era manifestato a Ferrara, ma che la cosa non era gradita ai Predicatori ed ai
Minori, perch era sospetto di eresia [140]. Il 5 luglio Beatrice testimonia di aver
sentito dire da una sua vicina che Pungilupo le aveva chiesto pi volte di
accompagnarlo alla predicazione dei patarini [141]. Duragia, che depone il 27,
aveva sentito da molti che Pungilupo era stato credens [142]; poco dopo la morte di
Armanno ud da un suo vicino che il giorno di Pasqua era solito prendere un
grosso pane ed un fiascone di vino, darlo a molti da mangiare e bere, e quando
erano finiti commentava: Che cosa dicono questi lupi rapaci che il corpo di Cristo
non pu essere consumato: ecco che noi abbiamo divorato un pane tanto grosso
ed un fiascone di vino [143], Il magister Aprile lo conferm [144], L8 agosto
Ferrarino parl dei rapporti di Pungilupo con Martino di Campitello [145]; l11
Trevisina ammise di aver avuto uno zio cataro, con il quale aveva abitato per
cinque anni, e che anche Bonese, vedova di Bonincontro, allora frequentava i
catari, ma non credeva che lo facesse ancora. Disse che Pungilupo portava allo
zio il pane benedetto dei catari ed era presente alle predicazioni [146], Il 31 ottobre
Iacobino di Cesso dice che Pungilupo era patarino [147]. Il 4 novembre Tebaldino,
frate di penitenza, riferisce che molti sostenevano che Pungilupo era credens e
che diceva cose contrarie alla fede cattolica [148], Il 25 Zunta, ex-eretico, sostiene
che leretico Arrivabene, quando era tenuto in carcere a Ferrara, mand Pungilupo
a chiedere la restituzione di denaro che gli apparteneva [149]. Il 28 Enrico, officiale
dellinquisizione, testimonia che correntemente si pensava che Pungilupo
fosse credens. Aveva sentito dire che credeva cose erronee a proposito del corpo
di Cristo. Quando lo incontr in piazza minacci di imprigionarlo, ma Pungilupo gli
chiese qualera la sua fede al riguardo, e udita la sua risposta promise di voler
credere nello stesso modo [150]. Bonfadino, dei Predicatori, testimonia che prima di
entrare nellordine conobbe Armanno, e che lo si credeva credens [151], e dopo che
fu nellordine spesso lo ud dire che anche se il corpo di Cristo fosse stato tanto
grande come una montagna lo si sarebbe gi consumato [152]. Non voleva poi
adorare verso Oriente, cio nella direzione verso cui adoravano i chierici, ma
verso Occidente[153], e quando vedeva qualche frate predicatore o minore si
inginocchiava e diceva: Ecco i demoni, ecco i lupi rapaci [154]. Dopo i Predicatori,
anche un Minore venne interrogato. Il primo dicembre il francescano Riccobaldo
riferisce che quando era nel secolo era vicino di Pungilupo e che lo si
pensava credens [155]. Il 9 dello stesso mese Menab Parvo, che era
stato credens e ricettatore di eretici, dice che Pungilupo fu credens, e che aveva
sentito dire tra gli eretici che era stato dei loro per ventanni [156]. Il giorno
successivo Albertino Sogarius testimonia che Martino di Campitello gli aveva
detto di esser venuto a Ferrara per Pungilupo, che considerava il miglior cristiano
della citt [157]. L11 Giovanni, ministro di penitenza, dice che una volta incontr
Pungilupo in contrada di San Paolo, che gli disse di venire da Rimini, dove erano
molte case di patarini che sapeva riconoscere per certi segni, ma non volle
aggiungere altro [158]. Parlava male degli ecclesiastici e sosteneva che quando uno
dedito ai credentes non lo si pu pi distogliere [159]. Era opinione comune tra gli
eretici che fosse credens ed amico loro [160]. Il 12 depone Grazio da Bergamo [161]. Il
medesimo giorno Tancredi, ex-credens, testimonia che quando fu preso da frate
Aldobrandino Armanno diceva che lo odiava [162].
Frate Aldobrandino probabilmente ritiene di averne abbastanza: ingiunge di
esumare il corpo di Armanno e di gettarlo fuori dalla chiesa; ma il capitolo non
obbedisce e linquisitore scomunica i canonici ed interdice la cattedrale [163]. I
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Con Bonifacio VIII la questione viene affrontata con maggiore sollecitudine. Agli
inizi del 1300 il pontefice ingiunge, per mezzo del vescovo ferrarese Federico, ai
canonici di presentarsi alla curia romana. Il 6 aprile Bonfamilio, procuratore del
capitolo, chiede udienza, ma non ammesso alla presenza del papa. Fa allora
redigere una protesta scritta, e lascia il giorno 15 un suo procuratore, ed un
eventuale sostituto, con un memoriale [193]. Lesame della questione affidato al
cardinal Giovanni di San Nicola. Il 13 gennaio 1301 viene inviata a frate Guido
inquisitore una lettera perch si consigli anche con Giovanni, vescovo di Bologna,
e frate Ramberto. Avuto il consiglio di sapienti, frate Guido emana il 22 marzo la
sentenza di condanna, ed il 23 ingiunge lobbedienza della medesima al podest
ferrarese [194]. Di notte si procede alla riesumazione dei resti di Pungilupo, alla loro
cremazione e dispersione delle ceneri nel fiume [195]. Il popolo che apprende la
cosa il giorno seguente tumultua. Ma la faccenda definitivamente chiusa. Il
nome di Armanno Pungilupo ritorner fuori a Ferrara solo un'altra volta, quando, il
29 luglio 1301, frate Guido vende ai frati di penitenza una casa in contrada di San
Romano, che era appartenuta ad Armanno ed a Ugobono, padre di Bonaventura
Papardo; la vendita per un prezzo basso, in considerazione del fatto che gi i
penitenti ne detenevano luso e per la destinazione dei redditi, vale a dire per
opere pie [196]. In seguito non si parla pi di Armanno, detto Pungilupo.
Questa lunghissima vicenda estremamente significativa, non certamente solo
per lambiente ferrarese, ma per tutta la Valle Padana. Rivelatrice di molti aspetti
dell'eresia, molto maggiormente indicativa delle ragioni che guidano il modo di
procedere al riguardo.
Leresia di Armanno appare alle prime indagini estremamente labile. Accuse
generiche, quando non risibili, permettono niente pi di un sospetto. Ma il battage
sui miracoli del santuomo impone allinquisitore unattenzione puntigliosa e
continua. Si trattava oltre tutto di persona conosciutissima in citt, tanto vero
che la notizia della sua morte si era diffusa in un lampo. I canonici ferraresi che
esibiscono la santit di Armanno fanno il tentativo di appropriarsi della tutela sul
comune sentimento e manifestazione religiosa, che monopolio sotto laspetto
della ortodossia - ma non solo per quello: riguarda la tutela tout court
dellinquisitore, e ne mettono in discussione la stessa legittimazione, che
linquisitore d per scontata. Addirittura i buoni sacerdoti finiscono col proporre
con Pungilupo un modello di vita cristiana indipendente da una qualsiasi
collocazione gerarchica, tutto fondato sullesercizio delle buone opere,
sullassistenza a malati e carcerati, e su di una lettura ingenua del sacro testo,
che se non fa riferimento ad alcun versetto - manca totalmente un solo rimando
testuale - tenta di coglierne solo lo spirito pi immediato ed emozionale, e proprio
in base a questi paradigmi piuttosto che rifiutare alcuni dogmi si dimostra
sospettoso nei confronti di certi principi di difficile comprensione, quale quello
della transustanziazione. Ed un modello che si diffonde in maniera
impressionante: i miracolati provengono di lontano, dalla Romagna allIstria, da
Brescello a Bergamo. Ma linquisitore a questo non preparato. Sa solamente che
leretico si comporta come gli dicono che si comporta i manuali: appartiene ad
una setta ereticale, sostiene certi errori dottrinali. Cos la sua preoccupazione
quella di esemplificare il manuale [197]: trova i principi dottrinali, non importa se
pochi ed a ben vedere alquanto confusi, trova soprattutto la testimonianza che
leretico faceva parte di una setta, e poi sceglie egli stesso la setta, ma a caricare
la dose mostra leretico in contatto o addirittura credente di altre sette, che pure i
14
reazione di tutta la societ alleresia, come vorrebbe, fra gli altri, il Russel| [210],
perch altrimenti vicende come questa risulterebbero del tutto incomprensibili.
sicuro per che leresia venga presentata come elemento di disgregazione del
vivere civile nel suo complesso: Multo enim gravius est corrumpere fidem, per
quam est animae vita, quam falsare pecuniam, per quam temporali vitae
subvenitur, scrive Tommaso [211]. Ma qual in definitiva la molla che spinge
linquisitore a prendere posizione? Il comportamento? Anche dagli atti
processuali dellInquisizione traspare come ai giudici della fede non interessi
cogliere negli interrogatori la natura delleresia, come non ci sia minimamente in
loro nessuno sforzo di comprensione al di fuori di modelli teologici cristallizzati,
come i contenuti non siano - nella quasi totalit - in relazione allalternativa fra
ortodossia ed eterodossia, ma si cerchi di portare alla luce i fatti e i collegamenti
con altri eretici riconosciuti, di ricomporre cio quelle tracce su cui si possa
riconoscere e giudicare, complessivamente, un comportamento ereticale. Cos
ancora Paolini [212]. Ma quanti si comportavano cos anche in ambito ortodosso!
Infatti la protesta e la critica al clero, in ogni ordine e grado, avviene
diffusamente anche in ambito cattolico [213]. Il comportamento semmai una
spia per un sospetto, non leresia [214]. Che invece irrationabiliter vivere[215],
dove ratio significa ordinamento, collocazione gerarchica. Ed Armanno - anzi:
tutta la vicenda ruotante attorno ad Armanno - sfugge a questa ratio [216]. La prova
ne che Pungilupo, dopo essere stato inquisito nel 1254, ed aver fatto labiura,
aveva mantenuto i contatti con gente sospetta in materia di fede: proclamare
santo costui, come vorrebbero i ferraresi, significa anche proclamare che quanto
diceva - fra laltro - a proposito dei frati rispondeva a verit. La cosa non va a
genio ai Minori ed ai Predicatori, perch era sospetto d'eresia, dice un anonimo
viaggiatore[217]. Questo solo il punto di partenza dellinquisitore
Aldobrandino/Florio/Guido, ma il punto di arrivo lidentificazione della sua eresia,
identificazione che rende legittima e doverosa la condanna; leresia infatti non
esiste senza specificazioni, ed allora: qualificazione: cataro; setta: bagnolese;
grado raggiunto nella setta: consolato. Siamo in un primo stadio di unazione
metodica ed inarrestabile che porter i due ordini mendicanti titolari dell'officio
inquisitoriale ad una continua e sempre maggiore integrazione con il mondo
cittadino italiano [218]. ma non su di un piano pacificamente integralistico, ma
anzi fortemente dialettico, campo dazione di una volont decisamente
egemonica, e perch tale non necessariamente esclusiva, ma necessariamente
tesa ad inglobare qualsiasi forma di attivit umana in una ratio etico-sociale
prevista. LOrdine si pone sempre pi quale catalizzatore non soltanto della
storia salvifica, ma soprattutto e quotidianamente della storia dei rapporti sociali
cittadini, come momento di mediazione istituzionale tra forme del potere e loro
modo di manifestazione politico-culturale [219]. Le reazioni contro loperato degli
inquisitori non sono allora pi solo dovute alla loro intransigenza, che appariva
agli occhi della gente intolleranza non giustificata e corrotta [220], ma invece
non stupir che, allinterno di tale machina, si combattano a volte aspre
battaglie; sarebbe fuorviante tuttavia pensare che il senso di una fonte possa
derivare dal suo esplicito formalizzarsi, piuttosto che dallappartenere ad un
sistema stratificante e che vede la propria ragione nellevoluzione di un metodo di
regolamentazione del mondo sociale: dal suo significato, dunque, sovente
implicito e sempre scaturente dal rapporto verticale con le fonti analoghe a
disposizione [221].
16
17
Tra 1284 e 1318 ci sono quattordici confische di beni, e probabili condanne, per
tredici Ebrei [239], Fanno eccezione Liza, che sale al rogo i primi di luglio 1313 [240],
Paceto di Francolino, Iacobode Odogeriis ed il notaio Gustardino, nominati nel
1316 [241], un certo Coppo, citato a Bologna nel settembre 1318 [242], per i quali non
sappiamo nulla circa le ragioni di colpa loro imputate. Molti sono gli ex-eretici che
denunciano altri. Le contrade nominate sono San Paolo (Armanno); San Romano
(il circolo di eretici che si trova nella case di Menab e Marchesina); San Silvestro
(le due eretiche di nome Maria e Gisla, e Maria loro serva); Castel Tedaldo (Alberto
calzolaio ed i suoi due fratelli, il giudice Guido di Ficarolo). Nessuno di loro appare
sprovvisto di beni, al contrario. Armanno, Menab, Marchesina, Granello ed altri
posseggono case e terreni in citt e fuori [243]. Menab, Primeria ed i loro parenti
appartengono a nobili famiglie cittadine di antica tradizione, ma che sembrano
attraversare un periodo di decadenza [244]. Diversi sono gli artigiani del ferro e dei
pellami, e non mancano notai e giudici. Le multe e confische degli Ebrei, poi, sono
considerevolissime. Come altrove, sono pochi gli eretici di passaggio; Lanfranco di
Monte Clero, Pietro da Rimini, Maria da Vicenza, Bellotto e Manfredino da
Bergamo, il toscano Benvenuto[245]. Caratteristiche, queste, tutte gi rilevate
altrove, ed ormai comunemente accettate come segni accompagnatori del
catarismo italiano [246], che a Ferrara trovano una loro esemplificazione precisa ed
indubitabile.
Man mano che cala la presenza ereticale, aumenta di importanza lattivit
inquisitoriale [247]. Fino al 1297 lofflcio non ha neppure una sede sua propria in
citt. Il 22 giugno di quellanno frate Guido inquisitore, fra Iacobo da Ferrara
priore ed i frati del convento di San Domenico cedono allofficio uno spazio tra il
muro delle scuole e lorto del convento medesimo [248]. Nel 1310 lofflcio possiede
una casa a Ferrara, da cui ricava un certo reddito [249]; in quellanno o poco dopo
ne pu vendere addirittura due [250]; nel 1312 linquisitore fa riparare la sede
dell'officio [251], nel 1313 acquista una casa da adibire a carcere [252] e nel 1314 ne
fa riparare un muro [253]; nel 1316 registrato il reddito di tre case [254]. Le spese
degli inquisitori sono fortissime, ma non certo dirette prevalentemente al buon
funzionamento dellofflcio: si tratta per la massima parte di spese per il vitto ed il
vestiario, e di donazioni, al pi diverso titolo, a confratelli, ferraresi e non [255]. La
cosa com noto, divenne talmente scandalosa che fra 1302 e 1318 si
susseguirono revisioni dei conti e processi agli inquisitori [256].
Fino alla met del secolo non lecito parlare di presenza catara a Ferrara,
accertata invece per gli anni tra 1250 e 1301. Prima si parla solo di patarini e
dopo solo di Ebrei. Ma la parabola catara, pur ristretta cronologicamente,
quantitativamente di una certa rilevanza. La sua caratteristica cittadina
indiscutibile; la sua incidenza a livello politico e culturale del tutto irriscontrabile.
VERONA
Nessuna attestazione di presenza ereticale fino al 1233, quando, su testimonianza
di Parisio, furono bruciati settanta eretici, per condanna di frate Giovanni [257].
Lepisodio non molto chiaro, come risulta dal commento del Cipolla, che segnal
per primo il passo: Il fatto di sessanta dei migliori cittadini che muoiono sul rogo
pubblicamente, e proprio nel momento in cui si pattuisce la pace delle fazioni
politiche, indica che il patarenismo - giacch questa doveva essere leresia di cui
essi furono ritenuti rei - era diffuso molto in Verona, senza dubbio nelle famiglie
degli imperialisti [258]
18
Poi pi nulla fino al 1266, quando Armanno Pungilupo consolato nella casa di
Spata. Sono presenti il vescovo Alberto, il filius maior Albertino Michele e Michele.
In quell'occasione furono consolati anche la moglie di Oldeberto, Mezagonella e
sua suocera Azolina [259]. Secondo Costanza da Bergamo ad imporre le mani erano
Martino Darinda e Guglielmo di Borgogna [260]. Le due testimonianze non sono del
tutto concordi, ma non si escludono vicendevolmente. Le cose si complicano con
la deposizione di Rengarda, con la madre della quale Pungilupo parla dei poveri di
Lione, che ricorda lincontro con il vescovo Bonaventura Belasmanza, avvenuto
attorno a quello stesso 1266 [261]. I vescovi catari divengono anche troppi quando
si ricordi che Costanza da Bergamo nel 1273 incontra il vescovo Lorenzo a
Sirmione [262], In sei anni ce ne sono addirittura tre: Alberto, Bonaventura
Belasmanza e Lorenzo. Ma le sette erano due, si osserva, ed ognuna aveva un
proprio vescovo, Alberto ed il successore Lorenzo una, Belasmanza laltra [263]. Ma
come distinguere le due sette? Perch due vescovi sono a Verona e uno a
Sirmione? Non sembra proprio un buon criterio, visto lo stretto contatto fra le due
localit, e poi Alberto e Belasmanza allora dovrebbero essere nella stessa setta.
Non ce ne sono per altri, e la spiegazione non convince; a meno che non si
ricorra ai trattatisti, che ci dicono i confini dottrinari. Accantoniamo per il
momento la questione e procediamo oltre.
Nello stesso 1273 abbiamo notizia di un patarino a Lazise . [264].
Nel 1276 vengono catturati a Sirmione centossessantasei eretici, i quali, condotti
a Verona, sono poi bruciati nel 1278. Anche di questo avvenimento abbiamo
scheletriche notizie cronistiche, con non lievi discordanze [265]. Si noti tuttavia che
Giovanni XXI sollecit frate Filippo inquisitore a riconciliare la chiesa con gli
abitanti di Sirmione e con i Veronesi che avevano parteggiato per Corradino, e
Nicol III lod Alberto della Scala ed i suoi congiunti che avevano guidato la
spedizione militare [266]: ho pi che un sospetto che laccusa di eresia sia molto
particolare.
Nel 1280 unaltra condanna singolare: linquisizione confisca e vende i beni di
Altafina, la quale, per, partecipa alla contrattazione e riceve anche una parte del
prezzo di vendita. Per quanto Cipolla non avessi dubbi che di eresia si tratti, noto
che la parola eresia, o sinonimi, non compare neppure, se non accanto al nome
dellinquisitore, appunto, delleretica gravit [267].
Il 28 gennaio 1288 fra Filippo inquisitore condanna per eresia il defunto
Bonaventura de Zovenonis, il quale aveva frequentato Bonaventura della Torre,
vescovo, Enrico da Valgatara e Giovanni da Minerbe, tutti abitanti in Verona, in
contrada di San Nicol [268], Il 30 ottobre fra Filippo pronuncia unaltra condanna
postuma, alla memoria del fornaio Aldigero, colpevole di aver frequentato gli
eretici Mezagonella Aichi, Ciullo della Torre, suo cognato Iacobino, Iacobo di Pona
e Mucio da Cerreta, ed altri, non si sa quando, forse negli anni sessanta. Vende
poi i beni di Artosina, gi condannata per eresia [269].
Il 5 ottobre 1290 si condanna Uberto a Tabula Maiori, colpevole di aver ricettato il
vescovo Belasmanza, Giovanni da Minerbe, Enrico ed Alberto da Valgatara,
Vigoroso ed Arnaldo [270].
Il 23 dicembre 1293 vengono condannati i quattro fratelli Zerli, tutti defunti, che
abitavano in contrada di San Nicol, e che avevano ospitato nella loro casa il
vescovo Bonaventura della Torre, Enrico da Valgatara, Martino Darinda, Giovanni
da Minerbe, ed altri [271].
19
1266
Bonaventura Belasmanza
Pungilupo 60)
(Atti
(Atti
Lorenzo
Pungilupo 52, 57)
1273
(Atti
(267-68, 274-77)
Belasmanza
(282)
Bartolomeo de Mitifogo
(prima del 1305)
(CIPOLLA Patarenismo 274-77)
Borst divide cos:
Diocesi di Desenzano o albanese
Diocesi di Bagnolo
1267 Alberto
1273 Lorenzo da
[273]
Poich le fonti sono le stesse che abbiamo adoperato fin qui, aggiuntivi Raniero
Sacconi ed Anselmo dAlessandria, stupisce di vedere una simile gerarchia, come
stupisce constatare che sparito Bartolomeo de Mitifogo. I1 quale accolto
dubitativamente, tra Bonaventura della Torre ed Enrico, dal Dondaine: si
Bartholomeus-Bertholus succda Bonaventure ce fut pour un temps trs bref: il
tait converti avant quAnselme ne mit la dernire main au Tractatus [275].
Le gerarchie sono il tentativo di far quadrare i due trattati, di Raniero Sacconi e
di Anselmo dAlessandria, con gli atti inquisitoriali, e con laltro trattato conosciuto
come De heresi catharorum. Per ottenere un qualche risultato che non sia frutto
dinvenzione si deve scontare quanto scontato non : che cio i due tipi di fonti
siano oggettivamente sicuri ed omogenei. Le finalit sono invece proprio
oggettivamente diverse, e non vale la pena di insistervi. Osserviamo solamente
che le incongruenze fra le deposizioni dei testimoni non preoccupano affatto
linquisitore, che desidera solamente conoscere luoghi e nomi di persone. I due
trattatisti domenicani forniscono con le loro opere un quadro del mondo ereticale
il pi possibile coerente, organizzato, gerarchizzato ed articolato per sette in
aperto contrasto vicendevole, cio per credenze dottrinali contrapposte, perch
non sarebbero riusciti a considerare altrimenti il movimento ereticale. Se non era
cos, come lo si sarebbe potuto conoscere?
Non sostengo che la verit fosse diversa. La verit anche quella dei due
domenicani. Ma quanto sappiamo per certo qualche cosa daltro. Intanto la
divisione in sette (nel numero di sei secondo il De heresi catharorum, di cinque
20
secondo Anselmo d'Alessandria) non ha alcun riscontro. Gli inquisitori non fanno
nessuna differenza nei loro interrogatori tra luna e laltra, e neppure con i poveri
di Lione. Gli eretici non ne parlano mai, ma soprattutto frequentano membri
dellalta gerarchia di entrambe le sette, bagnolese ed albanese, che invece i
trattati ci dicono in fortissimo contrasto. Se proprio vogliamo dire che qualcuno
mente, questi non sono n Armanno Pungilupo che incontra nello stesso anno e
nella stessa citt i vescovi nemici Alberto e Belasmanza, n Costanza da
Bergamo, inviata come spia dallinquisitore - si noti -, che conosce il vescovo
Lorenzo bagnolese a Sirmione, al cui seguito quello stesso Martino Darinda che
poi troviamo citato insieme allalbanese Bonaventura della Torre.
Se questa divisione non tale, non neppure rigida come vorrebbero i due
trattatisti domenicani la successione gerarchica, come appare evidente dalla
difficolt ad elaborare - e ad accogliere - gli elenchi di Dondaine e Borst, che sono
stati tuttavia, bisogna dirlo, seguiti in questo da tutta la letteratura eresiologica
successiva, eccetto, forse, il Dupr [276],
N quel poco di dottrina che si svela dagli interrogatori si accorda poi tanto con i
trattati. Giovanni de Matro, ad esempio, considera lecita lusura e non crede nella
resurrezione dei morti, n nellinferno o paradiso; ma i catari credevano
nellimmortalit dellanima [277].
La presenza catara a Verona sembra a prima vista massiccia. Se per
consideriamo i sessanta arsi nel 1233 ed i duecento (o cento? o solo settanta?)
nel 1278, che sembrano pi sacrificati alla politica che alla fede, il numero degli
eretici fra 1265 circa e 1305 si aggira intorno ai venticinque individui, e mai pi di
dieci attivi contemporaneamente. Per il resto vale qui quanto gi osservato per
Ferrara.
CONCLUSIONI
Avvertito che mi limito allarea qui presa in esame:
1. Non credo pi alle gerarchie di Dondaine e di Borst; non credo allautonomia
istituzionale del catarismo italiano, che mi appare sempre pi frutto di un
malessere diffuso nel mondo comunale italiano che, se non temessi di essere
frainteso, direi psicologico-sociale. Non posso per questo che rimandare a quanto
ho gi scritto altrove [278].
2. Credo sempre di pi allassoluto bisogno degli uomini di chiesa preposti a
combattere leresia di vedere il fatto ereticale in termini istituzionali [279],
Lassenza di dialogo tra le due parti contrapposte la fonte di tutte le nostre
insicurezze. Leresia un mostro dalle cento facce - alcune delle quali sono anche
il turpiloquio, la sodomia, lusura e lappartenenza alla razza ebraica [280]- che solo
nei trattati pu acquistare un aspetto credibile, ma soprattutto conoscibile.
3. Almeno nellambito geografico qui affrontato, la periodizzazione tradizionale
(forte crescita fra 1167/68 - concilio di Saint-Flix-de-Caraman - e 1250,
decadenza e scomparsa fra 1250 e 1310) va decisamente rivista. Durante il
nostro viaggio non abbiamo incontrato catari certi prima del 1250, ed il loro
massimo numero tra 1267 e 1300. La morte del catarismo dovuta alla sua
completa aleatoriet di rapporti reciproci. Il ruolo dellinquisizione, pi che
efficace nella repressione (che repressione , se per lo pi si condannano eretici
defunti?), lo nel togliere ogni spazio o qualsiasi pratica di piet religiosa, che
regolamentata e monopolizzata dalle confraternite parainquisitoriali [281]. Su
21
questo piano (e certo non su quello dottrinale, dove non era necessario
impegnarsi a fondo - stante, come ha scritto Ovidio Capitani, il modesto e ovvio
patrimonio dottrinale del catarismo [282]) listituzione cattolica ha il sopravvento,
per la sua capacit di prevedere ogni comportamento in merito.
4. Il bagaglio dottrinale del catarismo nelle nostre fonti modestissimo. Il rituale
ridotto e poco significativo: riverenze, offerta del pane benedetto (ma anche dei
fichi!?), imposizione delle mani. Le uniche due volte che si parla di testi scritti si
tratta dei Vangeli. Nessun ricordo di libri segreti.
5. La dimensione complessiva del movimento - se lecito adoperare quel termine
- scarsa. Lincidenza politica e culturale, nulla [283].
Da G. ZANELLA Hereticalia. Temi e discussioni Spoleto, CISAM 1995 (Collectanea
7) 67-118, con correzioni.
[1]
G. MUSSONI I patarini in Rimini La Romagna II (1905) (di qui in
avanti: MUSSONI) 401 accenna per Rimini, ma per via induttiva, anche al 1179.
[2]
Ed. in L. TONINI Della storia civile e sacra riminese Rimini, Malvolti-Ercolani
1856-62 (di qui in avanti: TONINI) II, n. LXXXV, pp. 589-90; J. V. PFLUGKHARTTUNG Acta Pontificum Romanorum inedita III. Urkunden der Ppste 5901197 Stuttgart, Kohlhammer 1886 (= Graz, Akademischen Druck- u.
Verlagsanstalt 1958) (di qui in avanti: Acta), n. 353, pp. 317-18. Cf.
anche TONINI III, p. 40; A. BORST Die Katharer Stuttgart, Hiersemann 1953
(Schriften der Monumenta Germaniae historica (di qui in avanti: MGH) XII) (di qui
in avanti: BORST)104 e nota n. 22 (ma non del tutto proprio il richiamo alle lettere
di Innocenzo III), 105 nota n. 27 (dove per dice erroneamente che gli eretici
riminesi praticavano lusura, analogamente a quanto si rileva avvenire a
Bziers), MARIANO DALATRI Il vescovo e il negotium fidei (secoli XIIXIII) in Vescovi e diocesi in Italia nel medioevo (sec. IX-XIII) Padova, Antenore 1964
(Italia Sacra 5) (di qui in avanti: MARIANO Vescovo) 351. Per una interpretazione
tutta nel quadro dei contrasti fra comune e vescovo MUSSONI 402-03 e M.
G. TAVONI Le citt romagnole conquistano la loro autonomia. I tentativi egemonici
di Bologna in Storia dellEmilia Romagna I, a c. di A. BERSELLI, Bologna, University
Press 1976, 442-43.
[3]
Spiegazione pi riduttiva in GRIFFE 276: Quant l'expulsion des hrtiques,
elle apparaissait comme une simple mesure de police... Il est vrai qu'en les
forant aller ailleurs, on ne dbarassait pas le monde chrtien de leur prsence,
mais on les empchait de senraciner; on les dcourageait et ainsi le mal quils
faisaient ne pouvait aller en profondeur.
[4]
BORST 116 nota n. 25, con riferimento a MGH Constitutiones et acta publica
imperatorum et regum ed. L. WEILAND, Hannoverae, Hahn (di qui in avanti: Const.)
I (MDCCCXCIII) p. 519. Anche il fatto del 1184 per Dupr sulla scia di Volpe, uno
dei frequenti assalti contro il privilegio ecclesiastico (E. DUPR THESEIDER Gli
eretici nel mondo comunale italiano in DUPR Mondo cittadino e movimenti
ereticali nel Medio Evo (Saggi) a c. di A. VASINA, Bologna, Ptron 1978 (di qui in
avanti: DUPR Eretici) 239 nota n. 13); in generale G. VOLPE Movimenti religiosi e
sette ereticali nella societ medievale italiana (sec. XI-XIV) Firenze, Sansoni
19724 (di qui in avanti: VOLPE) 144.
[5]
TONINI II, n. LXXXXI, pp. 600-02.
[6]
MUSSONI 403.
[7]
MGH Const. I, p. 519.
*
22
O. CAPITANI Citt e Comuni in Storia dItalia dir. da G. GALASSO, IV, Torino UTET
1981 30.
[9]
A. VASINA Comuni e Signorie nellarea emiliana e romagnola in Storia dItalia dir.
Da G. GALASSO, VII,1, Torino UTET 1987 (di qui in avanti: VASINA) 430: Sta di fatto
che il riconoscimento imperiale del fondamento giuridico delle autonomie
comunali rendeva ora superflui ogni intervento mediatore e ogni funzione di
copertura formale dei ceti dirigenti cittadini da parte del vescovo; riscattava i laici
da certe forme di soggezione allautorit religiosa, dava ad essi maggiore slancio
ed incisivit nellazione politica di livellamento dei cittadini e quindi anche di
assorbimento dei privilegi e delle immunit ecclesiastiche. I motivi di
contestazione del clero non a caso presero piede soprattutto nei centri... dove gi
si erano manifestati movimenti patarinici e sette ereticali e vennero rilanciati, dal
tardo secolo XII nel corso del Duecento, soprattutto in seguito alla ripresa del
catarismo e di altri gruppi eterodossi.
[10]
Ancora suggestive le pagine che dedicava E. DUPR THESEIDER Leresia a
Bologna nei tempi di Dante in DUPR Mondo cittadino (di qui in
avanti: DUPR Eresia)272-74, ad analizzare lucidamente come diversamente
venne intesa leresia in tutto il corso del secolo XIII. Quando poi si tratt di
scegliere, pur adoperando il termine in senso generico nel rispetto pi totale delle
fonti (persone che per la diversit del loro credo e del loro pratico
comportamento si differenziano dal restante della popolazione, all'incirca come gli
ebrei), volle tuttavia sempre intenderla in un senso del tutto tecnico, cio di
scelta, a carattere essenzialmente religioso, di una fede per la quale si anche
pronti a dare la vita (DUPR Eretici 234), da un lato riconoscendo acutamente
lambiguit della valenza della denominazione e dellaltro usandola
univocamente. Ma dovremo tornarci in sede di conclusione.
[11]
VI, XXXVII, in J. P. MIGNE Patrologiae cursus completus. Series Latina Paris 184464 (di qui in avanti: PL), 215, coll. 319-20; cf. anche F. UGHELLI Italia sacra sive de
episcopis Italiae ed. secunda a c. di N. COLETI, Venetiis; Coleti, II (MDCCXVII), coll.
601-02: J. LARNER Signorie di Romagna. La societ romagnola e lorigine delle
Signorie Bologna, Il Mulino 1972(di qui in avanti: LARNER), 263.
[12]
MUSSONI 405.
[13]
IX, XVIII-XIX, in PL 215, coll. 819-20.
[14]
IX, CCIV, in PL 215, coll. 1042-43; IX, CCXIII, ibid., col. 1057; cf. anche
J. GUIRAUD Historie de lInquisition au Moyen Age II, Paris, Picard 1938,
388; LARNER 265.
Non il caso di entrare qui nel merito di una valutazione complessiva dellazione
legislativa di Innocenzo III, per cui rimandiamo, per considerazioni
informativo/qualitative piuttosto discordanti, soprattutto ai lavori di
O. HAGENEDERStudien zur Dekretale Vergentis (X. V. 7. 10) Zeitschrift der
Savigny Stiftung fr Rechtsgeschichte Kan. Abt. LXXX (1963) 138-73;
G. MICCOLI La storia religiosa in Storia dItalia Torino, Einaudi 2. Dalla caduta
dellImpero Romano al secolo XVIII 1974 (di qui in avanti MICCOLI Storia)671-734;
O. CAPITANI Legislazione antiereticale e strumento di costruzione politica nelle
decisioni normative di Innocenzo III Bollettino della Societ di studi valdesi n.
140 (dic. 1976) (di qui in avanti: CAPITANI Legislazione) 31-53 (ma bisogner
considerare tutta la bibliografia ivi citata). Per conto mio rilever solamente
con CAPITANI Legislazione 41, che molti elementi essenziali della Vergentis... sono
entrati a far parte della normativa antiereticale della seconda met del secolo XIII:
ma non si sono configurati - e siamo perfettamente daccordo su questo punto
[8]
23
Fratrum Praedicatorum (di qui in avanti: AFP) XVII (1947) (di qui in
avanti: DONDAINE Manuel)157 e nota, che perlomeno agli inizi dei suoi studi in
materia fu dubbioso.
[33]
Conciliorum Oecumenicorum Decreta a c. di G. ALBERIGO P. P. JOANNOU C.
LEONARDI P. Prodi, Basilea-Barcellona-Friburgo, Roma, Vienna, Herder 1962, 200.
Le delimitazione geografica non tragga in inganno, perch gi laCH.
THOUZELLIER Albigenses in Medioevo ereticale 283, ricordava che Guascogna e
Tolosano erano stati oggetto del concilio di Tours nel 1163, ed osservava, a
proposito di Walter Map che parla di publicani e paterini numerosi in Aquitania e
Burgundia, che si trattava di denominazioni geografiche antiche. Cf. anche
della medesima Patarins in THOUZELLIER Hrsies et hrtiques. Vaudois,
cathares, patarins, albigeois Roma, Ed di Storia e Letteratura 1969 206 e nota n.
9; J. DUVERNOY Le Catharisme: la religion des Catahares Toulouse, Privat 1979 (di
qui in avanti: DUVERNOY Religion) 304-06 e soprattutto 306: A partir du
XIIIe sicle, la question est trs nette. Sont des cathari les hrtiques dont parlent
auteurs ou inquisiteurs lombards, des patarini les memes hrtiques dont parle le
reste de lItalie, quils soient dans le pays ou en Bosnie.
[34]
Corpus Iuris Canonici ed. A. FRIEDBERG, II, Graz, Akademischen Druck- u.
Verlagsanstalt 1959 col. 780. Cf. ancora THOUZELLIER Patarins 207: ...frappe
danathme les Patarinos lgal des Cathares, Humilis, Pauvres de Lyon etc... .
[35]
Vedi supra nota n. 13. Con riferimento ad un'altra lettera del 21 aprile 1198
commenta THOUZELLIER Patarins 207: le pontife se contente de citer les Vaudois,
Cathares et Paterini, dont il ne saisit dailleurs pas plus les diffrences que les
affinits.
[36]
MGH Const. II (MDCCCXCVI) n. 35, pp. 43-44.
[37]
Ibid n. 157, pp. 194-95. In generale pensa la THOUZELLIER Patarins 209: Au
XIIIe sicle, le terme gnralis en Occident pour dsigner de prference les
hrtiques d'Italie, sert parfois aussi de quodlibet.
[38]
Sermones XIII contra Catharos in PL 195, coll. 11-102.
[39]
Ed. ILARINO DA MILANO La Manifestatio heresis Catharorum quam fecit
Bonaccursus, secondo il codice Ott. Lat. 136 della Bibl. Vaticana Aevum 12
(1938) 281-333, e R. MANSELLI Per la storia della fede albigese nel secolo XIV:
quattro documenti dellinquisizione di Carcassona in Studi sul Medioevo
cristiano (di qui in avanti: MANSELLI Storia) 207-11. Quando fa led.
della Confessio, e si imbatte nellespressione de paterinis, il Manselli parla di una
laboriosa tradizione del testo e dice che la designazione fu riferita ai Catari
solo nei primi anni del 200 (193).
[40]
A. DONDAINE La hirarchie catare en Italie (di qui in avanti: DONDAINE Hirarchie)
I Le De heresi catharorum AFP XIX (1949) 280-312.
[41]
TH. KAEPPELI Une somme contre les hrtique de S. Pierre Martyr (?) AFP XVII
(1947) 295-335. Per la datazione seguo DUVERNOY Religion 81.
[42]
A. DONDAINE Un trait no-manichen du XIIIe sicle, le Liber de duobus
principiis, suivi dun fragment de rituel catare Roma Istituto Storico dei Frati
Predicatori 1939 (di qui in avanti: DONDAINE Liber) 64-78; F. SANJEKRaynerius
Sacconi O. P., Summa de Catharis AFP XLIV (1974) 42-60.
[43]
DONDAINE Hirarchie I 283; cf. da ultimo S. WESSLEY The Composition of
Georgius Disputatio inter catholicum et paterinum hereticum AFPXLVIII (1978)
56-61.
[44]
DONDAINE Hirarchie II Le Tractatus de hereticis dAnselme dAlexandrie O.
P. AFP XX (1950) 234-77; una volta scrive anche peterinorum (324 r. 6), ma
intende una delle quarantasette eresie note dagli inizi della storia della chiesa.
27
28
Ottavio Ferrari, ed Edigio [!] Menagio nel Libro dell'origine della lingua italiana,
scrivono che costoro avessero la loro origine dai patti nel ricevere e dar il denaro
ad usura, e che fossero Giudei.... Riferisce il parere diverso del Muratori, e
conclude: a me per pi ragionevol pare il dire che gli eretici Patereni fossero
raza di Ebrei. Cf. ancora il Muratori in luogo non citato dallo Scalabrini, Ant. It.,
col. 90: Immo sub Paterinorum vocabulo veniebant, quicumque tunc Haeretici
Ecclesiam Dei affligebant, ita ut idem esset Paterinus, atque Haereticus.
Eppure, sul carattere pattizio della Pataria milanese cf. oggi la discussione con
Cracco in CAPITANI Medioevo 14-15 e rimandi ivi indicati; e, forse, a Ferrara
lidentificazione eretico = ebreo non del tutto ingiustificata, cf. infra 00-00.
Sul medioevo scalabriniano A. SAMARITANI Il medioevo religioso ferrarese in G. A.
Scalabrini (dal Ms. Cl. I, 445 dellAriostea) in Giuseppe Antenore Scalabrini nel
secondo centenario della morte Incontro di studio tenuto nella Sala del Consiglio
Comunale di Ferrara, 11 dicembre 1976, Ferrara 1978 (Atti e memorie della
Deputazione ferrarese di storia patria (di qui in avanti: AMF) s. III XXV) 31-87.
[52]
Statuta Ferrariae anno MCCLXXXVII a c. di W. MONTORSI, Ferrara, Deputazione
ferrarese di storia patria 1955 (Monumenti III) 367.
[53]
Vedi G. ZANELLA Itinerari ereticali: Patari e Catari tra Rimini e Verona Roma,
Istituto Storico Italiano per il Medio Evo 1986 (Studi storici 153) (di qui in
avanti: Atti Pungilupo) 55-56.
[54]
Cf. ancora SCALABRINI II 25-26: Aggiungiamo a tutto ci quanto dalla decretale
dInnocenzo III. data al nostro vescovo Uguccione di Ferrara abbiamo sotto il
tit. de Presbitero non baptizato, ivi al cap. 3 veniens ad Apostolicamesprime il
sommo Pontefice che a suoi piedi sera presentato uno, qui cum ad gradum
sacerdotii ascendisset, comperit tandem, quod non fuerit secundum formam
evangelii baptizatus.
Lo stesso Innocenzo III. rescrive al vescovo di Ferrara al cap. VII. de
divortiis registrato, qual principia Quanto te novimus in canonico iure peritum dal
che si riccava quanto fosse in concetto di Prelato dai Sagri Canoni studiosi ed
eccellente maestro, appresso il Papa, e qualmente nel suo Vescovado sia
Diocesi verano alcuni delluno e laltro sesso sentendosi insieme uniti col vincolo
del matrimonio, in tratto di tempo trovandosi e scuoprendosi di aliena setta della
Cattolica, voleva chi restava abbandonato passare a secondi voti; per lo che
decret, qualmente non scioglievasi il matrimonio quoad vinculum altero //
coniugum fidelium in heresim lapso.
Parimente al tit. 41 de celebratione missarum cap. VIII. Io stesso Innocenzo in
quadam nostra decretali scrive al nostro Vescovo rigetando lopinione, che nel
Sagramento dellaltare lacqua si convertisse in flegma e prova Cristo fu vero Dio
e vero Uomo, e che dal suo lato usc vera acqua. Qualli autorit tutte sono
certissimi argumenti, deglerrori, che a que tempi erano sparsi per lItalia non
solo, che nella nostra Citt di Ferrara ancora, contro de qualli combatt con
sommo zelo, e con i scritti e con le parole il nostro dotissimo Vescovo, come
abiamo dallaltro capitolo 43. responso nostro de sen. excom. Lib. 5. tit. 39. Lo
stesso Innocenzo III. rescrive: cum Ferrarienses cives excommunicationis, et
interdicti sententiis fuerint ligati sibi viros et mulieres semel in hebdomada vel in
mense apud aliquam ecclesiam convocare, quibus predicaret Verbum Dei et
eosdem ad correctionem inducere, quod absque dubio conscientie faciendum
esse cum viderit expedire, rispose; ed agg[i]ungasi a tutto ci i susequenti
Capitoli inquisitioni tue 44. contigit interdum 45. in presentia dilecti
filii 46. quante presumptionis 47. da qualli vedesi quanto affaticasse il nostro
vescovo Uguccione per svelare e spiantare le male erbe nate dalle sementi
29
degleretici e sismatici che si trovavano discipatori della Vigna del Signore data ad
esso da coltivare nella Chiesa Ferrarese.
Tutta la questione stata ripresa in M. MACCARRONE Innocenzo III
teologo in MACCARRONE Studi su Innocenzo III Padova, Antenore 1972 (Italia Sacra
17) 353-96. I testi in Corpus Iuris Canonici II, coll. 640-41, 648-49, 722-23, 907,
908, 908-09.
[55]
Vedi supra nota n. 36. Cf. anche THOUZELLIER Patarins 207, 208.
[56]
G. ZANELLA Riccobaldo e dintorni. Studi di storiografia medievale
ferrarese Ferrara, Bovolenta 1980 (I presupposti 5) (di qui in
avanti: ZANELLA Riccobaldo) 111 nota n. 105.
[57]
A. FRIZZI Memorie per la storia di Ferrara con giunte e note di C. LADERCHI,
Ferrara, Servadio 1847-50 (= Bologna, Forni 1975) III 225-29; CH. SCHMIDT Historie
et doctrine de la secte des Cathares ou Albigeois Paris-Genve, Cherbuliez 1849
(= New York, AMS Press 1980) I 180-84; TONINI III, pp. 315-16; GUIRAUD 567-71;
587-90; BORST, ad indicem sub voce Ferrara; MANSELLI Eresia 352-53; DUPR Eresia,
passim; MARIANO DALATRI Leresia nella cronica di fra Salimbene Collectanea
Franciscana (di qui in avanti: CF) 37 (1967) (di qui in avanti: MARIANO Salimbene)
369-72; A. BENATI Armanno Pungilupo nella storia religiosa ferrarese del
1200 in Dante. Contributi allo studio del poeta e del suo tempo Ferrara 1966 (AMF
con la collab. del Comitato dantesco ferrarese e del Centro Italiano di Studi
Pomposiani s. III IV) 85-123; G. ZANELLA Armanno Pungilupo, eretico
quotidiano in ZANELLA Hereticalia 3-14; M. LOOS Dualist Heresy in the Middle
Ages Prague, Accademia-Nijhoff 1974 278-79; J. DUVERNOY Le Catharisme:
lhistoire des Cathares Toulouse, Privat 1979 (di qui in avanti: DUVERNOY Histoire)
189-90; A. VAUCHEZ La saintet en Occident aux derniers sicles du Moyen Age
daprs les procs de canonisation et les documents hagiographiques Roma,
Ecole Franaise 1981 100, 103, 151, 242, 275.
[58]
A. FRANCESCHINI Istituzioni benedettine in diocesi di Ferrara (sec. XXV) Analecta Pomposiana VI (1981) 52-53.
[59]
Atti Pungilupo 88-89. Senza poter stabilire alcuna connessione, segnalo
tuttavia che Ponzilovo un piccolo centro vicino a Polesella.
[60]
Atti Pungilupo 88.
[61]
Ibid. 49.
[62]
Scalabrini ci informa che frate Egidio fu poi patriarca di Grado (dal 1295 come
ci conferma UGHELLI V (MDCCXX), coll. 1139-46) e che era della famiglia ferrarese
Castelli, senza dire dove traesse le precisazioni; vedi Atti Pungilupo 104. I due
inquisitori sono presenti alla monacazione di Beatrice dEste in quello stesso
1254, insieme a Salimbene, cf. BENATI 117-18, con rinvio alle fonti.
[63]
Atti Pungilupo 67. Era presente all'abiura anche Modenese, notaio e frate di
penitenza, che per ricordava che fosse avvenuta attorno al 1257, ibid. 66.
[64]
Ibid. 54.
[65]
Ibid. 56.
[66]
Ibid. 64. MARIANO Salimbene 370 nota n. 26, resta incerto se quia fecerat
ignominiam de corpore suo significhi il semplice fatto della cattura, il carcere
oppure la tortura; personalmente non ho dubbi in proposito.
[67]
MARIANO Salimbene 370.
[68]
Atti Pungilupo 52, 63
[69]
DONDAINE Hirarchie III 296; coglie loccasione per affacciare lipotesi che il
trattato dAnselmo sia stato terminato nel 1267, perch Hamundus vien detto
vescovo (ibid. 310) quem nunc habent [i bagnolesi], ed il successore probable,
Alberto, conferisce nel 1267 il consolamentum al nostro Armanno, come
30
Ibid. 62. Che sia il Giovanni de Lugio bergamasco, vescovo bagnolese tra 1250
e 1260, lo crede CH. MOLINIER Un texte de Muratori concernant les sectes
cathares Annales du Midi XXII (1910) 189-90;lidentificazione accolta con
molta riserva da DONDAINE Hirarchie III 286-87 nota n. 20. Non si
pronunciano BORST e MANSELLI Eresia.
[92]
Atti Pungilupo 86.
[93]
Ibid. 52, 57.
[94]
Ibid. 51, 53, 54, 56, 64-65.
[95]
Hirarchie III 296-97. Anche BORST 237 e nota n. 25, segna la data 1267, e
nella nota relativa rimanda alla testimonianza di Albertino, indicando,
incomprensibilmente, 1288.
[96]
Atti Pungilupo 52.
[97]
Ibid. BORTS annovera n Albertino n Michele fra i vescovi, e passa ( 1273) a
Lorenzo da Brescia, sempre sulla base della nostra fonte: ci arriveremo.
[98]
Atti Pungilupo 55, 65.
[99]
Ibid. 62.
[100]
Ibid. 59.
[101]
Ibid. 65.
[102]
Ibid. 49, 52-53, 61, 69. Lanfranco, citato come Lanfranchino, ospitato nel
1287 a Bologna dalleretico Giuliano (PAOLINI Bologna 91-127).
[103]
Atti Pungilupo 87.
[104]
Ibid. 57-58. Il rito del consolamentum descritto con ben altra complessit in
Anselmo d'Alessandria (DONDAINE Hirarchie III 314).
[105]
Atti Pungilupo 59-60.
[106]
Ibid. 49.
[107]
Ibid. 59-60.
[108]
Ibid. 87.
[109]
Ibid. 88.
[110]
Ibid.
[111]
Ibid. 72
[112]
Ibid. 50-51, 59. Ma la deposizione lascia dubbiosi, perch Castellano aveva
detto di sapere che Armanno era eretico gi da tempo.
[113]
Ibid. 70.
[114]
Ibid. 72-73.
[115]
Ibid. 73.
[116]
Ibid. 73-74.
[117]
Ibid. 74.
[118]
Ibid.
[119]
lbid. 75-76.
[120]
Ibid. 79.
[121]
Ibid.
[122]
Ibid. 77.
[123]
Ibid. 57.
[124]
Ibid. 58-59.
[125]
Ibid. 76.
[126]
Ibid. 77.
[127]
Ibid. 79-80.
[128]
Ibid. 80.
[129]
Ibid. 80-81.
[130]
Ibid. 84.
[131]
Ibid. 84-85.
[91]
32
Ibid. 78.
Ibid. 81.
[134]
Ibid. 82.
[135]
Ibid. 82-83.
[136]
Ibid. 83.
[137]
Ibid. 95, 93.
[138]
Ibid. 64.
[139]
Ibid. 70.
[140]
Ibid. 66.
[141]
Ibid. 60-61.
[142]
Ibid. 50.
[143]
Ibid. 56.
[144]
Ibid.
[145]
Ibid. 48, 59, 69.
[146]
Ibid. 68.
[147]
Ibid. 58-59.
[148]
Ibid. 48-49.
[149]
Ibid. 68-69.
[150]
Ibid. 49, 55, 65.
[151]
Ibid. 49.
[152]
Ibid. 55 Un luogo comune negli atti inquisitoriali, cf. ad
es. MANSELLI Storia 503; G. ZANELLA Malessere ereticale in Valle Padana (12601308) in ZANELLA Hereticalia (di qui in avanti: ZANELLA Malessere) 51-52 e nota n.
172.
[153]
Atti Pungilupo 55.
[154]
Ibid. 63-64.
[155]
Ibid. 49.
[156]
Ibid. 49, 60.
[157]
Ibid. 60.
[158]
Ibid. 62.
[159]
Ibid. 64.
[160]
Ibid. 66.
[161]
Ibid. 70.
[162]
Ibid. 64.
[163]
Ibid. 91.
[164]
Ibid. 86-90.
[165]
Ibid. 91.
[166]
Ibid. 105-07.
[167]
Ibid. 49, 59.
[168]
Ibid. 50, 65, 70.
[169]
Ibid. 62, 66.
[170]
lbid. 51, 53, 54-55, 56, 70.
[171]
Ibid. 52, 57.
[172]
Ibid. 66.
[173]
Ibid. 50, 66.
[174]
Questo personaggio ora meglio noto: citato come ministro dei frati di
penitenza nel 1278 (A. SAMARITANI LOrdo de Poenitentia a Ferrara nei secoli XIIIXV (contributo alla conoscenza del Movimento in Italia) Analecta Tertii Ordinis
Regularis Sancti Francisci 12 (1972) (di qui in avanti: SAMARITANI Ordo)371-72 n.
8; SAMARITANI Vescovo, Sindaco dei poveri di Cristo, Frati di Penitenza a Ferrara nei
secoli XIII-XV ibid. XIV (1980) (di qui in avanti:SAMARITANI Vescovo) 698) e nel 1281
[132]
[133]
33
(SAMARITANI Ordo 372 n. 10; SAMARITANI Vescovo 698), presente il 4 giugno 1272 a
Bologna quando frate Aldobrandino assolve dalla scomunica e dallinterdetto i
canonici e la cattedrale (Atti Pungilupo 105); lascia il suo testamento nel 1296
(SAMARITANI Ordo 373-74 n. 19; SAMARITANI Vescovo 700); nominato ancora nel
1301 (qui infra nota n. 196). Vedi anche qui infra nota n. 202.
[175]
Atti Pungilupo 66.
[176]
Ibid. 58, 70.
[177]
Sicuramente dal giugno 1279, cf. PAOLINI Bologna 112 nota n. 93, 129;
probabilmente dallottobre 1278, cf. A. FRANCESCHINI Regesti di pergamene di
archivi ecclesiastici ferraresi in BCA, dattiloscritto segnato N. A. 40, datato 15
febbraio 1980 (di qui in avanti: FRANCESCHINI Regesti) II, h) Inquisizione, p. 1 n. 1b,
dove per qualche discordanza cronologica.
[178]
Atti Pungilupo 57.
[179]
Ibid. 49, 52-53, 54, 57-58, 61, 65, 69.
[180]
Ibid. 49, 50, 54, 55-56, 59-60, 64, 66.
[181]
Ibid. 49-50, 62.
[182]
Ibid. 60.
[183]
Ibid. 66.
[184]
Ibid. 50, 60.
[185]
Ibid. 58, 70.
[186]
Ibid. 58. Questo Simone di Bonandrea citato a Verona come sindicus et
procurator venerabilis viri fratris Philippi de Mantua Ordinis Minorum Inquisitoris
heretice pravitatis il 12 luglio 1288, e l1 marzo 1291 (C. CIPOLLANuove notizie
sugli eretici veronesi, 1273-1310 Rendiconti della regia Accademia dei Lincei cl.
Di sc. Mor., stor. e filosof. S. V V (1896) (di qui in avanti: CIPOLLA Notizie)345, 347).
[187]
Atti Pungilupo 53, 61.
[188]
Ibid. 75, 79, 82, 83, 85, 89.
[189]
Ibid. 50-51, 53-54, 59, 62.
[190]
lbid. 51, 62-63.
[191]
Ibid. 52, 63.
[192]
Ibid. 63.
[193]
Ibid. 71.
[194]
Ibid. 90-98.
[195]
Ibid. 107, e cf. anche FRANCISCI PIPINI Chronicon Rerum Italicarum Scriptores
(di qui in avanti: RIS) IX col. 712. Su frate Guido vedi anche G. BARONE Capello,
Guido DBI 18 (1975) 495-97.
[196]
SAMARITANI Ordo 375 n. 29; SAMARITANI Vescovo 703. La fama della santit di
Armanno ancora viva a Bologna nel 1301, cf. DUPR Eresia 263 nota n. 7.
[197]
Ho gi attirato l'attenzione su questo punto in G. ZANELLA Armanno Pungilupo,
eretico quotidiano in ZANELLA Hereticalia (di qui in avanti: ZANELLA Pungilupo) 10.
[198]
Atti Pungilupo 47.
[199]
ZANELLA Pungilupo 9-11.
[200]
SALIMBENE DE ADAM Cronica ed. G. SCALIA, Bari, Laterza 1966 (Scrittori dItalia
232-33) (di qui in avanti: SALIMBENE) 735; cf. anche MARIANO Salimbene 369-72.
altri esempi di contrasti fra clero ed inquisitori in PAOLINI Bologna 33-46. Paolini
conclude, riprendendo Dupr, che si tratta di avversione allInquisizione come
Istituzione e allordine dei domenicani, per quella sorta di funzionarismo nel
quale hanno condensato la loro missione. Si noti il caso di quella donna che dice:
anche la chiesa di San Domenico si sarebbe dovuta bruciare, se non vi fossero
state le pitture dei santi (ibid. 70).
34
ZANELLA Pungilupo 12; ZANELLA Leresia catara fra XIII e XIV secolo: in margine
al disagio di una storiografia in ZANELLA Hereticalia (di qui in
avanti: ZANELLA Eresia)139-41. Si ricordi anche leretico Giovanni, che voleva lo si
chiamasse Cristiano (Atti Pungilupo 59).
[202]
I caratteri, per molti versi peculiari, dellOrdo penitentie ferrarese sono stati
resi noti dalle attente ricerche di Samaritani. Per quel che ci interessa qui si veda
in generale Vescovo, e Ordo 359: ... il quasi contemporaneo sorgere della
confraternita minoritica della Vergine e di S. Francesco (1253 e 1281) sta a
confermare lalienit del nostro ordo de poenitentia, anche quando diverr
terzordine (pi nominale che reale) da vincoli diretti con i francescani.
Sullinquadramento del laicato nelle confraternite torna spesso, in particolare ibid.
360 nota n. 19. In un caso (ibid. 357) segnala che si potrebbe sospettare un
intervento... provocato da parte dei minori per fini strumentalizzanti (4 gennaio
1299). In definitiva, ibid. 360-61: Lordo dei fratres de poenitentia, a Ferrara,...
tributario feudale, in larga misura, dellepiscopato, alle origini socialmente legato
ai milites di corte, e ad arti se non sempre maggiori, di rilievo rispetto alle
susseguenti confraternite di battuti,... a differenza pur qui delle posteriori
confraternite, resistette eccezionalmente, ad ogni tentativo di
conventualizzazione (iniziante gi dal 300 altrove), ad ogni forma di
assorbimento organizzativo e patrimoniale da parte dei francescani, prima, degli
osservanti, poi.... Di rilievo tutto particolare la conclusione, ibid. 369: La pagina
ferrarese... sembra indicare il pluralismo e non il frammentarismo di una chiesa
locale.
In un punto del processo, Armanno detto frater (Atti Pungilupo 53). Cos viene
ricordato anche in un atto del 1270, quando Ugolino del sesto di San Romano fa il
suo testamento. nominato anche il figlio, Bonaventura detto Papardo, che
lerede universale. Poi il testamento prosegue: item relinco domine Marie uxori
condam sancti Armanni vitum et vestitum donec stare voluerit in domo mea et si
ipsa stare voluerit iubeo et volo quod abeat domum ubi stabat sanctus Armannus
in vita sua et pos[t] mortem ipsius permaneat heredi meo (Archivio Arcivescovile
di Ferrara (di qui in avanti: AAF) , S. Guglielmo, filza D, n. 2). La moglie di
Armanno fece il suo testamento il 14 maggio 1276 (ibid. n. 26). Debbo la
segnalazione dei due documenti alla cortesia abituale di Antonio Samaritani.
Quel frater pu anche non voler dir nulla: escluderei che Armanno fosse frate di
penitenza, perch altrimenti mal si comprenderebbero le testimonianze daccusa
dei frati di penitenza e la battuta del nipote Bonaventura Papardo, anchegli
penitente, che Pungilupo non era nella fede (Atti Pungilupo 66), anche
se DUVERNOY Histoire 189 dice che era assez intime avec le ministre des Frres
de la Pnitence. Forse era un converso, forse del capitolo. Sarebbe un elemento
per la comprensione della vicenda post mortem.
Cf. ancora A. SAMARITANI La scola ferrarese di S. Agnese del 1292 e le litanie di
Pomposa del sec. XV 3 (1972) 537-58; A. FRANCESCHINI Confraternite di disciplinati
a Ferrara avanti il Concilio Tridentino in FRANCESCHINI Spigolature archivistiche
prime AMF s. III XIX (1975), soprattutto 15-17; A. SAMARITANI Il conventus e le
congregazioni clericali di Ferrara tra analoghe istituzioni ecclesiastiche nei secoli
X-XV Ravennatensia 7 (1979) 159-202. Vedi utilmente anche il caso padovano,
ottimamente illustrato da A. RIGON I laici nella Chiesa padovana del Duecento.
Conversi, oblati, penitenti in Contributi alla storia della Chiesa padovana nellet
medioevale I (1979) (Fonti e ricerche di storia ecclesiastica padovana XI), in
particolare la vicenda del santo laico Antonio Pellegrino (ibid. 40-41, 80-81); la
registrazione di un periodo di generale raffreddamento dei rapporti fra penitenti
[201]
35
DUPR Eresia 285, ipotizza che Bonigrino e la moglie provenissero dalla zona del
lago di Garda, ma solo una suggestione. Sappiamo ancora che fu condannato,
in data imprecisata, un altro eretico, Gerardo di Bonincontro, che era vivo nel
1308, cf. MARIANO Veneto 406.
[273]
236-37.
[274]
237; cf. anche DUVERNOY Religion 333.
[275]
Hirarchie III 288; per il resto non differisce sostanzialmente da BORST. Nulla di
nuovo neppure nel recentissimo DUVERNOY Histoire 190-91.
Abbiamo tralasciato di parlare della comunit di illi de Francia, verso il 1250,
vivevano a Verona. Cos il DUPR Catarismo 351. Anche in questo caso stupisce la
recisione. La fonte Anselmo dAlessandria, il quale, parlando della diocesi di
Concorrezzo, dice solo (DONDAINE Hirarchie III 310 r. 23): Illi qui dicuntur de
Francia habent, ut credo, Viventium veronensem, sottinteso: vescovo.
Lindeterminatezza della data totale, e semmai da riferire a tempi vicini alla
redazione del trattato, visto luso del presente nel verbo, cio verso il 1270. Il
Dupr rimanda in nota a DONDAINE Hirarchie III 258, ma in quel punto lo studioso
francese mostra molte pi perplessit. escluso comunque che sia lecito dedurne
che una comunit ereticale francese sia attiva a Verona. Illi de Francia in quel
contesto sembra avere lo stesso significato di illi de Bagnolo, vale a dire una
setta. Comunque questo vescovo Viventius (oVivianus, Vivens, Viventer) - se si
tratta sempre della stessa persona, che fortemente dubbio - non accolto nelle
gerarchie catare del Dondaine e Borst. Cf.
ancora MANSELLI Eresia 251; DUVERNOY Religion 106, 115, 333, che ricorda la
presenza a Sirmione del vescovo cataro tolosano nel 1272 a 343, e nel 1273 a
186, per cui vedi qui supra nota n. 262.
[276]
Catarismo; Eretici 244; Problemi di eresiologia medioevale in DUPR Mondo
cittadino (di qui in avanti: DUPR Problemi) 218: sempre di nuovo si tentati di
catalogare in qualche modo le eresie, ora per il loro contenuto, ora per il loro
nome. Imprese poco meno che disperate, ambedue, specialmente per i primi
tempi, ma delle quali si avverte lesigenza.
[277]
Fu gi osservazione del CIPOLLA Patarenismo 277; siamo ben lontani
dalllnterrogatio Iohannis (Le livre secret des cathares. Interrogatio Iohannis.
Apocryphe dorigine bogomile d. crit., trad. comm. par E. BOZKY, prf.
dE.TURDEANU, Paris, Beauschne 1980).
La negazione della resurrezione e lammissione dellusura sono in Raniero Sacconi
(SANJEK 43, 45).
[278]
ZANELLA, Malessere. Sottoscrivo appieno le avvertenze metodologiche di
E. GRIFFE Quelques rflexions sur deux cent ans dhrsie e de dfense de la
foi Bullettin de Littrature Ecclsiastique 78 (1977) 269. Va avvertito che
notevoli discordanze sulla successione vescovile catara sono anche nelle fonti,
cf. DONDAINE Hirarchie II 262-63.
[279]
Si legga DUPR Problemi 226: Codesta preoccupazione identificatoria tipica
specialmente per linquisitore: non si tratta, evidentemente, di pura curiosit, ma
della necessit dindividuare leresia per poterla incasellare nella casistica
tradizionale, poi configurarla come crimine e colpirla. insomma una ricerca del
precedente giudiziario, e non occorre sottolineare quanto codesto modo di
procedere fosse parziale. Ma giustamente stato rilevato che glinquisitori non
erano n storici n studiosi in astratto del fenomeno ereticale, ma perseguivano
scopi pratici. E non cos anche per i trattatisti/inquisitori Raniero Sacconi ed
Anselmo dAlessandria? Cf., in altro ambito, CAPITANIMedioevo 18: Le implicazioni
dottrinali, chiaramente istituzionali, al limite ideologiche, per tutti i Patarini, sono
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una necessit nella logica dei cronisti milanesi: io non ho mai pensato che fossero
nella logica dei Patarini.
Cf. ancora R. MANSELLI Studi sulle eresie del secolo XII Roma, Istituto Storico
Italiano per il Medio Evo 19752 (Studi Storici 5) (di qui in avanti: MANSELLI Studi) 13;
G. TABACCO Chiesa ed eresia nellorizzonte giuridico e politico della monarchia
papale Bollettino della Societ di Studi Valdesi n. 144 (1978) 911; DUVERNOY Religion 241; ZANELLA Eresia.
[280]
Per il turpiloquio numerosissimi esempi in PAOLINI Bologna, passim; per il nesso
eresia-sodomia G. SEVERINO Note sulleresia a Siena fra i secoli XIII e XIV in Studi
sul Medioevo cristiano II 902 nota n. 42; per lusura, oltre al caso di Giovanni de
Matro incontrato pi sopra (per il quale vedi anche ZANELLA Malessere 53); per gli
Ebrei qui supra il caso di Ferrara. Cf. ancora ILARINO Antecedenti 616, 618
e ZANELLA Malessere 22.
Vedi ancora MANSELLI Storia 499: ...quel vasto ed ampio movimento ereticale, a
cui, per comodit, continuiamo a dare il nome complessivo di Catarismo, ma che,
in realt, si va sempre pi mostrando vario e molteplice nelle diverse localit e
nei successivi momenti del suo divenire; MANSELLI Eresia 145: ... la fisionomia
del catarismo, come di una eresia che nei suoi molteplici volti, ha tentato di offrire
alle nuove masse dellEuropa dopo il Mille, una fede di consolazione esistenziale.
Questultima osservazione non nella prima ed., del 1963. Cf.
ancora MANSELLI Studi 311.
[281]
Per la periodizzazione DUPR Problemi 214-16; per le confraternite MEERSSEMAN;
E. DELARUELLE Dvotion populaire et hrsie au Moyen Age in Hrsies et socit
dans lEurope pr-industrielle 11e-18e sicles Paris-La Haye, Mouton 1968 14755; PAOLINI Ordini 707; L. PAOLINI Le origini della Societas Crucis RSLR 15,2
(1979) 173-229.; ZANELLA Malessere 64-65; ZANELLA Eresia 142.
[282]
CAPITANI Medioevo 21-22. Le valutazioni sullefficacia della repressione
inquisitoriale nellestirpare leresia, sono ancora discordi; ne ho discusso ancora
in ZANELLA Eresia 137, soprattutto nota n. 28.
[283]
Questo lavoro era gi pronto nel 1981: lopportunit di sottoporre anche
allattenzione di altri studiosi i rilevamenti compiuti su materiale inedito; la
necessit di procurarsi un adeguato finanziamento; limprevedibilit di difficili
tempi di lavorazione tipografica ne hanno reso possibile la pubblicazione solo
oggi. Di ci lIstituto Storico Italiano per il Medio Evo non ha nessuna
responsabilit. Solo pochi aggiornamenti mi sembrano ora (gennaio 1984)
indispensabili. La nuovissima edizione degli Acta S. Officii Bononie ab anno 1291
usque ad annum 1310, a cura di L. PAOLINI - R. ORIOLI, pref. di O. CAPITANI, Roma,
Istituto Storico Italiano per il Medio Evo 1983 (FISI 106), per la citazione di
Armanno Pungilupo a Bologna, di cui qui supra alla nota n. 196, vedi latto n. 572
a 320-22 e cf. anche latto n. 816 a 604; per Menab, di cui qui supra alla n. 216,
vedi latto n. 815 a 603, dove, come unica variante, si legge iniuriam invece
del miram dellAldrovandi e del mio congetturale misericordiam: il senso rimane
poco chiaro; la lettura delloriginale, bench led. non senta la necessit
davvertirlo, molto difficoltosa; ma mi pare pi accettabile che Menab
celebrasse una misericordiam di quelangelo cui aveva fatto costruire una
cappella, ut docebat, non una iniuriam. Sul Pungilupo hanno scritto ancora
M. GOODICH Vita perfecta: the ideal of sainthood in the thirteenth
century Stuttgart, Hiersemann 1982 (Monographien zur Geschichte des
Mittelalters 25) 196, ma genericamente e con qualche errore e ritardo
dinformazione; A. BENATI Frater Armannus Pungilupus. Alla ricerca di una
identit Analecta Pomposiana VII (1982) 7-57, che prospetta quel che qui si
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nega: che Armanno fosse frate di penitenza; G. ZANELLA La Vita di San Maurelio:
un esempio di agiografia pubblicistica La pianura 1982, n. 3, 83-85 (ora
in ZANELLA Hereticalia 119-24). Sulle zone privilegiate degli eretici ferraresi
tornato L. PAOLINI Domus e zona degli eretici. Lesempio di Bologna nel Xlll
secolo Rivista di Storia della Chiesa in Italia 35 (1981) 378-79.
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