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Bonsai
& Suiseki
magazine
Ottobre 2009
Anno I - n.10
Bonsai&Suiseki magazine
十
10
BONSAI & SUISEKI MAGAZINE: THE FIRST OPEN-MAGAZINE
We think this self-made journal is destined to be for the elite, a precious icon only for a few. It is not meant to be for
many, we are not interested in the number of readers, but in quality as bonsai and suiseki are products of excellence.
It is not in competition with any other magazine on the market because owing to its features, it has no competitors,
no market, no editors and therefore it is in the condition of being independent of the economic power that regulates
every mechanism and affects thought in modern society. This is a magazine whose sole and basic interest lies in the
best qualified dissemination of bonsai and suiseki. We will define this journal with the English term “fanzine, which
translated into Italian as “rivista amatoriale/amateur magazine“ comes from the contraction of the English words
fan and magazine It is linked to do-it-yourself practice also thanks to the possibility of printing color copies at a cost
of only a few cents. A fanzine is a real organ of independent press, as an alternative to so-called mainstream publish-
ing. This magazine is still growing in terms of content and graphics; it is not static: each issue varies depending on the
articles and reports that the Editorial Committee decides to publish. It is the first magazine to offer equal space and
dignity to suiseki, with the aim of giving it a greater dissemination. From a structural-organizational point of view, the
magazine is directed by IBS Instructor Antonio Ricchiari which cooperates with an Editorial Committee composed of
IBS Instructors, Luca Bragazzi, Luciana Queirolo, Antonio Acampora, and Carlo Scafuri who are also in charge of the
entire editorial process and of external relations. The magazine is an informative, scientific and technical instrument
open to all and this flexibility has given it a work in progress quality that other organs of specific sector media do not
possess. So, this magazine has developed various forms of assistance for its readers. The context in which such a
collaboration operates implies that the Editorial Committee is committed to develop continuously the “containers”
of the topics, that the reader is willing to take part in the magazine, and that the staff is ready to stake the whole ap-
proved communication system for it. A non rhetorical place for bonsai and suiseki ,therefore, implies that the reader
must be ready to play along with it: it is no longer the plant or the stone to be the aesthetic pole, but the rapport, the
way we look at the things will introduce us to the work of art itself, as is hinted in the aphorism by Tzara “poetry will
resemble you”. The strength, therefore lies in the initiative that has made the magazine tangible and real, the ways in
which its visibility has risen remarkably since issue Number One and especially the play of dis-positions of the range of
coverage which we have put in an ordinary context through an extraordinary medium: that is online communication.
onsiderati gli ultimi sviluppi che riguardano il nostro magazine, credo sia il caso di aggiornare
i nostri lettori perché siano partecipi assieme a noi delle novità ed a quella che è la vita di
una rivista che ritaglia e unisce buona parte dei bonsaisti e dei suisekisti italiani. Dalle ultime
rilevazioni sugli ingressi dei lettori ero tentato di togliere la parola “italiani” poiché le statistiche
ci dicono che quasi l’11,5% del totale riguarda appassionati di tutto il mondo, con una certa
prevalenza per i Paesi di lingua spagnola (ovviamente per affinità linguistiche).
Dunque, come va il magazine, qual è il suo stato di salute dopo meno di un anno dalla sua com-
parsa sul web, quali i programmi in cantiere? Visto il successo che ha superato ogni previsione
più ottimistica, godiamo di ottima salute. La passione palpabile, la correttezza e la professio-
nalità ripagano e devo dire che ripagano subito. Il nostro fine ultimo è il raggiungimento di una
soddisfazione intima e profonda, una gratificazione concreta per offrire agli appassionati uno
strumento didattico, culturale e informativo che li avvicini ancora di più al bonsai ed al suiseki.
Chi afferma che il bonsai ed il suiseki sono solamente pratica e manualità dimostra di non avere
affatto capito l’essenza di queste due discipline. Dimostra di essere un praticante, anzi un pra-
ticone senza cultura e senza passione. E francamente il nostro piccolo mondo non ha bisogno
né di questi elementi né di mercanti che cercano profitti o una forma di lucro che va oltre la
speculazione. Non abbiamo neanche bisogno di elementi che cercano di sbalordire o strabiliare
un pubblico ingenuo come se fossimo nella pista di un circo di periferia.
Il nostro approccio attraverso il web significa una modalità nuova di diffusione e di informazione
che è il futuro assieme alla carta stampata. E proprio questa è la novità più importante.
La novità è un accordo che ho siglato con Susanna Crespi, responsabile editoriale della rivista
Bonsai & News. Entrambi non hanno certo bisogno di presentazione essendo la prima alla guida
dell’unica rivista italiana del settore. Le due riviste: una su carta stampata e l’altra diffusa on-
line, quindi virtuale, negli elementi sono diversi, ma hanno fini identici. Uniti siamo quindi una
forza. Lo siamo perché siamo entrambi fortemente motivati, stimolati. Perché siamo “naturali”.
Le persone indipendenti come noi non sono perfette, e perciò preferiscono circondarsi di cose
uniche e originali che rappresentino la loro complessa identità. La collaborazione fra le due
riviste, lo scambio di articoli ed informazioni, le renderà complementari e renderà unica, origi-
nale, questa collaborazione che rafforzerà la realtà editoriale italiana già sicuramente prima
in Europa. Il target del nostro magazine è quello di uscire in più lingue perché sia più fruibile
agli appassionati sparsi nel mondo e anche per questo ci aiuterà la collaborazione del team di
Bonsai & News. Il bonsai ed il suiseki italiano, secondi soltanto a quelli giapponesi, hanno molto
da dire, hanno una loro dignità che noi difenderemo a tutti i costi, con la nostra libertà di espres-
sione, con la nostra indipendenza, da qualsiasi interesse e schieramento, con il piacere di esser
apprezzati e di avere un alleato assolutamente all’altezza della migliore tradizione editoriale,
con un nome che ha portato alto e senza macchia nel corso di decenni il mito del bonsai e del
suiseki: il nome dei Crespi.
Abbiamo dimostrato che la passione, la purezza di un sentimento fortemente adrenalinico come
la passione supera mari e monti e noi abbiamo la fortuna di avere amici che ci collaborano con
passione, con lealtà e con correttezza. Abbiamo perciò le carte in regola per continuare e fare
sempre di più e meglio.
SOM
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Bonsai
& Suiseki magazine
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Direttore: >> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
Antonio Ricchiari - progettobonsai@hotmail.it 06 Il giardino Zen - riflessioni - di G. L. Enny
Caporedattore:
10 Olivi di Puglia:
Carlo Scafuri - carlo_scafuri@fastwebnet.it gli olivi del Gargano di D. Abbattista
17 Inchiostro, misterioso specchio di D. di Perna
Art directors: 22 Le pietre vive di M. e A. Schenonedi L. Queirolo
Salvatore De Cicco - sacedi@yahoo.it 26 Il giardino di Bruno Beltrame di L. Bragazzi
Carlo Scafuri
Indirizzo e-mail: 40
bonsaiandsuisekimagazine@gmail.com
Il Magazine non ha alcun fine di lucro. Tutto il materiale pubblicato nel Magazine è protetto dai diritti di proprietà intellettuale, in conformità alla normativa vigente in materia di tutela
del diritto d’autore applicabile (in particolare, alla Convenzione di Berna ed alla L. 633/1941 e successive modifiche). L’accesso al Magazine non consente il diritto di appropriarsi,
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MMARIO >> L’opinione Di...
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>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
Il giardino Zen
riflessioni
di Gian Luigi Enny
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hi cura un giardino zen si Mi convinco sempre di più
trova davanti ad una sem- che nella nostra longitudine, lontano
plicità minimalista fatta da un modo di credere, senza una
esclusivamente di pietra e cultura specifica e una guida spiritua-
ghiaia e il compito del curatore è di le, ci si cozza irreversibilmente in un
tracciare solchi con il rastrello o di mondo a noi sconosciuto.
raccogliere le foglie semplicemente Nonostante i miei inutili
perché questo è nell’ordine delle sforzi di comprendere i diversi pun-
cose che vanno fatte, accettando di ti interrogativi di questo modo di
far parte del vuoto entrando nello meditare, mi viene da pensare che,
spirito della pietra. anch’io nel piccolo mondo racchiuso
Concetti un po’ strampalati del mio giardino passo momenti di
e ottusi che da centinaia d’anni gli o- massima ricerca e di concentrazione,
rientali si dedicano, praticando quello standomene seduto a osservare i vari
che noi chiamiamo filosofia zen, riu- elementi, dai vegetali ai minerali, o
scendo nella meditazione a portare ai piccoli animaletti come farfalle, lu-
il loro io alla la scoperta della pace certole o una fila di formichine che vi
interiore, raggiungendo uno stadio dimorano e, inevitabilmente “medi-
che per la maggior parte di noi orien- to”.
tali, troviamo impossibile ed a volte Incomincio a elucubrare sulla
incomprensibile. Personalmente cre- conformazione rocciosa creatasi mi-
do che, per raggiungere momenti di lioni di anni fa, quando all’inizio tutto
questa profonda ascesi si debba vive- era un magma liquido e incande-
re per forza di cose in luoghi silen- scente mentre si mescola, sospinto
ziosi, dove il culto e la fede possono da un’enorme pressione di migliaia
impadronirsi di noi portandoci a rag- di tonnellate composta in prevalenza
giungere quel momento culminante da minerali, assumendo con il tempo
1 chiamato “zen”. e con le varie spinte forme di monti e
4. Magma primordiale
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di avvallamenti. Continuo a immaginare questo enorme albero, alla sua orma, al suo modo di crescere, e soprat-
pentolone che con il passare degli anni si raffredda lenta- tutto al suo complesso capillare di radici che sprofondan-
mente assumendo diverse forme, questo complesso roc- do nel terreno vanno alla ricerca di nutrimento composto
cioso che viene martellato nei secoli da continue piogge e da minerale descritto poc’anzi, che in parte ridotto ora-
forte venti e come se non bastasse, disgregato da violenti mai in microscopiche particelle composte in maggioran-
terremoti e calamità naturali di ogni genere, portato poi za da azoto, fosforo, potassio e altri micro elementi sono
dalla corrente dell’acqua a centinaia di chilometri, fino diventati un alimento indispensabile alla crescita di tutti
quando una persona come me raccoglie la pietra per por- i vegetali, che assorbiti dai capillari vengono trasportati
la nel proprio giardino. con la linfa ascendente fino alle foglie e una volta esposte
E ora io me ne sto qui a osservare questa pietra al sole avviene un fenomeno chiamato fotosintesi dove,
con tutti i suoi anni ricoperta dalla patina del tempo, e in poche parole la pianta riesce a trasformare il minerale
cerco di indovinare, quante cose ha visto e se potesse inorganico in zuccheri, sostanza organica. Un fenomeno
parlare quante cose avrebbe da raccontarmi? Come se che a pensarci bene ha quasi del miracoloso, non solo ma
non bastasse continuo con la fantasia a immaginare un se pensiamo poi che gli animali che si nutrono dei vegetali
Olivi di Puglia:
gli olivi del Gargano di Daniele Abbattista
” I
creativa. Poi, la danza, o forse la battaglia, inizia.
Per indicare l’arte della calligrafia in giapponese nell’opera d’arte che egli compie. Praticare lo
si utilizza il termine Shodō. Questa parola è com- shodō significa, quindi, coltivare il Ki ed attraver-
posta da due caratteri: sho e dō che significano so la pratica perfezionare qualità fisiche e mora-
scrittura e via. li come il coraggio, l’autostima, la disciplina, la
costanza, il disprezzo della morte.
Lo shodō è libertà. È una libertà raggiun-
ta attraverso anni di pratica ed esercizio. Quando
si è completamente dentro l’azione della pratica
sho dō
si raggiunge uno stato di mushin. Utilizzo questo
Si intende, quindi, la via della scrittura o termine, caro allo zen come alle arti marziali,
meglio la scrittura come via. Si tratta, infatti, di per indicare quella condizione, rara e molto par-
una via interiore, di una strada, da percorrere fi- ticolare, in cui si realizza un vuoto creativo nello
sicamente ma anche moralmente; è comprensi- spirito dell’uomo. Si tratta di un momento in cui
bile come il percorso, ovvero il processo, diventi non si pensa più ed in cui è finalmente possibile
molto più importante dell’obiettivo raggiunto. agire senza l’intervento del pensiero. È in quel
In questo senso, la pratica della via è profonda- momento che intuizione e azione diventano si-
mente trasformativa per chi la compie. multanee. L’artista calligrafo ha compreso, pensa
Non si può parlare delle arti giapponesi senza pensare, sa senza sapere, agisce al di là
senza fare riferimento allo Zen che esercita in dell’intenzione; senza più dubbio, prenderà in
Giappone un influsso decisivo su tutte le arti, tras- mano il pennello ed eseguirà un’opera d’arte.
formandole in arti che hanno come fine la ricer- Praticando costantemente ho capito che
ca di sé ed il perfezionamento interiore di chi le affinché ci sia armonia nella pratica della scrit-
pratica. Attraverso la pratica di un “Dō”, una Via, tura è necessario far lavorare insieme mente e
marziale (aikidō, karate-dō, judō, kendō, kyudō) o corpo; poiché la relazione del corpo con la mente
artistica (shodō, chadō) può accadere, a chi prati- è estremamente profonda. La mente, lo spirito,
ca molto profondamente, di arrivare a conoscere controlla il pennello che potremmo dire essere un
intimamente se stesso. prolungamento del corpo. Il ritmo dello shodō,
In effetti, a nostra insaputa, l’esercizio percepibile soprattutto nello stile corsivo e semi-
continuo ci porta molto lontano, oltre il limite che corsivo, si riflette nel movimento dinamico del
noi stessi ci prefiggiamo di raggiungere. Talvolta, pennello e perché sia fluido è necessario che oltre
arriviamo perfino ad intraprendere una battaglia alla sapienza della tecnica ci sia anche una perfetta
spirituale. La pratica diventa così un modo per conoscenza del proprio corpo, è necessario saper
“combattere” le illusioni dell’ego; quelle illusioni dosare forza e leggerezza. Questa conoscenza
che ci impediscono di mettere a fuoco la nostra non è mai raggiunta una volta per tutte, non si è
reale natura. Come in uno specchio, alle volte non mai conosciuto se stessi fino in fondo, poiché noi
senza dolore, riusciamo a vedere il nostro io più siamo in continuo mutamento. È questo il nostro
profondo. Si tratta di uno specchio sapiente, nel esercizio, continuare a praticare per continuare a
quale, improvvisamente, possiamo intravedere il riconoscere noi stessi.
segreto dell’universo, un luogo in cui si uniscono Segno nero e spazio bianco nell’opera di
tutti gli opposti. shodō dialogano fra loro intrecciando un discorso
Un’opera di shodō riflette noi stessi, fatto di sussurri e grida. Un dialogo allo specchio
come noi non siamo capaci di vederci, potrem- che ha luogo sulla carta di riso, dove a volte il non
Shodaka: praticante mo definirla lo specchio del Ki. In effetti, la trac- detto, ovvero lo spazio bianco, è tanto eloquente
di shodō. quanto il detto, lo spazio nero, quello scritto.
cia d’inchiostro lasciata dal pennello sulla carta,
“Il codice segreto del samu- rivela un ritmo che esprime chiaramente lo spiri- Dove è possibile, ad esempio nelle entrate o nelle
rai, Hagakure” - Yamamoto Tsu-
netomo, cap.I, pag. 25; Luni edi- to dell’artista calligrafo, il suo Ki. Rispecchia, re- uscite del pennello, riconoscere il frastuono del
trice, Milano - Trento, 2000. interpretandola, una parte molto profonda che vento che soffia nell’anima del calligrafo che e-
Ki: Con questo termine si indica giace nella sua coscienza e che spesso è molto dif- segue una poesia in gyosho o in sosho oppure la
la forza, l’energia che è in ogni
organismo dell’universo. ficile rivelare. La pratica, alimentata attraverso un potente carica di energia che si nasconde nel raf-
rigoroso esercizio di ripetizione, diventa un modo finato bisbiglio del pennello nello stile kana.
Gyosho e Sosho: corsivo e semi-
corsivo. Sono due dei cinque stili per forgiare lo spirito e per rafforzare il Ki; essa L’artista calligrafo scrive sulla carta un
dello shodō; kana è il termine
generico con si indicano i due genera un graduale cambiamento, quasi inconsa- segno che è solo una parte di un gesto che comin-
sillabari giapponesi hiragana e pevole, della coscienza e della vita in generale. cia dal nulla e va verso il nulla.
katakana
Nello shodō il movimento dinamico del Circa dieci anni fa, una domenica
Zazen: è la pratica della medi-
tazione seduta comune a tutte le pennello esprime la forza spirituale dell’artista d’autunno, partecipai ad una lezione di shodō te-
scuole zen. calligrafo, il suo Ki risulta quindi ben visibile nuta dal Maestro Norio Nagayama. Non avevo la
Le foto sono state tratte dal sito web: www.shodo.it
Ki kyo
“specchio del ki”
”
facendo tutti poeti.
SUISEKI
Opere d’Arte della Natura
“CALVARI (San Colombano Certenoli) Sala Simonetti del Lascito Cuneo”
29 agosto - 6 settembre 2009
di Luciana Queirolo
Ho letto l’articolo di una giornalista (I.M.) e già il titolo era tutto un programma:
“Pietre sorprendenti: quando il più umile dei materiali diventa un tesoro da collezione”; ma
sfogliare le annotazioni sulle 39 pagine del “registro delle firme” può bastare, per avere una
fonte generosa a cui attingere:
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del loro “nome poetico”… in questo
modo ognuno potrà sbrigliare la pro-
pria immaginazione. Ed è questo il
bello, il piacevole dei suiseki”.
La vela
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Bruno Beltrame
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Il giardino di Bruno Beltrame
- Luca Bragazzi - 29
>> Dal mondo del Bonsai & Suiseki
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C
ome soci fondatori della Associazione Italiana
Amatori Suiseki, decidemmo che la Mostra-
Congresso Annuale sarebbe stata “itinerante”:
ospitata da club, istituzioni o strutture che
ne facessero richiesta, in grado di sobbarcarsi l’onere
dell’organizzazione logistica e presentati e garantiti dai
soci. La nostra sede sociale di Castelfranco sarebbe stata
la risorsa risolutiva, qualora non vi fossero candidature
quanto meno attendibili.
Per questo dodicesimo Congresso, inseguen-
do due nostri soci ticinesi, ci siamo spinti “Oltralpe”, in
Svizzera, splendidamente ospitati dal Bonsai Club Ticino,
Amedeo ed Enzo non sono neppure i nostri soci più lon-
tani avendo, tra gli iscritti, anche quattro amici spagnoli.
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Categoria “Biseki”
1° Classificato: “Dietro il velo” (“Behind the veil”) di Giuseppe De Vita
2° classificato: “Notte stellata” (“Starry night”) di Elvira Manuti
3° classificato: “Dune” (“Dunes”) di Primangelo Pondini
S
Non sappiamo da dove partire, ogni tre passi è
ono le 16, siamo in viaggio da 10 ore. Napoli una festa! Incontriamo tantissime persone, moltissimi
è distante anni luce da Torino, per la preci- sono gli amici del Napoli Bonsai Club FORUM e che final-
sione dalla Fujisato Company presso Grange di mente abbiamo il piacere di conoscere dal vivo.
Nole. Siamo stanchissimi ma appena vediamo Siamo felicissimi, la stanchezza è solo un ricor-
l’entrata della Fujisato nuove energie ci pervadono, per do… e siamo solo al venerdì. Ci congediamo nostro mal-
fortuna… c’è ancora tanto da fare prima di poter riposare. grado ed andiamo a riposare, l’indomani apre la IX SO-
L’azienda è bellissima, ci accoglie con un’entrata SAKU BONSAI AWARD!
ordinata e con alcuni elementi tipici del giardino giap- A prima mattina siamo lì. Ci sono ancora moltis-
ponese che aiutano ad immergersi immediatamente sime persone che scaricano le piante e si affannano a por-
nell’atmosfera dell’evento. Ci sono grossi spazi per cari- tarle nei loro spazi, diamo una mano anche noi, si aiutano
care e scaricare e poi per parcheggiare, tutto in mezzo al tutti! E’ una vera sorpresa percepire chiaramente la feli-
verde ancora lussureggiante di campi e colline! cità e la spensieratezza di tutte le persone presenti. Non
Il tempo di salutare i presenti e cominciamo a sembra nemmeno una competizione.
scaricare la pianta di Carlo (Scafuri). L’organizzazione è Facciamo un giro tra gli esemplari esposti. E’
efficiente, espletate le formalità burocratiche sistemia- impressionante il livello della mostra. Stili diversi, mani
mo la pianta nello spazio assegnato… anche la shitakusa diverse ma tutte hanno prodotto bonsai che stordiscono
trova il suo posto nell’esposizione, tutto deve essere al la vista. Alcune, come sempre, si distinguono, e si can-
meglio! didano prepotentemente alla vittoria di uno degli ambiti
Suiseki - Percol
premi in palio. Però tutte trasmettono a chi le osserva,
qualcosa che resta dentro. Mi accorgo di parlare a bas-
sissima voce come quando siamo al cospetto di qualcosa
che merita rispetto. Carlo ed io siamo esterrefatti! Per-
sonalmente sono disorientato. All’altissima qualità delle
piante, testimonianza di professionalità e competenza, si
contrappone un clima spensierato e goliardico da parte
delle persone che sembrano partecipare ad una festa!
Cominciano anche le demo che vedono impe-
gnati istruttori provenienti da diverse scuole. Alcune sono
di livello altissimo, le piante prodotte avranno un futuro
importante, ne siamo certi. Due istruttori in particolare,
Marco Tarozzo e Federico Springolo, mentre lavorano, ri-
spondono volentieri alle molte domande del pubblico e si
prestano alle foto di rito.
Sono presenti moltissimi ragazzi e ragazze, ap-
passionati, curiosi o semplici accompagnatori, ma tutti
sembrano davvero interessati a quello che vedono. Ve- Suiseki - Geppino Mauriello
dere un professionista che lavora una pianta d’altronde
non è una cosa, a nostro avviso, che lascia indifferenti.
Carlo poi ha la possibilità di conoscere il piccolo
Axel, un undicenne tutto pepe dalla preparazione stra-
ordinaria che farà sicuramente sentir parlare di se e che
impareremo a conoscere meglio nei prossimi numeri del
Magazine!
Il pomeriggio poi è un condensato di emozioni.
Tre ragazzi preparatissimi, Gianfranco Rossi, Alfredo Sa-
laccione e Francesco Santini stanno per affrontare l’esame
che , superato, li porterà ad assumere la qualifica di
istruttori IBS. E’ il momento della prova pratica, hanno dei
materiali da lavorare molto belli. Contemporaneamente,
nella stessa sala, deve tenersi la “Borsa di studio”.
La formula è semplice. Agli iscritti viene
asse-gnato, previo sorteggio, un istruttore che farà da Tu-
tor durante la lavorazione di una pianta. Al termine della
Da sinistra: Franco Barbagallo, Fabrizio Petruzzello, Rocco Cic-
prova verrà scelta la pianta più meritevole e premiata ciarello, Stefano Frisoni
con una cifra da spendere come percorso di formazione
Ginepro pfitzeriana - Marco Tarozzo Suiseki - Paolo Buonaiuto Ishizuki - Giovanni Genotti
presso l’istruttore che ha seguito il vincitore. meno ma mi impegno al meglio. Finisco il mio lavoro
Per una serie di fraintendimenti viene a man- giusto in tempo… le gambe sono di pietra. Ma quanto
care un partecipante. Io sono nella sala (come suole dirsi sono felice!
al posto giusto nel momento giusto) ed un istruttore mi Mi giro intorno e vedo i lavori dei tre esaminati
chiede se voglio partecipare. Sono combattuto. Pochi IBS: spettacolari! Resto a contemplare quelle piante,
minuti prima avevo detto a Carlo che il vedere tutte quando incrocio i volti di altre persone capisco di non es-
quelle meraviglie aveva fatto crescere in me una voglia sere il solo ad esser stato rapito da quei lavori. Peccato
impellente di lavorare una pianta… ed ecco a portata di solo aver perso la conferenza di Chiara Padrini sui suiseki,
mano questa possibilità. ed il video di Carlo Cippolini.
Non ho arnesi, lo dico e prontamente Roberto Ormai è ora di cena, un cambio veloce e siamo al
Raspanti mi offre i suoi; sono stordito, mi offrono di con- ristorante dove una sala accoglie i numerosissimi parte-
correre alla “borsa di studio” ed un istruttore mi offre i cipanti. Seduti vicino a me ci sono Carlo, Sergio Guerra,
suoi attrezzi… mi sono chiesto se fosse tutto vero. Le sor- Sergio Biagi, e subito dopo Bruno Beltrame, ancora non
prese non erano finite. Mancava ancora la cosa più impor- lo sa ma sarà una serata speciale per lui.
tante: la pianta da lavorare. Pochi minuti dopo la Fujisato Sandro Segneri, come un ospite premuroso, gira
Company, nella persona squisita di Massimo Bandera, mi attorno i tavoli e scambia una battuta con tutti, tra poco
offre una pianta a scelta da lavorare che, naturalmente, è il momento delle premiazioni! Sandro prende la parola,
finita la giornata, ritornerà ai legittimi proprietari. si alternano a suo fianco esponenti di spicco dell’IBS, del
Non ci sono parole per descrivere queste sen- BCI, dell’UBI e dell’AIAS nonché gli organizzatori delle Fu-
sazioni, Carlo mi guarda come se da un momento all’altro jisato Company che ringraziano i presenti ed auspicano
potessi cominciare a camminare sulle acque. un periodo di proficua collaborazione in nome dei bonsai
Precedentemente vengo assegnato a Stefano e dei suiseki.
Frisoni come Tutor il quale mi consiglia anche sul materia- Ci sono nuove idee da mettere in pratica, e tutti
le da scegliere. Frisoni è una delle persone che stimo di sembrano essere d’accordo. Si passa alle premiazioni
più per come fa bonsai… l’ho conosciuto poche fa e ades- vere e proprie, moltissimi sorrisi, facce emozionate, qual-
so è il mio tutor! Con molta pazienza mi da le prime dritte cuno è deluso, magari sperava in qualcosa di più!
ed il lavoro comincia. Le 4 ore più veloci della mia vita. Il Premio per autori viene assegnato a Bruno Bel-
Il lavoro prosegue frenetico, pulisci li, fila quel ramo, at- trame, il suo splendido pino mugo ha colpito tutti.
tento, il tirante ancoralo li. Stefano è un vulcano, io molto Menzioni di merito a Stefano Frisoni, a Rocco
Claudio Percol e Michele Andolfo Progetto a cura del sig. Tacconi Dario Rubertelli
Federico Springolo, Marco Tarozzo, Luca Bragazzi Gruppo in visita al giardino del M° Giovanni Genotti
sull’estetica giapponese. La seconda invece è tenuta da Luca Bragazzi e si focalizza sui concimi fogliari, conferenza
che ci chiarisce non pochi dubbi sull’utilizzo di questi prodotti.
Non abbiamo nemmeno il tempo per un panino, è ora di recarsi come pellegrini presso uno dei più bei posti da
visitare per un bonsaista… il giardino del Professor Genotti. Siamo a Carignano, la giornata è uggiosa ma non piove,
l’impatto è d’effetto. Il giardino è strapieno di essenze di tutti i tipi, personalmente vengo colpito dai boschi di picee.
Carlo si aggira con aria sognante tra i bancali ma non è l’unico. Marco Tarozzo, Francesco Santini, Federico Springolo,
Patrizia Di Giulio e gli altri sono visibilmente colpiti dalla bellezza e dal significato intrinseco che ognuna di quelle
piante porta con se. Tantissime foto fatte ma mai abbastanza in un luogo del genere; ce ne andiamo con qualcosa in
più dentro, tutti visibilmente appagati.
Un facile
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Scienza bonsai
Nobuyuki Kajiwara, docente dell’Università del terra, non potendo svilupparsi nell’aria, ricrescono dall’inter-
Bonsai di Parabiago (Mi), presenta la creazione di no come se fossero state potate.
un piccolo bosco su lastra di ceramica
Come realizzare la composizione
Il concetto di arte bonsai del maestro Kajiwara parte da un Dopo aver preparato la lastra con le retine sui fori di drenaggio
profondo rispetto per la natura e in particolare per il fascino e e i fili di fissaggio per le piante, occorre innanzitutto creare un
il miracolo della vita vegetale, senza la quale nulla potrebbe argine che possa efficacemente trattenere la terra di coltiva-
esistere sul nostro pianeta. La tecnica è per lui uno strumento zione adatta alla crescita delle radici. Si tratta di un impasto di
per raggiungere il miglioramento della salute e delle qualità keto (70%) e akadama di granulometria media (30%, per fa-
estetiche della pianta, senza tuttavia entrare mai in conflitto vorire il drenaggio), lavorato con acqua per aumentare la con-
con le esigenze del suo ciclo vitale. sistenza viscosa. Con questo argine la lastra di ceramica ha le
La formazione del maestro Kajiwara è frutto dell’apprendi- caratteristiche di un vaso, ma la facilità di coltivazione della la-
stato presso il rinomato vivaio di Terukichi Kato, ma soprat- stra. Per la preparazione degli alberi si opera la potatura della
tutto di una grande esperienza maturata in Europa, che gli ha chioma e delle radici, avendo cura di sistemare anche le radici
consentito di sperimentare tecniche più adatte alle condizioni superficiali per ottenere un nebari naturale nel tempo. Su di un
climatiche caratteristiche di paesi diversi. primo strato di terra di coltivazione vengono disposti i ceppi di
Il maestro Kajiwara propone in queste pagine la realizzazione radici dei Ginepri e del Cotognastro, quindi gli alberi vengono
di un piccolo gruppo di alberi (Ginepri e Cotoneaster) imma- accuratamente fissati. Il fissaggio degli alberi è sempre un pun-
ginato in cima ad un’altura, con l’utilizzo di materiale giovane. to cruciale della realizzazione, poiché solo in questo modo le
La composizione a bosco rappresenta uno degli stili più facil- nuove radici potranno consolidarsi nella nuova situazione di
mente accessibili per l’osservatore anche neofita, in quanto crescita, consentendo agli alberi un sano e rapido recupero.
immediatamente associabile ad uno scenario naturale presen- La collocazione delle piante, e in particolare la posizione del
te nei propri ricordi o vicino al proprio ambiente di vita. Per ac- Cotoneaster e della roccia, favorisce l’effetto prospettico, al-
centuare ulteriormente la naturalezza della composizione, il largando l’immagine del paesaggio evocato dalla composizio-
maestro decide di utilizzare, al posto del classico vaso, una la- ne. La terra di coltivazione che avvolge i ceppi radicali viene poi
stra in ceramica, che è più facile da reperire e più economica coperta da uno strato dello stesso composto usato per l’argine,
nel prezzo rispetto alla lastra in pietra, ma offre gli stessi van- che consentirà alla terra di non essere dilavata dall’acqua delle
taggi estetici e di coltivazione: buon drenaggio e crescita ra- annaffiature. La finale rifinitura della superficie dà l’effetto del
mificata delle radici, che quando raggiungono il limite della suolo coperto di muschio, con le sue ondulazioni naturali.
4. Si prepara la lastra con le retine sui fori 5. All’interno dell’argine si dispone uno
di drenaggio e fili sufficienti per il fissaggio strato di terra di coltivazione (akadama
delle tre piante. Quindi con il composto a 70%, pomice 30%, in granulometria
base di keto si forma l’argine, che deve media).
seguire in modo naturale le curve e la
forma della lastra, senza apparire artificiale.
8. I tre alberi dopo la potatura. Anche il 9. Il trapianto del primo Ginepro: la terra è 10. Si tolgono le radici legnose, anche
Cotoneaster, a destra, è stato alleggerito compatta, le radici girano lunghe intorno al dalla zona inferiore, che non hanno
dei rametti secchi e sfoltito in modo da ceppo, sono visibili parecchie radici funzionalità in termini di assorbimento. Infine
favorire il passaggio di luce alle zone legnose. Si districano le radici della zona si spuntano tutte le radici rimaste esposte
interne e la formazione di una struttura ben laterale, lasciando intatto il cuore più interno all’aria, fino alla zona lasciata intatta: questo
proporzionata. del ceppo, che garantirà la continuità di favorisce la ramificazione laterale dei
funzionamento delle radici; si accorciano le capillari, aumentando in maniera
radici lunghe. esponenziale la capacità di assorbimento.
Masahiko Kimura
il grande tecnico del bonsai contemporaneo
recensione a cura di Antonio Ricchiari
L
ibro che non può mancare nella biblioteca di ogni bonsaista, pub-
Masahiko Kimura blicato dai Crespi, questa edizione, oltre ai capolavori oggetto della
Il grande tecnico del bonsai parte II della triade che riguarda l’oyakata, propone alcune lavorazioni
contemporaneo tratte dall’edizione giapponese della famosa parte I, oramai introva-
bile, pubblicata nell’autunno del 1982 con il titolo Essenza del bonsai contem-
Masahiko Kimura
poraneo parte I.
Edizioni SNEV In quell’occasione Kimura, noto come il mago della chirurgia del bon-
€ 30,00 - 175 p. sai, fece il suo debutto e da allora nacque un grande mito del mondo bonsai in
Giappone. Usando tecniche allora strabilianti che meravigliarono un po’ tutti, il
Maestro crea capolavori attraverso trasformazioni impensabili per un comune
mortale.
Le tecniche proposte nella prima parte sono state sviluppate, comple-
tate e definite e hanno perfino introdotto nuovi concetti di disegno. Questo
prezioso volume che presentiamo a coloro i quali ancora non lo conoscono,
illustra la tecnica e il disegno volti alla realizzazione di un nuovo concetto di
bonsai, che sicuramente verrà giudicato rivoluzionario e che ha portato una
ventata di aria nuova in questa nostra affascinante arte. Le sequenze fotogra-
fiche rendono più interessante ed intrigante la lavorazione e la sorprendente
trasformazione di semplici yamadori o piante già impostate in straordinari ca-
polavori. Sì, perché a questo estremo livello, si parla solamente di opere d’arte
nell’accezione più ampia della parola.
Nel libro il Maestro, tra l’altro, dice “Nei miei libri ho cercato di presentare sia
materiali e trasformazioni molto difficili che molto semplici, dimostrando che
l’innovazione non si scontra con la tradizione. Ma è da oggi che il bonsai cessa
di essere un’arte statica e possiamo iniziare a creare bonsai per il XXI secolo, ag-
giungendo nuovi esemplari, degni di apparire, assieme alle opere classiche, in es-
posizioni e cataloghi. Se la concorrenza incita alla crescita, dobbiamo lottare per
aumentare il livello creativo e artistico del bonsai”.
Quando i riconoscimenti
“ Targa di riconoscimento
al Maestro
Giovanni Genotti
per aver contribuito in maniera determinante
alla diffusione del Bonsai in Italia
e per il suo eccezionale livello di preparazione teorico-pratico
”
che lo qualificano fra i più prestigiosi professionisti
S
enza alcun dubbio l’Italia è la nazione più prodi- Non vogliamo avere il primato dell’iniziativa e
ga di targhe commemorative, coppe, ricono- non vogliamo polemizzare con associazioni ed organiz-
scimenti vari, benemerenze e quant’altro ma, zazioni che a vario titolo non se ne sono fatti carico. Tutto
tant’è, lo si fa troppo spesso fuori tempo, privan- lo staff del magazine che dirigo ha pensato di istituire
do i destinatari così del piacere di gustarsi il giusto com- questa targa che, anno dopo anno, selezionerà a proprio
penso alle proprie fatiche. giudizio un personaggio che ha operato non importa da
Oppure non lo si fa, ignorando i benemeriti, per quanto tempo, nel bonsai e nel suiseki, contribuendo a
invidia, per quelle ragioni che vengono definite di “op- dare lustro ed onore in Italia a queste due discipline. Cre-
portunità”, per mancanza di rapporti clientelari etc. O an- do che essendo il magazine al di fuori di ogni interesse e
cora, spesso è come se ci fosse una specie di falso pudore logica abbia i titoli per potere effettuare una scelta obiet-
nel riconoscere pubblicamente i meriti e le fatiche di chi tiva e disinteressata.
ha dedicato tutta una vita ad una attività. Abbiamo scelto quest’anno la manifestazione
Considerato che il nostro lavoro e la nostra pas- che ha visto il XVI Congresso Nazionale dell’IBS e con-
sione sono circoscritti al mondo del bonsai e del suiseki, temporaneamente la So-Saku Bonsai Award, ospiti della
considerato il fatto che vi sono uomini e donne che hanno Fujisato Co. a Nole in provincia di Torino. Il riconoscimen-
titoli e meriti che vanno senz’altro riconosciuti, abbiamo to è stato fatto durante la cena di gala che ha fatto da
pensato che finalmente è arrivato il momento, dopo cornice ad altre premiazioni e personalmente è stato un
quarant’anni di bonsaismo italiano, di cominciare a pen- onore assegnare la targa a Giovanni Genotti, di cui non
sare ad ufficializzare questi riconoscimenti. vogliamo fare in questa sede nessun commento che suo-
Attenzione però, non sono commemorazioni, ni come apologia, perché sono abbastanza note attività e
sono riconoscimenti a persone che ci hanno dato tutto e meriti di questo idealista che con estrema professionalità
che continuano in questo senso. e correttezza lavora e dà lustro al nostro bonsai.
friends
Come consuetudine, il 31 Ottobre e 1 Novembre in quel di Cerreto Guidi (FI), nella nota sede ac-
cademica del Borgo dei Lunardi si terra la rimpatriata di fine anno delle famiglie, studenti e fans
della Bonsai Creativo School.
Sarà una vera festa del bonsai, degli amici e della famiglia.
Per accogliervi vi proponiamo il pacchetto proposto dall’agriturismo Borgo dei Lunardi, situato tra
le colline toscane ed inserito in un percorso turistico unico.
L’inizio delle attività é previsto per il Sabato mattina e termineranno la Domenica pomeriggio.
Per chi fosse interessato vi invitiamo a segnalarci la vostra presenza entro il 20 Ottobre all’indirizzo
e-mail: info@bonsaicreativo.it
>> La mia esperienza
Una lavorazione
alla Med Bonsai
Il primo step su un ginepro ad aghi
di Cosimo Fragomena
Q
uesto mio primo articolo su Bonsai&Suiseki
magazine, riguarda la lavorazione fatta su
un Juniperus rigida di un nuovo allievo della
scuola. Il proprietario della pianta, desi-
deroso di iniziare a vedere la sua pianta trasformarsi,
già alla seconda lezione proponeva una prima lavora-
zione su questo ginepro ad aghi di provenienza cinese,
acquistato qualche mese prima in un famoso vivaio
laziale. Il periodo di acclimatamento non mise in luce
alcun problema, e il ginepro all’arrivo in laboratorio si
mostrava in tutto il suo splendore. La vegetazione vi-
gorosa e sana fugava ogni dubbio sulla opportunità di
lavorare la pianta.
Devo dire che il periodo era assolutamente
propizio e il soggetto meritava tutta questa attenzione.
Alto circa un metro, largo 80 cm e con un gran secco
naturale, era proprio l’ideale per una giornata di lavoro
da ricordare.
Arrivata nel mio studio, essendo l’inizio di mag-
gio, la pianta era in piena fase vegetativa tanto che la
nuova vegetazione si era già allungata per oltre 10 cm.
Un particolare importante e da mettere bene in eviden-
za era rappresentato dal secco naturale e dai jin presenti
che imprimevano un carattere già ben definito a tutta la
pianta.
Ginepro ad aghi
Juniperus rigida
2 3
4
58 Una lavorazione alla Med Bonsai - Il primo step su un ginepro ad aghi
- Cosimo Fragomena -
5. Particolare della nuova Come si vede dalla foto n. 5, il movimento del
altezza e del ten-jin jin apicale conferisce una maggiore dinamicità al di-
segno della pianta, altrimenti un po’ troppo statica
nel parte di tronco che va dal nebari al primo ramo.
La lavorazione delle masse vegetative, come
detto in precedenza, è iniziata dal secondo ramo.
Essendo questo molto piccolo, c’era la necessità di
definire perfettamente le proporzioni tra la vegetazio-
ne del primo e del secondo ramo. Si è scelto così, dal
momento che il secondo ramo presentava poca ve-
getazione, tutta utilizzata, e molto vicina al tronco.
Definita forma e dimensione di questo ramo,
si è potuto operare con tranquillità nel proporzionare
il primo ramo a questo (Fig. 4).
Con la legatura dei rimanenti rami si è data la
profondità ed il movimento delle masse vegetative,
prestando attenzione agli spazi vuoti, per creare di-
namismo, il ramo apicale è stato impostato con una
curvatura all’apice molto schiacciata, ciò per ricreare
quello che si vede sulle piante in natura quando molto
vecchie e “vissute”.
The fairy
Queen di Rocco Cicciarello
5 6
10
13
15 16 17
18
20
M
i sono reso conto, girando per le mostre,
che fra le tante varietà di ginepro esposte
non sono mai riuscito a poter vedere questa
varietà fantastica, lo Juniperus Oxicedrus,
detto anche ginepro di mare o coccolone per le sue gran-
di bacche (chiamate anche coccole da cui il nome). Cresce
in zone vicine al mare dando vita a ibridazioni, ovvero,
soggetti dalla vegetazione diversa l’una dall’altra, alcuni
particolarmente fitta altri meno.
Si presenta con delle forme molto diverse tra
di loro, dall’esemplare eretto, completamente dritto, al
cespuglio, alla pianta che striscia lungo il terreno costret-
ta dagli eventi atmosferici. Questo del quale vi raccon-
to la storia si presentava sotto forma cespugliosa. E’
1
stato raccolto molti anni fa, alla fine degli anni novanta,
era una mattina di marzo nel periodo che si raccolgono
gli asparagi tant’è, che dopo raccolto e aver percorso il
sentiero che mi portava sulla strada, c’era un signore dal
lato opposto con un mazzetto che si apprestava a racco-
glierne altri per cui lo posai in terra e mi rilassai, andato
via il signore lo caricai a fatica nel baule della macchina e
mi avviai verso casa.
Penso sempre che le piante crescono molto velo-
cemente dal momento della raccolta a quando le andia-
mo a caricare in macchina, sembrano sempre più piccole
di come le crediamo - poi quando le andiamo a traspor-
tare non entrano nel baule.
Non ho le foto della pianta dopo la raccolta,
quando ancora si presentava sotto forma di un cespu-
glio; sono andate perdute, quelle a disposizione sono state 2
68 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
3 4
6 7
Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi - 69
>> La mia esperienza
70 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
10
Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi - 71
>> La mia esperienza
12 zione; la rafia che notiamo
serve a tenere la vena at-
taccata al tronco dato
che tendeva a staccarsi.
Nel maggio 2008
(Fig. 12), è stato eseguito
il rinvaso in un contenitore
di qualità (di fattura giap-
ponese) più consono alla
nuova forma della pianta.
In agosto è stata esegui-
ta un nuova ed accurata
72 Juniperus Oxycedrus
- Sergio Biagi -
16 - fronte
18
19
>> A lezione di suiseki
Q
uando il suiseki fu introdotto in Giappone dal-
la Cina nel 6° e 7° secolo, insieme a Buddismo
ed alla calligrafia furono trasmessi molti altri
gusti culturali, tra cui l’uso del qin, strumento
musicale a corde.
La speciale caratteristica del qin è il yu yin: una
fluttuazione tra suono e non-suono, tra tono e “dopo-
tono”. Il timbro dello strumento potrebbe essere “sentito”
74 Furyu
- Luciana Queirolo -
Nel 18° e 19° secolo il concetto di
furyu fu un’estensione di questo
concetto.
Furyu, composto dai due
caratteri “vento” e “flusso” (“flusso
del vento”), può essere interpreta-
to come un vento struggente, ma
non visto… tangibile ed intangibile
(anche riferito ad una “eleganza raf-
finata”). Come il vento, furyu punta
ad un mondo di bellezza effimera
che può essere esperimentata so-
lamente nel momento, perchè nell’
istante seguente dissolverà come
la nebbia mattutina.
Furyu, è riferito
ad elegante, classico, onorato dal
tempo ed è parte integrante degli
aspetti storici delle tradizionali arti
marziali giapponesi,includendo in
queste caratteristiche rispetto, on-
ori, convenienza e umiltà.
Furyu è una sot-
tile sensibilità, con acuta attenzio-
ne nutrita da ciò che sia essenza,
a ciò che sia ambiguo e sogget-
tivo piuttosto che rumoroso ed
evidente a prima vista. Con furyu
piuttosto che con wabi, sabi et al.
il literati giapponese ha definito
maggiormente la sua vita este-
tica. Riferito alla manifestazione
della pratica moderna del su-
iseki...in alcune note di Willi Benz
dopo che il suono udibile si è fermato. Quello è lo “yoin” furyu “ flusso del vento” è considerato un termine cinese
e per l’ascoltatore allenato, l’apprezzamento del dopo- con ipertoni giapponesi che ha impregnato l’entusiasta
tono (del silenzio) era il linguaggio critico per il control- del suiseki del periodo Edo con accresciuta consape-
lo del livello della sensitività di uno scolaro cinese. Allo volezza.
stesso modo può essere apprezzata una pietra. La ri- Ciò per altro ebbe grande rilevanza storica con la
flessione su una pietra montata esteticamente impegna passione per il suiseki nei confronti del tè chanoyu, sino
lo spettatore sensibile ad una risposta emotiva che si alla fine del periodo Edo; rivissuto poi insieme alla reli-
estende infinitamente sia nel tempo che nello spazio. gione Nazionale Shinto dall’inizio del 20° secolo.
Furyu
- Luciana Queirolo - 75
>> A lezione di suiseki
La pietra viva:
lo spirito della pietra
di Luciana Queirolo
traendo spunto da una ricerca di Chris Cochrane, “il Folclore, riferi-
to alle pietre, ne può aumentare l’apprezzamento”.
Koshohei (il cinese Ch’u P’ing), quando ebbe quindici anni, condusse il suo armen-
to di capre alle montagne e avendo trovato una nicchia, stette là in meditazione per qua-
ranta anni.
Suo fratello, Choki che era un prete, fece il voto di trovare il pastore disperso.
Una volta, camminando presso la montagna, gli fu detto del recluso da un saggio e così si
mise in cammino per trovarlo. Riconobbe il fratello, ma espresse il suo stupore all’assenza
di pecore o capre. Koshohei toccò con il suo bastone le pietre bianche di cui il terreno
era disseminato e come lui le toccò, loro divennero vive in forma di capre. in questo suri-
mono, vediamo Sennin Koshohei dopo che ebbe mutato la pietra sulla quale stava seduto
leggendo un libro, in una capra.
La posizione della testa della capra ed il modo in cui Koshohei sta tenendo il libro, dà
l’impressione che l’animale stia leggendo. Il termine “Sennin” è un nome generico degli
Immortali e porta con esso il significato, nell’immaginario dei Taoisti, di una vita spesa
fuori dal resto dell’umanità sulle montagne, con animali immortali ed alberi mitici.
Il carattere kanji
per capra è la combi-
nazione tra “montagna”
(carattere per yama) + “pec-
ora” (carattere per yoo) =
pecora di montagna.
La combinazione del carat-
tere per la parola “capra” è
comunque pronunciata yagi
e non yama yoo.
American Job
The
A
cavallo del congresso mondiale
BCI, 2009 tenuto a New Orleans,
Sandro Segneri, dimostratore
headliner, ha tenuto una demo
che non era solo tecnica ma in un certo
senso filosofica. Il clima del congresso del
resto era alquanto mistico, intitolato ai so-
pravvissuti del terribile uragano Katrina,
che nel 2005 rase praticamente al suolo la
ridente città della Lousiana.
Tutta la città aveva una gran voglia
di ricominciare e di ricostruire il clima sere-
no e festaiolo a cui da sempre unisce mu-
sica, cucina creola e clima subtropicale.e
quale migliore occasione di una conven-
tion mondiale, in cui professionisti mon-
diali si incontrano in un clima festoso e
rilassato, per tenere una letio magistralis
che trasformi un comune esemplare da
vivaio in un piccolo capolavoro? 1
2, 3 - Particolare dei
rami e dei monconi
7
5, 6, 7, 8 - Potatura dei
rami superflui e creazi-
one dei jin
10 11
13 14
17
18
20 - Lato destro
Le lezioni da imparare da un
artista come Sandro, e da questa di-
mostrazione in particolare, sono di-
verse.
Carlo Oddone
“un nome scritto nel bonsai italiano”
intervista a cura di Antonio Ricchiari
P
arlare di Carlo Oddone è facile e difficile al contempo poiché, assieme a Gian-
franco Giorgi, è il fondatore del Bonsai in Italia. È stato il primo esperto che ho
conosciuto quando venne a Palermo per tenere una dimostrazione, ospite a casa
mia... e sono passati molti anni. Ma tutto ciò fa parte ormai dei miei ricordi degli
inizi. Le primissime ed allora uniche cose che ho letto e riletto furono una pubblicazione di
Giorgi e un’altra di Carlo dal titolo “Bonsai, tecniche essenziali”; in poche righe sintetizzava
il bonsai dicendo: “tutto il resto lo scoprirete anno dopo anno emozionandovi come quando
si “succhiano” le carte a poker. Vi capiterà, col bonsai, di essere soddisfatti delle vostre piante
ed un altro momento di pensare che sono da buttare. Poi ripartirete con nuovo entusiasmo. È
normale. Come nella vita, quando sembra di aver capito tutto, ci si accorge che c’è ancora tan-
to da imparare. Il bonsai è una delle cose belle della vita. Leggete, rileggete, e guardate tanto
i nostri begli alberi! Trovate degli amici e coltivate bonsai in compagnia. Formate dei gruppi lo-
cali per stimolare e confrontare la vostra bravura”. Carlo è stato il primo a fare una scelta ben
precisa abbandonando la professione di veterinario per dedicarsi completamente al bon-
sai. E questa scelta fu fatta in tempi non sospetti, o per lo meno quando sembrava teme-
rario dedicarsi a tempo pieno al bonsai. Eravamo appena agli inizi. Adesso Oddone si è un
po’ tirato fuori dal bonsai prati-
cato e dalle varie manifestazio-
ni. I bonsai di Oddone evocano
i paesaggi e gli ambienti natu-
rali dell’Italia, con la loro sel-
vaggia bellezza; bonsai creati
senza quella spesso innaturale
leziosità che talvolta li rende
artificiosi. Carlo esordisce os-
servando che: “E’ curioso come
situazioni caratterizzate da
scarsi contatti finiscano poi con
il creare delle interessanti op-
portunità di chiarire il proprio
pensiero. A precise domande,
precise risposte”. Di Oddone
i lettori del magazine stanno
cominciando ad apprezzare,
attraverso le sue monografie,
l’enorme esperienza e com-
petenza che egli ha maturato
nel corso di questi decenni.
88 Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari -
In tempi non sospetti eri un che non è successa a molti di quelli infatuazioni o continue lodi per gli
fautore dell’associazionismo e della che mi hanno seguito... orientali. Penso che la definizione
collaborazione. Dopo tanti anni e di fautore del bonsai italiano trovi
tanti sforzi si è arrivati all’obiettivo, Una domanda provocatoria: tutti d’accordo. A che livello è il fan-
anche se rimangono tuttora molte c’è, tra i giovani, chi considera i bon- tomatico stile italiano, se così si può
perplessità. Sei uno dei pochi ad saisti della prima ora quasi superati definire?
avere le carte in regola per esprime- o addirittura da mettere un po’ in
re la tua opinione in proposito. disparte. Concetto tutto occidentale Teniamo sempre presente
Ritengo che club ed asso che esula dal rispetto e dalla con che la mia intenzione è fare miniature
ciazioni valgano finché servono. siderazione di cui gode il sensei in di alberi. La cosa che mi affascina ve-
Questa visione utilitaristica è di- Oriente, se non altro per l’esperienza ramente dei nuovi bonsai giapponesi
mostrata dai fatti. Chi non decide di e la maturità che gli anni fanno ac- (che ci tengo a distinguere da quelli
tentare la via dell’autonomia e far cumulare. Cosa diresti a queste per- cinesi) è l’accuratezza dei dettagli e
tutto da sè, è portato ad avvicinare sone? l’effetto di apparente naturalezza che
altre persone con gli stessi interessi. Al di là del rispetto orientale essi possiedono. Dei cinesi assimilato
Dopo però che sono state “assor- per il sen-sei , quello che sta succe- comunque alcune pazienti tecniche.
bite” tutte le informazioni che il club dendo da noi ha due facce. Non sono Ciò premesso, sono del pa-
può mettere a disposizione, se nel i giovani amatori a ritenere superati i rere che si debba distinguere tra un
frattempo non è nata tra i membri personaggi della prima ora, per i quali bonsai italiano (cioè fatto in Italia)
una certa amicizia, si manifesta il di- manifestano stima e considerazione, ed un eventuale “stile” italiano. Se
sinteresse e ha luogo la defezione. sono i “nuovi” maestri rampanti che un soggetto è fatto ispirandosi alla
Molti club si sono formati intorno ad vorrebbero prenderne il prestigio e natura (quindi credibile) e coltiva-
un (talvolta presunto) maestro, se al sostituire una loro versione creativa to come si deve, allora esso può di
momento in cui emergono i problemi quick and easy a quella classica (ma certo piacere ed essere “capito” da
(esigenza che viene definita necessità più lenta ed impegnativa) del bonsai chiunque, sia orientale che non. Ciò
di perfezionamento) la competenza coltivato. Il tempo, però, è galantuo- che non vorrei è che, come mi era
del gruppo si rivela insufficiente, e mo. sembrato all’inizio, i vari nomi dati al
non dà tutte le risposte che servono, bonsai occidentale servissero essen-
il gruppo “diventa” inutile. Tanto peg- Ho molto ammirato e valuta- zialmente a giustificare dei soggetti
gio se manca l’atteso riconoscimento to il tuo isolamento o, perlomeno, il troppo “facili”, sia nel disegno che
della propria acquisita bravura. Pensa tirarsi fuori dalla mischia. Penso che nella coltivazione.
che la mancanza di soddisfazione o nel clima attuale sia la cosa migliore
di fiducia provoca persino la crisi dei da fare. Vorrei sentire qualcosa a tal Senza bisogno di leggere i
partiti... proposito. tarocchi, vuoi azzardare delle previ-
Premetto di essere appas- sioni sul bonsai nostrano?
Come definiresti oggi, dopo sionato a mio modo di fare bonsai, Il danno provocato all’imma-
tanti anni, questo tanto discusso e che mi dà molto e mi gratifica. Ho gine del bonsai dall’invasione di
definito spirito del bonsai? un temperamento poco aggressivo soggetti importati e venduti a poco
Considerato che ho scoperto e ritengo giusto avere rispetto per prezzo e di scarsissima qualità ha si-
il bonsai cercando in realtà un modo le opinioni altrui. Non condivido la curamente raffreddato l’entusiasmo
per “costruire” miniature di alberi, sin strategia diffusa di fare le cose “con- di quanti pensavano che fare bonsai
dai primi passi mi è parso di capire tro gli altri” e penso che ciascuno ab- fosse elitario ed aggiungesse meriti
che alla base di tutto c’è uno stato bia il diritto di comportarsi in base a alla loro persona. E’ facile constatare
d’animo. Stupore per le meraviglie ciò che gli sembra giusto. Apprezzo il che il numero di nuovi appassionati
del mondo vegetale, umiltà di fronte valore della collaborazione, ma non che si avvicinano ai club per fre-
alla “perfezione” (talvolta inesora- mi sogno di imporre a nessuno le mie quentare dei corsi si è molto ridotto.
bile) con cui la natura si manifesta, idee. Questo preferire di “farmi i fatti Qualora si riesca a mostrare un vero
speranza di entrare nei suoi segreti. miei” mi lascia comunque disponibile progresso della qualità delle mostre
L’approccio con questa nuova espe- a chiunque ritenga che la mia espe- aperte al pubblico, e dare quindi fidu-
rienza è stata una scoperta che mi rienza possa essergli utile. cia a chi se lo possa permettere, il fu-
ha riempito di entusiasmo. Se devo turo del bonsai (almeno dal punto di
essere sincero molti degli aspetti di- Penso che tu non abbia vista commerciale) sarà nel collezio-
ciamo filosofici del bonsai mi hanno subito grandi influenze dai mae- nismo. I giardini delle belle case ita-
lasciato piuttosto indifferente. Cosa stri orientali o meglio, lavori senza liane potranno essere impreziositi da
Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari - 89
>> L’opinione di...
90 Carlo Oddone
- Antonio Ricchiari -
A scuola di estetica <<
Realizzare un boschetto
La natura riprodotta in un gruppo di piante I parte
di Antonio Ricchiari
L
o stile a gruppo di piante (o forestina) è spesso sottovalutato perché ritenuta
una tecnica molto rapida e di facile realizzazione: è esattamente tutto il con-
trario di quel che si pensa. Inoltre questo particolare stile è quello che richiede
anche molto senso estetico ed una certa intuizione scenografica. I giapponesi
lo chiamano YOSE-UYE e secondo i puristi dovrebbe essere realizzato con il minor nu-
mero possibile di elementi complementari.
Il ficus II parte
di Antonio Acampora
Famiglia: Moraceae
Genere: Ficus
Specie: circa 800
Annaffiatura e nebulizzazione Un consiglio che vale per tutti i ficus è quello di procedere a regolare
pulizia delle foglie irrorando le foglie con il getto della doccia, oppure pulen-
do le foglie con un batuffolo di cotone idrofilo imbevuto d’acqua distillata.
Questa operazione va eseguita in particolare durante il periodo veg-
etativo ed è necessaria perché le piante respirano ed assorbono um-
idità per mezzo delle foglie. Ambedue le lamine fogliari devono es-
sere mantenute pulite per evitare che gli stomi si ostruiscano.
Al contrario delle piante decidue, i cui germogli crescono solo per
un certo tempo, nei sempreverdi la nuova vegetazione, resta erbacea più a
lungo e continua a crescere anche per 20-45 gg. L’eccesso d’acqua determi-
na in buona parte questo sviluppo. Quindi nei soggetti maturi, oltre a dare
molta luce, è utile moderare le annaffiature per tutto il tempo che proseg-
ue lo sviluppo dei germogli. Le annaffiature saranno copiose nella stagione
calda, diradandole in inverno. Il ritmo delle annaffiature deve essere tale
che il terriccio non resti mai troppo umido: solo così le foglie divengono
piccole e gli internodi corti. Tutti i Ficus d’altronde tollerano meglio periodi
asciutti relativamente lunghi, anziché una persistente umidità eccessiva.
Sarebbe opportuno potere usare acqua con pH vicino alla neutralità
o inferiore, quindi piovana o acqua trattata con un prodotto decalcificante
perché l’acqua corrente calcarea o con pH superiore a 7,5 può lasciare depositi
calcarei sulle radici, rallentando la crescita.
94 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
pH 5,5 - 6,5 richiedono un terriccio soffice, permeabile e fertile.
Un composto adeguato è costituito da akadama 80%, pomice o lapil-
lo vulcanico 10%, terriccio di foglie 10% e con l’aggiunta di un 10% di humus
di lombrico.
Rinvaso Il periodo ideale per il rinvaso è poco prima che inizia il periodo vege-
tativo, marzo-aprile al sud e maggio al nord. Poiché crescono molto vigorosa-
mente due anni è il tempo massimo tra un rinvaso e l’altro. Le radici crescono
rapidamente e recuperano facilmente, quindi si possono tranquillamente
tagliare senza paura, lasciando solamente 1/3 dell’originale pane di radici.
Molti Ficus che si acquistano hanno le radici parzialmente esposte
e attorcigliate, al primo rinvaso è necessario “sistemare” il loro andamento.
Le radici che non possono essere corrette saranno gradualmente eliminate.
I vasi più adatti sono di colore azzurro marino, beige o in gres, evitare
quei vasi cinesi decorati, troppo appariscenti.
Potatura dei rami e dei germogli I ficus tropicali appena comperati spesso hanno bisogno di essere
semplificati nella loro struttura, lasciando un solo ramo per livello, sceglien-
do esattamente le proporzioni, e facendo comparire una certa conicità nella
struttura.
La struttura del tronco deve rievocare le forme naturali dell’essenza. In
condizioni d’elevata umidità dell’aria, tipiche della zona tropico-equatoriale, i
rami più vicini al suolo possono produrre delle radici (dette aeree) che scendono
verticali ed entrano nel terreno. Essendo in natura una caratteristica degli e-
semplari annosi, un’analoga struttura nei bonsai più massicci dà loro un notevole
pregio. I F. benjamina e retusa hanno una facile capacità di emettere radici aeree
La presenza di radici aeree accresce questa sensazione d’annoso, purché
non si sovrappongono esteticamente con il tronco. Il risultato dovrebbe ri-
cordare delle liane che pendono dai rami alla ricerca d’umidità nel terreno.
E’ sconsigliata la trasformazione dei monconi dei rami in jin, sia per mo-
tivi estetici sia costitutivi, il legno del ficus è fibroso e tende a marcire facilmente.
Potare i germogli ancora erbacei provoca una risposta poco rile-
vante per quanto concerne l’infittimento. Al contrario la riduzione di rami
lignificati stimola la comparsa di getti più numerosi all’indietro, cresce
la fittezza della ramificazione e di conseguenza contribuisce a ridurre la
superficie d’ogni nuova foglia. Quindi quando i germogli hanno svilup-
pato 6-7 paia di foglie, vanno accorciati a 2 o al massimo 3 paia di foglie.
Mentre la potatura dei rami grossi e delle branche si esegue in inver-
no; dal taglio uscirà del lattice che dovrà essere fermato con pasta cicatriz-
zante o con spruzzature d’acqua.
Applicazione del filo I rami, essendo molto flessibili, tollerano forti piegature quindi il filo si
può applicare durante tutto l’anno, aspettando che i rametti siano lignificati,
avendo cura di proteggere la corteccia con carta crespa. Controllare spesso il
filo durante le fasi di sviluppo perché entra facilmente nel legno.
Molti preferiscono realizzare la modellatura col filo nello stesso peri-
odo della defogliazione, anche perché si può vedere bene tutta la ramificazi-
one; ma attenzione: in un solo mese il filo può incidere la corteccia ed il segno
rimarrà per molti anni. È meglio avvolgere con spire più larghe se non si ha la
possibilità di controllarlo frequentemente.
Concimazione Se usate concimi organici che sono ricchi di fosforo, questi possono
anche servire meglio per la comparsa di fiori/frutti. Se coltivati all’interno
devono essere concimati ogni 15-20 giorni con concimi liquidi ricchi d’azoto
Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora - 95
>> L’essenza del mese
durante la stagione di crescita, o con concime organico a lenta cessione.
Mentre in inverno con concimi più ricchi di fosforo e potassio una
volta al mese. All’esterno si concimano ogni 15-20 giorni con concimi liquidi
ricchi d’azoto durante la fase vegetativa e da settembre a novembre con fer-
tilizzanti liquidi più ricchi di fosforo e potassio, per lignificare meglio i rametti
ed interrompendo totalmente in inverno.
Alternare concimi liquidi a solidi e non concimare le piante appena
rinvasate, quelle in cattivo stato di salute e nei mesi troppo caldi.
Stili bonsai Con queste piante si possono realizzare tutti gli stili, importante è che
la forma dei bonsai di Ficus tropicali deve riuscire a raffigurare bene l’aspetto
degli alberi spontanei: molto voluminosi e grandi. Interessante è il bonsai con
il F. retusa le cui radici aeree si possono utilizzare sulla roccia.
Parassiti e malattie È essenziale una precauzione: alcune varietà, come il Ficus panda,
sono molto sensibili ad insetticidi, fungicidi ed altri prodotti chimici. Una dose
eccessiva, o un insetticida a base di fosforo, farà ingiallire le foglie con la con-
seguente caduta.
I parassiti più ricorrenti, tripidi: Frankliniella occidentalis, tripide di dif-
ficile individuazione per le abitudini a ritrovarsi all’interno delle gemme, o sul-
la pagina inferiore delle foglie, di dimensioni di 1-1,5 mm. Sintomi principali:
deformazioni delle foglie, bollosità; nello stadio più avanzato piccole tacche
color marroncino.
96 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
Echinotrips americanus: attualmente è presente in in maggiore percentuale
rispetto a Frankliniella occidentalis. I sintomi sono rappresentati da lievi de-
formazioni delle foglie, decolorazione diffusa, rallentamento della crescita,
molto simili a quelli provocati da acari. Echinotrips è un tripide di dimensioni
maggiori di Frankliniella occ. ; di colore nero, con una sottile linea bianca in
corrispondenza dell’attaccatura delle ali, vive generalmente sulla lamina sia
superiore che inferiore della foglia. Le larve sono di colore giallo chiarissimo,
quasi trasparenti, spesso più frequenti sulla pagina inferiore. I sintomi sono un
rallentamento generalizzato della crescita, la presenza di fogliame più chiaro,
con strisce di colore verde chiaro “a puntini”. Sono molto simili ai danni cau-
sati da acari (vedi in seguito).
Alla comparsa di pochi individui di tripide, si consiglia di intervenire
alternando due o tre tipi di principi attivi, con prodotti a base di piretroidi.
Se si notano ragnatele sulla pagina inferiore con foglie gialle e mac-
chiate, è presente il ragnetto rosso o Acaro tetranichide: Tetranichus urticae .
Sono visibili ad occhio nudo, si localizzano sulla pagina inferiore delle foglie;
uova e forme giovanili sono individuabili grazie all’utilizzo di una semplice
lente (uova trasparenti, tondeggianti, sempre poste sulla pagina inferiore). I
sintomi sono rappresentati dalla presenza di decolorazioni sulle foglie, a volte
puntiformi, rallentamento della crescita.
Sono favoriti da condizioni di secchezza dell’ambiente di coltivazione,
e presentano in genere un periodo di massima moltiplicazione in estate, anche
se la loro presenza è continua, anche se minima, quasi per tutto l’anno. E’ ri-
chiesto quindi un monitoraggio continuo e un’attenta e costante osservazione.
Lotta: alcuni principi attivi efficaci contro i tripidi sono anche acari-
cidi. E’ importante, nel programma di controllo degli acari, alternare più prin-
cipi attivi, sia come modalità d’azione che come efficacia sui diversi stadi di
sviluppo: adulti, uova, forme giovanili o neanidi. Irrorare ogni 15 giorni fino
alla scomparsa degli acari.
Le cocciniglie spesso si mimetizzano col colore delle foglie o del
tronco, tanto che riesce difficile notarle: gli scudetti sono piccoli (1-2 mm.) e
spesso quasi trasparenti.
Cocciniglia cotonosa: Pseudococcus longispinus e Planococcus
citri, il danno consiste nella presenza di una secrezione biancastra e co-
tonosa; adulti e forme giovanili (neanidi) danneggiano la pianta nutren-
dosi della linfa e rallentando quindi la vegetazione, fino a bloccarla, in
condizioni d’elevata infestazione. Danni secondari, non meno importan-
ti, sono rappresentati da una riduzione dell’entità fotosintetica, e dallo
sviluppo di fumaggini: funghi che si sviluppano sulla superficie fogliare,
nutrendosi dei residui prodotti dagli insetti, sui loro secreti zuccherini,
che danneggiano gravemente dal punto di vista estetico e funzionale.
Poiché non è consigliabile l’uso dell’olio bianco, è meglio ricorrere
a soluzioni saponose (ad esempio un cucchiaio del comune detersivo per
stoviglie diluito in mezzo litro d’acqua) pennellato o spruzzato su tutta la ve-
getazione. Utile anche l’estratto di tabacco o dell’alcol denaturato applicato
con un batuffolo di cotone, che aiuta a “staccare” il parassita. Oppure ba-
gnare il substrato con insetticida sistemico ogni 15 giorni fino alla scomparsa.
Di fronte alle malattie fungine i ficus dimostrano una buona resisten-
za: il pericolo maggiore viene come al solito da un terriccio troppo bagnato.
I rischi più alti li corrono a causa dell’antracnosi: macchie gialle che si propa-
gano dai margini delle foglie e su di esse si evidenziano puntini neri, si cura
spruzzando soluzioni a base d’ossicloruro di rame sulle foglie, o benomyl e il
riscaldo: il lembo fogliare presenta tacche decolorate che finiscono per dis-
seccare, si previene evitando di nebulizzare in pieno sole e di esporre il bonsai
ai raggi diretti del sole, e alle basse temperature.
Fisiopatie Perdita delle foglie: le foglie basali diventano gialle poi cadono e la
pianta si defoglia in modo innaturale e dopo poco tempo può anche morire.
Le cause possono essere: insufficiente esposizione del bonsai, correnti d’aria
o improvvisa caduta della temperatura. Se quest’evento si nota in inverno,
la causa è l’annaffiatura troppo abbondante e/o con acqua troppo fredda. È
necessario innaffiare meno e mettere la pianta in un luogo con più luce.
Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora - 97
>> L’essenza del mese
Le specie più diffuse di Ficus • F. benjamina (ficus beniamina): è un albero con tronco diritto dal porta-
adatte a Bonsai sono: mento flessibile ed elegante, foglie persistenti di colore verde brillante con la
conformazione oblunga. Ha un tronco dal colore grigio.
• F. retusa: assomiglia molto al F. benjamina. E’ una specie che cresce nelle
isole Hawaii e nelle regioni fra Filippine, Borneo e Malesia. Ha foglie persis-
tenti, allungate e di colore verde brillante. Questa specie emette radici aeree
ed è particolarmente vigorosa.
• F. formosanum (fico di Formosa): anch’essa è una specie a foglie più ro-
tonde, persistenti, ma è una pianta più delicata ed ama stare più alla luce ris-
petto alle altre.
• F. religiosa: Questa pianta è così chiamata perché è considerata in India un
albero sacro. Le foglie cuoriformi ad apice allungato hanno venature di colore
avorio e rosaceo.
• F. neriifolia: E’ un albero di piccole dimensioni che si distingue per le foglie
strette e lanceolate di colore verde lucido. La forma delle foglie somiglia a
quella del salice piangente. In pochi anni emette radici aeree.
• F. pumila: E’ un albero a foglie piccole che ha uno sviluppo che somiglia ai
rampicanti.
• F. microcarpa: Ha foglie piccole, in natura costituisce un albero grandissi-
mo con una vegetazione molto fitta e lunghe radici aeree. Si origina nell’Asia
tropicale.
• F. panda: È una varietà di Ficus che produce frutto, ma molto più piccolo del
Fico. Ramifica con molta difficoltà
• F. nataliensis: Cresce con foglia sottile e larga in punta, compatta, produce
facilmente radici aeree. E’ molto vigoroso.
98 Il Ficus - II parte
- Antonio Acampora -
Programma
VENERDì 16 OTTOBRE
15,00/17,00
Consegna piante e suiseki selezionati da parte dei club
SABATO 17 OTTOBRE
9,00/10,00
Consegna piante e suiseki selezionati da parte dei club
9,30/13,00
Laboratorio bonsai con Edoardo Rossi
11,00
Inaugurazione mostra bonsai e suiseki e mostra mercato
15,00/17,30
Laboratorio shodo a cura di Bokushin
20,00
Cena con consegna dei “premi BONSAIGENOVA 2009”
presso la Locanda del Cigno Nero
DOMENICA 18 OTTOBRE
9,00
Apertura mostra bonsai e suiseki e mostra mERcato
10,00
CONVERSAZIONE SUL’ALESTIMENTO DEL TOKONOMA CON
BOKUSHIN, ANDREA SCHENONE, GIORGIO ROSATI
11,30
CONVERSAZIONE/COMMENTO A CURA DI
GIOVANI GENOTTI SU ALCUNE PIANTE ESPOSTE
9,30/13,00
Laboratorio bonsai CON Edoardo Rosi
15,00/18,00
DIMOSTRAZIONE DI TECNICA BONSAI A CURA DI EDOARDO ROSSI
O
ttobre, cambiamento di stagione, ci distur- corteccia olfattiva, senza passare, come avviene per gli
bano le malattie da raffreddamento come la per gli altri sensi, da altre strutture intermediarie tipo il
tosse, il raffreddore, il mal di gola.. Quali sono talamo. Di conseguenza non si può scegliere cosa respi-
i rimedi migliori? Le essenze usate principal- rare e non si riesce ad elaborare il messaggio cosciente-
mente in aromaterapia sono: pino, timo ed eucalipto. Si mente.
usano nel brucia essenze per diffonderli nell’ambiente, Abbiamo quindi un’azione efficace e diretta.
ma si possono mettere anche nelle vaschette dei radia- Parlare del pino può suscitare tantissimi ricordi: dai pini
tori, ovviamente quando si accendono. marittimi, all’aria balsamica e fresca che si respira in
Per noi bonsaisti, ricordo che nei lavori di pin- montagna, alle pigne dorate di Natale, ai bagnoschiuma
zatura vengono sprigionate le molecole che ne conten- al pino silvestre, ma soprattutto per noi i vari bellissimi
gono i principi attivi e queste vanno direttamente nella bonsai famosi e non…
Il Pino silvestre
100 - Elisabetta Ruo -
L’ultima lezione da Stefano Frisoni ci ha proposto la mente sui reumatismi, che neces-
Il pino, genere di
lavorazione del suo noto a tutti Pino silvestre (Fig. 1). sitano di massaggio morbido e deli- conifere delle pinacee
Questa essenza è nota per la sua bella chioma di cato. Si unisce l’olio essenziale di con 90-100 specie circa
distribuite nell’emisfero bo-
un verde vivace; si trova sui monti e si coltiva nei pressi pino silvestre all’olio di mandorle reale, ha foglie sempreverdi,
aghiformi,riunite a fasci, e frutti
dei sanatori, i cui ricoverati tanto beneficiano dalle resine dolci(olio di base) e per 2-3 volte legnosi conici o piramidali, (stro-
degli oli essenziali contenuti nel pino (stesse proprietà ogni giorno si procede sull’area do- bili, coni o pigne).
Diffusi in Italia sono il pino do-
dell’abete), le sue resine vincono i catarri bronchiali, pol- lorante. L’ideale è fare il massaggio mestico, con forma ad ombrello
(pino Pinea) e strobili contenenti
monari e della vescica. Per le bronchiti e le tossi ostinate quando si può rimanere distesi per i pinoli commestibili, il pino sil-
si preparano infusi di gemme di pino (30 gr per un litro un po’ di tempo oppure prima di an- vestre (sylvestris) e il pino nero
(nigra) delle aree montane,
d’acqua), si beve l’infuso caldo ed addolcito con miele. Il dare a dormire, in modo che si possa il pino mugo e il pino cembro.
Prenderò in esame solamente le
decotto, essendo un buon diuretico, cura la cistite; serve coprire la parte con un panno caldo specie più interessanti dal punto
anche per fare gargarismi, per schiarire la voce, a chi è di cotone o di lana per massimizzare di vista terapeutico.
solito parlare molto, giova a chi è effetto da gotta, in- gli effetti dell’olio essenziale, che
fiammazione intestinale, reumatismi. penetra nella pelle e la nutre in profondità con i suoi principi
Utili le irrigazioni fatte col decotto per i disturbi attivi.
causati da leucorrea,( decotto 40 gr per 1 litro d’acqua).
Per uso esterno viene utilizzato per combattere la pso-
riasi. È il pino che popola i nostri Appennini. Alto fino a
cinquanta metri, da secoli viene usato per le sue enormi PINO SILVESTRE (Pinus sylvestris)
virtù medicinali. Dalla distillazione secca del suo legno
si ricava il catrame vegetale (catrame di Norvegia). Esso
contiene diversi carburi (benzolo, toluolo) e fenoli. Il ca-
Famiglia: pinacee
trame vegetale in capsule è un ottimo antisettico, da Provenienza : Europa, Asia occidentale
secoli usato per le affezioni bronchiali. Colore dell’olio: giallo chiaro
L’olio essenziale di pino silvestre si ricava dagli
aghi con il metodo della distillazione a secco e si ottiene un Profumo: fresco, balsamico.
liquido giallo paglierino che emana un profumo balsami- Proprietà: antireumatiche, antisettiche, espet-
co che ricorda molto quello della Canfora. Il pino silvestre toranti, balsamiche, stimolanti, cicatrizzanti.
aiuta principalmente nei disturbi da raffreddamento,
Avvertenze: diluire prima dell’uso.
quelli a carico della gola, ma anche e soprattutto dei
bronchi: in caso di secrezioni bronchiali, riesce a rendere
fluida l’area e in tal modo favorisce l’espulsione del muco
e di quanto ostruisce i bronchi. A tal fine viene utilizzato
con il metodo dell’inalazione -i classici suffumigi- versan-
do 10-15 gocce di olio essenziale di pino silvestre nel con-
tenitore con l’acqua calda, per poi procedere ad inalare, - Consigli pratici -
con la testa coperta possibilmente da un asciugamano. Miscela per reumatismi: diluire 50 gocce di olio essenziale di
Gli effetti sono maggiori e di più rapida effica- Pino silvestre in 250 ml di olio di Mandorle dolci. Usare questa
cia se l’operazione viene ripetuta più volte al giorno, al- miscela due o tre volte al giorno per massaggiare la parte do-
meno 2. Il vapore, che entra nelle vie respiratorie, unito lorante.
all’azione dell’olio di pino, produce una piacevole sensa-
zione di calore, che stimola l’espettorazione. Per malattie da raffreddamento: in una bacinella di acqua
Oltre a bronchi e raffreddore, è di aiuto per le vie bollente mettere 15 gocce di olio essenziale di Pino silvestre.
urinarie gravate da problemi infiammatori. Per risolvere Coprirsi il capo con un asciugamano e inspirare profonda-
le infiammazioni il metodo migliore è quello del bagno mente. Interrompere brevemente di tanto in tanto e continu-
in vasca o, se la natura del problema richiede trattamenti are ad inspirare finché l’acqua sprigionerà vapore.
frequenti, quello del semicupio. Si tratta di un ‘mezzo ba-
gno’ perchè appunto si bagna solo la parte inferiore del Per l’infiammazione delle vie urinarie: preparare un semicu-
corpo, quella interessata dal problema. L’acqua deve es- pio che copra per intero il bacino, aggiungere 20 gocce di olio
sere tiepida, le gocce di olio essenziale 18-20 e la durata essenziale di Pino silvestre e rimanere immersi per almeno
non inferiore ai 15 minuti. un quarto d’ora. Ripetere, una volta al giorno, finché non sarà
Nel caso in cui l’infiammazione riguardi l’area scomparso il disturbo.
genitale femminile, si consiglia non tanto il bagno o il
semicupio quanto la lavanda vaginale, da effettuare una Irrigazioni per la leucorrea: in 300 ml di acqua, bollita e
volta al giorno. Qui l’acqua è fredda (non gelida, ovvia- lasciata raffreddare, mettere 15-20 gocce di olio essenziale
mente) e le gocce sono 15-20. Infine, le proprietà antiset- di Pino silvestre. Con quest’acqua fare una lavanda vaginale.
tiche e lenitive dell’olio di pino si esprimono favorevol- Ripetere quotidianamente, fino alla scomparsa del disturbo.
Il Pino silvestre
- Elisabetta Ruo - 101
>> Non tutti sanno che...
- Fiori di Bach - del Dio Pan ( divinità di forma caprina) che usava cingersi
la testa con un ramo di pino. Ovidio, Virgilio, Orazio e
I fiori di Bach funzionano solo sulle emozioni, Plinio lo citano nelle loro poesie.
non sono in grado di curare nessuna patologia, in quanto
agiscono solo a livello di vibrazione cellulare. Nel caso del
pino silvestre, PINE, viene prescritto per coloro che pro- - Curiosità -
vano disperazione o scoraggiamento, in particolar modo
Per gli antichi greci il pino era sacro a Rea e a
hanno sempre un forte senso di colpa su ciò che fanno,
Dioniso, divinità della natura. In Cina e Giappone il pino
convinti che avrebbero potuto fare meglio e si prendono
rappresenta l’immortalità, probabilmente perché il suo
anche le colpe degli altri.
legno è molto forte e le foglie sono sempreverdi.
Si sentono immeritevoli ed inutili, si scusano di
Dalla resina del pino, secondo una credenza ci-
tutto soffrendo di troppo autorimprovero. Il loro senti-
nese, penetrata nel terreno, nascerebbe dopo 1000 anni
mento di colpa e il senso di vergogna non sono neces-
un fungo che dovrebbe conferire l’immortalità a chi se ne
sariamente legati ad azioni sbagliate, ma distruggono la
nutre. In Giappone il legno di pino si usa per costruire i
possibilità di gioire della vita.
templi, mentre due alberi di pino della stessa altezza ven-
gono posti ai lati della porta di casa il giorno di capodanno
- Informazioni generiche - ( Oshogastu) per ingraziarsi le divinità.
Questa pianta rappresenta inoltre la fecondità e
I pini crescono su quasi ogni tipo di terreno. Dopo la felicità per cui gli sposi bevono del sakè davanti ad un
l’abete rosso ed il faggio, il pino silvestre è al terzo posto ramoscello di pino. Infine viene considerato il simbolo de-
come presenza nei boschi austriaci. I popolamenti di pino gli uomini incrollabili, probabilmente per la sua robustez-
nero si trovano soprattutto al margine orientale delle za e longevità.
Alpi. Si trovano porzioni di fusto prive di rami lunghe fino Diversamente alla corte di Alessandro Magno
a 20 m. La sua età massima raggiunge i 600 anni, quella i buoni maghi lo avevano incluso in una pozione afrodi-
di taglio è compresa tra i 100 e i 160. Da giovane ha una siaca, che risultava molto utile e gradita al grande con-
crescita rastremata, che successivamente porta ad una quistatore. Veniva usato con altre 12 essenze, lasciato
chioma irregolare (in zone esposte al vento chioma a amalgamare per dieci giorni e alla fine bastava aprire
bandiera). Altezza tra 10 e 30 m, massimo 40 m. l’ampolla ed aspirarne il profumo.
Il pino silvestre ha nella porzione basale del fusto
pino mugo: uccide i germi delle vie respiratorie, urinarie
una corteccia profondamente fessurata e piatta, mentre
e della cistifellea, combatte le infiammazioni, fluidifica il
in quella superiore e fin in età avanzata essa si presenta
catarro, rende la respirazione più profonda ed è indicato
sottile e rosso volpe. La corteccia del pino nero è da gri-
nelle bronchiti. Purifica l’aria in ambienti poco aerati e fu-
gia a bruno scuro e profondamente scanalata. Entrambe
mosi. E’ indicato per inalazioni, bagni e saune. Dà forza
le specie arboree hanno gli aghi raggruppati a coppie e
resistenza e coraggio e ci tiene coi piedi per terra. I pini
sono torti. Le pigne sono piccole, ovali e brevemente pic-
sono anche detti “i polmoni verdi”, perché sono i nostri
ciolate.
complementari: infatti inspirano ciò che noi espiriamo.
Importante nel caso di olio essenziale non consumarlo
- Informazioni storico-culturali - per via orale.
Come pianta pioniera il pino silvestre formava - Estrazione dell’olio essenziale avviene per distillazione di
insieme alla betulla i primi boschi dopo il periodo gla- pini selvatici;
ciale; venne però sostituito da querce e faggi. Fu col- - Profumo fresco e resinoso;
tivato dall’uomo per l’elevato contenuto di resina; la - Dalla resina del ‘Pino marittimo’ si estrae la trementina.
distillazione della quale non solo forniva il catrame per im- Per fare 1 litro di olio essenziale occorrono 4-8 kg di resina. Il
permeabilizzare botti ed imbarcazioni e l’olio di tremen- profumo rende la respirazione più profonda e ritmica, molto
tina impiegato come solvente, ma anche la colofonia (o importante per la nostra salute che dipende da una buona
pece greca) utilizzata per impregnare gli archetti dei vio- respirazione.
lini. Le porzioni di fusto molto ricche di resina, spaccate pino cembro: purifica l’ambiente, soprattutto dove si
in bastoncini lunghi 20 cm venivano impiegate ancora fuma, fluidifica il catarro, allontana gli insetti, rinforza e
nel XIX secolo per l’illuminazione. Poiché un pavimento riequilibra. Indicato per malattie respiratorie, raffreddori,
di questo legno ricco di resina non scricchiola, i palchi dei mancanza d’iniziativa, per rinforzare le difese immunita-
teatri sono fatti generalmente in pino nero. Ippocrate lo rie e per i fumatori. Dato che il cembro vive in un habitat
utilizzava con successo in versione officinale, per via della difficile, dove può sopravvivere per secoli, ci trasmette
sua capacità di curare le malattie respiratorie.Il nome la- la sua forza, il coraggio e il senso di durata, aiutandoci
tino pinus deriva dal celtico pin ( montagna – roccia) ri- a concentrarci per trovare il nostro punto di equilibrio.
facendosi alla capacità di sopravvivenza di questa specie Per effetto della sua forte azione depurativa sull’aria e
in questi terreni. In greco pino deriva da “pitus” un amante sull’ambiente è una delle essenze più forti e consigliabili
Il Pino silvestre
102 - Elisabetta Ruo -
da tenere, anche se sensibile come bonsai, per chi vive in città.
- Estrazione : per distillazione di aghi e rametti. Per 1 litro di olio essenziale occorrono da 500 a 1000kg di pianta.
- Profumo: fresco, resinoso e leggermente aspro.
- In conclusione -
Il pino, anche come bonsai, è proprio un concentrato di benessere!
Il Pino silvestre
- Elisabetta Ruo - 103
>> Note di coltivazione
D
opo aver illustrato la defogliazione e i suoi
scopi, vediamo ora qualche esempio di ap-
plicazione della tecnica su due esemplari ap-
partenenti alle specie più delicate menzionate
nella prima parte. Si tratta di due Quercus, Suber e Ilex,
differenti tra loro come risposta agli interventi, in quanto
la Suber è molto più vigorosa e resistente, ma allo stesso
tempo bisognose di attenzioni in pre-operazione.
La coltivazione in questi casi assume
un’importanza fondamentale, proprio per l’accumulo di
sostanze di riserva capaci di far rispondere gli esemplari
nel migliore modo possibile, non solo sotto il profilo fi-
siologico, ma anche sotto quello estetico. Nella foto 1, è
possibile osservare il risultato su Quercus Suber, appena
dopo una settimana dall’operazione di eliminazione delle più piccola della moneta da un centesimo di euro (Fig.
foglie. Questo risultato, è tangibile non solo nelle parti 2-3). Un risultato questo al limite delle possibilità fisio-
periferiche della ramificazione, ma anche all’interno dei logiche della pianta.
palchi tramite il risveglio di gemme latenti che aumen- Il secondo caso, relativo ad un vecchio ed impo-
tano il volume della ramificazione oltre a farla arretrare. nente esemplare di Quercus Ilex (Foto introduttiva), ha vis-
In termini di qualità del risultato, è sorprendente osser- to l’applicazione della tecnica secondo il metodo parziale,
vare come le nuove foglie, abbiano una dimensione più ovvero riducendo la superficie fogliare senza stressare
La defogliazione - II parte
104 - Luca Bragazzi -
ulteriormente l’albero, ottenendo così un risultato sicura-
mente più lento, ma molto più sicuro per la salute e vi-
gore dell’albero (Foto 5-6-7).
Le operazioni di preparazione, consistono princi-
palmente nell’applicazione di concimi e ammendanti or-
ganici a livello radicale, oltre che di sostanze biostimolan-
ti a livello fogliare, a partire già dai due anni antecedenti
l’operazione. Rispettare tali tempistiche, è fondamentale
per non incorrere in squilibri di vigoria e ritiri di linfa suc-
cessivi alla defogliazione.
La defogliazione - II parte
- Luca Bragazzi - 105
>> Tecniche bonsai
La scelta
del vaso
di Antonio Acampora
II parte
Aspetto maschile e femminile Ogni pianta può avere un aspetto maschile o femminile: questo è de-
terminato dal tipo d’essenza, ricordando che vi possono essere anche forme
maschili o femminili in ogni varietà.
Generalmente i pini neri sono considerati maschili, mentre i pini
pentaphilla hanno più tendenza verso una forma femminile. L’acero giappo-
nese ha una forma femminile mentre la varietà tridente tende ad essere più
maschile. In genere le conifere sono tendenzialmente maschili, mentre le ca-
ducifoglie e le essenze da fiore sono più femminili.
I vasi grigi non smaltati, i marroni e quelli più scuri sembrano essere
più maschili, mentre quelli colorati, pastello o smaltati possono apparire più
femminili. Il rosso, in vasi non smaltati, è adatto ai pini.
Le forme dei vasi quadrate o rettangolari hanno limitazioni visive a
causa della loro rigidità, mentre i contenitori ovali o rotondi fanno immagi-
nare spazi più vasti, come un prato o una pianura che non ha confini. Le forme
esagonali od ottagonali sono assimilate a quelle quadrate o rettangolari. Le
forme con scanalature sono da considerarsi come i rotondi o gli ovali.
Alberi maschili sono collocati in vasi pesanti e profondi senza decora-
zioni, i bordi squadrati e piatti. I vasi quadrati o rettangolari sono da conside-
rarsi maschili, ma ciò potrebbe variare secondo gli eventuali decori o rifiniture
e anche dalla scelta dei piedini. Alberi femminili dovrebbero essere messi in
vasi bassi e raffinati con colori sfumati, i lati dei vasi devono essere curvi o ar-
rotondati, la forma del contenitore rotondo od ovale.
Vasi di forme quadrate, esagonali od ottagonali e non smaltati, ser-
vono per piante con personalità, che sembrano vissuti in luoghi impervi.
Un vaso rotondo si adatta ad un Vaso molto formale, i bordi netti si I vasi ovali essendo molto versatili,
albero eretto e slanciato. La smal- adattano ad un portamento eretto sono molto impiegati nel bonsai. Lo
tatura lucida è consigliabile per una formale della pianta. Questo vaso è smalto lucido metterebbe in risalto
pianta piuttosto colorata. relativamente profondo, idoneo per un albero fiorito o un’essenza a fo-
un albero con tronco spesso o una glia caduca con foglie colorate.
struttura robusta.
Una forma elegante per un vaso ver- Questo stile di vaso si ispira alla Questa forma è un compromesso tra
satile, adatto ad una vasta gamma forma di un tamburo giapponese. La le linee nette del rettangolo e la bas-
di piante, da una sempreverde a un linea semplice si adatta ad un bon- sa curvatura di un vaso ovale. Ver-
pino casuale. sai come per esempio,un albero in satile, adatto a molti stili e specie.
stile letterati.
Forma classica e formale. Questo Vaso rettangolare, addolcito dagli Vaso simile al precedente, tuttavia i
stile è caduto un poco in disuso, a angoli scolpiti e dai bordi ricurvi. Si bordi più bassi richiedono un albero
causa del gusto per i bonsai in stile adatta ad un albero con tronco spes- di massa e peso minore.
casuale. so e in stile casuale.
Vaso di linea pulita che non distrarrebbe lo sguardo da La colorazione di questo contenitore sarebbe perfetta
una delicata pianta in stile formale. per biancospino, betulla, faggio,e altre specie sempre-
verdi di forte impatto visivo.
Questo vaso ha un aspetto antico, di gusto cinese e sa- Un vaso dalle linee sottili darebbe risalto ad un acero
rebbe adatto ad un carpino dal tronco spesso, o un dalle foglie rosse o altri alberi con fiori o foglie vivaci.
biancospino, o un cotogno.
Questo vaso basso dalla linea solida sarebbe adatto per La linea ben definita di questo vaso ovale gli conferisce
un albero in stile “a scopa” o per una zattera. un aspetto formale, mentre la fascia orizzontale in rilie-
vo ne riduce la profondità. Il colore si intonerebbe alla
corteccia di un ginepro cinese.
Un vaso dallo stile rigoroso, esige un albero carico Questo vaso è idoneo per gruppi o saikei. L’ampia super-
d’anni. Sarebbe adatto ad un vecchio pino. ficie crea l’effetto di spazio necessario ad un paesaggio.
Ci sono due tipi di Kabudachi (cep- Per un Yose-uye (bosco) si utiliz- Per un Ikadabuchi (zattera) occorre
paia) uno in stile chokkan e l’altro in zano vasi bassi e spaziosi di forma un vaso rettangolare che non sia
quello moyogi. A questo stile si adat- ovale. Mentre i boschi realizzati troppo largo. E’ importante lasciare
tano vasi ovali o rettangolari. con piante dai tronchi sottili, con al rinvaso uno spazio laterale .
poca profondità, si scelgono vasi
rettangolari bassi.
Il viaggio di 14 giorni, termina a Tianjin dove si terrà il CONGRESSO BCI 2010 organiz-
zato dal Tianjin Baocheng Group.
* Chencun -il mondo dei fiori- : Mostre di Bonsai e di Suiseki - Mercato di pietre - Dimostra-
zioni di Bonsai e conferenza di Suiseki;
* Mostra di Bonsai del Club de Nanjin;
* Esposizione del Museo dei vasi di Yxing e visita a una fabbrica di vasi;
* Mostra e Dimostrazione di Bonsai nel museo di Bonsai de Yangzhou;
* Centro della Cultura delle Pietre a Pechino - Commenti sulle pietre;
* Congresso e Mostra BCI 2010 a Tianjin - Bonsai e Suiseki.
ed ancora
Sono in programmazione due extra tour. Il primo si terrà qualche giorno prima in VIETNAM per
turismo e vedere collezioni di Bonsai e di Pietre, e il secondo dopo Tianjin a ALASHAN - Inner
Mongolia - luogo unico e speciale per gli appassionati di pietre
G
li Aceri sono un materiale relativamente faci-
le da moltiplicare. Basta ricordare di stratifi-
carne i semi per qualche settimana in frigorife-
ro e seminarli a primavera iniziata. E’ quello il
periodo più raccomandabile, così le giovani piantine sono
fuori dal rischio di gelate pericolose e il loro sviluppo risul
ta più vigoroso e compatto.
Le talee mature radicano bene dopo la fine
dell’inverno, quelle semilegnose dopo che la pianta ha
vegetato abbastanza da essersi caricata di zucchero, e le
ziature, ma è pigro nel reagire alle cimature. Ha foglie un Stili più adatti
pò grandi, in compenso d’autunno assumono un bellis- La struttura degli Aceri in natura è generalmente
simo colore. leggera ed ariosa, e la forma dei loro bonsai dovrebbe
Parenti di questi ultimi due (assomigliano molto rispecchiare tale caratteristica. Lo stile più adatto è per-
al Ginnala) sono A. tataricum e A. diabolicum, che hanno ciò l’Eretto casuale o comunque una fisionomia asimme-
un colore autunnale ancora più fiammeggiante. trica, con spazi evidenti fra i rami.
diffondersi e dannerggiare.
La migliore prevenzione consiste nel non bagnare
troppo né troppo spesso e nell’evitare al fogliame le bru-
ciature dovute al sole estivo, che sono l’ingresso di molte
infezioni. Qualche trattamento con prodotti rameici, o
più sofisticati può essere tentato in caso di necessità, ma
il parere mirato, caso per caso, di un esperto è consiglia-
bile nelle situazioni di una certa gravità.
L’integrità delle foglie, soprattutto del cam-
pestre e del riccio, deve essere difesa... strenuamente
trattandole contro l’oidio in primavera e nell’ultima parte
dell’estate, ai primi segni biancastri della malattia. Vi sono
in commercio prodotti (anche sistemici) molto efficaci e
pratici.
1 2 3
GRUPPO BONSAISTI
MEDIO VALDARNO
Sez. “Renzo Santini”
S
iamo alla fine degli anni ’80. Quattro amici a mancare Renzo Santini colui che fin dall’inizio
cominciano a frequentarsi per condividere tanto si era impegnato nella ricerca di appassionati
una passione in comune: il bonsai appunto. e nell’organizzazione del club. L’associazione che
Settimanalmente si incontrano per dis- dal suo impegno è nata, ha voluto rendere omag-
cutere e confidarsi gio alla sua memoria dedicandogli il nome stesso
i segreti appresi in dell’associazione. Nel novembre del 1996 nasce il
anni di esperienza GRUPPO BONSAISTI MEDIO VALDARNO Sez. Ren-
e, non per ultimo, zo Santini. Gli anni a seguire sono stati anni di duro
per il gusto di stare impegno. Sono state organizzate decine di mostre,
insieme. Nel 1993 dei corsi di bonsai nonché incontri settimanali nei
viene organizzata, quali vengono affrontati varie tematiche inerenti al
durante una festa mondo bonsai. Il club, che non dimentichiamo, non
paesana, la prima ha scopo di lucro, si è posto l’obiettivo di diffondere
mostra di bonsai. il più possibile la cultura bonsai nella nostra zona, e
Non si tratta certo cerca di farlo nelle numerose iniziative che il gruppo
di capolavori, ma stesso ha fatto nel passato e organizza per il futuro.
questo bastò a farsi A tale scopo è presente da maggio 1999 anche su in-
conoscere ed a at- ternet (www.gbmv.it). In tal modo si vuole offrire un
tirare l’attenzione punto di riferimento e di contatto per quanti non ci
di alcuni appas- conoscono o non ci possono frequentare personal-
sionati. Da quel mente. All’ interno del sito è infatti possibile trovare
momento in poi un piccolo manuale di tecnica, nonché tutte le infor-
il gruppo è cresciuto fino ad arrivare ad un numero mazioni e attività riguardanti la nostra associazione.
sufficiente di appassionati ben saldati da una sin- Tra le altre nostre attività intraprese possiamo ricor-
cera amicizia. Confidando in una raggiunta matu- dare l’organizzazione della mostra regionale toscana
rità, si pensò che fosse venuto il momento di creare di bonsai e suiseki nel 1999 e 2006 in collaborazione
un’associazione vera e propria. E fu così! Purtroppo con il coordinamento toscano e tutti i club della re-
poco prima della nascita del nuovo progetto venne gione. Dalla circa un decennio, allo scopo di innalzare
BONSAI
un
PROGETTATO per te
Antonio Ricchiari
Dolcezza
e rimpianti
recensione a cura di Anna Lisa Somma
I
l suono della montagna di Kawabata Yasunari è, a ragione, ritenuto uno
dei massimi capolavori della narrativa giapponese del ‘900. Libro appa-
rentemente semplice e ingenuo, nasconde in verità dentro di sé numerosi
Il suono della montagna temi e ancora maggiori spunti di riflessione, accompagnandoli da un’acuta,
Kawabata Yasunari ma mai invasiva capacità di approfondimento e di introspezione dei perso-
Bompiani naggi, delineati in modo realistico e, al tempo stesso, lirico.
€ 8,00 - 286 p. - 6. ed La trama, estremamente lineare, può apparire ad un primo sguardo
come il nudo racconto dell’invecchiamento ― pacato ma inevitabile ― del pro-
tagonista che, giorno dopo giorno, è costretto sempre più a osservare, quasi
impotente, il silenzioso spettacolo del disfacimento della sua famiglia e di se
stesso.
Le piccole amnesie quotidiane, gli improvvisi e malinconici risvegli nel
cuore della notte, i comportamenti irresponsabili dei figli non fanno altro che
rammentare a Shingo i suoi limiti, sempre più angusti. L’uomo, però, soffre so-
prattutto per la forzata e dolorosa rinuncia alla gioventù e alla bellezza, incar-
nate dalla lieve Kikuko, la nuora di Shingo, verso la quale egli prova un’intensa
ed equivoca tenerezza.
Sotto i gesti e le parole, sempre commisurati a un forte senso
dell’onore, vi è, in realtà, un sottobosco di rimpianti, di allusioni, di ricordi, che
trovano spesso una metafora nel mondo naturale. Esemplare è il caso del bon-
sai d’acero, simbolo del primo e, forse unico, grande amore di Shingo, la sorel-
la defunta della moglie: la pianta, infatti, ha custodito in sé la grazia sommessa
della proprietaria. L’affezione dell’uomo per questo piccolo acero ha permesso
a Kawabata di scrivere toccanti pagine sui bonsai, non ritenuti meri elementi
decorativi, ma parte viva dell’esistenza. Vogliamo perciò concludere con ques-
ta semplice, ma veritiera riflessione: «[...] Quando si viene in possesso di un
vaso di bonsai, uno si sente responsabile di non rovinare la forma della
pianta, di non farla morire. È una buona medicina per chi è pigro.»
Dolcezza e rimpianti
124 - Anna Lisa Somma -
Il Giappone visto da vicino <<
I
l Giappone ha conservato nel corso dei secoli una cucina che segue i ritmi
della natura. Le tecniche di cottura variano da periodo a periodo e ogni
stagione ha le sue preferenze; ogni menù ruota intorno al numero cinque,
deve cioè contenere i cinque colori: rosso, verde, giallo, bianco e nero;
avere i cinque sapori: amaro, dolce, salato, acidulo e piccante; comprendere
cinque tipologie di cibi: crudi, alla griglia, a vapore, bolliti e fritti.
Il rigore nell’osservanza delle regole per l’esecuzione della ricetta è quasi
maniacale: dal taglio degli ingredienti alle tecniche di cottura, alla disposizio-
ne dei cibi nei piatti, alla scelta delle decorazioni e degli accessori per il servi-
zio in tavola. Tutto ciò fa della cucina giapponese una pratica Zen, minimalista
come tutte le cose giapponesi, ma nella sua essenza, estremamente raffinata.
In una cultura come la giapponese, quello del mangiare resta pur
sempre un atto poco edificante. Mangiare non deve essere una lotta fra i com-
mensali e il cibo: niente armi d’offesa da impugnare, solo due bastoncini per
afferrare porzioni già accuratamente preparate in cucina. Non ci si serve mai
(indicherebbe avidità), ma si è sempre serviti dal personale e, limitatamente,
dall’ospite. Anche per questo i giapponesi sono alieni dall’invitare in casa
L
Cosa sono le malattie non parassitarie Gli ossidi di Azoto e di Zolfo
e alterazioni del normale stato di Le pioggie acide
salute delle piante, provocate da Il fenomeno dell’accumulo dei succitati Os-
agenti non biologici vengono defi- sidi prende il nome di Deposizione Umida,
nite Stress Abiotici. Queste malat- meglio conosciuta come pioggia acida. Tale
tie, di origine non parassita-ria, vengono fenomeno consta nell’abbassamento repen-
provocate da stimoli tino del ph di tutte le precipitazione acquose,
esterni provenienti da siano esse pioggia, neve, rugiada e nebbia. Il
condizioni atmosfe- valore in questi casi scende oltre i 5,5 fino, nei
riche non normali. casi più gravi a 2,0.
Come dice la loro
definizione, lo stimolo Sintomatologia da inquinanti
non è provocato da atmosferici
nessun agente pato- Le Clorosi
geno rientrante nelle La Bronzatura
categorie comune- L’Argentatura
mente conosciute. L’Allessatura
Le cause che provoca- La Necrosi
no tali stress, sono: La prevenzione dei danni da stress
- Carenze Nutrizionali
- Danni da grandine
abiotici
I danni provocati da condizioni ambientali
- Inquinanti ambientali (I Parte – B&SM 9)
estreme, non hanno purtroppo dei metodi di
- Condizioni ambientali estreme.
lotta chimici. Le soluzioni a tali inconvenienti,
Inquinanti ambientali sono dettati esclusivamente dall’applicazione
I principali inquinanti ambientali, definiti di sistemi di coltivazione agronomici tali da
anche atmosferici, sono di tipo antropico; prevenirli:
ovvero la loro immissione nell’atmosfera è Esposizione
a causa delle varie attività industriali svolte Irrigazione
dall’uomo. La diagnosi di tali stress è di dif- Ventilazione
ficile interpretazione per la mancanza di Concimazione
agenti patologici ben definiti. I loro sintomi, Quest’ultima, è la principale tecnica agro-
spesso simili e confusi con quelli di tipo bio- nomica, capace di fornire gli strumenti più
logico, non consentono una lotta con pro- idonei al ripristino e mantenimento del vi-
dotti fitosanitari ben definiti. gore vegetale.
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Bonsai&Suiseki
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