Carlo Splendore
Indagine chiaroveggente.
Semplici dispositivi costruiti col “fai da te”.
Fotografia dell’aura con programmi digitali
per la diagnostica psico-fisica.
1) L’indagine chiaroveggente 3
Bioradiometro su Perno 15
Dati costruttivi 15
Modalità di prova 16
Forma compatta del Bioradiometro su perno 18
Auratester 20
Principio di funzionamento 20
Il moto dell’indice 22
Esempio di circuito oscillante per Auratester 22
Auradetector 26
La costruzione 27
Qualche prova 29
Un po’ di teoria 31
Conclusioni 31
Il Phase Aurometer 32
Secondo gli studiosi dei fenomeni del soprasensibile il corpo umano emetterebbe
radiazioni invisibili ai più, ma che possono essere percepite:
Tali radiazioni formerebbero una sorta di nuvola,un ampio “uovo aurico” all’intorno
del nostro corpo fisico e al suo interno.
Sembrerebbe che le aure non siano solo prerogativa degli esseri umani giacché, in
determinate condizioni, sarebbero state osservate particolari emanazioni luminose
emesse anche da cristalli, calamite, metalli, piante e animali. Tuttavia le aure
umane mostrano cospicui cambiamenti a seconda delle circostanze in cui il
soggetto viene a trovarsi, come lo stato della sua salute psico-fisica, il suo stato
d’animo e cioè i suoi sentimenti e le sue emozioni, nonché le sue attitudini,
tendenze e aspirazioni nella sfera del mentale.. Per questo motivo sembra
plausibile che ad un fenomeno essenzialmente fisico si aggiunga un “quid” che
attiene alla essenza stessa della vita e che, per ora, la scienza non è in grado di
definire. A questo proposito il chiaroveggente non esita ad attribuire all’aura
umana una natura psico-fisica e spirituale.(Fig.1-2)
1) L’indagine chiaroveggente
Nel libro di Artur E.Powell su “Il doppio eterico ed altri fenomeni” l’autore dedica
un intero capitolo a “Il lavoro del Dr .J. Kilner sull’impiego di appositi schermi
colorati che renderebbero visibile l’aura anche alla vista ordinaria. Ne riporto uno
stralcio.
“Nel lavoro intitolato L’atmosfera umana(1911) il Dr. W.J. Kilner espose le ricerche
da lui fatte sull’aura umana mediante schermi colorati. I principi generali e le
scoperte del Dr. Kilner sono riassunti in questo capitolo; per maggiori dettagli,
specialmente nel modo di usare gli schermi, rinviamo il lettore al lavoro in
questione.
E’ interessante notare che il Dr. Kilner dichiara recisamente di non possedere
alcun potere di chiaroveggenza e di non avere neppure letto nulla sull’argomento
dell’aura, prima di avere esaminati più di sessanta malati. Egli sostiene che i suoi
metodi sono puramente fisici e che possono essere applicati con successo da
chiunque voglia occuparsene.
Gli schermi sono cellule di vetro sottili e piatte, contenenti colori di dicianina
sciolti nell’alcool. Diversi colori sono usati a seconda dello scopo che si vuole
raggiungere, come il carminio cupo o chiaro, il turchino, il verde e il giallo.
L’operatore guarda la luce per mezzo minuto o poco più, attraverso uno schermo
scuro, indi guarda il paziente attraverso uno schermo chiaro,ed arriva così a
percepire l’aura. L’uso degli schermi sembra agire sulla vista dapprima in maniera
temporanea, poi permanente, così che l’operatore finisce col percepire l’aura
anche senza schermo. Si consiglia pertanto di usarli con molta prudenza, perché
gli occhi finiscono col soffrirne.
Occorre servirsi di una luce attenuata, diffusa, proveniente da un solo punto
situato preferibilmente dietro l’osservatore: esso basta di solito per far vedere
distintamente il corpo. Un fondo tutto nero è generalmente necessario, benché per
certe osservazioni ne occorra uno bianco. La persona in osservazione deve essere
posta a circa trenta centimetri dallo sfondo, per evitare ombre e altre illusioni
ottiche.
Indipendentemente dagli schermi colorati, per studiare l’aura il Dr. Kilner ha usato
un altro metodo ingegnoso, da lui detto il metodo dei colori complementari. Su una
striscia colorata di 5 cm per 2, molto ben illuminata, l’osservatore fissa i suoi occhi
per almeno trenta secondi o al più sessanta: ciò ha l’effetto di affaticare l’occhio,
ma nello stesso tempo gli occhi diventano eccezionalmente sensibili alla
percezione degli altri colori. Quando poi gli occhi sono riportati sul paziente,
appare una cinta o striscia di colore complementare della stessa grandezza e forma
della striscia originale : questo “spettacolo” dura qualche tempo. Nella pratica si
troverà poi che i cambiamenti di colore nell’aura hanno l’effetto di cambiare
l’aspetto della striscia di colore complementare. Con questi mezzi, usati ripetute
volte, si riesce a verificare molti fatti riferentesi all’aura, che con i soli schermi
sfuggirebbero all’osservazione. Ecco i colori usati dal Dr. Kilner:
L’osservazione rivela che l’aura presenta tre parti distinte, dette dal Dr. Kilner:
1. Il doppio eterico,
2. L’aura interna,
3. L’aura esterna.
Il doppio eterico, visto attraverso gli schermi, ha l’apparenza di una fascia oscura
in contatto immediato col corpo, di cui riproduce esattamente i contorni; la
larghezza è ovunque uniforme ed in generale varia da uno a cinque millimetri,
varia di misura a seconda delle persone ed anche nella stessa persona col
modificarsi delle sue condizioni; è completamente trasparente e chiaramente
striato, con linee delicatissime di un bel color rosa, che sembrano colorire
l’intervallo tra le varie striature.
L’aura interna comincia dal limite esterno del doppio eterico, benché sembra
spesso toccare il corpo stesso. Generalmente presenta una larghezza costante da 4
a 8 cm, talvolta più stretta lungo gli arti, e segue il contorno del corpo. Ha una
struttura granulosa : i granuli sono eccessivamente fini e per la loro disposizione
assumono un’apparenza striata. Le strie sono parallele l’una all’altra, ad angolo
retto rispetto al corpo ed in fasci più lunghi al centro, più corti all’esterno,col
bordo arrotondato…
L’aura esterna comincia dal limite dell’aura interna e, contrariamente a quanto
avviene per quest’ultima,la sua grandezza varia notevolmente. Intorno alla testa
sorpassa in generale di 4 cm il piano delle spalle; sui lati e dietro il tronco la sua
larghezza è di circa 8 o 10 cm, un po’ meno davanti al corpo e segue da vicino i
contorni di quest’ultimo; talvolta è un po’ più stretta lungo le membra. Intorno alle
braccia è la stessa che intorno alle gambe, ma generalmente è più larga intorno
alle mani e spesso supera di molto l’estremità delle dita. Talvolta si nota una nube
leggerissima che supera di molto l’aura esterna; è stata notata soltanto nelle
persone la cui aura sia eccezionalmente estesa e sembra probabile che questa sia
la continuazione dell’aura esterna. Il Dr. Kilner la chiama l’aura ultra-esterna.
Sono state osservate delle placche, dei raggi, delle correnti luminose emanate da
diverse parti del corpo; talvolta appaiono e svaniscono rapidamente, talaltra
persistono. Le placche non sembrano mai colorate,i raggi invece sono
generalmente incolori, ma talvolta sono tinti di colori diversi. In questo caso l’aura
diventa di solito più densa. Ne esistono tre varietà.” Per motivi che vedremo in
seguito noi fermiamo la nostra attenzione sull’aspetto dei raggi della terza varietà.
“Terza varietà: raggi proiettati nello spazio, normalmente alla superficie del corpo,
più vivi dell’aura esterna,che vanno fino all’estremità di questa ed anche più
lontano. I raggi osservati sono invariabilmente rettilinei. La loro direzione normale
è perpendicolare al corpo. Oltre al colore ordinario blu-grigio è stato constatato
che in questi raggi vi è anche del rosso e del giallo. Il fatto che la struttura dei
raggi rassomiglia a quella dell’aura interna…autorizza a concludere che i raggi e
l’aura interna hanno comune origine dal corpo e che per conseguenza un raggio
non è che il prolungamento di un fascio di strie dell’aura interna.
Il Dr Kilner ha pure constatato che in condizioni simili, ma più difficilmente, egli
poteva percepire una nebbia o aura bluastra che avviluppava le calamite,
specialmente i poli; un’aura gialla attorno ad un cristallo di nitrato di uranio;
un’aura bluastra attorno ai poli di cellule galvaniche, intorno ad un qualsiasi
conduttore collegato ai poli, infine nello spazio compreso fra due fili riuniti
ciascuno ad un polo e nello stesso tempo collegati l’uno all’altro.
6
…Un attento studio dei risultati ottenuti dal Dr.Kilner rivela che essi concordano
molto esattamente con i risultati ottenuti dai chiaroveggenti. Sembra però che
sotto certi riguardi il Dr.Kilner abbia studiato più minuziosamente la struttura
dell’aura ed i suoi aspetti sulle malattie.”
Abbiamo visto che alla vista chiaroveggente il corpo umano si comporta come un
centro di emissione di energia e di materia sottile che vengono proiettate a
distanza sotto forma di raggi e di corpuscoli. Sembra che il corpo umano sia
circondato da un’atmosfera luminosa variamente colorata, con tutti i colori
dell’iride, e vibrante, percorsa da onde che si propagano all’esterno, con forme e
dimensioni sempre cangianti, perché variano a seconda degli stati d’animo e dei
pensieri che il soggetto prova e alberga nella sua mente.(Fig.2)
A questo punto è legittimo chiedersi da dove provenga questa energia e quale sia
la sua natura.
Per potere rispondere a questi quesiti dobbiamo introdurre il concetto di campo
energetico universale(CEU). Si tratta di un campo di energia di cui ci parlano le
più antiche culture, che lo hanno definito in modi diversi, ma in tutte le definizioni
sono presenti sempre le stesse caratteristiche di base. Il prana della tradizione
orientale è l’energia cosmica universale che avvolge tutta la terra, circola
nell’atmosfera e nel corpo umano, ove esplica tutta l’attività motrice e vitale: essa
è sinonimo di vitalità. Vi ritroviamo molte delle proprietà dell’energia odica
(Reichembach) e di quella orgonica (W.Reich).
“Il Dr.J.White e il Dr.Stanley Krippner1 hanno individuato le seguenti proprietà del
CEU: esso permea tutto lo spazio,gli esseri viventi e gli oggetti inanimati,fluisce
attraverso di essi e li collega fra loro. L’energia universale è regolata dalle leggi
dell’induttanza armonica e della risonanza simpatica.
Il CEU è perfettamente organizzato in una serie di punti geometrici, punti di luce
isolati e pulsanti, spirali, intrecci di linee, scintille e addensamenti…Esso è
l’opposto dell’entropia, cioè del lento decadimento che comunemente si osserva
nella realtà fisica, il degradarsi della forma e l’instaurarsi del disordine. Il CEU ha
un effetto organizzatore sulla materia e costruisce la forma. Inoltre è sempre
associato a una qualche forma di coscienza…
1
Krippner Stanley – Psicologo e parapsicologo americano, direttore di Ricerca al Maimonides
Medical Center di Brooklyn e coordinatore dei piani di ricerca all’Humanistic Psychology Institute
di S.Francisco.Tra le principali sue opere ricordiamo: ”L’Aura Kirlian”(1974) ;”Le Energie della
coscienza”(1975); “I regni della guarigione” (1976).
7
Energia elusiva
“A certi livelli questa energia rientra nelle forme di energia a noi familiari e ha
caratteristiche che possiamo definire con i normali metodi scientifici: ma
penetrando più a fondo nella sua natura scopriamo che essa esula dai criteri
consueti della scienza ed elude ogni spiegazione scientifica.” (Brennan). Per
esempio si sottrae al principio della ripetibilità delle prove. L’energia vitale ha leggi
proprie, che sono tutte da scoprire. Lo sperimentatore ha l’impressione di trovarsi
di fronte a sistemi in qualche modo “intelligenti” che rifiutano di ubbidire a schemi
prestabiliti, cioè ai principi noti che regolano l’interazione tra materia ed energia
nel mondo fisico della cosiddetta “materia inanimata”. Su due prove, eseguite con
le stesse modalità, la prima fornisce il risultato che ci si attendeva, la seconda ci dà
un esito deludente, o addirittura nullo. Se ne deduce che chi studia questo genere
di fenomeni deve essere preparato ad avere a che fare con una materia che si
sottrae alle metodologie d’indagine della scienza convenzionale. Dobbiamo
cominciare col rivedere lo schema tradizionale secondo il quale gli stati
aggregativi della materia sarebbero il solido, il liquido e il gassoso. All’indagine
chiaroveggente risultano i seguenti altri quattro stati:
E1 Atomico Elettrone
E2 Sub-atomico Particella alfa
E3 Super-eterico Neutrone
E4 Eterico H atomico
I globuli di vitalità
corpuscoli esistenti nella luce del sole sono un qualcosa di vivo, di animato… Non
so da dove provengano tutti questi corpuscoli ma li suppongo generati dal sole…
Quando i corpuscoli si palesarono al mio sguardo, paralizzarono – o meglio
annullarono – ogni mia emotività… Coloro che mi sono intimi affermano che sono
diventato poco socievole, impenetrabile, enigmatico e fatalista più di un orientale.”
3)Passiamo ora alla terza fase. La striscetta munita di ago magnetico diventa ora
un sensore polarizzato. Se ora facciamo ingresso nella stanza, con le solite
modalità e restando immobili sempre alla stessa distanza di circa 2m,noteremo che
il sensore tenderà a scostarsi dalla direzione del meridiano magnetico per disporsi
nella nostra direzione ma,questa volta, potrà compiere una rotazione solo di alcuni
gradi per poi tornare nella direzione N.E assumerà così un moto oscillatorio, con
un’ampiezza pressocchè costante. E’ evidente che l’angolo descritto dal sensore
sta ad indicare una posizione di equilibrio che l’ago magnetico assume tra la forza
esercitata su di esso dal campo geomagnetico e la forza generata dal campo
bioplasmico che s’irradia dal corpo umano. Ma per potere in qualche modo
eseguire delle misure abbiamo bisogno di un quadrante graduato. Su di un foglio
di carta disegneremo una circonferenza del diametro di circa 20cm e poi, con
l’aiuto di un goniometro, a partire da uno zero centrale, divideremo la
circonferenza in due quadranti che, a partire dallo zero, si estenderanno uno a
destra e l’altro a sinistra dello zero, di dieci in dieci gradi. Poiché raramente
l’indice toccherà i 90°, non c’è bisogno di estendere la graduazione fino a
12
Facciamo un passo indietro. Siamo ancora nella prima fase delle nostre prove. Ci
troviamo ancora nel corridoio, ci accingiamo a rientrare nella stanza e abbiamo
davanti a noi la porta semi-chiusa.
Da questo spiraglio possiamo tenere sotto osservazione il sensore. Passa il tempo :
dopo 3 – 4 minuti il sensore si accorge della nostra presenza e si orienta verso di
noi.
Ne deduciamo che il pannello di legno della porta è “trasparente” all’energia
convogliata dall’onda orgonica che s’irradia dal nostro corpo. E questa è una
conferma di quanto W.Reich aveva trovato circa mezzo secolo fa e cioè che
“l’energia orgonica è presente ovunque e forma un continuum ininterrotto…
L’orgone penetra in tutto lo spazio, compreso lo spazio occupato dalla materia
solida. Penetra in un muro di cemento proprio come penetra in un muro di
acciaio…”
Abbiamo visto che la propagazione dell’onda orgonica avviene come se la porta,
che ci divide dal sensore, non ci fosse. Ma tra noi e il sensore ci sono anche alcuni
metri cubi di aria. Quale ruolo può avere l’aria, col suo carico di ioni, sul
comportamento del sensore? Per accertarlo eseguiremo la “prova del vaso di
vetro”.
Il vaso di vetro
1) - Il sensore, una volta introdotto all’interno del vaso aperto, sembra risentire in
modo “attutito” della nostra presenza e le sue reazioni sono lente e stentate.
D’altra parte, se fosse il vetro ad ostacolare il moto del sensore, questo non
dovrebbe muoversi neppure a vaso aperto. In attesa di conferme a seguito di altre
prove più selettive, riteniamo che la prima ipotesi sia la più verosimile. Infatti, per
lo stesso motivo il rotorgon non funziona se viene racchiuso in un contenitore. Se
ne deduce che la presenza degli ioni nell’aria giuoca un ruolo determinante nel
funzionamento di tutti gli strumenti finora utilizzati sia per la rivelazione dell’onda
orgonica, sia per quella dell’energia bioplasmica.
Bioradiometro su Perno
Dati costruttivi
Se vogliamo fare una ricerca sommaria sul campo bioplasmico emesso dal corpo
umano (aura), limitandoci ad avere un’idea dell’intensità approssimativa della sua
radiazione e dell’orientamento delle linee di forza di detto campo, ci possiamo
avvalere di un semplice dispositivo di facile costruzione, di modeste dimensioni, da
impiegare come strumento da tavolo. Esso consta di un supporto in legno del
diametro di 3 - 4 cm., munito di una base,alto circa 20 cm, sul quale verrà fissato
un quadrante graduato in gradi sessagesimali,disegnato su di un disco di cartone
del diametro di 25 – 30 cm. Uno stelo di 0,5cm di diametro e alto 10 cm viene
fissato al centro del quadrante ed è destinato a sostenere l’equipaggio mobile dello
strumento. Questo è essenzialmente costituito da una coppia di alette fissate ad un
sottile filo di acciaio magnetizzato,sagomato in modo da avvolgersi con alcune
spire attorno ad un ago, che funge da perno. (Fig.11) Il filo (0,3-0,4 mm di
16
spessore) viene poi ripiegato dapprima verso il basso e poi lateralmente, così da
formare prima i montanti e poi i due bracci sui quali verranno fissate le alette.
Quello che abbiamo denominato “ago” sarà bene ricavarlo dalla parte terminale di
un comune ago per cucire, dello spessore di 0,2-0,3mm. I montanti dell’armatura
saranno alti 4 cm e i bracci lunghi 10 cm. La punta dello spillo si appoggia su di
una borchia, nella quale viene praticata una sede conica (foro cieco), fissata
sull’estremità dello stelo.
Modalità di prova
Auratester
Principio di funzionamento
Si ottiene in questo modo una corrente alternata, la cui frequenza dipende dal
numero delle spire dell’avvolgimento, dalle sue caratteristiche geometriche e dalla
capacità del condensatore. A causa della resistenza del circuito ad ogni
oscillazione l’intensità della corrente è sempre più piccola della precedente e le
oscillazioni vanno spegnendosi. Si dice allora che siamo in presenza di oscillazioni
smorzate.
Ciò accade anche perché il circuito oscillante,oltre alla resistenza dei
conduttori,benchè chiuso, irradia sempre una certa energia nello spazio
circostante sotto forma di onde elettromagnetiche. Se però compensiamo le
inevitabili perdite mediante la somministrazione di energia elettrica, possiamo
mantenere costante l’ampiezza delle oscillazioni, che allora diventano persistenti.
Possiamo allora dire che se nel circuito oscillante del nostro strumento (auratester)
si generano onde persistenti, o continue, ciò vuol dire che al circuito stesso, ad
ogni oscillazione, viene fornita dall’esterno una forza elettromotrice alternata la
cui corrente ha la stessa frequenza di quella propria del circuito oscillante,
frequenza che dipende dal valore dell’induttanza e della capacità.
L’ago magnetico inserito all’interno dell’avvolgimento funge da indice dello
strumento. E’ questo indice, col suo moto oscillante, che ci rivela la presenza di
una oscillazione persistente e,quindi, la somministrazione dall’esterno di un’onda
di energia che investe lo strumento. Si dice allora che il circuito è in risonanza con
la frequenza della f.e.m. indotta.
22
Il moto dell’indice
1°) nel calcolo sopra riportato non si è incluso l’apporto del condensatore fisso
piano costituito dai due dischi entro i quali ruota l’indice;
2°) La massa dell’indice è tale da non essere in grado di seguire rapide oscillazioni,
che invece, per la sua inerzia, tende a smorzare.Il peso dell’equipaggio mobile(filo
di acciaio + alette di cellofan ) è di 0,26 g. Se aboliamo le alette e riduciamo la
lunghezza del filo di acciaio(spess.0,4mm) da 180mm a 100 mm. il peso diventa
circa la metà : 0,14g, di conseguenza si riduce il suo momento d’inerzia.
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AURATESTER SU PERNO
Nel modello ASP1 l’indice non è appeso ad un filo,ma è munito di perno appoggiato
su apposito cuscinetto concavo. Il filo di acciaio magnetizzato, nella sua porzione
centrale, viene ripiegato ad angolo retto quattro volte, in modo che il baricentro
dell’intero equipaggio mobile sia più basso del punto di appoggio del perno.E
questo per dare all’indice stabilità al ribaltamento. Il tratto orizzontale del filo così
ripiegato viene fissato ad un dischetto di cartone. Al centro di detto dischetto, con
una goccia di adesivo,viene fissata la punta di un ago che trova alloggiamento nello
spessore del dischetto. L’attrito tra perno e cuscinetto non è tale da pregiudicare il
funzionamento dello strumento, anche se questo è meno pronto. Nel complesso lo
strumento si presenta più maneggevole e meno ingombrante del tipo a filo.
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26
Auradetector
La presenza dell’aura emessa dal corpo umano può essere evidenziata per mezzo
di un semplice strumento che, nel suo aspetto esteriore, richiama molto da vicino
l’anemometro a coppe. Questo dispositivo viene utilizzato per la misura della
velocità del vento e di altre correnti gassose. Esso è costituito da tre o quattro
bracci che portano alle loro estremità altrettante coppe semisferiche disposte nello
stesso senso, solidali con un asse collegato con un contagiri. Il mulinello gira
sempre nello stesso senso perché la pressioine esercitata dal vento sulla superficie
concava delle coppe è maggiore di quella esercitata sulla superficie convessa.
(Fig.14)
Fig.14
Nel nostro caso le coppe semisferiche sono state sostituite da due (o più)
semicilindri, facenti parte di un’unica intelaiatura, sulla cui sommità è montato un
perno a spillo.Detto perno si appoggia su di un cuscinetto conico, montato sulla
sommità di un supporto verticale, che può essere dotato di un dispositivo per la
sua regolazione in altezza (giunto a cannochiale). (fig.15)
Fig.15 - AURADETECTOR
27
La costruzione
Il telaio portante. Detto braccio non è altro che il ramo orizzontale del telaio di
sostegno dei gusci. Si è detto infatti che questi devono poter ruotare attorno ad un
sostegno verticale. Occorre quindi che ciascun guscio sia fissato al telaio che ne
consente la rotazione. Si tratta di un telaio ottenuto con filo di ottone (spessore
0,4mm) che porta al centro, sulla sommità, il perno a spillo,sul quale viene avvolto
con due o tre spire ed è poi ripiegato verso il basso quanto basta per garantire la
stabilità al ribaltamento dell’intera struttura.(Fig.17)
Una volta montato il “mulinello” sul suo supporto, avremo cura di controllare il suo
assetto in orizzontale. A questo punto siamo pronti per la sperimentazione.(fig.18e
19 )
29
Qualche prova
Un po’ di teoria
Conclusioni
Il Phase Aurometer
L'elaborazione si basa sulla mappa diagnostica che collega le regioni delle dita
con i diversi sistemi e apparati del corpo. (Fig.26 -Tavola diagnostica)
Le immagini GDV delle dita vengono divise in settori; le immagini vengono poi
tagliate, raccordate se necessario alle altre immagini e incollate in pezzi attorno al
contorno del corpo.(Fig.27)
Secondo questo schema risulta chiaro che l’Aura rappresenta alcune componenti
reali del campo biologico che avvolge il corpo umano. Questa immagine è connessa
allo stato psico-fisiologico della persona ed è ripetibile se il soggetto è stabile,
mentre può cambiare per effetto di terapie o influenze significative.
…”Molti processi fisico-chimici che avvengono al momento della morte sono già
noti. Questi cambiamenti avvengono in linea con il processo graduale di
distruzione e di decomposizione. Il metodo della Visualizzazione a Scarica di Gas,
tuttavia, va oltre il classico approccio biochimico e può rivelare alcuni aspetti
dell’energia-informazione e della sua distribuzione nel corpo. Quindi diventa di
grande interesse scoprire quali cambiamenti avvengono dopo la morte.
In questa sede proveremo a raccogliere informazioni sulla transizione tra la vita e
la morte. Si è proceduto come segue.
…”Il corpo selezionato veniva trasportato nelle sala sperimentale e posizionato in
modo particolare. Si poneva la mano sinistra sull’elettrodo, fissandola con uno
speciale strumento…Si registravano le foto Kirlian di quattro dita (pollice escluso)
della mano sinistra ogni ora del giorno e della notte. Successivamente, si
processavano le foto in condizioni controllate, importandole nel computer e
acquisendo particolari parametri (area, intensità media, coefficiente frattale, ecc.)
Quindi si sono creati i grafici di questi parametri in relazione al tempo. Si sono
ottenute curve di cambiamento per 3-6 giorni in ogni esperimento e si sono
confrontati i dati nel modo che segue.
Perché i dati potessero essere valutati in modo significativo è stato necessario
effettuare una classificazione delle morti: 1) morte serena,naturale, causata dalla
degenerazione dei tessuti; 2) morte violenta causata da incidente stradale o lesione
al cranio; 3) morte “innaturale” risultante da circostanze tragiche, come suicidio o
omicidio. Le caratteristiche principali delle tre curve erano le seguenti:
gruppo 1. Queste curve presentavano oscillazioni piccole ma significative per un
periodo di 16-55 ore, prima di scendere in modo stabile al livello di base;
gruppo 2. Queste presentano picchi pronunciati…Le oscillazioni scendevano al
livello di base circa due giorni dopo la morte;
gruppo 3. Questo gruppo presentava molte caratteristiche che lo distinguevano
dagli altri gruppi: grande ampiezza e durata delle oscillazioni; riduzione
progressiva dell’ampiezza; picchi notturni, dalle 9 PM, di altezza e durata
variabile; forti cali di ampiezza alla fine del primo giorno e, in particolare, alla fine
del secondo giorno.(Fig.28)
”In base a questi risultati possiamo concludere che l’attività energetica di una
persona non si arresta con la morte clinica. In alcuni casi continua persino 4 giorni
dopo la morte – periodo in cui tutti i processi biochimici caratteristici della vita si
sono fermati e sostituiti con processi di putrefazione. E’ significativo che il declino
dipende dalla causa e dal tipo di decesso.
…”Sembra quindi che gli insegnamenti spirituali tradizionali siano corretti sul fatto
che qualcosa di una persona può sopravvivere alla morte. Questi risultati non
fanno sorgere solo domande biologiche e pratiche, ma anche filosofiche. Il nostro
punto di vista sulla vita e sulla morte va corretto. Sospettiamo di essere sul confine
di un campo inesplorato, la cui indagine potrà aprirci nuove prospettive…I risultati
e i concetti principali di questa sperimentazione sono stati pubblicati in più di60
articoli e nel libro del Dott.Korotkov :” La luce dopo la vita”(Estratto dal libro
:”AURA” del Dr.K. Korotkov- Pag. 199 e seg.)
38
Fig 28 –Evoluzione nel tempo delle immagini GDV di una persona dopo la morte, per ogni classe di
decesso