FACOLTA' DI PSICOLOGIA
Corso di Laurea in Psicologia
LA FASCINAZIONE.
UN'ANALISI PSICOSTORICA
Tesi di laurea in Psicometria
Relatore
Presentata da
Barbara Tampieri
INTRODUZIONE
Capitolo I.
PSICOBIOGRAFIA DI ADOLF HITLER
Adolf Hitler stato definito per troppo tempo, con facile e pericoloso quanto
diffuso luogo comune, un "pazzo capace, non si sa come, di contagiare con la sua
follia un popolo intero".
Man mano che ci allontaniamo dal periodo nazista diviene sempre pi
pressante la necessit di considerarne l'ascesa, il trionfo e la caduta non pi solamente
come il frutto della pazzia di un demone uscito dalle tenebre della storia ma di
comprendere, nel senso weberiano del verstehen, i meccanismi individuali e collettivi
innescanti un fenomeno multifattoriale che port sciaguratamente l'uomo sbagliato al
momento sbagliato ad una posizione di assoluto dominio e all'annientamento di interi
popoli.
Al centro di questo potere, che non si pu che definire criminale, vi era, come
capo indiscusso, Adolf Hitler, e qualsiasi analisi psicostorica del nazismo non pu
prescindere dalla sua psicobiografia.
Fin dalla sua comparsa sulla scena politica, e maggiormente da quando fu
dimostrata da fatti inconfutabili la sua assoluta negativit e distruttivit, quest'uomo
stato oggetto di innumerevoli tentativi di interpretazione psicologica, che si sono
moltiplicati nel tempo in progressione esponenziale. Nonostante la mole di volumi
dedicati ad Hitler ed al nazismo, a tuttoggi non si ancora riusciti a svelare il
mistero della fascinazione maligna di questo personaggio, dellincongruit tra la sua
biografia incolore e mediocre e lenorme potere di suggestione che riusc ad imporre
non solo al suo popolo ma al mondo intero. Friedrich Nietzsche scrisse che se si
osserva troppo a lungo labisso, labisso ci guarda.
E ci che capita a chi si accosta da studioso al nazismo ed al suo capo, si viene colti
da una vertigine che minaccia in ogni momento la serenit di giudizio. E tale
lenormit dei misfatti di ogni genere perpetrati in nome e per conto di Adolf Hitler
che la tentazione di allontanarsene, di trovare spiegazioni meno dolorose per tutti
sempre in agguato.
La storia delle interpretazioni della personalit hitleriana inizia nel 1943 con un
rapporto classificato segreto, commissionato dall'Office of Strategic Services (oggi
C.I.A.) a W.C. Langer e collaboratori. Questanalisi, pubblicata successivamente nel
1972, fu solo la prima di molte ipotesi che, come vedremo, a tutt'oggi lasciano
irrisolta gran parte dei quesiti che sorgono da uno studio complessivo del nazismo.
Forse perch gran parte di queste ricerche tendono a concentrare l'attenzione sul
protagonista, lasciando lo sfondo indistinto. Un altro limite di questi primi lavori la
Fromm considera Hitler una personalit necrofila, non nel senso della semplice
perversione sessuale, ma in quello pi globale di una tendenza predominante alla
distruzione come ragione di vita. Alla base di tale carattere necrofilo vi sarebbe
proprio l"incestuosit maligna", un caso particolare di complesso edipico, dove la
madre non reale ma un simbolo che rappresenta la vita ma anche e soprattutto la
morte. "Chi legato alla madre da maligni vincoli incestuosi resta narcisista, freddo,
insensibile; [...] lei l'oceano in cui vuole affogare, la terra in cui vuole essere
sepolto."6
E' vero che, quando Fromm sottolinea in Hitler il narcisismo ma anche le
buone capacit di controllo, oltre alle doti di mistificatore e di ottimo conoscitore del
come dominare le folle con l'oratoria e la semplificazione, non aggiunge molto a
conoscenze autoevidenti.
Nel complesso per, Hitler esce dal ritratto di Fromm non come vittima di un
ambiente negativo ma nella sua realt di essere egocentrico incapace di provare
empatia e teso allo scopo del raggiungimento del potere a qualunque costo.
Questa costruzione teorica del carattere distruttivo sulla base della
contrapposizione tra biofilia come tendenza alla vita e necrofilia come tendenza alla
morte pu apparire non risolutiva e incapace di dirci alcunch di nuovo sul caso
specifico di Hitler, secondo l'osservazione di Peter Loewenberg.7
Anche qui il complesso edipico, uscito dalla porta nella sua forma classica,
rientra dalla finestra in forma anormale nel concetto di "incestuosit maligna".
Tuttavia l'analisi di Fromm ha alcuni meriti. In primo luogo non crede alla
follia di Hitler, non cede a tentativi di giustificazionismo e, nelle sue considerazioni
finali, ci mette in guardia contro il pericolo di non riconoscere in tempo quegli
individui nefasti che per mascherare i loro intenti distruttivi e mistificatori sanno
abilmente crearsi un immagine di apparente normalit. "E perci, finch si creder
che gli uomini cattivi abbiano le corna e puzzino di zolfo, sar impossibile
scoprirli."8
1.3. Interpretazioni psicostoriche: l'ipotesi di Rudolph Binion.
Abbiamo descritto ampiamente la posizione di Erich Fromm perch la sua
ipotesi di "incestuosit maligna" contestata in quella che, a nostro avviso, una
delle pi sconcertanti tesi psicostoriche hitleriane, quella di Rudolph Binion.
La sua interpretazione, nata come contributo per un simposio, fu pubblicata nel 1973
dalla rivista History Of Childhood Quarterly, nei due articoli: Hitler's concept of
Lebensraum: The Psychological Basis e Reply to Commentaries on Symposium
Article.
Seguiremo la ricostruzione della teoria di Binion, sulla base dei due articoli,
fornitaci da Helm Stierlin nella sua celebre monografia su Hitler (1993).1
Anche per Binion la relazione preedipica di Adolf con la madre centrale. Ma
egli considera di grande importanza il fatto che i primi tre figli nati dalla relazione tra
Klara e Alois fossero morti a breve distanza l'uno dall'altro in tenerissima et e come
ci costituisse un trauma terribile per la giovane donna, non ancora superato quando
poco dopo nacque Adolf, "sicch egli succhi il trauma della madre, insieme con il
suo latte".9 Nel timore di perdere anche questo figlio lo coccol e vizi oltre misura
come compensazione della triplice perdita. Non solo, ma allattandolo per lungo
tempo si sarebbe procurata volontariamente un periodo di infertilit. Il figlio
successivo Edmund, infatti, sarebbe nato solo quattro anni dopo Adolf.
Quale fu, secondo Binion, la reazione del bambino all'attenzione eccessiva
della madre nei suoi confronti? Non certo quella descritta da Fromm che, come
abbiamo visto, riteneva possibile una chiusura narcisistica e una conseguente
mancanza di interesse e affetto per Klara perfino in occasione della sua morte. Binion
sostiene invece che Adolf ricompens le cure amorose della madre con una costante
preoccupazione nei suoi confronti quando ella si trov in fin di vita. Insomma, Hitler
amava sua madre o no?
A questo punto necessario, per chiarire il nocciolo della questione, inserire la
descrizione dell'episodio della biografia di Hitler che costituisce il focus della teoria
binioniana e delle sue inferenze.
Nel gennaio del 1907, quando Adolf viveva ancora a Linz con la madre, a
Klara fu diagnosticato un cancro al seno. Dopo l'asportazione di una mammella, il
male si ripresent e il medico curante, dottor Eduard Bloch, sottopose la donna ad un
trattamento locale consistente nell'applicazione sulle ferite in suppurazione di
iodoformio, sostanza antisettica e lievemente analgesica. La terapia, inefficace e
costosa, comportava, ad alte dosi, il rischio di intossicazione sanguigna. Klara mor il
21 dicembre dopo una dolorosa agonia.
Quale fu il comportamento di Adolf durante i mesi della malattia della madre?
Continu la sua vita di sempre, o la gravit della situazione lo mise di fronte a vere
l'aveva voluta lui, ma gli ebrei? Senza contare che in regime inquisitorio e in
qualunque epoca, le dichiarazioni estorte sono una prassi quotidiana.
Binion costruisce la sua teoria sulla base, a quanto pare, di quest'unica
principale fonte documentaria. Di secondaria importanza appaiono le dichiarazioni, a
sostegno della preoccupazione filiale di Hitler, fornite a Binion da Paula Hitler. La
sorella minore del Fhrer, nonostante gli avesse accudito la casa in giovent, fu in
seguito da lui sempre respinta e per un certo periodo addirittura costretta a cambiare
cognome.18 Dopo la guerra i molti tentativi di avvicinamento da parte di storici e
giornalisti la trovarono comprensibilmente restia a parlare del fratello. Non difficile
immaginare come una persona che ha avuto un tale parente, quando ne parli ne possa
fornire un ritratto annacquato nella sua negativit, allo scopo di difendersene.
Ma tornando a Binion, egli ci offre un mondo possibile dove Hitler da un lato
spinge un medico ebreo a sottoporre la madre adorata ad un trattamento tossico e
dall'altro sfoga il suo risentimento su sei milioni di ebrei.
Perch mai un'apprezzato e competente medico si sarebbe prestato a tale assurda
richiesta rimane un mistero. E perch allora Hitler, vedendo la madre soffrire tanto,
non richiese piuttosto la somministrazione della morfina? Sfrenando la nostra fantasia
potremmo, leggendo tra le righe dell'ipotesi di Binion, immaginare altri mondi
possibili che spieghino, per cos dire, "l'infinita riconoscenza" di Hitler nei confronti
del dottor Bloch.
E se Adolf, ansioso di ritornare alla sua vita di fannullone a Vienna, avesse
vissuto come un peso la malattia della madre e per liberarsene avesse fatto in modo di
accelerare la sua fine, provocandole oltretutto sofferenze inutili, servendosi di un
medico (inconsapevole di tale progetto criminale), al quale sarebbe rimasto sempre
"riconoscente"? Non sarebbe questo il ritratto di un perfetto matricida? La
dichiarazione estorta in seguito a Bloch non sarebbe l'alibi perfetto?
Non potrebbe qualcuno vedere in questo episodio l'origine degli esperimenti medici
inutili e dolorosissimi eseguiti sui deportati nei lager o l'intero progetto eutanasia
contro le "vite indegne di essere vissute"? Lo scrittore francese Max Gallo, in un
romanzo ancora inedito in Italia, ispirandosi liberamente alla vicenda di Klara Hitler
e del dottor Bloch, giunge pi o meno alle stesse conclusioni.19
Immaginiamo invece un diverso scenario. Adolf, di fronte alla malattia
incurabile della madre, per la quale provava affetto ma in contrasto con la sua carica
distruttiva, avrebbe fantasticato e desiderato la sua morte ed in seguito, oppresso dal
senso di colpa, nell'elaborazione del lutto della sua perdita, si sarebbe ricordato del
medico ebreo e avrebbe scaricato prima sul singolo e poi sulla totalit degli ebrei il
peso della colpa, originando cos la sua ossessione antisemita.
Potremmo continuare a costruire infinite altre ipotesi, che tuttavia
continuerebbero ad avvolgersi su se stesse senza fine.
Nessuna riuscirebbe a spiegare l'annientamento finale del popolo ebraico, messo in
atto con sconvolgente concretezza burocratica da migliaia di esecutori che non
possono avere tutti condiviso lo stesso presunto trauma hitleriano.
Restiamo dell'opinione che Klara Hitler mor a causa del cancro e non del
trattamento del dottor Bloch e che il medico firm la sua dichiarazione perch era in
pericolo di vita.
1.4. La prospettiva psicopedagogica: Helm Stierlin e il figlio come delegato.
Proseguiamo la nostra rassegna sulla psicobiografia di Adolf Hitler prendendo
in esame quelle posizioni che pi esplicitamente si concentrano sulle influenze
familiari e pedagogiche nella formazione della personalit.
La questione della presunta infanzia infelice di Hitler, della povert e del
destino crudele che si accaniva contro l'artista incompreso dal mondo come causa
oggettiva del suo odio assoluto, cos abilmente mitizzata da Mein Kampf, costituisce
ancora oggi un importante punto di riferimento per queste teorie.
Il gi citato Helm Stierlin uno psicoanalista che ha utilizzato la terapia
familiare in ambito clinico, con adolescenti psicotici e dropouts. Egli propone un
modello generazionale di figlio come "delegato" dei genitori fondato sul paradigma
della relazione medievale tra il signore feudale e il suo vassallo.20
Il figlio riceve il permesso di allontanarsi dai genitori al fine di soddisfare le loro
richieste, ma al tempo stesso vincolato da un patto di lealt a coloro che lo
ricompenseranno con l'amore solo se torner avendo svolto correttamente i compiti
assegnatigli.
Tali compiti sarebbero la proiezione delle istanze egoiche, super-egoiche ma
soprattutto inconsce dei genitori.
Partendo dalle sue osservazioni cliniche, giunge alla convinzione che molti
ragazzi considerati ribelli non sarebbero altro che prigionieri del loro ruolo di delegati
di genitori animati dalla volont di vedere realizzati nei figli i pi vari desideri di
E citato, come esempio, il caso di una donna tedesca che, all'epoca, si sentiva
sollevata dal fatto di poter finalmente odiare liberamente qualcuno.
Senza alcun intento giustificazionista, ma mettendo in pratica
un'identificazione empatica rischiosa con il personaggio-bambino, al limite del non
riconoscimento del controtransfert, l'autrice sembra non mettere in dubbio la
veridicit di una versione dei fatti costruita ad arte dal protagonista, soprattutto
quando afferma che: "Egli (Hitler) espresse il proprio pensiero e i propri sentimenti,
sia pure in modo cifrato, in numerosi discorsi e nel libro Mein Kampf." 22
Oppure quando accusa lo storico Jetzinger di insensibilit nel comprendere quegli
episodi dove Hitler racconta la sua amara verit.23
Miller senz'altro ammirevole nel suo tentativo di difendere ad ogni costo
l'infanzia incompresa e violata, ed il suo contributo molto ben documentato ed
autorevole.
Per, quando parla di Hitler, accomunandone il disgraziato vissuto infantile a quello
della giovane tossicodipendente Christiane F. ed al serial-killer Jrgen Bartsch, non si
pu che notare l'enorme differenza che intercorre tra questi due ultimi casi umani e
quello di colui che non fu un semplice dropout o un assassino, ma anche un
abilissimo uomo politico che ebbe in mano le sorti della Germania per dodici anni.
Non si difende la causa dei bambini violati, ma la si ridicolizza, cercando le
attenuanti in un uomo che inaugur il genocidio autorizzando l'uccisione di
cinquemila bambini tedeschi malati e handicappati, eliminati con iniezioni letali di
Luminal o lasciati morire di fame in speciali "cliniche" 24 e ordin ai suoi seguaci nel
proprio testamento che anche l'ultimo bambino ebreo fosse braccato in eterno ed
eliminato dalla faccia della terra.
Una critica alla posizione di Miller la fornisce Arno Gruen, che non crede alla
descrizione del bambino Hitler come sofferente reale e quindi spinto alla malvagit
dai cattivi genitori, ma lo considera un esempio di personalit pseudoaffettiva
riassunta nel concetto di "come se" da Helene Deutsch (1934,1942). Pur constatando
anch'egli la difficolt di realizzazione di una vera autonomia del s che
predisporrebbe le giovani menti alle suggestioni dei leader, a causa dell'educazione e
della pressione sociale, Gruen non esclude la possibilit che il singolo individuo
possa trovare in s la forza morale di reagire.
Come nel caso, che analizzeremo, di Hans e Sophie Scholl, studenti ventenni
dell'Universit di Monaco, che assieme a colleghi e professori si opposero al regime
Dopo il 1940, quando si realizz l'effettiva distruzione degli ebrei, Hitler non
pot pi utilizzarli come minaccia esterna, e quindi devi la sua paranoia su obiettivi
diversi, l'Unione Sovietica e gli Stati Uniti, sempre per difendersi dai propri oggetti
interni persecutori. Nel contempo, cominci a soffrire di gravi disturbi fisici,
soprattutto dolori allo stomaco (che egli attribuiva alla presenza di un cancro) e che il
suo medico curante cercava di combattere con ogni sorta di medicinale. In uno stato
di deterioramento fisico, le fantasie di un individuo sono l'espressione delle proprie
dinamiche interne e della personalit intera. Per citare le stesse parole di Loewenberg,
a conclusione del suo articolo:
"Il male e la distruzione erano vicini, nel suo stomaco. La sua difesa fu la
megalomania. [...] La sua capacit di giudizio era intaccata dalla grandiosit e dalla
mania di onnipotenza difensiva che dovevano combattere l'ansia interna di
decadimento e disintegrazione".29
Abbiamo seguito ed apprezzato Loewenberg nella sua brillante esposizione
delle capacit decisionali di Hitler, e nel suo contrastare le ipotesi riduzionistiche che
si concentravano sui problemi infantili nella dinamica edipica. La sua costruzione
sinfonica, all'inizio coerente e tonale, nell'ultimo tempo dedicato a "ci che mi dice il
crollo di Hitler", contiene alcune dissonanze e la melodia cos ben costruita si
dissolve rasentando la cacofonia.
Se non abbiamo frainteso il suo pensiero, egli prima ci ritrae un Hitler
razionalmente capace di affrontare ogni vicissitudine, ma che poi perde la bussola
improvvisamente nel 1940, impaniandosi in un delirio paranoico che va deteriorando
il suo senso di realt. A meno che il suo unico scopo non fosse quello di annientare il
nemico ebreo e una volta raggiuntolo quella sorta di "controllo razionale della
paranoia" non gli servisse pi, resterebbero da spiegare l'odio nei confronti dei popoli
dell'Est Europa, per non parlare degli ordini finali di fare terra bruciata del suolo
tedesco. Insomma quella tendenza alla distruzione totale ipotizzata da Erich Fromm,
e che Loewenberg contesta, affermando che, tra i vari anti-ismi hitleriani solo
l'antisemitismo avesse una qualit psicotica.
E' sostenibile la tesi che dopo il '40 gli ebrei con costituissero pi per Hitler una
minaccia esterna essendo stati "eliminati"?
Capitolo II.
TRATTI DI PERSONALITA' DI HITLER
Una tecnica che aveva gi utilizzato con successo nel 1913 con le autorit
militari austriache che lo ricercavano per renitenza alla leva e persino con i suoi
compagni di partito nel 1921, quando minacci platealmente le dimissioni per
ritirarle una volta che le sue pretese centralistiche fossero accettate come inevitabile
conseguenza della sua insostituibilit.
Perch Adolf Hitler aveva cos bisogno di costruire un aura mitica attorno al
suo passato nel momento in cui si accingeva ad affrontare l'agone politico, al fine di
portare a compimento il suo progetto di dominio assoluto?
L'essere un "nessuno" che ambiva ad incarnare quella figura quasi messianica
del Fhrer implicava il timore di non essere preso sul serio da una societ che, per
antica tradizione, consegnava il potere a chi ne fosse degno per lignaggio o et. Come
ha osservato Stefan Zweig:
"La Germania non solo sempre stata un paese diviso per classi, ma
nell'ambito di questo ideale di classe ha sempre conservato anche un'incrollabile
supervalutazione idolatra della "cultura". All'infuori di pochi generali, le pi alte
cariche dello Stato furono riserbate sempre a persone di "cultura accademica"; mentre
in Inghilterra un Lloyd George, in Italia un Garibaldi e un Mussolini, in Francia un
Briand, erano veramente sorti dal popolo e giunti ai pi alti uffici statali, era
inconcepibile per il tedesco che un uomo il quale non aveva neppur finito le scuole
secondarie e tanto meno fatto studi superiori, uno che aveva pernottato negli alberghi
popolari e trascinato per anni un'esistenza oscura, potesse mai accostarsi ad una
carica tenuta in passato da un barone von Stein, da un Bismarck, da un principe
Blow. Fu soprattutto questa superbia culturale che indusse gli intellettuali tedeschi a
vedere in Hitler un sobillatore da birrerie che non avrebbe mai potuto diventare
pericoloso, mentre egli gi da tempo, in grazia dei suoi invisibili padroni, si era
acquisito aiuti potenti negli ambienti pi disparati. Persino quando [...] divenne
Cancelliere, la grande massa ed anche gli stessi che lo avevano spinto sino a quel
posto, lo consideravano soltanto un luogotenente provvisorio, ritenendo il regime
nazionalsocialista solo episodico. Allora si rivel per la prima volta ed in grande stile
la tecnica genialmente cinica di Hitler. Da anni aveva fatto promesse a dritta e a
manca, cattivandosi notevoli esponenti in tutti i partiti, ciascuno dei quali si illudeva
di utilizzare per i suoi fini le mistiche energie di questo "milite ignoto". Celebr
allora il suo primo trionfo quella stessa tecnica che Hitler pi tardi us nella grande
modo tale da "suonar vero" per una ragione o per un'epoca e da provocare pii stupori
ed ambizioni brucianti. La gente che ne presa non si porr problemi di verit o di
logica ed anche la ragione dei pochi che non potranno far a meno di dubitare ne sar
paralizzata."38
L'associazione che Erikson fa tra le parole di Hitler e le suadenti note del
Flauto Magico, riferendosi pensiamo alla figura leggendaria del Pifferaio di Hamelin,
rende evidente l'intento ingannatorio e fascinatorio del messaggio.
Ancora pi evocativo un successivo passaggio sempre di Mein Kampf, citato da
Alice Miller nel suo libro:
"In un alloggio cantinato, composto di due stanze oscure, abita una famiglia di
operai di sette membri. Tra i cinque ragazzi c' anche un bimbo che pu avere,
poniamo, tre anni. [...] Gi la strettezza dei locali non fa posto ad alcun lieto
avvenimento. Litigi e odii nascono facilmente in tale clima [...]. Se il dissidio [...]
scoppia tra i genitori, e questo avviene ogni giorno e secondo forme tipicamente
volgari e rozze, allora bisogner pure che i risultati di una simile educazione si
mostrino anche nei pi piccini. E come suonino tali insegnamenti, quando il litigio si
sfoga in villane ingiurie del padre contro la madre, o in una scarica di botte in caso
d'ubriachezza, difficile che se lo possa rappresentare dal vero chi non conosca tali
ambienti. Gi a sei anni quei poveri bimbi pensano cose che in genere un adulto sente
soltanto con ribrezzo. [...] In quanto poi a ci che quei ragazzi odono in casa, non son
cose certo che possano contribuire ad aumentare il rispetto per la societ in cui
vivono."39
Abbiamo visto storici come Bullock e Fest non attribuire alcun valore
autobiografico a questo racconto, ed in generale a tutta la descrizione dell'infanzia di
Hitler resa da lui medesimo, liquidando gli episodi come "qualche efficace pennellata
scura"40, mentre la citazione del brano suddetto da parte sia di Stierlin che di Miller
commentata dagli autori come testimonianza di vita vissuta. Stierlin, mentre da un
lato ammette che la documentazione attuale non ci permette di concludere che Alois
Hitler fosse un alcolista, tuttavia, nelle note del suo saggio cita un lavoro di
Bromberg (1974) dove si sostiene che l'autobiografia fu dettata al segretario Hess in
uno stato di stream of consciousness, libero flusso di risvegliati ricordi d'infanzia e
quindi corrispondenti a realt.41
Alice Miller ancora pi esplicita quando scrive: "Bench la profonda e
persistente ferita inferta alla sua dignit non avesse permesso a Adolf Hitler di
bambini internati nei lager fossero preziose per la fabbricazione di proiettili, fino al
famigerato "Arbeit macht frei - Il lavoro rende liberi" all'entrata di Auschwitz.
Nonostante ci, ancora nel 1944, all'indomani del fallito attentato del 20 luglio,
fermandosi a conversare con alcuni muratori Hitler, affermando la sua vicinanza al
popolo affermava: "Io ho saputo fin dall'inizio che non siete stati voi: e' mia profonda
convinzione che i miei nemici siano le persone con il "von", quelli che si fanno
chiamare aristocratici".46
Un discorso a parte merita l'impatto dell'immagine di Hitler sul ceto medio. Era
questo in fondo l'ambiente di provenienza di Hitler, quella fascia intermedia che
oscilla tra il desiderio di ascendere ai livelli dell'alta borghesia e il desiderio di
difendere comunque i piccoli privilegi, ma che le crisi economiche gettano nel panico
da retrocessione nel proletariato. Le promesse di Hitler colpirono i nervi sensibili dei
piccoli commercianti terrorizzati dall'avanzata della grande distribuzione e
maldisposti verso il governo di Weimar, visto come un avamposto del comunismo.
Ma Hitler ebbe parole suadenti anche per tutti quei contadini ai quali
propose addirittura un Volk armato di vanga e fucile, in stretto legame con la terra.
In conclusione, il talento mistificatorio di Hitler, il suo trasformismo
ideologico, la forza della convinzione della propria missione, il suo essere violento
con i violenti e mite con i miti, anticomunista con gli anticomunisti e allo stesso
tempo anticapitalista con gli anticapitalisti, port alla convinzione pressocch
generale nel popolo che il Fhrer tanto atteso fosse proprio quel tedesco di frontiera
che, nonostante l'oscuro passato, o forse grazie a quell'alone di mistero che induce
curiosit e interesse, avrebbe riportato le cose a posto.
Nel 1933 Karl Kraus scrisse: "Su Hitler non mi viene in mente nulla."47 Non era
la solita battuta del noto polemista, ma l'espressione dello sbigottimento
dellintellettuale di fronte ad un fenomeno di difficile decodificazione, e di fronte al
quale la cultura non pu che divenire impotente.
William Sheridan Allen, nella sua ricostruzione dell'ascesa del nazismo cos
conclude:
"Manc la capacit di capire realmente quel che fosse il nazismo. [...] Ogni
gruppo vedeva l'uno o l'altro aspetto del nazismo, ma nessuno riusc a vederlo in tutta
la sua odiosit. Questa si manifest apertamente solo pi tardi, e anche allora non a
tutti. Il problema del nazismo fu prima di tutto un problema di percezione."48
2.2. Teatralit.
"Fu mai donna corteggiata in tale stato d'animo? Fu mai donna in tale stato
d'animo conquistata? Io l'avr, ma non la terr a lungo. Come! io che ho ucciso suo
marito e il padre di lui, prenderla mentre l'odio le colmava il cuore [...], avendo Iddio,
la sua coscienza e quegli ostacoli contro di me, ed io, a sostenere la mia istanza,
nessun altro amico che il diavolo a viso aperto e i miei sguardi simulatori: e ci
nonostante conquistarla: tutto il mondo contro nulla! [...] Scommetterei il mio ducato
contro un miserabil quattrino, che io mi sono ingannato sin qui circa la mia persona!
Sulla mia vita, essa trova in me, bench io non ci riesca, un uomo meravigliosamente
piacente. Vu far la spesaccia di uno specchio, e impiegare una ventina o due di sarti
a studiar fogge che donino al mio corpo: dacch io mi sono insinuato nel favor di me
stesso, mi ci conserver con un p di spesa. [...] Risplendi, bel sole, finch io non mi
sia comperato uno specchio, sicch io possa veder la mia ombra mentre cammino."49
Erikson ha definito Hitler "un avventuriero in scala grandiosa", la cui
personalit molto simile a quella dell'attore "perch anch'egli deve essere sempre
pronto ad assumere, come se le avesse scelte, le parti mutevoli che i capricci del fato
gli impongono."50
Da attore consumato, Hitler non era solo un semplice improvvisatore ma:
"Passava ore ed ore dinanzi allo specchio a mimare gesti ed espressioni, e a studiare
le foto che Heinrich Hoffmann gli scattava mentre parlava, scegliendo quelle pi
efficaci e scartando le altre."51
La teatralit di Hitler intesa come Weltanschauung non si esplic unicamente
nello stile oratorio, ma giunse negli anni a fagocitare ogni aspetto della sua "persona",
con spazi accuratamente divisi tra ribalta e retroscena ma rimanendo la sua forse pi
vera natura.
Egli teorizz perfino il suo "metodo", per altro ampiamente plagiato dalle idee
di Gustave Le Bon, in Mein Kampf. Ci risulta chiaro dalla seguente famosa
citazione.
"La psiche delle grandi masse non risulta per nulla sensibile ai mezzi toni.
Allo stesso modo della donna [...] anche la massa ama pi il dominatore che non chi
le rivolge implorazioni... [...] Del carattere sfacciato del terrorismo psicologico cui
sottoposta, ha altrettanto scarsa coscienza che del rivoltante oltraggio cui vien fatta
segno la sua umana libert, n si rende minimamente conto dell'intima assurdit
dell'intera dottrina."52
Fin dagli anni dell'infanzia, dove a cinque anni dominava i suoi coetanei nei
tanto amati giochi fra cow-boys e indiani, rivel unassoluta certezza interiore nel
saper come imporre la sua volont, sempre sospesa tra la realt e la finzione.
Il successivo incontro nell'adolescenza con il teatro totale, il Wort-ton-drama
wagneriano e la sua idealizzazione assoluta, completa il quadro di formazione di
quello che pu essere considerato un tentativo, tragicamente riuscito, di tradurre la
politica in rappresentazione scenica.
Se Hitler rimase fino all'ultimo il protagonista assoluto della tragedia nazista,
non mancarono comprimari, suggeritori, servi di scena (Goebbels e Hess), comparse
e musicanti. Mentre i nazisti mettevano in scena pomposamente la loro
rappresentazione teatrale, affascinando pericolosamente le potenze straniere, nella
vita reale del Terzo Reich milioni di persone plaudenti non si accorgevano che gli
ingranaggi di questa scenografia avrebbe stritolato ogni libert personale, fino alla
catastrofe finale della guerra. Per non parlare del fatto che, a differenza della finzione
scenica, nel perverso teatro nazista le vittime dovevano realmente soffrire e morire,
dandole in pasto ai "volonterosi carnefici", per i quali non mancarono mai biglietti
omaggio.
2.3. L'influsso del wagnerismo.
"Un uomo politico ripugnante", scrisse Richard Wagner a Franz Liszt, e uno
dei suoi ammiratori ha notato che, "se Wagner stato in qualche modo un'espressione
del suo popolo, se in qualche modo stato tedesco, umanamente tedesco,
borghesemente tedesco, nel senso pi alto e pi puro, lo stato nel suo odio per la
politica".53
Il rapporto tra Hitler e il wagnerismo, la passione del dittatore per l'opera del
maestro di Lipsia e il desiderio di continuarne idealmente l'opera identificandosi in
essa e nei suoi eroi, secondo lo schema del fan devoto al suo idolo sicuramente uno
degli aspetti pi sconcertanti del fenomeno nazista.
Wagner stato definito forse il maggiore esponente ideale dell'800, nelle sue
contraddizioni e nella sua fusione con lo spirito dell'epoca.
Come pochi altri intellettuali seppe farsi mito vivente e, anche dopo la sua
morte nel 1883, la sua titanica figura si offriva all'idolatria dei tedeschi. Al di l della
sua indubbia grandezza come innovatore del teatro e del discorso musicale, Wagner
fu anche uomo odiosamente opportunista e animato da un esasperato egoismo. Dalle
sue opere teatrali, dai suoi saggi ed autobiografie e dai suoi atti emerge una delle
figure pi complesse della storia della cultura moderna.
Nel suo saggio su Tristano, Peter Wapnewski individua alcune parole chiave
della personalit wagneriana:
"Wagner il rivoluzionario, l'anticapitalista, il messaggero dell'et industriale, il
materialista, il nazionalista, l'antisemita, il tedesco di Makart, l'alpinista, il
mitopoieta, il rappresentante della borghesia illuminata, il trageda, l'architetto,
l'attore, lo storico, il germanofilo e l'entusiasta del Medioevo, il distruttore di ogni
convenzione, il garante della convenzione pi prude, il democratico, l'artista
autocrate, lo psicologo del profondo"54.
Difficile non rimanere colpiti dalle assonanze con la personalit di Adolf
Hitler, il quale avrebbe sempre riconosciuto solo in Wagner il maestro ispiratore della
sua Weltanschauung.
L'incontro di Hitler con l'opera wagneriana risale ai primi anni della giovent,
in quella fase di rodaggio che ancora non gli permetteva di scorgere un destino futuro
ma lo faceva crogiolare nell'ozio e nelle fantasticherie.
"Anche la musica di Richard Wagner, col suo pathos e il suo tipico melodismo
insistente e ammaliante, capace di tanto acuta pregnanza, a partire dal giorno in cui
ne fu sedotto (e da allora frequent assiduamente l'opera), fu per lui un mezzo di
autoipnosi: niente come quella musica sovraccarica, borghesemente fastosa, poteva
rispondere alle sue tendenze di fuga dalla realt, nient'altro poteva, come quella,
sollevarla irresistibilmente al di sopra della quotidianit".55
E' di quegli anni caotici e dispersivi l'ingenuo progetto di Hitler di
completare un'opera tralasciata da Wagner, Wieland der Schmied (Wieland il fabbro),
pur essendo egli privo di alcuna conoscenza musicale. Il primo soggiorno viennese
vede il futuro dittatore assistere innumerevoli volte in estasi alle rappresentazioni di
"Quale un salvatore, Hitler calava sopra le masse umane brulicanti che per ore
ed ore restavano in paziente attesa riscattandole dalla loro abiezione e disperazione e
trasponendole in quella che egli stesso definiva "isteria motrice".59
Secondo lo studioso Istvn Bib, che ha dedicato un saggio all'argomento,
questa isteria era ben presente nel carattere collettivo tedesco fin dagli anni del primo
dopoguerra. E' indubbio che nella seguente descrizione dell'isteria politica collettiva
si possano cogliere molti degli argomenti dominanti in Germania per il periodo che
precedette l'ascesa del nazionalsocialismo.
"Appare gi pi corretto considerare di carattere isterico quelle condizioni di
paura duratura [] che compaiono a seguito di grandi sconvolgimenti storici subiti
dalle comunit (per esempio dopo il crollo di autorit politiche, dopo rivoluzioni,
domini stranieri, sconfitte belliche e che normalmente si manifestano nel continuo
timore di congiure, rivoluzioni, aggressioni, coalizioni e nella persecuzione accanita
di avversari politici reali o ritenuti tali. La vera, grande isteria collettiva tuttavia
quella che dell'isteria presenta simultaneamente tutti i sintomi caratteristici:
l'allontanarsi della comunit dalla realt effettiva, l'incapacit di risolvere i problemi
posti dalla vita, l'insicurezza o la sopravvalutazione di se stessa, le reazioni
irrealistiche e sproporzionate verso gli influssi del mondo circostante"60.
Hitler non utilizz alcuna magia o arte da stregone per soggiogare il popolo.
Semplicemente si offr come la panacea di tutti i mali, riuscendo a catalizzare
l'angoscia generale nel grande rito della fascinazione.
2.5. Auto ed etero distruttivit.
A conclusione della nostra analisi sui tratti di personalit di Adolf Hitler
prenderemo in considerazione la distruttivit auto ed etero diretta che sempre pervase
la sua esistenza.
All'indomani della presa di potere, nel 1933, in un discorso pronunciato ad una
riunione della NSDAP, dichiarava:
"Le misure da me intraprese non verranno certo ostacolate da scrupoli giuridici
di qualsiasi tipo. La mie misure non verranno ostacolate da nessun intervento
burocratico. Io mi trovo qui a dover esercitare la mia giustizia, io qui devo solo
distruggere e togliere di mezzo, e basta!"61
Undici anni dopo, nell'autunno del 1944: "quando gli eserciti alleati andavano
avvicinandosi ai confini tedeschi, aveva ordinato che anche nel territorio del Reich si
applicasse il metodo della "terra bruciata", in modo che il nemico si trovasse di fronte
un deserto. Tuttavia, ci che, in un primo momento, era parso giustificato sotto il
profilo operativo, ben presto sfoci in una mania di distruzione per cos dire astratta,
avulsa da ogni finalit. Non soltanto gli impianti industriali e i depositi, bens tutte le
attrezzature necessarie alla vita civile dovevano essere rase al suolo: magazzini di
viveri e sistemi di fognatura, stazioni radio, linee telegrafiche e telefoniche, centrali,
antenne radio, riserve di pezzi di ricambio, archivi anagrafici e municipali, persino i
depositi blindati delle banche, persino i monumenti artistici che fossero sopravvissuti
ai bombardamenti aerei: monumenti storici, castelli, chiese, teatri. Il vandalismo di
Hitler, sempre sopravvissuto sotto il sottile strato di civilt e di cultura, la sindrome
barbarica, venne alla luce senza alcun mascheramento".62
Un'altra immagine del furore hitleriano ci fornita da Hugh Trevor-Roper nel
suo volume sugli ultimi giorni del dittatore:
"La sua terribile sete di sangue non si placava mai e anzi, come la sua sete di
distruzione, sembrava aumentare [] Nei suoi ultimi giorni, i giorni di Radio Lupo
Mannaro e della strategia suicida, Hitler appare come un dio cannibale, tripudiante tra
le rovine dei templi. I suoi ultimi ordini furono quasi tutti ordini di esecuzioni: i
prigionieri dovevano essere scannati, il suo vecchio chirurgo doveva essere
assassinato, suo cognato fu giustiziato, e tutti i traditori, senza ulteriore
specificazione, dovevano morire. Come un eroe antico, Hitler voleva scendere nella
tomba con una scorta di sacrifici umani e la cremazione stessa del suo corpo, che non
aveva mai cessato di essere il centro e il totem dello stato nazista, fu la logica e
simbolica conclusione della Rivoluzione di Distruzione"63.
Come ha osservato Erich Fromm, "il caso di Hitler caratterizzato dalla
sproporzione fra la distruzione che egli ordin e le ragioni realistiche che lo
ispirarono."64
Fromm spiega la distruttivit di Hitler con l'individuazione del carattere
necrofilo attraverso l'analisi psicoanalitica dei suoi atti. La sua conclusione che egli
odiava assieme agli ebrei gli stessi tedeschi, tutta l'umanit e la vita stessa senz'altro
corrispondente alla realt.
Nella costruzione della personalit di Hitler un ruolo preponderante l'ebbe la
fascinazione per la morte.
Capitolo III.
LA SENSIBILIZZAZIONE DEL POPOLO TEDESCO ALLA FASCINAZIONE
NAZISTA. CONSEGUENZE PATOLOGICHE.
Adolf Hitler divenne cancelliere nel gennaio del 1933. Per la fine dello stesso anno,
grazie alla Machtergreifung (conquista del potere), insieme di leggi e provvedimenti
intesi a consolidare e rendere definitivo il potere nazista ed alla Gleichschaltung
(livellamento), processo di nazificazione dello Stato e di tutte le organizzazioni, dalle
bocciofile alle associazioni culturali, Hitler diede un colpo di maglio alle difese
democratiche tedesche, agendo sia sul piano politico che su quello privato del popolo.
Per realizzare il suo progetto totalitario il partito nazionalsocialista, emanazione del
pensiero negativo di Hitler, doveva obbligatoriamente insinuarsi in ogni cellula della
societ, sferrando attacchi al sistema della Giustizia, al mondo della medicina ed a
quello accademico in generale, fino allo stravolgimento totale delle leggi e delle
semplici regole di convivenza civile.
Le qualit oratorie di Hitler, la sua presenza scenica e la sua capacit di
catalizzare le pulsioni del popolo per poi riproiettarle su di esso in termini di
suggestione furono necessarie ma non sufficienti ad eclissare totalmente la ragione in
Germania per dodici anni. Questi fattori personali poterono agire grazie all'allora
endemica sensibilizzazione alla fascinazione del popolo tedesco, fomentata dalla crisi
economica e dallo stato d'angoscia del primo dopoguerra.
L'impatto del nazismo su questo terreno fertile ebbe come conseguenza uno
scatenamento senza precedenti dell'aggressione.
Tra i primi conseguimenti del regime vi fu la disintegrazione del principio
dell'habeas corpus, come presupposto fondamentale della successiva politica di
repressione e per l'attecchimento ad ogni livello dell'ideologia razzista e genocida.
Eliminato questo caposaldo, tutto sarebbe divenuto possibile ed accettabile, in nome
del grande Reich millenario promesso.
La facilit con la quale l'obiettivo fu raggiunto pone ancora oggi interrogativi
sulla fragilit dei sistemi democratici di fronte all'attacco di ideologie anti-umane
come quella nazista.
3.1. Lo stato di lutto permanente tra guerra e inflazione.
La grande crisi che attanagli con poche interruzioni la Germania nel periodo
dal 1919 al 1933, fu la conseguenza di fattori politici, economici, sociali e psicologici
che si sommarono in una miscela esplosiva fino all'avvento del nazionalsocialismo.
il carbone per riscaldare la casa. La guerra era stata combattuta in luoghi lontani e
soltanto gli uomini validi delle classi mobilitate avevano vissuto il Fronterlebnis,
l'esperienza del fronte. L'Inflationserlebnis, invece, fu un'esperienza alla quale
nessuno si sottrasse; consent a pochi astuti profittatori di arricchirsi di colpo, elarg
un modesto benessere a un esiguo settore della popolazione, cio a quelli che ebbero
la possibilit di comperare terre o altri beni immobili non soggetti al deprezzamento.
Ma per uno che vi guadagnava, centinaia d'altri andavano in rovina; il ceto medio, i
pensionati e le classi lavoratrici dovettero subire le conseguenze del precipitoso
declino nel valore reale degli introiti. In un certo senso la depressione ebbe un effetto
livellatore, vero, ma verso il basso; fu l'uguaglianza nella miseria".68
La sconfitta, la povert reale o fantasticata, furono vissuti come eventi
traumatici da un popolo tedesco ancora giovane nella sua costituzione di nazione e
dipendente psicologicamente dal peso del passato, che veniva sempre pi rievocato e
idealizzato per compensare la miseria del presente e difendersi dall'angoscia del
futuro. Come afferma Fest, "l'angoscia e il disgusto culturale per la realt si univano a
romantiche nostalgie per un ordine arcadico ormai defunto."69
Possiamo ricordare qui la nozione di Binswanger (Melanconia e mania, 1960)
di "equilibrio antropologico", dove "ogni espressione umana equilibrata quando
nessuna delle tre dimensioni della temporalit che ne caratterizzano l'esistere (il
passato come retentio, il presente come presentatio e il futuro come protentio) prevale
sulle altre. L'inesistenza di un tale equilibrio allontana (aliena) l'uomo da una o pi
parti di s anche quando questa mancanza di equilibrio fondata logicamente".70
Ci esemplificato dall'esperienza del lutto. Hanno scritto Laplanche e
Pontalis: " Freud ha mostrato tutta la gamma che esiste tra il lutto normale, i lutti
patologici (il soggetto si ritiene colpevole della morte sopravvenuta, la nega, si sente
influenzato o dominato dal defunto, si crede colpito dalla stessa malattia che ha
provocato la morte della persona cara, ecc.) e la melanconia. [] Nel lutto patologico
il conflitto ambivalenziale passa in primo piano; con la melanconia si entra in una
fase ulteriore: l'Io si identifica con l'oggetto perduto. Dopo Freud gli psicoanalisti
hanno cercato di spiegare il fenomeno del lutto normale a partire dalle sue forme
patologiche, non solo quella depressiva e melanconica, ma anche quella maniacale,
insistendo in particolare sul ruolo dell'ambivalenza e sulla funzione dell'aggressivit
verso la morte, in quanto tale aggressivit faciliterebbe il distacco dalla morte".71
3.2. L'esperienza di malattia. "La pi grande pandemia degli ultimi sei secoli".72
Nella prefazione del volume di Ruffi e Sournia (1984) Le epidemie nella
storia, Anna Foa descrive il rinnovato interesse della storiografia riguardo
all'universo della malattia: "Il trauma delle epidemie pu essere utilizzato come la
cartina di tornasole che mette in luce comportamenti, sentimenti, immaginari del
prima e del dopo, e l'epidemia davvero uno di quei momenti particolari di
destrutturazione di universi complessi di realt sociali e simboliche che permettono, a
chi ne affronta la decodificazione, sondaggi preziosi su aspetti altrimenti
inafferrabili".73
La pandemia, che colpisce il mondo intero e sembra non fare distinzione di
sesso, nazionalit o religione assume nell'immaginario collettivo un significato
ancora pi intenso e terrorizzante. Come l'epidemia pu colpire chiunque utilizzando
il contagio, ma la sua ubiquit porta il conto delle vittime a cifre incommensurabili.
Tuttavia, sull'ultima grande pandemia, l'influenza "spagnola", che caus in
questo secolo circa venti milioni di morti, pi di quelli della Prima Guerra mondiale,
alla quale si sovrappose, sceso da allora un inspiegabile oblio.
Ha scritto Giorgio Cosmacini: "I viventi oggigiorno, tra quanti avevano allora
vent'anni, sono pochi. Ma la scomparsa della spagnola dalla memoria storica stata
ben pi generalizzata e rapida del fisiologico rarefarsi e illanguidirsi delle
reminiscenze superstiti. Una rimozione dalla coscienza, una regressione
nell'inconscio? [] Pochi anni dopo i suoi funesti accadimenti, essa era gi lettera
morta, dimenticata".74
La storia di questa pandemia, che ebbe il suo culmine tra l'ottobre 1918 e il
gennaio 1919 e che annovera tra le sue vittime nomi illustri della cultura del
Novecento come l'architetto della Secessione viennese Otto Wagner, i pittori Egon
Schiele e Gustav Klimt e il sociologo Max Weber, si sovrappone a quella
dell'epidemia di encefalite letargica descritta da Sacks (1973).
Scrive il neurologo americano:
"Durante l'inverno del 1916-17, comparve all'improvviso, a Vienna e in altre citt,
una malattia "nuova" che nei successivi tre anni dilag rapidamente in tutto il mondo.
Le sue manifestazioni erano cos svariate che non si trovavano due pazienti che
presentassero esattamente lo stesso quadro clinico, ed erano cos strane da indurre i
sanitari a formulare diagnosi disparate. [] Sembr, da principio, di assistere allo
voce; anzi, abbiamo perfino un modo di dire a tal riguardo: pensare a qualcosa come
alla morte. [] A completare questa posizione convenzionale nei confronti della
morte, propria del nostro stato di civilt, interviene, infine, il crollo totale che noi tutti
subiamo allorch la morte colpisce una delle persone che ci sono maggiormente
vicine: un genitore o un coniuge, un fratello, un figlio o un caro amico. Con lui
seppelliamo le nostre speranze, le nostre aspirazioni, le nostre gioie, e non troviamo
consolazione e ci rifiutiamo di sostituirlo in noi. Insomma, ci comportiamo come gli
Asra che seguono nella morte le persone che amano".82
L'imprevedibilit della malattia e l'impossibilit di sapere chi poteva essere
contagiato evocava le antiche paure di contagio e gli spettri degli untori. Ogni
pestilenza, come segno della punizione divina, aveva fomentato in passato l'odio
contro le minoranze, considerate colpevoli dell'ira della divinit. La purificazione
necessitava, ora come allora, del sacrificio rituale, dell'olocausto.
La morte rimase per lungo tempo nelle case tedesche. Il trauma sommatorio
della guerra, della miseria e della malattia, lungi dall'essere superato in un ideale
positivo e costruttivo, come negli Stati Uniti del New Deal rooseveltiano, unito al
tradizionale senso di colpa tedesco, si cristallizz in una abitudine, in un
allacciamento alla morte, che divenne quasi ossessione. Un'intossicazione affettiva
del popolo che si sarebbe gettato nelle braccia del fascinatore e si sarebbe nutrito
avidamente del latte avvelenato della illusione nazista.
Hitler, affascinato da Thanatos, e pur sempre figlio del suo tempo, trasmise la
sua malattia al popolo tedesco perch trov difese immunitarie indebolite. Oltre a
trascinare una nazione in una guerra che era la coazione a ripetere di vecchi traumi,
allo stesso tempo istitu un regno nel quale l'unica risposta all'angoscia era la forma di
aggressione pi letale, l'aggressione difensiva. L'aggressione attuata da chi crede di
non aver pi niente da perdere.
3.3. Lo scatenamento dell'aggressione.
Con le sue parate, le manifestazioni pubbliche ed i rituali, il nazismo rinnovava
la sua fascinazione sul Volk. Chi partecipava ad essi si ritrovava in un hic et nunc
dove era confermato empiricamente il credo cinico di Gustave Le Bon sulla
inviati negli ospedali e nei manicomi per schedare le migliaia di pazienti in lista per
l'eutanasia, scelti in base a criteri clinici e razziali.
Una squadra di medici e psichiatri coordinarono quello che in codice era
chiamato "progetto T4", dall'indirizzo (Tiergartenstrasse 4) della sua sede berlinese.92
Dopo il trasferimento nei centri approntati, i pazienti erano eliminati
utilizzando varie tecniche che dovevano selezionare il modo pi efficace ma non
necessariamente meno doloroso di dare la morte: iniezioni letali o gassazione a
mezzo di monossido di carbonio. Il gas fu impiegato dapprima utilizzando gli scarichi
di normali furgoni modificati allo scopo, ma presto si pass alle camere a gas. Fu
nell'ambito del progetto eutanasia che fu ideato lo strumento simbolo dell'orrore
nazista, la camera a gas. Non mancarono esecuzioni sommarie di pazienti, come i
4000 malati di mente fucilati in Polonia nel 1939.93 Le vittime complessive della
prima fase del progetto eutanasia ammontano a oltre 70.000.
La sparizione nel nulla di malati che, in molti casi, avevano una famiglia
inquietava l'opinione pubblica. Le Chiese presero ufficialmente posizione contro
quella che ormai si sapeva essere l'eliminazione dei deboli. In molti casi la
popolazione diede segno di ribellione, tentando di fermare i convogli che portavano
via i malati. Purtroppo non altrettanta indignazione collettiva fu dimostrata quando
furono gli ebrei ad essere portati via in massa verso i lager. Segno che la propaganda
antisemita aveva attecchito profondamente, dividendo definitivamente l'ingroup
tedesco dall'outgroup ebreo.
L'indignazione popolare per l'eutanasia vide il Ministero della Propaganda
moltiplicare i suoi sforzi per realizzare film che dimostrassero senza ombra di dubbio
la necessit di eliminare dalla societ il peso economico di queste vite senza valore.
Film come Ich klage an (Io accuso), apologia dell'eutanasia attiva giocata sulle corde
dell'emozione e del ribrezzo per la deformit, furono visti da 18 milioni di spettatori
in Germania. Le proteste non cessarono e infine Hitler ordin che il programma fosse
interrotto, nell'agosto del 1941. In realt, con un semplice cambio di sigla (Aktion 14f
13) il progetto eutanasia si spost nei lager, dove continu ad ingoiare vittime su
vittime.
Con il progredire della guerra, "le categorie di persone previste dal programma
vennero estese per includervi gli Ostarbeiter colpiti da malattie o da esaurimento
nervoso; i bambini delle Ostarbeiterinnen, razzialmente "indesiderabili"; i detenuti
ammalati o inclini a lamentarsi delle normali prigioni; gli handicappati e, forse, i
soldati gravemente mutilati e i piloti che non rispondevano alle cure standard per la
psicosi traumatica da guerra. L'omicidio prosegu anche nelle unit pediatriche
istituite dal programma di "eutanasia per bambini".94
Mentre eliminavano esseri umani sotto l'egida della medicina e la scusa della
Gnadentod, i nazisti perseguivano un folle progetto di creazione di una razza eletta,
formata da individui biondi e con gli occhi azzurri, protopitici della razza superiore
ariana. Erano stati istituiti, a partire dal 1936, i centri riproduttivi Lebensborn (fonte
della vita), dove maschi delle SS si sarebbero accoppiati con femmine razzialmente
pure e i bambini sarebbero stati allevati con ogni cura. A Steinhering e nel castello
di Wewelsburg erano concentrati gli sforzi per realizzare questo tragico allevamento,
voluto dall'ex-allevatore di polli Heinrich Himmler, capo delle SS.
I bambini venivano per la maggior parte dati in adozione a famiglie di SS che non
raggiungessero il numero di quattro figli. Con la fine della guerra i bambini ancora
presenti nei centri Lebensborn furono abbandonati a loro stessi, molti di loro in
condizioni pietose e dispersi per l'Europa, alla disperata ricerca delle proprie origini.
Pi che creare la razza eletta, furono messi al mondo circa 90.000 orfani, che anni pi
tardi avrebbero dovuto subire il trauma di scoprire la propria vera origine.95
Le immagini idilliache di un Reich pieno di bambini e mamme felici, che
affascinavano i tedeschi e li facevano commuovere alla vista del Fhrer, autore di
quel miracolo, erano sempre pi sfuocate e lontane. Si stava realizzando il progetto di
distruzione ed autodistruzione di Hitler e di un popolo che aveva ceduto alla
fascinazione e preferito "una fine nell'orrore piuttosto che un orrore senza fine". Una
discesa nell'orrore che attendeva solo l'atto finale. L'atto di purificazione estremo
dell'ideologia barbarica nazista, l'olocausto del capro espiatorio, lo sterminio del
popolo ebraico.
3.6. Persecuzione e sterminio del popolo ebraico.
Tutto il furore, l'invidia, il rancore, l'odio accumulati nelle menti frustrate dei
nazisti e di coloro che ne subivano la fascinazione furono riversati senza limiti sul
popolo ebraico.
L'antisemitismo personale di Hitler super l'antisemitismo tradizionale
cristiano e ne realizz una nuova versione letale, mescolando elementi di
suggestione antichi (gli ebrei come portatori di peste) e moderni (gli ebrei come
Levi.99 Dove qualunque sfumatura del comportamento umano era messa alla prova da
condizioni eccezionali e mai sperimentate prima con altrettanta sistematicit.
Ma soprattutto furono il luogo fisico e metafisico dove il nazismo dimostr
senza ombra di dubbio la sua assoluta incompatibilit con il bene pi prezioso
dell'uomo, la sua umanit.
Il luogo di fronte al quale l'Uomo ammutolisce e piange.
Capitolo IV.
VITA PUBBLICA E PRIVATA NELLA REALTA' DEL TERZO REICH.
Il regime nazista ebbe fin dai suoi esordi un carattere particolarmente invasivo
della personalit dei singoli individui. Al di l della libera adesione entusiastica di
molti all'idea del Volk e del suo Reich Millenario, l'aggregazione ad esso da parte di
ogni suo seguace implicava necessariamente una dedizione affettiva assoluta. La
conseguente ed inevitabile rinuncia alla libert di espressione dell'individualit sia in
pubblico sia nella vita privata non era immediatamente e razionalmente percepibile,
soprattutto nei suoi devastanti effetti distruttivi.
Alla luce delle atrocit occorse in quei dodici anni, necessario chiedersi se e
fino a che punto il nazismo non fosse anche uno stato mentale, le cui pi spiccate
caratteristiche appaiono la dipendenza dalla figura del Fhrer, la regressione infantile
e il totale annullamento del s e delle remore morali. Se, come abbiamo visto, la
personalit di Adolf Hitler era caratterizzata da un'irresistibile fascinazione per la
morte e l'annichilamento, inquietante riflettere su come questo affondare nella
passione devastatrice, dominio di Thanatos, come opposto dell'esperienza d'amore,
regno di Eros, abbia potuto attrarre e soggiogare milioni di tedeschi attraverso lo
stesso meccanismo della fascinazione. Il nazismo vissuto ed agito sembra essere stato
per i suoi troppi entusiasti protagonisti il risultato dell'esperienza di tale passione al
negativo.
L'organizzazione psicologica dei sistemi dittatoriali necessita di comportamenti
pubblici stereotipati, nonch di manifestazioni marcatamente emotive che fungono da
controllo, dall'alto verso il basso e da un individuo all'altro, del consenso. Per ci che
attiene al periodo nazionalsocialista si hanno numerose testimonianze dell'esistenza
di tali comportamenti specifici con funzione di controllo sociale; dall'obbligo per i
genitori di iscrivere i figli maschi dai dieci ai diciotto anni alla Hitlerjugend,
all'imposizione del saluto "Heil Hitler" nei luoghi pubblici, fino all'ostracismo
antisemita. Le conseguenze per coloro che eventualmente non avessero attuato tali
comportamenti potevano comportare il carcere e il campo di concentramento, fino
alla pena di morte per i delitti contro la cosiddetta purezza della razza. La realt
nazista, dietro il paravento dell'entusiastico consenso, celava una coercizione alla
quale era probabilmente difficile sfuggire, proprio perch l'annullamento nella
passione hitleriana era sentito come autentico e sincero, un'esperienza totalmente
intima tra il Fhrer e la sua Germania.
Se tale era la dimensione pubblica del rapporto tra il potere e il cittadino
durante il nazismo, ci si potrebbe chiedere se nella vita privata, in quel retroscena che
angoscia e violenza, dal momento che essi possono comparire sempre e ovunque, e
non sono in grado di testimoniare niente di specifico riguardo al periodo del
nazionalsocialismo"101.
Dove Hitler appare non infrequente che venga mantenuta di lui, a scopo di
difesa, l'immagine ideale della veglia, il Fhrer come punto di riferimento
rassicurante.
L'elemento d'interesse principale dal punto di vista psicostorico del lavoro di
Beradt consiste nel permetterci di cogliere la struttura comune e le costanti dei sogni
di quei cittadini tedeschi che fin dal primo momento seppero percepire, forse grazie
ad una particolare sensibilit, la natura pi invasiva della realt del Terzo Reich come
sistema totalizzante.
E' necessario puntualizzare come le testimonianze raccolte riguardino persone
che non si riconoscevano nel regime e non appartenevano al partito
nazionalsocialista. La loro ideale collocazione sociopolitica si trova in un'area che
potremmo definire medio borghese di centro o socialdemocratica. La loro
opposizione in molti casi si limit ad un ripiegamento nel privato, senza sfociare
nell'azione. Sono presenti anche i sogni di cittadini ebrei e di coloro che si
ritrovarono etichettati come Mischlinge, secondo la terminologia adottata dalle
spietate leggi razziali di Norimberga, perch nati da matrimoni misti o comunque non
rispondenti all'ideale razziale ariano.
Riporteremo integralmente alcuni tra i sogni pi rappresentativi dello stato
d'angoscia da oppressione totalitaria, a partire dal primo della raccolta:
"Goebbels giunge nella mia fabbrica. Ordina alle maestranze di schierarsi su due
file, una a destra, l'altra a sinistra. Io devo stare in piedi nel mezzo e sollevare il
braccio per il saluto nazista. Mi ci vuole mezz'ora, per riuscire ad alzarlo, un
millimetro dopo l'altro. Goebbels assiste ai miei sforzi quasi fosse uno spettacolo,
senza esprimere n biasimo, n approvazione. Ma quando ce l'ho finalmente fatta,
pronuncia cinque parole: "Non desidero il suo saluto", mi volta le spalle e si avvia
verso la porta. Cos mi trovo messo alla berlina nella mia azienda, tra la mia gente,
col braccio alzato. Fisicamente ci riesco solo tenendo lo sguardo fisso sul suo piede
deforme, mentre lui esce zoppicando. Rimango cos fin quando mi sveglio"102.
(S., industriale, sessantenne.)
altoparlante: "In conformit al decreto del 17 del mese corrente, relativo alla
rimozione delle pareti".105
(Medico, quarantacinquenne, sogno del 1934.)
La reazione del medico contro la collettivizzazione sfoci clamorosamente nel
sogno successivo:
"Da quando gli appartamenti sono diventati pubblici, vivo sul fondo marino,
per restare invisibile".106
Le crescenti proibizioni imposte dal regime e la percezione della loro
oppressione sono ben rappresentate dal sogno di una donna, un'insegnante di
matematica sulla cinquantina:
"E' proibito annotare tutto ci che ha a che fare con la matematica, pena la
morte. Mi rifugio in un bar in vita mia non ho mai messo piede in un locale del
genere -. Ci sono ubriachi barcollanti, bariste seminude, un'orchestrina assordante.
Estraggo della carta sottilissima dalla borsa, e con l'inchiostro simpatico scrivo
qualche equazione, in uno stato di paura mortale".107
L'esprimere una semplice emozione, l'impossibilit di provare gioia, durante
una telefonata serale privata poteva successivamente tramutarsi nel seguente incubo
kafkiano.
"Come tutte le sere, verso le otto telefono a mio fratello, unico mio confidente
e amico. [] Dopo aver elogiato Hitler per misura precauzionale, affermando
quanto avesse ragione e come si vivesse bene nella nostra collettivit nazionale,
dico: "Non c' pi nulla che mi dia gioia". [] In piena notte squilla il telefono. Una
voce inespressiva [] dice: "Questo l'ufficio preposto al controllo dei colloqui
telefonici". Nient'altro. Mi rendo immediatamente conto che il mio crimine
consisteva in quell'osservazione sulla gioia, sento la mia voce dilungarsi in
argomentazioni, pregare e implorare di essere perdonato, almeno per questa volta,
che solo per questa volta non mi venga fatto rapporto, non mi si incolpi o denunci.
Mi sento parlare come durante un'arringa. La voce resta assolutamente muta e
riaggancia in silenzio, lasciandomi in preda a un'angosciosa incertezza".108
(Un funzionario dell'amministrazione cittadina, di circa quarant'anni, 1934.)
Un altro tipo simile di sogni, dove l'oppressione del regime si anima su uno
sfondo orwelliano, rende gli oggetti quotidiani, anche i pi semplici e consueti,
Tra i temi conduttori vi sono il disagio per la diseguaglianza dai canoni estetici
del regime, l'ideale ariano biondo e con gli occhi azzurri che campeggiava nei
manifesti propagandistici e che di notte si trasformava in fantasma persecutorio. E'
esemplare il sogno di una ragazza bruna:
"Entro in un negozio. Guardo impaurita la commessa bionda dagli occhi
azzurri e non riesco a dire una parola. Poi noto con sollievo che almeno le
sopracciglia le ha nere, e mi azzardo a dire: - Vorrei un paio di calze".111
Un'altra ragazza, proveniente da un matrimonio misto e attaccatissima alla
madre ebrea, con l'entrata in vigore delle leggi razziali cominci a vivere la
"diversit" della sua condizione di Mischling (sanguemisto), proiettando i sentimenti
conflittuali nei confronti della madre, esprimendo il desiderio di liberarsi di lei in
diversi sogni.
"Vado in montagna insieme a mia madre. Presto saremo tutti costretti a
vivere in montagna dice mia madre. (A quell'epoca le deportazioni erano ancora
lontane) Tu si, ma non io, - rispondo, odiando lei e disprezzando me stessa".
"Sogno di avere un bambino da un ariano, la cui madre me lo vuole sottrarre,
non essendo io pura di razza. Da quando morta mia madre, - grido, - nessuno di
voi pu pi farmi del male".112
Si potrebbe obiettare che un generico odio latente della figlia nei confronti
della madre possa essere stato evocato dal tamburo della propaganda razziale. In
realt, come afferma Charlotte Beradt:
"Che li si voglia vedere nel loro contenuto politico, oppure in quello puramente
umano, i quattro brevi sogni della donna di sangue misto ci mostrano un nuovo
aspetto di quanto gi avevamo visto in precedenza da un'altra prospettiva: a quali
estreme condizioni psichiche possa condurre l'ingerenza della cosa pubblica nel pi
recondito ambito privato; quali possono essere le reazioni di una persona nelle zone
oscure del proprio intimo, quando dall'alto le viene reso eccessivamente difficile
amare il proprio prossimo, convivere con lui, perfino quando si tratta della persona
pi cara".113
Non mancano, in questi sogni di tedeschi, alcuni esempi di tentativi di
ribellione contro i simboli pi tipici del regime. Ecco il sogno di una novella
Penelope, casalinga borghese:
"Di notte mi affanno senza sosta a scucire la croce uncinata dalla bandiera
nazista, sentendomi fiera e felice per questo; ma il giorno dopo essa sempre
saldamente ricucita".114
A conclusione di questa rassegna lasciamone il commento a Bruno Bettelheim,
dichiarare apertamente i suoi intenti liberticidi e la folla dei suoi ragazzi accettava
felice le bacchettate, pronta a morire per lui gridando slogan come: "La morte solo
il punto di partenza verso una vita pi elevata".125
La suggestione del Pifferaio Magico si era incarnata in un Fhrer rimasto
nell'animo un ragazzino riottoso ed egocentrico che desiderava un popolo di pari et,
nel quale evocare le pulsioni pi basse. Il messaggio recepito dall'immaginario del
popolo regredito patologicamente all'infanzia poteva suonare cos: permesso
spaccare le teste, spaccare tutto, ritornare i bambini cattivi, perversi polimorfi che
torturano i gatti e perseguitano ridendo i compagni poveri o malati.
Se esiste un lato feroce dell'infanzia che possibile liberare dalle profondit
dell'inconscio, conservandone intatte la scelleratezza e la mancanza di senso di colpa,
il nazismo riusc per primo ad insinuarlo nelle sue organizzazioni.
La lezione non sarebbe andata perduta. Altri regimi hanno utilizzato ed
utilizzano proficuamente i bambini per i loro crimini. Il prezzo enorme pagato
dall'umanit la perdita dell'innocenza.
Se mai esistita una vera ed autentica innocenza infantile del mondo, essa
giace nella sala che contiene la montagna di scarpine dei bambini innocenti, gasati ad
Auschwitz dai bambini cattivi di Adolf Hitler.
4.4. Lo svelamento dell'inganno. Forme di resistenza attiva alla fascinazione nazista.
Di fronte all'enormit dei crimini nazisti, le testimonianze di una opposizione
concreta anche se obbiettivamente disperata di diversi gruppi e singoli individui
tedeschi durante i dodici anni di inferno sembrano come scomparire in un'area cieca
della percezione storica.
Anche se la pi recente ricerca storiografica ha dimostrato l'esistenza nella
Germania nazista di margini di resistenza, ad opera di settori delle Chiese, dei partiti
di opposizione di sinistra e di centro e di singoli individui, vi ancora una sorta di
tab che impedisce di parlare serenamente della Resistenza tedesca. Questa non ebbe
sicuramente l'ampiezza di altre in paesi europei oppressi da dittature fasciste e
soprattutto manc un vero e capillare appoggio popolare. Come ha osservato Peter
Hoffmann, "Riusc solo a dimostrare la propria esistenza e la propria disponibilit a
dichiarare da che parte stava".126
"Una mattina udii una compagna di classe dire ad un'altra sui gradini
dell'edificio scolastico:
- Hitler andato al potere!
La radio e i giornali annunciavano intanto:
- Tutto andr meglio in Germania, ora. Hitler ha preso le redini in mano!
La politica fece il suo ingresso nella nostra vita in quell'occasione. Hans aveva
quindici anni a quell'epoca e Sophie dodici. Sentivamo parlare molto di patria, di
cameratismo, di comunit nazionale e di amore per la propria terra. Ci faceva
impressione a noi e, quando ne sentivamo parlare a scuola o per strada, prestavamo
ascolto con entusiasmo perch amavamo molto la nostra patria [], se pensavamo
alla patria ci sembrava di sentire l'odore del muschio, della terra umida e il profumo
delle mele. Ogni palmo di terra ci era ben noto e caro. La Germania! [] L'amavamo
e non ne sapevamo quasi il perch. Non se n'era parlato molto, prima d'allora. Ora
per la parola "patria" veniva scritta con grandi lettere di fiamma nel cielo. E Hitler
sentivamo dire ovunque Hitler voleva far s che questa patria divenisse grande,
felice, voleva portarla al benessere. Voleva fare in modo che tutti avessero pane e
lavoro. [] Ci sembrava un bene e il contributo che potevamo dare lo avremmo dato
volentieri. C'era poi anche un'altra cosa che ci attraeva e ci trascinava con forza
misteriosa ed erano le colonne compatte di giovani che marciavano con le bandiere al
vento, con gli occhi fissi in avanti, fra il rullo dei tamburi, cantando. Questa comunit
non era forse qualcosa di travolgente? Nessuna meraviglia che siamo entrati tutti nei
ranghi della "giovent hitleriana", Hans, Sophie e noi ragazzi".127
Gli Scholl, dunque, condividevano con la maggioranza dei tedeschi la
suggestionabilit di fronte al simbolo risvegliato della patria, il quale evoca di
rimando altri significati visibili, familiari, caldi; il pane, le mele, la terra umida. Il
sentimento della comunit ed i suoi rituali di sempre, semplici ma terribilmente
efficaci al contempo, li affascinavano e li allacciavano nella credulit. Sentivano che
dovevano fare qualcosa per la patria ed erano convinti che sarebbe stato qualcosa di
buono. Il loro padre, vero, li metteva in guardia contro coloro che aveva intuito
sarebbero stati dei profittatori e degli ingannatori, ma il loro entusiasmo era sincero.
L'esperienza nella Hitlerjugend, all'inizio cos soddisfacente, volge in seguito
verso il disinganno e una profonda delusione, soprattutto in Hans. Il comandante gli
aveva proibito di cantare canzoni russe e norvegesi perch non appartenevano al suo
popolo; gli aveva tolto dalle mani un libro di Stefan Zweig, proibito, ma soprattutto
l'impatto con l'irreggimentazione e il grigiore del Congresso di Norimberga gli
avevano procurato una profonda inquietudine, derivante dall'osservare la mancanza di
libert individuale nelle organizzazioni del partito.
Le notizie che filtravano a stento nella popolazione su coloro che sparivano nei
campi di concentramento raggiunsero anche i cinque fratelli Scholl e la loro famiglia.
Inge ricorda:
"Oh, Dio! Il dubbio che inizialmente era solo una incertezza, si trasform
dapprima in una cupa disperazione, indi in una ondata di indignazione. Il mondo puro
e fiducioso in cui credevamo cominci a crollare, un po alla volta, nel nostro animo.
Che cosa avevano fatto, in realt, della patria? Non v'era pi libert n vita in fiore n
prosperit n felicit per gli uomini che vivevano entro i suoi confini. Oh, no!
Avevano posto, uno dopo l'altro, dei ceppi sulla Germania, fin quando non
divenimmo tutti, man mano, prigionieri di un grande carcere".128
Il contatto con l'ambiente universitario, e la scoperta di un diffuso malessere
nei confronti della dittatura, spingono Hans all'azione. Nascono i primi volantini della
"Rosa Bianca". Ha l'appoggio di un suo insegnante, il professor Huber, della sorella
Sophie e di gruppo di amici e colleghi, tra i quali Christl Probst e Willi Graf. Poi
seguono l'arresto del padre, oppositore da sempre del regime, condannato a quattro
mesi di detenzione da un Tribunale Speciale e la guerra. Hans vede con i propri occhi
gli effetti della odiosa persecuzione antiebraica:
"Il treno che li portava al fronte aveva sostato per alcuni minuti in una stazione
polacca. Sull'argine della ferrovia aveva scorto delle donne e delle giovanette con in
mano delle accette, curve e intente a fare dei lavori pesanti, da uomo. Portavano sul
petto la stella gialla di Sion. Hans salt gi dal finestrino della vettura e si avvicin
alle donne. La prima della fila era una giovanetta consunta, dalle mani scarne: aveva
un bel viso intelligente, soffuso di un'indicibile tristezza, Che cosa avrebbe potuto
donarle? Gli venne in mente la riserva per i momenti di emergenza un misto di
cioccolata, uva passa e noci e gliela porse. La giovane butt il pacchetto ai suoi
piedi []. Hans lo raccolse, le sorrise guardandola in volto e disse:
- Avrei tanto voluto poterle dare un po di gioia.
Indi si chin, colse una margherita e la depose ai piedi della giovane assieme al
pacchettino. Il treno si mosse per in quel mentre ed egli dovette prender la rincorsa
per saltar su. Riusc tuttavia a scorgere dal finestrino la ragazza che se ne stava
immobile a guardare il treno, con la margherita bianca nei capelli".129
Il ritorno a Monaco vede Hans e quelli della "Rosa Bianca" impegnarsi in varie
iniziative, dalle scritte vergate sulla Ludwigstrasse, "Abbasso Hitler!", "Libert", ai
volantini da distribuire anche nelle universit del resto del paese. Questi gesti sono
solo apparentemente ingenui. Forse la Resistenza tedesca, paralizzata nell'impotenza,
poteva solo accontentarsi di questi che sembrano gesti inadeguati di fronte
all'enormit di ci che succedeva in quel momento. Si potrebbe dire che allora in
Germania occorresse pi coraggio che altrove per scrivere "Libert" su un muro.
Oltre alla lotta contro il regime era in atto un conflitto, una lotta interiore contro un
ideale nel quale si era creduto con convinzione fino all'impatto con la realt.
In ogni caso, il regime rispose con ferocia alla ribellione dei suoi figli. Il 18
febbraio del 1943, Hans e Sophie furono arrestati e condotti in carcere, dove subirono
interrogatori di giorni e notti sui loro presunti delitti. Anche gli amici furono condotti
davanti al tribunale per un processo sommario.
Apparvero altri volantini in quel febbraio a Monaco, questa volta rossi, con la
scritta:
"Sono stati condannati a morte per alto tradimento:
Christoph Probst, di ventiquattro anni
Hans Scholl, di venticinque anni
Sophie Scholl, di ventidue anni.
La sentenza gi stata eseguita".130
La notte prima di essere decapitata, Sophie Scholl fece un sogno che raccont
alla sua compagna di cella:
"In una giornata piena di sole portavo a battesimo un bimbo che indossava
una lunga veste bianca. Per arrivare alla chiesa dovevo percorrere un sentiero
ripido di montagna. Ma portavo in braccio il bimbo saldamente e con sicurezza. Un
crepaccio si apr improvvisamente davanti a me. Ebbi appena il tempo di deporre il
bimbo al di l del crepaccio, poi precipitai nella voragine.
Il bimbo simboleggia le nostre idee, che si affermeranno ad onta di tutti gli
ostacoli. Ci stato concesso di essere i pionieri, ma dobbiamo morire per esse prima
di vederle tradotte in realt".131
Hans, Sophie e i loro amici amavano il loro paese, credettero in Hitler che
diceva di amarli, furono ingannati, uscirono dall'incantesimo ed ebbero il coraggio di
indignarsi.
Li uccisero perch avevano scritto "Libert" nelle strade di Monaco.
conclusione che era stato lo stesso Hitler a ordinarli.132 "Stauffenberg e altri membri
dello stato maggiore cercarono di sabotare gli ordini criminali e di neutralizzare gli
errori tattici, ma con scarso successo. Egli per non si accontentava "di aver tentato".
Si convinse che Hitler doveva essere eliminato. Nel settembre del 1942 si dichiar
pronto a uccidere Hitler. In una riunione tenuta presso l'alto comando militare, uno
degli ufficiali di stato maggiore disse la frase ormai trita che qualcuno avrebbe
dovuto andare dal Fhrer e dirgli la verit sulla situazione militare. Stauffenberg
replic: "Il punto non dirgli la verit ma ucciderlo, e io sono pronto a farlo". Non
aveva per accesso al dittatore e non trov appoggi. Non era neppure in contatto con i
cospiratori gi attivi contro Hitler, guidati da Beck e Goerdeler".133
Questo episodio riportato da Hoffmann contiene una delle costanti
dell'atteggiamento di coloro che venivano a conoscenza dei crimini nazisti. "Tutto ci
impossibile, il Fhrer non pu permetterlo, certamente non ne sa nulla, stanno
tramando alle sue spalle, bisogna avvertirlo", sono le frasi che molti tedeschi si
saranno ripetuti mille volte. Quanto doveva essere forte la fiducia in quell'uomo che
si era presentato come un Messia e del Messia rivendicava l'assoluta incorruttibilit e
purezza. Quali meccanismi di difesa, fino alla negazione scattavano contro la
minaccia di una disillusione e la vergogna di scoprire di essere stati ingannati da altri
che un criminale.
Nel rapporto di traslazione tra Hitler e i tedeschi possiamo ritrovare quello
stato di dipendenza infantile correlato con la suggestionabilit, descritto da Ferenczi
(1909) e ripreso da Kris (1941). Questa dipendenza costituita da atteggiamenti
libidici e per appoggio; essi corrispondono a due desideri principali nella vita del
bambino: il desiderio d'amore e il desiderio di protezione, entrambi un tempo legati
alle figure parentali. Questi desideri non muoiono mai e in condizioni speciali
possono ridestarsi in pieno vigore.134
Come il bambino che scopre che non pu fidarsi del padre o il paziente del
terapeuta, quei tedeschi delusi sperimentarono la vergogna di avere amato chi non lo
meritava e anzi approfittava di loro. La suggestione del ciarlatano Hitler sul popolo in
conflitto, con la sua presa di posizione a favore dei desideri pulsionali, si configura
come una seduzione a tutti gli effetti, a cui segue nelle menti pi sensibili la vergogna
di essere stati sedotti.
Mentre in alcuni questa esperienza di disinganno provocava depressione e
paralisi della volont, in altri come Stauffenberg questi sentimenti erano sopravanzati
coordinata a livello centrale dal Ministero per la Propaganda, con a capo Joseph
Goebbels.
Era costui un uomo che aveva messo al servizio del radicalismo
nazionalsocialista la sua cultura e la sua intelligenza, ma soprattutto il suo genio
propagandistico, che attingeva abilmente da tutto quanto fosse stato enunciato in
materia anche dagli avversari e l'amalgamava in una miscela di idee rivoluzionarie,
nichilismo e violenza razzista sfrenata da riversare sul popolo dalle tribune e dai
microfoni radiofonici. Era rimasto sedotto dal primo incontro con Hitler negli anni
'20 e fino all'ultimo, con dedizione fanatica, aveva organizzato nei minimi particolari
assieme all'architetto Speer le grandi rappresentazioni del suo Fhrer.
Il Ministero della propaganda, creato nel 1933, si articolava in cinque settori:
radio, stampa, cinema, teatro e orientamento generale della propaganda.139 Goebbels
sfruttava con successo i pi moderni mezzi di comunicazione di massa dell'epoca,
soprattutto la radio e il cinema per divulgare la Weltanschauung nazista. Sotto le sue
direttive, la parola e l'immagine si caricavano di significato evocativo alla massima
potenza. La fonte inesauribile della sua ispirazione era Hitler, del quale diceva: "la
sua maniera di fare quella dell'artista puro, quale che sia l'ambito nel quale
agisce".140 Si adoper strenuamente per volgere a vantaggio del regime ogni
situazione politica; ruppe i bubboni di antisemitismo, spargendone e virulentandone i
germi; fece realizzare film ad effetto dove si voleva dimostrare la necessit
dell'eliminazione fisica dei malati e deformi, lui che trascinava una gamba ed era
visto dalla popolazione come una sorta di gobbo malefico. Segu Hitler nella tomba,
suicidandosi assieme alla moglie, non prima di aver fatto eliminare i sei figli con un
iniezione di morfina.141
Da un punto di vista psicodinamico, il ruolo della propaganda nei fenomeni di
suggestione collettiva stato riassunto da Roger Money-Kyrle in questi termini:
"Ci sono delle variazioni nella suscettibilit generale delle persone alla
propaganda, che dipendono dal grado di indipendenza, cio di maturit, che esse
hanno raggiunto. [] Le persone sono specialmente sensibili all'influenza di quei
simboli di figure parentali buone di cui vanno alla ricerca nel mondo esterno per
proteggersi dalla persecuzione di quelle cattive. Infine la suggestionabilit alla
propaganda dipende dalla sua natura. Per essere efficace, la propaganda deve
simboleggiare e corrispondere a quelle fantasie inconsce che sono gi presenti. La
propaganda pi efficace comincia probabilmente con un appello alla paura; indica
simboli di genitori cattivi, cos fa sorgere quei demoni dormienti della fantasia
inconscia. Poi costruisce simboli compensatori dei genitori buoni, eroi che sono
sufficientemente forti per sconfiggere i demoni".142
La suggestione del simbolo fu sfruttata fino in fondo dall'armamentario
propagandistico nazista, in ossequio all'affermazione di Joseph Goebbels che "la
propaganda migliore agisce per vie traverse".143
4.6. Considerazioni su "Triumph des Willens".
Il Congresso della NSDAP, svoltosi dal 6 al 10 settembre 1934, fu celebrato
dal Ministero della Propaganda commissionando alla regista Leni Riefenstahl il film
documentario sull'avvenimento, Triumph des Willens (Il trionfo della volont). La sua
recente pubblicazione in videocassetta ci offre l'opportunit di fare alcune riflessioni
psicostoriche sul suo significato di documento storico della fascinazione nazista, al di
l di ogni considerazione politica o di merito.
"La prima di Triumph des Willens, prevista inizialmente per il dicembre del
'34, ebbe luogo il 28 marzo 1935 all'Ufa-Palast am Zoo (il titolo del film era stato
scelto anche in questo caso personalmente dal Fhrer). La messa in scena della serata
si svolse secondo un rituale grandioso e testimonia l'importanza attribuita a questo
"terzo livello di articolazione", costituito dalla spettacolarizzazione dell'apparato della
visione. La scenografia della facciata fu realizzata dallo stesso Speer e nello stesso
stile delle architetture del congresso di Norimberga. L'operazione svela chiaramente
la funzione di collegamento, di raccordo che il cerimoniale della prima doveva
svolgere tra il cerimoniale dell'esperienza diretta e quello dell'esperienza
audiovisiva".144
La tecnica con la quale Riefenstahl tratta il grande happening di Norimberga
essenzialmente quella di piazzare dei kameraaugen, dei "cameraocchi"145 che
scrutano da ogni punto dello spazio, di fianco, dietro, davanti, sopra Hitler l'evolversi
degli avvenimenti e del loro rituale. Con riprese che anticipano lo stile televisivo, il
montaggio alterna ci che vede Hitler a ci che noi vediamo assieme a Hitler.
L'intento di sembrare quasi distaccati, di proporre un evento come se fosse in presa
diretta. In realt il risultato subdolamente fascinatorio. La semplicit delle immagini
non fa che esaltare la semplicit del messaggio e il suo significato evocativo. Non vi
nel suo tono rituale, l'Adunata dei membri del Servizio del Lavoro. Gli uomini in
divisa portano delle vanghe che maneggiano come fucili. La vanga lo strumento del
popolo della terra ma, all'occorrenza pu anche scavare le fosse. Il popolo pronto a
seppellirsi dopo avere seppellito il mondo.
"Il cerimoniale utilizzato quello dello Sprechchor, del coro parlato. La sua
origine "sacra" trasparente, Ma si tratta anche di una forma che una lunga
consuetudine aveva istituzionalizzato come forma liturgica laica, utilizzata nelle
cerimonie patriottico-nazionali (lo Sprechchor era stato assimilato anche dalla
tradizione socialdemocratica e poi dalle organizzazioni della sinistra negli anni
della Repubblica di Weimar venne utilizzato anche nell'ambito agit-prop).149
Chi conduce il coro, come in stato di esaltazione ipnotica, chiama all'appello i
vari reparti, provenienti da ogni parte della Germania, per il giuramento di fedelt. Il
riferimento simbolico all' esercito germanico, alla foresta che cammina150.
"La rigidit e il parallelismo degli alberi ritti, la loro densit e il loro numero
riempiono il cuore tedesco di gioia profonda e segreta. Il tedesco cerca la foresta in
cui hanno vissuto i suoi antenati e si sente ancora oggi volentieri tutt'uno con gli
alberi. [] Il ragazzo che lasciava la ristrettezza della casa e si spingeva nella foresta
con l'intenzione di sognare e di essere solo, vi sperimentava in anticipo la sua entrata
nell'esercito.151
La folla di ragazzi assiepata nello stadio e il rullo dei tamburi introduce
all'incontro di Hitler con la sua Jugend. Il tono carezzevole e suadente, "mein
Jugend.", ma presto passa dall'autorevole all'autoritario, "vogliamo un popolo
ubbidiente". I ragazzi sono tutti con lui. Sembra che per un momento Hitler abbia un
cedimento emotivo, deglutisce. Quei giovani eseguiranno il suo piano, non lo
ostacoleranno. La Germania ai piedi del fallito del Mnnerheim.
La seconda parte del film, dove i protagonisti sono i militanti del partito, lo
stato nello stato, ha un tono meno suggestivo ma i cameraocchi della Riefanstahl
riescono a penetrare nella dimensione oratoria del regime, ispirandoci alcune ulteriori
considerazioni.
La prima cosa che viene notata lo stile prosodico dei vari discorsi dei
dirigenti. Tutti hanno un tono esaltato, sopra le righe, monotono e violento. E' un
comportamento acquisito per incentivazione localizzata dell'attenzione. Nessuno
parlerebbe cos in condizioni normali, ma la situazione non normale. Lo stile vocale
folla in delirio: "Il partito Hitler, ma Hitler la Germania, cos come la Germania
Hitler!"
Dissolvenza su una grande svastica e giovani che marciano verso il
fuoricampo, verso la fine.
Il grande circo nazista lascer dietro di s solo morte e distruzione, dopo avere
elargito illusioni di pace e prosperit. E' il trionfo della volont, della volont
necrofila di Adolf Hitler.
Capitolo V.
LA SOPRAVVIVENZA DELLA FASCINAZIONE NAZISTA.
sevizie ed "esperimenti medici" nei lager rappresent per molti solo uno di tanti
episodi isolati, o peggio, un problema dei "cacciatori di nazisti" come Simon
Wiesentahl. L'Europa non c'entrava. Il nazismo era un fenomeno chiuso, da
dimenticare al pi presto.
L'illusione del sipario calato per sempre sulle fiaccolate e i discorsi isterici di
Hitler, conseguenza della rimozione di un passato difficile da superare, era destinata
alla fine a cessare bruscamente.
Soprattutto nel mondo tedesco, dagli anni della riunificazione in poi,
l'accumularsi di segni di un ritorno dal passato dei fantasmi nazisti cominci a
popolare gli incubi di coloro che vivono come impegno civile la lotta contro la
barbarie.
Che significato attribuire alla ricomparsa delle svastiche sui muri e sulle tombe
dei cimiteri ebraici? E gli atti di violenza contro gli asylanten e gli stranieri in genere,
il riaffiorare di un nazionalismo aggressivo e l'invasione di materiale propagandistico
neonazista importato illegalmente da vere e proprie imprese di merchandising con
miliardi di fatturato? Si trattava veramente di episodi isolati o vi era un progetto
eversivo dietro tutto ci?
Il nazismo veramente morto o pu ancora evidentemente affascinare con la
stessa virulenza del passato soprattutto i giovani? La Germania stata vaccinata
definitivamente o potrebbe sensibilizzarsi nuovamente, nelle circostanze adeguate?
La democrazia tedesca sufficientemente solida per controbatterne un eventuale
nuovo attacco?
Ci che preoccupa attualmente, l'arroganza con la quale sempre pi numerosi
movimenti politici di chiara discendenza nazionalsocialista reclamano una
legittimazione politica e scalpitano di fronte al problema dei crimini e della
responsabilit, fino ad arrivare all'oscena negazione degli stessi, supportata da una
certa pubblicistica paranoica che sostiene che le camere a gas non sono mai esistite.
Dimostrando estremo coraggio civile, negli anni dal 1988 al 1992, il giornalista
tedesco Michael Schmidt ha condotto un'inchiesta infiltrandosi negli ambienti del
neonazismo, vivendo di persona e a proprio rischio un'esperienza che egli stesso
descrive in questi termini, nella prefazione del suo libro: "Nessuno ha visto "tutto".
Quello che ho visto io, comunque, sufficiente a procurarmi veri e propri incubi".155
5.1. L'effetto del materiale propagandistico nazista oggi. L'esempio di "Der Ewige
Jude".
Nel corso della sua inchiesta sulle organizzazioni neonaziste, Michael Schmidt
pot assistere alla proiezione a scopo "didattico" del pi aberrante tra gli strumenti di
propaganda antisemita, il film Der Ewige Jude. Questo filmato, realizzato nel 1941 da
due dottori esperti di propaganda psicologica, Fritz Hippler e Eberhard Taubert, alle
dipendenze del dottor Goebbels, continua a far parte, assieme a Sss l'ebreo e Juden
sehen dich an (Gli ebrei ti guardano), del programma di indottrinamento standard
durante le riunioni di simpatizzanti, contattati tramite volantini o presentati da altri
camerati. Riporteremo estesamente la descrizione di Schmidt della proiezione di Der
Ewige Jude, assieme alla registrazione delle impressioni degli spettatori.
"Dall'altoparlante risuona il commento sonoro: "I ratti accompagnano l'uomo
come parassiti fin dai suoi primordi. La loro patria l'Asia. Da qui migrano in
gigantesche schiere, attraversando la Russia e i paesi balcanici, verso l'Europa." Sullo
schermo si disegna un'inquietante reticolato. Il ratto migrante invade l'Europa. []
Sullo schermo i ratti corrono verso di noi. Il commentatore sentenzia con voce decisa,
ostentatamente oggettiva: "Ovunque appaiano, i ratti portano con s distruzione,
annientano beni e viveri dell'uomo, diffondono malattie: lebbra, peste, tifo, colera,
dissenteria e via dicendo Sono perfidi, abietti e spietati, e si presentano
normalmente in grandi schiere. Tra gli animali rappresentano un elemento di
distruzione subdola e occulta; lo stesso dicasi per gli ebrei tra gli uomini".
Dissolvenza: dal brulichio di ratti si passa a un gruppo di ebrei. Seguono inquadrature
in primissimo piano dei loro volti. Poich sono appena stati inquadrati i ratti, d'un
tratto anche questi volti appaiono in qualche modo "subdoli". [] La musica diventa
sgradevole, carica di tensione. Come se non bastasse, il commentatore rincara la
dose: "Queste fisionomie confutano in maniera irrefutabile le teorie liberaleggianti
sull'uguaglianza di tutto ci che possiede un volto umano".156
Nella sua descrizione del film, Schmidt coglie l'estrema facilit con la quale si
pu creare un'associazione tra uno stimolo aversivo e ctonio come il ratto apportatore
di peste e l'oggetto dell'attacco propagandistico, in questo caso gli ebrei, quando
afferma che "anche questi volti appaiono in qualche modo subdoli".
Schmidt riferisce, nel suo libro, alcuni commenti degli spettatori convocati per
la proiezione di Der Ewige Jude.
"Gli spettatori sono studenti, apprendisti e giovani operai, con un'et pi o
meno compresa tra i quindici e i vent'anni. [] Per alcuni si tratta del primo incontro.
[] Faccio fatica a crederci; ma questo film, della peggiore propaganda antisemita,
ha veramente effetto.
"Io non so molto sugli ebrei", dice un ragazzo con il volto ancora coperto di brufoli,
"ho sentito dire che sono uomini d'affari. Ma che siano gente cos" 157
I commenti alla scena del film nella quale viene mostrato, sottolineandone
studiatamente la truculenza, il rito ebraico della macellazione kasher dei buoi,
dimostrano una volta di pi come l'animalismo fasullo sia pi forte dell'amore per i
propri simili umani:
"Che torturino le bestie in quel modo proprio uno schifo". [] L'intensit
dell'odio suscitato da questa scena dimostrata dallo skinhead che siede accanto a
me, che assume compiaciuto una posa da vendicatore brutale: "Bisognerebbe
tagliargli la gola, agli ebrei, farli morire dissanguati". Una ragazza annuisce in
segno di approvazione quando il suo ragazzo giunge con rabbia a questa conclusione:
"Questa crudelt verso gli animali bella e buona". [] Uno dei presenti, che fino a
quel momento era rimasto timidamente in disparte, mi dimostra che su di lui
l'indottrinamento ha funzionato alla perfezione. Avr all'incirca diciassette anni e ha
l'aria di uno che non sarebbe capace di far male a una mosca. Timidamente, con un
po di imbarazzo, cerca di trovare le parole pi adatte, si sistema gli occhiali, poi con
una vocetta acuta, osserva
quasi fra s e s: "Almeno adesso riesco a
immedesimarmi nella situazione, anche se non sono nato in quel periodo".158
Se queste osservazioni ci danno i brividi, non serve a consolarci il pensare che
probabilmente chi andato a vedere il film era gi in qualche modo predisposto al
pregiudizio. Il nazismo, oggi come ieri, prende di mira le menti pi malleabili e
continua a proporre menzogne e stravolgimenti della realt per un solo scopo: la
perpetuazione dell'odio.
Dopo averci ricordato che gli autori del film, non solo non sono stati perseguiti
per i loro crimini ma che ancora sono in grado di esprimere le loro aberranti posizioni
scrivendo per giornali reazionari e neonazisti, Schmidt conclude amaramente:
5.2. Il rischio della mitizzazione del nazismo e sua fascinazione sulle giovani
generazioni.
L'esistenza di un potenziale fascinatorio delle idee naziste sui giovani, non solo
in Germania ma in tutto il mondo oramai un dato di fatto. Non facile stabilire gli
elementi costituenti la formula generale di tale fascinazione. Nonostante le differenze
interculturali, in Russia come in Germania o negli Stati Uniti, l'ombra di Hitler
accarezza ancora amorevolmente la sua nuova Hitlerjugend.
In attesa di una chiara e definitiva condanna del nazismo come maledizione
dell'umanit intera da parte della coscienza collettiva, sorgono alcuni interrogativi.
Quanta parte ha in questo l'ignoranza dei fatti del nostro secolo? Cosa sanno
veramente i giovani del nazismo?
In questo stato di ignoranza quanti, colpiti dall'alone di mistero del Fhrer e
della sua plateale morte da eroe mitologico sono tentati di considerarlo un "grande",
confondendo la realt storica con il romanzo fantasy e la fumettistica? Quella
personalit quasi anticipatrice della rockstar, che abbiamo descritto precedentemente
e che a distanza di anni ancora "buca lo schermo" non potrebbe avere il suo peso, in
un mondo sempre pi dominato dal divismo? Nella progressiva virtualizzazione
della realt, coltivata dalla cultura mass-mediologica, riusciamo ancora a distinguere
tra il vero criminale e il villain del cinema?
Il diventare qualcuno partendo dal nulla non costituisce un mito del nostro
tempo? Non pi che mai vivo il concetto che il pi forte che vince, che non
concessa debolezza nel mondo sempre pi rispondente alle logiche della
competizione aziendale?
Nella prefazione al volume di Jaspers sulla Questione della colpa,160 Umberto
Galimberti indica nell'organizzazione tecnologica dei lager quel modello che porta
alla moderna separazione tra l'operatore industriale e il prodotto del suo lavoro ed alla
conseguente deresponsabilizzazione dell'operatore, fino alla possibilit del button
pushing, il premere il bottone.
Negli anni '30 milioni di giovani tedeschi furono attratti, affascinati,
condizionati e indottrinati con una facilit sorprendente alla ideologia negativa
nazista, e ci fu possibile anche perch vi fu uno stravolgimento degli ideali umani
preesistenti, assieme all'influsso del neoromanticismo, del nichilismo antimodernista
e all'ubriacatura per le idee razziste e pseudoscientifiche.
Oggi che gli stessi ideali sono molto deboli e pi che mai si assiste alla
disabituazione ai diritti-doveri della democrazia, il materiale umano a disposizione
sembrerebbe purtroppo ancora pi malleabile di allora.
Per impedire che la fascinazione del nazismo debba in futuro ammorbare
nuovamente il mondo, concretizzandosi in sistema politico, necessario un
particolare impegno da parte delle generazioni che ancora conservano memoria degli
eventi del Novecento, per esperienza diretta o per amore della conoscenza.
Prima che l'ultimo sopravvissuto tra i milioni di perseguitati muoia, e con egli
perisca anche la nozione di ci che accadde allora, sarebbe auspicabile che ognuno di
noi facesse proprio e conservasse con cura un frammento di quella memoria. Questo
impegno sar oltremodo prezioso se a recepirlo saranno i giovani o coloro che non
ebbero a subire alcuna persecuzione da parte del Terzo Reich.
Infatti, quando un regime proclama delle regole di diseguaglianza tra i suoi
cittadini, fino alle estreme conseguenze, nessuno potr mai sentirsi tranquillo nella
sua presunta inviolabilit. Nella Germania di Hitler essere ebrei, malati di mente,
zingari significava l'eliminazione. Pi recentemente, nella Cambogia di Pol Pot,
bastava portare gli occhiali.
Proprio perch potrebbe toccare a noi la prossima volta, e per impedire che
coloro che furono perseguitati allora debbano subire ancora una volta l'oltraggio del
razzismo eliminatorio, la conoscenza e la memoria potranno essere un utile strumento
per la vigilanza contro la barbarie. Tutto ci sar possibile se avremo gli strumenti
per accorgerci in tempo dei sintomi iniziali della sindrome genocida, uno dei quali
il presentarsi di un regime in termini fascinatori.
La storia spesso vista come in fotografia, annullandone gli indici prospettici
di profondit. Viene perso il senso della cronologia e della successione degli eventi,
che non sempre sono legati tra loro da precisi rapporti di causa effetto. La
POSTFAZIONE
cerino acceso in mano. Tutto questo rende, dovrei dire purtroppo, attuale il discorso
su quali fattori possono distruggere la democrazia. Oggi come allora.
Ai tempi della mia laurea si era pensato di pubblicare il mio lavoro ma poi una
mia malattia e la prematura dipartita del Prof. Mucciarelli hanno fatto s che il
volume finisse sepolto negli archivi dell'ateneo bolognese senza ulteriori possibilit
di divulgazione.
L'avvento dell'ebook e la mia successiva ed attuale attivit di blogger, mi
permettono ora di mettere a disposizione dei lettori in Rete la mia ricerca in modo da
poterla far rivivere sotto altra forma e sottoporla al loro giudizio.
Ho apportato solo alcune piccole modifiche, per il resto si tratta della stesura
originale e definitiva del testo.
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Ritorno ad Auschwitz, di Daniel Toaff. Intervista a Primo Levi, in Sorgente di vita,
Raidue.
Battaglione Lebensborn, di Chantal Lasbats, in Format, Raitre.
INDICE
Introduzione
Capitolo I. PSICOBIOGRAFIA DI ADOLF HITLER
1.1. L'interpretazione psicoanalitica
1.2. Erich Fromm e l'incestuosit maligna
1.3. Interpretazioni psicostoriche: l'ipotesi di Rudolph Binion
1.4. La prospettiva pedagogica: Helm Stierlin e il figlio come delegato
1.5. Alice Miller e il bambino perseguitato
1.6. L'ipotesi psicostorica di Peter Loewenberg
Capitolo II. TRATTI DI PERSONALITA' DI HITLER
2.1. Pseudologia fantastica
2.2. Teatralit
2.3. L'influsso del wagnerismo
2.4. Isteria e narcisismo
2.5. Auto ed etero distruttivit
Capitolo III. LA SENSIBILIZZAZIONE DEL POPOLO TEDESCO ALLA
FASCINAZIONE NAZISTA. CONSEGUENZE PATOLOGICHE.
3.1 Lo stato di lutto permanente tra guerra ed inflazione.
3.2. L'esperienza di malattia. "La pi grande pandemia degli ultimi sei secoli".
3.3. Lo scatenamento dell'aggressione
3.4. La creazione del capro espiatorio
3.5. Prove generali di un genocidio: il progetto eutanasia
3.6 Persecuzione e sterminio del popolo ebraico
Capitolo IV. VITA PUBBLICA E PRIVATA NELLA REALTA' DEL TERZO
REICH.
4.1. L'intrusione nell'inconscio: sogni di tedeschi
4.2. Sul simbolismo della svastica.
4.3. L'indottrinamento della giovent.
4.4. Lo svelamento dell'inganno: forme di resistenza attiva
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Erich Fromm, op. cit., pag. 536.
Helm Stierlin, op. cit., pag. 47. (Corsivo di Stierlin).
Joachim C. Fest, Hitler. Il Fhrer e il nazismo. Rizzoli, Milano 1991, pag. 34.
Ibidem, pag. 43.
Helm Stierlin, op. cit., pag. 50.
Ibidem.
Peter Loewenberg, op. cit., pag. 132.
Documento citato da J. C. Fest, op. cit., note pag. 98.
Citazione in Helm Stierlin, op. cit., note pag. 53.
Peter Gay, Freud. Una vita per i nostri tempi. CDE, Milano 1988, pag. 570.
Joachim C. Fest, op. cit., pag. 20.
Max Gallo, Le fils de Klara H. Fayard, Paris, 1995.
Helm Stierlin, op. cit.
Alice Miller, La persecuzione del bambino. Bollati Boringhieri, Milano 1987.
Alice Miller, op. cit., pag. 140.
Ibidem, pag. 148. (Corsivo nostro).
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G. Mosse (1976), citato da Peter Loewenberg, op. cit., pag. 133.
Karl D. Bracher, La dittatura tedesca, Il Mulino, Bologna 1973, pag. 175.
Peter Loewenberg, op. cit., pag. 144.
Peter Loewenberg, op. cit., pag. 145.
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Joachim C. Fest, op. cit., pag. 19.
Ibidem, pag. 20.
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Joachim C. Fest, op. cit., pag. 23.
Helm Stierlin, op. cit., pp. 29-30, 53.
Alice Miller, op. cit., pag. 154.
Erik H. Erikson, op. cit., pag. 304.
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Erik H. Erikson, op. cit., pag. 304.
Alan Bullock, op. cit., pag. 107.
Adolf Hitler, Mein Kampf, citato da Joachim C. Fest, op. cit., pag. 57.
Joachim C. Fest, op. cit., pag. 469.
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Joachim C. Fest, op. cit., pp. 27-28.
Joachim C. Fest, op. cit., pag. 53.
Joachim C. Fest, op. cit., pag. 541.
Joachim C. Fest, op. cit., pp. 395-96.
Ibidem, pag. 397.
Istvn Bib, Isteria tedesca, paura francese, insicurezza italiana. Il Mulino, Bologna 1997, pag. 29.
Citazione in Joachim C. Fest, op. cit., pag. 486.
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