"...bisogna anche constatare che i film di oggi sono tutti troppo lunghi.
(J. L. Godard)1
grande, non sono solo perché le storie mancano, ma anche per la scarsa capacità
Eppure, seppure sia vero che i film di oggi sono tutti molto (troppo?) lunghi, è anche
giusto constatare che è proprio da alcuni di questi film che strabordano oltre i normali
confini di un testo filmico (quelli istituzionalizzati dalle case di produzione e dalle sale
cinematografiche), che viene rinnovato il discorso sul cinema, la sua essenza artistica
Quando mai si è potuto immaginare di porre dei limiti ai romanzi? E quanti sono gli
avvenimenti importanti della vita di un uomo che possono essere condensati in un'ora e
mezza?
Se il problema di molti autori oggi è quello di non sapersi contenere, e soprattutto nel
film in più parti, ovvero quelli della serie "uno, due e tre", oppure "il ritorno", con i
finali aperti per lasciare spazio alla prossima puntata,come nel caso di Ritorno al futuro
di R. Zemeckis, in cui alla fine della seconda parte si delineava già l'avventura
1"Sulla
pittura, il montaggio e i bidoni della spazzatura" Una conversazione Wim Wenders e Jean-Luc
Godard in W. Wenders, L'atto di vedere, Ubulibri, Milano, 1992, p. 147
Se questo metodo riscontra un buon successo di pubblico, nonostante il fatto che
raramente le continuazioni soddisfano anche lo spettatore più ingenuo; non tutto quello
insostenibile.
"Se il film è troppo lungo la gente non viene, e se oltre a questo si tratta anche di un
brevissima, fulminea durata della programmazione nella sua sala dell' ultimo film di
Laurence Kasdan, Wyatt Earp, un western di tre ore e mezza circa con Kevin Costner tra
i protagonisti. Ma noi sappiamo che le sale erano piene per l'ultimo film di Steven
Spilberg, Schindlerlist, tre ore esatte, che se pure non era un western ma un film di
impegno sociale, era quasi interamente in bianco e nero. Spielberg però è il regista
americano più famoso e più abile ad utilizzare le capacità espressive e spettacolari del
cinema moderno.
Si ragiona più facilmente sul cinema, sulle sue capacità spettacolari, e sulla sua forza di
coinvolgimento, quando si è stati nel buio di una sala, di fronte allo schermo illuminato
da mille immagini (il "cinema" per eccellenza e non quello scritto o parlato) per tre,
Non sapremo forse mai, almeno non in Italia, come sarebbe stato Fino alla fine del
mondo di W. Wenders se fosse stato distribuito nella sua versione non accorciata di
cinque ore, ma abbiamo assistito, proprio qui a Torino, alla proiezione di Die zweite
prolungato nel tempo, addirittura oltre le ore di durata effettiva degli episodi, perché
l'attesa di vedere il prosieguo dell'azione restava nella mente degli spettatori fino alla
parte successiva. Un meccanismo ricettivo molto simile a quello dei serials TV, dove è
l'attesa di sapere come continuerà la storia a tenere viva l'attenzione degli spettatori.
Anche l'ultimo film del regista danese Lars Von Triers presentato quest'anno alla Mostra
del cinema di Venezia è stato un evento di eccezionale durata, che ha fatto pensere alle
possibilità espressive del cinema quando viene fruito con i canoni televisivi. O è forse
l'opposto, cioè la talevisione e i suoi ritmi ad averci assuefatto al punto che godiamo nel
rivivere esperienze simili, ma nel buio della sala, dove l'aura, l'hic et nunc dell'opera
Tutti i film infatti sono prodotti finalizzati alla ricezione, che avvalendosi della loro
"Un testo quale appare nella sua superficie (o manifestazione) linguistica, rappresenta
una catena di artifici espressivi che debbono essere attualizzati dal destinatario."3
numero di unità narrative, cioè di eventi narrati, e la struttura del discorso nella sua
globalità. Questo significa che un film, come un romanzo, per mantenere l' attenzione di
uno spettatore qualsiasi deve avere un buon potenziale di narratività, deve conquistare il
Più un film è molto lungo e più è facile che il ritmo rallenti, che la densità narrativa ceda
il passo all' assenza di narrazione e che l' attenzione si allenti lasciando subentrare la
noia.
Ma ci sono anche film di un'ora e mezza che sembrano non finire più e film cortissimi in
Non possiamo ridurre gli aspetti della fruizione di un film esclusivamante ai suoi
contenuti e alla sua struttura testuale, ma quello che stabilisce Eco nel suo Lector in
fabula quando istituisce la figura del Lettore Modello come diretto interagente nel
processo interpretativo dei testi narrativi con l'Autore è alla base di tutti i film: "...un
2W. Benjamin, L'opera d'arte nell'epoca della sua riproducibilità tecnica, Einaudi, Torino, 1955, pp.22-
23
3U. Eco, Lector in fabula. La cooperazione interpretativa nei testi narrativi, Bompiani, Milano, 1979, p.
50
4G. Ferraro, La superficie narrativa, in Il discorso narrativo a cura di G. Ferraro, Quaderni di ricerche
semiotiche, Centro scientifico torinese, Torino, 1989, pp. 73-82
Lettore Modello il cui profilo intellettuale è determinato solo dal tipo di operazioni
filmico come può essere, ad esempio, The kingdom di Lars Von Trier, scopriamo come
fondamentali per un buon successo dell'opera, soprattutto quando questa richiede una
all'esperienza fruitiva degli spettatori che hanno visto il film con me a Venezia, come sia
Il film è stato proiettato in due parti di due ore e mezza, i momenti salienti della vicenda
sono:
fenomeni.
alternato; le loro vite si intrecciano per rapporti professionali, amicizie, rancori, storie
d'amore, arrivismo.
- la narrazione prende due vie distinte e incrociate: gli avvenimenti inerenti alla vita
bambina che si aggira nell'ospedale, dove era tragicamente morta molti anni prima, una
strana ambulanza che gira intorno all'ospedale senza nessuno al volante, la vecchia
madre di uno dei dottori che sente voci dall'al di là e si improvvisa investigatrice di
Abbiamo analizzato il rapporto tra film lungo e spettatori anche con un' altra opera