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Bonsai
& Suiseki
magazine

Ottobre 2009
Anno I - n.10
Bonsai&Suiseki magazine


10
BONSAI & SUISEKI MAGAZINE: THE FIRST OPEN-MAGAZINE
We think this self-made journal is destined to be for the elite, a precious icon only for a few. It is not meant to be for
many, we are not interested in the number of readers, but in quality as bonsai and suiseki are products of excellence.
It is not in competition with any other magazine on the market because owing to its features, it has no competitors,
no market, no editors and therefore it is in the condition of being independent of the economic power that regulates
every mechanism and affects thought in modern society. This is a magazine whose sole and basic interest lies in the
best qualified dissemination of bonsai and suiseki. We will define this journal with the English term “fanzine, which
translated into Italian as “rivista amatoriale/amateur magazine“ comes from the contraction of the English words
fan and magazine It is linked to do-it-yourself practice also thanks to the possibility of printing color copies at a cost
of only a few cents. A fanzine is a real organ of independent press, as an alternative to so-called mainstream publish-
ing. This magazine is still growing in terms of content and graphics; it is not static: each issue varies depending on the
articles and reports that the Editorial Committee decides to publish. It is the first magazine to offer equal space and
dignity to suiseki, with the aim of giving it a greater dissemination. From a structural-organizational point of view, the
magazine is directed by IBS Instructor Antonio Ricchiari which cooperates with an Editorial Committee composed of
IBS Instructors, Luca Bragazzi, Luciana Queirolo, Antonio Acampora, and Carlo Scafuri who are also in charge of the
entire editorial process and of external relations. The magazine is an informative, scientific and technical instrument
open to all and this flexibility has given it a work in progress quality that other organs of specific sector media do not
possess. So, this magazine has developed various forms of assistance for its readers. The context in which such a
collaboration operates implies that the Editorial Committee is committed to develop continuously the “containers”
of the topics, that the reader is willing to take part in the magazine, and that the staff is ready to stake the whole ap-
proved communication system for it. A non rhetorical place for bonsai and suiseki ,therefore, implies that the reader
must be ready to play along with it: it is no longer the plant or the stone to be the aesthetic pole, but the rapport, the
way we look at the things will introduce us to the work of art itself, as is hinted in the aphorism by Tzara “poetry will
resemble you”. The strength, therefore lies in the initiative that has made the magazine tangible and real, the ways in
which its visibility has risen remarkably since issue Number One and especially the play of dis-positions of the range of
coverage which we have put in an ordinary context through an extraordinary medium: that is online communication.

BONSAI y SUISEKI MAGAZINE: EL PRIMERO OPEN MAGAZINE


Un auto de esta revista se cree que están destinados a ser para la elite, un icono de unos preciosos. Esta revista no
pretende ser para muchos, no nos interesa el número de lectores, pero la calidad como el bonsái y suiseki son un
producto de excelencia. No es una revista en competencia con las otras del mercado porque por sus peculiaridades
no tiene a competidores, no tiene mercado, no tiene a editores y por lo tanto está en las condiciones de manten-
erse independiente del poder económico que regula cada mecanismo en la sociedad moderna y que condiciona
el pensamiento. Y’ una revista cuyo interés único y esencial es solamente la mejor y calificada difusión del bonsai
y el suiseki. Ésta es una revista que definimos con un término angloparlante “fancine.” El término fancine, que po-
demos traducir como en italiano “vuelta a ver amatoriale”, deriva de la contracción de las palabras ingleses hin-
chas, fanatico/appassionato y magazine, revista. Se derrite con la práctica del doy it yourself, error solo, gracias
también a la posibilidad de imprimirla en copias a colores al coste de pocos céntesimos. El fancine es un real órgano
de prensa independiente, en alternativa a la asillamada industria editorial mainstream. La revista del punto de vista
de contenidos y gráfica está en continua expansión, no es estática, varia cada número en función de los escritos y
los servicios que el Comité de Redacción decide publicar. Del punto de vista estructural-organizativo el magazine
es dirigido por el Instructor IBS Antonio Ricchiari con el que colabora un Comité de Redacción compuesto por los
Instructores IBS Luca Bragazzi, Luciana Queirolo, de Antonio Acampora y de Carlo Scafuri que también se ocupa
de toda la fase editorial y de las relaciones externas. El Magazine es un instrumento informativo, científico y técnico
abierto a todas las colaboraciones y esta flexibilidad lo lleva a haber adquirido un work en progress que otros órga-
nos de prensa sectorial no poseen. Así este magazine ha elaborado varias formas de intervención por sus lectores.
El contexto en el que funciona este tipo de colaboración implica el empeño de parte del Comité de Redacción a
acrecentar continuamente los “contenedores” de los argumentos, la disposición del lector a intervenir en la revista,
la disposición de los colaboradores a poner en juego todo el sistema mismo de la comunicación homologada. Una
colocación no retórica, pues, del bonsai y del suiseki implica la disposición de parte del lector de estar al juego: no
es la planta o la piedra más a ser el polo estético pero la relación, nuestra mirada por las cosas nos introduce en el
funcionamiento de la obra misma, como para aludir al aforismo de Tzara “la poesía os se parecerá”. En fin este maga-
zine representa el arquetipo del digital native generation, la generación crecida a “pan e internet”. Una revelación
y una promesa: convertirse en la revista leída en otros Países del mundo. La velocidad del web ha hecho el resto.
E
C
ditoriale
Il magazine “vola in alto” - Antonio Ricchiari

onsiderati gli ultimi sviluppi che riguardano il nostro magazine, credo sia il caso di aggiornare
i nostri lettori perché siano partecipi assieme a noi delle novità ed a quella che è la vita di
una rivista che ritaglia e unisce buona parte dei bonsaisti e dei suisekisti italiani. Dalle ultime
rilevazioni sugli ingressi dei lettori ero tentato di togliere la parola “italiani” poiché le statistiche
ci dicono che quasi l’11,5% del totale riguarda appassionati di tutto il mondo, con una certa
prevalenza per i Paesi di lingua spagnola (ovviamente per affinità linguistiche).
Dunque, come va il magazine, qual è il suo stato di salute dopo meno di un anno dalla sua com-
parsa sul web, quali i programmi in cantiere? Visto il successo che ha superato ogni previsione
più ottimistica, godiamo di ottima salute. La passione palpabile, la correttezza e la professio-
nalità ripagano e devo dire che ripagano subito. Il nostro fine ultimo è il raggiungimento di una
soddisfazione intima e profonda, una gratificazione concreta per offrire agli appassionati uno
strumento didattico, culturale e informativo che li avvicini ancora di più al bonsai ed al suiseki.
Chi afferma che il bonsai ed il suiseki sono solamente pratica e manualità dimostra di non avere
affatto capito l’essenza di queste due discipline. Dimostra di essere un praticante, anzi un pra-
ticone senza cultura e senza passione. E francamente il nostro piccolo mondo non ha bisogno
né di questi elementi né di mercanti che cercano profitti o una forma di lucro che va oltre la
speculazione. Non abbiamo neanche bisogno di elementi che cercano di sbalordire o strabiliare
un pubblico ingenuo come se fossimo nella pista di un circo di periferia.
Il nostro approccio attraverso il web significa una modalità nuova di diffusione e di informazione
che è il futuro assieme alla carta stampata. E proprio questa è la novità più importante.
La novità è un accordo che ho siglato con Susanna Crespi, responsabile editoriale della rivista
Bonsai & News. Entrambi non hanno certo bisogno di presentazione essendo la prima alla guida
dell’unica rivista italiana del settore. Le due riviste: una su carta stampata e l’altra diffusa on-
line, quindi virtuale, negli elementi sono diversi, ma hanno fini identici. Uniti siamo quindi una
forza. Lo siamo perché siamo entrambi fortemente motivati, stimolati. Perché siamo “naturali”.
Le persone indipendenti come noi non sono perfette, e perciò preferiscono circondarsi di cose
uniche e originali che rappresentino la loro complessa identità. La collaborazione fra le due
riviste, lo scambio di articoli ed informazioni, le renderà complementari e renderà unica, origi-
nale, questa collaborazione che rafforzerà la realtà editoriale italiana già sicuramente prima
in Europa. Il target del nostro magazine è quello di uscire in più lingue perché sia più fruibile
agli appassionati sparsi nel mondo e anche per questo ci aiuterà la collaborazione del team di
Bonsai & News. Il bonsai ed il suiseki italiano, secondi soltanto a quelli giapponesi, hanno molto
da dire, hanno una loro dignità che noi difenderemo a tutti i costi, con la nostra libertà di espres-
sione, con la nostra indipendenza, da qualsiasi interesse e schieramento, con il piacere di esser
apprezzati e di avere un alleato assolutamente all’altezza della migliore tradizione editoriale,
con un nome che ha portato alto e senza macchia nel corso di decenni il mito del bonsai e del
suiseki: il nome dei Crespi.
Abbiamo dimostrato che la passione, la purezza di un sentimento fortemente adrenalinico come
la passione supera mari e monti e noi abbiamo la fortuna di avere amici che ci collaborano con
passione, con lealtà e con correttezza. Abbiamo perciò le carte in regola per continuare e fare
sempre di più e meglio.
SOM

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Bonsai
& Suiseki magazine

Anno I - n. 10 - Ottobre 2009


in collaborazione con

6
Direttore: >> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
Antonio Ricchiari - progettobonsai@hotmail.it 06 Il giardino Zen - riflessioni - di G. L. Enny
Caporedattore:
10 Olivi di Puglia:
Carlo Scafuri - carlo_scafuri@fastwebnet.it gli olivi del Gargano di D. Abbattista
17 Inchiostro, misterioso specchio di D. di Perna
Art directors: 22 Le pietre vive di M. e A. Schenonedi L. Queirolo
Salvatore De Cicco - sacedi@yahoo.it 26 Il giardino di Bruno Beltrame di L. Bragazzi
Carlo Scafuri

Impaginazione: >> Mostre ed Eventi


Carlo Scafuri 34 XII Congresso A.I.A.S. di L. Queirolo
40 IX So-Saku Bonsai Award
Comitato di redazione: XIV Congresso IBS di D. Rubertelli, C. Scafuri
Antonio Acampora - acampor@alice.it
Luca Bragazzi - tsunamibonsai@tiscali.it
Luciana Queirolo - pietredarte@libero.it >> Dalle pagine di Bonsai&News
Antonio Ricchiari 48 Un facile boschetto su lastra di N. Kajiwara
Carlo Scafuri
Sandro Segneri - info@bonsaicreativo.it >> In libreria
Redazione:
52 Masahiko Kimura di A. Ricchiari
Sandra Guerra
Giuseppe Monteleone - alchimista.vv@tiscali.it >> Bonsai ’cult’
Dario Rubertelli - iperdario@yahoo.it 53 Quando i riconoscimenti
Pietro Strada - info@notturnoindiano.it sono d’obbligo di A. Ricchiari
Marco Tarozzo - marco.tarozzo@tiscali.it

Hanno collaborato: >> La mia esperienza


Daniele Abbattista - bestbonsai@gmail.com 56 Una lavorazione alla MedBonsai di C. Fragomena
Michele Andolfo - info@andolfo.it 62 The fairy Queen di R. Cicciarello
Sergio Biagi - tavolibonsai.sergio@alice.it 70 Juniperus Oxycedrus di S. Biagi
Rocco Cicciarello
Daniela Di Perna
Gian Luigi Enny - ennyg@tiscali.it >> A lezione di suiseki
Cosimo Fragomena 74 Furyu di L. Queirolo
N. Kajiwara - Bonsai&News - info@crespieditori.com 76 La pietra viva:
Elisabetta Ruo - best22@alice.it lo spirito della pietra di L. Queirolo
Francesco Santini - santini.francesco@virgilio.it
Anna Lisa Somma - annalisasomma@gmail.com
>> Noi... di Bonsai Creativo School
In copertina: 78 The american job: Hurricane,
Antonio Defina San José Juniper di S. Segneri, D. Abbattista
Carlo Scafuri
Luciana Queirolo 26 17
Sito web:
http://bonsaiandsuisekimagazine.blogspot.com

Indirizzo e-mail: 40
bonsaiandsuisekimagazine@gmail.com

Il Magazine non ha alcun fine di lucro. Tutto il materiale pubblicato nel Magazine è protetto dai diritti di proprietà intellettuale, in conformità alla normativa vigente in materia di tutela
del diritto d’autore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed alla L. 633/1941 e successive modifiche). L’accesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi,
di riprodurre, di modificare, di distribuire, di ripubblicare, in alcuna forma anche parziale e con qualsiasi strumento, il materiale in esso contenuto, senza l’espressa autorizzazione
scritta da parte della Direzione o del terzo titolare dei relativi diritti di sfruttamento e/o di riproduzione. L’eventuale stampa del Magazine è strettamente riservata ad uso personale
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riserva il diritto di intervenire, in ogni momento, apportando correzioni ed eventuali modifiche. Tutte le collaborazioni sono a titolo esclusivamente gratuito ed il Magazine si riserva
il diritto di potere utilizzare il materiale concesso. La pubblicazione di articoli sul Magazine presuppone la conoscenza e l’accettazione di questo Disclaimer Legale.
MMARIO >> L’opinione Di...
53

88 Carlo Oddone di A. Ricchiari


>> A scuola di estetica
91 Il boschetto - I parte di A. Ricchiari 94

>> L’essenza del mese


94 Il ficus - II parte di A. Acampora
>> Non tutti sanno che...
100 Il pino silvestre di E. Ruo
>> Note di coltivazione
104 La defogliazione - II parte di L. Bragazzi 120

>> Tecniche bonsai


106 La scelta del vaso - II parte di A. Acampora
10
>> L’angolo di Oddone
112 L’acero di C. Oddone
>> Vita da Club
120 Gruppo Bonsaisti
88 Medio Valdarno - Sez. “Renzo Santini” di F. Santini
>> Un bonsai progettato per te
122 Un bonsai progettato per te di M. Andolfo
>> Il Giappone visto da vicino
124 Dolcezza e rimpianti di A. L. Somma
125 Mangiare con gli occhi.
L’estetica del cibo di A. Ricchiari
112 >> Che insetto è
129 Danni da stress ambientali - II parte di L. Bragazzi
34 122

104 100

91

78

22
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Il giardino Zen
riflessioni
di Gian Luigi Enny

C
hi cura un giardino zen si Mi convinco sempre di più
trova davanti ad una sem- che nella nostra longitudine, lontano
plicità minimalista fatta da un modo di credere, senza una
esclusivamente di pietra e cultura specifica e una guida spiritua-
ghiaia e il compito del curatore è di le, ci si cozza irreversibilmente in un
tracciare solchi con il rastrello o di mondo a noi sconosciuto.
raccogliere le foglie semplicemente Nonostante i miei inutili
perché questo è nell’ordine delle sforzi di comprendere i diversi pun-
cose che vanno fatte, accettando di ti interrogativi di questo modo di
far parte del vuoto entrando nello meditare, mi viene da pensare che,
spirito della pietra. anch’io nel piccolo mondo racchiuso
Concetti un po’ strampalati del mio giardino passo momenti di
e ottusi che da centinaia d’anni gli o- massima ricerca e di concentrazione,
rientali si dedicano, praticando quello standomene seduto a osservare i vari
che noi chiamiamo filosofia zen, riu- elementi, dai vegetali ai minerali, o
scendo nella meditazione a portare ai piccoli animaletti come farfalle, lu-
il loro io alla la scoperta della pace certole o una fila di formichine che vi
interiore, raggiungendo uno stadio dimorano e, inevitabilmente “medi-
che per la maggior parte di noi orien- to”.
tali, troviamo impossibile ed a volte Incomincio a elucubrare sulla
incomprensibile. Personalmente cre- conformazione rocciosa creatasi mi-
do che, per raggiungere momenti di lioni di anni fa, quando all’inizio tutto
questa profonda ascesi si debba vive- era un magma liquido e incande-
re per forza di cose in luoghi silen- scente mentre si mescola, sospinto
ziosi, dove il culto e la fede possono da un’enorme pressione di migliaia
impadronirsi di noi portandoci a rag- di tonnellate composta in prevalenza
giungere quel momento culminante da minerali, assumendo con il tempo
1 chiamato “zen”. e con le varie spinte forme di monti e

6 Il giardino zen - riflessioni -


- Gian Luigi Enny -
2

1. Apposito rastrello per la ghiaia

2. Farfalla di Vanessa su un fiore

3. Ginepro da giardino giappo-


nese

4. Magma primordiale
3
di avvallamenti. Continuo a immaginare questo enorme albero, alla sua orma, al suo modo di crescere, e soprat-
pentolone che con il passare degli anni si raffredda lenta- tutto al suo complesso capillare di radici che sprofondan-
mente assumendo diverse forme, questo complesso roc- do nel terreno vanno alla ricerca di nutrimento composto
cioso che viene martellato nei secoli da continue piogge e da minerale descritto poc’anzi, che in parte ridotto ora-
forte venti e come se non bastasse, disgregato da violenti mai in microscopiche particelle composte in maggioran-
terremoti e calamità naturali di ogni genere, portato poi za da azoto, fosforo, potassio e altri micro elementi sono
dalla corrente dell’acqua a centinaia di chilometri, fino diventati un alimento indispensabile alla crescita di tutti
quando una persona come me raccoglie la pietra per por- i vegetali, che assorbiti dai capillari vengono trasportati
la nel proprio giardino. con la linfa ascendente fino alle foglie e una volta esposte
E ora io me ne sto qui a osservare questa pietra al sole avviene un fenomeno chiamato fotosintesi dove,
con tutti i suoi anni ricoperta dalla patina del tempo, e in poche parole la pianta riesce a trasformare il minerale
cerco di indovinare, quante cose ha visto e se potesse inorganico in zuccheri, sostanza organica. Un fenomeno
parlare quante cose avrebbe da raccontarmi? Come se che a pensarci bene ha quasi del miracoloso, non solo ma
non bastasse continuo con la fantasia a immaginare un se pensiamo poi che gli animali che si nutrono dei vegetali

Il giardino zen - riflessioni -


- Gian Luigi Enny - 7
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

a loro volta nutriranno altri mam-


miferi compreso l’uomo, possia-
mo dire che tutti gli esseri viventi
si nutrono alla fine di minerali cioè
di pietra, praticamente dall’inizio
di quest’articolo
quest’articolo ilil cerchio
cerchiosisichiu-
chi-
ude,sembra
de, sembrauna unastoriastoria
un un
po’ po’
ro-
romanzatama
manzata machecherichiede
richiede una
profonda meditazione, pensate
solo sull’incapacità dell’uomo che
nonostante la sua conoscenza e
la sua tecnologia, non è ancora
arrivato a tutto ciò. Vi immagi-
nate se l’essere umano riuscisse
a trasformare come le piante i
minerali in alimento organico, in
questo modo praticamente ver-
rebbe risolto la fame nel mon-
do, essendo il nostro pianeta
5
6

8 Il giardino zen - riflessioni -


- Gian Luigi Enny -
composto in gran parte da roccia.
Per concludere, forse non
raggiungerò mai la concentrazio-
ne del meditare di un monaco
buddista, ma questi concetti li ho
capiti molto bene, standomene
seduto di fronte al mio giardino
un mattino di fine estate, mentre
un tiepido sole mi accarezzava
delicatamente.

5. Complesso roccioso in un giardino Zen


6. Tiepido sole di fine estate
7. Pino Loricato
7

Il giardino zen - riflessioni -


- Gian Luigi Enny - 9
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Olivi di Puglia:
gli olivi del Gargano di Daniele Abbattista

L’olivo (Olea europea) è il frutto di una selezione millenaria


dell’ Olivastro (Olea europaea L. var.oleaster), ed i primi ritrova-
menti, delle foglie fossili, risalgono a circa un millennio di anni fa,
ma le scoperte in Puglia, a Torre a Mare (Ba) e Fasano, a sud di Brin-
disi, risalgono invece al Neolitico (5000 a.C.) . In questa zona infatti
a tutt’oggi si possono ammirare gli olivi forse più vecchi di Puglia.
Lo storico Erodoto (484-425 a.C.) riteneva che solo ad
Atene e in nessun altro posto ci fossero gli ulivi e secondo la mi-
tologia greca fu proprio la dea Atena a piantare il primo olivo.

10 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano


- Daniele Abbattista -
Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano
- Daniele Abbattista - 11
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Per i Greci l’olivo era conside-


rato una pianta sacra (simboleggiava
la forza, la fede e la pace), tanto che chi
la danneggiava o peggio sradicava, era
punito con l’esilio, considerazione che
un minimo dovrebbe impensierire i rac-
coglitori. Le prime coltivazioni di olivo,
invece, sono state rinvenute nel sud del
Caucaso e, secondo gli storici, via via si
estesero alle isole di Rodi, Cipro, Creta e
poi in tutto il bacino del Mediterraneo.
La Puglia è sempre stata terra
di conquiste e nei millenni si sono suc-
ceduti fenici, greci, arabi, normanni,
spagnoli, francesi. Ogni popolo in modo
più o meno pacifico ha contribuito ad
apportare alcune sue abitudini e ca-
ratteristiche e si ritiene che le prime
piantagioni intensive di olivo sul Gar-
gano, siano state portate addirittura dai
greci.
Il clima secco, caldo, assolato
e ventoso del Gargano ed il suo ter-
reno calcareo unito al microclima ma-
rino, hanno determinato un habitat
ideale per lo sviluppo dell’olivo, cosa
da non trascurare in corso di coltivazio-
ne bonsai. L’olivo e l’olivastro amano
terreni molto drenanti, detestano
l’umidità e scialano in pieno sole e
con temperature non troppo rigide.

12 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano


- Daniele Abbattista -
Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano
- Daniele Abbattista - 13
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

I venti marini e le condizioni estreme


hanno determinato un portamento spesso con-
torto e quasi sempre sofferto, con tracce evi-
dentissime, in quasi tutti gli esemplari che ho
potuto osservare, di fuoco ed avversità atmo-
sferiche che lasciano delle tracce per noi bon-
saisti (e non solo) estremamente affascinanti.

La mia famiglia è pugliese e credevo


di conoscere bene il promontorio garganico
ma non finirò mai di ringraziare il mio caro
amico Antonio Conte per avermi fatto scopri-
re il Gargano meno turistico, più intimo, direi
primordiale. Dalle alte praterie ricche di lecci
e roverelle, alle scogliere frastagliate con olivi,
pini d’aleppo, rosmarini e ginepri fenici incas-
tonati nella roccia, ad impreziosire una terra
già baciata dalla generosità divina.
 
Le forme più incredibili, i bunjin natu-
rali ed i merletti scavati nel secco che nessun
artista del bonsai potrà mai riprodurre. Niente
da invidiare agli olivi del barese, che persino il
grande maestro Kimura si è recato ad osser-
vare.

Osservare in natura gli olivi è una fon-
te di ispirazione senza fine. Tra le migliaia di
olivi che ho avidamente studiato, non ho mai
trovato un olivo che assomigliasse a molte
delle forme innaturali che vedo spesso in giro
per le mostre bonsai. A maggior ragione in
queste antiche foreste di olivi da tempo incolti

14 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano


- Daniele Abbattista -
Il 2007 fu, per l’Italia, un anno disastroso a causa degli incendi boschivi; incendi che furono, dalle note
del ministero dell’ambiente, 534 e di questi ben 132 nella sola regione Puglia. Per la Puglia fu disastro
ambientale di vaste proporzioni se si considera il numero dei roghi del 2007 rispetto a quelli degli anni
precedenti in questa meravigliosa regione: 2003 - 64 roghi, 2004 - 41, 2005 - 29, 2006 - 25, 2007 - 132.
Le zone più colpite furono: Peschici e la località di Torre Colimena nel territorio di Manduria (Taranto),
l’oasi protetta di Torre Guaceto sulla costa brindisina. La tragedia degli incendi nella sola estate del
2007 costò la vita a dieci persone e portò l’allora ministro dell’ambiente, Alfonso Pecoraro
Scanio, chiedere maggior repressione e a denunciare che dal 2000 al 2007 non c’era ancora
stata una sola condanna definitiva per i piromani processati.

Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano


- Daniele Abbattista - 15
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

e quindi liberi di assumere una forma feno-


tipicamente naturale e scevra da potature ed
addomesticamenti finalizzati ad una mag-
gior produttività o facilità nella raccolta.
 
Schema invece non applicabile
all’olivastro che tende al contrario a formare
forme compatte e cespugliose, più riconducibi-
li a molte delle opere bonsai, dichiaratamente
“coniferose” che siamo abituati ad ammirare.
 
Con un po’ di timore per l’ira della dea
Atena ho portato con me dei magnifici esem-
plari di olivo selvatico, che spero un giorno
assomiglino a queste meraviglie che Antonio
e, credo, Zino Rongo e pochi altri bonsaisti,
stanno creando in tanti anni di passione e cura.
Veniteci a trovare, la Puglia è meravigliosa.

16 Olivi di Puglia: gli olivi del Gargano


- Daniele Abbattista -
Dal mondo del Bonsai & Suiseki <<

Inchiostrodi Daniela ‘Myoei’ Di Perna


misterioso specchio
“ Silenzio. Per un momento il tempo sembra fer-
marsi. Finché la punta del pennello non tocca il
foglio ed il calligrafo inizia a muoversi nello spazio
bianco del foglio di carta di riso, si trattiene il
respiro. E’ un salto nel vuoto, un tempo sospeso
fra la vita e la morte. Un tempo in cui si cela
il segreto del mondo, il mistero dell’intuizione

” I
creativa. Poi, la danza, o forse la battaglia, inizia.

l calligrafo, perfettamente concentrato,


esegue, senza sforzo, uno dopo l’altro,
dei tratti di pennello. In un attimo tutto
è compiuto. Probabilmente quello stesso
carattere è stato eseguito centinaia di volte.
Ma, ogni volta, ciò che resterà impresso sulla
carta, sarà unico ed irripetibile.
Sarà l’espressione di ciò che è, in quel
preciso momento, l’unione fra la mente, il
corpo e lo spirito del calligrafo. Non saranno
ammessi ritocchi o correzioni. Lo shodoka
davanti al foglio bianco, come il samurai da-
vanti all’avversario, non può esitare, non può
tirarsi indietro e ogni volta la “battaglia” sarà
per la vita o per la morte. Mi piace ricordare un
passo dell’Hagakure “Davanti all’alternativa
della vita e della morte è preferibile scegliere la
morte”.
Per l’artista calligrafo la battaglia co-
mincia molto prima dell’esecuzione della sua
opera d’arte: si realizza, ogni volta, durante gli
anni di paziente esercizio di copiatura dei testi
di antichi maestri, cinesi e giapponesi. Ogni
volta in cui egli tenta di cogliere lo spirito che si
nasconde dietro la scrittura di questo o di quel
maestro e di rivelarne l’essenza attraverso la
sua esecuzione. Quando realizza la sua opera,
lo shodoka compie con decisione un gesto che
contiene in sé la sapienza di migliaia di anni
e di innumerevoli ripetizioni di quello stesso
gesto.
Ad un certo punto, quel tratto,
quel carattere, quella poesia, eseguita in
un determinato momento, arriverà ad es-
sere l’espressione della sua personale intui-
zione creativa, qualcosa che sarà andato
molto oltre il mero esercizio di copiatura.
Inchiostro, misterioso specchio
- Daniela ‘Myoei’ Di Perna - 17
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Per indicare l’arte della calligrafia in giapponese nell’opera d’arte che egli compie. Praticare lo
si utilizza il termine Shodō. Questa parola è com- shodō significa, quindi, coltivare il Ki ed attraver-
posta da due caratteri: sho e dō che significano so la pratica perfezionare qualità fisiche e mora-
scrittura e via. li come il coraggio, l’autostima, la disciplina, la
costanza, il disprezzo della morte.
Lo shodō è libertà. È una libertà raggiun-
ta attraverso anni di pratica ed esercizio. Quando
si è completamente dentro l’azione della pratica
sho dō
si raggiunge uno stato di mushin. Utilizzo questo
Si intende, quindi, la via della scrittura o termine, caro allo zen come alle arti marziali,
meglio la scrittura come via. Si tratta, infatti, di per indicare quella condizione, rara e molto par-
una via interiore, di una strada, da percorrere fi- ticolare, in cui si realizza un vuoto creativo nello
sicamente ma anche moralmente; è comprensi- spirito dell’uomo. Si tratta di un momento in cui
bile come il percorso, ovvero il processo, diventi non si pensa più ed in cui è finalmente possibile
molto più importante dell’obiettivo raggiunto. agire senza l’intervento del pensiero. È in quel
In questo senso, la pratica della via è profonda- momento che intuizione e azione diventano si-
mente trasformativa per chi la compie. multanee. L’artista calligrafo ha compreso, pensa
Non si può parlare delle arti giapponesi senza pensare, sa senza sapere, agisce al di là
senza fare riferimento allo Zen che esercita in dell’intenzione; senza più dubbio, prenderà in
Giappone un influsso decisivo su tutte le arti, tras- mano il pennello ed eseguirà un’opera d’arte.
formandole in arti che hanno come fine la ricer- Praticando costantemente ho capito che
ca di sé ed il perfezionamento interiore di chi le affinché ci sia armonia nella pratica della scrit-
pratica. Attraverso la pratica di un “Dō”, una Via, tura è necessario far lavorare insieme mente e
marziale (aikidō, karate-dō, judō, kendō, kyudō) o corpo; poiché la relazione del corpo con la mente
artistica (shodō, chadō) può accadere, a chi prati- è estremamente profonda. La mente, lo spirito,
ca molto profondamente, di arrivare a conoscere controlla il pennello che potremmo dire essere un
intimamente se stesso. prolungamento del corpo. Il ritmo dello shodō,
In effetti, a nostra insaputa, l’esercizio percepibile soprattutto nello stile corsivo e semi-
continuo ci porta molto lontano, oltre il limite che corsivo, si riflette nel movimento dinamico del
noi stessi ci prefiggiamo di raggiungere. Talvolta, pennello e perché sia fluido è necessario che oltre
arriviamo perfino ad intraprendere una battaglia alla sapienza della tecnica ci sia anche una perfetta
spirituale. La pratica diventa così un modo per conoscenza del proprio corpo, è necessario saper
“combattere” le illusioni dell’ego; quelle illusioni dosare forza e leggerezza. Questa conoscenza
che ci impediscono di mettere a fuoco la nostra non è mai raggiunta una volta per tutte, non si è
reale natura. Come in uno specchio, alle volte non mai conosciuto se stessi fino in fondo, poiché noi
senza dolore, riusciamo a vedere il nostro io più siamo in continuo mutamento. È questo il nostro
profondo. Si tratta di uno specchio sapiente, nel esercizio, continuare a praticare per continuare a
quale, improvvisamente, possiamo intravedere il riconoscere noi stessi.
segreto dell’universo, un luogo in cui si uniscono Segno nero e spazio bianco nell’opera di
tutti gli opposti. shodō dialogano fra loro intrecciando un discorso
Un’opera di shodō riflette noi stessi, fatto di sussurri e grida. Un dialogo allo specchio
come noi non siamo capaci di vederci, potrem- che ha luogo sulla carta di riso, dove a volte il non
Shodaka: praticante mo definirla lo specchio del Ki. In effetti, la trac- detto, ovvero lo spazio bianco, è tanto eloquente
di shodō. quanto il detto, lo spazio nero, quello scritto.
cia d’inchiostro lasciata dal pennello sulla carta,
“Il codice segreto del samu- rivela un ritmo che esprime chiaramente lo spiri- Dove è possibile, ad esempio nelle entrate o nelle
rai, Hagakure” - Yamamoto Tsu-
netomo, cap.I, pag. 25; Luni edi- to dell’artista calligrafo, il suo Ki. Rispecchia, re- uscite del pennello, riconoscere il frastuono del
trice, Milano - Trento, 2000. interpretandola, una parte molto profonda che vento che soffia nell’anima del calligrafo che e-
Ki: Con questo termine si indica giace nella sua coscienza e che spesso è molto dif- segue una poesia in gyosho o in sosho oppure la
la forza, l’energia che è in ogni
organismo dell’universo. ficile rivelare. La pratica, alimentata attraverso un potente carica di energia che si nasconde nel raf-
rigoroso esercizio di ripetizione, diventa un modo finato bisbiglio del pennello nello stile kana.
Gyosho e Sosho: corsivo e semi-
corsivo. Sono due dei cinque stili per forgiare lo spirito e per rafforzare il Ki; essa L’artista calligrafo scrive sulla carta un
dello shodō; kana è il termine
generico con si indicano i due genera un graduale cambiamento, quasi inconsa- segno che è solo una parte di un gesto che comin-
sillabari giapponesi hiragana e pevole, della coscienza e della vita in generale. cia dal nulla e va verso il nulla.
katakana
Nello shodō il movimento dinamico del Circa dieci anni fa, una domenica
Zazen: è la pratica della medi-
tazione seduta comune a tutte le pennello esprime la forza spirituale dell’artista d’autunno, partecipai ad una lezione di shodō te-
scuole zen. calligrafo, il suo Ki risulta quindi ben visibile nuta dal Maestro Norio Nagayama. Non avevo la
Le foto sono state tratte dal sito web: www.shodo.it

18 Inchiostro, misterioso specchio


- Daniela ‘Myoei’ Di Perna -
più vaga idea di cosa trattasse, avevo solo sentito che si in- praticare lo shodō ho percepito immediatamente quanto
segnava a scrivere e questo mi era bastato. Passai la lezione fosse raffinata quest’arte, ma soprattutto ho intuito che cela-
seduta a terra a lavorare sul tratto orizzontale e su quello ver- va qualcosa di sacro, un forte valore religioso. Sento che nella
ticale, mi sentii come una bambina al primo giorno di scuo- pratica dello shodō si cela un segreto, un mistero e questo la
la. Fu molto faticoso, le caviglie indolenzite, una rigidità ai rende ai miei occhi estremamente affascinante. Con gli anni
muscoli del collo che mi portai dietro per diversi giorni. Ma fui la pratica dello shodō, così come quella dello zazen, sono di-
profondamente impressionata, qualcosa mi aveva toccato il ventate parte inscindibile della mia stessa vita.
cuore. Per anni non persi nemmeno una delle lezioni. Un’opera di shodō sul foglio di carta, specchio della
Attraverso l’insegnamento del Maestro Nagayama ho nostra stessa forma. Ci dice di noi, una verità chiara, impla-
avuto l’opportunità di incontrare lo Shodō e da dieci anni con- cabile, spesso anche scomoda. È in grado di riflettere le esi-
tinuo a percorrere questa Via: frequento le sue lezioni mensili, tazioni, la forza, il respiro, del corpo e del cuore, della mente
appuntamenti della durata di una giornata, e spesso i semi- e dello spirito. Quel riflesso d’inchiostro siamo noi, è la nostra
nari intensivi di tre, quattro giorni o anche di una settimana. gioia e la nostra paura. L’inchiostro, specchio nobile e miste-
Ogni volta ho l’impressione di lucidare uno specchio sporco e rioso, è capace di rivelare il nostro lato più oscuro, di penetrare
opaco e di acquisire limpidezza e spontaneità. Quando ho ini- il nostro io più profondo, ci concede la libertà di fare un passo
ziato a praticare lo shodō, già da qualche tempo frequentavo in più, verso l’autoconsapevolezza ma anche verso l’ignoto.
un Dojo in cui praticavo lo zazen ed iniziavo allora, attraverso C’è un passo di un testo tradizionale dello Zen Soto l’Hokyo
una pratica rigorosa, ad apprendere il significato di concetti Zan Mai, scritto dal Maestro Tozan (807-879), al quale sono
come tenacia, non paura e consapevolezza del gesto. particolarmente affezionata, le cui parole mi risuonano spes-
Ho sempre amato scrivere a mano ed esercitare la so nella mente quando osservo un’opera di shodō. Recita così:
calligrafia, ricopiare poesie o interi passaggi in prosa. In gio-
ventù mi incuriosivano le biblioteche antiche e moltissimo il ”Al prezioso specchio la forma guarda il riflesso
lavoro dei monaci amanuensi. Tuttavia, quando ho iniziato a
tu non sei quello ma quello è te.”

Inchiostro, misterioso specchio


- Daniela ‘Myoei’ Di Perna - 19
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
Riflesso
d’inchiosto

Ki kyo
“specchio del ki”

Firma del calligrafo


con relativo sigillo
Jokyo “tuo specchio”

20 Inchiostro, misterioso specchio


- Daniela ‘Myoei’ Di Perna -
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

“ Beh! Chi scrive articoli o


recensioni deve per forza avere la
“penna facile”, ingegnarsi con le pa-
role, ma... davanti a questa “Mostra
delle meraviglie” il serraglio delle
emozioni magicamente si è aperto,


facendo tutti poeti.

SUISEKI
Opere d’Arte della Natura
“CALVARI (San Colombano Certenoli) Sala Simonetti del Lascito Cuneo”
29 agosto - 6 settembre 2009
di Luciana Queirolo

Ho letto l’articolo di una giornalista (I.M.) e già il titolo era tutto un programma:
“Pietre sorprendenti: quando il più umile dei materiali diventa un tesoro da collezione”; ma
sfogliare le annotazioni sulle 39 pagine del “registro delle firme” può bastare, per avere una
fonte generosa a cui attingere:

- Pietre che... scaldano il cuore -


- Animali fantastici, montagne incantate: cose mai viste! -
- L’emozione cancella le parole -
- Doni della Natura, meravigliosi sogni in miniatura -
- Educare lo sguardo, esercitare la fantasia, far vivere le pietre -
- Pietre piene di magia: altro che sculture moderne! -
- La Natura regala tesori a chi sa vederli -
- Quanto sono belle! Quante emozioni!........ -

22 Suiseki: opere d’arte della natura


- Luciana Queirolo -
Il Secolo XIX ha pubblicato per una intera settimana un tagliando da rita-
gliare e compilare: “Date un nome ai Suiseki” e per una settimana ha riproposto
le foto di sei pietre di Andrea e Mirella: sei suiseki che potevano essere studiati 1
attentamente e da vicino, perché esposti in Mostra a Calvari (Fig. 1).
Provate anche voi ad indovinare quale interpretazio- le linee eleganti, slanciate, sinuose, per le emozioni che la sua
ne hanno dato, Mirella ed Andrea, a queste sei pietre e poi bellezza suscita in noi, oppure (e anche) per le fantasie che sol-
confrontate le vostre risposte con il risultato del Concorso: leva nella nostra mente quando cerchiamo di trovarvi una im-
un esercizio interessante, un test affidabile, considerando le magine nota, quando tentiamo un accostamento con qualche
risposte pervenute da 268 partecipanti (Fig. 2)! cosa di già visto ma indefinibile.
Il Comitato del “Lascito Cuneo” ha usanza di pub- Salvo i casi, non frequenti, in cui la “lettura” è resa
blicare quelli che Renato Lagomarsino ama chiamare “Qua- facile da una forma conosciuta, l’osservazione di un suiseki
derni”; ma più che un Opuscolo od un Catalogo delle pietre genera quasi sempre differenti e suggestive interpretazioni. E’
esposte (almeno nel caso dei suiseki degli Schenone) il Qua- per questo che molti sono contrari a far conoscere il cosiddetto
derno è stato concepito come un vero e proprio manuale in- “nome poetico” assegnato alla pietra da chi l’ha trovata. O-
formativo sull’Arte del Suiseki, comprendente: il Significato, gnuno infatti deve essere libero di farne la propria “lettura”, di
la Storia; l’Essenza del Suiseki; la Ricerca e la Preparazione; mettere a prova la propria capacità di immaginazione.
la Classificazione; l’Esposizione; un po’ di storia degli Unici Luciana Queirolo, innamorata dei suiseki, ha voluto
di Liguria e dei coniugi Schenone; gli aspetti petrografici e proporre, proprio per questo “Quaderno” dedicato alla col-
geologici; la … “Lettura” dei suiseki. lezione dei coniugi Schenone, quattro esempi di “lettura”. Una
Scrive Lagomarsino: “Per noi occidentali è quasi im- “lettura” molto personale, intessuta di poesia, certamente in
possibile “leggere” i suiseki secondo i canoni filosofico-religiosi parte anche fantasiosa ma tale, tuttavia, da far capire che
degli orientali. Ciò che guida la nostra “lettura” è l’aspetto es- cosa si può provare osservando un suiseki.
tetico unito alla liberazione della nostra immaginazione. Pos- Al di fuori di questi quattro esempi, le fotografie riprodotte nelle
siamo apprezzare un suiseki per la sua forma armoniosa, per pagine che seguono sono rigorosamente mute, anonime, prive

Suiseki: opere d’arte della natura


- Luciana Queirolo - 23
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

2
del loro “nome poetico”… in questo
modo ognuno potrà sbrigliare la pro-
pria immaginazione. Ed è questo il
bello, il piacevole dei suiseki”.

La vela
3

La zavorra, il peso, ciò che la


tiene ancorata al piano di appoggio (sim-
bolicamente, la barca che solca il mare)
otticamente, è il legno. La forma sinuosa
e sottile rende una pietra più leggera di un
“nodo” di legno! Palpabile è la levigatez-
za della superficie: carezzata dall’acqua
per migliaia di anni, ora pare materia
malleabile, cedevole al primo soffio di
vento.

24 Suiseki: opere d’arte della natura


- Luciana Queirolo -
Abbraccio Pellegrino

Viandante, frate questuante... un uomo che


Simbolicamente, fusione di due creature. ha molto camminato e che ha molta strada
Come solo una madre con suo figlio. E’ ancora da fare. In pochi tratti, in quella inclinazione,
l’età della gioia, della condivisione, del gioco. stanchezza, passo pacato e ritmico, sguardo
Per quel piccolo, la madre è ancora l’unico sulla via da percorrere e mente avvolta nella
riferimento a cui guardare: per piangere o per pace appagante di una meta sicura e di una
gioire, per ricevere amore e sostegno. 4 ricompensa non terrena. 5

Gengis Khan « ...Io non vengo dal barbaro Nord. Indosso le


stesse vesti e mi sfamo dello stesso cibo dei pa-
stori e dei mandriani. Facciamo gli stessi sacrifici
e ci dividiamo le ricchezze. Guardo alla Nazione
come ad un figlio appena nato e mi curo dei miei
soldati come se fossero i miei fratelli... »

Pietra stupefacente in cui non leggo Aggressività o Ferocia,


ma Fierezza, Determinazione, Volontà incrollabile, piena
Coscienza delle proprie capacità e Fiducia in se stesso. 6

Suiseki: opere d’arte della natura


- Luciana Queirolo - 25
Il giardino di
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

Bruno Beltrame

26 Il giardino di Bruno Beltrame


- Luca Bragazzi -
I
1 l giardino giapponese che abbiamo il piacere di presentarvi è
un raro esempio di eleganza e armonia tra i vari elementi che
lo compongono. Sito in Gorizia, vicino Trieste in Friuli Venezia
Giulia, questo giardino è la cornice dell’abitazione del Sig. Bru-
no Beltrame.
Bruno è il proprietario di questo meraviglioso spazio, ed
è già conosciuto in campo bonsaistico per i numerosi riconosci-
menti conseguiti dai suoi importanti esemplari bonsai che com-
pongono la collezione e di cui approfondiremo meglio in seguito.
L’ingresso principale del giardino è già di per se un’opera
d’arte: gli ospiti sono accolti in un angolo in cui rocce di diverse di-
mensioni e cespugli di azalee a palla di diversa grandezza abbrac-
ciano il tronco del vero protagonista: un maestoso pino a cinque
aghi dell’altezza di circa 4 metri, che protendendo il primo ramo
sul sentiero d’ingresso, offre il suo benvenuto (Fig. 1). Di grande
impatto estetico è anche il frangivento in bamboo posto dietro al
grande Pino, presente anche in altre zone del giardino è stato pro-
gettato e realizzato personalmente dal proprietario che spiega
fungere anche da separè tra i vari ambienti (Fig. 2).
Un aspetto importantissimo di questo giardino è rappre-
sentato dall’acqua: in due distinte zone, infatti, sono presenti la
classica fontanella in bamboo con tsukubai con annessa lanterna
in pietra ed un fantastico laghetto.

Il giardino di Bruno Beltrame


- Luca Bragazzi - 27
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki

3 4 5

Ma le vere protagoniste di questo affascinante an- 8


golo di natura sono le carpe Koi che al suo interno ci vivono:
tredici esemplari di diverso colore e grandezza, tutte molto
imponenti, ma allo stesso tempo calme ed estremamente so-
cievoli, infatti, lasciano accarezzarsi senza dar segni di paura.
Questi pesci così miti e pacifici, vengono scrupolosamente
curati e vengono loro riservate cure quotidiane attente e
specifiche (Fig. 6, 7). Il giardino fin qui descritto, potrebbe già
bastare per gli appasionati di quest’arte, ma il tutto è la cor-
nice alla collezione bonsai.

L’intera collezione è composta da esemplari bon-


sai molto noti e vincitori di numerosissimi premi, firmati dai
Maestri bonsaisti più rinomati sia italiani, europei, ma anche
giapponesi. Tutti gli esemplari sono collocati su piedistalli in
acciaio appositamente studiati e costruiti, di modo che potes-
sero integrarsi stilisticamente senza mai mostrare invadenza
nel contesto.
Ogni angolo del giardino custodisce bonsai di grande
pregio (Fig. 9, 10, 11, 12, 13, 14), ma per rimanere veramente
a bocca aperta, basterà fermarsi dinnanzi alla punta di dia-
Non è facile descrivere le emozioni e i pensieri che mante della collezione: l’imponente Pinus Mugus il cui autore
attraversano la mente dell’ospite che per la prima volta ha è stato Pius Notter. Collocato su un piedistallo, isolato dal
l’opportunità di osservare tutta l’intera collezione… sicura- resto della collezione, il pino in questione, lascia interdetti
mente la prima sensazione è di disorientamento: infatti si quanti lo osservano: le sue dimensioni, la sua struttura ed i
crede per qualche istante di trovarsi in Giappone, sia per il con- suoi particolari lo rendono tra i bonsai più famosi della storia
testo, ma soprattutto per il pregio degli esemplari custoditi. europea (Fig. 15, 16, 17, 18, 19).

28 Il giardino di Bruno Beltrame


- Luca Bragazzi -
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Il giardino di Bruno Beltrame
- Luca Bragazzi - 29
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
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30 Il giardino di Bruno Beltrame


- Luca Bragazzi -
Il giardino di Bruno Beltrame
- Luca Bragazzi - 31
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
La collezione così composta, si pone
sicuramente al vertice delle più importanti
d’Europa, dando lustro anche al panorama
bonsaistico italiano.
Ogni angolo, ogni aspetto del giar-
dino che abbiamo avuto il piacere e l’onore
di descrivere e presentarvi denota il buon
gusto del suo proprietario, che ringraziamo
per aver messo a disposizione la visione di
una realtà bonsaistica speciale ed esclusiva.

16

17 18

19 20

32 Il giardino di Bruno Beltrame


- Luca Bragazzi -
>> Mostre ed eventi

XII Congresso A.I.A.S.


11-13 Settembre 2009
Centro Esposizioni ‘Conza’, Lugano (Svizzera)
di Luciana Queirolo

C
ome soci fondatori della Associazione Italiana
Amatori Suiseki, decidemmo che la Mostra-
Congresso Annuale sarebbe stata “itinerante”:
ospitata da club, istituzioni o strutture che
ne facessero richiesta, in grado di sobbarcarsi l’onere
dell’organizzazione logistica e presentati e garantiti dai
soci. La nostra sede sociale di Castelfranco sarebbe stata
la risorsa risolutiva, qualora non vi fossero candidature
quanto meno attendibili.
Per questo dodicesimo Congresso, inseguen-
do due nostri soci ticinesi, ci siamo spinti “Oltralpe”, in
Svizzera, splendidamente ospitati dal Bonsai Club Ticino,
Amedeo ed Enzo non sono neppure i nostri soci più lon-
tani avendo, tra gli iscritti, anche quattro amici spagnoli.

34 XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo -
1

1 - Centro esposizioni ‘Conza’, Lugano (Svizzera)


2 - Martin Pauli
2 L’intento di questo nostro vagare ha il du-
plice scopo di far conoscere ed apprezzare l’Arte
dell’Osservazione delle pietre al maggior numero pos-
sibile di visitatori e l’essere di supporto al socio che
si sentisse svantaggiato a causa della distanza che lo
separa da nuclei più nutriti di appassionati del suiseki.
La distanza ha spaventato i soci più… panto-
folai, riducendo anche il numero delle pietre in mostra
che, comunque sono state più che sufficienti a riempire
i tavoli assegnatici: 54 le pietre; alcune consegnate per
conto di soci assenti; 17 i soci presenti all’Assemblea
Generale, più un paio presenti la domenica.
Per il 2010, abbiamo tre candidature: stiamo
esaminando ogni possibilità… e chissà che, tra i due
litiganti, non sia l’ultima proposta arrivata a goderne!
Il Trofeo AIAS 2009 è andato ad una mia pietra
medio-piccola, che era stata giudicata come prima
classificata nella Categoria delle “Pietre Paesaggio”.
A tal proposito, l’assemblea dei soci ha deciso
che, dal prossimo anno, l’assegnazione dei premi su-
birà una modifica: per prima cosa, verrà selezio-
nata la pietra ritenuta migliore, vincitrice del Tro-
feo; questa verrà così ritirata dalla competizione per
l’assegnazione degli altri premi di Categoria.

Quest’anno, l’Ospite d’Onore e Giudice Unico,


sig. Martin Pauli, dalla Svizzera, ci ha donato giornate
di insegnamenti costruttivi sul suiseki e sulla tradi-
zione culturale giapponese, fugando parecchi dubbi o
incertezze. I patrocini di UBI ed IBS, hanno contribuito
ad incrementare il numero dei premi, già di per sé nu-
trito ( primo, secondo e terzo per ogni categoria in
2
concorso, per un totale di 5 Categorie).

XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo - 35
>> Mostre ed eventi

3
4 6

3 - Pietra paesaggio “Struggente nostalgia” - Luciana Queirolo

4 - Pietra paesaggio “Monte Fuji” - Ettore Gardini

5 - Espositori multipli “Il guardiano del parco” - Carlo Laghi


7 - Espositori multipli “Notturno” - Cesare Fumagalli
6- Pietra paesaggio “La nuvola di pioggia bagna le mie vette” -
Claudio Villa 8 - Pietra oggetto “Vecchia capanna” - Lorenzo Sonzini

36 XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo -
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9 - Pietra oggetto “Da Roma a Compostela” - Mario Ferrari

10 - Biseki “Dune” - Primangelo Pondini

11 - Pietra oggetto “I draghi” - Giuseppe De Vita

12 - Biseki “Dietro il velo” - Giuseppe De Vita

13 - Espositori multipli - Angelo Attinà


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XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo - 37
>> Mostre ed eventi

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17 - Pietre da ammirare “Vecchio albero cavo” - Luciana Queirolo

18 - Pietre da ammirare - Gianni Bonato


16
16 - Pietra oggetto “Figura umana” - Andrea Schenone
14 - Biseki “Notte stellata” - Elvira Manuti

15 - Pietre da ammirare “Verso il cielo” - Enzo Ferrari

16 - Pietre da ammirare “Drago nero” - Vito Di Venere

38 XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo -
Trofeo A.I.A.S. 2009
1° classificato categoria “Pietre paesaggio”
“Struggente Nostalgia” di Luciana Queirolo

Categoria “Pietre Paesaggio”


1° Classificato: “Struggente nostalgia”(“Yearning nostalgia”) di Luciana Queirolo
2° classificato: “Monte Fuji” (“Mt.Fuji”) di Ettore Gardini
3° classificato: “La nuvola di pioggia bagna le mie vette” (“Rainy cloud wets my sum-
mits”) di Claudio Villa

Categoria “Espositori Multipli”


1° Classificato: “Senza nome” di Angelo Attinà
2° classificato: “Il guardiano del parco” (“The park’s guard”) di Carlo Laghi
3° classificato: “Notturno” (“Nocturn”) di Cesare Fumagalli

Categoria “Pietre Oggetto”


1° Classificato: “Vecchia Capanna” (“Old hut”) di Lorenzo Sonzini
2° classificato: “I Draghi” (“Dragons”) di Giuseppe De Vita
3° classificato: “Da Roma a Compostela” (“From Rome to Compostela”) di Mario Fer-
rari

Categoria “Biseki”
1° Classificato: “Dietro il velo” (“Behind the veil”) di Giuseppe De Vita
2° classificato: “Notte stellata” (“Starry night”) di Elvira Manuti
3° classificato: “Dune” (“Dunes”) di Primangelo Pondini

Categoria “Pietre da Ammirare”


1° Classificato: “Vecchio albero cavo” (“old hollow tree”) di Luciana Queirolo
2° classificato: “Verso il cielo” (“Towards the sky”) di Enzo Ferrari
3° classificato: “Drago nero” (“Black Dragon”) di Vito Di Venere

Premio “Targa IBS”


Per l’assegnazione della targa IBS, Giudici Angelo Attinà ed Ezio Piovanelli, è stata
scelta la “pietra da ammirare” di Gianni Bonato “Senza nome”
Per chi non ne fosse a conoscenza, vorrei ricordare che dall’assegnazione del premio
IBS, di norma, vengono esclusi i suiseki degli Istruttori IBS.

Premio “Targa UBI”


Giudice: Marino Nikpal, alla “Pietra oggetto”, “Figura umana” (“Human shaped
stone”) di Andrea Schenone.

XII Congresso A.I.A.S.


- Luciana Queirolo - 39
>> Mostre ed eventi

IX So-Saku Bonsai Award


XIV Congresso IBS di Dario Rubertelli e Carlo Scafuri

Solo allora cominciamo a guardarci intorno. Gli


spazi espositivi sono stati divisi su due livelli. I bonsai de-
gli istruttori sono al piano terra, quelle degli altri al primo
piano. Fuori c’è un bellissimo giardino che ci aspetta ric-
chissimo di materiali interessanti.

S
Non sappiamo da dove partire, ogni tre passi è
ono le 16, siamo in viaggio da 10 ore. Napoli una festa! Incontriamo tantissime persone, moltissimi
è distante anni luce da Torino, per la preci- sono gli amici del Napoli Bonsai Club FORUM e che final-
sione dalla Fujisato Company presso Grange di mente abbiamo il piacere di conoscere dal vivo.
Nole. Siamo stanchissimi ma appena vediamo Siamo felicissimi, la stanchezza è solo un ricor-
l’entrata della Fujisato nuove energie ci pervadono, per do… e siamo solo al venerdì. Ci congediamo nostro mal-
fortuna… c’è ancora tanto da fare prima di poter riposare. grado ed andiamo a riposare, l’indomani apre la IX SO-
L’azienda è bellissima, ci accoglie con un’entrata SAKU BONSAI AWARD!
ordinata e con alcuni elementi tipici del giardino giap- A prima mattina siamo lì. Ci sono ancora moltis-
ponese che aiutano ad immergersi immediatamente sime persone che scaricano le piante e si affannano a por-
nell’atmosfera dell’evento. Ci sono grossi spazi per cari- tarle nei loro spazi, diamo una mano anche noi, si aiutano
care e scaricare e poi per parcheggiare, tutto in mezzo al tutti! E’ una vera sorpresa percepire chiaramente la feli-
verde ancora lussureggiante di campi e colline! cità e la spensieratezza di tutte le persone presenti. Non
Il tempo di salutare i presenti e cominciamo a sembra nemmeno una competizione.
scaricare la pianta di Carlo (Scafuri). L’organizzazione è Facciamo un giro tra gli esemplari esposti. E’
efficiente, espletate le formalità burocratiche sistemia- impressionante il livello della mostra. Stili diversi, mani
mo la pianta nello spazio assegnato… anche la shitakusa diverse ma tutte hanno prodotto bonsai che stordiscono
trova il suo posto nell’esposizione, tutto deve essere al la vista. Alcune, come sempre, si distinguono, e si can-
meglio! didano prepotentemente alla vittoria di uno degli ambiti

40 IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri -
Pino mugo - Bruno Beltrame

Suiseki - Percol
premi in palio. Però tutte trasmettono a chi le osserva,
qualcosa che resta dentro. Mi accorgo di parlare a bas-
sissima voce come quando siamo al cospetto di qualcosa
che merita rispetto. Carlo ed io siamo esterrefatti! Per-
sonalmente sono disorientato. All’altissima qualità delle
piante, testimonianza di professionalità e competenza, si
contrappone un clima spensierato e goliardico da parte
delle persone che sembrano partecipare ad una festa!
Cominciano anche le demo che vedono impe-
gnati istruttori provenienti da diverse scuole. Alcune sono
di livello altissimo, le piante prodotte avranno un futuro
importante, ne siamo certi. Due istruttori in particolare,
Marco Tarozzo e Federico Springolo, mentre lavorano, ri-
spondono volentieri alle molte domande del pubblico e si
prestano alle foto di rito.
Sono presenti moltissimi ragazzi e ragazze, ap-
passionati, curiosi o semplici accompagnatori, ma tutti
sembrano davvero interessati a quello che vedono. Ve- Suiseki - Geppino Mauriello
dere un professionista che lavora una pianta d’altronde
non è una cosa, a nostro avviso, che lascia indifferenti.
Carlo poi ha la possibilità di conoscere il piccolo
Axel, un undicenne tutto pepe dalla preparazione stra-
ordinaria che farà sicuramente sentir parlare di se e che
impareremo a conoscere meglio nei prossimi numeri del
Magazine!
Il pomeriggio poi è un condensato di emozioni.
Tre ragazzi preparatissimi, Gianfranco Rossi, Alfredo Sa-
laccione e Francesco Santini stanno per affrontare l’esame
che , superato, li porterà ad assumere la qualifica di
istruttori IBS. E’ il momento della prova pratica, hanno dei
materiali da lavorare molto belli. Contemporaneamente,
nella stessa sala, deve tenersi la “Borsa di studio”.
La formula è semplice. Agli iscritti viene
asse-gnato, previo sorteggio, un istruttore che farà da Tu-
tor durante la lavorazione di una pianta. Al termine della
Da sinistra: Franco Barbagallo, Fabrizio Petruzzello, Rocco Cic-
prova verrà scelta la pianta più meritevole e premiata ciarello, Stefano Frisoni
con una cifra da spendere come percorso di formazione

IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri - 41
>> Mostre ed eventi

Ginepro pfitzeriana - Marco Tarozzo Suiseki - Paolo Buonaiuto Ishizuki - Giovanni Genotti

presso l’istruttore che ha seguito il vincitore. meno ma mi impegno al meglio. Finisco il mio lavoro
Per una serie di fraintendimenti viene a man- giusto in tempo… le gambe sono di pietra. Ma quanto
care un partecipante. Io sono nella sala (come suole dirsi sono felice!
al posto giusto nel momento giusto) ed un istruttore mi Mi giro intorno e vedo i lavori dei tre esaminati
chiede se voglio partecipare. Sono combattuto. Pochi IBS: spettacolari! Resto a contemplare quelle piante,
minuti prima avevo detto a Carlo che il vedere tutte quando incrocio i volti di altre persone capisco di non es-
quelle meraviglie aveva fatto crescere in me una voglia sere il solo ad esser stato rapito da quei lavori. Peccato
impellente di lavorare una pianta… ed ecco a portata di solo aver perso la conferenza di Chiara Padrini sui suiseki,
mano questa possibilità. ed il video di Carlo Cippolini.
Non ho arnesi, lo dico e prontamente Roberto Ormai è ora di cena, un cambio veloce e siamo al
Raspanti mi offre i suoi; sono stordito, mi offrono di con- ristorante dove una sala accoglie i numerosissimi parte-
correre alla “borsa di studio” ed un istruttore mi offre i cipanti. Seduti vicino a me ci sono Carlo, Sergio Guerra,
suoi attrezzi… mi sono chiesto se fosse tutto vero. Le sor- Sergio Biagi, e subito dopo Bruno Beltrame, ancora non
prese non erano finite. Mancava ancora la cosa più impor- lo sa ma sarà una serata speciale per lui.
tante: la pianta da lavorare. Pochi minuti dopo la Fujisato Sandro Segneri, come un ospite premuroso, gira
Company, nella persona squisita di Massimo Bandera, mi attorno i tavoli e scambia una battuta con tutti, tra poco
offre una pianta a scelta da lavorare che, naturalmente, è il momento delle premiazioni! Sandro prende la parola,
finita la giornata, ritornerà ai legittimi proprietari. si alternano a suo fianco esponenti di spicco dell’IBS, del
Non ci sono parole per descrivere queste sen- BCI, dell’UBI e dell’AIAS nonché gli organizzatori delle Fu-
sazioni, Carlo mi guarda come se da un momento all’altro jisato Company che ringraziano i presenti ed auspicano
potessi cominciare a camminare sulle acque. un periodo di proficua collaborazione in nome dei bonsai
Precedentemente vengo assegnato a Stefano e dei suiseki.
Frisoni come Tutor il quale mi consiglia anche sul materia- Ci sono nuove idee da mettere in pratica, e tutti
le da scegliere. Frisoni è una delle persone che stimo di sembrano essere d’accordo. Si passa alle premiazioni
più per come fa bonsai… l’ho conosciuto poche fa e ades- vere e proprie, moltissimi sorrisi, facce emozionate, qual-
so è il mio tutor! Con molta pazienza mi da le prime dritte cuno è deluso, magari sperava in qualcosa di più!
ed il lavoro comincia. Le 4 ore più veloci della mia vita. Il Premio per autori viene assegnato a Bruno Bel-
Il lavoro prosegue frenetico, pulisci li, fila quel ramo, at- trame, il suo splendido pino mugo ha colpito tutti.
tento, il tirante ancoralo li. Stefano è un vulcano, io molto Menzioni di merito a Stefano Frisoni, a Rocco

Claudio Percol e Michele Andolfo Progetto a cura del sig. Tacconi Dario Rubertelli

42 IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri -
Cicciarello, e a Luca Bragazzi. I riconsciomenti
BCI sono per il bonsai a Rocco Cicciarello, per il suiseki a
Geppino Mauriello.
La Targa Presidente UBI viene assegnata per il
bonsai a Francesco Santini. 1° Trofeo FUJISATO Com-
pany viene assegnato per il bonsai a Luca Bragazzi, per il
suiseki a Claudio Percol.
La Borsa di studio viene assegnata al sig. Tacconi
che è stato seguito durante la sua lavorazione da Luca
Bragazzi.
Arriva il nostro momento. Viene assegnata a Gio-
vanni Genotti la prima targa Bonsai&Suiseki Magazine,
fortemente voluta dallo staff direttivo della rivista.
Vengono presentati i tre neo istruttori IBS che
ricevono l’applauso caloroso di tutti i presenti.
La cena prosegue fino a tarda ora tra commenti
e risate. Carlo ha esordito con una pianta splendida in
mezzo a piante di altissimo livello ed ha ricevuto i com-
plimenti di moltissimi addetti ai lavori… c’è di che essere
davvero soddisfatti! Mirto - Rocco Cicciarello
La domenica è un altro concentrato di emozioni!
Assistiamo alle due conferenze fissate per la mattinata.
La prima è tenuta da Massimo Bandera ed è incentrata

IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri - 43
>> Mostre ed eventi

Federico Springolo, Marco Tarozzo, Luca Bragazzi Gruppo in visita al giardino del M° Giovanni Genotti

Foto di gruppo nell’ingresso del giardino del M° Giovanni Genotti

sull’estetica giapponese. La seconda invece è tenuta da Luca Bragazzi e si focalizza sui concimi fogliari, conferenza
che ci chiarisce non pochi dubbi sull’utilizzo di questi prodotti.
Non abbiamo nemmeno il tempo per un panino, è ora di recarsi come pellegrini presso uno dei più bei posti da
visitare per un bonsaista… il giardino del Professor Genotti. Siamo a Carignano, la giornata è uggiosa ma non piove,
l’impatto è d’effetto. Il giardino è strapieno di essenze di tutti i tipi, personalmente vengo colpito dai boschi di picee.
Carlo si aggira con aria sognante tra i bancali ma non è l’unico. Marco Tarozzo, Francesco Santini, Federico Springolo,
Patrizia Di Giulio e gli altri sono visibilmente colpiti dalla bellezza e dal significato intrinseco che ognuna di quelle
piante porta con se. Tantissime foto fatte ma mai abbastanza in un luogo del genere; ce ne andiamo con qualcosa in
più dentro, tutti visibilmente appagati.

44 IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri -
Quando torniamo abbiamo il tempo di partecipare alla
conferenza sull’estetica di Michele Andolfo e per ammirare
il frutto delle altre demo prodotte in nostra assenza… sono
splendide. Passiamo le restanti ore chiacchierando tra le piante
della Fujisato, scambiandoci sensazioni ed emozioni per quello
che abbiamo vissuto in queste due magnifiche giornate.
Sono le 18 e la manifestazione è ufficialmente chiusa.
Sono tutti indaffarati a sistemare al meglio le piante e le attrez-
zature nelle auto, la stanchezza è tanta, la voglia di tornare a
casa si sente, due giorni così intensi si fanno sentire. Carlo ed
io però partiremo solo l’indomani per cui, sistemate le nostre
cose, ci rilassiamo chiacchierando con gli ultimi presenti.
E’ il momento giusto per scambiare idee con Sandro
Segneri, Massimo Bandera, Bruno Beltrame e Luca Bragazzi…
tra i protagonisti assoluti di questa mani-festazione. E’ buio
ormai, salutiamo ma non vogliamo ancora salire in macchi-
na… fosse per noi rimarremmo li per sempre… al terzo saluto
costringo Carlo a montare alla guida… noi c’eravamo e difficil-
mente dimenticheremo quei due giorni.
Pino silvestre - Roberto Raspanti

Suiseki - Angelo Attinà

Suiseki - Fujisato company

Olivo - Carlo Scafuri Pino silvestre - Oliver Barreau

IX So-Saku Bonsai Award -- XIV Congresso I.B.S.


- Dario rubertelli, Carlo Scafuri - 45
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Dalle pagine di Bonsai&News <<

Un facile
CE4176_29_31_scienza_2LD:Layout 1 4-08-2009 12:22 Pagina 29

Scienza bonsai

Un facile boschetto su lastra boschetto su lastra


di Nobuyuki Kajiwara di Nobuyuki Kajiwara

Nobuyuki Kajiwara, docente dell’Università del terra, non potendo svilupparsi nell’aria, ricrescono dall’inter-
Bonsai di Parabiago (Mi), presenta la creazione di no come se fossero state potate.
un piccolo bosco su lastra di ceramica
Come realizzare la composizione
Il concetto di arte bonsai del maestro Kajiwara parte da un Dopo aver preparato la lastra con le retine sui fori di drenaggio
profondo rispetto per la natura e in particolare per il fascino e e i fili di fissaggio per le piante, occorre innanzitutto creare un
il miracolo della vita vegetale, senza la quale nulla potrebbe argine che possa efficacemente trattenere la terra di coltiva-
esistere sul nostro pianeta. La tecnica è per lui uno strumento zione adatta alla crescita delle radici. Si tratta di un impasto di
per raggiungere il miglioramento della salute e delle qualità keto (70%) e akadama di granulometria media (30%, per fa-
estetiche della pianta, senza tuttavia entrare mai in conflitto vorire il drenaggio), lavorato con acqua per aumentare la con-
con le esigenze del suo ciclo vitale. sistenza viscosa. Con questo argine la lastra di ceramica ha le
La formazione del maestro Kajiwara è frutto dell’apprendi- caratteristiche di un vaso, ma la facilità di coltivazione della la-
stato presso il rinomato vivaio di Terukichi Kato, ma soprat- stra. Per la preparazione degli alberi si opera la potatura della
tutto di una grande esperienza maturata in Europa, che gli ha chioma e delle radici, avendo cura di sistemare anche le radici
consentito di sperimentare tecniche più adatte alle condizioni superficiali per ottenere un nebari naturale nel tempo. Su di un
climatiche caratteristiche di paesi diversi. primo strato di terra di coltivazione vengono disposti i ceppi di
Il maestro Kajiwara propone in queste pagine la realizzazione radici dei Ginepri e del Cotognastro, quindi gli alberi vengono
di un piccolo gruppo di alberi (Ginepri e Cotoneaster) imma- accuratamente fissati. Il fissaggio degli alberi è sempre un pun-
ginato in cima ad un’altura, con l’utilizzo di materiale giovane. to cruciale della realizzazione, poiché solo in questo modo le
La composizione a bosco rappresenta uno degli stili più facil- nuove radici potranno consolidarsi nella nuova situazione di
mente accessibili per l’osservatore anche neofita, in quanto crescita, consentendo agli alberi un sano e rapido recupero.
immediatamente associabile ad uno scenario naturale presen- La collocazione delle piante, e in particolare la posizione del
te nei propri ricordi o vicino al proprio ambiente di vita. Per ac- Cotoneaster e della roccia, favorisce l’effetto prospettico, al-
centuare ulteriormente la naturalezza della composizione, il largando l’immagine del paesaggio evocato dalla composizio-
maestro decide di utilizzare, al posto del classico vaso, una la- ne. La terra di coltivazione che avvolge i ceppi radicali viene poi
stra in ceramica, che è più facile da reperire e più economica coperta da uno strato dello stesso composto usato per l’argine,
nel prezzo rispetto alla lastra in pietra, ma offre gli stessi van- che consentirà alla terra di non essere dilavata dall’acqua delle
taggi estetici e di coltivazione: buon drenaggio e crescita ra- annaffiature. La finale rifinitura della superficie dà l’effetto del
mificata delle radici, che quando raggiungono il limite della suolo coperto di muschio, con le sue ondulazioni naturali.

Il materiale utilizzato • Lastra in grés, dimensioni 43 x 28 cm


1. Le piante che verranno per creare la (75,00 �).
utilizzate nella composizione su • Retine per fori di drenaggio (5,00 � a
composizione: due lastra di ceramica confezione), filo per fissaggio Ø 2 mm
Juniperus chinensis, altezza (5,60 � a confezione).
18 e 26 cm e un • Terra keto, terra fibrosa di consistenza
Cotoneaster horizontalis, viscosa, adatta per le composizioni su
altezza 13 cm. 2. La lastra in grès roccia (6,30 � al sacchetto).
e la roccia. • Terra akadama (3,00 � al sacchetto).
• Pomice, che stimola la formazione di
capillari (3,00 � al sacchetto).
• Una roccia, che accentua la
naturalezza del paesaggio (15,00 � ca.).
• Due Juniperus chinensis (45,00 �)
e un Cotoneaster horizontalis
(45,00 �).
• Muschio a fibra corta, raccolto
in natura.

Un facile boschetto su lastra


- Nobuyuki Kajiwara - 49
>> Dalle pagine di Bonsai&News
Le fasi della realizzazione

4. Si prepara la lastra con le retine sui fori 5. All’interno dell’argine si dispone uno
di drenaggio e fili sufficienti per il fissaggio strato di terra di coltivazione (akadama
delle tre piante. Quindi con il composto a 70%, pomice 30%, in granulometria
base di keto si forma l’argine, che deve media).
seguire in modo naturale le curve e la
forma della lastra, senza apparire artificiale.

6. Si procede alla potatura dei Ginepri, 7. Importante è anche impostare la struttura


3. Preparazione del composto per la eliminando le vegetazioni secche, i rametti dell’albero nel suo insieme (tronco e rami
formazione dell’argine e della copertura che pendono verso il basso e le crescite che principali) e di ogni singolo ramo,
della composizione: prima si mescolano fuoriescono dai ciuffetti di vegetazione. Gli individuando una linea principale con
keto e akadama; poi si impasta con acqua obiettivi sono sfoltire la chioma in modo che ramificazioni secondarie e terziarie con
per dare la consistenza viscosa; infine si la luce possa penetrare fino alle zone più adeguate proporzioni e conicità. Se con la
lavora l’impasto in palle pronte all’uso. interne ed equilibrare il volume di potatura si ottiene l’aspetto di un albero in
vegetazione. natura non serve avvolgere.

8. I tre alberi dopo la potatura. Anche il 9. Il trapianto del primo Ginepro: la terra è 10. Si tolgono le radici legnose, anche
Cotoneaster, a destra, è stato alleggerito compatta, le radici girano lunghe intorno al dalla zona inferiore, che non hanno
dei rametti secchi e sfoltito in modo da ceppo, sono visibili parecchie radici funzionalità in termini di assorbimento. Infine
favorire il passaggio di luce alle zone legnose. Si districano le radici della zona si spuntano tutte le radici rimaste esposte
interne e la formazione di una struttura ben laterale, lasciando intatto il cuore più interno all’aria, fino alla zona lasciata intatta: questo
proporzionata. del ceppo, che garantirà la continuità di favorisce la ramificazione laterale dei
funzionamento delle radici; si accorciano le capillari, aumentando in maniera
radici lunghe. esponenziale la capacità di assorbimento.

50 Un facile boschetto su lastra


- Nobuyuki Kajiwara -
11. Il primo Ginepro viene fissato con il filo 12. Anche il secondo Ginepro viene fissato 13. La roccia viene posizionata nella parte
nella posizione prevista. Il fissaggio è più nella posizione prevista. È importante che destra della composizione e dietro a
saldo se si usano due coppie di fili, una ad ogni ceppo di radici sia lasciato uno quest’ultima il Cotoneaster. La sua
nella parte anteriore e una nella parte spazio adeguato per lo sviluppo radicale, posizione viene studiata in combinazione
posteriore del ceppo. evitando che le radici di piante diverse con la roccia, in modo da accentuare la
crescano in competizione. prospettiva nel paesaggio evocato.

15. Dopo aver inumidito la terra si


distende un composto di keto ed
akadama, creando delicate
ondulazioni. Quindi l’intera
superficie viene coperta con
muschio naturale, interrando i
bordi in modo che non si stacchi
quando si asciuga.
La combinazione di muschi
diversi, in pezzi più piccoli e più
grandi, crea effetti di
luce ed ombra
sulla superficie
e rende
l’effetto
14. Si completa quindi il riempimento con
d’insieme
la terra di coltivazione, avendo cura di non
più
lasciare sacche d’aria e, infine, si spazzola
naturale.
via l’eccesso di terra.

16. La composizione ultimata, altezza 32 cm.


Dopo il primo intervento di potatura dei getti
forti degli Juniperus chinensis e del
Cotoneaster (le crescite lunghe che
sporgono dai ciuffetti di vegetazione) e la
prima concimazione.

Un facile boschetto su lastra


- Nobuyuki Kajiwara - 51
>> In libreria

Masahiko Kimura
il grande tecnico del bonsai contemporaneo
recensione a cura di Antonio Ricchiari

L
ibro che non può mancare nella biblioteca di ogni bonsaista, pub-
Masahiko Kimura blicato dai Crespi, questa edizione, oltre ai capolavori oggetto della
Il grande tecnico del bonsai parte II della triade che riguarda l’oyakata, propone alcune lavorazioni
contemporaneo tratte dall’edizione giapponese della famosa parte I, oramai introva-
bile, pubblicata nell’autunno del 1982 con il titolo Essenza del bonsai contem-
Masahiko Kimura
poraneo parte I.
Edizioni SNEV In quell’occasione Kimura, noto come il mago della chirurgia del bon-
€ 30,00 - 175 p. sai, fece il suo debutto e da allora nacque un grande mito del mondo bonsai in
Giappone. Usando tecniche allora strabilianti che meravigliarono un po’ tutti, il
Maestro crea capolavori attraverso trasformazioni impensabili per un comune
mortale.
Le tecniche proposte nella prima parte sono state sviluppate, comple-
tate e definite e hanno perfino introdotto nuovi concetti di disegno. Questo
prezioso volume che presentiamo a coloro i quali ancora non lo conoscono,
illustra la tecnica e il disegno volti alla realizzazione di un nuovo concetto di
bonsai, che sicuramente verrà giudicato rivoluzionario e che ha portato una
ventata di aria nuova in questa nostra affascinante arte. Le sequenze fotogra-
fiche rendono più interessante ed intrigante la lavorazione e la sorprendente
trasformazione di semplici yamadori o piante già impostate in straordinari ca-
polavori. Sì, perché a questo estremo livello, si parla solamente di opere d’arte
nell’accezione più ampia della parola.
Nel libro il Maestro, tra l’altro, dice “Nei miei libri ho cercato di presentare sia
materiali e trasformazioni molto difficili che molto semplici, dimostrando che
l’innovazione non si scontra con la tradizione. Ma è da oggi che il bonsai cessa
di essere un’arte statica e possiamo iniziare a creare bonsai per il XXI secolo, ag-
giungendo nuovi esemplari, degni di apparire, assieme alle opere classiche, in es-
posizioni e cataloghi. Se la concorrenza incita alla crescita, dobbiamo lottare per
aumentare il livello creativo e artistico del bonsai”.

Grazie alla collaborazione tra Bonsai&Suiseki magazine e


Bonsai&News, il volume su Kimura può essere ordinato
direttamente inviando una mail a: info@crespieditori.com
oppure tramite fax allo 0331 559410, al prezzo speciale di € 20,00
anzichè € 30,00 che l’Editore Crespi riserva ai nostri lettori

52 Masahiko Kimura -il grande tecnico del bonsai contemporaneo-


- Antonio Ricchiari -
Bonsai ’Cult’ <<

Quando i riconoscimenti

sono d’obbligodi Antonio Ricchiari

“ Targa di riconoscimento
al Maestro
Giovanni Genotti
per aver contribuito in maniera determinante
alla diffusione del Bonsai in Italia
e per il suo eccezionale livello di preparazione teorico-pratico


che lo qualificano fra i più prestigiosi professionisti

S
enza alcun dubbio l’Italia è la nazione più prodi- Non vogliamo avere il primato dell’iniziativa e
ga di targhe commemorative, coppe, ricono- non vogliamo polemizzare con associazioni ed organiz-
scimenti vari, benemerenze e quant’altro ma, zazioni che a vario titolo non se ne sono fatti carico. Tutto
tant’è, lo si fa troppo spesso fuori tempo, privan- lo staff del magazine che dirigo ha pensato di istituire
do i destinatari così del piacere di gustarsi il giusto com- questa targa che, anno dopo anno, selezionerà a proprio
penso alle proprie fatiche. giudizio un personaggio che ha operato non importa da
Oppure non lo si fa, ignorando i benemeriti, per quanto tempo, nel bonsai e nel suiseki, contribuendo a
invidia, per quelle ragioni che vengono definite di “op- dare lustro ed onore in Italia a queste due discipline. Cre-
portunità”, per mancanza di rapporti clientelari etc. O an- do che essendo il magazine al di fuori di ogni interesse e
cora, spesso è come se ci fosse una specie di falso pudore logica abbia i titoli per potere effettuare una scelta obiet-
nel riconoscere pubblicamente i meriti e le fatiche di chi tiva e disinteressata.
ha dedicato tutta una vita ad una attività. Abbiamo scelto quest’anno la manifestazione
Considerato che il nostro lavoro e la nostra pas- che ha visto il XVI Congresso Nazionale dell’IBS e con-
sione sono circoscritti al mondo del bonsai e del suiseki, temporaneamente la So-Saku Bonsai Award, ospiti della
considerato il fatto che vi sono uomini e donne che hanno Fujisato Co. a Nole in provincia di Torino. Il riconoscimen-
titoli e meriti che vanno senz’altro riconosciuti, abbiamo to è stato fatto durante la cena di gala che ha fatto da
pensato che finalmente è arrivato il momento, dopo cornice ad altre premiazioni e personalmente è stato un
quarant’anni di bonsaismo italiano, di cominciare a pen- onore assegnare la targa a Giovanni Genotti, di cui non
sare ad ufficializzare questi riconoscimenti. vogliamo fare in questa sede nessun commento che suo-
Attenzione però, non sono commemorazioni, ni come apologia, perché sono abbastanza note attività e
sono riconoscimenti a persone che ci hanno dato tutto e meriti di questo idealista che con estrema professionalità
che continuano in questo senso. e correttezza lavora e dà lustro al nostro bonsai.

Quando i riconoscimenti sono d’obbligo


- Antonio Ricchiari - 53
>> Bonsai ’cult’

Sono, per fortuna, noti e numerose le persone che hanno altrettanti


meriti accumulati negli anni attraverso passione, professionalità e correttez-
za, lavorando quasi sempre in sordina perché i clamori e le luci delle passe-
relle e dei palcoscenici spesso sono fuochi fatui e servono ad alimentare una
visibilità che serve unicamente agli interessi ed agli scopi dei singoli. Noi del
magazine vogliamo continuare con determinazione su questa strada, dando
appuntamento ai lettori sin da ora al 2010 quando, in occasione di altra mani-
festazione, avremo un’altra targa da dare.
Tutto ciò ha anche una sua logica e ha la certezza che in futuro il
bonsai non sia soggetto a padroni di tipo feudale che pagano cifre esorbitanti
per l’unicità e la suggestione del feticcio: lo spirito dell’artista bonsaista come
traccia che si manifesta nella ferratura o al limite della sua firma. Se l’IBS vorrà
associarsi a questa nostra iniziativa noi saremo gratificati dal fatto che questo
organo rappresentativo dia univoco riconoscimento e appoggi questa nostra
iniziativa.
Il rispetto per la personalità, l’umanità e la professionalità di coloro i quali
hanno contribuito e contribuiscono a fare grande nello scenario internazio-
nale il bonsai ed il suiseki di casa nostra ha così il giusto riconoscimento. Noi
lavoriamo anche a futura memoria, ammesso che la memoria abbia un futuro!

54 Quando i riconoscimenti sono d’obbligo


- Antonio Ricchiari -
NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS

NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS


Bonsai Creativo
and

friends
Come consuetudine, il 31 Ottobre e 1 Novembre in quel di Cerreto Guidi (FI), nella nota sede ac-
cademica del Borgo dei Lunardi si terra la rimpatriata di fine anno delle famiglie, studenti e fans
della Bonsai Creativo School.

Musica... bistecche e bonsai, e naturalmente tanta tanta allegria!

Ci adopereremo ad intrattenervi con iniziative didattiche di particolare interesse proponendovi


demo,conferenze e work shop gratuiti.

Sarà una vera festa del bonsai, degli amici e della famiglia.

Per accogliervi vi proponiamo il pacchetto proposto dall’agriturismo Borgo dei Lunardi, situato tra
le colline toscane ed inserito in un percorso turistico unico.

L’inizio delle attività é previsto per il Sabato mattina e termineranno la Domenica pomeriggio.

Per chi fosse interessato vi invitiamo a segnalarci la vostra presenza entro il 20 Ottobre all’indirizzo
e-mail: info@bonsaicreativo.it
>> La mia esperienza

Una lavorazione
alla Med Bonsai
Il primo step su un ginepro ad aghi
di Cosimo Fragomena

Q
uesto mio primo articolo su Bonsai&Suiseki
magazine, riguarda la lavorazione fatta su
un Juniperus rigida di un nuovo allievo della
scuola. Il proprietario della pianta, desi-
deroso di iniziare a vedere la sua pianta trasformarsi,
già alla seconda lezione proponeva una prima lavora-
zione su questo ginepro ad aghi di provenienza cinese,
acquistato qualche mese prima in un famoso vivaio
laziale. Il periodo di acclimatamento non mise in luce
alcun problema, e il ginepro all’arrivo in laboratorio si
mostrava in tutto il suo splendore. La vegetazione vi-
gorosa e sana fugava ogni dubbio sulla opportunità di
lavorare la pianta.
Devo dire che il periodo era assolutamente
propizio e il soggetto meritava tutta questa attenzione.
Alto circa un metro, largo 80 cm e con un gran secco
naturale, era proprio l’ideale per una giornata di lavoro
da ricordare.
Arrivata nel mio studio, essendo l’inizio di mag-
gio, la pianta era in piena fase vegetativa tanto che la
nuova vegetazione si era già allungata per oltre 10 cm.
Un particolare importante e da mettere bene in eviden-
za era rappresentato dal secco naturale e dai jin presenti
che imprimevano un carattere già ben definito a tutta la
pianta.

56 Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi


- Cosimo Fragomena -
Le attività iniziano la mattina presto, attorno alle
nove, con la pulizia del tronco e del nebari per poter, suc-
cessivamente, definire il fronte migliore (Fig. 2).
Terminata la fase di pulizia, si inizia a studiare il
ginepro, decidendo come prima cosa quale sarà il fronte
definitivo. Fatto ciò (Fig. 3), si procede con la fase di stu-
dio che porta alle seguenti considerazioni: il movimento
e la struttura della pianta suggeriscono di realizzare un
moyogi leggermente inclinato. In proporzione alla di-
mensione del tronco l’altezza è eccessiva, per cui uno dei
passi riguarderà la riduzione della stessa; scelta la vege-
tazione necessaria al disegno si stabilisce il rapporto tra
le masse vegetative rimanenti; lo shari già presente sug-
gerisce la sua continuazione nella parte apicale, così, an-
che per dare un tocco di drammaticità al disegno finale, si
opta per la realizzazione di un ten jin.
Finite la fase preliminare di studio, si passava
alla realizzazione vera e propria. Ci tengo a sottolineare
che la lavorazione descritta è riferita al solo primo step.
Non era proprio il caso di stressare la pianta con lavora-
zioni eccessivamente invadenti data anche la tendenza di
questa essenza ad abbandonare con molta facilità i rami
sottoposti a stress. Si diceva che una delle considerazioni
ha riguardato l’altezza complessiva della pianta finita,
in base a tutto quanto già detto, si è deciso di portare
l’altezza complessiva a circa 70 cm. Per ottenere questo
risultato si elimina quasi completamente la vegetazione
apicale avendo cura di risparmiare il ramo che sarà il fu- 1. Particolare della legna
turo ten-jin (Fig. 5). secca e dei jin

Ginepro ad aghi
Juniperus rigida

Pianta di origine asiatica, presen-


ta aghi stretti e lunghi di circa 1,5
cm, molto duri e pungenti con una
banda longitudinale più chiara
nella parte inferiore; in natura si
presenta con molta legna secca
sul tronco: dovuta, oltre che alle
intemperie a cui è soggetta per
l’ambiente ove cresce, anche al
fatto che abbandona molto facil-
mente la ramificazione debole
quando è sottoposta a condizioni
di stress. Ciò provoca dei ritiri lin-
fatici molto estesi su tutto il tron-
co e sui rami.

Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi


- Cosimo Fragomena - 57
>> La mia esperienza

2 3

2. La pianta in arrivo al laboratorio;


3. Il fronte scelto;
4. Particolare dell’impostazione del secon-
do ramo

4
58 Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi
- Cosimo Fragomena -
5. Particolare della nuova Come si vede dalla foto n. 5, il movimento del
altezza e del ten-jin jin apicale conferisce una maggiore dinamicità al di-
segno della pianta, altrimenti un po’ troppo statica
nel parte di tronco che va dal nebari al primo ramo.
La lavorazione delle masse vegetative, come
detto in precedenza, è iniziata dal secondo ramo.
Essendo questo molto piccolo, c’era la necessità di
definire perfettamente le proporzioni tra la vegetazio-
ne del primo e del secondo ramo. Si è scelto così, dal
momento che il secondo ramo presentava poca ve-
getazione, tutta utilizzata, e molto vicina al tronco.
Definita forma e dimensione di questo ramo,
si è potuto operare con tranquillità nel proporzionare
il primo ramo a questo (Fig. 4).
Con la legatura dei rimanenti rami si è data la
profondità ed il movimento delle masse vegetative,
prestando attenzione agli spazi vuoti, per creare di-
namismo, il ramo apicale è stato impostato con una
curvatura all’apice molto schiacciata, ciò per ricreare
quello che si vede sulle piante in natura quando molto
vecchie e “vissute”.

6. Altro particolare della


legna secca

7. Particolare della vege-


tazione sana e vigorosa
Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi
- Cosimo Fragomena - 59
>> La mia esperienza

60 Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi


- Cosimo Fragomena -
Il primo step è terminato, fino
al prossimo intervento la pianta verrà
curata in maniera da arrivare nel pieno
delle forze al prossimo passo durante
il quale sarà lavorata la legna secca e
verranno maggiormente definiti i pal-
chi. Se la pianta risponderà, come mi
aspetto, al programma di coltivazione
pensato per lei, i prossimi interventi
saranno realizzati nell’autunno del
prossimo anno.
L’unico intervento previsto nel
frattempo è il rinvaso in vaso bonsai
più piccolo e adeguato al nuovo stile,
e ciò avverrà nella primavera 2010.

8. Fine primo step - fronte -


9. Particolare della corteccia pulita
10. Retro 10

Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi


- Cosimo Fragomena - 61
>> La mia esperienza

The fairy
Queen di Rocco Cicciarello

62 The fairy Queen


- Rocco Cicciarello -
L
a storia di questa Bougainvillea risale al settem-
bre del 2004, quando un mio caro amico e collega
di lavoro mi chiese la cortesia di aiutarlo ad estir-
pare una grossa buganvillea dal suo giardino, in
quanto non riusciva a contenerla per la spropositata vigo-
ria e di fatto iniziava a “dargli fastidio”.
Animati di buona volontà ci recammo nel giar-
dino di casa e quando la vidi iniziai subito a pensare se ne
avessi potuto tirare fuori qualcosa... a lui dava fastidio…
ma io già ne ero entusiasta anche perché ero agli inizi del-
la mia Bonsai-Do e non vedevo l’ora di mettere le mani su 1
un materiale così bello, grosso e possente (Fig. 1, 2, 3)!
Dopo quasi quattro anni e mezzo sono riuscito
nell’intento di renderla un bonsai apprezzabile grazie agli
insegnamenti ricevuti durante il mio percorso didattico/
formativo. Con questa essenza ho potuto sperimentare
e mettere in gioco tutte le conoscenze tecniche e stilis-
tiche che ho appreso durante il mio iter formativo e ne ho
seguito completamente l’evoluzione dall’attecchimento
all’esposizione in mostra (Fig. 4a, 4b).
Infatti, già nel novembre 2004 la pianta aveva ris-
posto bene alle prime cure ed aveva emesso un gran nu-
mero di nuovi getti da cui, dopo oculato studio e proget- 2
tazione, con la guida del mio maestro Michele Andolfo,
sono partito nella costruzione della struttura portante
ovvero la creazione della ramificazione primaria.
Ho realizzato e seguito una scheda di coltivazione
concentrandomi di volta in volta all’ottenimento di ciò
che mi serviva, infatti il primo step dopo l’attecchimento è
stato la messa in coltivazione in un composto ben areato
costituito da pomice, lapillo vulcanico e kanuma a grana
medio grossa al fine di ottenere l’ingrossamento dei pri-
mari per tutta la stagione vegetativa dal marzo 2005 al
ottobre 2005.
Nell’aprile 2006 con una potatura aggressiva ri- 3
dussi drasticamente i rami primari e lasciai crescere per
tutta la stagione vegetativa riducendo le nuove cacciate solo nel mese di Novembre quando la pianta era
ormai in stasi, facilitando così la preparazione delle nuove gemme che nella primavera successiva fecero la
loro comparsa (Fig. 5, 6).

The fairy Queen


- Rocco Cicciarello - 63
>> La mia esperienza

5 6

Nel Marzo 2007 decisi di rinvasarla, cam-


biando la granulometria del terriccio (Fig. 7), al fine
di contenerne la vigoria complessiva e preparare il
pane radicale. Decisi inoltre, dopo aver selezionato
le nuove gemme che si iniziavano ad intravedere, di
ridurre ulteriormente la ramificazione al fine di po-
terne meglio gestire la crescita ed il successivo dire-
zionamento (Fig. 8).
La stagione vegetativa del 2007 mi vide
praticamente impegnato a selezionare i rami che
sarebbero divenuti i secondari, quindi filati e dire-
zionati opportunamente. In questo periodo sfruttai 7
anche alcuni germogli molto vigorosi, come rami di
sacrificio, che mi permisero di aumentare ulterior-
mente le dimensioni dei primari, e procedetti, nelle
restanti zone che dovevano essere mantenute, a
continue potature di contenimento fino al Settem-
bre del 2007 quando diedi la prima vera imposta-
zione che iniziava a far percepire quello che sarebbe
stato il risultato finale (Fig. 9, 10).

10

64 The fairy Queen


- Rocco Cicciarello -
11

In questo periodo iniziai anche a ridurre i


monconi che all’atto dell’espianto avevo lasciato ed
iniziai a lavorarne la legna secca (Fig. 11).
Tale lavoro ovviamente provocò dei ritiri di
linfa che fecero seccare buona parte del tronco sul
fronte tant’è che un giorno in compagnia dell’amico
Franco Barbagallo decidemmo di intervenire crean-
do una vasta zona di shari proprio sul fronte.
Sinceramente non ero tanto felice di questa 12
soluzione anche perché il movimento delle radici sul
fronte mi piaceva particolarmente perché conferiva
un movimento ed un carattere particolare, ma ne
ero praticamente costretto in quanto non avrebbe
avuto senso avere una parte di tronco morto che col
tempo, l’ingrossamento dei vasi linfatici e magari il
distacco delle sottile corteccia sarebbe venuto fuori
inesorabilmente come un difetto...
Tale intervento sulla legna secca, di contro,
ha permesso, scavando abbondantemente il tronco,
di creare anche un bel movimento complessivo qua-
si avvolgente e che porta lo sguardo direttamente
dal nebari alla struttura rameale con una buona ar-
monia complessiva (Fig. 12, 13).
Nel corso del 2007 seguì l’evolversi della
Bouganvillea mettendo continuamente filo su tutti i
nuovi germogli, direzionandoli al meglio e cercando
di dare movimento e dinamismo al tutto.
Iniziai anche a pensare al vaso definitivo che
avrebbe accolto questa Bouganvillea e dopo attenta
ricerca commissionai questo vaso all’artista inglese
John Pitt al quale diedi le indicazioni sul colore e sulla
finitura che volevo. Il risultato anche in questo caso
fu sorprendente e mi rese particolarmente felice in
quanto l’abbinamento pianta vaso era pressocché
perfetto (Fig.14).

13

The fairy Queen


- Rocco Cicciarello - 65
>> La mia esperienza

Nel 2008 iniziò la fase di maturazione ovvero lo stato in


cui la pianta iniziava ad avere un suo carattere ed una
sua maturità ed infatti mi dedicai alla coltivazione elimi-
nando quasi del tutto l’azoto ed intervenendo continua-
mente con cimature dei nuovi germogli e potature più
forti al fine di contenere la vigoria, che in questa essenza
è notevole, ed arretrare la ramificazione, selezionando
continuamente ciò che serviva al risultato finale.
Nei primi giorni di settembre 2008, grazie anche
14 alla clemenza del clima siciliano, procedetti ad una defoglia-
zione ed al rinvaso nel nuovo contenitore (Fig. 15, 16, 17).

15 16 17

18

66 The fairy Queen


- Rocco Cicciarello -
e nel successivo Marzo 2009 decisi
di esporla alla Mostra Nazionale
UBI di Salerno ricevendo, con gran-
dissima gioia e soddisfazione sia
personale che delle persona a me
vicine, la mia prima Menzione di
Merito con il mio primo Bonsai es-
posto in una Mostra Nazionale. 19

20

The fairy Queen


- Rocco Cicciarello - 67
Juniperus
>> La mia esperienza

Oxycedrus di Sergio Biagi

M
i sono reso conto, girando per le mostre,
che fra le tante varietà di ginepro esposte
non sono mai riuscito a poter vedere questa
varietà fantastica, lo Juniperus Oxicedrus,
detto anche ginepro di mare o coccolone per le sue gran-
di bacche (chiamate anche coccole da cui il nome). Cresce
in zone vicine al mare dando vita a ibridazioni, ovvero,
soggetti dalla vegetazione diversa l’una dall’altra, alcuni
particolarmente fitta altri meno.
Si presenta con delle forme molto diverse tra
di loro, dall’esemplare eretto, completamente dritto, al
cespuglio, alla pianta che striscia lungo il terreno costret-
ta dagli eventi atmosferici. Questo del quale vi raccon-
to la storia si presentava sotto forma cespugliosa. E’
1
stato raccolto molti anni fa, alla fine degli anni novanta,
era una mattina di marzo nel periodo che si raccolgono
gli asparagi tant’è, che dopo raccolto e aver percorso il
sentiero che mi portava sulla strada, c’era un signore dal
lato opposto con un mazzetto che si apprestava a racco-
glierne altri per cui lo posai in terra e mi rilassai, andato
via il signore lo caricai a fatica nel baule della macchina e
mi avviai verso casa.
Penso sempre che le piante crescono molto velo-
cemente dal momento della raccolta a quando le andia-
mo a caricare in macchina, sembrano sempre più piccole
di come le crediamo - poi quando le andiamo a traspor-
tare non entrano nel baule.
Non ho le foto della pianta dopo la raccolta,
quando ancora si presentava sotto forma di un cespu-
glio; sono andate perdute, quelle a disposizione sono state 2

68 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
3 4

scattate durante la fase di educazione durata una decina


di anni (Fig. 1, 2, 3).
La cosa che salta agli occhi è la grande vitalità
dell’albero, i getti vigorosi, sui quali andremo a costruire
la vegetazione, la ramificazione ricostruita con i nuovi
germogli nati dal tronco ancora in gran parte ricoperto
dalla corteccia.
I germogli sono stati fatti ingrossare (Fig. 4) ed
è cominciato il lavoro di potatura e pinzatura per creare
la ramificazione. Nel frattempo è stata data la prima im-
postazione, come modello sono stati presi i classici gine-
pri ad ago giapponesi (J. rigida), il tronco dà segni dove
la corteccia è morta e la vena viva si manifesta e viene
portata in evidenza. La linea dell’impostazione a questo
punto risulta evidente (Fig. 5), un doppio tronco classico
con apice eretto, cominciamo ad intravedere il primo ac-
cenno di ramificazione. 5

6 7

Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi - 69
>> La mia esperienza

70 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
10

Nel 2006 fu presentato fuori capace di rendere l’idea


11
concorso alla mostra del Coordina- della futura impostazio-
mento Toscano, guardando le foto ne; l’angolazione del
che si riferivano a quella manifesta- tronco è sempre uguale
zione mi accorsi che occorreva im- ma verrà modificata
postare diversamente l’oxy, la pianta ruotandolo di alcuni
risultava statica e il tronco perdeva gradi in senso antiorario
importanza a discapito della vege- per dare ancor più tridi-
tazione, aveva bisogno di dinami- mensionalità ed anche
cità, di compattare la parte aerea e di per mettere in maggior
togliere un ramo nella parte posterio- evidenza la piccola vena
re che nasceva in maniera infelice. che alimenta, oramai,
Non sapendo disegnare mi soltanto il piccolo palco
aiuto con il computer e un program- sul fronte.
ma di fotoritocco e faccio questo vir- La foto 11, scat-
tual (Fig. 10) per capire se stavo per tata nell’autunno del
intraprendere la strada giusta, risul- 2007, mostra il ginepro
tato molto artigianale ma efficace, dopo la nuova imposta-

Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi - 71
>> La mia esperienza
12 zione; la rafia che notiamo
serve a tenere la vena at-
taccata al tronco dato
che tendeva a staccarsi.
Nel maggio 2008
(Fig. 12), è stato eseguito
il rinvaso in un contenitore
di qualità (di fattura giap-
ponese) più consono alla
nuova forma della pianta.
In agosto è stata esegui-
ta un nuova ed accurata

13 - retro 14 - lato sx 15 - lato dx

72 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
16 - fronte

17 - particolare della vena viva


filatura che ha permesso di posizionare con precisione i palchi fogliari formando dei piccoli triangoli (Fig. 13, 14, 15, 16).
Nel maggio del 2009 ho eseguito un’ultima rifinitura in vista della stagione delle mostre (Fig. 18, 19). Il ginepro ha così rag-
giunto le seguenti dimensioni: altezza 52 cm, larghezza 60 cm; come tavolo da esposizione, ne ho scelto uno che io stesso realizzai
anni fa, uno dei tanti oramai che sono col tempo divenuti di proprietà di molti istruttori italiani e semplici amatori.

18

19
>> A lezione di suiseki

Furyu di Luciana Queirolo

Q
uando il suiseki fu introdotto in Giappone dal-
la Cina nel 6° e 7° secolo, insieme a Buddismo
ed alla calligrafia furono trasmessi molti altri
gusti culturali, tra cui l’uso del qin, strumento
musicale a corde.
La speciale caratteristica del qin è il yu yin: una
fluttuazione tra suono e non-suono, tra tono e “dopo-
tono”. Il timbro dello strumento potrebbe essere “sentito”

74 Furyu
- Luciana Queirolo -
Nel 18° e 19° secolo il concetto di
furyu fu un’estensione di questo
concetto.
Furyu, composto dai due
caratteri “vento” e “flusso” (“flusso
del vento”), può essere interpreta-
to come un vento struggente, ma
non visto… tangibile ed intangibile
(anche riferito ad una “eleganza raf-
finata”). Come il vento, furyu punta
ad un mondo di bellezza effimera
che può essere esperimentata so-
lamente nel momento, perchè nell’
istante seguente dissolverà come
la nebbia mattutina.
Furyu, è riferito
ad elegante, classico, onorato dal
tempo ed è parte integrante degli
aspetti storici delle tradizionali arti
marziali giapponesi,includendo in
queste caratteristiche rispetto, on-
ori, convenienza e umiltà.
Furyu è una sot-
tile sensibilità, con acuta attenzio-
ne nutrita da ciò che sia essenza,
a ciò che sia ambiguo e sogget-
tivo piuttosto che rumoroso ed
evidente a prima vista. Con furyu
piuttosto che con wabi, sabi et al.
il literati giapponese ha definito
maggiormente la sua vita este-
tica. Riferito alla manifestazione
della pratica moderna del su-
iseki...in alcune note di Willi Benz
dopo che il suono udibile si è fermato. Quello è lo “yoin” furyu “ flusso del vento” è considerato un termine cinese
e per l’ascoltatore allenato, l’apprezzamento del dopo- con ipertoni giapponesi che ha impregnato l’entusiasta
tono (del silenzio) era il linguaggio critico per il control- del suiseki del periodo Edo con accresciuta consape-
lo del livello della sensitività di uno scolaro cinese. Allo volezza.
stesso modo può essere apprezzata una pietra. La ri- Ciò per altro ebbe grande rilevanza storica con la
flessione su una pietra montata esteticamente impegna passione per il suiseki nei confronti del tè chanoyu, sino
lo spettatore sensibile ad una risposta emotiva che si alla fine del periodo Edo; rivissuto poi insieme alla reli-
estende infinitamente sia nel tempo che nello spazio. gione Nazionale Shinto dall’inizio del 20° secolo.

Furyu
- Luciana Queirolo - 75
>> A lezione di suiseki

La pietra viva:
lo spirito della pietra
di Luciana Queirolo
traendo spunto da una ricerca di Chris Cochrane, “il Folclore, riferi-
to alle pietre, ne può aumentare l’apprezzamento”.

76 La pietra viva: lo spirito della pietra


- Luciana Queirolo -
In questi due dipinti del 1800, di differente
autore, viene trattato il tema della pietra in
sembianza di capra (Yagi) e del pastore Ko-
shohei. La storia che sto per raccontarvi ha
origini cinesi a noi lontane, ma la vitalità della
pietra attraverso l’impulso della nostra fan-
tasia è qualche cosa che sentiamo vicina al
nostro cuore.

Koshohei (il cinese Ch’u P’ing), quando ebbe quindici anni, condusse il suo armen-
to di capre alle montagne e avendo trovato una nicchia, stette là in meditazione per qua-
ranta anni.
Suo fratello, Choki che era un prete, fece il voto di trovare il pastore disperso.
Una volta, camminando presso la montagna, gli fu detto del recluso da un saggio e così si
mise in cammino per trovarlo. Riconobbe il fratello, ma espresse il suo stupore all’assenza
di pecore o capre. Koshohei toccò con il suo bastone le pietre bianche di cui il terreno
era disseminato e come lui le toccò, loro divennero vive in forma di capre. in questo suri-
mono, vediamo Sennin Koshohei dopo che ebbe mutato la pietra sulla quale stava seduto
leggendo un libro, in una capra.
La posizione della testa della capra ed il modo in cui Koshohei sta tenendo il libro, dà
l’impressione che l’animale stia leggendo. Il termine “Sennin” è un nome generico degli
Immortali e porta con esso il significato, nell’immaginario dei Taoisti, di una vita spesa
fuori dal resto dell’umanità sulle montagne, con animali immortali ed alberi mitici.

Dal Gakutei di Yashima (1786-


1868) shikishiban datato 1820.
I dodici animali dello zodiaco
(‘Juni-shi’) “Sennin Koshohei e
la pietra della capra”

Il carattere kanji
per capra è la combi-
nazione tra “montagna”
(carattere per yama) + “pec-
ora” (carattere per yoo) =
pecora di montagna.
La combinazione del carat-
tere per la parola “capra” è
comunque pronunciata yagi
e non yama yoo.

La pietra viva: lo spirito della pietra


- Luciana Queirolo - 77
>> Noi... di Bonsai Creativo School

American Job
The

San Josè Juniperus


Hurricane
Un racconto a quattro mani di Sandro Segneri e Daniele Abbattista

Da questo numero il magazine si arricchisce di una preziosa e qualificata collaborazione


che vede una delle Scuole di Bonsai più importanti, la Bonsai Creativo School con il suo
Direttore artistico, Sandro Segneri, pubblicare una lavorazione all’interno della rubrica:
Noi… di Bonsai Creativo School. Ogni numero vedrà così la progettazione e la lavora-
zione di una pianta eseguita dagli istruttori della Scuola e da Segneri, uno dei pochi veri
artisti del bonsai. Sappiamo tutti l’impegno profuso da questo personaggio per la qualifi-
cazione del bonsai nel mondo che si identifica con il tredicesimo anno di attività che copre
16 sedi didattiche sparse in Italia e in tutto il mondo.
Grazie Sandro per la tua disponibilità.
Antonio Ricchiari

A
cavallo del congresso mondiale
BCI, 2009 tenuto a New Orleans,
Sandro Segneri, dimostratore
headliner, ha tenuto una demo
che non era solo tecnica ma in un certo
senso filosofica. Il clima del congresso del
resto era alquanto mistico, intitolato ai so-
pravvissuti del terribile uragano Katrina,
che nel 2005 rase praticamente al suolo la
ridente città della Lousiana.
Tutta la città aveva una gran voglia
di ricominciare e di ricostruire il clima sere-
no e festaiolo a cui da sempre unisce mu-
sica, cucina creola e clima subtropicale.e
quale migliore occasione di una conven-
tion mondiale, in cui professionisti mon-
diali si incontrano in un clima festoso e
rilassato, per tenere una letio magistralis
che trasformi un comune esemplare da
vivaio in un piccolo capolavoro? 1

78 The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista -
2 3

Questo l’esemplare di Juniperus


chinensis,var. San Jose. Una varietà
americana, proveniente da un vivaio
ed in vaso bonsai ormai da diversi anni.
Forme occulte, le ha definite Sandro,
ed una analisi sommaria non aiuta più
di tanto a cercare il bonsai che si nas-
conde dentro ogni pianta.

“In ogni albero, per quanto confuso ed


intrigato, vi sono forme che diventano
fonte d’ispirazione per ogni autore.”

Cosa fare in questi casi? Il metodo ci da


una mano.

“Il primo lavoro é quello di


eliminare lo sporco, i residui del secco,
incrostazioni, depositi sedimentati nel 4
tempo. Il toccare la pianta, scuoterla,
insinuarsi nelle profondità, con mani e di rami contorti che si incrociano al di sopra di un tronco conico quanto
strumenti ci fanno scoprire ogni segre- privo di segni del tempo. Il disegno è ancora sfuggente ma forse diventerà
to, ogni linea, forma, lacerazioni, tor- un po’ più chiaro facendo ancora pulizia di tutto il superfluo.
sioni, rotture, resistenze ecc. sarebbe
un’elencazione infinita. Allora si pu- “Proviamo ad analizzarla nel dettaglio. Il tronco non appare di
lisce... lo sporco non fa bene a niente particolare interesse, anzi il suo portamento é abbastanza uniforme, pri-
e non contribuisce ad esaltare il bello vo di angoli particolari che in qualche modo possano suggerire concetti
delle cose. Facciamo le cose passo dinamici. Anche nel groviglio di rami non si osservano i medesimi con-
passo, vedremo che il grande sarà vi- cetti, direi che questa immagine descrive condizioni statiche.
sibile per mezzo del poco, attraverso Proviamo ad andare più avanti e prendiamo in considerazione
la strada del semplice. Essenzializ- la foto 4, l’insieme appare più pulito, alcuni rami sono stati tagliati e
zare seguendo schemi semplici e di fa- l’insieme sembra restituire più energia, soprattutto nella parte aerea.
cile attuazione, perseverando sempre Anche il tronco inizia ad avere i primi segni d’invecchiamento,shari ap-
verso un metodo meticoloso. pena accennati, fasci linfatici più evidenti ecc.”
La seconda foto ci fornisce un
immagine globale interessante per
quanto ancora complessa.
Proviamo a sognare senza li-
miti, tutto é possibile tutto é fattibile,
sopratutto non pensiamo mai ai limiti
tecnici... proviamo a disegnare diverse
ipotesi di uno schema realizzabile.“

Il punto focale di questo ginepro
è indubbiamente la gran quantità di 5 6

The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista - 79
>> Noi... di Bonsai Creativo School
Nei Ginepri é fondamen-
tale creare l’invecchiamento, in
questo esemplare coltivato in
terra per quindici anni vengono
a mancare questi elementi, non
vi sono rotture o lacerazioni in-
cise dal tempo, dovute esclusiva-
mente dal luogo di crescita, non
é stato sottoposto alle avversità,
al rigore di una natura severa.
Non é uno yamadori, tut-
to si deve creare, tutto si deve
inventare e diventa ottimo ma-
teriale da palestra per sollecitare
la creatività, stimolare la ricerca
delle tecniche da applicare.

Quando mancano riferi-


menti evidenti, il metodo pro-
gressivo che parte dal basso e
pian piano interessa radici, base,
tronco e infine rami ci permette di
non pensare subito. Ci da il tempo
di scoprire pian piano quello che
la pianta sembra volerci suggerire
da sola, in un progetto creativo
che noi crediamo nostro, ma che
alla fine si dimostra essere l’unico
vero e miglior disegno possibile
per quella pianta e solo per lei.

1 - Ginepro San José

2, 3 - Particolare dei
rami e dei monconi
7

4 - Pulizia della cortec-


cia

5, 6, 7, 8 - Potatura dei
rami superflui e creazi-
one dei jin

9 - Una prima efficace


sgrossatura è stata es-
eguita. Ora l’esemplare
è pronto per la model-
latura
8

80 The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista -
9

Incidere i segni del tempo


Le foto che seguono descrivono il lavoro svolto per iniziare ad invecchiare
il tronco, quindi i percorsi linfatici.
C’é da considerare che questa lavorazione é stata svolta in Giugno, per
certi aspetti favorevole alle incisioni del cambium, per altri aspetti più difficol-
tosa, soprattutto nella manipolazione dei fasci legnosi che in questo periodo
hanno consistenza meno spugnosa, anzi, molto più turgida.

Sandro Segneri: Artista di bonsai, fotografo, scultore e pittore.


Fonda nel 1996 la scuola Bonsai Creativo School, prima scuola italiana dedicata all’esclusiva
formazione di istruttori di bonsai a sua carriera dinamica e creativa lo porta a svolgere conferen-
ze dimostrazioni e stage in congressi nazionali ed esteri. Artista creativo ed innovativo raccoglie
consensi nei più prestigiosi convegni nazionali ed internazionali. Da oltre tredici anni collabora
con le testate specializzate del settore, sia europee che americane. Socio fondatore nonché, dal
2008, presidente del Collegio Nazionale Istruttori Bonsai & Suiseki . Nel 2007 fa parte del Comi-
tato Organizzatore del BCI-IBS Congress in qualità di responsabile del settore “Mostra e Catalogo” curandone selezione degli
esemplari e allestimento. Dimostratore head liner al congresso mondiale del BCI / 2008 a Saint Vincent - Italy dove gli viene
assegnato il riconoscimento “Iwasaki Award”.Dimostratore headliner al congresso mondiale BCI / 2009 a New Orleans - USA.
Nel 2009 vincitore del prestigioso premio “BCI ARTIST-PHOTOGRAPH-WRITER AWARD”. Collabora nelle attività didattiche
di associazioni italiane ed estere in Spagna, Francia, Belgio, Rep. Ceka, Inghilterra, Svizzera, U.S.A. , Canada e Portorico.

The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista - 81
>> Noi... di Bonsai Creativo School

10 11

Il lavoro di pulizia è andato avanti. I rami


di chiaro intralcio ad un disegno armonico e
d’impatto sono stati eliminati o trasformati in
jin. Sono rimasti rami a sufficienza per costruire e
progettare un albero che tenga conto della tipici-
tà dell’essenza, sfrutti quello che di suo l’albero
ha da offrire, e insieme all’invecchiamento arti-
ficiale prodotto dalla mano dell’artista, produca
un albero che sia la metafora vivente di un vec-
chio e sofferto ginepro, sopravvissuto a mille av-
versità e nonostante tutto ancora in piena lotta
per la sopravvivenza.

“I rami restanti costituiranno la parte


aerea prevedendo nella fase finale la riduzione
12 di una delle masse vegetative.”

13 14

82 The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista -
“Il lavoro continua, os-
serviamo il ginepro da altre an-
golazioni per un più approfondita
lettura. I rami sono lunghi, cilin-
drici e le masse vegetative dis-
tanti. In condizioni di questo tipo,
la valutazione dei rami utili a
costruire una buona struttura per
il futuro, sarà rivolta a quei rami
le cui caratteristiche propongono
un ordine di ramificazione com-
plesso e ben suddiviso.
L’elemento che si frap-
pone tra tronco e vegetazione é
la lunghezza dei rami.
Obiettivo: comprimere, 15
accostare nei limiti la massa dei
rami al tronco.
L
In questi casi é noto a tutti S : ’ -
ast tep l atto creativo la modellatura
che si dovrà intervenire attuando
lavori di preparazioni atti a pro-
teggere, quindi comprimere le fi- Di seguito le foto relative alla modellatura di Hurri-
bre. L’utilizzo di rafia ci consente
di attuare questa preparazione. cane che concludono il primo step di lavoro che dovranno
L’applicazione del filo diventerà intendersi una prepararione strutturale. Le masse sono
l’elemento che permette di gui- compresse, ogni ramo prende la direzione ottimizzan-
dare e fissare i movimenti che
si attribuiranno. Noteremo in
done l’esposizione, si tracciano gli spazi, vuoti e pieni,
seguito che in alcuni casi é pos- quindi ritmo e dinamica.
sibile piegare i rami, anche di
consistente diametro superando
l’utilizzo di questa tecnica.
Dopo questa fase vedremo
il progetto, un disegno che sarà il
modello da perseguire nel dise-
gnare la forma della parte ae-
rea, gli spazi vuoti e pieni, la ge-
stione delle maschere, delle aper-
ture che guideranno lo sguardo
dell’osservatore.”

10, 11, 12, 13 - Si inci-


dono sul legno “i segni
del tempo”, ovvero, si
creano shari, jin, e tut-
to ciò che serve ad in-
vecchiare l’esemplare

14, 15 - I rami che


subiranno importanti
pieghe, vengono rafiati
affinché non si rompa-
no o crepino
16

The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista - 83
>> Noi... di Bonsai Creativo School

17

18

84 The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista -
16, 17, 18 - Si filano tutti i rami
e le branche in modo minuzi-
oso e preciso, per poi passare
alla modellatura vera e pro-
pria.

19 - Progetto a lungo termine

20 - Lato destro

Le linee si sono semplifi-


cate, il disegno diventa più chiaro
e penso che ormai siamo pronti
per vedere il progetto che c’è alla
base di questa trasformazione. Un
progetto molto potente, con una
pianta molto compressa costru-
ita lungo l’asse del tronco prin-
cipale, con la vena principale in
evidenza tra due ali di legna secca
ed un turbine di jin a ricordare le
potenti correnti che si diramano
dall’occhio del ciclone. 19

Le lezioni da imparare da un
artista come Sandro, e da questa di-
mostrazione in particolare, sono di-
verse.

a) Il metodo. Quando una pianta si pre-


senti di non facile lettura è opportuno
mettere in moto quei meccanismi di
pulizia e di selezione che liberino la
visione dagli intralci. In realtà è buona
norma applicarli routinariamente per
qualunque tipo di progetto.

b) I materiali. Anche materiali da


vivaio, senza storia e apparentemente
banali, con la padronanza di tecniche
opportune ed un progetto artistico
ispirato, possono simulare i segni del
tempo e divenire a loro volta materiali
affascinanti e ricchi di risorse.

c) Disegno. Un buon progetto comin-


cia con un bel disegno e per i più tecno-
logici anche con un virtual fatto con un
buon programma di photoediting.

d) Le regole. Le regole vanno studiate,


digerite e semmai superate. Alcuni al-
beri, presentano delle peculiarità che
se interpretate secondo i rigidi canoni
del bonsai,li renderebbero inadatti ad
20 una interpretazione classica.

The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista - 85
>> Noi... di Bonsai Creativo School
Il vento di novità portato soprattutto da artisti di rottura come
M.Kimura, ha permesso di reinterpretare il bonsai secondo regole
dettate più dalla peculiarità della pianta e la sensibilità dell’artista,
a comporre un quadro vivente che lavori più sulle emozioni che
sull’applicazione pedissequa di regole non sempre utilizzabili senza
perdere la straordinaria forma occulta, che è all’interno di ogni albero.

L’autore ringrazia i coniugi Chase e Solita


Rosade per la squisita disponibilità dimo-
stata e per aver fornito l’esemplare og-
getto di questa lavorazione.

86 The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista -
21

The American Job: Hurricane


- Sandro Segneri, Daniele Abbattista - 87
>> L’opinione di...

Carlo Oddone
“un nome scritto nel bonsai italiano”
intervista a cura di Antonio Ricchiari

P
arlare di Carlo Oddone è facile e difficile al contempo poiché, assieme a Gian-
franco Giorgi, è il fondatore del Bonsai in Italia. È stato il pri­mo esperto che ho
conosciuto quando venne a Palermo per tenere una dimostrazione, os­pite a casa
mia... e sono passati molti anni. Ma tutto ciò fa parte ormai dei miei ricordi degli
inizi. Le primissime ed allora uniche cose che ho letto e riletto furono una pubblicazione di
Giorgi e un’altra di Carlo dal titolo “Bonsai, tecniche essen­ziali”; in poche righe sintetiz­zava
il bonsai dicendo: “tutto il resto lo scoprirete anno dopo anno emozionandovi come quando
si “succhiano” le car­te a poker. Vi capiterà, col bonsai, di essere soddisfatti delle vostre piante
ed un altro momento di pensare che sono da buttare. Poi ripartirete con nuovo entusiasmo. È
normale. Come nella vita, quando sembra di aver capito tutto, ci si accorge che c’è ancora tan-
to da imparare. Il bonsai è una delle cose belle della vita. Leggete, rileggete, e guardate tanto
i nostri begli alberi! Trovate degli amici e coltivate bonsai in compagnia. Formate dei gruppi lo-
cali per stimolare e confrontare la vostra bravura”. Carlo è stato il primo a fare una scelta ben
precisa abbandonando la professio­ne di veterinario per dedicarsi completamente al bon-
sai. E questa scelta fu fatta in tempi non sospetti, o per lo meno quando sembrava teme-
rario dedicarsi a tempo pieno al bonsai. Era­vamo appena agli inizi. Adesso Oddone si è un
po’ tirato fuori dal bonsai prati-
cato e dalle varie manifestazio-
ni. I bonsai di Oddone evocano
i paesaggi e gli ambienti natu-
rali dell’Italia, con la loro sel-
vaggia bellezza; bonsai creati
senza quella spesso innaturale
leziosità che talvolta li rende
artificiosi. Carlo esordisce os-
servando che: “E’ curioso come
situazioni caratterizzate da
scarsi contatti finiscano poi con
il creare delle interessanti op-
portunità di chiarire il proprio
pensiero. A precise domande,
precise risposte”. Di Oddone
i lettori del magazine stanno
cominciando ad apprezzare,
attraverso le sue monografie,
l’enorme esperienza e com-
petenza che egli ha maturato
nel corso di questi decenni.

88 Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari -
In tempi non sospetti eri un che non è successa a molti di quelli infatuazioni o continue lodi per gli
fautore dell’associazionismo e della che mi hanno seguito... orientali. Penso che la definizione
collaborazione. Dopo tanti anni e di fautore del bonsai italiano trovi
tanti sforzi si è arrivati all’obiettivo, Una domanda provocatoria: tutti d’accordo. A che livello è il fan-
anche se rimangono tuttora molte c’è, tra i giovani, chi conside­ra i bon- tomatico stile italiano, se così si può
perplessità. Sei uno dei pochi ad saisti della prima ora quasi superati definire?
avere le carte in regola per esprime- o addirittura da mettere un po’ in
re la tua opinione in proposito. disparte. Concetto tutto occidentale Teniamo sempre presente
Ritengo che club ed asso­ che esula dal rispetto e dalla con­ che la mia intenzione è fare miniature
ciazioni valgano finché servono. siderazione di cui gode il sen­sei in di alberi. La cosa che mi affascina ve-
Questa visione utilitaristica è di- Oriente, se non altro per l’esperienza ramente dei nuovi bonsai giapponesi
mostrata dai fatti. Chi non decide di e la maturità che gli anni fanno ac- (che ci tengo a distinguere da quelli
tentare la via dell’autono­mia e far cumulare. Cosa diresti a queste per- cinesi) è l’accuratezza dei dettagli e
tutto da sè, è por­tato ad avvicinare sone? l’effetto di apparente naturalezza che
altre persone con gli stessi inte­ressi. Al di là del rispetto orien­tale essi possiedono. Dei cinesi assimilato
Dopo però che sono state “assor- per il sen-sei , quello che sta succe- comunque alcune pazienti tecniche.
bite” tutte le informazioni che il club dendo da noi ha due facce. Non sono Ciò premesso, sono del pa-
può mettere a disposizio­ne, se nel i giovani amatori a ritenere superati i rere che si debba distinguere tra un
frattempo non è nata tra i membri personaggi della prima ora, per i quali bonsai italiano (cioè fatto in Italia)
una certa amicizia, si manife­sta il di- manifestano stima e consi­derazione, ed un eventuale “stile” italiano. Se
sinteresse e ha luogo la defezione. sono i “nuovi” maestri rampanti che un soggetto è fatto ispirandosi alla
Molti club si sono formati intor­no ad vor­rebbero prenderne il pre­stigio e natura (quindi credibile) e coltiva-
un (talvolta presun­to) maestro, se al sostituire una loro versione creativa to come si deve, allora esso può di
momento in cui emergono i problemi quick and easy a quella classica (ma certo piacere ed essere “capito” da
(esigenza che viene defini­ta necessità più lenta ed impegna­tiva) del bonsai chiunque, sia orientale che non. Ciò
di perfeziona­mento) la competenza coltivato. Il tempo, però, è galantuo- che non vorrei è che, come mi era
del gruppo si rivela insuffi­ciente, e mo. sembrato all’inizio, i vari nomi dati al
non dà tutte le risposte che servono, bonsai occidentale servissero essen-
il gruppo “diventa” inutile. Tanto peg- Ho molto ammirato e valuta- zialmente a giustificare dei soggetti
gio se manca l’at­teso riconoscimento to il tuo isolamento o, perlome­no, il troppo “facili”, sia nel disegno che
della propria acquisita bravura. Pensa tirarsi fuori dalla mischia. Penso che nella coltivazione.
che la mancanza di soddisfazione o nel clima attuale sia la cosa migliore
di fiducia provoca persino la crisi dei da fare. Vorrei sentire qualcosa a tal Senza bisogno di leggere i
partiti... proposito. tarocchi, vuoi azzardare delle previ-
Premetto di essere appas- sioni sul bonsai nostrano?
Come definiresti oggi, dopo sionato a mio modo di fare bonsai, Il danno provocato all’imma-
tanti anni, questo tanto discusso e che mi dà molto e mi gratifica. Ho gine del bonsai dall’invasione di
definito spirito del bonsai? un temperamento poco aggressivo soggetti importati e venduti a poco
Considerato che ho sco­perto e ritengo giusto avere rispetto per prezzo e di scarsissima qualità ha si-
il bonsai cercando in realtà un modo le opinioni altrui. Non condivido la curamente raffreddato l’entusiasmo
per “costruire” miniature di alberi, sin strategia diffusa di fare le cose “con- di quanti pensavano che fare bonsai
dai primi passi mi è parso di capire tro gli altri” e penso che ciascuno ab- fosse elitario ed aggiungesse meriti
che alla base di tutto c’è uno stato bia il diritto di comportarsi in base a alla loro persona. E’ facile constatare
d’animo. Stupore per le meraviglie ciò che gli sembra giusto. Apprezzo il che il numero di nuovi appassionati
del mondo vegetale, umiltà di fronte valore della collaborazione, ma non che si avvicinano ai club per fre-
alla “perfezione” (talvolta inesora- mi sogno di imporre a nessuno le mie quentare dei corsi si è molto ridotto.
bile) con cui la natura si manifesta, idee. Questo preferire di “farmi i fatti Qualora si riesca a mostrare un vero
spe­ranza di entrare nei suoi segreti. miei” mi lascia comunque disponibile progresso della qualità delle mostre
L’approccio con questa nuova espe- a chiunque ritenga che la mia espe- aperte al pubblico, e dare quindi fidu-
rienza è stata una scoperta che mi rienza possa essergli utile. cia a chi se lo possa permettere, il fu-
ha riempito di entusiasmo. Se devo turo del bonsai (almeno dal punto di
essere sincero molti degli aspetti di- Penso che tu non abbia vista commerciale) sarà nel collezio-
ciamo filosofici del bonsai mi hanno subito grandi influenze dai mae- nismo. I giardini delle belle case ita-
lasciato piuttosto indifferente. Cosa stri orientali o meglio, lavori senza liane potranno essere impreziositi da

Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari - 89
>> L’opinione di...

cando il bonsai, con tanti pseudo­esperti, pseudo~mostre, pseu­do-bonsai,


pseudo-commer­cianti che inflazionano ogni cosa? Questa una prerogativa
delle cose italiane, purtroppo.

E’ probabile che l’opinione sia deformata per l’imprin­ting avuto


leggendo i primi libri sull’argomento: colti­vazione, coerenza e (possi­bilmente)
buon gusto. Molti sembrano avere dimenticato o fanno fatica ad accettare
che il bonsai è un albero, la cui forma e struttura si evolvono solo grazie
alla coltivazione: a molti sembra più facile fer­marsi ai primi gesti; ma anche
l’impostazione più virtuosa non è che l’inizio di quanto dovrà essere fatto in
seguito. Probabilmente, passata la prima ondata di entusia­smo all’italiana,
coloro che avranno tenuto duro si saranno resi conto che il segreto di un bel
bonsai è la lunga e competente cura che gli si dedica: anni di consapevoli at-
tenzioni. Sai, quel famoso sabi …
Al momento certe dimostra­zioni-spettacolo sembrano proporre delle ine-
sistenti scorciatoie: questo mi fa pensare ad una sorta di esaltazione collet-
tiva, e mi viene in mente una storiel­la: noi siano gli arancetti...

Non siamo ancora usciti dal­l’equivoco che vede il bonsai relegato


a semplice hobby: cosa e chi concorre a mante­nere questo stato attuale di
cose?

Il livello di una certa parte del bonsai attuale, credo.


raccolte di soggetti realizzati qui da
noi. Tali collezioni costituiranno una
fonte di lavoro per chi saprà occu- La Bonsai nostra conversazione ter­mina con queste parole. Credo
parsi professionalmente della loro che que-sta sia un’interessante, unica opportunità per leggere il pensiero di
assistenza e cura, con un importante uno dei tre-quattro protagonisti che hanno fatto conoscere il bonsai in Italia
effetto di mecenatismo per questa e quindi testimone come
nuova arte. “memoria storica” degli ini-
zi. E spero che queste im-
Perché, a parte i tuoi interes­ pressioni e opinioni che mi
santi articoli, non hai più scritto un sono state riferite da Od-
libro? Le tue espe­rienze penso deb- done possa contribuire a
bano essere divulgate, questo è chiarire alcuni concetti che,
un patri­monio che hai accumulato in questo momento, ap-
durante trent’anni di coltiva­zione paiono un appannati. Carlo
di piante, che arricchi­rebbe le cono- è una persona che oggi è
scenze di tutti i bonsaisti. al di fuori della mischia, e
I grossi libri sono un gros­so pertanto è più attendibile
impegno, sia per chi scrive che per perché conserva maggiore
un editore. Dopo le prime “tecniche freddezza di giudizio. Il non
essenziali” e nell’attesa di pubbli- volersi buttare nel mucchio
care quello che ho allestito nel corso è una linea che ho sempre
di tutti questi anni, di miei libri ne condivisa perché spesso
sono usciti altri due ‘picco­li”, oltre al il mucchio origina la lite,
manuale-agen­da. Per la verità le idee e non vorrei che il bonsai
sono tante, ma qualche volta manca italia­no continui ad offrire
l’entusiasmo necessario per metterle spettacoli indeco­rosi e inde-
in atto; mi pia­cerebbe ad esempio centi sulla falsariga di quelli
scrive­re qualcosa sulle mie espe­ che molto, troppo spesso
rienze di giudizio. offrono altri desolanti pa-
norami italiani, primo fra
Quale strada sta imboc- tutti il mondo della politica.

90 Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari -
A scuola di estetica <<

Realizzare un boschetto
La natura riprodotta in un gruppo di piante I parte
di Antonio Ricchiari

L
o stile a gruppo di piante (o forestina) è spesso sottovalutato perché ritenuta
una tecnica molto rapida e di facile realizzazione: è esattamente tutto il con-
trario di quel che si pensa. Inoltre questo particolare stile è quello che richiede
anche molto senso estetico ed una certa intuizione scenografica. I giapponesi
lo chiamano YOSE-UYE e secondo i puristi dovrebbe essere realizzato con il minor nu-
mero possibile di elementi complementari.

Realizzare un boschetto. La natura riprodotta in un gruppo di piante


- Antonio Ricchiari - 91
>> A scuola di estetica
Mai come in questo caso è coinvolta la prospet-
tiva, il ritmo e l’alternarsi di vuoti e pieni. Il bilanciamento
o il prevalere di vuoti o pieni è appunto un elemento pri-
mario per dare credibilità ad una simile interpretazione
della natura.
Il maestro Genotti, con efficace sinteticità e
chiarezza, così ne riassume le caratteristiche: “La realiz-
zazione di un singolo bonsai è affascinante, ma quella di un
bosco, dove ogni albero conquista lo spazio a lui concesso
dal vicino, dove accanto al grande albero crescono giovani
pianticelle della stessa specie nate dai semi caduti che ne
trasmettono la vita, dove giovani e rigogliose pianticelle si
sviluppano quasi contemporaneamente sulla radura non
più libera, permette veramente al bonsaista di immergersi
in un tutt’uno con l’opera che crea e di respirare con essa.
Creare i boschi bonsai e conferire ad essi espres-
sioni diverse di volta in volta, selvagge, battute dal vento, è
stato per me un lavoro fatto di paziente studio, di tecnica e
soprattutto di abbandono e desiderio di comunicare con la
natura. Nei boschi di Bonsai la prospettiva gioca un ruolo
importantissimo, ma non si possono trascurare gli equilibri
tra le piante che formano il gruppo: non solo ogni albero
è importante, ma il suo tronco è migliorato da quello del
vicino e la sua chioma è completata dalle fronde di quello
accanto.
Un albero brutto può diventare bellissimo nel gruppo mentre un albero bello e bonsaisticamente interessante (se
osservato da solo) può diventare una nota stonata nel bosco. Lo sguardo deve penetrare e leggere un microcosmo equili-
brato e completo” (G - Genotti - BONSAI, il bosco: la natura in miniatura, De Vecchi Editore, Milano, 1989).

92 Realizzare un boschetto. La natura riprodotta in un gruppo di piante


- Antonio Ricchiari -
- Gli elementi estetici - - Gli spazi vuoti -
Per l’impostazione dei soggetti nel vaso si de- Altro fattore importante, come già detto, è
vono conoscere e applicare regole precise. Nella compo- l’utilizzazione degli spazi vuoti e la loro sistemazione,
sizione si deve selezionare un soggetto che costituirà il perché se questa distribuzione risulterà errata si avrà
punto di interesse primario che, se necessario, possono uno squilibrio prospettico assieme a tutto l’insieme del-
essere più d’uno. Di solito il punto primario è costituito la composizione. E’ importante non dividere gli spazi in
dall’esemplare più alto e più robusto che è messo in rilie- prossimità della metà del vaso, altrimenti il gruppo di al-
vo anche dal suo posizionamento all’interno della com- beri apparirà sbilanciato con un andamento che si rive-
posizione, perché posto ad un livello superiore rispetto lerà monotono.
agli altri soggetti. Questo albero, che può essere definito E’ essenziale evitare che la veduta d’insieme
leader, può suscitare interesse per la sua collocazione iso- risulti priva di ritmo, e per questo bisogna posizionare le
lata rispetto alle altre piante. Saranno gli spazi vuoti ad piante leggermente inclinate verso destra o sinistra, dan-
esaltarne i contorni rendendolo ancora più interessante. do anche una inclinazione verso l’osservatore o verso il
Altro elemento importante è la direzione che retro. Inoltre nessun albero deve incrociare quello vicino
assumono le piante, giustificata dalla massa visiva de- e tutti devono essere visibili.
terminata dal leader o, nel caso in cui la composizione Si può giocare visivamente creando dei dislivelli
fosse costituita da più gruppi, dalla concentrazione di un del terreno o sistemando delle piccole pietre; particolare
gruppo di piante. La prospettiva naturalmente in questo cura va data alla pianta leader sulla quale inevitabilmente
stile fa la parte del leone, poiché da essa dipende l’effetto si soffermerà l’occhio dell’osservatore.
di visione vicina all’osservatore o lontana: il primo effetto Da non dimenticare un altro fattore importante: la rami-
visivo è ottenuto posizionando i soggetti con i tronchi più ficazione delle piante dovrà cominciare alta; al momento
robusti nella metà anteriore del vassoio mentre gli stessi dell’impostazione, buona parte dei rami verrà eliminata
soggetti disposti nella metà dei contenitore o nella zona affinchè sia messa in evidenza la forma di ogni soggetto.
posteriore determineranno la seconda condizione. Di Grazie alla collocazione ravvicinata delle piantine, i vuoti
solito le piante più esili ricreano l’effetto di una forestina rimasti nella chioma di ognuna vengono colmati dai pal-
osservata da lunghe distanze e questi soggetti, posizio- chi delle altre.
nati nella zona posteriore daranno profondità a tutta la
composizione.
L’effetto di una visione lontana può ancora essere
determinato collocando un gruppo di piante più piccole
in una zona diversa dal gruppo più importante di alberi,
sistemandolo nella zona posteriore dei vassoio; questo
gruppo possederà un punto focale anche se di minore in-
teresse rispetto ai soggetti principali.

Realizzare un boschetto. La natura riprodotta in un gruppo di piante


- Antonio Ricchiari - 93
>> L’essenza del mese

Il ficus II parte
di Antonio Acampora

Famiglia: Moraceae
Genere: Ficus
Specie: circa 800

Annaffiatura e nebulizzazione Un consiglio che vale per tutti i ficus è quello di procedere a regolare
pulizia delle foglie irrorando le foglie con il getto della doccia, oppure pulen-
do le foglie con un batuffolo di cotone idrofilo imbevuto d’acqua distillata.
Questa operazione va eseguita in particolare durante il periodo veg-
etativo ed è necessaria perché le piante respirano ed assorbono um-
idità per mezzo delle foglie. Ambedue le lamine fogliari devono es-
sere mantenute pulite per evitare che gli stomi si ostruiscano.
Al contrario delle piante decidue, i cui germogli crescono solo per
un certo tempo, nei sempreverdi la nuova vegetazione, resta erbacea più a
lungo e continua a crescere anche per 20-45 gg. L’eccesso d’acqua determi-
na in buona parte questo sviluppo. Quindi nei soggetti maturi, oltre a dare
molta luce, è utile moderare le annaffiature per tutto il tempo che proseg-
ue lo sviluppo dei germogli. Le annaffiature saranno copiose nella stagione
calda, diradandole in inverno. Il ritmo delle annaffiature deve essere tale
che il terriccio non resti mai troppo umido: solo così le foglie divengono
piccole e gli internodi corti. Tutti i Ficus d’altronde tollerano meglio periodi
asciutti relativamente lunghi, anziché una persistente umidità eccessiva.
Sarebbe opportuno potere usare acqua con pH vicino alla neutralità
o inferiore, quindi piovana o acqua trattata con un prodotto decalcificante
perché l’acqua corrente calcarea o con pH superiore a 7,5 può lasciare depositi
calcarei sulle radici, rallentando la crescita.

Substrato Ai Ficus è gradita l’acqua, ma non possono sopportare terreni costante-


mente bagnati. Sono alquanto esposti al marciume radicale ed, è bene man-
tenere un’alternanza tra terreno quasi asciutto (70%) e terreno bagnato.
Si sviluppano ugualmente in ambiente neutro o leggermente acido

94 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
pH 5,5 - 6,5 richiedono un terriccio soffice, permeabile e fertile.
Un composto adeguato è costituito da akadama 80%, pomice o lapil-
lo vulcanico 10%, terriccio di foglie 10% e con l’aggiunta di un 10% di humus
di lombrico.

Rinvaso Il periodo ideale per il rinvaso è poco prima che inizia il periodo vege-
tativo, marzo-aprile al sud e maggio al nord. Poiché crescono molto vigorosa-
mente due anni è il tempo massimo tra un rinvaso e l’altro. Le radici crescono
rapidamente e recuperano facilmente, quindi si possono tranquillamente
tagliare senza paura, lasciando solamente 1/3 dell’originale pane di radici.
Molti Ficus che si acquistano hanno le radici parzialmente esposte
e attorcigliate, al primo rinvaso è necessario “sistemare” il loro andamento.
Le radici che non possono essere corrette saranno gradualmente eliminate.
I vasi più adatti sono di colore azzurro marino, beige o in gres, evitare
quei vasi cinesi decorati, troppo appariscenti.

Potatura dei rami e dei germogli I ficus tropicali appena comperati spesso hanno bisogno di essere
semplificati nella loro struttura, lasciando un solo ramo per livello, sceglien-
do esattamente le proporzioni, e facendo comparire una certa conicità nella
struttura.
La struttura del tronco deve rievocare le forme naturali dell’essenza. In
condizioni d’elevata umidità dell’aria, tipiche della zona tropico-equatoriale, i
rami più vicini al suolo possono produrre delle radici (dette aeree) che scendono
verticali ed entrano nel terreno. Essendo in natura una caratteristica degli e-
semplari annosi, un’analoga struttura nei bonsai più massicci dà loro un notevole
pregio. I F. benjamina e retusa hanno una facile capacità di emettere radici aeree
La presenza di radici aeree accresce questa sensazione d’annoso, purché
non si sovrappongono esteticamente con il tronco. Il risultato dovrebbe ri-
cordare delle liane che pendono dai rami alla ricerca d’umidità nel terreno.
E’ sconsigliata la trasformazione dei monconi dei rami in jin, sia per mo-
tivi estetici sia costitutivi, il legno del ficus è fibroso e tende a marcire facilmente.
Potare i germogli ancora erbacei provoca una risposta poco rile-
vante per quanto concerne l’infittimento. Al contrario la riduzione di rami
lignificati stimola la comparsa di getti più numerosi all’indietro, cresce
la fittezza della ramificazione e di conseguenza contribuisce a ridurre la
superficie d’ogni nuova foglia. Quindi quando i germogli hanno svilup-
pato 6-7 paia di foglie, vanno accorciati a 2 o al massimo 3 paia di foglie.
Mentre la potatura dei rami grossi e delle branche si esegue in inver-
no; dal taglio uscirà del lattice che dovrà essere fermato con pasta cicatriz-
zante o con spruzzature d’acqua.

Defogliazione Se la pianta è in ottima salute e non è stata rinvasata ed è già strut-


turata, in giugno si può defogliare, infoltendo così i rami ed equilibrando gli
internodi lunghi, altrimenti si possono tagliare le foglie più grandi al picciolo.

Applicazione del filo I rami, essendo molto flessibili, tollerano forti piegature quindi il filo si
può applicare durante tutto l’anno, aspettando che i rametti siano lignificati,
avendo cura di proteggere la corteccia con carta crespa. Controllare spesso il
filo durante le fasi di sviluppo perché entra facilmente nel legno.
Molti preferiscono realizzare la modellatura col filo nello stesso peri-
odo della defogliazione, anche perché si può vedere bene tutta la ramificazi-
one; ma attenzione: in un solo mese il filo può incidere la corteccia ed il segno
rimarrà per molti anni. È meglio avvolgere con spire più larghe se non si ha la
possibilità di controllarlo frequentemente.

Concimazione Se usate concimi organici che sono ricchi di fosforo, questi possono
anche servire meglio per la comparsa di fiori/frutti. Se coltivati all’interno
devono essere concimati ogni 15-20 giorni con concimi liquidi ricchi d’azoto

Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora - 95
>> L’essenza del mese
durante la stagione di crescita, o con concime organico a lenta cessione.
Mentre in inverno con concimi più ricchi di fosforo e potassio una
volta al mese. All’esterno si concimano ogni 15-20 giorni con concimi liquidi
ricchi d’azoto durante la fase vegetativa e da settembre a novembre con fer-
tilizzanti liquidi più ricchi di fosforo e potassio, per lignificare meglio i rametti
ed interrompendo totalmente in inverno.
Alternare concimi liquidi a solidi e non concimare le piante appena
rinvasate, quelle in cattivo stato di salute e nei mesi troppo caldi.

Stili bonsai Con queste piante si possono realizzare tutti gli stili, importante è che
la forma dei bonsai di Ficus tropicali deve riuscire a raffigurare bene l’aspetto
degli alberi spontanei: molto voluminosi e grandi. Interessante è il bonsai con
il F. retusa le cui radici aeree si possono utilizzare sulla roccia.

Parassiti e malattie È essenziale una precauzione: alcune varietà, come il Ficus panda,
sono molto sensibili ad insetticidi, fungicidi ed altri prodotti chimici. Una dose
eccessiva, o un insetticida a base di fosforo, farà ingiallire le foglie con la con-
seguente caduta.
I parassiti più ricorrenti, tripidi: Frankliniella occidentalis, tripide di dif-
ficile individuazione per le abitudini a ritrovarsi all’interno delle gemme, o sul-
la pagina inferiore delle foglie, di dimensioni di 1-1,5 mm. Sintomi principali:
deformazioni delle foglie, bollosità; nello stadio più avanzato piccole tacche
color marroncino.

96 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
Echinotrips americanus: attualmente è presente in in maggiore percentuale
rispetto a Frankliniella occidentalis. I sintomi sono rappresentati da lievi de-
formazioni delle foglie, decolorazione diffusa, rallentamento della crescita,
molto simili a quelli provocati da acari. Echinotrips è un tripide di dimensioni
maggiori di Frankliniella occ. ; di colore nero, con una sottile linea bianca in
corrispondenza dell’attaccatura delle ali, vive generalmente sulla lamina sia
superiore che inferiore della foglia. Le larve sono di colore giallo chiarissimo,
quasi trasparenti, spesso più frequenti sulla pagina inferiore. I sintomi sono un
rallentamento generalizzato della crescita, la presenza di fogliame più chiaro,
con strisce di colore verde chiaro “a puntini”. Sono molto simili ai danni cau-
sati da acari (vedi in seguito).
Alla comparsa di pochi individui di tripide, si consiglia di intervenire
alternando due o tre tipi di principi attivi, con prodotti a base di piretroidi.
Se si notano ragnatele sulla pagina inferiore con foglie gialle e mac-
chiate, è presente il ragnetto rosso o Acaro tetranichide: Tetranichus urticae .
Sono visibili ad occhio nudo, si localizzano sulla pagina inferiore delle foglie;
uova e forme giovanili sono individuabili grazie all’utilizzo di una semplice
lente (uova trasparenti, tondeggianti, sempre poste sulla pagina inferiore). I
sintomi sono rappresentati dalla presenza di decolorazioni sulle foglie, a volte
puntiformi, rallentamento della crescita.
Sono favoriti da condizioni di secchezza dell’ambiente di coltivazione,
e presentano in genere un periodo di massima moltiplicazione in estate, anche
se la loro presenza è continua, anche se minima, quasi per tutto l’anno. E’ ri-
chiesto quindi un monitoraggio continuo e un’attenta e costante osservazione.
Lotta: alcuni principi attivi efficaci contro i tripidi sono anche acari-
cidi. E’ importante, nel programma di controllo degli acari, alternare più prin-
cipi attivi, sia come modalità d’azione che come efficacia sui diversi stadi di
sviluppo: adulti, uova, forme giovanili o neanidi. Irrorare ogni 15 giorni fino
alla scomparsa degli acari.
Le cocciniglie spesso si mimetizzano col colore delle foglie o del
tronco, tanto che riesce difficile notarle: gli scudetti sono piccoli (1-2 mm.) e
spesso quasi trasparenti.
Cocciniglia cotonosa: Pseudococcus longispinus e Planococcus
citri, il danno consiste nella presenza di una secrezione biancastra e co-
tonosa; adulti e forme giovanili (neanidi) danneggiano la pianta nutren-
dosi della linfa e rallentando quindi la vegetazione, fino a bloccarla, in
condizioni d’elevata infestazione. Danni secondari, non meno importan-
ti, sono rappresentati da una riduzione dell’entità fotosintetica, e dallo
sviluppo di fumaggini: funghi che si sviluppano sulla superficie fogliare,
nutrendosi dei residui prodotti dagli insetti, sui loro secreti zuccherini,
che danneggiano gravemente dal punto di vista estetico e funzionale.
Poiché non è consigliabile l’uso dell’olio bianco, è meglio ricorrere
a soluzioni saponose (ad esempio un cucchiaio del comune detersivo per
stoviglie diluito in mezzo litro d’acqua) pennellato o spruzzato su tutta la ve-
getazione. Utile anche l’estratto di tabacco o dell’alcol denaturato applicato
con un batuffolo di cotone, che aiuta a “staccare” il parassita. Oppure ba-
gnare il substrato con insetticida sistemico ogni 15 giorni fino alla scomparsa.
Di fronte alle malattie fungine i ficus dimostrano una buona resisten-
za: il pericolo maggiore viene come al solito da un terriccio troppo bagnato.
I rischi più alti li corrono a causa dell’antracnosi: macchie gialle che si propa-
gano dai margini delle foglie e su di esse si evidenziano puntini neri, si cura
spruzzando soluzioni a base d’ossicloruro di rame sulle foglie, o benomyl e il
riscaldo: il lembo fogliare presenta tacche decolorate che finiscono per dis-
seccare, si previene evitando di nebulizzare in pieno sole e di esporre il bonsai
ai raggi diretti del sole, e alle basse temperature.

Fisiopatie Perdita delle foglie: le foglie basali diventano gialle poi cadono e la
pianta si defoglia in modo innaturale e dopo poco tempo può anche morire.
Le cause possono essere: insufficiente esposizione del bonsai, correnti d’aria
o improvvisa caduta della temperatura. Se quest’evento si nota in inverno,
la causa è l’annaffiatura troppo abbondante e/o con acqua troppo fredda. È
necessario innaffiare meno e mettere la pianta in un luogo con più luce.

Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora - 97
>> L’essenza del mese

Le specie più diffuse di Ficus • F. benjamina (ficus beniamina): è un albero con tronco diritto dal porta-
adatte a Bonsai sono: mento flessibile ed elegante, foglie persistenti di colore verde brillante con la
conformazione oblunga. Ha un tronco dal colore grigio.
• F. retusa: assomiglia molto al F. benjamina. E’ una specie che cresce nelle
isole Hawaii e nelle regioni fra Filippine, Borneo e Malesia. Ha foglie persis-
tenti, allungate e di colore verde brillante. Questa specie emette radici aeree
ed è particolarmente vigorosa.
• F. formosanum (fico di Formosa): anch’essa è una specie a foglie più ro-
tonde, persistenti, ma è una pianta più delicata ed ama stare più alla luce ris-
petto alle altre.
• F. religiosa: Questa pianta è così chiamata perché è considerata in India un
albero sacro. Le foglie cuoriformi ad apice allungato hanno venature di colore
avorio e rosaceo.
• F. neriifolia: E’ un albero di piccole dimensioni che si distingue per le foglie
strette e lanceolate di colore verde lucido. La forma delle foglie somiglia a
quella del salice piangente. In pochi anni emette radici aeree.
• F. pumila: E’ un albero a foglie piccole che ha uno sviluppo che somiglia ai
rampicanti.
• F. microcarpa: Ha foglie piccole, in natura costituisce un albero grandissi-
mo con una vegetazione molto fitta e lunghe radici aeree. Si origina nell’Asia
tropicale.
• F. panda: È una varietà di Ficus che produce frutto, ma molto più piccolo del
Fico. Ramifica con molta difficoltà
• F. nataliensis: Cresce con foglia sottile e larga in punta, compatta, produce
facilmente radici aeree. E’ molto vigoroso.

98 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
Programma
VENERDì 16 OTTOBRE
15,00/17,00
Consegna piante e suiseki selezionati da parte dei club

SABATO 17 OTTOBRE
9,00/10,00
Consegna piante e suiseki selezionati da parte dei club
9,30/13,00
Laboratorio bonsai con Edoardo Rossi
11,00
Inaugurazione mostra bonsai e suiseki e mostra mercato
15,00/17,30
Laboratorio shodo a cura di Bokushin
20,00
Cena con consegna dei “premi BONSAIGENOVA 2009”
presso la Locanda del Cigno Nero

DOMENICA 18 OTTOBRE
9,00
Apertura mostra bonsai e suiseki e mostra mERcato
10,00
CONVERSAZIONE SUL’ALESTIMENTO DEL TOKONOMA CON
BOKUSHIN, ANDREA SCHENONE, GIORGIO ROSATI
11,30
CONVERSAZIONE/COMMENTO A CURA DI
GIOVANI GENOTTI SU ALCUNE PIANTE ESPOSTE
9,30/13,00
Laboratorio bonsai CON Edoardo Rosi
15,00/18,00
DIMOSTRAZIONE DI TECNICA BONSAI A CURA DI EDOARDO ROSSI

Regolamento Laboratori Bonsai


I laboratori sono aperti a tutti (una parte di posti è riservata agli iscritti ad
ABSG), nel numero massimo di 8 partecipanti ciascuno. Il contributo spese di
ciascun laboratorio della durata di tre ore e mezza è di 20 euro. Le prenotazioni
si effettuano tramite e-mail all’indirizzo info@bonsaigenova.it e presentandosi
direttamente alla reception della mostra a Villa Serra sabato 17 e domenica 18
alle 9,00.
Nel caso di richieste eccedenti il numero dei posti disponibili, verrà data la
precedenza alle prenotazioni giunte per prime. Nel caso il partecipante non
si presenti entro le 10,00, perderà il diritto di effettuare il laboratorio a favore
di altre persone presenti nella eventuale “lista di attesa”. Il partecipante dovrà
essere provvisto di propria pianta da lavorare, del filo di rame o di alluminio, e
di tutta l’attrezzatura necessaria.

Regolamento Laboratorio SHODO


Il laboratorio è aperto a tutti (una parte di posti è riservata agli iscritti ad
ABSG), nel numero massimo di 15 partecipanti, ed è gratuito. Le prenotazioni
si effettuano tramite e-mail all’indirizzo info@bonsaigenova.it e presentandosi
direttamente alla reception della mostra a Villa Serra sabato 17 alle 14,30.
Premio BonsaiGenova 2009
Dimostrazione bonsai
La dimostrazione di tecnica bonsai consiste nell’impostazione o nella
Il concorso è aperto ai club italiani su invito. rifinitura di una pianta importante coltivata e preparata a tale scopo.
Fra tutti i partecipanti saranno selezionati trenta
“Pronto soccorso bonsai”
esemplari ( bonsai e suiseki ), con un massimo di Per tutta la durata della manifestazione saranno disponibili soci esperti di
tre esemplari per ogni club. ABSG per fornire gratuitamente consigli, pareri ed eventualmente semplici
interventi sulle piante di proprietà dei visitatori
Ai primi dieci club proprietari degli esemplari
prescelti sarà offerta ospitalità per due soci
(pernottamento e cena di sabato 17 ottobre ).

Il club Amatori Bonsai e Suiseki


La scadenza per l’invio delle schede di Genova opera in Liguria per la
partecipazione è prorogata diffusione delle arti Bonsai eS-
al 15 giugno 2009. uiseki, organizzando tra l’altro
esposizioni, corsi per principi-
anti e incontri con istruttori
Il regolamento integrale è visibile per attività didattica di livello
sul sito www.bonsaigenova.it avanzato. Si riunisce ogni primo e terzo mercoledì
del mese alle ore 20,30 nella propria sede.
>> Non tutti sanno che...

Il pino silvestre di Elisabetta Ruo

O
ttobre, cambiamento di stagione, ci distur- corteccia olfattiva, senza passare, come avviene per gli
bano le malattie da raffreddamento come la per gli altri sensi, da altre strutture intermediarie tipo il
tosse, il raffreddore, il mal di gola.. Quali sono talamo. Di conseguenza non si può scegliere cosa respi-
i rimedi migliori? Le essenze usate principal- rare e non si riesce ad elaborare il messaggio cosciente-
mente in aromaterapia sono: pino, timo ed eucalipto. Si mente.
usano nel brucia essenze per diffonderli nell’ambiente, Abbiamo quindi un’azione efficace e diretta.
ma si possono mettere anche nelle vaschette dei radia- Parlare del pino può suscitare tantissimi ricordi: dai pini
tori, ovviamente quando si accendono. marittimi, all’aria balsamica e fresca che si respira in
Per noi bonsaisti, ricordo che nei lavori di pin- montagna, alle pigne dorate di Natale, ai bagnoschiuma
zatura vengono sprigionate le molecole che ne conten- al pino silvestre, ma soprattutto per noi i vari bellissimi
gono i principi attivi e queste vanno direttamente nella bonsai famosi e non…

Il Pino silvestre
100 - Elisabetta Ruo -
L’ultima lezione da Stefano Frisoni ci ha proposto la mente sui reumatismi, che neces-
Il pino, genere di
lavorazione del suo noto a tutti Pino silvestre (Fig. 1). sitano di massaggio morbido e deli- conifere delle pinacee
Questa essenza è nota per la sua bella chioma di cato. Si unisce l’olio essenziale di con 90-100 specie circa
distribuite nell’emisfero bo-
un verde vivace; si trova sui monti e si coltiva nei pressi pino silvestre all’olio di mandorle reale, ha foglie sempreverdi,
aghiformi,riunite a fasci, e frutti
dei sanatori, i cui ricoverati tanto beneficiano dalle resine dolci(olio di base) e per 2-3 volte legnosi conici o piramidali, (stro-
degli oli essenziali contenuti nel pino (stesse proprietà ogni giorno si procede sull’area do- bili, coni o pigne).
Diffusi in Italia sono il pino do-
dell’abete), le sue resine vincono i catarri bronchiali, pol- lorante. L’ideale è fare il massaggio mestico, con forma ad ombrello
(pino Pinea) e strobili contenenti
monari e della vescica. Per le bronchiti e le tossi ostinate quando si può rimanere distesi per i pinoli commestibili, il pino sil-
si preparano infusi di gemme di pino (30 gr per un litro un po’ di tempo oppure prima di an- vestre (sylvestris) e il pino nero
(nigra) delle aree montane,
d’acqua), si beve l’infuso caldo ed addolcito con miele. Il dare a dormire, in modo che si possa il pino mugo e il pino cembro.
Prenderò in esame solamente le
decotto, essendo un buon diuretico, cura la cistite; serve coprire la parte con un panno caldo specie più interessanti dal punto
anche per fare gargarismi, per schiarire la voce, a chi è di cotone o di lana per massimizzare di vista terapeutico.
solito parlare molto, giova a chi è effetto da gotta, in- gli effetti dell’olio essenziale, che
fiammazione intestinale, reumatismi. penetra nella pelle e la nutre in profondità con i suoi principi
Utili le irrigazioni fatte col decotto per i disturbi attivi.
causati da leucorrea,( decotto 40 gr per 1 litro d’acqua).
Per uso esterno viene utilizzato per combattere la pso-
riasi. È il pino che popola i nostri Appennini. Alto fino a
cinquanta metri, da secoli viene usato per le sue enormi PINO SILVESTRE (Pinus sylvestris)
virtù medicinali. Dalla distillazione secca del suo legno
si ricava il catrame vegetale (catrame di Norvegia). Esso
contiene diversi carburi (benzolo, toluolo) e fenoli. Il ca-
Famiglia: pinacee
trame vegetale in capsule è un ottimo antisettico, da Provenienza : Europa, Asia occidentale
secoli usato per le affezioni bronchiali. Colore dell’olio: giallo chiaro
L’olio essenziale di pino silvestre si ricava dagli
aghi con il metodo della distillazione a secco e si ottiene un Profumo: fresco, balsamico.
liquido giallo paglierino che emana un profumo balsami- Proprietà: antireumatiche, antisettiche, espet-
co che ricorda molto quello della Canfora. Il pino silvestre toranti, balsamiche, stimolanti, cicatrizzanti.
aiuta principalmente nei disturbi da raffreddamento,
Avvertenze: diluire prima dell’uso.
quelli a carico della gola, ma anche e soprattutto dei
bronchi: in caso di secrezioni bronchiali, riesce a rendere
fluida l’area e in tal modo favorisce l’espulsione del muco
e di quanto ostruisce i bronchi. A tal fine viene utilizzato
con il metodo dell’inalazione -i classici suffumigi- versan-
do 10-15 gocce di olio essenziale di pino silvestre nel con-
tenitore con l’acqua calda, per poi procedere ad inalare, - Consigli pratici -
con la testa coperta possibilmente da un asciugamano. Miscela per reumatismi: diluire 50 gocce di olio essenziale di
Gli effetti sono maggiori e di più rapida effica- Pino silvestre in 250 ml di olio di Mandorle dolci. Usare questa
cia se l’operazione viene ripetuta più volte al giorno, al- miscela due o tre volte al giorno per massaggiare la parte do-
meno 2. Il vapore, che entra nelle vie respiratorie, unito lorante.
all’azione dell’olio di pino, produce una piacevole sensa-
zione di calore, che stimola l’espettorazione. Per malattie da raffreddamento: in una bacinella di acqua
Oltre a bronchi e raffreddore, è di aiuto per le vie bollente mettere 15 gocce di olio essenziale di Pino silvestre.
urinarie gravate da problemi infiammatori. Per risolvere Coprirsi il capo con un asciugamano e inspirare profonda-
le infiammazioni il metodo migliore è quello del bagno mente. Interrompere brevemente di tanto in tanto e continu-
in vasca o, se la natura del problema richiede trattamenti are ad inspirare finché l’acqua sprigionerà vapore.
frequenti, quello del semicupio. Si tratta di un ‘mezzo ba-
gno’ perchè appunto si bagna solo la parte inferiore del Per l’infiammazione delle vie urinarie: preparare un semicu-
corpo, quella interessata dal problema. L’acqua deve es- pio che copra per intero il bacino, aggiungere 20 gocce di olio
sere tiepida, le gocce di olio essenziale 18-20 e la durata essenziale di Pino silvestre e rimanere immersi per almeno
non inferiore ai 15 minuti. un quarto d’ora. Ripetere, una volta al giorno, finché non sarà
Nel caso in cui l’infiammazione riguardi l’area scomparso il disturbo. 
genitale femminile, si consiglia non tanto il bagno o il
semicupio quanto la lavanda vaginale, da effettuare una Irrigazioni per la leucorrea: in 300 ml di acqua, bollita e
volta al giorno. Qui l’acqua è fredda (non gelida, ovvia- lasciata raffreddare, mettere 15-20 gocce di olio essenziale
mente) e le gocce sono 15-20. Infine, le proprietà antiset- di Pino silvestre. Con quest’acqua fare una lavanda vaginale.
tiche e lenitive dell’olio di pino si esprimono favorevol- Ripetere quotidianamente, fino alla scomparsa del disturbo.

Il Pino silvestre
- Elisabetta Ruo - 101
>> Non tutti sanno che...
- Fiori di Bach - del Dio Pan ( divinità di forma caprina) che usava cingersi
la testa con un ramo di pino. Ovidio, Virgilio, Orazio e
I fiori di Bach funzionano solo sulle emozioni, Plinio lo citano nelle loro poesie.
non sono in grado di curare nessuna patologia, in quanto
agiscono solo a livello di vibrazione cellulare. Nel caso del
pino silvestre, PINE, viene prescritto per coloro che pro- - Curiosità -
vano disperazione o scoraggiamento, in particolar modo
Per gli antichi greci il pino era sacro a Rea e a
hanno sempre un forte senso di colpa su ciò che fanno,
Dioniso, divinità della natura. In Cina e Giappone il pino
convinti che avrebbero potuto fare meglio e si prendono
rappresenta l’immortalità, probabilmente perché il suo
anche le colpe degli altri.
legno è molto forte e le foglie sono sempreverdi.
Si sentono immeritevoli ed inutili, si scusano di
Dalla resina del pino, secondo una credenza ci-
tutto soffrendo di troppo autorimprovero. Il loro senti-
nese, penetrata nel terreno, nascerebbe dopo 1000 anni
mento di colpa e il senso di vergogna non sono neces-
un fungo che dovrebbe conferire l’immortalità a chi se ne
sariamente legati ad azioni sbagliate, ma distruggono la
nutre. In Giappone il legno di pino si usa per costruire i
possibilità di gioire della vita.
templi, mentre due alberi di pino della stessa altezza ven-
gono posti ai lati della porta di casa il giorno di capodanno
- Informazioni generiche - ( Oshogastu) per ingraziarsi le divinità.
Questa pianta rappresenta inoltre la fecondità e
I pini crescono su quasi ogni tipo di terreno. Dopo la felicità per cui gli sposi bevono del sakè davanti ad un
l’abete rosso ed il faggio, il pino silvestre è al terzo posto ramoscello di pino. Infine viene considerato il simbolo de-
come presenza nei boschi austriaci. I popolamenti di pino gli uomini incrollabili, probabilmente per la sua robustez-
nero si trovano soprattutto al margine orientale delle za e longevità.
Alpi. Si trovano porzioni di fusto prive di rami lunghe fino Diversamente alla corte di Alessandro Magno
a 20 m. La sua età massima raggiunge i 600 anni, quella i buoni maghi lo avevano incluso in una pozione afrodi-
di taglio è compresa tra i 100 e i 160. Da giovane ha una siaca, che risultava molto utile e gradita al grande con-
crescita rastremata, che successivamente porta ad una quistatore. Veniva usato con altre 12 essenze, lasciato
chioma irregolare (in zone esposte al vento chioma a amalgamare per dieci giorni e alla fine bastava aprire
bandiera). Altezza tra 10 e 30 m, massimo 40 m. l’ampolla ed aspirarne il profumo.
Il pino silvestre ha nella porzione basale del fusto
pino mugo: uccide i germi delle vie respiratorie, urinarie
una corteccia profondamente fessurata e piatta, mentre
e della cistifellea, combatte le infiammazioni, fluidifica il
in quella superiore e fin in età avanzata essa si presenta
catarro, rende la respirazione più profonda ed è indicato
sottile e rosso volpe. La corteccia del pino nero è da gri-
nelle bronchiti. Purifica l’aria in ambienti poco aerati e fu-
gia a bruno scuro e profondamente scanalata. Entrambe
mosi. E’ indicato per inalazioni, bagni e saune. Dà forza
le specie arboree hanno gli aghi raggruppati a coppie e
resistenza e coraggio e ci tiene coi piedi per terra. I pini
sono torti. Le pigne sono piccole, ovali e brevemente pic-
sono anche detti “i polmoni verdi”, perché sono i nostri
ciolate.
complementari: infatti inspirano ciò che noi espiriamo.
Importante nel caso di olio essenziale non consumarlo
- Informazioni storico-culturali - per via orale.
Come pianta pioniera il pino silvestre formava - Estrazione dell’olio essenziale avviene per distillazione di
insieme alla betulla i primi boschi dopo il periodo gla- pini selvatici;
ciale; venne però sostituito da querce e faggi. Fu col- - Profumo fresco e resinoso;
tivato dall’uomo per l’elevato contenuto di resina; la - Dalla resina del ‘Pino marittimo’ si estrae la trementina.
distillazione della quale non solo forniva il catrame per im- Per fare 1 litro di olio essenziale occorrono 4-8 kg di resina. Il
permeabilizzare botti ed imbarcazioni e l’olio di tremen- profumo rende la respirazione più profonda e ritmica, molto
tina impiegato come solvente, ma anche la colofonia (o importante per la nostra salute che dipende da una buona
pece greca) utilizzata per impregnare gli archetti dei vio- respirazione.
lini. Le porzioni di fusto molto ricche di resina, spaccate pino cembro: purifica l’ambiente, soprattutto dove si
in bastoncini lunghi 20 cm venivano impiegate ancora fuma, fluidifica il catarro, allontana gli insetti, rinforza e
nel XIX secolo per l’illuminazione. Poiché un pavimento riequilibra. Indicato per malattie respiratorie, raffreddori,
di questo legno ricco di resina non scricchiola, i palchi dei mancanza d’iniziativa, per rinforzare le difese immunita-
teatri sono fatti generalmente in pino nero. Ippocrate lo rie e per i fumatori. Dato che il cembro vive in un habitat
utilizzava con successo in versione officinale, per via della difficile, dove può sopravvivere per secoli, ci trasmette
sua capacità di curare le malattie respiratorie.Il nome la- la sua forza, il coraggio e il senso di durata, aiutandoci
tino pinus deriva dal celtico pin ( montagna – roccia) ri- a concentrarci per trovare il nostro punto di equilibrio.
facendosi alla capacità di sopravvivenza di questa specie Per effetto della sua forte azione depurativa sull’aria e
in questi terreni. In greco pino deriva da “pitus” un amante sull’ambiente è una delle essenze più forti e consigliabili

Il Pino silvestre
102 - Elisabetta Ruo -
da tenere, anche se sensibile come bonsai, per chi vive in città.
- Estrazione : per distillazione di aghi e rametti. Per 1 litro di olio essenziale occorrono da 500 a 1000kg di pianta.
- Profumo: fresco, resinoso e leggermente aspro.

- In conclusione -
Il pino, anche come bonsai, è proprio un concentrato di benessere!

Il Pino silvestre
- Elisabetta Ruo - 103
>> Note di coltivazione

La defogliazione di Luca Bragazzi


II parte

D
opo aver illustrato la defogliazione e i suoi
scopi, vediamo ora qualche esempio di ap-
plicazione della tecnica su due esemplari ap-
partenenti alle specie più delicate menzionate
nella prima parte. Si tratta di due Quercus, Suber e Ilex,
differenti tra loro come risposta agli interventi, in quanto
la Suber è molto più vigorosa e resistente, ma allo stesso
tempo bisognose di attenzioni in pre-operazione.
La coltivazione in questi casi assume
un’importanza fondamentale, proprio per l’accumulo di
sostanze di riserva capaci di far rispondere gli esemplari
nel migliore modo possibile, non solo sotto il profilo fi-
siologico, ma anche sotto quello estetico. Nella foto 1, è
possibile osservare il risultato su Quercus Suber, appena
dopo una settimana dall’operazione di eliminazione delle più piccola della moneta da un centesimo di euro (Fig.
foglie. Questo risultato, è tangibile non solo nelle parti 2-3). Un risultato questo al limite delle possibilità fisio-
periferiche della ramificazione, ma anche all’interno dei logiche della pianta.
palchi tramite il risveglio di gemme latenti che aumen- Il secondo caso, relativo ad un vecchio ed impo-
tano il volume della ramificazione oltre a farla arretrare. nente esemplare di Quercus Ilex (Foto introduttiva), ha vis-
In termini di qualità del risultato, è sorprendente osser- to l’applicazione della tecnica secondo il metodo parziale,
vare come le nuove foglie, abbiano una dimensione più ovvero riducendo la superficie fogliare senza stressare

La defogliazione - II parte
104 - Luca Bragazzi -
ulteriormente l’albero, ottenendo così un risultato sicura-
mente più lento, ma molto più sicuro per la salute e vi-
gore dell’albero (Foto 5-6-7).
Le operazioni di preparazione, consistono princi-
palmente nell’applicazione di concimi e ammendanti or-
ganici a livello radicale, oltre che di sostanze biostimolan-
ti a livello fogliare, a partire già dai due anni antecedenti
l’operazione. Rispettare tali tempistiche, è fondamentale
per non incorrere in squilibri di vigoria e ritiri di linfa suc-
cessivi alla defogliazione.

La defogliazione - II parte
- Luca Bragazzi - 105
>> Tecniche bonsai

La scelta
del vaso
di Antonio Acampora
II parte

Aspetto maschile e femminile Ogni pianta può avere un aspetto maschile o femminile: questo è de-
terminato dal tipo d’essenza, ricordando che vi possono essere anche forme
maschili o femminili in ogni varietà.
Generalmente i pini neri sono considerati maschili, mentre i pini
pentaphilla hanno più tendenza verso una forma femminile. L’acero giappo-
nese ha una forma femminile mentre la varietà tridente tende ad essere più
maschile. In genere le conifere sono tendenzialmente maschili, mentre le ca-
ducifoglie e le essenze da fiore sono più femminili.
I vasi grigi non smaltati, i marroni e quelli più scuri sembrano essere
più maschili, mentre quelli colorati, pastello o smaltati possono apparire più
femminili. Il rosso, in vasi non smaltati, è adatto ai pini.
Le forme dei vasi quadrate o rettangolari hanno limitazioni visive a
causa della loro rigidità, mentre i contenitori ovali o rotondi fanno immagi-
nare spazi più vasti, come un prato o una pianura che non ha confini. Le forme
esagonali od ottagonali sono assimilate a quelle quadrate o rettangolari. Le
forme con scanalature sono da considerarsi come i rotondi o gli ovali.
Alberi maschili sono collocati in vasi pesanti e profondi senza decora-
zioni, i bordi squadrati e piatti. I vasi quadrati o rettangolari sono da conside-
rarsi maschili, ma ciò potrebbe variare secondo gli eventuali decori o rifiniture
e anche dalla scelta dei piedini. Alberi femminili dovrebbero essere messi in
vasi bassi e raffinati con colori sfumati, i lati dei vasi devono essere curvi o ar-
rotondati, la forma del contenitore rotondo od ovale.
Vasi di forme quadrate, esagonali od ottagonali e non smaltati, ser-
vono per piante con personalità, che sembrano vissuti in luoghi impervi.

La scelta del vaso - II parte


106 - Antonio Acampora -
L’opposto a questi vasi è rappresentato da vasi rotondi o scanalati. Bonsai in stile eretto formale con un gros-
so ramo da una parte, sono alberi che crescono in pianura o nei prati. I contenitori adatti sono rettangolari od ovali,
per consentire di mettere in risalto quel grosso ramo.

Un vaso rotondo si adatta ad un Vaso molto formale, i bordi netti si I vasi ovali essendo molto versatili,
albero eretto e slanciato. La smal- adattano ad un portamento eretto sono molto impiegati nel bonsai. Lo
tatura lucida è consigliabile per una formale della pianta. Questo vaso è smalto lucido metterebbe in risalto
pianta piuttosto colorata. relativamente profondo, idoneo per un albero fiorito o un’essenza a fo-
un albero con tronco spesso o una glia caduca con foglie colorate.
struttura robusta.

Una forma elegante per un vaso ver- Questo stile di vaso si ispira alla Questa forma è un compromesso tra
satile, adatto ad una vasta gamma forma di un tamburo giapponese. La le linee nette del rettangolo e la bas-
di piante, da una sempreverde a un linea semplice si adatta ad un bon- sa curvatura di un vaso ovale. Ver-
pino casuale. sai come per esempio,un albero in satile, adatto a molti stili e specie.
stile letterati.

Forma classica e formale. Questo Vaso rettangolare, addolcito dagli Vaso simile al precedente, tuttavia i
stile è caduto un poco in disuso, a angoli scolpiti e dai bordi ricurvi. Si bordi più bassi richiedono un albero
causa del gusto per i bonsai in stile adatta ad un albero con tronco spes- di massa e peso minore.
casuale. so e in stile casuale.

Vaso di linea pulita che non distrarrebbe lo sguardo da La colorazione di questo contenitore sarebbe perfetta
una delicata pianta in stile formale. per biancospino, betulla, faggio,e altre specie sempre-
verdi di forte impatto visivo.

La scelta del vaso - II parte


- Antonio Acampora - 107
>> Tecniche bonsai

Questo vaso ha un aspetto antico, di gusto cinese e sa- Un vaso dalle linee sottili darebbe risalto ad un acero
rebbe adatto ad un carpino dal tronco spesso, o un dalle foglie rosse o altri alberi con fiori o foglie vivaci.
biancospino, o un cotogno.

Questo vaso basso dalla linea solida sarebbe adatto per La linea ben definita di questo vaso ovale gli conferisce
un albero in stile “a scopa” o per una zattera. un aspetto formale, mentre la fascia orizzontale in rilie-
vo ne riduce la profondità. Il colore si intonerebbe alla
corteccia di un ginepro cinese.

Un vaso dallo stile rigoroso, esige un albero carico Questo vaso è idoneo per gruppi o saikei. L’ampia super-
d’anni. Sarebbe adatto ad un vecchio pino. ficie crea l’effetto di spazio necessario ad un paesaggio.

I vasi irregolari di solito sono usati per alberi in stile in-


L’altezza del vaso è rapportata al portamento orizzon- clinato, contorto, spazzati dal vento o prostrati. Quan-
tale o verso il basso della pianta. do sono piccoli possono accogliere piccole piante di com-
pagnia.

La scelta del vaso - II parte


108 - Antonio Acampora -
Vaso per cascata  con aspetto più morbido del
In questo vaso di linea essenziale, l’altezza è precedente conferitogli dai bordi svasati e dalla
doppia della larghezza al bordo . sezione esagonale.

- Abbinamento tra vaso e bonsai -


Il Bonsai si innalza ad espressione artistica, così
che l’osservatore può apprezzare in esso l’interpretazione
della bellezza che si ritrova negli alberi o nei paesaggi
naturali.
Il vaso con il suo colore e la sua forma valorizza
sia lo stile sia la specie dell’albero. Quando la pianta e il
vaso si fondono diventando una cosa sola, è possibile
rag-giungere due obbiettivi: far risaltare la bellezza del
bonsai e mantenerlo in buona salute. Si crea un bonsai ap-
prezzabile e suggestivo quando si forma un’armonia tra la
- Regola dei terzi - pianta, la forma, il colore del vaso e la quantità di terra in
esso in contenuto. Di conseguenza è molto importante
La scelta del vaso deve riflettere la personale scegliere il vaso che fa risaltare lo stile dell’albero.
interpretazione artistica, tenendo presente la “regola Un albero posto in un vaso giusto, col passare
dei terzi” in relazione alla silhouette generale. L’albero del tempo acquista il senso di Wabi (implica semplicità
dovrebbe essere i 2/3 del disegno globale, il vaso 1/3. La accompagnata dalla serena capacità di accontentarsi, in
lunghezza del vaso dovrebbe misurare 2/3 dell’altezza pratica si può ritrovare osservando ad es. una capanna
della pianta mentre la profondità della pianta, dal fronte povera abbandonata da un pescatore, su una spiaggia
al retro, 2/3 della sua lunghezza. solitaria) e di Sabi (in termini estetici indica la patina del
Ricordiamo, però che tutte le regole generali ci tempo, la grazia unita all’antico). Il rapporto tra le altezze
sono sempre delle eccezioni. Anche nelle esposizioni si del vaso e dell’albero conferisce equilibrio. L’altezza del
deve rispettare “la regola dei terzi” : albero e vaso devono vaso è determinata dalla grossezza del tronco dell’albero.
rappresentare i 2/3 della massa visiva, mentre il tavolino Il vaso basso viene usato per esprimere l’ampiezza dello
solo 1/3 . L’Albero, vaso e tavolino formano un insieme spazio ed è adatto ad un albero dal tronco fine. Ad un al-
pari ai 2/3 di tutta l’esposizione. bero voluminoso, robusto si adatta un vaso alto, mentre
Quando si tratta di scegliere un vaso per cascata quello sottile ed elegante si adatta ad un vaso basso.
si deve trovare il giusto rapporto con la regola dei terzi. Infine in una mostra Bonsai, per un albero gio-
Un vaso per lo stile a cascata può avere ogni tipo di for- vane è bene usare un vaso nuovo, mentre un albero vec-
ma, eccezion fatta per quelli rettangolari oppure ovali. chio deve essere rinvasato in uno usato da tempo.

La scelta del vaso - II parte


- Antonio Acampora - 109
Il Bunjingi che rappresenta la raffi-
 Per un Moyogi con una sagoma curva natezza e la semplicità di un albero
 Il Chokkan, lo stile eretto formale è
e  lievemente inclinata, si richiede un dal tronco sottile, suscita sensazioni
lo stile di base del bonsai. Esso non
vaso che faccia risaltare l’eleganza di pace e serenità. Occorre quindi un
deve avere curve e inclinazioni e le
di questo stile. All’albero dal tronco vaso senza angoli cioè basso e ro-
radici devono svilupparsi a raggiera  
robusto si abbina un vaso ovale o tondo. Es. vaso a forma di piatto , di
in ogni direzione, un vaso che si ar-
rettangolare alto. tamburo, di fiore di loto, o ovale.
monizzi, ad es. per un chokkan di pino         
è un vaso rettangolare alto che da un
aspetto imponente. Per Abete, Larice
 Criptomeria, ecc. dal tronco sottile, si
adatta un vaso rettangolare od ovale,
basso, che ricorda un’albero cresciuto
in pianura. Per le caducifoglie  come
la zelkova, stanno bene i vasi bassi
ovali o rettangolari smaltati.

Lo stile Kengai (cascata) rappresenta un al-


bero cresciuto in una zona difficile per la
sopravvivenza della vegetazione, come in
una scarpata in una montagna. Il lungo
ramo che scende e precipita dal vaso (hane-
dashi). Sono adatti vasi quadrati o rotondi
ed alti. Si scegli il quadrato o il rotondo a secon-
da del livello di drammaticità del Kengai.

Ci sono due tipi di Kabudachi (cep- Per un Yose-uye (bosco) si utiliz- Per un Ikadabuchi (zattera) occorre
paia) uno in stile chokkan e l’altro in zano vasi bassi e spaziosi di forma un vaso rettangolare che non sia
quello moyogi. A questo stile si adat- ovale. Mentre i boschi realizzati troppo largo. E’ importante lasciare
tano vasi ovali o rettangolari. con piante dai tronchi sottili, con al rinvaso uno spazio laterale .
poca profondità, si scelgono vasi
rettangolari bassi.

La scelta del vaso - II parte


110 - Antonio Acampora -
NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS

NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS


U
n evento straordinario nel 2010 porterà gli appassionati di Bonsai e di Pietre a viag-
giare attraverso la Cina dal sud al nord, visitando luoghi famosi ed affascinati, colle-
zioni e giardini, partecipando a mostre, convegni fino al CONGRESSO BCI che si terrà
a Tianjng, la terza città della Cina a circa 100 km a sud di Pechino.
Solo grazie alle relazioni del Presidente del BCI, signor I.C. Su e all’impegno di sua
moglie Helen, è possibile realizzare un viaggio così complesso ed interessante, ricco di eventi
e sorprese, che offre agli iscritti a questo “VIP TOUR” di essere ricevuti da Associazioni che
organizzano mostre ed eventi appositamente per le nostre visite.

Il viaggio di 14 giorni, termina a Tianjin dove si terrà il CONGRESSO BCI 2010 organiz-
zato dal Tianjin Baocheng Group.

Città visitate: Guangzhou, Nanjing, Zhenjiang, Yangzhou, Beijing, Tianjin

6 Mostre - Dimostrazioni e conferenze

* Chencun -il mondo dei fiori- : Mostre di Bonsai e di Suiseki - Mercato di pietre - Dimostra-
zioni di Bonsai e conferenza di Suiseki;
* Mostra di Bonsai del Club de Nanjin;
* Esposizione del Museo dei vasi di Yxing e visita a una fabbrica di vasi;
* Mostra e Dimostrazione di Bonsai nel museo di Bonsai de Yangzhou;
* Centro della Cultura delle Pietre a Pechino - Commenti sulle pietre;
* Congresso e Mostra BCI 2010 a Tianjin - Bonsai e Suiseki.

ed ancora…

* Crociera sul fiume Qinhuai - Nanjin;


* Il Lago sottile dell’Ovest - Yangzhou;
* La Città Proibita - Pechino;
* Il Palazzo d’estate - Pechino;
* La grande Muraglia.

TUTTI I DETTAGLI SU www.padrini.it

Sono in programmazione due extra tour. Il primo si terrà qualche giorno prima in VIETNAM per
turismo e vedere collezioni di Bonsai e di Pietre, e il secondo dopo Tianjin a ALASHAN - Inner
Mongolia - luogo unico e speciale per gli appassionati di pietre

SONO STATA INCARICATA DAL BCI DI RACCOGLIERE LE ISCRIZIONE PER L’EUROPA


Chi è interessato mi avvisi per inserirlo nella mailing list.
Chiara Padrini
>> L’angolo di Oddone

b onsai di acero di Carlo Oddone

sui suoi pregi sono tutti d’accordo

G
li Aceri sono un materiale relativamente faci-
le da moltiplicare. Basta ricordare di stratifi-
carne i semi per qualche settimana in frigorife-
ro e seminarli a primavera iniziata. E’ quello il
periodo più raccomandabile, co­sì le giovani piantine sono
fuori dal rischio di gelate pericolose e il loro sviluppo risul­
ta più vigoroso e compatto.
Le talee mature radicano bene dopo la fi­ne
dell’inverno, quelle semilegnose dopo che la pianta ha
vegetato abbastanza da es­sersi caricata di zucchero, e le

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


112 - Carlo Oddone -
verdi in qual­siasi momento siano disponibili, se protette e mente, facendo purtroppo morire interi rami o
in buone condizioni di luce, temperatura ed umidità. tut­to il bonsai. Come tutti gli Aceri sopporta l’eccessiva
Le margotte preparate al momento op­portuno umidità del terriccio.
(sempre a pianta carica di zucche­ro) vanno sorvegliate L’Acero che tra quelli europei si presta alla col-
perché fanno le radici così in fretta che possono entrare tivazione bonsai è il campestre (A. campestris). E’ molto
in funzio­ne ed assorbire l’umidità disponibile nella palla generoso nel rispondere alle cimature in misura eccellente
di substrato e poi seccare, tutto in me­no di un mese. Ta- le dimensioni delle foglie, che nei giovani ger­mogli sono
lee e margotte fatte in casa dovrebbe­ro essere scelte da bordate da gradevoli sfumature rosa-violacee e pendono
piante madri che presen­tano caratteristiche particolar- flosce in un modo caratteristico; in autunno assumono un
mente prege­voli, quali foglie di piccola dimensione e bril- bel colore giallo vivo. E’ rustico e di poche pretese: ama
lanti colori autunnali. Chi ha diversi soggetti dovrebbe, un terriccio calcareo.
anzi, contrassegnare questi migliori per distinguerli al C’è una varietà di Acero saccarino (A. saccarinum
momento opportuno per la moltiplicazione. “var. laciniatum”) le cui foglie profondamente indentate
Gli Aceri, soprattutto il nostrano campestre, ve- ed incise talvolta si colorano a metà dell’estate, con varie
getano riccamente per cui è possibile ottenere buoni sfumature del rosso e il “ventre” bianco ar­genteo. La cor-
risultati anche partendo da semplici mozziconi di tronco, teccia è interessante per come si sfalda, ma il comporta-
che abbiano buone radici alla base ed una forma inte- mento bonsai non è dei più entusiasmanti.
ressante. Se coltivati inizialmente in piena terra, i rami L’Acero riccio (A. platanoides) si trova nei vivai, a
selezionati e lasciati crescere liberamente raggiungono in fogliame sia verde che rosso scuro, coltivato per giardini e
una o due stagioni le dimensioni ideali per una imposta- alberate. Solo il verde è indicato come bonsai ed è grade-
zione armoniosa e corretta del futuro bonsai. vole per il suo ­colore “fresco” e per la forma delle foglie a
7-9 “punte”. Durante la formazione dev­e potere crescere
fino ad avere una bella struttura: le successive potature
e cimature lo trasformano in un soggetto inte­ressante.
Dalle ferite geme molta linfa simi­le a lattice: non sembra
che ciò abbia con­seguenze negative, comunque per pru-
denza è meglio ­intervenire prima della spinta o quando
questa rallenta.
L’Acero minore (A. monspessulanum) è piacevo-
lissimo per la forma e le dimensioni delle foglie ma è piut-
tosto restio a rispondere al trattamento­ bonsai: la sua
ramificazion­e resta rigida e non infittisce facilmente.
Gli Aceri palmati giapponesi si presenta­no in un
gran numero di varietà. Si può escludere senz’altro quello
“dis­sectum” in quanto ha sempre internodi ec­cessivi per
un bonsai, inoltre è fragile e il suo fogliame, fin troppo
leggero, si arriccia già solo a pronunciare la parola “sole”.
Nei diversi tipi, le foglie palmate sono va­riabili
per il numero delle punte e la profon­dità delle incisure,
come per il tono del loro verde; riducono però tutte di
molto mentre si infittiscono e possono assumere colori
au­tunnali veramente ragguardevoli.
A questo proposito vanno celebrate le varietà
“Deshojo”, “Choisio” e “Seigen”, i cui germogli, finché gio-
vani, sono di un in­credibile rosa o carminio; diventano
verdi durante l’estate e tornano rossi d’autunno.
C’è un gruppo di Aceri, chiamato “yatsu­busa” (a sette ger-
Specie e varietà sperimentate mogli), per la densità e la miniatura del fogliame. Sono
Il più comune degli Aceri nostrani è forse il mon- però delicati e si deve proteggerli dagli eccessi sia di cal­
tano (Acer pseudoplatanus). Le sue foglie sono un po’ do che di freddo. Poiché si comportano più da arbusti
grandine, ma si riducono in modo passabile nella gene- che da alberi, nel potarli o cimarli va tenuto presente che
razione successiva ad una energica potatura estiva o alla i rami bassi cresco­no con maggior vigore di quelli alti.
defogliazione. In genere negli Aceri palmati, sui ramet­ti che stanno li-
Se ne trovano molti ibridi, con qualche differenza gnificando compaiono delle piccole lenticelle chiare facil-
nella forma delle foglie, che d’autunno prendono sempre mente scam­biabili per cocciniglia, che invece sono del
dei colori interessanti: gialle superiormente e dal bianco tutto fisiologiche.
al violetto alla pagina inferiore vellutata. Il legno è te- Un altro Acero giapponese molto usato è il tri-
nero e va difeso da camole e funghi, ­che lo guastano facil- dente (A. bargerianum). Le sue radici su­perficiali possono

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


- Carlo Oddone - 113
>> L’angolo di Oddone
raggiungere dimensioni ragguarde-
voli, ma presenta una notevole va­
riabilità nella ricchezza del colore
autunna­le.
Un Acero di cui non conosco
il nome, ma mi hanno detto origina-
rio dell’isola di Creta, è sempreverde.
Il suo fogliame è simile al tri­dente,
un poco più coriaceo. Dovrebbe es-
ser possibile tenerlo in casa durante
l’inverno.
C’è ancora l’Acero del fiume
Amur (A. ginnala), molto gradevole
per le sue foglie a tre lobi diseguali,
giallo oro d’autunno (finché non
piove) e per la sua generosità nel ve-
getare. Fa un tronco dalla corteccia
interessante e ingrossa rapidamente
alla ba­se, con buone radici superfi-
ciali.
Sempre proveniente
dall’Oriente, incurio­sisce l’Acero di
Padre Davide (A. davidiana) poiché il
suo legno giovane ha delle belle scre-

ziature, ma è pigro nel reagire alle cima­ture. Ha foglie un Stili più adatti
pò grandi, in compenso d’autunno assumono un bellis- La struttura degli Aceri in natura è generalmente
simo colore. leggera ed ariosa, e la forma dei loro bonsai dovrebbe
Parenti di questi ultimi due (assomigliano molto rispecchiare tale caratteristica. Lo stile più adatto è per-
al Ginnala) sono A. tataricum e A. diabolicum, che hanno ciò l’Eretto casuale o comunque una fisionomia asimme-
un colore autunnale ancora più fiammeggiante. trica, con spazi evidenti fra i rami.

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


114 - Carlo Oddone -
Molti Aceri tridente, per mettere in risalto le loro belle ma soprattutto quando si devono far guarire grosse ferite
radici, vengono coltivati su roccia. Con le varietà che da pota­tura questa tecnica è indicata al massimo. Il sub-
riducono molto il fogliame, se ne può fare anche bonsai strato nel vaso va comunque preparato in funzione ­delle
di piccola dimensione, altrimenti le medio-grandi sono le esigenze dell’Acero in questione: neutro o leggermente
più consigliabili. calcareo per i nostrani, un poco acido per quelli giappone-
Trapianto, raccolta e substrati
si. Ovviame­nte dev’essere ben dre­nante, ma in particolare
per i soggetti dalla ancora semplice e povera di vegeta-
Gli Aceri nostrani è più facile reperirli in natura zione, che impi­egando molto tempo ad assorbire l’acqua
che nei vivai. Nonostante sopportino bene una riduzione dal terriccio del vaso soffrirebbero dell’inconveniente di
delle radici, quelli cresciuti spontanei fino ad una certa di- restare inzuppati.
mensione si raccolgono con più successo dopo aver ese-
guito una zollatura a pochi centimetri dalla loro base. Potatura di formazione: come al
Qualche mese dopo tale trattamento hanno sicuramente solito il primo gesto e’ quello che conta
prodotto una quantità di radici vicino al piede e questo, Gli Aceri producono gemme opposte. Poi­ché
oltre a dare al soggetto una maggiore probabilità di conviene dare alla struttura del bonsai una forma asim-
ripresa, lo migliora esteticamente. metrica, avere rami secon­dari alterni e dare ad ogni
Quelli giapponesi, molto usati nel giardi­naggio, si parte del sogget­to una regolare conicità è indispensa-
trovano facilmente in vivaio coltivati in contenitore­. Il loro bile riuscire a gestire il successivo sviluppo dei germo-
trapianto presenta quindi solo ­la necessità di districare gli esattamente secondo le proprie intenzioni. Si può
bene le radici, che ripetuti rinvasi e lunghe permanenze eliminare il ramo centrale dopo aver cambiato l’assetto
in piccoli spazi durante la col­tivazione potrebbero avere della pianta, in mo­do da volgere verso l’alto il ramo che
fatto crescere in modo disordinato. Sono noti i vantaggi si vuol far crescere maggiormente, e interrompere ad un
di coltivare in piena terra un bonsai nelle sue fasi iniziali, certo punto lo sviluppo dell’altro ci­mandone l’estremità.

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


- Carlo Oddone - 115
>> L’angolo di Oddone
Applicazione del filo
Questa operazione serve in primo luogo quando Gli Aceri, per la scarsa consistenza del loro leg-
si sceglie il ra­mo da usare come proseguimento del tron­ no, sono assai fragili durante i periodi di sviluppo. Per
co, ma anche per costruire bene un qualsia­si altro ramo evitare che un ramo si rompa a tradimento mentre lo
di una certa importanza. I mi­gliori risultati si ottengono si manipola, con­viene perciò intervenire solo quando la
sempre quando si aspetta che le varie parti abbiano pri- pianta è in riposo e i suoi tessuti, meno tur­gidi di linfa,
ma rag­giunto il diametro desiderato. Una buona conicità si lasciano piegare e torcere più facilmente. Il momento
è la conseguenza più vistosa e pre­gevole, ma i cambi di più adatto è alla fi­ne della spinta vegetativa primaverile:
direzione dei vari trat­ti daranno alla struttura anche una in ge­nere verso metà giugno. Per prudenza con­viene an-
forma in­teressante. che interrompere le innaffiature uno o due giorni prima
Nel frattempo la ramificazione seconda­ria, dopo dell’intervento.
che sarà servita a far ingrossare le sezioni che si progetta Nei soggetti maturi si può eseguire al momento di
di conservare, po­trà essere semplificata, lasciando un una cimatura estiva o della defogliazione: l’assenza delle
solo germoglio ad ogni nodo. Anche la forma­zione di foglie rende il lavoro meno complicato. Non è assoluta-
questi rami laterali, a suo tempo, potrà essere controllata mente consiglia­bile tentare l’educazione col filo durante
con lo stesso crite­rio. il riposo invernale: alla ripresa primaverile molti rami
E’ essenziale agire in modo da ottenere delle traumatizzati potrebbero non ri­spondere all’appello.
proporzioni armoniose, nello spirito di quel particolare Sui rami giovani conviene usare del filo ricoperto
bonsai: in sostanza atten­dere sempre, con la necessaria di carta per proteggere la loro cor­teccia ancora delicata.
pazienza, che ogni tratto di ramo raggiunga il diame­tro D’altra parte questi sono i rami che crescono più in fretta,
adatto prima di accorciare.
Altra cosa estremamente importante è il prin-
cipio di non accettare dei tratti cilindri­ci troppo lunghi in
nessun punto della strut­tura: per quanto doloroso possa
essere il tagliare, sacrificando una ramificazione preesi-
stente, merita farlo al fine di creare un bonsai veramente
bello.
Quando le proporzioni delle varie parti della struttura
incominciano ad essere sod­disfacenti, può aver inizio
la fase di perfe­zionamento: dedicare cioè l’attenzione a
realizzare una ragionevole ramificazione secondaria e
terminale, mentre contempo­raneamente le foglie, au-
mentando di nu­mero, riducono le loro dimensioni.

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


116 - Carlo Oddone -
formano col tronco un angolo molto stretto che va cor-
retto tempe­stivamente, prima che la struttura diventi
troppo rigida. Per questo, nei soggetti in for­mazione, si
devono educare subito, almeno alla buona, i rami che ap-
paiono più interes­santi, di modo che alla base ingrossino
nel­la posizione migliore, e poi lasciare che cre­scano libe-
ramente quanto serve.

Cimature e potature speciali


Molti Aceri devono essere protetti dal sole estivo
e ciò favorisce la formazione di foglie grandi e di interno-
di lunghi. Mentre non ha importanza nelle piante in for-
mazione, que­sta caratteristica è negativa in un soggetto
di pregio. Si può però intervenire sulle pian­te che lo meri-
tano, cimandone i germogli appena spuntate le prime
foglioline. Poiché questi tessuti giovani possono crescere
solo per pochi giorni, tutto il tempo in cui rimangono
e con la stessa rapidità assumono la forma impo­sta: dopo fermi per lo shock del trauma viene sottratto a quello di-
8-10 giorni può già esser necessa­rio togliere il filo per evi- sponibile, e le loro dimensioni finali sono ridotte. Dopo
tare danni. Nei momenti in cui il ritmo di crescita è più un certo tempo comunque nuovi germogli spuntano alla
rapido, i rami hanno un andamento ascendente e spesso base delle foglie rimaste, e anche su questi potrà essere
ripetuto un uguale trattamento.
Per il resto gli interventi non si discostano dalle
tecniche consuete. La defogliazione estiva può servire a
fare ripetere una chioma di aspetto sofferto e ad avere un
fogliame più bello per la colorazione autunnale.

Concimazione ed altri trattamenti


Come per tutte le altre essenze, annaffiature
e fertilizzazioni devono essere in sintonia con gli scopi
da raggiungere nei diversi momenti della coltivazione
bonsai, quindi abbondanti nella fase di formazione e
più misurate nei soggetti da perfezionare. Soprattutto
nei bonsai maturi, regolando bene questi interventi con
l’osservazione del comportamento delle piante se ne può
veramente gestire l’evoluzione secondo i propri desideri.
Ad esempio, conviene limitarli al minimo durante i primi
giorni di ogni nuova cacciata, e si noterà che la vegetazio-
ne alla base del ­germoglio (quella che re­sterà dopo le ci-
mature) è più raccolta.
Nel dubbio, si tenga presente che gli Aceri
­preferiscono un terriccio piuttosto asciutto. Dato che il
colore del fogliame in autunno è così important­e in que-
sti bonsai, se ne può aumentare l’intensità con la sommi-
nistrazione di fosforo ­e potassio in abbondanza da metà
esta­te in poi. Eliminando contemporaneamente l’azoto si
riduce la comparsa di nuovi germogli tardivi e si favorisce
l’accumulo di zuccheri (è da loro che viene il colore) nelle
foglie vecchie, che saranno più belle.

Prevenzione e cura delle malattie


Molti parassiti, sia animali, sia fungini sono
causa di guai per gli Aceri coltivati come bonsai. Afidi e
cocciniglia sono piuttosto frequenti ma si posso­no con-
trollare facilmen­te con buoni insetticidi. I veri nemici di
questa essenza sono i funghi, che si sviluppano in molte
occasioni, ma sempre favoriti da un eccesso di umidità,
nei diversi tessuti della pianta. Le foglie e soprattutto le
radici sono i veri punti deboli, dove entra il patogeno per
Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo
- Carlo Oddone - 117
>> L’angolo di Oddone

diffondersi e dannerggiare.
La migliore prevenzione consiste nel non bagnare
troppo né troppo spesso e nell’evitare al fogliame le bru-
ciature dovute al sole estivo, che sono l’ingresso di molte
infezioni. Qualche trattamento con prodotti rameici, o
più sofisticati può essere tentato in caso di necessità, ma
il parere mirato, caso per caso, di un esperto è consiglia-
bile nelle situazioni di una certa gravità.
L’integrità delle foglie, soprattutto del cam-
pestre e del riccio, deve essere difesa... strenuamente
trattandole contro l’oidio in primavera e nell’ultima parte
dell’estate, ai primi segni biancastri della malattia. Vi sono
in commercio prodotti (anche sistemi­ci) molto efficaci e
pratici.

Le foto sono state utilizzate per gentile concessione di Crespi Editori

Bonsai di Acero: sui suoi pregi sono tutti d’accordo


118 - Carlo Oddone -
venerdi 13 novembre 15.00 Visita al giardino dell’AndolfoBonsai Studio
14.00 - 18.00 Allestimento mostra 17.30 Chiusura mostra
20.30 Cena di benvenuto
domenica 15 novembre
sabato 14 novembre 09.30 Apertura mostra
9.30 Inaugurazione mostra
11.00 - 12.30 “Un progetto per voi” soluzioni tecniche e pro-
gettuali per il vostro bonsai a cura di Michele Andolfo
10.00 - 17.00 Dimostrazione di tecniche bonsaistiche a cura
12.30 - 14.00 Pausa pranzo
degli studenti della scuola
15.00 Visita al giardino dell’AndolfoBonsai Studio
12.30 - 14.00 Pausa pranzo
17.30 Chiusura mostra
>> Vita da club

1 2 3

GRUPPO BONSAISTI
MEDIO VALDARNO
Sez. “Renzo Santini”

S
iamo alla fine degli anni ’80. Quattro amici a mancare Renzo Santini colui che fin dall’inizio
cominciano a frequentarsi per condividere tanto si era impegnato nella ricerca di appassionati
una passione in comune: il bonsai appunto. e nell’organizzazione del club. L’associazione che
Settimanalmente si incontrano per dis- dal suo impegno è nata, ha voluto rendere omag-
cutere e confidarsi gio alla sua memoria dedicandogli il nome stesso
i segreti appresi in dell’associazione. Nel novembre del 1996 nasce il
anni di esperienza GRUPPO BONSAISTI MEDIO VALDARNO Sez. Ren-
e, non per ultimo, zo Santini. Gli anni a seguire sono stati anni di duro
per il gusto di stare impegno. Sono state organizzate decine di mostre,
insieme. Nel 1993 dei corsi di bonsai nonché incontri settimanali nei
viene organizzata, quali vengono affrontati varie tematiche inerenti al
durante una festa mondo bonsai. Il club, che non dimentichiamo, non
paesana, la prima ha scopo di lucro, si è posto l’obiettivo di diffondere
mostra di bonsai. il più possibile la cultura bonsai nella nostra zona, e
Non si tratta certo cerca di farlo nelle numerose iniziative che il gruppo
di capolavori, ma stesso ha fatto nel passato e organizza per il futuro.
questo bastò a farsi A tale scopo è presente da maggio 1999 anche su in-
conoscere ed a at- ternet (www.gbmv.it). In tal modo si vuole offrire un
tirare l’attenzione punto di riferimento e di contatto per quanti non ci
di alcuni appas- conoscono o non ci possono frequentare personal-
sionati. Da quel mente. All’ interno del sito è infatti possibile trovare
momento in poi un piccolo manuale di tecnica, nonché tutte le infor-
il gruppo è cresciuto fino ad arrivare ad un numero mazioni e attività riguardanti la nostra associazione.
sufficiente di appassionati ben saldati da una sin- Tra le altre nostre attività intraprese possiamo ricor-
cera amicizia. Confidando in una raggiunta matu- dare l’organizzazione della mostra regionale toscana
rità, si pensò che fosse venuto il momento di creare di bonsai e suiseki nel 1999 e 2006 in collaborazione
un’associazione vera e propria. E fu così! Purtroppo con il coordinamento toscano e tutti i club della re-
poco prima della nascita del nuovo progetto venne gione. Dalla circa un decennio, allo scopo di innalzare

Gruppo Bonsaisti Medio Valdarno -Sez. “Renzo Santini”


120 - Francesco Santini -
1-Raffaele Lami al lavoro. 2-Marcelo Michelotti. 3-Francesco San-
tini, premiazione mostra regionale. 4-Mostra regionale, primo
classificato. 5-Foto di gruppo. 6-Panoramica mostra

lo standard qualitativo del gruppo, l’associazione ha


deciso di organizzare dei corsi mensili con degli is-
truttori bonsai. Negli anni passati questi corsi hanno
visto la partecipazione di Carlo Cipollini e di Walter
Bondi. Ad entrambi gli istruttori va la nostra stima e
i nostri più sentiti ringraziamenti. Negli ultimi anni i
corsi sono tenuti dal presidente del club Francesco
Santini (istruttore IBS) e Marcelo Michelotti (vin-
citore del “nuovo talento italiano 2005”). I corsi te-
nuti si rivolgono sia a bonsaisti esperti che neofiti.
Nel 2009 la nostra associazione ha finalmente
vinto il premio “miglior bonsai” alla mostra re-
gionale di Pisa con un bonsai di cipresso. 4
Un grande successo è stato ottenuto, anche per
quest’anno, nella Mostra Sociale dove sono stati es-
posti circa 100 bonsai. Il pubblico, stimato in qual-
che migliaio di visitatori, ha potuto inoltre assis-
tere a dimostrazioni tecniche tenute dai nostri soci.
Ma l’appuntamento più importante rimane sempre la
riunione del club. Quest’ultima resta indubbiamente
un costante punto di riferimento per i bonsaisti della
nostra zona che possono assistere ad incontri con ar-
gomenti diversificati e inerenti soprattutto ai lavori
stagionali. Tutte le attività del club sono pubbliche e
gratuite. L’appuntamento è presso la nostra sede a
Spicchio (comune di Vinci). Il gruppo sta crescendo,
ma l’emozione di fare bonsai è sempre la stessa. Da
parte nostra cerchiamo di fare il possibile per fare
provare anche ad altre persone queste emozioni. 5

Gruppo Bonsaisti Medio Valdarno -Sez. “Renzo Santini”


- Francesco Santini - 121
>> Un bonsai progettato per te

BONSAI
un
PROGETTATO per te

Un bonsai progettato per te


122 - Michele Andolfo -
Altra importante novità per il nostro magazine è la collaborazione dell’amico Mi-
chele Andolfo, bonsaista che ha profuso tutta la sua creatività e le sue peculia-
rità dello studio approfondito dell’estetica applicata alla pianta, quindi una esteti-
ca fatta “sul campo”. Proprio per questo abbiamo creato una sezione “Un bonsai
progettato per te” che sarà operativa dal prossimo numero perché aspettiamo che i
nostri amici ci inviino la foto della loro pianta da progettare, indicando chiaramente
il fronte. Le immagini dell’albero devono avere le seguenti angolazioni: fronte, ret-
ro, lato destro e sinistro e ripresa dall’alto. Andolfo penserà a stilare un progetto
con la impostazione e le sue possibili varianti. Avere la collaborazione di Michele
è un’altro passo avanti che il magazine compie nell’ottica di un bonsai qualificato.

Antonio Ricchiari

Un bonsai progettato per te


- Michele Andolfo - 123
>> Il Giappone visto da vicino

Dolcezza
e rimpianti
recensione a cura di Anna Lisa Somma

I
l suono della montagna di Kawabata Yasunari è, a ragione, ritenuto uno
dei massimi capolavori della narrativa giapponese del ‘900. Libro appa-
rentemente semplice e ingenuo, nasconde in verità dentro di sé numerosi
Il suono della montagna temi e ancora maggiori spunti di riflessione, accompagnandoli da un’acuta,
Kawabata Yasunari ma mai invasiva capacità di approfondimento e di introspezione dei perso-
Bompiani naggi, delineati in modo realistico e, al tempo stesso, lirico.
€ 8,00 - 286 p. - 6. ed La trama, estremamente lineare, può apparire ad un primo sguardo
come il nudo racconto dell’invecchiamento ― pacato ma inevitabile ― del pro-
tagonista che, giorno dopo giorno, è costretto sempre più a osservare, quasi
impotente, il silenzioso spettacolo del disfacimento della sua famiglia e di se
stesso.
Le piccole amnesie quotidiane, gli improvvisi e malinconici risvegli nel
cuore della notte, i comportamenti irresponsabili dei figli non fanno altro che
rammentare a Shingo i suoi limiti, sempre più angusti. L’uomo, però, soffre so-
prattutto per la forzata e dolorosa rinuncia alla gioventù e alla bellezza, incar-
nate dalla lieve Kikuko, la nuora di Shingo, verso la quale egli prova un’intensa
ed equivoca tenerezza.
Sotto i gesti e le parole, sempre commisurati a un forte senso
dell’onore, vi è, in realtà, un sottobosco di rimpianti, di allusioni, di ricordi, che
trovano spesso una metafora nel mondo naturale. Esemplare è il caso del bon-
sai d’acero, simbolo del primo e, forse unico, grande amore di Shingo, la sorel-
la defunta della moglie: la pianta, infatti, ha custodito in sé la grazia sommessa
della proprietaria. L’affezione dell’uomo per questo piccolo acero ha permesso
a Kawabata di scrivere toccanti pagine sui bonsai, non ritenuti meri elementi
decorativi, ma parte viva dell’esistenza. Vogliamo perciò concludere con ques-
ta semplice, ma veritiera riflessione: «[...] Quando si viene in possesso di un
vaso di bonsai, uno si sente responsabile di non rovinare la forma della
pianta, di non farla morire. È una buona medicina per chi è pigro.»

Dolcezza e rimpianti
124 - Anna Lisa Somma -
Il Giappone visto da vicino <<

Mangiare con gli occhi


L’estetica del cibo di Antonio Ricchiari

I
l Giappone ha conservato nel corso dei secoli una cucina che segue i ritmi
della natura. Le tecniche di cottura variano da periodo a periodo e ogni
stagione ha le sue preferenze; ogni menù ruota intorno al numero cinque,
deve cioè contenere i cinque colori: rosso, verde, giallo, bianco e nero;
avere i cinque sapori: amaro, dolce, salato, acidulo e piccante; comprendere
cinque tipologie di cibi: crudi, alla griglia, a vapore, bolliti e fritti.
Il rigore nell’osservanza delle regole per l’esecuzione della ricetta è quasi
maniacale: dal taglio degli ingredienti alle tecniche di cottura, alla disposizio-
ne dei cibi nei piatti, alla scelta delle decorazioni e degli accessori per il servi-
zio in tavola. Tutto ciò fa della cucina giapponese una pratica Zen, minimalista
come tutte le cose giapponesi, ma nella sua essenza, estremamente raffinata.
In una cultura come la giappone­se, quello del mangiare resta pur
sempre un atto poco edificante. Mangiare non deve es­sere una lotta fra i com-
mensali e il cibo: niente armi d’offesa da impugnare, solo due bastoncini per
afferrare porzioni già ac­curatamente preparate in cucina. Non ci si serve mai
(in­dicherebbe avidità), ma si è sempre serviti dal personale e, li­mitatamente,
dall’ospite. Anche per questo i giapponesi sono alieni dall’invitare in casa

Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo


- Antonio Ricchiari - 125
>> Il Giappone visto da vicino

propria. La padrona di casa, infatti,


non siede a tavola con gli invitati, ma
attende al pranzo ser­vendo e parteci-
pando in altro modo. Da preferire il ri­
storante per non costringere la propria
moglie in una posizio­ne che potrebbe
essere imbarazzante con estranei e al
tempo stesso usufruire di personale
addestrato allo scopo di intratte­nere i
commensali i quali, a loro volta, si tro-
veranno più a loro agio.
E qui subentra una figura parti­
colare d’intrattenitore che risale a parec-
chi secoli addietro: la geisha. Proprio
perché una cena non deve essere mai
un semplice cibarsi, la geisha ha lo sco-
po di sti­molare la conversazione accom-
pagnando, intervallando, spez­zando
continuamente i momenti del pasto, e
anche danzando, cantando e servendo
essa stessa i cibi come un gioco. A essa
cap­tare gli umori dei vari commensali
e intervenire con una battu­ta oppure
offrire un boccone speciale. In questo
modo, attenua o stimola la tensione
che si può creare.

In queste foto gli higashi ed i nama-


gashi, canditi fatti di zucchero, gelatina
di miglio, soia, pasta di polvere d’orzo,
vengono modellati oppure cotti in una
grande varietà di forme. Alcuni simboleg-
giano le stagioni, altre sono realistiche
e stupefacenti interpretazioni di cibi im-
pensabli in questo contesto, come i mol-
luschi. La nazione dove impera l’estetica!

Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo


126 - Antonio Ricchiari -
Come per l’estetica, anche per il sapore la con- non solo della sua materia, ma anche o soprattutto dei
servazione delle caratteristiche naturali è predominante. suoi messaggi particolari.
Ogni stagione deve avere i propri cibi non solo sot­to il pro- L’estetica del cibo fa sì che in Giappone questo sia
filo della produzione e della conservazione, ma anche sot- da consumare facendo uso di due organi appositamente
to quello dei rapporti cromatici, vi è così corri­spondenza formati: la bocca e gli occhi. Di fronte a por­tate giappone-
tra vivande e colori del periodo dell’anno. Analogo criterio si si resta stupiti dalla loro bellezza, dall’accosta­mento dei
è quello che segue lo sviluppo della degustazione. Per un colori, dalla scelta delle forme, dai rapporti compo­nitivi,
intimo bisogno di comunione coi ritmi della natura, ogni dalla cura con cui ciascuna parte viene tagliata e piega­ta
sta­gione ha i suoi piatti particolari sia di colore sia di sa- senza farle perdere il senso della freschez­za e trattandola
pore e il palato si affina a specifici gusti, alle loro gamme come un fiore da comporre in un va­so secondo le più raf-
e sfumature nelle singole stagioni. finate e rigorose regole dell’ikebana.
Fondamentale è la freschezza, a meno che la sua Come fiori diventano infatti le verdure. Quando
perdita non sia espressamente voluta per esaltare altre si solleva il coperchio della ciotola contenente il brodo,
caratteristiche del ci­bo. Nel Giappone i ristoranti hanno appaiono piccole for­me colorate: una margheritina ros-
i lo­ro acquari coi pesci, crostacei e molluschi, da servire sa, un filo d’erba, un fondo ghiaioso. Così l’estetica nip-
ancora pra­ticamente vivi, selezionati e preparati davanti ponica della cucina ha trasformato una carota, un sottile
agli occhi del cliente. Il cuoco com­pie i suoi gesti essen- ritaglio di porro, un grattu­giato di caglio di soia. Ogni ver-
ziali e concentrati come se officiasse e il pe­sce o la ver- dura, ogni pesce ha le pro­rie regole per essere tagliato,
dura sembrano divenire nelle sue mani esseri sacri­ficali di inciso, piegato, secondo criteri che ne devono esaltare la
un rito ancestrale. La ri­tualità dei movimenti del cuoco e bellezza e trasformare il gusto. E un’ope­razione di scul-
dei suoi assistenti, la defe­renza con cui tratta il materia- tura che toglie realtà alla materia del cibo, la spi­ritualizza,
le vegetale e animale, l’e­strema cura e precisione in ogni trasformando il cibo in nutrimento del corpo e dell’anima
particolare, predispongono l’osservatore ad un rapporto insieme.
attento e qualificato con essa. I giapponesi non mangiano carne o, meglio, non
La perfezione è il ritorno e per questo motivo il ne mangia­vano. La loro dieta tradizionale è essenzial-
ritorno al cibo crudo (sublime realizzazione) è stato possi- mente vegetale e itt­ica e anche i volatili non erano mol-
bile all’interno di una cultura ultramillenaria come quella to ben visti. La repulsione dei giapponesi per la carne è
giapponese, la sui raffinatezza ha raggiunto vertici ine- senza dubbio stata alimentata dalla fede buddhista per
guagliabili e ha portato all’umanità i più alti contributi. cui essa rappresenta un tabù, ma non basta. In realtà è la
I cuochi giapponesi sono diventati maestri nell’arte del stessa connotazione geografica del paese ad averne reso
pesce crudo solo dopo lunghi anni di apprendistato, du- quasi impossibile l’uso fin dai primordi. Alcuni dei piatti
rante i quali la cartografia della carne a poco a poco si è giap­ponesi più noti in Occidente, come il sukiyaki o i vari
rivelata ai loro occhi in tutta la sua evidenza. Custodis- teriyaki, non sono veri piatti giapponesi come non lo è
cono il talento di sentire al tatto le linee di frattura da nemmeno il ten­pura, in senso stretto, in quanto elabo-
seguire per trasformare l’animale offerto in quei sashimi razione locale di una frit­tura appresa dai portoghesi nel
squisiti che gli esperti riescono ad estrarre dalla viscere Cinquecento.
insipide del pesce. Prima di raggiungere l’eccellenza, La bistecca è diventata una sorta di apo­teosi del-
però, devono domare quel dono innato ed imparare che la carne bovina, perché quella poca che viene prodot­ta, a
l’istinto da solo non basta: occorrono invece destrezza Kobe, deve essere naturalmente la migliore - o perlome­
per tagliare, discernimento per individuare il meglio e no la più complicata - del mondo. La bistecca di Kobe
carattere per respingere le parti mediocri. Talvolta da un
pesce enorme ricavano solo un boccone minuscolo, quasi
ridicolo. Anche in questo settore conta la perfezione. Un
piccolo tocco di pesce fresco, quasi minuscolo: ecco la
perfezione nipponica.
La cucina è un aggregato di sapori, odori e pro-
fumi che si sedimenta in riti ancestrali, nelle pietanze lo-
cali, crogioli di una memoria illusoria che ha trasformato
il tempo in eternità. La cucina è diventata arte grazie ad
una continua elaborazione, alla mescolanza di passato e
futuro, crudo e cotto, salato e dolce.
A voler penetrare lo spiri­to di questa agape non si
tratta piú di ingerire quantità di nu­trimento atte a sosten-
tare, stimolare e fornire pur anche raffi­natissime sensazio-
ni gustative; ma il cibarsi diviene una sorta di comunione
con la natura, attraverso la consumazione, l’as­sunzione

Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo


- Antonio Ricchiari - 127
>> Il Giappone visto da vicino

Tutti i vegetali, esotici o comuni, che si vendono nei mer-


provie­ne infatti da manzi allevati con birra, di qualità ot- cati di Tokyo, sono presentati in confezioni esteticamente
tima e con costanti massaggi che ne rendano fluida la accurate e molto gradevoli. Sembrano dei doni festosa-
mente avvolti più che dei commestibili di ogni giorno. Ven-
muscolatura. Non si è ancora arrivati a impiegare mas- gono disposti con destrezza su fogli di carta bianca ruvida
saggiatori ciechi, ma già così queste bistecche morbide, o in scatole sia di plastica che di legno, raccolti a mazzetti
legati con elastici o con nastrini colore porpora, risultando
striate da finissimi filamenti di grasso, dal sapore in­ come sempre di gusto, anche se si tratta di verdura fresca.
comparabile, che letteralmente si disfano in bocca, sono
pro­babilmente le più esclusive del mondo.
Fugu è un termine relativamente vago e indica
i diversi ge­neri di pesce palla che si possono usare per per il sushi è realizzato in legno di bambù e serve per av-
farne graziosi lam­pioncini, dopo averli opportunamente volgere il pesce; tra riso e bambù si applica un foglio di al-
svuotati, gonfiati e sec­cati, oppure per mangiarli. I filetti ghe seccate e tostate. La scatola per il sushi serve a pres-
dei fugu, pescati nei mesi in­vernali altrimenti la carne non sare il pesce ed il riso. Il sushi sarà così perfettamente
ha la consistenza adatta, si ta­gliano a fettine sottilissime, asciutto e avrà la forma desiderata. I coltelli, chiamati
come carta, e si consumano crudi, intinti in una delicata hocho, vengono prodotti nelle forme e nelle dimensioni
salsa vegetale e costituiscono il piatto for­se il piú preli- più varie e sono affilatissimi, tanto che è sufficiente e-
bato della cucina giapponese. sercitare una leggera pressione sulla carne per ottenere
Ma il vero, l’inarrivabile gourmet non cerca il filet- sottili fettine per il sushi. La padella per i fritti è utilizzata
to di fu­gu, ne cerca il fegato. La bile però è un veleno po- per friggere la tempura (in genere frittura di verdure o di
tentissimo, la tetradontotocsina, che paralizza i nervi del- pesce), il becco laterale serve a scolare l’olio, per rendere
la respirazione, uc­cidendo per soffocamento progressivo più leggero il piatto.
e inarrestabile con una morte terribile e senza scampo. A pranzo in Giappone studenti, impiegati, viag-
Con buona pace di quanto sostengono gli ap- giatori si fermano per mangiare il bento, il cestino
passionati, il fi­letto di fugu non è molto saporito, ma con un pasto completo con riso, soba, tofu (formag-
alcuni gourmet conosco­no l’arte di renderlo tale, anzi gio realizzato con il latte di soia) e verdure. Le scatole
sublime. Le sottilissime fettine vengono disposte sul piat- per il bento spesso sono veri e propri oggetti d’arte.
to a formare una corolla di rosa dai molti petali. Su o- Mi è capitato di fare due assaggi e tra il salmone ed il
gnuno di essi il cuoco pone, per un cliente no­to affidabile, polpo, in bocca, esplode quella fluidità compatta dove
un’infinitesima porzione della velenosissima bi­le: essa ogni liquido da sorseggiare diventa inutile. L’evocazione
conferirebbe alla vivanda un gusto ineguagliabile. dell’avventura di gustare cose crude, con tutta la sua raffi-
Gli strumenti usati sono anch’essi un capolavoro natezza, ha risvegliato il profumo d’autenticità che ispira
d’estetica. La ciotola (hangiri) è di legno, poiché esso as- lontani ricordi… al di là della presunta banalità dei pesci.
sorbe il liquido in eccesso e mantiene il calore. Lo stuoino

Mangiare con gli occhi. L’estetica del cibo


128 - Antonio Ricchiari -
Che insetto è? <<

Danni da stress ambientali


o stress abiotici - II parte

L
Cosa sono le malattie non parassitarie Gli ossidi di Azoto e di Zolfo
e alterazioni del normale stato di Le pioggie acide
salute delle piante, provocate da Il fenomeno dell’accumulo dei succitati Os-
agenti non biologici vengono defi- sidi prende il nome di Deposizione Umida,
nite Stress Abiotici. Queste malat- meglio conosciuta come pioggia acida. Tale
tie, di origine non parassita-ria, vengono fenomeno consta nell’abbassamento repen-
provocate da stimoli tino del ph di tutte le precipitazione acquose,
esterni provenienti da siano esse pioggia, neve, rugiada e nebbia. Il
condizioni atmosfe- valore in questi casi scende oltre i 5,5 fino, nei
riche non normali. casi più gravi a 2,0.
Come dice la loro
definizione, lo stimolo Sintomatologia da inquinanti
non è provocato da atmosferici
nessun agente pato- Le Clorosi
geno rientrante nelle La Bronzatura
categorie comune- L’Argentatura
mente conosciute. L’Allessatura
Le cause che provoca- La Necrosi
no tali stress, sono: La prevenzione dei danni da stress
- Carenze Nutrizionali
- Danni da grandine
abiotici
I danni provocati da condizioni ambientali
- Inquinanti ambientali (I Parte – B&SM 9)
estreme, non hanno purtroppo dei metodi di
- Condizioni ambientali estreme.
lotta chimici. Le soluzioni a tali inconvenienti,
Inquinanti ambientali sono dettati esclusivamente dall’applicazione
I principali inquinanti ambientali, definiti di sistemi di coltivazione agronomici tali da
anche atmosferici, sono di tipo antropico; prevenirli:
ovvero la loro immissione nell’atmosfera è Esposizione
a causa delle varie attività industriali svolte Irrigazione
dall’uomo. La diagnosi di tali stress è di dif- Ventilazione
ficile interpretazione per la mancanza di Concimazione
agenti patologici ben definiti. I loro sintomi, Quest’ultima, è la principale tecnica agro-
spesso simili e confusi con quelli di tipo bio- nomica, capace di fornire gli strumenti più
logico, non consentono una lotta con pro- idonei al ripristino e mantenimento del vi-
dotti fitosanitari ben definiti. gore vegetale.

Danni da stress ambientali o stress abiotici - II parte


- Luca Bragazzi - 129
Bonsai Creativo School - Accademia

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