PREFAZIONE
In laudem gloriae gratiae suae, in qua
Gratificavit nos in dilecto Filio suo
(Ef 1, 6)
Il presente libro ha bisogno di una breve presentazione e di una qualche giustificazione, per
evitare che il lettore vi cerchi qualcosa che esso non intende offrire. Questo il secondo
volume della collana che accoglie i corsi impartiti nellIstituto Giovanni Paolo II per studi su
matrimonio e famiglia, che ha sede presso la Pontificia Universit Lateranense. il corso di
"Etica generale della sessualit umana" offerto agli studenti del Master in scienze del
matrimonio e della famiglia. una delle sezioni in cui si articola lIstituto.
Lorigine spiega la natura di questopera. Poich non si tratta di studenti che provengono da
studi teologici e/o filosofici, ma normalmente scientifici, il discorso ha dovuto essere il pi
possibile esplicitamente radicato nei suoi presupposti filosofici e teologici. Inoltre, anche a
causa dellorganizzazione accademica, la riflessione ha dovuto essere assai schematica,
essenziale e breve: un "progetto di riflessione".
Tuttavia a giustificazione di questa schematica essenzialit e allautore preme metterlo
subito in luce sta una convinzione del medesimo: letica non la si pu insegnare, ma solo
suggerire. Colui che insegna letica, non pu insegnare niente altro che lalfabeto di quella
scrittura che impressa nel cuore della persona. La lettura intelligente della "scrittura del
cuore" pu e deve essere compiuta da ciascuno. Chi pu sapere (dico sapere, non ripetere ci
che altri hanno detto) la "scienza della libert", poich questo letica, se non ciascuno per s
stesso? Dunque, il libro normalmente non va oltre al suggerimento per la riflessione e
scoperta personale.
Vorrei aggiungere, tuttavia, unultima osservazione per guidare leventuale lettore. Non
cerchi in questo libro indagini empiriche quali sono condotte nellantropologia sociale, nella
sociologia, nella psicologia. Letica una disciplina formalmente distinta e tale deve
rimanere.
E ora vorrei ringraziare coloro senza i quali questo libro non sarebbe mai stato scritto. In
primo luogo la stupenda giovent studentesca del Giovanni Paolo II, sia della sessione
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PREMESSA GENERALE
Letica della sessualit umana la riflessione che mira a scoprire la verit sul bene
intelligibile della sessualit umana.
Come ogni scienza, anche letica (della sessualit) ha un solo scopo ed generata da un solo
desiderio: conoscere la verit (della sessualit umana). Tuttavia. lesercizio dellintelligenza
e della ragione che produce il sapere etico, un esercizio, un uso pratico della facolt
conoscitiva. Non si vuole conoscere tutta la verit (della sessualit) o una qualsiasi verit
(della sessualit), ma semplicemente la verit sul bene intelligibile (della sessualit). La
domanda fondamentale, dunque, la seguente: qual la bont della sessualit? O: perch la
sessualit un bene?
Il termine di "sessualit" tuttavia ambivalente. Esso, infatti, pu significare sia la facolt
sessuale come tale sia lattivit o lesercizio di tale facolt. La connessione fra i due
significati , dal punto di vista etico, assai rilevante. Ci basta, per il momento, solo
unosservazione, per cogliere questa rilevanza. La negazione di una consistenza assiologica
della facolt sessuale (in s considerata, la facolt sessuale eticamente neutra) comporta che
la qualit morale del suo esercizio dovr essere fondata e ricercata altrove. Laffermazione
della bont intrinseca della sessualit umana (parliamo sempre ed esclusivamente di bont
intelligibile) comporta che la qualit morale del suo esercizio dovr essere ricercata e fondata
in primo luogo nelladeguatezza dellatto sessuale a realizzare la bont inerente alla facolt.
Abbiamo cos individuato i primi due grandi temi di unetica generale della sessualit: la
bont intelligibile della facolt o dimensione sessuale della persona umana; la qualificazione
etica dellatto sessuale.
Tuttavia, tra facolt e atto esiste "qualcosa", diciamo, di intermedio. Realizzandosi in atti
giusti o ingiusti, la facolt sessuale acquisisce una disposizione e disponibilit permanente:
rispettivamente diviene virtuosa o viziosa.
Abbiamo cos individuato il terzo grande tema di unetica generale della sessualit: la virt
che la integra nella soggettivit spirituale della persona umana.
La Tradizione etica cristiana ha individuato due "forme" fondamentali nelle quali la persona
umana pu realizzare la sua sessualit: la forma della coniugalit e la forma della verginit
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Parte prima
I PRESUPPOSTI DELLETICA DELLA SESSUALIT
Prima di addentrarci nella problematica etica attinente alla sessualit umana, necessario
individuare ed esporre i presupposti fondamentali di tutta la riflessione seguente. Essi
costituiscono il fondamento antropologico e teologico e il criterio delle soluzioni ai vari
problemi che andremo affrontando.
I presupposti sono due: lunit della persona umana e la redenzione del corpo. Ad essi
saranno dedicati rispettivamente i due capitoli seguenti.
Capitolo primo
LUNIT DELLA PERSONA UMANA
Il punto di partenza per cogliere questo primo presupposto unesperienza che ciascuno di
noi vive quotidianamente.
Abbiamo la coscienza di compiere attivit profondamente diverse fra loro: mangiare molto
diverso dal pregare, risolvere un problema di matematica molto diverso dallistintiva
reazione che proviamo di fronte a un pericolo imminente. Ma la stessa coscienza ci
testimonia che lo stesso, lidentico soggetto che mangia e prega, risolve il problema e prova
paura. Si ha. dunque, una identit-unicit di soggetto operante e una pluralit-diversit di
operazioni.
Lasciamo per ora da parte il problema della natura o grado di questa diversit (si tratta di
attivit essenzialmente diverse?) e concentriamo la nostra attenzione sulla domanda che sorge
in noi inevitabilmente: come possibile questa identit-unicit nella pluralit-diversit?
Come spiegare questa unicit e questa pluralit?
Prima ancora di cominciare a costruire la nostra risposta, mi sembra utile richiamare un
criterio generale per discernere una soluzione falsa da una soluzione vera di un problema.
vera la soluzione che rende ragione di tutti i dati offertici dallesperienza: falsa la soluzione
che spiega alcuni dati (non tutti), ma ne nega altri.
Nel nostro problema: la soluzione sar vera se render ragione sia dellidentit-unicit del
soggetto operante sia della pluralit-diversit delle operazioni. Questi, infatti, sono i due dati
testimoniati dalla nostra esperienza. Ci premesso, possiamo partire alla ricerca della
soluzione.
1. Latto libero forse la via pi semplice per entrare nella costituzione della persona. Ci
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che caratterizza un atto libero che esso non ha presupposti che ne spieghino il suo
compimento, allinfuori di s stesso. Latto con cui capisco una pagina di Aristotele un atto
compiuto dallintelligenza. Tuttavia, esso stato reso possibile dalla decisione di leggere
Aristotele (e non il giornale), di fare attenzione a ci che leggo (e non, in quel momento, ai
bambini che stanno giocando nel cortile) ed eventualmente di non stancarmi se alla prima
lettura non ho capito, ma di continuare a leggere. E arriva finalmente il momento in cui dico:
ho capito! Si ha dunque, in tutto questo iter che va dal prendere il libro fino allesclamazione
suddetta, una reciproca influenza di volont e intelligenza. Possiamo esprimere questa
reciproca influenza dicendo (con san Tommaso): capisco perch voglio capire. Lesercizio,
cio, della intelligenza dipende dalla volont. Certamente, latto del capire non un atto di
volont (molte volte vogliamo capire qualcosa, ma non capiamo); ma lintelligenza mossa
dalla volont. facile costatare che questa sudditanza alla volont e, reciprocamente, questa
supremazia della volont, vera per ogni nostra facolt operativa.
E la volont da chi mossa? "Capisco perch voglio capire" e "perch voglio?":
semplicemente perch voglio. La volont, nel suo esercizio, non dipende che da s stessa,
non mossa che da s stessa. In questo preciso senso, latto proprio della volont, latto
libero, un atto che non ha presupposti.
Una tale indipendenza nellagire implica una corrispondente indipendenza nellessere,
poich in realt non esiste un atto libero, ma esiste un soggetto che agisce liberamente.
Se, per, osserviamo luniverso che ci circonda, noi vediamo solo realt che, quanto al loro
essere, non sono affatto indipendenti. Prendiamo un essere vivente. La biologia oggi ci
insegna che ogni organismo vivente una composizione di pi elementi, ordinata secondo
precise leggi. certamente qualcosa di unitario, ma la sua unit una unit di composizione,
derivante, e perci dipendente, dallordinarsi degli elementi. Lessere , dunque, fragile:
qualora si abbia la scomposizione o, comunque, una deficienza nelle leggi che governano
linsieme, lessere vivente o muore (cio si de-compone) o seriamente compromesso. In
una parola: latto di essere delle realt di cui stiamo parlando non indipendente, non in s
e per s, ma nella composizione e a causa della composizione. Da un tale essere non potr
mai sgorgare un atto di libert: il pi (latto libero) non pu venire dal meno.
Esistono per realt che non sono alla portata dei nostri sensi; sono invisibili. Realt che sono
semplici: il loro atto di essere non dipende dallordinato comporsi degli elementi che le
costituiscono. Esse sono, dunque, in s e per s. Queste realt sono soggetti-spirituali.
Sono soggetti: essi sono in s e per s; sono spirituali: non sono composti. Da queste realt, e
solo da queste, pu sgorgare un atto come latto libero: allindipendenza nellessere
corrisponde lindipendenza nellagire. Queste realt sono chiamate "persone". La persona ,
dunque, una realt sussistente (e "in s" e "per s") in una natura spirituale. Fermiamoci ora
un momento a raccogliere alcuni guadagni teoretici finora acquisiti. Essere persona pi che
essere individuo: anche la pianta un individuo. Essere persona il modo pi perfetto di
essere: non si pu essere pi che persona. La persona deve il suo essere persona al suo essere
spirito: in realt, essere spirito ed essere persona si equivalgono.
2. Da questa riflessione e dai guadagni teoretici che essa ci ha fatto acquisire, sembra che si
debba giungere alla seguente conclusione: se luomo persona (e che lo sia dimostrato dal
suo agire libero), se luomo deve il suo essere persona al suo essere spirito, il corpo umano
non entra nella costituzione della persona umana. In altre parole: luomo non il suo corpo,
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persona mostra il suo essere tale in grado sommo nellesercizio della libert. Quindi, al
vertice dei dinamismi umani, deve collocarsi la volont in quanto dinamismo libero, o meglio
in quanto facolt che produce atti liberi.
La quarta che i dinamismi inferiori siano abitualmente subordinati ai dinamismi superiori.
Data, infatti, la loro natura essenzialmente diversa dai dinamismi superiori, fino a quando la
loro subordinazione non divenuta come la loro seconda natura, lunit sar sempre sul
punto e nel rischio di disintegrarsi. N si deve pensare che questa abituale, permanente
disposizione a sottomettersi al dinamismo superiore introduca nei dinamismi inferiori
qualcosa di in-naturale, di violento quindi. Al contrario, in ragione dellunit sostanziale della
persona umana, i dinamismi inferiori esigono, reclamano questa subordinazione: essi sono
naturalmente orientati verso essa. Lobbedienza vi gi "seminata": attende solo di essere
fatta maturare.
(C) Da ci che si detto, risulta chiaramente che il dinamismo a cui affidato il processo di
integrazione la volont. Essa, infatti, il principio motore di ogni dinamismo.
Si deve, tuttavia, notare che la volont non potr mai adempiere questa funzione se essa non
principio dei suoi movimenti. Usando un linguaggio meno astratto: la sorgente ultima del
processo di integrazione nella capacit di auto-dominio della persona. Solo, infatti, quando
si capaci di auto-dominarsi, si capaci di auto-dinamizzarsi a tutti i livelli.
allora assai importante che riflettiamo, sia pure brevemente, sulla struttura di questa
capacit, la capacit di auto-dominio, nella quale non a torto il pensiero cristiano ha
posto il sigillo pi alto della nostra somiglianza a Dio.
Lauto-dominio implica necessariamente una sorta di "distanza" del soggetto da s stesso o,
meglio, un auto-trascendersi. Esso, certamente, reso possibile dalla natura spirituale della
persona, che pu rendere la persona stessa cosciente di s stessa. Non possiamo, tuttavia,
ridurre lauto-dominio allauto-coscienza o allauto-trascendenza: la prima (lauto-coscienza
cio) un dato strutturale naturale della spiritualit, mentre lauto-dominio costituito da un
atto di libert. Lauto-coscienza la condizione remota dellauto-dominio. Cos non
possiamo ridurre lauto-dominio allauto-trascendimento, anche se questo pi
immediatamente implicato in quello. Ed su questa implicazione, assai importante dal punto
di vista etico, che dobbiamo ora brevemente riflettere.
Ancora negativamente, si pu dire che lauto-trascendimento esige un superamento dei
dinamismi umani non spirituali: un arresto della loro capacit motiva e motivante nei
confronti della persona. Chi opera questo arresto la conoscenza intellettiva e razionale.
Infatti, solo la ragione che pu vedere linfinita distanza qualitativa fra questo bene e il
bene in quanto tale. Quando questo "scarto" visto, in quel momento, non prima, la forza
motiva e motivante dei dinamismi non spirituali sulla (volont della) persona fermata. In
quel momento, la (volont della) persona ha visto il limite di ci che fino ad allora la
muoveva: accaduto quellauto-trascendimento di cui parlavo.
Giova sottolineare che questo auto-trascendimento pu realizzarsi in vari gradi e, quindi,
anche lauto-dominio. Se. infatti, larresto della forza motiva e motivante dei dinamismi non
spirituali proporzionale alla distanza vista fra questo bene e il bene in quanto tale, il grado
massimo dellauto-trascendimento si avr quando si scorge una distanza infinita fra i beni in
questione. Questa distanza infinita esiste solamente fra i beni utili e piacevoli da una parte, e
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Capitolo secondo
LA REDENZIONE DEL CORPO UMANO
Laffermazione che Cristo con la sua morte e risurrezione ha redento luomo si colloca nel
centro della fede cristiana. Tuttavia, il compito del presente capitolo non una presentazione
generale della soteriologia cristiana. Esso si propone un obiettivo pi limitato. Dobbiamo
esaminare solo lefficacia dellatto redentivo di Cristo sul corpo umano o, meglio, sulla
persona umana in quanto persona-corpo. Procederemo in modo assai semplice. Dapprima
cercheremo di porci in ascolto di ci che la Rivelazione ci dice al riguardo; in un secondo
momento cercheremo di capire, per quanto possibile, questo dato rivelato.
1. Possiamo partire da 1 Cor 6, 13-17, poich esso collega esplicitamente la risurrezione del
Signore e il nostro corpo: ""I cibi sono per il ventre e il ventre per i cibi!". Ma Dio
distrugger questo e quelli; il corpo poi non per limpudicizia, ma per il Signore, e il
Signore per il corpo. Dio, poi, che ha risuscitato il Signore, risusciter anche noi con la sua
potenza. Non sapete che i vostri corpi sono membra di Cristo? Prender dunque le membra di
Cristo e ne far membra di una prostituta? Non sia mai! O non sapete voi che chi si unisce
alla prostituta forma con essa un corpo solo? I due saranno, detto, un colpo solo. Ma chi si
unisce al Signore forma con lui un solo spirito".
Senza addentrarci in una dettagliata analisi, non necessaria al nostro scopo, dal testo paolino
si evincono alcune fondamentali affermazioni per il nostro tema.
La prima. Contrapponendo due unioni fisiche, quella con la prostituta e quella con Cristo
Risorto, Paolo insegna che lunione di due corpi , in senso profondo, lunione di due
persone e che lunione del credente con il Cristo unione con il corpo glorificato di Cristo: il
corpo del credente membro di Cristo. Se il credente ha un rapporto sessuale con una
prostituta, rende le membra di Cristo membra di una prostituta.
La seconda. Si d, pertanto, una reciproca comunanza di destini. Se il Padre ha risuscitato il
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umiliato e debole. In forma partecipata, anche il nostro corpo sar trasfigurato dalla presenza
in esso della gloria di Dio: sar un corpo "glorioso" che non pu pi conoscere la corruzione
della morte.
La Rivelazione contiene anche unaltra affermazione riguardante la redenzione del nostro
corpo. Essa gi iniziata nella risurrezione di Cristo (cfr Col 3, 1-4 e Ef 2,5-6). San Paolo
afferma questinizio come un evento accaduto realmente in ciascuno di noi nel momento del
Battesimo (cfr Rm 6, 3-11 e Col 2, 12), mentre san Giovanni sottolinea il legame profondo,
causale, fra la redenzione del nostro corpo e la manducazione eucaristica della carne di Cristo
(Gv 6, 54). Dunque: mediante il Battesimo e lEucaristia gi iniziato nel nostro corpo quel
processo redentivo che trover il suo compimento nella risurrezione filiale.
In questo contesto, la Sacra Scrittura connette profondamente levento (battesimaleeucaristico) della redenzione del nostro corpo con limpegno della nostra libert. Un impegno
che si presenta come configurazione alla morte di Cristo per poter risuscitare con lui di tra i
morti (cfr Fil 3, 10-11).
4. Dopo aver ascoltato la divina Rivelazione, cerchiamo ora di avere unintelligenza
teologica della Rivelazione sulla redenzione del corpo.
Latto redentivo di Cristo attinge in primo luogo lo spirito o, meglio, la persona umana in
quanto soggetto spirituale. Non necessario, al nostro scopo, che presentiamo tutta la
dottrina teologica al riguardo. Limitiamoci a un aspetto, immediatamente connesso con la
nostra tematica.
I punti costanti di riferimento per la nostra intelligenza teologica sono i seguenti: la
redenzione del corpo umano consiste in un "passaggio" trasfigurante dalla corruttibilit
allincorruttibilit, partecipazione alla risurrezione di Cristo; questo passaggio accadr
pienamente nella risurrezione della carne, ma gi fin da ora il battezzato che si nutre del
corpo e del sangue di Cristo lo sta sperimentando.
4.1. La dottrina della Chiesa ha usato il concetto di "integrit" e di "immortalit" per
connotare lo stato originario di giustizia della persona considerata nel suo corpo.
Il concetto di immortalit in questo contesto pi esteso e comprensivo del concetto simile
elaborato dalla filosofia (greca). Il concetto filosofico, infatti, esprime una propriet
essenziale del soggetto spirituale come tale: in ragione della sua semplicit, lo spirito
naturalmente incorruttibile o immortale. Il concetto teologico afferma una propriet dello
spirito, donata ad esso oltre le sue (dello spirito) esigenze strutturali, consistente in una forza
preter-naturale, mediante la quale esso pu preservare il corpo da ogni corruzione. Mediante
questo dono, fatto alluomo dal Creatore, la persona umana raggiunge una pienezza nel suo
essere che, pur essendo al di l delle sue naturali possibilit ed esigenze, si pone in continuit
con esso. Luomo, infatti, lunica persona, nelluniverso delle persone, a essere personacorpo. Ma se da una parte la persona, in quanto e perch soggetto spirituale, incorruttibile,
dallaltra, in quanto e perch soggetto corporale, corruttibile: luomo, nella verit intera del
suo essere personale, destinato a corrompersi. Il dono della immortalit integra
completamente il corpo nella soggettivit personale, cos che la persona, nella sua interezza,
possa raggiungere quella beatitudine eterna alla quale stata predestinata in Cristo.
Ma per cogliere il significato profondo di questo dono dellimmortalit, necessario
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del corpo.
Lesperienza, la coscienza che luomo ha del suo corpo, di s in quanto soggetto-corpo, lo
porta a concludere con assoluta certezza che il corpo "corruttibile, debole, animale,
ignobile" (cfr 1 Cor 15). La fede ci dice che il nostro corpo risorger incorruttibile, forte,
spirituale e glorioso, in quanto e poich il corpo del Verbo incarnato risorto. Ma, nello
stesso tempo, "noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente
aspettando... la redenzione del nostro corpo" (Rm 8.23). Luomo ora collocato fra due poli,
il primo Adamo e il secondo Adamo (cfr 1 Cor 15, 47): gi in possesso della redenzione,
verso la piena trasfigurazione-glorificazione del corpo. Il battezzato, infatti, eucaristicamente
comunica con il corpo e il sangue di Cristo e riceve lo Spirito che d lincorruttibilit, la
forza, la spiritualizzazione e la gloria al corpo del credente: come germe che si sviluppa fino
alla risurrezione finale. Come stesse partorendo s stesso (Rm 8, 22-25). La comprensione
teologica mira precisamente a comprendere questo processo redentivo del corpo. E poich
ogni moto diventa intelligibile considerando il suo termine, cos da esso che si deve partire.
La risurrezione del corpo significa, in primo luogo, una "spiritualizzazione" perfetta del
medesimo. Spiritualizzazione non significa distruzione della dimensione psico-somatica
delluomo. Essa significa che lo spirito o meglio: la soggettivit spirituale delluomo
penetrer pienamente nel corpo (pienezza intensiva ed estensiva) e quindi i dinamismi
spirituali governeranno interamente i dinamismi psico-somatici: con la relativa conseguenza
di una completa subordinazione di questi a quelli. eliminata lesistenza stessa di unaltra
legge che muova guerra alla legge della mente (cfr Rm 7, 23).
In questa perfetta spiritualizzazione, cio integrazione della persona umana, consiste la sua
(della persona) perfetta realizzazione. E, infatti, la persona umana perfetta non un soggetto
spirituale, privo o privato del corpo; non una persona nella quale le dimensioni costitutive
della medesima sono dinamicamente in opposizione fra loro: non una persona nella quale
lunificazione avvenuta per negazione. la persona nella quale si ha una perfetta
partecipazione di tutto ci che nelluomo psico-fisico a ci che in essa spirituale.
Questo accade (e pu accadere) solo nella risurrezione, come definitiva e perfetta redenzione
del corpo. Infatti, una certa opposizione o divisione allinterno delluomo strutturale,
consegue alla sua stessa natura metafisica. Lopposizione di cui ciascuno di noi ha esperienza
tuttavia congiunturale (= concupiscenza): essa, infatti, perdita non di un dato naturale, ma
di un dono preternaturale. La risurrezione del corpo la sua definitiva, perfetta redenzione,
poich reintegra la persona umana, in quanto unit sostanziale di spirito e corpo, nella sua
originaria condizione. E in questo consiste il passaggio dalla condizione "animale" alla
condizione "spirituale".
La conseguenza che questa persona umana incorruttibile: la perfetta sottomissione allo
spirito (la spiritualizzazione nel senso suddetto) libera la carne dalla corruzione.
Ges, parlando della condizione dei risorti, afferma che "i figli della risurrezione" sono "figli
di Dio" (Lc 20, 36). Scopriamo la radice ultima della spiritualizzazione e incorruttibilit: una
partecipazione, al grado sommo consentita a uno spirito creato, alla vita stessa trinitaria.
Dio, nella sua vita propria trinitaria, si comunica alla soggettivit spirituale delluomo e,
attraverso essa, alla sua (delluomo) realt psico-somatica. Mediante il Cristo risorto, la
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