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movimento dell'intelletto e movimento dell'anima in plotino 497

Riccardo Chiaradonna
MOVIMENTO DELL'INTELLETTO
E MOVIMENTO DELL'ANIMA IN PLOTINO
(Enn. VI 2 [43], 8.10)

Ebbene, tu vedi il focolare dell'essenza 1 e in lui (scil. l'Intelletto) una luce


insonne 2, e vedi come esso e fermo in se e come e differenziato: vedi che
insieme (l'Intelletto) e vita che permane e pensiero la cui attivita non e
diretta al futuro, ma al gia e, meglio, al ``gia e sempre gia'', ossia l'eterno
presente, e vedi come, pensando, (l'Intelletto) e in se stesso e non fuori di se
(Enn. VI 2 [43], 8.7-11) 3.

In Enn. VI 2 [43], 8 Plotino illustra la sua dottrina dei generi


intelligibili. Egli si fonda sulla distinzione dei cinque generi sommi
(essere, identico, diverso, movimento, quiete) formulata da Platone
nel Sofista 4, integrandola all'interno della propria concezione dei
principi metafisici 5. I generi platonici diventano cos in Plotino gli
aspetti fondamentali in accordo ai quali va concepita la struttura
molteplice e perfettamente unificata dell'Intelletto divino; i generi
intelligibili plotiniani sono la condizione necessaria della vita e del1
2

Cfr. Plat. Crat. 401c.


Cfr. Plat. Tim. 52b.

3
< Oqy&| dg+ ot\ri* a| e<rsi* am jai+ ux&| e\m at\s{& a>tpmom jai+ x<| e%rsgjem e\m at<s{& jai+
x<| die*rsgjem, o<lot& o>msa jai+ fxg+m le*motram jai+ mo*grim ot\j e\meqcot&ram ei\| so+
le*kkom, a\kk\ ei\| so+ g>dg, la&kkom de+ ``g>dg jai+ a\ei+ g>dg'', jai+ so+ paqo+m a\ei* , jai+ x<|
mox&m e\m e<ats{& jai+ ot\j e>nx. Cito il testo greco stabilito in Plotini Opera, ed. P. Henry

et H.-R. Schwyzer, III: Enneas VI, Oxonii 1982 (editio minor = H.-S.2). Queste linee
non sono di semplice interpretazione e i traduttori divergono nelle soluzioni scelte.
Nella versione proposta qui, considero soggetto di x<| e%rsgjem e\m at<s{& jai+ x<| die*rsgjem (8.8) il mot&| menzionato a 8.5; al mot&| fanno inoltre riferimento i participi o>msa
(8.8) e mox&m (8.11). Nell'interpretazione di o<lot& [...] mo*grim a 8.8-9, seguo H.-S.1-2 in
app.: qui simul est vita permanens et intelligentia.
4
Cfr. Plat. Soph. 254b-257a.
5
Piu volte gli interpreti hanno sottolineato come la lettura di Plotino alteri
profondamente il significato originario della dottrina dei generi formulata nel Sofista:
si veda, per esempio, F.M. Cornford, Plato's Theory of Knowledge, London 1935, pp.
276-7.
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l'atto di pensiero dell'Intelletto 6. Il senso complessivo delle linee


citate sopra e sufficientemente chiaro: Plotino sta cominciando ad
argomentare che nel mot&| si trovano uniti essere (ot\ri* a e o>m sono
usati in modo intercambiabile, cfr. VI 2 [43], 8.13-4: g< ot\ri* a jai+ so+
o>m), quiete e movimento. L'essere e identificato con la totalita assolutamente coesa del mondo delle Forme intelligibili; la quiete indica il
carattere perfettamente limitato del mondo intelligibile e il suo permanere in se stesso (cfr. 8.21-4; VI 3 [44], 27); il movimento e
identificato con l'attivita di pensiero che caratterizza la seconda ipostasi, attivita che pero e, a sua volta, completamente unificata e
(diversamente dal pensiero discorsivo proprio dell'anima) non e composta da momenti successivi l'uno all'altro.
Plotino (8.9-10) afferma che il pensiero (mo*gri|) dell'Intelletto e
caratterizzato da un'attivita non rivolta al futuro (ei\| so+ le*kkom), ma
al gia (ei\| so+ g>dg) o, come Plotino aggiunge piuttosto cripticamente,
al ``gia e sempre gia'' (g>dg jai+ a\ei+ g>dg). In questo tipo di pensiero e di
attivita va situato il movimento dell'Intelletto (cfr. 8.11-2: e\m le+m ot#m
s{& moei& m g< e\me*qceia jai+ g< ji* mgri|). Il contenuto di queste linee e
stato spiegato in modo convincente da Luc Brisson:
Ces deux lignes montrent bien que l'intellect se trouve dans l'eternite. Plotin
commence par eliminer la dimension du futur (so+ le*kkom): on se trouve alors
dans le ``deja (so+ g>dg)''. On pourrait croire qu'il s'agit du passe, mais le ``deja et
toujours deja (g>dg jai+ a\ei+ g>dg)'' qui suit vient dissiper cette impression, en
eliminant la dimension du passe au profit d'un eternel present (so+ paqo+m a\ei* ) 7.

Resta tuttavia enigmatica la formula g>dg jai+ a\ei+ g>dg scelta da


Plotino per indicare che l'attivita dell'Intelletto (ossia il movimento
noetico) non e rivolta al passato, ma a un presente atemporale. Si e
giustamente sottolineato che, dietro questa caratterizzazione, sta il
Timeo di Platone e, in particolare, stanno le linee (Tim. 37e-38a) nelle
quali si afferma che all'essenza ``eterna'' (a\i^ dio|) non si addicono ne
lo ``era'' (g#m) ne il ``sara'' (e>rsai), ma soltanto lo ``e'' (e>rsi) 8. Non e
6
Tra le molte trattazioni della dottrina plotiniana dei generi intelligibili, rinvio
a quella di P. Remes, Plotinus on Self. The Philosophy of the `We', Cambridge 2007,
pp. 135-40.
7
L. Brisson, De quelle facon Plotin interprete-t-il le cinq genres du Sophiste?, in
P. Aubenque (ed.), Etudes sur le Sophiste de Platon, Napoli 1991, pp. 449-73, partic.
p. 464. La medesima interpretazione si trova rapidamente richiamata in L. Brisson,
Plotin. Traites 42-44. Sur les genres de l'etre, I, II et III, Paris 2008, p. 289 nota 78.
8
Cfr. M. Isnardi Parente, Plotino. Enneadi VI 1-3, Introduzione, testo greco,
traduzione e commento, Napoli 1994, p. 354.

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facile stabilire se Platone concepisca in questo passo l'eternita come


un presente extra-durazionale: la questione e dibattuta e gli studiosi
non hanno raggiunto conclusioni unanimemente condivise 9. In ogni
caso, vari filosofi platonici antichi sostennero, sulla base del Timeo,
che l'essere intelligibile e collocato in un presente superiore alla durata temporale. Questa concezione si trova chiaramente formulata nel
De E aphd Dekpgor di Plutarco (19. 392e-20. 393a), all'interno del
discorso di Ammonio, il quale nega che Dio sia ``in accordo al tempo
(e>rsi jas\ ot\de*ma vqo*mom)'' 10; come e noto, nel trattato di Plotino III
7 [45] L'eternita e il tempo, la dottrina dell'eternita come presente
extra-durazionale trova espressione compiuta 11. Non e dunque affatto sorprendente che Plotino, in VI 2 [43], 8, caratterizzi l'attivita
dell'Intelletto specificando che essa non ha luogo nel tempo e nella
successione, ma in un eterno presente (so+ paqo+m a\ei* : VI 2 [43], 8.10).
Detto questo, rimane tuttavia ancora piuttosto difficile comprendere
perche sia usata la formula g>dg jai+ a\ei+ g>dg in VI 2 [43], 8.10.
Gli interpreti hanno opportunamente sottolineato che l'avverbio
g>dg puo talora indicare, in Plotino, l'essere ``in atto'', una condizione
che e propria massimamente dell'attualita extra-temporale dell'Intelletto 12. In effetti, g>dg e associato piu volte al carattere eterno dell'Intelletto (cfr. III 7 [45], 3.26) 13; in simili contesti, il significato di
g>dg e sostanzialmente uguale a quello di a\ei* (VI 7 [38], 1.54: pa*msa
a>qa g>dg g#m jai+ a\ei+ g#+m). Questi luoghi enneadici forniscono dei paralleli in senso lato per la formula g>dg jai+ a\ei+ g>dg di VI 2 [43], 8.10,
aiutano a spiegare il suo significato generale, ma non danno conto del
suo carattere apparentemente ridondante e poco perspicuo. Gli studiosi hanno ripetutamente cercato di emendare questa espressione,
che Cilento definiva come ``alquanto discussa'' 14. Particolarmente
9
Ad esempio, secondo J. Whittaker, The ``Eternity'' of the Platonic Forms,
``Phronesis'', 13 (1968) pp. 131-44, il mondo delle Forme platoniche e eterno soltanto nella misura in cui esse durano sempiternamente, e non in quanto trascendono
la durata.
10
Si veda la discussione di F. Ferrari, Dio idee e materia. La struttura del cosmo
in Plutarco di Cheronea, Napoli 1995, pp. 57-8.
11
ber Ewigkeit und Zeit (Enneade III 7), UberCfr. W. Beierwaltes, Plotin. U
setzt, eingeleitet und kommentiert, 3. erg. Aufl., Frankfurt a. M. 1981, pp. 35-49.
12
Cfr. A. Linguiti, Plotin. Traite 36 (I, 5), Introduction, traduction, commentaires et notes, Paris 2007, pp. 63 note 16 e 83.
13
ber Ewigkeit und Zeit, cit., p. 169, con ulteriori
Cfr. W. Beierwaltes, Plotin. U
riferimenti.
14
V. Cilento, Plotino. Enneadi, Prima versione integra e commentario critico,
III/2, Bari 1949, p. 139.

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significativa e la correzione di Muller, seguito da Harder-BeutlerTheiler, il quale propose di espungere g>dg jai+ davanti ad a\ei+ a
8.10 15; si avrebbe pertanto ei\| so+ g>dg, la&kkom de+ [g>dg jai+ ] a\ei+
g>dg. In tal modo, il testo diventa sicuramente piu scorrevole, ma
corre il rischio di essere indebitamente normalizzato. Non e causale
che Henry e Schwyzer, seguiti dai traduttori piu recenti, abbiano
preferito conservare il testo tradito, senza che pero (almeno a mia
conoscenza) sia stata proposta un'adeguata spiegazione per la presenza di g>dg jai+ a\ei+ g>dg.
A mio parere, se si decide di conservare il testo tradito, e possibile spiegare la caratterizzazione del movimento dell'Intelletto come
un'attivita rivolta al ``gia e sempre gia'' leggendo questa formula in
parallelo con la definizione del movimento fisico proposta da Plotino
alcune pagine prima, nella prima sezione del trattato tripartito Sui
generi dell'essere. In VI 1 [42], 16 Plotino discute criticamente la
definizione del movimento come ``atto incompleto'' presentata da
Aristotele in Phys. C 2. 201b31-2 e difende, in alternativa a essa,
la tesi secondo la quale il movimento e ``completamente atto'' pur
avendo anche in se il carattere di essere ``di nuovo e poi di nuovo'':
e\me*qceia le+m pa*msx|, e>vei de+ jai+ so+ pa*kim jai+ pa*kim (16.6; cfr. III 7
[45], 8.42) 16. Sebbene non sia stato generalmente notato dagli interpreti, il parallelo tra la formula pa*kim jai+ pa*kim, scelta da Plotino per
caratterizzare l'e\me*qceia propria del movimento naturale a VI 1 [42],
16.6, e la formula g>dg jai+ a\ei+ g>dg, scelta da Plotino per caratterizzare l'e\me*qceia propria del movimento intelligibile a VI 2 [43], 8.10, e
notevole e difficilmente puo essere accidentale. E ragionevole sup15
Maggiori dettagli in Plotini Opera, ed. P. Henry et H.-R. Schwyzer, III:
Enneas VI, Paris-Leiden 1973 (editio maior = H.-S.1), p. 66 in app. Cfr. anche Plotins
Schriften, Ubersetzt von R. Harder, Neubearbeitung mit griechischem Lesetext und
Anmerkungen fortgefuhrt von R. Beutler und W. Theiler, IV b, Hamburg 1967, p.
43.
16
Per una discussione piu approfondita della dottrina plotiniana del movimento fisico, cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento analogia. Plotino critico di
Aristotele, Napoli 2002, pp. 147-225; Id., `Energeia' et `Kinesis' chez Plotin et Aristote
(Enn., VI 1, [42], 16. 4-19), in D. Lefebvre-P.-M. Morel-A. Jaulin (eds.), Dunamis:
Autour de la puissance chez Aristote, Leuven 2008, pp. 471-92. Come testimonia
Giamblico apud Simpl. In Cat. 307, 1-6 (= SVF II 498), la definizione del movimento
usata da Plotino in VI 1 [42], 16.4-8 era probabilmente gia stata formulata da autori
stoici. Cio ha suscitato un interessante dibattito tra gli studiosi, volto a chiarire se e
fino a che punto la concezione del movimento fisico come ``atto completo e ricorsivo''
sia stata tratta dalla Stoa e testimoni di un aspetto stoicizzante nel pensiero plotiniano. La questione non e rilevante per la presente trattazione; per maggiori dettagli
e riferimenti, cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento analogia, cit., p. 190 nota 65.

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porre che Plotino caratterizzi l'attivita dell'Intelletto riprendendo e


modificando coscientemente la formula adottata, alcune pagine
prima, per caratterizzare il movimento fisico. Mentre quest'ultimo
si identifica con un'attivita completa, che ha pero in se un carattere
``ricorsivo'' espresso nelle parole ``di nuovo e poi di nuovo'', il movimento intelligibile si identifica con un'attivita assolutamente stabile, che e sempre ``gia compiuta'' ed esclude ogni connotazione
durazionale: questo carattere perfettamente coeso compiuto e
espresso nelle parole ``gia e sempre gia''.
Questa spiegazione deve pero confrontarsi con alcune obiettive
difficolta. Si deve notare, in primo luogo, che il movimento ha una
posizione particolarmente complessa nella dottrina plotiniana dei generi dell'essere esposta nel trattato tripartito VI 1-3 [42-4]. Il movimento compare, infatti, tanto nella divisione dei generi intelligibili
presentata in VI 2 [43] (essere/sostanza, movimento, quiete, identico,
diverso), quanto nella divisione dei generi sensibili presentata in VI 3
[44] (sostanza, quantita, qualita, movimento, relativo) e preparata
dalla discussione polemica contro le dottrine aristotelica e stoica delle
categorie sviluppata in VI 1 [42], dove Plotino fa valere, contro
Aristotele, la tesi secondo cui il movimento e una categoria a se stante
(VI 1 [42], 15). Cos come accade per la sostanza (ot\ri* a), si deve
allora stabilire in che cosa il movimento sensibile sia diverso da quello
intelligibile 17. Da quello che e stato osservato finora, sembrerebbe
emergere una facile via per distinguere il movimento fisico rispetto a
quello noetico: come si e visto, l'attivita propria del movimento intelligibile e esterna al tempo e alla durata; sembra ragionevole concludere che, diversamente da essa, l'attivita propria del movimento
fisico e estesa nel tempo. Se cio fosse vero, la distinzione tra movimento fisico e movimento noetico, implicata dalla dottrina plotiniana
dei generi dell'essere, coinciderebbe con l'opposizione tra due tipi di
attivita: mentre quella propria del movimento fisico e soggetta al
tempo e alla durata, quella propria del movimento noetico e esterna
al tempo e alla durata; l'uso delle formule ``di nuovo e poi di nuovo'',
in rapporto al movimento fisico, e ``gia e sempre gia'', in rapporto al
movimento intelligibile, farebbe riferimento a questa distinzione.
Purtroppo, pero, questa soluzione, per quanto semplice e attraente, e esposta ad alcune obiezioni. In effetti, secondo Plotino,
anche il movimento fisico e in se esterno al tempo; cio e detto espli17
Sulla concezione plotiniana della sostanza sensibile in VI 1-3 [42-4] e il suo
rapporto con la concezione del movimento, cfr. R. Chiaradonna, Sostanza movimento
analogia, cit.

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citamente a VI 1 [42], 16.16 e 31: l'attivita e il movimento sono


``nell'assenza di tempo (e\m a\vqo*m{)''. La dottrina del movimento
fisico difesa in VI 1 [42], 16 distingue in effetti il movimento in se
stesso (che e completo e indipendente dal tempo) e l'effetto quantitativo causato da esso sul piano dei corpi. Solo questo effetto
chiamato da Plotino ``movimento che procede verso una certa quantita (g< ei\| sorot&som ji* mgri|)'' (VI 1 [42], 16.15-6) e incompleto,
diretto verso un fine esterno a se, ed esteso nel tempo; l'attivita che
lo produce (e\qca*rgsai: VI 1 [42], 16.8) e invece situata fuori del
tempo. Se questo e vero, diventa allora molto difficile comprendere
in che cosa il movimento dell'Intelletto possa essere diverso da quello
fisico, poiche entrambi sono associati ad attivita che hanno luogo al
di fuori del tempo. D'altra parte, che vi sia una distinzione tra i due e
suggerito proprio dalle formule che Plotino sceglie per caratterizzarli:
mentre l'e\me*qceia che genera il movimento quantitativo e corporeo e
``di nuovo e poi di nuovo'', l'e\me*qceia dell'Intelletto e ``gia e sempre
gia''. Tuttavia, come si e appena notato, per chiarire in che cosa il ``di
nuovo e poi di nuovo'' sia diverso dal ``gia e sempre gia'' non basta
invocare la distinzione tra cio che e esteso nel tempo e cio che non lo
e: Plotino sostiene infatti che anche cio che e ``di nuovo e poi di
nuovo'' e in se completo ed e ``nell'assenza di tempo''.
A questa difficolta va aggiunta una seconda. In VI 1 [42], 16
Plotino afferma che il movimento fisico e in se esterno al tempo,
associando il tempo all'estensione quantitativa di tempo; d'altra
parte, in III 7 [45] egli sembra difendere una tesi in qualche modo
inversa. Qui, infatti, il tempo e identificato con l'attivita propria
dell'ipostasi psichica (III 7 [45], 11), ed e criticata la concezione
aristotelica del tempo come numero o misura del movimento: secondo
Plotino, il riferimento al movimento serve soltanto a misurare una
quantita determinata di tempo (so+m soro*mde vqo*mom: III 7 [45], 9.478), ma non a spiegare che cosa sia il tempo in se stesso (III 7 [45].
9.46-51; 13.13-23). Sembra dunque che, mentre in VI 1 [42] e l'associazione al tempo che rende il movimento esteso e quantitativo, in
III 7 [45] e il tempo a essere in se stesso separato dalla quantita, ed e
l'associazione al movimento che lo rende quantitativo e misurabile.
Per proporre una soluzione a simili difficolta, e opportuno in
primo luogo ricordare che Plotino in VI 1 [42], 16 mira a distinguere
il movimento ``in se stesso'' rispetto al movimento quantitativo ed
empirico, ma non si dilunga sulla natura e l'origine del primo. Egli,
cioe, non spiega che cosa sia e a che cosa vada ricondotta quell'attivita completa e ricorsiva capace di generare il movimento quantitativamente esteso che e manifestato dai processi corporei. La sua
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movimento dell'intelletto e movimento dell'anima in plotino 503

discussione e generalmente volta a mostrare che e necessario distinguere dei piani che Aristotele non ha distinto e che, per comprendere
la natura dei movimenti corporei, si deve risalire alle loro cause
autentiche, situate a un livello ontologico che non deve essere livellato su quello delle realta empiriche, estese e quantitative. Plotino,
pero, non specifica in che cosa precisamente consista questo livello
ontologico: egli si limita a dire che il movimento e, in se stesso,
un'attivita ``completa'', ``ricorsiva'' e capace di produrre un effetto
posteriore a se (VI 1 [42], 16.6 sgg.). Tutta la sua argomentazione e
d'altra parte costruita con concetti aristotelici: le tesi plotiniane sono
introdotte, per cos dire, in trasparenza, attraverso la critica interna e
il rovesciamento della dottrina aristotelica che identifica il movimento con un'e\me*qceia incompleta e rivolta ad altro, senza cogliere
la differenza che separa il movimento in se stesso dalla sua manifestazione empirica.
Plotino, pero, spiega altrove che si deve situare nell'anima il
movimento reale e spontaneo che e causa del movimento corporeo
derivato e quantitativo. L'anima e il principio dinamico del mondo
naturale; essa e la sostanza incorporea che, mediante la sua causalita,
imprime il movimento ai corpi 18. In III 6 [26], 4.30-43 Plotino distingue chiaramente l'attivita spontanea e auto-sussistente dell'anima
rispetto al movimento che essa genera nel corpo mediante la sua sola
presenza 19. In questo modo, egli fa propria la tesi difesa da Platone (e
criticata da Aristotele) circa la natura auto-motrice dell'anima e la
causalita esercitata da essa sui corpi (cfr. Plat. Phaedr. 245c-246a;
Leg. X 894b sgg.) 20.
Appare dunque ragionevole concludere che sia l'anima il principio al quale va ricondotta l'attivita completa e ricorsiva che caratterizza il movimento fisico in quanto principio causale dei processi
corporei. E questa e\me*qceia che Plotino designa, in VI 1 [42], 16,
come ``fuori del tempo''. Ora, nel trattato III 7 [45] Plotino associa il
tempo alla vita e al movimento propri dell'anima, definendo il tempo
Cfr., in proposito, D.J. O'Meara, Plotinus on How Soul Acts on Body, in Id.
(ed.), Platonic Investigations, Washington, D.C., 1985, pp. 247-62 e E.K. Emilsson,
Plotinus on Intellect, Oxford 2007, pp. 34-42.
19
Su questo passo si veda D.J. O'Meara, Plotinus on How Soul Acts on Body,
cit., pp. 255 sgg. Si veda anche IV 3 [27], 10.20-2, e, sull'opposizione tra il movimento dell'anima e il movimento secondario dei corpi, III 7 [45], 13.30 sgg.
20
Su questi celebri testi platonici si veda F. Karfik, Die Beseelung des Kosmos.
Untersuchungen zur Kosmologie, Seelenlehre und Theologie in Platons Phaidon und
Timaios, Munchen-Leipzig 2004, pp. 221-6 (Beilage I: Der Unsterblichkeitsbeweis
im Phaidros) e 227-41 (Beilage II: Die Bewegungslehre im zehnten Buch der Nomoi).
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come ``vita dell'anima in movimento di transizione da un modo di


vita all'altro (wtvg&| e\m jimg*rei lesabasijz& e\n a>kkot ei\| a>kkom bi* om
fxg*m)'' (III 7 [45], 11.44) 21. Ancora una volta, sembra emergere una
contraddizione rispetto VI 1 [42], 16 dove, come si e appena visto,
Plotino separa il movimento in se stesso (ossia il movimento dell'anima) dal tempo, sottolineando che il movimento in quanto tale ha
luogo nell'assenza di tempo e il fatto di essere nel tempo caratterizza
solo il movimento quantitativo. Il movimento dell'anima si trova cos
separato dal tempo in VI 1 [42], 16, associato a esso in III 7 [45], 11,
mentre, d'altra parte, nello stesso trattato III 7 [45] Plotino sostiene
che il tempo non e in se stesso quantitativo, ma e quantitativo qualora sia associato a un movimento che lo rende misurabile.
A mio parere, le incoerenze ora sottolineate possono risolversi
tenendo ben presente che Plotino distingue, in III 7 [45], il tempo
nella sua essenza (che e vita dell'ipostasi psichica) rispetto al tempo
misurato, fenomenico e quantitativo (cfr. III 7 [45], 9.48-9). Secondo
Plotino, la definizione aristotelica del tempo come ``numero'' o ``misura'' del movimento (cfr. Aristot. Phys. D 11. 219b1-2; 12. 220b323) puo solo applicarsi al tempo quantitativo (III 7 [45], 9.46 sgg.), ma
non e affatto capace di cogliere la natura autentica del tempo (III 7
[45], 13.10 sgg.) 22. Questa distinzione e strettamente parallela a
quella, formulata in VI 1 [42], 16, tra il movimento in se stesso e
la sua manifestazione empirica e quantitativa. Se cio e vero, ne consegue che Plotino difende nei trattati 42 e 45, sia in rapporto al
tempo sia in rapporto al movimento, una identica distinzione tra i
fenomeni empirici e corporei e i loro principi autentici situati nell'anima. Si puo proporre lo schema seguente (S1):
Anima
Tempo a, Movimento a
Corpo
tempo c, movimento c

ber Ewigkeit und


Su questa definizione celebre, cfr. W. Beierwaltes, Plotin. U
Zeit, cit., pp. 267-8 e S.K. Strange, Plotinus on the Nature of Eternity and Time, in
L.P. Schrenk (ed.), Aristotle in Late Antiquity, Washington D.C., 1994, pp. 23-53,
partic. pp. 49-50.
22
Cfr. R. Chiaradonna, Il tempo misura del movimento? Plotino e Aristotele
(Enn. III 7 [45]), in M. Bonazzi-F. Trabattoni (a cura di), Platone e la tradizione
platonica. Studi di filosofia antica, Milano 2003, pp. 221-50.
21

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movimento dell'intelletto e movimento dell'anima in plotino 505

Tanto il tempo quanto il movimento hanno una manifestazione


fenomenica, empirica e quantitativa, che riguarda i corpi e i loro
processi (tempo c, movimento c), e che presuppone l'azione di un
principio incorporeo e superiore al mondo sensibile, l'anima. Mi sembra ragionevole supporre che, quando Plotino, in VI 1 [42], 16, separa il movimento/attivita completa dal tempo, egli stia separando il
movimento dell'anima (Movimento a) non dal tempo/vita dell'anima
(Tempo a), ma dal tempo quantitativo misurato dai movimenti corporei (tempo c). Questa posizione non si oppone al fatto che vi sia
una stretta connessione tra la natura psichica del tempo in se stesso
(Tempo a) e il movimento dell'anima (Movimento a), come Plotino
afferma in III 7 [45], 11. Di conseguenza, il tempo al quale Plotino
associa in VI 1 [42], 16 il movimento quantitativo dei corpi (movimento c) non e il tempo dell'anima (Tempo a), ma il tempo quantitativo e sensibile (tempo c). L'errore che va evitato (e che Plotino
imputa ad Aristotele) e, in breve, quello di voler comprendere la
natura dei processi empirici senza riportarli alle loro cause autentiche, ma semplicemente enucleando alcuni aspetti propri della loro
struttura fattuale e ponendo in luce la loro connessione reciproca.
Cio emerge in particolare nella concezione del tempo, del quale Aristotele sottolinea soltanto la connessione con il movimento corporeo,
trascurando che tanto il tempo quanto il movimento manifestati dai
corpi e dai loro processi altro non sono che l'effetto depotenziato di
cause extra-fisiche, nelle quali tempo e movimento si trovano nella
loro forma originaria, non misurata e non quantitativa. La connessione empirica tra tempo e movimento quantitativi e misurati e dunque l'effetto, sul piano dei corpi, della connessione che sussiste tra
tempo e movimento sul piano dell'anima.
Se cio e vero, si deve concludere che nei trattati VI 1-3 [42-4]
sono distinti non due, ma tre livelli del movimento: (i) il movimento
dell'Intelletto, che e un'attivita completa, perfettamente coesa e
priva di ogni successione; (ii) il movimento dell'anima, che e un'attivita completa, non misurabile quantitativamente, ma ricorsiva e capace di generare il movimento corporeo e quantitativo; (iii) il movimento empirico, che e quantitativo ed esteso nello spazio e nel
tempo. La distinzione tra l'attivita che e ``gia e sempre gia'' e quella
che e ``ancora e poi ancora'' separa dunque il movimento dell'Intelletto, senza tempo e privo di durata, non dal movimento sensibile e
corporeo, ma dal movimento/attivita dell'anima, che ha, a ben guardare, una condizione piuttosto singolare: il movimento psichico, difatti, e insieme completo e ricorsivo, implica una successione ma e
fuori del tempo quantitativo misurato dai movimenti dei corpi.
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riccardo chiaradonna

In effetti, una simile condizione e propria dell'anima nel suo


insieme e nelle sue molteplici divisioni (l'anima come principio metafisico universale, l'anima del mondo, le anime individuali) 23. L'anima e infatti una sostanza intelligibile, ma non condivide la condizione perfettamente coesa dell'Intelletto, dove si trova la massima
unificazione possibile della molteplicita 24. In quanto si tratta di un
principio intelligibile, l'anima e una sostanza completa in se stessa, la
sua attivita non e incompiuta e rivolta verso un fine esterno; d'altra
parte, essa implica pur sempre un procedere verso la molteplicita e la
dispersione, un tipo di pensiero che non e ``tutto insieme'' (come il
pensiero dell'Intelletto), ma comporta una molteplicita di contenuti
successivi l'uno all'altro. Questo carattere emerge, per esempio, nella
celebre descrizione dell'anima come ``natura inquieta'' presentata da
Plotino in III 7 [45], 11, quando la ``nascita'' del tempo e collegata al
tipo di movimento e di attivita dell'anima:
Dal momento che l'anima presentava un'attivita dopo l'altra, e poi di nuovo
un'altra in successione (sg+m ca+q e\me*qceiam at\sg&| paqevole*mg a>kkgm les\
a>kkgm, ei#h\ e<se*qam pa*kim e\ueng&|), andava generando insieme all'attivita la
successione; e insieme si faceva avanti, con un nuovo pensiero successivo al
precedente, cio che prima non esisteva, dato che il pensiero discorsivo (dia*moia) non era in atto e la presente vita dell'anima non era simile a quella
prima di lei (III 7 [45], 11.35-40) 25.

Nelle linee appena citate e notevole il modo in cui Plotino descrive il transitare dell'anima da un'attivita a una successiva e di23
Sulle divisioni interne dell'anima nella metafisica di Plotino la discussione di
riferimento rimane quella di H. Blumenthal, Soul, World Soul, and Individual Soul in
Plotinus, in P.-M. Schuhl-P. Hadot (eds), Le Neoplatonisme, Colloque de Royaumont,
9-13 Juin 1969, Paris 1971, pp. 55-66. Si deve comunque ben tenere presente che
Plotino respinge l'idea secondo cui le divisioni e i livelli dell'anima sarebbero parti di
essa in senso materiale e quantitativo: si veda in particolare, sull'unita dell'anima
nelle sue divisioni, il trattato IV 9 [8] Se tutte le anime siano una sola.
24
In realta, la relazione tra anima e Intelletto in Plotino e molto piu complessa
di quanto non suggerisca la presente rapida discussione. In alcuni testi enneadici (e
particolarmente nel trattato IV 8 [6]), e infatti sostenuta la tesi secondo cui ``qualcosa'' nell'anima di ciascuno non abbandona mai l'Intelletto, ma rimane in esso
condividendo la sua condizione e il suo tipo di conoscenza. Su questa dottrina
(comunemente detta dottrina dell'``anima non discesa'') e il suo significato nel pensiero plotiniano esiste una vasta letteratura critica. Si veda, in particolare, C. D'Ancona et alii, Plotino. La discesa dell'anima nei corpi (Enn. IV 8 [6]). Plotiniana arabica
(Pseudo-Teologia di Aristotele, capitoli 4 e 7; Detti del sapiente greco), Padova 2003.
25
Cito, con alcune modifiche, la traduzione di A. Linguiti in M. Casaglia-C.
Guidelli-A. Linguiti-F. Moriani, Enneadi di Plotino, Torino 1997, I, p. 492.

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movimento dell'intelletto e movimento dell'anima in plotino 507

versa: cio distingue il modo di essere e di pensare dell'anima da quelli


perfettamente unificati dell'Intelletto. L'anima presenta un'attivita
dopo un'altra ``e poi di nuovo (pa*kim!) un'altra in successione''. Si
tratta della medesima caratterizzazione che, in VI 1 [42], 16, da
conto del movimento: e dunque l'attivita dell'anima che, pur essendo
``completamente attivita'' (e\me*qceia pa*msx|: VI 1 [42], 16.6) giacche e una sostanza intelligibile, che non e incompleta e diretta verso
un fine esterno ha pero anche in se la successione, il transitare da
uno stato all'altro ``di nuovo e poi di nuovo'' (pa*kim jai+ pa*kim).
Plotino, in VI 1 [16] puo caratterizzare il movimento dell'anima
come tale da svolgersi ``nell'assenza di tempo'', non perche il tempo
non sia proprio dell'anima, ma perche l'attivita dell'anima non diventa completa per il fatto di svolgersi in una certa quantita di tempo:
essa e invece completa fin dall'inizio (cfr. VI 1 [42], 16.9-10) e fin
dall'inizio e proprio di essa il fatto di transitare ``di nuovo e poi di
nuovo'' da uno stato a quello successivo. Questo transitare, proprio
del movimento dell'anima, produce, sul piano dei corpi, il movimento
quantitativo, che ha luogo in un tratto di tempo ed e rivolto verso un
fine esterno a se.
Il movimento del mot&| sta, rispetto al movimento dell'anima,
nello stesso rapporto in cui l'eternita sta rispetto al tempo: esso e
un aspetto proprio della vita dell'Intelletto, perfettamente coesa e
unificata, che viene frammentato dall'anima in una serie di stati
posteriori l'uno all'altro. L'opposizione tra la formula g>dg jai+ a\ei+
g>dg di VI 2 [43], 8.10 e la formula pa*kim jai+ pa*kim di VI 1 [42],
16.6 altro non indica se non l'opposizione tra il modo di vita dell'Intelletto, in cui ``tutte le cose sono insieme'', e il modo di vita dell'anima, che implica una molteplicita non perfettamente unificata di
contenuti. A sua volta, l'attivita e il modo di vita dell'anima vanno
distinti dai processi propri dei corpi i quali, diversamente dalle sostanze intelligibili, sono privi di reale efficacia causale, tanto che,
come afferma Plotino, la forma visibile in essi e ``morta'' (III 8
[30], 2.32; cfr. anche II 4 [12], 5.18). Lo schema S1 prima proposto
puo dunque essere integrato nel modo che segue (S2):
Intelletto
Eternita, Movimento i
Anima
Tempo a, Movimento a
Corpo
tempo c, movimento c
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riccardo chiaradonna

L'aspetto forse piu difficile da comprendere di questa concezione riguarda la distinzione tra la successione ordinata propria degli
aspetti costitutivi dell'attivita dell'anima e la successione propria dei
processi empirici e corporei. Secondo Plotino, solo il secondo tipo di
successione implica la quantita e la misurabilita, mentre il primo tipo
di successione, quello dell'anima, e esterno alla quantita. Le ragioni
di questa posizione sono abbastanza semplici da comprendere. Per
Plotino l'estensione quantitativa e la composizione di parti esteriori
le une alle altre e un aspetto caratteristico del mondo dei corpi che
sono contrapposti alle autentiche cause incorporee, prive di massa e
di estensione quantitativa (cfr. VI 5 [23], 10.45; 10.51). Plotino
afferma che non si possono giustapporre cio che ha massa con cio
che non ha massa misurandoli; la totalita dell'intelligibile e piu
grande del corpo, ma cio non va inteso nel senso di una misura
quantitativa (sz& porot& lesqg*rei, cfr. VI 4 [22], 5.17), poiche una
simile misura non si applica neppure all'anima (e\pei+ ot\d\ e\pi+ sg&|
wtvg&|: ibid.) 26. Si comprende dunque bene perche Plotino attribuisca
l'aspetto quantitativo e misurabile alle manifestazioni empiriche del
movimento e del tempo (VI 1 [42], 16.15-6: g< ei\| sorot&som ji* mgri|;
III 7 [45], 9.49: soro*mde vqo*mom), non all'anima che e causa di esse.
D'altra parte, cio che caratterizza il modo di essere dell'anima e
precisamente la presenza di un movimento che implica una successione di stati, ed e assai difficile chiarire come una simile successione
possa essere compresa senza fare ricorso a nozioni come la quantita e
la misurabilita. Una possibile via non per risolvere, ma almeno per
porre in maniera adeguata le questioni sollevate dalla dottrina plotiniana, potrebbe essere quella di distinguere due tipi di relazione: da
un lato, si avrebbe una semplice relazione assegnabile tra elementi in
successione, dall'altra, la misurazione di questa relazione attraverso
la quantita. L'attivita dell'anima implica la semplice coscienza della
relazione ``prima/dopo'', non la misura di essa mediante categorie
quantitative, le quali fanno inevitabilmente riferimento ai corpi e
alla loro struttura.

26
Per un eccellente commento di questo luogo rinvio a C. Tornau, Plotin.
Enneaden VI 4-5. Ein Kommentar, Stuttgart-Leipzig 1998, pp. 123-4.

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